Racconti di Silvia Trabanelli


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Un'insolita serata
Miriam spense il computer, spense le luci,chiuse la porta dell'ufficio e s'avviò per il lungo corridoio
che portava all'ascensore.
Anche quella sera, aveva fatto tardi pensò .Guardò l'orologio che aveva al polso,segnava le 22.
Era molto stanca, gli occhi le bruciavano per le troppe ore trascorse davanti al computer.
Doveva finire un articolo sullo scandalo del giorno: un'implicazione di un alto dirigente d'industria
e un fattaccio di pedo- pornografia.
Spinse il bottone che la portava al piano terra.
Si trovò sulla via Roma dove aveva l'ufficio. Torino era particolarmente fredda in quella serata di fine febbraio
Alzò il bavero del cappotto e s'incamminò verso il parcheggio dove aveva lasciato la sua macchina. Aveva cinquecento
metri da percorrere prima di arrivare in piazza S.Carlo .Mai come quella sera le sembrava una distanza chilometrica.
Devo proprio cambiare vita, pensava, affrettando il passo.
Da quando si era separata da Giulio , i suoi giorni li passava al lavoro trascurando, oltre che sé stessa, anche
i rapporti sociali. L'unico che la capiva era Marco,amico di sempre. Marco,giornalista di fama, suo collega,era
presente ogni volta che lei aveva bisogno. Quando si era separata da Giulio lui le fu molto vicino, con consigli
affettuosi e facendole molta compagnia.
Accese il motore e la macchina partì. Percorse via Vittorio Alfieri,al semaforo svoltò a sinistra in via
dell'Arsenale e giunta in corso Vittorio Emanuele II° , passò il fiume Po sul ponte Umberto I° recandosi verso casa.
Una villetta sulla collina prospiciente il centro cittadino .Non vedeva l'ora d'immergersi nella
vasca da bagno e rilassarsi. Voleva stare nella vasca calda cosi poteva pensare e poltrire tranquillamente.
''''Quei fari sono troppo alti pensò, ''danno proprio fastidio''.
Mise il piede sul freno, per rallentare la corsa, 'Cosa sta succedendo'. Forse c'è un incidente.
Fu costretta ad arrestarsi, perché al centro della mezzeria c'era una macchina ferma con luci accese e
il cofano fumante. Anzi, guardando meglio, aveva il paraurti anteriore completamente sfondato.
Tutto fumava. Accostò e scese. Mentre s'avvicinava alla macchina ferma, ebbe un attimo di paura.
Fu solo un attimo,perché era tardi per qualunque altra decisione. Era arrivata vicino all'auto,ma non vide nessuno.
Guardò tra i vetri mezzo sfondati, non c'era nessuno.
'Che diavolo sta succedendo' disse tra sé.
Decise di chiamare col cellulare il pronto intervento .Sentì un lamento umano, aguzzò la vista,fece
il giro attorno alla macchina e vide tra le due ruote dell'auto un uomo con la fronte sanguinante.
Era seduto e si teneva con una mano la fronte.
-Cos'è successo?- chiese Miriam rivolta al ferito.
''Ho ucciso un uomo ''rispose''. Là, giù dalla scarpata. Non l'ho visto ''.
L' uomo perdeva sangue vistosamente dalla ferita che aveva alla fronte .
''Cosa vuol dire giù dalla scarpata ''si chiedeva cominciando ad inquietarsi .
''Mi è apparso davanti all'improvviso'' disse ancora l'uomo.
La mente di Miriam cominciava ad avere dei brutti pensieri,come colta da un colpo
di genio pensò'' chiamo la polizia e l'ambulanza;'' come ha fatto a non vedere ?''
''Ho visto un uomo scaraventato da una macchina che viaggiava davanti a me,
la macchina non si è fermata .Io ho cercato di non investirlo. Sono andato a sbattere con un testacoda
contro il garde -rail. La mia manovra non è servita ad evitare l'impatto.
Miriam prese il cellulare e chiamò la polizia e l'ambulanza.
''Prenda la pila dal cruscotto e guardi giù dalla scarpata se si vede quel disgraziato'' disse l'uomo.
Miriam come un automa obbedì .Prese la pila e scavalcò il garde -rail. Vide una scarpata abbastanza
percorribile e cominciò a scenderla.
Si avviò sotto il livello della strada,con la pila che sondava un paesaggio arido, con scarsa vegetazione.
La paura era tanta .
Alzò la pila per vedere meglio,intanto le passavano nella mente mille pensieri.
'Guarda in che pasticcio si era messa'. Decise di tornare sui suoi passi pere risalire sulla strada.
' A quell'ora, i soccorsi erano già arrivati sicuramente.' Ispezionò la zona puntando la pila intorno,ma non vide nulla.
Aguzzò la vista per vedere meglio.A pochi passi da lei c'era un cespuglio, Miriam s'avvicinò, e vide un uomo
con la testa tutta insanguinata.
'E' morto pensò, l'ho trovato!' Per prima cosa decise di scappare: aveva una paura terribile.
Fu però più forte di lei il desiderio di prestare soccorso,e s'avvicino al cespuglio.
Notò che era un ragazzo. Con la pila puntata sul viso del giovane vide che era ferito gravemente.
Non osò toccarlo, disse solo:'' non ti preoccupare stai tranquillo,sta arrivando l'ambulanza''.
Non ebbe risposta. E' morto pensò di nuovo. Tornò sui suoi passi per risalire la scarpata,quando un colpo
terribile alla testa la fece cadere a terra priva di sensi.
Si svegliò come da un lungo sonno e, quando realizzò quello che le era accaduto, si guardò attorno e vide che
era in una stanza che non conosceva, sdraiata su ad un letto.. Si toccò la testa,perché le faceva un gran
male e sentì che era fasciata.
'Santo cielo dov'era finita? Perché si trovava lì? Perchè si sentiva così male?
Questi pensieri balenarono nella
sua mente e l'angoscia l'attanagliò di colpo.
Provò a sedersi sul letto, per orientarsi meglio. La stanza era vuota, c'erano solo il letto dove stava lei,una sedia
e un piccolo sgabello . Alle pareti nulla. Provò ad alzarsi. La testa le doleva maledettamente,
fece uno sforzo e andò verso l'unica porta .
Guardando meglio, notò una piccola finestra ,da cui subito sbirciò. Vide una distesa di campi
coperti da una coltre di brina .
Cominciò a rendersi conto che, oltre il dolore alla testa,il disagio che provava era dovuto al freddo
che incombeva nella stanza.
Capì che dove lei era costretta, doveva essere una specie di capanna che serviva ai pastori o ai contadini
per deporvi gli attrezzi.
Non aveva finito di pensare quando udì dei passi avvicinarsi alla porta.
Un rumore ,un colpo e la porta s'aprì. Davanti a lei stava un uomo con il volto coperto da un passamontagna blu.
''Vorrei sapere dove mi trovo '' chiese Miriam , ben sapendo che rischiava grosso facendo una domanda
di quel genere.
''Cara la mia signora , non è lei che deve fare domande , ma sono io".
"Cosa volete da me! Mi sono fermata sulla strada perché ho visto un incidente . Stavo andando a casa,
avete sbagliato persona sicuramente".
" Ah davvero?" incalzò. l'uomo.
Miriam sentiva che l'irritazione dell'individuo cominciava ad aumentare.
Un filo di luce entrava dalla finestra, che andava a posarsi sulle mani nervose dell'uomo.
'Dove diavolo era il ragazzo che lei aveva visto quasi morto dietro un cespuglio giù dalla scarpata?
Miriam era disperata, non riusciva a concentrarsi.
Aveva un freddo cane e la testa poi… Con la forza della disperazione cercò di mantenersi
calma e disse: " per favore lasciatemi andare, io sono solo una giornalista che fa il suo lavoro .
Niente di più, non sono neppure ricca."
''Ah davvero'', ripetè l'uomo.
''Non voglio danaro bellezza''
''Che diavolo volete allora?E non mi chiami bellezza''
Miriam barcollando, tornò a sedersi sul letto.
''Sei giornalista e stai ficcando il naso in cose che non dovrebbero interessarti.''
La donna era terrorizzata. Fingendo sicurezza e grande coraggio disse:'se non mi lasci andare,presto
la polizia sarà qui L'ho chiamata prima, quando mi sono fermata per soccorrere la persona dell'incidente.
Nello stesso momento in cui pronunciava quelle parole, il suo pensiero le rivelava una situazione terrificante: non
era prima, ma la sera prima. Era giorno; lei aveva chiamato la polizia e l'ambulanza la sera prima.
Non ebbe il tempo di dire altro,perché l'uomo le si avvicinò con uno
straccio nero in mano e le bendò gli occhi.
''Andiamo'' disse con voce che non ammetteva altro commento.
Miriam s'alzò dal letto a fatica Aveva tutto il corpo indolenzito e percorso da un tremore incontrollabile .
L'uomo la spinse verso la porta e, afferrandola fortemente per un braccio, la spinse fuori.
All'esterno brillava una luce spettrale che irrigidì i muscoli già intirizziti della donna.
L'aria frizzante accentuava il suo tremore. ''Questo è un incubo'' si ripeteva,' tra un
po' mi sveglierò e tutto sarà finito''. La realtà, però, era lì davanti a lei inconfutabile.
Ebbe appena il tempo di realizzare la situazione,era buio assoluto.
'' Forza andiamo disse l'uomo prendendola per un gomito e sospingendola dentro
ad un auto che non aveva visto prima di avere la benda sugli occhi.
Quando l'auto ripartì, per un po' ci fu silenzio, ma Miriam non sopportava più nulla e ,quasi urlando
chiese::'' Allora mi volete dire che cosa volete da me?''
Per risposta ebbe un ulteriore spintone. Questa volta la mano cercava di farla sdraiare sui
sedili posteriori dell'auto.
'' Si stenda ''ordinò l'individuo in tono che non ammetteva repliche.'' Accidenti a voi '' gridò la donna.-
''Se starà in silenzio, tutto finirà al più presto''- replicò l'uomo.
Miriam percepiva che ora gli uomini erano due: uno guidava, l'altro controllava lei.
Decise di non parlare più, anche perché capiva che era inutile. S' affidò al destino.
Per il momento non c'era nulla da fare. L'auto percorreva la strada velocemente e Miriam calcolò a occhio e croce,
che era trascorsa più di mezz'ora di viaggio. Cominciò a pensare a quello che era successo la sera prima.
''Se le cose stavano così, lei era stata colpita dal ragazzo che aveva visto ferito vicino al cespuglio,
allora era tutto falso:l'incidente, il sangue, la macchina ferma incidentata.
''Ma perché?'' si chiedeva ostinatamente.
2
Miriam fu fatta scendere , sentì una mano afferrarla per un braccio e sospingerla con forza dentro una stanza.
Percepiva l'interno di questa, dal calore che sentiva. Era l' unico elemento gradevole da ormai un giorno
e mezzo a cui essa s'aggrappò con tutta se stessa. Continuava a stare male,sia per il freddo, sia
perchè dalla sera prima non aveva mangiato nulla.
Sentì scoppiettare una fiamma ; pensò ad un camino, anche perché il calore che
sentiva era proprio quello dei ceppi che bruciavano. I suoi nervi erano contratti,
fece un passo al buio ed urtò contro una porta. Il panico le chiudeva la gola.
Non riusciva ad emettere alcun suono.
Sentì qualcuno che le toglieva la benda. La luce d'improvviso l'accecò. Mise una mano sugli occhi per
difendersi dal disagio che le procurava la luce dopo ore e ore al buio. Per gradi le sue pupille
si abituarono alla luce,distinse un tavolo, le sedie , in un angolo un camino acceso.
Mise a fuoco la situazione.C'era una persona, che sembrava stesse lì proprio ad aspettare lei.
Miriam aveva paura persino a respirare,aveva la pelle d'oca.
Sentì qualcosa di freddo alla nuca. Quando realizzò, capì che era la canna di una pistola.
Sulla soglia apparve una silhouette, ben definita. della figura di un uomo.
''Siedi'' disse , indicando alla sventurata una sedia vicino al tavolo.
Miriam ubbidì sempre più confusa ed impaurita .Ebbe la forza di chiedere ripetendo
la solita litania :'' cosa volete da me?''
L'uomo che parlò aveva un cappuccio sulla testa, una donna di mezz'età, vestita da cameriera,
entrò nella stanza con un vassoio in mano.
S'avvicinò al tavolo e mise il vassoio proprio davanti a lei .
Guardò la cameriera con occhi interrogativi.La figura col cappuccio
disse :- Bevi , è caffè caldo.- Miriam non se lo fece ripetere, prese la tazza con le due mani e la portò alle labbra
Il liquido caldo scese nel suo stomaco. risollevandola, anche perchè non sentiva più la canna della
pistola premere nella sua nuca.
''Cara la mia signora, disse l'ndividuo- lei è una giornalista, scrive articoli davvero interessanti, solo che,
in questo momento, ha toccato fatti e argomenti delicati, troppo delicati.
Non è aria per una come te -riprese- passando al tu.
Miriam alzò gli occhi sull'uomo e rispose:'' Questa è una messainscena per non farmi fare il mio mestiere
di cronista? Scordatevi!''
Finì di dire questa frase ancora più terrorizzata di prima.'' Ma come le venivano in testa certe idee,
proprio non capiva, era proprio stupida, si, stupida. Era il caso di essere più docile, accidenti!
L'uomo rispose: -Avevo immaginato ,anzi lo sapevo che eri un osso duro -
se''vuoi uscire viva da qui ,devi bloccare l'uscita dell'articolo.'' -
-'' E' un'indagine di routine- disse la donna. E' tutto nel mio computer. Stavo
giusto per finire la stesura;' poi è il redattore capo che autorizza o meno la stampa.''
''Dubito che ne venga fuori qualcosa se tu non tornerai mai più al lavoro .
- Qualcuno è andato nel tuo ufficio e ha distrutto il microchip.
L'articolo come vedi non uscirà più . Non vedrà la luce mia cara.-
-E' importante che tutto finisca qui , con la promessa che dimenticherai ogni cosa
se vuoi vivere.''-
Era troppo per i nervi contratti di Miriam,che cacciò un urlo: -sono mesi che sto lavorando
a quel pezzo; è un fatto importante, è giusto che la cronaca se ne occupi.-
-E' qui che ti sbagli carina- rispose l'uomo che le si avvicinò sospingendola verso una porta
che si aprì.C'erano delle scale che Miriam immaginò portassero in cantina.
-Aspetta- disse la voce dietro di loro. Miriam si bloccò, mentre l'uomo che la spingeva
ad alta voce chiese :- Che c'è ora?-
La figura che era vicino al camino, ora senza cappuccio, con un grosso
sigaro in bocca,si aggirava per il salotto. S'avvicinò ai due vicino alla scala,
piantando loro addosso i suoi grossi occhi da rospo
dicendo:-L'accordo era di lasciarla andare,una volta eliminato il microchip.
Possiamo liberarla se non apre bocca.-
Miriam pregò silenziosamente , affinché quell'incubo davvero finisse.
Dunque lei si trovava in quella terribile situazione, perché aveva pestato i piedi all'uomo potente
dell'industria ………..
Ora era tutto chiaro.Per quanto si sforzasse di ricordare, le voci ,che udiva , non le dicevano nulla.
Non conosceva le persone che la tenevano prigioniera, -Eh sì, era proprio così,- era prigioniera.
Si rese conto con angoscia della grave situazione in cui si trovava .
Scorse che in fondo alla stanza,vicino alla finestra,c'era una sagoma nella penombra.
La paura aumentò; come un film , in un attimo, la sua vita le passò davanti.
Aveva un buon lavoro,si era laureata in lettere moderne in tempo da record. Ci aveva messo cinque anni esatti, inclusa la tesi; cosa ritenuta quasi impossibile. Infatti, quando frequentava l'ultimo anno, veniva spesso additata dagli studenti più giovani e da quelli più vecchi fuori corso. Erano davvero in pochi quelli che finivano in cinque anni. Tenendo anche conto del fatto che nel frattempo era anche diventata maestra di musica. All' Universita', durante l'anno in cui aveva lavorato alla sua tesi, una tesi di ricerca aveva fatto amicizia con Marco, che frequentava il suo stesso corso di lettere.. Erano ancora amici, lui l'aveva aiutata molto. Marco non suonava nessuno strumento, lei invece suonava bene il pianoforte. Già Marco, chissà se si era accorto della sua assenza...Di solito si sentivano quasi tutti i giorni.... Lui la chiamava, accertandosi che andasse tutto bene....
Quel giorno era il compleanno di Mara, una sua cara amica; dovevano andare a festeggiare tutt'insieme la sera.
''Che ci faceva in quell'intrigo?... Le scocciava molto se la sua vita fosse finita lì
''Dio, se ci sei aiutami''.

Doveva pensare a come uscire da quella situazione.
Forse una possibilità di uscire indenne da quell'orribile momento c'era.
Azzardò, con un filo di voce ,comunque fingendo una sicurezza che proprio in quel momento
non aveva;- Non potete impedirmi di fare il mio mestiere.-
Ancora una volta si diede della stupida per aver aperto bocca ,senza pensare alle conseguenze.
-Non ti proccupare, se farai la brava non ti succederà nulla-.L'uomo la spinse per le
scale e Miriam scese con la paura che attanagliava il suo stomaco.
Come lei aveva pensato, si trovò in una cantina, illuminata da una luce fioca...
C'erano cianfrusaglie ovunque. L'uomo, che non la lasciava,afferrandola sempre per il braccio,
le indicò una sedia, e le ordinò di sedere.
Quando Miriam prese coscienza del luogo, vide che in fondo alla stanza, vicino ad una finestra,
c'era una sagoma che nella penombra non distingueva bene.Era un uomo, comunque,questo
si vedeva, con un cappuccio in testa.
Ci risiamo penso' la donna...che succede ora?
Stava per mettersi a piangere , perchè oramai era giunta al culmine della sopportazione.
Non ebbe il tempo di dir nulla, perchè quello che vide, davanti ai suoi occhi, ebbe dell'in_
credibile.Per poco non svenne....L'uomo si era tolto il cappuccio, avanzando
verso di lei ,dicendo:- mi dispiace Miriam, ho dovuto farlo, mi serve del denaro,
molto danaro. Il gioco... sai...
Non ti preoccupare, non ti succederà nulla Me l' hanno garantito .-
Miriam aprì la bocca, ma non usciva alcun suono.L'aprì e la chiuse ancora per qualche attimo
finchè la voce uscì: emise un urlo - Marco!!!!!-
S'udì un gran trambusto lungo le scale, e quando Miriam si rese conto di ciò che
avveniva, ringraziò mentalmente la fortuna , perchè ancora una volta non riusciva ad emettere
suoni . Poliziotti , con le armi in pugno, misero le manette ai due uomini.
- E' finita signora . Per fortuna che la donna delle pulizie del suo ufficio, si è decisa
a venire da noi per parlare. Gina, la donna delle pulizie, aveva udito una telefonata di Marco
che prendeva degli accordi.
Udì che diceva:- Avete promesso che a Miriam non torcerete un capello.-
Poi, vedendo che lei era sparita,si è fatta coraggio ed è venuta da noi -
-La donna delle pulizie, già, - disse Miriam con una voce che sembrava uscita dall'oltretomba.
Ebbe la sensazione che il mondo le crollasse addosso.
-Sicuramente, appena la vedo la ringrazio ....-
Posso andare a casa e fare un bagno caldo ora?

Il lago incantato
C’era una volta un lago incantato, naturalmente bello incontaminato… Il silenzio e la pace vi regnava. Un giorno una sperduta fanciulla in quel luogo aveva trovato rifugio.
In quel luogo provava a ritrovare un po’ di sè .Non aveva più forza per combattere nè la forza di proseguire il lungo viaggio della vita…
Era triste, perchè non aveva mai incontrato l'amore. L'amore era una grazia
immensa...che bisognava custodirlo come un fiore, altrimenti sarebbe morto. Era un fiore molto delicato. Lei però non l'aveva mai incontrato.
Passò di lì la Pazienza che le chiese :''che fai lì tutta sola?'', Sto aspettando Amore....son qui al lago da tanto, ma non l'ho ancora incontrato... E' passato tanto tempo. Le mie mani son così fredde che avrei paura di toccarlo''.…La Pazienza sospirò e disse:'' devi portare pazienza, qualcosa succederà, è qui che lui verrà ''. E così dicendo la salutò e se ne andò.
La fanciulla pensava che Amore, fosse un fiore rosso, da cui sprigionava tutto il calore del mondo. Sognava una storia d'amore con lui, d’ardente passione. Sognava che finalmente il freddo suo corpo fosse riscaldato e quel lago fosse travolto e il gelo finalmente sciolto.
La fanciulla s'accorse però che lo scorrere del tempo, aveva sciupato la sua pelle. Erano passati anni. Questo la rattristò ulteriormente.
Passò vicino al lago la Speranza che vedendola sciupata le chiese: ''stai sempre aspettando Amore?''
''Si disse la fanciulla,ho il cuore devastato. Ma cosa posso fare? La mia anima non sopporta più il silenzio di questi luoghi.
Forse la mia solitudine , ha ucciso anche i miei sogni''…
''Perchè dici questo ?'' chiese la Speranza.
'Ho sognato troppo,e mi son lasciata morire. Mi son abbandonata troppo alla solitudine ed ad una lunga attesa.
Ora mi trovo, puoi vedere da te, come un fiore che sta morendo.'
'Sai perchè mi succede questo?' .''No'' disse la Speranza.
Un giorno , ero più triste del solito, perchè in sogno m'apparve un bellissimo giovane.… Mi disse di seguirlo… Lo seguii nell'acqua del lago, volevo raggiungere quel suo viso. Era cosi forte e intensa la voglia d'accarezzarlo, di sentirlo vivo sotto le mie gelide dita. Mentre lo seguivo mi chiedevo se l’acqua del lago m’avrebbe uccisa. Ero cosi stanca , e non m'importava più di nulla.
Mi bastava sapere che il mio cuore avrebbe riposato accanto a lui.
'Allora!?' chiese la Speranza.
''Non sono riuscita a raggiungerlo. Più camminavo nell'acqua del lago più il suo viso s'allontanava e saliva oltre le nuvole . Ad un tratto sparì, non lo vidi più.'
La Speranza . Guardò la fanciulla e chiese.'' è passato il Tempo di qui ?'
' Non l'ho veduto, so però che è passato' . 'Me ne son accorta' disse la Speranza.
'Oh guarda chi si vede .Buon giorno messere Coraggio qual buon vento la porta a questo triste lago?'
'Son qui per quel triste sorriso' disse indicando la fanciulla. Voglio che quel sorriso, nonostante sia passato il Tempo,diventi luminoso.'
'Che magìa vuoi fare ?' Chiese la Speranza.
'Devi provare il tuo coraggio egli disse rivolgendosi alla fanciulla del lago.
'Quel tuo sorriso, nonostante il Tempo passato, dovrà illuminarsi ,devi solo andare da quel giovane ,che si trova in fondo al lago. Lui è Amore, ed ha tra le dita il tuo sorriso.
La fanciulla, non ci pensò che un attimo, poi prese a camminare fino in fondo al lago, fino a che sparì. Il Coraggio si asciugò una lacrima e se ne andò,seguito dalla Speranza che nemmeno si voltò.
Ora sul lago splende soltanto la luna che assieme a i suoi mille e sottili raggi d'argento e alle stelle custodiscono il segreto di un cuore… Il segreto di un amore.

Il mondo di Teo
Quel mattino faceva molto freddo. Era un mattino di fine gennaio e nel paesino di Binoruk, di
neve, quell'anno ne era scesa tanta.
Gli abitanti camminavano per le strade infreddoliti. Avevano fretta di tornare nelle loro
case calde.

Teo fu svegliato dalla voce della mamma,che lo esortava a fare presto ad alzarsi.
Doveva andare a scuola. Se non faceca presto,sarebbe arrivato tardi e il maestro si
sarebbe arrabbiato.Teo si stiracchiò e pensò anzi borbottò:'' già a scuola''! Quel giorno,
non aveva. nessuna voglia di trascorrerlo seduto nel banco di scuola.Non aveva voglia di
sentire le voci chiassose dei suoi compagni.Tantomeno di udire quella del sig. Greg, che si
stizziva ogni qualvolta, qualcuno di loro secondo lui, non stava attento alla lezione.
"Ehi bambini, sveglia ! Non andate a spasso con la mente per i boschi e la brughiera.
Potreste avere delle brutte sorprese!'' ''La lezione è qui ! ''
Con un salto Teo fu giù dal letto, Si vestì in fretta, si lavò con due dita gli occhi e si presentò
bello che pronto dalla mamma a colazione, Prima di uscire, baciò la madre sulla guancia,prese
il berretto la sciarpa e la sacca coi libri. Per arrivare a scuola, doveva passare attraverso una
macchia di alberi così fitti, che era meglio non attardarsi fino a buio,perchè sicuramente ci si
sarebbe perduti., Correva voce che in quella zona, di notte si radunassero strani abitanti.Se
qualcuno si perdeva, veniva sicuramente rapito,
Teo aveva otto anni, e riteneva di essere ormai grande.
Decise che non sarebbe andato a scuola. Quel giorno avrebbe aspettato nascosto nel
bosco la notte.
Voleva rendersi conto se ciò che si diceva in paese, era veritiero..
Mentre percorreva il sentiero che portava alla macchia, gli sembrò che qualcuno lo.
osservasse.
Trovò un tronco, vi si sedette, dopo aver spazzato via la neve. Faceva così freddo, che
anche gli orsi restavano rintanati.
Aprì la sacca, e tirò fuori un grosso pezzo di torta che divorò,Cominciò a guardarsi intorno.
Pensò che il giorno era lungo. Aveva molto da aspettare, prima che giungesse il buio,
Era il caso di trovare un riparo per la notte.
Posò la sacca e incominciò a cercare legna. Avrebbe costruito una specie di capanna.
Raccolse un bel po' di legna e incominciò a costruire la sua capanna. Pose con molta
attenzione il materiale trovato, sovrapponendo ceppi e fascine, fino a quando
la capanna fu costruita. Soddisfatto,rimase ad osservare il suo capolavoro.
Era facile pensò, era come costruire un castello di sabbia, Raccolse un po' di foglie e fece
un giaciglio.
Per cuscino, mise la sacca sotto la testa e si sdraiò aspettando la notte.
Un po' gli dispiaceva per la mamma, che da quando papà era morto, si preoccupava sempre
troppo per tutte le cose.
Teo pensò che avrebbe affrontato il problema al momento opportuno. Ora voleva godersi la
libertà.
Voleva stare con i suoi pensieri. Era felice, anche se un po' stanco.
Udì un rumore, sbirciò tra le fessure della capanna; ed ecco là: vide un omino così piccolo e
dall'aspetto assai curioso.
E' uno gnomo. Pensò il bambino. Aveva in testa un cappello a punta con in cima una
piuma verde.
Camminava così in fretta, che in un attimo sparì.Teo restò a bocca aperta' Dov'era finto ?
Non sapeva se uscire dal suo nascondiglio a cercare l'omino, o restare
prudentemente al sicuro.
Si fece coraggio ed uscì. Avanzò a carponi e si avvicinò ad un cespuglio
per osservare meglio ciò che avveniva. Eccolo là!
Era così piccino che Teo, pensò, lui era un gigante a confronto.
Non sapeva cosa fare. Ad un tratto l'omino parlò.
''Non avere paura, vieni fuori di lì.''
Mi ha visto. Pensò il fanciullo. Non gli restava che uscire allo scoperto. Gli si avvicinò:
''ciao, io sonoTeo e tu come ti chiami ? ''
''Mi chiamo Giò-Giò. Sono uno gnomo,come vedi, vivo nel bosco e tu ?''
''Io sono un bambino di otto anni e vado a scuola.''
''A quest'ora le scuole sono chiuse,è molto tardi, disse Giò-Giò, che ci fai qui ?''
Teo guardò l'orologio che aveva al polso, dono di papà. Le lancette segnavano le quattro
del pomeriggio.
''Veramente oggi sono in vacanza'' bisbigliò.
''Presto presto, aiutami a raccogliere legna, prima che diventi buio.''
E' quasi buio? Devo essermi addormentato.Disse tra sè il bambino.
''Io sono qui perchè volevo vedere le fate. Dicono che abitino nel bosco.''
Giò-Giò tirò fuori dalla tasca una lampada, la poggiò sopra un tronco e l'accese soffiandoci
sopra forte
''Forza aiutami a raccogliere legna.''
Teo era meravigliato,scrutava l'oscurità tendendo l'orecchio.Si udirono strani rumori.
Ora si sentiva chiaro, un vocìo, risate ed un chiasso infernale,
Nello stesso momento spuntavano da tutte le parti, fate gnomi ed elfi.
Il baccano era indescrivibile: ballavano saltavano e cantavano gioiosi.
Teo si trovò al centro di un cerchio festante ed animato,
''Io sono Irma, la fata protettrice dei bambini che marinano la scuola''. Con un inchino, la fata si
presentò a Teo.
''Io sono Fige la fata protettrice dei bambini che dicono bugie.''
''Io sono Finn''.disse un elfo dal berretto rosso e la giubba verde, proteggo i bambini che fanno
arrabbiare la mamma.
Tutti si presentarono e salutarono con un grazioso inchino, Come erano apparsi, così in un lampo
sparirono tutti. Tutti, tranne Giò-Giò che continuava a raccogliere legna.
Anche Teo aveva raccolto legna. Ne aveva oramai, raccolta una fascina.
Guardò Giò-Giò e rimase senza parole. Lui aveva raccolto delle listarelle che sembravano
stuzzicadenti.
''Non importa'' disse lo gnomo,vedendo l'imbarazzo del fanciullo.''Basta quella che ho raccolto io''.
''Andiamo, vieni. Al villaggio questa notte si festeggiano i compleanni.''
''Quali compleanni?'' Chiese Teo.
''Ma di tutti; noi festeggiamo il compleanno di tutti, così nessuno rimarrà senza festa''.
''Dov'è il villaggio?''
''Vieni con me e vedrai''.
S'inoltrarono sempre più nel bosco, ad ogni passo Giò-Giò si fermava sbuffando,
''Accipicchia, pesa questa legna!''
''Dalla a me,''disse il bambino.'' Per me non è pesante.''
Ad un certo punto, si presentò davanti a loro, una fila di grossi sassi che usarono come passerella.
Così attraversarono un torrentello.Per magia, apparve davanti agli occhi stupefatti di Teo,
un bosco verde, pieno di colori e profumi. La neve e il freddo erano spariti,
''Dove siamo?'' Azzardò con un filo di voce Teo.
''Siamo nel mondo delle fate, degli gnomi e degli elfi. Qui non esistono le cose sgradite. Non c'è
l'alternarsi delle stagioni.''
''Qui il bosco è sempre come lo vedi.''
Arrivarono in una grande radura. C'erano tante piccole casette fatte di legno e di sassi,
Era un magico regno in miniatura .
Un piccolo forno a legna dove un elfo panettiere, saltellando e cantando cuoceva il pane per
gli abitanti del villaggio. Al centro della radura c'era un piccolo pozzo,
dove una fata con un secchio grande come un ditale, tirava su l'acqua.
Quando il ragazzo fu al centro della radura, tutti gli abitanti festanti gli saltellavano
attorno. Riconobbe Finn, che a tutto fiato suonava il flauto, La fata Fige, gli si avvicinò con
in mano un vasetto contenente un unguento.
''Questo unguento ha poteri magici'' disse.
''Se lo spalmi sulla fronte, ricordi o dimentichi a piacere. Te lo dono.''
Ricevette tantissimi doni magici, Quello che a Teo piaceva di più, era una pannocchia
gialla. Se la tenevi sempre con te, non ti saresti mai ammalato, Se la perdevi, erano guai.
Ad un tratto,ci fu un silenzio grève . Nessuno parlò più. Si disposero a cerchio tutti quanti,
Teo si trovò in mezzo, Giò-Giò gli si avvicinò dicendo:''vedi , tutti quanti sono felici di conoscerti.
Uno come te, non l'abbiamo mai incontrato.'' ''Vogliamo che tu resti con noi e diventi
il nostro gigante protettore.Sarai il nostro Re. Non dovrai fare altro che spargerti
l'unguento sulla fronte. Ricorderai solo, che sei il nostro Re.''
''Pensaci disse Irma, Hai però solo un minuto per decidere.''
Teo si spaventò a morte. Lui doveva tornare dalla mamma, chissà quanto tempo era trascorso
.Le lancette del suo orologio segnavano l'una di notte. Si voltò per tornare da dove era venuto.
Volleva tornare a casa.
Con sgomento, vide che la radura e tutto il bosco erano sospesi nel vuoto.Sotto di lui, il buio.
Tutto era nero come la pece.
''Santo cielo'', gridò,'' voglio tornare dalla mamma!''
Fige gli si avvicinò con in mano l'unguento magico, intinse due dita, e con una carezza toccò
la fronte di Teo, che aprì gli occhi. Vide su di lui il viso sorridente della mamma,
che gli schioccava un bacio sulla fronte.
''Teo è tardi, ti sei riaddormentato, Devi andare a scuola''.
Il bambino saltò sul letto e abbracciò la mamma gridando:
''ha funzionato! ha funzionato !''
La mamma scuoteva il capo:'' cos'ha funzionato Teo.''
''L'unguento''.Gridò forte.
''Che unguento, su da bravo, non capisco, Non sognare ad occhi aperti come il tuo solito.''
''Ma mamma!'' S'affanava a dire il bambino:'' c'erano le fate,poi c'erano gli gnomi,
Giò-Giò mi ha portato...
' Di colpo ammutolì, come colpito da un dardo. Fu preso da una gioia immensa.
Era felice di vedere la mamma, non poteva vivere senza di lei. E' stato tutto un sogno pensò.
''Oh buonissimo giorno mamma!'' Bisbigliò.'' Sono felice di essere qui''.La mamma scosse
di nuovo il capo sorridendo; era abituata alla fantasia del suo bambino.
''Andiamo il latte fuma nella scodella e ho appena sfornato la torta.''
Teo felice saltellando, seguì la mamma in cucina,
L'ultimo mio pensiero è stato il desiderio di tornare dalla mamma. L'unguento ha funzionato
disse tra sè.
Senza farsi sentire bisbigliò:'' grazie fata Fige, Grazie Giò-Giò,grazie grazie tutti.''
Disse ciò, ben sapendo che il mondo dove era stato,non l'avrebbe trovato mai più.

La principessa dal cuore di ghiaccio
C'era una volta una principessa delle nevi.
Abitava in un castello sopra un monte; di fronte ad altissime
montagne piene di neve.
Anche se la principessa aveva il cuore di ghiaccio, non
poteva che commuoversi ogni volta che si affacciava alla
finestra del suo castello,e mirava lo splendore delle cime innevate.
Un giorno si affacciò alla finestra, si sporse, guardò giù e vide
una vecchietta passare, con un cestino in mano.
''Chi sei ?'' Domandò la principessa.
''Sono Ombrina La fata dei ghiacci.''
''Perchè piangi ''chiese Ombrina.
''Le lacrime scendono da sole, non riesco a farne a meno;
non posso che commuovermi innanzi a tanto splendore.''
''Sei triste però''.Disse Ombrina.
''Si sono triste,perchè non potrò mai incontrare il sole.
Dicono che sia di una bellezza sconvolgente, e che emani .
tanto calore.Il mio cuore si scioglierebbe,morirei.Ho il cuore di
ghiaccio''
''Sei così giovane e bella''. Disse fata Ombrina,mi
piange il cuore vederti così afflitta.''
''Sono costretta a vivere sempre all'ombra'', disse la
principessa.
''Con questo grave problema, non potrò mai avere uno
sposo,una vita normale, nessuno si avvicina a me.''
Il re senza cuore suo padre,rifiutava ogni vicinanza con gli
estranei per paura che qualcuno potesse chiedere in sposa
Chiarodiluna, così si chiamava la principessa,e così usurpassero
il suo regno.Non faceva altro che denigrare la fanciulla.Diceva:
''nessuno mai ti vorrà in sposa, sei brutta, pallida e senza
cuore.Nessuno ti vorrà mai.''
Chiarodiluna si chiudeva nel suo dolore e passava così i suoi
giorni.
''Che cos'hai nel cestino?'' Chiese la fanciulla .
''Tre noci ''. Disse Ombrina. Solo tre noci.
''Dove le stai portando? Mi sembrano poche tre noci.''
''Vedi sono tre noci speciali. Ognuna ha un potere magico ''
disse la fata.
''Tu sei saggia e potente ,potresti aiutarmi. Vorrei uscire dal
palazzo di giorno,passeggiare tra le montagne innevate
almeno una volta: Vorrei incontrare il sole; anche se so che
poi morirò.Meglio morire, che restare chiusa.Io, non sto
vivendo.Mi dicono le mie amiche, che il sole è la ragione e la
vita del mondo; dicono che il sole fa germogliare
e fa vivere. Io non ho mai visto tutto ciò.''
Ombrina ascoltava pensierosa poi disse: ''il sole ogni giorno
si leva, e tutti gli esseri viventi, si levano con lui,dà loro la
vita. Sono davvero rattristata per la tua condizione.''
Chiarodiluna scoppiò in singhiozzi. dicendo: ''aiutami ti prego,
se puoi.''
Fata Ombrina disse: ''vieni giu, ho qualcosa da darti.''
Chiarodiluna scese e aprì il portone..
''Ecco, queste son noci magiche, ognuna di loro,ti può
aiutare.Ti posso dare una sola noce.Sei tu che dovrai
scegliere quale. Prima di scegliere, ti dirò i loro poteri.''
''Sei davvero generosa''.Disse Chiarodiluna .''Sono ansiosa
di sapere''.
''Dunque, una contiene lo spirito della bellezza, l'altra lo
spirito della saggezza, e l'ultima,lo spirito dell'amore''.Così
dicendo la fata estrasse dal cestino che aveva in mano le tre
noci.'' Devi sceglierne una sola.''
''Sono così infelice, che pur di far succedere qualcosa nella
mia vita,lascio a te cara fata decidere quale.''
''Bene,allora prima ti dirò quello che otterrai con ognuna di
loro.''
''Lo spirito della bellezza, ti renderà ancora più bella in
eterno.Non invecchierai mai.
Lo spirito della saggezza,ti renderà buona e giusta; farai cose
buone per il tuo popolo
che ti amerà sempre di più.

Lo spirito dell'amore ti aiuterà ad incontrare un principe che
t'amerà per sempre.''
''Oh davvero!Disse Chiarodilunaì.''Non ho dubbi: scelgo lo
spirito dell'amore.''
Dovrai recarti al polo .E' là che devi portare la noce che
sceglierai.Devi pensarci bene, perchè una volta che hai
deciso , non puoi più tornare indietro.
Ricordati che dovrai viaggiare sempre di notte naturalmente,
perchè di giorno il sole ti ucciderebbe.''
Durante il giorno dovrai trovare riparo.La noce la devi portare
al polo, dove c'è il castello del potente mago Cristallo. Lui , se
non è troppo arrabbiato, ti aiuterà . Infatti, è l'unico in grado
di poter leggere nel profondo dell'anima.
Sarà un viaggio lungo e difficile.Dovrai attraversare
montagne, valli, torrenti in piena superare. tante altre
difficoltà.'' Sei pronta ad affrontare tutto ciò ?''
''Sono pronta''.Disse la principessa. Voglio vedere,
conoscere, incontrare la vita fuori di qui.Anche se dovrò
morire, voglio andare.''
''Bene, eccoti la noce contenente lo spirito dell'amore, abbine
cura.''
Chiarodiluna ringraziò e abbracciò Ombrina. Mise il mantello
sulle spalle, prese un po' di pane e una focaccia e si mise in
cammino, visto che stava per scendere la notte.
S'incamminò lungo il sentiero.La neve sotto i piedi frusciava e
tutt'attorno regnava un silenzio magico.La luna dall'alto con
lo sguardo seguiva sorridendo.
Smise di pettegolare con le stelle, guardò verso terra e
si commosse, vedendo Chiarodiluna tutta sola camminare
per il bosco.
Chiamò Stellaincantata e le disse :''vai giu, scendi e vai a
vedere cosa sta succedendo alla principessa.''
Stellaincantata mise la veste incantata e scese sulla
terra.Prima però,volle giocare un po'.
Saettò nel cielo facendo giri intorno ad altre stelle che
sorridevano al suo passaggio. Lasciava dietro di sè, pulviscoli
d'argento, che illuminavano ogni cosa sulla terra.
Con voce graziosa disse:
''.Chiarodiluna, sono qui per aiutarti. Dimmi cosa posso
fare per te.''
La fanciulla non riusciva a dire una parola, tanto era
l'emozione.Con il fiato sospeso balbettò:'' Numi dell'Olimpo!
Che miracolo è questo! Tu sei una stella del cielo!''
''Si sono una stella del cielo e mi chiamo Stellaincantata,Mi
ha mandato in tuo soccorso la luna. Conosciamo il tuo
problema .Su vieni con me.''Così dicendo avvolse nel suo
manto incantato la sbalordita Chiarodiluna e si librò nel cielo
nella notte.
''Solo così potrai arrivare prima del giorno,e potrai ripararti. Il
polo è molto lontano ''.Disse.
''Da sola non potresti farcela ad arrivare.''
''E' vero''.Disse la principessa.
Sorvolarono mari ghiacciati e monti innevati e finalmente
arrivarono al castello di mago Cristallo. Stellaincantata disse
che avrebbe atteso. Lei poteva bussare e chiedere di en-
trare nel castello. Il castello era bellissimo,sorgeva in cima
ad un ghiacciaio e splendeva al raggio della luna.
La fanciulla bussò al portone e attese
Ad un tratto si udirono dei passi e una voce disse: ''chi è?
''Sono io, sono Chiarodiluna,dovrei consegnare qualcosa a
mago Cristallo.''
''Che ci fai in giro a quest'ora di notte?''
''Sono arrivata solo ora, perchè posso viaggiare solo di
notte.''
''Lo sai che hai rischiato molto .Di notte girano lupi affamati
da queste parti.''
''Si lo so''.Disse la fanciulla.''Fammi entrare e ti dirò perchè
sono qui.''
''Oh, be', mica posso aprire a chiunque, lo capisci vero?''
''Chiedo perdono, vostra signoria,ma sono proprio
disperata.Fata Ombrina, mi ha detto di venire qui.''
Di scatto il portone s'aprì, e apparve nel suo splendore mago
Cristallo. Aveva una lunga barba grigia, e un grosso berretto
di lana sulla testa.Era molto alto e Chiarodiluna
guardava in su per poterlo vedere in viso, mettendosi anche
in punta di piedi.
''Ah, bene, ti ha mandato fata Ombrina mia cara amica ;
allora posso farti entrare ed ascoltare ciò che hai da dirmi.''

La fanciulla estrasse da sotto il mantello la noce contenente
lo spirito dell'amore, e la porse al mago dicendo:'' ecco tieni,
fata Ombrina mi ha detto che tu potrai aiutarmi.''
''Ah, la mia amica fata.'' Disse il mago.'' Potrò aiutarti, però
non so se sia un bene per te.''
''Non importa, voglio conoscere il giovane che mi amerà.''
''Bene, lo conoscerai domani. Ora vai a riposare, passerai qui
la notte. Domani si vedrà.''
Chiarodiluna si ricordò di Stellaincantata. lasciata sola fuori
dal castello. Ritornò sui suoi passi e la trovò che
giocava.Faceva spettacolari piroette, seminando tutt'attorno
pulviscolo d'argento, che illuminava le cime bianche delle
montagne, facendole sembrare dei bellissimi cristalli
fosforescenti.
Si fermò vicino alla principessa dicendo: ''hai trovato quello
che cerchi?''
''Si disse la fanciulla. Mi fermo qui, domani incontrerò il
principe.''
''Sono contenta, allora posso tornare a casa; racconterò tutto
alla luna , che si tranquillizzerà. Il tuo problema è risolto
Ciao,''disse.R iprese il suo volo facendo mille piroette andando
a sedersi vicino alla luna.
Chiarodiluna si strinse nelle spalle sospirando e rientrò nel
castello,dove un buffissimo genio l'accompagnò nella sua
stanza.
L'aurora ormai aveva dipinto il cielo di un bellissimo rosa,
quando Chiarodiluna si svegliò.
Corse alla finestra tirò appena la tenda e ammirò quello
splendore. Rimase in religioso silenzio, fino a che sentì
bussare alla porta.Andò ad aprire e lo stesso genio della sera
prima la salutò e la scortò per le sale del castello, fino a che
incontrarono mago Cristallo
''Il principe è arrivato''.Disse.''Guarda!''
Chiarodiluna guardò timidamente dalla finestra,e vide un
giovane cavaliere a cavallo.di un destriero che si avvicinava
al castello.
Erano un po' tutti agitati per l'avvenimento che stava per
compiersi.
Il genio fluttuano in aria,con capriole e salti sconnessi,andò
ad urtare il mago, che gli gridò di stare attento.
la principessa quasi non avvertiva ciò che accadeva vicino a
lei, tanto era la sua attenzione per il bel principe a cavallo.
Era molto bello pensò. Si commosse al pensiero di
incontrarlo di li a poco.
Nel suo vagare il principe era arrivato come condotto da una
mano fatata, al castello.
Aveva sognato che avrebbe incontrato una dolcissima
fanciulla, che non aspettava altro d' incontrarlo.
Quando vide il castello, il suo cuore tremò per l'emozione.
Forse il suo viaggio era terminato.Spronò il suo destriero e
arrivò al castello d'un baleno.
Non ebbe bisogno di bussare al portone, perchè si spalancò
al suo arrivo. Scese dal cavallo e subito il suo sguardo andò
ad incontrare quello di Chìarodiluna che arrossì per l'e-
mozione al vederlo
Era giorno oramai il sole faceva capolino ad oriente,
usciva dal suo castello, scaldando ogni cosa.
''Principessa''.Disse il mago,'' il momento atteso è arrivato.
Vieni ''le disse,prendendola per mano.''Tu dovrai decidere la
tua sorte.''
Poi rivolto al principe Rudy disse:''io ho potuto farvi
incontrare, e farvi innamorare. Ora però Chiarodiluna dovrà
decidere se vivere con il suo cuore di ghiaccio,o morire al
caloredel tuo abbraccio.''
''No, per carità, no,''.Gridò il principe.'' Verrò io da te, io
resterò con te mia principessa.''
Chiarodiluna non ci pensò su tanto, era decisa, voleva anche
per un solo istante conoscere la vita.Volò tra le braccia del
principe, che disperato cercava di proteggerla tra le sue
braccia.
Accadde davvero un miracolo,perchè la principessa sentì un
calore percorrerla per tutto il corpo. Ecco pensò tra sè, sto
morendo.E' così dolce, che non m'importa di nulla,E' qui
che voglio stare.
Mago Cristallo tossì discretamente e i due giovani si sciolsero
dall'abbraccio.
''Sono morta.''Chiese la fanciulla.Si guardò attorno e tutto era
come prima, ogni cosa era allo stesso posto.
''No, non sei morta''.Disse il mago''.E' accaduto il miracolo.
La tua generosità ti ha salvata.''

''La bontà non muore mai Eri pronta a donare la tua vita per
un nobile sentimento quale è l'amore.Te l' ho donata la vita
donandoti un cuore vero.Così vivrai come tutti gli esseri
della terra.''
La dolce principessa corse ad abbracciare mago
Cristallo,piangendo di felicità.
''Grazie, grazie buon mago.Ombrina l'aveva detto.Tu sei
davvero grande e generoso.''
Il mago si schernì brontolando.Non era abituato a tante
effusioni.''
La principessa sorrise e gli schioccò un grosso bacio sulla
guancia. Corse da Rudj che fuori di sè dalla gioia , la prese
tra le braccia e la fece salire sul suo destriero
S'allontanarono,cavalcando insieme felici, salutando gli
abitanti del castello di cristallo, fino all'ultimo.
Il sole ormai era alto,e sorrideva ai due giovani innamorati.


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