Licenze del poeta


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Antologia poetica
L'amore - La donna - Morte dei propri cari - Affetto per i propri cari- Tristezza e solitudine - Il dolore - La nostalgia - Racconto di un episodio - La natura - Gli animali - Gli oggetti - I desideri - I ricordi - Il poeta e se stesso - Il poeta e i luoghi - Il poeta si diverte -

 

TU SAI CHE...

l'apparenza spesso inganna

la realtà supera la fantasia

le regole si cambiano

i sentimenti non hanno età

il tempo non è mai perso

scrivere è fermare il tempo

 

Il poeta rispetta sempre le regole?

Spesso si prende delle licenze,

e non solo stilistiche.

Leggi qui sotto:

 

Stranezze poetiche

S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo
S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempestarei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil en profondo;
 
s’i’ fosse papa, serei allor giocondo,
ché tutti ’cristiani embrigarei;
s’i’ fosse ’mperator, sa’ che farei?
a tutti mozzarei lo capo a tondo.
 
S’i’ fosse morte, andarei da mio padre;
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
similemente faria da mi’ madre.
 
S’i’ fosse Cecco com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le vecchie e laide lasserei altrui.

(Cecco Angiolieri)

 

A l’abruzzese de Melane

J’ v’arrengrazie, amiche sciampagnune,
biate a vu ca stete ‘ncumpagnie
‘nnanze a lu foche, a fa na passatelle!
J’ cqua me more de malingunie;
 
qua me s’abbotte proprie li c…….
Cante e cante, mannaggia la Majelle,
j’ ne ne pozze cchiù nghi sti canzune!
Lu sacce ca lu laure è bbone e bbelle
 
ma ‘nganne e ‘n core tenghe na vulie
de laure cotte nghi li capitune.
Me so’ stufate a ostriche e sardelle!
 
Ma putesse magnà la Mezzalune
sane sane, nghi quattre pipindune,
di li nostre, mannaggia la Majelle!

(Gabriele D’Annunzio)

All’abruzzese di Milano
Io vi ringrazio, amico compagnone,
beato voi che siete in compagnia
davanti al fuoco, a fare una passatella!
Io qua muoio di malinconia;

qua mi si gonfiano proprio i c.......
Canta e canta, mannaggia la Maiella,
io non ne posso più di queste canzoni!
Lo so che l’alloro è buono e bello

ma in gola e in cuore ho una voglia
d’alloro cotto con i capitoni.
Mi sono stufato a ostriche e sardelle!

Magari potessi mangiare la Mezzaluna
intera, con quattro peperoni,
dei nostri, mannaggia la Maiella!
(Traduzione: Lorenzo De Ninis)

 

   Visita di protocollo
Alamdamaramalamandamalà.
Madama.
Ciribiribiciribiribiciribiribi.
Eremsemdereremendereremè.
Messere.
Ciribiribiciribiribiciribiribi.
Infilinfidinfikinfibrillirì.
Bikini.
Ciribiribiciribiribiciribiribi.
Oromsomdororosorodorodò.
Pomodoro.
Ciribiribiciribiribiciribiribi.
Umfudumfulumfutumfurù.
Fumo.
Ciribiribiciribiribiciribiribi.

(Aldo Palazzeschi)

 

La politica
Ner modo de pensà c’è un gran divario:
mi’ padre è democratico cristiano,
e, siccome è impiegato ar Vaticano,
tutte le sere recita er rosario;

de tre fratelli, Giggi ch’è er più anziano
è socialista rivoluzzionario;
io invece so’ monarchico, ar contrario
de Ludovico ch’è repubblicano.

Prima de cena liticamo spesso
pe’ via de ’sti princìpi benedetti:
chi vo’ qua, chi vo’ là... Pare un congresso!

Famo l’ira de Dio! Ma appena mamma
ce dice che so’ cotti li spaghetti
semo tutti d’accordo ner programma.

(Trilussa)
La politica
Nel modo di pensare c’è un gran divario:
mio padre è democratico cristiano,
e, siccome è impiegato al Vaticano,
tutte le sere recita il rosario;

dei tre fratelli, Gigi che è il più anziano
è socialista rivoluzionario;
io invece sono monarchico, al contrario
di Ludovico che è repubblicano.

Prima di cena litighiamo spesso
per via di questi princìpi benedetti:
chi vuole qua, chi vuole là... Pare un congresso!

Facciamo l’ira di Dio! Ma appena mamma
ci dice che sono cotti gli spaghetti
siamo tutti d’accordo nel programma.
(Traduzione: Lorenzo De Ninis)

   

Li soprani der monno vecchio
C’era una volta un Re cche ddar palazzo
mannò ffora a li popoli st’editto:
- Io so’ io, e vvoi nun zete un cazzo,
sori vassalli bbuggiaroni, e zzitto.

Io fo ddritto lo storto e storto er dritto:
pozzo vénneve a ttutti a un tant’er mazzo:
Io, si vve fo impiccà, nun ve strapazzo,
ché la vita e la robba Io ve l’affitto.

Chi abbita a sto monno senza er titolo
o dde Papa, o dde Re, o dd’Imperatore,
quello nun pò avé mmai vosce in capitolo -.

Co st’editto annò er boja pe ccuriero,
interroganno tutti in zur tenore;
e, arisposero tutti: E’ vvero, è vvero.

(Giuseppe Gioacchino Belli)
I sovrani del mondo vecchio
C’era una volta un Re che dal palazzo
emanò ai popoli quest’editto:
- Io sono io, e voi non siete un cazzo,
signori vassalli imbroglioni, e state zitti.

Io rendo diritto lo storto e storto il diritto:
posso vendervi tutti a un tanto al mazzo:
Io, se vi faccio impiccare, non vi faccio un torto,
perché la vita e la roba Io ve le do in affitto.

Chi abita in questo mondo senza il titolo
o di Papa, o di Re, o d’Imperatore,
quello non può avere mai voce in capitolo -.

Con quest’editto andò il boia per corriere,
interrogando tutti sull’argomento;
e, tutti risposero: E’ vero, è vero.
(Traduzione: Lorenzo De Ninis)

 

Il deputato
Rosina, un deputato
non preme una saetta
che s'intenda di Stato:
se legge una gazzetta
e se la tiene a mente
è un Licurgo eccellente.

Non importa neppure
che sappia di finanza:
di queste seccature
sa il nome e glien'avanza;
e se non sa di legge,
sappi che la corregge.

Ma più bravo che mai
va detto, a senso mio,
se ne' pubblici guai,
lasciando fare a Dio,
si sbirba la tornata
a un tanto la calata.

Che asino, Rosina,
che asino è colui
che s'alza la mattina
pensando al bene altrui!
Il mio signor Mestesso,
è il prossimo d'adesso.

L'onore è un trabocchetto
saltato dal più scaltro;
la patria, un poderetto
da sfruttare e nient'altro;
la libertà si prende,
non si rende, o si vende.

L'armi sono un pretesto
per urlar di qualcosa;
l'Italia è come un testo
tirato sulla chiosa
e de' Bianchi e de' Neri,
come Dante Alighieri.

Rispetto all'eguaglianza,
superbi tutti e matti:
quanto alla fratellanza,
beati i cani e i gatti:
senti che patti belli
che ti fanno i fratelli?

- Fratelli, ma perdio
intendo che il fratello
la pensi a modo mio;
altrimenti, al macello -.
A detta di Caino,
Abele era codino.

(Giuseppe Giusti)
Il deputato
Rosina, non importa affatto
che un deputato
s'intenda di Stato:
se legge una gazzetta
e se la tiene a mente
è uno statista eccellente.

Non importa neppure
che sappia di finanza:
di queste seccature
conosce la nomenclatura e gli basta;
e se non è esperto di legge,
sappi che la corregge.

Ma più bravo che mai
va detto, a parer mio,
se nei momenti cruciali,
lasciando fare a Dio,
furbescamente evita la seduta
sottovalutando la gravità del problema.

Che asino, Rosina,
che asino è colui
che s'alza la mattina
pensando al bene altrui!
Il mio signor Me stesso
è il prossimo d'adesso.

L'onore è un trabocchetto
saltato dal più scaltro;
la patria è un campicello
da sfruttare e nient'altro;
la libertà si prende,
non si restituisce, oppure si vende.

La guerra è un pretesto
per urlare di qualcosa;
l'Italia è come un testo
commentato con note tendenziose
e dei Bianchi e dei Neri
come per Dante Alighieri.

Rispetto all'uguaglianza
tutti superbi e stupidi:
quanto alla fratellanza,
ne hanno di più cani e gatti:
senti che patti belli
ti fanno i fratelli?

- Fratelli, ma perdio
pretendo che il fratello
la pensi come me;
altrimenti, al macello -
A detta di Caino,
Abele era un ottuso reazionario.

(Traduzione: Lorenzo De Ninis)

 

La corte del Leone
El Leone, ch'è Re de la Foresta,
disse un giorno a la moje: - Come mai,
tu che sei tanto onesta,
hai fatto entrà 'na Vacca ne la Corte?
Belle scorte d'onore che te fai! -
- Lo so, nun c'è decoro:
- je fece la Lionessa -
ma nun so' mica io che ce l'ho messa;
quela Vacca è la moje de quer Toro
ch'hai chiamato a guardà l'affari tui:
sopporto lei per un riguardo a lui;
ma si sapessi er danno
che ce fanno 'ste bestie, che ce fanno!
- Hai raggione, hai raggione, nun ce torna -
j'arispose er Leone; e er giorno istesso
fece 'na legge e proibbì l'ingresso
a tutti l'animali co' le corna.
Così per esse certo
d'avè 'na corte onesta,
er Re de la Foresta
lo sai che diventò? Re der Deserto.

(Trilussa)

Mi mandi via?
Io rubo, fornico, uccido,
faccio il mezzano e la spia:
ebbene? mi mandi via?
ti rido in faccia, ti rido.

La vita è breve ed è un gioco
che si perde troppo presto.
Mette conto essere onesto
(breve la vita) per poco?

Io rubo, uccido, fornico,
so tender bene i miei lacci:
e che per ciò? mi discacci?
Càlmati, càlmati, amico.

Mio Dio, la vita è sì corta,
si fa sera tanto presto
che l'esser buono ed onesto
è ormai di un'epoca morta.

Ci credi, sii sincero,
ci credi punto per punto
alle virtù di un defunto?
Se ci credo io? No davvero.

Essere onesto! ma è come
porre una foglia di fico
su un tondino d'ombelico:
eccesso di precauzione.

Essere onesto! Non oso
nemmeno pensarci. Onesto!
Finché nel mondo ci resto
non vo' trovarlo noioso.

Io rubo, fornico, uccido,
faccio il mezzano e la spia
e vendo l'anima mia
a un Mefistofele fido.

Ebbene? Mi mandi via?
Vado, fratello mio buono,
ma ti assicuro che sono
in ottima compagnia.

(Marino Moretti)


Allora, che cosa aspetti?
Sonda il tuo animo, esplora il mondo!

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