Poesie di Angela El Beah


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Angela El Beah

Nasce a Milano il 22 aprile 1958: da padre palermitano, nato in Tunisia, e da madre milanese. Scrive dall’età di 10 anni, ma distrugge tutto: non vuole lasciare tracce della sua anima. A 17 anni sposa un egiziano, si trasferisce in Egitto e ha tre figlie. Dal ’77 inizia a lavorare presso la Radio-Televisione Egiziana fino al ‘79, anno in cui parte, fino all’81 per Londra. Ritorna poi in Egitto, al Cairo, lo stesso anno, riprendendo il suo lavoro fino al 1988 (la sua Rubrica dedicata alle lettere degli ascoltatori contribuisce al successo dell’Emittente Radiofonica Egiziana), anno in cui parte per l’Italia, fino al 1996, quando rientra in Egitto dove vive tutt’oggi, continuando la sua attività nel campo radiofonico. L’anno 2002 diventa importante per Angela: a primavera sente un impulso incontenibile: rintracciare un uomo, uno scrittore, che aveva visto ospite del ‘’Costanzo show’’ qualche anno prima: si tratta di Aldo Busi. Cerca di rintracciarlo via internet:  lo considera subito il suo Maestro. E da agosto-settembre 2002 scrive senza più distruggere… ma non solo, dal gennaio 2003 le spunta dal profondo del cuore il desiderio di poetare e trovando quest’espressione altrettanto divina e diretta diventa una ”poetessa per caso”.


La solitudine
Quando la solitudine ti assale
Dovresti gridare e dire:
" Non mi scocciare ! "
Quando la solitudine ti assale
Dovresti far finta di cadere in lei
Farti coccolare un po' e poi scappare

Quando la solitudine ti assale
Non ascoltarla e non abbandonarti mai a lei

Per non morir di una morte dura e crudele:
quella dei sensi.
Ben più brutta di quella vera
Quella che ti prende cuore e gambe
E ti fa vivere come su una nuvola
Non sapendo più
Dove stanno cielo e terra

Quando la solitudine
Ti assale
Lasciala andare
E lei ti capirà.     

Il papa è morto.
E' morto.
E se è morto. Non è più vivo.

Dovremo abituarci a questo pensiero.
Mentre già un altro volto lo sostituirà.
Lui ci apparirà sempre
per ciò che è stato, era e fu.

Non lo rivedremo mai più.
Sporgere tremante alla finestra
Non ci commuoveremo più con la testa e il cuore
Non scenderanno più lacrime
In quell'asciutto fiume che è la vita!

Camminava sulle montagne
Camminava sui laghi e la Grande Muraglia
Umile e stanco, forte ma deciso.
Era malato. Da sempre.

E' morto, è morto.
Chi consolera', chi consolerà il mondo?
Che forse e' ovale o forse rotondo?

Come faranno i bambini a fare girotondo.
Ora che il papa è morto.
E' morto!  

Mai più tu.
Ora vedo, la verità nuda
Davanti ai miei occhi
Increduli
Mentre tu cerchi di entrare
Nella mia mente
Ormai chiusa da 100 porte blindate
Non ci saranno più
I sensi di colpa
Che tanto mi fan star male
Ma solo libertà
Finalmente
E forse anche amore ardente
Quello che fa bruciare
Il corpo e l' anima.

Ricordi di un circo bambino.

E mi rivedo
in quel circo di paese
Dove i colori
Confondevano la mia mente
Ancora bambina
Rivedo gli uomini alti
I leoni ingabbiati
I saltimbanchi scatenati
I trapezzisti infarinati
Che girano nel vento
E risento la paura
Che cadano giù
Nel vuoto
La stessa paura che oggi sento
Mentre vegeto nel vento.

Ho paura di dirlo

In questa notte di fuochi d'artificio
Ho perfino paura a guardarti
i miei occhi potrebbero parlarti
e dirtelo
dirtelo
Che non ti amo più.
Lascio quindi
parlare e tacere i nostri cuori
tormentati di dolore
Il tuo più del mio
Perché d'amore il mio
Mai patì
Per te
Era solo abitudine, volersi bene
Fratello, sorella, padre
Eri come una famiglia
Ma l'amore
quello vero
io lo conosco
ti fa rivivere
e corri lungo prati immensi
Tornando giovane col cuor leggero
Lo stesso cuore
che ora pare spento
Riprende a battere, palpita
E finalmente vivi.

Il battello e la vita in città
Va il battello
Pieno di luci e poesia
Risento la musica di Charly Chaplin
O forse dei Vitelloni
Tutto in me è
Confusione
Mentre guardo le acque del fiume
Scorrermi davanti
Quasi vorrei morire!
La farei finita con la vita
Una volta per tutte!


Ma la vita grida no
Non vuole morire
Nonostante il dolore
Che è anche il mio

E mentre il colore delle acque
Oggi
Si fa sempre più nero
Un aereo vola e mi ammalia
Con le sue luci
che rischiarono il cielo

Penso di essere lassù
Verso una meta
Qualsiasi
Purché non qui
A guardare il fiume
Che mi giudica, mi confonde
Vuole farmi rattristare
Col suo nero mortale

Ma al dì là
In lontananza
Vedo
Le luci
Che
Rischiarono la città

Che frenetica vive
Incauta e indifferente
Della mia morte
Ormai imminente.

Amo l'amore
Se penso all'amore vedo te
Non puoi
Che esserlo
Tu
Coi tuoi silenzi
Che mi piombano
Il cuore
Opprimendo i miei pensieri

E mentre mi perdo
rivedendomi
tue braccia
Ho paura
Sia un tutto
Effimero e provvisorio
Tanto che
Vorrei
Fotografarlo,per fermarlo
sia come ricordo
visivo
Che come ricordo
Carnale.

Ma come posso fotografare
il tremore,il brivido
il sussulto
che il mio cuore
Genera?
Lo vorrei
Lo vorrei
Fermarlo
Quell'attimo
Di piacere
Per poi
andarmelo a
Risentire
Ma come?

Mi chiedo
Dove sei?

Ma tu
non ci sei mai
quando dimostro amore
scappi e
te ne vai...

Ho pensato che forse tu
non mi ami
ma così non e'
Tu
hai paura
Paura di amarmi
Sai
Che sono io
quella creatura che tu
Cerchi
Da sempre

Ti aspetterò!
Fino a che quei brividi,
cesseranno di
Essere

Fuori la pioggia cade...
E mentre fuori
La pioggia cade
Cade
Sui nostri pensieri
Cade
Sui nostri due cuori
La pioggia
Cade
Fuori

Come si sta bene qui
Tra le tue braccia
mentre tu mi stringi
A te
Tra le tue braccia
Sento che
Appartieni a me
A me
Si a me
Solo a me
Per l'eternità
A me!

A Vittoria
Se io fossi un uomo
non potrei amare che te
Coi tuoi 100 chili di grasso
Ma i tuoi occhi bambini
Vogliono amore
Spaesati
Spauriti
Sei una donna disgraziata
Lo so
Che il marito
Punisce
Umilia
Maltratta
Rabbia grigia circonda la tua vita
Una rabbia così rabbiosa
che mi travolge
Tutta
mentre ingenua ti confidi con me
che credi amica.

Se io fossi un uomo
Ti amerei con tutto il cuore
di un amore
che lascia senza fiato
Tutto quello che potrei darti
Sarebbe tuo
Solo tuo
Se io fossi un uomo
ti maltratterei col mio amore
tanto da non poterne più
Dovresti
Gridare
Urlare
Gemere
Implorando di smetterla d'amarti!
Solo così potrei fermare
l'impeto violento
che fa scoppiar il cuore

Se io fossi un uomo
Ti farei volare
toccando cieli mai sfiorati
Ti farei sentire un uccellino
Tra le mie mani
Farei dei tuoi capelli un nido
per poi poggiare la mia testa
dopo l'amore

Se fossi un uomo
Poi ti getterei via
gridando il tuo nome
Invano
Lasciandoti libera di scegliere
" Vittoria "
ti getterei su quel marciapiede
Cosicché tu possa capire gli uomini
Che non son tutti come me
Ci sono anche uomini
Bestiali
Cattivi
Carnali
Uomini di una notte d'amore
Uomini di tutta la vita
Uomini
Soli
Gay
Omosessuali
Bisessuali e
Uomini come me
Una donna che ha voluto farti sognare
"Vittoria"
ora il mondo e' tuo
Non la senti la potenza del mondo?

Potessi darti un nome
Se potessi darti un nome
Ti chiamerei
Amore
Non potrei chiamarti altrimenti
Solo questo nome ti si addice
Mentre i tuoi occhi
Mi guardano e cercano affetto
Che troverai sempre
Qui sul mio petto
Amore
Amore
Amore
Ripeto all’infinito
Senza vomitarlo
Anzi al contrario
Mi pare di averlo detto
Poco
Se non niente
Solo un miliardo di volte
Oh mio guerriero di pace!
Nel mio Regno ci sarà
Sempre un trono
Per te
Il mio Reame ti appartiene
Ne eri predestinato

Vedi cosa sta scritto su quella stella?
‘’Amore’’.
Ma meglio
Tacere
Sentire
Origliare
Per non svegliare
Non destare il suo sonno.
Voglio riposi
Qui
Sul mio seno.

Se tu fossi il Lupo Mannaro
Vorrei sapere chi sei
Quando non sei con me.
E se tu fossi il
Lupo Mannaro?

In questo caso
Preferirei non restare sola
Con te
Potresti amarmi violentemente
Sentirei i tuoi peli
Sul mio corpo
Forse
E probabilmente
Avrei paura
Paura
Tu mi faccia male

Vorrei essere la tua ombra per
Seguirti ovunque e
Capire le tue trasformazioni
Cercare poi l’antidoto
Per farti
Rientrare in te
Che sei così dolce
Caro
Gentile
Mentre dormi
Ignaro dei miei pensieri

Ora ti alzi
Non vedo neanche un pelo
E vai a cercare del miele in cucina
Mentre io ti guardo alle spalle
Salutando il
Lupo Mannaro che c’è in te.

Tu sei così
Maria Grazia
Un nome
che non ti assomiglia
Che la vita ti ha cambiato
Calpestato
e mortificato

Fino a farti diventare
L'uomo che non sei.

Tu.

Che sei piena di Maria e di Grazia tutt'insieme
Oggi ti ritrovi a tatuare il tuo nome
Con il dolore, la finzione, la menzogna
e forse…
poca verità

E quando vien la sera…

Ci pensi
A Maria,
Maria la Vergine
Che per tutti è e sempre sarà piena di Grazia ed amore
Proprio come te
Che non vorresti riconoscere
D'essere in fondo
una donna fragile e in cerca d'amore

Non un guerriero che vince
Sempre e a tutti i costi.

Ma tu sei forte e perdi sempre.

Sceber - ris
La pioggia scuote la palma
Mentre il vento del sud
Soffia e batte furioso
È la tempesta dei sensi
Pulisce gli uomini arditi ma stanchi
Mentre noi inerti ma fiduciosi
Cerchiamo una ragione
Per vivere

Non chiedetemi di lui.
Non chiedetemi di lui
Sento un colpo al cuore
Non chiedere
Preferirei non rispondere
Per non morire
Non risvegliare
Quella ferita
Che sanguina ancora
Di gocce che non vogliono
Rimarginarsi
Gocce che vogliono
Perdersi in lui
Come godessero
Soffrire
Soffrire
Soffrire
E
Mentre le vedo cadere
Assaggio il loro sapore
Sapore d’amore
Di Sole, aria, vento
Profumo di ciò che era e che
Mai forse sarà

Grazie amore
Grazie amore del nuovo giorno
Mi regala un sorriso
Il pensarti

Mi sento leggera
Come quel bambino
Che felice sta per scendere in cortile

E che tanto mi intenerisce il cuore.

Sento l’amore spuntare
Vivo e gioisco in lui
Solo al suo pensiero sento un solletico
al respiro
che ora
Regala ai polmoni
Una potenza inaudita

Ma non e’ vero,sono solo io
Che cullo i miei pensieri
Mentendo a me stessa
Inventando di averti
Quando so benissimo
Che
Mai e poi mai ti avrò.

Le puttane invisibili
Nessuno ha mai visto
Le puttane
Quaggiù

Son nascoste nei loro locali
Casinò, night
A regalare un qualcosa
Che somiglia all’amore
Ma che amore non è.

Ma che tu cerchi
Pur sapendo
che questo orgasmo
Non riuscirà a risolvere i tuoi problemi
perché

Sarà falso finto
E specialmente
Ti farà sentire
un nulla

Davanti allo specchio
Quando cercherai la tua anima

Quella voglia che hai di penetrare
In quel mondo
Ti farà nascere, perdere e poi anche
Morire
Specialmente
Morire

A caccia di donne in calore
Che poi, credimi
Cercano solo amore
Che nemmeno il denaro
Riuscirà a risanare.

Vocali d’amore
Abbiamo voglia d’amare
E non vogliamo nemmeno mangiare
Tanto stiamo a pensarci
Tutto il resto non conta
E’ solo un contorno superfluo
Per noi
Figli ormai di quell’incantesimo
Chiamato amore

E prendimi per mano
Portami lontano
Fammi assaggiare te
Ed io ti farò sognare
Forse morire forse
Restare

Io sto bene con te
Ma sento come
Un uragano
Dentro me
Gridare
Non dargli tutto l’amore
Forse è solo un pensiero
Non struggerti per lui
Forse potrebbe arrecarti dolore!

Oh! Mio dolce amore
Entra in me
Abbandonati
Tra le mie braccia
Rifugio
Protezione
Ti accarezzerò i capelli
Basta che tu non vada via

Una bella giornata ci spetta
Abbracciati così
mentre sorge il Sole
e scompare la Luna
e noi inerti e stanchi siamo qui
a vocalizzare
sul nostro amore.

Darò tutto
Io ti darei tutto
Senza prender
Niente
Ma tu
lo vorresti il mio
Tutto
Che poi in fondo
E'
un niente?

Fatto di
baci
carezze
sussurri
abbandoni
Che poi
Inevitabilmente
lasceranno il posto
ai rancori
Quindi
Seguo quest'attimo
Fuggevole d'amore
Che poi
Forse
Amore non è
Ma che mi fa sognare
E
andare avanti
A
vivere

Non conosco
Non conosco l'uomo
Che nascondi
Io ti vedo
Come vorrei che
Tu fossi
Ma non sei così

In realtà
per avermi
hai fatto di tutto
Poi
Quando mi hai fatto morire
Rivivere
Sognare
Sperare
Ed
Amare
Da vincitore
sei partito
ed io sono restata a guardare
il campo di battaglia

Il letto disfatto
l'odore d'amore
il profumo del tuo sudore
Nulla resta
di quel giorno
nemmeno la data
segnata su un'enciclopedia

E vedo te... in un ristorante.
Ero lì per mangiare un boccone
Forse
anche per ridere scherzare
poi vedo
Te
Un po' distante dal nostro tavolo
Viso triste ma intelligente
Mi pare di conoscerti da sempre
Anche tu mi lanci uno sguardo
che vorrebbe essere distratto
Forse capisci
Comprendi ed intuisci
Che sto meditando sulla tua persona
E che dal tuo viso
Capisco già chi sei
Con i problemi che hai
Che poi sono anche i miei.

Ora mi fissi quasi.
Perché sei qui?
Qual destino ti portò?
Hai paura ti guardi troppo?
Non vorresti ti scoprissi vero?
I tuoi occhi cercano
davanti a quella ragazza
solo e ancora
e sempre amore
Che tu hai capito
non troverai in lei
ma passi la serata
fingendo a te stesso
pur avendo capito
che altre sere ci saranno
altri volti incrocerai
altre pene subirai
e tutto questo noi
che ci guardiamo
mentre gli altri lo ignorano
lo abbiamo già capito
e ci scambiamo sguardi d'intesa
rifulgendo l'amara verità.

Solo un cuore
Non è niente di eccezionale
Solo un cuore
Un organo che batte
Batte
E s’infiamma a volte
Mentre scende la notte
E i pensieri cadono su te
Allora vedo
La valanga di sangue
Precipitare libera
Euforica e
Abbandonata a se stessa
Intrattenibile
Coi suoi sentieri
Arteriosi
Venosi
Mitrali
Che tu comandi a distanza
Con l’amore della mente
Che ci unisce questa volta
Non divide
Come un tempo.
E mentre tu poggi
Le tue mani sul mio cuore
Che quasi strabocca d’amore
Penso che meravigliosamente ed
Inaspettatamente
Io amo.

Ad un passo dalla morte
Sai, oggi, la morte
Mi ha sfiorata
Le ho detto di andar lontano
Che vorrei
Prima che mi possedesse
Averti
Cullarti
Amarti
Sentire
Il tuo respiro farsi mio

Quindi la evito
La morte canaglia
Ma lei vuole truffarmi
Prendermi in giro
Ed io scappo dalle trappole
Che mi tende
Gridando
Che voglio amarti
Prima di finire
Vorrei vederti morire
Con me
Prima di andare
A braccetto con lei
Lungo quei viali mortali
Vetusti e pieni di alberi
Nudi
Presagio di una fine
Che poi diventa un
Nulla

Per te lo farei
Sì, lo farei
Per te
Accetterei perfino di entrare
In bagno
Sentire l’odore
Abominevole
Vomitabile
Insopportabile
Delle tue feci

Che in quel momento
Diverrebbero solo mie.
Ne sarei perfino onorata
Sentire
L’odore
Di una cosa che arriva
Giunge
Si forma
Dal profondo delle tue budella
E che man mano si trasforma
Uscendo
Detrito
Maleodorante
Scoria inutile
Ma che ti appartiene.
Quindi diviene mia.

Si, per te lo farei.

Ed anche quel sgradevole
Odore
Col mio amore
Diverrebbe il profumo
Più caro mai acquistato
L’essenza più rara
Che trovi solo nell’Himalaya

Il tuo profumo abominevole
Sarebbe solo mio
Senza ribrezzo, ritegno, spudoratamente
Lo annuserei
Facendolo mio
Trattenendo le narici
Lo respirerei
E assaporerei tutto
L’amore che racchiude in sé.

 
‘’ La Tombola di mio padre ’’ (Capodanno).
Mucci, mucci
Sento odore di aranciucci
Quelli secchi essicati al sole
Che mio padre da una vita
Usa
Per puntare i numeri usciti sulla tabella
Della
Tombola.

Profumo di Sicilia
Una regione mai vista
Ma sentita raccontare da mio padre
Nato a Tunisi, da genitori siciliani
(Ma che famiglia incasinata! Mia madre emiliana, con madre siciliana
Mio padre, nato in Africa, con origini sicule,io nata a Milano, e mai uscita da quella città, solo per gite scolastiche da fanciullina, sposo un egiziano, ma amo un..., lasciamo perdere altrimenti veramente c’è da perdersi)

Mio padre si chiama Natale.
E’ nato il 25 dicembre ed é molto orgoglioso di questo.
Tanto che lo dice a tutti!
Ma
Noi che lo sappiamo
ci stufiamo,
La gente
resta stupita e meravigliata appena lui lo dichiara:
‘’Mi chiamo Natale e sono nato a Natale’’ e l’altro:’’Ma va, che coincidenza ’’
mentre il mio essere grida:’’Non dategli troppa corda! Altrimenti, poi, vi racconta di quando era operaio specializzato metalmeccanico, e del suo ‘gran passaggio di qualità ’ , da operaio semplice a specializzato, appunto. Non dategli troppa attenzione!’’.
Ma gli anziani la richiedono sempre
E
Fan di tutto per conquistarsela
Anche a costo di ingigantire gli eventi
Rimpastarli mettendoci dentro
Bugiarderie
Che in definitiva
Non fan male a nessuno

Ma andiamo al sodo.
Mio padre, lo scorso anno, ha fatto un gesto che mi ha riempito di commozione.
É venuto a trovarmi in Egitto e mi ha portato il sacchettino della Tombola!

Non ho creduto ai miei occhi!
Come poteva, mio padre separarsi della cosa più cara che lui abbia mai avuta
Nonché amata?

E 1000 dubbi hanno assalito la mia mente.
E 1000 perché mi hanno circondata
E 1000 risposte mi sono data

Poi
Sono giunta ad una conclusione.
Forse mio padre mi ha regalato la Tombola
Perché sono la sua figlia preferita (mia sorella è un po' stronzetta)

E sentendo
Magari
Il corpo indebolirsi ha voluto
Mettere al sicuro
Quel ‘’ bottino ’’ di ricordi
Del quale
solo
Io e lui
Possiamo conoscerne l’enorme ricchezza!?

E ho pianto,
pianto,
e
ripianto!

Lacrime profonde
Dall’interno del mio cuore
Sfociavano
Dall’anima stessa

Ti voglio bene papà!
(Se mi avesse regalato Mille Euro non sarei stata così felice e dubbiosa)

Ed il mio cuore ha gridato:
‘’Forse che senti la muerte!
Che
Si avvicina?’’

‘’Papá non morire!
Fallo per me!’’

‘’Giochiamo insieme a Tombola
Dai!
Come ai vecchi tempi
Quando io ancora
Ignara e confusa dalla vita
Gioivo
Di
Niente
Vedrai
che sarà così ancora per tanti anni !

Fino a quando
La canaglia morte
Ti prenderà
A tradimento
Come l’amore
Quando
Spunta nel cuore
E
Senti
Un brivido
Che poi
É anche morire ’’.

Io e te nel deserto dei sensi
Vedo in lontananza
La Roccia
Rossa come argilla
Pronta da modellare

Bruciata dal sole

Pare bagnata
Ma bagnata non é

Poi vedo la tua ombra
Amica
Che avvinghia la mia
Vita
Coi suoi ramoscelli sempreverdi
Che odorano
Di giallo, verde e rosa
E forse anche lillà


E tu diventi albero

‘’Oh!Albero Maestro
Fai udire
Al padiglione dei sensi
La marea di parole
Assurde
Inconcepibili
Ignobili
E care
Che fanno ondulare
Le tue fronde al vento
Che insistenti
Trattengono il mio corpo
Senza voler farlo andare!”

Per me
Diventi
Fruscio di un vento
Che mi fa solletico
Sul collo
Tanto che io per cacciarlo
Devo
Fregare il viso sulla tua spalla
Che mi sussurra
‘’Amore, amore e poi ancora amore’’

Tu mi stuzzichi
Come una mosca Tze Tzè
‘’ssszzzz..’’
Penetri nel mio orecchio
Insistente
Come le parole bagnate
Bagnate
Bagnate
Bagnate, sì
Umide di
Sperma e sperma
Umori e umori
Innaffiando il pensiero più basso

Ogni tanto qualche parolina
Fugge lontano,
ma il vento lo sa
E sorridendo dice:

‘’Ritornerà, ritornerà…
Quando non avrà
Più
Amore
Cuore               continua

Dolore
Di che sfamarsi
Umile
Devota
Casta e pia
Farfalla canterina
Parola piccolina
Boccuccia prosciuttina
Ritornerà all’ovile!”

Il tempo si é fermato

Quel che vorrei
É stare qui con te
Dietro me
All’infinito
Bisbigliando quel gioco
Che da bambini ci piaceva tanto
E dove io vincevo sempre:
“Vaso’’
“Fiore”
“Fuoco’’
E allora io dicevo
“Calore”
Mentre vittoriosa
Ti guardavo perdere
‘’Te il principe delle parole!’’.

Ma dov’è
La Peppacencia?
Quella Donna maledetta
Ostile
Uomo e donna
Insieme?

Parole
Si muovono
Leggiadre e sottili nell’aria
Secca e dura
E all’improvviso
Ballano, bollono, cuociono e
Fumano come la polenta
Gialla

Intelligenti
Fuggitive
Ridono di noi

Paroline gettate ad un vento
Desertico
Effimero ed eterno
Caloroso e freddo
Bestiale e santo

Mentre tu diventi albero
Per me.
Immobile
Statuario
Respiri
Sul mio collo
Nutrendoti della mia ninfa
Come Dracula fa del sangue


E frusciano le fronde
Dell’albero Maestro
Ad ogni colpo di vento

Mentre noi,
Oramai
siamo albero.
 
La guerra mi travolge
Anch’io scenderei
Sul campo di battaglia
Eroina epica trasgressiva
Tancredi
Dal torace maschio
Dalle gambe muscolose
Che non sai se abbia un fallo
Che forse nasconde
Sotto quella
Cintura di castità
Virtuale
Fatta di fantasie erotiche
Spade spezzate
Violenze masochiste

Anch’io scenderei in campo
Se solo tu
La smettessi di vedermi
Donna impalpabile
Perennemente fuggitiva
Lontana, effimera e rara

Se tu fossi il mio nemico
Ti sfregerei beffarda
Ruggendo:
“Se non vuoi morire, corri e vai!”

O forse saresti tu a vincermi
Passando poi coi tuoi stivali
Infangati
Sopra il mio corpo moribondo
Pensando io sia uomo

Poi ai miei singhiozzi
Femminili
Capiresti che quel guerriero
Era per te tutto
E baceresti le mie lacrime
Cercheresti di far rivivere il mio corpo
Poi
Mi daresti il colpo fatale
Col fallo della morte

Lasciandomi lì
Sanguinante
Moribonda
Nuda
Né maschio né femmina

Asciutta vita.

La mia bocca sul tuo caffè…
Luca ti amo.

Col tuo caffè espresso
Che mi fa palpitare ancora
Mentre i ricordi avanzano nell’aria

Rivedo me
Appoggiare le labbra
Proprio lì, su quella tazzina
Dove tu hai bevuto il caffè

E ho come l’impressione
Di aver commesso un
Sortilegio
Sacrilegio
Mentre in fondo in fondo
Assaggiare la tua bocca
Sentendomi
Furtiva
Serpentina
Malandrina
Mi dava un che di
Essere “privilegiato”.


La lingua null’altro chiedeva che
Giocare
Gioire
Tremare
Di quelle gocce rubate al tuo palato

Luca, tu non sai nemmeno quanto, io, ti abbia amato!

Come posso dimenticare
I nostri occhi vergognosi
Libidinosi e vogliosi
Che quel giorno si sono incontrati
Ponendosi una domanda:
“Anche tu…?”
E che si erano risposti :
“Sí, anch’io…”

Tenero e immenso amore mio
Da gazza ladra avevo poi rubato
Una carezza, un bacio, una conferma
Chiudendo gli occhi
In oblio
Nel momento che tu
Diventavi mio
Attraverso la tazzina di caffè
Oramai perso nel tempo

Dove mi ero affogata
Perdendomi, inebriandomi
Di quell’amore aromatizzato
Voluto dagli dei
Mai iniziato
E mai finito

Voluto dal tempo amico
Preannunciato dal vento
Come una tempesta
Ecco:” Uragano dei sensi!”

Tu sei stato per me
Meravigliosamente
Vivo, reale quasi a fior di pelle
Mentre ora
Come un fremito bestiale
Rivivi i miei ricordi
Che si perdono
Sull’impronta della tua bocca

Per te divento il poeta più
Romantico,
Per te divento musa
Per te divento ninfa
Trattengo il tuo bacio tra le labbra
Timorosa mi sfugga

Eccitando il mio essere
Impucciato come un biscotto
Nel tuo caffelatte

‘’Oh mio umido bacio alla caffeina!’’
Perché sei andato via?

Raccontami una storia
Bisbigliami
Paroline peccaminose
Drogami del tuo gusto
Fammi sentire il suo venire
Che mai mi ha riempita
E che forse mai mi riempirà
Di schiuma di Champagne
Che ha odore di campagna
Quello delle contadine che vanno
A fare il bucato laggiù
Nel paese che conosciamo solo
Io e te


Dammi, oh sì,
Dammi, ne ho bisogno
L’impressione di tenerti in pugno
Quando invece
Acchiappo solo mosche

Luca, ti prego, uccidimi!

Fallo col tuo veleno che sa di quel caffè
rubato, che io ho leccato
Dentro quella tazzina virtuale
Che per me era
Bacio
Amore
Santo fumo
Che adesso sa di smarrimento
Ma tu, Luca, te ne prego
Illudimi sia stato amore!

Paura del buio
Ricordi amore
La paura del buio?
Quella che ci prendeva da bambini
E forse anche da grandi
Non risenti quei brividi lungo il collo
E la schiena, tutta
Mentre fuggi
Dalle ombre nemiche?

Siamo solo noi,
Che in questa stanza senza luce
Ritorniamo bambini
Ma questa volta io
Stringendo la tua mano
Seguendo i tuoi occhi felini
Riesco a dimenticare quel tremore
Anzi, non ci penso nemmeno
Da tanto ti amo

Per te attraverserò il buio
Per te diventerò stella cadente
Per te diventerò gli occhi di quel gatto

Stringi forte la mia mano
Non abbandonarla mai!
Mi dà sicurezza
Certezza
Illusione
Di vivere senza più ansia
Dolore, tristezza e amarezza

La tua mano dentro la mia
Mi fa credere di attraversare
Una vita piena di lampioni
Come quel viale dei Campi Elisi
Che mai ho visto e forse mai vedrò
E mi perdo…
Mentre tu accompagni
La mia mano e i miei passi
Quale fossi bambina
La tua bambina
Da proteggere
Da difendere
Da isolare
Dal mondo cattivo

Fatto di ombre e colori cupi
Che ti fan sentire un nulla  
Schiacciato
Come le noci a Natale e Capodanno

Seguirò,
Oramai l’ho deciso
La tua strada
Qualunque essa sia
Nel bene e nel male
In felicità e dolore
In povertà e ricchezza
Ma tu amore
Dammi la certezza
Che non ti perderò

Stai pur certo
Non mi perderai
Mai, mai e poi mai
Perché solo con te
Ho sentito l’amore
Tu, solo tu
Sei stato capace di restituirlo al mio cuore
Tanto che ora
Non ho più paura
Non sento quasi più
In questo color nero
Le ombre del male
Seguirmi e grignare beffarde
Che vogliono farmi paura
A tutti i costi
Ma che non sanno che ora
Ci sei tu nella mia vita

Mentre stringi la mia mano nel buio
Tu diventi me
Ed io divento te
E ci inonda una cascata di luce
Fatta di umori e sperma
Di latte e miele
Ci avviamo inconsci
Verso l’oscurità
Ma questa volta
A testa alta

Non sento più quella paura
Non sento più i demoni della notte
Non sento più quell’universo ostile
Perché nella mia vita
È apparsa la tua luce.

C’é una piccola scimmietta
Con quei tuoi begl’ occhioni
Quasi mi pari
Una piccola scimmietta
Mentre ti stringi a me sospetta
Cercando protezione
Dentro l’abbraccio
del mio scialle blu di lana
Che riscalda le tue paure

Mi guardi e ti fai coccolare
Avvinghiata a me
Quasi fossi edera
Come avessi paura che io scappi
Ma io, mio piccolo amore
Non allenterò questa stretta
Nella quale tu sei diventata
Un nulla di piccolo animaletto
Da carezzare ed accudire
Proteggere e svezzare

Se i miei seni caldi
Dove tu poggi il tuo cuoricino
Avessero di che nutrirti
Te li porgerei
Ma anche così, sterili
te li farei assaggiare
Forse nel tuo cervellino
Rammenteresti allora
Quand’eri piccina
E succhiavi vita
da quel gonfiore materno
In cui,ora non cerchi più nutrimento
Ma solo rifugio e comprensione

E animale per te divento
Una macaca
E tu ed io, mia scimmietta prelibata
Insieme ci arrampichiamo
Da un albero all’altro
Nella giungla dei nostri cuori
Che mi fa pensare
A Cita e Tarzan
In quella giostra dei sensi
Dove volutamente
Siamo volute precipitare in simbiosi
E allora rivedo tua madre
Che poi è anche mia figlia
Quand’era grande, o piccola,
Così, proprio come te adesso
Cercava calore, amore, pace
Affetto sincero
Che mai ricevette da me

Che ero presa dalla vita
Coi suoi problemi futili o veri
Mi rivedo allattarla
Nel letto matrimoniale
Risento il suo corpicino
Che succhia la via lattea
Risento il mio sonno quieto
Mentre accarezzo la tua testolina peluta
Che tira quel capezzolo
Fino a farlo agonizzare
Tendendomi la trappola
Dell’incombente mastite
Che tanto mi faceva male
E solo lei poteva curare

Tua figlia ti assomiglia
Ora che sfinita chiude gli occhi
Che sono riuscita ad ipnotizzare
Con la ninna nanna della vita
Quella stessa che canticchiavo
Per tua te, quand’eri piccola
Sotto l’ abatjour arancione
Di un tempo passato
Che confusa dalla vita
Mi pareva tramonto del sole
Arance siciliane
Accecante verità
Da fuggire

Ma io ti prenderò
Io ti coprirò
D’oro,incenso e mirra
Io farò di te un piccolo gioiello
Tutto ciò in cui fallii con mia figlia
Te lo darò
Diventerai il mio fiorellino:
“Chissà se mai ci riuscirò!”
Pettinerò i tuoi capelli ribelli
Ti imboccherò se avrai fame
Ti porterò a passeggio
Ti rimboccherò le coperte in inverno
Stringiti forte a me
Come un amante!
Fammi toccare il cielo con un dito!
Fammi sentire che
Hai bisogno di calore,
che poi è anche amore
cuore, dolore!
Che solo questa tua vicinanza
Potrà restituire a quella madre
Che forse ancora c’è in me.

Piove su Bagdad
Piove sui nostri cuori
Che stanchi
Per non essere impegnati in un amore
Vogliono struggersi
Con le immagini fatte di sangue
E' solo il cuore
Che insiste a voler piangere
A tutti i costi
Ma non certo per la guerra
Non certo per le violenze
Piange per conto suo
Mentre le bombe cadono
e distruggono le illusioni

Dedicata a Lorenzo…
(soprannominato da Angela El Beah: Professore)

Professore,
Scusa se ogni tanto
Tra un riga e l’altra
Faccio un errore
È tutta colpa della la mia natura imperfetta…
Scrivo gli stessi errori
Che poi faccio anche nella vita…

Io seguo gli istinti del cuore
E parto in quarta
Mentre quasi non li riesco a fermare
E’ come un impulso primordiale
Primitivo, bestiale
Che mi spinge e dice:
‘’ Batti, batti la tastiera,
scompiglia i tuoi capelli
rendili elettrici e ribelli
come le tue parole! “

Per te,
Che sei poesia trasformata in uomo
Divento musica
Per te
Batto le note su un pianoforte virtuale
Fermando così
L’idea
Lo struggimento
L’amore
Il vento
Che sento farsi strada dentro me

Compongo parole
Che poi ti mando
E che tu
Che felice leggi tra le note
Del mio spartito
E mentre lo fai
Professore
Sì, lo so,
Ne son ben certa e sicura
Il tuo viso sorride felice
Forse senti anche
Chissà
Un brivido al tuo cuore
‘’ Oh! Professore “
Quel brivido che poi diventa vita
Sai, lo sento pure io
Sai cos’è ?
È solo e ancora e stupendamente amore
Per questa forma divina
Che può essere solo la P O E S I A.

Arlette
- La seconda di tre poesie ispirate dalla lettura
di ‘’Seminario sulla gioventù” di Aldo Busi -

Arlette,
Mia povera insignificante
Arlette
Dagli occhiali che coprono le occhiaie
Dai capelli biondini
Corti
Mascolini
Dalle fattezze di fata
E strega insieme
Vipera inaudita
“ Tu non sai quanto io
Ti abbia voluta amare!
Ma non ci riuscii
E dalla rabbia
Ti ho accontentato
Così la smetterai di pensare io sia
Pablo Pablito! “

Spegni
Te ne supplico
Quella dannata musica spagnola
Vieni qui, se proprio lo vuoi
Prendi ora
Solo ora
Tutto me stesso
Ma stai attenta
Anch’io ti prenderò
E sarò bestiale!
E come mai nessuno
Farò di te un niente
Farò di te un falò

Ti guarderò distrattamente
Perché quasi, sai
Ti sei fatta odiare
Con la tua insistenza
“ Ebbene mi vuoi? Eccomi a te! “

Odio te, ma forse anche me
Per non averti saputa amare
Come tu volevi:
“ Oh! Arlette, Arlette, Arlette…
Col tuo ‘’bon, bon…sufficiente!’’
Mi hai perso così stupidamente…
Facendoti poi gettare via come uno straccetto inutile
Meritavi di più!

Se fossi stata italiana
Ti avrei chiamata Carla oppure Luisa
Due nomi un po' freddini
Ma alteri e che ti si addicono.

Ricorda Arlette
Con un sorriso ciò che fu o non fu
Tra di noi
Che ora disperso nel vento dei ricordi
Sa semplicemente di fumo
Santo Fumo.

Frustami amore
Frusta il mio corpo
Frusta questi pensieri
Ma poi consolami…
Illudimi di esserti pentito…
Proprio tu
Che mi hai fatto male
Tu, cattivo che sei…

Accarezza il mio viso col frustino…
Prendimi per il collo
Fammi assaporare la tua forza
Ma molla un po' la stretta…
Lo so che fai finta di essere buono e che tra un po'…
Legherai i miei polsi stretti
Mi farai male da morire
Tua prigioniera lo sai non potrei fuggire….

Incatenami a quel letto…e godi del mio terrore
Oh, mio dolce aguzzino
Spalanca quei tuoi occhi da folle
Puntali sul bersaglio:
Questo mio corpo da punire…

Per te sacrificherò il mio corpo su quell’altare
Per te mi inventerò vergine e santa
Ma tu frustami, frustami più che puoi…
Senza smettere di sussurrare…
Strani bisbigli solleticanti
Che confondono i miei capelli
Accendimi e fammi delirare,impazzire e addolorare…:

“Oh, come é bello godere ed ansimare…
Mentre sto bene, ma anche un po' male!”

In balia della tua selvaggia erezione…
Che improvvisa mi scoppia sul viso
Densa come latte condensato e sapone liquido…
Ho gli occhi socchiusi
La bocca semi aperta
La testa un po’all’indietro
Con la frusta del tuo fallo, mi lasci senza respiro…

Stringimi e dimmi, te ne prego:
“Sei matta, sei matta, sei proprio pazza”.
Ma proprio a me dovevi capitare…?!”
Mentre io piano piano
Non potrei che ripeterti:
“Frustami,frustami ancora, dai, amore mio…Ma piano
Se puoi non farmi male…”.

Ti ucciderei
Ci ho pensato tante volte
E oggi l’ho fatto:
Ho messo un coltello sotto il cuscino
Così mi sentirò più forte.

E quando sorridente
Ti ingannerò con l’ennesimo sì
Che tu mi hai tirato fuori
Fatto uscire per forza,
fatto sputare dalle labbra
Senza che io lo volessi…
Allora mi rifugerò in quel pensiero:
Il coltello affilato pronto a vendicarmi.

“Sapessi quanto ti odio!”

Se tu conoscessi questo mio segreto
Mi appenderesti al lampadario
Oppure mi lasceresti tre giorni nel deserto
Senza né bere né mangiare

Sono stanca di simulare amore
Tenendo tutto questo risentimento nel cuore:
“Spero che Dio, da lassù guardi un po' giù !’’

Se non avessi così paura
Ti urlerei in faccia, gridandoti parolacce
Ma vigliacca che sono
temo la tua erezione, one, one, one.

“Maledetto amore!”.

Tu hai plasmato un’altra me:
mi hai fatto scordare il profumo dei fiori
mi hai cambiata, resa un iceberg!
Ma attenzione, il coltello é affilato
E la sua lama é stanca di aspettare…

Questione di pelle
Vorrei conoscere il motivo
Per il quale io ti abbia amato
Forse
Profumo di pelle
Pelle,pelle,pelle
Sì, questione di pelle.
No, non chiamarlo feeling

Io e te non abbiamo nulla da spartire

Fingiamo di condividere
Di essere uguali
Ma uguali noi
Non lo saremo mai:
Io sono mezza deficiente
Mentre tu
Intelligente girasole
Fai sussultare il mio cuore
Mentre tutto, tutto, tutto
Ritorna sulla mia pelle

Mentre passi rubo il tuo odore

Sentendomi un cane da tartufo
Tu lo sei per me, il mio tartufo
Ed io per te divento la ricercatrice più accanita
La scovatrice più incallita
Odore di te, cerco nel mondo
Tra la gente
Mentre mi parli
Assaggio la tua bocca
Ma tu non lo sai
L’odore del tuo alito
Mi inebria
Come fosse l’odore della pastasciutta di mio padre
Oppure dei fiori di quel posto sconosciuto in Africa
Come essenza rara e preziosa
E magari stamani
Non hai neppure lavato i denti…
Ma di te non ho schifo

Quando si ama tutto ti piace di lui o di lei.

Ti spalmerei di crema profumata
Per poi dormire insieme a te
Come in paradiso
Oh mio dolce amante virtuale
Dimmi,dimmi, perché sei partito?
Ma non ti manco anch’io?
Sai, io muoio per te…

Qua, sola, seduta ad un Pub…
Mi annoio.
Esco e vado al Pub
Che prima si chiamava Bar
Ma che c’entra? Non si sa…

Ordino qualcosa.
Sono sotto la metró
In lontananza sento i rumori
Assordanti delle locomotive

Ordino una cioccolata calda
Con sopra la panna montata
Non mi piace lo so
Ma piace a te
Quindi anche a me

Cerco tra i volti della gente
Un tuo messaggio
Guardo invidiosa le coppiette
E penso a quando c’eri tu
E faccio di tutto per struggermi.

“Per piacere mi accendi la sigaretta?”
- una voce tra la gente mi chiede indifferente
Potrei uscire anche con lui
Uno sconosciuto
Ma lui non lo saprà mai.

“Dio, come mi sono ridotta
Ma perché mai seguo sempre
i brividi del corpo, sarò forse scema
Oppure poco ci manca?”

Tante cose avrei potuto fare
Ma io avevo scelto proprio
Quel posto:
Seduta sola ad un Pub
Mentre i rumori mi assordano.

Sento l’inutilità di quella scelta
Sogno deserti infiniti
Vedo le Cascate del Niagara
Rivedo il tuo bel viso.

Il disagio si impadronisce del mio essere
Che si sente sciocco
Ferito, scisso, reciso come un fiore
Che voleva nascere, crescere e sperare.

Tu eri la mia vita
Eri tutto per me
Ora mi alzo:
Dormire
Ecco il rimedio:
Dormire
Sperando che tu mi ami
Magari domani.

Dimensione nuova.
Se scrivo una poesia
Entro in un’altra dimensione
Dimensione eterea
Dimensione mia
Dimensione solitaria
Questa è la mia vita vera.

Scrivendo una poesia
Entro in un mondo
Costruito da me
Che mi appartiene
Dove faccio entrare
Ed uscire chi voglio

Ma te ne prego amore
Tu se puoi resta
Non mi abbandonare
Rimani qui dentro la mia stanza
In silenzio, non parliamo.

Quando hai bussato ti ho fatto entrare
Non lo faccio con molti sai…

Resta con me
Giorno e notte
in questa mia strana dimensione
Irreale, sublime
Quasi paradisiaca
Dove diventiamo quasi trasparenti
Grazie alla poesia.

La fase più dolorosa
La fase più dolorosa é ormai arrivata.
Non vorrei dirtelo
Ma non posso più vederti
Le nostre strade qui devieranno
Come quel treno merci
Del quale senti il trac, strac
Del deragliamento su un binario morto
Che fa sussultate il cuore
Mentre getti il tuo sguardo sulle rotaie
dal finestrino della vita.

Mai più tu.

Dolce abitudine.
A te dedicavo pagine intere
Nella frenetica illusione di suscitare in te
Curiosità
Attenzione,
e forse, ma proprio forse anche
Amore.

Le nostre strade….finiscono qui dove ci siamo incontrati
Inevitabile e scontato finale.

Mentre tu mi leggi abitudinario e ferito
sullo schermo del computer.
Senza però sentire al cuore nulla o quasi
Di quel fremito che solo ieri, lo faceva tremare
E che oggi, trovo freddo e gelido alle mie parole
E questo mi crea immenso dolore

Ma non è ancora tempo per noi due !

A metà scrittura, sai, quasi tentenno
Vorrei non farlo, quasi
mi pento della mia sincerità:
“E se continuassi a fingere?”
Forse non ti perderei…
Ma falsa sarei…come non mi vorresti tu.
Ho deciso tutto oggi,
in questa mattina africana
dove giraffe e scimmiette virtuali
Sorridono al mio coraggio.
Per dirti tutto in fretta
ho fatto una bella doccia

Rischiarando la mente
Ho cercato nella giungla le parole adatte

Cosicché da essere meno crudele possibile
Più amabile che possa essere.
La mia coscienza mi fa razionalizzare
Anche se il mio corpo é un po' arrabbiato:
ti cerca annoiato come la prima volta…
Quando tu lo coglievi, facendo di lui ciò che non volevi.

Ricacciare, ricacciare, ricacciare.

Il pensiero di ciò che é stato
O forse non é stato
Chissà!…
Mi fa stare un po' male
Mi inforchetta la mente
Sentenziandoti:
Che é la fine.

La fine, sì, la fine del nostro strano
Ma grande amore.

Incomparabile
Insostenibile
Ormai naufragato
Senza che fosse
Colpa di nessuno:
Né mia, né tua
O forse più tua che mia.
Colpa del mondo
Delle ambizioni
Degli amori strani e bizzarri
Che noi cerchiamo di inventarci
Quando ci accorgiamo di stare per morire.

Navigando disperatamente in un tempo che non é mai stato nostro.

Né tuo, né tanto meno mio
E che beffardo adesso, ride di noi
Regalandoci solo il suo mantello
Fatto di un lieve e flebile sorriso.
E allora rivedo tutto:
I falò
Risento il profumo dei lillà
Mi rivedo correre felice con te su e giù per i prati
Incollocabili in questo mondo di vivi
Ma noi in fondo cercavamo
Solo la Terra Promessa…
Quella della felicità
Dei Castelli di fuoco
Di quel Reame Incantato
Cui ancora te ne giungono gli echi
Facendoti spezzare il cuore

Quando non ami più.

Nano, nano, quanto ti amo…
Eppure Pinuccio ed Edera
Si amavano davvero:
Lui nano, lei no.
Rapporto strano
Che incuriosiva la gente
La quale, probabilmente si chiedeva
Come avrebbero fatto poi, la sera…

Lui: goffo e piccolo
Lei: normale e bruttina

Lui, andava pazzo
Della normalità di lei
Lei, moriva invece
Delle imperfezioni di lui.
Si sentiva eccitata
Da quello scherzo della natura
Dall’aspetto così imperfetto…

Come facevano a far l’amore?

Si chiedeva la gente
immaginandoli in un letto
A fare e disfare
Montare e smontare
Ma niente…Qualcosa sfuggiva
Non riuscivano ad individuare
Palpare, afferrare, la sostanza…
Io Pinuccio ce lo vedevo
Su un seggiolino in piedi
Lo immaginavo così
Mentre lei a gattoni o forse a pecorina
Scendeva e saliva d’altezza
Cercando di metterlo a suo agio
Mormorando poi, tra il piacere:
" Nano, nano, quanto ti amo!"

Sì, non dovevano avere molti problemi a farlo…

Ma la gente,
che non si fa mai gli affari suoi
Si chiedeva anche:
" Ma che razza di figli nasceranno poi?".
A Pinuccio ed Edera
Però non importava:
Nano e sano.
Bastava fosse umano

Tra lo stupore di tutti
il figlio nacque uomo-normale

E la gente ci stette male:
Avrebbero preferito un nano!
Mormoravano al loro passare:
I nani sono rari
Mentre noi, uomini e donne normali
Non siamo per niente originali

E fu così che i giovani sposini:
Scocciati, depistati
Veramente annoiati da quella strana città
Decisero di partire per altre mete e paesi
Alla ricerca di pace e tranquillità.
In un posto dove regnasse felicità
E dove specialmente chiunque potesse fare
Ciò che credeva fosse bene.

Girarono quindi mezzo mondo
Ma trovarono sempre gente che li guardava:
Così.

Anche se in fondo in fondo
Alla gente
Non gliene frega niente.

Ma forse voi vi chiederete:
Ma com’é che il bambino nacque sano-umano e non- nano?
In verità, di loro persi le tracce
Ed in fondo, in fondo, non é che
Me ne freghi poi tanto…

Siamo tutti comparse
Siamo tutti comparse
Nella scena della vita
Mentre si alza il sipario
Compaiono i vari personaggi
Che compongono la storia:
i protagonisti si notano subito
Noi comparse invece passiamo inosservate
Assolutamente in secondo piano
Quasi in punta di piedi
Ci muoviamo, compaiamo e scompaiamo
Senza che il pubblico nemmeno
Si accorga della nostra parte
Nemmeno ci regala un applauso …
Al nostro inchino giullare
Piovono applausi solo per i protagonisti
Noi, comparse di sempre
Siamo come trasparenti sul palco della vita
Il pubblico ci ignora
Mentre la natura fa sì che
Persone nascano, muoiano
Si riproducano, come pesciolini tropicali
Variopinti e di varie personalità
Che poi, a cicli stabiliti, da un tempo amico o nemico
Non si sa,
navigano, mangiano e si riproducono
In un tempo acquatico che non conosce
Ore, mesi o anni
Solo acqua che va, pesciolini comparse
Vanno e vengono
Proprio come noi, umani
Recitanti la parte dei perdenti
Il tempo annoiato
Fa recitare chi vuole
Cambia, attori comparse registi ed autori
Mandando a casa gente
Da questa scena della vita
Che in fondo non finisce mai
E comparse vanno e vengono
Improvvisando una parte
Che non gli appartiene
o che forse apparteneva od é appartenuta
Ad altri noi
Comparse di sempre.

Quando tu sei partito
Quando sei partito
Per il dolore
Il mio cuore
Ha sanguinato lacrime
Che io ho trasformato
In poesia.
Disperato
Offeso
Umiliato,
il mio cuore,
non ha potuto
Che cedere
A questa notte.
Si é ubriacato di parole
Con le quali brindo delirando
Arrampicandomi
Sul suo muscolo rosso
Cercando di non cadere
E di restare in vita
Mentre mi sento allucinata.
Drogata di te.
Ti sniffo
Ti odoro
Ti voglio
E nel delirio
Immagino paroline rincorrersi
Contente e inafferrabili
Che mi deridono
Squisite
Malleabili
E che meravigliosamente
Mi rimbalzano sul cuore
Che grida ancora : " Ti amo. Ti amo. Ti amo ".

Il petalo d’amore.
Se il cuore dovesse gridare
Prendilo in braccio
Cullalo
Dirgli:
Cerca di non stare male…

"O, o, o, o…"
Cullalo dirgli
Passerà, passerà
Oggi così
Domani chissà…


E anche quando
Ti dirà beffardo:
"Principessa
Lui è partito
Forse non ritornerà…"

Ignoralo
Vai per la tua strada
Segui il motivo
Trainante
Segui il motivo
Andante…

Il mio padrone
E’ il cuore.
Lui comanda
La felicità
Lui comanda
La tristezza
Lui, mi fa felice
O triste…

Non farlo gridare
Restami accanto
Stanotte
Contiamo insieme
Le stelle del creato
Sfogliano le margherite

M’ama, non m’ama
Il fiore ti dirà
Fai sì, oh fiore
Che il tuo ultimo petalo
Sia un m’ama
Anche se non è verità
Illudimi tu
Petalo d’amore
Che lui mi ami!

L’ultimo ballo.
Non ho voglia di ballare
Quasi quasi me ne vado
Poi vedo te
In un angolo del locale
Triste e pensieroso
Con uno sguardo bestiale
Da uomo ferito
Ucciso
Lapidato
Forse troppe volte…

In fondo che c’é di male…
Ballare, ballare, ballare
Questo lento con te
Cosa può significare?
Allontanare il mio corpo
Dai ricordi
Avvicinandone un’altro
Non potrà che farmi bene…
uno sconosciuto…
Per dimenticare

Eppure sembri
Anche tu deluso:
“A te, che fece
l’amore?"…
Quasi ti vorrei domandare
Ma è meglio
Ballare, ballare, ballare
Fingendo
Di dimenticare, are,are

Anche quando la tua mano
Sale, in un abbraccio
Casto e puro
Che mi fa tremare
non mi abbandono
So che non sei lui
Purtroppo non sei lui!
Ti stringo un po' di più
Facciamo che sia lui?
Vorresti esser lui?

Chiudiamo gli occhi.

Facciamo che io
Sia lei
Che ti ha deluso
E che tu sia lui
Che mi ha lasciata
Facciamo che dopo andiamo
Facciamo che poi restiamo…

Facciamo, facciamo, facciamo

Che ci illudiamo
Di essere
L’ombra di ciò che fu
Mentre balliamo
Balliamo, balliamo
Crediamo sia amore
Ma noi sappiamo
Che é pura e semplice
Musica che ci inganna
Ed ammalia sia amore
Una sferrata al cuore
Un tappo di champagne
Lanciato nell’aria
Che ha colpito
Le nostre menti
Con la Schiuma di sciampagna.

Colore di sangue
Lo avevo visto
In un famoso film
Lei andava in giro
Per la stanza
Con le ciliege
Appese alle orecchie
Lui
Per gustarsela meglio
Se le mordicchiava tutta
A volte.
Strano é l’amore
In suo nome
Facciam le cose
Elementari e strane
Sceme e rare
Semplici e bestiali…

Se dovessi andar in giro così
Per casa
Che gusto avrei?
Beh?
Una persona giusta
Ci vorrebbe…
Nel film era
Michel Piccoli
Ma potrebbe per me
Esserlo anche Peppino
Giacomino o Giovannino
Quando amo
Non capisco più
Un cazzo
Ma forse il bello
Sta proprio lì
L’abbandonarsi
Alle ciliegine
O l’affogarsi nelle fragoline rosse
Aspettando
La grande abbuffata!

Dammi un bacio
Vorrei solo un bacio
Un’ ultimo bacio
Poi, le mie labbra
Partirebbero
Esilierebbero
Con quel dolce ricordo
Impresso nella memoria
Dovresti darmelo ad occhi chiusi
Senza fretta
Affondare, affondare, affondare
Mentre magari io ti imploro:
"Fammi andare…
Che poi é come dire
Voglio restare…".
Eccitato
Come sei
Non senti i miei no
Dalla premura
Mi vorresti trattenere
Tutta
In un bacio interminabile
Lungo come i vagoni di un treno
Che fan :" Tu, tu, tu! "
- puoi baciarmi così
Solo tu!-

Poi il fumo
Ci investirebbe
E noi stessi diventeremmo
Nebbia ancestrale
Ricordo di peccato
Degno
Della pena capitale
Ma tu baciami ancora
Non smetterla
Di affogare, affogare, affogare
La lingua
Invadendo corpo ed anima…

Ma che domenica é senza te
Ti cerco nell’aria
Non ci sei.
Ma dove sei
E specialmente
Ma che domenica é se, non ci sei te?
Non sento nemmeno nell’aria
La festa
Mentre ti cerco
Con la testa

La testa, la testa, la testa
Ma sarà ancora attaccata al collo?

Ricordi quando era sempre
Fiesta?
Quando ancora ignari di un futuro
Correvamo, salivamo e scendevamo
Le scale della vita
Di corsa, col fiato in gola
Con la paura di perdere qualcosa
Di quel tempo che sembrava
Tutto nostro, ma
Che non lo era…

Domenica, domenica, domenica
Senza te…

Non c’è
Non è
Non mi dà felicità…
Lavoro tanto per lavorare
E penso sempre a te
Rivedendoti in ogni angolo
Ricordando il tuo bel viso
Ricordando la tua voce
Quando mi dicevi no
Come sempre
Crudele che sei

Tu, che non mi vuoi mai
Ma mi piace pensare che
Un giorno mi cercherai
Rimpiangendo le mie domeniche
Che oggi ti sembrano inutili
Ma che ritmiche e bestiali
Erano piene di poesia
Con quel mio volerti amare
E tu sempre fuggire…
Domeniche fatte di balli virtuali,
mai ballati
né mai conosciuti:
Bossa nova
Cha cha cha
Mambo italiano e forse americano
Rap e flash dance
Che solo io e te riuscivamo a seguire

Quando tu eri qui.

Ditelo a tutti che sono una povera italiana
Stavo per partire
Quando Vittoria mi ferma
Mi implora con gli occhi:
" Diglielo…" –
Ed io: " A chi e che cosa? "

" Dillo agli italiani
Che io li amo
Di' agli italiani che io vorrei essere lì
Di' loro che …
Li sogno, li sento, li voglio
Tutti".

" E poi cos’altro devo dire agli italiani ?"
" Digli che li amo
Anzi no, digli che li odio…
Perché non mi hanno voluta.
Ma dillo, dillo a loro
Che io sono
Un’italiana Vera! ".

Estasy
Estasy.
È la mia vita
Sdoppiata e scissa
Tra scrittura e parole
Dove la mia mente confonde
Verità e fantasie

Ma di certo
Non mi interessa più saperlo
Se vivo o no…

Estasy.
È questa la mia condizione sublime
Irremovibile
Lacerante
Che mi fa morire e rimorire
Ogni giorno un po'…
Pur vivendo tra voi, loro ed essi

Forse la mia condizione migliore
Che mi regala vita nuvoleggiante

Estasy.
Mi fai sfiorare
Aquile rapaci dal becco cattivo
Che mi vogliono portar via
Lontano,lontano, lontano
Lassù nel loro nido montano…

In una vita
Che vaga in un tempo sbagliato
Che non ho mai sentito mio.

Le galline ci guardano…
E mi trovavo
In quel postaccio
Pieno di mosche
Cattive ed insistenti
Gatti randagi
Dai denti canini aguzzi
Miagolanti come piccoli leoncini
Dal tanto erano selvaggi…
Segatura gettata lì
Tra l’odore di sangue

Forse incubo.

Eppure l’incubo
Suonava, cantava, si agitava
Dolendomi cuore e mente.

Schiamazzi qua e là
Interrompevano i miei silenzi
Mentre aspettavo
Il mio enpané
Che non voleva arrivare
Proprio per farmi
Fantasticare
Morire
Rinascere
E fare star soffrire…

Galline, galline, galline

Di quel pollivendolo egiziano
Perso in un tempo remoto
Forse lo stesso di Faraone
Mentre io
Cleopatra di sempre
Scruto il negozio
Soffro per il pollame
Poco intelligente
Deficiente, demente
Ente, ente, ente
Che pur sempre confonde
La mia mente malata
Malata di che?

Non si sa
Ma cosa certa é che
Non esiste dottore
Per questo genere di mali
Solo rimuginare
Violentando un po' i pensieri
Chissà forse mi fará
Anche un po' bene
Qua e là per il corpo

Gli occhi non avrebbero voluto
Guardare la morte appesa a testa in giù
Che gocciola sangue inutile:
" Galline, solo galline…"
Direte voi…
Mentre quaggiù si muore
Per niente
E di niente
Si vive.

O l t r e
Non essere mai superficiale
Vai O l t r e
Solo così potrai scoprire
Mari e Cieli mai esplorati
Avere intuizioni e sensazioni
Mai palpate

Vai, vai, vai O l t r e…

Non fermarti alla prima pagina
Addentrati nella storia
Scopri come Rosmunda
Bevve nel teschio di suo padre
Scopri come Cleopatra si uccise
Col serpente velenoso…

Vai, vai, vai O l t r e…

Cammina su quella sabbia
Guarda le tue impronte
Immagina chi le ha attraversate…
Immagina cosa sta insabbiato
Sotto quella sabbia…
Secoli e secoli di vita…
Anche tu verrai insabbiato
Come gli altri

Vai, vai, vai O l t r e…

E anche la morte ti sembrerà
Il giusto epilogo ecologico
Che da l’estrema unzione virtuale
Ad un U n i v e r s o
Che è, e sempre sarà
In continuo movimento.

E solo così scoprirai
Chi veramente sei.

Dedicata ad una mia amica: "R O S’ A L B A" in arabo  "Warda - Fagr".

Rosalba (ià warda ià fagreya)
Si sveglia la mattina
Pensando al deserto
Rosalba (ià waeda ià fagreya)
Apre gli occhi alla giornata
pensando al Rosso Mare aperto

“ Smettila di fantasticare
Su pesciolini tropicali
rocce pungenti di quel mare
Sulle punte consumate delle piramidi
Dove tu,
in un tempo presente-passato
Forse hai pianto
Volendoti punire…
Forse sarebbe ora di reagire!
Togliti da quella bolla di sapone
E falla scoppiare!”

Alba, Alba, Alba,
Ià warda ià fagreya
La vedi quell’aquila lassù?
Trasporta i tuoi sogni
Trasporta gli uccelli del paradiso
Trasporta i cavallucci marini e i delfini
Che inebriano la tua mente


Mentre tu Alba
Tappezzi di foto la stanza…
Sorridi alla Sfinge
Ti tuffi nel mare
Saluti Kheope, Mandara e Micerino
Ti senti Regina di un tempo che fu
Con tanto di corona in testa
Mentre triste, ami solo chi ti procura dolore
Tristezza, struggimento e mal di testa.

“ Oh! Alba, ià fagreya
Ritorna nel 2000,
accendi quella Stella!
Dai, oro, incenso e mirra
A chi se lo merita! “.

Poi, riposa serena
Perché domani tu capirai
Che volevi soltanto uscire dalla trappola della noia
Dalla trappola che ti tendono gli uomini cattivi
Dalla trappola che tu stessa ti sei costruita
Inconsciamente in balia degli uomini porci

Tu, Rosalba,
Ià warda, ià fagreya
nata e cresciuta
E forse resuscitata da un’anima egizia
Devi cambiare la carta a quei muri
Devi concederti nuovi colori
Cambiare look alla moquette

Solo attraverso il cambiamento
Riuscirai a vedere meglio in te
Fino a quando Lui, l’uomo dei tuoi sogni
Ti verrà incontro con un sorriso
Mentre tu lo guarderai con un sol pensiero:
“ Oh Dio! Il mio cuore batte, batte, batte d’amore
E se batte per lui, vuol dire che sono viva,
che posso amare, sperare di ricominciare!”

Sì. Alba, ià fagreya
La vita ti aspetta
E questa volta riuscirai a dire:

“ Basta anima mia!
Sia amore e così sia!”.

E divento una guerriera in città…
E combatto contro i tram
Per la città sudata
Affannata, cosmopolita
inquinata e trafficata

Mi colpiscono le pubblicità
attaccate fuori dai tram

Pubblicità, pubblicità…

Colorate e contente
Ti invitano
a tornare, venire o restare…
Ma specialmente a

Comprare, comprare…

Mentre le guardo immobile
alla fermata
quasi non credo ai miei occhi…:

Radio Lombardia,
la tua radio con simpatia

Rio Blu mi piaci solo tu

Vacanze in Tunisia
con Teorema è una follia

Salmoiraghi - Viganò
e la vista ti ridò

Tram, filovie, filobus lunghe e corte…

Che non vogliono arrivare
Mi fanno imprecare l’ATM
Tanto che vorrei telefonare
per sollecitare:

Sollecitare, sollecitare chi?
Se poi han sempre ragione…!?

E dentro me
mi chiedo chi mai me lo abbia fatto fare
di uscire quella mattina d’estate milanese
dove ho perso più tempo quasi
ad aspettare i tram
che a fare ciò che avrei dovuto fare.

E altre pubblicità mi passano davanti
e ridono di me.
Prendono in giro la mia mente
ormai offuscata dai colori,
dalla calura
e dalla segatura gettata ai ricordi…

Poi passa il 14,
mi sfreccia davanti come un Orient Express
col suo muso bestiale
da aereo spaziale
Che io guardo smarrita…
pensando che là dentro
hanno pure l’aria condizionata…
Beati loro!

Ma io aspetto il 27.

Che purtroppo non arriva…
Che prima si chiamava 12,
e che un giorno, all’improvviso
hanno chiamato 24.

Chissà perché lo hanno sempre cambiato…
Prima era verde, poi giallo
ed ora arancione come il tramonto del sole…

Sto delirando, scusate…
Forse sarà il solleone
Ecco che arriva pieno zeppo
Ed rieccolo attraversare la città…
Mentre io,
spettatrice di sempre
la guardo mentre se ne va…

“Hanno ammazzato compari Turiddu! ”
Muovo le mani azionate da un filo
mentre i pupi danno vita ad una strana storia:
addolorata, piena di lamenti, ma anche risate
Una storia dove ogni tanto qualcuno piange, anche
Ma che specialmente dove senti sempre :
“ Hanno ammazzato compari Turiddu! “
I pupi-pupazzi tra le mie dita diventan tutto
Li posso guidare verso la disperazione
Posso metter nelle loro mani la spada della vendetta
Posso mettere nelle mani di Carmelo la bella Angelica
poi potrei perfino portare Orlando
e farlo diventare Furioso o Geloso
E tutto questo mentre le dita
si muovono scaltre e la donna grida:
“ Hanno ammazzato compari Turiddu”!
Ma chi è e chi fu mai Turiddu?
Non si sa, se esistesse
oppure la fantasia lo fece esistere
senza nemmeno nascere
Ma Turiddu fatto sta
che forse è morto
forse è vivo, non si sa…
I pupi deliranti agitano le loro braccia
Atterriti, spaventati ed anche un po’ meravigliati
Con le loro guance rosse
E la loro ingenuità
Che li fa correre qua e la
Poi ecco la scena finale
Arriva Angelica
con una spada proprio conficcata dentro al cuore.
Forse che vuol morire con Turiddu?

“Ah! L’amore, l’amore…Hanno ammazzato compari Turiddu!!!!!!!!!!!”.

Ma dove sono i graffiti?
Ho attraversato il mondo
Ho visto graffiti
Immaginato poi
L’America
Mi son persa nel buio
Ho inciampato nel vuoto
Ho visto condor a Natale

Poi mi son chiesta
dove fossero mai finiti quei disegni in gessetto
Che facevan sognare i muri e l’asfalto della città

Qual è il loro nome
Qual è il nome di chi li dipingeva
Saranno ancora vivi oppure morti
I pittori “ per caso “?

Ma dove sono le due torri
Ma dov’è finito il naso della Sfinge
Dov’è sepolto Dante Alighieri
Perché gli uccelli del paradiso volano intorno alla Mecca
Senza sfiorare il velluto nero?

La mia mente si è posta 1000 perché
Poi mi è parso d’impazzire
Allora ho appoggiato la testa sul tuo cuore
Ti ho annusato i seni
Ho sentito il tuo odore
Poi come un animale
Ho scoperto che
Tutto sommato
Era meglio dormire
Dimenticare
Non farsi tante domande
E allora la mia mano, sicura
È finita colà dove non doveva andare
Ma dovevo farlo, per dimenticare…
Per poi dormire, dormire e…
Continuare a sperare.

In ginocchio davanti a mia madre
Madre.
Ti imploro!
Fammi poggiare la testa sulle tue ginocchia
Cosicché io possa sentirmi sicura e protetta
Poi accarezzami i capelli
E portami nel caldo del tuo ventre
Madre,
dammi amore
Te ne prego!
Ne ho tanto bisogno…!
Sempre…
In ogni dove, in ogni tempo, luogo ed ora
Madre
Accettami così, per quella che sono:

Peccatrice inginocchiata davanti a te

L’ombra di quel che fosti
Perennemente in cerca di affetto e perdono
Madre
Te lo chiedo in ginocchio…
Perdona le mie colpe
Che poi sono anche le tue…
E per me diventerai la Vergine Maria

Raccogli, oh Madre
Queste mie spoglie
Oramai
Io sono solo un relitto di donna
Incapace di vivere
E forse, anche
Di amare
Proprio come te.

- Poesia contenuta nella lettera per la Rubrica curata da Angela El Beah, per Italialibri.net : ” Lettere a Busi “ - "Mia madre è un disastro di donna" -

Vittoria perché sei morta?
Vittoria è morta
Non ci posso credere…
Vittoria la mia amica cicciona…
Ancora la sento nell’aria…
Eppure stranamente non è più…
Prima era…Esisteva…
Senza far rumore…è morta.

La muerte

Una morte inutile, la sua
L’ha presa a tradimento…
Inopportuna in quel momento
Forse Vittoria se lo sentiva…
Forse Vittoria la respirava
Forse Vittoria la sfuggiva

La muerte

Me lo aveva detto che le mancava poco…
Ma io ci ridevo sopra!
Ma poi mi ha fregata
Ci ha fregati tutti
A dire il vero…
Anche se in fondo morta
Già lo era
Esattamente come me :
Vegetavamo in quel deserto arido e innaturale
Che era un po’ il nostro vagare

Perché dunque piangere
Perché dunque rattristarmi:
Meglio rassegnarmi, non pensarci.

Vittoria non c’è più…
Non la vedrò più
Coi suoi pomelli rossi
Il suo viso grassoccio e tragico da pupo siciliano

Vittoria è morta!

Ditemi voi:
“ Dov’è finito l’ alone egiziano!
Dove sono andati a morire
i colori vivaci dei suoi vestiti!
Dove sono i suoi gioielli che tintinnavano
Al suo passare !?
Dov’ è, dov’è, dov’è !!! ”.

Vittoria non c’è
Vittoria non è più
Non esiste più!
Ella semplicemente “ fu “.

Una fitta attraversa il mio cuore
Che strabocca di dolore
Mentre la ricordo
Così
Come solo lei sapeva essere:
Bambina, cretina, intelligente
Deficiente, scocciante, pedante e demente
A volte affascinate ed ambigua…
Più per gioco che per diletto.

Rivedo io e lei
gettare i nostri sguardi sul Nilo Azzurro
Rivedo il suo volto disperato
Rivedo me e lei mangiare la pizza
In quello strano ristorante della Radio Egiziana
Che si trova al settimo piano e mezzo

La rivedo
Lucente, opaca, frizzante e folle.

Col suo orgoglio siciliano
Il suo velo musulmano
I suoi occhi saraceni che lanciavan saette di fuoco
La rivedo in ogni viso che passa
E che non sa

Che Vittoria è morta.

Sconfinati angoli dei miei ricordi
Pungono come spilli.
Eccola qui, ora VIttoria
Passeggiare con me
Mentre tranquilla e rassegnata mi dice
Che il marito l’ ha appena picchiata
E che lei prima o poi, scapperà…
Si farà un bel gruzzoletto e poi…
Via come una libellula o forse una farfalla…!

“ Vedrai. Vedrai, che un giorno cambierà !”

Rivedo occhi ingenui scrutarmi
Nel vano tentativo di indovinare i miei impenetrabili pensieri
Vittoria ti rivedo, sì, rivedo te
Non te l’ho mai detto sai
Che tu eri importante
Per me.

Vittoria, io ti ho amata
Per quel che ho potuto

Ti avrei ricoperta di Cornetti Algida
Ti avrei fatto fare una Grande Abbuffata
Sarei uscita con te la sera a guardare le stelle
Ti avrei tolto quei ridicoli calzini che indossavi, neri
Facendoti sentire “ La Maya Desnuda “

E rivedo i tuoi occhi neri
Mentre guardan il mondo cattivo
Che però ci piace
Un mondo che forse
Non si è neppure accorto della tua nascita
Come della tua improvvisa sparizione…!

Vittoria sognava l’Italia
L’Italia se desta dell’elmo di Scipio
Vittoria sperava di andarci
Un giorno chissà…
Illudendosi : “ Sarà, sarà…Un giorno sarà …”

Vittoria non sapeva che L’Italia non la voleva
Vittoria non sapeva che l’Italia
Tutta
La derideva

Fossi stata un uomo l’ avrei amata 1000 volte!
In fondo già ti chiamavo amore…
Tu senza saperlo già lo eri…Mio amore
Seppur in forme svariate
Indefinibili e confuse
Tu eri indiscutibilmente
L’amore, per me
Assolutamente fragile.

Ti avrei fatto fare l’amore…

Ma come potevo, come avrei potuto
Come potevo sapere che da lì a poco
Non saresti esistita più!?

Per quel poco tempo
Che t’ ho conosciuta
Ti ho riempita di attenzioni
Ti ho riempita di coraggio
Come neppure un’amante avrebbe potuto.

Ero l’unica ad accettare
Quelle tue telefonate lunghe ed inutili
Fatte di speranza e voglia di cambiare
Vittoria non ci sei riuscita a cambiare!
Sei sparita dalla faccia della terra
E tutti giù per terra…

“Perché mi hai fatto questo!?
Tra noi c’era un patto, un patto di sangue
Eravamo eroi e complici
Streghe ed angeli
Uccelli ed iene, all’occorrenza! “.

Vittoria, amore mio…
Avvicina la tua guancia e fregala alla mia…
Regalami, regalati
Restituisciti a me!
Altrimenti che senso avrebbe avuto averti conosciuta
L’averti amata
Desiderata felice
Sbattuta sui marciapiedi !?

Dimmelo, dimmelo tu!!!
Che dovresti, in teoria
Guardarmi da lassù!

Perché non hai resistito…?
Forse che senza me
Non ce l’hai fatta!?

Vittoria ti amo, ti amo e riamo
Ti chiamavo amore, e tu eri il mio amore.
Vittoria sto piangendo lacrime amare…
Forse napulitane
Dedicate esclusivamente a te…

Dimmi che non è vero !
“ Dimmi che tu ritornerai
Dimmi quando tu verrai
Dimmi quando, quando, quando…”.

La terra, la terra, la terra
La terra che ci sotterra
E poi ci annulla riducendoci santo fumo
Quale in realtà siamo
Mentre vaghiamo nel mondo
Pensando di essere corpi liberi
Ma ciechi non vediamo le catene
E salutiamo uno spirito che pian piano
se ne va, va, va…su nel cielo…

Lo vedi…!
Staccarsi dalla maschera corporea
E volare, volare, volare…
E vola, vola, vola e vola
Lu cardiello…
in alto lassù!

Ti rivedo Vittoria
In quel cielo blu
Africano
Costellato di stelle e nuvole celesti
Ti vedo volare leggera
Nonostante i tuoi 100 chili

E tu diventi nuvola…
Alla quale il comune umano
Può regalare la forma che vuole…:

E per me diventi Budda.

- Poesia dedicata a Vittoria, mia grande amica ed ispiratrice,
morta di embolia polmonare i primi di settembre 2003 al Cairo d’Egitto -

Mentre dormi...
Quando dormi
Ti accarezzo in silenzio
Ed anche la tua cattiveria
Mi sembra non esistere più
Vorrei credere fosse così
Ma non lo e'...
Eppure mi piaci anche così
Cattivo, crudele
Con quelle tue labbra sfuggevoli
Che mi danno un bacio solo dopo averlo sospirato...
Nulla con te
E' a portata di mano
L'amore non esiste.
Esiste solo disperazione
Libidine
Tu
Riesci a farmi entrare ed a tastare
Il colmo e la pienezza :
Limiti del piacere
Mentre ululati confondono i miei capelli
Dà inizio uno sfregamento dei sensi
Mentre accecata ora
Mi abbandono con le orecchie
Sul tuo pene bagnato dei miei mugolii.

Parlami uomo
Dimmi che ne è stato
Delle nuvole blu
Demenziali
Che riempivano la mia mente innamorata.

Vedevo lumi di gioia saettare il tuo viso
Vedevo lampi geniali illuminarmi il cuore
Vedevo, vedevo cose mai viste.

Quando ami
Vedi ciò che ti detta
L’amore.

In quel bunker
Che è il mio cuore
Nessuno è mai riuscito a scendervi
Solo tu…

Ed ora che lo stavi raggiungendo
Mi hai tradita
Non hai digitato il codice segreto

Che poi
Tanto segreto
Non è.

Dedicata a “ S A X “.
Fai parlare, stanotte
Questo mio corpo
Non fare che sia solo carne
Ridagli
Ridonagli
Vita

Muovilo seguendo il ritmo di quel sax

E tu diventi musica
Ed io divento per qualche ora
Il tuo maestro
Il tuo genio della lampada
Il tuo calvario
Affanno
Il tuo compleanno.

La tua gioia
La tua troia
La tua certezza
La tua consapevolezza

Poi, gettami via
Come fossi fazzoletto
Solo perché ho peccato
Ma di che?

Non so esattamente di che peccato si tratti
Ma sicuramente peccato lo è
Ed anche capitale:
Tu mi hai fatta urlare, gridare, implorare…

Mi hai fatta uscire da me…

Ecco dove sta il peccato
L’uscire dalla mente
E non pensare a niente
Solo a te Sax
Che cerchi di accompagnare
Con la tua musica consapevolmente malinconica
Il tramonto della mia vita.

Grazie Sax.

La corsa del cuore
(Dedicata a Luisa)

Correva
Il mio cuore
Quando ti vedevo passare
Sentivo
L’amore
Suonare e saltare.

Questo è il vero amore.

Ma perché non sento più il respiro farsi veloce
Ma perché non mi sento più in America
Con te
Anche dentro alla tua macchina

Perché, perché!?

E un dubbio non mi abbandona:
“ E se non ti massi più !?
E se il mio universo
Non fossi più tu ?! “

Vorrei scappare

O nascondermi sotto le scale
Oppure in cantina
Eludendo e fuggendo
Le tue richieste
Non darti mai risposte certe

Ma tu le vuoi
E mi fai male
Mentre la mia mente
Cerca di ricordare
La felicità che fu

Ma che ora non è più.

La tua fotografia
La tua foto la tengo sotto il cuscino
Quando ti vorrei vicino
La tengo dentro al cassetto del comodino
Quando mi fai arrabbiare
E la tengo sotto il materasso

Quando proprio mi hai rotto u' cazzo.

Il tuo viso mi ravviva la giornata
Ma a volte me la rovina
Dalla sera alla mattina

La sensazione
Che mi dà la tua foto
Cambia di giorno in giorno:
" Please! Vorrei dei medici intorno! "
Forse loro saprebbero diagnosticare
E dare una motivazione clinica
A questa mia insistenza d'amare
Proprio te.

Che tanto mi fa star male

Rivolta poi verso uno che
Non mi dimostra niente di niente
E a cui forse sono del tutto indifferente
E che per allontanarmi
Mi ha pure dato dell'idiota
Quindi è un bel maleducato e pure villanzone

E pensare che io
Nonostante tutto
Continuo a guardare e riguardare
Ammirare e lucidare
La tua foto
Dove tu spicchi col tuo viso crudele
Da assassino e forse serial-killer

Fino adesso io non so chi sei…
Potresti essere tutto per me…
Una cosa negativa
O magari positiva

E mentre ti penso ti rivedo
Come la prima volta:
Coi tuoi jeans ben in ordine
I tuoi capelli alla Mafalda
Ed i tuoi occhiali da presbite.

E continuo ad amarti
Mentre dovrei odiarti
E sputare sulla tua foto
Lanciandoti occhiate feroci
Invece, mi ritrovo a sognare e a languidare
Con in mano la tua foto
Che stringo tenera al petto
E guardo e riguardo per non perdere
Nessun particolare:

" Sono fusa, fusa…ma io amo così ".

Quando vado in bicicletta
Quando vado in bicicletta
Sento il mondo in mano
Mi sento più giovane
Mi sento più bella
Agile e perfino snella

Sento il mondo in mano
Mi sento un canguro
Mi sento un giaguaro
e forse un caimano

Mi sento un gran campione
Maspes, Bartali e Coppi
Tutt’ insieme
E vado a 30 ‘ allora

Penso di salire montagne
Scendere praterie
Percorrere dune e distese desertiche
Mentre magari sono solo in città
Ed i clacson mi scocciano qua e là…

E parlo da sola
E dico parolacce
E li mando tutti a…
Tanto loro non mi sentono.

Mi prefiggo una meta
Ripenso alla mia vita
Mi sento addolorata pensando a te
Mentre laccrimm ‘ amare mi fanno sospirare
Ed inondano le gote

Un leggero frescolino su occhi e viso
Piacevolmente mi assale
E quasi, quasi mi nasce un sorriso
Che è un misto di felicità e dolore

Mi sento in paradiso
Mentre rido
Dopo essermi sfogata ben bene
Con testa, le gambe e capelli
Che sento ancor più freschi e belli

“ Oh, irraggiungibile amore
Che tanto mi fai star male al cuore! “

Mentre vado in bicicletta
Sento te dentro me
E la stanchezza non la sento
E la vita mi scoppia dentro

Solo perché ti amo.

Meglio lasciare in sospeso
Meglio lasciare tutto così:
In sospeso
Meglio che tu intuisca
Ma mai definisca
Il perché non ti telefono più.

Meglio non dirti
Che qualcosa è morto
Meglio non dirti
Che il mio cuore è una salma
Da quando tu non ci sei più.

Ma non è per non darti soddisfazione
È solo che voglio tenere per me
Questo mio dolore:
che dignitosamente e silenziosamente
Mi pugnala il muscolo del cuore
Facendo sentire ogni mio gesto
Pesante come una balena.

Meglio tu non sappia
Meglio che io taccia
Meglio che io non reagisca
Ma che anzi
Subisca

Meglio soprassedere
In fondo è solo la fine di un amore
Che come nei film e nelle canzoni
Ti fa star male, soffrire
E poi rassegnare.

D’amore non si muore
Ma
Io mi sento morta
Mentre vado in giro
E sei il mio chiodo fisso
Meglio non dirtelo
Meglio, meglio,meglio…

Rideresti di me.

Meglio lasciare in sospeso
Meglio non definire
Per non chiudere completamente
Quella porta
Che poi porta
All’amore che rantola al di là

Se dovessi morire
Se dovessi morire
Copri il mio corpo
Con un lenzuolo
Bianco
Baciami in fronte con dolcezza
Ma senza piangere

Non vorrei vedere il tuo bel viso
Addolorato
Perdersi in un fiume salato
di lacrime
che fanno bene solo ai nervi
E che fan male, male e ancora male
Al cuore
Agonizzandolo
Sgomentandolo
Violentandolo

Questo se dovessi morire.

Dovresti anche gridare:
“Tanto ti ho amato!
Perché mi hai fregato?”
Ma la morte non frega
Ti prende
Semplicemente
Dentro il burrone
Dentro il precipizio
Quando e nel momento
Che vuole

Con lei devi far i conti
Mentre la bilancia pronta
Pesa i peccati
Poi
Pesa le buone azioni

Lo vedi il mio sorriso?
Te lo regalo da morta
Perché quando fui viva
Tu mai lo cercasti
Preferendo nasconderti
Con la maschera di un altro
Che non sei tu

E il mio cuore
Si frantuma in 1000 pezzi
Cocci inutili e impossibili da
Attaccare, riunire, ricostruire
Mentre tu mi guardi e sorridi
Come la Sfinge.

Quel tiepido fiume che mi scorre tra le cosce
Scende
Tiepida
Bagnata
Tra le cosce
Mentre
Controllo
A malapena
La sua uscita
Goccia dopo goccia
Le do il benestare:
“Puoi uscire!”

Che devo fare?
Sono
Delusa
Tradita
Confusa
Maltrattata
Percossa
Violentata

Farmela addosso

Ecco la soluzione!

Che cosa resta della mia vita?
Solo
Questo tiepido
Ruscello
Affluente
Fiumiciattolo di montagna
O forse di campagna
Che proviene dalla cima più alta:
“Il mio dolore “


E me la faccio
Me la faccio addosso
“Che bellezza!”
E non mi importa della gente
Che non si é accorta di niente
Gente che non sa
Né mai saprà
Che esisto anch’io

Ed io faccio pipì proprio per dirglielo
Ad alta voce
“Udite, udite!”
E mentre lo urlo, tengo in mano
Un rotolo di pergamena
O forse di carta igienica
Come stessi leggendo un Editto.

Se potessi userei un altoparlante
Per sbandierare ai quattro venti:
“Oh, bella gente!
Che la mia urina inondi il vostro mondo stolto
Che la mia urina vi piova addosso come pioggia
Che la mia urina si liberi magica nel cielo aperto!”

Nessuno sa
Nessuno deve sapere cosa fa
Questa donna
Questa misera donna
Per sentirsi viva
Finalmente

Mentre sento il tepore
Scendere, scendere, scendere
E mi compiango
Per la mia debolezza
Mentre le gambe cedono
Stanche e deluse
Inciampando
In quel fiume di lacrime.

Se tu fossi una stagione
Se tu fossi una stagione
Saresti l’autunno
Insieme
Ci incammineremmo
Lungo quei viali alberati
Ben allineati

Nel dipinto della vita

E nel mentre
I nostri passi stanchi
Percorrerebbero
Le nostre vite
In un cammino a ritroso
Nel tempo migliore
O forse peggiore
Chissà!

Sì, amore
Tutto questo
Se tu fossi stagione

Saresti inevitabilmente
Ed assolutamente
Autunno
E in quel mentre
Diverresti per me
Natura stanca che
Fa piovere foglie
Caduche che
Si fanno calpestare e che
Colorano di deserto
Inneggiando al cambiamento

Se tu fossi il mio autunno…

Ti prenderei a braccetto
Mi stringerei al tuo soprabito
Color cammello
Ti cingerei la vita
Appoggerei la mia testa
Sulla tua spalla amica
E per te mi inventerei
Silenziosa madre
Stagione spenta
Asciutta vita
Ascolterei
Il tuo parlare al vento
Mi trasformerei in
Foglia in balìa del tempo

“Oh mia stagione preferita
Per te diventerei muta vita!”

Se tu fossi il mio autunno…

I nostri passi sarebbero note
Quelle di un blues
Dove gli alberi spogli
Farebbero da coro
Gli uccellini nudi
Diverrebbero usignoli
Le formichine laboriose
Smetterebbero di lavorare
E vermicelli, per un attimo
Si dimenticherebbero di strisciare
I cani randagi e i gatti in calore
Seguirebbero la musica
Cercando di capire
Ma, non c’é niente da capire…

Ed allora, tu,
Autunno
faresti piovere natura stanca
Mentre camminiamo
Ed i nostri passi scandiscono sentieri
E i nostri corpi,
La nostra anima
E la natura stessa
Si amalgherebbero
Come ingredienti di un Pan di Spagna
Mai fatto né mai impastato
Vedi, da tanto ti amo
Riesco perfino
A dimenticare me stessa
Come mai feci con nessuno
Egoista come sono

Se tu fossi il mio autunno…

Esisteresti solo tu
Coi tuoi capelli grigi
Il tuo sorriso contento
Le tue gote inconfondibili
La tua bocca ubriaca di vita
Con i tuoi denti forse malati
i tuoi cerchi di fumo
Che confondono i miei pensieri
Vedi, amore
Anche se sono conscia del fatto
Che tu mi stai portando
Dentro la morte stessa
Non faccio nulla
Per difendermi
Dalla tua finzione scenica
Dove il tuo ruolo richiede
Che tu mi ami
E che io tacita acconsenta

Se tu fossi il mio autunno…

Tutto d’un tratto
Ti renderesti conto
In fondo, in fondo
Di avermi amato
E che null’altro, forse
Avevi chiesto dalla vita
Che una come me accanto
Sciocca, perdente e forse un po' demente
Per sentire ancora la potenza
Di quel mondo malato e cattivo
Sì, di una come me
Che segue i tuoi passi farsi stanchi…
Tra il vento
Le foglie
tra gli uccelli
Gli animali
Tra i camini di un tempo virtuale

Tra i cerchi di fuoco
Rassegnati continuiamo
La farsa
Illudendoci sia amore
Tanto che a furia di illuderci
Quasi ci crediamo
E tu all’improvviso
Mi tieni per mano
E quasi inciampiamo
In un destino incredulo…
Che ci fa dire:”Ti amo. Ti amo. Ti amo.”

Ed insieme
Senza parlare
Aspettiamo la primavera
Che tutto trasformerà
Maggio arriverà
La natura per noi
Si vestirà di fiori
Colori
Si rianimerà
Riprenderà il soffio di vita
Che l’autunno pareva aver dimenticato
E noi saremo qui
Ad accoglierlo.

La noia
Quando la noia mi assale
Prenderei i piatti in cucina
E li lancerei dal balcone
Oppure ti telefonerei
Distraendomi col tuo amore
Ma tu dove sei?

Quando la noia mi assale
Farei di tutto per ucciderla
Magari svaligerei anche una banca!
Quando mi piomba
La maledetta noia
Mi affanna
Mi rompe l’anima
Mi inganna

Quando la noia mi assale
Miagolo come una gatta in amore
Abbaio come una cagna in calore
E la seguo perdendomi
Nei suoi labirinti senza uscita
E vago per la città
Ti cerco in Kosovo
Ti cerco a Milano
Ti cerco in Pennsylvania

Quando la noia mi assale
Attraverso tutta la città
Con indosso soltanto
Uno spolverino nero
E sotto niente
Mi darei a chiunque
Ma io cerco solo te
Il più perduto e fallito
Di questa vita

Quando la noia mi assale
Cerco di non farla vincere
Le grido dietro:
“Dì a lui di farmi male
di frustarmi, di farmi sentire il dolore
del suo pizzetto pungente,
dirgli di farmi destare
come fece il principe
nella bella addormentata del bosco!”

Quando la noia mi assale
Invento te amore
Frutto di un’illusione
Che mi fa continuare a vivere
Sperando di non vegetare.

Il giorno più adatto per morire
Sarebbe bello
Morire oggi
Mentre il vento ulula fuori
Ed io passiva, inerte e stanca
Metto a posto le mie poesie
Fatte di castelli in aria
Cuori persi nel vento
Amori impossibili
Anime perse e virtuali

Guardo al di là della finestra
Dove il deserto mi investe
E ripenso alla mia bella Milano
Vorrei tanto te
Qui con me
Mentre piango lacrime inutili e vane
Che scendono senza fatica
In questo giorno inutile e spento
Dove vorrei morire
Ma non così per dire

Tutto sarebbe propizio
Ad accogliere la mia morte
Anche le acque del Nilo
Colorate di nuvole
Color smeraldo e turchese
Sarebbero pronte
Ad abbracciare questo mio corpo
Ormai in coma

Chissà se poi tu mi verresti a cercare?

Sentiresti il mio nome
Penseresti a me
Vorresti sapere dove sono
E allora cercami al Duomo
Tra la folla
Forse sarò là
La mia anima ti parlerà
Ti dirà quanto ti ha amato
Quanti ha desiderato quei tuoi occhi
Quel tuo sorriso distratto
Che per me era tutto

Solo la mia morte potrebbe cancellare
La mia immagine nei tuoi occhi
Il giorno della mia morte
Avrai come un forte desiderio
Di attraversare i posti vissuti con me
Di camminare senza meta
Lungo il Fiume Azzurro
E guardando il cielo lassù
Capirai solo allora
Di avermi amata tanto
Mentre di me vedrai solo un’anima
La mia anima
E solo in quel momento
Ricorderai le mie parole
E non sentirai più la potenza del mondo!

Barbino
- La prima di tre poesie ispirate dalla lettura
di ‘’Seminario sulla gioventù” di Aldo Busi -

Tutta Montichiari
Sorride a Barbino
Quel ragazzino monellino
Che và qua e là in paese
Veloce più del vento
Con la sua bicicletta
Che brilla sotto il sole
Le gote rosse
Da vero bresciano
Su un biancore di viso
Candido come la neve
Col pistolino pronto
A sparare pipì
Magari davanti a tutti:
“Adesso vi annaffio! ”
Grida Pistolino
Che poi è anche Barbino

Durante il percorso
Tra vasche e ruscelli
Sorride alla gente che al suo passare
Grida:
“Barbino, Barbino, non andare di fretta
Altrimenti ti spaccherai la testa!”
Ma lui fa marameo e se ne va.

Cade
Si sbuccia le ginocchia
Ci piange un po' sopra
Ma poi riprende a pedalare
Ha tanto coraggio
Già da bambino
Non teme il dolore il fisico
Gli importa di più quello del cuore
Felice com’è di pedalare
Non sente i pantaloncini un po' stretti
Non sente nemmeno i calzettoni scendere
Non sente la muria inondare il suo nasino
Non sente le screpolature alle mani e alle labbra
Dettate da un vento fresco ed amico
L’aria tagliente è sul suo viso
Con occhi vergini guarda il mondo
Da quell’immenso azzurro colorato di cielo

E passa Barbino davanti al Castello
E passa Barbino davanti alla Ragioneria
Pare un Jolly
Vuole assaporare tutto
Annusa gli odori
Si nutre di natura
Mentre le collinette lo salutano in coro:
“ Heilà Barbino! Quanto sei monellino
Guarda che sei un bel birichino!”

Le belle contadine
Dal neo peluto
Gli mandano un bel bacio come saluto
Lo guardano sferrare davanti agli occhi
Ignare
Che lui poi
Racconterà al mondo tutto
Quel che resta del loro candore
Del loro dolore
I loro difetti, fatti e misfatti

“ Oh donne! Quanto tormento mi procurate
Tutte vi sento
Tutte mi appartenete
Dall’Italia all’Amazzonia
Io porterò il vostro stendardo!”

Orsù, corri Barbino
E raggiungi quel traguardo
Fallo per tutte le donne del mondo
Quelle maltrattate
Quelle perse
Quelle senza speranza
Riponi nei loro cuori quella speranza
Che pareva morta
Spenta
O persa nel vento
Di trovare
Amore
Che poi é solo un’illusione
Illudile
Tu Barbino di sempre…

Mari e… ti sento ancora
- La terza di tre poesie ispirate dalla lettura
di ‘’Seminario sulla gioventù” di Aldo Busi -

Non potrei mai dimenticare
Quella notte
Né mai dimenticherò il giorno
Che ti vidi per la prima volta
Eri un bell’esemplare di animale
Quella vacca
Che io solo potevo mungere

Ho desiderato possederti
Dal primo istante
Forse ti ho avuta
Forse no
Ma sì che é stato.
Fu
Uno sbranarsi
Come tra due cani randagi
Bastardi
Affamati
E in calore

Per giungere a me
Tu hai attraversato foreste
Cerchi di fuoco
Rischiato di farti male
Hai oltraggiato la tempesta
L’uragano
Il vento
La bufera
Per giungere a me

Avevi tutti gli uomini ai tuoi piedi
Ma tu quel giorno impazzivi
Solo per me
“Pazza, folle, ninfomane ! “
Tutti dicevano di te
Accendendo ancor più il mio sesso
Che sentiva già l’odore della tua pelle
Lo stesso che amavo tanto in gioventù
Quello fatto di sterco, mucca, giumenta
E cagna
In calore, pronta per essere placata
Col colpo micidiale del mio fallo
Virtuale o reale
Ma che certamente per te fu bestiale
Ti marchiai col marchio di qualità

Risento ancora le nostre grigna
In quel letto da sogno
Rivedo te col tuo soprabito nero
Correre pazzoide cercandomi qua e là
Per la città in fiamme
Come il tuo corpo
Che io ho cercato di innaffiare
Spegnendo quelle fiamme
Di una donna ormai persa ed in balia degli uomini
Che voleva aver tutti per vendetta
Accorgendosi poi
Che era lei in fin fine
L’unica perdente della situazione

Ma io ti ho amata
Davvero
Per ore ed ore
E mi sono accorto della tua debolezza
E tu mastina dei sensi
Lo hai capito, che io avevo compreso
La tua fragilità, il tuo segreto
E allora ecco il regalo che mi mette nei guai
Il fallo

Ricordo ancora con la mente
La Tancredi che c’è in te
Mentre ti cerco ancora
Senza trovarti purtroppo
Eri unica
Bestiale creatura.

Fuoco
Fuoco, entra nel mio cuore
Dai una forma al mio amore
Come fiamme di fachiro
Esci dalla tua tana
E balla come quella ballerina orientale
Che segue il vento musicale
Che la fa ondeggiare

Intorno a quel falò sul mare
D’estate
i rumori in lontananza
Scuotono la mia mente
rovente, effervescente che
Non sente queste onde bagnate
E i miei piedi che nel buio passeggiano
Nel vuoto

La musica in lontananza
Mi riscalda il cuore
Mi avvicino, danzo anch’io
Ma ormai é tardi…
Un venticello sembra volermi dare la buonanotte
Mentre quel falò no, vuole io resti
Insiste a bruciare, a far luce tutt’intorno
Non vuole spegnere la fiamma
Rischiarando le ombre del bene
E imprecando a quelle del male
Che mi sfiorano il viso
Dandomi presagi e brividi extraterrestri:
Ombre cattive che mi fanno
Voler te, qui con me:
Pensiero proibito ma tanto ambito.

Anche i cani bruciano
Col calore
Miagolano come gatti
Mentre gatti abbaiano come cani
Tutto col tepore si confonde
si fonde come ferro ardente
Facendomi morire e impazzire
Mentre passeggio nel vuoto
Pensando a te
In questa notte di fuoco.

Tu sei la mia scrittura
Tu comandi le mie dita
Con gli impulsi cerebrali
Che a migliaia di chilometri di distanza
Giungono a me
Combattendo tra due Continenti:
Africa ed Europa.
Mentre io stanca guardo il sole e le colombe bianche

Dondolandomi sull’altalena della vita…

Drizzo le orecchie
Che diventano antenne
Come un alano
Fiera ed altera
Alzo il mio collo per recepire al meglio
Le onde umane ma anche disumane
E tu, scrittura, prendi spazio dentro me
Che automa eseguo alla lettera
Mentre la mia anima vive
Vita a se stante, dolore immanente
Che fa drizzare i capelli
Venir la pelle d’oca
O forse di cappone

Ma i tuoi comandi per me sono ordini,
non posso ignorarli

E incatenata a te
Alla tua follia
Mi sento inerte in balia del tuo gioco
E la mia vena poetica sollecitata
Palpita
Mi scoppia nel cuore
Con i suoi flutti di laghi rossi
Che cercano spazio dentro me
Un cuore, solo un cuore amore
Pronto a scoppiare

Sollecitata a dovere potrei perfino
Comporre un poema: il nostro

E per te divento Omero, Saffo, Lesbo
Mi trasformo in tutto
Pur di far mie quelle parole antiche e rare
Che piacquero tanto ai nostri posteri
E vengono fino ad oggi rispolverate
Che ora rimbalzano qui in Africa
Trasformando tutto in oro
Papiri pregiati
Tavolette incise di caratteri strani
Scrivo per te fiume di caratteri
Tanto antichi, ma anche tanto moderni
Indelebili e infinitamente attuali

Perché l’arte non muore mai
E non ha tempo.

Segni memorizzati da me sul computer
Che per me diventa
Foglio di pergamena
Moderna natura poetica
Mi sciolgo in un burro di parole
Muoio e vivo mentre scrivo
Velocizzo ciò che sento
Per non perdere neanche una goccia
Delle sensazioni che mi vuoi trasmettere
Mentre la mia anima
Uccisa dalla tua indifferenza
Tira l’ultimo respiro.

Passeggiata virtuale sotto la galleria di Vittorio Emanuele…a Milano.
Ricordo le nostre risate
Quand’ero ragazzina maleducata
Con una voglia di vivere
Che contagiava chi mi stava intorno.

Ricordo quando
Io e la mia amica del cuore
Fingevano di essere straniere
Francesi specialmente

Ricordo te
La tua bocca sotto quel portone
Le nostre corse inutili
Per non ammettere
Dove in fin dei conti volevamo arrivare:
In quel letto d’Hotel imprevisto e caldo.

Quanti ricordi sotto la Galleria
Mi sento perfino brilla
Come avessi bevuto
Tanto mi stuzzica la mia vita passata
Come un viaggio di sola andata.

Sì, amore
Per me non esiste il biglietto di ritorno
Sono partita per sempre
E come sempre ho lasciato un amore
Che ora, si strugge per me.

Oggi è capitato a te
Domani chissà…

Voi uomini forse ve la meritate una come me
Una che passa, lascia il segno
E che specialmente se ne va

Meritate questa donna
Che ha preferito vivere di ricordi
Perché sa ed è conscia del fatto
Che voi non la meritereste
Visto che a voi piace l’illusione

Quindi per te uomo
Divento inafferrabile
Illusione della mente
Forse palpabile, prendibile
Ma pur sempre sensazione
Irraggiungibile.

Sei un Giuda
Giuda
Giuda Iscariota
Traditore
Hai crocifisso il mio cuore!

Mi hai dapprima
Illusa, lusingata
Con una maschera che
Non ti appartiene

Tu, ancora non lo sai
Ma soffrirai, sì che soffrirai…
Invano mi verrai a cercare
Ma io non ci sarò più

Sarò morta
Mentre
Il Nilo Azzurro
Raccoglierà le tue lacrime.

Il mio uomo è un amore di bambino…
Eppure tu hai bisogno di me
Lo capisco mentre con i tuoi occhi
Cerchi affetto e comprensione
Come un bambino che vuol succhiare i seni
e comincia a piagnucolare
Guardandoti disperatamente
quasi come se non avesse scampo…
Ti incoraggio:
“Rifugiati nel mio petto e non temere
“Ssssssssssssss….”
Non fate rumore
Non svegliate il mio amore
Stretto a me, si nutre di me
Del mio latte materno e bestiale
Da brava Lupa che sono
Lo nutrirò di un affetto animale
Che poi lo farà ringhiare!”

La gente poi si confonderà
Guardandoti, non riuscirà a capire
Il perché tu sia diventato così selvaggio…

“Lo sappiamo solo noi, vero amore
che é tutto frutto del mio latte-animale!”

Stringo e riscaldo dentro al mio petto
Te
Un uomo che ha paura
Che non se la sente più di amare
Che sa di essersi perso
E che solo io sarò in grado
Di salvare.

Porgendoti i miei capezzoli materni
Cui senti l’odore familiare inebriare il cervello
Mentre ora odori le mie ascelle
E mi dici:
“Mammina, ho freddo, fame e sete”
Ed io che posso fare
Sennonché accontentare…
Facendoti sprofondare tra le mie braccia
Avvolgendoti poi in un abbraccio
D’ ali di una farfalla Vanessa.

Il polmone di acciaio.
E mi vedo
In quel letto d’ospedale
Appesa tra terra e cielo
Aiutata a respirare da quella macchina chiusa:
Il mio polmone artificiale.

Ricordo solo quel giorno,
quando ancora mi pareva di star bene
Mentre passeggio al mercato
E
Sento le braccia farsi deboli, deboli
Poi le gambe cedere,cedere.

Andata dal dottore
Disse che sarebbe stato meglio
Fare una bella radiografia ai polmoni.
Da allora, sono qui
In questo letto d’ospedale
A respirare per forza
Con la vita legata a questo marchingegno
E l’anima nascosta da un tubo

Sapete…Il mio amore
Ferito, impietosito e sentitosi tradito,
di che non so…Mi ha lasciata.
Se non lo avesse fatto lui
Glielo avrei ordinato io
Ero stufa di vederlo abbracciare
Una gabbia metallizzata
Pensando fosse il mio corpo.

Sono stufa di star qui dentro
Eppure, dicon che
Dovrei ritenermi perfino fortunata
Per essere sopravvissuta:
Grazie alla tecnologia avanzata
Infatti, respiro ancora

Sì, effettivamente
Sono viva realmente
Ma sapete, amici miei
A voi non lo augurerei…
E
casomai qualcuno passasse di qui
Lo pregherei di farmi un sol piacere:
Togliere la spina, e farmi morire.

Devo proprio dirtelo, ora.
Sai, ho trascorso con te
Ignara della vita qual ero
Anni ed anni inutili
Sai, mi odio un po'
Quasi,
per aver perso tempo prezioso
Con uno come te
Che se lo meritasse o meno
Non sta a me giudicare
Ma una cosa é certa:
"Lasciami andare!".
Non ce la faccio più
A fare tutto ciò che vuoi
Non sopporto più
Quelle tue assurde imposizioni…
Non ti amo più
Punto e basta.
Se io ti amassi lo sai
Che tutta me stessa
Ti darei: tutta,tutta, ma infinitamente tutta.
Come feci, da sempre
Finché ti odiai.
Vattene e non voltarti
Non voglio vedere
Nemmeno i tuoi occhi
Tanto ti odio
Preferisco cancellare dalla memoria
Il tuo naso da boxer
La tua andatura strana
Il tuo sguardo crudele e minaccioso
Mentre il mio cuore grida:
" Vattene, e specialmente
non tornare più!".

E’ troppo tardi, per ricominciare
Ti prego
Ti scongiuro
Lasciami stare
Potresti farmi star peggio
Zitto
Non fiatare
Fai parlare l’aria
Fai parlare il vuoto
Fai parlare i nostri cuori
Affranti recitanti
O sinceri e a sé stanti
E che null’altro chiedono che struggersi
Senza motivo apparente
In fondo, nulla è accaduto:
I tuoi silenzi, che mi facevano paura
Erano già, in fondo
Presagio di crisi:
Oramai era esaurito il tuo amore
Che per me era come una fonte
Dalla quale scendeva prorompente
Acqua pura e limpida
Cui attingere la mia persona
Quella vera e sconosciuta a tutto il mondo
E che conoscevi solo tu.
Eri, fino ad ieri
Tutto, ma proprio tutto
Per me.
Ma, abituato a giocare
Navigavi, tradendomi 1000 volte
Anche quando stavi con me:
Inammissibile verità
Che mi fa star male
Ma anche respirare a pieni polmoni,
pensando che in fondo
Una ragione c’è
E per giunta consistente:
Tradimento.
Quindi non ho ripensamenti.
Lo sento, lo annuso, lo spoglio
Il tradimento
Immaginando te e lui,
O forse lei e te
Fare tutto ciò che magari
Facevi con me:
sciocca che sono,
mi ero perfino illusa di esserti cara
Mentre ti voltavi e mi tradivi dietro l’angolo
Spudoratamente sincero
Magari con la prima che passa.
Quindi, non ti chiamerò più
Amore
Davanti ai miei occhi
vedo solo un traditore.
Accettalo, pettinalo e sgarbuglialo
Questo mio nuovo cuore
Che da oggi, cambia strada
Freddo, inutile e stanco
Ormai ha capito che tutte quelle parole
Che lui dettava alla mia mano
E che io, scrivevo a fiumi
Per lui, solo per lui
Sono state inutili
E sono state perse in un tempo
Che non cambia mai
E verranno sostituite da altre
Nuove parole:
Ma in fondo così
Vuole l’Amore.

Ad un passo dalla verità…
No, non dirmela
La verità
Quella verità
Mi brucia
Preferisco non saperla
Quasi, quasi é meglio credere
Che tu mi abbia ingannata
Non amata

Non so se sopravviverei
Alla verità
Oppure
Senti, dimmela pure
Non la temo
Anzi la desidero:
" Tu non sai, come io abbia voluto
Già da tanto, conferme, che mai arrivavano"
Ed ora che potrei averle
Quasi ho paura
Non parlare
Tu, che eri il mio amore
Il mio cuore… meglio tacere
Sulla verità
Altrimenti il suo coltello
Giocherebbe nuovamente
Dentro la piaga che si é formata nel mio cuore
Dalla tua indifferenza
Dalla tua voglia di amarmi e non riuscirci
Mentre ora, tu, che forse mi ami
Vorresti farti amare per ciò che sei
Cancellando le sfumature grigie
I giorni d’attesa ad aspettare un tuo messaggio
Immaginando il tuo viso
Sconosciuto e caro
La verità dimmela
magari domani…
Caso mai volessi ancora dirmela.

Scappare, lontano
Scappare lontano
Su un’isola deserta
Vivendo una vita da naufrago.
Sogno.
Mentre cerco di evadere
da questa realtà.
Che mangerei?
Che leggerei?
Che potrei fare?
Guardare il consolante mare…
Seguire i miei pensieri…
Riscoprirei forse la pace?
Scappare lontano
Forse in America
Potrei anche sentirmi viva
mangiare cicche a volontà
Sboccata,cafona e maleducata
Vestirei stracci a New York
Entrerei poi in un saloon
Ordinando del wisky
Con stivaletti alla cow-boy.
Fuggire lontano
Magari su un cammello
Che mi guidi verso il deserto
Dove io possa parcheggiare l’anima
Per poi andare via
A morire sotto il sole cocente
Fuggire, sì, fuggire
Da una città che non mi vuole più.

Brutta bestia l’amore…
Non svegliatelo
È pericoloso…
Quel mostro
Che sta lassù
Tra le montagne
E il cielo blu
Fa finta di dormire
Non vede l’ora di uscire!

Testa di drago
Come la fontanella
Corpo indefinibile
Verde si sa
Tuoni di fuoco
Ogni mattina
Regala dalle narici
Seminando terrore…

Per la città.
Semina terrore…

In verità
È stato solo colpito
Colpito mortalmente al cuore
Sta piangendo
Per amore…

E si sfoga seminando terrore…
Perché lui
Non conosceva l’amore…
Lui stava dormendo tranquillo
Poi il dardo
Lo ha colpito
Ed ora pare quasi
Rimbecillito


Che ne sa la gente
Di questo animalone
Che si allunga ed accorcia
Come yo-yo ‘
Forse dragone
Forse bestione
che non sapeva certamente
nulla dell’amore…

Addolcito dalle trasfusioni
Di nuovo sangue
Che gli scorre tra le vene,
grazie all’amore
Fa gli occhi dolci alla città
Che fraintende
E terrore ha!

Bestia gridante
Urla alle montagne:
" Lei mi amava
un tempo
Ed ero felice!
Ora ha spezzato
Il mio cuore,
Non mi ama più !"

E va su e giù
Disperato
Ferito
Umiliato
Contento e scontento
Per quel suo stato agonizzante

Animale ferito
Non si da pace
Perché l’amore
É una bestia rara
Che ti spezza le vene
E dà un taglio netto
Al cuore.

La città
Si avvicina
Si allontana
Come una fisarmonica
Pedoni scontenti
Edifici assonnati
Attraversano la città
Traffico obbligato
Incatenati pedoni
Frettolosi
Saltano gli ostacoli
Equilibristi indaffarati
Pedine di scacchi
Trafficati motori
Lavori, lavori, lavori…

La città

Ode un treno
Lontano
Rotelle meccaniche
Che girano cigolando
Cervelli arrugginiti
Espressi al caffè
Fumante caffeina
Che ci inganna
E che tu mi offri ringhioso
Col sorriso di Dracula
In cerca del mio corpo

Lizze di memoria

Rivedono cortei
Manifestazioni
Funerali virtuali e reali
Forse matrimoni
Divorzi rassegnati
Affogare dentro un te nel deserto
Asciutto e polveroso
Che incrocia le gambe
Fumando un ricordo
Di quiete e raggi accecanti
Nell’accampamento della via

Aroma che inebria

Ingannandoci e confondendoci
Come maryuana
Che sale alle narici
Essiccate ed inespressive
Che sniffano cercando volti lontani
Mentre i nostri corpi
Ritoccati dal lifting
Si sfiorano audaci
Ed indecisi

E la Luna sorride

Beffarda
Mentre tu tocchi
Il mio cielo con un dito
Che scava e tormenta
Il mio piacere bagnato
Che io, poetessa stanca
Trasformo in foglie caduche
Aliti di vento
Sapendo che non sopravviverò
Al dolore di perderti

Tu quindi uccidimi

Fallo subito
Te ne supplico
con un colpo netto
Mentre in lontananza
Dalla città
I suoni assordanti di fabbriche
E relè
Kawasachi, Toyota e Mytsubishi
Ruggiscono vrum..vrum…vrum
Per le vie frenetiche
Copriranno le mie grida
Così addolorate ed urlanti
Che mi fan gemere
Tutta

Ma non è orgasmo

É la iena morte
Che grigna alla vita
Illudendomi di stare a letto
Con te
Che sei a 1000 miglia da me
Ignaro e inconsapevole
Della città che muore.

Vrun…vrun..vrun…

Forse sarà questo
l’ultimo suono
Che giungerà al mio cervello
Ucciso dalla tua indifferenza
protetto dal teschio dell’amore
Che ti regala
una morte veloce
Sull’autostrada della vita…

Il vecchio e la bella
Lo avevo capito subito
Che tra i due
Esisteva un’intesa "speciale "
Lui vecchio sulla settantina
Lei arzilla sulla cinquantina
Forse lei, se li portava bene

Stavano sempre in portineria
Sorridenti e bei contenti
Lei pareva una gran vacca
Lui era un gran porcone
Lo si capiva da come guardava…
Chissà come facevano a far l’amore?…
Li immaginavo
Maiali, suini, porci, orci, orci
Tanto da puzzare e far vomitare
Dalle porcate che potevano fare

Eppure mi davano una frustata al cuore
Eccitata li guardavo
Ridere e scherzare
Mentre la mia mente si chiedeva
E sopratutto immaginava
Quali posizioni mai
Assumessero i loro corpi
Mentre diventavano giovani
In un letto senza età.

Ma anche i vecchi godono?
Ma anche i vecchi amano?
Ma anche i vecchi succhiano
Latte dalle mammelle
O dall’anguria succulenta
Che diventa poi bijou?
Certo, ne son sicura
Ed é per questo
Che ho accettato l’appuntamento
Con te, vecchio
Stanco e possibilmente porco.
Voglio vedere, sentire e palpare
Tutto ciò che tu mi puoi fare
Ciò che fu per me tabù
Te ne prego vecchio
Fammelo tu
Non risparmiarmi niente…

Goditelo tutto questo mio corpo
Io chiuderò solo gli occhi
E tu per me
Diventerai tutti gli uomini del mondo
Oltraggia questa donna
Sfoga la tua fame di sesso
Mordimi e poi gettami come un cart

So già che mi morderai, mi amerai
Come nessuno
E non mi getterai…
Perché sai che perderesti
Solo tu.
Chi meglio di me
Potrebbe ridare sangue alle tue vene?
Chi meglio di me potrebbe
Far risvegliare quel frugoletto
Che c’é ancora in te?
Affogati e fammi affogare
Anzi che dico fammi morire
Poi al cinema
Toccami, porco che sei
E finiamo la serata sotto un ponte
Qualsiasi
Che ci guarda limonare
Giocare con le dita e la bocca
Vecchio, ora ,solo ora
E ne son sicura
Senti la potenza del mondo
Vero?

Soldato Bruno
Soldato Bruno
Spegni quella luce
Vieni qui vicino a me
E dammi un po' d’amore
Se d’amore si può parlare…

Soldato Bruno
Ho bisogno di sentire
La tua mano sul cuore
Mentre prende l’amore
Stringendolo
Uccidendolo
E facendolo urlare

Soldato Bruno
Qui, sul fronte
Io sto male
Io, donna in guerra
Non posso combattere
Senza il tuo amore.

E per me diventi piccolo puntino…
E fu così che l’uomo
Che veniva da lontano
Se ne andò
Come un puntino
Dalla mia vita.

Lui, che mi aveva salvata
Ora mi salvava
Andandosene via

Contraddizione della vita

Solitario
Silenzioso
Salvagente in mezzo al mare
Acqua che miraggia in un deserto

Tu fosti per me

Non vorrei vederti mai più.
Puntino lontano:
" Sparisci! "
Fammi sentire libera
Di andare
Morire
Restare
Amare
Odiare
Dare un calcio
Alla terra
E tutti giù per terra…

Che ne sarà di me
Ti chiedi?

Sarà quel che sarà
Non sono più affari tuoi

Adesso sai che tu
Puntino da niente
Mi sei indifferente
Vai pure
A costruire altrove
Qui tutto oramai é già caduto
Dal momento
Che
Non ti amo più.

Il Tempo
Il Tempo
A volte ci è amico
A volte nemico
A volte rimargina piaghe
A volte apre nuove ferite

Il Tempo
Cancella i ricordi più amari
Rispolvera quelli gioiosi
Mentre pian piano sorride alla vita
Facendoci morire di noia

Il Tempo
Fa crescere uccelli rapaci
Nuotare felici i delfini
E fa sgorgare a bizzeffe
piccoli pesciolini variopinti
dalla Barriera Corallina
vestita di festa

Il Tempo
Fa scorrere l’acqua
Morire le foglie
Rinverdire gli alberi
Fiorire e sfiorire l’amore
Mentre sfoglia
La margherita della vita

Il Tempo mormora: “ M'ama, non m’ama…”
E ci lascia in sospeso
Mentre l’ultimo petalo sentenzia il giudizio…

Il Tempo
Non ha età
Il Tempo passa e se ne va
Il Tempo
Non ti da tregua
Regala frustate di gloria e d’onore
Poi, ti ritrovi solo con te stesso
A piangere

Il Tempo
Rintocca
Ci fa un lifting cerebrale
Fisico e spirituale

Il Tempo
Cammina sai…
Per la sua strada
Senza mai guardarsi indietro
Scandendo i suoi passi
Che somigliano alle lancette di un orologio
Alla polvere di quella clessidra
Che scorre sabbiosa e desertica
Ricordandoci
Che il Tempo
A volte ci è amico
Ma altre ancora può esser nemico

Il Tempo alla fine,
verrà a prenderci all’improvviso
Facendoci una sorpresa
e lo sappiamo tutti…
E taciti e consenzienti
Aspettiamo ci togli il respiro.

I deserti della mente
      Quanti deserti ha attraversato la mente…

Scendendo e risalendo le dune,
come farebbe un dromedario o un cammello
      Dune, fatte d’oro, sabbia e argento
E che io sbriciolo tra le dita
Pensando che tu,
padrone del mio respiro
Ora sei rimasto senza fiato…
Mentre io sfuggo
Alla morte dei sensi
Rincorrendo farfalle sui prati
Per restituire sangue alle vene.
      Ciò che vorrei, ora
È medicare questo mio cervello malato
Mettendo l’ indice proprio lì
Sulla fonte del mio dolore…

       Le dune e l’amore
S’ incontrano e fanno quel giochetto con le mani
Uno, due, tre
Fatto di incroci e velocità di braccia e parole
Mentre il vento,
con la sua tromba d’aria
Confonde la sabbia
Ma anche i nostri cuori

       “Oh! Amore, amore, amore
Non ci sarò più, non ci sarò più io a vegliare sul tuo cuore!
Vieni a prendertelo
Che è ormai acido come un limone
Gettalo via dall’alto di quell’aereo!
Fallo disperdere nel cielo, tra le nuvole!
Poi, vienimi a cercare nei deserti africani
O tra le piramidi
Oppure negli occhi della Sfinge
Ma non mi troverai…
Perché io e l’amore ora
Stiamo affondando nelle sabbie mobili! “

       Un tranello che ci ha posto la vita
Che risucchia il nostro amore
Senza sapere, né immaginare
Quanto, questa donna seduta lì sulla duna
E accecata dal sole
Ti abbia amato
Volendo cambiarti, ma non riuscendoci!

        La stessa donna che ora
Guarda in lontananza una carovana
Dove cammelli lunghi e stanchi vanno
Lentamente con le loro due gobbe
A cercare un miraggio fatto d’ acqua.

Mentre il mio cuore
Muore
Di fame e sete d’amore.

Ad Antonio (che ho conosciuto l’altro ieri)
Antonio
I tuoi occhi sono
Lungimiranti
Il tuo naso invece
È
Il tuo orgoglio

Sei molto umano sai…
Se tu fossi un animale
Vorrei tu fossi il mio cavallo da corsa
Scaltro, leggero e fiero
Ti darei frustate leggere e simpatiche
Che ti farebbero un po’ male…
Ma piacevoli e sane

E poi via! Voleresti
Tra flora, fauna e cemento.

Ti porterei
Nella prateria ti darei uno zuccherino
Però tu dovresti poi chinare la testa
leccarmi la mano in segno d’affetto
E nitrire per ringraziarmi.

Antonio

Vorrei vedere il tuo viso felice e sincero
Che non recita
Col tuo bel naso italiano
Mentre magari ti illumini d’immenso…!

Dando un bel calcio a quella palla di fieno
Che odora di stalla e di te quand’eri bambino

Antonio

Ricordi? Quando ti rotolavi nei campi
Poi tutto sporco tornavi da tua madre
Che già pensava alla candeggina da usare
Ma nulla c’era da fare…
Quelle macchie di prato verde ti restavano appiccicate
Come fango indelebile di una pozzanghera quando piove.

Rivedi Antonio le tue ginocchia magre
Sbucciate per le cadute
Deturpate da ferite che si cicatrizzavano,
ma che lasciavano un segno sulla tua pelle?
Poi miracolosamente ti rialzavi
E mettevi a posto la tua folta chioma
Proprio come fai ora
Con le ferite che ti da la vita…

E chiedi al tempo:
“ Ma dov’è la potenza del mondo
Che sentivo prima!
Dov’è andata a nascondersi?”

Antonio

Il tempo,
non ha pietà
Ci fa il lifting
E se ne va
Lascia intatte poche cose
Sparpaglia i suoi coriandoli
Sulla nostra testa
Illudendoci sia Carnevale
Mentre magari
O è Pasqua o è Natale…

E mi riposo dentro ai tuoi occhi…
E mi riposo dentro ai tuoi
Occhi
E come per magia
Vedo vigneti
Vedo praterie immense
Cavalli correre felici
Liberi equini nitranti
Che giocano a rincorrersi tra loro
Mentre il tuo sguardo li insegue
Pensando all’amore perduto
Che non riuscirai mai più a sfiorare
Ora che 1000 donne ti hanno contaminato
Mentre tu cercavi solo la pace
Quella del cuore
Che la frenetica vita di città
Ha distrutto per sempre
E che ora vieni a cercare proprio qui
In ginocchio da me
La donna più sbagliata per te
Che hai fatto diventare
Così, tanto per non morire
Il tuo momentaneo Angelo Azzurro
Che forse potrebbe anche durare
Ma non si sa…
Sarebbe bello
Poter solo parlare
Senza cadere nelle trappole che ti tende l’amore
Ma non so se ci riuscirei
Ci riusciresti
Ci riusciremmo
Forse io e te
Cerchiamo solamente di ingannarci
sfuggire dalle nostre responsabilità familiari
Che noiose e penose ci vogliono intrappolare:
Ma noi, liberi cavalli della prateria
Non vogliamo nessuno addomestichi
I nostri cuori che ancora palpitano e arrossiscono
Davanti all’amore.

Mi piacerebbe…
Sì, mi piacerebbe proprio
Tu venissi sotto al mio portone
Preso da un improvviso
ed intrattenibile impulso d’amore…
Ti guarderei dal mio tredicesimo piano
E dentro al petto griderei: “ Ti amo ! “.

Lo sentiresti solo tu il mio grido d’amore…

Per te mi sentirei un po’ Giulietta
Per te mi sentirei un po’ Cenerentola
Per te mi sentirei anche Biancaneve
O forse mi sentirei solo orgogliosa
Per averti fatto innamorare…

E tu per me diverresti Romeo
E mi augurerei tu riesca a salire i tredici piani
che ci dividono: “ Impresa bestiale!”

Ma ecco che ora scompari,
non ti vedo più…

Hai lasciato solo un brivido nel mio cuore
Anima semplice! I love you!

La mia anfora
Tu sei la mia anfora
Mentre ti guardo
Seduta sul bidè

Vedo un vaso perfetto
D’argilla fresca
Che io potrei modellare
A mio piacimento…

Usando queste mie mani
Potrei, con immenso piacere
Farle scivolare fluide e bagnate
Regalandoti i piaceri
In tutte le forme che tu vuoi.

Senza pudore
Ti modellerei
Sentendoti mia
E tu, sudata dal piacere
Non potresti che farmi lavorare
Tacendo e godendo.

E per te diventerei uno scultore…

Scenderei sul tuo sedere
Prenderei in mano le rotondità
E poi andrei a scavare
Dove tu non vuoi
Ma vuoi.

Farei di te un monumento
Farei di te una Stella
Farei di te un’ onda in balia delle mie mani
Farei di te un tutto e un niente

E dopo averti modellata
Mi perderei sul tuo collo
Mi sfregherei contro il tuo viso
Confondendo la mia carne tra la tua argilla
Bagnata e fradicia di piacere
E ti bisbiglierei:
“Amore, qual è il tuo nome? “

Mia madre
Mia madre
Fa fatica
A sostenere lo sguardo di un uomo
Ed io non vorrei mai e poi mai
Diventare come lei.

Vorrei guardare tutti gli uomini del mondo
Come Gary Cooper
Nel film “ Mezzogiorno di fuoco “
Affrontarlo e gridare:
“ Uomo, non mi fai paura
Vedi, se io volessi potrei annientarti
Con un piccolo e leggero movimento sul grilletto…”

Poi, rivolta a mia madre griderei ancora:
“ Mamma, mammina, sto fingendo…ho paura
Io ho fallito esattamente come te
Sono bellecchè rovinata! “

Tale madre, tale figlia

Ma io non volevo, ho cercato
Di cambiare il destino
Ma il destino, il destino, il destino…
Ci tira sempre un tiro mancino
E ti ritrovi ad essere lei: tua madre
E ti ritrovi a rifare gli stessi suoi errori
Come fosse una teoria machiavellica
E ti ritrovi pazza e savia
In un mondo di uomini-porci
Sui quali cerchi di non poggiare il tuo sguardo
Diventando l’ombra di tua madre.

 - Poesia contenuta nella lettera per la Rubrica curata da Angela El Beah, per Italialibri.net : ” Lettere a Busi “ - “ Mia madre è un disastro di donna” -

Aspettando seduta all’aeroporto…
Stavo aspettando un familiare
E così, stanca ed annoiata per l’attesa
Stavo ad osservare
Gente che arrivava da lontano
Un po’ diversa e strana

Visi contenti
Visi scontenti
Visi raggianti
Visi incazzati

Amori che ritornano
Umani che si baciano
Stringono
Mentre palpitano i loro cuori…
Mi prende un attimo di gelosia
Nel vedere una coppietta
Baciarsi appassionatamente
Vorrei essere al posto loro.

Tutto il mondo aspetta qualcuno
Qui alla Malpensa:
bambini assonnati
Adulti innamorati
Delusi
Angosciati
Lingue straniere a profusione
Gente che torna da un gran solleone
Ma c’è chi torna da un freddo boja
E coperto fino al midollo sembra un marziano
In questa grande Milano
Dove tutti parlano
Arabo
Cinese
Americano
Filippino
Spagnolo
Portoricano
E forse ma proprio forse
Anche italiano…

Vacanze finite
Gite contente
Zaini alle spalle
Hostess da sballo
Milano si ferma a guardare…

Giro l’aeroporto
Prendo un cappuccino decaffeinato
Gente seduta mangia una pizza
Nessuno mi nota
Nessuno mi guarda
Mentre ritorno alla sezione B
Quella degli arrivi
Ed aspetto di gioire e morire
Seduta ad aspettare.

Sussulti di luci
Al di la della finestra
Vedo
Sussulti di luci
Che respirano
A tratti tranquilli
A tratti ansiosi

Giacciono in un buio immenso
Immerse nella città
Che le contiene brulicante
Mentre noi
Respiriamo aria impregnata di anestetiche bugie.

Luci corrono qua e là
Vanno a ballare
Vanno a far l’amore
Vanno a scoprire
Uccidere
Pregare
Sotterrare ricordi…

Le luci della città
Sanno dove andare…

Mentre cellulari suonano
Prostitute battono
Barboni sopravvivono alla stazione
Barboni mangiano pasti disumani
Loro si muovono e diramano
Come tentacoli di piovre

Mentre quei due
Fanno l’amore…

Incauti
Non pensando
Alle luci della città
Che li illumina d’immenso
E li immerge in un’atmosfera quasi natalizia
Sentono solo il loro calore

Ma non vedono più
Le luci…
Che ora scompaiono inghiottite dal giorno
Mentre macchine vanno ed altre vengono
Da una città opaca di luci
Oramai prossima a morire.

Lo voglio siciliano
L’ uomo della mia vita
Dev’essere siciliano:
L’ho deciso ieri sera
Mentre mangiavo.

Solo un siciliano
Col suo naso speciale
La sua altezza intellettuale
Ed il suo fisico bestiale
Potrebbe rendermi felice

Mi farebbe sentire
Salomè
Rosmunda
Madame Bovary
E forse anche Cenerentola e Biancaneve
Tutte insieme.

Lo voglio siciliano
Non veneziano
Non torinese
Ma solo e semplice siciliano

Con quella sua aria fredda
Quella sua severità apparente
Quel suo modo di guardarti che ti fredda:

“ Aiuto! Ho paura e timore di lui…! ”

Senza un perché
Ho piacere d’aver paura
O forse si tratta di rispetto:
“ Perché tu sei perfetto “.
Siculo, siciliano, Andaluso e saraceno

Tutto questo dovrà essere il mio uomo
Pronto a suonarmi una serenata
Pronto a farmi una scenata
Pronto a tutto
Per me

Temerario come un guerriero
Gli occhi castano scuro
Alto e snello
Bello e beggio, come un modello
I capelli brizzolati
L’aria fredda e distante
Che si scioglie solo con me
Diventando un altro lui
Sconosciuto a tutti
Ma conosciuto veramente solo da me.

Lo voglio siciliano, siciliano
Mentre mi guarda severo
Geloso e sincero
Pronto a zittirmi a riempirmi
Ad ammaliarmi ed a straziarmi
Per farmi dimenticare un passato
E ricominciare la vita.

Dedicata a Mapy, la mia amica “ SBARAZZINA “.
Lo intuisco:
da bambina dovevi essere un maschiaccio…
Come d’altra parte lo sei ora, del resto…
Somigli molto a Michela, la mia amica di collegio a Varese
Sei di una sensibilità inaudita
Che non trapela da subito
Ma che uno scopre in te pian piano,
mentre ti conosce

Ieri sera, sai
ti ho immaginata
Ho provato a farlo, perdonami,
con orecchini lucenti,
in abito da sera
Ed eri veramente uno sballo!
Parevi una principessina
Avevi un’aria sbarazzina,
la mia fantasia ti aveva regalato capelli corvini lunghi,
fattezze dolci e femminili:
Quella eri tu, quella sei veramente tu.

Durante quella festa
che stava nella mia testa
Tutti ammiravano la tua bellezza: eri la più bella.
Guardavi il cielo con occhi luminosi
Ti confondevi con le stelle
Il tuo abito luccicava
E finalmente ti vedevo senza pensieri,
senza veli,
senza le costrizioni
Che ti da la città.

La città.

Dove tu giornalmente ricerchi quegli odori d’oriente,
la città che voleva cambiarti,
ma che tu, non volevi.
E ti dicevi:
“ Resterò me stessa, non mi farò plagiare dalla città…”.
Ed il mondo ti sorrideva,
mentre tu, col tuo abito lucente,
in America o in un’altra parte del mondo
sorridevi alle stelle.

Mentre io, sentivo tutto.

Sado e Maso
Non guardarmi così Sado
Lo sai che potrei aver paura
O forse chissà
E' proprio la paura che cerco...
Dentro i tuoi occhi
Che, ogni tanto
Mi guardano di sfuggita
Come volessero ricordarmi:
" Stai attenta
Che il tuo Padrone sono io...".
E allora abbasso gli occhi guardinga
E un po' rattristata, ma piacevolmente...
Con una subdola felicità che mi pervade...
E allora mi pento
E allora ti voglio
E allora mi spoglio
Mi sfrego
Ed abbandono testa e piedi
Mentre tu mi prendi con forza i capelli
E mi guidi dove sai...
Mentre io
Tua schiava di sempre
Eseguo a dovere
Per non farti arrabbiare
E comincio a miagolare
Chiudendo gli occhi senza pensare
Solo che a te
E a ciò che mi dovrai fare...

Ma tu chi sei?
Dimmelo chi sei
Dimmelo che vuoi
Ma perché mai
Ti ho fatto entrare nella mia vita?

Dimmelo, sì … Dimmelo
Qual è il tuo peggiore
E qual è il tuo miglior risveglio…?
Te ne prego dimmelo, dai, dimmelo!

Sono disperata!
Voglio certezze!

E dimmi se mai
Hai più guardato l’altra sponda del letto
Ricordando quella notte maledetta o benedetta
E con essa la mia sagoma perfetta

In preda ad un sonno
Nudo
Giacere abbandonata e stanca
Morta di sesso.

Dimmelo, dimmelo
Se per un momento
Mi hai amata!
Tu che di solito non ami mai…

Dimmi se, quella notte
Anche tu, ti sei messo una mano sul cuore…
Oh, amore, amore,amore…!
Senza parlare, tacendo e pensando.

Io l’ho fatto
Io l’ho fatto
Io l’ho fatto!

Io forse ti ho amato da lì.

Ricordi almeno cosa c’è
Stato
Oppure l’hai
Dimenticato!?

Ti eri ubriacato
Eri violento
Spietato
Con lo sguardo assatanato…

Eppure lo abbiamo fatto
Siamo morti e rinati
Lì, in quel letto al buio
Dove brillavano solo i miei occhi.

Ma, dov’erano i tuoi occhi?
Mentre mi prendevi, facevi e disfacevi?!
E a volte costruivi?
Amore?

Dove li avevi scordati?
Quella notte?
Ti vergognavi a farmeli vedere
Dentro il tuo volto
In preda all’orgasmo
Al piacere

Godere,godere,godere

Tu non volevi dimostrare i tuoi sentimenti.
Forse sei malato, forse distratto
Forse tanto lo fai
Che oramai…

Ciò che per me fu
Evento
Magari per te
Ora
Rappresenta
Un niente.

Non può essere
Non può essere
Eppure tragicamente.
Lo è.
E per me tutto diviene
tragica realtà

La tua indifferenza
Mi fa morire.

Com'è bello amare.
Voglio soffrire
D'amore per te
Crogiolarmi
Sciogliermi
Come zucchero
Fino a scomparire nella tazzina
Di un anonimo te o caffè

Di giorno vivo pensando a te
Cercando di sfiorare il tuo pensiero
E ti seguo imperterrita
E respiro senso
al mio vano vivere
Che non ha senso
Mentre tu fuggi e rifuggi
dal mio selvaggio corteggiamento
Senza voler farti acchiappare
Considerando il mio amore malato…
Che corre più veloce che può…
Nella speranza di raggiungerti

Sono disposta a correre
A 1000 chilometri allora…!
E quando ti acchiapperò
Ti prenderò per la giacchetta e ti dirò trafelata:
" Ti ho raggiunto! "
Ed avrò vinto.

Quindi tu
Perdente
Dovrai rassegnarti ad accettarmi come sono
Diventando vittima del mio amore malato
Dove potrai affogarti
Piangere e ridere
Delirare e sognare
Di me
Fissata con te.

Il mio stupido silenzio
Ed io dovrei stare il silenzio
E pensare a che stai pensando…

Ma come faccio a stare sempre silenziosa-pensante?

Corrodo la mente
Fondo le cervella
Mi duole cuore, il sole ed anche l'amore

Ed io dovrei stare in silenzio

Digerire questo mio sgomento
Che è una conseguenza al tuo atteggiamento
Menefreghista, qualunquista, ista,ista,ista

Asta la vista!

Accorgiti che ti amo
Accorgiti che ho un cuore
E che soffro e piango nel buio della notte
E che ti vorrei accanto!

La vedi quella gallina appesa a testa in giù?
Sono io, sono io…che sanguino pian piano
Che aspetto il giorno in cui tu
Telefonerai per dirmi:

" Amore, io ti amo!".

Vivo sognando questo
Pur sapendo che mai succederà
E mi sento un'illusa a crederci ancora
In questo amore
Che ora è solo dolore
E forse vale, o forse no
Ma che solo al destino

sta giudicare…

Giochiamo ad essere contenti…?
Vuoi giocare con me ad essere contento?
Basta che…Sorridi
Pensi a qualcosa di piacevole
Veda lucciole per lanterne
Dimentichi che in Iraq hanno appena ucciso un ostaggio
Dimentichi che lui non ti ama
Te ne freghi se lo stipendio è da fame
Che te frega se lavori undici ore al giorno
Che importa se hai mal di testa
Domani sarà un giorno di festa…!

Ti piace questo gioco?

Non costa niente farlo
Basta immaginarlo
Rifugiarsi nella fantasia
Trasformandola in nuova realtà
Visto che la realtà
è così brutta
Crudele
Bestiale
Ed animale
E che a volte ci fa male
E noi la evadiamo giocando

A nascondino.

Renato, Cristina, piatti e bicchieri…
Eppure a vederli sembrerebbero normali
Lui alto e distinto
Lei altezza normale e ricciolina:
Insieme hanno un’aria complicina

Seduti sul divano, mi dicon qualcosa di strano
Che sento “ an passant “ ma che poi dico:
“ Eh? Me lo potete ripetere…Ho sentito bene? ”

“ Pensate che quei due quando litigano
Si tiran piatti e bicchieri dietro, oppure
Li silurano per terra…
A dire il vero non ho capito bene…! “

E lo ammettono tranquillamente
Come fosse la cosa più normale del mondo

Spaccare piatti e bicchieri
Per sfogare e dimenticare
Le barbarie del mondo
I nervosismi giornalieri
E ne spacchi e più conviene
E ne spacchi e più stai bene

Ma a me sembra impossibile
Non sembrano anormali
L’apparenza lo smentirebbe
Non parrebbe…
Ma invece è:
tantecché si son ridotti senza un bicchiere
Quasi fan fatica a bere

“ Ah! L’amore, l’amore…!!! “
Che cosa ci fa fare

Comunque è sempre meglio così
Piuttosto che farsi frustare
Martoriare o torturare…

Poi ben ben sfogati
Ritornano alla loro vita normale
Fatta di contabilità, pubblicità
Taratà, tarattatà

“ Roba da mettersi le mani tra i capelli ”

A loro basta uno sguardo
Un ruggito per iniziare
Poi agguantano qualcosa in mano
Ed il gioco-sfogo parte pian-piano

E mentre i vicini ansiosi origliano
Fanno supposizioni
Formulano giudizi
Mandano alla polizia indizi

Quelli urlano incauti
Sprecano servizi interi
Rompano piatti di ceramica e porcellana
Bicchieri di cristallo e vetro francese
Incauti del costo

Poi, alla fine dello sfogo
Tutto per magia ritorna ad essere silenzioso
Tranquillo e sereno
Come prima della tempesta

E riodi gli uccelli far festa
Lo stabile dormire
Il mondo sognare
Le guerre bombardare

I vicini si rincuorano

Renato e Cristina
Ora adesso sono di là
Chissà che mai faranno nell’oscurità…

L'amore non è mai cattivo
L'amore
Non può esser cattivo
Ma può diventare cattivo
Solo
Quando non ami più.

 

 
Samuele…nella città dei robot.
Samuele dice a se stesso:
“Ho toccato il fondo…mi butto
Sarà solo un salto…un grande salto
Poi di me non resterà nulla…o quasi…
Aiutami anima…!
Fai che ci riesca…sono otto piani…
stramaledetti otto piani…
certamente morirò…
Aiutami anima mia!
Non voglio più perdermi,
voglio solo farla finita,
non sono fatto per i guai di questo mondo,
non sono fatto per questa città
che non sa, non sa, non sa…!”.

” Ti prego Samuele, non farlo! “ – grida un Angelo.
“ Perché lo fai? ” –

“ Lo faccio, lo voglio fare,
perché la vita mi ha tradito, e tu lo sai…”.

L’ Angelo si siede sul marciapiede virtuale e sta zitto - forse pensa.

Mentre la mente di Samuele entra nella città dei robot…:

” 606-660…la pecora canta,
Mercato, mercato, che guaio mi hai combinato…
I numeri mi danno alla testa…
Via Marx, dove sta,
anima mia, dove sei ?!
Mi sento confuso, depistato, immotivato,
incastrato, incontaminato, incompreso e malato
mi odio, mi amo, la amo, la odio
Mi sento, non sento…”.

L’ Angelo sta ancora seduto sul marciapiede, poi all’improvviso vola, mormorando : “ Samuele,
non morire, non lo devi fare…
Tutta la città ti guarda e ti giudica, non lo devi fare.
Devi solo dimostrare di esser forte.
Devi andare, venire, tornare e sperare.
Questo non ti farà mai più decidere di voler morire.
Ascolta la tua anima Samuele, che sta gridando:
“ Voglio vita, vita, e ancora vita…
Cerca l’ amore e vedrai che solo allora
Non sarà finita…
Ricomincerai da zero e vedrai che un giorno tu stesso mi ringrazierai…!”.

Vedo un uomo che se ne va, e cammina per la città.
Assomiglia ad un uomo in frac…
E’ Samuele che se ne va…

Fuggendo dalla città dei robot…
Mentre fuggivo dai robot
Vedo te scendere dal taxi
Elegante e carino che sei.
Penso che dopotutto è strano
Ti ho visto una sola volta…
quel giorno, in quell’ufficio
Ma già ti sento sulla pelle
E dentro me


È stato quindi naturale
Stringerti la mano
Masturbare le tue dita
Intrecciandole alle mie…
Immaginando di portarle chissà dove, non so…
Ma certamente nel proibito

E poi baciarci,
davanti ad un ‘ anonimo portone
Sbocco naturale del mio e tuo bisogno d’amore
Il modo più semplice per dimostrarlo

Ma il sole voleva vederci chiaro
di baci e carezze, ne aveva visti a bizzeffe!
E allora ci siamo difesi cercando riparo
all’ombra di un portone di legno
Abbandonato in una stradina
Che sembrava quella di un paesino

Eppure eravamo nella città dei robot

La gente di nascosto
Ci guardava godere
E forse si masturbava guardandoci dalla finestra
Mentre ci strusciavamo come gatti in calore
In realtà, noi volevamo solo sentire
Io, il tuo
Tu, la mia

Mentre forte era il desiderio
di carezzare i tuoi capelli
Che mi hanno fatto impazzire da subito
Ti rubavo baci e carezze di fuoco
Regalandoti il meglio di me stessa


Sentivo scendere qualcosa sotto, sotto…
Un qualcosa che, goccia dopo goccia
Accresceva il mio piacere
Che scivoloso e appiccicaticcio
Profumato di rosa orientale
Mi inondava la mente
Bagnata, bagnata e ancora bagnata …
Di te.

All’improvviso mi porti in un bar
Tu, prendi un Martini bianco con una scorza di limone
Io, una spremuta d’arancia con immerso un cucchiaino lungo, lungo…
E mi viene subito in mente di imboccarti come un bambino
Poi gusto l’aranciata dalla tua bocca
E ne creo baci “ all’arancia “
E all’improvviso vedo intorno a noi solo bolle di sapone…

E il cameriere continua a guardare:
“ Guardone! Ha voglia di curiosare… “

Le mie mani non vogliono ascoltare la mente
E scivolano sui tuoi pantaloni
Mentre tu telefoni chissà dove
Te lo palpo con le due mani
Faccio poi scendere i calzini
E mi fermo sulle gambe muscoline
Accarezzando i tuoi peli maschili
Poi risalgo e ti accarezzo i polsi pelosi
Scolpendo e sfiorando le tue forme

Mentre vedo un qualcosa ingrandirsi da sotto i pantaloni…
Che vorrebbero esplodere.
Quindi faccio leggera pressione
Su quella massa in eruzione:
“ Un polipo ancora da scoprire…! ”
Ma dove, quando, come
non lo sappiamo ancora …
Ma sicuramente un giorno
ci farà impazzire…
Lo prevedo, mentre tampono con le mani
il tuo orgasmo, cercando di intuirne la lava …

“Chissà che sapore avrà il tuo nettare divino! ” – mi chiedo.

Chissà, chissà, chissà …
se mai lo vedrò spruzzare qua e là sul mio viso
oppure sul mio ventre
O magari tra i due seni vogliosi
Mentre guardo i tuoi occhi venire socchiusi dal piacere
Che mormorano il mio nome!?

Le tue mani poi, frugano nel fiume
Incazzate per i pantaloni
Volendo penetrare, entrare e fare spazio
Tuffarsi in quel mare
Affogare, bere e mangiare…

Ma qualcuno potrebbe vedere…

Quindi provo a immaginare me e te
Sopra un letto incantato dove nulla,
proprio nulla è peccato
Ecco, che ora i tuoi occhi
si illuminano e mi accorgo
Del tuo strabismo di Venere…
Getti il tuo sguardo al di là del mio
Come cercassi di individuare i miei pensieri
Che sai già che forse mai conoscerai.

Lo sai no, che la vita mi ha fatto diventare sognatrice…

Accontentati di questi baci veri
Di questi occhi sinceri
Di questo corpo da modellare come argilla
Che cerca continuamente di godere
Per non lasciarsi sfuggire neppure un attimo di piacere

Immagino poi di inginocchiarmi
Davanti a te
Tu in piedi ed io che…mentre tu accarezzi i miei capelli
Alzi la testa all’indietro, socchiudendo gli occhi
E mormori qualcosa di incomprensibile
Che ho capito, anzi che non ho capito
Ma che mi piace, in preda ad un orgasmo feroce
Non cerco nemmeno di capire…

Perché non c’è niente da capire.

Regalami i tuoi capezzoli
Fammeli succhiare e assaggiare e mordicchiare
Prima di andare voglio lasciarti questo ricordo sulla pelle
Immagina che io succhi lui
Immagina la mia lingua dove vuoi
Che mai sarà di noi!

Vorrei averti nel buio
Sentendo solo la tua lingua,
le tue mani, i tuoi capelli
Vorrei sentire i nostri corpi scivolare dal sudore
Ansimanti dal piacere
Inebetiti dal godere
E sfiniti poi ci guarderemmo senza capire
E senza ormai più forze
Quasi ubriaco, te ne andresti
Dandomi uno dei tuoi meravigliosi baci
Mentre vacillo e tu mi sorreggi parlando
E allora ti direi, sfinita ma felice:
“ Zitto, smettila di parlare, esci di qui
E vai dove devi andare
per oggi basta così…
Cavallo! Ci sentiremo ancora sai…! ”
E tu : “ Sì tesoro, tutte le volte che vorrai…Chiamami se vuoi…”
E allora io ti direi: “ No, chiamami tu, quando hai voglia di me…”.
” Che stronza che sei…tesoro…patata…farfallina, vagina, ina, ina “.
E allora non potrei che risponderti:
“ Patata, l’avranno avuta le altre, la mia è una farfallina…ina, ina, ina ”.

Adesso che farai?
E ti rivedo
Bello e alto
Sicuro e stanco
Volteggiare come una libellula
col tuo soprabito verde
Quasi fossi un eroe

Del mio fumetto prediletto

Coi tuoi occhi verdi sempre attenti
Con i tuoi gesti indifferenti
Le tue mani grandi
Le tue barzellette stranamente sceme
Il tuo modo di fare introverso

Che vuol far capire l'inverso

Seduto e chiuso in te stesso
Mentre giochi a solitarie
Ti rivedo buono e cattivo
Ti rivedo vivo e morto
Risentendo il tuo cuore

Rivedo il tuo viso e sento il tuo calore.

Riassaporo tra le labbra i tuoi capezzoli decisi
Risento su di me le tue mani pesanti
E non capisco ancora dov'era poi l'amore…
Caso mai ci sia mai stato
Forse me l'ero inventato

Per non morire di noia

E ti benedico e ti maledico
Mentre penso al tuo solco sul viso
Scavato come fosse una fossa
Forse dovuto al tuo sorriso
O magari al quel tuo fumare come un turco

Che allena le mascelle facendole sembrar più belle

Rivedo tutto di te
Sapendo molto bene
Che così doveva andare
Ripetendo a me stessa che tu
non eri il grande amore
Né io il tuo ideale

Meglio lasciar stare

Anche il tuo corpo ora lo sento neutro
Senza né un odore né un sapore
Che possa farmi riinnamorare
Tu hai dato il fine alla storia
Ed io mi devo adattare a questa nuova situazione

E giorno dopo giorno me ne devo dare una ragione

Cercare di superare il dolore
Perché finalmente so di saper amare
Ma non te, bensì l'amore che c'è intorno a me
che io spero di incontrare e sentire
Augurandomi non sia solo uno scontro casuale come per noi:

Due corpi che si uniscono per cazzeggiare

La prossima volta vorrei fosse amore
Nel vero senso della parola
Vorrei che le mie onde trasmettessero
Sulla sua stessa frequenza
E morire con quest'uomo che mi darà
La forza di ricominciare e la felicità
che io accudirò, amerò e rispetterò

Come fosse l'unico uomo al mondo.


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