Poesie di Isabel Gide


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Leggi i racconti di Isabel

Indirizzo e-mail: isabel.gide@gmail.com
 

Dante mi ha fregato
Silente, attendo
dalla cassa
i profanatori
che di ossa
fanno scempio.

Quando ancora
la carne marciva
divorata da vermi,
unica compagnia
fra il lezzo della
putrefazione,
ancora qualcosa
sentivo.

Già era finita
l'illusione
che dell'aldilà
il Sommo Poeta
mi diede.

Ora, ogni dì
miei simili
mi chiamano
alla festa
notturna
del camposanto.

Io, venditore di patate
e truffatore,
ballo al fianco
della nobile maitresse.

In sorrisi senza denti,
né dolore né piacere
nella notte regnano.

Aspetto i profanatori,
abituali frequentatori
del luogo oscuro:
che mi riducano
in cenere!

Dove?

E dove lo trovo,
in mare?
Non so pescare
e l'oceano
è troppo grande,
mi fermo sempre
in riva
dove abbondano
meduse e scorfani.
Se andassi
più in fondo
troverei gli squali;
per questo ora
sto nel bagnasciuga
a godermi il sole
e osservare.

Osmosi
Dal tuo castello
di mostri
giunto
nel mio
Pareti
con calde grida
mai udite
dal vuoto
ricostruisci
E
per osmosi
di sensi
ti sento.

Muffa
Sono la muffa
alle tue pareti,
puoi ricoprirmi
che intanto
ritorno.
Sono la tua muffa,
e tu sei la mia.

Implosione ed esplosione
Marmorea ragazzina,
con l'estro
in implosione
causa rigida educazione
che ti voleva
grande
quando invece
eri bambina.
Ora in esplosione
di colorati umori
cerchi i passi persi,
ma sono films
dipinti
e versi.

L'affresco
Ti ricordi
il quadretto
che feci
col nero lucido
da scarpe
sulle bianche
pareti
del soggiorno?
Ero bambina.
ora che ho
costruito
un muro
fra noi,spesso
mi sorprendo
a guardarti
dall'alto,
mentre
mi cerchi.
Non capisci
che son
sempre lì,
nei miei quadri
appesi per te
alle pareti?
Ti temo,
da quando
un male
per un attimo
mi ha preso,
e tu, guardandomi
con bugiardi occhi
altrui,
ormai non mi vedi.

Tacchi
Il cigolio
dell'altalena
ai giardini
è come un tornado
di pensieri,
indietro mi riporta,
fra risate gioiose
di bambini,quando
in immacolate vesti
e a passi incerti
arrancavo,
fra sassi e panchine,
e poi in terra
seduta cadevo.
Ritorno ad ora,
capelli lunghi,
vestito viola,
il passo è incerto,
e a terra finisco,
ma questa volta
la colpa è solo
degli alti tacchi!

Percezione
Siamo pulviscolo
oltre gli schermi
infranti
dalle nostre essenze
unite
dalla percezione
altrui
che non si riduce
a carne,
ma vaga
nell'infinito,
e brilla.

Il Narciso
Stai ancora
seduto
su quella tomba.
Cosa pensi
ch'io scappi?
Cieco,
da tempo
i vermi
han consunto
le vecchie
mie carni,
mentre tu
ancora bevi
dalla coppa
la pioggia
di lacrime
rosse
che io stessa
ti offrì.
Ora,
tu,
statua diventi,
e non vedi
che nuova vita
in me rinasce,
ed un altro mondo,
oltre te, che
con altre defunte
ammicchi,
finalmente
mi prende
e fa ballare
intorno.

L'impavido
Senza timore,
come Eracle
mi vorrei.
Figlio di Zeus,
come posso
io, mortale,
scalare l'Olimpo
delle mie fatiche?
Già mi sento
bruciare
al tocco
delle vesti
avvelenate
dal mio stesso
fiele.

Fra se
Raccontami
quanto grande
è il dolore,
ora che dici
non c'è più .
Dimmi
delle tue
serate vuote
passate davanti
ai tuoi demoni
di cui il più
grande sei tu.

Rimpianto
Per anni
ho spezzato
le già corte
mie unghie
e scorticato
i polpastrelli
su ogni muro
di pianto
generoso.
Ogni respiro
era il tuo
nel mio petto grave;
ogni tuo figlio
parte della
mia vita,
persa
come le lacrime
che piangesti
quando
me ne andai.

Curiosità
Sapessero
le mani
rissose
soffermarsi
invece di
vagare
curiose
fra pagine
di ogni età
dove impera
Fantasia.
Occhi gonfi
e mente stanca
le richiamano
fra capelli
per cercare
per la testa
sollievo.

Il pianista
Trasportata
attraverso
il meraviglioso
e profondo
tuo Io,
invasi tutti
i miei sensi
in un'estasi
orgasmica,
potrei nuotare
e perdermi
in quel mondo.
Ma fermare
devi
le mani
mai stanche,
ed io ebete,
ora ancor seduta
e pronta
a riascoltare,
vedo
che invece
dell'amore
sei solo tu
pronto ancora
sui tasti
a far le corde
e la mente
vibrare.

La bambola
Abbraccio i pupazzi
che infilavo
nel letto,
con i libri
di fiabe,
quando ero bambina.
Fra le coperte,
non c'era per me
grande posto,
e lì in mezzo,
bambola anch'io
mi sentivo.

L'Incostante
Ha grossa capoccia
e per collo una molla
che unisce cervello a cuore;
per impulso
un po' strano
un ciondolare di testa,
avanti e indietro
destra e sinistra,
contraddice
le di lui parole.
Dote essenziale
per chi vuole
al potere arrivare,
quindi in ogni contrada
è facile l'Incostante
trovare. Attenzione!

Infatuazione
T'incanta
il di lei sguardo
di Venere:
pareti
montagne
città
incenerisce
e oltrepassa.
Eterea,
il cuore
che credevi
vuoto,
riempie.
Ma le pareti
organiche
soffocano.
Lasciala libera
di vagare
all'infinito:
a nessuno
appartiene,
in catene
muore.

Allontanarsi…
Vedo le mie
impronte
sulla sabbia
dorata
d'occidente.
Già ti dissi
ciò che sono:
macchia nera,
lontana,
in attesa
che l'onda
azzurra
cancelli
di me
il passaggio.

Il Fato
Scrivi,
sconfitta
dall'ignoranza
dotta.
Non mordere
le sottili
tue dita
che per indicar
la tua strada
usi.
Dipingi
di colori
allegri
i tuoi muri.
Lo so, c'è chi
cancella
i tuoi disegni
per tracciarti
nuova via
che respingi,
ma ad essa
ti pieghi,
come sempre,
come tutti.

Catene
Lasciate cadere
le pesanti catene,
come un'amazzone,
fra luoghi incantati
e guerre titaniche,
sul mio destriero
ho cavalcato.
Ho sguainato
la spada
ed usato lo scudo;
ma un giorno
in una prigione
di diamanti
nuovamente in catene
mi trovai,
trafitta
dal nemico
Eros.

Rumori
Soprappensiero,
col capo riverso
sul braccio,
fisso il vuoto.
Gli occhi
sono gocce
che paiono
cadere.
Più non vedo:
sento solo
rumore
di ricordi
che mi assale

La testa
Testa
stretta
in una morsa:
"ESCI PENSIERO!"
E il cervello
in pezzi
fu

Parlar di te
Parlar di te
è ormai
banale,
ferita fosti
e sei,
ma niente
innanzi
all'universo
in cui
Tu,
dio grande
qual ti credi,
in realtà
pulviscolo
come tutti
appari.

Il vaso di Pandora
Credevo
di averti
chiuso
la bocca
con ago
e filo.
Sei un vaso di Pandora!
Ma la donna
forgiata
da Efesto
non ti disse
come alla fine
Speranza morì?

Falò
Accenderò
un falò
e incendierò
i ricordi.
Intonerò
Un canto
e ballerò
in cerchio
una danza
indiana,
finché i miei
demoni
come fumo nero
si dissolveranno,
e di luce nuova
sotto il manto
stellato,
al riflesso della
fiamma pura
comincerò
anche io
a brillare.

Petali
Con passo felpato
danzo
sul tuo tappeto
di rose scarlatte
Vento vorticoso
Di quel che era
non lascio niente
Infilo le mani
nella tua
nuda terra
Coperta
dall'essenza
mi addormento
serena.

Sogni
Solo un'eco
di me
tra voci
rimbomba
I sogni
son ora
ali
di gabbiano
recise
piume scarlatte.

Malessere interiore
Corpo abbandonato
sul letto:
dolore incessante
alla testa
contorcersi di membra.
Pulsare incontrollato:
occhi in esplosione
come palle di cannone.
Aritmia:
il cuore batte,
troppo.

Lacrime rosse
Mi svenai
per darti
nutrimento;
piovve rosso
un giorno,
e sazio
non fosti,
Tu,
bestia
conscia
del solo
Io.
Una scodella
riempisti
del mio sangue,
e pasto
di un sol
giorno
io fui,
prima
dell'ultimo
addio.

In - corrispondente
E mi preme
il petto
esserti pensiero.
E mi preme
che non lo sia
per me
TU!

Lutto
Continua pure
a ballare
vestita
di nero,
a fare
l'inchino
ai tuoi mostri.
Sciocca,
non vedi
che il morto
è sepolto?
Dove cammini
non c'è più
vuoto,
il sole
e i colori
ti invadono
e girano
intorno.

Della Terra
Fra le mani
stringo la terra
dove cammino,
mentre
l'occhio e la penna
si arrendono
muti
d'inchiostro e colori,
e nel mondo
cado e vivo.

Al chiaro di luna
In soffitta,
al chiaro
di un raggio
di luna,
la bambola
di pezza,
che ha per occhi
due bottoni,
fra cartacce
e cianfrusaglie,
malinconica
sul divano
siede.
Dal lungo piedistallo,
il vecchio manichino
senza faccia
e senza braccia,
non smette
di mirarla.
Sono io
a dover spezzare
l'idillio
senza fine
per mettermi
a imballare.

Fuori
Parole:
mani insidiose
sul corpo,
scaccio.
Ricordi:
radici
di rampicanti spinosi,
taglio
con dita affilate
come lame,
e dalla gabbia
esco. 

Cenere
Sordide
verdi
lastricate
strade
dietro il mio passo veloce.
Lacrime
gioie
persone.
Porto il fuoco
che arde,
ma se mi giro
tutto intatto vedo:
io brucio dentro
e in cenere cado.

Icona
Ora immagine
di ciò che non sempre
tu fosti;
i tuoi viaggi
a piedi farei
se avessi in me
un ché del tuo germe
e non solo il sentire.
Anima rossa
nelle strade
d'umana linfa
bagnate da te,
dove ancor
si ode
ciò che in me
è urlo si,
ma interno e sordo,
che ora non taccio:
"Hasta la victoria siempre".

Cartoons
Vado esplorando
fra gli scaffali
succulenti cosmetici
che sanno di dolci.
Come giammai,
quando ero fanciulla,
di questi imbelletti,
di fronte allo specchio
mi voglio imbrattare.
Ecco il mio viso
in fiaba gotica trasformare
e per un po'
in quel mondo fatato
mi voglio annullare.

Homo homini lupo
Membra sazie
in corpo magro,
di cadaveri alla
deriva che hai
catturato,
in questo
spazio effimero.
Restituiscimi
i pezzi della
mia anima,
si, quelli a te
indigesti.
Uomo,
così dovrei
chiamare chi
della vita di
suoi simili
si nutre?
No, cannibale,
in attesa che
il cibo faccia
il suo corso
per ricominciare
a divorare
e non perire.

Angelo nero
Ora,
che forza
non ho,
se non
la fantasia,
ti ho ucciso
mille volte
ed altre mille
lo farò,
mentre tu,
gongolante,
per la tua
nuova vita
investi un sol
bianco capello,
di quei tanti
che ormai
ti creano corona
d'angelo
e tale,
a chi non sa,
appari,
se non fosse
per l'immagine
non riflessa
nello specchio
che il demonio
che tu sei
continuamente
rivela

Fantasia
Se potessi volare
fra gli spazi
immensi
della mia
colorata fantasia,
non sentirei
dolore alcuno;
la mia pazzia
placata sarebbe
dal divenire
illogico,
a me caro,
dei pensieri

Le tele
Dono inutile
in mani fragili
tinte di mille colori:
cado sconfitta
di fronte alla tela,
mentre il mio essere
dinnanzi alla vita,
prostrato al ricordo
vuole nuovamente
morte

Stati d'animo(Da diario 22/09/01)
Vorrei che il tempo si fermasse,
quando ogni raggio di sole è luce,
quando il vento accarezza la pelle
ed è festa in ogni dove...
ed il grigio si tinge di verde e di azzurro;
l'aria sembra sempre profumare
delle più intense essenze,
ed ogni passo è un volo,
ogni pozzanghera mare,
ogni foglia immensi prati.
Mi sento prendere per mano:
è l'uomo alato che tiene la clessidra.
Sento un turbine che mi avvolge,
è tutto buio intorno,
ogni passo è grave,
ogni gradino immenso.
L'oro non è più oro,
da ogni parte dominano
l'asfalto e le industrie
con i loro odori pungenti.
Finalmente nessun rumore
si ode per strada,
le finestre si chiudono,
le scatole nere tacciono.
E' notte...vorrei fosse eterna,
nuovamente vorrei che il tempo si fermasse,
ma gli occhi si riapriranno
in un giorno uguale a oggi
e a tanti altri in cui sarebbe meglio
non essere

Puzzle
Romperei altri mille specchi
per allontanarmi dall' immagine
riflessa:
giovane,bella ed energica;
ma così dentro non sono:
pianta stecchita, rosa senza stelo.
Stringerei forte le tue spine
fino a sanguinare;
sentirei la vita che scorre
nelle vene in cui hai bevuto
per rubare quel che ero.
Sguardo senza amore è ormai
il mio,
corpo ed anima divisi
in attesa… della colla

Purificazione
Parto mattutino
di ogni alba: risveglio.
Trascinarsi di membra stanche:
camminare.
Varcare il mondo così com'è:
impurità.
Assistere al tramonto,
baciare la luna.
Ritrovare la purezza nel letto
della notte:
posizione fetale.
Così ci sporchiamo
e purifichiamo
ogni dì

24/03/01
Vedo un uomo che cammina in una strada polverosa. Indubbiamente è stremato da un lungo viaggio; nel suo corpo e nel suo volto si intuiscono le sofferenze dovute al sole cocente del giorno e al gelo della notte. I suoi occhi mostrano il desiderio di trovare ristoro ma allo stesso tempo la consapevolezza della possibilità di dover continuare il lungo cammino senza che ciò avvenga. Ecco però, improvvisamente il suo sguardo illuminarsi...c'è un'oasi , questa volta tangibile, non è uno dei soliti miraggi. L'uomo si avvicina cautamente, bramoso, felice, ma con l'espressione di chi teme di essersi ingannato ancora; incomincia a bere l' acqua limpida e fresca, ad assaporare i frutti maturi e dolci che pendono da alberi verdi e dalle fronde enormi, i quali gli offrono l'ombra quando il sole si accanisce su di lui e lo proteggono al calar della notte. Il prato è soffice e colmo di fiori odorosi che è un peccato cogliere vista la loro bellezza, volano farfalle, dagli alberi trasuda il dolce miele, il cielo è limpido, il sole non più nemico, la notte addolcita dalle brillanti stelle. E' un sogno meraviglioso dal quale non vorrebbe svegliarsi mai; niente ancora era riuscito così bene ad alleviare le sue pene...vorrebbe perdersi per sempre immerso in quell'eden.
Ora mi chiedo se il viandante, una volta ristoratosi deciderà di non abbandonare quel luogo o riprenderà il suo viaggio per tornare al suo palazzo, rapito dalla vita oziosa del lusso, dall' abbondanza dei cibi e degli inebrianti vini, dalla comodità e morbidezza delle lenzuola di seta. Se così sarà, dimenticherà quel luogo delicato e le fatiche del suo lungo viaggio oppure ciò rimarrà un insignificante ricordo, che più del disprezzo non renderebbe onore al lucente giardino.
2007
Da qualche tempo il viandante è andato via, ha fatto razzia del luogo e il suo cuore zingaro si è già spostato altrove, non prima però di avre prosciugato tutta l' acqua togliendo il sostentamento ai frutti in modo che nessun'altro vi si possa nutrire.

Da diario 20/03/01
"Un giorno ho visto un cespuglio carico di more, ve ne erano di tutte le dimensioni; alcune erano belle, grandi ma rosso vivo, acerbe, avrei dovuto asprettare troppo per coglierle;io sentivo invece salire la fame ed avevo voglia di riempire il mio cesto; altre erano già viola, ma io le vedevo troppo piccole, e nonostante fossero mature, probabilmente saporite e così vicine che mi sarebbe bastato allungare la mano per prenderle, non mi attiravano; altre erano troppo in alto ed io, pigra, avrei dovuto sforzrmi troppo per afferrarle. Una sola mi ha rapito, sembrava così vicina, grande e matura...io, golosa mi sono sporta per coglierla...si, in realtà era vicino, ma talmente nascosta tra i rovi che mi sono graffiata le mani per prenderla. Una volta aperto il palmo per ammirarla, mi sono accorta di essermi macchiata e che quel frutto all'apparenza così bello ed invitante, al gusto era marcio ed al suo interno impestato da vermi. Che delusione!
Ora è nuovamente la stagione delle more, ne ho visto una che mi piace, sembra stia maturando bene, avrò pazienza e farò in modo che nessuna la colga prima di me. Sento ancora in bocca il gusto del marcio ed ho ancora le cicatrici lasciatemi dai rovi. Probabilmente quando la mora sarà ben matura queste sensazioni saranno passate, potrò nuovamente assaporarne il gusto e sentirne il profumo, tutto questo evitando nel frattempo che vi si posino le infette mosche".
2007
Credo di non essere una brava giardiniera,la mia mora ha improvvisamente cambiato aspetto, mi ha imbrattata di rosso da capo a piedi. Credo sia il caso di coltivare altri frutti...

I tempi cambiano…
Nostalgici
dei grandi ismi del passato
cerchiamo
fra le casse impolverate
un ricordo
di ciò che eravamo.
Nella mia è nascosto
un eskimo ma,
sono incapace di
indossarlo;
perché tieni un manganello?
Ti farai ammazzare!
Rosso e nero perduti,
forse a ragione,
mentre loro tutti ,
ormai
di grigio e rosa
vestiti,
ben si accompagnano.
La mia maglia sanguigna
è solo colore,
invano porto dentro ideali morti,
nel cuore

Eruzione
Il vulcano dormiente
Calpestato da genti
e da abusi edilizi
quel tragico dì
senza dire il perché
all'improvviso
scoppiò,
e fu strage di serpi.
Ora è quieto
Ma un fumo costante
Avvisa la gente:
"attento, non farmi più niente!"

"Sento il ricordo
di vite sospese
fra le onde
del mio impetuoso mare
"
Maestra di vita,
di sole illusioni
di fronte
alle porte sprangate
ed a quelle
già aperte
dal mio titanismo,
l'ipocrisia
del tuo teatrino
ogni giorno ostentavi.
Dimmi cosa c'è
dietro al mondo da favola
che hai costruito
e che un tempo osservavo
con occhi vergini
prima che il vento, il mare e il tempo
sulla spiaggia
della vita
mi rovesciassero

Assenza
Sento rumori
di tutto
e
di niente
come il bussare
indomito
di gente.
Sobbalzi
del cuore
stanco
che
non mente,
lontano
da tutto,
assente.

Brandelli…
Nel corpo,
prigione di emozioni inibite
giaccio.
A volte,
da brandelli
di stracci
di vita
avvolta,
come un fantasma
mi muovo,
tra risa
di genti allegre
che furon mie,
e poi
sparisco.

Io sono il vento…
Io sono il vento.
Brezza leggera, bufera, uragano,
ma pur sempre vento.
Accarezzo o sconquasso,
ma alla fine ti passo.

Fantasma
Il fantasma
più vicino
è lì nell'angolino;
più di un passo
non avanza,
sta cercando
un'altra stanza,
e se faccio
per spostarmi
mi fa bù
per spaventarmi.
La mia casa
è piccolina
ed io sto
in una stanzina,
meglio per lui
cercar altro posto,
sontuoso e ricco
e di luce vuoto.
Il permesso
gliel'ho dato;
nel frattempo,
forse,
è già scappato

Catarsi
Per mesi,
disperata,
non ho fatto
che cercarti.
Incurante
di me stessa
eri l'anelito
più caro.
Ora, che di me
ho ritrovato
un che,
se non l'essenza,
stammi lontano
signora
dai grigi colori!
Non vestirti a festa,
ti riconoscerei:
non è il tuo momento,
la luce che riprende
a brillare
nei miei occhi senza amore
è tua sorella vita

Luoghi
Mi par
di sentire
il profumo
di luoghi
di mare
e di boschi
insieme;
lì passai
attirata
da allegre voci,
ma mai furon miei,
se non nel cuore.
E ancora li vedo
e li dipingo
coi pennelli
e le parole.
Lunghe brevi estati
passate a chiacchierare
di argomenti
belli e inconcludenti,
mentre tutto intorno
ribolliva
di schiuma
e di infedeltà
il mare;
mentre già,
in quei luoghi
il destino decideva
lo sfratto
che poi fu.
Stringere
quella terra
fra le mani,
ora non posso,
ma il respiro
che lì
fu anche mio,
continua a vagare…
e fra il mare,
e fra i boschi,
io vivo,
e nel mio sangue,
solo l'oro
ho di quei luoghi
e tempi,
e li dipingo

Dimmi
Dimmi,
cosa dovrei fare
dei giorni
che furon belli;
ora che l'alloro
e le rose
son diventate
l'unico diamante,
tu vivi la vita
che in sogno
fu mia.
Dimmi,
cosa dovrei fare
dei giorni che furon
acerbi;
ora l'alloro
e le rose
che attendo
mi sanno
di terre lontane,
mentre tu
vivi la vita
che sarebbe stata mia,
ed io aspetto
ciò che in sogno
avresti voluto tu.

Se potessi
Se potessi sollevare
una tempesta,
solleverei quel divano
ormai impolverato,
ove ancora giacciono
i miei neri capelli,
come rovi
alla ricerca
di un appiglio,
che non sei tu,
ma io stessa,
mentre
lì seduto
inerme,
tu,
quale un dio disponi,
della vita
non tua
che divori
quale ambrosia;
ma dio non sei,
e il digerito cibo,
nelle tue membra,
la fine del mortale
nutrimento
aspetta

Attesa
L'ansia di vivere
non trapela
dai miei gesti
né dai miei
occhi, vacui
come palle
di cannone
pronte
ad esplodere.
Ho il fuoco
dentro
che arde
come non mai,
ed insieme
mi corrode
l'attesa

Vendetta
Qual peggior
dei torti fu
il cercarmi
senza un che;
una gran vendetta
il mio animo
inconsapevole scagliò.
Un male che parea senza fine
entrambi prese.
Ora, i tuoi segni
nel pomo non vedo,
solo nel cuore;
ora, i miei segni
nei bracciali
non vedo,
ma solo nell'anima
che non s'acquieta

La battaglia
Come un arciere
ho combattuto
lanciando frecce
infuocate
contro
il mio nemico;
ho spazzato via guerrieri
con la carabina;
ho visto distruzione,
morte.
Ora combatto
un corpo a corpo,
non servono
armature,
nessun archibugio,
ma la mente e il cuore
per distruggerti
per sempre,
amore

L'amico II
Quello sguardo
triste,
rivolto a me,
come al bordo
della bottiglia,
mi han detto
tutto senza
parole.
Come stai,
ora,
che lei
non c'è più?
Ti senti nudo
amico mio!
Se mi guardi,
se ti guardo,
lo stesso
vedo.
Credevi
facile
la solitudine
mascherata
da qualche sorriso?
Vorrei parlarti,
ma un metro di tovaglia
sembrano chilometri
che ci separano,
e il tuo
riserbo
il guscio di un riccio;
non vorrei
mi pungessi.
Aspetterò che
la tua tristezza
sia diventata
lacrima,e
la lacrima
sorriso,
prima di ascoltarti,
se vorrai.
Ora,sei
distante
dedicata al mio caro amico Emy

Il gorilla
Il gorilla
si abbuffa
e si arrabbia
dentro la gabbia.

Guarda lontano,
non vede la gente
perché sa
che al di là di sbarre
e corpi,
la giungla
solo in sogno
vedrà

Pensieri passeggeri
Vorrei galleggiare
nel blu
dei tuoi occhi,
aggrappata
solo
alla zattera
delle tue
pupille,
prima di scivolare
nel rosso
del tuo cuore

Per Terra, in terra
Per una Terra
che
di sangue
di vittime inermi
sa,
porgo
una lacrima
rossa
che fra quelle genti
di acqua
saprà

Buttami…
Buttami giù,
da quel muro
di vaga incertezza
che mi hai costruito.
In me
non vi è dubbio,
fine immediata
anelo.

Vedo
non riesco
ancora
a vedere,
nei miei occhi
nei tuoi occhi
insieme,
il grigio futuro.
Se mi volto,
so che ora
intorno è nero

Se…
Se potessi
discernere
il vero
dal falso,
entrerei.
Se potessi
discernere
rose da rovi

dormirei

Morte dentro
Nuda da ogni velo
lascerei
che mi prendessi,
Signora mia.
Portami nell'oblio
dei tuoi alloggi,
Signora mia.
Dentro,
solo tu
mi sei rimasta,
Signora mia

Senza titolo
Avresti potuto
spogliare interi campi
di margherite bianche,
nemmeno l'ultimo petalo
ti avrebbe dato
diversa sentenza

Il ragno
Sulla tela
Piano piano,
sta per prenderti
la mano.
Stai attenta,
è lì nascosto,
dal suo buco
non si è mosso.
Nell'istante
In cui ti giri,
quando hai già
i capogiri,
ecco il filo
che ti agguanta,
quasi fosse
mano santa;
poi da lui
su ti porta…
è tardi,
sei già morta!

L'ingenuo
Senza giacca né cravatta,
così inizia la giornata.
In mutande va in ufficio,
e siede fiero nella moto,
ma
nel sedil c'è testa o scroto?
Naso adunco
e passo incerto,
lo fan tenero all'inesperto.
Delle coccole si sazia,
di imbecilli puttanelle,
che credon ancora
dietro al brutto
non esserci alcun trucco;
ma dopo mano morta fatta
ed una ripassata,
lui innocente se ne và
e alle coccole torna…
di mamma e papà

Il sonno
Lasciatemi poltrire
nel buio mattutino
che le imposte
mi regalano.
Non turbate
il sonno fasullo
indotto dall'acqua
che scende goccia a goccia.
Nulla sento,nulla anelo.
Lasciatemi dormire in eterno,
dimentica nell'oscurità
dei fatti bui
di cui madre vita
mi ha generosamente
fatto dono

Il risveglio
Aprite le finestre!
Lei si è svegliata.
Dopo il lungo letargo
vuole aria pura, guardare il sole,
giocare.
Non fate che veda i
colori d'inverno,
ornate tutto a rose;
per lei è ora primavera

Indifferenza dopo l'amore
Riconoscerei ancora
il passo pesante
sulle scale,
quando stanco
rincasavi;
la chiave energica e rumorosa
nella toppa della porta;
il corpo allungato
sul letto, che fu anche mio;
gli odori profumati
del tuo corpo,
sdraiato mollemente
su di un fianco;
il sorriso beffardo che,
scoperto sveglio,
mi regalavi.
Erano, allora, lotte di cuscini
prima degli abbracci,
risate e stordimenti…
d'amore sembravamo
pazzi.
Ora mi chiedo che n'è di ciò:
menzogna come il resto,
parole amare che
scorsero dalle nostre bocche,
e mi sconfisse allora
la mancanza
di un tuo vero sentimento?
Ormai le mie lacrime
sono diventate sale,
le mie ferite profonde cicatrici.
E il tuo dolore dov'è?
Sepolto nella terra da cui
i miei fantasmi vengono
ogni giorno a visitarmi
o nascosto nella glaciale indifferenza
che mi porti?

Versi per un addio
Estraneo ti trovai,
estraneo te ne vai.
Di carezze non c'è posto
io nel cuore alcun rimorso.
A me fra cent'anni penserai,
quando un ultimo respiro esalerai.
Della tua vita che ne è stata?
non lo so, fregar di meno ora ciò non può.
Lingua avvelenata che tu fosti,
beccati questo e finisci nell'armadio
fra i miei mostri.
Ricorda che il tutto l'hai voluto tu
ed insieme a te non mi vedrai mai più.
Cruda verità, ma per me salvezza;
ora ti lascio alla tua mai esistita
tenerezza-certezza.
E di coccole sai quante ne vuoi,
ma dalle mie mani solo i ceffoni saranno tuoi.
Ecco come l'amor finisce quando lui
per l'effimero
tradisce

La sposa
Corri veloce
sul lungo tappeto
di scale rosse;
il tempo non aspetta,
mentre lei avanza :
sarà vestita di bianco,
in un si tal corteo;
circondata da fiori
che non potrà vedere
e da essenze
che non potrà odorare.
Dimentica del male,
sarà sposa,
e di tutte le spose,
per te la più bella.
Non sentirà parole
di genti curiose,
non sentirà
né pianti né rimpianti,
prima che le sue ceneri
nel mare vadano
finalmente a riposare

L'edera (f. II)
Avvolta la folta chioma
e il robusto corpo,
da un'edera insidiosa,
un dì mi ritrovai;
la quale, insinuante,
lontano da te mi trasportava.

"Virgin" creatura-complice,
a dir la mia,
di appetiti vani e lussuriosi
fui.
Dalle promesse
e da tanta generosità d'affetto,
incantata, stavo a sentire.

Allora, come ora,
era morto
per te il mio cuore.

Per crescere in quella
soffocante simbiosi,
unici fertilizzanti eran
bevande odorose, inebrianti
ed erbe da me mai viste,
che l'edera sempre elargiva.

Tal pianta mi diceva
di voler sperimentare
l'ardore del mio corpo
a tali nutrimenti.

Inebetita, forse, ormai
da ciò che già di mio assemblavo,
e da lei , che finta incurante,
con ciò che aveva mi
assecondava, allontanando
dalla mente,
quel che ancor prima di me,
intuiva essere un definitivo
addio,
una sana pazzia mi prese.

Da quei rami velenosi
che il collo mi stringevano,
senza morsi son scappata
e nel vecchio prato
folle…………………….
e ancora folle,
dimentica di vita
mi son trovata

mentre l'edera,
gonfia d'orgoglio ferito,
che ferito non era,
visto il male sottile
da lei fatto
"senza visibil inganno",
non so dove ricresceva,

sotto terra forse,
dove qualche altra morta,
come me,
l'attendeva

Incolmabile assenza
Buttate giù le case,
abbattete i muri;
lui non tornerà.
Dopo il gioco funesto,
ti sei nascosto
in un giaciglio
colorato di bianco.
Con i ricordi a te più cari,
con il corpo generoso,
te ne sei andato.
Corpi possenti,
serrate lacrime
all'instupidir di dolore
Ora ogni passo è grave,
senza la leggerezza
dell'allegria tua,
di cui ancora
rimbomban le stanze.
Ogni ricordo del tuo breve vissuto
brilla più di un gioiello.
Ci manchi.
Aspettaci lì,
dove il buio dei sogni
non fa paura,
dove non aleggiano
spaventosi spettri.
Fosti degli amori,
l' amore più grande,
fosti brezza leggera
nei nostri cuori

Solitudine
L'indifferenza
che ora ti porto,
si insinua in me
come un male sottile.
La tua immagine,
dietro la porta,
con gli altri spettri,
è ormai sbiadita;
quando fin ieri
colorata,mi riposava accanto.
Ora nemmeno
i miei pennelli
la potranno ravvivare,
e mentre ormai , tu,
pur vivo,
dentro me morto ,
mi avvolge nell' aria,
insinuante,
la solitudine

Dopo
Giace accanto a me,
nella penombra
della stanza,stremato
dagli animaleschi istinti.
Intanto si spande
Nell' aria,
l' odore di corpi molli,
consunti
da profonde carezze

Desiderio
Mi hai detto
sol ieri
ch' io non capisco
il desio di
un intimo abbraccio;
altro motivo non fosse
se non l'anatomico aspetto.
Or già ti rispondo:
non so perché,
all' occhio di un uomo,
monti elevati ed un
sinuoso aspetto,
creino un si tal turgore;
so però, che tal colonna, è
a noi donne
assai gradita,
specie se accompagnata da un
complessivo bell'aspetto.
Alle rotondità
che voi altri adorate,
noi preferiamo
statuari corpi…
di forma e durezza,
eppur resistenza.
Se a voi sol necessita
una calza smagliata
o un trucco marcato
per accendere il fuoco,
noi altre , di sguardi
e profumi ci dobbiamo saziare,
e tutti i vostri sapori assaggiare,
affinché nel nostro mare
si possa annegare.
Ciò a preludio
di quello che chiamano
amplesso, di cui voi ricordate solo
l' indicibile effetto;
una volta nuotato
nel fondo del mare,
in cui le sirene si vedon
cantare;
una volta percorso
fioriti prati;
volati nel ciel,
fra le nuvole
ed in terra tornati,
di tutto di voi non riman
che una macchia.
Dimentichi di soffocante grida
siete atterrati,
i brividi dati
dalle curiose-impudiche mani
ormai archiviati,
i baci sul collo
e negli orecchi,
poi che cos' eran,
lo sfiorar dei capelli sulla pelle
chissà se c' era,
come gli ultimi succosi baci
in quello strano ancheggiare,
le gocce di sudore da asciugare,
i nomi sussurrati ormai
da raccontare.
Spiegami tu allora il perché,
se desio in me non c' è,
ricordo tutto,
assai meglio di te?

Follia
Un giorno,
smarrita nel buio
della solitudine,
che tu
mi avevi regalato,
dopo anni,
mi trovai fra braccia
non tue.
Ancora era latente,
agli occhi,
il germe della follia,
unica tua eredità,
e ancora
morti non eravamo,
dopo il ritorno.
Lasciate quelle braccia
di calda freddezza,
come un volo di rondine,
ho visto sparire,
antiche e fragili mura
di amicizie fatue,
dimentiche e incuranti
della nostra follia,
e avvolta da te,
da quegli inganni
sono scappata,
prima che la tua anima,
ancor più rondine,
nuovamente, a me,
si fosse rivelata.

L' amico
In quelle pagine,
ormai sbiadite,
ti vedo
con gli occhi
di quella che ero.
Insieme abbiamo attraversato
solo pianure,
dei cui fiori ancora sento il profumo.
Quanto tempo è passato!
Non immagini i boschi
e le montagne che ho attraversato,
ho ancora le cicatrici delle fiere
che mi hanno aggredito.
Nelle tue pagine ch' eran bianche,
cosa hai scritto?
Ti rivedo oggi con gli occhi di allora
anche se solcati di lacrime.
Perché non mi hai preso per mano
nel lungo cammino?
Abbracciami,ora

Eri di rosso vestita
Soffia,il ricordo
di baci rubati,
di immenso dolore,
sfugge il mio tempo,
addio all'amore.
Lacrime in regalo.
Ho sfiorato il cielo.
Ti ho visto colare
nelle mie braccia,
vestita di un bell'abito rosso
che vorrei rindossare.
Lacrime in regalo,
labbra serrate,
di fronte ai colori nuovi
che mi vestono

Vita
Ti ho visto,
riflessa nell'iride,
mentre vezzosa
mi specchiavo.
Ballavi, dipinta di mille colori,
ornata di veli, mi sorridevi.
Sei sparita in una scia di niente.
Ora, riflesso,vedo solo
il nero dei miei occhi

Vento
Torna a bussare con forza ai miei vetri,
a farmi inondare di lacrime casa,
a riempire di false risa i miei muri,
a cingermi ancora,
prima di scappare,
come un burrascoso,
instabile vento


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