Poesie di Nadia Borean


Home page  Lettura   Poeti del sito   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche



Sogno di un sogno
Papà non ti sogno.
E chiudo gli occhi la sera
con la stessa preghiera.
Ogni sera, sogno il tuo sogno.
Arriva il mattino, il risveglio
non c'era il tuo sogno,
come ogni mattino.
Aspetto la sera, un'altra preghiera,
torno a chiedere il sogno.
Aspetto con ansia il risveglio.

Vecchia quercia
Sto leggendo una poesia dedicata ad un padre,
di quelle come ne ho scritte io.
Era un padre come era il mio:
una vecchia quercia, così t'avevo chiamato.
Anche lui, come te, se ne è andato.
Dice la poesia: "Non mi farai più ombra, vecchia quercia"
Anche a me ombra non fai più,
non mi proteggi con l'ombrello,
non mi ripari più dal sole.
Sono qui, sono sola, nel mezzo della vita
Non so più che strada prendere,
vecchia quercia mia

L'amore
L'amore è pensarti da lontano.
L'amore è averti quando non ci sei.
L'amore è perderti per sempre,
come adesso, che ti perdo,
anche se sei qui, sempre presente,
non sei qui per me.
L'amore è anche questo,
è anche continuare a pensarti,
vederti e non averti.
Amore è lasciarti andare via
senza un mio sorriso,
per non farti capire
che ti amo ancora.

Così ti amo
Così ti amo,
dolcemente, con malinconia.
Come un vecchio cane
che ti sta sempre vicino.
Come un pensiero che
ti frulla in testa.
Come una mano
che accarezza il vento.
Così ti amo
con tanta tristezza,
con tanta paura.
Così ti amo
perchè altrimenti non riesco.
Così ti amo
perchè mi corre sempre
il pensiero a te.

Piccolo sogno
Avevo fatto un piccolo sogno
Di quelli che ti fanno svegliare serena
Che ti lasciano addosso il buonumore
Anche se il giorno poi scorre normale
Non succede nulla di buono, nemmeno quel giorno.
Ma avevo fatto un piccolo sogno,
Non mi meritavo un giorno migliore

Non sono tornata a casa
(l'astronave che si è disintegrata al rientro nella
terra con cinque persone a bordo)
Oggi non sono tornata a casa.
Mancavano 63 chilometri al mio arrivo
ma il mio corpo si è perso lassù, disintegrato, mi hanno detto.
Non sono tornata a casa e tutti mi aspettavano:
c'era una grande festa per il mio ritorno.
C'erano i miei cari in ansia, giù, alla Base,
le bandierine pronte a sventolare,
una torta grande da mangiare.
Chissà se questa è una morte bianca...
Morta sul lavoro anche se ero assicurata.
Oggi non sono tornata a casa,
sono caduta dal ponteggio, dalla scala,
ho toccato i fili dell'alta tensione,
sono passata sotto una campata,
e non ero nemmeno assicurata.
Anche questa è una morte bianca?
Ma sono stanca di morire sempre,
di lasciare sul comodino il libro non finito,
era solo un giallo ma l'assassino non l'avevo capito.
Sono stanca di morire e di lasciare i miei affetti,
le mie cose sparse per casa, i miei progetti.
Avevo tanti sogni, non li avevo ancora realizzati.
Non ho fatto quella vacanza, non ho visto quel film,
non ho portato i miei figli al circo.
A mio marito non ho detto ti amo.
Non è colpa mia, non sono tornata a casa,
mancava poco alla fine del turno;
avrei preso il tram e sarei arrivata,
stanca, come sempre stanca,
ma come sempre sarei andata a letto felice
con la casa in ordine, il cibo per domani pronto.
Il libro sul comodino? lo finirò domani.
Ma domani non sono tornata a casa.

La filovia
Ho fatto quattro passi nei miei pensieri
a cercare nei sogni e nei ricordi
qualcosa che mi riporti ad ieri.
Qualche odore che ho scordato,
qualche libro dimenticato.
Una frase solo sentita
O un sorriso di un ragazzo
che mi ha fatto sentire principessa.
O forse solo un film che mi è rimasto nel cuore.
E quel ragazzo sulla filovia che
aveva gli occhi blu, vivacissimi.
Chissà se c'è ancora...
Chissà se ricorda di avere lasciato un biglietto
con un nome, un telefono.
Poi avevo telefonato
ma lui non l'ho più trovato

Bannia
Il mio è un paese calmo,
dove non succede mai niente,
uno di quei paesi piatti
che si vedono scorrere
attraverso i finestrini delle macchine.
Tutto uguale, case, finestre,
gente, bambini;
tutto in serie, tutto normale.

Il mio è un paese dolce,
dove tutto si muove con lentezza,
solo le macchine sono arrivate
a disturbare il suo sonno.
Sembra il sonno di un vecchio saggio
che forse anche dormendo,
nasconde remoti pensieri.

Il mio è un bel paese,
dove la gente ancora parla,
e la sera li coglie sulla strada.
Senti il profumo della cena
che esce dalle porte,
porte aperte, per parlare.

Il mio è un paese strano,
calmo, piatto, dolce,
sonnolento e bello.
Bello di quello che ha
di poco, di niente,
è bello di se stesso,
della sua gente,
delle sue strade di sassi,
di quell'uomo che passa con il carretto.

Il mio è un paese normale,
così normale, che è quasi perfetto.

I giorni che passano
Ogni giorno lascia un segno,
ogni giorno c'è un ricordo
era ieri, l'altro ieri,
o forse un anno, dieci anni.
È la vita che mi accompagna
Ogni giorno, ogni istante
Il tempo è buono, è sereno
A volte piove, tira vento.
Sono i segni che lascia il tempo
Lascia dentro e lascia fuori.
Sono le rughe sul tuo viso
Son le rughe dentro il cuore.

La mia amica
Sto in compagnia della mia tristezza.
Non mi abbandona mai, ormai mi è amica.
La trovo la sera quando son sola
sto sulla poltrona, è seduta con me.
Al mattino mi sveglio e lei è lì, tra le lenzuola.
Mi sta vicino, mi accompagna nel tragitto
dal bagno all'ufficio,
con me beve un caffè, fa pausa pranzo,
al telefono, al computer,
come un soprammobile è sempre là
mi aspetta al varco,
sa che basta niente e lei mi prende.
Amica impertinente
perché tanta confidenza?

Pioggia
Pioggia batti sul vetro del mio cuore
batti sulla mia tristezza
sul vuoto della mia mente.
Portami un attimo di realtà
un filo a cui aggrapparmi
una lacrima che non sia di dolore.
Batti dolcemente pioggia
e svegliami da questa noia
che mi fa morire di malinconia


Quello che amo
Amo la notte ed amo anche il giorno
Amo la luna e ciò che sta attorno
Le stelle, i pianeti, ed anche la scia
Che fa l'aeroplano andando via
Amo del giorno la pioggia che cade
Amo la nebbia nelle contrade
La bruma, la brina, amo la neve
Quando dal cielo cade lieve lieve
Amo la terra quando è inverno
Nascosta da un sonno che sembra eterno
Sotto sotto lavora ma non lo fa capire
Quando verrà il caldo lo farà scoprire
Amo tutto quello che rimane nascosto
Come i ciclamini nel sottobosco
Amo tutto quanto rimane sopito
Come il mio cuore intiepidito

Un Dio ci penserà
Sarà ancora morte.
Sarà ancora dolore.
Sarà ancora paura.
Sarà ancora guerra.
Dei ricchi per i ricchi
che spostano poveri
come birilli.
Cento a te,
cento a me.
E cento non si muovono più,
li seppelliamo laggiù,
tanto un Dio ci penserà.
Sarà il tuo?
Sarà il mio?
Sarà un Dio ad avere pietà

Se fossi ....
Fossi musica per farti danzare.
Fossi fiore per donarti profumo.
Fossi acqua per bagnarti.
Sole per scaldarti.
Aria per accarezzarti.
Fossi un pensiero per vivere in te.
Fossi morte per portarti con me.

Chiudi gli occhi
Soffia adagio, respira piano,
arriva fino in fondo al cuore,
è il dolore,
è il rimpianto,
è il passato ricordato.
Soffia adagio, respira piano,
fai calmare questo ardore,
il passato se ne è andato,
e l'hai quasi dimenticato.
Soffia adagio, respira piano,
chiudi gli occhi, fai un respiro,
non esiste più il passato,
non ci sarà neanche il futuro.

Soffio adagio, adagio, adagio
e respiro piano piano,
chiudo gli occhi,
non ricordo,
non resisto,
non esisto.

Dove sono?
A cercare sogni
A zonzo nella mia mente
Cullata dai miei desideri
A nascondermi dietro ricordi
Nel mio perenne vagare
Negli angoli più nascosti
Dei miei pensieri

Attimo di gioia
Corri attimo della mia vita
fuggi, scappa, lascia la tua
invisibile orma come spuma nell'acqua.
Lascia un frullio di ali nell'aria
una piccola scia nell'azzurro cielo.
Non ti acchiappo, ti lascio andare via.
Attimo di una piccola gioia nel cuore
che profumi di un bacio non dato,
di una parola non detta,
di una virgola, di un piccolo punto.
Attimo corri via, lascia questa vita mia
flebile come il respiro di un bimbo,
esile come un malato sul letto.
Lascia questa vita mia.
Non ti prendo, attimo di gioia.
Vattene via.

I cassetti
Ho riempito cassetti di tanti piccoli oggetti.
Li ho riempiti per la strada della mia vita,
luccicori di lacrime, dolori, braccialetti.
Ho riempito cassetti.
Cassetti strapieni di cianfrusaglie,
di cattanaglie, di ogni ben di Dio.
Riempiti da farli scoppiare
straboccare, perle e sassi
a rotolare, vogliono scappare?
Ho riempiti cassetti.
Cassetti incastrati che non vogliono aprirsi,
potrei trovare un ricordo,
ma non voglio.
Ho riempito cassetti.
Li ho chiusi, riposti, nascosti.
Aspetto un trasloco.
Per buttare i cassetti.

Ultima neve di Pistacchio
L'ultima neve era bufera
Era di vento, di gelo
Era paura dei mille fiocchetti
Caduti dal cielo con furia inaudita
Spaurita ... Sperduta...
Passavo il posteggio
E sembravo smarrita...
La casa lontana era una meta
Ma era lontana, lontana, lontana...
Dopo, arrivata, guardavo di fuori
Il vento fischiava, il cielo non c'era
Erano i mille fiocchetti che cadevano fitti
Milano non c'era, cos'era... cos'era...
Era la neve che fitta cadeva,
col vento fischiava, sembrava bufera.
Sono scesa col cane, son scesa di fretta
Veloce il giretto, veloce Pistacchio...
Era l'ultima neve, era bufera.
Era l'ultima neve che ha visto Pistacchio
Nella sua testa chissà cosa ha pensato

Qualcuno mi è accanto
Non sono mai sola nella mia vita.
Qualcuno è accanto a me,
non lo so chi è
o, forse, lo so, appena un po'.
E' lui che apre le porte della mia vita.
Mi strappa un sorriso, una risata
A volte è un pensiero, un timido dolore.
Ma mi allarga anche il cuore
A raccogliere attimi felici.
Mi apre gli occhi la mattina
e mi addormenta la sera,
sempre con una preghiera.
Mi è d'aiuto nei momenti più tristi
Mi dice coraggio. Ma chi era?
Mi fa aspettare quando una parola
sarebbe di troppo.
Aspetta, mi dice, abbi pazienza.
Eppure non parla, mi giro di corsa:
chi era?
Come quando mi trovo sul tram
ed è sera,
e mi accorgo di essere viva.
Ma chi c'era?

Binari della vita
C'è sempre tempo per la sofferenza
Ti coglie di soppiatto, quando non l'aspetti
Tutto corre liscio sui binari della vita,
ed ecco arriva, neppure la senti.
Subdola s'insinua, in mezzo ai tuoi pensieri
E ti cambia la vita.
Com'era bello ieri, un mese, un anno fa .
Sempre, dopo, a cercare il ricordo
di spiccioli di felicità.

Arriva il Natale un'altra volta
Perché ancora il Natale mi fa comperare
tante piccolezze e frivolezze
da attaccare, decorare, appoggiare
e poi dopo da riporre dentro scatole
che non ricordo, messe in fondo
giù in cantina, riparate da carte fina.
Tanto rosso, come sempre,
a forzare l'allegria,
ed il pranzo di Natale, tutti assieme
o forse no,
all'appello manca mamma
se ne è andata piano piano,
ha lasciato in questo anno
il mio mondo, senza affanno.
Mi ha lasciata qui da sola
con un casa da liberare
con le cose da sistemare.
Ed io qui penso al Natale
ed alle cose da comperare.

Sola
E pensare che ti ho amato,
quando è stato ...
un giorno, un mese, un anno fa.
Forse amore non è stato
forse solo un ricordo del passato,
una piccola bugia,
la paura di essere buttata via.
Ora invece sola voglio stare,
non ho più niente da imparare.
Sto con me stessa e col mio dolore.
Sola con il mio cuore
con tutto quello che voglio dire.
Sola, anche con te
sto sempre sola.
E pensare che un giorno,
un mese, un anno fa,
non ricordo neppure quando è stato.
C'è stata una volta che ti ho amato.

Rosanna
Oggi ti ho ritrovata.
Quanto tempo abbiamo passato invano
No, non invano, solo passato da lontano.
Ci siamo perse questi anni di parole e confidenze,
Oggi per me, domani per te.
E le parole non dette non tornano più,
c'è solo il rimpianto di non esserci state
Tu per me ed io per te.
Ma ti ho ritrovata, una voce al telefono.
Ed eri ancora tu,
eravamo ancora noi,
le ragazze di allora
a mangiare il gelato da Stradella.
Stradella c'è ancora, tutto il resto è cambiato.
Tu sei cambiata?
Io no, o meglio, non lo so,
col tempo me lo dirai tu.

16 Settembre 2007 (a mia mamma)
E' un bel giorno il 16 settembre,
l'aria è ancora caldina
anche se è mattina.
Mentre arrivo da te,
sono le otto e trenta,
venti gradi
e sta arrivando il sole.
E' ancora pallido, tiepido,
e tu sei ancora come il sole
pallida e tiepida.
Ti ho messo la crema,
come tutte le mattine,
ti ho vestita, pettinata,
sei pronta.
Si è un bel giorno per morire
Il 16 settembre,
di mattino presto,
un attimo prima del sole,
senza recare disturbo.
Ora sei lì, tutta pronta
il papà ti starà aspettando.
Vai adagio, adagio.
E' il 16 settembre
ed è un bel giorno per morire.

La calma della sera
Arriva la sera, arriva di corsa,
poi sembra si fermi, rallenti il suo passo.
O forse son io che aspetto la sera,
aspetto il momento che tutto rallenta,
il respiro, la mano, gli occhi assonnati.
E' scesa la notte, come una coltre
ha coperto ogni cosa, ogni casa.
Anche le strade paion tranquille.
Son scesa col cane, ho fatto il giretto;
la notte mi ha accolto come un cappotto.
Mi ha dato la gioia, mi sento serena.
Ora nel letto la mia testa riposa.

Per mio figlio
Mi fermo al bar, bevo un cappuccino.
Che voglia di mangiare un cioccolatino,
ma è Quaresima, ho fatto un fioretto;
rinuncio, ma mi viene un sospetto.
In cambio di questo io chiedo un favore
Chissà se da lassù mi guardi, o Signore
Ho un figlio, un po' grande, quasi nullafacente,
ma Signore è mio figlio, non è deficiente.
Sai quanto l'ho amato, voluto, sognato,
alla fine il mio sogno si è poi avverato.
Per questo ti chiedo di capire il mio fioretto,
e tu sai quanto mi pesa rinunciare a un dolcetto
Ma è per lui, o mio Signore,
lo faccio col cuore.

Grazie mamma
Grazie,
d'avermi dato questo sorriso,
col quale mi permetto
di conquistare una parola,
senza parlare.
Grazie,
d'avermi dato questi occhi
con i quali mi soffermo a guardare
ciò che mi circonda,
occhi così profondi
e così lontani
che nemmeno io riesco a seguire
il loro cammino.
Grazie,
d'avermi dato due mani
che sanno accarezzare,
che cercano con amore una carezza,
che rubano un sorriso al mio amore.
Grazie,
perché sono qui,
con tutti i miei problemi,
ogni giorni più grandi,
ogni giorno più belli.
Grazie,
per avermi dato un mondo
in cui vivere ogni giorno di più.
Grazie,
soprattutto per la gioia
che m'hai dato dentro,
per la fantasia che lascio andare
come una farfalla.
Grazie,
o forse un grazie non basta,
mamma.

Vecchiaia
La mente mi vola ma è la mano che trema
Non riesco a buttare su un foglio di carta
Quello che passa nella mia testa.
Solo lei è mi è rimasta,
Tutto il resto è torpore.
Il cuore sì batte, ma con molto dolore.
Che faccio qui al buio, il foglio è pulito
E' questo mio mondo che ormai è ingrigito
Come i capelli che porto raccolti
La mano che trema, i ricordi ... dissolti.

A Fulvio per quando sarò morta
Voglio del cielo un piccolo pezzo
Quello che sempre mi ha fatto sognare
Lo voglio con me, assieme a un blocchetto
Ed ancora una biro per poter disegnare
Voglio una foto di tutti i miei cari
Ma proprio di tutti non li voglio scordare
Del mio bambino voglio un giochino
E di Pistacchio il suo collarino
Voglio il libro delle mie poesie
Le leggerò alle compagne mie
Mettimi addosso l'abito blu
Con una spilla che sceglierai tu
Un po' di rossetto, la riga sugli occhi
E per guardarmi voglio uno specchio
Lasciami lo spazio per poter sognare
Ed una fessura per poter guardare
La luna, le stelle, i fiori dei prati
I tulipani da me tanto amati
E se passa un cane a fare pipì,
piantami un albero proprio lì

Mi voglio ancora innamorare
Ho voglia di innamorarmi
perché oggi mi sento felice.
Niente di nuovo da ieri,
nulla è cambiato.
Solo l'animo è sereno.
Ma come posso innamorarmi
se non c'è un uomo
che mi fa battere il cuore veloce.
Se non trovo uno scintillio negli occhi.
Se non sento lo stomaco tremare.
Come trovo un uomo che mi faccia sognare,
un uomo che sappia di libri sfogliati,
mani che sanno di carta invecchiata...
Mi guardo attorno a cercare
ma è col cuore che lo devo fare.
Passa lo scintillio e passa il torpore.
Adagio ritorno a cercare parole.


Home page  Lettura   Poeti del sito   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche