Poesie di Salvatore Presti


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Se il nuoto volete provare
per prima cosa sarà imparare
lo stare a galla e rilassare
il corpo, la mente ed il pensare.

Stendete le braccia, le gambe e il busto
ed proprio questo il modo giusto
per iniziar il rudimento
di ogni primo movimento.

La respirazione devote studiare,
inspira ed espira da fare e rifare
fin quando l'acqua sarà diventata
l'amica più amata e ricercata.

Sommate allora in tutti gli stili
rana, delfino o farfalla che sia
uno alla volta i movimenti
perfetti e senza stenti
fin quando assieme saran diventati

armonica sequenza di una frequenza.

Scoprite or dunque gli attriti nascosti:
gli schizzi d'acqua e gli arti mal posti
in modo tale da vincer con grazia

l'elemento che in ogni dove spazia.

Sentite nel cuore un ritmo pop
che via accompagni per sempre al top
di ogni prestazione che state eseguendo
di ogni movimento che state vivendo
e il corpo allora sentirete andare in risonanza

come un diapason che vibra in una vuota stanza.

In ultimo ancora vi voglio svelare
che questo sport è come suonare
e quindi voi tutti non dovete imitare
ma ricercare per poi trovare
il vostro unico modo di nuotare.


(continuazione per nuotatore esperto)

Per chi ha imparato tutto questo

per migliorare anche il resto

deve sapere cos'è un'accelerazione:

è sentire una forte emozione,
una bella progressione

che con dolcezza, grinta e destrezza

porterà il vostro nuotare,
già lo si sa,
ad alte velocità.

Se poi volete ancora imparare,
nel tuo nuotare ci deve anche stare

il proiettare con la mente

l'attenzione avanti a se
e il vostro equilibrio e baricentro

nell'addome, dentro di te.

p.s.
Questa mia poesia è stata scritta per insegnare il nuoto a tutti ed in particolare ai bambini. Tutto parte dal rudimento del nuoto, il galleggiare in acqua distendendosi a formare una linea, a cui si dovranno sommare tutti i movimenti in una armonica sequenza che si ripete in frequenza. Il nuoto in uno spazio confinato come la piscina per forza di cose prevede sempre una ripartenza dal bordo vasca e questo comporta che il modo di nuotare prevede degli stop e ripartenze. Per potere nuotare pertanto si è costretti a variare la velocità del proprio nuoto e ciò equivale ad accelerazioni e decellerazioni. Questo comporta variazioni di ritmo nei movimenti sommati alle respirazioni. Le frequenze di ritmo io le misuro misurano in bracciate e respirazione: 2 bracciate 1 respirazione, 4 bracciate 1 respirazione…..10 bracciate una respirazione. Buon nuoto.

 

Trovami amore,
cercami in un arcobaleno,
un’amaca
dove dondolare,
chiedi ad un prato
ed una margherita
ti risponderà,
chiudi gli occhi
e sogna
oltre il mare,
dove il cielo non ha
né una direzione
né un verso,
un posto piccolo
dove ci si può incontrare,
basta setacciare
nei nostri ricordi.

Povero e furbo
è il nostro legame
somma che si rigenera
in attimi
………..sanno di infinito,
di un luogo
senza tempo
dentro di noi.

Un sorriso zucchero filato,
la tua smorfia bambina,
un bacio lanciato in aria
come una rondine,
uno sguardo
che impone la resa,
sono la nostra promessa.

Trovami amore!
 

La caletta
Guizzi d'estate
pane per pasturare pesci
e tuffi bomba.
I rumori si mischiano al vento
fra fichi d'india e rocce,
continua ricerca
d'incontri meravigliosi,
di luoghi blu luminosi.
Piccoli pesci arcobaleno
giocano con i bambini.
 

Una poesia al sole
Come funghi
piccoli ombrelloni
segnalano presenze
sulla spiaggia
sconfinata.

Teli solitari
a due a due
tracciano gli amanti
che si baciano
nel mare,
ma dove sono?

Sassi accatastati
dai bimbi
creano fortezze
immaginarie
assaltate da
piccoli esseri
come le formiche,
sembrano uomini,
mentre Lidi vuoti
raccontano di turisti
che stanno per arrivare
o che non verranno mai.

Uniche presenze
i bagnini dietro i loro Raiban
assopiti
rassegnati
che scrutano l’orizzonte,
mentre le onde
danno il ritmo
del giorno di sole
sulla battigia.

Nella calma apparente
un solitario intruso
Il vento
attraversa il giallo oro
che si trasforma
nel blu intenso
fino a toccare il cielo
e le nuvole
passeggere
che raccontano storie,
che qualsiasi cuore
potrebbe decifrare
mentre il sole
a contemplare.

all’imbrunir del sole
Vento caldo d’estate
dallo scoglio
il garrito di un piccolo gabbiano
mentre un ritmo lontano
annuncia le serate
fra ritmi caraibici
immersi in mille lampadine
pronte a brillare.

Le parole non sono necessaire
nel rincorrersi fra le onde
nel rincorrere un ultimo
raggio di sole.

Si aspetta incantati
insieme la sera
…..il buio che unisce
condensa
cercando la misura del tempo
che già si era fermato
per troppa gioia.

Solo il pescatore
sulla sua barca sa
che è venuto il momento
per salpare o tornare.

Solo l’amare
…....l’amore
in un continuo risaccare
rimandare come l’onda
scorre alternato
e il suo canto naturale
libero di manifestarsi
invita ancora a nuotare
……fra una bracciata
ed una gambata
per poi galleggiare
insieme
stanchi e felici
tenendosi
sospesi per mano
in uno scorcio di eterno
alla luce delle stelle.

(baia del corallo 4 luglio 2022)

Silenzio
L’uomo moderno
un pauroso del silenzio,
perché allora penso!?

Ad ogni ora
rumori superflui:
accetto come una cantilena
il martello demolitore
del lavoratore,
odio lo spavaldo
con la radio a palla
che annega e sanguina
l’aria
intorno a me,
per stupidità,
supponenza di presenza.

Rumori eccedenti
annullano
il tempo
l’essere,
la natura:
il canto dei merli
per procreare,
il grido delle rondini
che salutano il sole,
la cantilena dell’acqua
in riva al mare
che nello scorrere
lenisce.

In ogni luogo
di una civiltà incivile
opulente
un’inutile cacofonia
scandisce i ritmi,
non permette i silenzi:
interruzioni
…………………………
………………………….
intervalli
vuoti necessari
a costruire dell’armonia
che risiede in noi,
il nostro dialogo,
la nostra unica musica interiore.

Consumare ad ogni costo
è l’imperativo,
ingurgitare passivamente
note senza alcun diletto
dimenticando
ancora lui
……………………..

Ma io lo ricordo,
……………………..
io penso!

La notte ,
Il blackout,
campagne nascoste,
luoghi abbandonati,
deserti imbattuti
………………………..
come rifugi cerco,
come salvamento.

Una guerra si alimenta
di bombe come regali,
di terrore trasmesso
intervallato a patatine gourmet,
di riecheggio di proclami
sulla pelle dei civili
inermi,
di morti che valgono uno
e morti che non sono nessuno,
buttati come spazzatura,
sotterrati,
per vergogna umana
in fosse comuni.

Tutti pronti ad
annientare l’altro,
ogni mezzo è buono,
superate le leggi della robotica
a tutela dell’uomo,
la singolarità
è già tra noi.

Mentre un ricordo
nucleare
riecheggia
persistente
nei pensieri di chi ascolta
e dimentica
nello stesso istante
per la paura di vivere,
per poter vivere
quello che è concesso.
 

2 agosto 2021

Uno stop al mare
Attraverso le colline di sabbia
in un luogo solitario
sono andato al mare
a leccarmi le ferite
e risanarmi nel pensare,
nel vento,
nel mirare voli di gabbiani
che scrutano lontani,
volando immobili,
quello che sarà,
che sarò.

Il presente si perde
nei pensieri
che diventano parole scritte
su di un pezzo di carta,
tra un cruciverba
ed un rebus,
Irrisolti,
che non trovano risposta immediata
o che non la troveranno mai.

Le domande si trasformano
In bilanci della vita,
le possibili risposte
fanno da catarsi.

La vita
chiama ancora desiderio,
voglia di sognare,
di giocare nel futuro
come gabbiani nel vento:
riconquistare in avanti
un passato che non è più,
ma che può essere vinto.

Mao!
Al mattino crogiolarsi al sole
….Mao! Mao! Mao!

Saltare sulla balaustra,
danzare, alzare la coda,
una piroette…. ed un’altra ancora
per poi arrivare di spalle
arrivare al viso……Mao!

Corre per il piazzale
fra una scatoletta,
o ad una salsiccia presa al volo
come se piovessero,
per poi ……….attendere
attendere ore,
davanti al bar,
nella sua dolce attesa,
immaginando
forse pensando
verrà il mio turno,
come dal dottore…..Mao!


Non so se la notte dorme lì,
in qualche anfratto di un sogno,
…..di un sogno collettivo,
o se il primo raggio di sole
la fa materializzare,
ma una cosa è certa
al mattino per sentirsi leggeri
molti cercano Mao, la sacerdotessa,
per confessarsi,
confessare…… carezze mai ricevute
sul suo pelo rassicurante,
per poi sentire dire
ti assolvo…Mao!

Ps.
E dire che una volta era una gatta
che prendeva topi e non
dava confidenza a nessuno.
Forse nelle vita ognuno si sceglie
Il proprio destino, anche un gatto.

Non siamo mai pronti alla tempesta,
all’uragano improvviso che travolge,
a ciò che brucia e distrugge,
al risveglio del demone buio
che inatteso ha bussato,
scavato,
scoperto la radice.

Avversità, lotta, nausea, ribrezzo
ad ogni respiro,
ansimare …poi gridare
ed ansimare ancora…
…inquietudini e mancate certezze
….certezza di non riuscire,
di non essere.

Con le spalle al muro
nelle ferite …… aperte
ruggisce il combattente
il dolore più profondo,
solo una verità:
la belva pronta ad uccidere,
la preda a scappare.

L’istinto e la vita coincidono.

Feriti e rimarginati
nella corazza del guerriero
sconfitto,
profumati di glicine
fiorito a primavera,
di un profumo
che sa di dolce
……di miele,
ritroviamo ristoro
rinasciamo in noi
dove avevamo dimenticato
o non avremmo voluto
né guardare, né essere,
nei ricordi felici,
nella certezza degli abbracci,
spogli di innecessarie parole,
che furono,
che curano sempre,
ritrovandoci nudi
senza più paura, dolore,
senza alcuna vergogna
a camminare
attraverso margherite bianche.

Speranza
Come nuvole passeggere,
boe galleggiare,
uccellini che si inseguono in volo,
ruote blu di pavoni,
ora verdi, giallo oro,
respirano i pensieri
già foglie scarlatte,
nel loro continuo mutare,
roteare,
senza mai poggiare.

Mutano i tempi,
il modo di sentire,
di respirare la vita stessa,
che scorre distaccata
da qualsiasi logica umana.

Ogni uomo, donna,
ogni essere vivente,
nel suo continuo divenire
quale filo insegue?

Quale intreccio lega
tutti a tutto
in un'unica fune?

Chi conduce e guida nel labirinto,
creato istante per istante,
dove luce e abissi
si alternano
in un continuo lanciare di dadi?

Agli occhi della speranza
ogni essere vivente
si affida in un credo.

Ai suoi occhi,
inventati da un Dio
capriccioso,
forse misericordioso,
ci ancoriamo
per traghettare tutti i sogni,
che sono già ricostruzione,
progetti di utopia necessari.

Un essere attraente
radioso, meraviglioso
nel buon luogo, non luogo
che verrà
già ti aspetta,
ci aspetta,
aspetta tutti.

12 12 20 20
Un bacio troppo forte,
per non lasciarti andare,
una guancia rossa,
una protesta:
“Mi hai fatto male”!

La macchina dei ricordi è già accesa,
scorrono le immagini:
una cartella più grande di te,
una corona di alloro,
la ricerca infaticabile
dei tuoi obiettivi.

Ed eccoti qui,
risucchiata dall’imbuto della vita,
del tempo,
che non ammette ostacoli,
scaraventata in un attimo
nei tuoi progetti, una volta sogni,
oggi lavoro, nuovi amici, nuova comunità.

Vai pesciolino!
Dai pesciolino, tuffati!
Sapendo di essere un pesciolino,
il mio pesciolino.
Sarà questa la tua forza,
la tua arma,
il tuo scudo.
Buona vita,
papà.

dedicata a Chiara

Note inaspettate
Alcune note inaspettate
mi trascinarono
alle stanze di un tempo
tutto ricominciava a prendere forma
la luce assumeva gli stessi colori,
così pure le forme riflesse
su oggetti che ormai non esistevano più,
ma reali allo stesso tempo.

Le voci si inserivano in un concerto
confuso ma che un senso lo aveva,
molto rassicurante,
e i dialoghi ricominciavano
come registrazioni
azionate da un clik.

Cos’è il presente, il passato, il futuro?
Una lancetta che si sposta
senza il nostro permesso?
Chi le aveva detto si spostarsi?

Inconscia ricerca
per dare un senso a tutto?

Cosa saremmo noi senza un passato?
Cosa siamo? Cosa saremo?

Forse siamo note
onde, messaggi
che come comete
ritornano sempre
in un eterno vagare
nello spazio
nel tempo
in continuo oscillare.

Selfie
Meccanismi ignoti
fanno scattare orologi
per ritrovare
identificare se stessi
in un selfie
che si abbandona
ad un mi piace di passaggio
per poi sentirsi vivi,
pensare una nuova vita
con figura asettica,
inespressiva,
inodore,
insapore,
ma bellissima perché
nell’immaginazione
risiede la perfezione,
mentre il tempo scorre,
scorre per tutti
rimanendo impantanati,
intrappolati,
in un'immagine.

Piccolo borgo
Sono tornato da te piccolo borgo
dove il tempo ha cristallizzato
pareti ruvide
vecchi coppi tenuti da sassi
e le piccole vie
dove passa un solo uomo.

Sono venuto per perdermi in te
nel tuo dedalo e defaticare
nell’odore di pulito
nell’aria senza frastuoni
riempita da cinguettii festosi
di merli, di rondini
che si alternano al silenzio
creando armonie
inedite, ma che ci si aspetta
….dimenticate nella scatola dei sogni.

Un profumo di ginestra improvviso
stordisce e pungola il pensiero
richiamando alla vita che fu
che forse potrebbe essere domani.

Nel vagare un inaspettato incontro
una sacerdotessa nel suo tempio
….parla di pane,
di cose buone di una volta, di oggi
di riti, legati alle stagioni
di fuoco, forza della natura
di grano e farina, grazia divina
di lavoro manuale, piacere, orgoglio nella fatica
…. un dono, un assaggio:
c’è ancora una poesia!

Il nuovo presidente.
Ho visto il Presidente!
Ma chi, Sergio?
Si, quel tipo triste
uno che non fa trapelar sorriso,
che come una mummia imbalsamata
è passato davanti la parata.

Ma io qua,
che ci sto a fare?
Meglio cannoli e pasticcini,
il divano ed i gattini,
un libro da sfogliare
e dopo riposare.

Davanti l’Altare della Patria
il silenzio e poi la tromba
mi ha fatto ricordare
che avevo qualcosa da fare,
..ma poi un botto
ed un sussulto,
un fumo tricolore
dimentico tutto
in un bianco candore.

In soccorso Renzi,
impettito come un tacchino
mi viene incontro e fa un inchino,
poi accompagnandomi per mano
mi mette in vettura
ed insieme andiamo
a guidare una “Signora”,
una bislacca e trasandata
in mano a mille e papponi,
che seppur decrepiti,
calzanti pannoloni,
già in passato
ed purtroppo .. ancor ora,
si “fotton” lo stivale
a scopo personale.

p.s.
io che scrivo
spero ardentemente
da italiano e con il cuore
che Sergio si risvegli dal torpore,
che alla prima maggioranza decaduta
Lui si alzi e sciolga la seduta
Liberando l’Italia
e l’intera Nazione
da questa scellerata
organizzazione.

Fiocchi di neve
come ricordi
fluttuano
leggeri nell'aria
ritornano
le immagini dal passato
riaffiorano
sopiti desideri
dietro la finestra
che si affaccia sul nostro mondo,
mentre sovvengono sorrisi
dolci, amari
nelle certezza
che nulla si può
bilanciare

........ irriducibili al destino
nell'incoscienza della vita
lontano
oltre le nubi scure
le nostre speranze
i nostri sogni
inseguiamo
con visioni chiare
come rondini
la primavera.

Settembre
ti porterei al mare
per rimare sospesi,

intrappolati insieme
nel rumore d'acqua
strisciante

sulla battigia
del tempo di un onda

per catturare un riflesso luce
da indossare
e regalartelo

per respirare aria
briosa di salsedine
e vederti sorridere
mentre i tuoi capelli
vengono mossi
da un soffio di vento
capriccioso
.. ed un immagine
di te mi cattura
per sempre

semplice
unico
profuma l'amore
come gigli di mare.?

Cannaregio 2206
Con un ombra di vino
al tramonto fra le calle
raccontano i gondolieri
gli amori forgiati
quando di vetro la laguna accoglie
gondole fioriere alcove.

Loro conoscono il segreto,
sanno che tutti avventori
sognano Venezia
ed il suo tempo sospeso
dal ritmo lento di un remo
fra mare e cielo.
Sanno che tutti invocano
il diritto di ubriacarsi
di purezza
....ma la bellezza incanta,
sigilla solo l'amore eterno,
solo cenere spenta
informe
rimane
nell'incertezza.

Io sono un mondo
che si apre al mondo
diventando un nuovo mondo
col mondo.
Troverei solo il nulla
solo dentro me stesso
senza te.
03/03/2011

il tempo della zagara
Notte fonda nel borgo
un solitario ramingo
sale la via
verso una meta certa,
mentre in un letto
un lenzuolo si agita
come le onde del mare.

E’ il tempo della zagara
che non permette di dormire
profuma e impregna
droga ogni cosa
accresce di mille volte
i desideri
il richiamo
a guardarsi negli occhi

Una piccola pietra
sfiora un vetro di finestra
un ombra sia avvicina
uno spiraglio si apre
al canto del cuore
è già amore.

Nel giorno della festa
nessuno è più solo
uno sciame informe
di mille anonimi
senza apparente meta,
attirato da mille odori,
si incontra, si osserva si scruta.

Locali come mille porti
dove ormeggiare le fatiche
e dimenticare tensioni, dolori;
ogni angolo un ristoro improvvisato
una taverna

dove nessuno guarda.

Lenti balli serali
invitano poi
a frenetici incontri,
nessuna maschera
è più possibile,
solo desideri nitidi
appaiono sui visi di due sconosciuti
ubriachi di vita,
abbracciati ,
in un amplesso di baci consumati
contro una muro
perché la vita è ora,
                                         subito
domani chissà!

L’amore immaginato
le mani che si sfiorano
che indagano leggere sui visi
 che modellano sogni,
mentre baci sfiorati
su  corpi vicinissimi
non toccano
                       mai.
 
Due lancette si fermano,
non si avvertono  più le presenze
le voci , i canti, i rumori :
 è  il  tempo  dell’amore
che non ha tempo.
 
Energia potenziale
di due armature ormai  sature,
due guerrieri  eccitati all’inverosimile
pronti  ad annullarsi
nella scarica di un fulmine,
annichilendosi  nell’attimo
della vita.

Madrid 18/03/2011
Sole splendente
illumina allegra gente
che si mischia
...a musica di pace
nella via,
mentre un popolo
lentamente
             lontano muore
per la stupidità.

Spero solo
spero col mondo
che una lacrima
possa sanare
far germogliare
di nuovo
fiori di pero selvatico
d'oriente.

 

11/02/2011
L’usignolo canta alla finestra:
Svegliatevi !
Svegliatevi!
Il viaggio vi aspetta!

Ho già fretta
non posso più aspettare
Ora devo andare.


Non piangete!
Non siate tristi!
Non chiudete il vostro cuore!
La mia voce per sempre rimarrà,
l’amore per voi non avrà età,
ogni tempo supererà!

Il tempio delle feste
è pieno dei fedeli
…..per l’ultima volta
potrò riunirvi tutti:
mille voci ancora
mille baci
mille attimi eterni.

L’usignolo canta alla finestra:
Svegliatevi !
Svegliatevi!
Il viaggio vi aspetta!


...cala la sera
ed un ultimo cinguettio
mi accoglie a casa:


Sono arrivata!
Già mi sono presentata!
la cucina mi hanno affidata
per venirvi in sogno a preparare
per ancora amare.

Ciao Zia Anna

Il grano come un bimbo
Un dondolar lento,
un crescer nel vento,
gli steli dorati
dal sole scaldati
son spighe panciute
dal seno pasciute
di terra nutrite
e aria ancor mite.

Scorre il tempo,
il bimbo è un uomo,
il verde è oramai oro,
l’aria rovente ….è Giugno!
E’ giunto il momento!
Mietete il frumento!

La lunga notte
durata un tempo
di cui si era persa
la misura
era passata.

Le prime luci indecise
deliniavano immagini
lontane scintillando
su di esse
richiamando al nuovo
all’incognita
che ci permette di vivere,
di giocare,
sfidare,
mentre le stelle
ancora tracciavano il cammino
a facili sogni,
ai ripensamenti.

Un’istante,
due anime
lo stesso corpo
e due direzioni,
oggi vince la luce.

La poesia è come un amore segreto:
vive sempre,
in un istante vola,
lascia un segno indelebile,
che può diventare un ricordo
dal quale si può anche fuggire,
ma dove è sempre
piacevole tornare.

Direzioni univoche
per ognuno di noi,
oggetti divisi singoli,
recinzioni di spazi,
tempi in eterna solitudine:
soffocare inseguendo il sogno
di primeggiare su tutti, su tutto
accompagnato da fatica piena,
incondivisa,
insopportabile.

Il paradiso non è uno spazio
vuoto e inanimato,
non è l’assenza di rumore,
non è il ritmo in un solo tempo,
un colore unico senza cangianti
di un piatto pieno di linee informi.

Il negativo emerge sempre
quando non si ha più nulla
da condividere.

Dove risiede la bellezza?
Nel grandioso più grande?
Nel griffato ostentato?
Nei culi e tette
standardizzati e omologati
dal bisturi?
Nel dipinto diverso,astratto
fatto da un vecchio
imitando un bambino
che ha appena imparato
a tenere in mano la matita?
Nel conservare un bue d’oro in naftalina,
ed esporlo come la propria creatura?
In scritture condite con il nulla
e cosparse dell’insignificante,
pensate, proposte e lette
solo per sorprendere
con un inutile barocchismo?
Se a voi piace tutto questo,
tenetevelo stretto, conservatelo,
amatelo per poi
perderlo in un solo istante,
tanto…….non se ne accorgerà nessuno,
neanche voi.

Il capo del governo ha decretato:
“…case per tutti,
l’ampliamento va dato!”
ma prima di promulgare sale al colle
così Napolitano salta sulle molle:
“Presidente ci vuol ancor provare?
Non è cosa sua…... Lasci stare!”
Il 20 ed il 35
così non vanno bene,
meglio una legge,
ne conviene?

Il furbetto con bandana
mentre sta per andare,
scivola su una buccia di banana,
vola contro il muro a rovinare.

Allor ,tramortito,
con la testa rotta,
il misero ferito
così sbotta:

“ Questo colle per me è micidiale,
……meglio star alla larga,
qui mi faccio sempre male!”

Ogni libro ha le sue parole
sospese,
altre ferme,
aperture e chiusure,
visioni nuove e antiche
allo stesso tempo,
uniche magie.
Loro possono essere masticate,
acquisite, digerite,
fermentate e trasformate
per poi essere
sotto nuova forma
restituite ………..
…….ogni lettore affascinato,
nutrito di nuovo,
non deve essere geloso
del letto, appena amato,
non deve riporlo sul ripiano,
ma, subito, …. donare,
metterlo in un'altra mano
per altri saziare.

si scioglie la neve
caldo il sangue
scorre il rigagnolo
il torrente
il fiume

fili d'erba nel vento
le terra si increspa
mentre germogli
fra nudi rami
mirano verso il cielo
a frantumare i grigi

ogni essere
ogni forma di vita
istintivamente sa
canta il suo amore

l'arcobaleno colora
una sconosciuta
vestita di fiori

Il tempo senza lavoro dilatato:
uno spazio inusuale
per far correre lontano la mente
o per uccidersi stillando
i secondi istante per istante,
cercando di rinascere in vecchi ricordi,
alla ricerca nuove vie
guardando nel passato!?

Vince sempre chi non si arrende,
chi è disposto a guardarsi allo specchio,
senza provar timore,
per poi guardare in avanti
e cambiare direzione,
riscrivendo capitoli nuovi
senza conoscere la fine
di ciò che si è iniziato
e scendendo in campo
come il gladiatore
disposto a morire
per vivere.

il Berlusca oggi ha tuonato:
"…per evitare il rischio ….
non si può dare
ad ogni bella un soldato!".
Così nelle rimanenti
del gentil sesso
comincia il brusio,
monta la protesta:
"Se no proteggete quelle sgualdrine,
a noi rimarranno solo noccioline!!"

Otto cannoli
Alla sua frescura
nei giorni afosi
sotto nodosi alberi
i vecchi ascoltavano
seduti sulle panchine
il ritmar del tempo
sospeso in un gioco di carte;
sudati come puledri
i monelli vi si rinfrescavano
dopo le grida e le scorribande,
le gare sfrenate sulle bici;
le donne procacciavano sguardi
ai loro seni
e le altre forme
nel riempire l'otre,
tutte per farsi ammirare:
le giovani per trovar marito,
le grandi per rubarlo;
l'operaio all'alba
prendeva l'acqua
per rinfrescare
il duro lavoro nei campi;
all'imbrunire gli emigrati stanchi,
per paura di parlare,
da lontano osservavano
la cittadinanza
che intorno a lei si riuniva,
da cui erano emarginati;
alcuni uomini la sera, poi,
attingevano a lei
prima di dormire
come per conciliare i sogni;
la notte il suo rumore,
rompeva il silenzio,
la sua cantilena
faceva parlare
la deserta piazza:
a quella fontana
con otto cannoli
sempre traboccanti
tutti si prostavano,
da lei attingevano più volte
per dissetare e rinascere
in una nuova vita
nel trascorrere della notte,
del giorno,
giorno per giorno.

Tempesta.
Foglie secche
cominciano a rotolare
in dinamismi d'insieme,
lenti cori di vento fra i rami,
in un agitar di braccia e mani,
intervallati
a forti fischi ululati,
mentre colpi di maglio
fulminei si abbattono
su ogni essere,
su ogni cosa.

Vecchie querce
come vecchie idee,
da giganti di solo involucro,
fragili dentro,
cedono senza più radici,
le giovani prospettive
sono canne che si piegano,
i forti platani
sono certezze che lasciano
parti si spezzano,
nella tempesta
e tutto questo in me
si riflette,
attraversa il mio corpo
avido di scontro.

......distruggo mi distruggo
senza un' apparente ragione,
.......poi tutto cessa.

Aria fresca rischiara
il campo frastagliato,
inanimati resti giacciono,
il drago distruttore è passato,
nuovi germogli rinascono.

Oggi una musica lieve
sul mattino,
dal sofà osservo il mondo,
fuori vorticosamente
tutto gira
e lui è sempre pronto,
aspetta.

È dolce lasciarsi
galleggiare sui ricordi,
costruire ciò che
desideriamo,
immaginare carezze.

Ormai un respiro lento
sorregge aquiloni senza fili
nell'immensità dell'azzurro
e fa in modo da non farli
cadere mai.

Oggi …… passo, resto a casa.

Il lato b delle donne.
La donna abbondante
il lato b robusto nasconde
in una veste larga e  andante,
le magre signorine
ricoprono   il lato
con abbondanti  crine,
mentre,
solo quelle che lo hanno più bello,
                                                   a mandolino,
sfoggiano  lo strumento naturale
con filo interdentale.

Con lui vivrò
Un luogo buio,
dove la luce non arriva
ed un corpo rannicchiato
in una forma fetale,
riflesso in se stesso nei ricordi,
straziato, intontito,
senza nessuna percezione,
lì immobile giace.

Una vita sospesa senza un progetto
nella lunga attesa
verso la tortura
o la forca,
e nessuno appiglio
per fuggire.
Del tempo, solo una campana,
lontana, da il segno
dell'alba del vespro.

Ma d'improvviso
un fuoco si accende lo stesso:
" La vita dopo la morte?
Il ricordo, graffiato,
tracciato su questa parete,
come gli astri fanno col cielo.
Ecco il mio sangue ancora vivo!
E con esso mia storia su queste pietra,
su queste mura!
Domani non sarò più,
ma se qualcuno poi leggerà
in quell'attimo con lui vivrò."

(una plausibile fantasia sul carcere dell'inquisizione di Palermo ed
i sui carcerati, Palazzo Steri, oggi sede del Rettorato
dell'università degli Studi di Palermo
).

Il corpo come tempio,
acciaio temprato,
custode di solitudine,
difesa contro tutto
e cielo sopra il mondo.

Silenzio nel paradiso perduto
e fuori la vita:
voci,
profumi come amori,
risate spensierate.

Un bimbo non piange,
non ride,
non grida gioia,
la casa è vuota,
meglio uscire,
dimenticare,
ma la vita non è eterna,
anche le fortezze
prima o poi si sgretolano
come le rocce battute
dal mare a dal vento:
il tempo.

Sospira il vento
dalla finestra sul mare,
però la notte non parala:
ascolta;
mentre le luci del molo
disegnano specchi
per vie immaginarie,
attraverso rugginose ancore
che stanno lì ad aspettare
il disgregare del tempo.

Calma di un ritmo assente.

Molto tempo è passato,
in una prigione speciale,
fatta di assenza,
inerzia,
di gesti rassicuranti,
ricchi di vane speranze,
ripetuti all'infinito
senza concretezza.

Ma poi uno strofinare
attraverso le gambe,
ruffiana e fattucchiera ,
una gatta accarezza,
pretende una carezza
irrompe nell'immobilismo dorato,
drogato,
riapre le grate,
traccia un nuovo sentiero
e tutto ritorno ad una forma iniziale.

Ripartimo!
Andiamo!
 

 
Quannu a luci nun c'era.
S'astutarono i cannili
e accussi li culura s'ammucciarono,
lassaru solu furme
supra letti, segge e armadi:
la me testa i picciriddu,
supra lu cuscino,
un sapennu cosa fare,
pi paura ca tuttu si putissi ruzzulare,
versu la finestra cominciò a taliare
e cun grande meravigghia,
i rarre a scuruse ficurinnia,
ad runa ad runa ogni stidduzza
prisi foco, finu ad addumare
lu criato intero.

Accussi i stiduzzi,
junciuti tra iddi,
disignaruno du teatro:
strade e straduzze,
carruzzuna, pisci, vergini e scritti
armali, mostri, nani e giganti,
e lu spettacolo accominciò.

Puru l'aria ruffiana di fora,
si ci mise cumpiacente,
comu 'na za cara,
trasiu ri da finistra,
ciarannu di zagara liata ri picca,
come a vuliri abbrazzare e vasare,
accussì…. lu me core,
ormai sirino,
accumenciò a caminari lento
e nu stissu tempo a sugnare
i jornu appresso, posta lontani,
avventure di cursari,
lu mare e l' aceddi volare…….

Ogni omo talia lu celo di notte,
e lu stissu celo di notte talia ogni omo,
da quando isso fu creato
e creato lu cielo stisso,
e cu stupatto ogni jorno
di notte s'attrovano,
….è accussì.

Un vi scantate…. picciriddi,fimminie omini!
Un vi scanalate!
Ogni sira astutate i luci,
taliate i stiddi
e cun ali liggere vulate.
 
Quando non c'era l'energia elettrica.
Si spensero le candele
Così i colori si nascosero,
lasciarono solo forme
sopra letti,sedie ed armadi;
la mia testa di bambino
sopra il cuscino,
non sapendo cosa fare,
per paura che tutto potesse precipitare,
verso la finestra cominciò a guardare
e con grande meraviglia,
dietro a buie pale di ficodindia,
ad una ad una ogni stellina
prese fuoco, fino ad accedere
l'intero creato.

Così le stelline
Unite tra di loro
disegnarono uno scenario:
strade, stradine,
carri, pesci, vergini e scritte,
animali, mostri, nani e giganti
e lo spettacolo cominciò.

Anche l'aria ruffiana, che proveniva da fuori,
si ci mise compiacente,
come una zia cara,
entrando dalla finestra
odorando di zagara appena sbocciata
come a volere abbracciare e baciare,
così …… il mio cuore,
ormai sereno,
cominciò a battere lentamente
e nello stesso tempo a sognare
il giorno dopo, posti lontani,
avventure di corsari,
il mare e gli uccelli volare….

Ogni notte l'uomo guarda il cielo
e lo stesso cielo guarda l'uomo,
da quando egli fu creato
e creato il cielo stesso,
e con questo patto che ogni giorno
di notte si trovano,
…. è così

Non abbiate paure .. bimbi, donne e uomini!
non abbiate paura!
ogni sera spegnete le luci
guardate le stelle
e con ali leggere volate.
La nuova era.
Siamo nella nuova era,
l'ho capito l'altra sera,
in hotel sono entrato,
una camera mi han dato,
con un letto a tre piazze
per far cose sconce e pazze!

Alcune volte….
Alcune volte succede
che riflessioni e parole si poggiano
sopra la spiaggia
come scritte ai margini della battigia,
che spostandosi continuamente
sull'infrangere delle onde
riordinano pensieri e ricordi.

Alcune volte la bellezza
si manifesta in un paesaggio
che si trasforma in un sorriso
che muta in continuazione
in un infinito dare
e rimandare amore.
Lì anima allora rimane sospesa,
tutto il tempo creato
non basta per capire,
ci si può solo abbandonare.

Alcune volte:
dopo la guerra
il perdono,
dopo l'odio
l'amore più grande,
dopo una vita
vita nuova.

A primavera
il primo amore
sboccia come un fiore,
profuma,
inebria,
stordisce
con immensa intensità,
poi, forse, appassirà,
ma mai più altro ardore
avrà sulle labbra
quell'unico sapore.

Montagna:
confine naturale fra le genti divise,
ma amiche sopra le vette,
dove i confini scompaiono
in una visione verticale dell'universo
dove ognuno è centro e confine,
e nel passaggio al un nuovo paesaggio
il mondo diverso,
l'uomo che cresce,
il sentiero a se stessi
nella solitudine ricercata,
nei silenzi assoluti
e delle ascolto dell'io antico,
distacco e riempimento dell'anima,
eterea e leggera;
continua ricerca di sublimazione.

Tempo di Marzo
Vento soffia, stamattina,
e la ramazza della Gina,
sui panni è rovinata,
con essi si è fermata!

Così una favola è già nata
con l'inizio di giornata:
Pierino appena desto
essendo ancor mesto,
luce cerca alla finestra,
in cucina alla sua destra,
poi si accorge dell'oggetto
e di colpo sbotta,
pur essendo già ometto:
Harry Potter è passato!
La sua scopa ci ha lasciato!

Primizie a Ballarò.
Un guizzo fra la folla,
una fragola volo sul mercato
ed un minuscolo monello
la offrì al suo amichetto,
mentre due culoni di matrona,
senza cambiar ritmo,
accompagnavano la strana carovana.

Silenzioso e lesto quel topo
aveva rubato per il bimbo triste
e strapare un rosso sorriso,
mentre il mercante
cosciente dell'accaduto,
aveva fermato un attimo lo sguardo,
forse rivedendosi bambino,
e il tutto continuò
a scorrere in modo naturale.

Ricordo di Nassiriya
Chiamati dalla patria
partirono da uomini
con una margherita
sulla bocca un bacio
d'amore:
amore per un ideale,
per una famiglia,
per la pace.

Trovarono guerra,
miseria umana
più della povertà
e follia omicida
che tutto distrugge
nell'oscuro nemico.

Caduti da eroi,
lasciarono nei ricordi
immagini e parole,
sorrisi come carezze
e nomi su mille piazze.

Aspettando Natale.....
Aspettando Natale:
sono passati quindi anni di fidanzamento,
poi non sopportandoci più da fidanzati
ci sposammo.
Io do comprato la tua bellezza sfiorita,
tu hai ottenuto i miei soldi finti.

Aspettando Natale:
ho comprato la prima casa per te,
dopo la villa al mare...per te,
poi ho comprato la macchina
ed in ultimo la moto,
ma te dove sei?

Aspettando Natale:
mi sono fidanzato con una vergine
che mia ha regalato la sua verginità,
lei così cominciò ad aspettare un matrimonio,
io la fuga.

Aspettando Natale:
mi sono fatto ogni donna
che ho incontrato,
con loro ho giocato,
ogni tanto ho mischiato le carte,
sono tornato da quella di prima
e tutto questo per un solo fine:
trovare una moglie seria.

Aspettando Natale:
ho curato la mia bellezza,
il mio corpo,
ho trovato un lavoro importante,
ho fatto impazzire mille uomini,
ma nessuno era degno di me,
non era degno di una vita insieme,
così alla fine mi sono decisa:
mi diverto con tutti.

Aspettando Natale:
ho saputo solo desiderare,
ho saputo solo sognare,
ho navigato su mille reti,
ma la mia nave d'amore
non è mai partita.

Santa Maria dei Miracoli.
Santa Maria dei Miracoli
una chiesa che non ha più voce,
le campane trafugate
e le statue come fuggite,
ormai spoglia e nuda
svuotata dentro.
Anche il suo sagrato
è rubato dalle auto in sosta,
così nell'indifferenza
davanti a Piazza Marina
lentamente soffoca.
Ma un miracolo alcune volte si perpetua,
una macchia di colore
le ridona vita:
un mazzo di fiori di campo ed una fotografia
sopra quel portone chiuso
testimonia la preghiera, la fede indissolubile
sopra e contro i segni del tempo
in un legame divino.

Al mattino,
mentre sul selciato il sole riflette
l'oro che rimette
uno spento dolore
di scatole piene che traboccano,
una mano di vento,
di fattezza bellissima,
nel bianco dei capelli
leggera accarezza,
drogando tutte la paure,
così complici linee nette,
di immagini nitide di stagliati colli
non possono più nascondere
ammesse verità
che lentamente affiorano.

La città dei gabbiani
Sopra la città,
nella città dei gabbiani,
il sole illumina il mattino
su ali distese
ed il cielo appare più vicino
dietro ai tetti di ombre quasi vite,
ormai prossime al risveglio.

Nella città di sotto
il fare della quotidianità
trasporta gli esseri,
come in un rimescolare di carte,
cadenzato nel ritmo,
senza domandare,
solo per dovere.

I corpi di sotto dormono,
dormono sempre,
hanno spento una luce,
non riescono più a vedere, ,
ma qualcuno per fortuna
ancora riesce a riaccendersi
ascoltando le grida della festa,
di gabbiani che ad uno, ad uno,
al mattino iniziano il lento spiccare
per poi roteare sopra la città
di campanili, di piazze, di carceri,
ed ascese leggere,
cammini distesi,
concentrici
a centri invisibili,
permettono di pensare:
alla libertà,
alla voglia di andare,
al mare,
luoghi dell'immaginario
di ogni uomo
dietro le proprie sbarre
che osserva e si lascia
in un sogno
nella direzione di un volo.

Palermo "città aperta"
Vorrei esser per voi un teleschermo
per raccontar la nuova Palermo!
Sapevate che l'AMIA ha i nuovi cassonetti,
ma che tutti gli han trovato dei difetti?

Chiunque butta la spazzatura
fo fa sempre con gran cura:
cercando di non toccare
il recapito del proprio fare.

Così l'ingegno di qualcuno
è diventato il modo di ognuno:
quello di bloccare l'apertura,
impedendo con un legno la chiusura.

La puzza ,non vi dico, è neuseabonda
a Palermo ormai è baraonda:
da Mondello a Ciaculli
tutti i cassonetti son fasulli
e l'immagine sconcertante
del disordine è imperante.

Della nuova organizzazione
c'è chi prova anche l'emozione
di lanciare dalla vettura
il sacchettino senza cura.

Ma la cosa sorprendente
è che qualche deficiente
che raccoglie la pattume
ha avuto un nuovo lume:
lascia l'intruso al suo posto,
come fosse un segnaposto.

A tutti i maleducati vorrei dire:

"Ma la volete finire!
Forse siete dei depressi,
rallentati nei riflessi,
che la mamma ha sgridato
ed il babbo ha maltrattato,
che sfogate la depressione
nella consueta cattiva azione?"

La speranza del cambiamento
è di un nuovo mutamento
che riporti, presto, in città
nuovo ordine e dignità
è l'augurio che a Palermo faccio
per levarci dall'impaccio!

(Dedicata a tutti i palermitani amanti dei cassonetti per la raccolte dei
rifiuti permanentemente aperti ed agli operatori ecologici che
condividono questo pensiero.)

Il girasole
Un campo di grano dorato,
di onde di colline plasmato
ed un cielo azzurro primavera
cornice di un solitario girasole era.

Un contadino
ammaliato da tanta bellezza
recintò quella pianta,
cominciò a parlarle,
a coltivarla come una rosa,
fin quando per lui divenne sposa.

Ma quando il girasole crebbe,
raggiunta la maturità,
ornantosi di gialli intensi,
si riconobbe nel sole,
che mai una parola spese per amore.

Il girasole all'astro rideva sempre,
lo seguiva con lo sguardo fino a sera
e la notte verso terra si volgeva
aspettando, sempre,con ansia
il prossimo incontro.

5/4/2007 Diario di un amore
Un sorriso celato,
due anime che si chiamano
e tutto ritorna nella memoria
nell'incontro inaspettato.

Per paura di ferirsi,
di ferire,
due lente fughe opposte
nella speranza di una essere catturati
da un ripensamento.

Poi ritorna il silenzio:
un nuovo ricordo
senza inizio e fine.

Ho incontrato un poeta
Ho incontrato un poeta,
ma non lo sapevo,
era uno strano, un po' strambo,
uno che non provava vergogna:
a dire ti amo,
mi piace la vita,
non ci credo,
è così...
penso a modo mio,
accetto gli altri.

Poi mi sono avvicinato
e ancora non sapevo chi era,
l'ho ascoltato,
ne sono rimasto affascinato,
lui raccontava del dolore,
della morte incontrata sul cammino,
del significato che ogni giorno dava alla vita.

Ma poi tutto fini dopo il lampo,
non volli più parlare con lui,
per paura di essere,
per paura che qualcuno
potesse giudicare.

Non scoprirò mai il mio poeta.
 

San Giuseppe
Cumpare u sai:
/Cu i ligna a San Gieseppe/
/un voli dari,/
/i fighi fimmine/
/supra a panza ci anna a stare./
Un cafuddare assai!
Minchia ri vampi!
Chiama li pomperi!
Cumpari sai ca ti ricu,
ca cu tuttu stu movimentu
mi vinni pitittu ri cosi duci,
bianche e soffici come i nuvoli,
ma che maiu a manciare?
Tri sfingia ca ricotta ta calare,
pu pirtuso attuppare.
Cumpari, compari,
a proposito ri manciari
u sai vitti stamattina tri puvireddi
ca cu lu pittittu si ravano di tu,
comu la famighia Santa quannu scappo,
assettati rientra na stanza a festa
ca tastavano ogni pietanza
di un pranzo da re,
ma comu minchia è?
E' ca fighia ra zia Tanita
fici a fuitina,
poi Lu santu a fici maritari,
e a zia pi promissa e devozione
fici pi beneficenza un pranzone.
E poi lu pane duci
chino di finocchi ngrnato,
spezzatu co li manu
passa di manu in manu
da ogni palermitanu.
Un facemu ca arrubbaru?
Ma chi vai a pensare,
pensa a manciare,
Unnu sai?
/Santu chi viene,/
/festa fa./
Viva San Giuseppe.!
 
San Giuseppe
Compare lo sai:
Chi legna da ardere a San Giuseppe
Non da,
le figlie femmine
non potrà posare.
Non metterne troppo!
Che vampe gigantesche!
Chiama i pompieri!
Compare sa che ti dico
che con tutto il movimento che c'è stato
mi è venuta fame di cose dolci
bianche e soffici come le nuvole,
cosa devo mangiare?
Tre sfinge con la ricotta ti devi mangiare,
per chiudere il buco del tuo stomaco.
Compare, compare
a proposito di mangiare
lo sai ho visto questa mattina tre poveretti,
che con la fame si davano del tu,
come la Sacra Famiglia quando scappo,
seduti dentro una stanza
che assaggiavano ogni pietanza
di un pranzo da re,
ma come è successo?
Il fatto è che la figlia della zia Gaetana
fece una fuga d'amore,
poi il santo la fece sposare
e la zia per promessa e devozione
fece per beneficenza un pranzo enorme.
E poi il pane dolce,
E pieno di finocchio in grani,
spezzato con le mani
passa di mano in mano
da ogni palermitano.
Non facciamo che qualcuno lo ha rubato?
Ma che vai a pensare,
Pensa a mangiare,
Non lo sai?
Santo che viene
festa fa.
Viva San Giuseppe!

Apparenze
Inerme e spoglio
l'albero solitario d'inverno
macchia il paesaggio
della sua ombra,
così i cieli tiepidi tristi
trasmettono sfondi lontani e inanimati.

Non viene catturato
il vento attraverso i rami trasparenti
né il suo canto si ode,
solo flebili fronde lamentano.

I passeri non cantano al mattino,
né le rane nel loro conversare,
anche i grilli hanno smesso
e le cicale sotto la terra a marcire,
solo i vermi a gioire.

Dove in apparenza tutto muore,
in morte altrui linfa nuova rinasce.

riflessi dal mare
I fondali blu e
gli occhi che ti scrutano
da giù.

Il cielo,
intorno il mistero
tutto affascina,
avvolge,
entra,
penetra nel profondo
fino in fondo.

Il sole abbaglia,
riscalda fuori
e dentro il pensiero,
risolve il mistero,
mentre la sabbia riflette
luci intermittenti
di nuvole
impenitenti.

Il vento pura energia,
sinfonia,
ritmi senza tempo,
un continuo spostamento
unione e forza se capito,
ma al contempo
confusione e
distruzione
in un dito.

Onde che si infrangono
sulla scogliere del nostro io:
un continuo demolire ansie
ed istinti negativi,
liberazione per ammirazione,
come vivere sulle brezze
in contemplazione.

......miscelania di immagini,
sensazioni,
riflessi dal mare.

Il tamburino
Invasione!
Allarme!
Invasione!
Tutum, tutum, tutum.
Fate tutti attenzione.
Tutum,tutum.
Ascoltatemi attentamente,
risvegliate la vostra mente,
risvegliatevi da questo torpore,
risvegliate il vostro cuore.
Tum, tutum, tum.
La colonizzazione è ormai iniziata.
Tum,
la cultura del superfluo è arrivata,
tum,
del lavoro unica verità
tum,
di questa nostra società,
tum,
di frenesie ingiustificate,
tum
di solitudini ormai consolidate.
Tututm, tutum, tutum.
Questa cultura di un altro continente
Tum
che non ha storia,
che ha poca memoria,
tum
dove tutto viene mischiato
come in un unico grande frullato,
tum,
che imbastardisce ogni cosa,
dove i valori son poca cosa,
ha invaso le vostre menti,
rendendovi informi dentro o come dei dementi.
Tutum,tutum, tutum.
Condizionati al suo volere,
condizionati ad ogni effimero piacere,
ogni azione ormai non controllate
ed i vostri gesti sono martellate,
contro voi stessi e ciò che vi sta attorno
e tutto questo per un misero ritorno:
per una ricchezza sempre ostentata,
ma che in realtà non c'è mai stata,
per godere nel possedere,
per avere.
Tututum.
Alzate or dunque le barricate,
liberatevi e liberate
con libri antichi, ricordi,
con storie di bimbi e fate,
con cibi che solo la vostra terra sa dare,
col vostro unico modo di fare,
cantando anche canzoni dolci e mielate,
come le antiche e andate serenate.
Tum.
Risvegliate allor il vostro orgoglio perduto
di essere diversi e non omologati,
di essere come i cittadini di qualche millennio fa
quando ancora c'era la diversità.
Tutum
Tam.

(La burla di questa poesia nasce dal ricordo di un racconto di mia
nonna e cio è che anticamente nei paesi siciliani, non essendoci mezzi di
comunicazione ed essendo molte persone analfabete, l'informazione era
affidata al tamburino che con il suo tamburo e con i suoi suoni speciali
portava in ogni borgata le notizie più importanti e necessarie per la
comunità. Le notizie così possedevano un valore aggiunto: il suono del
tamburo ritmato ed intercalato nei discorsi, che risaltava i periodi più
importanti quasi a sottolinearli.
Sicuramente questo modo di diffondere le notizie, con stili e sfumature,
è antichissimo, non era solo una prerogativa del paese di mia nonna,
ricordiamo ad esempio i tamburi delle tribù della foreste africane, e
forse esso è iniziato con il canto ed il linguaggio ed allora erano un
tuttuno, non c'era differenza fra informazione e canto di gesta epiche.
Inoltre non dimentichiamo che il tamburo è uno degli strumenti musicali
più antichi dell'uomo diffuso in tutte le culture del mondo perché il
suo rumore ricorda quello naturale del cuore, anche il più facile da
imitare.
Mi piace concludere queste mie divagazioni, sperando di avervi fatto,
almeno, ridere, riprendendo il ritornello di uno spettacolo realizzato
con strumenti a percussione e tamburi da bambini palermitani,tenutosi
presso la Biblioteca comunale di Palermo il giorno di primavera di
quest'anno, : " Io vi curo col tamburo!".)

Scoprire la Sicilia
Venite turisti
venite in Sicilia
scoprite e guardate le pietre e i palazzi,
le verdi colline che sembran arazzi
i bassi giardini di arab fattura
coltivati da sempre con ogni cura
intrisi di storia antica e tumultuosa
e di luce intensa e luminosa.
Il passo nei vicoli delle città
immagini nuove vi porterà
Madonne, edicole e fontanelle
Chiesette e piazzette delle più belle.
Mercati gioiosi di umani fermenti
di canti lontani dei suoi componenti
accoglier potranno la vostra presenza
riempiendola subito di ogni essenza.
I frutti dolcissimi dovete gustare
e pesci del mare almeno ammirare
e poi qualche cosa rimarrà da comprare,
non per bisogno ma per ricordare
la terra del sole, del mare infinito ,
di popoli e genti che coi i lor movimenti
animan sempre dalla mattina
ogni cosa, ogni casa, ogni anfratto tumefatto
rendendolo vivo, rendendolo astratto.
Incontrate quindi queste genti
quelle che ancor non son indifferenti
al saluto affettuoso, alla stretta di mano
allo stare insieme senza i ritmi del nostro tempo
passeggiando, chiacchierando e che ti salutano con un bacio
non atto di mafia ma di affetto sincero
di un popolo antico di un popolo vero.
E poi osservando una ragazza
rivedrete in lei non una razza
ma uno dei popoli antichi e lontani
come fenici, normanni o romani
che ancora vivono vicino a te.

Amor tormento
Amor tormento,
Amor del vento,
passato in un tempo
diventato troppo presto istante,
fissando negli occhi il ricordo
e nel cuore la speranza
di un ritorno,
presto…..
prima dell’ultimo respiro.

Perdersi
Perdersi nel buio universo,
assorbire asteroidi senza soffrire,
non bruciare
dentro una pace apatica
piena di silenzi isterici.

Continuare nel viaggio
senza un perché,
senza partenza e meta,
in completa assenza...
così anche di te.... dimentico.
Non so più come mi chiamo
per non sentir, dentro, ti amo.

Di nuovo primavera.
Il freddo inverno
il tempo aveva messo in sosta,
ed ogni cosa si era dimenticata
di essere,
di vivere.

Poi un vento
prima leggero,
poi dirompente
cominciò con forza a soffiare,
a scuotere e toccare,
come a voler destare,
trasmettendo nuova linfa
dando un nuovo ordine.

La forza vitale, nascosta dentro,
cominciò a prender il sopravvento
sull’inerzia dell’essere,
e gemme bianche
sui primi raggi
in una sinergia riflessi
cominciarono a brillare
di luce propria
in una tiepida mattina.

D’improvviso un’esplosione di bianco
in un mandorlo in fiore,
poi in un altro
ed un altro ancora…..
in una reazione a catena
fino ad irrompere sui colori in penombra,
spenti e sedotti da giorni
lontani e malinconici.

Nuovi rumori nell’aria
misti a odorosi fiori e colori,
in uno sfondo di un cielo azzurro
striato di bianco leggero,
trasformarono dissonanze di prima
in una fragorosa armonia
e tutto ricominciava,
circuitava in un nuovo disegno,
ciclico a se stesso,
in un passaggio-paesaggio di primavera.

La mescita perfetta
Una moglie trascurata dal marito
per svegliare al consorte l'appetito
pensò bene di mettere un vestito,
attillato e scollato quanto basta
per non far più la vita casta.

Lui, a tanta grazia, era indifferente
e di contro dava poco, anzi niente!
Ogni sera il lei piedino strofinava,
ma la cosa di consueto non andava!

La donnetta disperata,
dalla vita contrastata,
passò allora al contrattacco,
richiedendo aiuto a Bacco,
preparò una cenetta
con la mescita perfetta:
del viagra col buon vino
da accompagno ad un tacchino.

Lei attenta lo osservava
mentre lui ingurgitava ,
aspettando la reazione,
preparandosi all'azione.

Ma l'intruglio fu fatale
e l'ometto stiede male:
l'infarto lo colse di sorpresa
ed il dolore al petto fece presa.

La donnina al soccorso di Ciprano,
con un bianco fazzoletto nella mano,
nel rimorso e il pianto più totale,
confessò l'azione fatta male
e li marito tramortito,
con la flebo ad un dito,
perdonò la sua consorte
che la porta della morte
ebbe aprire suo malgrado
per avere troppo grado.

Svista d’amore.
Fu un amore a prima vista
durato il tempo di una svista,
due e-mail furon scambiate
per non esser più dimenticate.

La vita li colse di sorpresa
dando lor diversa ascesa,
vietando lor ogni contatto,
ma il legame forte rimase intatto.

Gli anni passaron veloci
e i loro scritti furon voci,
lanciati da coltelli dritti al cuore:
il rinfuocar eterno... il loro amore.

Nel silenzio di una panchina
il mar di notte a lui avvicina
di lei l’immagine, gli occhi, il sorriso:
il respirar... ormai del suo viso.

Mentre lei, sull’autobus di mattina,
vede da lontano una vetrina
e nel riflesso di un manichino
scorge un sorriso a lei vicino.

Capodanno 2007
Ho varcato un'altra volta
la soglia del tempo
mettendomi sulla stadera,
con la gioia del sopravvissuto
e con l'amaro in bocca
per ciò che è rimasto incompiuto.

Mi ritrovo sul nuovo treno
all'inizio del viaggio.
Sento in me:
il desiderio,
la speranza di fortuna,
la voglia di incontrare.

La luce intensa che annuncia il mattino
diventa capoverso di nuovi progetti,
ma anche di vecchi ricordi
che rilasciano i loro profumi
come fresie a primavera,
mentre, dal promontorio di Milazzo,
il mio sguardo si perde e si inebria
nell'Etna che fa da re alla scena,
nei Peloritani che fondono nel mare,
nel mio cuore che vede la Madonna Nera
che dal piccolo colle
prega per la pace di tutta l'umanità
il Dio- Bambino senza colore
che coccola fra le braccia con amore;
di fronte, poi, si chiude l'orizzonte sulle isole di Eolo
che prolungano il desiderio di libertà
fino all'estate che verrà.

Anche i vecchi argenti saraceni,
che già si rivestono di gemme,
partecipano la loro presenza,
così come quel misero ficodindia
aggrappato alla roccia sul vasto mare
che riflette nel suo splendore,
e il Tutto mi parla di nuovo.

Miraggio
Rigogliosa primavera
di profumi intensi
di colori brillanti
nei traboccanti seni di LEI
mi catturavano
gli occhi
rendendomi inerme.

Nel SUO sguardo
cascate limpide
per colui che
ha sete.

Nel SUO essere
solo perfezione.

Immediato desiderio,
brama di possederLa
subito,
ma appena sfiorato
il miraggio svanisce
lasciando solo curve del deserto
dove la mia immagine
già trasparente
cercava risposte,
nuove verità
e assenze ristoratrici.

L'amore cancellato
incapace di respirare:
dilata nel tempo
di notti buie
e fonde nei silenzi.

Un solo fuoco
arde lentamente nell'immenso.

La iena sa ed aspetta.

Il coyote canta la vittoria
della notte.

Il conflitto contro
se stessi e la vita
divampa.

Solo la pioggia
di un sonno
lungo di ricordi
darà un senso
per ripartire
o finire...

Abusivo.
Era nato abusivo
a causa di un abuso
di un bruto ubriaco
nei confronti di sua madre.
La donna, per la vergogna,
non lo registrò,
così il piccolo entrò abusivamente
a far parte della popolazione
Palermitana.

Non conosceva veri giochi,
la mattina lavorava
abusivamente da garzone,
mentre il pomeriggio il suo passatempo
era far l'ambulante di frutta e verdura
trascinandosi con un laccio
una cassetta strillando,
"Frutta frescaaaa!!!";
con sommo dispiacere
del sonnellino pomeridiano di molti.

A quattordici anni,
ormai uomo,
aprì la sua prima attività
davanti la salumeria del quartiere
con quattro casse di arancie
ed una bilancia di sua madre,
di quelle per pesare la pasta.
Lì si innamorò di Carmela
ed abusivamente a sedici anni,
senza il permesso né dei sui genitori
né di Dio
se la portò via
in una fuga d'amore.

Dopo due giorni di pensione
decise di occupare
abusivamente le nuove case popolari
nella periferia della città,
ancora in costruzione,
senza luce ed acqua.

Dovendo sostenere la sua famiglia
e non trovando lavoro
decise di diventare libero professionista
lavorando autonomamente
nella Piazze più importatiti della città
dove durante la sua vita
trovò varie occupazioni :
posteggiatore abusivo,
venditore di frutta e verdura abusivo,
venditore di gadget,
lavavetri,
il dispensatore di fortuna
con schedine totocalcio,
precompilate in serie dai suoi nove figli.
L'unica costante delle professioni svolte
era il cielo che poche
volte era gli era stato nemico.

Morì longevo, vecchio e felice
per non aver mai avuto e che fare
con tasse, burocrazia, assicurazioni,
notai,avvocati, medici e poliziotti.
Non fu redatto il certificato medico di morte
perché non era mai esistito
e la sua bara ancora giace
abusivamente nella camera mortuaria
e lì starà per l'eternità.

-Potrà sembrare fantascienza ma a Palermo molti, ancor oggi, nel 2006,
vivono così, ma nessuno li vede , sembra che queste persone siano
trasparenti.-

Sole di novembre.
Sole di novembre
di spento dolore
come fatiche dell’anima,
la vita che prende
che induce a da andare
senza mai voltarsi.

Gli occhi pieni
del ricordo
ed un immagine improvvisa
ritorna
istiga alla ricerca
di lei scomparsa
come arsa.

Una fiamma si riaccende
un emozione riprende
il battito alle stelle
eccola....

La moda del momento:un innocuo abbraccio
Sorpresa,
sgomento
lo sguardo stravolto
sul viso del passante
meraviglia nell'istante
di un abbraccio affettuoso
profuso da una signorina
che dice con dolce vocina:
Ti voglio bene!
Ti amo!
Mentre la moglie
osserva la scenetta,
aspetta ,
e prepara un colpo di borsetta.

Palermo nei ricordi.
Silenzi sopra i passi sul cammino
e nel protrarsi in avanti
la ricerca ..........
Una chiesa si affaccia sulla via
ed un richiamo
accompagna per mano.

La memoria dentro San Domenico
ritorna:
all'ingresso, ricordi recenti di mafia,
di funerali fra i marmi barocchi,
mentre fuori
quattro rintocchi
riecheggiano,
scuotono,
vibrano.

Ma poi l'occhio osserva
linee curve a forma di vite,
le colonne di pietra proiettate
come se volessero il cielo
in un 'esplosioni di vita e colori
e quei fregi cominciano a parlare
di operosità, ingegno e rivoluzioni
contro tutte le usurpazioni,
dell' estro e dell'arte unica cultura,
unica cura dei mali,
di liberazione.

In quel luogo casa
le storie di Palermo
si sovrappongono a strati,
si mischiano,
si alternano,
si ha l'impressione di guardare
nella memoria,
nei ricordi di una vecchia signora
che cristallizzano assumendo un senso:
una linea nel tempo,
che per ,fortuna,
distacca il dolore dei vivi,
ridona giustizia e serenità ai morti.

Saluto il divino,
alle spalle
colonne di speranza
e sui passi
nuova gioia.

L'isola come la puttana.
Era inverno sull'isola,
il mare alternava i suoi monologhi ai silenzi,
mentre rappresentazioni di nuvole in bianco e nero
come i film malinconici,
romantici e comici di una volta
mutavano nel cielo di ponente.
L'aria era rassicurante e familiare
ed i ritmi lenti permettevano
di osservare,
contemplare il creato
da quel luogo isolato.

Venne primavera,
ed ogni cosa comincio a mutare,
l'isola divenne angelica come una giovane vergine:
il suo paesaggio veniva arricchito
dalle rondini che incrociavano il loro cerchi,
mentre i canti di passerotti
si sostituivano pian piano
alle cantilene di piogge scroscianti di lontani inverni
e frizzanti profumi di brezze risvegliavano i sensi
mischiandosi a odorosi fiori rupestri.
Ma tutto questo cominciava ad attirare
ad ammaliare gli esseri della terra ferma,
che da lontano la ammiravano
e la desideravano protendendo la mano.

Ad un tratto,
il natural mutare venne interrotto,
rotto in mille pezzi,
dallo sbarco di mille e mille formiche
invadenti e rumorose, sporche,
che sembravano proliferare
ad un ritmo vertiginoso,
sembravano mutare in pidocchi
e poi in cicale venute solo a rubare la quiete.
Tutto questo veniva definito benessere.

Tutti venivano per poi dire:
Io ci sono stato!
Ho visto quell'anfratto
e ne sono rimasto stupefatto!
Ma dopo qualche giorno ripartivano
lasciando solo il loro cattivo odore:
un po' come andare dalla puttana
mischiando il proprio sudore a quelli
degli altri che già avevano visitato quel letto.
Riuscivano a percepire solo il suo aspetto
esteriore visto attraverso un vetro opaco,
ignorandone l'anima.

Nessuno ascoltava
I suoi racconti
conosceva tutti i suoi tramonti
la gente che di lei era parte vitale
e le stelle del cielo d'agosto.

Tutti erano li solo per godere,
in nome del benessere.
Ma io mi domando:
"Di chi?".
-Dedicato a tutte le isole che ogni anno vengono stuprate in nome del benessere.......... da orde di pseudo ammiratori.-

Meriggio.
Un sonno profondo,
fondo,
una cicala canta per amore,
ore,
ed il vento che soffia dietro la porta,
porta:
il sogno di essere leggeri
nei meandri dei misteri
di un meriggio.

Incontri improvvisi
di vecchi e nuovi visi
di chi non c'è più
e forse sta.....
lassù
o qua giù?

Dialoghi passati
come registrati
tornano
ripetono se stessi
e verità inconfessate
manifestano le assenze
che ora son presenze.

La paura mi ha lasciato,
non son più turbato,
ormai ho imparato,
ho accettato:
la tristezza,
la consapevolezza
che tutto è un continuo
esistere e morire
che si può ridere
ma spesso poi soffrire
che il dolore è parte
del vivere....... che è arte:

dipingere
sulla nostra tela
tinte forti e leggere,
scuri bui
alcune volte assenti,
alternati,
mischiati,
a colori sgargianti di vita.

"Alzati!
Il caffè è pronto."

Superman.
Capriccioso,
con un ego infinito
il fannullone voleva fare.
Studiare non era dovuto
dal lavoro non l'aveva mai posseduto
ed il dormire di giorno
era la consuetudine
che accompagnava le notti bianche.

Far soffrire chi gli stava attorno,
infliggere dolore,
mostrarsi nudo,
aggredire
era il suo stile personale,
da vero getleman.

L'anziana madre pregava,
accendeva lumini al Santo
ormai unica speranza,
rimedio,
conforto.

Così un giorno
Superman
incontrò LEI:
Wonderwoman

L'eroe la invitò nel suo castello di ghiaccio,
lei lo ammaliò con uno sguardo da strega
ed allora lui si trasformò,
il suo sguardo divenne fedele
e la lingua gli cominciò a penzolare.

Così la vita cambio:
Lui a lavare i cessi,
a rifarle i letti
a coccolare,
a fare la spesa,
a preparare
e Lei a maltrattare:
ad affondare
i suoi incisivi
sulla preda,
a lasciarla andare
per poi riafferrarla
con i suoi artigli
in un sadico gioco.

Sicuramente
qualcuno lassù
aveva pensato
che l'amore
fosse meglio
della Kriptonite.

Fantapoesia
......una matita cercò la mia mano
per esprimersi,
un foglio trovò su di una scrivania
così sogni sospesi a mezz'aria
disegnarono amori
piaceri e forti desideri
trasformandosi in una rima
che venne abbandonata, dimenticata
in un file di pagina web
dove incontrò,
ammaliò,
un tipo solitario, un navigatore
dal cuore triste
che si liberò da farfalla
dorando in un battito
con polvere di stelle illuminanti
una bui stanza
dall'altra parte del mondo
e tutto ritornò in un sogno:

sospensione temporale
nell'attesa di un nuovo
improcrastinabile viaggio
dettato da un incontenibile raggio
di fantapoesia........

Come biglie vaganti.
Una vita svolgeva
un'altra in un altro luogo
percorreva sentieri diversi
nello stesso tempo
simile in apparenza,
un'altra ancora disegnava strane traiettorie
sfiorava le prime per poi distaccarsi,
mentre il caso giocava
si divertiva come un bimbo capriccioso
nel tavolo verde
a scoccare steccate su vite
ormai biglie.

Alcune si univano
per poi allontanarsi,
altre percorrevano
percorsi paralleli,
osservandosi
senza mai toccarsi,
altre ancora
si univano immobili
senza più essere sfiorate:
avevano trovato
il baricentro dei loro mondi?

Sembrava che tutto
fosse governato dal caso,
ma alcune volte
succedeva:
attrazioni e repulsioni improvvise
si opponevano
a direzioni preordinate
e tutto mutava in continuazione.

Solo la gioia ed il dolore
dell'istante rimaneva
nei ricordi dei vaganti.

Ti ritroverò.
Negli occhi smarrimento
e poi qualcosa di nuovo si concretizzò dal nulla
come note di un'orchestra jazz
che suona al buio,
note affascinanti,
irresistibili,
più che accattivanti.

Immediatamente subentrò un complice....
un cosciente sorriso
che rendeva assenza ogni cosa,
anche la luce intensa
vicina a te diventava fioca
e la tua immagine splendeva
già in me da sempre.

Il vedersi univa
in un legame inscindibile
superando ogni spazio
ogni cosa interposta
e sincronismi inconsci
rendevano tutto armonia
in un continuo scambio di messaggi.

Lo stesso scorrere del tempo
veniva alterato
in un tempo animato
da passione infinita
fermando le lancette dell'orologio
che pian piano scomparivano
per poi riprendere oggi,
ma non so dove mi ritrovo,
non so dove sei,
non so......

Guardo l'azzurro
ed in esso sospeso,
assente dal mondo intorno,
scrivo ancora di te
per rinnovarti-incontrarti in me.

Tutti i cerchi si chiudono,
tutti i tempi concludono,
solo l'amore non ha confini,
per questo so
Son certo
che ti ritroverò.

Meccanismi.
Staccarsi da terra
e cedere alla voglia di lei
per credere,
per amare.

Amore che intrappola,
che blocca,
soffoca lentamente
nelle sue reti.

Sentirsi drogati
in un’infinita agonia
dall’irrefrenabile desiderio
in amplificate risonanze
che riempiono il pensiero
per sentirsi amati

.....inspiegabili meccanismi del cuore.

Non ricordo di aver mai chiuso gli occhi
Toccai l'erba fra le dita
e sdraiato su di essa
guardai il cielo
e già sentivo di galleggiare
in un tempo azzurro
di tranquillità eterna.

Una brezza marina soffiava,
mi sfiorava delicatamente
e sul viso mi accarezzava
sussurrandomi parole nuove come:
distacco,
felicità,
consapevolezza,
mentre tristi ricordi riaffioravano
proiettandosi di fronte
senza provocare dolore,
per poi svanire.

Ormai non sapevo:
chi fossi,
perché fossi lì,
perché....

L'umano che era in me
si distaccò,
si trasformò,
assumendo un'altra forma,
una forma comune e semplice
tornando all'universo,
alle cose così com'erano
e vide le cose viste dalle cose stesse.

In quell'attimo un sorriso
dal mio viso spicco un volo sul mondo
abbracciandolo per intero
cancellando il mistero.

Poi il sogno svanì,
di esso rimase solo una traccia
che potei vedere per un istante al risveglio,
eppure questa minuscola frazione,
quasi impercettibile
mi diede coscienza e speranza
di un mondo nuovo, diverso, plurale
non più dell'umano razionale.

Non saprò mai se realmente era stato un sogno:
non ricordo di aver mai chiuso gli occhi.

La punizione
Guarda cosa hai fatto!
Guarda che misfatto!
Tutte le molliche per terra
per mangiar un biscottino,
tutto il pomodoro sulla maglietta
per gustare una salsetta,
sei davvero una maialetta!
Ti meriti una punizione,
stasera non vedrai la televisione.

Lavati le mani,
lavati bene,
strofina forte con il sapone,
togliti di dosso quel brutto alone.
Ma mamma, non vedi?
Non vedi che è l’abbronzatura.?
Allora per punizione di darò io la cura,
starai a casa a dismisura.

È sera, sono le otto.

É già tardi,
su presto,vai a dormire.
Ma mamma, lo sai
che non ho sonno
e che lo stare sveglia per dormire
mi fa soffrire.
No, no m' importa,
vai a letto lo stesso,
domani ti dovrai alzare presto,
domani tanto dovrai fare,
altrimenti non potrai studiare
e poi una punizione ti dovrò dare.

No hai scritto i compiti,
Non hai appreso bene
non hai...
non hai....
e tu lo sai,
ora sarai punita,
ora saranno guai.

Dopo quantanni.

Mi tremano le mani
e non ci vedo bene,
cammino a fatica
ed inciampando
con il latte
ho sporcato la camicia,
cara la mia Lisa.

Ora ti darò una punizione......Mamma
così migliorerai e ricorderai .
Su... vai digiuna a letto,
altrimenti saranno guai,
come tu ben sai.  

La vita è gioia.
Scoppia cuore fra le nuvole
vola alto sopra la vita
esulta di ogni cosa
prima che tutto finisca,
bacia,
accarezza,
avvicinati ,
scontrati,
mischiati come l'acqua,
non esitare a toccare
ad afferrare
a prendere l'amore,
non esitare..
e non avere paura mai,
solo così in ultimo non piangerai
non lascerai lacrime
sopra i tuoi figli,
ma solo gioia
in uno scemante sorriso.  

Emigrare 2000
Il buio della notte sfiorò le stelle,
dipinse di nero sereno ogni cosa:
i monti affacciati,
il mare che li univa
come un abito da sera lungo ed elegante,
ricamato di strass luccicanti sulle coste.

I due mondi vicini si osservavano,
ma non si toccavano,
si guardavano come amanti
mandandosi messaggi
traghettati ad intermittenza
in un linguaggio d’occhi
di passionale frequenza
di luce di fari in lontananza,
e tutto rievocava amor lontano,
ricordi ed affetti staccati
e timore di non ritorno.

Sapore di sconforto misto a sale amaro
in questo strano galleggiare su olio nero,
poi d’improvviso il risveglio,
quasi un terremoto rivelatore
e rumori di pontili all’attracco.

Ora so,
so per certo che mai ti lascerò….. terra mia,
sempre con te sarò,
dovunque andrò.

Ma tutto questo
accadeva qualche lustro fa:
quando volare era un lusso,
il cartone andava di moda
e le lettere lunghe e malinconiche
parlavano fra loro di vite lontane.

Oggi le nuvole dei Low Cost sono per tutti,
anche per i nuovi affamati,
ed i distacchi sono repentini, più che fulminei,
come una revolverata alla tempia.

L’emigrante appena sceso,
toccata la terra che non ha radice,
comunica con una telefonata:“Sono arrivato”.
Ed immediatamente, il suo essere rassegnato, ormai automa,
ricomincia far parte del nuovo sistema,
a girare da ingranaggio
in un meccanismo a lui ostile e malvagio.  

La miniera d’oro.
Con il suo piccone,
in fondo alla buia miniera,
il cercatore d’oro
scavava i suoi sogni
immensi, ricchi, prosperi, abbondanti,
ridenti e splendenti.

Tutto era bellissimo,
tutto era proiettato in avanti
in un tempo lontano
ma già presente nella sua mente.

La vita era frenetica,
cadenzata giorno e notte
dal ritmo di un metronomo
e le immagini diventavano sassi scrutati,
pestati e trasformati
nel metallo giallo,
che però non bastava mai
a riempire, a saziare la voragine dell’ingordigia.

Un giorno,poi,
un altro cercatore lo trovò lì,
nella sua miniera
accartocciato su se stesso
come lamiera bruciata.
Aveva uno strano sorriso
stampato sullo scarno viso,
ormai i suoi denti
fuoriuscivano del cranio
ed il piccone fra le falangi
era diventato un tutt’uno.
“Sicuramente era stato felice”
Pensò.
E con fare indifferente
prese quell’arnese
e felice diede la prima picconata.  

Il passero rumoroso
Ancora sua maestà il sole
non si era alzato
e lui con il suo canto era già arrivato.

Un frastuono mattiniero,
un cantare a squarcia gola,
un rumoreggiare d’ali dietro la finestra,
per lui ogni mattina era una gran festa.

Cha gran rottura di …….,
il sonno ormai era avventura:
speranza di tempo tenebroso,
più che piovoso,
che smorzasse lo spirito dell’uccello
ed il suo rumore che era un gran bordello.

Ma poi un giorno ci conoscemmo,
ci presentammo:
io con le molliche del mio pane,
lui con i minuetti alla finestra
ritmati, leggiadri da tarantella,
ed il conoscerci mi gratificava,
mi faceva accorgere che
non capivo nulla di ballo.

Qualcosa d’improvviso cambiò,
in quella vicinanza comincio il rispetto,
il salutarsi,
ed anche i rumori divennero familiari,
confidenziali e concilianti
e partecipativi dei sogni,
anche nei caldi pomeriggi di luglio.

Poi un giorno,
uno dei soliti,
con il sole fiero
e pomeriggio afoso,
uno strano silenzio,
insopportabile da non poter prender sonno.

Il giorno successivo lo stesso
ed il giorno appresso ancora,
ancora insopportabile silenzio.

Dovetti uscire
e cercarlo sul suo ramo,
in fondo alla villetta sotto casa.
Non c’era.
Poi lo vidi per terra,
era Spacciato,
denutrito,
colpito da qualcosa,
già immaginavo cosa.

/“Ciaò!”/Gli dissi con fare indifferente,
di quel deficiente che aveva conosciuto alla finestra,
e lui sgranando gli Occhi Vivi di allora rispose:
/“Cip, Ciap, Ciop, Ciup!”/

/“Ho capito amico mio non ti sforzare,/
/non ti devi affaticare,/
/fra qualche giorno tornerai a volare/
/ed a mostrare la tua arte,/
/non t’incazzare,/
/proprio a te doveva arrivare?”/
/ /
Lascia le molliche ed un’illusione,
sperando che questo bastasse a
Lui ed Me stesso,
che ci permettesse di rincontrarci, ancora,
in un giorno soleggiato e rumoroso di ogni luglio.  

La magia della notte
Amo l’incantesimo della notte
ed il suo rimbombante silenzio
accompagnato dal solista ticchettio,
dove ogni singolo nuovo piccolo rumore
si interseca come verso baciato di un lampo.

Solo in questo magia
le parole scritte, lette e libere
possono, leggere, finalmente ascendere
senza irrispettose interferenze  

Di nuovo primavera.
Il freddo inverno
il tempo aveva messo in sosta,
ed ogni cosa si era dimenticata
di essere,
di vivere.

Poi un vento
prima leggero,
poi dirompente
cominciò con forza a soffiare,
a scuotere e toccare,
come a voler destare,
trasmettendo nuova linfa
dando un nuovo ordine.

La forza vitale, nascosta dentro,
cominciò a prender il sopravvento
sull’inerzia dell’essere,
e gemme bianche
sui primi raggi
in una sinergia riflessi
cominciarono a brillare
di luce propria
in una tiepida mattina.

D’improvviso un’esplosione di bianco
in un mandorlo in fiore,
poi in un altro
ed un altro ancora…..
in una reazione a catena
fino ad irrompere sui colori in penombra,
spenti e sedotti da giorni
lontani e malinconici.

Nuovi rumori nell’aria
misti a odorosi fiori e colori,
in uno sfondo di un cielo azzurro
striato di bianco leggero,
trasformarono dissonanze di prima
in una fragorosa armonia
e tutto ricominciava,
circuitava in un nuovo disegno,
ciclico a se stesso,
in un passaggio-paesaggio di primavera.  

La prova
L’amore già lo aveva,
tutto era programmato,
la carriera,
il titolo blasonato,
pure il fiato,
il lavoro,
la casa impossibile,
il ritmo del successo.

Poi un incontro,
un sorriso nuovo,
qualcosa di indescrivibile,
fuori da ogni schema,
che tutto rendeva magnetico desiderio.

Quale scelta?
Cosa fare?
Come scegliere?
Facciamo scegliere loro:
i contendenti,
facciamoli incontrare,
allora vedrò
chi mi vuol amare.

Due mondi si sfiorarono,
ma nessuno si fece avanti.
Tutto fu buttato alle ortiche del caso.

Poi tutto ritornò nei schemi apparenti,
ma tutti gli attori sapevano
che nulla sarebbe stato come prima.  

Il nano e la fata
Lo spettacolo stava per iniziare,
c’era attesa nell’aria,
l’ansia d’ascoltare
il bel canto antico
che tutti i sentimenti toccava,
come note suonate
dai colori dell’arcobaleno.

E lì,
in un angolo della sala,
tra donne eleganti ed uomini in frac,
il nano accompagnava la fata,
le sorrideva,
le parlava dolcemente,
pendeva dalle sue labbra,
ma non eravamo al circo.

Lei muoveva l’aria intorno a se,
le sue lunghe mani affusolate
delicate,
magiche
liberavano stelle
ed i suoi sorrisi
animavano ogni cosa.

Così il mostro era inebetito,
era felice quella sera,
si sentiva un gigante,
e poi seduto accanto
non si notava la differenza:
il testone deforme,
l’altezza,
il mento pronunciato,
il busto un po’ ingrossato.

Lei parlava,
parlava…
Parlava….,
lei gli toccava i capelli
come al cucciolo più bello,
facendolo scuotere,
facendolo ridere,
ancora ridere e sognare

Ad un tratto silenzio,
poi un suono lieve
ed a seguire l’energia di un uragano:
la forza dell’orchestra,
il bel canto.
Tutto era diventato incanto.

I sentimenti cominciarono
a viaggiare nell’aria
il desiderio,
la passione,
l’odio,
la gioia ed il dolore,
ma poi venne l’amore
immenso e denso,
amplificato,
ingigantito dalla sala,
dai volumi e dagli spazi,
dalla musica e dai vocalizzi,
e nella penombra la perfezione
toccò ogni cuore.

In quell’istante
due mani nel buio della sala
si unirono,
si strinsero,
si riscaldarono,
si amarono,
ma nessuno poteva vedere,
osservare, criticare e ridere
beffeggiare…..
Nessuno.

Poi tutto svanì,
ci fu grande applauso
e la sala comincio ad scemare,
anche loro,
come l’ultimo raggio
di un tramonto grigio.

Uscirono non come amanti,
ma sempre come padrona e cucciolo.

Solo due cuori erano rimasti
nei ricordi di due poltrone
di velluto rosso.  

Progetti lineari.
Progetti lineari
di vite preordinate,
fissate in identità univoche,
nei soliti spazi,
negli stessi ambienti,
con gli identici gesti,
senza alternanze,
perdenti per scelta.

E poi una rivelazione:
il progetto che si costruisce nel tempo,
sulle forme dei campi d’azione
o nei meandri del dedalo,
la meta che non ha meta certa,
le mete che si moltiplicano e si diversificano,
la certezza che tutto è mutabile
funzione di scelte dettate dagli eventi
dai tempi,
dai luoghi,
dalle pieghe delle vita,
dagli incontri di genti
e dei loro sentimenti,
dei pensieri detti,
scritti,
sussurrati,
interpretati.

Più obiettivi possibili da raggiungere:
sicura vittoria.  

Divorzio
Oggi mi sono alzato male,
la luna mi ha guardato storto,
e mia moglie
appena aperto gli occhi,
invece di darmi un bacetto,
Mi ha detto:
Ancora a letto!

I tuoni si sentivano nell’aria,
la bufera avanzare,
la testa dolorante
ed io pronto ad esplodere
più forte di un vulcano,
pronto a buttare lapilli e lava
a distruggere ogni cosa
ed anche la mia sposa.

Ho detto, ancora a letto!
Con tono minaccioso
e sguardo un po’ ombroso,
il ringhio di una cagna
di questa mia compagna.
Per poco mi sparava,
fulmini e saette
con sguardi assassini
e occhi sibillini

Il limite è raggiunto,
il fiume è ormai in piena
i giochi son iniziati
e già siamo afferrati.
E partono i ceffoni,
e volano gli insulti,
e pure gli spintoni,
mentre vicinato assiste
e tifa per il marito,
ma senza metter dito.

La lite è furibonda,
il tifo è alle stelle
e volano padelle
da ufo roteanti
e piatti più pesanti.

Stanchi ormai sfiniti,
la sera è alle porte,
il sole è tramontato
e tutto è già mutato.
Il campo è minato,
il solchi son scavati
e poi le barricate:
letti alzati e tavolini,
le storie vecchie da cretini.

Chiamate i rinforzi!
Le mamme corazzate,
e nonne incazzate,
completano la battaglia,
supportano i contendenti
mostrando pure i denti,
sbraitando a più non posso,
ma non mollando l’osso.

Chiamate gli avvocati
e poi la Sacra Rota,
sciogliamo presto lo sposalizio,
andiamo in tribunale,
a farci ancora più male,
togliamoci in fardello
di questo gran bordello.   

Pierluigi
Come un geco
era rimasto lì
ad aspettare una vita
che l’amore passasse vicino,
lui non sapeva correre per cacciare,
solo aspettare.

Era triste,
era stanco di stare,
ogni speranza aveva perduto,
la giovinezza era passata
e la malinconia era arrivata.

Ma un giorno,
quella mosca bianca si poso,
lo tocco con indifferenza
e fu subito un colpo di lingua.  

Vecchie cose
Il mercato degli antiquari improvvisati,
straccioni a vendere tarocchi,
cinesi pieni di nuovi balocchi,
polacchi con icone rubate
a chiese lontane
spogliate,
affamate.

Vecchia merce di ogni tipo,
buttata sui marciapiedi,
torna dal passato dalla porta del tempo
come a voler ricordare come eravamo,
le nostre aspettative
ed i nostri desideri
riemergono dietro i giocattoli di ieri,
lampadari di strass,
libri,
stampe,
foto.

Ogni oggetto una volta utilizzato
diventa la chiave
per aprire alcune porte,
richiama piaceri dimenticati
ed anche il dolore provato
come una reliquia è conservato,
è ripreso tra le mani con delicatezza,
ma non brucia più,
non turba la nostra psiche,
esso è accettato ed anche amato,
perché appartiene al quel passato,
al nostro eravamo.

Così tutti si accalcano ad osservare,
a toccare il lontano lì presente,
a cacciare ricordi,
per accendere i fuochi
di un' epoca fatta di semplicità,
di volti che vivono ormai solo nelle mente,
che oggi sono cambiati,
non sono più gli stessi,
che spesso se incontrati
si stenta a riconoscere ed associare
ad uno spazio-tempo-evento-sentimento.       

Due visi simili.
Due visi simili,vicini,
pelli delicate bianco carta,
capelli lunghi
e collane colorate,
orecchini e turchini,
trucchi sui visi divini,
identici vestiti senza grazia
su corpi androgeni
in movimenti femminili,
eppure uno aveva la barba!

Mi sono strusciato gli occhi.
Mi sono svegliato male?!
Ho sognato?!
No, tutto ormai è contronatura,
la mente che supera gli istinti
ed uccide la sensualità
più sessuale
di una danza ammiccante di un ventre.?!

Ha vinto la nuova idea?
Hanno vinto loro: le superdonne?
Quelle senza grazia
che prendono
e non chiedono mai?!

E' vero,
scartano gli uomini come mele,
li assaggiano,
li mordono
e poi li sputano disgustate,
quando ormai sono sazie.
E lui è spiazzato,
confuso,
restio a legarsi
per non flagellarsi,
ormai è ferito nel profondo.

Quanto durerà?
Verrà un nuovo giorno
di un lieto ritorno
di donne donne
e uomini uomini?

Sua maestà Natura,
pur essendo femminile,
penso che ce la farà,
farà cessare idee e geni
di lei …..innaturale,
estinguendola,
forse estinguendoci.    

Cento
Strasognata guardava i suoi anni,
uno strano sorriso le si leggeva
davanti ad una torta
che portava un cento
acceso,
pronto per essere spento.

I baci si susseguivano sul suo viso
mentre i ricordi tornavano da lontano:
di rami spezzati
da un vento improvviso,
ma anche dei nuovi germogli
che in lei erano chiari.

A tutti dava il suo amore,
per tutti c’era posto nel suo cuore,
ma il suo viso
emozione sfoggiava
all’incontro dei piccini,
i suoi mille nipotini.

Con un soffio da professionista,
da veterana,
spense quegli anni
e come una quindicenne
si avventurò fiera
come una Tomb Raider
per quelli avvenire.
- Dedicata a nonna Angela. -      

Nella fotografia
Nella fotografia
il ricordo dell’attimo
che va via,
l’istante magico,
irreale del sogno
in essa è fissato,
e tutto è già passato.

Stupore…..
l’incontro della forma
che sposa della prospettiva
dei neri ai bianchi,
in grigi stanchi
disegna una sedia
posta in una stanza
illuminata dal raggio
in giochi di ombre sublimi.        

Santa Lucia
Panelle e Arancine!
Fritte?
Divine.

Intossicazione alimentare,
ma è bello stare male.

Viva la cuccia,
oggi è festa
andiamo a mangiarla a casa mia
è Santa Lucia.  

Sono arrivati i marziani.
Sono arrivati i marziani!
Grida il bambino.
Nel cielo sono in tanti
ad occupare la volta celeste,
in una notte di stelle senza nuvole,
con strane macchine poste lì ad osservare
un mondo piccolo,
dove piccole cose si muovono,
altra stanno a volare,
alcune a galleggiare,
in mezzo a colori che
macchiano di vita
il buio cosmico.

Guarda!
Guarda!
Sono scesi.
Grida un altro.
Non sembrano strani nani,
ma neanche giganti.
Sono venuti da lontano?
Da un altro universo?
Hanno percorso molta strada?
Hanno supertao la barriera del sesto senso?
L’abbiamo superato insieme?
Siamo pronti per incontrarci?

Guarda!

Eppure ci vediamo e ci riconosciamo,
come gocce di pioggia
simili a se stesse
riunite nello stesso mare.       

L’1% dell’amore.
L’1% dell’amore:
dolce dolore,
apertura, aprirsi senza aver paura di ferirsi,
condivisione di sogni,
vivere una dimensione comune
fuori da ogni logica
da ogni tempo,
superare insieme, superarsi,
cercarsi senza un perché,
desiderio immotivato,
segnali celati e crittografati
solo da noi interpretati
in sguardi con espressioni da bambini,
sorrisi in apparenza cretini,
vedere le stesse cose assenti,
armonia di sentimenti,
comunicazioni extrasensoriali
di pelle sfiorata, accarezzata,
occhi che scrutano dentro ad altri occhi,
che osservano ciò che esiste
solo in uno spazio irreale,
dove per capire bisogna essere in sintonia,
dove la percezione è possibile
solo dietro una nostra proiezione
sconfinata di desiderio
misto ad affetto,
incommensurabile,
immotivato
e strasognato,
che non ha difetto.

Urlo di madre.
Ho visto una madre Urlare,
un suono disumano,
sordo e duro
come il crollo di un muro.
Lei capiva
e voleva morire,
lei pensava,
ma voleva sparire
con quel corpo esamine,
coperto per pietà da un lenzuolo
macchiato del suo sangue.
E tutto questo perché?
Perché,……si domandava,
mille volte e mille volte ancora,
battendosi con i pugni il petto,
quel petto che era stato nutrimento,
….che era stato vita.
Uno zombie senz’anima,
con l’anima cancellata da una religione,
aveva schiacciato un bottone,
troppo….
troppo vicino alla sua creatura.

Amore
Amore di bambino:
uno sguardo innocente.
Amore adolescente:
il bacio è imminente.
Amore di gioventù:
la scoperta sei tu.
Amore adulto:
è tutto un tumulto.
E poi il matrimonio,
la convivenza:
intreccio di sentimenti,
AMORE……….
ma anche sofferenza.
E poi un addio,
un distacco inaspettato,
l’amore è andato,
tutto ormai sarà solo ricordato
e nell’intimo sognato.

Autunno
Foglie ingiallite
in prospettive di rossi intensi
trasformati in scuri immensi,
come fragili vite
pronte a cadere
su se stesse,
recise di netto
nell'attimo certo
di un futuro presente,
imminente,
bagnate dalla pioggia
di un sogno infranto
di eterna giovinezza.

Un angelo caduto in piscina.
(piscina comunale di Palermo 03/10/2005)

Un angelo caduto in piscina,
lo sguardo di una bambina,
il corpo nudo sotto un velo
e un nuoto lento, preciso e fatto con zelo,
in mezzo a sirene e tritoni vigorosi,
con movimenti e ritmi sfreccianti,
vertiginosi.
A dorso il corpo volava
e lì leggero, al centrovasca stava,
…..dissonanza di movimenti ad esaltare
quello strano corpo galleggiare,
mentre tutti attoniti ad osservare
Concetta armoniosa nel suo fare,
con slip e maglietta bianca,
che tutto lasciavano intravedere
i fianchi, il petto minuto e pure il sedere,
perché la bella aveva dimenticato
il costume sotto un fiume
di pensieri fastidiosi , assillanti e martellanti,
di una vita giornaliera
fumosa, densa come gas di ciminiera,
ma al bagno non aveva rinunciato,
il piacere non si era negato,
così uno spettacolo inaspettato era iniziato,
per la gioia degli occhi presenti,
ed il rammarico di quelli assenti,
venuti a sapere del fatto accaduto
e di cui non avevano goduto.
- Da un fatto vero. Concetta è un nome di fantasia non so chi Lei sia.-

Primo giorno.
Sera prima delle elementari,
notte insonne,
l’ansia che si respira,
eppure è tutto pronto:
la cartella, la voglia di iniziare,
il desiderio di crescere e sognare.
Chissà come sarà domani,
la mia nuova classe,
l’insegnante,
la mia compagna preferita,
speriamo che sia la mia migliore amica!
La notte è lunga
non riesco a stare,
è il mio cuscino
che non mi fa riposare.
Poi tutto si rasserena,
la mamma accarezza,
la mano nel silenzio ristora,
il messaggio arriva chiaro nel silenzio,
sfiora la mia mente
e lì cade:
“non ti preoccupare
ogni cosa accadrà,
non l’aspettare,
al suo tempo,
senza pensare,
lasciala entrare.
Tu saprai cosa fare”.
È gia mattino,
la luce alla finestra,
inizia la festa.
“Oggi un fiore porterò
alla maestra!”
- 14 settembre 2005, dedicata a Federica ed a tutti i bambini al primo giorno delle elementari.-

Scrivere
Scrivere l’immaginato,
rimandare a se stessi
ciò che è passato
e non voluto,
solo avuto
dell’evento,
dall’emozione,
dal caos a caso.
Come un cambiamento,
un modo nuovo di oscillare,
spostarsi su più frequenze,
ascoltare la radio,
l’etere dello spazio vuoto
che in un'altra dimensione,
ricolmo di nuovi intrecci,
inaspettati,
son pronti ad esplodere da stelle.

Tre poesie e lo stesso tramonto.

prima
Osservare il sole tramontare,
scendere giù per scomparire nel mare,
dipingere il cielo di rossi intensi,
di grigi immensi,
che preparano il finale
e l’inizio di un buio surreale,
magico,
mentre un barchetta lascia la scia
e rumori di motori scoppiettanti
rimbombano nei silenzi
ridisegnano gli spazi immensi
e così Venere prima finta stella
si affaccia nella volta
dando l’inizio della svolta,
la luce a il vento tendono a scemare,
la vita, per la felicità, tende a rallentare
per imbrigliare quell’attimo.

seconda
Osservare il sole tramontare,
scendere giù per scomparire nel mare,
dipingere il cielo di rossi intensi,
di grigi immensi,
che preparano il finale
e l’inizio di un buio surreale,
magico,
mentre un barchetta lascia la scia
e rumori di motori scoppiettanti
rimbombano nei silenzi
ridisegnano gli spazi immensi
e così Venere prima finta stella
si affaccia nella volta,
viene invocata per la sua bellezza
da un vecchio porco
per abbagliare la giovincella
portata a cena nel ristorantino,
nel localino affacciato allo spettacolo,
alla rappresentazione grandiosa,
ed offre languidamente alla sua bella una rosa

terza
Osservare il sole tramontare,
scendere giù per scomparire nel mare,
dipingere il cielo di rossi intensi,
di grigi immensi,
che preparano il finale
e l’inizio di un buio surreale,
magico,
mentre un barchetta lascia la scia
e rumori di motori scoppiettanti
rimbombano nei silenzi
ridisegnano gli spazi immensi
e così Venere prima finta stella
si affaccia nella volta
dando l’inizio della svolta.
Allora tutto si quieta
dentro e fuori di me,
la mente si rasserena,
anch’io faccio parte della scena.

Il mio nuotare
Il mio nuotare rigenera il corpo e la mente
portandomi dove non c’è niente:
ritorno ai primordi della vita,
ad uno stato embrionale
in assenza di gravità.
Distacco dalla realtà,
dove tutto in me viene rivisto,
modulato:
il mio modo di sentire,
il mio ritmo interiore,
il battito del cuore.
Misura della mia forza
ad ogni bracciata,
dove la sfida è con se stessi:
riuscire ancora a fare
contro il passare del tempo.

Rumori di vita
Ascoltare rumori di vita
nei vicoli antichi
dei vecchi sobborghi.
Passeggiare e sentire il
ticchettio ritmato
del martello sull’incudine,
la ruota di carretto rotolare sul selciato,
il cigolare di un portone,
le foglie agitate dal vento.
Suoni di un’altro tempo,
ma rimasti immutati
ancora vivi,
attuali.
Suoni che ci ricordano come eravamo
e come realmente siamo……
dentro,
creature dotate di anima
che hanno bisogno di realtà,
di sentire il freddo sul viso,
del soffiare del vento attraverso i capelli,
del sole bruciare la pelle,
che hanno bisogno del contatto umano,
della stretta di una mano,
di guardarsi negli occhi,
di sentire odori e sapori.
Sensazioni che stiamo perdendo
per mondi immaginari poco reali,
dove tutto è finzione,
dove la ricercata perfezione
è imperfetta.

Il circo
Si spengono le luci,
rullo di tamburi,
squillo di trombette,
i colori comincian
a prender forma dal buio,
lo spettacolo inizia.
Bellissime,
come sirene dai grandi occhi
ammalianti,
le ballerine salutano
il pubblico,
elargiscono i loro sorrisi
a tutti i presenti
che restano incantati, inebetiti,
quasi tramortiti.
I cavalli, gli elefanti
fanno le loro danze equestri,
mentre i clown
inciampano sulle grosse scarpe
suscitando ilarità
comicità,
gioia.
Atmosfere surreali,
da fumetto,
mentre la trapezista
vola come un angelo
col suo bilanciere
sui mille visi.
Tutti partecipano
al grande spettacolo.
Per l’artista ed il pubblico è
un comune sentire:
uno scambio continuo
di ammirazione e consensi,
un continuo fragore
di applausi scroscianti.
Anche negli errori,
tutto è reale
non è finzione,
non è né cinema
né televisione.
L’artista,
intrepido,
ricomincia il suo esercizio
fino ad eseguirlo alla perfezione
suscitando ancora più emozione.
Questa è la regola:
“ci si rialza sempre!”
Un caloroso saluto,
cala il sipario,
tutto è finito.
Lo spettacolo della vita,
sospeso per un attimo
nell’immaginario,
riprende.   

La notte si fece giorno
La notte si fece giorno
in un mattino dai colori incerti
mentre il mio io correva,
fuggiva,
scappava dalla verità,
percorrendo le solite strade,
ormai non più rassicuranti.

In quella luce vidi il distacco,
la certezza di nessun ritorno,
la scomparsa dei riferimenti,
spostati, ormai, chissà dove
ed il vuoto assoluto
che trovava in me
allocazione stabile.

Chiesi…..,
Chiesi pure a DIO,
MA LUI NON C’ERA,
cercai la risposta….
E adesso?
Potrò ancora?
Andrò avanti,
senza l’aiuto dei miei santi?

I miei simili mi strinsero,
si strinsero,
dimostrarono affetto
al mio cospetto,
fecero,
dissero,
promisero,
ma tutto questo non bastava.

Solo due alternative:
annullarmi anch’io
o riprendere il cammino
senza memoria
nella direzione del tempo,
che nel suo alveo
come un fiume sereno
imperturbato scorreva.       

Le Zitellone
Galline starnazzati
in cerca di marito,
di un gallo tipo fico
o pollo quanto basta
per mettere la pasta.
Galline coccodé,
con piume spennacchiate
di età ormai avanzate,
con culi da sgrassare
o petti da gonfiare,
che s’agitano come occhette
ed escono a coppiette.
Galline travestite,
muffite, camuffate ed imbrutite
di vestiti attillati
su corpi corpi maltrattati,
insaccate da salami
per sentirsi dire, poi : mi ami!
Ed il trucco messo male
fa da stucco grasso di maiale,
completa il quadretto
che non ha il reggipetto.
Galline poverette
che gli anni han bruciato
nel sogno ormai fallito
di un timido marito.
Tristezza ormai sovrana,
grandissima puttana,
governa i loro giorni
e i loro non ritorni
e complessi un po’ perplessi
sono ormai consolidati
per essere scaldati
a pranzo o a colazione
nella desolazione
e senza più emozione.
Ed ora che son vecchie
e vogliono ballare,
riprendersi il passato
e ciò che non è stato,
volendo sculettare
per prendere e afferrare,
le ganze voglion fare,
ma il tempo disse:”No!,
E’ tutto ormai passato
per questo tuo reato,
ormai l’adescamento
è quasi un fallimento!”
E carote senz’anima
dritte…
dritte dritte….
allusive di desideri
che ormai son di ieri,
assieme a cipolle lacrimose
e verze un po’ rugose,
patate rinsecchite
e ossa ribollite,
l’aspettano in cucina
per il solito brodetto
e cucinare ogni affetto
…con amaro: l’amore prediletto.     

La donna dei miei sogni.
Ho incontrato all’aeroporto
la donna dei miei sogni,
era alta, slanciata come una gazzella,
con un passo accattivante,
era veramente bella,
con occhialoni neri immensi,
i capelli biondi, fitti e densi,
e una scia nell’aria lasciava,
anche il suo profumo mi catturava.
L’emozione trasformò il mio corpo,
il calore invase la mia mente,
la mia anima un valzer ballava,
già in un sogno con lei stava.
Ma poi si voltò,
e pose in me lo sguardo,
dicendomi ciao,
che suonava come miao.
Tutto si trasformò,
il buio più fitto in me calò,
non era la mia Lei,
quella che ogni notte avevo incontrato,
ma la Nina,
la baldracca,
la mia vicina,
che l’acconciatura aveva colorato
e degli occhialoni aveva comprato.    

La felicità: andare nel traffico in automobile.
Palermo 20/09/2005

Sono sceso in centro
con la mia automobilina,
e mi è soggiunta un domanda:
“Sarà cosa saggia o cretina?”
Quattro scioperanti,
contati sulle dita di una mano,
tutto hanno bloccato
ed il maxi ingorgo, quasi inaspettato,
è subito bello ed arrivato.
Stare vicini sull’autovettura,
è una consuetudine che ormai dura:
dalla mattina alla sera
per rallegrare l’atmosfera
di gas esilaranti per tutti quanti,
di polveri sottili più che inquinanti.
Si comincia la discussione,
c’è chi dal finestrino fa pure opinione,
come affacciato da un televisore
fa il suo discorso
e gli autisti vicini ad ascoltare,
non fa mica male socializzare.
C’è chi istiga all’incidente,
perché ha fretta e male forte ad un dente,
c’è chi ascolta l’autoradio,
chi si mangia un panino,
chi sta sempre a parlare
con il suo cellulare,
rilassato da beato
con lo sguardo strasognato.
Mentre un vecchietto prostatico
deve fare il bisogno,
così tutto diventa un sogno:
il piccolo bagno di casa,
desiderato ed immaginato
come un regno
dove arrivare presto,
altrimenti tutto sarà perduto,
altrimenti il nemico si sarà impossessato
del piccolo mezzo motorizzato.
E suonano le sirene protestanti,
con luci roteanti,
all’impazzata,
ci si sente in una mega discoteca,
dove rumori assordanti e colori si mischiano,
ma tutti se ne infischiano,
non lasciano passare
chi deve presto arrivare.
Mentre vigili inermi
di fronte alla sconfitta
lasciano il campo
per andare al bar,
per togliersi con lo zucchero delle paste
e creme di ricotta affettuose e consolanti,
molto confortanti,
la forte depressione
per aver avuto l’opinione
di una direzione.
Tornati a casa nella notte,
facciamo l’operazione immaginata,
tanto agognata,
sognata.
Ma poi decidiamo di ripartire subito,
presto,
per l’ingorgo a sud della città,
chissà quanta bella gente che ci sarà.
Ormai siamo presi da questa vita da vip,
molto mondana,
anche se un po’ strana.
Unica cosa, però, mi fa incazzare:
perché tutto questo non si deve raccontare?
Non deve essere pubblicizzato dalla televisione
o dalla radio che fa informazione!
Non discutono di questa nuova moda,
molto accattivante ed incentivante
per una sana società
che aspira alla modernità.
Loro pubblicizzano solo
l’auto nel deserto o in Groellandia,
dove non ci sono strade superaffollate,
anzi non ci sono strade affatto,
chissà perché questo misfatto?
Dimenticavo, un consiglio:
compratevi l’utilitaria del momento,
l’ultima arrivata,
con televisione e radio incorporata,
sarà veramente una cosa considerata!
Buon fortuna, buon viaggio interstellare,
scusate, meglio dire:
buona vita prospera e sana,
molto mondana.
- Odio il traffico automobilistico, i politici che non
 fanno nulla per risolvere questa piaga, ma più
ancora i giornalisti che non ne parlano e soprattutto
 VOI che non lasciate la macchina a casa per
andare in centro città. Ma non l’avete capito
che non serve a nulla, si fa prima ad arrivare………
a piedi portando al guinzaglio una lumaca.
“Camminate lumachine! Camminate!”. PER I MIEI CONCITTADINI: “UN FATI I BABBALUCI!”        

Pensieri sparsi.
Sabbia tiepida di Settembre,
l’aria rinfrescata,
spiagge quasi deserte,
non più ombrelloni,
ma solo aquiloni
e poca gente
come gigli di San Pancancrazio
a contempla il mare,
a stare li a guardare
mangiando patatine,
bevendo le lattine,
giocando rilassati,
dormendo da beati.
Giornate ormai più corte
con sere alla porte
e la bimba impegna scenario,
l’ultimo raggio:
prova la danza che verrà,
che sarà domani alla Scala,
tra salti e balletti
e dolci minuetti.
Il freddo vento arriva:
soffia,
soffia forte,
è già su di te
arriva sulla schiena,
ti trafigge,
ti invita a vestirti,
alzarti,
per poi munirti
di nuova volontà
e poi chissà,
chissà cosa accadrà.
Amori terminati,
estate ormai a morire
e tutto ricomincia
nella normalità,
non più vitalità,
ma la monotonia,
l’esistenza che va via
e solita via.
La vita che sospira,
le acque sono chiare,
salate quanto basta
per fare salamoia
di fatti ormai passati
e sogni inconfessati.
È buio già intorno!
Non possiamo più riflettere,
non possiamo più specchiare,
ricordare,
è tempo di tornare.       

Paesaggio montano.
Verde,
Verde,
Verde,
…..sulle montagne in ogni direzione,
sugli alberi e la sue foglie
sull’orizzonte che si sublima
in azzurro,
azzurro,
azzurro,
indefinito ed infinito,
impenetrabile,
eterno.      

*Il gatto con gli stivali*
*
*
*Il gatto con gli stivali,*
*un gatto che non ha eguali,*
*crea dal niente*
*anche un deficiente,*
*uno che nella vita *
*non ha mai avuto mordente.*
*Il gatto con gli stivali*
*è sempre affettuoso e sorridente,*
*amico di tutti all’apparenza*
*e con la sua vivacità*
*riesce ad architettare,*
*creare e fare*
*situazioni sempre vincenti.*
*Ti vende fumo,*
*ti fa sentire ricco, *
*costruisce palazzi e castelli *
*nella tua mente *
*e ti dice sempre :*
*“non ti preoccupare,*
*ci sarò sempre io a fare,*
*sarò io il tuo alter ego*
*in ogni situazione,*
*in ogni difficoltà,*
*in ogni tipo di realtà”.*
*Ma quando avrai bisogno,*
*veramente,*
*lui non ci sarà,*
*ci sarà il nulla *
*e ti troverai solo,*
*solo con un sogno.*    

Progettare
Progettare:
fare girare un’idea nella mente
molto lentamente,
assimilare,
assimilarla per poi lanciarla in vortici,
mulinelli del pensiero,
o con raggi in varie direzioni.
Idea che ti perseguita in ogni momento,
che diventa un’ossessione,
forse un’opinione,
una droga,
una vera distorsione
e modifica del pensiero,
che ti permette di raggiungere spazi irreali,
dove apparentemente non c’è niente,
eppure là è nascosto il modello,
lo schema da seguire,
l’anello di congiunzione
tra ciò che è oggi
e ciò che sarà domani:
la materia informe,
grezza senza anima e
la creatura che verrà,
che ancora deve nascere,
ma che già vive in noi
in nuovi scenari,
che poi saranno reali.   

Il ritorno
Viaggiare
quasi sognare
per poi tornare,
vedere la propria immagine da lontano,
la solita vita che scorre
nei stessi spazi
negli stessi tempi.
Riprendere ……
la nausea mi fa venire,
il solito tran tran
mi fa soffrire:
ascoltare il solito ticchettio
dell’orologio di casa,
portare sempre
gli stessi pesi,
farsi trascinare
dalla stessa risacca
ogni giorno
come un peso morto
sulla battigia,
Ritorno alla realtà.   

Primavera
*Le giornate cominciano ad allungare*
*ed il vento più forte a soffiare,*
*a spazzare le nubi dal cielo,*
*a sciogliere i ghiacci sul melo.*
*I raggi di sole *
*ad ogni essere vivente*
*nuova forza danno:*
*riscaldano i semi *
*dentro la nuda terra,*
*infiammano i cuori*
*di ogni specie,*
*mutano la visione di ogni cosa,*
*la vita diventa radiosa.*
*Un nuovo ciclo sta per cominciare,*
* tutto si rinnova.*  

L'amore
L’amore per la donna desiderata
è l’unico pensiero che scandisce
i secondi, i minuti e le ore della giornata
dell’uomo innamorato,
stregato,
ormai accecato.
Rincontrare nuovamente
lo sguardo dei sui occhi,
vederla ridere,
ascoltare la sua voce,
osservare il suo camminare
e la femminilità nel fare
sono le uniche cose bramate
che lo fanno ancora respirare
e giustificano la sua vita
dando significato ad ogni cosa,
mentre l’universo intero
ruota intorno
a questo pensiero.

I morti
I morti:
un sulu cimiteri raputi,
caminate silenziuse,
i ciuri na li manu
e ricordi ca vennu ri luntano,
ma anche la città a festa,
chiazza chine a ovo
di genti ca passiano p'accattare
in menzu a bancarelle
di jochi pi li nichi.
Ni siritine di Novembre
u primo freddo s'ammisca
a lu fumo ri castagne
e ai culura dell'Olivella,
unni ogni agniune ra chiazza
è na putia
china i fantasia.
Tutti accattano regali,
caminano cu li sporti chini,
pi fare a sopresa a matina di li morti.
E li nichi,
a sira di li Santi,
hannu fretta di irisi a curcare
picchi presto, presto
sanno a susiri a matina
pi ghiri a cercare
li giochi ammucchiati sotto u letto
e lu cesto chino ri castagne, noci e nuciddi,
ca pupa a cena ri zucchero colorato,
e calia e semenza unnavi a mancare,
pure a marturana ci ava stare.
Accussi cuminci a sceneggiata ca matinata:
U viri cosa ti portarono li morti?
Talia che bedda scupetta e che palluni!
To nanno sempre ti pensa e ti talia,
Un si scurdo di tia.
Allora iddi scendunu da lu celo
dentro a testa di granni e piccirriddi
e quannu arrivano
un possono più scapparre,
iddi pi froza hanno a stare,
picchi li nichi sanno cosa fare,
fanno loro festa come anciuleddi,
ittannu vuci di felicità:
Grazie nonno!
Era assai che vulia stu gioco,
pam, pam.
U tempo accussi scompare,
pare ca li morti stanno
in terra cu li nichi a ghiucare,
ammiscano cu li vivi.
E' il loro giorno ri festeggiare
bisogna sorridere
e cu tranquillità ricordare.
Sulu a Palermu sti cose si ponno fare.
Ca li morti su chi forti ra Befana
e ri Babbo Natale.
La festività dei morti
Per la festività dei morti:
non solo cimiteri aperti,
camminate silenziose,
i fiori in mano
e ricordi che vengono da lontano,
ma anche la città a festa,
piazze piene ad uovo
di gente che passeggia per comprare
in mezzo a bancarelle
di giochi per i piccoli.
Nelle serate di Novembre
il primo freddo si mischia
al fumo di castagne
ed ai colori dell'Olivella,
dove ogni angolo di piazza
è un negozio
pieno di fantasia.
Tutti comprano regali,
camminano con sacchi pieni,
per fare sorpresa la mattina dei morti.
Ed i piccoli,
la sera dei Santi,
hanno fretta di andarsi a coricare
perché presto, presto
si devono alzare la mattina
per andare a cercare
i giochi nascosti sotto il letto
ed il cesto pieno di castagne, noci e nocciole,
con la pupa a cena di zucchero colorato,
e ceci e semi secchi non devono mancare,
anche la martorana ci deva stare.
Così comincia la sceneggiata con la mattinata:
Lo vedi cosa ti hanno portato i morti?
Guarda che bel fucile e che bel pallone!
Tuo nonno ti pensa e ti guarda sempre,
non si è dimenticato di te.
Allora loro scendono dal cielo
dentro la testa di grandi e piccolini,
e quando arrivano
non possono più scappare,
loro per forza devono rimanere,
perché i bambini sanno cosa fare,
fanno loro festa come angioletti,
gridano di felicità:
Grazie nonno!
Era da molto tempo che volevo questo gioco,
pam, pam.
Il tempo così scompare,
sembra che i morti sonno
per terra con i piccoli a giocare,
mischiandosi con i vivi.
È il loro giorno da festeggiare,
bisogna ridere
e con serenità ricordare.
Solo a Palermo queste cose possono succedere.
Qua i morti sono più forti delle Befana
e di Babbo Natale.

U parrino sinni fuio!
(A difesa di tutti gli innamorati del mondo, anche di un giovane prete e della sua amata.)


U parrino sinni fuio!
U parrino di San Filippo sinni fuio,
a biddizza Conquisto l’omo di Dio,
na piccittedda ,A chui bedda
lu cori dellu prelatu
senza sapillu Arrubbò
co lu so occhi E lu so cappidi castani
u conquistò.
A fimminnedda timorata
dalla Sicilia sinni era andata
per nun fare cosa scunsiderata,
ma l’amuri li incuddò na lontananza,
l’amuri superò anche a distanza.
E adissu chi vuliti fare?
Vuliti pi caso judicare?
C’è cu rici ca fu na gran minchiata,
c’è cu pensa ca fu na cosa scunsiderata,
c’è cu riri per l’amor profano,
c’è cu pensa ca essere sinceri
cu si stissi sia a cosa justa,
picchi Dio un si pigghia pi fissa,
Iddu dentro li cori sa taliare
ed allura picchi ammucciare?
Lassatili iri in pace,
Lasseteli fare,
picchi un si sapi quali pisci pighiari,
quali dicisioni e di quali parti stari,
picchi all’amure un si po cumannare,
l’amure è ‘nuragano e un si po firmare,
Isso pifforza avi a passare.
Sulu lu tempo putrà dire
se chisso fu foco di pagghia,
si fu sulu amuri carnali e terrenu
o fu nà cosa granni e vuluto nà lu cielu.
La fuga d’amore del prete!
Il prete di San Filippo ha fatto una fuga d’amore,
la bellezza conquistò l’uomo di Dio,
una giovane donna, la più bella
il cuore del prelato
senza saperlo rubò,
con i suoi occhi ed i suoi capelli castani
lo conquistò.
La giovane femmina timorata
Dalla Sicilia se ne era andata
Per non commettere cosa sconsiderata,
ma L’amore li incollò nella lontananza.
L’amore superò anche la distanza.
Ed adesso che volete fare?
Volete per caso giudicare?
C’è chi dice che fu una grande cretinata,
c’è chi pensa che fu una cosa sconsiderata,
c’è chi sorride per l’amor profano,
c’è chi pensa che essere sinceri
con se stessi sia cosa giusta,
perché Dio non si prende in giro,
Lui dentro i cuori sa guardare,
ed allora perché nascondere?
Lasciateli andare in pace,
lasciateli fare,
perché non si sa quali pesci prendere,
quali decisioni e da qual parte stare,
perché l’amore non si può comandare,
perché l’amore è un uragano e non si può fermare,
lui per forza deve passare.
Solo il tempo potrà dire
se questo fu fuoco di paglia,
se fu solo amore carnale e terreno
o fu una cosa grande e voluto in cielo.

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