Poesie di Pompilio D'Autilia


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Il riflesso nell'acqua

prefazione
"Il riflesso nell'acqua" rappresenta la trasposizione in versi di un'idea suggerita oltre che dalla Fede anche dalla scienza, in particolare dagli studi sull'antimateria e sull'impossibilità di quest'ultima di coesistere con la materia, in quanto un loro contatto ne provocherebbe l'annichilazione. Se però si considera la possibilità che materia e antimateria, pur essendo una il coibente naturale dell'altra, interagiscano nell'essere vivente mediante forze che potremmo chiamare di induzione, prendendo una la forma del corpo-materia e l'altra quella dell'energia che lo mantiene in vita,avremo formulato un'ipotesi suggestiva,in attesa delle opportune prove scientifiche,per spiegare quella che viene chiamata "vis vitalis" o più comunemente "anima".Se si considera, poi, immortale tale essenza e la possibilità che al disfacimento del suo involucro materiale, in seguito alla morte, si crei un passaggio per una dimensione parallela, si spiegherebbe anche la possibilità di una vita dopo il trapasso."Il riflesso nell'acqua"deve intendersi, dunque, non solo come racconto fantastico ma come intuizione che suggerisce una spiegazione dell'esistenza del motore della vita.Queste implicazioni scientifiche non erano però nell'intenzione di chi scrive, esse rappresentano solo l'input per un'esposizione metafisica delle dualità con cui l'uomo è destinato a convivere: vita-morte, dimensione dionisiaca-apollinea, spirito-corpo.Questa moderna visione ultraterrena esige il superamento del classico modello dettato dalla "legge del contrappasso", evolvendo in quella che potrebbe definirsi "legge dell'assimilazione" per la quale l'anima che ha vissuto contravvenendo ai principi dell'amore universale, facendosi dominare dai vizi, distrugge il sottile equilibrio interno all'essere vivente che consente di tenere separate e distinte le due entità corpo-materia/anima-antimateria,facendole entrare in contatto nel momento della morte e dunque implodere, decretandone la fine.Al contrario,l'anima che si è dedicata alla virtù ed ha coltivato lo spirito, rafforza con la sua condotta l'isolamento tra le due componenti e ciò facilita, al momento del trapasso, il distacco della parte immateriale facendola giungere immediatamente, al cospetto di Dio, assicurandole insieme a Lui la vita eterna. Infine, chi in vita non è stato né buono né cattivo, ma ha mantenuto comunque un sufficiente grado di purezza percorre un sentiero di autocoscienza o pentimento,essendo la capacità di giudicarsi facilitata dal graduale accostarsi alla Verità Assoluta, e si ritrova a sorpresa…protagonista del nostro racconto.

L'autore
D'Autilia Pompilio

Il riflesso nell'acqua
Poemetto

Personaggi in ordine di apparizione
Narratore
Anima bianca
Anima nera
Angelo Gabriele
DIO
Patriarca
Spirito Nuovo

Introduzione al CANTO I
All'estremità di un sentiero sospeso nel cielo tutto immerso in un bagno di luce,due anime, visibilmente smarrite, si incontrano .Entrambe completamente coperte dalla loro veste,una tutta bianca, l'altra tutta nera.Dietro di loro si intravede appena il resto del sentiero che di lì a poco imboccheranno per arrivare a destinazione.

CANTO I
Narratore:Giunte alla fine del terren cammino,
due anime si incontrano nel cielo,
lungo il sentiero scritto dal destino
ai tempi in cui il buon frutto era sul melo.

La cosa che saltò subito agli occhi
fu il colore opposto delle vesti,
una era come luna nei tarocchi
l'altra lo specchio giusto degli onesti.

Considerando che ogni trapassato
lascia la terra un poco tramortito,
sicuramente a tutto avrà pensato
men che al color dell'ultimo vestito.

Se questo però c'è, ha una ragione,
ognuna si chiedeva preoccupata,
questo sentiero è vero o un'illusione,
dove ci condurrà sta passeggiata?


Ora che l'arte d'ogni ria eloquenza
si è già mutata in un cieco silente,
si lasci che memoria sia presenza
e faccia strada a chi ora si pente.

Così pensando e senza una parola
ognun di esse con i suoi pensieri,
ferma sui passi come fosse sola
guardava quel che aveva fatto ieri.

E nell'ardito spazio senza tempo
la giusta bocca dell'atona mente,
sussurra immagini che nel frattempo
appaiono immortali veramente.

L'anima il cui vestito era sì nero,
che il nero di una notte senza luna
al suo confronto non sembrava nero
ma il candido pallor di dea fortuna


pensò, movendo, appena la sua testa
Anima nera:"lì sulla terra il bianco era l'onesto
se lei è il bianco a me che cosa resta
sapendo ch'era il nero il disonesto?"

"Eppure continuò, mai ho rubato
nemmeno ho fatto mai il delinquente,
soltanto qualche piccolo peccato
ma questo sulla terra mi par niente".

Narratore:L'anima invece di bianco vestita,
sapendo anch'essa le simbologie,
guardò la sua compagna e un po' impettita,
Anima bianca:Pensò:"meglio evitare le bugie,

"è vero che ho faticato in vita
per non lasciarmi andare a ogni peccato,
mai ho giocato né persa partita,
né la mia gola mai mi ha soggiogato".


"è stata dura ed ora lo confesso
viver così non è come si pensa,
essere buono o no non è lo stesso
ed ora avrò la giusta ricompensa".

Narratore:Aveva appena formulato questo,
che una figura si affacciò in esso,
facendole vedere dentro a un cesto
che il vizio e la virtù non è lo stesso,

si intravedeva la possente idea
dalle ali grandi come bianche vele,
l'immagine del sogno che si crea
quando si pensa all'Angelo Gabriele!

poi con tono sicuro ed imperioso
senza mai mostrare la sua faccia,
espose le ragioni in contenzioso
con la chiarezza che ogni dubbio scaccia:


Angelo:"essere bianchi quasi immacolati,
mostra cos'è per te l'arbitrio vero
tra le virtù esistenti ed i peccati
creati come fu col bianco e il nero".

"Quando all'origine Lui vi ha creati
aveva dato all'uomo ogni piacere,
godeva della luce dei beati
nel regno delle eterne primavere".

"Chiedeva ad esso solo gentilezza,
come si fa con chi non ha timore
di vivere la vita con saggezza
sapendo rinunciare a ogni fervore".

"Volle inoltre pazienza ed umiltà,
la discrezione insieme alla franchezza
modestia vera priva di viltà,
e la sincerità di una carezza".


"L'uomo in cambio Gli chiese una compagna
e tanti sogni chiusi nel cassetto,
per immolarsi, fiore di campagna,
tra la fiducia e il vero rispetto".

"Immagina ora quello che già sai,
perché la vita spesse volte è ombra,
sovente ti accompagna dove vai
e quando giungi in loco spesso ingombra".

Narratore:Ancora il segno non era svanito,
che risentita disse dama bianca:
Dama bianca:"ciò che tu hai detto io l' ho già sentito
e di vedere il nero son già stanca"

"La vita mia che sa un pò d'infinito,
io l' ho sempre vissuta con franchezza,
dell'umiltà ne ho fatto il mio vestito
che ancora porto addosso con fierezza",


"Io sono stata sempre a Lui fedele
che ero ancora solo una bambina,
e quando il pane si chiamava fiele
stringevo i denti e a Lui ero vicina".

"Neppure quando l'acerrimo uomo
di cattiveria il cuore si riempiva,
per cancellare dalla terra il Duomo
unico simbolo che a Lui ci univa",

"perché va detto ora in quest'istante,
a parte la parentesi di Cristo,
che cosa ci ha lasciato di eclatante
per dire che qualcuno l' ha già visto?"

"Eppure non mi son lasciata andare,
nemmeno quando al colmo d'ogni guerra
vedevo tante atrocità passare
e mai di Lui presenza sulla terra".


"Io, Fede si che ne ho avuta tanta,
e a Lui ho creduto sempre fino in fondo,
per questo adesso il cuore mio canta
e non per vizio o altro girotondo".

"l'unico cruccio della mia esistenza
che mi accompagna da quando son nata,
è questa inquietante onnipresenza
che dai miei occhi mai si è allontanata".

"Eppure ho provato in ogni modo
di aver di lei la conoscenza esatta,
ma ogni volta mi colpì di frodo
e sola mi lasciava esterrefatta",

Narratore:a questo punto ai piedi del gran calle
si fece avanti l'angelo Gabriele
Angelo:"che dire io che gli ero sulle spalle"
disse con voce dolce come il miele,


"anche se poi non era per il male
che combatteva le sue eterne lotte,
sempre in bilico tra il dolce e il sale
col rischio eterno di pigliar le botte"

Narratore:così dicendo e com'era venuto
scomparve in quell'angolo d'eterno,
lasciando intendere che sordo e muto
era con loro per tutto l'inverno.
 

INTRODUZIONE AL
CANTO II

Le due anime intraprendono il sentiero;questo è un' infinita striscia di luce immersa in un cielo luminosissimo.Qui le due anime contraddistinte sempre dal diverso colore delle vesti si avviano,l'anima nera avanti ,la bianca dietro di qualche passo.


CANTO II
Narratore:Si superò così il primo momento
immobili dov'erano arrivati,
si giunse insieme,poi, al convincimento
di andare dove si era destinati,

così senza parlare e senza un segno
il nero dette vita al primo passo
chiedendosi se ne era proprio degno
ora che stava in alto e non in basso!,

dal canto suo l'anima più modesta
Anima bianca:pensò:"non è ora il caso di infierire
questo sentiero condurrà alla festa
che ho preparato prima di morire",

Narratore:così pensando si portò di dietro
a chi era nero più del buio intero,
poi come se guardassero oltre un vetro
ai due apparve il lor passato vero,


Il nero era insieme alla nutrice
con innocenza e l'anima, già bruna,
per colpa della prima peccatrice
che aveva il sole e volle anche la luna,

lì nello stesso luogo ma in disparte
vi era l'anima candida e pura
che senza ancor compreder la sua parte
pensava già alla sua vita futura.

Crebbero entrambi da bravi mortali,
con tutte le virtù con cui si è nati,
ma a un certo punto i vizi capitali
deviarono da dove destinati,

l'anima nera ricordò la mela
ch'era come si sa frutto proibito:
Anima nera:"ma non è forse quello che si cela
il dono più da tutti quanti ambito?"


Anima nera:"a dar le forme ad Eva così belle
non fu sicuramente solo il fato
se poi nel tempo son rimaste quelle
la tentazione mia è fatto scontato",

"forse non ero io abbastanza forte
o eran tentazioni di rispetto
ma sta di fatto che io le mie porte
le ho sempre aperte solo per affetto".

"Si che a pensarci bene è proprio vero
l'uomo e la donna insieme hanno peccato,
ma perché dare a me il vestito nero
se tutto è colpa di Chi mi ha creato"?

"Tanta diversità tra i due sessi
di certo non l'avrò voluta io,
certo servì per perpetuar noi stessi,
ma questo non fu per capriccio mio".


"Lui che creò dal nulla l'universo,
sapeva anche qual era il suo destino,
perché non lo pensò un po' più diverso
per rendere anche l'uomo più divino?"

Narratore:Così pensando e senza alcun timore
i due continuavano ad andare,
consci che il tempo aveva perso le ore
anche per chi doveva giudicare,

solo l'anima bianca, un po' seccata,
guardando sé immobile nel tempo
a fianco a chi con aria distaccata
viveva la sua vita nel frattempo,

pensava, certa che ogni suo pensiero,
si proiettava in quel viaggio un pò strano
anche nel capo del compagno nero
e al suo vivendi certo poco sano:


Anima bianca:"ora son qui ma ancora non capisco,
qual è il perché di questa camminata
dietro quest'ombra che non concepisco,
e che fa mia ogni sua bravata".

"Della lussuria vuole la ragione
senza colpo ferire sul pensiero,
ma non si accorge in questa proiezione
che ha scisso il bianco dal colore nero?!".

"Ancora giovinetto e senza piume
tutte le sue virtù ha già smarrito,
spegnendo del creatore il vivo lume
che ci separa dal buio infinito",

"e sì che sulla terra l'uomo ricco
viveva meglio di chi nulla aveva,
ma usar la testa come un alambicco
solo per vizio no, non si poteva!"


"Avaro è chi solerte e perspicace
accumula ricchezze e falsa gloria,
se poi non dona a chi non è capace
darà ai roventi pulpiti la storia".

Narratore:A questo punto uno squillo d'argento
scosse come d'incanto dama bianca,
e fu carezza o alito di vento,
ad azzittirla prima d'esser stanca,

ma prima ancora di passar parola
fece notare che lì sulla terra,
la foglia al vento è chi rimane sola
in quel conflitto che si chiama guerra,

perché "superbia" perfida e sottile
è imporre agli altri rei il proprio dolore,
con il coraggio d'una forza vile
fatta delle armi di nessun colore.



A questo punto il nero condottiero,
che ricercava ancora un buon motivo
del camminare sopra quel sentiero,
che mai avrebbe scorto lui da vivo,

chiedendo ancora aiuto alla memoria
volle vedere il resto dei suoi errori,
benché non era lui degno di storia
come lo eran stati altri signori.

A tal riguardo gli sfuggì il pensiero,
per correre ai signori del potere,
nei quali il peccato quello vero
andava in là delle sue ingiuste sere,

Anima nera:"quella superbia che anch'io ho avuto,
per quella che ogni anima può avere,
non fu mai quella di chi uccide muto
mescendo i vizi col proprio dovere",



"Per quei signori con scrupolo alcuno,
era un dovere accumular ricchezza,
senza rispetto vivo per nessuno
vendendo morte di rara finezza".

"Or io ho vissuto tutta la mia vita
nel modo che nasconder non si può,
ed il coraggio che ho tra le mie dita
non basta a dirmi quello che non so",

Narratore:ma il fatto stesso di trovarsi lì
gli ricordava un altro suo peccato:
l'invidia astiosa di chi non dormì
per maledire chi più fortunato,

e di lì ,l'ira, un altro grande vizio
che è impeto rabbioso e incontrollato,
voluto non da lui ma da quel Tizio
che dette tanto agli altri in quello stato.



Poi donna impenetrabile l'inerzia
fu quell'accidia che lenta si pone,
là dove la mancanza di solerzia
fu indolenza che lesta si impone.

Sui piedistalli fatti di pigrizia
pose la vita sua priva di gioia,
che l'astenia a sembianza di furbizia
ben presto si mutò in sterile noia.

Anche la gola fece la sua parte
in quella vita molte volte infame,
che il cibo fu per molta gente un'arte
e per tanta altra invece solo fame,

perché quello che ancor non era chiaro
era la differenza esasperata,
tra l'uomo il cui boccone era assai amaro
e quello da pietanza zuccherata,



Anima nera:"perché da sempre questa differenza"
Narratore:ancora si chiedeva il penitente,
Anima nera:"è forse stata solo coincidenza
o il dispetto d'una acuta mente?"

Narratore:Aveva appena un po' pensato questo
che una luce si parò davanti,
e ancora prima di capire il resto
il bianco si portò di un passo avanti.

Angelo:"Non siete stati voi il Cain e l'Abele,
né il bene e il male da ricollocare
disse ridendo l'Angelo Gabriele
guardando i due viandanti meditare",

"Or che il sentiero volge a conclusione
che già si vede luce all'orizzonte
del vostro andar capite la ragione,
che si è ormai giunti alla vetta del monte?"



"Voi dell'umanità che ancor si duole
siete la luna sorridente e dura,
che illuminata dallo stesso sole
alterna il giorno con la notte scura"



INTRODUZIONE AL
CANTO III

Giunge la fine del sentiero,che quasi senza rendersene conto i due si sono ritrovati a completare. Un'intensa luce si para davanti a loro impedendogli di vedere cosa c'è dietro, i due si fermano e accortisi che entrambi i loro vestiti hanno assunto una diversa fisicità,turbati si accostano e si prendono per mano.


CANTO III
Narratore:Così con il pensiero e la memoria
pian piano si era ripulito il cuore,
su quel sentiero dall'arcaica storia
che nel mostrare annulla ogni aspro errore,

ci volle appena un attimo a capire
che si era giunti alla fine del viaggio
e ancora Lui non si era fatto udire
che il timor divenne il loro paggio

d'istinto i due si presero per mano
come ad unire insieme il lor coraggio
perché l'ignoto dà timore sano
ed affrontarlo soli non è saggio.

Udirono una voce mai sentita
senza che un volto si facesse avanti,
un volto atteso per tutta la vita
tra i dubbi che a volte erano tanti,


perché a questo il ner non era giunto
e adesso lo pensava fermamente
Anima nera:"questo ad esempio è sempre stato il punto
che ancor mi turba oggi vivamente",

"Io in vita mille volte l'ho chiamato
invano a volte, a volte con preghiera
ma mai un segno del suo giudicato
che fosse giorno o tormentata sera."

Narratore:Ora la luce intensa ed importante
ne impediva ancora la visione,
ma certi che era ancor per un istante
dell'impazienza ebbero ragione.

Poi senza la visione di alcun segno,
la voce dette sfogo al sentimento,
lasciando intuire chi era stato il degno
destinatario di quel chiarimento,


DIO: "Se io ammettessi d'avere sbagliato
saresti tu la prova a tutto tondo,
ed io dovrei così riprender fiato
e con un soffio cancellare il mondo".

"Ma non sarei io quello che ancor sono
se infallibile non fossi stato,
ed è per questo che ti faccio un dono
e mostro a te le cose che ho appurato",

"perché è il momento di farti capire,
che nero è stato a volte il tuo passato
ma che il riflesso in acqua è tutto dire
è il bianco alter ego che ti ho dato",

"perché ogni uomo ha una sua doppia faccia,
come medaglia che si eleva al cielo
e apre dolcemente le sue braccia
a l'una o all'altra col dovuto zelo".


"Se io ti avessi fatto solo bianco,
com'era inizialmente mia intenzione,
ben presto t' avrei ritrovato stanco
di quella trasparente situazione",

"perciò ho preso al volo il tuo pensiero
ed ho cambiato la tua vecchia sorte,
cosciente che t'avrei imbrattato nero
da quell'istante fino alla tua morte".

Narratore:A questo punto il nero e la sua faccia
si volsero a guardare dama bianca,
compagna muta a volte senza braccia
di una verità che più non manca.

Lei in silenzio gli lasciò le mani
e fu uno scambio d'intensa emozione,
che invece di farli sentir lontani
li fuse insieme per farne canzone.


Svanì d'incanto il nero del passato
mutato in luce o spirito che sia,
sofferto allora e adesso sia lodato
con chi dà assoluzione ed armonia!

L'immagine riflessa in uno stagno
si decompone spesso in un'idea,
di pie virtù e uno stentato bagno
di vizi che natura a volte crea.

Ora che tutto ha preso il posto giusto
e la realtà non ha più alcun riflesso,
ritorna nel buon uomo il vero gusto
di andare in pace dove tutto ha un nesso.

Si aprì così da tutta quella luce,
il varco giusto per farlo passare,
con i peccati fatti in controluce
e sul sentiero poi lasciati andare.


INTRODUZIONE AL
CANTO IV

Perse le sembianze umane dopo che le due anime si sono fuse in uno spirito nuovo,ormai purificato da tutti gli errori terreni,sottoforma di fiammella varca la soglia dell'altro mondo, trovandosi in un ambiente che mai avrebbe immaginato da vivo.
Si ritrova in uno spazio immenso privo di colore con sparse dappertutto una miriade di fiammelle identiche ad esso.


CANTO IV
Narratore:Ormai fiammella pura e senza errori
varca la soglia della casa antica,
pensando di trovare prati e fiori
ed un'orografia che fosse amica.

Si ritrovò in un mondo mai pensato,
illuminato da cotanto lume,
tra spazi immensi privi di selciato
e il nulla intorno come eterno fiume.

Non alberi né esseri deformi,
né pioggia che travolge case e chiese
solo fiammelle ammutolite e informi
fluttuanti senza sogni né pretese.

Tanto silenzio in così tanta pace
lasciava spazio alla dolce preghiera,
e alla serenità che più non tace
ed urla muta la gioia più vera.


Neanche per un attimo smarrito
si integrò nell'avvolgente quiete,
senza porsi il ben minimo quesito
né agli altri osò di chieder: voi chi siete?

In questo luogo dal tempo infinito
si ritrovò di lucciole accerchiato,
che non avevan viso definito
ma che sentiva d'avere già amato.

Di presentarsi non vi era motivo
tanto era chiaro di chi si trattava,
eran chi perse quando era ancor vivo
e di trovar di là già si aspettava.

Senza bisogno di parola alcuna,
felicitati dal nuovo arrivato,
si poser fronte a lui ad una ad una
per un saluto, un attimo cercato.


Poi certo di fare cosa gradita
della famiglia sua avanzò il patriarca,
con la saggezza dotta ed infinita
di un Noè che si riempiva l'Arca.

Patriarca:" Or che sei qui, io spero che ti piaccia,
avrai perduto dei tuoi dubbi il dramma :
chissà di quale Dio sarà la faccia,
di chi ristora o di chi muta in fiamma"?

"Sopra al sentiero della confessione
di dubbi tu ne hai già risolti tanti:
cos'è il peccato e qual è la ragione
che discerneva dalla massa i Santi"?

"A questo punto avrai anche capito
che sei tu stesso chi non ha confine,
e che di un sogno appena concepito
questo è l'inizio che non avrà fine".


"E' una certezza in questa dimensione,
la conoscenza assai totalitaria
che di spiegare non vi è più ragione
l'origine comune ed unitaria".

Spirito nuovo: "Appena entrato qui mi sono chiesto
perché tanto silenzio in questo loco,
che la sapienza in terra, vero faro,
qui si mutò nel più lucente fuoco"

"e non è necessario più parlare
perché di tutto si sa già risposta,
né c'è bisogno ancora di cercare
la soluzione a una domanda posta".

"Ora so che cos'è l'antimateria,
l'essenza che dà all'uomo la sua vita:
l'anima senza corpo né materia
tenuta in uno scrigno senza uscita",


"L'istante in cui però viene men questo,
senza sfiorare quel che non si cela,
libera vola dove tutto il resto
è in questa dimensione parallela",

"va detto poi , anche se qui è di troppo,
questo passaggio porta all'infinito
se il Sacro scrigno non ha avuto intoppo
e il contenuto è candito è pulito",

"parte di me fu anima assai seria,
questo concetto è stato già chiarito,
lei mi impedì il contatto alla materia
e di svanir nel nulla annichilito",

"lo so che in terra il mal non ha ragione,
e che a sbagliare a volte è pure il prete,
ma ciò che non si assolve in confessione,
diventa buco nero alla parete",


"lì ogni vuoto mostra un peccatore
tanto terreno e privo di speranza,
da non udir la voce del pastore
e perdersi il riflesso in lontananza".

"Ora mi chiedo con tutto il rispetto,
per questo luogo e per la conoscenza,
per prostrarsi di Dio al suo cospetto
come si fa senza la Sua presenza"?

Narratore: "A questo punto il candido patriarca
con voce ferma e colma di pazienza,
prese il comando dell'arcana barca
facendo uso della sua eloquenza".

Patriarca :"Nel breve spazio del nostro parlare
di questo luogo hai fatto conoscenza,
e ancora cerchi la fonte del mare
di cui tu stesso sei luce ed essenza"?


"quando sei giunto l'unica tua forza
era la luce della tua purezza,
mentre la scienza sotto la tua scorza
era quel niente che dà sicurezza",

"così nella grandezza del buon Dio,
quasi tu fossi l'unico palladio,
si volle dare a te quant'era mio
prima di unirti a noi nell'altro stadio".

"Ora che sei tu stesso conoscenza
si può dar vita all'ultimo passaggio,
e insieme a chi hai già visto in precedenza
far di cotanto lume un solo raggio".

Narratore:mentre si udivano queste parole,
con conoscenza da spirito puro
capiva d'esser fuoco dentro al sole
e che era dentro al sole il suo futuro,

ogni fiammella fu astro di luce
che si fondeva in una sola mente,
con il riflesso perso in controluce
e lui zampillo d'unica sorgente.


D'Estate tra i vitigni del Salento
Tra i filari immensi, l'orizzonte
appare come fosse di corallo,
all'alba quando un'odorosa fonte
delizia i sensi mentre canta il gallo.

il cardinal matura il primo chicco
portando il dio Bacco alla memoria,
si gusta già del negroamaro il picco
re a settembre di tutt'altra storia,

allor quando ogni goccia che disseta
nasce da stilla d'odoroso spino
e la vendemmia è la mitica meta

gratificante per il contadino
che vede il ceppo agghindato di seta
donare all'uomo un nettare di…vino.

Amo del mare…
Amo del mare lo sciacquio dell'onda
quando sul bagnasciuga si rifrange,
l'ascolto spesso fino a notte fonda
quando il mio cuore come un bimbo piange.

Amo del mare la gioiosa spiaggia,
l'estate quando si offre a chi la vuole,
ed è ruffiana a volte poco saggia
quando uno sguardo brucia più del sole.

Amo del mare la libera vela
quando leggera sopra l'onda vola,
amo chi al sole mangerà la mela

e spento il sole spesso resta sola.
Amo del mare… chi nel cuore cela
qualcosa che sia più d'una parola.

Oltre lo sguardo
La dove lo sguardo si ferma
il pensiero riparte,
godendo del vento
il leggero frusciar delle fronde,
del tempo che passa
il ricordo scolpito nel cuore,
del sole il riflesso dorato
che illumina il fiore.
La dove lo sguardo si perde
il pensiero ritrova:
il mesto svanire del sogno
al baglior dell'aurora,
del mare in tempesta
il fragore che scuote le vele,
del bacio mai dato
il sapore di fragole e fiele.


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