Poesie di Francesco Caporale
-Il Bruzio-


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Alla sera tonda di luna
Dopo tanto peregrinare ,
Il legno s'adagiò
Sulla riva di sassi e rena;

Cigolò
Il fasciame, sotto il suo peso,e
L'unica sua vela ebbe un ultimo sussulto.

Sembrava
Un enorme animale marino
Asceso dalle profondità dell'acque,

Con i grandi occhi lenticulari, e
L'inerme albero piegato
Senz'ansia di vita e senza tormento.

Il mare,
Verde rosato della prim'alba
Sciabordava spumeggiando e commosso

Carezzava
Quel corpo,ormai, senza sogno ed
Umido dell'ultime lacrime.

Dalle chiome
Libere e fluenti al vento
Con l'ardita prora a dominio dell'onde,

Dal tepore dei raggi
Che avvolgevano il levigato corpo,teso
Ad osservare il grande orizzonte e chiuso,

Alla corrugata fronte
Che inclina il capo
Alla sera, tonda di luna.


Scende,
Notturno l'oblio
Con innumerabili stelle:

E sono miriadi di argentee pupille
D'un eterno nascere e morire
D'astri notturni

Un fugace bacio di luce
E' l'alba, e
Una pallida luce
Si diffonde con un chiarore di cenere;

Poi
Dal mare, obliato dalle brume,
Stupita nasce l'aurora:

Un fugace bacio di luce,
Una ala che vola nella brezza mattutina e
Rapida balza di ramo in ramo.

L'aurora, si svolge
Come un'ombra di luce ondulata,
Che un'anfora,generosa d'intenti, versa alla terra

Coi raggi,
Che vagano inquieti sul mare,e poi
Scoprono l'azzurro,e

Ove, prima, si tuffavano
Pallide storie lunari ed astri di neve gelata,
Ora v'è una fusione scintillante;

Il cielo diventa trasparente, e
La luce,che rivela il creato nell'orizzonte arcuato,
Sublima l'aurora;

Intanto, erro
Nel silenzio del mattino
Nel vago mormorio delle foglie,

Mentre
L'aurora dona un ultimo bacio,
Col sapore di salsedine, all'ultimo palpito di luna

E aria colma di sogni
Pietre antiche
E sorte sempre uguale,mare grigio
Sull'onde quasi piane.

Bruma calante
Su verdi colline
Ed aria colma di sogni.

Sferragliare d'un treno
Che s'addentra nel sud
Violento e austero,immobile e sovrano.

Animo incredulo
Invano attendi a sollevar la mano
Da queste zolle che tasche altrui d'oro fanno

Per la tua schiena un panno
E un cane amico e pecore e capre
Intorno vita ti fanno

Di questo lembo
Scorrono le ore al lento calare del sole,
S'oscura il cielo e sulla visione del mare,
Svaniscono all'orizzonte ardite vele.

Sbocciano le luci ad una ad una,
Son fiori di stelle,fiori di luna e sopra questa ampia creta
Illuminano questa terra sotto i lumi tetra.

Di questo lembo, che un dì mitico e remoto
Plinio il vecchio lo descriveva lieto.
Come terra di verde selva e dall'aria pura.

I boschi facean grandi ombre sul mare
E l'odorosa resina,dei grandi pini loricati,
Guariva dai malanni e dava soffio sano al cuore.

Poi su questa terra iniziarono contese:
Grandi menti furono nell'onore lese
Ma fè più la pingue pelle e le smisurate pretese.

I vincitori furono a loro volta vinti,
Fu storia di mortali scontri fra i belligeranti
Ed ancora l'eco dei lamenti nell'aer si sente;

Ed oggi di quel che era lo spirto fiero,
Di quel che era destrezza e nell'uso dell'armi abilità ,
Sol rimane stoltezza e bestialità


Gli antichi bruzi mai accettarono d'essere sconfitti
Sol la fame li vinse e furono in servitù ridotti
Ed oggi di quel popolo guerriero sol
Rimane qualche bronzeo volto dallo sguardo fiero

Dammi il suo cuore di rugiada
Nel cielo
Svaniscono le stelle
E nell'aria v'è profumo di gelsomino,

E, canta il gallo
Volgendosi al nascente sole,
Mentre il fiume scorre, scorre come sempre,

Canta il gallo e il suo canto
E' un inno,un inno antico
Al dì che eternamente si rinnova;

Oh dì!
Dammi il suo cuore di rugiada,
Il suo cuore ebbro di luce,

E il suo silenzio
Tra i sussurri e tra i suoni
E nei primi sospiri ;

Un silenzio che irrompa violento
Nei segreti antri ove si celano i sogni,
Sogni di papaveri e grano.

Ed ora che nostalgia,
Che sofferta attesa vedere il dì
Che volge entro oscurati lembi:

Immalinconisce la luna
Che al tramonto del sole
Ascende pigramente al cielo;

E si spengono rintocchi di campane,
Mentre la campagna alita del suono delle fronde
E del rapido frusciar dell' ali tra antichi tetti e rami:

E nel tinnulo suono dei grilli,
Tra frammenti obliqui di luce,
Un canto sospira alla luna.

Cuore di marmo
Tra pini loricati ed antri di pietra,
Il tempo che passa
E' un cuore di marmo.

Tra zagare e limoni,
Sparse tra il verde dei prati
La natura non conosce dolore:

E' un pulsare d'eventi su questo mare,
Dove innumerabili fiori d'argento
Vivono la loro vita e del nulla sentore non hanno

Geme tra le fronde
E,poi giunge
Il chiarore del sole,
Dopo la notte oscura

Con la luna,che
Ormai estrema
Lenta svanisce;

Poi torna il sereno
E con esso
Anche parole antiche

Che il vento
Porta lontano e dissolve
Nel gioco infinito dei perché,

Quel vento
Che respira tra i rami, e
Nelle ali d'un passero errante,e

Poi geme tra le fronde
E dai fiori docili dei prati
Si profuma d'essenze:

Ed ecco
L'attimo del dì che rinasce, e lento
Si culla in questa luce, che sempre si rinnova

Una vela avanza
Ondeggiano visioni,
Su questo limpide acque,e
Sull'onde si cullano antiche visioni;

E mentre l'eco di gesta,
Dorme con pesci e conchiglie,
Una vela avanza su questo antico mare

Aspromonte
Tace la luna,
Mentre l'ululato d' un solitario lupo
Si perde tra il verde scuro d'antiche valli;

Tace la luna sul muggito d'una vacca ferita
E s'imporporano i verdi pascoli
Sotto un cielo pallido d'avorio.

Tace la luna
Nel fresco velluto dell'aria
Mentre l'ombre danno vita a miti e leggende.

Tace la luna
Nell'ultimo fruscio d'una ala
Che chiude gli occhi al sonno

Argiope
Quella luce,
Dall'eco quasi infinita,
Che erra di luogo in luogo senza posa,

Quell'immagine
Che ritorna e svanisce senza posa
Come il continuo fiorire d'una rosa,

O come il frammento
D'un raggio piccolo e minuto
Che di onda in onda balza nel suo continuo moto,

E fra l'onde,
Esso svanisce e torna nel continuo gioco
Di luci di stelle, che fan la notte chiara,

Ed un frammento
Un dì rischiarò il suo bel viso:
Era Argiope la ninfa dal volto luminoso

Il pastore su d‘ una pietra assiso
Quando
Scorgo mandrie al pascolo montano
Ed il pastore su di una pietra assiso,

Dagli infiniti vicoli oscuri
Della memoria, s’apre il passato
In una immutata visione, che fa il tempo chiuso

Ed il pensiero
Crea l’illusione d’una età serena
Tra erbose radure

E muti casolari
Sparsi e senza pena
Che fa la vita d’oggi ,forse,vana;

Sui prati di rugiada
Minute perle luccicano al sole
Che sulle foglie scivolano al cielo sereno

E ascolto il suon di campanacci
E l’eco di consueti suoni
Che rende questo momento immoto

Ove tremano
Luci ed ombre e rami ondulati
Nell’aria colma da profumi..

E l’animo,
Senz’ansia di futuro ,
In questa antica visiona si rasserena

Animo incredulo
Pietre antiche
E sorte sempre uguale
Mare grigio e bruma calante sull'onde piane.

Verdi colline ineguali,
Aria colma di sogni
E speranze quasi vane.

Sferragliare d'un treno
Che s'addentra nel sud
Violento e austero,immobile e sovrano.

Animo incredulo,
Invano attendi a sollevare la mano
Da queste zolle,che tasche altrui d'oro piene fanno,

Per la tua schiena un panno,e
Un cane amico e pecore e capre
Intorno vita ti fanno

Ancora ha cantato
Cupi rintocchi
Suonano ad ora inusitata
E destano ansie e timori;

Silenziosamente
Gli usci delle case
Vengono sprangati.

Per le viuzze del paese
Più non s'ode alcun rumore
Ne foglia al vento cade;

Ancora ha cantato
Quel tremendo fiato,e
Ed un corpo giace dal piombo trapassato.

Su quella terra
Ne corolle di fiori
Ne lacrima di mamma,

Facce
Di vento acerbi e spenti
I volti dei parenti,

Aspetteranno pazienti
Cupi rintocchi ,
Nell'aria vibrare lenti

Amara terra
Dalle cime
D'incombenti e scuri monti
E per tortuose vie,

Vengono giù senza ordine alcuno:
Or dritte,s'incurvano e s'accalcano,e
Rovinano cascando, e vanno fino al mare.

Asciutte d'estate,
Sembrano esangui ferite
Con gli ultimi ristagni d'acqua,queste fiumare.

Affonda questa terra
Senz'acqua e senza più respiro,
Affonda in queste sacche oscure,e

Forse, senza alcuno amore
E' preda dei cosiddetti uomini d'onore
Che ovunque passano fanno questa terra amara,

Amara terra
Senza più lettere e senza poesia
Affondi nel silenzio impietrito dal dolore

Alla nascente luna
Allor , che l'alba
L'ultima foschia fuga,
Dal mare par che sorga il tempio di Hera,

Ove Pitagora solea
Condurre sterili donne
Ad implorare la Dea.

Qui, a sera, s'adunano le stelle
A rendere omaggio alla nascente luna,
Che del suo chiarore avvolge l'ultima pietra.

Albe
A volte la natura
Affonda i suoi rami
Nel desio d'orme immortali ,e

Come l'albe
S'accendono ai primi raggi di sole
E svelano e colori e forme

Così gocce di luce,
Come puri cristalli d'azzurro,
Sono in occhi che hanno colore di cielo e di mare.

Albe
Che liete s'aprono al sole, e
A volte,svelano qualche frammento d'eterno

C o n t a d i n o c a l a b r e s e
Avvampa la calura
E le cicale cantano tra il grano ,
Che vita magra tra 'te mura
Il mare si vede da lontano.

Ancor non è mattino,
Arranca sul sentiero il contadino,
Lo sguardo e duro e fiero
Al par d'un indomito guerriero .

Il volto è segnato dalla guerra ,
Lunga ,come sempre è la battaglia:
Che vita dura su 'sta terra
Conquistar il pan per la famiglia.

Sulla via cretosa d'acqua e di sole ,
Un asino senza briglie con le giare ,
Grigio ,malconcio e senza voglia di ragliare ,
Rassegnato lo segue ,e lentamente sale

Cantavano gli uccelli
Nell'aria l'umidità stagna
Ed il suono d'una vecchia campana
Si diffonde per la campagna;

Un semplice tocco si distende
Un suono dolce e fondo
Nel gran verde lentamente.

Nella chiesa si sente l'orazione,
Le donne,di nero, vestono per l'occasione,
Sul morto il prete invoca la benedizione:

Per lui la sorte è stata avversa,
Giovane d'età,forte e audace
S'è giocata la vita e l' ha persa.

Cantavano gli uccelli
Ed era come altri mattini…
Improvvisamente lo hanno riempito di pallini;

Uno sguardo,un tradimento
Un antico odio mai sopito,
La tradizione ,qui,è un terribile rito.

Le colombe volano dall'antico campanile,
Su queste pietre si stendono penombre,
Le greggi,piano,piano,tornano all'ovile

All'ombra degli aranci
All'ombra degli aranci,
E nell'odore dell'aria che ancora sa di mare
E quando il sole rosseggia sugli ultimi sospiri.

Dalle terrazze,ombrose di pampini di vite,
Scilla!rossa di tetti e chiara,
In queste azzurre acque,splendida si tuffa;

E poi
Che l'ultimo raggio s'adombra,
Ritorna a vivere

L'aurea età di questa terra,
Un di tempio di dei
Ed oggi? d'uomini di scempio rei


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