Racconti di Michele Cristiano Aulicino


Home page  Lettura   Poeti del sito   Racconti   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche



Michele Cristiano Aulicino è nato a Potenza il 10/04/1979.
Trascorre l'adolescenza a Marsiconuovo (Pz), piccolo paesino nell' entroterra lucano ai confini con la Campania.
All'età di 19 anni si iscrive alla facoltà di "Ingegneria chimica" presso la Federico Secondo di Napoli, città che lo ospiterà fino a Giugno 2001, quando decide di trasferirsi a Pisa dove tutt'ora risiede e continua gli studi.
Ha vinto diversi concorsi nazionali di poesia, è presente in diverse antologie poetiche ("Navigando nelle parole V.16" ed. IL FILO, Collana Orizzonti "AA.VV. POESIE ITALIANE ed.Aletti Editore, Poesie per ricordare vol.2 .Aletti Editore...ecc ecc .. Collabora, inoltre, con diverse riviste letterarie.

Indirizzo e-mail: Stalker1979@tiscali.it

Leggi le poesie di Michele

L’Allibratore.
Cap I .
Paragrafo I ed unico.

Così cominciò la mia rovina, con una parola…
“Allibratore”.
La vita è strana,a volte basta una parola per innescare un processo irreversibile,proprio come la storia del battito d’ali di farfalla che causa un uragano dall’altra parte del mondo.. non so se l’avete mai ascoltato quel proverbio…
certo, bisogna essere predisposti, per carità…
Non ho idea di quanta altra gente è caduta a causa di una piccola ignoranza…
e pensare che quel giorno,uno dei pochi ricordi lucidi di quegli anni, avevo deciso di leggere un libro per far colpo sulla mia amica.
Chiesi a Stefano,che lui ne capiva di libri,era iscritto all’università, mentre mi passava stagnola e accendino…
: Stè , dove lo trovo un bel libro per far colpo su Daria?
lui rispose a mezza voce,col fumo che gli si appiccicava nei polmoni,
:.. qua dietro, in via Coppi, c’è un allibratore…
Più dell’eroina,mi rovinò il gioco.
Imparai a memoria , numeri di telefoni,orari delle corse , ippodromi… e tutto il necessario.
Daria la dimenticai in fretta.
Erano giorni di gloria,c’era la Lira,avevamo ancora qualche soldo,l’eroina, la stagnola,l’accendino e i cavalli.
il resto della mia vita?
pare incredibile,ma è una storia felice,e a chi interesserebbe mai una storia felice?

Quasi mai.
le cose stavano più o meno così…
lui pensava spesso a lei.
lei era spesso distante da lui.
Il quartiere di adozione era troppo piccolo per seminare i ricordi.
A volte entrava nei piccoli negozi,così da ammassare i suoi pensieri in piccoli spazi,più piccoli erano e meglio era;
in quei piccoli spazi,per una questione di “ingombro sterico” ,l’ aveva studiato all’università,magicamente si sarebbero ordinati nell’ordine meno doloroso possibile.spontaneamente.
Questa era la sua shoppingterapia.
Comprava piccole cose, un souvenir,una penna,una scatola di ananas sciroppata…
tutte ose che avrebbe consumato o smarrito ,molto presto.
Un giorno prese il coraggio a due mani e cercò di contattarla al telefono.
Era un giorno freddo,uno di quei giorni che ricorda cos’è l’inverno a noi figli del clima temperato.
Il telefono stretto tra il cappello di lana e l’orecchio, il suono dell’attesa,le dita gelide, prive di qualsiasi sensibilità,la goccia di sudore bollente era una lama che scendeva lungo il collo esposto alle intemperie.
restò in attesa per cinque squilli,contava,in apnea… 1..2…3…4….5…
_Pronto.?
Ciao.
_Ciao ,come stai?
Bene,e tu?
_anche io ,bene…
Ti stavo pensando,volevo sentire la tua voce…
-Scusa,ma adesso sono impegnata,(voci e rumori di strada),sentiamoci stasera…
Stasera forse non avrò voglia di sentirti….è che…
-Ok, a stasera allora,ok?
-un bacio.
Ciao.
Restò immobile col telefono all’orecchio per cinque secondi,il tempo di altri cinque squilli.
Era insoddisfatto,aveva cose da dire,non aveva idea di cosa volesse dire ,ma aveva un sacco di cose inesplose nella gola.
Sorrise amaramente.
Vita di merda!,sussurrò tra se e se…
_Amico, dillo a me…!! Sorrise complice un senzatetto che chiedeva l’elemosina avanti al piccolo alimentare indiano.
_hai una moneta per me?
Si ce l’ho una moneta per te ,
rispose piegandosi per infilarla nel suo cappello insieme ai pochi spiccioli che già qualcuno gli aveva lasciato prima.
-Grazie amico.
Prego. ciao.
le cose stavano più o meno così…
L’unica donna che gli interessava,non si curava molto delle sue attenzioni.
i pensieri erano quelli ordinati della domenica mattina.
la tasca si era alleggerita di due euro.
in una mano aveva il telefono spento,nell’altra una lattina di CocaCola che non avrebbe mai bevuto.
Il vento si faceva sempre più robusto.
Il cielo minacciava neve.
In strada , il traffico delle due del pomeriggio ,pareva suonare l’adagio di Albinoni.
i passanti non avevano alcun volto,nessuna espressione,erano dei pensieri sconosciuti che gli passavano accanto.
Billa,il cane del giornalaio,scodinzolava festosa ogni quanta volta lo vedeva arrivare e così fece anche quella volta.
Gli autobus ad alta mobilità,bruciavano Gpl e rancore.
qualcosa stava andando storto.
avrebbe voluto sentire la sua voce addosso.
prima ancora del suo sguardo,voleva la sua voce.
Affidò i suoi pensieri ai piccioni,che si mimetizzavano perfettamente nel grigio sporco del cielo.
ma la cosa non gli alleggerì il groppone.
Entrò nel solito bar,dove conoscevano bene il suo nome e la sua voce.
Ordinò il solito caffè corretto al rum.
-Zacapa per favore,Marco.
Agli ordini capo! gli sorrise il barista.
Bevve tutto in un sorso,poi si sedette al tavolo nell’angolo,
e scrisse sul taccuino questa piccola storia.
Il fatto è che il suo quartiere non lo avrebbe mai tradito.
Le case,i suoni , i palazzi,le abitudini non avrebbero mai potuto tradirlo.
la strada, è una cagna fedele.
prevedibile in ogni colpo di testa,anche se quando picchia,picchia davvero forte.
Il cuore è un’altra roba.
I sentimenti ci logorano anche quando tutto sembra tranquillo.
La vita ci consuma,soprattutto quando ci guarda da lontano.
Così decise di mischiarsi con l’asfalto,
andò a casa,indossò il necessario per correre e partì.
Al ritorno niente sarebbe cambiato.
ma,finalmente aveva un alibi,per gettarsi sul letto dopo la doccia,chiudere gli occhi e pensarla,ancora,senza destare il minimo sospetto.
Il quartiere non doveva sapere.
i muri si ingelosiscono,
La strada è un’amante esigente,
non lo doveva sapere.
lui non lo avrebbe mai ammesso.
si stava innamorando,forse.
no,non lo avrebbe mai ammesso.
neanche sotto tortura.
lei era distante.
Non subiva il suo fascino.
Neanche l’avrebbe pensato ,forse, quel giorno.
anche se,quasi mai le cose sono come appaiono.
quasi mai.
quasi.
Non è mai abbastanza.

L’ultimo dei pensieri.
Le cose stavano così,
lui cercava un pretesto per abbandonare la notte,
ma la notte,tentatrice, gli forniva qualsiasi tipo di alibi.
Più egli pensava di avvicinarsi al letto
più diventava qualcun’altro.
Ogni pensiero si personificava,prendeva rapidamente il comando di tutto il corpo per poi soccombere prontamente all’arrivo di un pensiero nuovo,più forte e deciso… e così via…ad oltranza.
Così cominciò ,dopo tutte queste morti,a provare nostalgia per qualsiasi cosa,idea o azione,che rispettivamente , vedeva, pensava o compiva.
fino a che cominciò a provare nostalgia
per fatto stesso che stesse in qualche assurda maniera provando nostalgia.
Non riusciva a venirne a capo in nessun modo.
Andare a letto in quello stato sarebbe stata una impresa impossibile,
perciò, si lasciò ingabbiare dall’ennesimo concetto che gli balenò per la mente.
cose che aveva studiato diversi anni prima, ma che adesso gli parevano l’unica
cosa sensata della nottata.Il concetto di Limite e unicità.
Il punto era diventato il letto,tanto desiderato quanto inarrivabile.
Gli pareva ormai una scialuppa alla deriva.
Mentre egli si sentiva come tutti gli infiniti tentativi di abbordaggio falliti.
L’oceano che li divideva, era un ammasso di piastrelle e silenzio,
vi stupireste a vedere come il silenzio, in determinate condizioni, renda scivolose le
mattonelle.
I pensieri,troppi e troppo ammassati gli uni agli altri, avevano ormai ammutinato da
un pezzo.
le cose stavano così,
non mancava poi molto all’alba,gli ammutinati si erano organizzati in bande,si
facevano guerra tra di loro,furono scontri cruenti,senza spargimenti di sangue o di
parole.
Morivano e nascevano a colpi di sguardi,bastava un’occhiataccia ed il pensiero più
debole si sgonfiava come una mongolfiera squarciata.
per poi rinascere subito dopo con un altro nome,un altro peso e orientamento,era
una sorta di induismo meccanizzato.
Fu verso le cinque del mattino che tutti quanti,senza preavviso e un apparente
motivo,chiusero gli occhi,contemporaneamente, non erano morti,no,…era arrivato il tempo della tregua.
La cosa lo colse di sorpresa,non gli era mai accaduta prima.
Erano sempre là dove sarebbero sempre stati,occupavano spazio,se ne poteva
sentire l’odore, ma non una idea,uno sguardo,l’accenno a qualcosa di
terreno,un’eco,una scorreggia,…., niente.
Spazio,che occupava altro spazio,quantità,sentimenti senza nome,senza strade,mucche impantanate in acquitrini di niente,ingrassavano la testa senza una ragione.
Le cose intorno gli parvero terrificanti come non mai,
le mani non erano che delle sconosciute estremità delle braccia,il culo poggiato
sulla sedia,il letto ,così freddo e squadrato,gli parve un blocco di cemento colorato.
Si alzò,si sedette sul letto e sentì che era morbido,la cosa lo sorprese.
Si ritrovò così seduto a fissare la sua stanza, fino ai primi raggi di sole,
quando la tregua concordata dai pensieri finalmente finì,senza una ragione,così
com’era cominciata.
Presto ripresero a battagliare ancora una volta stipati tutti dentro la sua piccola
testa, ma il sonno,inaspettatamente , stava per vincere la guerra del giorno.
I pensieri cominciarono a sembrare sempre più lontani,le idee si distorcevano,come
per effetto di un “doppler” a velocità mai osservate dall’uomo.
Tutto si allontanava e non c’era niente che nessuno avrebbe potuto fare.
Si palesò l’idea di distanza,di durata,di misura,fino a sfumare il tutto in una rassicurante idea di solitudine.
Tutto esisteva soltanto pochi centimetri sotto la coperta che si appesantiva sotto
l’incedere indiscreto del sole.
Appoggiò l’ultimo sguardo sui primi azzurri del mattino che si dipingevano oltre la finestra e capì,in quell’istante,quando il corpo stava ormai per abdicare,che aveva perso un’altra notte buona per riposare e che non sarebbe mai riuscito a spiegare a nessun’altro in che maniera aveva impiegato tutte quelle ore.
Si addormentò così,vinto dalla stanchezza e dai pensieri,sicuro che il tutto sarebbe svanito dopo qualche rigenerante ora di sonno, ma non aveva ancora fatto i conti con me,
l’ultimo dei suoi pensieri.
Io sono colui che spegne la luce e che chiude porte e finestre.
Io so tutto di lui,e sono il meglio e il peggio di lui.
Sono stato grandi amori e grandi disperate sconfitte,ma sono sempre rinato
più forte e più saggio di tutte le volte precedenti.
Per voi umani,la nostra esistenza si consuma in frazioni infinitesime di secondo,ma è
solo grazie a noi,che va avanti questa giostra artificiosa che voi arroganti chiamate
grossolanamente umanità.
Stonf!

Memorie sparse di un perdigiorno.
le cose si sarebbero risolte da sole,pensava…
le strisce pedonali sarebbero rimpallidite spontaneamente
al passaggio della prima smutandata estiva,
le buche della strada si sarebbero rimpinzate di bambini e cani e gatti fino all’orlo,avrebbero evitato,così,di nuovo gli scossoni alle auto di passaggio.
la crisi economica si sarebbe ridimensionata di colpo,quando avrebbero reso note le dimensioni del suo pene…
e tutto l’universo,sarebbe ritornato a fare il suo lavoro, per quel principio della chimica secondo il quale le cose tutte tendono all’equilibrio fino a quando non arriva un rompipalle dall’esterno a peturbarne tale stato.
Soddisfatto da questi pensieri brillanti,compiacendosi per la storia delle dimensioni del suo pene,davvero sagace,
decise che era arrivato il momento di andare al lavoro.
Uscì finalmente dalla doccia,si vestì,impastò i capelli di crema modellante e si diresse verso la Snai,fischiettando “Amami alfredo”.
Alfredo era il nome del cavallo su cui aveva avuto una soffiata infallibile, a detta di un amico di un amico che aveva un cugino, fantino in pensione.
Avrebbe puntato sutto su Alfredo,non c’erano cazzi!Un colpo sicuro!
Alfredo l’avrebbe dovuto amare,quello era il mattino buono!
lo sentiva,parola di Adrenalina.
Con la vincita avrebbe perfino richiuso qualche buca e avrebbe ridato vigore alle strisce,certo non in tutta la città,ma almeno quelle vicino casa le avrebbe sistemate,in fondo era un buon cittadino..ecco!
Avrebbe messo le cose al loro posto.
Era la volta buona.Lo sentiva.
-Dai cazzo! Alfredo,Guadagnati la pappa!
avrebbe urlato alla partenza della corsa.
Dopo lo sparo,il silenzio.
Tanto silenzio,silenzio a palate,bastimenti di silenzio.
Con il quale avrebbe potuto riempire non solo le buche della sua città,
ma tutte le buche del mondo.
e col pallore del suo viso avrebbe ridipinto di bianco la Moschea Blu per intera.
Alfredo arrivò secondo,lui perse tutto.
senza dire una parola,andò a casa,bevve un sorso d’acqua direttamente dal rubinetto,e si infilò vestito nel letto.
Si, le cose sarebbero cambiate,dovevano cambiare,non poteva andare sempre tutto storto.
_-_-_-Quel figlio di una cavalla marcia di Alfredo,non ci ha creduto,se solo fossi riuscito a parlargli prima della partenza,gli avrei potuto spiegare…che me lo doveva,bastardo di un cavallo a dondolo del cazzo!
Doveva vincere,gli avrei fatto sentitre il mio cuore che andava a mille,me lo doveva,cazzo!
Tutti quei soldi,la pensione di mia nonna.
porca puttana!
devo aspettare il mese prossimo.
e nel frattempo?dormo?
porca puttana.Aspetterò.
Il Mattino seguente,una telefonata della madre lo svegliò di mattina presto,alle dodici,nemmeno il tempo di aprire gli occhi e la notizia,la catastrofe.
Nonna Amelia era passata a miglior vita!

CristoDiddio! ,poi attaccò il telefono.
Niente più soldi facili,niente più Badanti da scopare gratis.
La vita gli sembrava davvero crudele ed ingiusta.
Cosa avrò mai fatto di male per meritarmi questo?
Niente! si rispose.
Non ho mai fatto niente!Niente di niente.
Esistono persone al mondo che nascono col dono del niente,riescono a non fare niente anche quando ti sembra che stiano facendo qualcosa.
Santo era uno di questi ed aveva anche talento.
Adesso passa le sue giornate sulla soglia della Snai.
I genitori sono morti,ha dilapidato i loro risparmi puntando su altri nomi ben più esotici di Alfredo,ma con la stessa attitudine al secondo posto.
Da pochi giorni ha anche ricevuto una lettera di sfratto.
Ma lui uomo di fede,vocazionista,non ha mai pensato di fare qualcosa.
Il mondo gli deve la risposta,lo sente!
Prima o poi deve cominciare a girare bene anche per lui.
Non può fare così schifo la vita.
In fondo non ha mai fatto niente.
Perchè tutto questo accanimento?
Avevano riempito le buche di asfalto,
dovevano riempire anche la sua vita.
E’ così che vanno le cose.

Una notte in bianco al Cinaski Hotel.
...e quindi venne il giorno,
dalle stanze s'insinuavano nei corridoi a piano strada,tutte le fantasie partorite dalla notte,
una coppia felice, ubriaca rincasava rumorosa,il gatto ,Peppe,miagolava affamato per il corridoio e poi,io, o voi, come Peppe, a ad aspetare una mano,un cenno, una voce,l'assoluzione!
L'odore del primo caffè,è più di una assoluzione quando hai passato la notte in bianco.
l' eco del buongiorno allegro della cameriera che aveva appena rifatto il letto della 115 ,assorbito dal tappeto,a me, invece, il suo sorriso;a ciascuno il suo, pensai.
Passai per il bar,mi sparai un doppio espresso endovena,gettai uno sguardo ai titoli di un paio di giornali," Immondizia !" commentai a bassa voce...
po...i verso la direzione,
le fatture mi aspettavano languide come delle baldracche d'altri tempi ,spalmate a gambe aperte sopra la scrivania.
Avrei dato fondo a tutte le mie malate fantasie per pagare i conti, e forse nn sarebbero bastate.
Peppe era l'unica certezza di quell'Hotel,puntuale, ogni mattina , dopo il caffè, mi aspettava in direzione,ruffiano come solo i gatti e certe donne sanno essere,aspettava il suo cibo ,
regalava certezze.

I giorni del babbuino
Cap. I

U’Buin’
.. ..
La chiesa aveva visto giorni migliori,l’organo ridotto ad un ammasso di macerie pareva un guardiano zoppo e malridotto,quasi un mendicante ,a guardia dell’ingresso.....
La gente cominciava ad entrare ,col tipico chiacchiericcio spettegoloso domenicale.....
Per lo più erano anziani,qualche bambino_nonnaccompagnato ,i fedelissimi della parrocchia,quelli del coro et pochi altri timorati di Dio.....
Io Cristiano Della Felce,nobile soltanto per l’altisonanza del cognome ,ero un bambino;....
un ragazzino alquanto vivace,almeno così riportano le pagelle delle scuole elementari.....
Frequentavo la parrocchia perchè lì c’erano i miei amici,era un modo come un altro per stare tutti insieme,avevamo circa dieci anni ,eravamo in tre,io,Massimo e Michele,ed avevamo deciso ,non si sa bene per quale motivo,di “servire messa”.....
Ci ritrovavamo così,ogni benedetta Domenica, ad essere attori di uno degli spettacoli più antichi del mondo.....
Era la fine degli anni Ottanta e per noi il muro di Berlino era soltanto un muro in mezzo ad una città troppo lontana .....
Quella domenica di Luglio del 1989 faceva un caldo selvaggio,le persone per ripararsi dal sole affluivano in chiesa più copiose del solito,almeno così si lamentava Don Leofranco,il prete, borbottando durante la sacra vestizione,tra un’ordine ed una caramella alla menta.....
-Cristià!!....
tuonò con la sua voce da baritono,....
-va a controllare se il microfono funziona e assicurati che il leggio sia nella posizione corretta,ma, mi raccomando non fare danni!!!Và,corri che è tardi...miseriaccia nera!!!....
Feci segno di si con il capo e corsi verso l’altare.....
Mi avvicinai al leggio,posizionai “IL Libro” alla pagina giusta,accesi il microfono e dopo qualche attimo fruscio e fischi,dissi:....
-prova...proova... un due tre.. prova..!!....
Poi chiesi alla platea,....
-si sente?....
Sapendo bene che si sentiva, rivolgendomi a due vecchine sedute in prima fila
.. e loro risposero sorridendo:....
-Si, fugliu mije,s’ sent, s’ sent’!!!!....
.. ..
E fu allora che in preda ad un atavico attacco egocentrismo , comiciai a fare l’imitazione di uno dei personaggi più in voga in quegli anni al mio paese,tale Luigino Di Giorna.
Luigino aveva una caratteristica voce stridula e gutturale, come se un cavernicolo avesse inghiottito un anatra e si stesse strozzando, ....
e quindi dissi :....
-U’ Bbuin’... U’ Buin’..ije l’aggia sul’ cucinat!....un due tre.. U’ Buin’.....
(Il babbuino,io l’ho soltanto cucinato! )....
Non l’avessi mai fatto.....
Tra le risate di alcuni ed il disgusto di molti,non mi ero accorto,infatti,che il tizio in questione era appena entrato in chiesa e non essendo una persona che andava tanto per il sottile, offeso nell’animo,difronte agli altri e al Signore, tuonò:....
-Mannaggia chi t’ è muort’!! mo t’accigh’!(mannaggia a tutti i tuoi morti, adesso ti ammazzo!)....
E prese,così, a rincorrermi per tutta la chiesa,tra l’incredulità dei presenti e la furia di Don Leofranco,che mi bandì ab aeternum dalle sacre funzioni, tacciandomi di eresia,maleducazione,e di essere financo figlio di anarchici e nipote di comunisti. Amen.....

Quello fu il mio ultimo giorno da chirichetto,scappai più che velocemente dalla chiesa e non ci sarei mai più tornato,se non per occasioni particolari,quali, matrimoni e funerali.....
Da allora, quando mi chiedono, Come ti chiami? ....
Rispondo sempre:....
-Cristiano ,ma cordialmente ateo.....

Quella sana, smodata,passione per la TAZZA
Piccolo racconto sgrammaticato et spunteggiaturato , tratto dalla inesistente raccolta di racconti brevi " Storie demmerda"

Ho ereditato ,credo, la passione per il bagno da mio padre...ho cominciato a leggere di tutto sin da piccolo...seduto su quella tazza di candida fresca porcellana bianca; dai "le scienze",alle enciclopedie in ordine alfabetico, dai libri di Russel,alla relatività resistretta , infeltrita ed infine abbaiata...passando,ovviamente, per i porno della tenera età..insomma,di tutto...sempre però nel mio bagno c'è un libro di poesie...la poesia si presta bene alla seduta.. dura poco volendo...quasi sempre offre spunti per qualche riflessione, e alle volte strappa un sorriso...ho vissuto anche io e vivo la mia intimità spirituale,nel gabicesso,come diceva Pierino.deve esserci un intimo legame tra il libro e la tazza...tra la parola, il raccoglimento e la carta igienica..qualcosa di ancestrale che ha a che fare con i materiali.. perfino con gli odori..provate ad immaginarli se potete... raffinato no? no eh?a volte ci entro col portatile...e scrivo,oppure leggo,altre volte mi porto un libro per avere compagnia e manco lo leggo,lo poso sul davanzale e così siamo tutti più contenti...eemmhh, no.. se ve lo state chiedendo, adesso sono alla scrivania.. non lasciatevi suggestionare con strane parvenze olfattive!!:Dche poi il computer fisso, è tutta un'altra cosa..qui alla scrivania c'è metodo,un po' come stare al bagno... e spesso anche qui.. perdonatemi la volgarità..escono fuori un sacco di cagate...stavo pensando che spesso, chi scrive , essendo quasi sempre un buon osservatore imbestiato dalla vita,predilige i posti affollati..come gli ipermercati..i centri commerciali..la folla.., forse perchè come scrissi un tempo,è la folla a generare solitudine e la solitudine è ciò di cui si ha bisogno per scrivere...l'anonimato!almeno per quel che mi riguarda...la solitudine ti mette spalle al muro di fronte allo specchio e ti chiama per nome... è roba da spalle larghe..da calli sulle mani,la solitudine richiede tecnica sopraffina , va lavorata al fianco prima che sia lei a lavorarti al fegato.. bah... comunque..oggi mi è venuto da scrivere del bagno,dalla sua intimità,dei bei momenti che ho passato sulle tazze che hanno accompagnato la mia lenta maturazione ...e lo so lo state pensando..che a volte è proprio una vita di melma.

[29 11 2000] Il Libro Del Deserto.
[data incisa a penna dietro la copertina...alla dicitura "nome del proprietario"]

Dovevo essere triste quel giorno.
Ricordo nitidamente..la mia mano scorrere i colori
sfiorando le copertine dei libri incastonati ..
preziosi
uno di fianco all'altro..
ricordo quella luce fredda che mi avvolgeva come una nube che rigetta un corpo estraneo..
era rovente il cuore ed incerta la mano.

Ricordo quel periodo come uno smarrimento...
la disillusione...
"alle soglie del duemila"..scrivevano gli studenti meno intellettuali del periodo...
probabilmente..l'avrò scritto anch'io nel cominciare qualche noioso compito in classe,appena qualche anno prima..

Quel giorno..il ventinove novembre del duemila,ero sconsideratamente triste,disilluso,grasso,e probabilmente ,la sera ,dopo cena.....mi sarei sbronzato...con chissà chi...chissà dove..
Routine.

Nella Feltrinelli di Via Toledo a Napoli..
la mia vita si infrangeva..sui libri..come una disperazione..un urlo...una memoria atroce..un cattivo presagio!!
Catturò la mia attenzione un libricino azzurro...di una scrittrice che ai tempi non conoscevo ...ma che avrei amato da subito..dal titolo..dall'azzurro..dalla consistenza di quelle pagine..
Sfilai il volume dalla fila variopinta e ordinata che mi si presentava avanti...come una tastiera di un pianoforte muto..
nel toccarlo,ricordo, avvertii la vibrazione delle cose buone...il brivido dell'avventura...della verità...dell'epopea...
quel brivido di piacere e di paura che ti regalano soltanto le cose profonde..
la vertigine,
assimilabile al terrore inconscio che si ha per l'infinito...e per la radiazione di fondo dell'universo...per quei due grandi occhi che ti attraversano lo sguardo..il primo bacio..La nascita...La morte..

Il titolo.."il Libro del desrto" di Ingeborg Bachmann---
pausa..
qualche pensiero ...
Pausa...

Avevamo troppe cose in comune..io e quel libro per non innamorarmene perdutamente..
lui mi fissava dal basso del suo azzurro...con tutti i caratteri e i pensieri sconosciuti che racchiudeva..dalla sua piccola parte di infinito...
con quel ghigno..placido e sornione che soltanto la parola "deserto" si può permettere..
Dalla mia..
avevo la consapevolezza del primo amore infranto....dell'amicizia fraterna perduta...del vino rosso..ed una smisurata ,ostinata ,curiosità..
ci fissammo per un po' ..passarono minuti...prima che mi decidessi ad aprirlo...
quando lo feci...cominciai a leggere a casaccio..aprendo qua e là..come in una pesca fortunata...,sperando in cuor mio..di non svelarne l'anima così da lasciarmi sorprendere e meravigliare, lento pede.
..
Mi accorsi che l'opera appariva ed appare... frammentaria..."frammentaria" pensai tra me e me....ecco un'altra cosa in comune!....i brandelli..frammenti...di vite...disseminati su carta..come lo furono su strada...
la cosa ..mi piaceva...e non poco...
avevo trovato l'amico.. il fratello con cui condividere il resto della serata...
e sicuramente..almeno così pareva...mi avrebbe rimpinzato di bellezza fino a traboccarne...

chiusi il libro guadagnai frettolosamente la cassa, pagai..ben 18.000 delle vecchie lire..e mi avviai verso casa pensando alla colonna sonora che avrebbe fatto da tappeto a quelle parole....
La parola deserto mi portò a certe sonorità elettroniche dilatate...tipiche di quel periodo dei Radiohead...e convenni che "KID A" sarebbe stato perfetto..
detto...fatto..
Mi ritrovai sul divano ..di quella casa maledettamente umida...alla luce di una lampada costruita con un tubo di cartone pressato (quello al quale vengono avvolte le stoffe all'ingrosso),decorato a mano..,infilato in un vecchio triciclo della Chicco che faceva da base mobile..!il tutto sapientemente stabilizzato..!!e reso funzionale..da un appartamento di futuri ingegneri!!

lo lessi tutto d'un fiato...parola per parola...con piccole pause dovute alla distrazione causata dal cd..che amavo ai tempi..e continuo ad amare..oggi..a nove anni di distanza..
...
...
Mi innamorai di quelle parole..e di quel deserto..e pensai a due mie amiche studentesse di archeologia.. che in quel periodo “scavavano” proprio nei dintorni delle piramidi...e le invidiai..profondamente...!
Ricordo che finii di leggerlo..intorno alle una del mattino...qualcuno mi telefonò...proponendomi di uscire..di andare ad una festa..
accettai...allegramente...
Mentre stavo uscendo, chiudendo la porta di casa...mi accorsi di avere ancora il libro in mano..sorrisi...poi lo infilai in tasca e mi avviai per le scale..verso il mare....
e mi ripetevo, a bassa voce.. come un manthra :


"il Deserto, voglio il deserto che occupa i miei occhi e tutti i suoi nervi,scorrere lentamente nei miei occhi....".

reduce dalla grande guerra dell'amore,
mi lasciai avvolgere dai brividi...e dalla città..

Quella notte mi sbronzai con il deserto negli occhi.

Cur&chiavi
dimenticai le chiavi della moto
sul tavolo del bar
in stazione..
il portachiavi
era il mio cuore..

pochi passi dopo aver varcato la soglia dell'uscita
mi accorsi di aver dimenticato qualcosa,
troppo leggero.. tutto..
per essere al completo!
al mio ritorno nel bar...
il tavolo
ancora caldo di carne..
sembrava un ammasso di solitudine..
fredda e distaccata..
tre gambe rinsecchite in ferro
piano di marmo tondo e bianco
sporcato col fumo della terra..
il sole,
filtrato dal vetro satinato a mano

finiva freddo
sulla sua superficie triste .

Quel tavolino tondo
pareva essere ai confini
di tutte le cose.

l'aria era quella dei lunedì sera
quando
clandestini
si consumano amori dop_ufficio
tra
sigarette da licenziamento
cravatte slacciate
nordafricani da spaccio
badanti polacche
e l'onnipresente olezzo
della frittura del Mac Donald's

sentivo la densità dell' aria
farsi pesante sulle mie labbra
e l'odore del mio cuore
era un essenza esotica
che si percepiva appena
in quel locale da crepuscolo..
lì pareva che tutto avesse soltanto una fine..
anche dei miei pensieri
ne restava soltanto la coda...

il caldo maledetto e umido..
pareva coprirne ogni traccia,
mischiava tutte le cose
sfumandone i contorni
e smussandone gli spigoli.

delle chiavi---
nessuna traccia....
mi ritrovai carponi
a cercare
su quel pavimento abusato
le tracce del mio cuore
appeso
alle chiavi della mia emancipazione a scoppio--
strana la vita !! pensai..
un motore..appeso alle chiavi di un altro motore..
ed entrambi..perduti...
(pensai--- alla frontiera tra Stati Uniti e Messico---al MITO---alla clandestinità---alle baleniere alla deriva---al Mishima vecchio peschereccio abbandonato...al mumero uno...ai numeri primi...avari....niente da dividere...o condividere..e a tutte le solituni...tutte quante..nessuna esclusa.. )
tutti e due inaccesibili..inutilizzabili..
che spreco..!sussurrai accaldato
se tutto dovesse andare perduto...
che spreco!
pensai al mio cuore...
a come si sarebbe rinsecchito
se fosse rimasto troppo tempo lontano da me..
non è abituato ..pensai...a restare da solo troppo a lungo...
e nelle mani di chi?
non se la caverebbe...
no...di sicuro
si darebbe all'alchool!!
o peggio ancora..
all'eroina...!!
questi pensieri paterni
fecerò sì che io velocizzassi le richerche
sudato e sporco..come se fossi parte
del plasticoso arredo del bar
mi aggiravo a quattro zampe
alla disperata ricerca
del mio cuore...
e cosa ne sarebbe stato di me,
se lo avessi smarrito per sempre??
certo sarei stato più leggero...
sarei diventato cinico..
avrei perso credo...il senso dell'ummorismo..
sarei diventato un manager di qualche multinazionale
senza scrupoli..
mi comparve avanti agli occhi...
una scritta...un incubo...
Mik Donald's...
in giallo...
ed una voce...elettrica ripeteva dall'altoparlante...
" assaggia i nostri favolosi hamburgers di cuore..e non potrai più farne a meno!! "
è un incubo..pensai...è il delirio..la frammentazione..la fine..
sapevo che stavo per trasformarmi in qualcosa di asciutto..
definito e lineare...
razionale..e tristemente grigia!
non sarei più stato..
quello che avevo di sentimentale stava scemando..
la paura...lasciava il campo alla rabbia..al livore...
incominciava a comparirmi la bava..agli spigoli della mia bocca...
la pena..il distacco..la perdita..la mutilazione...diventavano...soltanto possesso...lo sentivo...
non sudavo più...eretto e fiero..mi ritrovai a stringere la fibia del casco nella mano destra
digrignavo i denti ed i muscoli mandibolari erano prossimi allo spasmo...
guardavo qualcosa avanti a me..
che non riuscivo a decifrare...
era semplicemente qualcosa..
muro..finestra ..metallo...tavolo ..sedia..non capii..
sentivo una voce ... con marcato accento straniero...
provenire da dalle dietro di me...
"signore..!! signore!!.."
mi girai di scatto...
una rom..una zingara...
occhi gitani umidi..
"signore" mi disse ancora..con un abbozzo di sorriso...
maledetta zingara...pensai..
piccola sporca puttana succhiasangue..!
"Non ho soldi da darti..sparisci..!!"
le rivolsi così la parola.. a denti stretti..
rispose in una lingua per me incomprensibile..qualcosa che non capii..ma che doveva essere di sicuro
un' offesa a giudicare dalla sua espressione..!'

mi accorsi guardandola meglio che le sue mani erano sporche di sangue
e la sua gonna azzurra aveva chiazze viola come se avesse cercato di pulirsele..
provai pietà..avevo ancora qualcosa di umano..pensai..
poi mise la mano nella borsa..afferrò velocemente qualcosa ..e la lanciò in direzione del bagno..
si sentì prima un tonfo sordo e umidiccio...poi..subito appresso un tintinnio metallico...
"cuore" e "chiavi"

poi mi disse..livida..e risoluta..
quello deve essere tuo...e il cesso è il posto migliore per conservarlo...
ma io..già non la ascoltavo più...
altezzoso e svelto...andai a raccogliere il mio cuore...
tra gli sguardi disgustati dei presenti....
"cos'è?....non avete mai visto un cuore?"dissi alzando la voce!!
poi lo raccolsi..e mentre lo ripulivo..dal sudiciume che aveva raccolto durante la mia assenza...
provai infinita vergogna..e ricominciai a sudare...
"scusate!!" sussurrai...mentre mi avviavo ad uscire..."scusate"...
guadagnai l'uscita in pochi passi...
il caldo era torrido...e io puzzavo di sudore e di marcio...
l'odore dolciastro del mio cuore..mi dava la nausea..
vidi la fontana nella piazza della stazione... andai a lavare le mani...mi sciacquai il viso...e lavai il cuore con acqua
pulita...
ne sganciai le chiavi ......almeno avrei perso una cosa alla volta!pensai..
abbozzai un sorriso...
riposi il cuore nella tasca interna della giacca..
e mi avviai verso casa...
dal quel giorno non ho mai più dimenticato il mio cuore sopra un tavolino di un bar!

Sam
Momenti di ordinario smarrimento


Prologo

Ore 9:00 am
post sbornia:
Masticava un impasto
di eucalipto,menta,birra,sonno e caffè..
gli occhi:
verde muffa
del primo caffè
un corpo :
svelto...
muscoloso / non tirato..
le mani:
deboli e senz'anima
del primo mattino

il bagno era bianco..
la finestra ..aperta
sotto
imperversava la vita..
i soliti schiamazzi liceali..
spacci da stazione..
autobus
autoambulanze...
pantere...
pompieri...
l'acqua sui capelli appena rasati
è una dolce e languida carezza.
nello specchio
Sam:
27 anni
uomo
opera d'arte incompiuta
il prologo di se stesso..
con il futuro in pugno
ed un dito nel culo!

I smarrimento
(Ironia)

<< S'I fossi foco
abiterei al polo nord! >>
Scrisse sulla porta del cesso della facoltà
Storia e Filosofia..
c'era scritto sul libretto universitario.
Appena più in basso una correzione a penna..
e la dicitura:
Libero Professionista..
Sam era così..
prendere o lasciare
un guru dello scazzo
abile latin lover
poeta da discount
si definiva..
inoltre ,pessimo chitarrista..
e questo denotava se non altro una certa lucidità mentale..
perchè
Sam
La chitarra
la suonava davvero male.!
E a chi glie lo faceva notare,
rispondeva serio:
<<questo è il mio blues fratello
e così deve essere suonato!>>
..e tu..
non potevi far altro che sorridere..

II smarrimento

(La Poesia)
citazione preferita:
Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso volere d'essere niente. A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo.
Sam era un poeta
a modo suo,certo..
ma lo era.
Era capace di tirare fuori il bello da qualsiasi cosa
da un tappo in PVC deformato tirava fuori 5 parole..
cinque
e a modo suo ti emozionava,ti colpiva al petto..
poi però quasi a reclamare l'appartenenza al mondo moderno
ti diceva..
vedi..
io sono un "po' eta"
"un po' beta"
come l'amico di topolino...ti sussurrava...
---
come capita a quasi tutti i comici ,
in fondo all'anima, Sam era timido!
ma te ne accorgevi soltanto quando parlavi di poesie
perchè lì non sapeva fingersi
per il resto
era capace di farti uno streep tease sul tavolo di un ristorante indiano
colmo di gente con una certa disinvoltura!
poi cercava lo sguardo della più carina ,oppure ,al limute ,la più brutta della compagnia,perchè non aveva mezze misure
e le diceva ,
serio:
"non mi serve nient' altro in questa vita,
a parte il tuo amore baby!"
di solito si scoppiava tutti a ridere!
E così in questo regno di Poetico-Deficienza
lui danzava...
tra parole taglienti..
sorrisi..
e vanità
..leggerezze//ti diceva,guardandoti dritto negli occhi//leggerezze..
.....
"i'm so vain..
babe i'm so vain"
canticchiava ubriaco
ritornando a casa
di bolina
TO BE CONTINUED.........

La festa del mio compleanno
la tua sarebbe una storia come tante di noi studenti fuoricorso..
se non fosse finita con un salto nel vuoto...
e anche quella sera..sarebbe forse oggi una serata non molto importante..
perchè non sarebbe stata una delle poche che abbiamo trascorso assieme.


mano nella mano..o forse no...magari lui ha cercato di afferrarti
per una mano ..

prima...

per un piede

...poi...


forse ti ha afferrata...
si forse è così...mentre il tuo equilibrio si frantumava per sempre...
sul ciglio di quel piccolo gran kanion di quel patrimonio protetto dall'umanità.

lui ti ha presa...ma non ce l'ha fatta a tenerti lì con se...
e aveva giurato...probabilmente..
di seguirti ovunque tu fossi andata...perchè ti amava
con tutto se stesso!
e così è stato..
Amen

deve essere andata così!
magari stavi sorridendo...appena un istante prima...
ubriaca di vino e di vita..
fumata d'erba...
come quando eri sul mio letto...e sorridevi...
mi provocavi...

ricordi?...con la scatola dei preservativi colorati appesa al muro

a portata di mano!!

...mi dicevi..

che colore oggi?


che serata folle...quello era il mio compleanno...c'erano più di 100 persone in quella casa con giardino fangoso...
c'era il meglio di pisa...il top...deh!
punkabbestia compresi...
ero l'unico sanamente sobrio..e ricordo tutto..di quella serata...
quel pazzo di Gaetano...che serviva in giardino la messa del rock' n' roll..agli adepti rigorosamente in ginocchio..
la signora del piano di sopra..La lidia..che lanciava pomodori...come se fosse a teatro...
evidentemente non gradiva---chissà perchè...!
e tu...giocavi sul mio letto...qualcuno ti imboccava la torta in cambio di un bacino...

eri con la tua amica bionda..il suo nome non lo ricordo..
l'ho vista sulle Piagge...non molto tempo fa..
..mentre correvo...
lei parlava da sola..
vestita in maniera assurda...
quegli occhioni azzurri ..enormi e vuoti...
due coni celesti che non brillavano più..
due infiniti tristi e celesti--

come lo spazio che hai attraversato...prima fonderti con la vita..l'acqua...le pietre...il fango..

No..noi non ci siamo amati..
e questo è un dato di fatto!

...non abbiamo scambiato poi tante parole..
ed io al tuo funerale...non ci sono voluto venire...per pudore forse...
per non essere come tutti quelli che "ti hanno voluto bene"...
ma ti ho pensata...
quel giorno..ero a casa dai miei..una telefonata..mi ha svegliato..
e qualcuno mi ha detto...sai ..La Luvi....ecc ecc...
non ho risposto...ho attaccato..senza dire niente...
non ce n'era bisogno..

ricordo bene..il mio compleanno..lo festeggianmo assieme Io & quel ciccione di Gnappo.
quella sera a pisa la ricordano in molti..
fu un vero delirio...
Angel..scopava nel bagno...con quella che ora è la sua semi_moglie..
qualkuno girava con un ratto nel cappuccio...
i tossici non so perchè erano riuniti nell ingresso...come se fossero le avanguardie,,
di chissà quale movimento culturale post atomico..
mi chiamavano soltanto per andare ad aprire la porta..
ad ogni trillo di campanello,
mentre andavo alla porta, nervosamente pensavo tra me e me.."ma questi chi caaaazzo sono?"
pregando ,che dall'altra parte, non ci fossero gli sbirri..

che notatta!!mi sussurravo tra una sangria autoprodotta ed un vodkalemon da discount--

il Brucio ,così lo chiamano; quello che ha fatto 300000 volte il Camino di Santiago...
voleva lanciarmi pomodori marci in casa ...

stronzo!!

sai che bello?! diceva...s' o' lancio e o' spappolo sul muro der soggiorno...?
in un romanesco un pò burino!
Brucio.. sai che bello...gli risposi ...se ti faccio fare la fine del Pomodoro?
gli sussurrai in un orecchio...
Scusa! mi rispose...,Non ti avevo visto...
aaaahhh!
ce ne sarebbe da dire di quella notte assurda...
e in tutto questo

tu eri sempre lì...
sul mio letto..
anche quando alle sei del mattino..suona il campanetto Ale..tutto fatto di roba e mi fa...
Miki..è qui la festa?

Si prese l'ennesimo vaffanculo!!
ovviamente..
Alessà gli dissi scoglionato,
..se devi pisciare..piscia..non rompere il cazzo fai che vuoi ma stai buono..che sto pulendo!!
non vedi che sono le sei?
Scusa..mikè..mi disse
poi si accomodò sopra le sedie di plastica bianca impilate nell ingresso con una bustona di patatine di qualche marca tedesca
e cominciò a mangiare selvaggiamente!


Quando siete volati giù dal quel burrone...
se avessi cercato nelle tue tasche..
avresti trovato le mie battute idiote...
i miei sorrisi...
e quel poco di me che ti ho ceduto..
non è molto lo so...
ma ovunque tu sia..
spero che riascoltandole...rileggendole...
quelle cazzate senza senso
ti facciano sorridere ancora come quella sera...
la sera el mio compleanno..
quando dormisti teneramente sul mio letto abbracciata ad un ciccione
stanca di festa e di cazzate!

luci di natale..una rampa di scale e tanto ammmmmmmmore!!

ho comprato delle lucine di natale a batteria ...all'ikea....
così da mettermele in tasca..e accenderle quando mi va..
ieri..le ho accese mentre salivo le scale di casa...al buio....ed ho avuto una strana sensazione.
ogni gradino che salivo , attimi di vita perduta....dopo averne salito qualcuno..mi sei apparsa tu... eeetcchiiùù ..ho starnutito quasi avessi un allergia ai tuoi occhi..
.le lucine a led..illuminavano le scale...l'effetto era da disco anni 80 minimale.
tu eri lì...oltre il pianerottolo......i tuoi occhi si riflettevano nella porta al terzo piano..
.mi sono fermato....ho sospirato...e starnutito ancora...eeeettchhhiùùù...ho cercato di fare un altro passo ma non ce l'ho fatta...ero fermo lì...al terzo piano...
fissavo quelli che mi sembravano i tuoi occhi riflessi nella porta in vetro...e non pensavo.....l'atmosfera era surreale...le voci delle ragazze spagnole dell'appartamento di fronte...la musica che avevo dentro...e quella che sembrava provenire dal loro appartamento si fondevano in un tappeto sonoro che sembrava di essere in un night club della detroit anni 60.....non so perchè mi venne in mente detroit...ma così fu...amen....!
i pensieri scivolavano l'uno sopra l'altro come fluidi a densità diverse....come olio su acqua per voi profani...!!hehhehe...!!
scivolavano...ma non aerano definiti...erano quantità di qualcosa che non è materia...e che non è il vuoto....è semplicemente quantità...anima...spirito...non lo so...
li sentivo lì anonimi corteggiarsi dentro la mia testa..e non un concetto..o l'eco di una parola....era un impasto d'anima....che portava il tuo nome....
ad un tratto mi parve di sentire il tuo odore...e lì capii che ero davvero cotto...mistificazione del terzo tipo...tipo padre Pio....stavo sbarellando col cervello...mi venne da pensare...e sorrisi...perchè mi sentii più vicino a kerouack.. bouckowsky..e compagni.......e tutto ciò senza assumere droghe...o abusare di alcool...stranamente..ero perfettamente sobrio...
decisi di andare avanti...e pazienza...se i tuoi occhi non mi avrebbero più fissato...pochi passi...ma tu eri sempre lì....sentivo le tue mani avvicinarsi ...brividi...
il tuo odore..di marzapane...la tua voce...i tuoi capelli mi trafissero il petto....altro sorriso...uccidimi...sussurrai ....uccidimi ora...che sono di spalle...sentii il ritmo del tuo respiro accelerare... si mixava perfettamente con la frequenza delle luci che nel frattempo avevo attotolato al braccio....
cercai di voltarmi...ma qualcosa me lo impedì....era la tua guancia calda...dio quanto l'ho desiderato....solo sfiorare ancora...il tuo viso....con la mia bocca..
allora allungai il collo e ruotai la testa di quel poco che mi bastò...a scorgere il tuo occhio destro.,..abisso di desiderio..,.e alle mie labbra di sfiorare le tue...
sentivo ora il tuo calore...umido...passare sopra le mie labbra...screpolate dal vento.... le bagnai con la lingua per sentire meglio il tuo respiro...
eravamo lì al quarto piano....due figure che si intrecciavano quasi a formare un elica....e mi sarebbe piaciuto decollare soltanto per guardarci dal di fuori...
il sangue nel mio braccio pulsava...un pò per l'emozione..un pò perchè....le luci in effetti le avevo attorcigliate con troppa forza....ma lo sai che non sono molto delicato a giocare con le mani...,mi guardai il braccio ....mentre tu me lo afferravi energicamente....per un istante...ebbi paura.. non so di cosa...ma sentii il brivido lungo la schiena......
ora le emozioni si accavallavano.....non capivo più niente
desideravo soltanto....avvicinare le mia labbra alle tue....e così feci....ti baciai...con quella dolcezza che non ho mai avuto....e con quella decisione che si impara nei peggiori bar di caracas...quando l'lcool annebbia i pensieri....
ti baciai ..come se fosse tutta la mia viata...ed un pensiero agghiacciante..si faceva largo a spintoni tra l'anonimato generale che regnava nella mia mente,,
"quella era tutta la mia vita"!
...ritornai lucido....d'un tratto...tu non c'eri più....io ero avvitato su me stesso...al buio....in una rampa di scale di un palazzo che odora di merda...con delle luci al led arrotolate al braccio...con il collo proteso all'indietro......e cercavo un improbabile equilibrio sullo spigolo del gradino ..."che idiota "pensai...."che idiota" l'eco dei miei pensieri ribadiva senza pietà...
"Questa è la mia vita".....sussurrai...un equilibrio precario...che puzza di merda...con poca luce..un pizzico di follia poco pudore e tanta immaginazione....
"sorrisi di nuovo"....
mi srotolai...con un gesto da discopolo...e feci un altro passo e poi un altro....e poi ancora...fino al quinto piano----

altra porta a vetri...l'ultima...

allugai il braccio al quale avevo arrotolato le lucine...posai la mano sulla maniglia,,,e vidi riflessa nel vetro un'immagine di un uomo...di bell aspetto...non molto alto...con i capeli rasati...con delle luci intermittenti legate al braccio destro.col sorriso beffardo di chi non ha nulla da perdere..
"..che idiota" disse la mia bocca con l'affetto che di solito si usa con i bimbi...che idiota......che idiota........che idiota.............mi risuonava nella testa....
un'illogica allegria...s'impossessò di me....aprii la porta che dava dalle scale al ballatoio....la attraversai...mi diressi verso l'interruttore della luce....ci appoggiai il dito...esitai...
volevo godermi quel momento di vita sgangherata...e surreale ,ancora per un pò.....
allora allontanai il dito dall interruttore di poco più d'un centimetro....spostai il peso del mio corpo all'indietro...alzai lo sguardo al soffitto e ripensai a lei...bruna come la notte....ai suoi occhi umidi da cerbiatto...colei che fu bamby due volte...dissi a bassa voce...(rimbambita)....e sorrisi...senza far rumore....
pensai...si...questo deve essere proprio amore.....
allora
avvicinai il dito all'interruttore...accesi la luce...frugai nella tasca....afferrai il cellulare...composi il numero...e la chiamai....


Home page  Lettura   Poeti del sito   Racconti   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche