Poesie di Gus


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Quel Paese

Se quel Paese,
Dove da fanciullo
Ho convissuto
Con gli abitanti
Dallo sguardo buono,
Ho giocato sulle sponde
Dei suoi rivi d’argento,
Dove ho sentito il profumo
Dell’erba giovane,
Dove ho camminato
Scivolando felice
Sulle montagne imbiancate,
Dove mi sono riparato
Sotto i pini di zucchero
e i salici protesi sull’argine del fiume,
Dove ho sentito il tepore
Delle sue case redolenti di corteccia,
Dove mi sono avventurato
Nelle mitiche Grotte,
Ramificate di statue di ghiaccio,
Dove ho visto brillare
La sua Stella
Che s’accendeva improvvisa
Facendo della notte giorno,
Se quel Paese, ora mi dite
Che è stato un mio sogno,
Che non è mai esistito
Io non vi crederei come se mi narraste
Che sono storie i ricordi
Di aver visto coi miei occhi
Che vincendo la notte
L’ Aurora ogni mattina
torna a spargere la luce
Sul mare senza confini
Della Volta che ci copre.
 

Tu

L’angolo
di vita
in cui
mi riparo.


A Franco Battiato

Adesso
ci vuol musica.
Resta poesia
nella canzone
combinazione
di note
che vince il rumore
e vola
sull’onda
dell’armonia.
 

Impium remedium

Il segno dei tempi
contro i segni del tempo:
no a ritoccare il Colosseo
Peggio della devastazione
la sua manipolazione.


Lux

Silente,
abbandona gli astri.
Fulminea
supera gli anfratti dello spazio
per permettermi
di vederti naturale
anche la notte.


Italia

Ma in questa penisola nacque Orazio?
Da questa Roma demmo leggi al Mondo?
Da un regione, il Lazio demmo la lingua ai popoli?
E ora Italia, figlia d’ogni tradimento!
Terra di mafiosi e corrotti
di media prezzolati dovunque ti rivolgi.
Io non ho più l’arma del vigore In mezzo a giovani smidollati
orgogliosi d’esser figli di genitore uno e genitore due!
È ora che io scenda da quest’autobus infetto,
dato che ciò che professo e dico Inutilmente ho detto.
M’hanno cacciato fuori dalla Storia, e vago
In un eremo infestato da inutili follie.
Il mio linguaggio è colto, quindi sospetto.
 

Lo specchio

Solo quando i vincitori
renderanno
l ‘onore delle armi ai vinti,
solo quando
la pandemia morale
rinuncerà al dominio,
allora potrà scriversi la Storia
e l’umanità
farà un passo avanti
nella ricerca di se stessa
e del tempo perduto.
 

La fuga

Ad uno ad uno cadiamo nel sogno
che sostituisce la cruda realtà.
Il mondo virtuale dichiara il fallimento
di questa umanità di monadi
ormai incapaci d’affrontare la vita.
 

San Marco

Fu la musica di Marcello e Vivaldi
che destò le mie lacrime
mentre si espandeva
nelle volte della cattedrale,
ad insegnarmi che l’uomo
ha dominato materia e rumore
architettandoli in medesima armonia.
 

San Marco

Nella cattedrale
appena restaurata
tornata allo splendore
antico,
sentendo un concerto
vivaldiano
ho inteso la musica
che di propagava
nelle strutture,
come vibrante
domatrice
e magica architettura
del rumore.


Onniscienza

Il mondo
In maschera
limiti della scienza
nemesi
per un mondo
allo sbando


Ipsa senectus

Quando il corpo diviene un inganno
tu esci dalla storia e giudicare
puoi tutti i fatti sia per conoscenza
che per nuovo interesse della vita
proiettata solo al bene dei nipoti.
Allora invita ad ascoltarti i giovani
che trarranno profitto dal passato
per il loro presente ed il futuro.


Ma che piccola cosa è l’universo

a confronto con chi lo può svelare?
È sconvolgente esso, di fronte a un egli
che lo scruta, e ne trae gioia e sgomento.
Esso è muto, di fronte a chi ne parla,
a chi lo studia e ne carpisce il senso.
Esso è cieco, né può mai vedere
né. può intuir la sua
magnificenza,
né potrebbe mirarsi in grande specchio.
Dunque esso esiste solo per le specie
cui il grande Padre donò l’intelligenza.


Io

Poiché devo morire.
Voglio morire alla fine di un freddo autunno,
In un paese dove sia già vivo l’inverno.
Lontano da dove sono nato.
Voglio morire a Livigno,
Dove la bara rimane congelata sul tetto
Di una in cui arde un focolare
Che raduna una piccola famiglia
Come d’antica usanza,
Poi, in primavera spuntati i bucaneve,
In quella terra di rinnovati profumi alpini
Provvederanno a inumarla.


Natale

Non ho mai visto
un Paese più bello.
I laghi
erano piccoli specchi.
Le case
erano fatte di corteccia.
E gli abitanti
avevano lo sguardo buono
e una stella
a portata di mano.
 

Addio Taranto orgogliosa

In mia assenza
della mia città bimane
la mia città del sole
isola antica a livello dell’acqua
alta e moderna in terra ferma
legata dal fiabesco ponte
che apre le sue grandi ali
all'austero passaggio delle navi
della nostra Marina militare
che per vent’anni
comandò il Padre di mio Padre
in mia assenza, della mia terra
della terra degli avii di mia Madre,
hanno fatto un’acciaieria.
ora le strade sono bianche
cosparse di polvere di metallo
e la mia gente muore di cancro
e i bambini che vedevo tuffarsi
a volo d’angelo nelle onde limpide
nascono malati.
Infernale visione di nubi tossiche
avvampate da fiamma ossidrica
per chi arriva via terra
annuncia la morte della città del sole
e del mare verde smeraldo
ove nacqui felice.
 

Non facile è vivere

se chi ami ti mostra indifferenza.
Ma, se c’è corrispondenza
puoi creare l’invidia
degli dei.
 

L’amore di coppia

L’amore è attrazione
ma non è soltanto attrazione,
l’amore è seduzione
ma non è soltanto seduzione
come il seme non è pianta.
L’amore è considerazione
ma non è solo considerazione,
l’amore è star bene insieme
ma non è solo star bene insieme
altro legame è l’amicizia.
L’amore non è replicabile
perché le repliche sono imitazione
come cose mandate a memoria.
Quando vedrai per strada
due persone anziane che si sostengono
non provare soltanto tenerezza ...
che quello é l’unico fortunato amore.
 

Excerpta

1 Senza terra
Notai la dolcezza
della loggia de'Lanzi

posta come dono
a piè de la Signoria.

Tutto a torno
Firenze orwellianamente
mi murava in pareti ataviche.

ma ero privo di ritorno.

Beato chi ha una terra
trafitta di radici

un borgo cui riferirsi
come marinai a una stella.


Oltre il muro.

Sento l'approssimarsi del nulla
e il mio pensiero persa ogni distrazione umana
mille volte più rapido della luce
attraversa miriadi di galassie
perché contro ogni legge
può raggiungere il senso dell'infinito
può spingersi oltre il muro delle ultime stelle
né può fermarlo il fuoco né può fermarlo il tempo.
 

No

Non voglio l'universo ateo.
Non voglio che la vita degli uomini
sia come l'orchestrina del Titanic
su di un oceano del nulla.
Poveri noi senza Dio!


Considerazione

Mio Dio, io ormai sono saggio.
Lei invece è rimasta ingenua
come quando l 'ho conosciuta.
La mala realtà le scivola addosso
come acqua sul marmo
senza lasciare il segno.
Non è mai uscita dalla favola.
 

Uagliona

"Chisti uocchi" che parrebbero sinceri
"sta vocca doce" che mi dice "ammore"...
"Nennè sentím a me si nun è o' vero
nun me o' ricere maje" che mi vuoi bene
che io poi ci credo e "me ne sto a muri' "

Tatia

Questa creatura
ho strappato a una fiaba.
E mi ha seguito
nel mondo sfatato
con egual sembiante,
quasi non avvertendo
la crudezza del camino
da percorrere insieme.
Questa creatura
ho strappato a una fiaba
che viveva
con grande serenità.
Ma forse era quella
la vita vera
perché o si vive nelle favole
o non si vive.

Vivo

Ho un altro Natale
sulle spalle.
Ma anche se l'impianto
è fragile
ancora non s'incurva
alle pungenti
onde del tempo.
La vita
sempre più m'assomiglia
a un ventaglio
chiuso
dove combaciano le punte
si che il ricordo
più lontano
si lega al presente.
Ma se si apre
quanti eventi si svolgono
nel tuo pensiero.
Si, la vita racchiusa
nella mente,
custodita gelosamente
come oro in uno scrigno
Si tramuta nei venti
del vaso di Pandora
che si librano
mutevoli e infiniti.
E a volte ad uno ad uno
a volte assieme
ti narrano chi sei.

Oggi

Il tragico momento del mondo
assomiglia a una notte senza stelle
cui non seguirà il giorno.
L'uomo senza Dio
brancola in nome di Dio
come lupo affamato,
mentre pecore smarrite
cercano invano di dileguarsi
e fugge con loro il pastore.

Non voglio

Non voglio essere considerato
Quell'uomo saggio
Che tutti mi considerano.
Sono quello
Quando mi guardo allo specchio,
Anzi è quello
Quando mi guardo allo specchio,
Ma non mi riconosco.
Voglio rimanere monello,
Ma nessuno mi crede
Da come parlo,
Da come vesto,
Dalla mia voce.
Vorrei risvegliarmi diverso,
Sprezzante, com'ero ...
Nemico della saggezza
Che ritenevo vecchia.
Nemico delle persone corrette
Democratiche, direi perfette.
Quando parlo con i miei coetanei
D'un tratto si spezza la cornice
Del quadro in cui sono dipinto
E vorrei offenderli, prenderli in giro
Ma penserebbero che sono impazzito.

Antirazzismo

L'antirazzismo è come neve
che cade sul bagnato,
che rende candido il selciato
ma ha durata breve.


Il circo vitale

La vita
ci rende tutti pagliacci.
C'e' chi lo sa
e veste la giubba.
Chi non lo sa
porta giacca e cravatta.
Meglio campare
nell'incoscienza...

Negro

Io non seguo l'inane corrente.
Negro ha etimo nobile
da Niger che si contrappone ad albus
non solo pel colore della pelle.
Niger da il nome a un grande fiume
di la' Nigeria tormentata nazione
che ha dato vita a Wole
primo Nobel africano,
nato nel continente di Mandela.
I Negri sono stati deportati
i Negri hanno sofferto
le pene dell'inferno
i Negri hanno avuto un sogno
ed ora hanno il Presidente
degli States piu' potenti del mondo.
Se avessi la pelle color cioccolato
mi chiamerei Negro con orgoglio
diffidando dei falsi lusingatori
che Nero mi vorrebbero
o peggio ancora Colored
come se fossi tinto o finto come loro.

Il tricologo

Dopo Caselli,
eccone un altro
Beppe Severgnini ...
Come si fa
a credere ad un critico
che non sa
guardarsi nello specchio.

(da Satire)
 

Se la Storia

Se la Storia fosse una dea
sarebbe una dea mentitrice.
Se la Storia fosse una donna
sarebbe una donna puttana.
Se la Storia fosse la Storia
non ci sarebbero piazze ad Alessandro
e a Giulio Cesare.

Dialogo con me stesso.

Ma perché mi perseguiti pensiero

figlio ribelle della mia coscienza?

quando altrove dirigo la mia mente,

ti basta un iato che furtivamente

ridisponi  di me con prepotenza

ed invadente spirito guerriero.

 

Quella ragazza, si l’ho abbandonata

senza farle del male ... forse ho detto

in un momento un po’ particolare,

su quella spiaggia là vicino al mare

morbida ed insidiosa come un letto,

che certo eternamente l’avrei amata.

 

Tu mi dici "lei piange e si dispera

lei ti chiama ti cerca e ti pretende

lei si sente ingannata ed avvilita

tu le hai tolto la gioia della vita

ora del resto non le importa niente",

Tutto per l’accaduto in una sera.

 

Assillante pensiero tu mi dici

Però quant’era bella ed innocente!

(io lo  scaccio e ritorna senza tregua

al mio volere  inverso non si adegua)

Quella sera”, ripete assai inclemente,

sei riuscito a creare due infelici

Lucus

La risacca stendeva
tappeti intessuti
di brina e mercurio
sulla rena di luna
che infiammava d'argento
la lingua di mare
riflettendo luce di perla
nel cristallo dei suoi occhi.
Nulla era reale attorno
come i seni d'avorio
le braccia e le cosce
tinte di latte appena munto
e i piedi sottili
affioranti dallo sciacquio.
Nulla avrebbe sembianze
senza grembo di donna
che conserva
il sacro tempio della vita.

Supplizio

Potessi cancellare le mie colpe
come la luce che dissolve il buio
come l'acqua che vince la sete,
potrei venirti incontro e consolarti
di lacrime innocenti.

La mia sorte con te s'è invece incisa
come tramonto che cancella il giorno
come lava che incenerisce l'erba
togliendo la dolcezza a quel sorriso
di cui m'innamorai .

Ma quale pena potrà mai emendare
il sacrilegio che mi ha reso reo
della gioia di vivere che ho tolto,
se non l'indifferenza che mi ostenti
dopo il tuo grande amore?

Volgarità

Ormai sei totale
nel mondo sbandato
dell'uomo tornato
soltanto animale.

Dialogo dell’uomo
con Musica e Poesia


Quale richiamo, perché mi bisbiglia
in sottotono questa sinfonia?
m’avvolge in una coltre e mi sciorina
davanti a un tempo di eventi passati.
Di me fa quel che vuole questa musica
più d’ogni forte vento mi trascina
per i sentieri della mia memoria,
che sceglie, sfiora, ripropone, lascia
ripescando nei limiti dell’anima.
Sono in balia d’un suono così fievole
che quasi sfugge, poi si ripropone:
si completa, riecheggia senza canto
vive di vita propria, e mi rimena
non riesco a fermarla, si propaga
la dove e quando vuole possedermi.
Continua a dominare il mio pensiero
o conduce ad immagini e ricordi
che mi rivanga, ostenta e risotterra
sferza, addolcisce, mugola e rintana
gioca coi sentimenti, strugge e monta
senza violenza mi tiene prigione:
Musica dove sei, ma dove sei ?…

Io entro in te come lama nel burro
piano piano divoro i tuoi sospetti
le tue difese supero e i tuoi scudi
solo perché dell’aria sono figlia
e non mi vedi, dammi allora ascolto:
mi troverai nel vento, nei suoi echi
nelle sere montane quando oscilla
il verde manto di pini ed abeti;
mi troverai nel mare quando il remo
lento s’affonda e si spezza nell’acqua
con divina cadenza, o dove scende
a valle il bianco mormorio del fiume
e mi ritroverai quando le rapide
prenderanno la forza di torrente.


***

Arpa vibrante, muta mareggiata
e silenzio tuonante, dove sei ?...
perchè dai forma a moti inverosimili?
perchè per me è silenzio il tuo richiamo?
Potessi io ritornare ai vecchi lidi
quando amore premeva alla mia porta
e timoroso affrontavo la vita.
Scrivo parole come un alienato
che gira attorno e il suo simile sfiora
di lui senza avvedersi, anzi lo ignora.
Vorrei sedermi io pure al tuo banchetto,
ma la natura non mi dà la chiave
dei catenacci dei tuoi chiavistelli.
Ninfa, non Musa, che ansimante inseguo
da zoppo fauno vagante nel bosco.
Più ti rincorro e più mi ti allontani
più mi credo vicino e più nascondi
le tue sembianze e quando trovo il segno
presto lo perdo e torno a ricercarti …
dove ti trovo sfuggente Poesia ?...

Uomo, tu vai cercando ciò che tieni?
tu che conosci e vivi la bellezza,
tu che stupisci davanti a un tramonto
che ti trafigge il petto più d'un dardo,
tu che rabbrividisci a un vento lieve
che fa bruire gli alberi e le erbe,
tu che nel cuore senti penetrare
il mare, il mare... col suo varieggiare,
tu che t’incanti davanti al colore
al variato colore delle cose
se pure cosa può chiamarsi il fiume,
se cosa può chiamarsi l’alta luna
o la notte o la luce meridiana,
come ti spieghi questi rapimenti
tu che credi all’amore, al grande Amore …
negli spettacoli che t’ offre il cielo,
nel susseguirsi del giorno alla notte,
nell’avvicendamento di stagioni
e nell’immenso piano universale
in questo troverai quello che cerchi:
tutto questo è la Musa che t’ispira.

Melissa.

Meglio nascere da ventre di capra
che assomigliare all'uomo
che ordisce ordigni per svellere
primavere incompiute,
giovani speranze, sogni d'amore.
Inconsistente consolazione
l'umana giustizia a fronte
d'appartenere a questa stirpe umana.

Ode

Vola mia messaggera
e tendi il tuo percorso
al contrario
della morte del pensiero,
al di là del tempo
senza confini.
Spazia libera
compiendo come aquila
ampi volteggi.
D'infinito sazia l'animo
e distruggi
le sue umane angustie.
Fatti sentire viva
senza paure
o intimi disagi.
Insegna al mondo
l'incolmabile senso
dell'essere.

E' ora di: finiamola!

A chi lo mette in testa
conviene un bel cappello
ma chi vuol fare festa
gli apponga un campanello.
Il cranio poi girando
lui sentirà suonare
Monti dimenticando
potrà godersi il mare,
scordando il conto in banca
le tasse ed i balzelli
il denaro che manca
e gli altri giocherelli.
Se quel cappello è rosso
anche se impallidito
purchè rimanga scosso,
delizierà l'udito
di quei compagni sani,
di quella brava gente
che s'affida a Bersani
che non capisce niente.
Potrà scuotere il capo,
pel Cavaliero-Alfano
anche se il duo è sciapo,
e stendergli la mano,
tanto da quei cervelli
niente potrà spuntare
se non vecchi tranelli
per tirare a campare.
Rimangono i più belli
goliardico il Casini
il gagliardo Rutelli
e il fregolista Fini,
senza dimenticare
altri grandi campioni
per i quali suonare
i Di Pietro e i Veltroni.
Se quel guerriero io fossi
- Alberto da Giussano-
lo scuoterei per Bossi
il campanello, piano ...
lontano dagli sguardi
smarriti e amareggiati
dei poveri lombardi
nella fede beffati.
Pensate voi italiani
a Monti, Bossi, Alfano
a Di Pietro e Bersani
Casini, Fini e al nano
e a completar lo schema
pensate otre a Veltroni
a Vendola e Dalema.
Questa terra di santi,
poeti e malfattori
banchieri e naviganti
esimi professori
subisce lo scompiglio
per qualche parolaccia
d'un buffonesco piglio
sulla nostra vitaccia
è sufficiente il trillo
pure sconclusionato
emesso da quel Grillo
e ognun pare spacciato.
Ma a dar loro una mano
ci pensa il campanello
del buon Napolitano
che si gratta il pomello.
Basta con questa gente!
vadano tutti a casa
quest' eco ormai si sente,
dovunque si travasa,
è un fatto di decenza
una necessità
prima che la pazienza
si perda e non si sa
dove si va a finire
quando per gli stradoni
si riversa la gente
che n’ ha pieni i coglioni.

E' l'ora

Svegliati pigro mondo
tu sei in letargo e quatta
aleggiando l' Usura,
ti divora con cura
avida e insoddisfatta
il sangue sino in fondo.

Si faccia conscio ognuno
mentre travaglia e pena
che famelica troia
le vene sue s'ingoia
per prelibata cena
lasciandolo digiuno.

All'orizzonte

Ogni giorno gli adulti
- me compreso-
perpetrano delitti contro i fanciulli.
E così crescono
e ci assomigliano
e si combatteranno fra di loro.
Io spero che non torni un novecento
delle stragi di neri africani
pellerossa, boeri, armeni, zingari, ebrei
delle guerre continentali
delle schiavitù tribali
di ordigni micidiali,
ma l'orizzonte è cupo.
La guerra monetaria e l'usura
la creazione di bombe finanziarie
di strumenti letali
che affossano il lavoro
rendendolo schiavo
è forse la miccia
di una deflagrazione universale.

Inverosimile

Ho la sensazione,
a volte
che questa vita
sia
un lunghissimo sogno

di un'altra realtà.

Indefinibile

Come piuma può essere leggera
può dotarsi del peso d'un macigno.
A volte appare dolce come il miele
ma può scoprirsi amara come il fiele.
Candida può apparire come un cigno
atra ruggire poi come pantera.

Difficile è capire cosa sia
questa risorsa dell' inconscio umano
fatta di zucchero commisto a sale
nemica della forma razionale
simile a quiete o brace di vulcano
che i letterati chiamano poesia.

Poesia borghese
 

Il raffinato suolo del salotto

d'arredamento risorgimentale,

al calcare del piede batte unisono

con chi vi si commuove, recitando

liriche sue, raccolte in un quaderno

di copertina rossa e bordo nero,

ove piange il suo amore e l’ingiustizia

dell’amata infedele -che annoiata

ha sbattuto la porta finalmente-.

Finalmente nel senso di “alla fine”.

Talamo oh talamo di mie tristezze”…

-ora si strugge poveretto e solo-.

(S’ode fuori una villica che canta

d’un mazzolin di fiori e di Rosina).

Un’ altra legge versi da un volume:

personalmente e attentamente scelto

(cipria è il colore della copertina),

ed agli istanti desolata narra

mentre tornavo al caldo mio camino

da una gita invernale, sulla via -

il vento trapassava le mie ossa.”

Notate l’assonanza quasi in rima …

ed il verso moderno quasi osè
e intanto il vento soffia indifferente

su creature sfornite di aquiloni.

Il terzo, poi, da volume turchino

dedicato alla mamma ed alla figlia,

che vedi intitolato “Frullo d’ali

non legge che di baci e di carezze

cento, ne vuole mille ed altri mille.

-memore di Catullo e della Lesbia

che l’ha tradito ripetutamente-

dice “io solo, io ed io soltanto

so amarti amore mio d’amore vero

e allitterando tutto si commuove.

Ognuno ascolta, ognuno complimenta

mentre servono il te, coi pasticcini

segue un budino tremolante e molle

che edulcora di più la mezza sera.

In che mondo viviamo che non legge

quelle pregiate pagine sì colte,

quei versi sciolti … tanto seducenti.

Trentatre  libri ha scritto il primo autore,

quaranta la seconda cento il terzo

(tutti rimasti intatti in libreria)

ma nessuno dei tre a se stesso chiede

chi s'interessa delle loro beghe.

(forse li leggeremo in Paradiso?).

Festival d'Italia
(Sanremo)

Ritmi strani
parole farfugliate,
donne belle
e quattro uomini
brutti,
imperversa
il profeta degli gnomi
che quando canta
è un angelo,
pubblico opaco,
la prima fila
sè referente,
nell'atmosfera
si taglia a fette
la vera lotta,
fra gli editori.

Restano i fiori

Teofilo Amedeo

Gli Scarlatti,
Cimarosa,
Paisiello,
Porpora
maestro di Haydn,
forse Mozart
meglio lo intendono
quelli
che lo pronunciano
con due zeta.

Io

La pietra cavata con fatica dal campo dissodato
non deturpa il paesaggio; nè lo sguardo offende
la rocca sull'erta o la baita di legno boschivo.
Lo scroscio del torrente non distoglie il nativo
dai suoi pensieri che il mormorio accompagna.
Io, invece, pura natura, anche fra gente amica,
l'innato volto, nè l'aspetto vero, posso disvelare.
Essendo uomo rido, gioco, studio, lavoro, fingo,
ma solo nel silenzio mi dipingo per ciò che sono.

La mia patria.

Prima della loro istituzione
le Regioni erano
con le loro tradizioni.
Prima del Regno del Savoia
l'Italia era
con i monti, col mare,.
con ogni bellezza naturale.
Gente che ripudia la guerra
voluta dai popoli d'oltre alpe.
L'Italia è nei nostri costumi
nei nostri comuni
nelle nostre contrade sbandieratrici,
terra nostra che partorisce
i più grandi artigiani del mondo,
da Caravaggio all'ultimo stagnino
da Michelangelo
all'ultimo scalpino
da Galilei
all'ultimo esploratore del cielo.

Liberalità

Ho dato molto e molto ho ricevuto
nella mia vita senza rendiconto.
Meschino è chi riceve e deve dare
col bilancino in mano e senza gioia.
Ma quest'ultima pare sia la regola
del mondiciattolo che ci circonda.
Cosi è che nel momento del bisogno
si resta soli.

Terra

Dea d'intraducibile bellezza
resiste alle sferzate inclementi
ed ai flagelli del tempo:
e ancora dona a mille e mille
le superbe sembianze del suo corpo.
Ma un fungo pensante, uno gnomo
spuntato dalle sue viscere
e dalla stessa accolto con amore,
arroccato nelle sue fucine,
si discervella a martoriarla.
Ed ora finalmente, virus letale
ha congegnato l'armi
per ucciderla.

Milano 5 settembre 2011 ore 19 solari

Il tramonto stasera
e' di una bellezza sconcertante.
Nessuna tavolozza di grande artista
potrebbe avvicinarne l'impasto.
Nessuna parola di poeta
descriverne le tonalita'.
Le nubi sono narcotizzate
da liquidi di colori
di cui conosciamo
solo pallide imitazioni,
mischiate fra di loro
con quella tecnica della natura
di cui l'uomo può' rendersi
solo incerto interprete.
Lo osservo con il senso d'impotenza
di chi non puo' fermare l'attimo fuggente
e con la sofferenza
di chi non puo' nemmeno tramandarlo.

La destra

Che cos'è la destra
se non un'insana invocazione
di eu-genetica !
Conservatori e che vuol dire ?
quando nulla è più rivoluzionario
della Tradizione.
L'Ordine, ma quale ordine
quello silente del cimitero ebraico di Varsavia,
quello contrario alla sregolatezza,
unico lato geniale dell'uomo.

Federica Pellegrini

Vaga come dea greca
la giovane donna
spesso non regge
allo stupore cosmico,
ma diventa regina
quando vince la lotta
contro la materia
piu' bella dell'universo:
l'acqua.

Cos'è

Oh Poesia, oh Poesia, quando ti carpirò?
arpa vibrante musiche sconosciute
mareggiata muta e silenzio tuonante,
perchè dai forma a note inverosimili?
perchè liberi con indifferenza la voce del mare?
perchè per me è silenzio l' urlo che scagli?
Sento zoccoli di cavalli e poi son liuti,
anzi no sensazioni e invece nuvole.
Scrivo parole come alienati che girano d'attorno
l'uno senza vedersi con quello che sfiora.
Vorrei sedermi io pure al tuo banchetto,
ma la natura non mi diè la chiave
pei catenacci dei tuoi chiavistelli.
Ninfa, più che saggia Musa, che inseguo
come fauno zoppo tradito dall'ombra del bosco.
Più ti rincorro e più mi ti allontani
più credo d'esserti appresso e più nascondi
le tue sembianze e quando trovo il volto non è il tuo.
Poveri versi miei, ragli d'argento.

Blog

Il grande fratello / la piovra gigante
guidata a comando / dai duci del mondo
ristava sicuro.

Tutto era dettato / presente ... futuro.
trasmesso, stampato / con tratto rotondo
dal cerchio regnante.

Chi era più saldo / di emiri e tiranni
magnati, banchieri / lobbisti e borsieri
nel gregge di ignavi?

Chi avrebbe protetto / quei poveri schiavi
sfruttati più oggi / di quelli di ieri
da un mare d’affanni?

Lo Yemen, la Siria / la Libia e l’Egitto
prigioni da anni / dei loro padroni
si sono levati.

Ed hanno reagito / a dispetto dei fati
ed ora scatena / ribelli a milioni
un popolo zitto.

Qualcosa ha permesso / a giovani tempre
d’amarsi fra loro / di amare la vita
di amare se stessi.

Si sono decisi / i vinti e gli oppressi
coi ceppi mentali / di farla finita
per sempre.

Buio

Ma quando spente restano le luci
dell'umano intelletto e s'apre il fuoco
Satana danza su macerie ardenti.
E tu piccola ecclesia lo difendi
complice solo in parte involontaria.
Nessuna fiera uccide il proprio simile
mentre carica va del sangue suo
l'anima dell'umano fratricida.
E noi saremmo figli dell'Eterno?
noi figli d'un Creatore ? e sterminiamo
il generato, quanto costruito
quanto d'erbe e di fiori la natura
dona e ridona e quanto la sorgente
di puro stilla nelle nostre vene.
Mai l'uomo potrà credersi divino
sin quando per sua mano un solo uomo
verrà così spietatamente ucciso.

Morte dal cielo

Ordigni in terra straniera
intelligenti come chi li scaglia,
saggi come chi li produce,
seminati perchè i morti
facciano invidia ai vivi in preda a strazi.
Una patria insensata, senza confini
ricetterà profughi dalla stessa figliati
che vagheranno in un mondo
inospitale.

Viltà

Ora che abbiamo gli strumenti
per distruggere il mondo
neanche un vivo sarà presente
nella valle di Giosafat invasa dall'odio.

Quale Dio, per quanto clemente
potrebbe perdonare questa umanità belluina:
branchi che s'azzannano e agnelli belanti ...
tutti in egual modo consorti nel deliquio.

Ancora più colpevoli noi, i "colti" :
coscienti spettatori dell'avvento del nulla,
ci raggomitoliamo nelle consuetudini
lasciando ai dadi giocati da altri

il nostro destino.

Humanitas

Accanto avevi quattro libri,
ma ne hai letti altri.
Così fra la primavera,
eterno segno di resurrezione
e l'inverno dai rami spogli,
scoppiano le guerre,
dove solo i morti non fanno pena,
perché non hanno paura.

Al poeta schierato

Posso darti un consiglio caro amico
cui le certezze girano in saccoccia
e chi libero pensa un po' ti scoccia:
in pochi versi sai cosa ti dico

per un istante lascia le tue mene
abbandona fardelli e pregiudizi
che un altra aurora la tua vita inizi
e nuovo sangue scorra per le vene.

Vedrai come diverso appare il mondo
se sguinzagli la mente e vai da solo
a ripensar le cose sino in fondo

sgancia queste ali tue dal vecchio molo
lasciati andare in giro a tutto tondo
vedrai che cosa ti riserva il volo

nell'infinito.

Follia

O greve mortale
che senza decoro
sei fuori dal coro
muggente,
tu inviti la gente
a pensare?
Lo sai che fa male.
Starnazza starnazza
riempi la piazza ...
tu devi scagliare
con forza il tuo sasso
verbale
ma con verso eguale
un poco animale
portando il cervello
all'ammasso.
Con questo o con quello
ti devi schierare
se no paghi il tasso
di questa follia
di questa mania
davvero molesta
di usar la tua testa.

Tatia

Cos'è mai primavera
se non un risorgere
di vaghe tenui speranze
se non un reiterato inganno
d'eterna rinnovabile bellezza
se non un sorriso
sul volto della Natura
che si propone vergine
e non reca segno
del susseguirsi delle stagioni.
Cos'è mai primavera
se non il rinnovarsi nel mio animo
del tuo viso bambino.

Pover' uomo

Poeta a senso unico
hai una paresi emicranica.
Conosci mezzo alfabeto
del gergo universale.

Bandiera rossa.

Un suono sinistro,
gli uccelli che vengono da sinistra
(malauguranti),
un sinistro stradale,
i milionari di sinistra
(Disse Flaiano: io di sinistra?
non ne ho le possibilità ...),
i nuovi missionari di sinistra,
e alcuni noti pagliacci di sinistra,
tutti gli statali, magistrati in testa
di sinistra,
i corvi di sinistra
oracolanti tragedie,
le oche di sinistra
starnazzanti
cioè le nuove manifestanti di sinistra
- l'utero non è più mio
e non me lo gestisco io - ,
gli atei di sinistra,
i cattolici di sinistra,
i nazionalisti di sinistra
ex internazionalisti
a conversione rapida,
i giornalisti di sinistra,
gli scienziati di sinistra,
....
i poeti di sinistra,

Ma che jattura!

Mazzo di Valtellina

Tornammo
da quel settembre inverosimile
dove le verdi montagne
nell'aria limpida s'erano appressate
abbracciando quel piccolo giardino
di avelli amici.

Dopo lo sgranarsi dei rosari
dopo che la gente del paese
aveva partecipato a quell'evento
da molti appreso nei campi
dal rintocco della campana
quando ciascuno pensa ai morenti
e si chiede per chi suona.

Gente multiforme ed eguale
che ci aveva insegnato la naturalezza
e il panico della morte.

Dopo che la bara portata a spalle,
che ci rammentò l'anonimato metropolitano,
rivarcata la soglia della chiesa gremita
e di la entrò nel cimitero,
si calmò l'Adda inquieto,
fummo colti impreparati da un silenzio sconosciuto ...
corale d'uomini, monti e cose: nemmeno un bisbiglio
ne'un incolpevole sussurro, n'è pianto.

in quel settembre di fiori nei campi e sull'altare
tanti visi vaganti nella mente

corale d'uomini e montagne:
abbiamo lasciato radici
In quella agonia d'estate mai vista così fulgente
seme dei nostri semi
e in parte tutti noi
siamo di quel paese.

Con che?

Mille miliardi di universi
continui, continui, continui ...
e poi altri mille
e ancora mille,
infiniti universi
infinite dimensioni
possiamo immaginare
gli uni dagli altri diversi.
La mente umana
si erge oltre la scienza
contenuta nei limiti della prova.
Più grande è l'uomo
delle sue scoperte ...
delle sue vittorie campali,
quando con la sua mente
può volare oltre ogni confine
superare la curva di Einstein,
spingendo la retta all'infinito.
Può attraversare mondi di bellezza
creare Paradisi da sogno
uccidere la cattiveria,
sconfiggere i potenti
massacrare le ingiustizie
distruggere le disparità sociali
abbattere i tabù demenziali
vincere l'immoralità
... con la fantasia.

Cicli e ricicli

"Ahi serva Italia di dolore ostello
nave senza nocchiere in gran tempesta
non donna di provincia ma bordello"


Quell'epoca del Sommo non è questa?
o forse poi ci tocca altra sventura
altra epoca ci aspetta più funesta!

Già l'acqua è poesia ...

... l'acqua di quel mare di banchina
che odora di catrame ... .
Venezia non è una città,
è una cattedrale affiorata,
dove l'uomo ha strappato a Poseidone
parte del regno: la terra per erigerla.
La notte, invisibili,
escono dall'acqua le Malie
che danzano al ritmo dell'onda
per pungere l'anima mia pellegrina.

Oltre

Di volta in volta, poi di giorno in giorno
scrutando come marinai le stelle
tendiamo verso un polo, dove giunti
tutti sappiamo che ci perderemo.

Sono brevi passaggi gli altri scali
che percorriamo prima dell'approdo
verso il quale dirige senza tregua
diritto a volta prora il nostro legno.

Ma nessun navigante alza le vele
se non per tendere all' ambito porto
anche se il vento l'attarda o lo sprona
e la burrasca incalzante lo svia.

Così chi ha sete, volge verso il rivo
chi ha caldo cerca l'ombra sotto il faggio
chi ha volato, la sera torna al nido
chi è triste cerca la consolazione.

Questa breve vacanza corporale
di gioie, di dolori e di fatiche
che percorriamo costruendo il tempo
mentre veloce corre alla sua foce ...

cosa prelude?

Tutto scorre.

Vai e torna amico,
non c'è tempo per soffermarci
in un mondo di presente
dove non ha senso il passato
dove nessuno esplora il futuro.
Che faresti in un mare
dove la corrente
non ti permette di sfuggire
alla deriva?
Non puoi che seguire l'onda
chiassosa e poco indulgente
che ci trascina sino al vortice
del silenzio assoluto.
Questo oramai il mondo mortale
e il nostro affanno
favorisce la spinta
di un tempo insensato.
Siamo pellegrini fuggenti
rincorsi dalla follia,
in un deserto ... senza riferimento
alla ricerca
di un rivo inesistente.

Dedica

Sono entrato nel tuo giardino
Andrea ... strano per una donna
anèr, andròs uomo, valore
andrìa ...
una perla di femmineo
opacizzata, quasi nascosta
per invidia degli dei
nelle valve ingannevoli
dal nome.
Ho ancora vivo il senso
di questo incontro breve,
ma intenso
ripetibile ma non
eguale
non nativo
quindi, da non rinnovare
lasciandolo
momento di vita, quando è vita.

Razzismo generazionale.

Guai a chi divide
il mondo in generazioni,
perchè i noi saranno i voi.
La civiltà,
ancora inesistente sulla terra,
rimane nano embrione
quando la delusione
cancella il passato.
Come può l'acqua del fiume
seguire il percorso
che la porta al mare
senza fluire nell'alveo
tracciato nei millenni.
Come può l'uomo
sentirsi diverso dagli animali
senza tuffarsi
nelle opere costruite nei secoli
dagli avi?
La civiltà non è rivoluzione
ma rimeditazione del passato.

Domenica prima di Pasqua

Oggi il Figlio dell'Uomo
entra in Gerusalemme.

Me lo dice l'ulivo:

la sua foglia al tatto
perde polvere d'argento.

(Come ala di farfalla).

Gus
(excerptum)

L'albero della scienza

Adamo, e adesso che sappiamo ?
anche il sesso di chi deve nascere,
se domani vedremo l'aurora o la bruma,
e quella finestra accesa
che cotidianamente ci mostra
la fame nel mondo
le disgrazie nel mondo,
le ferocie nel mondo,
e ci conta i morti delle guerre,
il letame della politica
le miserie umane ...
miste con falsa gioia.
Maledetto questo mondo di plastica e notizie
di amori non amori
volubili come il tempo di marzo.
Beato colui
che si svegliava prima dell'alba
nelle quattro stagioni,
fiutava il tempo
tagliava un pezzo di pane contadino
metteva il latte appena munto sul fuoco
facendo fumare il camino
del casolare di campagna
Poi andava nei campi a lavorare la terra
sino alle stagioni in cui coglieva i frutti.
A sera tornava al desco di famiglia
baciava la sua donna preziosa
contava le teste dei bambini
fiero di aver procurato a tutti il caldo cibo.
Beato chi ha vissuto
sapendo il necessario,
nel vero giardino dell'Eden.

Addio

Meno mi fa paura la burrasca,
quando l'ondata spumeggiante
percuote la murata della mia fragile barca,

Preferisco le liti, amici, all'infida bonaccia
che vela l'indifferenza.

Ricordate le ore passate
in discussioni sul senso della vita ...
i giorni trascorsi armati su due fronti ?

Però ci stimavamo ... ora tutti approdammo
sullo stesso lido della rassegnazione ...

vecchiaia è democrazia
scudo delle nostre colpe
ma niente assomiglia all'eguaglianza.

Lasciamo i nostri figli nel desolato terreno
della nostra ritirata infingarda.

Parlano poco e sbandano
privi di tracce, di sentieri certi
e tutto perde senso.

La lezione

Con un Santo che accoglie parole
come una madre i vagiti del neonato
mi sono scontrato vilmente.
...
Era sera d'un giorno faticoso
quando il lavoro consuma la mente
e senti dentro di buttar fuori

insulti,

quante ne ho dette
al mio perseguitato di turno

contro di lui, il suo mondo, i suoi credo
la sua provenienza, i suoi simili
- quando mi prende quella furia
sono un torrente in piena che tracima
e dissacra la terra che laboriosa
ha dato vita ai semi.

L'illustre sconosciuto mi ha guardato
umiliandomi col silenzio
col suo non ribattere e alla fine
mi ha stroncato.

Il sogno

Solo il Tempo che tutto trangugia, non invecchiava,
ma venne il giorno del buio universale
morì il "sempigiovane", come deserto senza venti.
Nè sopravvisse il germano suo, lo Spazio,
inghiottito come goccia dalle squame dell'oceano,
perchè tutto divenne senza discernimento.
Seppero l'Ade che schernivano, ignari
del loro perverso destino, nè fu loro concesso
nemmeno di dividere il letto con Persefone.
Tempo e Spazio scomparvero senza memoria,
e nell'ultimo amplesso con la Terra partorirono il figlio
che li uccise: l'Eterno Splendente , delle cose,
che imprese a governare mortali trasformandoli in dei.

Confessione

O divini scienziati della terra
come può l'uomo giudicare l'uomo
se il sentimento vero che ci unisce
pare l'invidia?
Se il pensiero comune confessato
senza alcun velo, senza convenzioni
ci renderebbe degni d'una bolgia
ima d'inferno?
Qual maggiore dolore arde nel petto
se il tuo vicino oppure un conoscente
viene arriso da fulgido destino:
forse t'ammali?
O sogno inutile di fratellanze
e di popoli amici, senza guerre
di distruzione di persecuzioni
di disgraziati!
Infine a noi che resta, oppur di noi
chi non conosce la vigliaccheria
la titubanza ed il cambiabandiera
l'opportunismo ...
E con tali "valori" convivendo
tutti noi ci sentiamo paladini
di lotte eccelse, di giustizia e pace
e di progresso.
Il secolo più scuro della storia
ce l'abbiamo alle spalle con le bombe
fatte piover dal cielo e i genocidi:
il novecento.
Che possiamo aspettarci dal duemila?

Il traccheggio.

Quando la ciurma è troppo numerosa
là sorge il rischio d'ammutinamento
se invece i marinai sono pochi
- e pochi sono quelli di buon senso -
c'è rischio di finire sugli scogli.
Così naviga il nostro bel Paese
dietro ad un uomo, e contro lo stesso uomo
quindici anni di storia e gherminelle.
Due file come schiavi alle piramidi
- ma ben pasciute e ben remunerate -
tirano avvinti da robuste corde
stesso macigno, ma da parti opposte.
Ma le due bande vogliono il potere.
L'una dell'altra non è peggio o meglio
ognuna sbraita con le proprie gole.
Tu fai le leggi e tu vi metti mano
ed entrambi s'annullano danzando
macabri riti. Italia, mio paese
fra i più belli del mondo, fra i più colti
quando dismetterai d'esser puttana
contesa da magnacci e malandrini?

Preghiera

Il ruggito di Satana
non si placa
scuotendo mari, monti e terre,
trascinando creature
piante, pietre ed opere umane.
Dio, nostro Dio, loro Dio
imperscrutabile,
dacci ragione,
non lasciarci nel buio ...
allontanaci l'ombra
dell'abisso e del nulla,
dacci la forza di credere
che dalla mota,
che dall'urlo mortale
sorga altra vita
come dalle tenebre
risplende la luce del giorno.

La consolatrice del sole.

Ogni sera d'estate, dal giardino
di betulle e di faggi, guardo un' ala
del palazzetto liberti di fronte.
S'affaccia sempre prima del tramonto
una fanciulla mora e con le mani
lisciando i suoi capelli, canta e guarda
tutto d'attorno e appena il sole cala
si ritira chiudendo le persiane.
E' la servetta della casa accanto.
Quel breve tempo prima d'imbandire
la tavola per il pranzo serale
e tornare a sbrigare le faccende
è il momento più bello del suo giorno?
Credo di si, e me lo dice il canto.
Un canto lieve, sinuoso e lento
che si tuffa con lei nell'infinito
accompagnando il sole al suo declino.

A Sofia

Quasi è tramonto, ed io dal mio balcone,
deposte penne, pagine e dossier
attendo a occaso infervorarsi il cielo.
L'astro infuocato ancora acceca gli occhi,
ma presto l' imminente degradare,
il suo morbido immergersi nell'onda
infiammando la tela d'orizzonte
rammenta il breve passo della vita.
Io del tramonto ormai viva espressione
ancora lotto, ancora credo e voglio,
ma presto incupiranno i miei pensieri
i declini che la natura impone.
Mia piccola Sofia le guance rosee
m'assomigliano in tutto a quel colore
che accompagna la nascita del giorno:
e gli occhi tuoi pieni di meraviglia
dello specchio del cielo, il vasto mare,
hanno l'indaco ed il profondo umore.
Ora i tuoi passi ormai sono sicuri,
e tu sei messa d'erbe intese ai semi
che presto fioriranno in primavera.
Gran verità però debbo svelarti:
sta scritto in cielo il senso della vita
- non degli stolti astrologi nei segni -
ma in questo involto e fascinoso ammanto:
basta leggerlo, come i marinai
alle stelle affidavano le rotte,
mentre la luna attorno al mondo ruota
e il mondo attorno al sole e il sole corre
nell'infinito verso l'infinito.
Ora tu impara, e questo ciclo osseva
che tutto involge ed ai mortali ostenta
solo la parte che il nostro occhio vede.
Leggi nelle interlinee e cogli il vero
leggi nelle stagioni e nelle aurore
nei giorni luminosi e nelle sere,
e nelle notti madri delle cose,
nel susseguirsi e l'inseguirsi assieme
di amori, di bellezze e cose sacre.
Credimi la natura non inganna
nulla promette che poi non mantiene,
non dare retta al pessimismo greve,
è l'uomo che delira e poi s'illude
quando accetta le norme se va dritta
e le respinge quando è ria la sorte.
Dunque vivi serena, amando in tutto
questo fitto mistero che si svela
solo nella sua parte non immersa
però mostrando grandiose scene:
il mare, il sole, le radiose stelle,
le valli, i monti e tutte le creature,
le messi, i fiori, le foreste i fiumi,
le sorgenti native inalterate
che la natura crea senza compenso
e in uso agli esseri viventi dona.
Così osservando scoprirai del male
le deviate origini e potrai
capire quanto a noi soli imputare.

Crisi

Animo pellegrino, non t'è dato sentiero
erboso, che si stende al vento
come tappeto fatto da mani esperte,
e neppure tracciato
d'acqua trascorsa, che brulicava
senza sponde, argentea, fra giunchi
e arbusti odorosi.
Non senti la campana dal suono
roco d'accento, che si spande in valle
e si ripete come eco che si trascina
di giogaia in giogaia menandoti all'avemmaria
dopo il tuo giorno operoso.
Nè t'aspetta isba, eretta con le tue mani
con taglio d'abete che sente di muschio,
da cui cheto si irradia fumo, da focolare
curato da donna che mesta il caldaio.
Che ti sei costruito una reggia?
dove pavido sovrano percorri deserti
di cemento ... attorniata da un vallo
profondo scavato con grande perizia,
e virtuoso nel farti straniero fra mille

Autoritratto

Arri arri, ciuco della malora,
tu non sai di che pasta
è fatto il tuo padrone!
gira, gira attorno alla macina
che verrà buona farina
(otto moggi per me
per te due di crusca
e farro, farro per la domenica).
Tu non hai pensieri
io invece mi scervello
da mani a sera (per fregarti
e un giorno avrò due ciuchi e forse tre).
Che bello addormentarsi per fatica
il sonno del giusto
senza sensi di colpa!.
Vedi io a volte sto sveglio
anche la notte (con belle donne)
mentre stanco riposi
(accanto alla tua asina beata).
Ma che fai, ragli?
mi dà fastidio il tuo verso,
guarda che t'alliscio
(quanto basta per non farti perdere forze).
Che bella la tua vita spensierata:
t'alzi cammini, è facile il percorso
sempre uguale ... poi sbafi
e così via (senza pensare
che fa male pensare se lavori).
Arri arri ciuco mio
forse un giorno diventerai cavallo
(se continui così) te lo prometto.

Ostracon

Democrazia assomigli a te stessa
come io ad Ercole o allo stesso Iddio.
Padri antichi da noi vituperati:
faceste pure ostracismo ad Aristide
solo perchè potenziale tiranno!
Ora un tiranno anelo, ed è il mio popolo …
che venga e spazzi l’agorà di caste
che stermini le mafie e faccia strage
dei loschi affari d’avidi omiciattoli
e che metta a tacere i pennivendoli
Non si comporti come gregge misero
Non si rechi di corsa a dare il voto
che “personale, libero e segreto”
“eguale”, sopra schede di nomignoli
resi “grandi” dagli infettanti media,
sempre gli stessi anche se passa il secolo
dovrà nomare e mettere sui seggi
perchè dispongano sul suo avvenire.
Ne più perpetui quei cani affamati
che passano alla sponda dei miliardi
come i buffoni o i giornalistucoli
e i sedicenti critici veraci.
Il nostro voto non è forse il blog?
l’arma potente dell’informatica?
non calcolabile nella potenza
che può distruggere il grande fratello
che con melato sorriso ci ha rinchiuso
nella gabbia per trasformarci in pecore.
Prendendo parte per questo o per quello
nel ventre nostro alimentiamo tenie
scolici armati di ventose adunche
che docili ci spolpano impuniti.
Cominciamo col coccio dell’esilio
per tutti quelli che presero parte
a questa stirpe dovunque proveniente
che ha reso questo mondo un gran merdaio.

Vivi Aquila

Tu piangi i tuoi figli sepolti
dall’empio ruggito del fato
degnissima gente d’Abruzzo.

L’Italia ti guarda e ti ama
perché ora più ti comprende
sulle quelle macerie raccolta.

Ti vede nel fondo ferita
non vinta, montana e rocciosa,
far fronte all’immane sciagura.

T’appresti a solcare le strade
a ricostruire i tuoi borghi
su nobili tracce degli avi .

Vivi Aquila viva il paesaggio
e viva la tua bella immagine
decoro di nostra natura.

Frammento

Il giorno che morirò
tu mangerai una mela,
mia Dafne.

Deserto

In questo buio intenso è solo anima ...
che muove in un silenzio così naturale
da sembrare innaturale.
Non posso vedere, ma solo tastare
orme di vita che non colgo...
mi sono allontanato dal campo
passando oltre un'alta duna,
è la prima volta che sono davvero
consciamente solo con il mio sè,
non so se gioire o lasciarmi andare al panico
entrambi sensi estremi,
mi ha spinto oltre la duna
un desiderio inconscio...
ora ho brividi, non di freddo, ma di strano piacere.
Il cielo mi sovrasta nero
nè luna, nè stelle nè nuvole, nè parvenza...
Se non toccassi terra sarebbe solo spirito:
il principe dei sensi, la vista, non serve
e non serve l'udito
ripenso al muoversi chiassoso dell'umanità
mi pento di essere socievole
ma sto tornando.

A Ermanno Olmi
(Milano città europea)

Bimbi nati da poco, stravolti e impauriti
quando è buio ancora, forzosamente abbandonati
in altro nido, da povere giovani madri
costrette al lavoro dall'eccesso di esigenze.
Mentre sulla panchina contornata da poco verde
siede un vecchio, le mani appoggiate al bastone
che guarda nel vuoto della sua esistenza
scacciato come nomade antico fuori dal branco!
Infine un cane randagio nel crepuscolo antelucano
bighellona, fra la gente ignota che ha fretta.
Delitto della vita che scorre e di loro non si cura.
Perchè, perchè quando nasce il giorno
apportatore di speranze e consigli,
quando si va illuminando il cielo e tutto prende colore,
tenendo il bimbo per mano, protetto dal cane amico,
il vecchio non racconta le favole?
Tre compagni l'uno all'altro fedele divelti fra loro:
tre solitudini imposte dalla barbarie dei nostri giorni.
 

Debolezza

Quale richiamo, perché mi bisbiglia
parole semplici questa ballata
in sottotono? eppure mi comprende
m’avvolge in una coltre e mi sciorina
davanti a un tempio di eventi passati.

Fa di me quel che vuole questa musica
più d’ogni forte vento mi trascina
per i sentieri della mia memoria,
che sceglie, sfiora, ripropone, lascia
ripescando nei limiti dell’anima.
.
Sono in balia d’un canto così fievole
che quasi sfugge, ma si ripropone:
lo completo, riecheggia senza suono …
vive di vita propria, e mi rimena
non riesco a fermarlo, si propaga.

Continua a dominare il mio pensiero
o conduce ad immagini e ricordi
che lui rivanga, ostenta e risotterra
sferza, addolcisce, mugola e rintana
gioca coi sentimenti, strugge e monta.

Cospiratore antico contro il fato,
uomo di lotta contro le intemperie
che attraversano i tempi della vita,
ti domina un motivo da lontano
senza violenza ti tiene prigione.
 

Alibi

Come sogno sbiadito d'infanzia, scancellato per sempre, il giusto:
con grande cura si nasconde la via che conduce alle sue fonti pure.
Animo umano bugiardo e pellegrino, sempre disposto a volgersi altrove:
assomigli a quei piccoli galli sui tetti che girano col padrone vento.
L'eroe è solo fantasia, per far tornare in culla e cominciare vergini,
ma non si regge a quegli intendimenti e si torna a mentire.
Forse la menzogna come il sotterfugio ci s'addice
più che la verità, figlia del vago, figlio dell'ombra, figlia della notte.

Senza titolo

Ho sul petto una croce
una pesante stella di David,
eppure non sono ebreo,
ma quel piccino,che la portava sul pastrano,
quella giovine, quella madre,
quell'uomo, quel vecchio ...
l'hanno incisa a fuoco nella mia carne.

Mi sento sembianze di nero crespo,
e sento occhi grandi e umidi
spalancati e luccicanti
come di un fanciullo terrorizzato
eppure sono biondo e adulto
e vivo nell'assordante silenzio di una pace
che in me urla deflagra, piange.

In questo Occidente, vivo libero,
nell'inerzia di questo presente
cinematografico e finto
in questa civiltà ovattata dal vuoto,
che sempre si dimena nell'assurdo.
E mi sento cacciato deportato braccato
dilaniato negli arti dell'anima.

Mondo cane

Un bambino dei Rom ho visto ieri.
Lasciava un campo di periferia
sgombrato a Roma dai carabinieri,
messo là in fila, per mandarlo via.

Aveva il volto dignitoso e mesto
sottobraccio reggeva un fardellino.
Mentre davano fuoco a tutto il resto,
lui per mano teneva il fratellino.

La civiltà? È ancora buio pesto!
Ditemi: cosa c’entra quel bambino?
Ditemi, mondo cane …!

Il giuramento.

Negli occhi del ragazzo "negro"c'è chi ha visto gioia.

Io ho visto preoccupazione ...come vivesse in un sogno,
ma sapendo di sognare...e temendo il risveglio.
.

I suoi predecessori hanno varcato le soglie della White House
sicuri degli "amici", certi del proprio apparato ...
che li avrebbe sorretti, coperti, guidati e confortati.

Chi ha dietro solo il popolo, solo col popolo e nudo!

Intanto ha dovuto posare pezzi d'acciaio, il giovane,
sulla bicolore pesante scacchiera che gioca i destini del mondo.

Ora la gente spera, specchiandosi nei suoi occhi non colored !
(il razzismo è un fatto di occhi azzurri).

Spera che possa "compiere" il mandato, e continuare a sognare
e la gente vuole cantare, amare e piangere di gioia,
come nel giorno dell'insediamento che svela un grande paese.

Spera di avere un "essere umano"primo cittadino della terra.

Io penso all'immane fardello che presto curverà le sue spalle.
Io prego che lo possa portare, con dignità, e che si possa divincolare
dalle spire mortali che già lo condizionano:

che come antico guerriero, le sappia affrontare e recidere.

Chi sono

Destare la mente o assopirla?
Scendere in campo aperto o recintare l'orticello?
Questa è la linea del mio Rubicone.

Io resto sonnolento a guardare il fluido letto del fiume,
né affronto la corrente, né temo congiure.

Ho paura di varcare la sponda, di passare il corso d’acqua.

Oltre sarebbe andare a vivere un mondo straziato,
bello, come un dio incatenato che sanguina trafitto
da fosforescenti strali e da pugnali fiammeggianti.

Non soccorro il suo corpo devastato ... per lenire le piaghe.

Non combatto per sciogliere le dolorose catene.

Non accorro a impedire che fratelli uccidano fratelli,
mentre nei rivoli e nei grumi del loro furore
affogano creature spuntate d’inverno come bucaneve.

Per queste mie colpe inerti devo forse pregare
che Dio non esista?

Africa
Sapremo tornare da voi, per farvi riamare le vostre terre?
Sapremo tornare da voi per imparare le vostre lingue?
Sapremo tornare da voi per apprendere la vostra genuinità?
Sapremo tornare da voi per insegnarvi a curare i vostri figli?
Sapremo tornare da voi per amalgamare la nostra e la vostra cultura?
Sapremo tornare da voi per aiutarci a non uccidere?
Sapremo tornare da voi con la vocazione per la pace?
Sapremo tornare da voi per far germinare il vostro deserto?
Sapremo fare sì che gli occhi dei vostri bambini perdano la disperazione?
Sapremo fare sì che gli occhi dei vostri bambini perdano la rassegnazione al dolore?
Sapremo fare sì che gli occhi bellissimi dei bambini neri si riempiano di gioia?
Sapremo tornare da voi per farci perdonare?

Il malo affare
Mafia, Camorra, 'ndrangheta,
seguitano a ricattare, uccidere, incendiare,
ma prioritarie sono le puttane per via ...

Politicanti, portaborse, sindaci, assessori,
seguitano ad alleggerire l'erario,
ma il problema rimangono le puttane per via ...

Nel mondo infuriano commercio d'armi e guerre,
al chiuso i magnaccia continuano a ingrassare,
ma non ci son più puttane per via ...

nè puttanieri.

Guerra 2009
Chi non ha mentalmente ucciso un Cesare?
chi non si sente assolutamente libero dal dolo?
O noi stessi abbiamo riverito un potente?
o noi stessi abbiamo commesso iniquità?
Perciò tutti vorremmo tornare indietro
e cancellare giorni della nostra vita?
Ogni bambino ucciso, ogni donna, ogni uomo
ogni distruzione, ogni maceria, ogni altrui sofferenza
hanno forse cambiato il nostro moto giornaliero?
Povero mortale pecora feroce, vittima e carnefice ...
pietisce contro il male se non è lui a provocarlo.
Si ribella, esecra, discute, maledice e poi si cheta.
La guerra e fra marziani e abitanti di Giove.

E adesso ...
Perchè manipolatori della scienza
miserandi atei maledetti da Dio
avete scalfito in me la quiete
rasserenante della novena!

Come vorrei ritornare fanciullo
e non ripetere più la strada della vita
con le tentazioni della ragione
che tutti ci rende pavidi e morti.

Come era divino quel rispettoso sussurro
quel mormorio a lume di candele, nella sera...
e quei trionfanti osanna di voci bambine
che dolci mi calavano nell'anima.

Tra le grandi braccia del mito cristiano,
giovanetto precoce, mi sentivo sicuro
difeso dal vento, dalla pioggia, dai fulmini ...
non conoscendo le intemperie umane.

Solo negli occhi verdi di mia madre
religiosa, pietosa e bella come giovane dea,
potevo ritrovare simile consolazione
quando la sera m'insegnava a pregare.

Ora sono sbalzato nell'universo ateo
rollante e beccheggiante in lotta impari,
come piccolo battello destinato all'abisso
fra le spaventose onde di un mare inutile.

Le statue.
Pur se lo chiami gioia ahimè permane
il dolore nel mondo, e se virtù
chiami il peggiore vizio, esso non muta.
Non basta trasformare i negri in neri
i ciechi in non vedenti ed i morenti
in terminali, oppure "serve" in colf !
Questo linguaggio amaro non è amore
ma una foglia di fico alle coscienze.
Solo chi scopre i veli può capire
le tragedie del mondo e dire I care.
Ma quanti parolai, quante bestemmie
malcelate ascoltiamo in ogni salsa!
e quanti ladri chiamiamo banchieri !
Da destra, da sinistra da dovunque,
chi fa politica mostra di essere
al servizio di sè più d'ogni altro,
anche se fa commercio oppure spaccia.
Cade un regime che li ha nutriti
li ha resi noti, li ha resi famosi
o la storia condanna una dottrina
seguita da cent'anni se non più ?
nessuno si dimette, ma ammette
d'aver sbagliato ed al suo posto resta!
Saputo Edipo, ch'era figlio a Laio,
capito d'aver fatto parricidio
e d'esser stato a letto con sua madre,
si cavò gli occhi e se ne andò in esilio.
Ma questo "mitos" per niente "delòì"
(ma questo mito proprio niente insegna).
Costoro in parte veri e propri vermi
nutriti su carcasse d'altri tempi,
discreditando i loro ispiratori
cambiando idea come se nulla fosse,
con la semplicità con cui si gira
la pagina di questo o quel giornale
con cui si sceglie un film anziché un altro,
d'immobile hanno solo il bel restare,
come statue di marmo in un giardino
da loro trasformato in letamaio.
E il "popol bue" li elegge e li rielegge
li onora li rionora e a lor pietisce
favori ed amicizia e fa gli inchini ...
Tanto alla fine cosa gliene torna
e a chi importa se il mondo va a puttane!

Usura
Perchè le banche hanno per scopo il lucro?
Perchè vendono a venti ciò che acquistano
allo zero cinquanta o giù di lì?
Non basterebbero cooperative,
che non fossero rosse od arancioni,
dico consorzi di risparmiatori
che prendessero a due vendendo a quattro
il denaro raccolto?
Rimaniamo impigliati in un sistema,
ben effigiabile da un orco pingue,
"burattinato" da mille strozzini
detti banchieri.
Con tutti i mezzi governano il mondo
grandi fratelli sorridenti e falsi
che s'ingrassano di speculazione
a nostro danno.
Se tu guadagni un euro c'è chi trama
per appropriarsi di novanta cents!
Costui pensa per me, per te, per tutti
al sicuro in sontuoso grattacielo
che s'è comprato con i soldi nostri.
Abbiam fatto l'Europa assai contenti,
ma invece dell'Europa di Mazzini,
è spuntata l'Europa delle banche:
un mostro multiforme a cento teste
che ci vende il denaro con usura.

Eros
Oh ritorno improvviso e seducente!
che sguscia come resina afrorosa
da una corteccia, infìda nel nasconderla.
Favorito da compiacenti fauni,
non sembra battere ali
quando ripassa il vento,
e complice nell’ombra si distende
sfuggendo dalle coltri del pensiero.
Ma non meno t’apprende,
t’avvince come ruvida cintura
e ti scarna dopo aver fatto breccia.
Nelle varie stagioni non è eguale
anzi assomiglia al giovane se adulto,
e all’adulto se giovane.

Lo scippo
A che richiama questo vecchio amico
il fiume che scorreva solitario
fra i massi madidi e scintillanti
rocciosi come cavalieri antichi,
dove mi rifugiavo alla ricerca
di un posto fresco per fantasticare?
E cosa mi ispirava la corrente
che trascinava a valle l'acqua pura?
Cosa rappresentavano alla mente
i salici, giganti e riverenti?
Mi vedo ancora, stavo accartocciato
con le mani conserte alle ginocchia
e il mio pensiero fuggendo sull'acqua
dell'Adda e del tumultuoso Mallero,
andava ai pescatori di olutarie
nella lontana landa di Trepang,
all'isola di Robinson Crusoe
agli incanti dell'indomata Circe
alla balena bianca di Melville
là fino al Mississipi di Marc Twain.
Ma ora tutto va in televisione
la fantasia è rubata dai registi
come i volti di Sandokan e Juanez
che ben diversi allora ricreavo.
Ora non sono più gli adolescenti
a immaginare rivi, fiumi e mari
eroi, belle fanciulle e antichi maghi.

Da sempre
Un mercato di anime e cose
un labirintico suk
dal quale è impossibile
districarsi.
E ancora di questo domani
emuli dei padri
vestiremo i nostri figli.
Oggi più che mai
e sin dalla notte dei tempi
governa il vitello d'oro
- nè vedo alcun Mosè
scendere con le tavole -.
Siamo lontani anni luce
dalla città ideale,
nè il suo rimpianto, l'arte,
sfugge alla legge che l'indora.
La forza di mille eroi
non vale un lingotto.

Tinti
Che serve la poesia senza di te?
come bella fanciulla senza amore
come arpeggio senza ascolto
come dimora disabitata
come cattedrale deserta ...
Come il tuo nome
sei un refolo di vento nella calura
Come il tuo animo
sei un cucciolo di genuinità.
Chi è come te deve esistere.

In Puglia
Chi è quest'uomo, che ha il senso della bellezza?
Non è per coito che rimane stupito davanti a questo tramonto
che gli trafigge il petto più d'un dardo di Eros!
perchè rapito segue con lo sguardo queste rondini
che pareggiate le ali planano felici nel cielo vermiglio?
Perchè bruisce con le fronde di questi alberi trafitti da un vento lieve
che fa rabbrividire dolcemente il corpo seminudo
in questa sera luglina che odora di ulivo e di sterpi selvaggi.
Ma non solo lui e non solo ora rimane preso,
anche davanti a una tela e non solo di Caravaggio
o ascoltando suoni e non solo di fughe di Bach
o il lento penetrare nell'animo di un' ode ?
E il mare, il mare...col suo varieggiare in un perpetuo moto di canti?
E il colore, il colore ... il colore degli esseri viventi e delle cose
se cosa può chiamarsi il fiume, se cosa può chiamarsi la luna
o la conca di stelle o o la luce meridiana .
Dunque non siamo schiavi della natura, nati solo per procreare.
E in quale dimensione d'universi noi siamo?
Ora la scienza che adoro quando ci spinge a svelare,
cercherà di spiegare l'utilità dei nostri rapimenti ...

Camorre
E' giusto che lo Stato
giudichi la camorra
o la mafia o la 'ndrangheta
senza aver fatto prima
l'esame di coscienza?
quest'ente senza amore
che non sa far giustizia
come osa oggi pretendere
da chi ha madre o padre
da chi è padre o madre
da chi avendo moglie
è legato alla vita,
di denunciare oggi
il prossimo assassino
di sè o dei suoi cari?
Democrazia demonio
se intesa con lassismo,
come vuoi tu sconfiggere
con l'esile e spuntato
fioretto della "legge",
chi in risposta a un mandato
fa saltare una strada
e con essa quei giudici
che fra fasce di vincoli
di leggine e leggiucole
si deve arrabattare
nel tentativo inutile
di far pagare il fio?
Son mostri con tentacoli,
cui se tagli una testa
ne hanno già pronta un'altra..
Io chiamerò mio Stato
quello che all'Antistato
dichiarerà la guerra
con le leggi marziali
ed essendo più forte
ed essendo più armato
per sempre estirpi il male
con tutti i suoi accoliti
i semi e le sue larve.

Anonimato
Ho bisogno di vita paesana
- mai a lungo goduta -
di gente la sera al bar
dove tra loro si chiamano
Tonio, Bramino, Matteotti ...
spesso nomignoli
legati a episodi antichi.
Dove, davanti a un bicchiere
di vino rosso genuino
ed una panca, si parla di cose.
Ho bisogno del tepore del sole
in una domenica
sul sagrato della chiesa di montagna ...
di quei salici che s'inchinano
davanti al fiume,
del grave silenzio della notte
che t'assorda di piacere
sul grande letto di ferro
con il materasso in cui sprofondi
fra cuscini con l'odore di lavanda.
Ho bisogno di case basse,
con tetti spioventi,
fatte a misura di famiglia.
Ma il mio destino
mi costringe
nella metropoli a me cara,
ma dura come madre severa.

Volgarità.
Miserabile diva di omiciattoli
sbronza dissacratrice della grazia
prima latente, quasi timorosa ...
ora sfacciatamente torni a galla.
Nel linguaggio, nei modi, nelle immagini,
suprema faccia del cattivo gusto,
stai distruggendo il bello immaginifico.
Ma gronda d'ignoranza il tuo costume,
trasuda odor di fogne a cielo aperto
il terriccio nel quale ti coltivi,
vilipendio dell'uomo verso l'uomo.
Chi mai potrà fermare il tuo cammino,
chi potrà mai frenare il disgustoso
modo in cui vivi al mondo e le tue larve ...
se ormai hai posto il tuo fetido seme
anche nell'arte?

Panta rei
Come s'avanza la nebbia del tempo
mentre inerte rimango a guardare
il divenire delle prime età
assorbite dal ciclo universale.

Spettacoli.
L'onda nomade
che sempre illude,
sferza il molo
e sembra rientrare
per prepararsi
a carica più grave.
La sassaglia inquieta
si sommerge e rispunta
stordita, ma ferma,
la ferita spumeggia
imbiancando la cresta
del flutto vorace.
Testarda lotta di titanici dei.
Nettuno e Gea
a volte compagni sereni
a volte discosti,
a volte amanti
quando l'umore nero
si stende e s'imbianca
sul mare di sabbia.

Ribellione
La parola pronunciala
fino a quando perde il suo significato.
Guglia
guglia
guglia
guglia
l'ultima è solo suono.
Tutto il mondo attorno
pensato,
pensato,
pensato
mondo pensato
perde il suo significato.
Anche tu
tu
tu
tu
diventi un suono.
E allora tutto è solitudine.
potremmo smarrirci
se dentro a questo perfetto costrutto di carne e ossa
dove alberga
l'io
io
io
io
non ci fosse ribellione.

Uomini
Dietro le siepi ridondanti del tempo
io scorgo l'uomo magnificente.
L'antitesi dell'uomo animale
che uccide come bestia feroce
per la sua ingorda fame anche di gloria,
o che specula piccoli affari a danno altrui
ritenendoli scopi della sua breve vita.
Eleva templi l'uomo magnificente:
templi all'amato Iddio chè si compiaccia,
templi di coraggio e di lealtà e d'amore
templi di musica e dell'altre grandi arti,
templi di scoperte e civiltà ed ausilio,
e tende a dimostrarlo:questo dico
trovate la fierezza d'esser uomini.

Idòla theatri alias 1968
Al decorso dei vent’anni
biondi ancora i capelli
mi ritrovai casamatta d’idee
mentre un mondo straripante
mi propinava nuove egemonie
con monotona cadenza

tatìra tatìra tatìra tìra tìra
tatìra tatìra tatìra tìra tìra

Come antico guardiano d’un tempio
diserto da infìde vestali
che custodisce i resti d’un fuoco spento
me ne andai alienato per il mondo

stringendo i simulacri
dei miei idoli decapitati.

Io, tu e le rose
Voi certo conoscete la disfatta
dell'uomo, più degli altri
e ci passate sopra rinculando
sino al rifugio del vostro orticello.
Icaro inutilmente s'è bruciato
le ali di cera.
Prometeo inutilmente ha derubato
gli dei del fuoco.
Inutilmente Capaneo ha subito
i fulmini di Zeus.
Non Albatro apparite bensì uccelli
con ali grandi,
che hanno paura di spiccare il volo,
come neonati passeri.
Non sono pianta pel vostro giardino
più o meno letterario,
ma cespuglio rovente di frontiera
percosso dagli ordigni...
e nel vostro intimismo spesso vedo
magnifici guerrieri
armati sino ai denti ma risolti
a subire le ingiurie.
Ma che schiera stupenda di campioni
sareste concertando:
abbandonate l'infida trincea
date un senso
libero, personale ed incisivo
all'arte forte
che da natura avete ricevuto.
Che dire d'una gioventù allo sbando
senza maestri,
delle piccole beghe di potere
che ci governano,
delle donne stuprate e dei fanciulli
scandalizzati...
delle cosche che inquinano gli affari
nella melma sociale,
d'un mondo inferocito sempre in guerra
fra popoli di schiavi,
di chi in questo identico pianeta
muore per fame.
Non siamo disertori a trascurare
queste realtà
senza mettere bocca nè energie
per coadiuvare
chi tutto ciò a spese sue combatte?
Perdiamoci in meandri
di minuscole guerre con noi stessi
da "evirati cantori"
di lacrimose storie messaggeri
e proponiamo al mondo
i gustosi biscotti di Antonietta!
Amen.

Per le strade di Vienna.
Mi viene quasi imposta all'improvviso
sinuosa e seducente come donna,
la musica struggente di Albinoni.
Penso Venezia e il Duomo di San Marco.
Quell'armonia non si divincolava
fra i tesori, fra i marmi e le sculture
figli del sacco di Costantinopoli,
ma si legava alle ricurve volte
lambendone i mosaici dorati.
E la luce soffusa si plasmava
nel suono, in un insieme innaturale.
La struttura di quella cattedrale,
consonate concento di materia,
fece sì che compresi che la musica
era l'architettura del romore,
mentre, preso da quella connessione,
s'ergeva nel mio animo annientato
la basilica dolce e immateriale.

Ai poeti
Sono stanco di leggere
le vostre interne trame
i vostri amori
le vostre angosce borghesi,
in quest'anno
privo di primavera
come i bimbi soldati
che non hanno conosciuto
adolescenza.
In un mondo che soffre
ben altre sorti
che non un amore
vivo o perduto
non sopporto le vostre intelligenze,
i vostri estri
le vostre armonie,
dedicate a egoismi
di coscienze
che sembrano smarrite
nel labirinto di una masturbazione
interiore.
Liberatevi dalle vostre turbe,
dalle pagliuzze che vi impediscono
di vedere le travi
conficcate negli occhi
di una umanità colta e opulenta.
Mi sento inutile fra voi:
quasi randagio
come un clochard
che ha detto addio
a questa inciviltà che si crede civile.
Le vostre menti
ad altri lidi sono destinate.
Vi comportate come chi non vede
oltre il palmo del naso
come chi non sente urla strazianti
nel fondo vicino.
Ma a chi m'importa
di vostre frustrazioni peregrine?
che messaggio
lanciate ai nipoti?
Non è questa
la sorte che al poeta
riserva la natura.
Voi sprecate i talenti
e non son pochi
che in dote
vostra madre v'ha dato.
Basta lamenti
basta sentimenti da "Sanremo"
Lasciate ai parolai
dire se e quando
v'hanno amato o lasciato.
Rispolverate i violini
ricomponete grande musica
tracciate un solco definitivo
fra voi e la mediocrità.
E se non siete eredi della luce
lasciate fare ad altri la Poesia.

Italia nostra
Com'è trasfigurata questa terra,
penisola attorniata da superba
catena di montagne, altra pur bella
la sparte in tutto il dorso fra tre mari.
Costeggiata da isole di sole
in clima mite che per tutto batte
le bellezze europee e non soltanto.
Questo mosso giardino di pianure
di vallate di spiagge di ampi seni
con più di cento vernacoli suoi
offre mille risorse nei suoi cibi
nei vini, nelle frutta, nella gioia
tutto agghindando di fiori e di feste
d'ogni paese e musiche villane,
e nel seno conserva il patrimonio
d'arte e cultura che il residuo mondo
non regge al paragone; da ragazzo
mi scriveva una giovane svedese
"dammi un po' del tuo sole" e che bisogno
c'era di migrazione verso il nord
se politica, che non fosse strazio,
valorizzato avesse l'astro d'oro.
Ora tutta è uno scempio e corruzione,
malversazione, politica d'imbroglio.
Alta regina stava su due mari
Taranto, divenuta acciaiera;
Napoli bella distesa sul golfo
che ha ispirato poeti e musicisti
affoga rantolando fra i rifiuti
e il meridione per quanto sia dolce
è costellato di case abusive
persino nella piana d'Agrigento,
e in quella terra ogni sito geme.
Sessant'anni di pace? fu la guerra
più devastante che si possa avere.
Eppure vige la democrazia
ma può avvalersi mai di questo nome
regime sotto il quale si sottende
la n'drangheta, la mafia, la camorra
con l'unione della sacra corona
che sino a Roma ed oltre si protende.
Addio bei liti, addio bella signora
se non si smuove "un popolo di morti"
che pur seppe svegliarsi a tempo giusto
ritrovando l'orgoglio di nazione.

Confessione
"Forse un giorno la via sarà diversa,
ma per ora il percorso è sempre uguale.
Io non sopporto di vedere ancora
bambini mendicare per la strada
donne imploranti ed uomini umiliati
senza lavoro e senza dignità
che dal lavoro nasce col decoro.
Intere genti meste e decimate
da morti premature, strazi e mali
in tutti i meridiani e i paralleli
che sprezzanti chiamiamo terzo mondo".
"Ma cosa dici? cosa vedi e speri
se primo, per mutar codesto stato,
tu sei rimasto inerte, anzi ristai
fra coloro che inquinano la terra.
Solo la tua coscienza ti condanna.
Non basta ad espiare il male tuo
-chè lo sfacelo pure tu hai causato-
la lacrimuccia querula sul viso
se vedi certe cose in questo mondo
o senti dire. Non fai certo ammenda
se resti triste per qualche secondo".
"Sì hai ragione, ma che debbo fare"?
"Muoviti, agisci non restare imbelle
Sfonda i setacci e combatti i filtri
vai genuino e mille e ancora mille
t'aiuteranno, dietro al tuo esempio
offrendo il loro per mutare il mondo
oppure sai soltanto blaterare"?

La condanna
Ma cosa vuoi maledetta canzone
che mi tormenti e m'interrompi l'ora?
Del bue mi fai desiderare il giogo
o dell'asino il basto, e l' intelletto
per quel poco che l'hanno non tormenti.
Ma forse a loro pesa quel destino
quanto a me il mio, poichè girovagando
non con carri o con some, sempre penso
ed il pensiero mio si fa frastuono
ed il frastuono lenta litania
priva di fughe e priva di silenzi.
Beato chi senza altra distrazione
vive il momento, conscio del suo fare
chi la natura sua segue cosciente,
senza funi e contorte convinzioni
nè pregiudizi, nè schiavo si rende
d'un torrente interiore che lo preme
e a nuotar contro sempre lo costringe.
E'd è una vita sparsa di catene
che pesano e ti legano il destino.

Lavoro e finanza
Un re è difeso dal pedone
l'altro dalla regina.
Ma questa non chiude la partita
e l'altro non s'arrende.
Si trascina avanti e indietro
nella scacchiera
a volte chiuso
a volte in falso spiraglio,
poi nuovamente
in un angolo, senza speranza
di promuovere il suo scudo fedele:
un piccolo passo del pedone
e la regina indignata lo prende.
Il re povero e magro rimane solo
privo del suo ultimo pudore
e continua come spola sul telaio
a percorrere strada e ripercorrerla
secondo le imperiose voglie
della sua persecutrice.
L'altro re, padrone della donna,
grasso e tranquillo ne sfrutta il furore,
si gode lo spettacolo
ogni tanto fintando di combattere
al suo fianco.
Da tempo immemorabile
la partita chiusa, continua.

Donne
Quanto sa il mondo
delle donne somale
o keniote o nigeriane,
delle prigioniere di Teheran
delle cecene violentate
e della loro deportazione,
delle ragazze di Riad
delle cinesi non nate.
Non solo il recente passato
sterminatore di pellerossa
sterminatore di armeni
sterminatore di ebrei
sterminatore di africani
ma l'epoca nostra
viola i diritti minimi alle donne
già in occidente impari.
Creatura in tutto
superiore all'uomo
per aderenza alla vita
per coraggio
per sacrificio
per amore
per resistenza al dolore.
L'uomo dovrebbe contemplare
come dea
quest'essere,
che solo la sua materialità
la sua superficialità
il suo egoismo
la sua boria
la sua pretesa superiorità
ha relegato nei secoli
in inferiorità.
Intelligenza, dea degli stupidi
Sopraffazione dea dei malvagi
e Vilipendio dio dei vigliacchi...
quanti maschi
conteremo in paradiso.

A fine primavera.
Noi correvamo a piedi ad Albosaggia
un verde sito di piena campagna.
Dopo aver fatto archi coi rami di salice
bicorni fionde ed amicizia e giochi
con le rane dello stagno e le lucertole,
noi tornavamo a casa all'imbrunire,
stanchi di lunghe corse e capriole,
inalando odor di fieno e di umide zolle.
Ci accompagnava il coro bonario
dello sbatacchiare monotono e innocente
dei campanacci al collo delle vacche
isolate, chiare e screziate di terra sulle zampe
che avvertivano al passo il peso generoso
delle abbondanti e prodighe mammelle.
Non ho mai più provato il gran conforto
che mi dava quell'aria senza tempo.

Viltà
Immagini e altre immagini ogni giorno
maledette che m' hanno svelato!
occhi di bimbi colmi di terrore,
entro coi miei occhi
nelle macerie umane.
Se non sapessi nulla
se non vedessi nulla
se non sentissi nulla
sarei vile, felice, oltre che vivo
come soldato reduce ed ignaro
d'avere provocato una tragedia
ai suoi cari compagni.
Io ero l'uomo bianco,
pieno di privilegi che ignoravo
vuoto come dolina senza fiume
versione adulta della penitenza
- tre pater, tre ave e tre gloria -,
cui ero assuefatto da fanciullo,
così quieta e incosciente.
era la mia esistenza pur se vana.
Ora non c'è più l'alibi a riparo
-se d'alibi sia stata l'ignoranza -
e ho perso il senso della società,
che a ciò ci mena il gran consorzio umano.
Prima ben coltivato e staccionato,
Ora sei solo e brullo,
orto malato della mia coscienza.
Vaga nelle sciagure il mio pensiero
mentre m' affossa e mi trattiene il piede
una sabbia vetrosa di detriti
senza ch'io veda in fondo alla biancana
il consolante tremolar del mare.

Figli del lavoro
La morte ha riaperto i suoi battenti
in veste di cisterna solforosa.
Se ne stava acquattata da dicembre
avida, ma aspettando a fine inverno
le sue prede innocenti e inconsapevoli.
Uno s'addentra e agli altri non risponde
scende il secondo e un terzo l'accompagna
il quarto non s'arrende e manco il quinto.
Son tutti presi, uno solo combatte...
l'acido dentro gli arde e lo consuma
siccome olio di torcia, lentamente
e lo raggiunge in altra dimensione
l'abbraccio dei compagni presso a Dio.
Ora piangono madri, donne e figli...
ma in tutti noi c'è un gran senso di colpa.

Il cielo
Il vento è il suo respiro,
le nuvole sono coltri
che intrigano la sua bellezza
cangiandogli il colore
e svelando il suo umore,
il suo specchio è il mare
calmo, inquieto o tempestoso,
il suo diurno amante è il sole
che abbandona al tramonto
mentre quello gli lancia
gli ultimi dardi d'amore.
La notte si veste di gala
con un abito di stelle
e va a danzare con la luna.

Voci vive
Dicono
non i pianti
nè i rimpianti
ma lo stupore,
dell' essere.
e rispondono
al fiato
dell'universo.

Il bel paese
Italia nostra, terra che c’illuse
da male oscuro il corpo tuo è minato!
Donna bella e formosa, un giorno amata,
da trivio t’ha ridotto la tua gente
con grave menda dei reggenti tuoi
stuprandoti e villaneggiando il nome.
Vedo l’anima tua sì devastata
da camarille, cosche e loschi affari
politici collusi, mal costume
rimbrontolar di colpe, ideologie
legate a fatti di cento anni or sono,
che quasi muore la speranza mia
di risaperti un giorno ritrovata.
Ma ormai non serve pianger le ferite,
ci vuole un brivido che ci percorra
ci vuole un impeto di sano orgoglio
di senso d’esser popolo e non massa
che risvegli dal torbido torpore …
Ma chi saprà far scorrere la scossa?

Eros
Aspetterò alle prime ore del giorno
il jet che a me ti porta controluce.
Aspetterò due giorni il tuo arrivo
e poi faremo un dispetto alla morte.

Ambizione
Nostra smodata sovrana Ambizione,
dea bifronte con un sol profilo,
corrosiva ci spinge a cose grandi,
ma nel percorso ci rende meschini.
Per superar gli ostacoli che impone
d'ogni slealtà chiede di far consumo
anche se augusto sia il proposto approdo.
Forse che ser Filippo avrà smaltito
senza rabbia che l'amico Lorenzo
lo vincesse nel fare le formelle
di quelle porte che "fuor tanto belle"
che a custodia potrebbero stare
del paradiso?
Forse lo scarno del porto sepolto,
l' alessandrino Giuseppe ch'ebbe il Nilo
fra i fiumi suoi, il Nobel dell 'Eugenio
del rabido ventare di scirocco
matto di Zena pei monterossini,
avrà gradito e sia stato felice ?
Ma per sedarsi, la viziosa dea
chiede il consumo di ogni irrita via .
E l'amico lo rende tuo nemico.
Di Gelosia sorella e dell' Agguato,
come l'arciera Artemide, crudele
senza pena trafigge il suo amante
se dell'erta non sa giunger la vetta.
Nostra padrona senza tregue stazza
nella tortuosa incoscienza umana
e a poco a poco dentro ci divora.

L'uomo perduto
Ma lascia stare umile antico amico,
perchè vuoi affardellarti di menzogne,
disinnescare il tuo vero pensiero
per apparir diverso dal tuo io.
Rimani come sei, che da acqua pura
sembra sorga la tua semplicità
non t'accattivi un mare a te diverso
ove a nuotare avvezzo tu non sia.
Potessi io ritornare ai vecchi lidi
quando amore premeva alla mia porta
e timoroso affrontavo la vita.
Ora ho scoperto che nulla è più profondo,
perdendo l'innocenza e la passione
vado girando privo d'illusioni
come congegno inutile e nocivo.
Se manca il sogno, vedi, tutto manca
nè altrove trovi la consolazione.

La Madonna
Maria è sempre vera in tutti i giorni
come pane dal forno appena uscito .
E' così giovane da non sapere
quanto sia puro tutto ciò che fa.
Ed è così antica che per niente
somiglia ai suoi coetanei, che al confronto
sembrano fiori privi di profumo.
Lei sorride alla vita che non teme
come essere in simbiosi con un'orca.
Ed angelo nessuno, essendo etereo
a paragone mai potrebbe stare
con questa donna viva in carne ed ossa.
E Dio se ne innammora, e si stupisce
della bellezza di questa creatura.
Dolce mito di gioia che Ragione,
nemica eterna di creatività,
affronta con sue armi seducenti
per distruggerla, per farla sparire.
Ma lei prevale e vince presso gli umili
cui in rari casi addirittura appare.

Rivelazione
La conoscenza è un fiume con due foci
o si getta nel lago dell'odio
o si getta nel mare dell'amore.

Solitudine
Ora, lieve, unisono
s'impadronisce della sera
un lento gemere di tromba
lontano, tremolo,
poi muta, diviene continuo,
come null'altro solo.
Pare che muoia
ma fievole riprende
sussurra, diviene roco
vacilla, incupisce,
nuovamente si smorza
risale struggente, incalza
concerta con se stesso,
domina, rulla, cresce,
diminuisce, scivola
dolcemente mormora,
s'assottiglia...bisbiglia...tace.

Panico
Nell'ampia camerata della villa
filtrava da una aperta mezzaluna
l'inebriante odore dell'agosto,
delle miste mature erbe del parco,
ed i giovani maschi s'assopivano
sulle brande apprestate tutte eguali
ed i robusti petti fluttuavano
all'unisono col caldo respiro.
Uno fra loro rimaneva sveglio.
Cercava inutilmente di fermare
fissa in mente l' immagine del cielo,
quando le stelle quasi non dan luogo
al blu profondo della notte estiva.
Cercava inutilmente di dormire
perchè imperioso l'assaliva il senso
del nulla... dello spengersi nel cielo
dell'ultimo bagliore...sino al vuoto
nel buio eterno! nell'eterno "non".
Nemmeno il viso, nè lo sguardo complice
di lei, quattordicenne come lui,
riusciva a sovrapporsi per scacciare
la cagione del panico, aggravato
dall' insolente sonno dei cugini.

La rivoluzione
Madre e sorella fuori ad ora presta
per veder che succede per le strade.
Si spalanca la porta e questo appare:
un insorto che tiene il braccio destro
sollevato nel gesto di lanciare
la granata che stringe nella mano
ed altro insorto che punta il fucile.
Uno gli grida "si alzi e poi e ci segua
renderà conto alla rivoluzione".
I fratellini stanno ammutoliti
mentre il padre si leva dalla branda
e quieto dice "Abbassate le armi
non posseggo nemmeno un temperino".
Si veste calmo, non spaventa i bimbi
non dà segni di tema, dopo il breve
tremore del suo labbro alla minaccia.
Poi nessuna parola fino a quando
il figliolo piu grandicello chiede
"ma che vuol dire la rivoluzione"?
(e il padre, intanto, viene ammanettato)
"Niente altro, gli risponde il prigioniero,
che i padroni ora diventan servi
e i servi si trasformano in padroni"
"e quanto dura" ? insiste il bambinello,
risponde il padre varcando la soglia
"sino alla prossima rivoluzione".

Lungo la spiaggia di Materdomini
Tutti insieme si misero a cantare
da repentino umore accomunati
come se a festa stesser per andare
quei cinquecento giovani soldati.

Torna nel mio pensiero l’aspro canto
che si levò da quel gruppo sgranato,
più che di gioia lo sentii di pianto
per esser vivi in un pietoso stato.

Però eran fieri quei ragazzi arresi
mentre dolce e beffarda era la brezza,
dietro il filo spinato i volti tesi:
fu il germinar di mia prima tristezza!

Confuso come fossi in un risveglio
sentii nell’aria il lor malo destino,
tolsi lo sguardo come fosse meglio
e ripresi di nuovo il mio cammino.

Indescrivibile
Se tu poeta,
scrutando il sole,
quando l'astro invase
il cielo intero,
rimirando cosa incantevole
che però cosa
pur sempre invade,
sentisti che la volta
del tuo animo
s'illuminò d'immenso,
qual gran pianto di luce
posso io descrivere,
scrutando gli occhi
di questa donna
fragile essere,
che non le cose
ma la mia vita
tutta si prende .

Oltre duemila anni dopo Cristo
Iraq anni 2000 dopo Cristo.
Da poco era passato un'altro inverno
Pregai che non vi fosse alcun conflitto
quando venti di guerra s’avvertivano,
scongiurando fra me tale sventura.
Parvero dissipati i miei timori
di stragi, di vendette e di rovine
di lacrime, di atroci sofferenze
che la guerra con sé sempre si porta,
quando vidi scappar per quella riva
del fiume più famoso della terra
uomini, militari senza giubba,
ed avanzar gli spaventosi carri
mostri di morte e di devastazione,
senza far fuoco, giganti ammansiti,
nè trovar resistenza e poi gran folla
ai piedi della statua con le funi
ad abbattere il mito del regime.
Mentre in cuor mio chiedevo quando al mondo
sarebbe nato l'ultimo tiranno
credetti chiusa quella dittatura
con la caduta del feroce autore
che schiavizzato aveva i suoi fratelli
le carceri riempite di caparbi
nemici di quel giogo e sterminati
villaggi interi e pure con l’inganno
sgozzato anche i mariti delle figlie.
Pensavo già ai soldati che abbracciando
un popolo da poco liberato
prima in tripudio fra folle plaudenti
d’uomini, donne ragazzi e bambini
gioiosi con le loro bandierine,
poi benedetti al sospirato addio
ed al rientro nelle loro terre
già terminato avessero il conflitto.
Ma quanto m’ingannavo in quel pensiero,
e quanto vere furon le minacce
di quell’atroce , mille, mille e mille
tornarono, ma avvolte da bandiere
eran le loro bare, ad una ad una.
Scatenato era intanto l’atro turbine
della guerra civile e morte a morte
e l’odio all’odio alle macerie e al pianto
s’andava accumulando senza tregua.
Vite divelte, come giunchi teneri
allo squassar del micidial ciclone,
sicchè vinti e sconfitti si confusero
l'un più dell'atro forieri di morte.
O guerra, guerra, guerra quando gli uomini
per sempre bandiranno anche il tuo nome!
quando d’oppressi e di martiri vani,
di vincitori, invasori e simil specie
il nostro mondo perderà ogni traccia?
Solo allora l’intera umanità
esser degna potrà di questo nome
che da bestie feroci la distingue.

La sua voce
Ora m'incanta anche la sua parola:
più dei lunghi capelli,
delle linee del seno scolpite
sulla maglia.
Materia, madre delle cose,
soccombe
all'immateriale accento
che dalle labbra affiora,
e si diffonde
tenue, pastoso e carezzevole,
accompagnato
da vezzosi cenni del viso.
Solo al vento leggiero
fra le fronde o le siepaie,
al mare
con il ritirarsi delle onde
che hanno invaso
la flessuosa spiaggia ,
o al mormorio dell'acqua
che scivola gioiosa sulla balza,
avevo ascritto
sì naturale suono.

A Gabriele Piretti
Torna il vento gelido
del Nord
ma non è così pungente
come la facile ironia
di chi legge la storia
scritta dai vincitori
di sempre.
Solo ora, Gabriele,
puoi scavare nel tempo,
libero da chi lo ha sepolto
in fretta, per rinnegare l'indomani,
il suo ieri.
Attento, solo i giovani
si ribellarono innocenti e veri
ed altri pochi,
che pagarono prima, durante e dopo,
non chi si rivoltò dopo l'osanna
a battaglia perduta.
Bis mori videor
disse il leone all'oltraggio dell'asino
che durante la vita
non avrebbe osato
sollevare lo sguardo in sua presenza.
Ma tu sei giovane, per più poeta
tu hai sangue puro
tu hai diritto di amare
di proclamare la Libertà,
unica dimensione degna d'un uomo,
di viverla ogni giorno
di giocarti per Lei qualunque cosa
ma leggila
per il tuo prossimo futuro,
perchè la storia,
quella che sempre è scritta
da zelanti servi della convenienza,
quella poi tramandata
a ignare generazioni
continuerà a mentire.

Dove?
Nell’espressione geometrica
di un cerchio o di un rettangolo,
in una molecola d’acqua,
nei sessanta miliardi di atomi
che contiene una capocchia di spillo,
nella trasparenza di un cristallo,
nella formula d’una roccia,
nel seme che germoglia,
nel ventre della terra che lo accoglie,
nel tizzone che arde,
nella forza ribelle degli emarginati
e degli oppressi,
nei pianeti,
nelle stelle,
nel camino d’un casolare che fuma d'inverno,
nel volto di un bimbo africano,
nel planare degli uccelli,
nella corsa di una tigre
e nelle movenze dei felini,
nelle gioiose feste di un boxer
e nello sguardo dei cani,
nei barconi carichi di fuggiaschi,
nelle arpe nei violini
nelle note e nella matematica,
in una donna col bambino al seno
e parimenti nel nudo di donna,
nel galoppare e nitrire dei cavalli,
nei trulli e nelle antiche masserie,
nelle cascine, negli igloo, nelle capanne,
negli yoruba di Wole Soyinka
nella riscossa dall’apartheid di Mandela,
in Evita e nella sorte
di donne forzate alla prostituzione,
nella sofferenza dei curdi
indigeni stranieri dilaniati in quattro terre,
e delle musulmane,
nelle sofferenze delle discriminazioni raziali
dei pellirossa, degli ebrei, degli armeni, dei gitani,
dei palestinesi nei campi profughi,
nell’impazienza d’una vergine,
nelle giornaliere scoperte di un infante,
nel ricordo di mia madre e mio padre,
nella dignità di un povero,
negli spettacoli che offre il cielo,
negli operai alle prime luci del giorno
comandati da una sirena come cavie
e inghiottiti da un cancello,
nella lava che si sprigiona
dalla bocca di un vulcano,
nel ferito più che nel vincente,
nel nano vestito a festa,
nel credere in Dio,
nella luce di sole che batte tiepida
sul sagrato di una Pieve,
nel volto triste d’un carcerato
senza speranza,
nello scorrere dei fiumi e dei rii,
nel turbine dei torrenti di trote guizzanti,
nel fragore delle cascate
nei neonati,
nella luce dei tuoi occhi,
nello zampillo di fonte,
nei ghiacciai e nella pioggia,
nel sole che si tuffa nelle acque
come nei tramonti del deserto
e nelle dune figlie del vento,
nei monti scoscesi e nei dirupi,
nelle valli verdi, lacustri e fluviali,
negli alberi frondosi o brulli,
nelle carovane di beduini
nei pazienti dromedari,
nella saggezza dei vecchi
nell’impeto temerario dei giovani
nel mare,
nelle onomatopeie, nella musica, nei canti villani,
nelle danze dei neri,
nel work song e nel figlio jazz,
nei vecchi cocciuti superstiti di New Orleans,
nell'olocausto di Martin Luther King e di Hina,
nella fede dei bonzi,
nell'odissea dell'infedele somala
"deputata olandese" Ayaan Hirsi Ali,
nella redenzione del soldato bambino
della Sierra Leone,
nel susseguirsi del giorno e della notte,
negli animali miti e feroci,
nei pesci e negli insetti multicolori,
nelle sagre paesane,
nelle erbe tenere
e negli arbusti testardi,
nel vento,
nel colore delle vesti delle nere,
nello sguardo trepido di madri
nelle tavolate meridionali,
nei fiori di campo e nelle gemme sui rami,
nelle stagioni anche sconvolte,
nei campi arati,
nelle messi di grano biondo,
nelle distese di girasoli,
nelle tundre e nelle savane,
nei rovi gelosi delle more,
nell’odore dei funghi di bosco,
nelle vie bianche di neve,
nel sapore dei cibi
preparati con amore di donna,
nelle valve e nei frutti dolci e aspri
nella gioia e nel dolore,
nella immensità del piano universale
io trovo Poesia.

Al dubbio
Come studente assiduo
cerco di leggere le pagine dell'esistenza
di lenire il cotidiano saccheggio
della cattedrale del mio animo.
Ma più sfoglio il libro, più grande
diventa l'ombra del mio intelletto.
L' incoscienza mi consuma
più del tempo implacabile.
Sono Sisifo e Tantalo
ed ogni sera cerco di addentare
la china che mi sfugge.
Il nulla mi assedia e nuovamente
ricorro al ponte levatoio
e mi asserraglio nel mio castello
dove dimoro con l'amico "dubbio".
E là divago nei miti della bellezza.

La vita in numeri
Uno, due e tre
non so con chi, nè so perchè,

quattro, cinque e sei,
nè quando e come o che vorrei,

sette otto e nove
se restar qui o andare altrove,

e infine zero
s'è tutto falso oppure vero.

Transito
Cos’è più kitsch di un cimitero!
granito bianco, lastrone nero
un Cristo magro… un Papa grasso,
motti retorici sull’atro passo,
angeli bronzei, ali spezzate
foglie marmoree, mani velate.
Quella funerea se, a volte, è arte
gioca nell’orrido la propria parte:
statue giganti e finti arazzi
come se i morti fossero pazzi.
Foscolo, Foscolo, che cosa hai fatto!
Oh verdi prati, con lungo tratto
di bianche croci! che del riposo
create l’ambito più dignitoso.
Con il contatto nella natura
non è artefatta la sepoltura:
azzurra volta, avelli aiole
sorella pioggia, fratello sole,
tutti ci salvano dall’opprimente
gusto … molteplice di tanta gente.

Monterosso
E’ da quell’immagine
che nasce la poesia:
una barca lievemente ondulante
ancorata là, a pochi metri dalla battigia,
nella notte mansueta,
sfiorata dalla scia di questa luna
che solca di mercurio il mare nero.
Questo fluitare complice e silente
di gocce, portate dal vento,
aspirate dal filare delle tamerici
che sanno di mare,
rapisce e poi culla il pensiero
che si lascia ninnare
come legno di naufragio
soavemente spinto alla deriva.

Passaggio
Perchè mi strugge
questa incantevole
rossa morte del giorno.
Perchè m'assomiglia
a tutto ciò che ho perso
per sempre?
Eppure presto,
cedendo la sera,
mi avvolgerà magico
il profumo della notte,
madre delle cose.
Ma forse il sole
quando infuoca il cielo
degli ardui tetti,
o s'inabissa nel mare,
o si nasconde
dietro il sipario
abbrunito degli alti monti,
più d'ogni altra cosa
ricorda a questo mortale
l'inafferrabile
passaggio del tempo.

Prefazione
Poveri noi, povere teste belle
che capiscono molto, anzi prevengono
degli umani i destini e inerti osservano
la piccola statura dei politici
dei commercianti l'uzzolo morboso
di banchieri e strozzini la grettezza
che fin la iena offende in paragone.
Guardiamo il mare, si, guardiamo il cielo,
del sole descriviamo i bei tramonti
degli uomini i migliori sentimenti ...
ma quel piccolo là che nasce povero
da noi quale conforto può ricevere?
chi cucirà quel suo vestito lacero
chi preverrà le sue umiliazioni
e di suo padre e di sua madre l'uggia?
Siam dunque noi dei menestrelli inutili
di suoni inconfondibili ma sterili
che coltivano il proprio orto e il rosaio
di cento innesti colorati e futili?
Datemi per favore un altro senso
perchè non bruci questa antologia.
(da "L'antologia inutile di Gus")

Vita è incanto.
Perchè la vita spesso volge al fine
senza lo svolgimento, siamo noi
ombre prive di senso?
E tu, divina immagine che esprimi
l'umana perfezione
sei mia creatura e basta oppure vera
obbiettiva esistenza ?.
I tuoi capelli, le tue forme e gli occhi
paradisiaci
inganno sono per procreazione?
a quale scopo, di quali geni schiavi,
siamo condotti al remo d'una barca
che tanto pesa e tanto dà dell'onda
l'estremo incanto?
perchè c'è dolce madre che dal grembo
ci trasse per amarci e caro padre
che si curò di noi sin dalla cuna?
e quell'occaso, quel filar di monti
quell'erbe verdi e quella irradiazione
del sole fra le chiome della terra
è tutto frutto del nostro pensiero?
Siamo sì grandi da creare il bello
o solo ci sentiamo
minuscoli del cosmo adoratori ?
Io non so dove, quando e quanto vivo
sia dell'umanità lo spettro eppure vedo,
chè nell'animo mio c'è interna luce
anche se dei mortali sono il figlio.

Amore
Di questo sentimento parlan tutti
i bassi, gli alti, i magri, i belli e i brutti,
però succede quasi ogni momento
che lo scambin per innamoramento.

Attenti, dico ai giovani che oggi
di due tre amori all' anno fanno sfoggi
non riteniate amore l'attrazione
che poi finisce in una delusione.

Quello mi piace, quest'altra mi garba
guarda che pelle, ma che bella barba...
non è questo l'amore che cercate
perchè poi sempre soli vi trovate.

Quelli che dicono l'amor finisce
a lungo andare tutto deperisce
non han capito niente poveretti
e per quel sentimento sono inetti.

Che debbo dire, son superficiali
son degni di pulire gli stivali
son beceri, son becchi e un pò cretini
non sanno amare, poveri tapini.

Alla donna che il proprio uomo ama
e viceversa all'uom che ha eguale fama
non basta per godersi il sentimento
la vita intera, altro che un momento.

Sera d’estate
Tutto è dentro di noi
questo mistero …
lo spazio, il tempo
la disperazione.
Tutto è sopra di noi
la notte chiara,
il lume della luna
e le sue stelle.
Tutto è sotto di noi
la barca, il mare
nero e d’argento
e il suo segreto abisso.
Tutto sta avanti a noi
quella montagna
traforata da luci
e quegli scogli
isolati fra le onde.
Tutto ci avvolge il cosmo
anche lontano.
Vedi siamo un tutt’uno
immenso e solo
d’un atomo infinito,
esili, inconsce parti:
siamo brezza lieve
che appartiene al vento
ma lo ignora.

Excerpta
1. De sideribus
Colgo l'etimo del desiderio
c o n s i d e r a n d o le stelle.

Emancipazione
Come Eroda,
nato sullo stesso lido
pervengo all'accortezza
della libertà totale.
Voglio una veste
due forti calzari
un bastone
e un sacco per le cibarie.
Desidero
il silenzio di me stesso.

Grazia
Un breve nome,
un complesso di volti
legati nella mia mente
come le ciocche dei capelli
avvinte sulla fronte
dalla salsedine.

Labi
La stagione è degenere
- tundra del sud -
Finire
in uno sgomento d'autunni.

Non solo
Non è solo rimpianto
questa musica
che giornalmente
dentro mi percuote,
ma anche incanto
per i sensi,
dai quali attingo
l'etimo
dell'universo in cui "sono":
dal sommo
dell'alta volta del cielo
all 'imo
del mare più profondo.

Silenziosa
Speranza antica
come il più lontano
ricordo della vita.
Ragionavo di te
da lungo tempo
meditavo sul volto
sulle mani.
Attesi
e mi apparivi sulla soglia
ora celando il volto
ora le mani.
Risalivo la chiusa degli anni
per ogni sentiero
per ogni rinnovarsi
delle stagioni.
Nel velo d'astri
sulle acque taciturne
cercavo il corpo
leggero e tenue.
Risalendo il fiume
sino alla foce
dove brillano
mille diamanti
in quei colori
cercavo gli occhi.
Ora tradita dalle lacrime
ti vedo:
riconosco quel volto
e quelle mani.

Bramini e Paria
(nella civiltà occidentale)

Speculatori
detti banchieri
(chi se ne frega
se bancarottieri!)
e armeggiatori
per ogni lega,
politicanti
multicolori
ecco i signori.

Palle-calcianti
(si dan pedate
anche fra loro!)
con i cantanti
(speci osannate
coperte d’oro!)
e una cordata
di cine-attori
ecco i signori.

Presentatori
di a-letterate
televisure
vere iatture
per disgraziati
ascoltatori
(che se abbonati
pagano pure!)
ecco i signori.

Il ventre molle
è divenuto
l’uomo non–media
lo sconosciuto
che (vero folle!),
dalla commedia
rimane fuori
per fare spazio
a questo strazio.

Il segno dei tempi
Il Partenone in plexiglass!
e perchè no, anche il Colosseo...
confezionati come in vetrine
di grandi magazzini
per tramandarle a posteri
che mano mano avranno
crani di cellofan?
Lasciate che il tempio d'Atena
e l'anfiteatro Flavio
abbiano come tetto il cielo.
Lasciate il segno del tempo
e delle barbarie
inferte dall'umanità contro se stessa.
Anche i restauri
sono prova d'incuria della nobiltà
dell'opera, della sua antichità
dalla sua tenacia nel sopravvivere.
Se no andate a tingere le Piramidi,
a ricoprire l'Odeon con lucernari al neon
a rifare la testa della Nike di Samotracia
a ridare le braccia alla Venere di Milo.
Avete tolto il Davide dalla Signoria,
Il Marc'Aurelio dal Campidoglio
tutto falsificando
anche i colori della Sistina.
Miseri uomini! posteri incapaci!
comandati da burocrati
e ciarlatani interessati
anche il Cenacolo, già deturpato
dalla porta dei frati famelici
avete osato truccare.
Addio colore antico delle cose...
addio bellezza primigenia
sfregiata dall'ignoranza di falsi cultori
menti e mani sacrileghe:
se vi fosse dato
riparereste i buchi dei chiodi
della croce di Cristo
spiantata dal Calvario,
lavereste il suo vestiario insanguinato,
imbianchereste il suo sepolcro!

A Cristina
Oh Dio

Dio, dammi un segno
della tua esistenza
ma fuori il vento picchiava sui vetri.

Dio dammi un segno
della tua esistenza,
ma fuori urlava sugli scogli il mare.

Dio, dammi un segno
della tua esistenza
ma fuori dietro il monte sorgeva il sole.

Eremitaggio
Io so che la civiltà d'oggi
s'erige contro la mia coscienza.
Anche le madri,
sono incastrate
nella ruota del ciclo produttivo ...
anche i sentimenti paterni
s'adeguano
alle mille nuove esigenze.
Io so che molta scienza d'oggi
s'erige contro la mia coscienza,
trascinata
dall'accanimento tecnologico,
verso l'uomo di Huxley.
Io so che l'arte d'oggi
s'erige contro la mia coscienza,
ispirata
dalla distruzione del mutos
della favola incantevole
dell'universo.
Io so che mio figlio
nasce in un mondo
pianificato
e vede alberi malati
piantati a lume di progetto.
Io so che molta gente
non dissimile dall' ape
cui viene tolto il miele
vive in alveari
mentre in grattacieli
divisi da mille comparti
il cervello della nostra unanità
ne dirige il destino.
Questo
mi toglie dall'armonia
scudo del panico,
mi induce a fuggire
non sempre riuscendo,
per vie solitarie
dove nessun conforto
mi renda schiavo.

Iter
Il vero momento
l'attesa ...

il vero sentimento
la nostalgia

prima e dopo,
prima e dopo

per sempre.
...
Fu la vita a spingermi
nelle mani del tempo

ruvide mani.

Stanco
dalla prima lotta
divenni
espressione vivente
della mortalità.

Come gli altri.
Più degli altri.

Dedica
Nessuno mi condannerà
per la tua morte vivente.

Invecchierò protetto
da leggi e costumanze.

Immagine adulta
della penitenza.

Tre pater,
tre ave,
tre gloria.

così la mia coscienza
sarà paga.

Ezra Pound
Esule,
scavato negli anni

legato
al bacio
senza speranze
delle dardane
agli stipiti
d'Ilio
in fiamme

Noi Europa
Vedi quei bimbi che corrono
nella savana disboscata
come cuccioli di gnu
inseguiti da un branco di leoni affamati ?
Sono spine inestinguibili
nella nostra coscienza occidentale.
Che approccio di secoli sbagliato
con il polmone del vecchio continente:
l ' A f r i c a.
Là avremmo potuto purificarci
a contatto con la incontaminata
specie umana
incorrotta nei secoli.
aiutandoci
noi per tornare a loro
loro per venirci incontro.
Maledetti i pionieri
che sverginarono le sue foreste.
Maledetti i padroni
che infestarono quella terra.
Maledetti i negrieri
che imposero le catene
trapiantando le vite
dei figli migliori.
Maledetti noi, nipoti incapaci.

Dafne
Hai teso le tue mani bianche
nel pianto della sera.
La sera t'appartiene.

Frammento di lettera
Il giorno che morirò
tu mangerai una mela
mia Dafne.

Ad una giovane donna
Diffida degli sguardi inespressivi
del pianto non pianto
di chi non prende posizione.

Diffida del silenzio,
diffida degli uomini muti,
di quelli che pagano a peso.

Chi pagò per tutti
ebbe il <verbo> per rivelazione.

Valgono meno
dell'ultimo dei ciarlieri,
dell'ultimo degli sbruffoni,

ama
chi azzarda generosamente la vita.

Io
Abbandonai me stesso
mentre serbavo i mercanti nel tempio
della mia anima.

Venni da terre lontane come oceani.

La rena del deserto raggiunto
ha chiuso con veemenza
i miei occhi.

Con le mie lacrime
avrei potuto rigare la pietra
ma il vento avrebbe essiccato
le mie palpebre.

Con mille tamburi
avrei potuto assordare
sino all'ultima, le cellule delle mie arterie

in questa piana devastata
senza dio.

Ma nulla avrebbe potuto impedire
la mia arida assuefazione.

Vespro in collina
Reclinano i rododendri
sulla treggia del buio
mentre il vento li violenta
con insolito furore,
E' grave l'ora
in cui nasce la notte
madre delle cose.
Vorrei aiutare il giorno
a non morire
dandogli un segno
di fede inconsunta.
Resto raggomitolato
su questo colle
come arruffio di sodaglia
sopravvissuto
all'agonia delle cinerarie.

Terra (Origine)
Madre bianca come corteccia di neve
venni per te di lontano come la primavera all'autunno
schiudendo gli occhi esule.

Di quali radici possedesti il ceppo
di quali ninfe fu necessario il pianto
dea universale in un eterno amplesso.

Io sono sorto dal tuo ventre come il leccio.

Madre del vento, madre montana e rocciosa
antica come scoglio dammi l'etimo delle stagioni
della notte infuocata, del bacio del sole.

Ti sento agreste, solcata sino alle viscere
emersa dal mare nero, profondo di sale
e ti sento piangere come creatura assetata.

Vorrei affondarmi nella tua essenza
chè forse questa è l'armonia della fine.

Biafra ''70
Viene la morte dai capelli rossi
nel ventre nero dell'Africa.

Viene la morte dalle bianche squame
che li assomiglia agli antichi padroni

dove brucia la terra.

Dio, nostro Dio, loro Dio
salvali, salvali dalla foresta di sangue.

Hanno capelli di brace
hanno pelle accozzata alle ossa.

Odi la preghiera
d'uno sciacallo saturo.

Interrotto
Quasi a strati
la vita sempre più s'avvantaggia.

Eppure c'è qualcosa d'interrotto
poichè il tuo fragile volto
non potrà ripetersi
ad ogni appuntamento
esile e protratto
della primavera.

Con intuito di secoli
Antonio del Pollaiolo
ha effigiato un profilo.

Ma gli occhi sfuggono
all'artista toscano ...

sarebbero smeraldi
se il mare fosse di pietra.

Heres lucis
Sento solchi antichi
nascere dai tuoi occhi,
limpidi miti

sulla mia coscienza
percorsa come da pioggia
nel caldo dell'estate.

Ad ogni ritorno, le mie mani
cercano mutevoli la veste
del tuo corpo terreno.

Sul finire del giorno
sfiorami con i tuoi occhi di vento
erede della luce.

Dharma. Ai miei figli.
In questa pieve annerita
ci siamo riuniti ...

ora noi abbiamo le loro spoglie.

Il più amato dei padri
morendo
lascia un retaggio
che mitiga il dolore
e affretta la discordia.

Come antico re giudaico
allestirò un caprone
risparmiando
per la contemplazione
le ultime gocce del pozzo.

La civiltà è lotta
di figli contro i padri
- così Giove incatenò Saturno
castrandolo,
ma le stille di sangue
fecondarono la terra -.

I superstiti hanno intimo sgomento
ma le movenze
già si fanno abitudinarie.

Ritorno
Risalirò l'acropoli come figliol prodigo.

La mia verità è sepolta fra i ruderi del tempio d'Atena
dove scaverò con mani sino alle radici del tempo.

Qui placherò la falsa seduzione
dove le strade si perdono nell'abisso del passato.

Qui il mio essere tolta la patena al calice
stillerà la purezza dalla fonte.

Il mio sangue è linfa della terra
che germina nell'acino dell'uva.

Il mio corpo è seme della terra
che germina nel dorato frumento.

Le mie ossa sono ossa della terra
che germinano nelle bianche rocce del mare.

Il mio pianto è il pianto della terra
che germina in bianche lacrime di brina.

Mi riconoscerò su quell'altura viva e silente
dove il tempo fatica ad estirpare la sacra origine dell'uomo.

Getsemani
Prendimi sera,
d'umile pianto di madre.

Levo le palme alla freschezza
e gli occhi baciano il cielo
di pupille ardenti.

Le mie ginocchia premono la terra
e prego d'universo
abbracciando le tue mute parole.

Tu piovi su di me consolazione.

Ero assetato di queste lacrime
ero indigente di questo corpo.

Sera cruda e dolce, ecco io ti bevo
cogliendoti nel cavo delle mani.

Tradito e triste sino alla morte
udì il germoglio della terra bruna
sentì l'effluvio della terra
- adolescente -
che assorbiva la linfa della volta.

Verso altri cieli,
come uccelli che migrano,
la turba lo seguiva vestita del suo saio.

Poi venne la sera di Getsemani.

Ava
Due rimasero a vegliare
mentre uscimmo con occhi bassi.

Tre giorni dopo,
sul letto di morte
le madri
si dividevano
la lana dei materassi.

I preti sotto l'ombrello
compierono il rito cristiano.

Tumulata la capostipite
nella tomba di famiglia

ci allontanammo dalla fanghiglia
attenti
a non inzaccherare le scarpe.

Ora è un anno
e come allora piove.

Il tempo non si stanca di ripetersi
e non segue la moda.

Irreversibile?
Ciascuno ha un Faraone
che lo costringe nel suo Egitto.

Di questo domani di sempre
vestiremo i nostri figli ?

ospiti a pagamento
sulla faccia della terra ...

... nati in un mondo
pianificato da altri

saranno sostenuti anch'essi
dalla speranza di prevaricare.

L'idea del grande giardino
fecondo di frutta per tutti

diverrà sempre
il piccolo orto da coltivare

e staccionare?

Di Raffaello
Visione di Donna
col suo bambino

sconcerto umano
stupore divino.

Processione a Latiano
Levatemi l'immagine
di quella donna vestita di nero
col viso livido
dietro a quel velo.

I santi traballano
traballano muti allibiti
portati a spalle
come ai funerali

Jesus
la mia disfatta è la tua morte.

Lo vedi,
l'acqua del mare
messa in un secchio
perde i riflessi del cielo
e rimane
il sapore del sale
come, alle lacrime
sulle tue gote
scaturite dall'iride

Agli amici
I Poeti ?
Il mondo tende a stanarli
per immergerli
nello stagno della banalità.
Evitando
il posciadesco teatrino
dove si recita
l'assalto delle vocazioni
e delle ambizioni
umane,
restano
nobili ascoltatori
di un onda di vita
che loro solo intercettano
e traducono
in brevi spazi a mosaico
donando
la purissima
espressione
dell'essere.
Le altre arti
sono statiche
la musica e la poesia
volano, si espandono,
diffondendosi.

Il gioco
Danzano i mutamenti
delle genti,
danzano i sentimenti,
ma ognuno,
con musica acorale,
diseguale,
confluisce nel giro
del male.
In questa fratta di mondo
il girotondo
è accompagnato
da uno stonato
suono circense.
Danzano gli ideali
le morali
le rime dell'arte.
S'avvezza
la parte migliore
dell'uomo
con la peggiore
e s'accarezza
s'intride e feconda.
Danzano le vite, rotanti,
volanti
su navi di terra,
dell'aria
o beccheggianti
in un' unica ondata,
d'amore
vestita
di pace incolore
o apaticamente
di guerre screziate
di sangue.
In questa ballata
implacata
e inesausta,
lontano, cinereo
sfuma
l'etereo senso
dell'esistenza.

E poi...
Non parlavo d'amore
gentile signora
come ancora lei,
splendida, lo intende
legato a bianca
appetibile carne
sorretta da quattro ossiciattole
e a un animo gentile.
Parlavo d'universo
che insieme potremmo scoprire
più che i suoi candidi seni
(sui quali certo mi accoccolerei).
Parlavo dell'amore
che regge il cosmo
con regole precise,
dell'amore che ci consente
di svelare comunicando
il nostro depurato
senso della bellezza.
Volevo parlare, signora
di armonie naturali
dell' incontro dei nostri sguardi
che si sono cercati
come i naufraghi cercano l'approdo.
Parlavo, o volevo parlare
anche del suo bacino
delle sue cosce bianche
sulle quali è naturale
che si soffermi
il lampo degli occhi desiderosi,
ma spiegarmi perchè
al di là di questo la prediligo
perchè mi predilige in mezzo a tanti.
Poi la paura di crearle
quel male nascosto che si dice"panico",
mi ha trattenuto
come forte vento che scoraggia
l'ascesa di una vetta,
e uccide l'irruenza.
Ho preferito tenerla nel suo dove
in questa sua mattina d'esistenza,
lasciarla agli elogi della gente
farle vivere i suoi momenti
limpidi e gioiosi
di contentezza d'essere
creatura che natura privilegia.
Non ho avuto il coraggio
d'inabbissarla
in una magnifica sventura
di trascinarla all'improvviso
su onde imperscrutate
di infliggerle percorsi
di quei sentieri non abituali
che inconsapevolmente cerca.
Si, m'avrebbe seguito.
E poi...

Vita
Molte tappe ho trascorso nel sentiero
senza ritorno:
provocazioni, inutili disegni
errori, nuovi errori ancora errori.
Ma chi m' insegna a vivere se gli altri
come me, più di me sono stupiti
di fronte a un dono che ci fa gioire
ad un castigo che ci fa soffrire.
Ci sono notti illuni e senza stelle
ci sono notti nelle quali il cielo
ti svela l'infinito.
E tu sei una festuca dentro un rio
dove il corso del tempo, spinge a fiume
ed il fiume nel mare sconfinato
da cui nessun sommerso fa ritorno
per raccontarne l' onde.
Siamo chiamati a recitare d'essere,
senza copione nè suggeritori
a improvvisare il ruolo della vita
a navigare in acque sconosciute
per dove?

Senza tregua
Durante le guerre
i Natali sono più lenti,
la neve s'accumula
e s'insanguina sino al disgelo
che dura molte primavere.
Poi la pace crea nuove guerre,
nel breve tempo di ogni vita,
e le guerre generano nuova pace.
L' umanità ama e odia
prega e bestemmia
genera e degenera
costruisce e distrugge
gioisce e ansima,
esplode e implode
come le viscere della terra,
come l'universo dove compaiono
e scompaiono le stelle.

Oggi
L'uomo non è più Bach
perchè non crede in Dio.

Gli angeli non hanno specchi
per riflettersi su questa umanità

disorientata.

Sogno
Ho sognato il Papa
vestito del saio di Francesco
che benediceva tutte le coppie di fatto
santificando le loro unioni.

Ho sognato il Papa
che con un gesto d'amore
proferendo parole
("sìnite parvulos venire ad me")
battezzava tutti i bambini del mondo
poichè di loro
nulla c'è di più sacro e di più puro.

Ho sognato il Papa
che diceva alla gente
"gli omosessuali sono creature di Dio
e come gli altri vanno rispettati",
che diceva alla gente
"un'azione in favore di chi soffre
vale cento preghiere".

Ho visto poi "rigremirsi" le chiese.

E la messa era festosa,
e tutti accorrevano portanodo fiori
e palme e rami d'ulivo

come accadde il giorno
quando il Figlio dell'Uomo
entrava in Gerusalemme.

Religio
Acque limpide
dove abbiamo immerso
le nostre mani di pietra
germinando il deserto,

aria pura
dove abbiamo disperso
mefite

tutto nel fugace mattino
della nostra esistenza

noi uomini
esseri da pochi millenni

ultimi, venuti
appartenuti al nulla
prima della prima vita.

Eppure
la generazione umana
tese le palme al vento

in movimento
di preghiera
di fronte ai doni della natura

eppure il vento la carezzò
con un sussurro
antico e caldo.

Eppure cadde sulle ginocchia

più vicina alla terra
per comprendere il cielo.

Filastrocca
Suoni e danze
suoni e danze
poi che tutto
rinverdì.

Balla scalza
balla scalza
poi che tutto
rinverdì.

Ho mentito
sette volte,
sette volte
solamente
quante stelle
conta l’Orsa.

Il passato
è fiume morto
ora scorre
acqua novella
giù dai monti
giù dai monti

…poi che tutto
rinverdì.

I tuoi occhi
sono stelle…

sono stelle…
di dolore,
poi che… tutto
rinverdì…

ma non l’amore.

Giovanni Paolo il Grande
Infine s'è spezzato
quel cuore possente.

La grandezza dell'uomo
si gode in vita

e si misura in morte.

Io
Dalla catena
a buon mercato
che ci aliena,
dal nostro formicolare,
dagli stadi urlanti
o
dai fans
che ondeggiano intontiti,
dal frastuono di musicanti,
dalle maree
che inneggiano
o
inceneriscono
un simbolo,
dalle folle che osannano
o
imprecano,
i miti precari,
ma miti
dalle resse
nei week-ends,
o
dalla forza invincibile
dei luoghi comuni
nei discorsi
del mondo di ieri
e di oggi,
dalla pochezza
dei docenti e dei media,
dalla viltà sorella
dell’arroganza

io
derivo.

La poesia
Cos'è la poesia
se non
ciò
che non si può dire
se non
in poesia

Mentre leggi un libro,
un articolo di giornale,
se senti una canzone
o narrare una storia

ogni tanto
un periodo
un'espressione
una parte del canto
una frase

si stacca da sola
dal testo

e

vola, vola, vola.

Il poeta
Il poeta
non è vestito da poeta
non ha i capelli da poeta

Il poeta
si perde fra la gente
non si fa notare

Il poeta
non è un prete sull'altare

né un cantante
da folla in uno stadio

Il poeta
è attratto dall'umore

dal sapore del mondo
dall'incanto della notte

dal pianto sulla terra
dei raggi del sole

dal perpetuarsi delle stagioni
dai suoni del vento

dal lamento dei poveri
dagli occhi dei fanciulli

dai trulli, dalle igloo dalle isbe
dai canti di campagna
e di montagna

dalla fiamma che arde un ciocco
dal fumo che esce
dal tetto d'un casolare

da un volto
da un nudo

dai rifugiati
da quelli scacciati
dalle loro terre

è attratto dai campi
dai fiori
dai colori della natura

da una donna che partorisce
da un grande amore

da chi deve morire
come un agnello che pasce.

dagli alberi frondosi e scarni
dalle innocenti creature
terrestri dell'acqua e dell'aria

Giorno d’autunno a Milano
Pareti senza dubbio d’arte
nella mia stanza di cenere

Il mio sguardo,
dopo un volo appiattito
si specchia nel vuoto inospitale

Uno zoppetto a Spello
- perla dell’Umbria felix
ciniglia
sul timido inchino di colline
d’umile aristocrazia francescana -
quasi recandomi per mano
mi dischiuse
una loggia del Pinturicchio

Il mio animo adolescente
fu colto impreparato

Ora il tempo scorre
come la parola del saggio
che si ripete per lunga esperienza

L’estate è già finita
da questa finestra impietosa
di fiori
che si sincerano di morire
cornice dell’autunno milanese
un’acquaforte livida e brunita
dal bulino di pioggia
incisa in giorni
che non conobbero infanzia

Il mare senza colore
è lontano e crespo
come un dio senescente

Vorrei camminare a piedi scalzi
sulla sabbia luglina per conforto
a queste povere umide ossa

Vorrei reggere a un bimbo
sciogliendomi nei suoi occhi d’infante
secchi d’acqua marina
e pale per la sabbia d’un castello

Vorrei che il sole
prevaricasse la mia umiltà
e il vento
mi rinnegasse origini di terra

Resto incanalato in strade di pietra
- esule - fra terra e sabbia compressa
in una vita rampante
d’erbe e piante umiliate
fra aiole di cartastraccia
cinte d’assedio da neri vagoni
siepi ondeggianti
ove i bimbi
piccoli satrapi usurpati
sono costretti
in un rettangolo di cemento

Pareti senza dubbio d’arte
e una mosca superstite d’autunno
s’intestardisce a tessere un rammendo
attorno al candelabro

Betlemme
Non ho mai visto
un paese più bello

I laghi
erano piccoli specchi

Le case
erano fatte di corteccia

Gli abitanti
avevano uno sguardo buono

e una stella
a portata di mano

Giustizia
Mutili verbali
in archivi di Stato
di me non resterà che questo

La Giustizia ha orecchie sorde
timpani di marmo
mentre parlo in un’aula grigia
come un affresco grigio

Timpani di marmo

Strano destino
per chi ama il suono dei liuti

Notte dauna di settembre
Dorme il Gargano
tuffato in Adria
come fauno
all’acchetarsi delle villanelle

Le lagune di Lesina e Varano
sono letto silente delle anguille

La lodola
protesa al cielo caldo di Messapia
riposa in Daunia
confondendo le ali
alla terra bruna

Splende alla luna
il portale di bronzo
del duomo di Siponto
e l’ Ofanto
reca al Vulture votivo
murmure lamento
pel sacrario di Canne

Veglia Vieste
antica vestale
il fuoco del faro

Biancica Rodi
eterna spettatrice
del sogno marino

Da San Giovanni
stilla immane e pia
severa ed umile
l’ombra del frate
di Pietrelcina

Dalle crepe della biancana
esce la salamandra maculata
mentre dai sotterranei covi
innocuo geco
sbuca la tarantola
avvolta di leggenda

E il tordo
sfuggito al paretaio
si rifugia nel bosco
ove s’annida il picchio

A Bertrand Russel
L’amore
questo si crea sotto il sole

Se il mare non è pieno
dei fiumi che ingoia

L’universo s’espande per amore

Apocalisse
Non l’acqua o il fuoco
non cavalieri armati
né altre catastrofi
distruggeranno il mondo
ma l’assenza d’amore

Solo l’assenza d’amore
potrà impedire
il susseguirsi delle stagioni
e il ritorno ai cicli
dell’anno universale

Quando la grande ombra
eclisserà l’amore

l’universo cadrà

Anni persi
Vieni
chi respira laggiù...
                       lieve respiro

forse un viandante stanco
riposa nella radura

o forse...
          è solo il vento del mattino

Adagio
tu calpesti le zolle
e l’erba poi non nasce

vedi le rane
si rifugiano nello stagno
inconsce dell’amico

Chi respira laggiù...
                        lieve respiro

ora pare di donna addormentata

fuggiamo se si sveglia

Guarda è il sole che s’alza
è tutta luce quella
e il verde ora è verde

Non piangere...
                 quanti anni abbiamo perso

ma d’ora in poi
                  vedremo sempre l’alba

Serata a villa G.
In quell'ambiente
sono entrato
inosservato
con vestire uguale

Sguardi muti
occhi muti
più che indifferenti

Fra loro
si parlano di nascosto

La mia parola
generosa
come la contraddizione
come l'ammissione
di un errore
non è linguaggio accetto

Esco
dalla porta di servizio
r i v e n d i c a n d o
le mie nobili origini
che non interessano
nemmeno un gattaccio
che trovo sull'uscio

né il barman
- famoso per il suo "spirito"-
che con guantiera
e giacca bianca attillata
asceticamente
sale su per le scale

Le loro donne
li seguono come cagnolini

Villaggio inospitale
in cui sono capitato
s b a d a t a m e n t e

La sua casualità
è la mia

non sanno
che sorgemmo
nell'infinitesimo
atto di tempo
durante la trascorsa eternità

Realtà
Attesa
nostalgia

prima e dopo
prima e dopo

per sempre

BR anni settanta
Le città malate
emettono gemiti di sangue

Crocchi di gente osservano
c o n s u e t i
pallidi fiori sull'asfalto

presto dispersi dal vento

Oggi
come in altre epoche oscure
prive di f a v o l e

regna il vitello d'oro

tanto Mosé
non scende dal monte

Uomini bene
Cercò invano un sorriso
su labbra contratte

ma i muti figuri
sorbirono l'aperitivo

senza guardarla


Era una mondana


Chi mendica un sorriso
ha diritto d'averlo

Epiloghi
Attendo con ansia
anche la fine di Salomone

la fine del giusto fatidico


Guai a te
Salomone della vita
abituato a giudizi sereni

che non comprendi l'etimo
della s t e r i l i t à

Solitudine
Ponti e autostrade
gettammo
nel seno della terra

Ritte e ricurve lance

Sanguina
solo il nostro cuore
di agorafobi sperduti

Terra di Puglia
Io amo la solitudine
ma non quella glaciale
dell'universo ateo

Io amo la solitudine
ma non quella d'amore
non corrisposto

Io amo la solitudine
della mia terra bruna
tra il giorno e la sera

Quando gli ulivi
placano la resistenza
al vento che si riposa

Sento le mie origini
che s'affondano
in in questa terra dissodata
divisa da muriccioli
di pietre irregolari

Sento la simbiosi
di sterpi e cacti
con gravidi vigneti
dove la pioggia profuma
di pini marini
e arbusti ostinati

Questa
è la mia solitudine
d i s t e s a
sul finire del giorno
quando il pensiero
amico dello sguardo
s'adagia sulle dolci insenature
che come calice
c o n t e n g o n o
l'acque diafane del mare
liscio come ametista levigata

Calano queste sere
a spandere q u i e t e
ed io mi perdo
silenzioso e credente

Nostos
Mi viene in mente
la passata età
di sensazioni prime
quando l'inverno
lontano come altro continente
era solo di neve

quando sul viso di Tatia
risplendeva
l'adolescente bellezza

ingenua come acqua marina
incontaminata

Icaro moderno
Giorni e notti
tanti giorni e tante notti
come una vita intera
in breve volgere di tempo

La morte appartiene all'universo
non è un fatto terreno

E' salita a coglierli
di là dal mondo

Verso l'inesplorato
attorno alla terra azzurra
di mari di monti di valli
di terre sterminate
fra cieli nei cieli
hanno navigato

ventitré giorni
e una notte in più
la loro notte

L'umanità ora soffre
il panico cosmico
dell'uomo
che può perdersi nell'infinito

Addio Georgi, Vladislav, Victor ...

La soiuz si è posata
i n d i f f e r e n t e
recandoli sulla terra
nel suo ventrecapace

Senza tregua
Dovunque l'uomo arriva di là parte
sino all'ultima meta

Ed è come il mulo
che lentamente compie il suo cammino

e ad uno
ad uno
scansa

i ciottoli cosparsi per la strada

Mani gentili
La bella figlia del mezzadro
mi guardò di sfuggita
come Eva guardò il pomo

Nero è il cielo senz'astri né luna
nero di notte è il mare
come il mio mantello

Ma c'è salvezza per mani pallide?

Il fratello tornò dalla stalla
con sguardo vuoto
e mani insanguinate

la terra è nuda
e non nasce uva dai salici
nè frumento dalla gramigna

ma c'è salvezza per mani esangui?

L'uomo si piega in preghiera
e la campagna brulica
di mani esperte e vive

Il mio volto
non ha solchi di sole o di pioggia
né geloni i mie piedi

Nero è il fondo del mare
nere sono le viscere della terra
come il mio mantello

ma c'è salvezza per mani gentili?

Gloria
Vivo in superficie:
l’aridità è la mia pelle
bianca
come una pagina
non
scritta.
Ma la mia esistenza
subisce
oltre all’entità indomabile
del Tempo,
(che mi fa scorrere
come l’acqua di un fiume
verso il mio delta)
i fatti
di un mondo
di nuovo impazzito.
L’uomo
non accetta l’uomo
se non
per abitudine
o per somiglianza.
Nord contrapposto a Sud
Est ad Ovest…
razzismo in tutti i sensi
verticale, orizzontale
geografico, di religione
di pelle
razzismo di pensiero.
La vita è troppo breve
per comprendersi,
distratti come siamo
dalla quotidianità.
Io sono razzista
come gli altri
per idòla theatri
per passioni
per educazione famigliare.
Come gli altri
in prima linea
ucciderei, per paura,
per odio
per vendetta.
E peggio,
penso che non fuggirei
per senso estetico!
Una mia perfida curiosità
richiede
notizie forti, per stupirmi
…per esecrare.
Ecco la mia inutilità:
la mia falsa ammirazione
per Ghandi
la mia sincera antipatia
per Che Guevara
il mio fascino verso gli estremi.
la mia diffidenza
verso la storia
che cominciò con Cesare
cui abbiamo dedicato ore
di studio, piazze
istituti opere teatrali
e letterarie
senza sottolineare o vagliare il suo:
ut hostes habuit
che significava
passare a fil di spada
anche donne e bambini
del pagus nemico non vile,
per la gloria di Roma
per la sua gloria.
E poi,
i tempi antichi…
i miti lontani e prossimi
tutto esalta la forza,
la lotta,
la prevaricazione…
sino ad ieri, sino ad oggi
sino a domani
senza speranza.
Beato l’uomo
vestito di grigio
che combatte il suo giorno
tranquillamente
e vive senza esitare.        

Un mattino
La seta seguiva le sue linee
adagiandosi sul suo corpo
come edera sul fusto giovane.

Mi venne incontro
coi capelli sfuggiti al fermaglio
e pencolanti a ciocche

come foglie d'acanto
dei capitelli.

Le sue mani
avevano l'umidità della notte
e il bosco si protendeva attorno

come cosa
mentre la sfiorava il vento.          

Dalla Metropoli
Eccomi, estraneo,
preso da un idillio:
ho bisogno di Pieve,
di sagrato
illuminato da pallido sole,
in una domenica
… di fine inverno:
quando le ragazze,
uscite dalla messa
di mezzogiorno,
si soffermano
un po’a disagio
negli abiti chiari della festa
e il loro sguardo pudico,
e sfuggente,
non riesce a celare
l’ impazienza,
mentre,
conversano
con tono premuroso,
come un dover andare
trattenuto
da timidi assensi.      

Fzònos zeòn
(Invidia degli dei)

Forse
era solo lo scintillio
in quella sera di luci riflesse
quando Milano si mansuefa
d’ incanto, sotto la neve.

Correvo,
avvolto da una nube
di pensieri freschi e antichi:
ingenuo, come l’uomo
che avvertì la prima volta
lo spuntare del sole.

Anche lei mi corse incontro
e mi sfiorò la gota
con le tenere labbra umide di neve.

Oh dolce avviso che schiude l’amore!

Andammo per la via bianca
temendo di solcarne
il manto proibito

dall’invidia degli dei.  

5 Aprile 2005
Mamma,
tu in questo giorno,
compiresti cento anni.

Com'eri bella…
e quanta grazia
quello sguardo,
quegli occhi
del colore dei boschi
a primavera.

Anche in età avanzata
com'eri bella !
bastava sul tuo viso,
un tocco di belletto:
di quello che scherzando
tu chiamavi
"un pochettino d'aria di montagna"…

Anche quando
vestivi cose semplici
sembravi una regina
e i miei compagni
non tacevan la loro meraviglia.

Non voglio essere triste,
in questo giorno,
perchè il mio amore
vive solo per te
questi cent'anni.  

Senza titolo
Il tempo
questo dominus invisibile
prevarica l’esistenza.
Non vede la tua bellezza
altrimenti si soffermerebbe
a rimirarla.
Perpetuo antagonista
non legge pause
necessarie alla vita.
Fuoco impercettibile
tutto trasforma
e figlia l’oblio.
Oceano senza confini
tutto mesce
nella sua impalpabile sostanza.  

Tsunami
Un oceano di dolore
hanno trasmesso.
Ora il mare
ha la stessa radice del male
né le onde sono più mie amiche.  

"Quando"
Quando mi accoglierai
nel tepore del tuo grembo

quando le mie labbra
con impazienza di neonato
potranno trovare i tuoi bianchi seni

quando le mie dita impazzite
come farfalle in un giardino di fiori
carichi di polline,
potranno sfiorare il tuo esile corpo
giovane e terreno,

quando i miei semi
come puledri improvvisamente sciolti
inonderanno i rosei meandri della tua vagina,

allora, sarò come rampicatore
che guadagnata la vetta
guarda all'infinito pacato e sublime.

Tatia
Lasci che labbra dissetabili
s'abbeverino al tuo bianco seno?

Lasci che compiuto il rito d'amore
ciascuno torni nel suo angolo?

Non è profondo il cielo
ma così lo rende chi in esso si perde.

Non è diaccia l'acqua di fonte alpina
ma così la rende l'ardore implacabile.

Il tuo corpo è un oceano di bellezza,
ma qualcuno lo percorre come rivo.

Se ti neghi vorrei vivere senza vivere
amare senza amare, essere senza essere

per non soffrire.

Senza limiti
Non ha limiti
la tua bellezza

la tua freschezza
di essere

La perfezione
con la sua freddezza

di fronte a te
è imperfetta

come ogiemme
di fronte a un frutto
spontaneo

Tu sei profumata
come l'arancia fiorita

sei morbida
come erba tenera
appena nata

sei rara,
si sei rara

perché il mondo
d'uomini inconsapevoli

le cose come te
distrugge

per invidia
per miscredenza

per la paura
di non poterle avere

incontaminate.   

Su,
per la collina
vidi
gli scarti furiosi della lepre

a sera
quando il cacciatore
tornava con l’inerte selvaggina
come diverse parvero le zampe

tese,
spenzolanti 

Disinforestieramento
Socrate è morto in villa qui a Lugano
pedante
enciclopedia di piante
preannunciata da uno sfolgorante
Tell
- notus usque ad sidera
per la sua mela -

Appresa la lezione di botanica
in fondo al viale ghiaioso
t’imbatti nel filosofo
non pensoso
ma steso in un sarcofago di pietra
e oppresso da un sudario di granito

Socrate morto, immagine latente
di gusto xenofobico

Domenica prima di Pasqua
Oggi il figlio dell’uomo
entra in Gerusalemme

me lo dice l’ulivo
la sua foglia al tatto
perde polvere d’argento

come ali di farfalla.

Idòla theatri
Al decorso dei vent’anni
biondi ancora i capelli
mi ritrovai casamatta d’idee
mentre un mondo straripante
mi propinava nuove egemonie
con monotona cadenza

TATIRA TATIRA TATIRA TIRA TIRA
TATIRA TATIRA TATIRA TIRA TIRA


Come antico guardiano d’un tempio
diserto da infìde vestali
che custodisce i resti d’un fuoco spento
me ne andai alienato per il mondo

stringendo i simulacri
dei miei idoli decapitati

Ricordati
l’amore è come un fiore
colto

se non lo irrori
se con il fiato tuo non lo ravvivi
silenzioso come se n’è nato
muore

Langue l’amore mio
siccome un fiore
non irrorato

esso spuntò nel prato
verde della speranza
ivi s’ebbe colore
vivido crebbe nella sua fragranza

poi
tu lo cogliesti
con le graziose mani
e vana fu l’attesa

non venne acqua piovana
né vento a ravvivarlo

Silenzioso
come se n’è nato
in luogo occulto lento
se ne muore

Continuità
Achille      Io trovai la morte sulla piana di Troia
                ove fui menato
                a estirpare la zolla dell’eroe
                 per rendere brulla la terra

Ettore       Io fui ucciso per un nuovo mondo
                e non ha senso il pianto
                del principe graziato
                condotto ad altre rive dal suo grande destino

Enea         Io fuggii l’orrore della morte e del pianto
                credendo di salvare il vecchio padre
                che mi recai sulle spalle e la mia sposa

Ulisse       Io tessevo l’inganno
                inconsapevole
                di rivoltarlo contro i miei compagni
                e la mia terra

Coro        Ma quale vento quale diluvio
                spaccherà in cielo
                la fitta coltre della dissennatezza
                quae tanta insania cives creditis avectos hostis?

Enea         Io fuggii dall’orrore e dal pianto
                col figlio adolescente
                poi lo seppi necessario al destino

Coro        Quae tanta insania cives sic notus Ulixes?
                l’orrore e il pianto
                come la morte di Patroclo
                l’eterno inganno

Autore     Non ritornare alla tua terra Ulisse
                l’ira del mare nero
                fu chiaro segno del tuo misfatto

Ulisse       Io compiuto l’inganno
                non sapevo di rivoltarlo contro i miei compagni
                di rivoltarlo contro alla mia terra
                ma i venti mi distolsero

Coro        Indegno della tua terra e del limpido amore
                non conoscevi te stesso
                e hai visto i tuoi compagni trasformarsi in porci

Ulisse       Solo l’ingenuità mi salvò dalla metamorfosi

Autore     Dunque abbiamo un senso solo in continuità
                solo in continuità si comprende
                il sacrificio di Laocoonte
                e più dei suoi figli giovinetti

Coro        Uccidiamo e moriamo
                fuggiamo e distruggiamo
                e i nostri occhi
                tradiscono la furia che ci preme

Ulisse       Il gigante è il simbolo della civiltà che cade
                e cerca vendetta alla fine
                già orba d’un occhio
                poi tolta per sempre alla luce

Autore     E i grossi armenti portati al pascolo
                continueranno la loro esistenza
                come l’umanità dopo le grandi sciagure

Coro       Dopo le grandi sciagure
               cosparse l’ossa nella terra
               sopravvive l’essere nel tempo
               le genti nel tempo l’umanità

Autore    Il destino fuggì dall’orrore
               facendo ruinare la rocca
               e chi poteva salvare Creusa consorte di Turno?

Coro      Un uomo partì dall’oriente verso il tramonto
              e dovette perdere il suo nocchiero per approdare

Enea       L’abilità di Palinuro
              prevaricava il senso del destino

Coro      E i cento poeti chiamati Omero
              cantarono le gesta
              ma non potevano avere occhi per vederle
              né comprenderle

Autore    Indegno del mio canto udrò appena la mia voce
               ma non potrò capire ciò che canto
               perché appartiene alle genti nel tempo
               alla continuità

Grazie ma...
Non accetto il suo invito
bella signora N.V.

Quando ripenso alla commedia
che quotidianamente gioca
più o meno scollata
mi viene da ridere

Quando penso alla sua
grande dimora addobbata
mi viene da ridere

So che il suo letto
è stato decorato
da un umile artigiano
del settecento

So che detesta Rilke
tranne se le leggo una sua poesia
su quel catafalco

E mi viene da ridere

Te maris e terrae...
Cosa c'è di più morto
di questa statua d'Archita
in villa Peripato a Taranto

Forse le liriche cinesi
o l'asfalto delle autostrade

E' morta nelle larghe estati
in quei meriggi tarentini
e s t e n u a n t i
quando
camminando per strade di sole
giunto alla villa cerchi una freschezza
che s'arena petrosa
davanti alla sassosa ringhiera
che la divide dal mare

Un saggio ai nostri tempi
ci mancava
un matematico dell'antichità
calcolatore di terre e di mari
a fare traboccare
questo senso d'inerzia
come le balaustre eterne
che ci dividono dalla freschezza

Una piazzola deserta
e per il colmo
le strutture di tufo
della fiera del mare

Questo biancore è eterno
anche d'inverno
quando sibila il vento pungente
e poco gentile
sulla statua imperturbabile

Breve

come la vita

sullo stesso ramo
una magnolia ingiallita

e un'altra in boccio

Spes
L'amore è insenatura
per le nostre carene
in preda ai venti

La terra azzurra
abbracci
la luna di pomice

L' u n i v e r s o è s o l o

Dio è la sua soluzione

Metropoli
Radici d'alberi nati e morti
sulle sponde dei fiumi

bianche lacrime di brina
sui pendii dei monti

io non posso imparare a pregare
in questa geometria di cemento
come sul mare
o nel deserto carico di vento

nei miei orizzonti grigi di ardui tetti
privi della dolcezza di colline
rotano arieti d'acciaio
scoperti in lontananza
da fiamme ossidriche

Il pastore beato sotto il faggio
incide la sua verga con idilli
sino all'uscita delle falene

io non posso imparare a pregare
con questa toga nera e il pettorino

sulla sponda d'una città egra
nel cui greto di polvere
scorre anonima la mia giovinezza

Piranesi in esilio *
Che senso ha Venezia senza il doge ?
il mio entusiasmo sbalza paurosamente
nel dolore della sua fatiscenza

Giovan Battista Piranesi
dovette fuggire
la linearità di queste architetture
di questi spazi
divisi solo dal mare e dal cielo

Vi poteva resistere
il mathematicus pictor
o il Canaletto pomposo
come il bucintoro addobbato

Ma Venezia è del Guardi
in un dignitoso rimpianto
di gente che s'allontana
e si rinchiude in un carillon

restano le sue gondole
brunite dal mare
che recano
consunti segni di dinastie
mentre il tempo sempre più s'avvantaggia

Ecco il motivo dominante
che avrebbe trattenuto il Piranesi

l'esule volontario cercò in Roma
il senso del diroccamento
che aveva nell'animo

mentre la terra madre imbellettata
moriva in silenzio

Il Guardi
mi mostra la sua grazia senescente
profanando il mio pensiero di bimbo
sedotto da Antonio Canal

Venni a Venezia
per vivere un tessuto di porpora
importato dall'oriente
un diverso tessuto di questi spazi

ho trovato
la dimensione del mio smarrimento

Avessi anche per un alba sola
quell'animo retorico
i n s e n s i b i l e
alla crudezza di sembianze scarnite!

La rivedrò di notte profonda
dal mare
in quell'odore d'acqua sempre eguale

sarà la luna a svelarmela appena
complice

Quest'aria è la medesima
di quando attraccava il bucintoro
e questo gondoliere
ha lo sguardo d'allora
sulla gondola bruna
che reca consunti solo dall'acqua
i segni della dinastia

Venezia passerà
all'alba della mia fede
in una notte eguale
a come volevo viverla
i n c o n s a p e v o l m e n t e

Santa Lucia
Il mare e il vento caldo del Sud
hanno portato il deserto
nel cielo

fra poco viene santalucia
il giorno più breve
dell'anno

ed io mi sento passeggero
come le nuvole
in un diluvio di rena

Tatia
Sfiorami
coi tuoi occhi
di vento
nel caldo
dell'estate

Ti chiamerò
nel cuore della notte
Passeggeremo
lungo le vie di neve

Senza terra
Annotai la dolcezza
della loggia dell'Orcagna

come dono
posta a piè della Signoria

Firenze mi murò gentilmente
in pareti ataviche
Ma ero privo di ritorno

Beati coloro che hanno una terra
trafitta di radici

un borgo cui riferirsi
come marinai a una stella


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