Poesie di Maresa Baur


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In realtà mi chiamo Mariateresa Biribanti. Sono nata a Milano. Ho conseguito un diploma di Scuola Media Superiore. Ho inoltre preso un diploma inglese all’Università di Cambridge, il” Proficiency”.
La mia passione per le lingue mi ha indotta a viaggiare e ad imparare anche il francese. Ho fatto la traduttrice e l’interprete per società importanti. Tuttavia il mio più grande desiderio è stato sempre quello di dedicarmi allo studio della letteratura italiana, inglese e francese. Ogni emozione cercavo di fissarla sulla carta e poi con l’avvento del computer qualcosa è esploso in me. La morte di mio marito è stata determinante per avvicinarmi sempre di più a ciò che ho sempre amato con tutta me stessa : la poesia e la narrativa. Ho già pubblicato in stampa digitale, con la Nephila di Firenze: un breve romanzo autobiografico “Nora e le Altre”; una raccolta di poesie “Fare l’amore come i ricci”; un thriller psicologico “Il gabbiano e la valigetta nera”; una storia fantasy “Giada ha paura dell’edera verde”che ho inviato a concorrere al premio Carige a Rapallo. Ho in programma di pubblicare altri romanzi e poesie. Presenterò il 18 aprile 2003 le mie poesie in inglese incorniciate come fossero quadri, in una mostra a Portofino (che si protrarrà fino al 28 aprile) abbinandole ai dipinti della valente pittrice Francesca Parenti.

Uno sguardo intenso
Struggente, accorato
silenzio in quel guizzo
di dedizione.
Paura di essere lasciato
eppure pieno di desiderio
di carezze...
Forse solo di presenze.
Timore non confessato
di un abbandono
a cui e' gia' rassegnato
pronto comunque a donare
protezione, compagnia,
guardia fedele
nell'assoluta mancanza
di certezza
di essere voluto.
Forse mai?
In attesa sempre
di carezze
di mani che
non si posano
come dovrebbero
a sfiorare
quel muso
umido d'amore.  

Si chiamava Mistero
Lo salvai al macello una sera
la paura negli occhi lucenti
il mantello grondante sudore
il nitrito fremente
al rumore
di passi temuti

Era nato per esser campione
ha vinto la sua ultima gara
e poi cieco
ha incrociato le zampe.

Lui era "Mistero"
ma io che lo amavo
lo vedo ancora spiccare
un bel volo
nelle verdi vallate lontane  

Una valigia piena di sogni
La mia era
di pelle scura:
una cartella.

Cambiai città
improvvisamente.

Gravi motivi…
la famiglia
a fuggire…

Otto anni, forse nove,
strana bimba innamorata
dei libri e del dovere.

Solo quelli con lei sempre…

La giovinezza non è solo sole,
può essere grigia,
opaca seppur densa di pensieri.

Troppi futuri confusi
nell'ansia d'essere Donna
amata,femmina…

Leggera sulle ali
di uccelli del Paradiso,
abbracciata agli oggetti...

strumenti per raccontare
storie dolorose,
eventi importanti.

Troppi errori,traguardi
ricamati da ragnatele
d'attese brucianti,

doverose sconfitte…

Il Sole della vittoria
lo sto ancora aspettando
fuori da quella borsa

straripante affanni  

La venditrice di sigarette
Ad ogni angolo di strada
la venditrice di sigarette...

Dolore inchiodato
un sorriso da clown stanco.

L'amore a comprimere
il mio seno,
i sensi contratti
a scaldare un corpo adorato,
consunto,asciugato.

La Sua mano protesa
a cercarmi comunque  

Ballata triste
La malinconia traspare dalle parole...

Ricordo un albero vecchio,
le foglie cadute...

Ma come fa il vento traditore
a spegnere il rancore?

E poi il vuoto, l'abbandono...

Ci sono ciechi, muti, sordi
che non hanno passato
né presente, né futuro.

Dimenticano il passato,
temono il futuro,
ma nel presente
non sanno sognare.

Urlare il silenzio
appare un non-senso
non fa rumore.

Il sogno tra le dita
vorresti trattenerlo...
già dirlo vuol dire
sperare...

C'è chi vive e non esiste.

Terribile non avere ricordi...
la malinconia viene
da un mondo smemorato
rassegnato, indifferente.

Avrei amato di più
la ballata del coraggio
e della speranza.

Principe del mio reame
La tua figura
di guerriero del bisturi
vaga enorme
nelle mie fantasie...

Indomita principessa
avvolta da lacci
di parole stregate,
disperata vorrei
dalla gola strapparle...

Le tre streghe
del palazzo incantato
m'hanno dato l'unguento
che le farà scivolare
se sarai al mio cospetto...

Tu dolce musico
le vedrai rotolare
a terra sconfitte,
non più biglie d'oro,
ma ranocchie deluse
di non aver catturato
la magia degli occhi
e delle labbra tue.

Bagliori viola intrisi di fuoco
Due lembi di cielo
sfumano...
come occhi sgranati.

Folli armate,
corpi d'acciaio,
armi furenti
a bucare respiri.

Nessuna ragione
per distruggere...

Assurde sfide
di muscoli lucidi
fan rotolare
impazzita
la vita...

Acerbe carezze
miraggio unico
per lenire
dolori di morte.

Farfalle inchiodate da giochi parole
Non è facile "schiodarsi"
e creare il personaggio.

Il burattino è pronto
per essere sbranato
da figure silenziose...

Sorridono...
ma lasciano
tracce dolorose...

Sono i maestri
di giochi di parole,
farfalle colorate
cambiate di posto
per intrighi di mestiere..

agili pantere
amano tradire
le parole
che gli eletti
carezzano
per scriver poesie.

La megera dalla gonna a fiori
Ci muoviamo
in mille direzioni.

Cerchiamo... speriamo...

troviamo avidità,
inedia,
raggelante indifferenza...

Si salva chi è curioso
saldo sugli arti inferiori.

Quelli superiori
li usa per agguantare...
qualche volta
per un gesto cortese.

Pochi conoscono il sorriso...
dovrebbe bucare
le tenebre fitte
che a tratti
si squarciano...

forse ingannevoli,
si affannano a celare
l'ultima implacabile
immagine tragica
di un megera
dalla gonna a fiori.

Uno strano sorriso
Voglio il Tuo Sorriso
prima che sia buio.

Voglio una goccia
del tuo profumo
per i miei momenti difficili.

La tua bocca è morbida
come le onde dei ricordi.
I tuoi occhi illuminano
ancora i miei rimpianti.

Rinnegherò me stessa
per un tuo sorriso
urlando la mia solitudine.

Frigidità apparente
Nascosta da un volto pallido.
Due buchi neri gli occhi.
In posa d'abbandono
il capo di una donna.

Ammira gelida una reliquia,
sfiora col pensiero,
sospira con la mente
attributi virili
scolpiti nel bronzo...

E' rimasto attaccato
alla pelle uno struggente
fantasma...

Né vento, né mare
potranno sciogliere
la privazione...

Ha invaso il mio sentire
ed io dimentico me stessa
con la voglia
di diventare onda
per trascinarti
nei fondali marini
ove sognare
liquidi amniotici
di reminiscenze natali.

Un attimo di grazia
Stride la tecnologia
in un angolo
di Paradiso.

Striature di luci
nel calore di giorni
senza tempo...

macchie,
esplosioni
di fiori arditi...

Cieli inesistenti,
sopraffatti
da cespugli di verde
riflessi in un cristallo,
annientano le forme
volute da Dio.

Sessualità pura,
splendidi,
bronzei corpi
in naturali posture
di slancio ed attesa...

lucidi riflessi elettrici
attendono ansiosi
"l'attimo di grazia"
per cogliere l'immagine
e gratificare la luce.

Una canzone stonata dipinta di blu:
Adolescente guardavo la luce.
Divoravo purezza.
Mai laceravo il manto di seta.

Avevo deposto l'Amore
in una scatola
di carta di riso.

Lacrime di desiderio
bagnavano la pelle...
i respiri intrisi di sale.

Proteggevo
"la verginità"
nei giardini
del Piacere.
I gesti d'approccio
di un candido cigno
ma...
I draghi del sesso
ansimanti,
rincorrono sempre
una canzone stonata...

Note false bruciano
dita che toccano adunche
una tastiera infinita.

Panismo totale
Animali
uomini
nella Natura...

La rana mostra
due labbra
turgide
aperte...
petali carnosi
di rosa canina.

Un lavoratore negro
felice del riposo.

I suoi pensieri
sono petali azzurri
sfumati
di bianco...

Nello sfondo
una verde
immensità.

Ossessione donna
Affondano nelle umide
valli silenti impronte
di donne incompiute...

occhi di una fissità
diffidente...

involucri di colibrì,
bronzee rotondità
trasudano aneliti
ansiosi...

semi-volti
in sfrontata
immobile attesa.

Nei prati fitti
di florescenze timide,
effluvi inebrianti
si aspettano
carezze audaci.

Guardi i resti abbandonati e...
ti accorgi che tutto finisce...

Su fresca tovaglia
scintillano oggetti
e i fiori son fuochi
d'artificio.

Incontri
davanti ai sorrisi...

Poi... finisce la festa
e ogni cosa si piega.

Nel silenzio
mosse nervose
per pulire
la Vita.

Nel vento caldo del web
Ho sentito il cristallo
dell'aria ferire la mia pelle
a rammentar
i miei errori.

Ho sentito soffiare sulle foglie
del tuo salice
coperto di sale.

Il cielo oscurato,
invidioso del Sole
celato nel tuo cuore,
geloso del mare
che con fragore di guerra
divora l'arena...

Non sorrido... amore...
mille vetrine appannate,
allucinati miraggi
in sensual altalena
mi fanno sognare,
urlare... di rabbia.

Lacrime di pietra
Archi psichedelici,
frontali appesi all'aria
per accedere al
blu-cobalto
della notte.

In fondo una casa di vetro
fragile come i poeti...

l'abbandonano e vagano
disperati...

lacrime di pietra
diventano ricordi
per ogni immagine perduta.

Non vogliono rifugio,
continuano a sfondare porte
conoscendo gli infiniti
tormenti d' una nota stonata.

Idra o chimera?
Dal primo incontro
è scivolato un niente...

le tue parole si sono aperte
come albicocche croccanti...

una perla ne è uscita.
Conteneva
un siero d'argento
donandomi...

capacità di ascoltare,
di raccogliere
liquidi di sensazioni...

immagini improvvise,
gemme del tuo estro
di mago selvaggio,
possibilità di far nascer
le cose di cui mi nutro...

ansiosa di prosciugare
i sensi di chi sa
palesarli.

Divento Idra,
Chimera.
Sconvolgo
il mondo
delle creature
di cui son colmi
i sogni miei
assolutamente folli.

Un' ampolla d'oro
Nei silenzi non gonfi
di promesse ma,
vuoti di attese
che illanguidiscono...

si costruiscono
sogni di follie marine
nel gelido argenteo
riflesso lunare...

ombre giganti
dalla riva si allungano
verso la linea disperata
dell' Infinito...

d'inverno è cristallo
di ghiaccio venato
di rosa...

come fune tagliente
sbarra il passo
alle proibite manie
di possesso
del mio Infinito
ove offrirò
il mio profumo
in un ampolla d'oro.


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