Poesie di Cristiano Menaldo


Home page  Lettura   Poeti del sito   Racconti   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche

 
crack
qualcosa si é rotto,
scendendo una scala troppo ripida,
salendo un'emozione troppo forte,
un riflesso troppo violento
nello specchio degli occhi

crack
uno schianto terribile
uno scoppio che squarcia la ragione
che spacca le ossa

crack
improvvisa vertigine di vuoto
tutto vacilla
pezzi di parole fluttuano incoerenti
tutti i volti sono a metà
le mani non restano al loro posto
ed ogni ricordo giace in cocci
sul pavimento dei pensieri...

poi,
poco a poco
il tempo ricuce la luce
ed i mobili smettono di scappare

pianto chiodi rugginosi per fermare i sentimenti
sulle pareti dei giorni...
piango veleni sintetici ad intervalli regolari...
mi guardo i piedi...
guarirò?

Chi é straniero di chi?
Sulla nera terra delle notti
germogliano sogni
che noi chiamiamo domani:
fatue impressioni luminose
che fluttuano
silenziose
fino al nostro risveglio.

Poi, da sotto la pelle,
stride forte il sangue
scorrendo a fatica nelle vene;
le retine indolenzite si riempiono
di abbacinante realtà
e tutto ciò che facciamo
non ha guida
non ha scopo
non ha misura alcuna.

Fra i tendini e le ossa
c’é un altro...
chi é il mio straniero?

Parfois la nuit
les pensées sont petits miroirs
et tes yeux sont grands ouverts
dans le noir qui nous entoure.

And even kissing aloud
the silent lips of the darkness
won't stop the coming
of the shivering fears

come si sbagliava Kurtz!
dall'alto della sua ogivale credulità
divideva il mondo
in passato e futuro,
luce e tenebra,
oblio e ricordo.

Poi solo passi ovattati
fuori
sulla strada
quand les réves se décomposent
into the early morning.

Qualcosa si è perso.
Non si sa a dove,
si guarda da un’altra parte
e l’anima
se ne rotola via silenziosa
dietro la schiena;
ed anche a girarsi
non la si trova più.

Qualcosa si è perso.
Non si sa quando,
un istante indefinito e fermo;
da dietro un vetro
ti si è vista passare
piovosa
ed avevi vent’anni.

I ricordi sono
spioventi arrugginiti
che i tuoi occhi di tempo
corrodono lentamente.

Qualcuno si è perso,
non si sa chi sia.

Heal me
from the death of the dreams,
I want to sink fearless.

Free my thoughts
of this chemical disease.

I want to puke
all the poisoned blood
and become rain and tears,
sparkling lights upon the waves,
pure desire
upon your mouth.

Drain all the aching memories
from my shivering soul,
I don't want to be awaken any more.

Stupidi
Credevano
che i loro pugni
potessero
raddrizzarmi.

I loro bastoni
tozzi e ravvicinati
vinsero
la guerra delle ovvietà
quando
la mia testa
emise un sordo CROCK
di dissenso.

L'inutile violenza
non spezzò mai
le fibre multicolori
che ci legavano.

I tuoi occhi,
muti e lucidi di rabbia
ancor oggi
mi dissero:
"Sono con te".

Risveglio
Nella penombra
le ultime parole
profilano
la vera distanza.

Tenui riflessi d’esterno
illudono
le docili pareti dell’anima.

Ma l’inesorabile incedere del giorno
consuma in fretta
anche l’ultima ECO
della notte trascorsa
e lascia
il tuo prezioso silenzio
a tessere
nei miei pensieri
trame
di mute lusinghe.

Il primo cielo
di Marzo
ne è solo l’inizio,
così un sorriso,
uno sguardo
o poco più.

Lapislazzuli
I tuoi occhi,
le tue parole,
le mie parole,
quello che hanno detto
di noi,
il sole nella pozzanghera,
la notte non dormita,
il bimbo addormentato,
il mare,
il vento,
i giorni d'estate,
tutti gli autunni,
i sorrisi dimenticati,
il primo vestito azzurro,
la prima sera,
il piede sulla terra nuda,
un passo nella rugiada,
bussare,
partire,
aspettare,
raccogliere una conchiglia,
prenderti la mano,
prenderli per mano,
tutte le nuvole pensate,
tutte le strade
e tutti i sentieri nei boschi,
tutti i ricordi...

Tutto
è lucente lapislazzuli
nella sottile pioggia di Tempo
che è la vita.

Blu, verde, viola,
nuvole
alberi
ascensori,
gli ultimi ricordi sul cuscino,
la mano ha lasciato il suo appiglio.

Blu, verde, viola,
pensieri
tramonti
scale,
il cielo e' assolutamente terso,
gli ultimi respiri sul cuscino,
il vento ha raccolto i tuoi occhi
per un sonno piu' lungo.

Blu, verde, viola,
addio.

N. E.
Parleranno di noi,
di quando ci baciamo
con gli occhi
senza guardare,
di come rubiamo
le ore più dolci
del giorno,
dei nostri sconvenienti
silenzi,
del sole
che ci brucia dentro...
e non capiranno.

Parleranno,
e noi lasceremo andare
i passi ed i pensieri,
attraverseremo le stagioni
fino a ritrovarci
bambine
sotto il salice dei giochi.

Tienimi ancora la mano
ora,
ancora per un po'.

Andavo
tramutando tristezze in passi,
passi in orizzonti
ed orizzonti
in oblique discese dell’anima
che non fossero
indaco assoluto.

Da dietro
i palazzi gravidi di noia
l’ultima luce
riverberava promesse
in fondo ai miei occhi
stanchi.

Fu purpurea esplosione
la sera;
e poi fu la Notte.

Dov’ero finito?
E perché?

L’acre odore della periferia
scorreva
lento ai margini.

Le stelle improvvise
invertirono il loro moto
ed il cielo tutto
si strinse
di infinita solitudine.
Il mio urlo si perse
nell’assordante vuoto…

Chi aveva cacciato gli Uomini?
e perché?

cosa c’è
dietro ai nostri occhi?
cosa
non riusciamo a vedere?

le pietre
spostano le pietre
e posso RICONOSCERE
le tue mani
attimi prima
che sfiorino la mia pelle.

il cielo crolla
offrendoci nudi
al sole di giugno.

abbiamo costruito
Torri
di vana solidità,
razzi astronavi bombe
e pacemaker.

lasciamo umide
impronte
sulla battigia della vita…

cosa c’è
dietro ai nostri occhi?

Lettera
Veloci corrono gli occhi
rotolando
a perdifiato
sulle scoscese sillabe.

Veloci...
come veloci corsero
le tue abili mani
nel segnare l'opaco foglio
con taglienti parole.

Veloci
anche i miei pensieri
corrono:
attraversano rapidi
i tuoi precisi capoversi
per giungere in fretta
al tuo nome
che è fine di tutto.

Tramonto
L'orizzonte
s'infuoca
di un rosso cupo,
imbrunisce l'aere
attorno alle gambe
ed ai pensieri.

È l'ora
in cui le purpuree ombre
si rifugiano
silenziose
nelle volute del cuore
per sopravvivere
alla fredda notte.

È l'Ora dell'Inganno,
e noi
con passi svelti
e baveri rialzati
siamo convinti di sfuggirle...
(ma la Belva ci è dentro
ormai
e col favore delle tenebre
verrà a divorarci
l'anima
fin sotto le tiepide coltri
dell'Indifferenza.)

Il dolore non c'è.
Il rispetto non c'è.
La vergogna non c'è.

I nostri cuori
sono rinchiusi
in piccole
scatole di cartone,
opachi ed inerti,
indifferenti.

Il Libro degli Uomini
non è mai stato scritto;

un’unica Illusione
ci raccoglie tutti
e ci getta via a manciate,
un po' alla volta
affinché nessuno
possa accorgersene.

Le Porte
si sono aperte,
ma nessuno osa entrare.

Timorosi
come cani randagi
troppe volte percossi dalla vita
ce ne stiamo sul limite,
esanimi e famelici,
torvi negli occhi
ed intorpiditi nei pensieri,
paralizzati
dall'atavica paura di sapere
siamo incapaci
di oltrepassare
quell'oscura soglia
che ci separa dalla Verità.

Di secoli d'umana Ragione
ora
non resta che
un sordo
digrignare di denti
a coprire la sconfinata
INADEGUATEZZA
del nostro esistere.

Per R.
Così
te ne sei andata,
mangiata da dentro
dalla bestia che
Nessuno
ha saputo fermare.
Ora che la fredda terra
ti aspetta,
inadeguate parole
frugano gli animi
a caccia
di facile commozione.
Mentre guardo sfilare
volti
striati di lacrime
ammutolisco nel cuore
e cerco nei ricordi
i tuoi occhi,
limpidi ossimori d'autunno
che solcano i miei pensieri
lasciandovi
attimi
di serena angoscia.

Il caldo cielo
del primo pomeriggio
è immenso ed immobile,
assolutamente azzurro,
terso.

Bianche vele
incidono i pensieri
seguendo
quiete geometrie
mentre
l’ozioso volo
di un gabbiano
arriccia
lembi di mare
in una vaga
promessa
di felicità.

Sarò
INCONSISTENTE.


La pioggia
mi passerà senza
bagnarmi.
Il vento
mi attraverserà
senza spostarmi:
non un pensiero
si muoverà,
non un pensiero.

Le tue mani acri
mi toccheranno
senza sentirmi.
I tuoi occhi
mi guarderanno senza
vedermi,
non una parola
potrà raggiungermi
dentro.
Non ci sarò.

L’Universo intero
se ne scivolerà via
ineluttabile
ed io mi perderò
coscientemente quieto
nel Nulla
dei giorni a venire.

Riesumazione
Avevi le labbra violacee
quando ti estrassero;
era d'Aprile
e dalle tiepide zolle
emerse
l'acre odore
del tempo trascorso.
La tua pelle era
candida
e tesa sulle
ossa fragili.

Ma quando riapristi gli occhi,
in un attimo
il cielo ritrovò
il suo più vero colore
e tutte le notti
non dormite
tornarono all'unisono
per dare un senso
al tuo lungo silenzio.

"Che ne facciamo?"
mi chiesero.
"Non lo so" risposi,
"non lo volli io".

E si richiusero
gli occhi tuoi per sempre
su ogni giorno
futuro.

Il vano
gorgo
delle brame umane
divora
avidamente
le nostre coscienze
mentre,
come curvi e zoppi
buffoni
in cenciosa
processione,
le nostre esistenze
passano.

I tuoi occhi
solcano
i miei pensieri
come
il geometrico volo
di un falco
nel limpido cielo
d'agosto.
Posano poi
la loro antica bellezza
sull'aspra
rupe dei ricordi
ed attendono
che io
distratto
lasci indifeso il cuore
per affondare
profondi
gli artigli
della nostalgia.

Di giorno
sono molto bravo
a nascondere
le mie più profonde
paure
dentro le molteplici
occasioni d'ombra
che la vivida luce del sole
crea
nelle nostre vite.

Di notte poi,
quando la ragione
vacilla
sotto i colpi del sonno
ed i tuoi sogni
di bimba
riecheggiano
di monosillabica agitazione,
di notte
il mio cuore
smarrito nelle immense tenebre
del futuro
trema di sgomento
al pensiero
di poter non essere
parte
dei tuoi domani.

Grigio come questo
cielo
il ricordo delle tue mani
si estende
a perdita d'occhio
sui miei pensieri:
tutto quello che impararono
sul mio corpo,
tutto quello che vi lasciarono,
tutto quello che
mai sapranno...
tutto si scioglie
in questa sottile pioggia
che non bagna abbastanza
per arrivare al cuore
e lavarne via
i rimpianti.

Gli occhi
distratti
degli indifferenti
sono specchi
opachi
che riflettono
con estenuante tenacia
tutta la stanchezza
del mondo.

É la vita
un sussurro del Tempo:
spesso rimane
lontano mormorio
indistinto,
ma certe volte
la sua rauca voce
si fa così vicina
da incidere
sotto
la nostra pelle
silenziose
sillabe
di immensa
BREVITÀ.

Le ruvide nocche
del TEMPO
bussano vigorose
alla mia porta:
di anno in anno
capienti mani
prendono la mia vita
e lasciano ricordi.
Ma dietro alle tue palpebre
socchiuse
leggeri polpastrelli
accarezzano i tuoi
domani
con futuri cieli
d’indaco.

C’è una voce
che chiama
nella profonda oscurità
della notte:
strazia le gialle pareti
del sonno
con monotone strida
prolungate
cercando chi non c’è più.
Quando poi tace,
rimane
l’afono sgomento
di tutte le coscienze
ad accompagnarci
fino al solito
risveglio.

Roridi ricordi
di te
quieti stanno
fra i fili d’erba
degli ANNI.

Un piccolo
gioco di specchi
riflette
i tuoi occhi
in ogni angolo
della memoria.

Io,
intrappolato
in questa formula magica
che è la vita,
trascorro
il mio tempo
cercando di ripetere
le parole all’indietro
per tornare
dove iniziava
l’amore.

Les cieux vert-chou
Tutte le parole
inutili
sono granelli di sabbia
sotto le ciglia
dove
iridi irritati
tormentano
di muta angoscia
i pensieri;
solamente
un limpido ricordo
d’autunno
può,
con le sue magie lacrimali,
dare sollievo
agli occhi verde-cavolo.

Nel silenzio palindromo
di questi giorni
risplende
il tacito battito
del tempo:
con la sua rigida
METRICA
scorteccia
le nostre vite
in innumerevoli
attimi
d’assenza.

(Lapidazione)
Mentre cadono le pietre
oblique e pesanti
sulle mie ossa
penso solo
a tapparmi le orecchie,
a chiudere gli occhi,
a lasciare
fuori di me
questo vostro mondo
di belve.

Deglutisco in fretta
la mia disperazione
assieme ai miei denti
dai vostri pugni
rotti
in mille schegge taglienti
in fondo alla gola.

Voglio morire dentro
velocemente,
il prima possibile,
per non sentire più
nella mia carne
i dolorosi morsi
dei vostri calci
e le livide accuse
dei vostri bastoni.

Soprattutto
voglio morire subito
per non sentire più quelle parole,
quelle sue parole
che a scrosci violenti
percuotono
il mio cuore
lasciandolo lacero e sanguinante,
quelle parole di disprezzo
che mio padre sputa sulla mia anima,
quegli osceni insulti,
gli stessi...
che gli sentii dire quella volta...
a quel cane...

È la vita
una tazza
che sfugge di mano,
i cocci
nello scuro liquido
riflettono
ANSIETÀ.

(Assenza)
Silenziosamente
le mani
cercano
chi non c’è più.
D’ora in ora
sguardi lenti
percorrono
con afoni rintocchi
le stanze
vuote
dei ricordi.
Il mattino verrà…

(22/2/2002 - Dopo la pioggia)
Il cielo
livido e rabbioso
pianse tutto il suo grigio.
Dopo molte notti,
dopo molte porte
sbattute dal vento,
tornarono le nubi
a sparsi gruppi,
rapide e casuali,
distratte.

(1/2/2006)
Mi credevo
ormai
scoglio di dura roccia
erto
contro i tempestosi
flutti della vita;
invece,
sapore antico,
nuovamente
mi ritrovo ferito
e come porosa argilla
sgretolato
nel cuore
da un improvviso
silenzio.

(2/4/2003 - Iraq)
Con la memoria torno
più e più volte
a quando ero bambino…
le braccia scure di mia madre
mi tengono stretto alla sua speranza,
poi, fu luce accecante…

Con la memoria torno
più e più volte
a quando ero bambino…
il monotono lamento del motore soffoca
il caldo respiro del vento
gravido di sabbia e di grida,
poi, fu luce e silenzio…

Con la memoria torno
più e più volte
a quando ero bambino…
lontane sagome d’uomo
sorvegliano l’orizzonte
in fondo ai miei piccoli occhi,
poi, fu luce e sgomento…

Con la memoria
infinite volte
torno
tra le braccia di mia madre,
gli schianti del metallo sul metallo,
le schegge di vetro,
proiettili lacerano la carne,
un sapore rosso dolciastro
toglie l’aria alla mia gola,
poi, fu luce…
e non fui più bambino…

(2/3/2007)
Pallidi dentro
giochiamo distratti
con le rapide ore
dei giorni.
Scivolano senza sosta
le inutili parole
verso l'oblio
delle notti.
Tutto il sole del mondo
ci brucia la pelle
e solo a volte
un fuggevole ricordo
reca
ai nostri cuori
lontane voci
di una perduta felicità.

(Dicembre 2006)
Tutto è fermo.
Nulla si muove
nell'algida luce
già obliqua
di questo breve
pomeriggio.
La stanca campagna
silenziosa
prepara le sue sfibrate zolle
alle imminenti gelate...
ed io
il mio cuore
al rigido Inverno
della mia malinconia.

(Novembre 2006)
Bianchi
petali d'Inverno
tracciano tremule
increspature
di te
sulle limpide
ACQUE
di questi giorni.

(Arrivederci)
Ci ritroveremo.
Ben oltre
gli umani affanni,
lontano,
molto al di là
della morte,
dove le nostre
rarefatte coscienze
si disperderanno
fra i disordinati flutti
del Tempo;
lì in fondo,
quando ormai
nemmeno l'amore
sarà più,
ci ritroveremo
ed ebbri
dell'infinita noia del cosmo
rideremo
di tutto ciò che fu.

(5/2/2008)
Aspettavo.
All’improvviso
un riflesso di me
mi guardò
dalle porte di un autobus.
Rapido
mi scrutò
attentamente da dentro:
per un breve attimo
fu incuriosito,
quasi sorpreso…
poi i suoi vitrei occhi
si riempirono
dell’eterna
STANCHEZZA
di essere il casuale ripetersi
degli innumerevoli
momenti
di un altro.
Poi scomparve…
Aspettavo.

(10/10/2007)
Quando finiremo i giorni,
la silenziosa serpe
avvicinandosi
lascerà un'unica traccia
sull'umida rena del mattino;
il nostro vano
e continuo
ritagliare
situazioni di carta
con le forbici dell'inganno
troverà requie.
Ed allora
solamente in quell'ultimo
ISTANTE
tornerà il primo pensiero
di te
e rimarranno
per sempre
cieli d'indaco
in un vuoto immenso.


Home page  Lettura   Poeti del sito   Racconti   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche