Poesie di Andrea Peis


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Andrea Peis

Nasco a San Gavino Monreale il 18 Novembre 1982 ma vivo da sempre ad Alghero incantevole cittadina del Nord Sardegna.
Frequento inizialmente gli studi classici presso il liceo "Manno" di Alghero per poi trasferirmi a Sassari e conseguire il diploma ad indirizzo linguistico. Attualmente svolgo la professione di pizzaiolo in un ristorante della mia città. Inizio a leggere e ad appassionarmi di poesia circa cinque anni fa, affascinato e coinvolto sopratutto da quella decadente. Nonostante anche io cerchi di cimentarmi in questa bellissima arte, posso comunque dire di non viverla positivamente, anzi. Scrivere e rileggere una poesia fa, ancor di più, prendere consapevolezza della propria situazione. Vi chiederete allora perché scrivo?
Me lo sono chiesto anch'io e ciò che posso dirvi è che probabilmente mi piace violentarmi.
E-mail: andrea.peis@libero.it 


Ichnussa
(Alla mia amata Sardegna)

Tra questi fusti arcuati,
sbattuti,
appesantiti da un passato che ne sovrasta le chiome
io trovo ristoro.

In queste rive frastagliate
abbracciate dal mare in ogni dove,
violentate dai venti
che incuranti ne delineano il profilo
si appaga la mia anima.

Mi immergo nei racconti di una terra stanca
e ne scopro folclori antichi,
che,
all’incalzar del tempo ancor resistono.

Sono danze sfrenate.

Sono maschere nere,
turbate,
minacciose.

Sono corse a cavallo,
a rincorrersi
o ad acchiappar stelle.

Sono antiche vesti che queste tradizioni adornano.

Questa è la mia terra,
la mia isola,
la mia gente.

Questo, e tanto altro.

Amica mia
Oh amica mia,
che posso ora dirti?

Tra le lenzuola sgualcite,
che ancor di lei sono intrise,
concedo a te le mie pene,
se di me vorrai sapere.

Dipingo il mio male,
nell'abbandono di questo giorno eterno,
nell'imbarazzo di un altro attimo.

Frastornato dall'ebrezza di un rosso,
con in bocca il sapore rancido di una cicca,
indugio sui miei passi.

A te,
Amica mia,
dono dolcemente questi versi
che tu possa farne ciò che vuoi,
son solo parole di un burattinaio povero
che non muove più i suoi fili.

Se poi ti allieterà,
piu gaia sarà questa notte.

Aspetto senz'ansia un nuovo sole,
e quasi mi compiaccio di questo nulla,
che mi condanna
e mi rende immortale.

Ode alla poesia
Sconfinata seduttrice,
così volubile al dolor mio,
mai ti lagni,
e concedi alla tremante mano
le penurie dell’animo.

Beata amante,
mai tradisci,
perché di corruzion
non sai.

Al cospetto tuo
m’inchino
e nessuna maschera
d’ipocrisia,
mi vien da portare.

Come potrei?
Giacchè di me tutto sai?

Dal cinereo ciel turbato,
come dal sole tenue d’ alba,
sorgi,
da me voluta
a sgretolar i sentimenti più flebili.

“Oh compagna di agonizzanti viaggi,
se noi tutti potessimo somigliarti!”  

Dama
Oh
desiderata dama,
più non credi
al burattinaio di versi,
ed alle sue promesse,
così misere,
di più quieto viaggio
e di lieto viver?

Lasciasti piano
quest’ animo malato,
che compassion non cerca,
nell’infausto giardino dei ricordi.

Scappasti ,
senza dolore alcuno,
dalle vie impervie e fangose
del mio cuore
or nostalgico.

Oh,
desiderata dama,
che della mia maschera di pianto,
sapesti coglier le lacrime,
dove posso ora cercarti?

I troppi silenzi,
incessanti ardono,
nel vagar incerto
di un presente bugiardo,
ed una volta ancora
mi sovvien d’amarti.

Sponde
Tra le sponde di questo fiume,
un cupo sole ne rattrista le acque.
Acque che un tempo erano così chiare.

Com'era gaia questa esistenza!

Il mio passo pesante,
il mio volto distende
tratti di misantropia.

Queste visioni,
sono sassi scagliati in faccia.

Quesito
Come posso essere me stesso
tra le varie forme di me stesso?

Mancante
Dipingo il mio oblio,
tra solitudine e confusione,
permanente stato di degrado,
ruggine nell’ animo.

Sofferente,
abominevole,
imprigionato nella carcassa di me stesso.

Ora mi chiedo:
è questo che ho creato?

Ostinato passato,
sgradevole presente.

Chiuso dentro
Ed ora vorrei sognare,
ma non ho da dormire.
Chiudendo gli occhi,
aspettando,
ma la mente è gia sveglia.

Il mio corpo è sospeso,
fluttuante nell’aria,

la mia stanza dipinta di nero.

Ed ora vorrei sognare,
ma non ho da dormire,
comprendere a fondo,
vedere il disagio.

Nel mio profondo sonno,
magnifici sogni sapranno cullarmi,
aumentando al risveglio,
queste ignote fobie.

Lacrime di sangue
Tra silenzi altisonanti,
ho dipinto lacrime di sangue
sulla tela del mio cuore.

-Guarda!-
Mia luna distratta.

Conosciti
Non dare mai nulla per certo e scontato.
Sii sempre te stesso.
Sappi cogliere in ogni istante,
in ogni respiro del vento,
quella positività
che alla fine può renderti unico.
Scava dentro le buche del tuo animo,
inoltrati senza nessun indugio,
nei forzieri della tua fantasia.
Osserva ed ascolta,
nel silenzio.

Volto crudele
Malinconica volta celeste,
arida landa
di stranieri orizzonti.
Fronde morenti
incorniciano la fosca veduta.

Nessuna oasi a dissetarmi.

Circoscrivo il vuoto,
ed espando il tuo volto inespressivo.

Veste di nero,
oggi,
la tua immagine.

Per te,
vomito questi poveri versi,
e seguo le fiaccole funeree,
che mi invitano,
ad un banchetto di morte.

Onirico
Vorrei scrivere
di una serafica esistenza.

Parlare alla luna,
e sulle tondeggianti discese
adagiarmi
e trovar ristoro.

Riscoprire piano,
quel fanciullesco candore,
ormai "disimparato"
e mirar i colori del mondo,
da tutto affascinato e coinvolto.

Vorrei parlar dell'amore,
spietato compagno di vita,
come un incendio indolore……
……come dolce fragranza floreale.   

Notte di tramontana
Adagiato,
aspetto.
Cosa?
Forse niente.
Posso udir gli esili tralci,
sbattuti dal vigor tuo immenso.
Su questi frangenti sinuosi,
schiaffeggiati dal mare,
il tuo lamento ipnotizza,
squarciato,
a tratti interrotto.
Ammaliante il tuo potere,
a folate….
Anche tu vuoi esser ascoltato?
Quale melodia migliore
per franar nell’abbandono di questa seducente nottata.    

Canto alla libertà
Che la tua bianca luce
possa tornar a splendere su questo viso stanco.
Che il tuo nettare di vita
possa avvolgere ed allietare questo corpo lacerato.
Oh ridente e libera!
Nell' infelice attesa,
come nell' agonia di ogni giorno,
danzo in tuo onore sotto un cielo d' argento....
... sotto una pioggia di sassi.

Buio totale
Macabro destino,
provo a capire ma tutto è insensato,
fomenta rabbia tra queste vene.

Cado nel vuoto,
è un buio totale,
cerco un appiglio tra pensieri sconnessi,
mi aggrappo a futili speranze ma non trovo la pace.
A tratti scorgo una via,
riesco a capire,
amare è soffrire
e il disgusto prevale.
Lascio sfogare la mia pazzia,
incancellabile sensazione di odio.

Venere
Opache,
queste immagini beate ,
piccoli ricordi di una felicità ormai remota.

Un susseguirsi veloce,
quasi impercettibile,
di nitide visioni che solo tu hai potuto darmi.

Tutto allora,
parve semplice ai miei occhi,
ma le parole,
gli sguardi,
ora si dissolvono tra mente e cuore.

Mente e cuore che hanno smarrito la strada.

Ricordo il tuo viso d’una venere,
celestiale immagine che nessuno potrà mai distogliere.

D’un tratto mi voltai e tu non c’eri più,
solo allora mi accorsi che avevo smesso di vivere.

Poeta del niente
Che vai tramando,
oh ardente fiamma del mio spirito?
Sei giunta,
tra mille sorrisi incerti,
tra figure mal conce,
alla tua inesorabile fine.

Che vai tramando,
vecchio animo calpestato?

Non vedi più
quei colori sgargianti?

I tuoi contorni sono ora oscuri,
ed assaporano,
dolcemente,
i frutti acerbi di questa esistenza.

Che vai tramando,
oh poeta del niente?
Assopito
nel perpetuo tuo dolore.

Possibile che tu sia gia fantasma?

Se cosi è,
oh poeta del niente,
riposa nel grigiore di queste nuvole infernali

Compleanno
E’ insano il risveglio
nei ventidue anni della mia morte.
Volgo lo sguardo al passato,
tra prospettive svanite.
Più non trova dimora il conforto di questo sanguigno orizzonte.
Utopie!
Stolto son io che ancor le nutro.
Una vergine spoglia è questa vita,
che disillusa,
come colui che ne ha il potere,
attende solo d’ esser stuprata.     

Osservando
Guardavo oltre la mia immaginazione,
ritrovandomi in un luogo a me ignoto.
Un caotico silenzio risuonava soavemente nella mia testa.
Scorgevo a tratti una dolce realtà.
Mi guardavo attorno,
fino a che i miei pallidi occhi me lo permettevano,
ed una sensazione di immensità e potere assaliva la mia pelle.
Innanzi il mare,
in alto il cielo,
ai lati i monti.
E la mente assopita.

 


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