L’AMORE |
Mi prometti, vita mia, che questo nostro amore |
Tanto gentile e tanto onesta pare Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta, ch’ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l’ardiscon di guardare. Ella si va, sentendosi laudare, benignamente d’umiltà vestuta; e par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare. Mostrasi sì piacente a chi la mira, che dà per li occhi una dolcezza al core, che ‘ntender no la può chi no la prova; e par che de la sua labbia si mova un spirito soave pien d’amore, che va dicendo a l’anima: Sospira. (Dante Alighieri) | Tanto gentile e tanto onesta pare Tanto gentile e tanto onesta appare la donna mia quando ella saluta gli altri, che ogni lingua diviene, tremando, muta, e gli occhi non osano guardarla. Ella, pur sentendo che è lodata, cammina piena di umiltà e con atteggiamento benevolo; e sembra che sia un angelo venuto dal cielo in terra a mostrare miracoli. Si mostra così bella a chi la mira, che attraverso gli occhi dà al cuore una dolcezza, che non può essere compresa da chi non la prova; e sembra che dalle sue labbra si muova uno spirito soave pieno d’amore, che va dicendo all’anima: Sospira. (Traduzione: Lorenzo De Ninis) |
Deh, Violetta, che in ombra d'Amore Deh, Violetta, che in ombra d'Amore negli occhi miei sì subito apparisti, aggi pietà del cor che tu feristi, che spera in te e disiando more. Tu, Violetta, in forma più che umana, foco mettesti dentro in la mia mente col tuo piacer ch'io vidi; poi con atto di spirito cocente creasti speme, che in parte mi sana là dove tu mi ridi. Deh non guardare perché a lei mi fidi, ma drizza li occhi al gran disio che m'arde, ché mille donne già per esser tarde sentiron pena de l'altrui dolore. (Dante Alighieri) | Deh, Violetta, che con l'aspetto d'Amore |
Erano i capei d'oro a l'aura sparsi Erano i capei d'oro a l'aura sparsi che 'n mille dolci nodi gli avolgea, e 'l vago lume oltra misura ardea di quei begli occhi ch'or ne son sì scarsi; e 'l viso di pietosi color farsi, non so se vero o falso, mi parea: i' che l'esca amorosa al petto avea, qual meraviglia se di subito arsi? Non era l'andar suo cosa mortale ma d'angelica forma, e le parole sonavan altro che pur voce umana; uno spirto celeste, un vivo sole fu quel ch'i' vidi, e se non fosse or tale, piaga per allentar d'arco non sana. (Francesco Petrarca, Canzoniere, XC) | Erano i capelli biondi mossi al vento |
La bella donna mia d'un sì bel fuoco, | Amor, io non potrei aver da te se non ricca mercede, poi che quant'amo lei - Madonna vede. Deh! fa' che ella sappia anco quel che forse non crede, quanto io sia già presso a venir manco, se più nascosa l'è la pena mia. Ch'ella lo sappia, fia tanto solevamento a' dolor miei, ch'io ne vivrò, dove or me ne morrei. (Ludovico Ariosto, Rime - Madrigali, III) |
Innamorato |
Qui regna amore Paolina |
Franciscae meae laudes Novis te cantabo chordis, o novelletum quod ludis in solitudine cordis. Esto sertis implicata, o femina delicata per quam solvuntur peccata! Sicut beneficum Lethe, hauriam oscula de te, quae imbuta es magnete. Quum vitiorum tempestas turbabat omnes semitas, apparuisti, Deitas, velut stella salutaris in naufragiis amaris... Suspendam cor tuis aris! Piscina plena virtutis, fons aeternae juventutis, labris vocem redde mutis! Quod erat spurcum, cremasti; quod rudius, exaequasti; quod debile, confirmasti. In fame mea taberna, in nocte mea lucerna, recte semper me guberna. Adde nunc vires viribus, dulce balneum suavibus unguentatum odoribus! Meos circa lumbos mica, o castitatis lorica, aqua tincta seraphica; patera gemmis corusca, panis salsus, mollis esca, divinum vinum, Francisca! (Charles Baudelaire) | Lodi della mia Francesca Ti canterò su nuove corde, o giardino che germogli nella solitudine del cuore! Sii da corona inghirlandata, o donna delicata per il cui merito sono assolti i peccati! Come benefico Lete, berrò baci da te, che sei impregnata di magnete. Quando la tempesta dei vizi confondeva ogni sentiero, sei apparsa, Dea, come una stella salvatrice in naufragi amari... Sospenderò il cuore ai tuoi altari! Piscina piena di virtù, sorgente di eterna gioventù, ridai voce alle labbra mute! Hai bruciato ciò che era sporco; hai levigato ciò che era scabro; hai rafforzato ciò che era debole. Quando ho fame, sei la mia taverna, quando è notte, la mia lucerna, guidami sempre sulla retta via. Accresci ora il vigore alle mie forze, dolce bagno di soavi odori profumato! Palpita intorno ai miei fianchi, o corazza di castità, intinta d'acqua serafica; coppa splendente di gemme, pane saporito, soffice vivanda, vino divino, o Francesca! (Traduzione: Lorenzo De Ninis) |
Il cielo in me Io non devo scordare che il cielo fu in me. Tu eri il cielo in me, che non parlavi mai del mio volto, ma solo quand'io parlavo di Dio mi toccavi la fronte con lievi dita e dicevi: - Sei più bella così, quando pensi le cose buone - Tu eri il cielo in me, che non mi amavi per la mia persona ma per quel seme di bene che dormiva in me. E se l'angoscia delle cose a un lungo pianto mi costringeva, tu con forti dita mi asciugavi le lacrime e dicevi: - Come potrai domani esser la mamma del nostro bimbo, se ora piangi così? - Tu eri il cielo in me, che non mi amavi per la mia vita ma per l'altra vita che poteva destarsi in me. Tu eri il cielo in me il gran sole che muta in foglie trasparenti le zolle e chi volle colpirti vide uscirsi di mano uccelli anzi che pietre - uccelli - e le lor piume scrivevano nel cielo vivo il tuo nome come nei miracoli antichi. Io non devo scordare che il cielo fu in me. E quando per le strade - avanti che sia sera - m'aggiro ancora voglio essere una finestra che cammina, aperta, col suo lembo di azzurro che la colma. Ancora voglio che s'oda a stormo battere il mio cuore in alto come un nido di campane. E che le cose oscure della terra non abbiano potere altro - su me, che quello di martelli lievi a scandere sulla nudità cerula dell'anima solo il tuo nome. (Antonia Pozzi) |
È vero Ah, che fatica mi costa amarti come ti amo! Per il tuo amore mi duole l'aria, il cuore e il cappello. Chi mi comprerà questo cordone che ho e questa tristezza di filo bianco, per far fazzoletti? Ah, che fatica mi costa amarti come ti amo! (Federico García Lorca) Se in me |