Poesie di Marlon Dani


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Voi sentite
Ma voi sentite notte giorno sera
quanta sapienza per televisione
viene versa con attenzione
ai polli del cortile? Ma chi era

il più bravo a spiegare barbanera
o il formaggio che la nazione
adopera sui calli a porzione
esagerata? Italia prigioniera

è da un pezzo alla mercè di questo
o di quello saputo a conciapelle
di lepri volpi cani disonesto

finché si vuole però ricco e sano
di mente tanto è vero che in cappelle
si finge papa ma fa il sacrestano.

La botte vuota
Dicono che in Italia Beppe Grillo
fa paura, spavento! Per che cosa?
Pensate che sostiene che una rosa
è una rosa e non un coccodrillo.

Lo spaventa si spiega: se uno squillo
di tromba sveglia chi dorme e riposa
sull’idea che sia meravigliosa
la tutela del sonno senza assillo

di sapere e vedere chi ci toglie
l’aria a respiro della verità.
Che si vuole? Che adesso anche le foglie

ci passano per pere a qualità
di marca? E dunque sia lieta la moglie
ubriaca e la botte vuota là!

Corvi in città
Che mangiavano i corvi su in montagna?
Cosa mangiano adesso qui in città?
Cittadini sicuro a qualità
di chi lavora più e più guadagna.

Ma che lavoro è dei corvi? Lagna
sento per aria “cra cra cra cra”.
Disperati di pioggia vento sta
nell’aria il grido che a volte ristagna

sulle case a tristezza. Chi conosce
la vita degli uccelli sfortunati?
Cantano i merli i passeri, le angosce

dei corvi mi rattristano perché
sono neri forestici guardati
con paura dai più, se non da me.

.Che t’importa
Ma che t’importa a te che vai sicuro
per la tua strada ormai di luce piena?
Che ti importa di questa nuova scena
di Sali scendo se tu vedi il futuro

altro da tutti e sempre? Si, mi curo
di ben altro. Però reco una pena
mai negata che un poco mi rimena
alla mente il potere più oscuro

che fu imposto di vanto ai miei vent’anni.
Ho gli occhi adesso lieti di fortuna
che mi scelsi con mille e mille affanni

quando era certo che via nessuna
si apriva per soprusi e mille inganni
a che negava col sole la luna

.Da dove venite?
Da dove ora venite affaticati,
uomini, sulla terra? Di dolore
dite valle di lacrime e furore
ancora dove sono fabbricati

palazzi grattacielo inanellati
di finestre di luce? Ma valore
non dimostrate a tessere stupore
d’ingegno senza fine? O sequestrati

siete dal tempo che betta filava?
Che nessuno più oltre le colonne
d’Ercole con paura si portava?

Mi sbaglio o non avete più le donne
a filare di notte? Chi sognava
di avere pantaloni e non più gonne?

.Come antico aedo
Come un antico aedo con un fiore
io busso alle finestre dove sono
fanciulle innamorate a ogni suono
di voce di letizia d’amore.

Non è tempo d’amare? Non è dono
più dell’anima il cielo di favore
di primavera? E chi tolse l’onore?
chi volle che la terra in abbandono

rimanesse dell’arte della vita?
E’ mafia adesso che vince la sete
dell’anima a conoscere infinita

la gioia della luce? Non avete
più tempo a meraviglia inaudita
del cielo vero di stelle e comete?

.Abbiamo il Papa
Abbiamo il Papa e non abbiamo il Re:
sapeste che disgrazia, cittadini!
Tanto più che non mangiano i bambini
i comunisti e quelli come te,

che russano di giorno anche se
sono svegli, hanno cervelli fini
ma sbandano su grillo e sui grillini
con gran fortuna non si sa perché.

Un tizio fa la bambola e dormicchia
quando è già il tempo di andare in galera.
Che si fa? Si va giù e più si picchia

un maresciallo ch'è carabiniera.
Poi si va a casa e il popolo canticchia
"addavenì baffone"! o barbanera?

Dove vai Francesco?
Dove vai, Francesco? Ora la strada
è furiosa di macchine e carri:
se vai a piedi facilmente sgarri
e ti buttano sotto. Non ti bada

più nessuno. La povertà? Dirada
il pensiero, Francesco, sui tamarri
che ti offesero a morte! non ti sbarri
più la strada nessuno. Se accada

che qualcuno ti celebri a immortale
canto nel paradiso, tu alla Averna
moristi crocifisso come il tale

di luce inviolabile superna
ucciso in modo infame. Quasi uguale
a lui tu vivi d'una gloria eterna.



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