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Indice dei temi

La donna

 
Antologia poetica
L'amore - La donna - Morte dei propri cari - Affetto per i propri cari - Tristezza e solitudine - Il dolore - La nostalgia - Racconto di un episodio - La natura - Gli animali - Gli oggetti - I desideri - I ricordi - Il poeta e se stesso - Il poeta e i luoghi - Il poeta si diverte - La poesia per i poeti -

L’AMORE



L’amore...
L’amore mi sconvolse 
l’anima
come il vento dal monte
si getta sulle querce.
(Saffo)


Mi prometti, vita mia, che questo nostro amore
Mi prometti, vita mia, che questo nostro amore
sarà eterno e felice. O grandi dei,
fate che sia vero ciò che promette
e che lo dica dal profondo del cuore;
potremo così mantenere per tutta la vita
questo sacro giuramento d’amore senza fine.
(Catullo, traduzione di S. Quasimodo)


Tanto gentile e tanto onesta pare
Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
 
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
 
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi no la prova;
 
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore, 
che va dicendo a l’anima: Sospira.
(Dante Alighieri)
Tanto gentile e tanto onesta pare
Tanto gentile e tanto onesta appare
la donna mia quando ella saluta gli altri,
che ogni lingua diviene, tremando, muta,
e gli occhi non osano guardarla.
 
Ella, pur sentendo che è lodata, cammina
piena di umiltà e con atteggiamento benevolo;
e sembra che sia un angelo venuto
dal cielo in terra a mostrare miracoli.
 
Si mostra così bella a chi la mira,
che attraverso gli occhi dà al cuore una dolcezza,
che non può essere compresa da chi non la prova;
 
e sembra che dalle sue labbra si muova
uno spirito soave pieno d’amore,
che va dicendo all’anima: Sospira.
(Traduzione: Lorenzo De Ninis)

Deh, Violetta, che in ombra d'Amore
Deh, Violetta, che in ombra d'Amore
negli occhi miei sì subito apparisti,
aggi pietà del cor che tu feristi,
che spera in te e disiando more.

Tu, Violetta, in forma più che umana,
foco mettesti dentro in la mia mente
col tuo piacer ch'io vidi;
poi con atto di spirito cocente
creasti speme, che in parte mi sana
là dove tu mi ridi.

Deh non guardare perché a lei mi fidi,
ma drizza li occhi al gran disio che m'arde,
ché mille donne già per esser tarde
sentiron pena de l'altrui dolore.
(Dante Alighieri)

Deh, Violetta, che con l'aspetto d'Amore
Deh, Violetta, che con l'aspetto d'Amore
agli occhi miei così all'improvviso apparisti,
abbi pietà del cuore che tu feristi,
che spera in te e si strugge nel suo desiderio.

Tu, Violetta, in figura più che umana,
accendesti una fiamma dentro la mia mente
con la tua bellezza ch'io vidi;
poi col tuo ardente affetto
creasti in me una speranza, che parzialmente mi guarisce
quando tu mi sorridi.

Deh non badare che nella speranza io riponga fiducia,
ma rivolgi gli occhi al gran desiderio che mi brucia,
poiché molte donne per aver indugiato a corrispondere
si pentirono del dolore degli amanti.
(Traduzione: Lorenzo De Ninis)


Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
che 'n mille dolci nodi gli avolgea,
e 'l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi ch'or ne son sì scarsi;

e 'l viso di pietosi color farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i' che l'esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di subito arsi?

Non era l'andar suo cosa mortale
ma d'angelica forma, e le parole
sonavan altro che pur voce umana;

uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch'i' vidi, e se non fosse or tale,
piaga per allentar d'arco non sana.
(Francesco Petrarca, Canzoniere, XC)

Erano i capelli biondi mossi al vento
Erano i capelli biondi mossi al vento
che li avvolgeva in mille dolci riccioli,
e la luce ammaliante dei suoi occhi belli, che ora
è diminuita, splendeva in modo straordinario;

e mi sembrava, non so se fosse realtà o illusione,
che il suo viso si atteggiasse a pietà:
io che ero pronto all'amore,
c'è da meravigliarsi se m'innamorai subito?

Il suo portamento non era cosa mortale,
ma aspetto d'angelo, e le parole
suonavano diversamente da voce umana;

uno spirito celeste, un vivo sole
fu quel che vidi, e anche se ora non fosse tale,
una ferita non si rimargina tendendo di meno l'arco.
(Traduzione: Lorenzo De Ninis)


La bella donna mia d'un sì bel fuoco,
e di sì bella neve ha il viso adorno,
ch'Amor, mirando intorno
qual di lor sia più bel, si prende giuoco.
Talè proprio a veder quell'amorosa
fiamma che nel bel viso
si sparge, ond'ella con soave riso
si va di sue bellezze inamorando;
qualè a veder, qualor vermiglia rosa
scuopra il bel paradiso
de le sue foglie, allor che 'l sol diviso
da l'oriente sorge il giorno alzando.
E bianca è sì come n'appare, quando
nel bel seren più limpido la luna
sovra l'onda tranquilla
coi bei tremanti suoi raggi scintilla.
Sì bella è la beltade che in quest'una
mia donna hai posto, Amor, e in sì bel loco,
che l'altro bel di tutto il mondo è poco.
(Ludovico Ariosto, Rime - Madrigali, VIII)

Amor, io non potrei
aver da te se non ricca mercede,
poi che quant'amo lei - Madonna vede.
Deh! fa' che ella sappia anco
quel che forse non crede, quanto io sia
già presso a venir manco,
se più nascosa l'è la pena mia.
Ch'ella lo sappia, fia
tanto solevamento a' dolor miei,
ch'io ne vivrò, dove or me ne morrei.
(Ludovico Ariosto, Rime - Madrigali, III)

Innamorato
Vorrei essere un pesce,
così vispo e guizzante;
venissi tu a pescare,
io mi lascerei prendere.
Vorrei essere un pesce,
così vispo e guizzante.
 
Oh se fossi un cavallo,
ti sarei caro allora!
Oppure una vettura,
per portarti a tuo agio.
Oh se fossi un cavallo,
ti sarei caro allora!
 
Vorrei essere oro,
e sempre al tuo servizio;
se tu facessi spese,
io tornerei correndo.
Vorrei essere oro,
e sempre al tuo servizio.
 
Vorrei esser fedele,
la mia bella sempre diversa;
a lei vorrei promettermi,
né vorrei mai andarmene.
Vorrei esser fedele,
e lei sempre mutare.
 
Vorrei essere vecchio,
tutto rugoso e freddo;
se tu mi rifiutassi,
non potrei certo affliggermi.
Vorrei essere vecchio,
tutto rugoso e freddo.
 
Se io fossi una scimmia
pronta agli scherzi buffi,
e tu fossi imbronciata,
ti farei delle burle.
Se io fossi una scimmia
pronta agli scherzi buffi.
 
Fossi mite come una pecora,
ardito come un leone,
avessi l’occhio di lince
e un’astuzia di volpe.
Fossi mite come una pecora,
ardito come un leone.
 
Tutto quello che io fossi,
te lo concederei;
con i beni di un principe,
tutto ti apparterrei!
Tutto quello che io fossi,
te lo concederei!
 
Ma sono come sono,
e accettami così!
Se ne vuoi di migliori,
fatteli su misura.
Io sono come sono;
così dovrai accettarmi!
(Johann Wolfgang Goethe)


Qui regna amore
Ove sei? de' sereni occhi ridenti
A chi tempri il bel raggio, o donna mia?
E l'intima del cor tuo melodia
A chi armonizzi ne' soavi accenti?

Siedi tra l'erbe e i fiori e a' freschi venti
Dài la dolce e pensosa alma in balía?
O le membra concesso hai de la pia
Onda a gli amplessi di vigor frementi?

Oh, dovunque tu sei, voluttuosa
Se l'aura o l'onda con mormorio lento
Ti sfiora il viso o a' bianchi omeri posa,

è l'amor mio che in ogni sentimento
Vive e ti cerca in ogni bella cosa
E ti cinge d'eterno abbracciamento.
Giosuè Carducci

Paolina
Paolina, dolce
Paolina,
raggio di sole entrato nella mia
vita improvviso;
chi sei, che appena ti conosco e tremo
se mi sei presso? tu a cui ieri ancora
<< Il suo nome – chiedevo – signorina? >>;
e tu alzando su me gli occhi di sogno
rispondevi: << Paolina >>.
 
Paolina, frutto
natio,
fatta di cose le più aeree e insieme
le più terrene,
nata ove solo nascere potevi,
nella città benedetta ove nacqui,
su cui vagano a sera i bei colori,
i più divini colori, e ahimè! Sono
nulla; acquei vapori.
 
Paolina, dolce
Paolina,
che tieni in cuore? Io non lo chiedo. E’ pura
la tua bellezza;
vi farebbe un pensiero quel che un alito
sullo specchio, che subito s’appanna.
Qual sei mi piaci, aureolata testina,
una qualunque fanciulla e una Dea
che si chiama Paolina.
(Umberto Saba)


Franciscae meae laudes
Novis te cantabo chordis,
o novelletum quod ludis
in solitudine cordis.

Esto sertis implicata,
o femina delicata
per quam solvuntur peccata!

Sicut beneficum Lethe,
hauriam oscula de te,
quae imbuta es magnete.

Quum vitiorum tempestas
turbabat omnes semitas,
apparuisti, Deitas,

velut stella salutaris
in naufragiis amaris...
Suspendam cor tuis aris!

Piscina plena virtutis,
fons aeternae juventutis,
labris vocem redde mutis!

Quod erat spurcum, cremasti;
quod rudius, exaequasti;
quod debile, confirmasti.

In fame mea taberna,
in nocte mea lucerna,
recte semper me guberna.

Adde nunc vires viribus,
dulce balneum suavibus
unguentatum odoribus!

Meos circa lumbos mica,
o castitatis lorica,
aqua tincta seraphica;

patera gemmis corusca,
panis salsus, mollis esca,
divinum vinum, Francisca!
(Charles Baudelaire)
Lodi della mia Francesca
Ti canterò su nuove corde,
o giardino che germogli
nella solitudine del cuore!

Sii da corona inghirlandata,
o donna delicata
per il cui merito sono assolti i peccati!

Come benefico Lete,
berrò baci da te,
che sei impregnata di magnete.

Quando la tempesta dei vizi
confondeva ogni sentiero,
sei apparsa, Dea,

come una stella salvatrice
in naufragi amari...
Sospenderò il cuore ai tuoi altari!

Piscina piena di virtù,
sorgente di eterna gioventù,
ridai voce alle labbra mute!

Hai bruciato ciò che era sporco;
hai levigato ciò che era scabro;
hai rafforzato ciò che era debole.

Quando ho fame, sei la mia taverna,
quando è notte, la mia lucerna,
guidami sempre sulla retta via.

Accresci ora il vigore alle mie forze,
dolce bagno di soavi
odori profumato!

Palpita intorno ai miei fianchi,
o corazza di castità,
intinta d'acqua serafica;

coppa splendente di gemme,
pane saporito, soffice vivanda,
vino divino, o Francesca!
(Traduzione: Lorenzo De Ninis)

Il cielo in me
Io non devo scordare
che il cielo
fu in me.

Tu
eri il cielo in me,
che non parlavi
mai del mio volto, ma solo
quand'io parlavo di Dio
mi toccavi la fronte
con lievi dita e dicevi:
- Sei più bella così, quando pensi
le cose buone -

Tu
eri il cielo in me,
che non mi amavi per la mia persona
ma per quel seme
di bene
che dormiva in me.

E se l'angoscia delle cose a un lungo
pianto mi costringeva,
tu con forti dita
mi asciugavi le lacrime e dicevi:
- Come potrai domani esser la mamma
del nostro bimbo, se ora piangi così? -

Tu
eri il cielo in me,
che non mi amavi
per la mia vita
ma per l'altra vita
che poteva destarsi
in me.
Tu
eri il cielo in me
il gran sole che muta
in foglie trasparenti le zolle

e chi volle colpirti
vide uscirsi di mano
uccelli
anzi che pietre
- uccelli -
e le lor piume scrivevano nel cielo
vivo il tuo nome
come nei miracoli
antichi.

Io non devo scordare
che il cielo
fu in me.

E quando per le strade - avanti
che sia sera -
m'aggiro
ancora voglio
essere una finestra che cammina,
aperta, col suo lembo
di azzurro che la colma.
Ancora voglio
che s'oda a stormo battere il mio cuore
in alto
come un nido di campane.
E che le cose oscure della terra
non abbiano potere
altro - su me,
che quello di martelli lievi
a scandere
sulla nudità cerula dell'anima
solo
il tuo nome.
(Antonia Pozzi)

È vero
Ah, che fatica mi costa
amarti come ti amo!

Per il tuo amore mi duole l'aria,
il cuore
e il cappello.

Chi mi comprerà
questo cordone che ho
e questa tristezza di filo
bianco, per far fazzoletti?

Ah, che fatica mi costa
amarti come ti amo!
(Federico García Lorca)

Se in me
potesse entrare di straforo
la chioma sua
di certo si trasmuterebbe
la tinta del mio sangue in quella
d'oro
(Farfa)

I' ho sì gran paura di fallare
verso la dolce gentil donna mia,
ch'i' non l'ardisco la gioia domandare
che 'l mi' coraggio cotanto disìa;

ma 'l cor mi dice pur d'assicurare,
per che 'n lei sento tanta cortesia,
ch'eo non potre' quel dicere né fare,
ch'i' adirasse la sua segnoria.

Ma se la mia ventura mi consente
ch'ella mi degni di farmi quel dono,
sovr'ogn'amante viverò gaudente.

Or va', sonetto, e chiedile perdono
s'io dico cosa che le sia spiacente:
ché, s'io non l'ho, già mai lieto non sono.
(Cecco Angiolieri)


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