Poesie di Debora Chiti


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Sul Tornio
Tradizione di Romagna
regina tra la campagna
dove estrarre l'elemento, rosso ancestrale
da cui l'uomo prese forma col sublime soffio vitale.

Informe l'impasto riposa
il tegliaio fatica senza posa
aspettando l'ora, rammenta quest'arte del passato
il miscuglio nell'acqua attende d'esser provato.

Sasso quarzoso, sminuzzato, con terra rossa legato
l'amorfo insieme è lavorato.
Sul tornio modella con mano sapiente
e in cuor, devozione ardente.

Nase rotonda di bordi munita
girando, costantemente, la forma con le dita.
Oramai, quasi tutta compiuta
sarà pronta per esser venduta.

Passa giorni su asse ad asciugare
per porla poi, in forno, per farla tostare;
a fascine sottili si appicca la fiamma
e la cottura è veduta dai figli con la mamma.

Come l'oro per esser affinato,
ad alte temperature vien temprato
così il testo giace e tra il calore
è consapevole di chi sia il proprio autore.

Appeso per le " orecchiette " col fil di ferro portato
sulla schiena del mulo se ne appoggia,abbondante, uno strato
e la magia dell'arte tramandata
ancora una volta è stata narrata.

[dedica alla creazione della teglia o tèggia di Montetiffi (FC) ]

Eros
Un nuovo palpito
inonda la quiete.
L'amore
ha salato il sapore,
ed ardito ci inebria.

Al dolce dondolìo
di corpi cinti
un abbraccio
ora dolce,
ora passionale.

Abbandonar
difese e paure
la fiamma divampa
impetuosa,
a donar calore
all'essere nostro.

Che dirti ancora
Che dirti ancora,
dopo che il sole sorto
ha sciolto la neve
ed ogni fiore ha spiegato,
riprendendo vita.
I gelidi inverni del cuore
ha spazzato via
con i raggi, suoi, forti
regalando nuove stagioni
da godere.
Che dirti ancora,
sopra quella quecia laggiù
si ode l'allodola
ke traduce in musica
le nostre parole.
Ora t'amo
come la notte ama la luna,
ti bramo,
come lo stanco brama il riposo.
Ed impetuoso il mare
mette alla prova la nostra nave
ma certo intimidir non può
perchè ora insieme
guardiamo
nella stessa direzione.

Brama di quiete
Se fossi aquila librerei su terre aride, in alto
sorvolando inquietudini nere, che m' oscurano
se fossi sole d 'agosto m' asciugherei
sul viso; la goccia costante ed invadente.
Se fossi afa d'estate soffocherei l'invidiosa
vedendomi per un attimo all'ombra distesa
perseguitar me deve senza posa
sorte beffarda, ingenerosa ad inventar
l'ennesima prova.

Vero, non muta
L'amor, quando vero, non muta
vive senza affievolirsi;
nemmeno ci fosse un'abisso
a dividere,
potrebbe dissolvere
il sentimento caro.

Come le stelle lontane
regalano lo splendore
così, chi ama, regala
dolci momenti.
Più l'amore è profondo
più struggente è il cuore così ferito...

Nel vento
Sono vento che t'accarezza
ristoro e sollievo di brezza
sono vento impetuoso
ristoro immane e generoso.
Tu non sai, da dove vengo
tu non sai dove vado
come il vento, la frescura tengo
e nell'afa, veloce t'aggrado.

Tra vicoli ingrigiti
o prati verdi, dal cielo elargiti
il soffio mio t'avvolgerà,
il mio tepore ti scalderà.

Quesiti
Chieder la rinunzia, può?
Pretesa strana, dal folle sentimento
barcollar fa; le mie fortezze.
Ch' io possa mendicar allora
su culla convulsa e desolata
se di te, fiato mi si nega.
Rinunciar è amore?
se esso, dannar si può d' infinito no
fra parole eterne, negate
ch'io viva d' un brevissimo si.
Lasciar andare è amore?
O il piede legarti, piuttosto
devo, alla mia catena?
Nel privarmene non conosco ardore.
L' invalicabile che ergirmi devi
prosciugherà il fiume della vita,
d' ogni salice piantato presso i suoi rivi
non rimarrà che un rinsecchito moncone.
Muta, fingermi ora forte per assecondarti
o di sincera fragilità, gridar sui tetti :
- rinunciar ci divorerà l'animo
in eterno -?

La pelata
Lucida, liscia, abbronzata
la testa è ormai quasi tutta pelata !.
Conti disperato
il superstite ingrato,
che cerca di far onore
ai caduti, spietati; senza cuore.
Forfora e spazzola hai dimenticati
soldi per gel e shampoo hai risparmiati.
Fù chioma folta e rigogliosa
ora come petali, coricati, d'una stanca rosa.
Rasoio e schiuma tieni pronti nel cassetto
le forbici sono ora un bel dispetto!
Stai sereno! Non irritarti
i capelli ormai, non possono più giovarti.
Se una donna vorrai conquistare
dentro il tuo cuore invitala a guardare.
Ma, non è poi tutto così scuro
con un bel parrucchino puoi ancor apparir un duro!
Ma se devo dirtela tutta
la pelata non è poi così brutta
e se a Yul Brynner, un poco, sembri assomigliare
una buona metà di fatica; non la devi più fare!

Evasione
Invano lottammo
e ciò che paventammo,
bugiardi insolenti,
divenimmo spietati incoerenti.

Passione bruciammo
scempio donammo
tra fili d'erba
adombrammo la riserba.

Eclissandoci di baci,
fino al vespro mi dicesti taci.
Dono grande smisurato
quella notte fosti amato.

Fiocco rosso un nastro,
dietro vasi d'alabastro,
stretto l'avemmo, su dei patti
fulcri d'aria furon fatti.

Vendemmo fiele come miele
a chi ci spiegò bianche vele,
del tribunale la coscienza
condannò la non clemenza.

Non fummo assennati
ne dagli angeli osannati
rimanemmo spogli derisi
del sangue nostro intrisi.

Radice natìa
Cara, la mia forte compagna
resister può, il cor alla Romagna?
Terra Malatestiana di borghi e castelli
rocche fortificate e luoghi assai belli.
Torri svettanti al cielo, chiese e palazzi
ricolma d'arte da divenir pazzi;
natura, mare, monti e campagna
l'atmosfera magica m'accompagna.
Contrada di battaglie e tradimenti
regnarono sovrani i folli sentimenti.
Ormanno e Costanza, Parisina e il suo Ugo
Antonia e il cortigiano,prostrati come il pino mugo.
Spenti i cognati : Paolo e Francesca
celaron l'amore, scoperti si palesò la tresca.
Sigismondo Pandolfo ed Isotta :
egli l'amò in subitaneo ardore, ed ella ne fu sedotta.
Mecenati ed artisti solcaron le vie
della città che più amo, inebriati in lascivie.
Non muterei un sol ciottolo di strada
tutto di essa m' aggrada.
Sobbalzo al cuore per l' amata Rimini
dei Malatesta ma, agognata dai Goti e Bizantini
la Santa Sede l'ha governata
l'Unità d' Italia l'ha poi domata.
Monumenti antichi regalano ancora
ad ogni alma, l'atmosfera che innamora;
sospiri ineffabili sul ponte del diavolo
ad ogni immacolata fantasia le si dia il volo.
Arco d'Augusto imponente porta
sulla città veglia, da secoli conforta.
"Amarcord" il grande Federico
narrò,il Borgo San Giuliano,onirico
s'ode scroscio d'acqua dal piazzale "Fellini"
suon che mi par di mille cardellini.
Acqua che sgorga dalle nari dei quattro cavalli
lo zefiro marino, c'invita le spalle a coprir di scialli,
Rimini; lido di fuochi e di sollazzo
puoi provar di gioia, più di uno sprazzo.

Ui'è un dèt ch'un sbàia- (C'è un detto che non sbaglia)
Una mattina, parlavo con l'Angiòlla
sulla piazza "dal tèggi"
del tempo passato e di quando
si facevano le veglie.
Le faceva con Nico suo marito
e i loro compaesani : Guido, Tùnon
con l'Anna, Bastcèn e la sua moglie
con Pìrin il tegliaio e la sua sposa Maria.
Lei, non ci sente molto
ma, ti sa dire quante volte
è volato in tondo,
un passerotto, dirimpetto a casa sua.
Poi, parlavamo della mia vita
dei miei figli , del suo male alle ginocchia;
delle sue orecchie che non lavorano più
come una volta.
Discorrevamo del tempo
che è matto e strambo:
una volta la primavera era primavera
e l'inverno era inverno.
Guardando, insieme, le nuvole in alto
ho chiesto :"- Angiòlla ! Cosa dici?
Verra la pioggia-?!?
M'ha risposto:" C'è un detto che non sbaglia !
-"Nuvlùn a sparghuiùn acùa a gargaiùn!"- ( Nuvoloni sparsi, acqua scrosciante ).

Autoritratto
Tela bianca
aspettando il lume
sulla stesura candida
me, dentro
variopinta tavolozza.
Colori a delinear
le mie luci
le mie ombre
sfioro appena
il cotone.
Scure setole
la chioma ad imitar
ondeggiano ora
freneticamente.
Ogni riccio
una folata
di garbino
di primavera.
Cerco rapida
punti vuoti
da riempire
l'esser mio a formare.
Indugio sugli occhi
cuoio lo sguardo
rosso: una rosa
la bocca.
Veloce la destra
disegna via via
snella una figura,
dei seni due coppe.
Ritorna il pennello
ad intinger
un istante
alla tavola d'arcobaleni.
Ripreso il tono
scender ai fianchi
allargando un poco
la linea.
Bacino capiente
racchiude segreti
su colonne
le gambe.
Accennar appena
la stuoia che m'adagia
sul far della sera.
L'arte m'ha trovata,
ancora una volta
conosce il nome mio,
lo sussurra
quando vuole.

Dono notturno
Quando la notte
oscurando
bacerà
l'estremo lembo
di terra,
la luna
ci regalerà
un raggio
d'argento.

Sogni
Gestazione di speranze,
generar viaggi
                   senza mete
gioie nascon da gravidanze
per partorir  
                  ciò che ardete.
 
E Morfeo
                    nutritili tra le stelle
di donna si veste                         
                      a sembrar il calco
fa stillar latte  
                 dalle colme mammelle
cinti tra le braccia,accrescon
                    dall' alato siniscalco.
 
Silente batter d'ali
                       a non turbar l'onirico
culla le più alte passioni
                                       e desideri
d'ogni notte
        codesto compagno fedele
                                       narra lirico
profezie e visioni
      provenienti da ancestrali sentieri

Verso il tramonto
Nascer va, ogni alma, ad oriente
poi, a svigorir, si corica ad occidente.
Viaggio serafico, a volte esagitato
viaggiator inerme e desolato.

L'arringo
Sabbia negli occhi
il tacito dissenso,
priva l'intimo mio
d'un luogo
ove posar il capo.

Ricucir la tua rete
pescator distratto tu
che l'abbondanza
                     hai disdegnata
lasciando, ella, lacerata.

Invano il filo danza
sull'uscio della tua mattanza
d'orgoglio l'hai gremita
senza cura m'hai svestita.

Mi basta una parola
e vincer l'arringo
saprò ancora
l'amor non dimentica
ma perdona.

Sempre
Le regole me le hai insegnate tu,
la comprensione è tua
               come la brezza è del mare.
Scandisci tempi come l'orologio
              sul comò,
con le tue paure,la perplessità e il coraggio.
 
Sono tua,sarò sempre tua
    quando dici : sei bella ,
 sei pazza, sei dolce.
                          
 
Mentre mi guardi ,
          pensando che sono l'unica,
                  affermi la tua proprietà
       sul mio corpo, sulla mia anima.
Chi mai potrà essere re,
                      come te, nel mio cuore...
Sarò tua ogni qual volta mi cercherai.
         Quando dentro di te
                          s'accenderà  il fuoco
                 sarai in me per spegnerlo.
Dove nessun vedrà,la mano ci daremo
       e sul talamo di rose canine
                        ristoreremo la nostra sete.
 
Quando vorrai ridere,
    saprò raccontarti le storie più esilaranti
               per sentirti esultare
   e la tua voce echeggiar  per la via.
 
 
Quando il pianto invaderà gli occhi tuoi
      o quando una decisione cambierà la nostra vita
                   io sempre con te, ovunque.
 
 
  Quando calerà la sera
               e tutto ciò che c'è di più bello in me
                   tornerà da dove è venuto,
il mio respiro non udrai più
        e il mio calore non potrà più scaldarti
                                   sarò ancora più tua.
                 Quando la terra
                        sarà posata sulla bellezza, mia , ormai consumata
         si racconterà di un amore vissuto
          un dono travagliato e stupendo
                che ha vinto                      
  sulla vita e sulla morte.

Tu, piu' dell'oro
Potrai mai essere tu un bisogno esiguo?
il coraggio mio non sapra' d'ambiguo.
Se il tuo sguardo fosse solo uno sguardo
sarebbe si,un agognato mio traguardo.

Le tue labbra non saranno un richiamo?
da lontano la ragione attendiamo,
sei tu, tutto ciò che essa non comprende
nelle tenebre speranza s'accende.

Spietato il tarlo che è nella mia mente
ma il cuor mio si consumi se ora mente
cantando del tuo pregio che è più dell'oro;
per noi riarsi, giorni d'estasi imploro.

Brama intima,negando la confesso
e sentir l'amor tuo così d'appresso
che mi rende l'unico tuo pretesto;
dalla follia inebriati, l'amor desto.

Febo
Sali
quieto
cali
lieto,
sirio
rendi
serio
pendi;
forte:
sgombre
smorte
ombre

Alle Ville
Nelle sere d'inverno
all'aria fredda di febbraio
l'odore di fumo esce
dai camini,non ancora
stanchi di bruciare
l'ennesimo tocco di quercia
e invade la valle.
Lassu' in alto,Montetiffi
guarda curiosa
le case dalle finestre illuminate,
dove le donne affaccendate
preparano la cena
con la piada il prosciutto e sangiovese.
La teglia appena messa sul treppiede
con sotto una fascina
per renderla molto calda
li in cucina.
In un tempo breve la neve
e' ormai tutta quanta scesa
e alle Ville c'e' ancora chi e' occupato.
Il tegliaio ricuce
con del filo di ferro cotto
alcune teglie crepate.
Il suo forno e' ormai spento
e le teglie sono al suo interno
serviranno per il suo sostentamento.
Piu' in la' c'e' dell'argilla
pronta per esser lavorata
con quell'arte che da generazioni
e' tramandata.
Un latrare,lontano,di un cane
annuncia l'arrivo a casa del suo padrone.

Morte
Dove sei?perche' ti nascondi
ora che ti bramo?
Perche' mi celi il tuo pallore?
eppure sei qui,ti sento
o ingannevole amica.
Ti vesti di liberta' apparente
lasciandomi nodi ben stretti
che difficilmente sciogli.
Perche' mi nascondi il tuo vero volto?
Esso e' terribile e nero
e i tuoi capelli crespi e i tuoi piedi
cosi' veloci.
Insaziabile di folli sei.
Il freddo tuo sentire
in una parola detta,ma da non dire
nell'ombra fatta una carezza
e tu li,
l'hai cocolata con la falsa tua certezza.
Un sogno proibito,
ha lasciato l'amaro sapore,
un movimento del tuodito.

Caro amico mio
 Del tempo siamo stati senza parlare
e il cuore nel mio morbido petto
                                      ho provato a celare
e nei tuoi occhi ho per un attimo guardato
ed un sospiro hai sussurrato.
Caro amico
cosi' che il tempo diventa grigio per noi
dandoci  solo la voglia di essere liberi.
Ma ,con te,vorrei a piedi nudi
   toccare l'arena  del mare
e perdermi nei tuoi occhi
                          senza nessuna pena.
In questa notte,luna,
fai arrivare un dolce pensiero
al caro amico mio,che pensa di non
                       incatenarmi con le sue parole.
Ma tu sai! che cosi' non e'.
Oh! fossi tu pure la prigione
dolce saresti
              le tue catene sarebbero anelli di piacere.
Ben arrivata cattivita' d'amore.
Caro amico mio
l'amicizia non e' per noi
ma per chi:senza cedere l'amore ha domato.

L'ombra tua ,sono io
I giorni mesti,misti a glorie,passan
dimenticarci gli angeli;non possan.
Le stagioni a rincorrersi nel vento
ma il tempo non muta il mio tormento
in ogni dove ti saro' si,accanto
allontanando da noi ogni rimpianto.

Il temporale irrompe nei tuoi sogni
sono li,ancor prima che lui ti svegli
e nella nostra stanza di trasogni;
sul corpo tuo il mio sguardo che ti vegli.
Tu sospirando appena,ti desterari
accanto a te,puntuale sai,mi ritroverai.

Cercami
Ho sentito parlare di te ,dal vento:
dice che sei un sogno, un frammento;
il tuo profumo mi ha riportato
la sete che da tempo ho provato.

Non dimentico la fonte che disseta
fresca e pura l'arsura m' acquieta.
Vuoi dimenticarmi?sei sicuro?
Non provarci e' tutto amore il mio...
... te lo giuro!

Non dirmi che te ne vai
Di una buona notizia vorrei la gioia
affinchè il cour mio non muoia.
Desiderio ardente di leggerezza
di un bimbo la spensieratezza.

Del pazzo l'incoscenza
di un bel quadro l'apparenza
del mare una dolce carezza
che da lungi m'invada la sua brezza.

Raccontami una bugia
se devi dirmi"-Non sei
                             piu' mia"-

La disfatta
Pazzia folle,gli occhi tuoi
                           nei miei scuri
in volo un gabbiano tra i
                           chiaroscuri;
disegna il volto tuo,nell'aria
                           d'agosto
vorrei che il ritorno fosse ora,tosto.
 
Il levar eliaco del cor col sol
inganna la fiamma che piu'
                           non vuol,
gl'infiniti rotti;macerie inermi
lontani gli occhi suoi
                           per uccidermi

Leggi,anima mia
questa poesia
a colui che il cuor mio rapì;
in mete lontane mi custodì.
 
Lascia che la parola amore
regni sovrana nel  cuore
risvegliando in lui ,ora
l'infinito che colora.
 
Il rosso della passione
fà rima col dolore,
del bianco la purezza
 sposa in rima
            con l'allegrezza .
 
Astruso è ora        
                    l'orrizzonte.
Scorgo davanti a me
                           un   monte
che lungi tiene la mia follia
per colui che un dì chiamai  
                                           "vita mia"

Il sole
Un ciclamino rosa
tra la neve,ormai dissolta,si riposa
per non dimenticare un inverno appena passato
scende,leggera,la pioggerella su tutto il prato.

I profumi,i colori,la musica
ora si uniscono in una frenetica danza,
mentre la rondine indaffarata e mai stanca
risistema il suo nido con dignità e baldanza.

Venticello che il volto accarezza,
porta dal mare la sua brezza
fino alla finestra aperta sulla collina
quando la notte lascia il posto alla mattina.

Il sole ,anelato dagli umani sensi,per il suo calore
non è più in disparte ad aspettare
mentre la campagna spande di viole l'odore,
i suoi raggi colorano la stagione nuova che deve arrivare.

Reclamando ora il suo posto d'onore,
per una primavera satura di vanto
spande il suo bagliore
ricoprendo di fiori tutto,come un manto.

La valle d'inverno
Agita la foglia
il vento invernale,
la valle sfiorata
da un soffio grecale.

Mentre dall'alto
l'abbazia di Montetiffi
guarda in silenzio,
degli uomini,
i conflitti.

Librandosi in volo,
ritorna il ricordo
dell'anno passato,
dell'abbandonato nido
suo d'amore,
ora ritrovato
dal falco pescatore.

Scure nubi
dietro i crinali,
annunciano la notte
con temporali.


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