Poesie di Antonietta Ursitti


Home page  Lettura   Poeti del sito   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche

 

 

Pensieri lievi
L'alba si affaccia furtiva
ammicca alla luna
annuncia il sereno
lo sguardo incanta
allude all'eterno
mentre qui rimane
ad ordire trame
di pensieri lievi…
 

La mano sfiora
l'acqua che scorre
freschezza assoluta
di riflessi nello specchio
muschio che trabocca
di verdi sentieri
lungo il cammino
di natura infinita…
 

Albero parlante
Un albero mi parla di sé
essenza di muschio
si adagia sul mio volto
ogni tanto un fiore
si affaccia sui rami
in lontananza una collina
prati erbosi vestono
le sue curve sinuose
non mi resta che assaporare
il gusto secolare
che sa di eternità…
 

Colto un fiore
bagnato dalla pioggia
catarsi pietosa che monda
un mondo lontano
pieghe curiose
osservano in silenzio
tu stessa ti trasformi in fiore…
 

Voli circospetta
con ali diafane
ti immergi nel verde
il tuo giallo vince sul nero
sei un'ape
ma potresti essere una farfalla…
 

Quando va via la nebbia
Aliti dorati svettano tra le cime
giganti silenti di bianco selvaggio
riflessi nel lago di rocce
adamantini angoli di ghiaccio
eterna vista di giocose forme
non può il pensiero annegare
emerge solitario al di là della nebbia…
 

Sussurri
Un occhio segreto
scruta l'orizzonte
allarga la pupilla
focalizza l'immagine
chiara illumina
grigie visioni
sussurri immaginari
si affacciano alla siepe…
 

Nubi di sole
Tra le nubi dorato
ti affacci desiderato
sfumature azzurrine
invitano il nero a fuggire
non può la tempesta
vincere contro le tue onde
sonore carezzano il fondo di cielo
arruffati pensieri emergono
fili sospesi nello sguardo incerto…
 

Rumore nel silenzio
Tutto tace nel lago del silenzio
smarrisce la mente il principio
non può prevedere le fine
un singulto in lontananza
è il pianto delle stelle…
 

Fiori rosa
Punti rosa invadono il campo
un casale in lontananza
immerso in una nuvola
spettro di un temporale
ma i fiori rosa non attendono
contemplano resistenti
sprazzi rosa indifferenti…
 

Cielo nascosto
Ti libri sotto un manto di foglie
occasione di immaginare
il cielo infinito
macchia di colore
carezza lo sguardo
osa chiedere risposte
le attende lì nell'ombra…

Comprendo parole vane
affacciarsi a una mente solitaria
il buio cela i colori
fulgidi allo sguardo incerto
affanni misteriosi
direbbero attendi
tra le nuvole
un battito d'ali
festose ignorano il tempo…

Aspetto invano
Non torni
attendo ferma
in mutevoli pose
verdi appaiono veli
celano verità
velleità
scoprire mutevoli realtà
certo è attendere…

Mutevoli atmosfere
Mi fingo procelle universali
facile annegare
un appiglio appare
basta immaginare
il sereno da lontano
calma vuole annunciare
eppure il tempo disuguale
tentenna tra le onde…

Abbracciata dal vento
scruto l'orizzonte
lo scoglio di smeraldo
trafigge il cielo turchino
un gabbiano sorvola solitario
sfiora l'ondosa spuma
un moto sonoro
lambisce la riva
orme diurne segnano il tempo
emettono note lontane…

Vuoto
Cerco nell'aria
un profumo nuovo
aleggia distratta
una rondine in volo
sprofonda nel vuoto
ma presto si rialza
vorrebbe urlare libertà…

Un plenilunio accende il cielo
stalattiti di stelle rigano lo spazio
la notte si fa solitaria
al suono dell'ultimo grillo
si inceppa il canto
tra labbra sottili
il volto sbiancato
da un colore di cera…

Illusione di frescura
Hai paura del giorno
che la sera ammanta
con l'illusione della frescura
un dialogo aperto con le creature notturne
vivono al buio
per non vedere il giorno
peregrine in un mondo nascosto
che percepisci ma non vedi
ti alletta il verso del grillo
si oppone alla cicala
col suo monotono canto
sveglia le lucciole
e desta dal nido la quaglia…

Tiglio amico
profumo spandi
dall'alba al tramonto
i grappoli festosi
dei tuoi fiori gialli
rallegrano il verde
nel folto delle foglie
i rami celati nell'ombra
richiamano i passeri
in attesa di frescura
un balzo nel passato
di antiche foreste
quando non eri solo
a verdeggiare intorno…

Il sole ammicca alla luna
il sole ammicca alla luna
d'inverno
Ma è primavera per la luna
affacciata nel cielo
illumina come il sole
il freddo casuale
ricorda l'inverno
ma è primavera
dice la luna
bianca come neve
allerta lo sguardo
timido si affaccia
nell'arena del mondo…

Poesia romana
Tra le nubi sboccia il sole
addolcisce l'aria
dell'umido dicembre
Francois Villon accompagna i miei pensieri
brutale lancia strali alla vecchiezza
duri colpi alla giovinezza
illusione la bellezza
tramonta come il sole
ma mai più risorge
ma caldo il sole di dicembre
scioglie l'anima a Roma questo dì
e dolce fa eco il sì…

Il grande platano
Cammino e ti incontro
un fusto possente
rami infiniti
rompono il cielo serale
foglie d'argento
sfiorate dal vento
parlano di te
una vita secolare
a osservare gesti indifferenti
umani passi ti incontrano per caso
sei muto
note di silenzio rompono il rumore
non lo senti
il rumore inutile
di una folla informe…

Scie di fuoco
impressionano le vie
scavate da umano sudore
trasformano lembi di cielo
tutto accade alla vista
sorpresa da nebbia fumosa
anteprima di paesaggi infernali
alludono alla fine dei giorni…

Mi tuffo un istante nella luce
guardo in basso la sorgente
spore odorose risalgono
segni di una rinascita
vie avvezze ai fiori
percorse da radici
scavano nel profondo
per non morire…

Colonne di basalto
incorniciano lo sguardo
tempi lontani affiorano
ricordo di un tempo
scavato nella pietra
sopravvissuto al silenzio
parlano di fede antica
non si può sradicare
musica lontana
rinasce ogni giorno
per dire che la ragione
ha un senso …

All'orizzonte
ombre vicine
di alberi lontani
una via scavata
sale tra verdi foglie
visibili le orme
di un calpestìo lieve
segni di un tempo fuggito
l'orizzonte è smarrito…

Nuvola sospesa
in sfumature di cielo
su un mare obliquo
increspato tra tremule onde
un mondo parallelo
attende indisturbato
lontano il frastuono
appare un bisbiglio…

Palpiti sottili
penetrano l'udito
bonaccia calma
rassicura lo sguardo
eppure da lontano
sentori di temporale
non è facile sapere
se spunterà un fiore…

Mare rosso
Papaveri tra spighe
rosseggiano vivi
parlano di torride
estati dorate
basta guardarli
e il miracolo s'avvera
un tuffo nel rosso mare
senti carezze di petali
e ti lasci andare
rosse lacrime
segnano il tuo volto
leggero il pianto
nel molle rosso mare…

Sono tornate le lucciole
a scaldare sguardi
persi nel buio
luci intermittenti
curiose in anfratti nascosti
dicono di canti possibili
in una natura
parca di momenti
trascorsi a godere
di spettacoli veri…

Un placido sentore
di brezza al mattino
lava le fuligini
in mulinelli di polvere
pensieri notturni
lasciano segni
mattino giunge
a rischiarare…

Papaveri assopiti
mossi dal vento
guardano il sentiero
porta verso l'altura
in fondo al fiume
sguardi celati
tra i rami di pino
guardano il vuoto
cercano speranza…

Due cipressi solitari
guardano dalla collina
distese verdi lambiscono
labirinti di nuvole
chiari accenni
a meandri oscuri
risposte negate
a strani misteri
scivolati per caso
dinanzi a sguardi ignari…

Tra intricati rami
pallidi fiori riverberano luce
tra i petali chiari
si percepisce una casa
rifugio sicuro
al temporale in arrivo
forte il calpestio delle gocce
lavano ombre del passato…

Colline fiorite
invadono i miei occhi
colori fluorescenti
carezzano la mente
i pensieri stanano cattivi umori
si cancellano alla luce
di passi più sicuri
scalano colline più verdi
un grido lontano di uccelli
è il ricordo di un tempo oscuro…

Mi libro nell'aria
in punta di piedi
cerco l'immenso
nuvole di seta
avvolgono i mie passi
strano l'universo all'incontrario
abbraccio un mondo impossibile
possibile impresa appare
appena mi affaccio
sulle verdi colline…

Sguardo di una capinera
Occhi vivaci
attendono il mattino
un brivido serpeggia
lungo ali sottili
il petto gonfia
il tiepido sole
accosta l'orecchio
al suono dell'alba
occhi vivaci
mormorano al mattino
è bello sentire
la musica del giorno…

Abbracci il mondo
respiri la passione
le braccia aperte
segnano lo spazio
un turbine di pensieri
avvinghia le tempie
attendi la tua sera…

Foglia annegata nella pioggia
mano protesa verso granelli d'acqua
azzurre sfere invadono il cielo
precipitano dopo una lunga sete
tutto si lava e va oltre i contorni
non ci sono limiti
in una pioggia incessante…

Un getto d'acqua fresca
tremola negli occhi
si tuffa lo sguardo
a cercare l'origine
c'è ombra tra gli alberi
eppure sgorga la luce…

Disegno ali d'angelo
mesto lo sguardo
osserva i segni sottili
luce profonda sgorga dal volto
le labbra pronunciano un verso
per somigliare alla tortora
stranita tra i rami di un albero…

Luna ridente
lambisci i tetti
suadente guardi
occhio attento
sul destino del mondo
arridi immobile
all'incerto futuro…

In punta di piedi
attraverso la selva
alberi infiniti guardano
nel sonoro silenzio
farfalle giocano col vento
non temono la grande ombra
possono esprimersi in libertà
sanno di essere capite…

In un battito di ciglia
vedo ali nell'ombra
su di un bianco tappeto
scrivono parole di vita
segni scherzosi
imprimono forme
una fugace allegria
di un tempo sofferto…

Attraverso la corteccia di un albero
mi distendo sui rami
ogni ramo una vita
quale beatitudine percorro
lungo dossi di sabbia
l'universo si allarga
l'afferrano le dita…

Filo dopo filo
intrecci il tuo nido
guardi attento
che nessuno possa violarlo
la sua bocca oscura
lascia immaginare
che una vita vi attende…

Cammino sulle nuvole
il sole spuntato all'orizzonte
schiarisce il cielo bruno
non sento di sprofondare
all'ombra del sicuro monte…

In solitudine
mi specchio nell'ombra
la linea verde della collina
sale incontro ai nembi
è la strada ancora da percorrere…
Antonietta Ursitti

Spuma d'onde
lambisce l'oscurità
mi immergo
in questo mare
tocco il bianco ricamo
rifrange la luce
nella buia immensità…

Bave di fuoco
ai piedi del vulcano
nuvole di fumo
imbiancano le fiamme
si perde la vista nell'abisso
di contro si affaccia
un pesco in fiore…

Passeggiare silenzioso
lungo l'argine
l'onda giunge
per dirti : Vivi!
E risali il fiume
meno a fatica
agevole il passo
lungo il ritorno…

Rocce si stagliano
in un cielo di luce
incastonate nel blu
osservano il mondo
una piccola donna
guarda dal basso
vuol essere un sasso
con la stessa forza
guardare il mondo...

Diafana erba si stende sul prato
sollecita sguardi velati
si ingarbuglia un cespuglio di more
ascolta il silenzio dell'ombra
una cortina di nuvole copre il silenzio
un'eco risponde una magica parola...

Calpesto la luce
non vedo nuvole
che incombono grigie
lascio una scia
di petali rossi
che tu possa ritrovare
la strada smarrita…

Alberi protesi
cercano l'infinito
ragnatele di rami
invocano l'eterno
nubi soffuse
confondono la luce
era per dire spera…

Uno spicchio di luna
svetta sulla barca
affusolata va incontro
al sole calante
annunciatrice della notte
piccole nubi resistono
alla fine del giorno…

Riflessi di sole si sciolgono
in acque tranquille
ombre di rovi interrompono
neri i rossi riflessi
come per dire
non si può essere tranquilli
eppure canti notturni
si levano lontani
aironi in attesa
fanno sentire la loro voce…

Gioco con la mia ombra
mentre passeggio tra i papaveri
la strada è lunga
ma non sono sola
l'ombra mi segue
incalzano i passi
tra le rosse infiorescenze
procedo sicura
l'ombra non mi abbandona
come due amiche ci diamo la mano…

Un filo sottile
attraversa la luna
aloni rosacei
destano lo sguardo
vivida lampada
la luna illumina
sopiti pensieri
si affacciano vogliosi
dolce la sua luce
vibra una carezza

Lame di petali
interrompono il sole
all'ombra vagheggiano
lontani tempi futuri
tutto piano si addormenta
lascia decidere ai petali
il momento del risveglio...

Un fascio di luce mi abbaglia
zone d'ombra alle spalle
interrotte da cromatico fogliame
caduto sul ciglio
vado avanti nel fascio di luce
dove il sentiero si restringe…

Un occhio scruta da lontano
un mondo celato tra le ciglia
fragili petali neri
mossi dal soffio del vento
dice cose mai dette prima
sconfigge la paura di chi non vede
luminosa pupilla dorata
mette in campo nuovo sapere
infranto l'ostacolo del buio…

Vado incontro a nuvole lievi
lascio dietro ambrata ghiaia
opachi granelli e fili d'erba
diritta la via corre avanti
ogni tanto una curva
in fondo isolati cipressi
a guardia della collina…

Vado incontro a nuvole lievi
lascio dietro ambrata ghiaia
opachi granelli e fili d'erba
diritta la via corre avanti
ogni tanto una curva
in fondo isolati cipressi
a guardia della collina…

Capovolta guardo
un mondo lontano
che si avvicina
riflettono gli occhi
colori di visioni
passate tuttora vive
domando chi sono
la risposta è tra le stelle...

Un giorno di settembre
scopro nuvole bizzarre
attraversano il cielo
rimbalzano al vento
fresco lascia echi
di una pallida estate
annuncia lamenti
d'autunno vicino
parole tranquille
destano la mente
vorrebbe leggerle
senza tanta fatica…

Vago per il mondo
Cerco emozioni
tra farfalle dorate
rossi papaveri
distese di grano
voli d'uccello
volte celesti
aneliti gai
rendono l'attesa
un più lesto futuro…

Brontolii di un temporale
destano lontani sentori
di terra che si bagna
umido si insinua
nel muoversi la tenda
trema sorpresa
dal fresco alito
non si ferma
chiede calore…

Attendi l'attimo
ma senti il tempo interminabile
potrebbe accadere l'impossibile
ma senti lo scorrere delle ore
rimani sola a immaginare
quel che potrebbe essere
ti chiedi se accadrà
quando succederà
nell'attesa le pieghe del volto
scavano solchi nel tessuto
della vita questa vita
che passa infinita…

Non v'è riparo
alla calura estiva
s'insinua nel corpo
occupa la mente
scioglie i pensieri
non puoi fuggire
altro non puoi fare
che lasciarti colpire
la forza del sogno
si arrende al sudore
in rivoli ti attraversa
le mani colgono
sfuggiti pensieri
si impressionano
sulla tastiera…

Capisci che è estate
dai discorsi infiniti
di passeri incuranti
di folate di vento
che porta lontano
echi infaticabili
non di bisbigli
ma commenti
di forti passioni
allarmano il cielo
timide nubi
si chiedono
dove approdano
al palato è dolce
il canoro confronto…

Non è questo l'amore?
Le labbra si sfiorano
un tenue velo
le avvolge socchiuse
nessuno domina
una perfetta sintonia
il differente è uguale
non è questo l'amore?

Il bianco e il nero
Uno sguardo di notte
in un volto di luna
il nero e il bianco
bastano a definire
gli oggetti più veri
si socchiude lo sguardo
e vivi oggi pensando a ieri.

Tra i rami fioriti
scorgo una macchia
stonato il colore
annebbia il ramo
fisso lo sguardo
si chiede perché
un atomo buio
nel preludio rosa…

Sbavature di colore
annegano la tela
tesa a mostrare
il miracolo della vita
non si può toccare
con punte di dita
ma si può sentire
nell'eterno mistero…

Binari infiniti
attraverso
cerco luoghi
mai visti
ascolto note
mai sentite
attraverso
binari fioriti
dicono cose
poco vistose
semplici parole
come un destino
ricalcano la mente…

Un lembo di cielo
si affaccia tra le nuvole
papaveri e margherite
sui sinuosi steli
si lasciano guardare
dall'occhio di cielo:
qui si può solo annuire…

Sento note
portate dal vento
poetiche nenie
carezzano l'udito
mi affaccio
vedo virgulti
segni di vita
carezzano la vista
promesse di gioia
l'anima coglie…

Assiepate speranze
vivono il passare del tempo
giornate stanche si svolgono
in matasse, e non si trova
il garbuglio spento in gesti
ripetuti da mattino a sera
giunge invocata la sera
per il desiderato riposo…

Una specie di eco
risponde da lontano
vicino la sento tremare
basta guardare in alto
e i timori fuggono
ali nascoste
luci divengono
bianche rispondono…

Cerco la fonte

per dissetarmi
nuvole d'acqua
lo sguardo abbracciano
secche le ciglia
refrigerio non danno
a piccoli passi
giungo e lassa
mi abbandono
alla riva fruttuosa…

Il nespolo di fronte

muove i suoi rami
a cercare sguardi
appena attenti
A vedere virgulti
si muovono in cima
parlano di vicine
inattese primavere
in basso secchi rami
parlano di persistenti
invernali attese…

Mi immergo
nella scia luminosa
fino a lambire la luna
molle contempla le stelle
dimentica di dare la luce
alla via percorsa
smarrito il pellegrino
con pena riprende la corsa
non sa dove arrivare…

È troppo forte il sole
per guardare lontano
strette le pupille
ingigantiscono l'orizzonte
non si vede niente
eppure immagino
litorali approdi
per salvi naufraghi…

Guardo l' iris
dai fluttuanti colori
si insinua la mente
forme sinuose
abbracciano lo sguardo
lieto si affaccia
catturato si immerge
si lascia irrorare
dal rosso, dal viola
azzurro e dorato
naviga inesperto
tra cromatiche onde...

I fiordalisi attraggono sguardi
persi tra petali rosati
dipingono fantasie
così i biancospini aleggiano
bianchi sospiri di primavere
si ripetono instancabili
rinnovate a germogliare
tra anonime erbe verdi
nutrono la mente vaga…

Poetica speranza
afferrare attimi
suoni in sottofondo
tinte forti o sbiadite
a colorare i giorni
in bianchi silenzi
si accendono voci
o accennati discorsi
in distese scritte
da mani di Natura.

Oro colato nel prato fonde
gialla distesa mossa dal vento
inebria lo sguardo teso verso l’alto
nell’azzurro una macchia
sospesa e bianca la nuvola
vede il lembo di terra nero
a lambire teso l’orizzonte.

Vago tra nuvole di pensieri
mi sfugge la visione
vuota brancola la mente
eppure suoni giungono
da lontano misteri
annunciano muti
è presto per salpare
la barca ondeggia
mentre fitta l’onda
sbatte sullo scoglio...

Vedo un cuore spezzato
vedo un sogno infranto
nessuna mano tesa
una voragine ingoia
una distesa di deserto
il piede vi affonda
cielo solcato da nubi
il mare turbolento
attraversa un gabbiano
un bianco casuale
nella nera tempesta…

Dune di deserto
mi attraversano
nessuna mano
vedo a me tesa
inabisso nella sabbia
negli infiniti granelli
affonda il cuore
amore chiede
risponde il silenzio
muto uno scorpione
attraversa e attanaglia
una possibile risposta…

Una nuvola di sole
strappa il grigiore
di un cielo stanco
sprazzo di luce
tra bigi ricami
come fosse passato
un lieve filo di seta
in una trama di iuta
immagino l'estate
ma umide d'autunno
le vie attraversate
passi lenti camminano
eppure si avverte
un alito d'estate…

Nenie soffiate dal vento
seducono orecchi schivi
si odono sospiri e pianti
lacrime scendono furtive
il dito le asciuga in fretta
dicono di rabbie celate
rafferme nell'intimo
di poche povere parole
ricche di sentimento…

Brucia lo sguardo
dietro palpebre scese
vedo il tutto nel nulla
ombre inseguono luci
sorde immagini
offuscano la mente
ebbra barcolla
tra stelle fugaci
taciti guizzi affollano
linee di pensieri
parole sfuggono
alla rima sicura
rive avvistano
dai muti colori
sembianti di tenebra
rivestono il cielo…

Attendo la sera
e giunge la notte
compagna silenziosa
di pensieri curiosi
interrompe un grillo
la semplice trama
assume significati
da interpretare
celati tra le ombre
scivolano la pupille
in meandri di parole
tentano di spiegare
negate risposte
mentre osserva
la luna piena
e Sirio ascolta…

Aspettando la pioggia
Gocce di sale scorrono
lente a segnare il dorso
tempie confuse all'opera
del caldo settembre
un carico di nuvole
dice che piovere
sarà la prossima visione
immagini poetiche
interrompono il vuoto
in attesa che piova…

Un uragano
Impressiona
la sua potenza
a schiacciare
creature indifese
indifendibili
dalla rabbia
di natura odiosa
inutile la gara
tra uomo e natura
cercare soluzioni
genera illusioni
perdente l'uomo
si nasconde
dietro la superbia
a vista d'occhio
ridicola messa in scena…

Rumori umani
si fanno spazio
tra le pieghe della terra
piccoli echi in lontananza
impressioni nella mente
ancora sonnolenta
non è un brivido
a correre lungo il dorso
sono gocce di sale
a giungere dal mare
si vede all'orizzonte
schiarito dal crepuscolo
il giorno morente…

Un lembo
mosso dal vento
spira un tepore
senza tremore
torna indietro
ricomincia
a danzare…
Brezza marina
fresco maestrale
bora dolce sale
a rallegrare il caldo
d'estate…
Gli occhi si chiudono
come in un bel sogno
e facile
diventa
immaginare
nella giostra di venti
qualcuno che carezzi
l'anima
assorta
nei mesti pensieri…
Scivola
nell'abisso
della coscienza
come materia
fusa ai raggi
del sole potenti…
Annienta la sua forza
abbandonata alla danza
del lembo che rimbalza…

Mi sento viva
annuso l'aria
cerco il profumo d'estate
mi giunge il cinguettìo
di passeri solitari
dal ciglio dell'albero
avverto il battito d'ali
è volato tra folate
di vento in cima
alla verde distesa
ho avvertito il profumo
odora d'estate
la spiga tagliata
fa sentirmi viva…

Un' ardua impresa
Guardare il mondo
dà il capogiro
come l'essere in mare
l'ondeggiare di un naviglio
e l'onda si frange
poi si ricompone
e il vuoto ti prende
l'anima raccolta
si frange in visioni
vorresti ricomporle
è un'ardua impresa…

Scorge l'occhio un sasso
il lichene lo divora
profuma di muschio
narra la vita dei boschi
furtivo il fungo si affaccia
tagliata la corteccia
dell'antico faggio
da tante vite percorso
lungo l'argine
di un fiume estinto
secche foglie umide
ne indicano il passato corso
dipinto da folti cespugli
fragole che qualcuno coglie
come fossero meraviglie…

Un mattino
stranita cerco nell'aria
le giuste parole
sotto un tralcio di vite
mi fa ombra
e carezza i miei capelli
mentre poggio il capo
dondola all'ombra
dei pampini si prendono
cura dei pensieri lievi
vagano alla brezza
del mattino…

Annega il pensiero
nella serie dei perché
vivo momentaneamente
mi fermo per fermare
il tempo di un attimo
fuggito fra ruggiti
di corse sfrenate
annientano l'essere
perduto nel divenire
cerco di capire
decripto segni
mi circondano
animati da oscure forze
mi arrendo al loro fluire
sembra morbido eppure
si inceppa e rallenta
il passo non muore
l'illusione finchè
la mente vigila
poi le cose che guardi
ti afferrano le vedi
come parti di te
e rallenti il passo
per riconoscerti…

Avvolto l'essere
in un vortice
di cose dice
di lui che muore
se non può amare…
Come amare
tra cose amare
fiele il sapore
tutto muore…
Eppure vuole
credere favole
di versi alati
in alto diretti…
Brama il cuore
melodia tenue
per ingenue
creature…
Oboi di spore
spuntate da fiori
note a colori
offrono sapore…
Papille addolcite
un attimo rapite
l'odio cancellano
la noia annientano…

Come un destino
arrotoli l'arazzo
affresca la tua vita
tra pieghe vola
al vento lieve
la visione operosa
tenue ti sfiora
vorresti afferrarla
ma vola lontano
filtra la memoria
e ti abbandona
per correre verso
l'ultimo pensiero…

Ultima Dea
Chi ti chiamò Speme
ti citava ultima Dea.
E morivi insieme
a chi ti invocava
per trovare sulla terra
un fine per vivere
senza libertà
schiavo di straniere
genti venute qua
chiamate a dominare.

Si preferì al potere
del popolo rivolto
di disordine creatore.
La libertà ha un sapore
tuttavia speciale
e chi ti invocò
seppe aspettare.
Preferì l'esilio
all'abiurare.
Maestro di amore
per una patria
senza gloria.

Notturno silenzio
Vegli mentre gli altri dormono.
Tutto tace e non vuoi disturbare
il silenzio.è come trovarti di fronte
una dimensione fuori dal tempo
e senza spazio, hai la sensazione
di riuscire a guardare le cose
da vicino, ma con la mente
distante. Attraverso una lente
che ingrandisce le cose e fa vedere
quello che il rumore del giorno
rimpicciolisce e al tempo
stesso raddoppia la fatica
della mente di osservarlo.
La notte ridimensiona le cose
che vedi senza luce esteriore
nella dimensione interiore.
Allora comprendi gli abbagli
presi e ricominci a guardare
proprio in assenza della luce
l'essenza vera delle cose.

La mano non può scrivere
Fredda la mano sui tasti
vuol superare i guasti
causati dal gelo, invade
le membra, pervade
lo spirito. Voci gelide
di un vento invernale
senza pietà, assale
rattrista, i pensieri
diventano neri.
Macchie come nei
si allargano sul volto
dell'animo stravolto
non vale consolazione
alcuna, la posizione
dominante spetta al gelo.
I sentimenti stentano
il calore viene meno
calata l'apprensione
sale la desolazione
sopravvive il bisogno
di una forte emozione.

Mi guardo le mani
solcate da vene
mi dicono vita
vissuta tra oggetti
toccati o lavati
oppure presi
con forza
oppure delicatezza
per una carezza data
ancor più se ricevuta
un passaporto
per andare in alto
tra vette intatte
dove non esiste
orma d'uomo
dov'è l'immenso

Percorro sentieri bui
Mentre cerco la luce
rintanata non si lascia
catturare dall'occhio
che brucia…
Versi d'uccelli
nel fondo l'orecchio
avvisa il tempo
che scorre
ingrato accompagnatore
di lenti gesti…

Celesti Miti
Un colore allegro l'azzurro
di miti antichi non per questo
lontani, a portata di mano
di chi non disprezza sognare,
si diletta a chiedersi il perché
dell'esistenza e ha bisogno
di scovare risposte nel passato.
Annunciato dai racconti di eroi
pronti a sconfiggere mostri
per trovare la ragione di moti
nascosti dell'animo. Frenati
dal tempo trascorso, per questo
coperti da una coltre di polvere
che diventa magica nel sogno
di varcare soglie di lidi lontani.
Laddove scaturì l'arcano inizio
dell'umana generazione terrestre.

Praterie di grano
al sole verdeggiano
ondeggiano al vento
vi si tuffa lo sguardo
baluardo del verde
prodotto da mano
umana tremante
e furtivo lo sguardo
si sazia impenitente
ininterrottamente
il declivio seguendo
di morbide colline
avamposti passati
di greggi transumanti
e di popoli affamati
in cerca di nutrimenti…

Un filo di luce
Attraversa l'acciaio
grigi serramenti
e opachi rettangoli.
I vetri filtrano
la luce
ma invano l'occhio
guarda lontano…

Se soltanto sapessi
come entrare
abbattere il muro
che si innalza
non vedo l'orizzonte
nascosto dalla cenere
si deposita sul fiume…
Scorre verso il mare
dove si nasconde
il mondo
ricco di amarezze
qui si lavano i pensieri
e rinascono i sogni…

Bimba mia mi lasci prenderti la mano
Perché non scrivi poesie?
Piacciono a tutti, dici…
La mia poesia sei tu che mi guardi
Ma sei lontana…

La vita ritorna
Le spighe parlano
mentre si lasciano
carezzare dal vento
straordinario evento
vederle ondeggiare
parlano una lingua
di verde natura
quando matura
celere imbiondisce
al tocco di Cerere
rimane cenere
quando le lambisce
la lingua divoratrice
d'ogni forma di vita
eppure purificatrice
di una terra ardita
nel riproporre
vita rinnovata
nelle nuove
verdi spighe
miracolo cosmico
ricrea il biologico
ciclo vitale
dalla spirale
della morte
ritorna la vita…

Primo amore
Chi ha detto che amare è gioire?
Non sai niente dell'amore e ti
lasci baciare, le gote scottano
hai la febbre, vorresti fuggire
ma non lo puoi fare, ti lasci abbracciare.
Ti chiedi:è questo l'amore?
Non riesci a pensare hai timore di andare
non vuoi farti guardare, un disagio il rossore.
Chi ti ha baciata l'avrà fatto per amore?
O sei un'altra da conquistare?
Ma quel che ti importa è capire
l'emozione che dà l'amore.
La sensazione è che faccia soffrire
quel che importa è volerlo capire.

(da Quasi sonetti sparsi)

Fermate il mattino
Chiaro il cielo
libero da nubi
antenne tese
ferme finestre
attese colme
di speranza
in un migliore
giorno da venire…
Nulla fa credere
che odio alberghi
in animi tesi
a scrutare tra pieghe
di lenzuola stese
l'arrivo di un'onda
serena di vento
in un migliore
aspetto delle cose…
Fermate il mattino
finchè domina
il pacifico silenzio
tranquillo ascolto
di sereni mondi
lontani da immondi
pensieri nutriti
da corrotte essenze
generate da infelici menti…

Poeta segugio
chi annusa l'aria
e scopre profumi
nascosti
disparati Sentori
di epoche passate
narrati in barlumi
che attraversano
fiumi o solcano
cieli lontani
un palmo dall'eterno
segreti
chiusi in granelli
di sabbia bollente
attraversata da piedi
freddi
distanti dal mondo
eppure vi affondano
a svelarne il mistero…

Il piede sfiora antiche vestigia
Ora non superati affanni
resistono all'ombra di luoghi
chiari eppure nascosti
al passaggio degli uomini
moderni osservatori
di antiche vestigia
cercano risposte
agli arcani misteri
di umanità passate
i cui segni parlano
di infinite civiltà
annegate in verdi onde…
Il piede incauto calpesta
le antiche vestigia
riconta i passati passi
attraverso pietrosi
selciati non ingannano
la mente immagina
popoli li attraversano…

Quando chiudo gli occhi
vedo un mondo diverso
chiedo a chi incontro
come stai i tuoi occhi
cosa vedono dentro
dimensioni di traverso
lucciole inondano
fiumi senza sponde
sgorgano da fonti
visibili non più verso
il niente diretti
ma vie di ritorno
verso sentimenti
a lenire ferite volti
età dell'oro torna
lungo le palpebre
non si vogliono aprire…

Fede antica
Mossa la legna
parla di monti
voce di incontaminati
sentieri traversati
da passi fatti certi
da una fede antica…
Scottati dal sole
cercano riparo
all'ombra dell'acero
coi rami riversi
sui dirupi scoscesi…
Scappa la lepre
dallo sguardo innocente
sfugge all'umana curiosità
memore di passate
voglie di cui era vittima…
A muovere l'anima
ora è la frescura
avamposto di più alti
luoghi in cui facile
è lasciarsi annegare…
 

A chi è amato amar perdona
Cerchi Amore
appassionato risponde
Cerchi calore
Amore corrisponde
Cerchi luce
ce l'ha l'amore…
Cerchi le tenebre
se non sei riamato
non è perdonato
necessita celare
nel buio tale amore
qui è più facile parlare
con l'affranto cuore…
 

Per l'uomo è facile
negare l'innegabile
quando guarda se stesso
riflesso in uno specchio
oppure in uno stagno…
La superficie liscia
o scabra non rivela
alcuna verità, velata
dalla pietà di se stesso…
Compassionevole
risposta alla riflessa
immagine, ma fole
non bastano a non dire
il tempo non vissuto
nell'inconsapevolezza
deviando da saggezza
lo sguardo fissato
in superficie, svagato
da quotidiani dilemmi
commedie non drammi…

Sole di paglia
In cima a un cumulo
di paglia mi perdo
nell'odore del grano
che un tempo è stato…
I miei capelli con la paglia
giocano a perdifiato
non importa quel che è stato…
Sono pronta al sacrificio
di un intero giorno
per rivivere la festa
di un ricordo illuminato
da quel sole di paglia…

Lassa seduta al tuo cospetto
non ti spieghi perché il sole
non allontani le nuvole.
Sorvolano autoritarie
sul tuo capo annebbiato
dall'accecante luce.
Non lasciano vedere
oltre la cortina.
Vorresti essere sul colmo
di una collina
a dall'alto vedere
lo spiegarsi d'immagini
festose
che pietose
vengano a rallegrarti.

Se l'acqua lava
la pioggia monda
inonda superfici
gocciola dentro
sparge lucciole
segrete luci
accese dal sole
di raggi riflessi
il buio s'invola
annega bagnato
lì sul selciato…
 

Nel cerchio un bel ricamo
Gialli tulipani mi guardano
maestosi testimoni
sul mio cammino
profumo il richiamo
lo seguo arrendevole
non è ingannevole…
Il filo che tesse
verde intesse
dialoghi amorosi
fortuna inciampare
nei loro discorsi
tra le righe ritrovarsi…
 

Fatica è donna
quando portoni sbattono
in faccia dirompenti rifiuti
Fatica è donna
quando attendi il ritorno
di qualcuno che non arriva
Fatica è donna
quando guardi in alto
e vieni relegata in basso
Fatica è donna
quando per nulla si fa chiasso
se è per una donna
Fatica è donna
quando uno schiaffo ricevi
in virtù di una carezza…

La pioggia scende
lava le cose
scontrose
si concede
un tono dimesso
contro verbose
espressioni
e sensazioni
crescono umide
dimensioni
affaccendano
passanti ansanti
divergono
i loro passi
incauti finiscono
per bagnarsi
non vale ripararsi
fradicio il capo
non sente ragioni…

Il sole
illumina parti
altre le lascia
nell'ombra…
Felicità coglie
solo in parte
non illumina
tutte le cose…
Illude allora
poi disillude
esclude ragione
festa nel cuore…
Solo un brivido
passa sul dorso
poi torna solo
realtà ognora…

Mi sono persa
a cercare l'uscita
un labirinto la vita
nessun filo in aiuto
ogni volta tornare
indietro a rifare
i passi nel quadrato
di una stanza stretta
non consente libertà
la porta è vicina
ma toppo lontana…
Immagino ali maestose
nei sogni sono deliziose
sai che in astratto
le parole a un tratto
allacciano un discorso
un tesoro poderoso
averle ritrovate…
indispensabile

Indolenzita
invio un mesto sorriso
a occhi di speranza
dicono che non muore
nonostante una coltre
di nebbia avvolga
di strati sottili
il cielo nascosto…
Verrebbe da piangere
ma è meglio sorridere
l'atmosfera silente
non parla di niente
l'orecchio accosto
un brusìo percepisco
mando avanti il disco…
Una melodia lieve
come una nenia
abbassa le ciglia
e mi trasporta
laddove s'impiglia
in un nodo la scorta
dei sogni in segni…
Traduce attimi di gioia celata
un cauto sorriso tradisce mestizia
non di meno letizia affranca lo spirito.

Tumultuoso battito
ingombra il petto
non regge il torace
l'insolente brace
galoppa a briglie sciolte
l'impeto che scuote
l'inutile ragione della mente
richiama all'ordine il cuore
nella fiamma il cuore annega
a salvarsi è una fitta di dolore…

Quando l'alba ritorna
riprendo il viaggio della vita
sorprese non ho a mirare
il moto perpetuo del mare
carezzo con lo sguardo
l'onda scomposta
ricompongo la sabbia
in granelli confusi
sul fondo…
Risalgo in superficie
l'ossigeno non basta
eppure respiro
finché nell'aria
sia possibile non morire
m'immergo nel mare
di luce emersa dall'onda
il capo reclino
mi lascio trasportare…

Mi accosto al fiore
chiuso nei petali
molli s'increspano
al soffio del vento
spazza veloce
la farfalla scaccia…
Impietrita sul dorso
del cardo le ali
chiuse non vola
attende il ritorno
del vento
che sia generoso
a liberala…

Dolore di passione
Dietro le ante di un portone
chiuso il cuore in abitudine
un tuffo al cuore
nel gelo di una sera
non programmato
drammatico incontro
vano è fuggire
il cuore catturato
è preda d'amore…
Amore assassino
verso chi assale
nessuna speranza
di schivare il dardo
in pieno petto
coglie inesperto
il cuore ammaliato
da desiderio disfatto
più che imprigionato…

Inganni
Ferite sanate poi riaperte,
bocche dischiuse, assetate
d'amore, poi abbandonate
senza riso, chiuse dal niente.
Frutto d'immaginazione
credere di aver visto bene
con gli occhi della mente.
Trame scure nell'ombra
ordite, senza pietà
tessute per ingannare
cuori ignari, desiderosi
di incontrare verità.
Messaggi parsimoniosi,
risposte senza ricevuta
di ritorno, lapidari
dinieghi di amori
creduti e vissuti
senza margini dubbiosi.
Liberamente espressi
come gesti puri,
onesti sentimenti,
privi di ornamenti.
Non resta che vegliare,
il sonno scacciare
il molle desiderio
di non voler capire.

Mi nutro di canto
I rumori sento
ma canto ascolto
tra i rami in alto
di un pino di strada
carezza l'udito
desta ardito
non vaghe risposte…
Pare un lamento
scendere dall'alto
non sono risposte
le nostre certe
lo sguardo in alto
si dirige e sento
ancora quel canto…

Barbarie
Barbaro modo di uccidere la vita
infrangere un sogno di giovinezza
offesa molesta alla freschezza
di un volto immacolato
di un corpo defraudato
di tutta la sua ricchezza
occasione di purezza
per la vita sulla terra.
Posto sbagliato
per un sogno di libertà
nutrito come una promessa
lontana o vicina nel deserto
della propria terra
abbandonata in una realtà
senza sentimento.
E il fiore spuntato
in quel deserto
sembra un cattivo
scherzo della natura
la prova beffarda
di un amore negato
a un cuore indurito
dall'odio della barbarie.

(La quindicenne Sarah Scazzi viene uccisa ad Avetrana in provincia di Taranto, 7 ottobre 2010)

Un' autostrada questo vivere
affacciati a una via
sfreccianti baccani
circolanti di continuo…
Non si arresta la scia
di auto in corsa
per dove non si sa…
Un mistero vuoto
come gli abitacoli
in cui non è noto
chi li conduca…
Anonimi fantasmi
assenti al volante
lo sguardo vuoto
del passante fermo
sul ciglio della via…
Attende il momento
di riprendere il passo
non può essere lento
svelto oltrepassa
la metallica scia…

Rallentare non perdona…

Alibi rassicurante
L'alibi, soluzione alle ragioni
dell'egoismo, assicura all'uomo
un'apparente sistemazione
dei dubbi che l'assalgono
le paure di tutto ciò che è diverso,
i pregiudizi verso ciò che non riguarda
i propri privati interessi e mina la base
delle proprie rassicuranti certezze,
garantite dal tenersi fuori da emotivi
coinvolgimenti, a sostegno di ragioni
personali poco credibili, allo scopo
di restare distanti da situazioni
estranee al piccolo privato mondo.
Nessuna ragione del cuore o morale
deve prevalere sull'unica razionale
ragione possibile, l'interresse individuale.
È la filosofia del proprio orticello
da coltivare sopra ogni altra cosa.
Quel che è necessario è assicurare
a se stessi il benessere a breve
e lunga scadenza a costo d'ignorare
o scavalcare le ragioni dell'altro,
basta trovare dentro di sé un alibi.

Magica parola
Ormai è fatta!
La parola detta
non si ritratta,
segno scolpito
in un masso,
può far male
com'un sasso.
Dritto al cuore
va a colpire
punta di dardo,
acuta v'a ferire.
E pure uccidere
può, a giocare
coi sentimenti.
Allora, si calibri
la parola, attenti
a non sprecarla.
La sua magìa
è come un soffio soffice
di vento che accarezza
si trasforma in malìa
tuttavia, quando colpisce
con violenza o insolenza.

Soffia soffia
vento spazza
tutto ramazza
non risparmia
alberi o tetti
cupole e cime
uccelli smarriti
cercano riparo
la prima tegola
può andar bene
baveri alzati
celano volti
smarriti vanno
incontro la sera
il buio spegne
ogni speranza
di chiaro rifugio
non v'è tana
dove albergare
il vento scopre
ogni pertugio…

Cerco nella memoria
un rifugio a questo
momento
di smarrimento.
Fugge il tempo
mentre la mia
vita è ferma.
Lo struggimento
di un attimo
di tregua
dai gesti
che si ripetono
fa sembrare
più piena
la vita
che lenta
si svuota.
Fermo l'attimo
per sentire
che freme ancora.

Con stupidità
si fanno guerre
si distrugge
per ricostruire
ma si perde
il tempo fugge
non arride
a chi lo deride
solo schegge
di saggezza
contengono l'orrore
del disumano furore…

La nuova Arca
Un luogo sicuro dov'è possibile riparare
e a quel che resta del mondo assicurare
la sopravvivenza, quest'ultima speranza
luce per credere nella possibile alleanza
tra gli uomini, uniti dalla stessa sorte.
Finalmente uguali e pronti a combattere
per gli stessi diritti, pronti a condividere
le stesse opportunità, uniti da un ideale
unico, dare alle generazioni future
la possibilità di continuare a vivere.
Una nuova Arca dell'alleanza,
risultato di un patto tra gli uomini,
nell'intento di ottenere privilegi comuni
unica immaginabile garanzia di salvezza
per non morire consumati dalla violenza.

Vagheggio tempi futuri
vaneggio rimproveri
d' un'epoca oscura
assiepati all'ombra
assolati momenti
cercano sgomenti
una via d'uscita
sbarrata l'entrata
di felici dimensioni…
Non colte occasioni
più non ritornano
vagano invano
in terre straniere
dove strane ere
vi sprofondano
e non risorgono
oramai cancellate
da grevi pedate…

Perlustro spazi vuoti
vi semino istanti
vissuti nell'animo
per un attimo
attendo e vedo
l'odio orrendo
annienta vittime
sul letto del fiume
scorre il sangue
volto esangue
quel che rimane
osserva lontane
piagge dove approdare
se lo permette il mare…

Respiro
Un soffio d'aria colpisce le nari.
Avverti il profumo di pollini
venuti da lontano, i colori
dei loro fiori immagini.
Una foglia secca t'interrompe
e l'odore cambia.
Sa di terra bagnata
solcata da radici
scure come l'ombra
riflessa dal sole,
là alle tue spalle.
Il rumore dei passi
ti dice che vivi.
Cammini per sentire
che ci sei, respirare
ti dà l'esatta dimensione
che non si tratta d'illusione.

Folle solitudine
Su e giù vai poggiato a una stampella
una luce guizza tra le sopracciglia
è lo sguardo fisso ad un approdo.

Potrebbe essere la tregua al nodo
che intorno alla gola si aggroviglia
la panchina cerchi è proprio quella.

Cominci a zoppicare
vorresti camminare.

Con un passo singhiozzato
giungi al tuo rivo strozzato.

Fissi intorno lo sguardo
un disincantato mondo
ti guarda indifferente.

Sei un folle comune
confuso tra la gente.
Meglio lasciarti solo.

Alla panchina approdato
finalmente dopo aver tanto
inutilmente a lungo penato.

Dolcezza di coltri
Attardarsi sotto il tepore di coltri
amiche del sonno e di incontri
con i sogni del mattino confusi
dal riverbero di una luce cinerina,
proviene dalla stanza più lontana.
Annuncia il giorno l'ombra diafana
del mattino non ancora desto.
Dolce allora lasciare il capo
ancora coperto abbracciato
da sopravvissuti pensieri
notturni, nebulosi lampi
di vita vissuta in sogno,
fotogrammi dall'arcano
contenuto dimenticato.

Guardi dietro l'alga nascosto
osservi quanto accade nel mondo.

La bocca socchiusa lascia sfuggire
qualche bolla che muta dice
come negli abissi si possa cercare
la propria dimensione.

Agguati ve ne sono tanti
ma si possono fuggire gli stenti.

Scorte infinite nutrono viventi
eserciti di creature variopinte.

Puoi vedere e non esser visto
come a teatro dietro le quinte.

Come al cospetto di un'orchestra
canti liberi si propagano e sinfonie
che parlano d'amore e di vite
che verranno sonnambule
a rinnovare sembianze tremule.

Come in un sogno in cui è possibile
credere alla storia dell'eternità.

Il rumore di un ruscello
trasporta
nelle profondità
di una dimensione
che trascina
in un vortice
i pensieri
come i sassi
battuti dall'acqua
che sgorga
e li affoga.
Non per annegarli
ma per rifletterli
nel suo specchio
come un occhio
aperto a guardarli.
Li fissa ribaltandoli.
Li trascina via
e li riporta indietro.
Diventano giocattoli
bagnati di polvere
come sfocati primordi
nitidi come i ricordi.

Possibili ritorni
Ho a lungo atteso una notte
il ritorno del sorriso di note
a ristorare coi ricordi giunte
attimi vissuti
le cui impronte
sono impresse in ciò che ieri ero
e che ora sono nel riverbero
di luci dorate di sole.
Riflessi
che come ardite lucciole
accendono i silenzi notturni,
arringano parole
nell'eco flebile
che dolce accompagna nuvole
di un sogno,
vaghi annunci di possibili ritorni.

Il coraggio di sorridere
leggera è la vita
alla luce del sorriso
l'ombra intimorisce
e negletta va via…
I colori scuri sbiadiscono
alla luce del sorriso
una vaga passione
più chiara appare
e il panorama domina…
Piume eteree volteggiano
alla luce del sorriso
bellezza dicono
sul volto perlato
nulla è biasimato…
La grazia muove il passo
alla luce del sorriso
leggero spinge la figura
tra le braccia del mondo
non è pensabile fuggire…

Ogni ora
tramuta un attimo
calcolato nel tempo
fuga inutile
rincorrere l'attimo…
Attendere domani
è come fermare
lo scorrere del tempo
passeggiare all'ombra
del passare del giorno…

È un tarlo quel che sento
Mi parla di alberi e foreste…
Mi sovviene alla mente
di quando attraversavo
sentieri e sentivo
muschi odorosi
e rocce che sapevano
di umida terra…
Calpestavo le foglie
e immaginavo
un furtivo serpente
strisciare tra i sassi…
Mi bastava andare
per boschi contenta
di un lento passo…
Non occorreva
immaginare altro…
Oltre i rami di faggio
uno spettacolo completo.
Mi bastava osservare
il divino creato
ricco di personaggi
imbastivano un teatro…
Il coro commentava
ciò che accadeva
alti fusti in declivio
a valle vociavano
cinguettanti rami
al terrestre saluto
di tremuli ciclamini
dai petali accomodanti
pur udendo trepidanti
passi umani in arrivo…

La voglia di fuggire
mi sorprende furtiva
come una spina
nella pelle cammina
è lì e come un tarlo
in sottofondo si fa sentire
a volte si fa largo in sogno
giungi su vette altissime…
Da lì guardi il mondo
è solo un puntino
nel reale un macigno
pesa sul dorso fino a curvarlo
lo scosti un momento
il tempo di un sogno…

Marosi trascinano a largo la vela
resiste al vento della tempesta
vorrebbe abbandonarsi al moto
delle onde ma il fragore spaventa
scudisciano le onde alte il legno
rimprovero all'ardore d'umana
avventura . Nulla può il marinaio
nello scontro col corrucciato mare…

Finale di una gelida sera
Aghi di pioggia pungono
una tremula pozzanghera
traversata da brividi di luce
riflessi di un lampione
stanco di risplendere…
Invita la sua fioca luce
a riflettere i pensieri
nella tremula pozzanghera
appaiono e scompaiono
nel finale di una gelida sera…

Onore e gloria
Assurde vele portano lontano
a mondi nuovi approdano
lì non si attende domani
ogni giorno è buono
non si sente il deserto
non si valicano monti
si passeggia all'aria
fresca del mattino
le orme non portano
a mete inattese
né sogni di gloria
imbastiscono i sogni
è a portata di mano
il sogno e si vive nell'onore…

Il risveglio americano
Un sogno di libertà
hai rappresentato
nel corso di una storia
giovane, di novità
generosa dispensiera.
Chiunque abbia cercato
in te possibile ha trovato
la realizzazione del sogno.
In nome del tuo sogno
generazioni hanno varcato
la soglia dell'arcano.
Il mito possibile
è stato realizzato
da chi vi ha creduto.
Ma al sogno è seguito
il risveglio inevitabile,
alla luce della realtà
è comparsa la verità.
Al tuo mondo invincibile
hanno scricchiolato
fragili fondamenta.

Sonori sguardi
volgono segrete
pupille dove echi
profondi chiamano
a raccolta animi
gelati e sperduti
armonie celesti
li accarezzano
con la dolcezza
di piume sospese
in tiepide atmosfere…
Inverni adombrati
il passo cedono
a future primavere
il tempo di rinnovare
sembra arrivare
pronto a squarciare
la cortina di nuvole
eppure l'aria
profuma di neve…

Amabile contrasto
Una terra piana estesa, un lenzuolo dorato
che abbraccia l'universo per offrire spazio
a ogni cosa. Ti è entrata dentro al momento
della tua nascita, nelle tue vene scorre il suo
odore, il suo sapore, il suo colore, te ne nutri
come ti dissetassi alla fonte dopo chilometri
di deserto. Un miraggio la tua terra si trasforma
nella ideale meta del tuo istinto più nascosto.
Tendi a lei come il neonato al materno seno.
Nelle tue radici, appenniniche montagne, orme
di antichi sanniti che attraversano boschi secolari
di una terra ancestrale abitata dall'orso bruno.
Massiccio esemplare di una natura sovrana
maestra di sopravvivenza in cerca di frutti rari.
Predatore d'istinto, divenuto nemico dell'uomo
e delle sue greggi. Amabile contrasto tra la piana
sconfinata del Tavoliere e gli aspri Abruzzi montani
a forgiare un'anima sensibile al richiamo silvestre
dei verdi boschi alti e attratta dalle immense distese
piane dall'acre odore di grano arso dal sole, dall'ulivo
dai rami fruscianti, vesti di una sinuosa odalisca,
dal vitigno gravido di zuccherini acini, ebbri
del dionisiaco inebriante succo prezioso.

Orgoglio del dolore
curiosità ignorare
di chi non lo conosce
traversare paure inconsce
lasciarsi attanagliare
e così sentirsi essere
padroni di uno spazio interiore
inaccessibile a chi guarda
per parlare senza capire
lo sguardo smarrire
nelle maglie del dolore
e in fondo ritrovare
il senso dell'essere
inafferrabile delle parole
tramutarli in spilli
e l'indifferenza pungere…

Immagino una pioggia di petali
a tracciare il mio cammino
semi d'amore profumano
l'aria, ne soverchiano
l'acre odore d'umano
mortifero consumo…
Una selva oscura eterna
nessuna lanterna
illumina il cammino
smarrita la luce
ricorro alla memoria
Ripercorro la via dei petali…

Segni del tempo
Il tempo si prende gioco dell'umanità
l'illude con la giovane gaiezza
e poi sfiorisce nella vecchiezza,
ma è l'umanità a non accettare
gli effetti naturali di un ciclo vitale
concluso nello spegnersi di una vita
per altrove ricrearsi in nuove creature.
Attaccarsi alla vita non dà buon umore
è conveniente allora lasciarla scorrere
affinché ogni cosa abbia il giusto vivere
nelle varie forme di ciò che è esistente,
come lo scorrere di un fiume che nasce
da una piccola fonte per andare a morire
nel mare, piccolo costruttore di una grande
dimensione, garanzia di vita di vite infinite.

Romanzo
di parole per dire
senso del vivere
attesa di morire
immagini d'amore
illusione del cuore
stranezza colta
tra certezze vaghe…
Ossigeno in polmoni
affannati in ricerche
di effetti e di cause
ricchezza di momenti
riempiono lo spazio
vuoto fino allora
basta per ora
vano cercare ancora…

Sole tra nuvole
Sprazzi di luce
interrompono
celesti nuvole
rosseggiano albori
nuovi furori
si affacciano
albergano suoni
distanti da ere
già cominciate
finali insoliti
le attendono...

L'erta a fatica
salgo per guardare
dall'alto atmosfere
di festa, luminarie
spente zittiscono i canti…
Echi giungono stanchi
di lontane primavere
distanti sguardi scorgono
fiumi sopraffatti dagli argini…
Tetti più non bastano
a coprire le case…
Piccoli presepi le guardano…

Avanza grigia la sera
tetti innevati riflettono
l'ultima luce
piccole gocce cadono
a incidere lamelle di ghiaccio…
Il passo incerto
orme lascia indietro
scrivono vite passate
ognora ad aspettare
faccia ritorno il giorno…

Mancata apocalisse
Paure celate in antichi pensieri
fan vedere apocalittici mostri
fantasia accendono a chi non sa
come spiegare quel ch'è mistero
conoscenza non basta sempre
a trovare pertinenti risposte…
Eppure basta guardare al di qua
dell'inaccessibile per vedere
che ognora il mondo muore
vane le attese della sua fine
la vita continua a mordere
il dolore del mondo non si ferma…

Rinascere
con la forza
di un bimbo
in una culla
di fascine
la faccina
dice Natale
il dio bambino
di vite umane
cattive e buone
viene da grembo
inviolato pane
amore di mondo
viene da dove
posto ve n’è
per ognuno
in ogni dove…
Paura non v’è
lì di non avere…
Basta l’alito
di bue e d’asino
a scaldare…

Alba d'anima
rischiara
la mente satura
si libra
in un mare
di candore
spazzata via
ogni ombra
tutto si colora…
Venature d'azzurro
dipingono l'aria
un respiro leggero
penetra la mente…
Sì dolcemente
carezza il capo
s'adagia sereno
su un guanciale
di petali gialli...
Riflessi di luna
sciolgono i capelli
una dolce nenia
annuncia il giorno…

Il giorno ti saluta
in un manto nero
poi grigio diventa
fino a mostrare
un sorriso bianco
con sfumature
azzurro cenere
dall'alba saluta
il mattino inno
soffuso sbircia
le tacite finestre
un cenno viene
dal volo felpato
di tordo passato
desta al giorno
l'anima scorta
più sicura si leva
occhi già aperti
allontanavano
sogni della notte
attendevano
venisse l'istante
pronti a schiudere
il mistero di giorno…

Andare per strada
Di donne narrare
violate ancora
olocausto di vite
ancora negate…
Canta il poeta
l'eterna sventura
depredato il corpo
l'anima annientata…
Viaggia il poeta
in cerca d'onore
per morti insensate
violenze narrate…
Ricordo di vittime
ora accomunate
trascinate nel fiume
della dimenticanza…
Un petalo di rosa
il poeta sventola
per profumare
ancora d'amore…
La scia giunge
nel suo cammino
ultima essenza
d'uomo di coscienza…

Foggia, 9 dicembre 2012 all'amico Gianmario Lucini

Ogni giorno
una ruga sul tuo volto
è una riga che segna
il tempo che lesto
tramonta con svelto
passo e in rassegna
mette i giorni di vita
che ti sono rimasti…
La mia voce non senti
per quanto chiami alta
il tuo nome dimentichi
il suo tono cancelli
le parole svuotano
il senso che non cerchi
vuoi che siano già echi
del tempo lasciato
dove avevi vissuto
ora da te disabitato
vai verso altri luoghi
e avvisi col tuo silenzio…

Una speranza colta
All'ombra scherzosa della sera
naturale appare cogliere
il lato armonioso della sfera
che i pensieri sa riflettere.

L'attesa si fa dolce la sera
del giorno in cui sperare
impresa impossibile da fare
senza volontà da impegnare.

Oltre il confine di ogni sera
si fa luce la speranza di avere
una voglia nuova di vivere
un sogno tutto da amare.

Soffia soffia
vento spazza
tutto ramazza
non risparmia
alberi o tetti
cupole e cime
uccelli smarriti
cercano riparo
la prima tegola
può andar bene
baveri alzati
celano volti
smarriti vanno
incontro la sera
il buio spegne
ogni speranza
di chiaro rifugio
non v'è tana
dove albergare
il vento scopre
ogni pertugio…

Voce impotente
Arranchi di fatica
la voce si fa roca
eppure non cedi,
rispetto domandi
com'è giusto che sia.
Sei testimone di poesia
scritti i tuoi argomenti
da molto tempo passati
oltremodo sopravvissuti
per coloro innamorati,
nutriti dell'amore
di Poesia. Nessuno
ti ascolta, nel deserto
la tua voce si è perduta.
Neppure un'eco ritorna
eppure non ti stanchi
di dar voce all'incanto
di chi ha speso la sua vita
alla ricerca di un senso
da trovare nel creato.
Contenuto dal valore
inestinguibile, amore
per l'uomo nell'universo
che lo circonda, immerso
in sentimenti che mutano
l'aspetto, ma serbano
immutate le emozioni.

Vedere
Sollevare il velo steso
sulle cose, intravedere
tra le pieghe il malinteso
di quanto detto, frainteso
da chi non vuol intendere.
Meglio mancare il centro
delle cose, trascurare
particolari del perimetro
della vita, starvi dentro
e il perché non chiedere
alla chiara coscienza.
Ma scoprire l'influenza
esercitata dall'esperienza
lascia svelare il mistero.
Le cose in un grandangolo
di dilatano, si vedono
particolari trascurati,
a occhio nudo non veduti.
Come nella lente di verità
appaiono semplici e reali
oggetti animati e inanimati.
Si muovono e muovono
vite vissute nell'attesa
di sfatare il mito eterno.

Un velo
copre il capo
timido sguardo
tra umide pupille…
Scendono palpebre
a voler nascondere
non bei ricordi
non belle avventure
in giovane età vissute…
Non sorrisi aprono
labbra nel silenzio
serrate a trattenere
angoscia provata…
Qui per caso giunta
non chiedi carezze
accetti incertezze
ogni dì provate…
Ogni notte cercano
bui fantasmi
nella tua mente
spazio da occupare
non vale cantare
neppure tacere…
Gli occhi tuoi
narrano vicende
sanno di deserto
dune di dolore
e sete nel cuore…

Di democrazia
si discetta
ma il popolo
s'offende
ancora vittima
nel tempo uguale
di chi potere
maneggia
si destreggia
tra denaro
e corruzione
pur di prendere
una fetta…
Intatto a fette
il popolo
s'affanna
né una spanna
va avanti
ancora arretra
né di un passo
avanza la riscossa
smorzata ancora
non per spirito
mancato
ma per necessità
di pace…

Il sole è tornato
tepore ritrovato
accoglie membra
rigide e intristite
dai troppi giorni
passati nell'ombra…
Una corsa libera
tra le vie serene
senza la pioggia
non più scrosci
inumidiscono
voci e suoni…
Tornano gai
e adamantini
i soliti gesti
i vetri tornano
trasparenti lenti
da cui guardare…
Gli avvenimenti
accadono lieti
gli occhi chiari
biglie colorate
li riflettono
di nuovo gai…

Tristezza
s'affaccia il giorno
prima come l'alba
s'adombra di sera
parla muta di ieri
s'accende bagliore
percuote memoria
s'inclina il verso
passero canzone
s'inventa seria
per dir frottole
s'inceppa il becco
parole inutili
s'accoccola triste
per scaldarsi
petto stringe
s'arruffa piume
per celare brume…

L'ironia
Arma che sconfigge
la paura e il dolore
sorriso non scherno
tutti i guai leniscono
come una filastrocca
la mente consolano…
Ancora v'è riflessione
ma pure compassione
per sé e chi sul serio
osserva allo specchio
e prende la vita fino
a iosa soffrirne…
Sguardo distante
pare di chi ride
ma si trattiene
così la lacrima
che vorrebbe
scendere amara…

Il sole
illumina parti
altre le lascia
nell'ombra…
Felicità coglie
solo in parte
non illumina
tutte le cose…
Illude allora
poi disillude
esclude ragione
festa nel cuore…
Solo un brivido
passa sul dorso
poi torna solo
realtà ognora…

Una coltre di nebbia
non abbandona i tetti
le finestre sbiadite
non mostrano nulla
nessun'ala sbatte
non v'è alcun volo…
Ferma l'aria spessa
non lascia vedere
un velo sgualcito
copre i pensieri
non trovo parole
esatte per dirlo…
Queste ore frali
molli passano
al vaglio tempi
duri sono scuri
non sono chiari
come coltre di nebbia…

Voci mi dicono
Umanitàè odio
meglio l'amore.
Umanitàè invidia
meglio generosità.
Umanitàè triste
meglio è la gioia.
Umanitàè scherno
meglio è l'ironia.
Umanitàè violenza
meglio la dolcezza.
Umanitàè avidità
meglio generosità.
Come quando cedi
a tentazioni miti
fanno sporgere
in avanti sguardi
sinceri memori
di essere felici…

Ho visto un dio
Nero trafigge lo sguardo
vaga lontano, orizzonti
africani si intravedono
fumose braci nel deserto
come scintille di fuoco
le stelle del firmamento
la luna sfiora le dune
come fossero le ali
di un cielo vicino…
Riflettono le pupille
l'orgoglio solitario
di leone non hai paura
non temi il serpente
lo senti strisciare
non lo calpesti
eviti la sua scia
lascia un solco
nel monte di sabbia
le tue orme vanno
verso mete lontane
dove il primo uomo
aveva trovato la vita…

Semplici riflessioni
rivolgo questa sera
all'esistenza cara
un bagliore illumina
la mente domina…
Passioni gioie e affanni
serena colgo pensieri
nessun fiore nero
o bianco, ognuno
importante pedina
sullo scacchiere
dipinto dagli anni
presenti e passati
già come albe
e tramonti. Ora
neppure il crepuscolo
temo giunta al secolo
attuale non celo vergogne
neppure sconcerti, stupori
ancora freschi mi prendono
trasecolata guardo il cielo…

Correggo negro
con nero non per dire
uomo nero né in nero
uomo dalla pelle nera
direi bruna come terra
fresca scorre tra mani
scivola libera di natura
pestata da piedi bianchi
contrastanti nel colore
di chi non comprende
l'uguaglianza diverso
per volere non di natura
siffatta diversa fantasia
d'un molteplice creato
ma il sorriso è bianco
una punta di diamante
sulle labbra folgorante…

Di guerre
si sente parlare
non basta orrore
passato nel futuro
si moltiplica
il gusto dell'orrore
non basta morire
l'orrido in crescendo
spreco di sangue
volti senz'anima
non guardano
molto lontano
si fermano a sentire
sirene indifferenti
ammassati in rifugi
senza posto
per le lacrime
fonti asciutte
non irrorano
sguardi vuoti
umanità mancata
si muove a tratti
per ripetere
errori intatti…

La perplessità
è di chi non crede
e di chi non vede
lo svolgersi naturale
di cose amichevole
espressione di levità
vita che si manifesta
non per ciò spiegabile
a volte pure invivibile…
Ingannevole è sottrarsi
sarebbe come illudersi
vivere non è coraggio
un naturale servaggio
a peripezie temporali
a obblighi di spazio…
Circostanziate verità
illudono di sapere
obbligano a volere
tanto più vero sentire
non imbrigliati in panie
liberi di vagare in arie
più alte e più lontane
contenti di respirare…

E sia
come vuole il tempo
un ritmo lento batte
ora che il temporale
è passato le nuvole
restano a scandire
il movimento d'ore
lento e diseguale
spartito originale
leggono mentre
un battito d'ale
qua e là fa rumore
tra fili di corrente…
Sono spenti ancora
lo sa il piccione
non è impaurito
da strano effetto
luccica il becco
se tuba o becca
e luce rifrange
tra lo zampettare
lezione esemplare
per non ostacolare
il passare del tempo
sì che si può imparare…

La pioggia scende
lava le cose
scontrose
si concede
un tono dimesso
contro verbose
espressioni
e sensazioni
crescono umide
dimensioni
affaccendano
passanti ansanti
divergono
i loro passi
incauti finiscono
per bagnarsi
non vale ripararsi
fradicio il capo
non sente ragioni…

Se la pioggia non scende
l'autunno pare sereno
di contro il vento ribelle
arruffa le nuvole docili
si lasciano imbrigliare
incerte traversano cieli
ora azzurri ora cenere
confusa tra le micce
non basta il lampo
a scatenare temporali…
Appaiono attese inutili
le incertezze del tempo
ritornano a brontolare
non altro che attese
vaghi lumi di nuove
premesse al mutare
del tempo l'odore
di pioggia non sento…

Una distesa erbosa
dinanzi a me osa
chiamarmi e sogno
corro a piedi nudi
nulla può fermarmi
non sento ragioni
nessuno ostacola
la mia corsa matta
fuori dai confini
svetto gli alti colli
dell'immaginazione…
Non vi sono bandiere
né genere di ostacoli
il cielo si può toccare
occorre uno sguardo
semplici mani rivolte
in alto e nella celeste
volta si fa strada ode
sarmatica di nuove
creature non costrette
a strisciare ma pronte
a volare e non tornare…

Il sole trafigge lo sguardo
tra le basse palpebre
rinunciano a scorgere
le vie che conducono
al vero amore
che qui non è…
Basta più nulla chiedere
alla realtà che circonda
vaga in possibili sfere
sciocco chi si arrende
e lascia le luci spente...
Visuale piatta rimane
al disteso orizzonte
linea ignota
rimane immota
traversata da nuvole
ignare d'acqua feconde
non chiara illudono
di pioggia che mondi…

Cascata di foglie
Piume verdi
abbandonate
sull'umido selciato
percorso affaticato
dall'odierna fretta
ma lo sguardo slitta
verso quelle riverse
foglie secche non ancora
figlie di un tempo scaduto
non ancora da accartocciarle…
Appena sbiadite affaticano
lo sguardo che vederle
vuole come verdi piume
sciorinano verdi parole
d'un tempo passato
ma ancora giovane…

M'illudo
d'essere canto
seguo l'incanto
d'immagini sonore
veglio per non smarrire
il filo delle parole…
Imbastiscono discorsi
fragili eppure profondi
incidono solchi nei pensieri
lucide epigrafi di leggere
follie prendono l'anima…
Si lasciano condurre
in spazi seminati fuori
dai confini di mondi
reali facile è volare
sulla balzana rima…
Un fiore colto
seppure reciso
è consolazione
di un momento
un fugace piacere…

Estenuante sentire
l'umido di sere
in solitudine
stesse scene
viste e riviste…
Storia triste
guardare fuori
foglie incolori
venire giù…
E tornano su
voglie imbizzarrite
dal vento tramortite…
Pare lontano
il bel sogno
dell'estate…
Quando feste
di colori caldi
scaldavano spavaldi
animi queti
d'amore certi…

Canto tra gli alberi
Un ramo si affaccia
musica produce
al vento che soffia
canta l'ultima cicala
s'illude d'estate
fine di un sogno
baccanale autunnale
canta l'ultimo canto
si ferma ogni tanto
riprende fiato
ancora per poco…

Mi guardi
farfalla variopinta
tra le ali petali
di margherita
o macchie di rosa
si sfogliano al sole
odorose fragole
mandi nell'aria
acuti di luce
spandono viole…
Attendi una risposta
dallo sguardo teso
ti voglio toccare
ma come musica
arrivi e svanisci
tra le nuvole
illusione celeste
minuti di miracolo
dolce e vanesio…

Ciechi
brancoliamo alla luce
del presente assente
ignoriamo il passato
l'abbiamo cancellato…
Non ne avvertiamo
più il senso trascinati
dall'inabissante flusso
di odierna esistenza…
Vita non vissuta vista
da una lente opaca
cancellate storie
di ieri tornano
alla mente non vive…
Sgranate a occhi
distanti oppure
ingrossati da strati
di niente opposto
a un vero vissuto….

Rosa luna
guardi al sole
calante ne prendi
le sembianze
il volto tendi
a petali di nuvole…
Messi colte
tra rivoli di fumo
si lasciano lambire
da rosse fiamme
muta sorvegli
non t'è dato reagire…

Roccia
precipitata giù
dallo scoglio
scabroso
rovello
contro cui
l'onda
s'infrange
appiattita
nell'antro
scavato
dal mare…
Agavi assise
in alto guardano
l'inquietante
gioco
creato dall'onda…
Per miracolo
lo scoglio
della roccia
figlio
dalla cima
chiomata
di pini
coi supini
sguardi
assistono
fedeli
all'ondoso
furibondo
gioco…

La coltre
non copre
i piedi miei
fredde appendici
del corpo disteso
inutile allungarla
scalciano i piedi…
Pur coperti
sono scoperti
la mente sopita
il freddo desta
impari la lotta
il sonno fugace
fa posto alla veglia…
S'affanna a cercare
pace sottratta
da ansie notturne
debole l'umano
corpo non può
riposare fuori
da una coltre…

Piedi freddi
dicono strade
di ghiaccio
tese a mete
dure insincere
lasciano muti
di fronte muri
percorsi duri
di foschie segnati
dicono niente
e parole tante
scavano pietre
sassi lanciati
contro porte
usci serrati
di là voci
sonore risa
accolgono
vite sognate…

Comune gente
vorrebbe comunemente
vivere senza niente
pretendere solamente
un lavoro la famiglia
per ripararsi un tetto…
Esistenze quiete
senza mordere
l'uno la coda dell'altro
una carezza ogni tanto
e riprendere il cammino…
Se si inciampa e si cade
rialzarsi è possibile
purchè vi sia un motivo
per cominciare di nuovo
per l'istinto di vivere…
L'allegria di un momento
può bastare se il dolore
aumenta scaccia pensieri
una canzone non importa
dolce o amara grazia conta
nel cantarla e l'ascoltarla…

È libertà
parlare senza freni
dire la verità
non imbrigliati
in ideologiche reti
nutrire sentimenti
religiosi non dogmi
orgogliosi di solitudini
silenziosi nei pensieri
percorrono la mente
mai furiosi pazienti
di non giungere
a risposte certe...

Di traverso
vedo luci spente
appena aperte
porte immettono
brusii di lontano
un mondo riverso...
Da parte a parte
il silenzio riflette
inutili soluzioni
fardello pesante
trascina inerte
cigola l'uscio...

Dove sono le lucciole
sperse nei campi
non illuminano
radici né semi
spente vagano
in vuote notti
fantasmi di menti
una volta rassicuranti
ora cieche brancolanti
assenti i profumi
d'estate acquattata
la quaglia a guardia
del nido festoso
prevale silenzio
all'ombra di spighe
non più mosse dal vento…

Tra tratturi e tratturelli
Mi sorride il cuore
se penso alle mandrie
scortate dal pastore
lungo fiumi d'erba
senza avvertire
il peso del cammino…
Infiniti tragitti verdi
unici rumori i passi
umani e gli zoccoli
odore di polvere
levata ad annebbiare
la vista del traguardo…
Il bastone batte la terra
per tenere il ritmo
passo dopo passo
sodalizio errante
tra pastore e gregge
amici di fatica
ripagata dal riposo
tra tratturi e tratturelli…

La città ideale
la vedi nei sogni
percorri le sue vie
come fiumi di luce
chiarezza governa
in onore del rispetto…
Libertà si respira
non vive il sospetto
giardini l'adornano
cittadini l'amano
bombe non esplodono
violenza non l'assale…
In piazza si radunano
abitanti dall'aria gioviale
non ha spazio l'odio
non ha tempo l'attesa
di un domani migliore
conta realizzare l'ora…
Se ne serba il passato
si costruisce il futuro
in un giusto presente
non prevarica il potere
si condivide la fortuna
si coltiva l'intelligenza…

Annega il pensiero
nella serie dei perché
vivo momentaneamente
mi fermo per fermare
il tempo di un attimo
fuggito fra ruggiti
di corse sfrenate
annientano l'essere
perduto nel divenire
cerco di capire
decripto segni
mi circondano
animati da oscure forze
mi arrendo al loro fluire
sembra morbido eppure
si inceppa e rallenta
il passo non muore
l'illusione finchè
la mente vigila
poi le cose che guardi
ti afferrano le vedi
come parti di te
e rallenti il passo
per riconoscerti…

Lento il passo trascini
stretto il braccio tieni
bambina sei tornata
io figlia ti sorreggo…
Una forza che rifiuto
ancora figlia mi sento
su questa terra desolata
benché il cielo sia turchino…
Anche il cane è triste
scodinzola ma non rallegra
il suo padrone basso il capo
in marcia vaga senza meta…
Un sorriso cerca invano
nel caos metropolitano
percorro la via maestra
eppure sono scolara…
Il perché domando
lungo il cammino
dell'andare avanti
per tornare indietro…

Croste di pane
invadono la tavola
tracce fragranti
di fatiche umane
a cercare giusti
equilibri tra gola
e sani nutrimenti…
Profumano lieviti
bizzarri godimenti
dal semplice sapore
vieppiù dolce ai denti
quando mollica addentano
tanto più dure son le croste…

Chiaro scuri
riflettono incertezze
velate di straordinarie
sorprese, appaiono
improvvise, celano
percettibili umori
calati in ordinarie
dinamiche, quotidiano
vivere in ebbrezze
invisibili eppure
vive, si addensano
in fondo al sorriso
lieve d'un quadro
di natura inviolato…

Folate di vento
gelate ondate
d'aria fendenti
scoprono fragilità
di sensi umani
che schivano
duri i colpi
di inverno
Eolo impietoso
su ingloriosi
volti spira
passi frettolosi
incedono verso
mete comuni
eppure ambite
purchè al riparo
per scansare duri
colpi e incessanti
a denti stretti
corrono ansanti
irrigiditi dal vento
il coraggio s'è spento…

Cammino in autunno
cerco colori
calde risposte
ai miei dubbi
mentre tormentano…
Parole sgorgano
giallo sfumate
immagini ambrate
sullo sfondo dei pensieri…
Giunge l'autunno
a rallentare
il battito del tempo
non v'è clessidra
che tenga
il passo delle ore
né fiamma di candela
che non spenga…
Balugini accendono
l'ombra, tizzoni
ardenti infiammano
sere annegate nei pensieri…

Alfine l'autunno
scorta fa di morte foglie
eppure mosse da aliti
freschi di vento
turbinii sollevano
echi di bella stagione
imperla di sudore
la fronte al passante
di fretta sgambetta
al riparo dalla pioggia…
Sale l'afa dall'asfalto
bruno e il respiro
fa il pieno d'aria
nei vuoti polmoni
secche risposte
alfine l'autunno
dà a chi domanda
qualè la stagione
poco importa al piccione
briciole distratto becca…

L'albero muto
tuttavia muove
lento il ramo
zavorra lieve
se ombra getta
frescura soave
la più ristretta
mente ne riceve
sollievo diretta
verso ampi
orizzonti
non distanti…
Oltre la chioma
laddove tocca
lo sguardo tanti
lampi lucenti
quanti il sole
evanescente
manda distante
si guarda bene
folgorata la mente
di indirizzarsi altrove
anelata visione
è lì in ogni dove …

Agiti la mano
come per dire perché
mi tocca tal sorte?
Negare vorresti
il tuo presente
in cui annullata
ti senti sradicata…
Non controlli
più la tua mente
né sono possibili
i sogni per te.
Un ghigno nel vuoto
fissato dallo sguardo
non più baluardo
della dignità
che ti si confaceva.
La fronte ti molceva
il pensiero del divino
quella la felicità
per la tua anima
per caso capitata
nella terrena dimensione.
Cerca ancora l'occasione
per vivere da padrona…
In un mondo dov'è nota
la mancanza di ragione
e la coscienza ignorata.

Uno sguardo di luna
l'ultimo
poi arriva il sole
l'una esclude l'altro
come se parlassero
lingue differenti
oppure è solo un patto
la luna
può comparire
a patto che vada via
il sole
il sole può risplendere
a patto che vada via
la luna…
Eppure fedele la luna
attende il primo raggio
di sole per scomparire
dietro una nuvola
svanita per prodigio
e il sole senza fanfare
fa il suo ingresso
tra nuvole bianche
scortato dai desideri
ancora celati nei sogni
di chi non apre gli occhi
per non svelare il mistero…

Appari luna
prima bianca
poi gialla
riflessi di sole
ti danno colore
ma tu non tremi
di emozione
imperturbabile
trionfi sui tetti
ti lasci attraversare
da nugoli di zanzare
o stormi di uccelli
da nere ali di corvi
o minuti voli di passeri
non ti scuotono boati
di aerei increduli
alla tua impassibilità
soltanto tua l'abilità
di restare immobile
al caotico inutile
di chi ti svolazza
intorno distratto
e il mondo impazza…
Ma tu rimani attenta
a guardare il mondo
a illuminare il cieco
che ha smarrito la via
non ti servono torce
ti basta la compagnia
anche di una sola stella…

Un nido
cerco d'anima
tiepido rifugio
dove cullare
il capo stanco
poggiare il collo
tormentato da visioni
fugaci o incomplete…
Inutile voltare sguardi
attenti non abbastanza
da spiegare perché
non basta capire
ch'è poco sapere
se non so nulla…

Fame d'aria hai…
Si riduce spazio
nei tuoi polmoni
impotente è chi
ossigeno propone
artificiale soluzione
fame di vita che se ne
va e lascia vuoti
luoghi prima abitati
legge di natura vuole
limitare i giorni che
l'esistenza assicura
a chi nasce in terra
illusione di eternità
quando si è giovani
innanzi è vita certa
lontana è l'ombra
della morte certa…
Chi rimane vuota
sente la sua vita
per l'assenza di chi
gli ha dato la vita
echi si avvertono
di discorsi antichi
essenza di destino
dato a chi meschino
abbandona il timone
della nave rimasta
sola e senza rotta…

Ogni giorno
una ruga sul tuo volto
è una riga che segna
il tempo che lesto
tramonta con svelto
passo e in rassegna
mette i giorni di vita
che ti sono rimasti…
La mia voce non senti
per quanto chiami alta
il tuo nome dimentichi
il suo tono cancelli
le parole svuotano
il senso che non cerchi
vuoi che siano già echi
del tempo lasciato
dove avevi vissuto
ora da te disabitato
vai verso altri luoghi
e avvisi col tuo silenzio…

Una musica
in fondo al timpano
mi chiama uno strano
rumore non finge
le pupille stringe
invero tocca la mente
assapora lievemente
echi di fuliggine
macchiano trine
dal tempo sfilate
medaglie dorate
non hanno senso
tempo sospeso
non colma attese
terrene pretese
di ottenere plausi
giungono scontrosi
rifiuti calcolati
pure scontati…

La luna come il sole
Una festa di rondini
intorno alla luna…
E' l'alba
e sei grande
sei gialla
come un sole.
Mi guardi
e lo spazio appena
azzurro intorno a te
è l'inizio di un canto
che libera musica
angelica da te.
Sai guardare
le gioie e i dolori
della terra
che compiendo
il suo giro intorno
al sole osserva te
che accetti la sua luce
senza vergogna
libera da tutte le paure.
Serena sai attendere
lo sguardo di chi
non dimentica
la tua faccia.
Esprime verità
bella per chi
l'accetta…
Come dicono le rondini!

L'imperfetto
Una linea si spezza
un vuoto si fa voragine
un monte insormontabile
un labirinto senza uscita
un tunnel senza luce
un brutto che piace
un urlo che canta
una voce spezzata
dall' emozione…
La commozione
per contentezza
un addio non detto
un bacio non dato
per andare di fretta
una colpa non commessa
non colmare una promessa
l'armonia interrotta
per essere imperfetta…

L'attesa
Sagome vuote
accompagnano
i tuoi giorni
ultimi segni
di quotidiano
non vivere…
Orecchi non hai
per ascoltare
mani non vuoi
per sentire
una carezza
pure fugace…
Bocca non hai
per parlare
esauriti discorsi
paiono più vuoti
silenzio rispondi
a inutili domande…
Giorno o notte
per te uguali
tra volute di fumo
perdi le speranze
accorci le distanze
tra te e l'eterno…

Gli occhi si chiudono
per non vedere
appesantite pupille
a fatica guardano
il mondo scrutano
mentre al bruciore
stoiche resistono…
Per la secchezza
di lacrime spente
dal vedere niente
assenza di storie
in cui credere
presenza di immagini
vuote votate a finzioni…
Surrogati di vite
spese tra finte
domestiche mura
a imbastire azioni
inutili negazioni
di circostanze vere …
Vuoti di coscienza
a intrecciare fabule
senza immaginazione
al fine di ingannare
la visione delle cose…

Fotogrammi
in bianche sequenze
irritano la vista
statica si blocca…
Immagini vuote
si susseguono
nulla dicono…
Di nulla certe
inattese conseguenze
di meccanica vita…
Immagini perdute
inutile cercarle
celate in vuoti
di memoria…
Voglia di tornare
a immagini antiche
sfogliate in pagine
di carta rassicurante…

Ghigno diventa
il sorriso di chi
non ci crede
sorride per ferire
o per deridere chi
sorride con grazia
non illumina chi
cieco non vede
e non si vede…
Angolo di bocca
tirato strappato
per sentire ancora
a cosa può servire
si può immaginare
quando si socchiudono
gli occhi per svagare
l'animo in crociere
nei mari tropicali…
Ma l'occhio cieco
dimentica il sognare
a occhi aperti perde
nella mente il bello
e perisce al buio
assente l'illusione
è incubo notturno…
Di soprassalto
sveglia la notte
timore di soffocare
nessuno può sentire
nessun sorriso
solamente un grido
fa sentirlo vivo…

Dormire
senza dormire
occhi aperti
dietro chiuse
palpebre
neppure
assoluto silenzio
calma i pensieri
scorrono immobili
al pari delle membra
ingessate strette
nella morsa
che le afferra…
I rumori in strada
non fanno compagnia
rulli che attraversano
le tempie ognora
trascorre in una
soffocante assenza
il guanciale stringi
come fosse creatura…

Canti mala femmina
e la voce si strozza
in fondo alla gola.
Canti per sentire
che ancora senti
la passione per l'amore
che la donna consente.
Immagine nella tua mente
sfocata pur viva ancora …
Trema la tua voce al canto
dell'amore passato
è l'ultimo afflato
di vita che muore…
Non si arresta il tuo canto
l'illusione di amare
ancora rallegra
il tuo cuore affranto…
Non smetti di cantare
per non morire…

Bussi alla porta
sei un'ombra
che tutto ascolta
poggiata s'un bastone.
Di pensieri fai scorta
tramuti in incubi
i sogni, succubi
del tuo incedere
senza mai retrocedere.
Non per te sono i dubbi
noti a tutte le creature
godi a origliare per spiare
le debolezze di chi
rimane a guardare
e non si sa difendere.
Di piacere illudi
lo trasformi in dolore
sai essere senza cuore
la porta chiudi
a chi chiede amore.
Ti si può sentire
ma mai toccare.
Il tuo peso grava
lascia con la bava
tutti lasci partire
ma nessuno arriva.
Tocca ripartire
ogni volta
e la svolta
è mettere fine
al viaggio successivo.

Menzione d'onore XVIII Premio Penna d'Autore

Quante braccia
tendono le tue radici
di quercia
nel bosco che sa di more…
torno ai miei primi passi
tu mi inviti a camminare
verso di te imponente
chioma la tua silvestre…
Nodi scoperti
sul tuo fusto
nei concentrici
su un volto silvano…
Occhi che scrutano
verso il basso
dove io sono
e ti guardo…

Domestico felino
socchiudi gli occhi
confuso tra i passanti
ammicchi a me che ti guardo
gatto solitario mi fai gli occhi dolci
non occorre intenerirmi
già sono sciolta al tuo sguardo
mi immedesimo in te
gatto mi sento mentre
il tuo passo avanza
senza alcun timore…

Un tarlo
scava e scricchiolii
popolano la notte
assedio di rumori
quando è l'ora
del silenzio
sento i pensieri
ma non li vedo
brancolo nel buio
dell'assenza eppure
non smettono i rumori
assediata Notte volgi
al giorno di un'oscura
luce come fosse finto
sole fermerei il tempo
per poter dormire…

Pattume planetario
Nello spazio
scorie di progresso
imbrigliano il pianeta
cosa fare per annientarle?
Intanto afferrano la terra
in una presa ferrea
scandagliano il futuro…
Intanto intossicano
il presente tribolato
da ferree tempeste
padroni temporanei
di uno spazio
una volta vitale
pattume planetario…

Trascorsa l'estate
guardo a domani
nuvole sorvolano
tetti senza rondini…
Ricordo il festoso
volo e attendo
il sereno ritorno…
Mentre muovo
lenti passi
abbrevio sentieri
memori del riposo…
In una goccia
rifletto il futuro
aspetto si avveri…

Da presso il temporale
a fulmini e saette
scrosci e pozzanghere
balenii di sole
trafiggono nuvole
resistenze estive
al dimesso autunno
lotta di elementi
in cui l'acqua
annega i più deboli…
L'uomo resta a guardare
non osa interferire
questioni di natura
pallini di pioggia
può contare
e lasciarsi bagnare… 

Pasticciare allegramente
dispendia dal credere
la vita continuo riflettere
padroneggia la fantasia
mangiare è dolce
in un mare di profumi
dal rum al caramello
mangi la vita
per una volta
non ti mangia
pasticciare allegramente…

 

Rimedi futili
Acuminati sentieri
attraversati ieri
ancor oggi vie
giungere a mete
di fatica promesse
vane soluzioni
rimedi futili
l'essere tramonta
non come il sole
si affaccia all'alba
più chiaro di prima…

Umanità precaria
quando il passo rallenta
la baldanza s'acqueta
immagini sfocano
i contorni delle cose…
Eppure incanto
perfetto osare
sguardi oltre
il grigio di nuvole
dove irrompe l'azzurro…
Occhio sereno
di vita che perdura
nella radura
fili d'erba
confusi con la paglia…

Lungo il fiume di sera
il furetto
in bocca la preda
fugge tra i cespugli
fulmine passeggero
lungo il fiume di sera
bizzarro destino
di una preda
pasto fugace
in un mondo
che si prende la vita...

Vernice gronda
dalla fessura nel muro
ferita aperta scopre
fatiche del cuore
ansima l'affanno
di sentieri percorsi…
Passo dopo passo
si attende la fine
crogiuolo di vite
finite in basso
dove inizia il mondo…

Lucidamente il mare
di lontano guarda
segni bizzarri
parlano di onde
mestamente mosse
dal vento serale...
All'orizzonte un segnale
allarma il pescatore
notte tempestosa
si prepara silenziosa...
Cupe le nuvole affollano
il cielo sornione osservatore
del lento gabbiano volante
ripara sull'opposto versante...
Semplicemente incredulo
l'occhio si affaccia
alla verde radura antistante
è un verde mare parallelo...

Altri pianeti
si aggirano
tra stelle
ellissi giocose
percorrono
abitati da creature
misteriose…
Immagini di vita
futura
rallegrano
la fantasia
batteri o esseri
a noi simili
ci guardano
ci temono
come avventori
possibili…
Solo esploratori
o invasori
pronti a saccheggiare
come sulla terra?
Mettetele al bando
creature allo sbando…

Fugace sentire
tra vette distanti
dal cielo un palmo
chine al riverbero
alato d'aquila
solitaria a cercare
innocenti prede...
Passi felpati
segnano il sentiero
presto cancellata
l'orma a solcare
l'ignaro cammino
vuol sentire l'amabile
frescura penetrante
in orecchi tesi
a carezze di vento...
Sentori di fragole
all'ombra di ciclamini
petali rosati chini
tra foglie trepidanti
umane suole avanzano
rotto il silenzio
al fragore dei passi...

All'imbrunire
avvitata in tornanti
ruotanti spire d'asfalto
in ogni anfratto getto
lo sguardo attratto
dalla macchia bruna
odorosa di mirto
di pino o d'ulivo
vigorosa ginestra
e resti di zagara…
Con scatto lampante
s'arrampica il daino
pericolo scampato
d'essere investito
silvestre creatura
indietro riporta
alle pendici d'Eden…

Cosa c'è nel cupo rumore
che viene dal mare
rabbia di Giove tonante
a lanciare saette..?
Squarciano onde alte
e impossibile sognare
possibili luoghi di pace...
Annuvolato il cielo
impressiona l'animo
sereno un istante...
Casuale canto di cicale
riporta alla mente Estate
consolatoria nenia
accarezza l'udito
fa fremere il mirto
avvizzito dall'aria
che brucia d'estate...

Immagini nude
riflettono i pensieri
nessuna finzione
ricopre l'illusione
di sentire la libertà
fa volare su alberi
dai rami più alti
tortuose braccia
fanno strada
verso il blu
della notte
mi arrampico
come un gatto
e domino dall'alto
oltre il lenzuolo
che copre in basso
audaci momenti
di scoprire cose
celate in diafani
irreali sentieri…

Oltre la visiera
pare il cielo
leggero il velo
di fuliggine
allontana
l'orizzonte
arricciano
scie il piano
marino…
Punte acuminate
inastano le vele
seguono rotte
senza fretta
di arrivare
è un porto
immoto
ma incerto…
Pronto il libeccio
cambia l'ordine
del vento
la barca attende
che l'orizzonte
si rischiari
lancia l'ancora
su fondali frali…

Dissolvenze
annebbiano immagini
chiare poi sfocate
un velo di nuvole
avvolge la voglia
di guardare le cose
appaiono sbiadite
eppure non lontane
dettano passaggi
tornano indietro
le riprese del film
il nastro riavvolge
la vita serbano
i negativi impressa
rimane la storia
vissuta blando
ricordo possiedo
ma non posso
negarlo lo guardo
in immagini mute…

Oro colato
raggi di sole
spioventi sul
selciato negato
sogno di libertà
in cerca d'eternità…
Luce adamantina
riverbera sulla marina
vi si inabissa la vista
accecata si inoltra
tra le onde annegate…
Metallo resistente
inossidabile al tempo
resta eguale scudo
a salvare il mondo
dalla dissoluzione…
Oro colato
scorre il fiume
dai riflessi fulvi
crini volanti
contro vento
illusione d'eternità…

Realtà depredata
dal ponte mi affaccio
a guardare desideri
come pensare a ieri
in villaggi umani
di pacifica convivenza
scambi di pietanze
reciproche conoscenze
osservo luminarie
orpelli odierni
di luce artificiale
promesse di progresso
violate da esuberanti
consumi e orgiastiche
manipolazioni dell'io
perduto in finzioni
giocate a roulette
il piatto gira
in una vuota
spirale vince
il nero il rosso
rimane illusione
passione anelata
realtà depredata…

Al riparo
di fronde d'ulivo
parole vagano
nell'aria ferma…
E' il solstizio d'estate
il giorno batte la sera
di lontano una civetta
il lamento interrompe
il convito parlante…
E' una voce diseguale
zittisce chi ascolta
se ne vuol cogliere
il discorso ma senso
cela nel mistero
di chi vive di notte…
Creatura lunare
si sa nascondere
tra il fogliame
chi ha paura
intende presagi
oscuri messaggi
chi musica ascolta
si lascia catturare…

Estenuante sera
trascorsa a cercare
riparo dal sudore
sfinisce la calura
non dà tregua
a rivoli scorre
sul dorso lungo
il petto attacca
le vesti al corpo
assetato stremato
il cuore inaridisce
la mente svapora
immobile il pensiero
non può correre
si ferma a prendere
fiato nella vana
sosta senza ombra…

Mi guarda il cielo
è turchino benché
non spazzi il vento
mi culla il mare
dai riflessi di sole
bianco come foglio
vi scrive l'ala
di gabbiano alta
una storia vera
protagonisti
uomini e donne
spersi nel mondo
una donna sono io
in attesa di sapere
quali divini piani
si preparano …
Scenografie
misteriose
nell'incerto futuro…

Nel buio del silenzio
ho navigato abissi
in cerca di luce
ho trovato sentieri
in fondo all'oscurità
conducevano al nulla…
A tentoni verso l'uscita
ho scoperto la luna
occhio dilatato sopra
il nero fiume dove
si inabissa il mondo…
I suoi raggi doravano
l'oscura distesa dove
la terra si era perduta
guardava sincera
le dune blu notte…
Occasione di luce
vederla illuminare
la distesa delle cose
rivolgerle le domande
a cui non so rispondere…

Tramontato futuro
Mi perdo in una radura
cerco segni umani
trovo resti metropolitani
scintille di luce artificiale
confondono sembianti
di futuriste spoglie
sfidanti il passato
ora decadenti echi
di civiltà mai vissute…
Ombre percorrenti
tragitti di civile morte
in nome del progresso
scherzo di una mente
sicura di sbaragliare
sconfitta dalla realtà
distruzione di mondi
eretti su viali tramontati
alla luce della verità…

Lungo pendii
su cigli di scogliere
lungo impervii
sentieri su alture
tra soffi vento
ogni momento
ascolto il canto
si propaga in echi
lontani e giungere
può a placare
inutili alterchi
noiosi discorsi
meglio sarebbe
tacere se parole
offendono ascolti
sinceri assaliti
sussulti di nubi
non sciolgono
nodi serrano
la gola riarsa
parole inutili
in cerca di pace…

Mare di fiori
non dai scampo allo sguardo
che si tuffa nell'odore di petali
gialli, rossi, viola, d'azzurro mandi
lontano l'odore, giunge alle nari
incredule soffocano inondate…
Nulla può salvare da un tale
naufragio, come vittime
di un sortilegio annaspano
sospiri dal profumo di viole
rose, tulipani e galleggia
la ninfea incredula di tanto
amore che sale da questo
mare di fiori…

Di spalle al mondo
guardo il profondo
mare una distesa
grande di libertà
invita i pensieri
a distendersi
e quando il vento
lo increspa vedo
una boa lontana
offrire appiglio
a braccia stanche
di sbattere tra onde
sommergono il capo
si spinge verso l'alto
mentre in basso spinto
può annegare in silenzio
nessuno ascolta accorre
una sirena strozzata
vuole ammaliare
il naufrago si salva
attratto dall'ultimo
suo canto in fondo
all'oceano profondo…

Gelsi che sembrano more
Grossi pomi amaranto
dal succo non tanto
dolce ma abbastanza
da lasciare il sapore
odore d'albero ricco
di foglie e sfumature
di fiore appena sbocciato
lascia viola le dita e lingua
trattiene tra le papille succo
viola sulle labbra dipinte
al naturale come inchiostro
macchia il foglio bagnato
poi asciutto da un soffio
alito di secche parole
impresse per amore…

Bello non è
sentirsi inutili
persi nel nulla
non aspettarsi
sorprese domani
e non ricordare
abbastanza
da nutrirsi
di ricordi
più vividi
di azioni
quotidiane
ieri vissute…
Ogni dì uguale
eppure diverso
come svegliarsi
riposati o stanchi
per i sogni belli
o brutti incubi
abbastanza
da nutrirsi
di visioni
più solite
quotidiane
oggi vissute…
Allora è bello
sentirsi immersi
in un mare noto
sebbene solito
basta aspettarsi
di vederlo marea
mutare da bassa
in alta ondeggiare
con lui e lasciarsi
da lui trasportare…

Miriadi di mosche
si posano su groppe
bagnate di sudore
bestie al pascolo
refrigerio danno
a parassiti insetti
si dissetano
mentre le stanche
bestie si assetano
al sole d'estate…
Legge di vita
godere di sofferenza
d'altri affannati
da mestiere d'esistenza
il capo chino
mentre s'alza
la cresta d'altri
uguali diritti
si fa per dire
in verità disuguali…

Le stelle guardano
ma non giudicano
sentieri illuminano
bui e circospetti
rasserenano animi
desti fuori tempo
dubbiosi della luce
diurna risvegliati
da sicure tenebre
in cui si è più soli
ma si sente meno
la solitudine piena
di pensieri in fondo
alla mente emergono
in superficie scampati
al naufragio quotidiano
il caleidoscopio dell'anima
li osserva e si rigenerano
nelle mille sfaccettature
e le stelle non giudicano…

Una fessura nel buio
mi fa vedere la luce
uno spicchio giallo
tra tende amaranto
si muovono nuvole
in un cielo dorato
tra panni a colori
lì fermi a sentire
il calore passare
in fibre di cotone
testimoni immoti
di vita presente
rumore assente
scalza i ricordi
affiorati sul verso
di uccelli spersi
nei nidi sparsi
tra tegole e rulli
di persiane sulle
finestre chiamano
i piccoli le madri
impaurite da occhi
umani indiscreti
che i nidi guardano
per trafugare vite
indifese nascoste
ma non abbastanza…

Senso di libertà
dà guardare
il cielo infuriato
esplodere
a fine meriggio
e liberare
dall'afa pesante
l'aria profumata
di pioggia…
A dispetto
dell'estate
in arrivo torrida
folate di vento
fresco di primavera
accompagna
garruli voli
da gocce benedetti
di pioggia…
Senso di libertà
dà guardare
scenari naturali
sconvolti per natura
danzanti baccanali
di rami di nespoli
odorosi di resina
accattivante l'ape
si lascia catturare…

Strisciante calore
tra caligini estive
scorrerie lenitive
d'indulgenti spore
trasportate dal vento
odore di tigli fioriti
esprimono infiniti
amorosi versi
di generosa natura
verso chi la snatura
rii controversi
scorrono affaticati
da ciottoli dolenti
trote nascoste
non ve ne sono
a risalire il fiume
solitarie rane
attendono girini
sono strane
le onde chiare
ecco lo sciabordare
dei piccolini
in fila a scodinzolare
valsa è la pena d'aspettare…

Divino glamour
Dee da rotocalco
trasformate
in ninfe coronate
d'edera dorata
per passione
mito d'Afrodite
eterno doppio
di bellezza
al di là del limite
laddove regna
l'eterno divino…
Coppiere degli dei
versano balsami
di rose e rossi
pomi di melograno
in alchemiche
ermetiche melodie
saziano gli sguardi
rapiti tra maglie
d'immagini digitali
nuove e antiche
mai tramontate…

A Fernando Rea, per le sue magnifiche opere esposte ad ArteOra, 25 Maggio, Foggia.

Tra rose e biancospini
attraverso radure
verdi e scoscese
declivi collinari
dove chiomati
verdi alberi
proiettano
sincere ombre
giocano sul sentiero
profumato di muschio
striato da erbosi fili
tratteggiano pendii
parole accordate
con accenti sottili
dicono
poesie celate
tra rovi e cespugli…
Acquattata la rana
verseggia nello stagno
sottile la tela di ragno
confonde la nebbia
nel bosco odoroso
interrotta da voli
di passero solitario
all'ombra del pino
cesella fini rimati
discorsi con se stesso
l'eco avverto lungo
il sentiero dell'anima…

Ticchettìo di ore
passate tra luci
e scure ombre
male e bene
si contendono
il primato
perdo il fiato
a trovarne
il capo celato
tra giornate
o le nottate
trascorse
a scacciare
pensieri neri
a immaginare
gai sentieri
da attraversare
rotolano sassi
posso inciampare
ma afferro l'arbusto
solido s'affaccia
dall'albero amico
riprendo a camminare
incerta nel procedere
ma certa di arrivare…

Rosa rossa
fragrante di vita
ora è appassita
dai passati giorni
china sui petali
dai contorni
ora sgualciti
angoli seccati
nessuna rugiada
che li alimenti…
Sbocciata tra spine
recisa più non punge
alla bellezza arrese
le incaute dita
consolata è ora
la mente dal ricordo
del suo profumo
nulla può il tempo
contro la memoria…

Sgombro di nuvole
il cielo azzurra
i tetti delle case
illude primavera
gioia molle
di luce folle
carezze attese
di là da tempeste
salva da naufragi
d'estenuanti nubifragi
sosta inattesa
nello sguardo
delle nuvole
schiarite a seguito
di notti illuni
buie e insonni…

Misura lo sguardo
il cielo lontano
tentativo vano
trovarti in alto
tra nuvole solitarie
spendo il tempo
a imbastire fini
trame illusorie
mentre intemperie
interrompono
i raggi sottili
di pallido sole
una strana congerie
di eventi inattesi
lasciano sospesi
disattesi giudizi
io continuo a cercare…

La vita ritorna
Le spighe parlano
mentre si lasciano
carezzare dal vento
straordinario evento
vederle ondeggiare
parlano una lingua
di verde natura
quando matura
celere imbiondisce
al tocco di Cerere
rimane cenere
quando le lambisce
la lingua divoratrice
d'ogni forma di vita
eppure purificatrice
di una terra ardita
nel riproporre
vita rinnovata
nelle nuove
verdi spighe
miracolo cosmico
ricrea il biologico
ciclo vitale
dalla spirale
della morte
ritorna la vita…

Primavera d'autunno
Dal cielo grigio
una rondine
s'affaccia
lancia un grido
avverte l'arrivo
del temporale…
Fragore tra le nuvole
intempestivo tuono
alcun lampo acceso
una luce soffusa
si riflette in finestre
accostate in attesa
di vento di primavera…
Ma arriva d'autunno
un vento sibilante
concerto ansante
si leva dalle tende
una risposta attende
a intime richieste
di rinascita floreale
la malva col capo
chino nell'aiuola…

Non dormo
inquieta
non mi lascia
interrompere
i pensieri
la notte buia
accende
la mente ansia
di percorrere
spazi vuoti
non visibili
di giorno
belle di notte
mostrano petali
al calar della sera
di giorno li serra
profumo cela
di notte svela
odore di primavera
resiste alla calura
la notte d'estate …

Scorre l'acqua
e si sciacqua
la mente
si rasserena
tra pensieri
quotidiani
e tra gesti
soliti ride
a una vita
comune…
Grata
ai ricordi
viva
di sentimenti
allontana
i dolori
di un tempo
reo e ingrato
paura resta
nei sogni…

Pensosa
abito luoghi
impervii
mi arrampico
ma non sono
stambecco
agile e sicuro
tentenno
tra i sassi
rotolano
in basso
se colpiscono
incerti
visitatori
di luoghi
oscuri
nascondono
paure di chi
s'avventura
e non lo sa
di trovare
erti sentieri
solo misteri
mai svelati…

Quando il sereno
ritorna il buio
rimane un sogno
brutto passato
ne resta l'amaro
odore lontano…
Ne temi il ritorno
rimandi indietro
il timore affiorato
e vai in cammino
lungo il giorno
in discese e risalite
cogli il seminato
erba secca miete
il cuore affranto
e risemina in attesa
d'un migliore raccolto…

Se ti dicessi
che fremo
di fronte
all'eremo
dove l'anima
sola alberga
braccia larghe
l'accolgono
sincera con sé
libera di per sé
dove nessuno
giudica o parla…
Silenzio l'ascolta
in sospiri o pure
in sussurri oltre
limiti insensati
dettati dal si dice
o pure dal si crede
è questione di fede
accettare il limite
dell'umana filosofia
rinascere alla fonte
del mistero con pia
devozione alla vita…

Quando il sereno
ritorna il buio
rimane un sogno
brutto passato
ne resta l'amaro
odore lontano…
Ne temi il ritorno
rimandi indietro
il timore affiorato
e vai in cammino
lungo il giorno
in discese e risalite
cogli il seminato
erba secca miete
il cuore affranto
e risemina in attesa
d'un migliore raccolto…

Prematura afa
inonda le membra
stordite e sudate
luccica l'aria
come trapassate
lame dal sole
svanite le scie
di un resistente
inverno rivale
tuttavia starnuti
non trattenuti
sanno di freddo
mentre il caldo
spossa le membra
non vi si ribella
il verso di passero
la cui favella
precede un'eco
di vento leggero
sa di primavera
ridesta le membra…

Nuove melodie
cantate da stordi
guardi mentre odi
e vedi solo rami
abitati da foglie
oppure son merli
a fare nuovi orli
all'aria con aghi
di primavera…
Luce non passa
alla frescura
dell'ombra
sonante al verso
di canto d'uccelli
non curante
di resti fasulli
lasciati sul ciglio
da uomini incivili…

Nido caduto
Qualche piuma
tra fili di paglia
cavo al centro
non accoglie
più piccoli nati
oramai volati
in cerca di vermi…
Vuoto il becco
della madre come
vuoto è il nido
ricordi d'infanzia
svanita nell'aria
ne resta qualche
piccola piuma…

L'anima gentile
appartiene a chi
non risponde
all'offesa
col vilipendio
e finisce
con l'essere
vilipesa.
Profonde ferite
solcano la sua mente
che mortifica
la riscossa
che pressa.
Non fa che resistere
e sopporta macigni.
Ma come Sisifo
non sa quanto
durerà il supplizio.
Stretta nella morsa
del folle gioco
trascorre i suoi giorni
divorata dal giogo.

Segreti
in visioni appannate
da strati di annuvolate
sorprese battute
da nordici venti
avvisano brividi
percorrono avidi
schiene piegate
da battiture e pestate
dalla vita ingigantite
vorresti finisse
la solfa stessa
di giorni uguali
sempre normali
traversano orbite
non accettano diversi
percorsi fuori da rotte…

T'invoco
edè giorno
ti penso
edè notte
t'immagino
nell'attesa
in una fila
d'anime ferme
vuote sagome
non serbano
più nulla
della vita
occhi fissi
sulla porta
del mistero
aspettare non pesa
a te come a me
sapere dove sei…

Scenari mediterranei
Scie di papaveri
rigano rossi
verdi spighe
solleticate dal vento
onde d'un verde mare
ne sale da terra l'odore
mischiato alle zagare
spuntate tra bocce
d'arancio e foglie
d'un verde carico
lucidate dal sole…
Mentre all'ombra
i limoni splendore
spandono nell'aria
appollaiati gabbiani
affondano nella terra
zampe avvezze a vie
di mare alla ricerca
di cibo tra i semi
deposti nelle zolle
dalle umane mani
macchie bianche…

Tortora tuba
querula voce
tra ali volanti
allarme di vita
tra i cipressi
sempre muti
testimoni
della fine
del tempo
millenari
loro restano
a sventolare
cime tra acuti
di vento arcano
non lo temono…

Cime ondeggianti
in alto ai cipressi
dicono di sì o no
a sussurri di venti
sono loro stessi
a parare i venti
caldi o freddi
le cime ansanti
l'urto frenano
senza scuotere
alla base il fusto
tenuto fermo
da radici possenti
salde dicono
di non fremere
di accettare la morte…

Sprofonda la ragione
in una visione
surreale occasione
d'un tempo
che non ritorna
incorniciato
in un passato
dai contorni sfumati
estremi riesumati
per non perdere
quel ch'è stato…
Un volto si staglia
tra nuvole dall'odore
di canfora o naftalina
ricorri a una foto
in bianco e nero
serbi coloro
che furono
e più non sono
in imbalsamato
intatto amore…

Estate calda di primavera
annunciata da venti d'Africa
a scoprire membra assopite
da un lungo inverno ospite
di giornate senza carica
trascorse dietro vetri
dalla pioggia battuti
e da ventate sibilanti
come meste oranti …
Echi di sentenziose
sibille di oracoli
impietosi complici
lontani dai miracoli
della bella stagione
che fuori orario
sboccia inattesa
dall'aria indifesa
pur pronta all'offesa…

Quanto stretta
la strettoia di pensieri
senza via d'uscita
tormenti assai veri
sulla via segnata
momenti leggeri
sostituiti da neri
selciati in deserta
via fatta in salita…
Un fiore colto
aroma annusato
donato da natura
effetto di premura
d'un tempo sconsolato
per un futuro agognato
coperti da veli di nubi
i suoi rumorosi silenzi…

In attesa di meglio
veglio sul sereno
un brivido sale
lungo le spalle
mi ricorda
di non illudermi
e non lusingarmi
d'un caldo insolito…
Non è l'estate
a sorprendermi
insolita primavera
lascia sbocciare
ortiche urticano
lo sguardo insano
prodigio accanto
alla rosa nato…

Un urlo
l'aria spezza
lancia strazia
il sereno inerte
rondini smarrite
albergano scie
d'aria imbalsamata
cercano la ragione
d'uno strazio tale…
Rondine madre
rimane abbandonata
in cerca di ragione
l'urlo lancia
tra la folla giovane
di nere ali vagabonde
straziato il sereno
confuse sondano
pur senza ragione…

Mi chiedo perché
nascere per invecchiare
e a poco a poco lasciare
la vita che ti allontana…
Più facile è chiedere
perché l'amore dato
ci abbandona pure
pure se non è finito
il bisogno d'avere…
Un rincorrere amore
la vita sulla terra
per darlo come
per riceverlo
per perderlo
all'improvviso
come un dono
trafugato da ignoti
notturni avventori…
Rimane lo sforzo
della memoria
per non smarrire
gli sguardi i gesti
le parole i sentimenti
come misteri rivelati
da chi ti ha amato…

Un anno finito
inizio d'un altro
fa sentire il gusto
dell' attraversato
tempo scandito
dall'aumentare
delle pene
del sentire
di piene
d'un cuore
dal contraltare
veloce a rallentare
il passo nell'andare
incontro alla fine…
Un tempo mansueto
da non rallegrare
giorni da trascorrere
triste quello passato
ancora troppo presto
si sentono primavere
ancora lontane vagare
nel baluginare di luce
fioca per illuminare…

Ancora nuvole
a ingrigire
attesi sereni
non soffi
di primavera
ancora sbuffi
d'inverno
a rabbrividire
nude epidermidi
eppure
non cerchi calore
a stonare
con sentori tiepidi
d'un sole che muore
sereni futuri attendi…

Fitta dall'orecchio
penetra a solleticare
fastidiose fantasie
anneganti
in una natura morta
spennellate furiose
curiose d'un mondo
celato da rovi sporgenti
dalle spine pungenti…
Dal timpano profondo
echi giungono voci
perforanti
stralunano la mente
senza vigore la risposta
affiora allo sguardo
fisso sul mondo
rimane a guardare…

Un raggio di sole
s'impone allo sguardo
furtivo s'insinua
nei bui pensieri
vorrebbe sfrondare
paure e i vuoti
che appantanano
l'anima non libera
di lasciarsi scaldare…
Una luce eccessiva
di contro all'aere
freddato dal vento
ti sposti insieme
all'aria sbattuta
verso una meta
che sia nota
rifugio sicuro
in cui riparare…

Un corvo starnazza
un piccione svolazza
tenzone perenne
arruffa le penne
gioco di parti
ognuno la sua
più facile tra
volatili salti
tra un pigolio
e un fischio
allerta in cielo…
E noi a terra
siamo contrari
diversi i binari
non capiamo i segni
giungere dal cielo
in piena confusione
teniamo conversazione
simulazione di tenzone
altro non comprendiamo
stolti emuli affanniamo
in una stolida commedia…

Ventate di parole
assalgono discorsi
nulla dicono
solo feriscono
chi non ha forza
di attendere ritorni
di bonaccia queta
animi e immagini
serene le menti
rivolgono a ragioni
lumi si accendono
ritorna la ragione…
Perché tempesta
invade umori?
Improvvisa
inattesa spira
tra le maglie
dei pensieri
accende rancori
semina sospetti
litigi scoppiano
la pace giorno
assai lontano
chimera vana?
Rimane inattesa…

Il letto vuoto
Stanza silenziosa
fumosa ancora
di sigarette succhiate
come ossigeno nero
un eco di lontano
riporta il richiamo
della voce tua
la prova del tuo
esserci ancora…
Immobile il letto
parla di te ancora
del tempo scandito
dal tuo affannato
canto, chiamavi
tua madre cercavi
il conforto di braccia
accoglienti nella culla
dove nascesti, quello
ora il letto in cui giaci…

Dormiveglia
tutta la notte
a occhi chiusi
o con occhi aperti
il nulla ti consuma
non ti lasci andare
è paura di non tornare
vedi quel che non si vede
in una liquefatta oscurità…
Sprofondi nel silenzio
che è colmo di rumori
visioni sono i pensieri
non vorresti guardarli
per non dover tornare
all'abbagliate luce
d'un giorno senza luce…
Ne senti la fatica
di tirare avanti
le gambe cedono
per il notturno
andirivieni in corsa
senza ostacoli
forsennata corsa
nessun conforto
di parola amica
invochi un colpo duro
per interrompere il folle
cammino in una eterna
notte senza luna né stelle…

Allontanata dalle cose
increspata la fronte
ridesta infantili
pensieri balenanti
nella pacata mente…
Interroga lo sguardo
movimento di bocche
cercano possibili
motivi che distanti
allignano in angoli
nascosti della mente…
Bambina ritorni
i passi incerti
della memoria
vagano intorno
alle cose che vedi…
Le tocchi con le mani
senti che non ci sono
i tuoi sogni infranti
nel nulla annegati
perduti nel vuoto
del tuo sguardo…

Sento emozione
è una stretta al cuore
pesante fa il respiro
che sembra un'apnea
una fitta nell'occhio
scioglie una lacrima
vorrebbe scendere
ma si trattiene
tra le palpebre
per non guastare
un' armonia tale
da prendere i sensi…
Ti arrendi alla vertigine
che il ventre fa tremare
ti senti una foglia
trascinata dalle onde
di un torrente in piena
non sei tu a scoprirla
ti scopre l'emozione
e chiudi gli occhi
per non esserne
travolta ma al buio
il capo gira vagale
l'onda ti trasporta…
Avresti paura
se non si trattasse
di scene di natura
sinuosa scultura
un lungo ramo
che sabbia ingoia
docile serpente
che non tenta
mentre indica
sassi a pelo d'acqua
cristallina visione
d'un lambire d'onda…

Senso di solitudine
Si nasce soli è vero
si sa si muore soli
eppure l'illusione
di sentirsi insieme
non ci abbandona
quell'aria sorniona
mentre procediamo
a piccoli passi lenti
ci dice che siamo
animali sociali tristi
quando restiamo soli…
Dicono che i gatti
imparino dall'uomo
la loro indipendenza
ma io vorrei imparare
da loro a fare le fusa
per provarne il piacere
e alzare la coda via
andando senza rancore…

Non è bello
sentirsi fuori luogo
non essere nel giusto
posto all'istante giusto…
Una mortificazione
rabbuia il volto
la parola annaspa
in una gola chiusa
vorresti non essere
là in quell'istante
si potesse cancellare
e daccapo ricominciare…
E' questa l'insolvenza
della condizione umana?
O l'uomo quando è solo
può vedere il mondo
a suo proprio modo
e trema a scoprire
l'inganno quando
è in mezzo agli altri?
Essere tra gli altri
spoglia i nostri limiti
a meno che non si reciti
una parte non agli altri
fuor di dubbio a noi stessi…

Aquila o falco
Femminile
e maschile
di libertà
fatta d'ali
libranti tra nuvole
vibranti in cielo
senza alcuna paura
l'ardore fatto carne
forza della natura
con occhio discerne
da massima altura
né bisogno di lucerne
la rotta da seguire…
Lasciarsi trasportare
dalle vele del vento
nel mare d'aria
infinito da navigare
nulla chiedersi
di ciò che sarà
nulla sapere
dell'ultim'ora
salpare ogni volta
per attraccare
e non sapere
dove lanciare
l'ancora in mare…

Mi alzo a fatica
stendo le gambe
rigide le sento
non sono pronte
rinuncerebbero
potessero
a camminare
mi do la spinta
mi metto in piedi
la giornata comincia
ma rinunciato avrei
a camminare…
Ricominciare
come se il giorno
fosse il primo
mi fa sentire
la bambina
ai suoi primi passi…
Mi chiedo gli ultimi
come saranno…

Stralci di inverno
Pensi all'autunno
nuvole plumbee
carezze ceree
il sole scacciano…
Pensi la primavera
non può arrivare
non è tempo ancora
per i fiori di rinascere…

Stralci di inverno

pensi l'azzurro lontano
pallido il sole smorza
il grigiore a oltranza
silente è la tortora…
Pensi non tuba ancora
il tempo quando verrà
che la luce spargerà
oltre quest'ombra…

Maturità voleva dire saggezza
ora dà un senso di vaghezza
come non essere all'altezza
di quel che si è o si fa…
Si è per continuare a essere
si fa perché si deve fare
più perché ci viene chiesto
che perché lo si voglia fare…
Come essere entrati in una parte
non perché sia il copione scelto
per essere chi per noi ha deciso
non per essere chi vogliamo…
Che voglia dire questo saggezza?
Accettare l'idea che libertà
sia un'idea e non una realtà
che sia un sogno vagheggiato
non l'avverarsi di un progetto…
Come percorrere tutta la vita
senza sapere cosa ci aspetta
muovere sempre la pedina
senza sapere di fare scacco…
Che libertà sia annusare un fiore
o cogliere il filo d'erba che si cela
nelle parole come la fonte nascosta
nel sottobosco tra i sassi tra l'erba..?

Se vivere è…
Ridere ti te
che ridi di me…
Piangere
per un caro andato
o un nuovo arrivato…
Sentire palpiti
per il fiore generato
che dalla paura mi sveglia
la notte di soprassalto…
Chiudere gli occhi
per seguire meglio i segni
che mi rigano in volto…
Annusare l'aria
per dividere ossigeno
dall'ossido di carbonio…
Fuggire per non vedere
morire l'amore
che mi ha generato…
Guardare il cielo
per toccarlo
almeno con un dito…

La porta vibra
il vento sfibra
serrato discorso
per non ingannare
orecchi aggrediti
da rumori arditi
svegliano dall'oblio
torpore di coscienza
capire è per decenza
di essere al mondo
scoprire l'inganno
di essere amati
da soli si resta
a cercare risposte
a non capire domande
nonostante tutto amare
perché non si sa odiare
zittire il vibrare
della porta
ignorare il rumore
del vento che sfibra…

Un giorno
ti accorgi
senza motivi
di percorrere
vie nuove
ma non sai
dove conducono
ne avverti il suono
sotto le suole e sali
scendi ti fermi riprendi
il cammino intrapreso.
Ti chiedi se sei nata
ci sarà un motivo
la risposta non data
la trovi nella vita
in cui affondi
e se non anneghi
è per la vita data
fiore lanciato
in aria profuma
di balsamo
irrora le zolle
della terra
che attraversi…

Quattro passi nella notte
a braccetto con un'amica
fedele compagna di veglie
e di sonni leggeri o pesanti
condividi con lei pensieri
ossessioni, paure, sorrisi
e se lacrime scorrono
non temi di bagnare
sai che son raccolte
dalle mani generose
di un'amica fedele…
Non ha orecchi che
per te che racconti
la tue pene oppure
sciorini le tue gioie
ascolta persino tuoi
silenzi, le parole che
non trovi, perché sei
a secco di emozioni
e ti consola col buio
dei suoi occhi spenti
fari senza bisogno
di luce, come canti
che non han bisogno
di musica o strumenti…

Folate di vento
  gelate ondate
 d'aria fendenti
scoprono fragilità
 di sensi umani
  che schivano
   duri i colpi
    di inverno
Eolo impietoso
 su ingloriosi
   volti spira
passi frettolosi
incedono verso
  mete comuni
  eppure ambite
 purchè al riparo
per scansare duri
colpi e incessanti
   a denti stretti
  corrono ansanti
 irrigiditi dal vento
il coraggio s'è spento…

Asfittica indifferenza
male dei peggiori
museo degli orrori
niun'umana ingerenza
preferisce non sentire
sceglie di non vedere
per lei ancora di salvezza
per non scalfir giovinezza
una maschera il risultato
è di cera il suo broccato
nessuna trasparenza
né segni di speranza
di marmo e oro colato
l'espressione del volto
nessun amico cercato
nessun amore voluto
spirito di sopravvivenza
autodifesa ad oltranza
nulla risulta l'operazione
fatta di unica sottrazione
per non subire tradimenti
azzerare tutti i sentimenti
il peggiore dei tradimenti…

Il mestiere di scrivere
è mestiere di vivere
come respirare
come partorire
figlia del vento
ti fa sentire
e su leggere
nubi ti trasporta
vedi piovere
e non sai come
gocce cadono
senza rumore
brusio leggero
producono le cose
accadono al tuo sguardo
catturano un suono
dipinto come
un colore colora
prati fiori mari
monti siepi alberi
foglie producono
forme e odori
il respiro confondono
e non sai s'è ossigeno
o fantasia di umori
note di linfa di boschi
cattura i tuoi occhi
e muove la tua mano…

Falce rovesciata
in cielo turchino
come una conca
raccogli i sogni
segni di anime
perse nel cielo
aggrappate pie
a una stella sola
neo luminoso
rischiara punte
del lembo tuo
avvolgente là
dove capovolta
sei, falce, calice
raccogli i pensieri
fuggenti su sponde
di marmo, profonde
mani le han scolpite
rispondenti a voglie
segrete, han creato
una danza di pietra
sagome giganti
attorno a bagnati
zampilli fulgenti
di fonti di pietra
danzano il tempo
che non passa
immutato resta
sotto il cielo
che illumini…

( Roma, P.zza del Popolo 25 Febbraio 2012 )

Due calci ad un pallone
tra urla stridenti
e corse infinite
instancabili
ragazzi
poco vogliosi
di crescere
corse ardite
senza affanni
ore che passano
inesorabili…
Ragazzi crescono
come non sanno
le corse infinite
non ancora finite
anime infantili
restate immobili
a guardare il pallone
preso a calci ancora …
Un mondo piccolo
che rotola salta
torna indietro
riprende a saltare
in avanti corre
il gioco di ieri
come il gioco
di oggi…
Il gioco infinito
della vita che scorre
inciampa ogni tanto
e riprende uguale
come ieri
lo stesso il ritmo
come un attimo
durasse il tempo…

La mente lavora i pensieri
come l'erpice i campi
li rivolta li dilania
come fossero zolle
indurite dalla siccità
in attesa di frescura
come succede la sera
quando vapori umidi
fumano nebbia leggera

     e le nere zolle
     si confondono
     con l'oscurità…

Allora conforta il canto
del grillo compagno
della rana in contralto
tessono lodi alla sera
fedele compagna seria
conserva nel segreto
i pensieri a riposo per ora
semi nei solchi in sosta…

Amore romantico
Romanzo la vita
d'amore vissuta
eroi affranti
da cuori infranti
la bella adorata
pur non bella
purché amata
tinte fosche
pitturano gesti
all'amore rivolti
belle orche
divorano l'anima…
Amore per lei
fino a odiare
se stesso eroe
incauto sceglie
la morte se lei
non può avere…
Amore e morte
binomio romantico
nostalgia di romanzo
in un'era assediata
da finti belletti
da studiati gesti
in cui si mima l'amore
ma non si mostra cuore…

La mano traccia un cerchio
a mano a mano più perfetto
per ridurre le distanze
tra lo sguardo e le cose
si avvicinano sfocate
mentre gira il cerchio
vorresti fermare
lo strano gioco
ma la mano continua
il gioco non si ferma…
Il tempo passa e vedi
più sfocate le superfici
delle cose e malandata
accompagni la tua vista
tu aiuti lei non più aiuta
lei te nella facoltà
di vedere le cose
vorresti credere
nell'immaginazione
ma fa acqua l'illusione…

Attendi l'ultimo viaggio
quello in cui Ulisse sperò
e che nel baratro schiantò…


Uno spunto di riflessione su quanto accade negli ospedali nel 2012...
(scandalo al pronto soccorso dell’Umberto I di Roma)

Il valore di una vita
da un laccio stretta
cervello latente
in comatoso limbo
su una barella
da giorni reietta
assente l’anima
di chi ti ignora
il valore di una vita
per caso assopita
in stato di non vita
ma pulsante tra
battiti di cuore
non morto ancora
morto è il cuore
di chi non sente
i tuoi sonori battiti
e lascia battere
il suo per inerzia
asfittica indifferenza…

Cos'è una certezza
se non l'effige
di sicura incertezza
un voler asserire
qualcosa di certo
perché avvenuto
ma quanto dura?
Il tempo di asserirlo
e lo vedi svanire
in una nuvola di fumo…
Allora comprendi
l'illusione di averlo
creduto e asserito
la disillusione vale
nel tempo successivo
e percorri i giorni
con zavorre su le spalle
faticoso il cammino
ma ti allietano le zolle
arate dal tuo passo
stanco indietro le lasci
per chi voglia gettarvi
un seme potrebbe fiorire
non sarebbe stata allora
inutile la fatica di arare…

Sento il rumore
di pensieri erranti
in attesa di esplodere
mine vaganti
soccorsi da certe
nuvole circospette
ondeggiano ridurre
le distanze vogliono
tra occhi e immensità
ma si scorge improvviso
il celeste in cui affoga
lo sguardo non tocca
il fondo e meno male
un raggio di sole
stringe la pupille
e a terra rimani
si sente il fondo
il prezzo da pagare
per non sentire la vertigine
del vuoto è restare a terra…

Amo dunque sono
pensare è essere
ma non basta
dubitare è essere
ma non basta
sapere è vedere
ma non basta
per essere
sentire è capire
ma non basta
per essere…

Amare è pensare
dubitare e vedere
sentire e sapere
toccare e capire
dunque è essere…

Un peso sulle spalle
ti fa stiracchiare
oltremodo inutile
tentativo di liberare
lo spirito inabile
a reggere il peso
di essere vilipeso
per fessitudine…
E' un'abitudine
ormai allontanare
fantasmi dell'orrore
battutisi con disonore
su destini vissuti
senza fare sconti
ma alla fine dei conti
cogli aspetti inaspettati…
Non sai se è la vita così
o se è la morte che un dì
ti coglie e tu te l'aspetti
per i discorsi non detti
per i sorrisi insensati
per non preoccuparti
allontanano dalla realtà
per non dirti la verità…

Gratitudine
sfoglia un fiore
privo di sicure
mete da ambire
voglia di odore
da elargire
con candore
non sa odiare
vuol profumare
mani amare
sogliono sfiorare
senza resistere
a tentazioni vere
tutte le primavere
sogliono scrivere
di nuovo vivere
di luce inondare
pensieri dorare
la natura lodare
con olfatto cantare…

Microscopiche trame
attraverso vi passa
sbiadita luce soffusa
come non fosse
sole a illuminare
ma fonte misteriosa
illumini le cose
non sono rosse
il fuoco non le attizza
né un colpo le raddrizza
seguono un corso
del tutto diverso
come spinte da istinto
che insinuatosi lento
le distolga dalla realtà…
Un moto lento
lenisce lo sguardo
non è un traguardo
voluto né negato
uno sgorgare lento
di vita sospesa
tra cielo e terra
come un'attesa
non voluta né cercata
misteriosamente data
per essere nata
e ancora vissuta
un ricamo disegnato
da un destino segnato…

L'amore in silenzio
ti raggiunge
non corre
ha lento
il passo
felpato
ti segue
non aspetta
che ricambi
sa essere
veemente
quando vuoi
calibra toni
acuti di voce
posa dolce
la mano
sulla mano
tua fredda
la riscalda
tenue sguardo
nello sguardo
tuo distratto
ha catturato
senza fretta
ti aspetta
non teme
di dare
non freme
di avere…

Sindrome del poeta
Il giorno comincia
le ore passano
le faccende svolte
si accumulano
le lancette corrono
le giornate vuote
senza ancora pensare
alle parole non scritte
nei versi del presente…
Cerchi lo spazio
insegui il tempo
freme la mano
mossa da necessità
non può ancora
fermare il moto
la mano spinge
a cercare i tasti
a trovare le parole…
Una preghiera
si alza da mani
in croce le dita
invocano versi
celati in anfratti
profonda mente
non più riposa
scava nel fondo
di pensieri colti…
In un sussulto
cuore imprigionato
da emozioni forti
è un'esplosione
incontrollabile
ogni vuoto si empie
ne vibrano le tempie
il vulcano s'è spento
ha trovato l'accento…

Appari luna
prima bianca
poi gialla
riflessi di sole
ti danno colore
ma tu non tremi
di emozione
imperturbabile
trionfi sui tetti
ti lasci attraversare
da nugoli di zanzare
o stormi di uccelli
da nere ali di corvi
o minuti voli di passeri
non ti scuotono boati
di aerei increduli
alla tua impassibilità
soltanto tua l'abilità
di restare immobile
al caotico inutile
di chi ti svolazza
intorno distratto
e il mondo impazza…
Ma tu rimani attenta
a guardare il mondo
a illuminare il cieco
che ha smarrito la via
non ti servono torce
ti basta la compagnia
anche di una sola stella…

Per l'uomo è facile
negare l'innegabile
quando guarda se stesso
riflesso in uno specchio
oppure in uno stagno…
La superficie liscia
o scabra non rivela
alcuna verità, velata
dalla pietà di se stesso…
Compassionevole
risposta alla riflessa
immagine, ma fole
non bastano a non dire
il tempo non vissuto
nell'inconsapevolezza
deviando da saggezza
lo sguardo fissato
in superficie, svagato
da quotidiani dilemmi
commedie non drammi…

Bianco di latte
fa luce di notte
fiocchi scendono
sommessi posano
coriandoli incolore
al tatto alcun odore
si lasciano sfuggire…
Stretto tengono in segreto
umore non ancora spento
come lagrima riga il vetro
vengono giù senza rimedio
al niente di chi nel tedio
protrae suoi grigi giorni…
Alcuna speranza che torni
sole a far luce sul sentiero
coperto dalla coltre bianca
smarrito è il punto d'arrivo
sbiadito il punto di partenza
il bianco di latte non basta…

Elogio del libro
Per guardarti ti sfoglio
per capirti ti leggo
per sentirti ti tocco
per annusarti ti voglio
per ricordarti ti cerco…
Sei frutto di conoscenze
sei estratto di pensieri
sei effetto di illusioni
sei la virtù dei sogni
sei oggi come ieri…
Non temi senescenze
non passi come ore
dal capoverso al punto
tra le tue pagine
si ferma il tempo…

Un sorriso
può accendere
il buio della notte
può sciogliere
il ghiaccio di morte
può donare
la luce dell'alba
può inebriare
la solitudine triste
può snervare
l'insaziabile egoista
può abbattere
i muri dell'odio
può consolare
l'animo smarrito
può districare
gli impervi sentieri…
E'una dolce armonia
nell'amara discordia…

Se vivere
vuol dire sentire
basta toccare
il velluto
dei frutti maturi
basta cogliere
l'armonia
del pigolìo dei passeri
basta il calore
al crepitìo del focolare
basta l'odore
delle spighe mature
basta il sapore
salato del mare
basta l'afrore
di foglie silvestre
basta guardare
alla luce lunare
basta consentire
all'aquilone di volare…

Megalopoli
in fuga tremano
in corsa volano
in folla annientano
il tempo si riduce
l'incedere di ore
nella folle danza
se presto o tardi
non muta il gusto
la bocca di amare
parole si empie
ma rimane vuota…
Svuota la frenesia
senza la fantasia
sbigottiti lascia
privi di armonia
gli animi afflitti
non hanno ali
per volare giù
i piedi attaccati
a duro cemento
impastoiati giù
trascinano giorni
senza immaginare
una vita migliore…

Orme
lasciate ieri
da leggieri
passi avanti
a cercare
motivi veri
per vivere
sacrifici umani
affrontavano
in animo sereni
certi di tornare
a donne fedeli
e patrie onorevoli
segni di passati
eterni valori
eternati da gesta
eroiche impavide
di dolore e di morte
labbra rosse o livide
d'amore o di morte
serbavano in baci
onore e rispetto
nulla a dispetto
di amicizia
sincera e leale
lo sguardo regale
fiero e senza ombre
rischiarava il volto
specchio della luce
di anime limpide
pulita la fonte
che le dissetava
non cancellate
quelle orme...!

Se morire
vuol dire
non sentire
non vedere
non respirare
immagini di essere
chiusa in una scatola
senza via d'uscita
immobile guardi
indietro nella vita
ora oramai finita
la memoria tesse
la trama di ricordi
nitidi o sbiaditi
l'emozione decide
che li accompagna
ti prende per mano
insieme a loro
torni a scrivere
quel ch'è passato
il poema eterno…

Oltre l'orizzonte
illusorie nuvole
ti trasportano
su fili di cielo
gli aerei binari
conducono treni
diafane le forme
verso le estreme
mete dei sogni…
Trovi una porta
chiavi non hai
per entrare
oltre la soglia
aria di mistero
tra le fessure
giunge e irrora…
Il tuo pensiero
radici umane
lo nutrivano
è pronto ora
per il decollo
verso le mete
di sogno eterne…

Non serve
arrossire di vergogna
o impallidire di paura
se l'umanità ti vede
ma non ti guarda
non serve
raccontare un sogno
o inventare favole
se l'umanità ti sente
ma non ti ascolta
non serve
costruire pensieri
o vagare in sentieri
se l'umanità ti segue
ma non ti risponde
non serve
trovare scopi
o cercare cause
se l'umanità ti chiede
ma non ti comprende…

Essere felici
si può scegliere…
avendo colto il dolore
non potendo perdere
effetti suoi nell'anima
pur lasciandosi inondare
dalla freschezza viva
d'una folata pura d'aria
lasciar spazzare via
la bruma in strati scesa
sulla vita ogni giorno…
Decidere di sorridere
e non dolersi nel pianto
purchè sia un sorriso
sentito e trasmesso
invece di un pianto
solo e senza lacrime…
Solo lacrime di gioia
possono rigare l'anima
e servono a trasmettere
il profondo sentimento
come un sorriso rubato
all'onda in riva al mare
o alla fronda assolata
su la vetta dei monti alta…

Basta sapere
di essere in quel che fai
basta credere
di essere in quel che dai
basta volere
di essere oltre quel che dici
basta desiderare
di essere sinceri con amici
basta sentire
di essere nel sibilo del vento
basta nutrire
di essere come fantasia
per giocare tra voli alti
e guardare verso il basso
con lo sguardo che scruta
quel che in orizzontale
non vien visto né udito
scoprire misteri tra cose
scontate da non sembrare
vere come la prima parola
affiorata per caso su labbra
di un bimbo muto fin allora…

Superbo sole
entri fra le fessure
di un muro
o tra gli spazi
di una siepe
invadi l'alba
e bruci il tramonto
colori le spighe
e inaridisci le zolle
carezzi la fronte
e perfori le pupille
fai sgorgare sudore
e dissecchi le fonti
scaldi verdi ramarri
e annerisci piante
a tuo piacimento
agisci dando vita
o causi tormento…

Se perdessi la vista
vedere non potrei
sfumature grigie
di nuvole nel cielo
cinereo al crepuscolo
cavalli alati sorvolano
i tetti piatti e uguali
li trasformano in piste
lì il pubblico acclama
al più forte dal fulvo
mantello destriero
desiderio del cavaliere
migliore non risparmia
fatica fino a morire
zampe in alto
crini al vento
sfida l'universo
diversa creatura
nata per vincere
cavalco quel destriero
e non ho paura di nulla…

Secco il vento
asciuga la trachea
fa fatica a scendere
la saliva s'inceppa
e strozza la parola
quel che disseta
cerchi d'intorno
vedi solo sterpi
la terra pensi
non dà più frutti
dove potrai il fiore
desiderato cogliere?
Stremati i sensi
non rispondono
a flebili percezioni
arrochita la voce
non emette suoni
monosillabi freddi
non bastano a dire
il bisogno d'amore…
L'orecchio teso
ascolta se giunge
da lontano un'eco
riflesso di voce
lontana incide
sulla corda
seppure sorda
timida risponde
al suono invocato…

Nell'ombra vedo
riflessa la mia vita
in un lenzuolo
bianco, nera l'ombra
si muove al canto
dell'anima insicura
vorrebbe accanto
un pilastro certo
a sorreggerla
a guidarla
perduto l'orientamento
effetto di sgretolamento
non trovarlo accanto…
Svanita l'illusione
trovi una dimensione
palliativo di sopravvivenza
costa accettare la finzione
l'accetti se puoi talvolta
immaginare l'ombra
divenuta un fiore
a spargere profumo
ovunque lo sguardo
muova a ridosso
di un bel mondo…

Amichevole uno sguardo
può essere casuale
mentre per strada
pensi ai casi tuoi
e incontri occhi
che ti parlano
usano le parole
il tono che vuoi…
Non danno chiare
risposte guardano
iridi che incontrano
mentre si cammina
per caso cercando
una risposta tra passi
silenziosi andando
piano o in fretta…
La risposta perfetta
rimane in silenzio
ti osserva con fiducia
ti sprona nel giusto
verso mentre non sai
cosa ancora ti aspetta
quando è successo
non ne sei sorpreso…

Un uomo si scappella
e indietro mi riporta
quando costumate
dame incedevano
sicure del rispetto
che incutevano
salute erano
per l'animo
quando villano
le incontrava…
Giullari e trovatori
ne cantavan le doti
l'altera castellana
rendeva assai gentili
animi dapprima bruti
e l'angelo di Dante
fece prendere il volo
ai non nobili villani …
Salutare il saluto
della casta Beatrice…
Che miracolo accade?
Se uomini in strada
si scappellano miti
di rispetto antico
desìo manifesto
in cavalleresco
ritornato gesto
a consolar la donna
ritornata gentildonna…

Anima nuda
ti riveli senza veli
ti piace svelare
segreti sommersi
dal cuore in piena…
Per amore ti dai
per onore rischi
per ardore perdi…
Continui a sfogliare
pagine aperte
dove scrivi sentimenti
non vivi altrimenti…
Povera ti senti
a non dire alla natura
che fremi
al soffio del vento
all'ombra della luna
alla luce delle stelle
all'azzurro del cielo
all'odore della terra
al sapore della spiga
al profumo
del fiore spiegato
dalla brezza lieve
dell'erba irrorata
dalla brina…
Ora sei certa
resti nuda
per sempre…!

Trasecolati sguardi
a una vita che corre
niente più occorre
all'uomo dai madidi
pensieri intrappolati
in fiumi che scorrono
veloci letto non trovano
eppure giungono a foci
dove i sogni annegati
modi esprimono asfittici
di interpretare le parti
volute da convenzionali
gesti nel teatro amorale
di misera convenienza
legge di sopravvivenza?
Come salmoni pronti
a morire nel risalire
il corso del fiume
sogni di sognatori
non temono risacche
branchie mai stanche
controcorrente vanno
a morire e nemmeno
l'inferno può fermarli
continuano il paradiso
a immaginare intrepidi
è per la sopravvivenza
di pochi limpidi sguardi
diretti verso la speranza…

Crepitìo
soffuso
arde legna
al fuoco
lento
scoppiettìo
improvviso
attrae
lo sguardo
immerso
in mesti
sensi
cenere
attizzata
salta
volontà
di colpire
le posate
membra
imprevisto
di natura
interrompe
la mestizia
riaccende
la brace
riflessa
nello sguardo
il suo comando
destati!

Panico sentire
tra faggi
in anfratti
silvani
fruscìo
di foglie
carezza
i volti
immersi
in verdi
pensieri
solitario
essere
al mondo
creature
originarie
incontrano
arabeschi
di nuvole
su arboree
vette
riflessi
di luna
accompagnano
versi
aquile falchi
cervi linci
attraversano
albe
rupestri
armonie
suonano
leggere…

Ti sento gracidare
passi ore nello stagno
annunci la pioggia
giammai ti arrendi
nuoti tra le alghe
è tutto lì il tuo regno
eppure non interrompi
il tuo canto e rispondi
al grillo prepotente
quando affievolisce
il canto tuo notturno
vorrebbe batterti
nella gara d'alloro
si addice ai cesari
e ai poeti grandi…
Ma arrivi tu in finale
invitta prova vocale
la tua in uno stagno
trasformatosi in corale
soprani baritoni tenori
in arie si avvicendano
estreme voci di cantori
in un gran misero secolo…

La faccia della luna
dice cos'è chiarezza
allontana le ombre
gettate da chi trame
ordisce in segretezza
guardiamo la luna
se abbiamo occhi
non gettiamo fumo
sui ricami dorati
che disegnano
la sua splendida
faccia piena o
a metà calante
falce crescente
miete i pensieri
più intimi ascolta
i versi struggenti
dell'anima rea
o più innocente…
Suggella i segreti
non serba rancori
di chi la impreca
tenera compagna
delle notti più fonde
copre più di fronde
folte chi la sceglie
come sua confidente…

Se vuoi l'inverno
non puoi essere
lungo il deserto
lì sabbia smuove
e il passo affonda
lì nessuna meta
è mai raggiunta
ti tocca andare
e nulla sapere
del ritorno…
Illusione andare
avanti e ostacoli
non trovare mai
sole cupo illumina
chi senza tregua
né ristoro cammina…
L'umanità si dilegua
qualche biscia striscia
perforando la sabbia
topi o scorpioni
unici testimoni
di vita che continua
senza vedere orizzonti…
Eppure paiono monti
fumare dietro miraggi
barlumi di luce tremanti…
Neve si vede sulle cime
prova di presenza
d'inverno speranza
d'allontanare il fiume
secco di dune di deserto…

Inverno
che non è inverno
tiepido il sole
il mattino scalda
la luna la sera
si affaccia mite
placa il soffio
del vento arcano…

Si sente l'autunno
si cerca primavera
nel cielo turchino
al crepuscolo sereno…

Una stella volano
della notte cometa
silente rammenta
la nascita nuova
nuova la stagione
di un inverno
senza inverno…

Tutto regolare
nulla sapere
del futuro
immaginare
si può però
cosa può
peggiorare
o migliorare…
Cambiare tuttavia
non si può evitare
in mostri trasformati
uomini o bestie
non più albe
a iniziare il giorno
notti fonde o nebbia
fosca patina
avvolge cose
nudi sguardi
accecati ai raggi
di luce innaturale
non crepuscoli
non primavere
inverni gelidi
torride estati…
Nessuna atmosfera
lascia pensare
vi sia stato un passato
qualche sopravvissuto
oggetto lo ricorda…

Grani di grandine
feriscono vetrate
rigate da lacrime
di pioggia ora
grossa ora sottile
sciacquìo e mota
in pozzanghere
laghetti naturali
paiono artificiali
piedi non saltano
immersi si bagnano
pesano come zavorre
senti non facile
superare l'ostacolo
piccolo il guado
raddoppiato il peso
delle gambe fradice
duro danzare le ore
del tempo sospeso
tra l'essere in terra
e l'andare in cielo…

Me stessa
Penso alla volontà
di essere giusta
l'aver capito
la ragione di questa
vita sprecata
cercando desideri
e gioia tristezza
trovata ogni volta
spesa l'energia
in pensieri chiari
divenuti oscuri…
Amore per l'amore
amore per la vita
più non basta
necessario sentire
il peso dei giorni
sulle spalle curve
fa tremare il futuro
se penso a me stessa
annaspa il fiato
nella gola arsa
a vedere quanta
strada da fare
senza vedere
l'ultima fermata…
Consolazione
unica sapere
che alle mie spalle
figli della luna
non più miei
scalino forti
gli alti monti
dell'universo…

Sonno programmatore
di anime sveglie
all'improvviso
spente o meglio
in stand-bay…
Messe in carica
per riprendere
il normale sentire…
Orbite satellitari
figure stellari
tengono in vita
la mente sospesa…
Stato paranormale
ascendere tirate
da fili invisibili
su sentieri lunari
abitati da stelle
che luccicano
mentre dormono
le anime assonnate
a uno stato confinate
di temporanea stasi…
E' inutile ribellarsi…

Un lampione
attende
la notte
che torni
a illuminare
selciati bui
traversati
da anonimi
passanti
avvinti
nei pastrani
a celare
miserie
o nobiltà
appagati
dal non essere
visti vagare
nella notte
senza una meta
senza un inizio
senza una fine…
padroni dell'istante
assertori di niente…

Se vivere non piace
si può fuggire…
Terre lontane
attendono
esploratori
curiosi
scoprono
tesori
nascosti
nelle cortecce
degli alberi…
Un frastuono
e poi emergono
diamanti
di madreperla
smeraldi
di acqua marina
collane di brina
piume di brezza
belletti d'aurora
bracciali
di larici incastonati
su abeti sempreverdi…

Se nulla cambia
immagini a colori
aquiloni alleviano
l'artrosi della vista
draghi cinesi corrono
come bruchi in festa
code si rincorrono
come treni smarriti
sullo stesso binario
alcuna meta chiara
li attende, contenti
trenini d'infanzia
di girare in tondo…
Passeggeri allegri
a bordo sono fieri
di quel che vedono
uguale il panorama
diverso se visto
nel verso capovolto
basta un ciak!
e cambia la scena
ansie diventano
stupori, piovono
coriandoli, interi
quartieri in festa…
Le luci accendono
le vie silenziose
storie favolose
raccontano, poi
le tramandano…

Fa tanto una melodia
tenue si insinua
tra le pieghe
di mesti pensieri
come una ventata
fresca scioglie
la tensione
libra la mente
verso mete
molto lontane
eppure toccare
potresti il chiaro
schermo sul quale
riflettono un film…
E sei lì in quelle
terre lontane
libera da paure
certa di fare
non ti piace
l'idea di tornare
andare avanti
ti preme la visione
e quando il film
si interrompe
ti chiedi quando
sarà la prossima
puntata…

Diffuse crepe
aprono muri
incertezze
contro
certezze
han lasciato
visibili segni
continuare
a risanare
vecchi muri
riapre le ferite
uguali fendono
intonaci non
più resistono
alla tracotanza
di indelebili
cicatrici
ricordo del male
dato o ricevuto…
Cosa potrebbe
fare il perdono?
Risanare l'anima
quando lontano
va a sfociare
la fonte del male…

I piccioni
tessono con le tortore
discorsi per salutare
lo spuntato giorno..
Righe rosse fasciano
la stanza
immersa nel giorno
d'improvviso…
Accoglie
nuove
scritte di fuoco…
In sordina
sovrastano
pian piano
il veloce rumore
che acceca
la mente
che assorda
con l'eco
che dalla strada
sale …
Rompono
urla oscene
il silenzio
di magia
dell'alba…
Esplode il quotidiano
rovello a blaterare
inutili ciarle contro
l'enigmatico tubare…

Una scia
di nube bianca
attraversa cieli
sereni interrotti
da sfumature
di sole
tra le bianche
strie passa
un uccello
è solo
lancia un verso
che ritorna giù
mentre lui è su
grido di libertà
lassù
tra i rumori qui
tutto rimane
uguale…

Basita guardo
immagini
tremanti
ansante il petto
vuol contenere
emozioni forti
sbandano menti
fragili tremano
al soffiare venti
forti invadono
vie e basamenti
a scacciare vanno
fantasmi morenti
annegati in uno
sguardo perduto
nessun rifiuto
è stato negato
eppur allegrezza
sa di salvezza
nel mondo dato…

Adusare aduso
di successo
al mondo
sconnesso
in tondo
gira gira
l'era ora
è questa
va mesta
superflua
melliflua
proterva
or sbava
le ridde
implode
esplode
un pianto
è accorato
del mondo
non amato…

A occhi chiusi
vedi il mondo
modi astrusi
di albergare
in un mondo
frastornato e
frastornante
fiati sospesi
lungo crinali
piatti o scoscesi
arrivi in finale e
non sai come…
attendi
pretendi
sospendi
riprendi
a cercare
a occhi aperti
giochi scoperti
dicono bingo!
Però la partita
non è chiusa
nessuno scacco…

Consustanziale
desiderio di volare
nemica del vento
è anima spenta
sostanziale
vituperio il cercare
motivi per fermare
fantasia di cose
trascendentale
visione attardarsi
a guardare cose
viste non chieste
celestiale
incontrare senso
nelle cose minute
da grazia date…

Le stelle tremano
brividi attraversano
le luci, si spengono…
Smarrita la bussola
non si può scorgere
nessuno orizzonte…
Cuore in una scatola
pulsa come le stelle
luce interrotta
da un brivido…
Assenza d'amore
bussa alla porta
le nocche livide
non hanno risposta…

Stella polare
che conduci al freddo nord
fermati a guardare chi non ha
occhi per vedere le profondità
del mare di cose che precipita
dall'universo spazi immensi
da esplorare eppure volontà
poca di affrontare l'impresa…
tensione a procedere in avanti
calamitati come mai indietro
a perlustrare vie percorse già
da chi più temerario affrontò
l'incerto futuro inconosciuto
spazi vaganti tra abissali
baratri naviganti con l'aiuto
solo del vento…

Magia di una falce
di luna e una stella
di luce brilla
i cieli sussultano
nonostante chiara
sia l'indifferenza…
Parole non bastano
a schiarire lontano
minacciose nuvole
dall'odore di neve…
Rivoli trasparenti
di bianche lacrime
il volto rigano
al lontano monte…
E'lì che sgorga
il fiume vitale
scommessa
vinta a nascere
persa a morire…

Futuro
provvido di attese
grave di angosce
tutte sono svanite
le pretese…
Un raggio di sole
caldo rianima
l'anima gelata…
si è fermata
al tempo
dei profumi
antichi
di legna
arsa
illuminata
da fiamme
crepitii
parlano di ieri
di agri sentori
espandono
fumi odorosi
non vogliono
altro…
solo calore.
Solo l'odore
di orme nevose
risvegliano…
Verrà domani
un altr'anno!

Un alito giunge
di tenue calore
tra folate
gelate
intorno rumore…
Speranza
di rinascere
tra rottami dorati…
Tentativi stolti
di trovare
senso
là dove senso
non v'è
ahimè!
Gesti ingrati
sono diretti
a chi impulso
trova nel verso…

Rinascere
con la forza
di un bimbo
in una culla
di fascine
la faccina
dice Natale
il dio bambino
di vite umane
cattive e buone
viene da grembo
inviolato pane
amore di mondo
viene da dove
posto ve n'è
per ognuno
in ogni dove…
Paura non v'è
lì di non avere…
Basta l'alito
di bue e d'asino
a scaldare…

Superbamente
credi
che solamente
tu
possa capire
te stessa
per essere
creatura
unica
a soffrire
per poco
o molto
nel mondo
indifferente
in stralunate
visioni
del niente
che veramente
non è
fuori dall'essere…

Vivere
Al mattino guardi intorno
è ancora l'alba, più chiara
del giorno, gli oggetti
sono fermi, la finestra
di fronte è ancora
spenta. Dormono
gli uccelli, il cielo
lentamente si rischiara.
Comprendi di essere sola,
approfitti per chiarirti
con la tua anima.
Sei curva sul tuo tavolo,
i pensieri affollano
la mente, ricordarti
quel che sei stata
è possibile ora. Sola,
accucciata sulla tastiera
che risponde solidale,
per quanto amica fragile
delle dita che scorrono.
Nel frattempo è giunta la sera
dopo la pausa del giorno,
in cui ti annulli nel frastuono.
Senti la mente svuotata,
ritrovi la rima smarrita,
sai che puoi ricominciare
domani, riprendere a cantare

Sfera
Una forma avvolgente
lascia sperare la gente
che si possa stringere
intorno a un tavolo,
senza arringhe mostrare
sentimenti inviolati,
non smorzati dalla realtà
che annulla la personalità
negando i sogni, voluttà
che si devono nascondere.
Imbastiamo allucinati
discorsi e i desideri
vanno alla deriva,
per quanto a galla
tornino a riproporre
una soluzione positiva
a irrisorie controversie.
Giriamo in tondo, le vie
giuste si ingarbugliano,
rovi diventano pire
e i nostri cuori ardono.
Perdiamo l'amore
che è a due passi,
fermi in una stasi
che diventa paralisi.
Lasciamo muovere la sfera
perchè riviva chi spera.

Per vivere morire
non son'io
tua nemica
anima mia
vede al di là
di silenzi
muri di cinta
intorno atti
gesti distratti
seppelliscono
parole mai
dette, negati
i sentimenti
qui muoiono
non restano
che lamenti…

Il vento assale
come paura ignota
a un tratto destata
da sibili disperati
come perduti fiati
nell'immensità
voci dall'aldilà?
Inutili discorsi
intrattengono
l'anima volta
a svelare sbuffi
d'un vento
eco sfrenato
d'un tempo
già passato…

Spirale
Su te stessa ti avvolgi
tra le tue spire stringi
ogni cosa, che soffoca
nel vortice del nulla
che attende al varco.
Attiri nel tuo gioco
di giri concentrici,
una giostra che mostra
scene di vita che corrono
senza sosta. Catturano
la vista, l'udito e il tatto
in percezioni che illudono
di sentire il mondo
nella giusta dimensione.
Niente fa eccezione
quando gira la spirale,
ruota eterna, nessuno
la ferma. Infernale
scherzo di paradossale
sorte toccata all'uomo
cui è dato possibile
capire lo scherzo
che gli gioca la vita.

Stella
Accendi la notte
occhio sul mondo
che altri non vedono.
Facile per te ascoltare
le nenie notturne,
frutto di paturnie
oppure le storie
di ciechi amanti.
Una bizzarra nuvola
copre la luna, favola
che di notte si ripete
e non ti stanca. Scopri
il giuoco col tuo occhio
sicuro, cancelli errori
commessi di giorno.
Frasi pronunciate
senza amore né pudore,
per te conta l'ardore
di parole non dette,
nella mente celate
per non sbagliare.
Bersagli di facili
bugie indecifrabili.
Ma tu illumini la notte
e spazzi via i sotterfugi
di chi nel buio ordisce
inganni, inutili rifugi.

Nessun dorme
per vedere tra le ombre
sagome nere
vengono avanti
scostano il velo
accesso mancante
alla porta del mistero…
Anime in attesa
si intravedono
colme di spirito
di corpo vuote
ai vivi guardano
perché non muoiano…
Carezzano le tempie
con notturne visioni
o fan tremare il sonno
con sensazioni
di baratro
giù precipitano…
Immagini empie
affaticano la mente
vorrebbe dormire
ma il corpo trema
poteva sprofondare
trattenuto per un pelo…
Sul precipizio
guarda in basso
provoca collasso
vedere l'accadere
circostante congerie
per cui morire…
Non è la fine
per cui si trema
ma come arrivare
alla fine fa tremare
povere le membra
scosse dal timore…
E oltre la porta
l'anima guarda
ferma sulla soglia
del timore spoglia
nulla può fermare
lo scorrere di fiumare…

Il vuoto
genera vuoti pensieri
effetti d'anima stanca
non sente più allegria
in un mondo dalla
patina nera oscura
brama di vani desideri…
Come empire il vuoto
di un presente assalito
da giochi allucinati
di menti e di cuori
ardori ormai spenti
sereni moti di spirito?
Fantasmi divenuti
d'un passato andato
dimenticato ormai
vani i tentativi
di rinvigorirlo
nel presente vuoto…
Che giovinezza
abbia il potere
che vecchiezza
spezza le membra
come del cuore
le sue esili corde?
Tornare a ingenua
visione delle cose
che salvezza
sia dalla morte
stanca anima
si possa ritrovare…

Fitta una fitta
percuote il ventre
come avvertire
volesse di non
lasciarsi andare
al flusso continuo
di ore che non
si possono contare…
Avvertimento
del corpo
che reagisce
al tempo
che passa
non si rassegna
la mente…
Accettare il dolore
rende più forti
a contrastare
l'effetto
di sensazioni
troppo forti
nel colpire…
Accettare il male
fa forte il corpo
che fa sbocciare
fiori laddove
essenze di morte
chiuse da porte
effluviano odore…

Il presente non piace
a chi spesso soggiace
a richiami dal passato…
Illustri artisti, filosofi
scienziati, scrittori
ritornano dal passato
a dir ch'essi migliori
sono stati a narrare
vicende, storie, onori
di tempi e spazi d'ieri…
Luci soffuse nei caffè
abiti di piume e lamè
narratori di avventure
vissute oppur sognate
eppur di predecessori
nostalgici amatori
un viaggio a ritroso…
Nel tempo di ieri
vanno a cercare
chi fu migliore
nell'espressione
dell'arte, illusione
trovata o desiderata
di fuga occasione…
Indietro nel tempo
per vivere un tempo
migliore del presente…

Un ciarlare
variegato
variopinto
a pi è sospinto
le labbra muove
a rischiarare
sepolti pensieri
dietro immagini
avvolte in misteri
lasciati annegare
tra sensazioni
anonime di finiti
spazi articolati…
Un sentore
di parole
non pronunciate
ancora
affiora
sequenza
di lettere
in fila dirette
a colpire
il centro
delle cose…

Un tappeto di foglie
i pensieri accoglie
cadute da fronde
ancora s'ode
il bisbiglio
volto all'uccello
caduto dal nido
un canto nitido
ancora s'ode
e salta snello
in cerca d'amore…
Perduta la madre
tace il pigolìo
più non attende
carezza lo sguardo
smarrito traguardo
la foglia verde
ancor s'intravede
tra le gialle foglie…

Marini alberi
Ulivi maestosi
si inerpicano
su sentieri rocciosi
parlano
di tempi erosi
dai venti
da lontano
venuti
da marosi
ora fuggono
su cime tempestosi
annunci divenuti
di una favola...
Antica
risponde a dubbiosi
odierni percorsi...
Fa eco
alla vergine lingua
dei maestosi
compagni
il contrappunto
di aghi
del più
alto pino
maestro di musica
da onde
composta
infrante
lungo le arboree
vie scavate
sui marmorei fusti.

Piano un pianoforte
introduce violini
desiderosi di toccare
animi distanti
ritrosi a suoni
vogliosi di rompere
silenzi pesanti…
Una festa giungere
si vede da lontano
note impertinenti
si fanno avanti
desideri colmano
da gesti sepolti
ognora ripetuti…
Piano le note
si insinuano
tra scolorate
voci irrompono
su panorami muti
oggetti tremanti
ora festanti parlano…

Assenza di presenza
libertà da vincoli
che allacciano
la fantasia
indebolita
dalla resistenza
alla gravosa realtà…
Estremi di beltà
in una dimensione
sospesa tra nuvole
e firmamento
in un momento
sei assente…
Voli sorretta
da ali di farfalla
dal suo baco fiorita
ti culla il vento
la vertigine del vuoto
ti solleva da terra…
Per un attimo
non sei tu nella vita
la vita è in te
cogli frutti
gratuiti
e li vuoi donare…

Ristetti immobile
a rivedere in mente
cosa quell'ardente
risposta memorabile
volesse dire
al viandante distratto
preso dalle luci
arse come braci.
Il cammino condotto
l'avrebbe in un luogo
ignoto del tutto
a chi nel dialogo
cercasse la ragione
a quotidiani affanni.
Nessuno è nei panni
di sapere il perchè
di tanto gemere
oppure di vivere
con la certezza
di trovare tepore
nella statica freddezza
che abbandona
chi non ha giovinezza.
Un vuoto interiore
colma questo cuore.

Anonymous
dicono di un conte
di Oxford essere
di opere scrittore
anonimo per puritani
pregiudizi anglosassoni
per amor di lettere
parole versi drammi
sonetti poemetti
e ancor commedie
per falsa identità
shakespeariana
al pubblico dati
eppure intatti…
Infranto un mito
nasce rinnovato
profondo amore
per le parole
che hanno scritto
il secolo vissuto
e ancora intatto
dicono l'arte
del verseggiare
universale
immortale
sacrale impeto
che rende matto
l'animo poeta…

Lasciarsi andare
al suono del vento
accarezza la mente
fa nascere un canto…
Mosso un nascente
astro per incanto
luce fa sbocciare
da foglie d'acanto…
Mistero sconvolgente
ti si svolge accanto
mentre era morente
il sole al tramonto…
Mai sazia d'amare
l'essenza aulente
portata dal vento
in nubi al traversare
lo spettacolare
immane firmamento…

Piccola mi sento
in questo grave
mondo che stento
a capire, spento
l'ardore che soave
rende ogni intento
cerco nutrimento
nel mondo lieve
delle piccole cose
che meravigliose
risvegliano voglie
antiche rimosse
ora mi appresto
a sentire bisbigli
di vita mossa
in piccole cose
mai viste prima…

Dormire non posso
se guardo il mondo
se osservo la luna
se guardo le stelle…
Il fischio del vento
è un allarme sotto
la porta passa
la quiete rompe
con impeto
inquieto issa
le lasse membra
negato il riposo…
Il tempo finisce
il capo smarrisce
non si può perdere
il passare dei giorni
riduce la voce
ingrossa la vista
sfuma gli odori
scolora lo sguardo…
Fotogrammi
in bianco e nero
sciorinano attimi
che non tornano…

Un fulgore larvato
accende distese
in cielo le nuvole
non ha pretese
quel che vuole
è carezzare
sguardi
rabbuiati
dal disincanto…
Come un canto
notturno giunge
poco nitido
non limpido
all'orecchio
che dorme
un umore ovattato
lenisce lo sguardo
dietro le palpebre…

Stridere di arnesi
ferrosi amanti
di mani ansanti…
Tempo costruito
di polvere e sudore…
Occhi ammirati
dall'opera finita…
Uomo costruttore
di cose viste…
Carne e ossa
nella strenua possa
data alle mani
da braccia mosse
a costruire opere…
Tempo usato
a non pensare
tosto a creare
quel che anima
e mente dare
sanno senza
dare dolore…
Creata l'opera
è occasione
d'amore toccato
visto e sentito
tempo non perduto
cuore non smarrito
nelle vie oscure
divenute dure
per il dolore…

Il tono sommesso
non frena il discorso
accelera al battito
dal tempo scandito…
Pulsazioni accelerano
il cuore assalgono
una piena di sensi
traversa i polsi…
Animo segnato
dal passo alato
di ricordi sommessi
sguardi commossi
al moto d'immagini
dal sapido odore
dei volatili pollini…
Pregno d'ardore
il selvatico mosto
dai rubinei grappoli
di liquido colato
non fa sentire più soli
all'ombra del tepore…

Raccapricciante melodia
il suono
del silenzio
in una notte
senza stelle…
Straziante il sibilo
stridente tra nuvole
contorno alla luna
solitaria compagna
del vuoto cielo…
Povere parole
il poeta tesse
tra nuvole spesse
bigie risposte
a domande vuote…
Pur intesse
timidi versi
contrappunti diversi
a lenire il pianto
lo dice il canto…
Sconsolato il dire
per non tradire
l'animo serrato
pure oscuri
i pensieri veri…

Sole autunnale
esprimi una parola
dietro una nuvola
impensierito da vapori
fumose espressioni
di un firmamento
stanco di movimento
vuoto di passioni
solo impressioni
fugaci di un futuro
incerto per questioni
vuote di sentimento…

Un raggio il tuo timido
assertore di una luce
vuol dipingere il mondo…

La speranza ti conduce
a sfidare ti induce
l'indifferenza del mondo…

Dico tacitamente
che le stelle illuminano
il mondo circondano
di celati segreti
nel luminare selciati
solitari attraversati
da uomini soli
viandanti di notti
buie e mute
per chi gli occhi
chiude immutati
dalle follie del giorno…

Dico tacitamente
che gli umori della terra
avvertono le anime
angosciate del tempo
che scorre come fiume
in piena assale informe
case, vie, ponti
seppellendo solitudini
viste da nessuno
prede inermi
di onnivore gesta
e vedere più non basta…

Dico tacitamente

che illude il violino
suonato nella notte
dalle stelle affacciate
a guardare sconsolate
vite che scorrono
su un inutile pentagramma
unicamente certo il dramma
inanimato e taciuto
di chi passa la vita
inosservato per le vie
notturne chiare alla vista
unicamente delle stelle…

Perché cercare
una risposta
non vale
come volere
annientare
il male…
Cerbero d'anime
lo vedi trangugiare
impietoso
lascia esanime
il corpo gravoso
di dubbi…
Pesante dai malanimi
vissuti per odio
o per amore
in cerca di certezze
lasciato solo
alle sfrontatezze
del mondo…
Pesante il passo
avanza l'ora
senza baldanza
cercare una risposta
a nulla vale
vale il senso
di una vita
non sprecata…

Senso di tedio
odiato da Wilde
quale peggior peccato
agognato da Leopardi
quale salvifica noia
vissuto da Tasso
quale stato di alienazione…
Voluto da Seneca
quale odio per la vita
sentito da Orazio
quale strenua inerzia
inteso da Lucrezio
quale sete di piacere…
Senso di tedio
quale attesa di vita
inerte volontà
di afferrare
di possedere
quel che lasceremo…

Se morisse il vento
statica l'aria
asfissia di sensi
alcun respiro
a riempire
petti vuoti
diaframmi
annichiliti
per l'assenza
dell'aria…
Desiderio di carezza
sul volto teso
per sciogliere
il nodo
stretto intorno
al collo
dov'è il vento?
Dolce possesso
di vitale fragranza
lasciata dai pollini
dal fulgore
del sole
dal passaggio
della luna
nel silenzio
dal balenìo
delle stelle
nell'immenso
della notte
dov'è il vento?
Lascia il sale
sulla pelle
mentre sposta
il mare
da lì sale
il sapore
salmastro
mentre muove
le dune di sabbia
calda nel deserto…

Ho percepito un volo
di notte
per vie traverse
vagante
un battito d'ale
sangue sale
alle tempie
che sia male?
Appare
meteora
fuggente scia
di colore
spazza via
il nero della via
a nulla vale
il faro.
A vuoto riluce
balugine
di notte
l'occhio
rincorre
il battito d'ale
fuggente
scompare…

Braccia in croce
si aprono all'infinito
luogo astruso
colmo di anfratti
stretti in un labirinto…
La mente prova
a cercare l'uscita
ma torna indietro
ricomincia a cercare…
Un gioco di specchi
si diverte a confondere
le idee si affollano
in un caotico disordine…
Il capo trovato alla fine
ingarbuglia la matassa
un nodo dopo l'altro
si deve sciogliere…
Imbroglia il senno
il riflesso di specchi
in cui si rimira
bruciano gli occhi…
Offerto all'infinito
lo sguardo sperduto
s'interroga ancora
sul senso dell'ora…

Scorgere una luce
dietro un manto buio
ridona il riso
a chi vuol piangere
raggio balenante
irradia la temperie
quotidiana cantilena
di querule litanie
echi a soffocanti
quotidiani bisogni
che spengono la luce
ai sogni…
Istantanea fulminante
la riscoperta del riso
talvolta amaro
come fiele
ma prodigioso
quando dolce
come melassa
le labbra arrossa
diventa il quadro
di un mondo a colori
che allevia dai dolori…

Un lampo mentre piove
quando il temporale
già esploso
ricorda una quiete
solo apparente…
Buio autunnale
che sa d'inverno
copre le cose
rannicchiate
in loro stesse
schivano indiscreti
sguardi puntati
sulle cose
che non si spiegano…
Una sottile nebbia
le ammanta
impacciata
verso coloro
che le tormentano…
Ma meste resistono
non le tradiscono
sguardi di anime
nascoste tra coltri
d'umido grigio
impresa trovare
un sorriso
pur solo abbozzato
un ricordo salvato…

Stornello maldestro
rompe il silenzio
si tratta di voce
emessa con estro
eppure stona
con il resto…
Strana antifona
di un discorso
che non dice
quel che sa
segue il verso
di un uccello…
Vola misterioso
verso mete ignote
si direbbe canoro
ragionar di niente
eppure sono note
uscite dal coro…
Chiare volano
sul pentagramma
di vite volute
di cose vedute
nessun dramma
le scuote…
Inaspettato finale
di storie negate
traccia linee
scure sul crinale
immacolato
di nebbia di sogno…

Fermate il mattino
Chiaro il cielo
libero da nubi
antenne tese
ferme finestre
attese colme
di speranza
in un migliore
giorno da venire…
Nulla fa credere
che odio alberghi
in animi tesi
a scrutare tra pieghe
di lenzuola stese
l'arrivo di un'onda
serena di vento
in un migliore
aspetto delle cose…
Fermate il mattino
finchè domina
il pacifico silenzio
tranquillo ascolto
di sereni mondi
lontani da immondi
pensieri nutriti
da corrotte essenze
generate da infelici menti…

Non c'è spiegazione
al flusso di parole
sgorgato
da una fonte
intima
interiore fiume
alimenta
visioni
invisibili
a chi non osa
fermarsi
a guardare
ascoltare
cercare
incontrare
misteri
essi si svelano
a menti dubbiose
meravigliate
da affacci
su un mondo
non ancora rivelato…

Gli occhi si chiudono
per non vedere
appesantite pupille
a fatica guardano
il mondo scrutano
mentre al bruciore
stoiche resistono…
Per la secchezza
di lacrime spente
dal vedere niente
assenza di storie
in cui credere
presenza di immagini
vuote votate a finzioni…
Surrogati di vite
spese tra finte
domestiche mura
a imbastire azioni
inutili negazioni
di circostanze vere …
Vuoti di coscienza
a intrecciare fabule
senza immaginazione
al fine di ingannare
la visione delle cose…

Come dinosauri
spazzata via
la vita dal mondo
fuori dall'alba
s'aggirano in tondo
anime trasecolate
spettri di loro stesse
vagano allucinate
fuori da mete…
Cercano l'anima
perduta negli abissi
scavati da tempeste…
Pioggia battente
infinita fende
i volti sepolti
in langhe di fango…
Orbite fissano
non guardano
un punto lontano…
Non sono sorgenti
solo sassi sporgenti
feriscono i malleoli
inoltrati in viottoli
senza alcuna uscita…
Speranza ultima
nascere a nuova vita…

Coltri di fango
assediano vie
sprofondano anime
soffocano corpi …
Trascinate da pioggia
battente alla mente
torna l’infernale
girone di Dante…
Ingoiati corpi
senz’anima
eppur gravati
dal peso di fango…
Terra genitrice
snaturata maga
malefica inghiotte
ogni forma di vita…
Impietosa vendetta
di chi l’ha offesa
ora indifferente
a umanità indifesa…

( 25 Ottobre 2011, alluvioni in Liguria e Toscana )

Alba d'anima
rischiara
la mente satura
si libra
in un mare
di candore
spazzata via
ogni ombra
tutto si colora…
Venature d'azzurro
dipingono l'aria
un respiro leggero
penetra la mente…
Sì dolcemente
carezza il capo
s'adagia sereno
su un guanciale
di petali gialli...
Riflessi di luna
sciolgono i capelli
una dolce nenia
annuncia il giorno…

Piovono parole
a irrorare i pensieri
si tratta di fole
colte tra i misteri
grasso il raccolto
nutre l'ascolto…
Piovono parole
a nutrire cuori
pane di favole
esaudisce desideri
ardite trame
l'ordito ricamano…
Parole soltanto
giungono a tanto
splendida la tela
mostra una sequela
di avvenenti spazi
si sopravvive qui sazi…

A piedi nudi
senti fredda la terra
l'erba ti sfiora
i malleoli
dove è più alta
si intrica
cela ortica…
A pungere pronta
amara impronta
nascosta nell'ombra
mormora la siepe
mossa dall'edera
ti volti a cercare
l'acero…
Vuoi toccare
la quercia
e larici
si danno la mano
bello il ricamo
fresco ordito
tra veli di rami…
Orpello segreto
nei pressi del greto
provi a scoprirlo
senti un battito
è d'ali di falco
il suo verso un urlo
spande tra il fogliame…
E' un suono
di speranza strame
s'intravede una greppia
l'indovini tra rocce
scavata da anime
in cerca di gocce
ristoro libera dalla sete…

Bigio chiarore
nasconde il sole
piatto di nuvole
dall'alto guarda
al di sopra luce
si cela alle cose
non le illumina
non sono festose…
Bruma le avvolge
non più verdi rami
seminano foglie
è pioggia triste
di aridi coriandoli
eppur giunge
essenza di melograno
arrossa le vigne…
Da crepe carminie
sgorga lucore
non sono lacrime
è fulgido liquore
irrora i campi
le dure zolle
son ora disciolte
ai piedi del colle…

Tra le dita
un petalo
si sfoglia
aulente essenza
divaga
si sfronda
odorosa nell'aria…
Peste impietose
calpestano distratte
caduto il petalo
profanato si smembra
acquattato nell'ombra
l'incauto piede…
Umana presenza
ignora la sorte
dell'inclito petalo
ignara sentenza
di morte
proclamata per caso…

Scrivo perché
l'alba ogni volta
è nuova
diversa la volta
celeste
s'inarca sul mondo
cancella
ciò ch'è immondo…
Nuova
la pagina riassume
tutte le gioie
ogni dolore compone
nel lume
dal chiarore di ragione
e nel buio
di sensi inconsci …
Giunge
il grigio di pioggia
arringa
mesto il tedio
sulla vita
non trastulla
il gemmare
di betulla…

Voci che consumano
si levano dall'anima
che mille lacrime
spende per svelare
raccapricci di natura
effetti di paura
dimensioni reali
o irreali creature …
Si affacciano alla mente
per cercare melodie
assennate o nenie
confuse in lettere
di astruse parole
scippate al niente
e lo riempiono…
Lasciano la mente
avvinta da strenue
ricerche in garbugli
di infinite cose
odorose di rose
o maleodoranti rovi
dalle scie fastidiose…
Invocano la vita
per comprendere la morte
cercano senso in terra
per decifrare l'eterno
intercettano stonate note
per ricomporre il poema
e intrecciare gli accidenti…

I raggi non sono spade
affilate dalle parole
acuminate dai sensi
ma vigili guardiani
di ore trascorse
a guardare le stelle
a misurare i passi
a scostare la polvere
del tempo
che si ferma
in immagini belle
scolpite nei sassi
che sollevano polvere
a descrivere il tema
di luce sgorgata
limpida dal sole…

Su e giù
per le scale della vita
farei un tuffo
nel vuoto
per capire la superiorità
di creature
votate all'arte…
Scelta dura talvolta
con risvolti amari
insufficiente sapere
di essere capiti
benché colpiti
dal simbolo…
Dietro la superficie
silente si manifesta
vestito di metafore
in un'alata realtà
leggero giunge
al suo traguardo…
Comprendere il valore
dei gesti compiuti
dall'arte dei colori
dall'armonia dei suoni
dal verso immacolato
del semplice poetare…

Se potessi dire
quel che mi preme
sulla scorta di piume
soffiate da desideri
calate sui pensieri
direi che è bello
di nuovo scoprire
se prima era rovello
l'energia di gioire…
Il cuore fardello
di allucinati sentieri
di un'anima confusa
oggetti alla rinfusa
deposti su scranni
deboli da malanni
per caso accaduti…
Principi accennati
di vita trascorsa
ad aspettare
di finire la corsa
utile accettare
con umile pazienza
un atto di coscienza…

Il suono del silenzio
Incedere di passi
tra sfaldati sassi
un solo uomo
avanza
nel silenzio
che ancora
lascia vivere la notte
non lascia
parole dietro di sé…
Una scia
di pensieri
echeggia della nebbia
leggera fuma
e copre le cose
profumo di rose
vaneggia la mente
che la via attraversa…
Desiderio di eccelsa
volontà di sentire
l'odore della vita
scorrere nel buio
di un'altra notte
nel silenzio
che sfalda i sassi
all'incedere di passi
di un uomo solo…

Riflettere stasera
mi fa pensare
al valore
delle cose non dette
certe di non sottintendere
pregne di emozione
interiore
sensazioni perfette
che dicono
il silenzio
dell'anima…
Ascolta
note leggere
salvate dallo svolgere
muto
dei pensieri
basta a scrivere
sincera la penna
che suona
mentre si sfoglia
la carta…
Leggera vola
rispettosa
del muto
incedere di parole
certe di dire
quel che legge
l'anima
chiusa nel silenzio
taciturno discorso
che la notte ascolta…

Ricordi presi al laccio
riportano indietro
in un mondo
che voluto
non sembra
fatto di fatti
a caso accaduti
mossi da volontà
di cose astratta…
Cercati sembianti
alla luce di memoria
raccontano casi
celati tra le pieghe
di una coltre stesa…
E'il favore del tempo
andato a scoprirli
senza spiegarli
immagini che affollano
mai satura la mente
di cumulare affanni
desii, tentennamenti…
E il tempo scrive
gli accadimenti
leggeri come piume
o come massi gravi
non vi sono chiavi
per aprire lo scrigno…

Avvolto l'essere
in un vortice
di cose dice
di lui che muore
se non può amare…
Come amare
tra cose amare
fiele il sapore
tutto muore…
Eppure vuole
credere favole
di versi alati
in alto diretti…
Brama il cuore
melodia tenue
per ingenue
creature…
Oboi di spore
spuntate da fiori
note a colori
offrono sapore…
Papille addolcite
un attimo rapite
l'odio cancellano
la noia annientano…

Grillo esanime
cri cri cri…
cri cri…
cri…
c..r..i…
continua il suo verso
il grillo a verseggiare
e poi eccolo esalare
l'ultimo saltellante
sospiro…
Si deve fermare
ma il cantilenante
verso
riprende a cantare
fende le ombre
della notte
e il vento
ballerino
solleva le note…
Silenzio ancora
e ricomincia
la danza sonora…
Ancora rallegra
il buio
notturno
sa di silenzio
ora è il grillo
a zittirlo…

Fragole d'amore
offro di cuore
a chi soffre
mancanza
di emozioni…
Illusioni
a iosa profuse
per chi fosse
incompreso…
Scompenso
di odierna
solitudine
l'ha offeso…
Fragole d'amore
versate
nelle lacrime
sciolte…
Rigano nuvole
distratte
in un cielo
distante…
Fragole d'amore
acidule
per miracolo
trovano il senso…

Il giardino delle parole
mi attende inflessibile
cerco e non trovo
per dire che provo
bisogno infinito
di parlare fiorito…
Espressioni nuove
di contenuto prove
da toccare corde
profonde…
Libere da legacci
agganci
possibili gli ami
di cuori pescati
da emozioni forti
dell'esca offerta
dal povero poeta…

Il cuore gela
assenti
sentimenti
vuoti
spassionati
allucinati
scontenti
impudenti
crescenti
sconsolati
dettati
scordati
passati
maleodoranti
presenti
spudorati
sembianti
affacciati
antistanti
substrati
celati
scorati
gelati
deserti
prati
tediati
operati
assediati
perdenti…

Il vento gela
il volto sferzato
da impietosi
sonori colpi…
A nulla serve
col bavero
ripararsi…
O stringersi
nelle spalle
irrigidite…
Scudo fragile
non resiste
ai duri colpi…
Immolarsi
la soluzione
finale possibile…
La strenua lotta
a sfavore di chi
vi si avventura…
Duello impari
la lezione
è bene impari…
Chi non sa
cosa l'aspetta
il senso d'inverno…

E' un tuono quel che sento
di lontano giunge a rompere
il silenzio d'una lunga attesa
irrompe il suo rumore
sordo e profondo
lascia capire il dolore
per l'assenza delle stelle…
E dov'è la luna?
Faro nella notte
certo fa il viandante
lungo il suo cammino
ora smarrito cerca
lo sguardo la direzione …
Inganna il baluginare
del lampo intermittente
a illuminare il niente
vaga immagine chiara
che al fin s'adombra…

Basta un cenno e io corro
i prati aspettano
salti gioiosi
in un autunno
di frutti maturi…
Nuvole bigie
attraversano
il cielo spolverato
da un filo di vento…
Passeri parlano
una lingua varia
rami assaltano
desiderosi di dirsi…
Una filarmonica
di fiati briosi
il colore dell'aria
si riscalda …
Ippocastani alti
imbastiscono
fili marroni
fuoriescono dai fusti…
Filanti stelle
scrivono le cose
accadimenti odorosi
svolgono trame…
Non servono parole
basta ascoltare
basta guardare
e tutto si avvera…

Una voce sussurra
vibranti suoni
umbratili forme
al riparo di foglie
disegnano l'aria…
Profumi verdi
espandono sentori
freschi lungo
montani sentieri…
Tra i sassi un volto
esprime la vita
com'era ai primordi
all'inizio dei mondi…
Terra resisti
ai duri colpi
inferti da chi
non t'ama…
Tutto brama
desiderio nero
non è sincero
con te che nutri…
Madre amorevole
con chi sgradevole
t'ha ingannata
la linfa depredata…

Teorema
sorridono immagini
confortano suoni
echeggiano parole
scrutano visioni
confondono linee…
Iperboli spontanee
scaturiscono dai cuori
destano emozioni
fragili illusioni
ritornano con forza
determinati i sogni
allontanano tempeste…
Possibile l'allegria
salva il naufrago
inabissato nella procella
torna a galla confortato
dal ricordo di chi è stato…

Cosa vorrebbero dire le stelle
pulsanti vite sorelle
di notti insonni
o coronate da sogni
o assediate da ombre
di abissi nascosti…
Stelle che illuminano
visioni lontane
che ora s'avvicinano
dicono balzane
verità tradite
alla luce del giorno…
Stelle nostre sorelle
le nostre sere guidano
dietro le porte
di luoghi solitari
dove si può credere
al conforto d'amore…
Stelle fedeli sorelle
che non tradiscono
attese di mondi
dalle finestre
aperte ogni dì
ad attendere l'alba…

L'oracolo muto
Mi soffermo a guardare
nella luce a scrutare
sfumature di colore
che parlino d'amore…
In attesa lo sguardo
si smarrisce in uno sfondo
colmo di vuoti venati
di paure striati nel fondo
dai ricordi ritornati
a guardare nella lente
dei pensieri perduti
nei sogni forieri
di una fede rinvigorita
dalle incertezze celate
nelle cose vissute…
Attesa di un tempo
fermato da visioni
dai contorni annebbiati
incapaci di dare responsi…

Notte
di luna sei padrona
notte
sai essere sorniona
notte
nascondi a tutto spiano
notte
i tuoi sogni tutti spiano
notte
di carezze sai colmare
notte
resti calma a guardare
notte
da te attende una carezza
notte
chi non attende grandezza
notte
ristori gli umili
notte
che doni monili
notte
dai fili d'argento
notte
carezzata dal vento…

Accenni d'autunno
Colpi di martello battono
a scuotere il silenzio
di un meriggio d'autunno
malinconico e pallido…
Passi che attraversano
il buio dei pensieri
schiariti ancora
da una foschia di luce…
Calpesta ognora
sentieri di una precoce
speranza a consolare
dal presagio d'inverno…
Passaggio di stormi
ballerini ricamano
d'azzurro la tela
stesa tra le nuvole…
Tracce di un mistero
non ancora svelato
avvertimenti sonori
s'intravedono tra i colori…

Cerco la parola
una foglia tremula
sorvola l'universo
l'anima consola …
Anima il discorso
incerto s'ingarbuglia
tra rovi di pensieri
tra immagini di ieri…
Sul ramo s'impiglia
tra le foglie spunta
gemma solitaria
s'invola tra le nuvole…
Perla dorata
adorna rotolata
tra verdi foglie
non più spoglie…

L’aria ferma
desta la paura
che freme
al pensiero
che scuro
invade l’anima…
Non basta calma
a sedare l’ansia
che il tempo
giunga a fermare
come saette in mare…
Forme astruse
invadono il crepuscolo
trionfa la luna
nel luogo minuscolo
che occupa nel cielo…

Torrido Settembre
Togli le forze
Sole che affoghi
i pensieri
le gioie neghi
di fermare il senso…
Nuvole effimere
di afa snervante
lo portano via…
I pensieri
vuoti aleggiano
tra rivoli di sudore…
Annientate le membra
lasciano scivolare
un grumo di speranza
che possa tornare
una nuova baldanza…

Antico amore
Coste montane
assolate, carezzate
dal vento mattutino…
Mosso il drappo
celato nell'ombra
gioca col lembo…
Gode la vista
l'occhio alla finestra…
Istantanee volute
dal tempo fermato
da voglie cercate
tra gli alberi…
La corteccia parla
sillabe riecheggiate
tra le vallate…
Verde scuro si alterna
al giallo della radura
saltella il grillo
tra i cardi viola…
Muschio bruno di terra
indica il passaggio
degli orsi marsicani
tra le vette padroni di sentieri
incontaminati
mossi da antico amore i pensieri…

Improbabile ritorno
Uccelletti conversano
padroni di rami
di un verde nostrano…
Sui tetti svolazzano
rondini madri
tra i becchi serrano
per i nati vermi
di inconsapevole nutrimento…
Un uscio si chiude
alle spalle del sole
gocce di luce
illuminano le piccole foglie
vecchie donne sulle soglie
le mani in grembo
osservano il passante…
Diverso il suo passo
è fermo contro il vento
gode del momento…
Non sa se ritorna…

Epomeo Monte
l'occhio del gigante
Tifeo alle tue altezze
guarda condannato
da Zeus alle bassezze
di zolfo fumose
ribelli risposte
al severo padre
riverberi di splendente
luce dai caldi sassi
gettano la tua lucente
risposta a tante bellezze…
Tu Epomeo indifferente
alle zuffe di uomini e dei
trascorri ore a guardare
il libero mare che vedi
ti circonda a lambire
le sponde dell'isola
voluta dai pirati
oppure da stranieri
che ancora attentano
alla libertà dei tuoi lidi…
Tu Epomeo solitario
godi del silenzio
sacrale risposta
al rumoroso viaggiatore
che respingi in basso
dall'alto del tuo sasso…

Odore di spighe
tagliate
odore di spighe
bruciate
è l'estate di messi
annegate
in nuvole di polvere
bagnate
le membra di sudore
strette
in covoni le spighe…
Offerte
di mazzi dorati
macchiate
da rossi papaveri
arrossate
lingue di fuoco
lambite
distese di terra
annerite
zolle di cenere
ridate
alla divina Cerere…

In fondo a una vertigine
senti rimescolare
vecchi ricordi
tuffati in un mare
dove vedi primordi
di vita navigare…
Si lasciano trasportare
da onde scomposte
che nella memoria
affannano la mente
in vagali ricerche
di un tempo celato
in uno spazio minato
da vuoti di memoria…
Una bimba allegra
salta sulla fune
tra due compagne
arrotola l'aria
finché s'imbriglia
tra le gambe
s'abbassa il calzettone
finisce l'illusione
di essere nell'aria…
A terra il capo gira
gira ancora incontra
sogni in una giostra
di visioni all'opera
costruiscono la vita
un'esistenza ardita
di giorni futuri
dai frutti maturi
di una nuova stagione…

Necessita virtù
Abilità umana scoprire
nel mondo meccanismi
capaci di facilitare
la maniera di vivere.
Usare il pensiero
per scovare infinitesimi
modi di calcolare
elementi naturali
per rispondere
a richieste vitali.
Accendere la mente
per ideare
sistemi utili
a trovare universali
modi di vivere
senza violare
i limiti essenziali
alla sopravvivenza
del globo terrestre.
Non smettere di chiedere
a se stessi dove andare
fedeli alla coscienza
che rifugga dal pedestre
scopo di azzerare
ogni conto finale.

Un lembo
mosso dal vento
spira un tepore
senza tremore
torna indietro
ricomincia
a danzare…
Brezza marina
fresco maestrale
bora dolce sale
a rallegrare il caldo
d'estate…
Gli occhi si chiudono
come in un bel sogno
e facile
diventa
immaginare
nella giostra di venti
qualcuno che carezzi
l'anima
assorta
nei mesti pensieri…
Scivola
nell'abisso
della coscienza
come materia
fusa ai raggi
del sole potenti…
Annienta la sua forza
abbandonata alla danza
del lembo che rimbalza…

Stridulo canto
rallegri l'aria
divenuta festosa
seppure afosa…
Becchi acuti
fendono l'aria
vortici allegri
echi di voci
si rincorrono
lungo i sentieri
che percorrono…
Nessuna sosta
la girandola sposta
sguardi perduti
negli infiniti
rivoli d'aria…
Trasuda calore
promana vapore
nel cielo bianco
di spessa caligine…
Un neon naturale
illumina il cielo
garrulo di voci
nenie ripetono
il canto uguale
eppure parole
diverse dicono
si può credere…

Il silenzio sussurra
di cose lontane
vissute altrove
il volto affondato
in un gorgo
di cupe visioni…
Triste ricordare
quando le lacrime
hanno rigato
la prima volta il volto
ora dalla ruga segnato
non torna indietro…
Si tratta di un sussurro
lontano ora percepito
come fosse impietrito
dal tempo trascorso
a guardare il mondo
mosso dalla fretta
di andare in tondo
a cercare la luce
ove trionfa il buio…
Inutile sfida
lanciata nel silenzio
che muto risponde
all'anima livida
per l'aria asfittica
che ognora affatica…

Temporale
d'estate ha squarciato
nuvole grigie eppure
intorno ancora chiare.
Uno sfogo inaspettato
rovescia cascate
d'acqua bianca
a tergere le strade
senza via d'uscita…
E tutto si bagna
sotto gli scrosci
d'acqua infinita…
Il cielo vuol mondare
tutto quel che guarda
in un istante tergere
cose uomini parole
anneriti dal furore…
Tutto si arrende ora
alle forze della natura
che si prende cura
come una madre
dei suoi figli imbrattati…

Le spighe si muovono
anime appaiono
le une si muovono
addossate alle altre…
Sono ancora foriere
di gioia del vivere…
Ammiccano al vento
che le muove al lento
sibilo esse danzano
sicure della direzione
che va verso l'alto…
Il fruscio chiacchierone
le spinge a chiosare
rime d'ogni colore…
Smorzano il dolore
accendono il buio
che lo scuro temporale
annuncia dalle nuvole…
E' tempo di sperare
non il tempo di morire…

L’orizzonte
Linea finale
verso una dimensione
fase iniziale
di una sensazione
nuova che sale.
Si affaccia l’illusione
che finisca il male
la cui chiara percezione
interrompe la luce del sole.
Buio dell’anima la visione.
Di contro voli di lucciole
illuminano l’ampio portone
oltre il quale canti di allodole
fanno eco al silenzio sornione
che presto si fa debole

e cede ancora all’illusione.

L’ideale
Opposto al reale
occasione di fuga
anche solo mentale.

A dirlo è la ruga
che scava la fronte
segno di passate
giornate a cercare
un motivo per credere.

Possibilità data
a chi non s’accontenta
di sopravvivere
alla noia assicurata
di un’esistenza vissuta
senza nulla da raggiungere.

L’ideale è l’occasione
di toccare nuove sponde
come l’onda giunta
a non lasciare muta
la riva che risponde
generosa al suo cullare.

Sento
una voce
dice di credere
dice di parlare
dice di scrivere
di non perdere
la speranza di vedere
occhi guardare
pensieri volare
labbra sorridere
dice di non spegnere
la luce dei sogni
dice di camminare
verso il mare
dove l'orizzonte
è più distante
e più semplice
appare sperare…

Vedo
paesi azzurri
coi tetti scuri
ricovero ieri
di pensieri
chiari ora
esprimono memoria
di antico candore
semplice segno
di fatica provata
di sudore versato
di speranza nutrita
in un domani migliore.
Segni di una storia
coltivata col cuore
come frutti di un orto
ricco di sapore
di un'aria dall'odore
acerbo delle mele
verdi, dei fichi
che attendono
di essere colti
delle spighe
appena mosse
dal vento leggero.
Segni di una storia
che parla oggi
ancora di ieri…

Statici oggetti
arredano il mondo
voluto da uomini
sicuri di essere…
Il tempo li scolora
la polvere li inonda
e fermi attendono
l'inevitabile fine…
Mutati in niente
non hanno soffitte
dove trovare nuovo
spazio, in cataste
accumulati, bruciati
in pire, cenere
al vento, lasciati
volare in uno spazio
senza tempo, strazio
di angosciate menti
sapere dove sono finiti…
Tornano in sogno
fantasmi di ieri
cercano spazio
nella memoria
che li ritrae rinnovati
dai bordi imbiancati
dai ricordi, la storia
da questi vissuta
li lascia tornare
dipinti in versi
resi ora diversi
da poetici suoni…

 

Ricordi in poesia
scivolano sulla carta
senti lo scorrere lieve
della carta che pagina
dopo pagina scrive
sentimenti nascosti
o scoperti sul mondo…
Cose semplici e nude
si arricchiscono e si
ricoprono di amore
furore solitudine
pace gioia dolore …
Immagini dipinte
dall'anima riempita
di versi dai colori
più diversi, fiori
che si affacciano
a profumare menti
disattente, afferrate
dalla vita, annientate
dal caos, sbattute
da circostanze incerte
che affannano animi
e abbreviano le ore
trascorse a penare
senza ascoltare
la musica di versi
che cantano inni
a ricordi svaniti…

( A Dina )

È tornato il sole
a illuminare le stanze
la chiarezza del cielo
si riflette nelle speranze
si è ritrovato il filo

delle parole gaie
che hanno il sapore
delle fresche gioie
che rinnovano il cuore.

Finestre occhi aperti
dalle case arretrano
l'oscurità, ora esperti
di lucentezza balenano

l'afflato di sentimenti
nuovi che proliferano
bene auguranti mutamenti
che inaspettati si affacciano

sul mondo che mostra cose
che alla luce ritrovano colore.
La luce è imbattibile contro
l'oscurità, vince nello scontro

l'ardore vitale del sole.

Papaveri e margherite
la dicono lunga su vite
sognate mentre vissute.
Rivolgono petali sereni
verso l'azzurro di cieli lontani
ignorati dalle spighe
contente di nascere sulla terra.
Cielo e Terra separati
dall'orizzonte, magica linea
che fa sperare
l'infinito si possa toccare.

Papaveri e margherite

sorridono a vite
vissute perché sognate
dalle spighe nutrite
indifferenti alla brevità
del tempo
certe di rinascere domani.
Non capita agli uomini
assisi su deboli scanni
certi d'illusioni
come dicono indiscusse ragioni.

La poesia può…
guardare l'orizzonte
immaginare l'infinito
vagare nello spazio
vedere l'errore
cercare la verità
trovare la speranza
esprimere l'amore
descrivere l'odio
spiegare l'emozione
nutrire il dolore
colpire le anime
gioire del mondo
comprendere la natura
colmare la solitudine
soffrire la noia
aprire le porte
sfondare i muri
scavalcare i recinti
oltrepassare le siepi
vedere dall'alto
scoprire in basso
accendere il buio
spegnere il giorno
fendere la nebbia
svelare il sogno
inventare la storia
sbugiardare l'inganno
cogliere il senso
riempire il vuoto
svuotare l'inutile
vivere l'illusione
sprigionare la fantasia
tradurre il pensiero
inventare le parole
sconfiggere il male
colorare il nero
dipingere il bianco
trovare la guerra
cercare la pace
capire la morte
rappresentare la vita
scrivere l'universo…

Cerchi un appiglio
tra le comuni cose
che si sparpagliano
mentre le posi.
Cerchi riposi
ma è un cercare invano
tra le inutili cose
che quaggiù
non sono più
esempi vitali
di un'esistenza vera
ma ingannevoli
voli di rondine che a sera
battono contro la finestra.
Ombre nel buio calate
non recano ristoro
riunite in concistoro
pesano come ondate
che bonaccia alcuna
ferma né rassodate
quieti recano
dopo le tempeste.
E' il senso dell'arcano?
E' l'umano che cerca
un appiglio invano…

Volano in fila
rondini beccacce cicogne
verso lidi che attendono
nidi in tiepide acque
dal salmastro sapore
quel nutre i nuovi nati
dalle sabbie sgorgati
fatte di grani lievi
assottigliati e tesi
nell'accogliere
nel loro tepore
le piccole vite.

Volano in fila

da punte disegnate
appena inclinate
per sfiorare appena
le schiumose nuvole
come carta arrotolate
un'energia le spinge
verso sicure mete
solo a loro ben note
in arrivo il temporale
non spegne il vigore
all'ali loro appuntite.

Ti chiamerei
calore se venissi ora
a scaldarmi il cuore
gelate le mani
mi danno il tremore
vorrei domani
tornassi di buonora
a tirarmi su d'umore…
Non basta a scaldare
il sole alto ognora
arde per bruciare
una scia di gelo
attraversa il cielo
non lascia passare
nemmeno un tepore
lieve a scaldar le mani…
Afferrano la penna
l'ultima spanna
di speranza lasciare
che scorra libera
sulla pietosa carta
del mio cuore
amica certa…

Pagine azzurre
si espandono
gli occhi vedono
sfumature di bianco
offuscate affianco
da nuvole celesti.
Toccare le vorresti
ma diafano il corpo
svanisce al tatto.
Ti illudi di sentirne
la freschezza
ma non gli appartiene.
Troppa frivolezza
offusca i sentimenti
non trovano luogo
qui svaniti
per via del giogo
che li appiattisce.
A fatica rinsavisce
chi può vedere
strie di colore
che carezzano
lo sguardo volto
al cielo in alto…

A stento
colgo il riflesso
del raggio che incide
tra strie di luce
in un convesso
lucido cono.
L'istinto
l'attira impresso
in parole
ma soltanto
l'eco intorno
risuona ferendo
l'animo sconsolato.
Afflitto
conduce il discorso
alla rinfusa arie
si addensano
in nuvole.
Vaganti pensieri
accendono un lume
la speranza di ieri
oggi si protrae
in un fioco barlume…

Se per caso
vuoi sapere
dove andare
e non lo sai
sai che puoi
seguire la scia
del tempo
in cui eri
che oggi
puoi riconoscere
dagli odori
del passato
in cui puoi
rinascere
sacra dimensione
che ferma il tempo
che puoi vedere
nonostante gli aloni
sbiaditi dalle ore
dai passi arrugginiti.

Attendi
attenta lo scoccare
dell’ora sorniona
che imprigiona
il tempo
il tempo di ritornare
senza scampo
a riprendere
il filo di ricordi
impressi a fuoco.
Senza spreco
di energia li rimandi
all’ordinario
scorrere dei giorni
tramutati in sogni
tessuti dal passato.
Riportato
dall’uccello migratore
che non dimentica
il tragitto eterno
da percorrere
nello scorrere
a fatica
del presente.

Poeta d'eccezione
è piacere ascoltare l'usignolo
che vibra un canto d'amore.
Poeta d'eccezione alimenta
versi scolpiti dalla mano
appassionata di un artista
che legge nella pietra
il senso dei suoi sensi
celati tra gli strati
invisibili all'occhio
del vivere umano.
è morire e rinascere
nelle forme impresse
in bassorilievi d'argilla
che ospitano i sogni
vissuti in un'altra vita.

Al buio vedi
vaganti ombre luccicanti
come lame
improvvise accendono
angoli nascosti
della mente
e vedi riflessi momenti
vissuti o sognati
che parlano
di una donna ancorata
a pensieri lontani
e vicini.
Si accavallano
intessono discorsi
pieni di parole mute
scritte per ricordare
in un momento
una vita intera.


Home page  Lettura   Poeti del sito   Narratori del sito   Antologia   Autori   Biografie  Guida   Metrica   Figure retoriche