Poesie di Rudi Toselli


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colpito
avvolta di pizzo danza la notte
la luna, un fiore,un figlio lontano
un cameo di rame
puntato nella viva carne
fà che un rigo di sangue
decori il tuo pallore
ravviva il buio un lampo
ravviva il silenzio un tuono
il cielo estivo urla la sua rabbia
leggera pioggia poco raffresca questa notte di tregua
poco importa al ribelle
che all'amore da l'ultimo abbraccio.

dolore
seduto avanti a tè
rapito dalla tua allegria
distratto
dai tuoi seni
che spuntano dal corpo
come balconi dai palazzi
sogno tu sia mia
i bicchieri si seguono
il calore ci avvolge, non è il vino
sono i nostri cuori che battono
 
le voci, la musica di sottofondo
tutto si smorza
e mi arriva chiara la tua voce
chiaro il tuo messaggio
tratta di amore
 
nella mia mente attacca una musica
i prati fioriscono
sono rapito
 
quasi non sento il boato
     la deflagrazione
la fiammata mi scuote
mi brucia le narici
 
    la musica in mè si spegne
 mi accorgo di tuoi brandelli
       su di mè.

tempo
si aprono gli occhi e insorge l'orizzonte
sempre tale ma mai medesimo
un altro dì è scorso
l'albero è piu vecchio
sotto i ponti l'acque non son piu le stesse
certa vita sarà svanita
cert'altra spunta raggiosa
chi piangeva ora giova
qualche attore declama la parte
eran nubi ora son' pozzanghere
invecchi
un altro giorno è andato
la vita si accorcia
si allunga la storia

tumulto
compagnio apri
apri ituoi verdi occhi
       aprili
che vedano il popolo
un popolo illuso
compagnio apri i tuoi verdi occhi
      che vedano
vedano sfibrarzi le speranze
  come fosse una vecchia chioma
compagnio apri i tuoi verdi occhi
che vedan mancare il lavoro
compagnio aprili che scorgano
 la paura dei padri
che vedano delle madri
       l'angoscia
compagnio apri il tuo cuore
    e guidaci
tramuta la paura in fiamma
  l'angoscia in forza
 compagnio la terra è pronta
  dacci il seme
il seme della sedizione

le mie nonne
per versi felice
la vostra giovane vita
fame-guerra
non anno arso il vostro sorriso
servire la terra
servire il padrone
vi ha incallito le mani
l'amore più forte ve la vellutate
ricordo le carezze
potrei baciarvi all'infinito
 
i bianchi capelli
come lande nordiche
partigiani sfamati
risaie baciate dal sole
lunghe giornate di lavoro intrise di sudore
                 e canti
questa la memoria che regalate
dolci sapori sulle vostre tavole
dolci come i pensieri
che ai nipoti volgete
                grazie

1967
credi che nei pensieri si cancellino i ricordi
si dimentichi il dolore
si scurano gli amici
si dissolve la fatica
si abbuia l'abbbandono
o si consoli il perso amore
      credi?
ho solo è il sottile inganno
il turpe gioco sguaiato
della memoria
    sappi
quel che è la vita
in tè scolpito come il marmo
ogni vissuto un colpo
nel vergine minerale
le esperienze son martello
il tempo è scalpello
l'emozione da forza ai colpi
che modellan le anime
tuo compito terreno
custode.

un prato
scegge di marmo
fendon l'aria
schizzan anche lettere d'ottone
il mortaio ha urlato
il prato era vuoto
ma da sotto il manto
esplodon teschi femori scapole
e ginepro
altri cannoni tra quei fiori
anno urlato tempo addietro.

faggio e sudore
lo sterratore impugna il suo attrezzo
con decisione
poggia il piede sulla lama, per vincer la dura terra
il sudore gli imperla la fronte
il sole è ancora alto

le sue dure mani ricurve
stringon con forza e rispetto
il flessuoso manico di faggio
la schiena gli duole

ad ogni fitta di punta nei reni
pensa alla famiglia
ad ogni badilata
pensa al sorriso del figlio

il suo dolore placherà la fame

al centesimo sforzo
di spinta alla leva, un rumore
un crepitio sinistro
il faggio si è spezzato

una fitta ancor piu grande
gli trafigge il cuore
ripensa al figlio
e al suo amore
impreca

il caporale sente
con passo veloce si avvicina
l'operaio piega il capo
e nell'aria vibbra la frusta
come l'ancia nel suo strumento

il dolore è pungente
ma gli schiara la mente
nel fienile sotto il sacco
ha un altro attrezzo
non con manico
ma con guance di faggio

mio figlio piangerà
ma non per fame
piangerà per il padre
imprigionato dopo aver sparato
all'infame

aldilà
fiori aggrappati
e melma
ai piedi di muri sdruciti
una breccia
mostra un varco
due occhi scrutano
un bimbo curioso cerca risposte
le cerca ridendo
le cerca saltando
mostra fiero e ingenuo
l' allegria
qella leggerezza
di chi
non ha la consapevolezza
di esser dentro o esser fuori
il padre seduto in un cantone
lo guarda e accenna un sorriso
poi nasconde il viso
una lacrima lo solca
rigando il lercio che di grigio lo colora
stringe i denti ha paura
lui conosce quelle mura.

solitudine
nel e grigio freddo inverno
la serenità si dilegua
le feste sfuocano
ancor prima di arrivare
lasciando il passo alla tristezza
unico rifugio
il sorriso di un bambino.

i governi ci abbandonano
è difficile
non abracciare la paura
è triste sentirsi soli
difficile è reagire.

perfetta la pianificazione
con paziente lavoro
negli anni ci an diviso
loro arma
il benessere
e noi ad abbuffarci
senza ritegni o sconti al prossimo
senza percepire che ci isolavano.

ora è tempo di coesione
e la trappola è scattata
siamo tutti soli
il cattivo non ha bandiera
non serve
non ha armi
non servono
il cattivo ha in mano la nostra
dignità

domani
all'alba
il sole forte è basso
ti acceca
il freddo secco è pungente
ti gela
ma è un nuovo giorno
è vita

autunno
seduto in un prato
guardo le foglie cadute
sono tante adagiate sull'erba
tutte ratrappite
come le mani di corpi
mani che tentano di trattenere l'ultimo calore

non ho mai visto un campo di battaglia
ma me lo immagino cosi
pieno di corpi
corpi che ratrappiti
di calore non ne anno più

seduto in un prato
arriva una folata di vento
e trasporta quelle foglie
e con loro i loro semi e sparge vita

nel campo di battaglia arriva una folata
e sparge solo fetore
fetore di morte

giovanna
due lustri
il tempo che è trascorso
una creatura
è il frutto dell'amore
la tua pelle
è ciò che mi attira
camminiamo insieme
e tutto è piano
la dolcezza che ti accompagna
è il sapore che piu amo

facinorosi
tumulti di piazza
tamburi rullanti
i megafoni diffondono
e i bastoni affondano

cortei colorati
dai canti rimati
i giovani ballano
i vecchi cantano
nei megafoni passione
nel bastone opressione

pacifiche proteste
passeggiate colorate
bimbi per mano alla madre
bandiere ai padri
nei megafoni idee
nei bastoni padroni

armiamoci di fiori e di canti
vestiamoci di note e petali
ributtiamo la paura
urliamo il pensiero
dai megafoni amore
dietro i bastosi perdenti.

resistenza
fervore estivo
afa e calura ti scolpiscono
una ruvida passione
un albero si flette al vento
le sue radici mordono il terreno
resisti, resistiamo.

mondi
tratti ai miei diversi
pelle dura
parole inconprensibili
il colore ci "divide"
che cosa anno visto i tuoi occhi
dove ai versato le tue lacrime
dove ti porterà la tua sete?

caterina
ho il ricordo del tuo sapore
con quello scorro le ore
ho il ricordo del tuo profumo
lui mi aiuta a non aver bisogno di alcuno
ho il sentore del tuo tocco
solo ciò è il mio rabbocco
ho in testa la tua voce
che nella solitudine mi rende
felice
la paura mi abbandona
la fatica si dilegua
sussurrami un pensiero
rivelami una voglia
tutto il mio
è già sulla tua soglia

2008
o terra di confine sù montagne verdi in svendita,
incastonate, in un mondo senza pietà.
orsù
fate un po di silenzio per favore
questa terra è di tutti.
e voi
maledetti traditori ditemi,
cos' è la sinistra?
è un energia inrinunciabile?
rimasta vittima due volte
sotto tanti colpi di genio,
che or giace riversa sulle rovine
di un binario morto
e restan solo
segni indelebili
nel paesaggio del ritorno.
ed ora ballando sotto le bombe
il regime sorride
ti prego torna
permesso di amare

torna dolce vita
italiana

Igor
il tuo sonno è il mio,
candore di figlio,
felicità di padre.

Amico
le mie lacrime che brillano,
la tua pelle candida,
su sei manigle d'ottone
il sole riflette
addio
poi solo la terra.

Nostalgia
in un inverno vigoroso
un martello
una falce
una stella
o mia bandiera come eri bella
con quel rosso incandscente
riscaldavi la tua gente
la tua danza sventolante
i tuoi schiocchi contro il vento
dimmi
perche quel rosso si è spento.

Truciolo
dolce ruotare di giostra
Che la tua struttura è
Al vidiam dentata
Sgarbato è
Il tuo sottrarre
Dal metallo pieno
I caldi riccioli
Gli stessi che prendon vita
Di un rosso rovente
Accendendosi
Per poi cadere sul cemento
E lentamente spegnersi
Cedendo il passo
Al blu cobalto
Che pari al viso
Umano
Presenta la morte.


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