Poesie di Massimo Di Rienzo


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...Desiderio o difesa...
Desiderio o difesa…
Non sapere bene,
se dichiarar la resa
delle labbra,
prosciugate
dopo un lungo
ed estenuante assedio
o
comprimere le vene,
combattere con lacrime di sale
questa febbre,
come d'estate,
quando un temporale
è l'unico rimedio

I poeti
I poeti che muoiono
dietro i banchi di una vecchia scuola
(diceria di epidemia)
soffrono poco,
di morte naturale,
peccati di gola.
Tu,
poeta che non vuoi morire,
in quale posto non sei.
Il marchio dell’essere
sul fianco ancora caldo
ti sovrasta.
Reato d’opinione,
gogna ancora esposta,
impastare tempo e protesta.
Sete di mito ti porta
a morire il corpo.
Non basta.
Tu,
vuoi di più.
Il tempo
e… - UNA GIUSTA IMMORTALITA’ -
Ma, semidio in semiparola,
ti è imposta la morte.
E del tuo verso più nulla
mancherà di mancare.
Fanalino di coda,
un po’ di umiltà.
Abbraccia i cavilli,
fa’ pubblica ammenda.
Nessuno ti legge oramai.

Narciso
Vogliamo farci. Farcirci.
Lasciate ai marci la gioia del margine.
Rotto è l'argine. Il sangue confonde nel fango.
E non appartengo.
Nei viali di città è via-vai di insetti.
La è la vita e l'essere evitati.
In pozze d'acqua sporca specchia Narciso,
non di bellezza martire, ma di violenza.

…Maleodorante scimmia…
E di nuovo perderai la coda
maleodorante scimmia.

E di nuovo appiccicare gomme
sottobanco alla Vita.

E di nuovo, di nascosto,
osservare la Vita pulire.

…Imbrogli acustici…
Vecchi altoparlanti esagonali.
Sottopassaggi, cessi e pendolari.

Dai vagoni, suoni di un altrove inquieto
…figli del muro, parenti del divisorio.
Un uomo basso e vestito male,
come neanche cinquant’anni fa,
sputa distrattamente sul binario.
Appresso un altro, vestito uguale,
ma con maggior violenza e in più
la sudditanza cieca dei parà,
mi guarda male.

Nessuno bada alle due tigri serbe
che oltraggiano rotaie inermi.

Solo un transessuale, con le sue mele acerbe
Osserva, poi mi manda un sorrisino.
Gli dico: - Hai visto. Ma in che posto?… -
puntando lo scaracchio con le dita.
E lui: - …Vedi? L’asfalto non assorbe.
C’hanno messo in mezzo, come a Srebrenìca… –
Infila le sue cuffie e tira fuori un accendino.
Il transito di un merci riorganizza
tutto, intorno.

Passano vagoni in rapida sequenza,
mollati da un elastico invisibile.

L’orecchio coglie un cambio di frequenza.
Se tu sapessi l’ansia che mi assale
Le volte che l’umanità mi passa a fianco.
Mi sfiora, fugge via impazzita
e non riesco a coglierne l’essenza.
Anzi. Lo storcere del suono fa più male.
Non sono altro che un imbroglio acustico.
Per queste vite incustodite, il banco,
è altrove. Non posso opporre alcuna resistenza.
C’arriveranno in fretta.

...Estenuanti lavori in corso...
Estenuanti lavori in corso
riducono ad una sola corsia
i percorsi della tua mente.
Resto dietro a un pensiero lento,
che non riesco proprio a superare.

- Non sono ancora pronta.
Ho paura, non so di cosa, ma ho paura -


Emozioni multinazionali
costruiscono in periferia,
senza un piano regolatore.
Guardo bambini giocare nel fango
sotto l'ombra dei tuoi ecomostri.

- Non sono innamorata di te,
certe cose possono succedere, non credi? -


Non ho mangiato stamattina.
Scalo la marcia per non consumare
un'idea irraggiungibile.
Decido di godermi il panorama
dei tuoi pensieri laterali.

- Diamoci tempo. Non è detto.
Magari ci risentiamo -


Ma questo blocco non finisce mai
E poi non c'è nessuno a lavorare.
Frutto di un appalto illecito.
Si capisce che è un'impresa ignobile
della tua mente criminale

...Sparatemi sulla luna...
...Disse la morte:
- Ho considerato praticabile l'ipotesi
di farmi sparare sulla luna.
Una specie di ultimo desiderio.
Oppure una compensazione
per il fatto che l'Umanità
spara ancora sull'Umanità
…inerme…
-

…morte…
Sono croccanti i tuoi pensieri.
Sopportare anni di praticantato
Tra vite complicate
Ti ha reso complessa.
Io ti ho stupito,
con insulse associazioni.
Ma stai cambiando in fretta.
Ti adatti al resto della ciurma.
E non c'è parte di me
che non cambia insieme a te.

...Le tue scarpe rosse...
Le tue scarpe rosse, i pois bianchi.
Le tue mosse da regina sui tuoi fianchi
stretti, come un acronimo.
Non ho mai imparato l’arte
di starmene a distanza, come Marte
con la Terra, o come il dòmino,
che se cade uno gli va appresso l’altro.
O sono Orlando, Rosalinda, o sono il matto scaltro,
che brucia dentro a un sordido pseudonimo.
Dal giorno in cui la febbre ed il delirio
aprirono il mio cuore a quel martirio,
di cui “passione” è debole sinonimo,
come un derviscio giro su me stesso
e mi lascio trasportare nell’abisso
di chi non ha d’amor battesimo.

....Hemingway...
Svegliato dall'odore del pesce
Del mercato sotto casa
Tonni, merluzzi e grida
Vecchie signore che annusano
La mercanzia…
Io le osservo e penso
Alla notte insieme a lei…
Lasciare intere parti
del suo corpo inesplorate
E andare via…
Come… Hemingway.
Di notte, dopo la scrittura,
Lasciava che un'idea
Girasse ancora in testa
E sulla scrivania…

Suppongo lo facesse
Per la mia stessa,
Stupida ossessione.
Sapere sempre, il giorno dopo,
Come riprendere la via…

..Kavafis vs Freddy Mercury...
Fatto ancora quel sogno
Quello strano sogno che mi sveglia ogni mattina
E mi lascia senza fiato
Con l'amaro in bocca
…Non dovrei leggere
Fino a tardi, lo so…

Kavafis, il poeta
Di Alessandria d'Egitto, dove si parla il greco
Inseguito per vie polverose
Da un Freddy Mercury sporco ed ubriaco…
Che l'ha fatto suo
Sui gradini del famoso Faro…

Così, mentre Freddy il focoso
Lo spingeva dolorosamente dentro,
Kavafis teneramente piangeva,
Declamando i suoi bei versi
Ma Freddy andava avanti
Noncurante…

Non è proprio questo, forse,
Il destino del poeta?
Che mentre il mondo glielo mette
Dolorosamente in culo,
Lui gli rivela la verità?
Ma il mondo è noncurante…

Distratto, disattento
Diversamente affaccendato…
Non cercherò un ruolo nuovo
Per il poeta… No.
Mi batterò per trovargli
Una nuova posizione…

Magari… caro il mio poeta,
Guardando il mondo dritto,
…Negli occhi,
Gli puoi dire quanto puzza,
Quanto lo odi.
Sarà costretto ad ascoltarti…

Chissà… ad una donna
Queste cose,
Non le avrei mai raccontate…
Se non c'è la confidenza
…O forse queste cose
Le riveli solo davanti al Creatore…
Che rischi di essere frainteso.
Ma chissenefrega…
Della poesia, del mondo,
Di tutti i Freddy Mercury
Che stanno in giro, se stanotte
Non c'è sonno per me…

…Periferie degli occhi…

Le parole veloci
di una chiacchierata di fine giornata
non esauriscono il tema dominante:
- Dove sei? –

E così il gioco perverso delle omissioni
si trasferisce sulla pellicola di un rullino
che installo nella mia mente
quando vado a dormire.

Quando faccio click la prima volta,
appartengo già al mondo dei dormienti.
La prima foto non parla né di me né di te,
ma dello spazio che c'è in mezzo.

Si intravedono i panorami
che sfuggono dai finestrini,
le luci delle stazioni, le stanze vuote,
i campi di erba sintetica…

Nella seconda una sedia
è appoggiata alla porta d'ingresso
di una stanza d'albergo
di una città di mare...

Nella terza c'è un uomo dietro un bancone.
Una bizzarra confessione,
una insolita confidenza
trasformano un anonimo portiere notturno

in un essere vivente
con le sue piccole storie
inventate
per non sentirsi troppo solo nella notte...

Nella quarta ci sei tu
appoggiata sul letto che parli al telefono,
la voce già dormiente,
occhi chiusi ed emozioni aperte.

Qualcosa mi sveglia e si porta via tutto.
Foto, rullino e macchina fotografica.
Il gesto violento dell'alba,
che non vuole vedere paparazzi in giro.

Con la bottiglia dell'acqua tra le labbra
esco in giardino
a sentire l'erba fresca
sotto ai piedi.

- Dove sei veramente? -
Guardo a Nord, c'è una città che dorme.
L'acquedotto è una linea retta
che separa me da te, ma non stanotte.

Mi giro verso Sud.
So che non ti troverei,
in nessuna città chiassosa,
dagli odori forti.

Ogni invito a lasciar perdere
questa folle ricerca cade nel vuoto.
Così cade la mia testa di nuovo sul cuscino.
E' una notte strana.

Si intrecciano le rotte
che disegno sul lenzuolo
nel tentativo di trovare
un angolo di fresco.

Cade sottile un alito di vento.
- Dove sei? - Ora, finalmente,
le periferie bagnate dei miei occhi
colgono più verità delle pupille.

...Scienze politiche...
Amo le tue forme di governo.
Vorrei svegliarmi accanto a te
Accarezzare la tua democrazia

Osservare immobile
Una federazione di capelli
Costituirsi sul cuscino

Ascoltare l'aristocratico
Battito del tuo cuore
Gonfiarti il petto

Mentre una rivoluzione
Dolce e sanguinaria
Gonfia la mia spada

Sperare ancora
Di contare col mio voto
Ed addormentarmi di nuovo

Sognando di restare
Per sempre incatenato
Alla tua folle tirannia


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