Poesie di Leonardo Colombi


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Leggi i racconti di Leonardo

Incompresa solitudine
Sono solo.
Posizione fetale in attesa.

T'invoco dolce sposa, candida incomprensione,
prova immacolata d'esistenza materiale;
muta compagna vieni
a smarrire l'ego mio più fragile

L'amniotico presente affoga
Tutto ciò che sono
mentre vivo d'echi e attesa
di un risveglio lusinghiero

Giungerà me stesso e la vita.
Al di là di ciò che sono
gli altri,
cannibali di me,
attendono carne e vagiti.

Ma non mi fermerò,
non più in questa vita.
Mai più mani tese,
pensieri al miele per chi tradisce:
soltanto il vuoto a chi mi lascia

Sorella incomprensione
Dolcemente culla i miei silenzi.
Muta compagna triste, dimmi:
anche se mi sforzo
chi se ne accorge?

Mentre dormo
sogno
di nascere.

Dimmi Bologna
Dimmi Bologna
Quanto costa un sogno?
Asfalto e pioggia
Lavano speranze
Scolorano
Trepidanti attese

Solo calcoli
Puri
Così freddi
Nel rammentare al cuore
Le leggi vitali
Dell'umana realtà

Solo il denaro
L'unica differenza
Tra rimpianti
E sogni rimandati?

In attesa
Di tempi migliori
Nuovamente scrivo.
E non demordo

I sogni prima o poi
Divengono realtà.

Scrivendo
Quando scrivi
Non hai difesa da te stesso.

Scrivendo
Riveli molto.

E' difficile comunicare
Ma il foglio bianco
Semplicemente tace:
sei solo con te stesso.

Non ha senso barare
O ingannarti.
Scrivere
è una forma di sincerità.

Il foglio bianco è lo specchio:
mentre scrivi sei nudo.
Non ha senso ingannare i lettori:
inevitabilmente
il primo lettore sei tu.

Scrivere è l'arte
Di parlare in silenzio.

Una forma sempre nuova
di profonda sincerità.

Meteore
Non tutto
Finisce in un istante

Dicono
Che l'esser visti
Da una di quelle creature,
Anche da una soltanto,
Significhi
Non svanire inutilmente;
incrociarne lo sguardo
per non bruciare invano.

La nostra presenza
Diverrà speranza
La chiave
Per una svolta tanto attesa.

Solcheremo
Il mare del destino
Lasciando
Una flebile scia
Una promessa annunciata
Nell'immensa tela
Del tessitore di sogni.

Dicono
Che non tutto
Finirà in un istante.

L'esser visti
Ricercati e attesi
Nella vastità del cielo
Darà un senso
Al nostro viaggio.
Sfuggiremo lo spegnimento
L'estinzione anonima
Nell'impatto
Con l'umana atmosfera
Sgretolandoci
Al contatto del reale.

La nostra vita
È un istante appena
Nel cielo notturno
Di un eterno San Lorenzo
Un labile
Solco luminoso
Destinato a non svanire.

Gli occhi di un bimbo
Ho visto la guerra
Con gli occhi del guerriero.

Ho visto la distruzione
e la morte
di molti attorno a me.

L'odore del sangue.

Il calore del fuoco.

Il boato dell'esplosione.

Quando mi hanno trovato
Ero come un bimbo impaurito
Prigioniero di un incubo
Che non stavo sognando.
Le mani alle orecchie,
Gli occhi colmi di lacrime;
rannicchiato a terra,
nascondendomi dal mondo,
ho cullato il mio cuore
pensando alla vita.

Mi hai chiamato
E ho urlato a squarcia gola
"Mamma, portami via!"

Non sono morto,
e non posso dimenticare
ma la cicatrice sul cuore
"per sempre"
mi sussurra
"hai veduto l'inferno."

Diagnosi (2006)
Al suono di quelle parole
Orrende e così serene
Si fa brutale la verità

Atroce diagnosi
Nessuno scampo

Vita deturpata
E prospettiva nuova
Un altro sapore
ad ogni emozione
mentre la
rabbiosa paura
divora,
famelica,
un futuro di sogni.

Precipitando nel buio

Vuoto nell'anima
Speranze in frantumi.
Il silenzio della fede e
quel conto alla rovescia.
Inesorabile.

Un tramonto senza sole
In attesa della notte.

E oltre il dolore,
Lo smarrimento dell'anima,
Al di là degli affetti
Ritrovati e abbandonati,
la vita
Ci accompagna sempre.

Forse
ci sarà tempo ancora
Per lasciare un messaggio
a coloro che amiamo
o che ancora
nemmeno conosciamo.
Nasceranno stoici
Sorrisi insperati.
Saranno piccoli
miracoli
strappati all'oblio.

Fino a ieri,
in fondo,
La vita sapeva sorprenderci.
Sempre.

Ora, la strada
È ripida e insidiosa.
ma la meta
comunque era la stessa.

La paura per quelle parole
La rabbia e lo sconforto
Nascondono
Quella banale verità
Che in fondo sempre conosciamo:
prezioso è il percorso
alla scoperta
della vita

La nostra storia
Ha sempre un senso.
Viviamo
E moriamo
soltanto per scoprirlo.  

L'origine della neve
Che anche la neve
Dicono
Non proviene dal cielo.

E' opera della mano invidiosa
Che non riuscì a carpire
Il segreto intoccabile dell'acqua.

Incapace di capirla
La costrinse in forma solida
In una fredda
prigione di ghiaccio
Imprigionandone la forma
Ma non riuscendo
a trattenerne l'essenza.

E nel far questo
L'impronta della tenebra bianca
A riprova
Che la sua presenza
È parte
Di un immenso progetto.  

Erronee Impressioni
Erroneamente si crede
Che l'agile equilibrista
Non sia mai caduto
Pesantemente al suolo sbattendo
Tradito
Da quel docile filo
Con cui sembra giocare.
Erroneamente si crede
Che il clown burlone
Sempre pronto allo scherzo
Al gioco ed al sorriso
Non conosca
Solitudine alcuna
Oppure il dolore
E della separazione
La tragica sofferenza.
Erroneamente si pensa
Che l'attrice
Dei film a luci rosse
Non sappia amare
Sentimentalmente
Che sia solo carne
Per l'umano divertimento
Incapace
Di essere una madre.
Erroneamente si crede
Che sia facile
Comprendere le persone
Preconfezionare giudizi
E rinchiuderli
In scomode confezioni monodose.
Erroneamente si crede
Di non doversi esporre
Che sia più giusto
Restare immobili e barricati
In difensive posizioni
Rifiutare il dialogo
E nascondere i problemi
Ingenuamente sperando
Che si risolvano da sole
Le umane incomprensioni
Che spesso viviamo.
Erroneamente si crede
Che sia facile ed immediato
Comprendere la vita
Riflessa nelle persone
Che ogni giorno incontriamo.    

La vita
Credi nella vita
Mimetizzati con essa
E seguila
Ovunque decida di portarti.

Non ha senso distruggerla.
Non ha senso torturarla.
Quella
È la strada del Vuoto.

La vita
È condivisione.
Lo scopo è cercarla,
amarla.
Ciò che possiedi nel tuo cuore
È un dono per il mondo.
Ciò che tieni
È perduto per sempre.

Segui la vita
Ovunque ti conduca:
su imponenti montagne
o su verdi vallate,
per deserti e ghiacciai,
tra la folla e nel silenzio.

Non credere che sia ingiusta.
Non conosci il futuro.
Non conosci le prove
sul sentiero degli altri.
Nel tuo cammino
Sforzati di fare del bene.
Cambia
Senza cambiare.
Cresci
Senza dimenticare.

Devi comprendere
Che la vita è un dono,
una pianta che cresce
ed una potente magia.
Non ti da tutto
E non ti ruba mai tutto.
E' una forza sconvolgente
Dolce e terribile,
incontenibile come l'uragano
e tenera come una carezza
della donna che ami.

La vita è un lungo cammino
Tuo solamente.

Vivi amando gli altri.
Vivi donando te stesso.
Non ha senso distruggere
Ciò che non possiedi.
Vivi per creare.
Vivi per amare.

Nei giorni di pioggia
E nei giorni sereni
Quando canti
O quando stai in silenzio
La vita ti accompagna.
Ti mette alla prova
Per tuo beneficio.
La vita non è ragione,
irrazionale e casuale,
assurda e complicata
come l'amore da cui origina.

La vita è il silenzio
E la voce del nostro cuore,
la nostra immagine
e l'ombra,
è lo spazio infinito del cosmo,
un granello di sabbia
e una goccia di pioggia
l'arcobaleno
e l'amore sincero.

In Inverno
Non è nell'estate assolata,
neppure nei colori
della primavera in fiore,
e nemmeno
nella caducità dell'autunno.
Solo in inverno,
silenziosamente,
Le piante crescono.
Così è per gli uomini
Nell'avvicendarsi
Delle prove della vita.

L'essenza sta nel cambiamento
L'essenza
Sta nel cambiamento.

La crescita e il rinnovamento,
evoluzione e involuzione,
nascita
e decomposizione.

La stasi
È solo un passaggio.

Il moto perpetuo
dei nostri pensieri,
i cambiamenti
suscitati dalle emozioni.
Le stagioni del cuore
Non sono che un'alternanza
Di profondi sentimenti.
La malattia
E la guarigione del corpo.
Vecchiaia e giovinezza:
Tutto è cambiamento.

Il movimento e la crescita,
il sonno e il risveglio
la morte e la vita stessa.
L'essenza
Sta nel cambiamento.

L'amore,
l'amore che tutto domina,
è la forma suprema,
la forza prorompente,
la magia inspiegabile
che non si può contrastare.
L'amore
Cambia le persone
È un gioco costante,
un perdersi e ritrovarsi
per smarrirsi e rinnovarsi,
per cambiare
senza cambiare.

L'amore,
In tutte le sue forme,
Non è che un modo
Di provocare cambiamenti.

La Vita
È un costante cambiamento
E Vive di tutto questo:
se così non fosse
mai
avrebbe sposato Tempo.

Impedirci
Di crescere e cambiare
Significa
impedirci di amare.

L'essenza
Sta nel cambiamento.

Autodifesa
Nel silenzio
Di una sera d'agosto
Un bimbo
Sedeva sul prato di casa.
Tranquillo
Guardava le stelle.
Sul corpo
Dolorosi lividi,
tracce
di recenti cinghiate
nascondono i segni
di ripetute violenze.
Le amorevoli carezze
E i gesti d'affetto
Di un padre fallito.

Nel silenzio
di quel cielo stellato
il bimbo
pensava a tutte le bugie
che non avrebbe dovuto creare.

Dentro casa
La belva
Dormiva ormai per sempre.
In lontananza
L'avvicinarsi delle sirene
Della polizia locale.

Allarmati da quegli spari
I vicini avevano agito,
quegli stessi vicini
nascosti dietro i vetri
che, timidi, scostano appena
le tende della loro coscienza.

La tacita violenza
Di chi ti ama.
La tacita violenza
Di un uomo distrutto.
La tacita violenza
Imposta a te stesso
Tacendo nel cuore
Gli incubi domestici.

Dimenticare sarà impossibile.

Nel silenzio della sera
Quel bimbo
Osserva le stelle
E non pensa più a nulla.
Nemmeno una lacrima,
solo l'assenza.
Solo silenzio
E un'ignota
Sensazione di solitudine
In fondo al cuore.

Calice di cristallo
E’ quando distruggi un uomo,
Quando lo annienti col dolore
Che hai la prova
della sua umanità.

Il calice di cristallo
Risuona
Se toccato con delicatezza.
E’ solido nella sua eleganza
Ma fragile se colpito con forza.

La pazzia
Come reazione al dolore.
La ricerca della sopravvivenza,
il rifiuto
di ciò che è vero,
il rifugio in se stessi
la ricerca degli altri.

E tutto è sempre
Molto più semplice…
Non è vero.
Tutto
Dipende.

Quando cadi a terra
Cambia
La prospettiva delle cose.
Le parole di ognuno
Hanno allora un nuovo sapore.
Le persone
Divengono ciò che sono.

La scelta sbagliata
Può portare
Dove nessun altra scelta giusta
Ha il potere di condurti.

[23 aprile 2004: questa breve composizione è del 16 aprile scorso. Mi chiedo perché mi sia già messo a trascrivere le poesie del 2004 quando ho ancora un mucchio di materiale arretrato da sistemare…Comunque, questa poesia tratta del dolore come metro per misurare l’uomo. Il dolore esiste per tutti. Ognuno, gli attribuisce un peso diverso e ognuno lo affronta a modo suo, rifugiandosi nei propri cari, chiedendo aiuto agli amici, oppure agendo da solo. Credo di aver scritto quanto segue anche influenzato dal film The Passion di Mel Gibson. Il titolo della composizione sembra poi non c’entrare nulla col dolore e in effetti…in effetti ho pensato che a volte le persone sono come i calici di cristallo. Sono belle, inquadrate in un certo contesto, destinate a qualcosa, non valgono solo per quello che appaiono ma anche per quello che contengono. Inoltre il cristallo è un materiale che appare aristocratico e solido, ma che fa presto ad andare in frantumi, anche se tutto dipende da come un bicchiere (ad esempio) cada per terra o venga colpito. A volte capita di assistere a bicchieri che cadono dal tavolo e non riportano danni apparenti. Infine, i bicchieri di cristallo risuonano, se toccati nel modo giusto. Come sia arrivato ad associare i bicchieri di cristallo alla dimensione tutta umana del dolore non lo so, ma sembra che il discorso stia in piedi. Un’ultima nota: non c’è nulla di vergognoso nel dolore. Solo gli ipocriti non sanno dare il giusto valore, nel bene e nel male, al dolore umano. Buona lettura.]  

Salvezza
Cercavo risposte,
credo,
in questa città
che mi appare torrida e arida.

Non ho mai trovato
ciò che cercavo.

Forse non ho mai cercato.

Forse è solo il modo
di vivere il mondo.

Forse ero io
O forse tutti quanti.

Ma tanto
che importa?

Nessuno è mai riuscito
A capirmi,
a sentire come sento
attraverso questa mia pelle.
Nessuno è mai riuscito
A darmi ciò che volevo.

Oppure ero io
A non riuscire…

I miei sforzi,
tutto inutile
di fronte al muro del reale
La mia famiglia,
l’amore…
le mie più grandi delusioni.
La disillusione di me stesso.
Il tradimento.
Credevo
Di avere amici,
di non esser solo…

Nessuno era come me,
nessuno comprendeva.

E quando
fu ormai troppo tardi,
la siringa
divenne la mia unica compagna.
L’unico mezzo
Per sopravvivere
In un mondo di subumani.

Non ricordo
Quante volte mi sono stravolto,
non ricordo
se è me stesso
quello nell’angolo
che si inietta con l’ago
la forza per vivere.

Quante volte ho rubato.

Da quanto
Manco da casa.

Nulla,
non c’è più nulla.

Solo qualche volto,
non esistono i nomi.

Io stesso
Non so neppure se sono vivo.
Ma che importa…

Non era questo che sognavo.
I miei sogni…
La mia vita…
Nulla è mai stato realmente mio.

Qualche goccia di sangue
Scorre lenta sul braccio,
scivola
languida
verso il basso
seguendo la pelle
di quello che un tempo
era un arto.
Il porto
Per le navi
Che portano al Nuovo Mondo.
Abbandonato per terra,
lo sguardo nel vuoto
e un insipido sorriso.

Tutto si distorce
E sprofondo nell’oblio.
Mi perdo
Per cercare una vita.

La mia vita.

Un labirinto
Di strane visione multicolori

E poi il tiepido risveglio,
solo allora,
quando una mano dolce e candida
tendeva verso di me,
per rialzarmi.
Non ricordo il suo nome,
solo il sorriso
e quell’amore sereno
che fece di me
una persona nuova.

Ritrovai me stesso
In un fresco pomeriggio di primavera.
[23 marzo 2004: questa poesia porta la data del 6 maggio 2003. Era sullo stesso foglio della poesia 23, Disabili nel Terzo Millennio. E’ una composizione, questa, che parla della tossicodipendenza. Io non ho mai fatto uso di droghe, quindi non posso comprendere appieno come si possa sentire una persona che ne fa uso. Ne potrò mai capire appieno i motivi che portano una persona a divenire dipendente: delusioni, un’estrema sensibilità, cattive compagnie, un gioco che poi diviene una condanna, la sofferenza, la noia. Non lo so. C’è un’enorme differenza, a mio avviso, da un tossicodipendente ad un altro. Io tra l’altro non conosco nessuno che sia dipendente. Mi capita tuttavia di vedere spesso siringhe usate per terra, dato che a Padova di tossicodipendenti se ne trovano in giro. A volte ho visto la gente bucarsi in un angolo, riparata nell’ombra, proprio vicino ad una fumetteria. Altre volte si radunano sotto i ponti. Io sinceramente non so cosa pensare: non riesco a capacitarmi del fatto che una persona possa divenire schiava, che una persona possa buttarsi via così. A tal proposito vorrei consigliarvi la visione del film Trainspotting. Avevo letto anche un libro di Tondelli, in cui la droga era un elemento ricorrente. La droga è una delle piaghe del nostro tempo, di cui si ha smesso di parlare. Continua a danneggiare intere famiglie e a creare il vuoto. Ma ci sono tossici e tossici, come dicevo. Di qualche mese fa lo scandalo a Roma in cui erano coinvolti politici e gente dello spettacolo che gestivano un traffico di droga e prostituzione: la vicenda si è persa nell’oblio. Ci sono poi i potenti che sniffano coca, i nobili del terzo millennio. Ma in questo caso la droga è uno status symbol. E poi ci sono i poveracci che entrano nel giro e non ne escono più, spegnendosi pian piano in silenzio. E sono molti. E di loro chi si occupa? E poi ci sono gli spacciatori, che distribuiscono promesse di morte come fossero caramelle. Questa poesia voleva trattare della tossicodipendenza, con un lieto fine (forse, perché non è specificato che la mano dolce e candida sia umana), ma non ci sono riuscito. E’ una poesia a metà. Voleva raccontare la perdizione a cui porta quella sostanza maledetta. Un’ultima considerazione: perché è tollerata la coltivazione delle piante da cui si ricava la droga? Perché? Perché da esse si ricavano anche sostanza farmaceutiche? Solo per questo?]


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