Poesie di Pavel Bogdan


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20.20
A fari accesi guidi
confuso,
fra sagome indistinte
e luci boriose,
sulla scia dei
tuoi pensieri
e ti senti fuori luogo,
rapito,
fumato, come una
sigaretta,
da fredde dita,
un fiume in piena
che ha fretta e
che non puoi
arginare.
Il tempo.
Senti solamente silenzi
e ti stupisce
quanto sembri
identico a te
il senzatetto al
bordo della strada
che superi a luce verde.
Esprimi un desiderio.
Torni indietro.

“Vuoi diventare mio amico?”.

Sassi
Ho raccolto il tuo
sassolino,
pezzo di Edimburgo,
e ci ho visto
storie diverse;
mi sono domandato
e voglio sapere da te,
in quelle coste del
mondo,
gli uomini hanno il tempo
per passeggiare o
continuano a
correre?

Per chi suona la campana - R.J.
Gomiti appoggiati su aghi
di pino, fuma una sigaretta,
arrotolata nel tempo rubato
alla morte, aspettando.
La vita è una lunga sala
d’attesa. La guerra lo è
di più : rapisce, in
giorni di sole, al sorriso
della propria bella,
tra calendule ti fa
vigliacco, e
colline nemiche, mentre
la mente, illesa,
viaggia tra imprese
di antenati.
Cos’è la vita, anni di
passaggio, al cospetto
di tre giorni e tre
notti di veri respiri?
In un baleno
torna sulla collina,
rivive un salto.
Poi cede, placato,
come le vergini
dinnanzi al Minotauro.
Sorride; forse ha
già
sentito la sua
campana.

Perchè?
Non rimanete nelle vostre
case in questi sabati di
ottobre, non state
fra le quattro mura
a preparare i vostri
fine settimana;
uggiosi i pomeriggi
in città.
Prendete, andate, accorrete,
partecipate alla pace
comune,
quattro posti ora
sono liberi
nei deserti,
dove a sibillare
sono le sole
armi.
Non restate a morire
passivi;
qual è il vostro dovere?

A gioire sono sempre pochi.

Finto genio
E venderò
l'immaginazione,
che ha posto limiti
al mio vagare
per mancanza di
comprensione
del cielo verso il quale
spiega le ali
il folle,
reietto,
mera spazzatura
agli occhi dei finti saggi.
E, ricevuto
autocompiacimento,
ne cercherò le tracce,
seguitando ad
avanzare,
provato
da quell'istinto
vitale
che nulla sa
e tutto muove.
La troverò al punto
di non-ritorno;
ed una spe e
l'altra metu tenendo,
porterò le mie mani
ad un cuore
non più tacito,
ma vivo di una
febbrile forza.

A volte la mancanza fa di noi eroi.

Il bar della vita
Cercavo il vecchio
bohèmien
che mi doveva
delle risposte.
Non lo trovai.
E allora pensai all'uomo
folle
che ne aveva annunciata
la morte.
Incertezze. Tormenti. Illusioni.
Speranze che, di vita, spesso
diventano presagio di
morte,
interiore.
Svoltai in un piccolo vicolo
buio
ed entrai in un bar.
In mezzo a tutta quella frenesìa
ordinai una
mezza
verità e sangrìa.

Dramma
"Aspetta, non passare, aspetta..."
Il motore avanza.
"Ferma l'inconscio passo assassino..."
Le ruote scorrono,
brontola il motore
immerso nel traffico;
trema l'asfalto
sfregiato nel mentre
due vite si legano
nella sventura:
un fulmine a ciel sereno...
in un momento
regola i fili a
disporre una
tragedia, burocrate
di uomini, ombre
al trapasso, lì,
su un asfalto caldo
che non conosce tratti umani.
Non so scrivere
parola che incolli
al candido foglio
il tremolìo di un
cuore.

Aria
Un peso
insopportabile,
soffocante,
quest'aria di libertà
insensata,
nichilismo e polvere
in tasca;
una crepa sul labbro
impedisce alle parole
di fuoriuscire,
aspre, perché vuote
e disperate.
E intanto una lacrima
mi solca il viso,
lasciando segni indelebili.
È il disincanto, gente!


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