Poesie di Alberto Rosso M. D.


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L’anguria nella pancia
Una ragazza con
la pancia rotonda
e una cartella in mano
scrutava il sole
in mezzo alle case.
Le chiesi se
fosse un’artista,
mi rispose che
era un architetto.

Mi disse che non
aveva mangiato un’anguria,
ma che aspettava
proprio un bambino.

La via della passione
Coincidenze creano illusioni.
Ci credono anche le pietre.
Risalgono l'alveo dei fiumi,
e quando trovan la sorgente:
non c'è acqua, non c'è niente.

L'occhio
rovescia la realtà
nel fuoco
dell'assoluto inganno.

E quando muore dio,
ti volti indietro:
non hai più dimora;

solo, all'addiaccio,
contempli la tua idiozia:
sangue,
dolore,
follia,
nirvana?

Il mio goleador
Amico siccome
la panchina era vuota, pensavo tu fossi l’uomo-squadra.

Amico siccome
la squadra ero io, la partita era Noi Due contro il Resto del Mondo.

Amico siccome
tu eri un grande Goleador, con me in difesa avremmo vinto Quattro a Zero.

Amico siccome
non eri puntuale agli allenamenti, cominciai a dubitare.

Prima del calcio d’inizio emigrasti in Toscana.
Pensai che dovevo essermi sbagliato.

Senza il mio Goleador,
tentai di fare catenaccio con un pezzo solo di catena.

Prima che mi sfondassero la rete,
sedetti in panchina a fare la riserva della squadra invisibile.

E guardando il Resto del Mondo
giocare la sua partita e segnare le sue reti,
ho tentato più volte di cambiare Sport,
ma è stato come fare Autogol.

Certamente mi ero sbagliato, amigo.

Quello che mi dai
Le cose vanno,
io le lascio andare,
le cose vengono,
io le lascio venire.

Tramonti di ciglia,
languori sotto le palpebre.

Ti guardo parlare,
non voglio prenderti,
ti sento.

Quello che mi dai
è la schiuma del mare.

La megera
L’incontro con il Fato avvenne in un punto imprecisato del Destino.
L’Anima immortale precipitò in una pausa di silenzio
lasciata lì, per errore.

Finché la megera non riprese il suo turpe e blasfemo soliloquio
trafiggendo l’anima, sfracellandola, sminuzzandola
in moscerini effimeri
nel presente inafferrabili..

La dinamica del riff
Siamo qui a spezzare il pane del rumore.
La dinamica del riff emette flutti ruvidi nel sangue,
rotola nel cervello,
la grancassa batte colpi contro il cuore,
il basso ronza nel cuoio capelluto,
siluri rimbalzano dentro il cranio,
vibrano le natiche,
saltano le dita dei piedi,
le orecchie appese a un gancio.

La dinamica del riff ti cattura nella sua rete
come un pesce in agonia,
dagli il vino, il corpo e lo sguardo,
dagli l’ebbrezza di un sorriso sguaiato
nell’intricata foresta corvina;

lì sotto è notte che mai albeggia,
inaccessibile uscirne.

Ricco e savio
Astuto ora è Ricco,
possiede Tutto e Niente,
ma non cammina più dritto,
perché perde gli ori dal buco del culo,
(non sapeva dove nasconderli);
Savio guarda e ride,
Sincero in gabbia e Ricco dissente.

Sincero e astuto
Ultimo ha trovato Niente, e l’ha rubato,
e poi Sincero ha confessato,
(Astuto l’ha convinto a farlo).
E come Astuto pare sia onesto,
ciò non gli ha impedito di farsi i soldi,
perché Sincero ha pagato Astuto
ma ora è dietro le sbarre,
perché l’avvocato era Astuto,
che ha preso Tutto e Niente.

Ultimo e arrendevole
Giusto è arrivato ultimo,
Ultimo ha sofferto
stremato e convulsivo
taglia il traguardo,
Arrendevole è arrivato
Primo, sulla camionetta
(e ha preso tutto).

Giusto e primo
Giusto può prendere e rendere,
Primo non prende e non rende,
perché ha già preso tutto,
quand’era là da solo.

Il tuo dolce veleno
Ogni dì la stessa pietanza:
pane, amore,
e quello che avanza
è la noia:
la tua condanna a morte.
Lei è il Boia
travestito da consorte!

Lei è la tua migliore amica,
Lei è la fine della tua vita;
e come potresti
lasciarla sola?
Lei è colei che ti consola!

Perché Lei è il tuo Dolce Veleno,
e non potresti farne a meno.

Dire che la ami
è troppo poco:
Lei è l’acqua, e tu sei il fuoco.
E se ti accendi in Lei
ti fa morire:
mentre ti spegni,
Lei incomincia a bollire!

Posso già accendere un cero:
hai già bevuto tutto il suo siero.
Stai morendo sul suo seno
perchè Lei è il tuo Dolce Veleno!

Le hai promesso che non te ne andrai mai via
così da vecchi vi farete compagnia;
tutte le sere vi darete un bacino
con le dentiere sul comodino!

Rimani sempre accanto
alla tua moglie cara:
riposerete nella stessa bara
con le ossa in decomposizione,
in una fossa come abitazione!

Perchè Lei è il tuo Dolce Veleno,
la tua unica sposa,
e la ami più di ogni altra cosa.

Lasciati navigare
Lasciati navigare essere
nella bellezza che regna sovrana,
oscillando fino
alle lande desolate
della bionda che nuota fra le onde;

il molo s’accende, un fascio di luce dal faro.
Essere ti lasci navigare,
nel mare comincian le danze;

ai lumi di candela s’increspan nel vento le fiamme,
gli scogli scintillano spume chiare;

scaglie di luna tremule ondeggiano,
luci trasparenti dentro il mare,
notturno navigare.

La fortuna è una farfalla
Non poetare è il mestiere del poeta,
il mezzo che lo conduce
a tal nobile fine, quale il non fare,
e quindi a calpestare del supremo calle
l’erba universale dell’universal baldoria;
quinci infino giunge a inalzare vista sua
oltre le ceneri del mondo,
e sopra ’l mondo con occhio novo
pote ’l mirar fortuna che spiega l’ale,
ove ’l novo ciel sopra’l mondo
lontanamente si dispiega,
e quinci, in cielo novo,
novo sole novo amor distilla,
e fortuna e fortuna fan scintilla.

La tua intima dimora
Puoi affermare
di non aver bisogno
di un tetto per ripararti,
di un letto per dormire,
di un piatto per mangiare,
di amici per parlare,
di un partner per fare l’amore,

ma come potresti fare a meno
della tua intima dimora
che hai costruito nel corso degli anni?

La tua intima dimora
è la tua presenza mentale nel mondo,
il marchio dei tuoi pensieri,
la tua arte di sopravvivere,
le tue risposte abituali,
il riconoscimento delle percezioni:

come potresti smettere di
riconoscere il canto degli uccelli,
di riconoscere l’odore dello sterco,
di distinguere il gusto della mela
da quello della ciliegia,
come potresti disimparare
ciò che hai imparato,
come potresti distruggere
la tua intima dimora?

Come hai costruito la tua intima dimora?
Pacifica e accogliente,
oppure violenta e inospitale?

Se ti suicidi
lo fai nell’intimo della tua dimora;
se ti illumini,
lo fai nell’intimo della tua dimora.

Di che cosa è fatta la tua intima dimora?
Di sensi
che cadono nella memoria,
come gocce di pioggia
che cadono nel fiume.

Difficile sarebbe
cambiare il corso del fiume.
Difficile sarebbe
smettere di amare,
se hai sempre amato.
Difficile sarebbe smettere di odiare,
se hai sempre odiato.

La tua intima dimora
è la tua gabbia:
quando il cancello è sprangato
vuoi scappare a tutti i costi;
ma se riesci ad aprire il cancello
non hai più nessuna fretta di andartene.

Ascoltami o signore
Tu che sorreggi l’Universo
e che metti a soqquadro le stelle,
ascoltami o Signore:
non sono altro che cibo per vermi,
non sono altro che una molecola intrappolata
nel pilastro portante di questa memoria perpetua
che aggrega, disgrega e ricompone le cose,

Ora calami nella valle del non ricordo,
lascia che penetri come mare nelle fessure degli abissi
fino a spegnere il fuoco dei pensieri,

Ora scioglimi come lava al calore delle tue creazioni,
lasciami scivolare nel silenzio senza inganni
ove si spegne l’assordante cigolio
dell’ingranaggio dei pianeti,

Sotto la pioggia, senza un riparo si rarefanno le mie parole
come schiave senza più padrone,
non dire niente, Dio, ascolta,
ascoltami o Signore:
mi s’impasta la lingua e sento brividi nel corpo
fin dentro al cuore,
le spiegazioni che ho avuto possono bastare,
ho già lasciato i miei averi,
ora lasciami riposare.

Il cadavere
Il vivo ama la terra che lo nutre,
il morto ama la terra perché la nutre.
Il vivo prende, il morto restituisce.

E’ dunque morto il morto?
Il morto si trasforma più velocemente del vivo.
Il morto è più vivo del vivo.

Così il morto viene chiamato cadavere.
Il cadavere giace, e senza agire si trasforma:
il saggio è somiglianza al cadavere.

Il saggio può pensare:
“insopportabile sarebbe il mio dolore
se giacessi in putrefazione,
ed orribile sarebbe
se il mio cadavere
camminasse in posizione eretta”.
Così pensando si rattrista.

Il cadavere invece
si putrefà soltanto,
e non pensando
non prova dolore,
né si rattrista.

Il fascino delle cose
Il segreto della felicità umana
sta nel fascino delle cose.

Il fascino delle cose
è una piccola illusione luminosa,
ti può incantare col suo splendore.

Ma tutte le cose
hanno anche un lato oscuro:
quando lo scoprirai, ti angoscerai.

Sii consapevole che
tutto ciò che percepisci
è una particolare e temporanea illusione:
coglila nell’attimo in cui splende,
lasciati ingannare dal fascino delle cose!

Ebbene sì!
Tutte le cose hanno un trucco.

Se già lo sai,
senza dubitare
da esse trarrai godimento.

Se ancora non lo sai,
di esse dubiterai,
e ti rattristerai.

Gabbiano notturno
Tirerò fuori dal petto
un fanciullo strillante.

L’armonica strillante! L’armonica strillante!

Suonerò
la fanciulla strillante.

La fanciulla strillante! La fanciulla strillante!

Tirerò fuori dal petto
una pietra rovente.

Una pietra rovente! Una pietra rovente!

Scriverò poesie lungo la strada,
urlerò gl’inni alle stelle e ai gabbiani.

Nuvole e gabbiani.

Nuvole dense di freddo calore notturno.

Gabbiano notturno.

Contraddizione
Quando per troppe volte la tua contraddizione interna
è diventata davvero insostenibile,
arriva una buona volta che ti fermi
in un punto dove s’incontrano tutti i tuoi pensieri.
E qui comprendi che niente è più grande della tua infelicità.

Associazioni mentali frequentemente ripetute
ti hanno portato per centinaia di volte
a battere la testa contro un muro,
ma ora sei stanco di farti male da solo:
rifiuti i ricordi che ti riconducono a quello stato penoso,
diventi insensibile ai tuoi pensieri.

Incominci a sentirti più leggero,
poi un’immotivata felicità
ti coglie di sorpresa,
i tuoi occhi sorridono
come dopo un lungo pianto.

Vorresti ringraziare,
ma non c’è nulla da ringraziare.

L’acqua del torrente
Meditando nel bosco,
osserva l’acqua del torrente
nel suo assordante fluire
verso valle.

In una conca della roccia adiacente,
osserva l’acqua
ristagnare.

Prosperano in essa
miliardi di minuscole creature:
un piccolo mondo silente,
ignaro del fluire del torrente.

Osserva l’acqua del torrente
che straripa,
e travolge l’acqua che ristagna.
Il piccolo mondo silente fluisce verso valle.

Poi la furia si placa,
e nella conca non rimane
che poca acqua immota,
pronta ad accogliere
una nuova civiltà.

Ringraziamento
Ringrazio Iddio
per quello che
ho e per quello che non ho,
per quello che non so
d’avere pur avendolo,
per quello che credo
d’avere, pur non avendolo.

Confusione
Cos’è che ti porta ad annegare in una minuscola voragine nell’immensità dell’oceano?
Esistono domande? Esistono risposte? Esistono bugie?
Cosa distingue il mare dai fiumi e dalle nubi che lo alimentano, dall'aria che lo agita, dai pesci che lo abitano, dalla sabbia che lo sostiene?
Cosa distingue il dolore da colui che soffre, le stelle da chi le guarda, l'abisso da chi vi precipita?
Cosa distingue il vuoto dallo spazio che lo occupa, dio dai visitatori che lo frequentano, il mondo da chi lo percepisce?
Esiste?
chi, che cosa?

Anestesia
Come un cieco col bastone
appiccico la mia ombra
in una scatola di cartone.

Giaccio
in questa stanza buia.
Sto bene qui.
Come potrei desiderare altro?

Oh Tu, stringimi,
Oh Tu, avvolgimi,
Oh Tu, scaldami.

Dammi un pizzico di dolore.
Trafiggimi per sentirmi vivo.
Non mi abbandonare Dio.

Illuminazione
Nella vita tutto quello che succede
è giusto.

Tutto passa,
tutto si cancella

quindi: abbi fede,
non credere a niente!

causa ed effetto
sono inganni della mente

il karma non esiste:
questa sarà la tua illuminazione.

Rilassarsi
Rilassarsi è imitare morire.
Cosa c’è di più rilassato e molle
di una pietra che giace?

Posa il tuo corpo da qualche parte e
abbandonalo inerte alle sue intrasensazioni

stacca la testa e appendila alla linea mediana
che congiunge le palpebre socchiuse

solo il respiro non cessa la sua ragione cosciente
non cercare la simmetria perchè
la parte destra e la parte sinistra
non possono seguire gli stessi circuiti.

L’immaginazione che conduce al sonno è un’astuzia tecnica della mente
per distrarre la coscienza dalla tensione del corpo.

Ultimo e arrendevole
Giusto è arrivato ultimo,
Ultimo ha sofferto
stremato e convulsivo
taglia il traguardo,
Arrendevole è arrivato
Primo, sulla camionetta
(e ha preso tutto).

E' qui, la partorisco sul momento
voi leggetela, se vi piace è vostra;
in ogni caso datemi un commento,
sono alberto e voglio mettere in mostra
i miei attributi, no che non mi pento!
Perché stasera c'ho le palle in giostra,
se salite a bordo del mio pennino...
poeti del sito...è meglio del tannino!     

Invito alla lettura
libro di poesie
almanacco di schifezze
sudori escrezioni epidermiche
secrezioni ghiandolari
umidume sporchiccio
grasso unto spesso nero
viscido
escrementi intestinali
ragni topi radici abitatori
nasali
sborro muco mocio cacca
merda
fazzoletto
rivoltante
gira alla larga.

Cosmogenesi
Ciò che era prima del nulla era il nulla,
e il nulla fu riempito dalla mente.

La mente divise il nulla in infinite parti uguali,
in una sola s’insediò.
La mente così creò lo spazio.
Di tutto il resto si dimenticò.

Il tempo volle la natura, per poterla trasformare;
la mente l’accontentò.

Così la mente divise la natura
in miliardi di creature,
e in quella umana s’insediò.

Di tutto il suo cammino,
dal nulla fino all’umana creatura,
se ne dimenticò.

La mente quindi divise l'umana creatura
in viscere e parti nobili,
e in quest'ultime pose la sua dimora.

Quando l'umana creatura aperse gli occhi,
per prima cosa vide il cielo,
ma la mente che era in lui
attraverso gli occhi vide dio.
E glielo indicò.
E attraverso la bocca gli insegnò a pregare.

L'umana creatura era così felice,
e la sua voce era un
dolce suono.

Quando le viscere reclamarono cibo,
l'umana creatura ebbe fame:
storpiò il suo canto in bestemmia.

Bestemmiando costruì il suo mondo,
prolificò e mandò i suoi figli in guerra.

Quando la mente di tutto ciò s'avvide,
bruciò il dio del cielo
e lo rifece dentro il cuore.

L'umana creatura riprese a pregare,
sentì nel petto un gran calore,
nel cielo rivide il cielo,
e dentro il cielo smarrì tutte le sue parole.

Nel silenzio smarrì la mente,
e ritrovò la via del nulla
che la mente aveva smarrito.

Battere la testa
Non voglio morire con le gambe
annodate come budda

Non voglio bearmi nell’alto
dei cieli come cristo

Voglio vivere questa malattia

Essere abitato dal vizio
Essere posseduto dalla vita
senza possibilità di scampo

Non voglio saper com’è dolce
il naufragar in questo mar

Voglio battere la testa sull’asfalto
e farmi raggirare dalle puttane

Voglio chiedere ospitalità
a chi non me la darà,
finché troverò chi
mi contagerà

La vita è così multiforme,
perché annegarla in un unico dio?

Il confine
Materia! Materia! Materia!
Percorrila fino al confine con il vuoto,
e prosegui su quella linea.

Libellula del lungopò
Quella sera
eri leggera
come un fiore,
e mi hai regalato
un petalo d’amore.

Stamattina
questo fiume
come fa?
Irripetibile
qua qua qua,
nel riflesso del sole
che si specchia nell’acqua.

Baby I love you, how much,
how much I love you.
Passerà, e il nulla,
il nulla si.

Però, ti ho vista
tossire
sotto la pioggia
come un pulcino bagnato

no! no! no! No che non sono
innamorato!

Ho lasciato
Ho lasciato
il mio patrimonio genetico,
l’ho lasciato al mondo per il mondo,
affinché sia beneficiario di vita
e fertile a sua volta
di prosperità gioia e passione.

Ho lasciato al mondo
la mia passione
tanto contrastata,
e ho protetto il mio dono
fino a sentire dolore.

Non so se questo
fosse giusto o sbagliato,
ma è tutto quello
che ho lasciato.

????????
Ahna rapitileiom
saraputta
scin
mu
ahlathusta
grin jan
rada bhvgadi
rapitileiom.

Ritmo di madre terra
Muoviti dondolandoti
sul ritmo di madre terra,
lascia così fluire
i pensieri, prendi
quello che ti passa
attraverso,
poi lo lasci andar
e via.

Meditando sotto un albero
Meditando sotto un albero
comprendi la natura dei sinonimi:

Infante uguale adulto uguale vecchio,
divisi da spazi mobili di tempo

Osserva le formine di cielo
ritagliate dai contorni delle foglie mosse dal vento:
spazi mobili di cielo!

La mente divide, agitata dal vento,
agitata dal tempo

Spazio immobile non ha tempo,
il cielo non ha tempo

Attraverso le forme
ascendi al cielo

Dal punto di vista del cielo
non esiste la realtà delle forme

Niente da dividere, niente da agitare:
dove sono i confini delle foglie?

Solo il vento,
soffia, senza soffiare alcunché

Infante uguale adulto uguale vecchio
santo uguale genio uguale saggio

L'umana creatura nasce santa:
la santità è innata!
come coltello da affilare

La genialità esplica disordinatamente
le umane doti:
usando il coltello, esso s'affila

Il saggio è sulla terra
armonizzato con il cielo:

Coltello affilato,
taglia, senza tagliare alcunché:
il nulla l'affila.

Il nuovo senso
(Primo ciclo dell’attività umana)

Qualunque fenomeno esistente è vita:
atomi dotati di energia.

Ma come fanno gli atomi ad aggregarsi
per formare la terra, l’aria, il fuoco, l’acqua?

Ci dev’essere una memoria dentro di essi,
una traccia per creare tutto l’universo fisico.

Così la vita è composta da
corpi
conduttori di energia
dotati di memoria.

Ma è reale la trasformazione della vita?
No, la trasformazione della vita
è soltanto la realtà
della coscienza umana..

La coscienza umana percepisce
la trasformazione della materia,
e la trasforma a sua volta:
questa è l’attività umana.

Quali sono gli elementi costitutivi
della coscienza umana?

Essi sono quattro:
senso, memoria, pensiero e intuizione.

I sensi sono l’energia,
i sensi muoiono sul nascere:
essi non esisterebbero
se la coscienza umana
non fosse dotata di memoria.

La memoria trattiene i sensi,
la memoria è la materia.

La memoria muore sul nascere:
essa non esisterebbe
se la coscienza umana
non fosse dotata di pensiero.

Il pensiero è la forma:
esso divide la memoria
in istanti successivi e differenti,
e li organizza.

Non potendo concepire due istanti uguali,
il pensiero crea il tempo inesorabile,
e percepisce la trasformazione:
questa è la realtà umana.

Il pensiero muore sul nascere:
esso non esisterebbe
se la coscienza umana
non fosse dotata di intuizione.

L’intuizione è il movimento:
essa trasforma il pensiero
in energia che percorre il corpo.

Si, l’intuizione trasforma il pensiero
in un nuovo senso:
questa è l’attività umana.  

Quello che mi dai
Le cose vanno,
io le lascio andare,
le cose vengono,
io le lascio venire.

Tramonti di ciglia,
languori sotto le palpebre.

Ti guardo parlare,
non voglio prenderti,
ti sento.

Quello che mi dai
è la schiuma del mare.

Tracce
Tracce della
mia via
impronte invisibili
correnti d’aria
sottilissime
evaporate essenze
piccoli mattoni della
sfarzosa lussureggiante
città nascosta

Barmen e baldracche
Ruspa
frigida
terra
erompe.

Gru
macigni
innalza.

Il barman serve,
la baldracca danza.

La folle corsa
del giorno
è lontana.

Quaggiù,
i lupi ridono
e singhiozzano.

‘Round midnight
Dentro la mia pancia,
proprio sopra il pube,
ti sei accomodato questa sera,
gemello invisibile,
per ascoltare Duke Ellington insieme a me.

Non dire niente, ora. Ascolta il Blues.

Ascolta, mio gemello invisibile:
la tromba è santa.

Amica vera quando viene sola;
tenera,
malinconica posata sul piano;
amica struggente
accompagnata da voce,
accompagnata da suo padre
papà amico uomo
ragazzo coi baffi;
Figlia nella notte
sola,
loro due,
come noi due.

Ascolta, mio gemello invisibile,
il sax cammina sull’acqua,
brezze furtive corrono e s’inseguono
sulla sua superficie:
sono loro che hanno inventato
il sassofonista
che crede di essere un sassofonista,
ma lui non sa,

no, lui non sa
che il suo sax
è molto più grande di lui,

e adesso lui è là
tra le nuvole,
troppo lontano per sentirlo:
ma lo si capisci dalla tersità del cielo
celeste alluminio,
celeste bucato all’infinito,
che suona.

Ascolta, mio gemello invisibile:
questo vecchio nastro di Thelonious,
lo registrò Sandro negli anni sessanta. Forse
lui pensava a me, che già scalpitavo
nell’utero di Elda,
ma quei due non sapevano
che con me
eri tu.

Grazie per l’ospitalità, mamma.
Sei stata brava.
Grazie papà.
Per il Jazz
e per il Blues.

Ed ora, mio gemello invisibile,
ora che son felice
chiedimi ciò che vuoi,
perché tutto è violento e inutile
quando non ti sento vicino.

Ascolta “‘round midnight”:
poche note sottili,
brevi,
pungono la notte
nei punti strategici;
melodie semplici, comprensibili
al silenzio.

Ed ora, mio gemello invisibile,

se mezzanotte viene,
questa lunga preghiera
inesaudita
non ha significato,
e non piace a nessuno.
Le mie mani
non ci sono più,
il mio cuore, certo,
riposa nel tempo.

Ecco:
il silenzio
delle cose
non ha
inganni.

Sai,
non so niente.
Ma odio fingere.

Dove voleva arrivare il mio cuore violento?
Non dire niente, Dio. Ascolta.

La via del vuoto
Qualunque fenomeno esistente è vita,
ma quali sono gli elementi costitutivi della vita?

Essi sono quattro:
vuoto, energia, materia, forma e movimento.

Ciascuno di questi elementi contiene gli altri tre,
ma il vuoto è l'unico elemento indipendente dagli altri tre.

Infatti
l'unico elemento della non esistenza
è il vuoto.

La vita è la Malattia del vuoto:
la Malattia è effimera, il vuoto permane.

La Malattia può causare dolore e disarmonia,
oppure piacere e armonia,
a seconda che non si percepisca,
o si percepisca
il vuoto.

Il vuoto accoglie l'energia che forma e muove la materia:
questa è la vita, la Malattia del vuoto.

Questa Malattia ha una legge assoluta:
trasformazione.
La trasformazione cessa per due cause.

La prima:
energia, materia e forma e movimento
saturano completamente il vuoto:
il vuoto scompare
e si chiama morte.

La morte è la malattia della vita:
la morte è il congelamento della vita.

La seconda:
energia, materia e forma e movimento
si annullano nel vuoto,
per una visione limpida
e assoluta del vuoto.

Il vuoto è buio,
la vita è tutte le gradazioni di luce.

La vita è tutto eccetto il buio,
ma senza buio è morte.

Così è la via del vuoto:
prima guarisci dalla morte,
poi guarisci dalla vita.

Amare senza limiti
Se mi ammazzassi lo farei ammazzandomi dolcemente
togliendo ad ogni minuto mezzo millesimo di secondo
ad ogni ora una punta di sbieco di sorriso
ad ogni giorno bevendo una goccia di blando veleno
e mi accorgo che è quello che già sto facendo.
Poi penso a quelli che muoiono a dosi massicce:
lebbrosi, tubercolotici, affamati,
poi penso a quelli che muoiono in un colpo
a quelli che muoiono ammazzati,
e poi penso a quelli che non muoiono mai,
come Annalena Tonelli
e mi accorgo che l’immortalità dei màrtiri
come lei, come Gesù, come Gandhi,
sancisce il fallimento dell’umanità
come una moneta che sta andando fuori corso
con una faccia idiota che ride davanti alla tivù
ed un’altra che piange.
E mi accorgo che è lei la maestra di tutti i poeti,
che stiamo morendo perché non riusciamo ad amare
che è meglio una risata idiota che una poesia ermetica
perché siamo in stato di allarme
e le parole più belle non sono parole
ma è la vita di Annalena.

 

La dinamica del riff
Siamo qui a spezzare il pane del rumore.
La dinamica del riff emette flutti ruvidi nel sangue,
rotola nel cervello,
la grancassa batte colpi contro il cuore,
il basso ronza nel cuoio capelluto,
siluri rimbalzano dentro il cranio,
vibrano le natiche,
saltano le dita dei piedi,
le orecchie appese a un gancio.

La dinamica del riff ti cattura nella sua rete
come un pesce in agonia,
dagli il vino, il corpo e lo sguardo,
dagli l’ebbrezza di un sorriso sguaiato
nell’intricata foresta corvina;

lì sotto è notte che mai albeggia,
inaccessibile uscirne.

Oggi ho pensato
Più si impara, e più diventa vasta la sensazione di ignoranza.
Il desiderio diventa quindi più vasto,
perché desiderio è
voler conoscere ciò che non si conosce.

Increato
Il soggetto è l’essenziale di un oggetto.
L’essenziale è ciò senza il quale l’oggetto non esisterebbe,
l’essenziale è ciò che permette all’oggetto di esistere,
l’essenziale è ciò che crea l’oggetto.

Il ragno è un soggetto, la ragnatela è un oggetto.
Il ragno è l’essenziale della ragnatela.
Senza ragno la ragnatela non esisterebbe,
il ragno permette alla ragnatela di esistere,
il ragno crea la ragnatela.

La creatura umana è un soggetto, la materia è un oggetto.
La creatura umana è l’essenziale della materia.
Senza creatura umana la materia non esisterebbe,
la creatura umana permette alla materia di esistere,
la creatura umana crea la materia.

Un oggetto nella creatura umana è sempre un concetto.
Un concetto è una cosa pensata.
La creatura umana sempre e soltanto pensa.
Nulla è al di fuori del concetto.

La materia nella creatura umana è sempre un concetto.
La materia è una cosa pensata.
La creatura umana crea la materia col pensiero.
Nulla è al di fuori della materia.

La creatura umana sempre e soltanto pensa se stessa.
La creatura umana crea se stessa col pensiero.
Nulla è al di fuori della creatura umana.

La creatura umana è un Concetto di puro pensiero,
che unisce in Uno il soggetto con l’oggetto,
il Concetto è l’Universo,
L’Universo è Uno,
Uno non ha dentro e non ha fuori,
Uno non è soggetto e non è oggetto,
Uno non ha forma e non ha contenuto,
Uno non pensa,
Uno è non-concetto,
non-concetto è nulla,
nulla è increato.

Benessere silenzioso
Giudizi, vizi e bisogni:
ecco la brama,
ecco le umane passioni,
ecco il tessuto dell'immaginario e del reale.

La creatura carnale paradisiaca
è la creatura
che ha concepito l'innata santità.

La creatura carnale paradisiaca
è impura e vive una vita impura,
e comprende il paradiso e l'inferno
di tutti gli esseri senzienti.

La creatura carnale paradisiaca
è esposta alle intemperie delle passioni,
comprendendo la loro natura.

La sofferenza e la gioia
hanno la stessa radice
nella brama,
e sono la stessa cosa.
Comprendere la natura delle passioni
è concepire l'innata santità.
L'innata santità
è disposizione al silenzio.
Il silenzio
è distacco dai giudizi, dai vizi e dai bisogni,
Il distacco dai giudizi, dai vizi e dai bisogni
è benessere.

Il benessere silenzioso
senza apparentemente far nulla
è la via da seguire
come santa disciplina verso la saggezza,
per essere pronto al mondo
e alla trasformazione.

Non si può forzare il cammino
verso la saggezza,
ma di esso se ne può avere consapevolezza
soltanto con sentimenti di benessere,
quando inizia a crollare la brama.

Non si può forzare il cammino
di ogni singolo istante,
perché spingendo
si perde vigore;
navigando sulla trasformazione
è benessere.

Il benessere è migliore del godere,
il godere è uguale a soffrire:
questa comprensione
è il seme della felicità interiore.

La felicità interiore
spontaneamente cresce
nella creatura carnale paradisiaca
che ha concepito l'innata santità
e pratica la disciplina del benessere silenzioso
navigando sulla trasformazione.
La creatura carnale paradisiaca
è il santo che spontaneamente cresce
verso la saggezza.

Il santo che spontaneamente cresce verso la saggezza
è impuro e carnale,
vive di brame e di passioni,
e col benessere silenzioso osserva
il vivere del cuore e della mente.

La mente nutre i vizi e i bisogni,
e dai vizi e dai bisogni viene nutrita.
Il cuore opera i giudizi,
con l'amore e con l'odio esso viene alimentato.

Ma oltre i vizi e i bisogni della mente,
ecco il benessere silenzioso:
una mente silenziosa,
una mente che non pensa,
e non necessita nutrimenti.
Ed oltre i giudizi del cuore,
ecco il benessere silenzioso:
un cuore silenzioso,
un cuore che non pulsa,
cieco alle differenze,
che ama indifferentemente ciascun fenomeno vivente.

La mente ed il cuore silenziosi
sono i piedi che camminano senza inciamparsi
del santo esposto alle intemperie
dei giudizi, dei vizi e dei bisogni,
delle brame e delle passioni;
pazientemente lo guidano
sul cammino della saggezza;
pazientemente lo attendono
oltre il tessuto dell'immaginario e del reale.

Regole
1 Fare ginnastica per prevenire il dolore fisico dovuto all’irrigidimento degli arti, dei muscoli e degli organi interni.
2 Non affaticarsi
3 Mangiare
4 Dormire
5 Pisciare
6 Cagare
7 Lavare i denti
8 Lavare l’epidermide con acqua calda
9 Ascoltare le suggestioni ipnotiche della musica
10 Portare i soldi a casa per la famiglia
11 Dormire con una donna
12 Prendere il sole, in special modo quello dei mesi primaverili
13 Respirare aria il più possibile pulita
14 Corteggiare un esponente del gentil sesso (quando prende la fregola)
15 Sperare di non innamorarsi
16 Sperare che tutte le donne tranne tua moglie ti dicano sempre di no.

Quel bastardo mercanteggiare
Dai, entriamo nella nuvola alcaloide
psicoattiva che c’induce a raccontare i segreti
che quasi mai sappiamo.

Sai, ho sempre cercato la medicina
che accendesse il sogno perché
la realtà,
-quel bastardo mercanteggiare d’insoddisfazioni e d’invidie-
non è il mio mondo.

La partita
Con gli uomini e con le donne è sempre stata una partita.
Quando perdevo abbassavo lo sguardo e poi scappavo.
Quando vincevo li impietrivo, li saccheggiavo e li abbandonavo.

A volte pareggiavo, e nasceva
una complicità un’amicizia un amore.

Quando ho sentito lo sguardo di Dio
come un vestito attillato sulla pelle,
sono uscito fuori campo, e son rimasto lì, a guardare
la partita delle stelle.

Curiosità del passato
Fulgore cosmico di curiosità del passato di una stradina in leggero declivio,
dove presumibilmente visse i suoi teen years, uccidendo di sudori freddi i tramvieri
e seminando discordie col suo rossetto. Di più non so, forse killers minigonne sixties e quant’altro,
studii, ragazzi, discorsi, esperienze che non so.

Sogni
La mia vicina di casa era una donna minuta genovese con gli occhi azzurri. Le era morto il marito.
Ci siamo conosciuti nel tentativo di fare una pizza. Ci siamo sposati.
Mi son ritrovato in un cerchio, ero l’unico maschio con 12 o 13 donne tutte con gli occhi azzurri (è stato fantastico).
Un’olandesina incinta, aveva già il pancione, lo toccavo e mi scalciava, non ero il padre,
ma come amico lei con me si confidava.
La ragazza ricevette una pessima telefonata: il suo ragazzo le aveva appena comunicato che non intendeva più sposarla. Io le dissi che –se voleva- potevamo sposarci io e lei, da amici. Lei accettò.
Lavoravo in un supermercato, mangiavo le noccioline a sbafo e le patatine triangolari; c’era una piccola negretta stupenda, smorfiosetta ma veramente carina, con la quale mi ero coricato in una cesta di ferro smaltato bianco, nascosti in mezzo ai prodotti. Poi venne una ragazza bianca che tra l’altro era tutta nuda, capelli castani, occhi azzurri non direi, tratti regolari del viso; temendo la gelosia mi misi in modo che non potesse vedere che dall’altra parte del mio corpo c’era la negretta.
Una ragazza, stipendiata da me(io non so niente di lei): la pago perché lavori di notte (non so che cosa faccia di giorno). Di notte esce, ma solo quando la luna è bianca e gonfia sospesa nel cielo nero; entra nei parchi chiusi al pubblico, scavalca le recinzioni, si spoglia nuda, la luna illumina la sua candida pelle; raccoglie mazzi di fiori, li mette nei vasi, me li porta; io fotografo i vasi di fiori.
Ebbi notizie di ....... ........, andava molto lontano a sciare con il gruppo nobiliare degli amici dello zar, e lei oltre a sciare faceva anche la cuoca dello zar. –Com’era ....... da giovane?- chiesi. -Era bellissima-, mi risposero, - e tutta... impellicciata! (mah!).
Camminavamo in un tunnel, eravamo in centinaia. C’era merda in quel tunnel, e militari che dovevano spalare quella merda, con le smorfie disegnate sulle bocche. Arrivato allo sbocco del tunnel, vidi che c’erano inferriate storte che non davano spazio per uscire. Ma io non persi la calma, e con calma cercai un po’ più nel mezzo le inferriate più storte che mi permettevano di passare. La testa passò appena appena, anche perché l’elmetto la ingrandiva.
Una volta uscito, mi avvidi che sul lato destro c’era una comoda uscita. Infatti in quel momento stava uscendo una donna con la carrozzina.

L’abbraccio che dai per vasti raggi
Non c’è niente che si può comparare
all’energia in espansione che sento aprirsi attraverso il mio corpo con moto centrifugo,
all’aura calda che mi colpisce in fronte,
al torpore al di là delle cose,
alla voragine di puro spirito luminoso che m’inghiotte
osservando di lontano,
come se io non esistessi,
l’abbraccio che dai per vasti raggi
alla gente che non sospetta di nulla.

Tuttalpiù,
mi diverto a contemplare i particolari:
il vestito rosso,
proprio tutto rosso,
la borsa rossa,
i capelli tagliati più corti di prima che ora sono ridiventati biondi;

e, fatto davvero indimenticabile,
quelle orecchie a sventola
proprio mondiali.

Cin cin
Bella donna nel cammin la tua folta chioma svapora e onduleggia.
Due occhi
marroni.
Cin cin ti bacio
sulle labbra.
Che bella creatura e che morbide guance!

Danza Zen
Se la vita ti fa piangere, e tutto l’universo piange con te,
non cercare di smettere
e non chiederti il perché.

Ma forse è meglio ridere, certo: ridere per vivere.
Perché ridere fa vivere, e vivere fa ridere.

E quando l’ira s’impossessa di te,
tu resta fermo a guardare
il tuo corpo che cerca la guerra
scappando via da te.

Ma non lasciarti ingannare,
perché
la pace è sempre stata al centro di te:
togliti le scarpe e balla questa danza jigadagajagadagà.

Sapete non è facile raccontare storie
(quasi quasi ci rinuncio, altrimenti impazzirò):
le storie si ribellano alle parole delle pagine, alle note delle musiche
e ai colori che gli do.

E poi non voglion stare ferme,
non voglion stare chiuse in gabbie,
non si posson neanche scegliere:
ci cadono addosso.

Non hanno regole,
né formule che si possano comprendere.
Fanno a pezzi i proverbi,
i “per sempre” e i “mai più”.

Le storie sono zoccole per la mente debole
che le trasforma in bubbole riempiendole di frottole,
morali come piattole, accuse come bruscole,
metafore con caccole, rime con pillaccole;

senza il filtro della mente potrei viver nel presente,
senza confronti, tagliando tutti i ponti,
storie invisibili, volubili, delebili,
storie imprescindibili, fuori dagli scibili,
storie instabili come pianti flebili,
storie mutevoli come vini amabili.

Abili o disabili, sono sempre nobili
storie ribelli, sulle nostre pelli.

Cos’è che spazza via la polvere
dagli ingranaggi delle fantasie?
Non tocca a me rispondere,
lo lascio fare a voi.

Ma a che serve rispondere,
se le risposte son domande
che dan risposte che son domande
che dan risposte che?

Sono stufo di combattere,
sono stufo di discernere
dal mio bunker di vista
sempre la pista giusta.

Se mi tagliaste la testa,
allora si, vivrei la realtà,
e sopra il collo sentirei soltanto
un soffio di libertà.

E al posto della testa che mi resta,
che mi resta?
C’è una cesta color pesca
e dentro l’uva che si pesta quand’è festa;
c’è un pesce con la cresta che si pesca nella siesta
e una maschera per stare in questa bisca:
è come un film che ho visto al cine,
un’illusione senza fine,
una radio senza pile e non si può capire!

Jigadagajagadaga jigadagajagadaga
jigadagajagadaga jigadagajagadaga
jighibigighijibighi jighibigighijibighi
jigadagajagadaga jigadagajagadaga
ciakatakatakaciaka jakujukujukujaku
jigadagajagadaga jigadagajagadaga

Jigadagajagadagà ghijibighigighi
jigadagajagadagà ghijibighigighi
jigadagajagadagà ghijibighigighi
jigadagajagadagà ghijibighigighi
jigadagajagadaga jigadagajagadaga
jigadagajagadagà.


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