Racconti di Tanino Cannata


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Il bar della Mazzacana
Si potrebbe scrivere un libro sul bar della Mazzacana, a cominciare dalla sua apertura ad oggi.
Tralasciando il passato, andiamo ad oggi. Dico oggi, 5 Luglio 2007, giovedì (giorno di chiusura per turno del bar della Mazzacana).
Alcuni buontemponi bighellonavano stamane in Piazza Roma, sul sedile di legno vicino al bar, chiacchierando del più e del meno; più del meno che del più, perché non è che ci fosse tanto da discutere, se si escludono i vari commenti sull'ultimo telegiornale e le invettive contro i vari dirigenti della destra, e in particolare verso uno, il cui nome comincia con la S e finisce con la "o" e il cui cognome comincia con la B e finisce con la "i" e che ha le orecchie come l'elefantino Dumbo di W. Disney.
Mentre facevano a gara a sparare le minchiate più assurde, qualcuno si distraeva vedendo passare qualche bella straniera, pantaloncini estivi, "vèrtili" abbondanti, molto abbondanti, tanto che si scorgevano i capezzoli senza il reggiseno; culo a mandolino, e chiedeva: "Come? Cosa avete detto?" - "Niente, niente, piuttosto riprenditi gli occhi che ti sono caduti a terra accanto al cestino dell'immondizia".
Se passava un amico o conoscente lo salutavano con un: " Be…ccu si viri!"
Se si fermava un'auto col motore acceso, che inquinava la preziosa aria pulita del mattino di Buccheri, si vedevano crescere a vista le corna dell'autista, perché così tanti erano gli sproloqui ed improperi che gli propinavano da quelle bocche velenose, che avrebbero ucciso un serpente boa col solo alito.
Mentre, durante, nel frattempo, contemporaneamente a ciò, chi passa con l'auto? Turi Mazzacana, il proprietario dell'omonimo bar.
Uno dei buontemponi gli grida: "Turi! Fermati! Perché non apri il bar e ci fai un caffè?" Un altro, per rafforzare il discorso, gli grida di rimando: "Se ci fosse stata la tua bisnonna, non se lo avrebbe fatto dire due volte! Avrebbe aperto subito!" E che effetto ebbero quelle parole? Di colpo si sentì una frenata, uno stridìo di gomme alla Shumacher in retromarcia, uno sbattere di sportello, un passo svelto verso il bar che era a due metri, il rumore della saracinesca e…il bar della Mazzacana era aperto! Il tutto in sette secondi netti.
Uno dei cinque, appassionato di foto, scattò una, due, tante fotografie per immortalare il magico evento. Entrarono come una mandria. I cinque caffè furono pronti in un batter d'occhio. Il maniaco delle foto uscì dal suo borsello una medaglia e l'appese al collo di Turi Mazzacana, per l'anagrafe Salvatore Manfredi, gli scattò l'ennesima foto e si riprese la medaglia. Uscirono. La saracinesca si abbassò con un rumore del diavolo. I buontemponi si risedettero sulla panchina di legno, all'ombra dell'albero, commentando l'avvenimento epocale, che aveva un'eccezionalità paragonabile soltanto all'entrata degli inglesi a Buccheri nel 1943.
E l'albero della Mazzacana sorrideva. Ne aveva sentite tante, troppe, a cominciare da Ippolito Nicolini, figlio del segretario del fascio; dai fratelli Vacirca, che non si sa mai quando scherzano o dicono sul serio; da Turi Musco, Giovanni Giarrusso, Vito Salamone il fotografo, Ciccio Moncada con Tano Scollo i dirigenti delle Coppe Monte Lauro, Vito Taratozzo lo sportivo per eccellenza, Angelo u catanisi, i fratelli Paradiso, ecc.
Sì, l'albero sorrideva. Non avete mai visto sorridere un albero? Io sì.
P.s. Il maniaco delle foto sono io. Gli altri ve li lascio immaginare.

Il pastore
Il Bambino sacro è nato ed è nella mangiatoia, assistito da Maria e Giuseppe. Dietro vi sono il bue e l'asinello. I re magi, che hanno portato in regalo oro, incenso e mirra, s'inchinano davanti a lui, anche se non l'hanno mai visto.
Alcuni pastori e tante persone del luogo hanno seguito la stella fino alla grotta, ammirano il Bambino splendente di luce e sentono i cori degli angeli che cantano in cielo.
C'è anche un giovane pastore. E' nudo e piange.
Maria gli chiede il motivo del pianto e lui risponde: "Ero venuto anch'io a vedere il Bambino sacro, ma per la strada i ladroni mi hanno derubato; mi hanno riempito di botte e mi hanno lasciato per terra nudo, impolverato, dolorante e sanguinante. Ciononostante, mi sono alzato e sono venuto lo stesso a vedere il Bambino sacro. Ma, arrivato alla grotta, vedendo tutta quella luce emanata dalla stella cometa, e i ricchi doni dei re magi, mi sono inginocchiato, mi sono sentito come un verme ed ho pianto, perché anche io avevo portato un piccolo dono, ma i ladri me lo hanno rubato. E ora mi vergogno per essere venuto a mani vuote".
Allora il Bambino sacro apre gli occhi e sorridendo gli dice: "Ti sbagli, anche tu mi hai portato un bellissimo dono".
"E quale, se non ho neanche i miei vestiti?" - domanda meravigliato il pastore sgranando gli occhi.
E il Bambino sacro gli risponde: "Tu mi hai portato il dono più prezioso che esista sulla terra: le tue lacrime per me".  

Anche questo è Medfest
Mio cognato ogni estate viene in vacanza a Buccheri (Siracusa) per stare con gli amici e parenti e, come si suol dire, per respirare l'aria di queste quattro pietre.
Quest'abitudine dura da una vita: anni - trenta, forse quaranta -, chi li ha contati mai? Posa a casa mia ('nta suritta). Ha una stanza a sua disposizione per dormire, i manicaretti della sorellina (che per un anno intero gli conserva a uliva abbunata - che poi cci 'a fa a puddascedda -, i milinciani, i spàrici, i maialuffi, i cuori di cacòccili e altro ben di Dio). Ha la chiave di casa; tanto che per la notte si ritira quando vuole.

Quando si ritira, prima di andare a letto nella sua stanza, è solito andare nel salotto, accende il televisore e si stinnìcchia sul divano (che, volendo, si può sistemare a letto grande); tanto che quasi ogni notte s'addormenta col televisore acceso fino alle cinque o sei del mattino.
Dite: ma tu come lo sai? Perchè capita che mi alzo per andare in bagno e me n'accorgo. Però non entro nel salotto per evitare che si svegli.

Una notte io ero andato in bagno e, mentre facevo la pipì, sento un rumore fortissimo, come di qualcuno che avesse buttato giù la porta d'ingresso; per lo spavento e il mio brusco movimento, la pipì è schizzata dappertutto: in aria, a destra, a sinistra, in alto, in basso, ovunque, tranne che dentro il gabinetto.
- Minchia, chi fu? ho pensato. E per cautela ho appoggiato la mano libera al muro. Tre secondi di silenzio…tendo l'orecchio… e che era? Mio cognato che russava! Mi era sembrato un ruggito di leone, o una bomba con altre meno rumorose.
Egli infatti certe volte russa (minchia, certe volte… sempre!) e si sente: infatti non so a cosa devo paragonare questo mostruoso russare: alla sirena di una nave che avverte la sua entrata in porto; ad un forte tuono; ad una scossa di terremoto o ad una tromba d'aria; all'eruzione dell'Etna; a bombardamenti tipo Afghanistan; al barrito di un elefante africano impazzito; a un colpo di fucile da caccia grossa; insomma una cosa veramente spaventosa. Ma lasciamo stare.
Fatto sta che una mattina, verso le nove, mentre mia moglie ed io stavamo facendo colazione, si apre la porta della cucina e - come sempre - mio cognato, col sorriso in bocca e quattro fili di capelli all'aria - ci augura il buongiorno, ricambiato, e va a lavarsi. Quando torna, si siede con noi, come sempre, e sorseggia con gusto il suo primo caffè mattutino, che ha preparato a suritta; un caffè e una sigaretta, un altro caffè e un'altra sigaretta. Nel frattempo parliamo.
Quella mattina avviene il seguente colloquio:
- Tu m'ha diri 'na cosa: assira u cunzasti tu u liettu 'nto salottu?
- Iù? No! Cu ma maritu ni curcamu prestu, prima ca viniti tu o ma figghiu. Picchì?
- Picchì? Assira, quannu vinni, arapìu a porta do salottu pi virìrimi a televisioni, comu fazzu sempri, e viru a dui curcàti 'nto liettu do salottu. Iù non l'araputu u liettu. Tu mancu. Ma allura cu diavulu c'è dda intra ca dormi, ca ancura è tuttu o scuru?. Ci sunu dui: l'ha vistu iù assira!
Mia moglie mi guarda con due occhi stralunati e mi dice:
- Ma talè che bella chista, ca iù a sira mi curcu e non sacciu cu trasi 'n casa mia! Ma com'è stu fattu?
Si alza e va nella stanza del figlio per vedere se si era ritirato e se dormiva. Torna e ci dice:
-Ma ddà non c'è ma figghiu. 'Nto divanu sta durmennu Cicciu, l'amicu sua di Catania ca vinni p''o Medfest; ma iddu non c'è!
Con mio cognato ci siamo scambiati una taliàta e abbiamo riso a crepapelle: avevamo capito ca ddu figghiu di grandissima bbuttana di ma figghiu si era coricato nel salotto con "una".
C'è voluto un bel pezzo per far capire a mia moglie com'erano andate le cose la notte prima. Ma finalmente lo capì. Questo pensiero le era entrato appena in testa, quando si riapre la porta della cucina e spunta Ciccio (l'amico che mio figlio aveva invitato per il Medfest), che si era appena svegliato, e ci dice:
- Bonciònno. Unnè sa figghiu, signora? 'Nto lettu da stanza sua non c'è.
- Comu unnè ma figghiu, ma non vinìstuvu anzèmmuli? gli chiede mia moglie, stavolta completamente in trance.
- No. Iù vinni prima e u lassài cu na carusa 'nta chiazza.
Segue altra taliatina, seguìta da sonore risate tra mio cognato e me.
- Chi ci rirìti? Chi sta succirennu 'n casa mia? Si po' sapiri?
Seguono altre risatone accompagnate stavolta da tosse.
- Ma chi non l'ha caputu ca 'nto salottu ci sta durmennu ta' figghiu cu na carusa? dico io.
- Patri, Figghiu e Spiritu Santu! Ma chi stati dicennu? Ma figghiu? Cu na carusa? 'N casa mia? 'Nto liettu do salottu? Allura fu iddu ca u cunzà u liettu?!
- - Eh, eh! Ammiccammo all'unisono mio cognato ed io.
Silenzio assoluto per tre secondi. Poi tutti, risate da morire.
Dice: ma comu finì? Ecco:
Quella stessa mattina, verso le undici, io ero tornato dal fare la spesa e, mentre parlavamo con mia moglie, s'affaccia mio figlio, cu na facci di stagnu ca chiù stagnu nun si po', e le dice:
- Proprio buona quest'idea della pasta con le lenticchie. Ci sarà un'ospita in più a pranzo (la "a" non è un errore). E così dicendo avvicina a sé, con la mano sulle spalle, la ragazza con cui era stato a letto; lei, educatamente e un po' imbarazzata, ci dice:"bonjour".
A questo punto, che poteva dire mia moglie?
- Buon giorno.
Che potevo dire io?
- Buon giorno.
Che poteva dire mio cognato?
- Buon giorno.
E la ragazza, dopo averci sorriso, si chiude in bagno.
Seguono tre segni di croce di mia moglie. Vi lascio intendere i suoi pensieri.
Ecco. Anche questo è il Medfest di Buccheri.


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