La guerra mi travolge Anch’io scenderei Sul campo di battaglia Eroina epica trasgressiva Tancredi Dal torace maschio Dalle gambe muscolose Che non sai se abbia un fallo Che forse nasconde Sotto quella Cintura di castità Virtuale Fatta di fantasie erotiche Spade spezzate Violenze masochiste Anch’io scenderei in campo Se solo tu La smettessi di vedermi Donna impalpabile Perennemente fuggitiva Lontana, effimera e rara Se tu fossi il mio nemico Ti sfregerei beffarda Ruggendo: “Se non vuoi morire, corri e vai!” O forse saresti tu a vincermi Passando poi coi tuoi stivali Infangati Sopra il mio corpo moribondo Pensando io sia uomo Poi ai miei singhiozzi Femminili Capiresti che quel guerriero Era per te tutto E baceresti le mie lacrime Cercheresti di far rivivere il mio corpo Poi Mi daresti il colpo fatale Col fallo della morte Lasciandomi lì Sanguinante Moribonda Nuda Né maschio né femmina Asciutta vita.La mia bocca sul tuo caffè… Luca ti amo. Col tuo caffè espresso Che mi fa palpitare ancora Mentre i ricordi avanzano nell’aria Rivedo me Appoggiare le labbra Proprio lì, su quella tazzina Dove tu hai bevuto il caffè E ho come l’impressione Di aver commesso un Sortilegio Sacrilegio Mentre in fondo in fondo Assaggiare la tua bocca Sentendomi Furtiva Serpentina Malandrina Mi dava un che di Essere “privilegiato”. La lingua null’altro chiedeva che Giocare Gioire Tremare Di quelle gocce rubate al tuo palato Luca, tu non sai nemmeno quanto, io, ti abbia amato! Come posso dimenticare I nostri occhi vergognosi Libidinosi e vogliosi Che quel giorno si sono incontrati Ponendosi una domanda: “Anche tu…?” E che si erano risposti : “Sí, anch’io…” Tenero e immenso amore mio Da gazza ladra avevo poi rubato Una carezza, un bacio, una conferma Chiudendo gli occhi In oblio Nel momento che tu Diventavi mio Attraverso la tazzina di caffè Oramai perso nel tempo Dove mi ero affogata Perdendomi, inebriandomi Di quell’amore aromatizzato Voluto dagli dei Mai iniziato E mai finito Voluto dal tempo amico Preannunciato dal vento Come una tempesta Ecco:” Uragano dei sensi!” Tu sei stato per me Meravigliosamente Vivo, reale quasi a fior di pelle Mentre ora Come un fremito bestiale Rivivi i miei ricordi Che si perdono Sull’impronta della tua bocca Per te divento il poeta più Romantico, Per te divento musa Per te divento ninfa Trattengo il tuo bacio tra le labbra Timorosa mi sfugga Eccitando il mio essere Impucciato come un biscotto Nel tuo caffelatte ‘’Oh mio umido bacio alla caffeina!’’ Perché sei andato via? Raccontami una storia Bisbigliami Paroline peccaminose Drogami del tuo gusto Fammi sentire il suo venire Che mai mi ha riempita E che forse mai mi riempirà Di schiuma di Champagne Che ha odore di campagna Quello delle contadine che vanno A fare il bucato laggiù Nel paese che conosciamo solo Io e te Dammi, oh sì, Dammi, ne ho bisogno L’impressione di tenerti in pugno Quando invece Acchiappo solo mosche Luca, ti prego, uccidimi! Fallo col tuo veleno che sa di quel caffè rubato, che io ho leccato Dentro quella tazzina virtuale Che per me era Bacio Amore Santo fumo Che adesso sa di smarrimento Ma tu, Luca, te ne prego Illudimi sia stato amore! Paura del buio Ricordi amore La paura del buio? Quella che ci prendeva da bambini E forse anche da grandi Non risenti quei brividi lungo il collo E la schiena, tutta Mentre fuggi Dalle ombre nemiche? Siamo solo noi, Che in questa stanza senza luce Ritorniamo bambini Ma questa volta io Stringendo la tua mano Seguendo i tuoi occhi felini Riesco a dimenticare quel tremore Anzi, non ci penso nemmeno Da tanto ti amo Per te attraverserò il buio Per te diventerò stella cadente Per te diventerò gli occhi di quel gatto Stringi forte la mia mano Non abbandonarla mai! Mi dà sicurezza Certezza Illusione Di vivere senza più ansia Dolore, tristezza e amarezza La tua mano dentro la mia Mi fa credere di attraversare Una vita piena di lampioni Come quel viale dei Campi Elisi Che mai ho visto e forse mai vedrò E mi perdo… Mentre tu accompagni La mia mano e i miei passi Quale fossi bambina La tua bambina Da proteggere Da difendere Da isolare Dal mondo cattivo Fatto di ombre e colori cupi Che ti fan sentire un nulla Schiacciato Come le noci a Natale e Capodanno Seguirò, Oramai l’ho deciso La tua strada Qualunque essa sia Nel bene e nel male In felicità e dolore In povertà e ricchezza Ma tu amore Dammi la certezza Che non ti perderò Stai pur certo Non mi perderai Mai, mai e poi mai Perché solo con te Ho sentito l’amore Tu, solo tu Sei stato capace di restituirlo al mio cuore Tanto che ora Non ho più paura Non sento quasi più In questo color nero Le ombre del male Seguirmi e grignare beffarde Che vogliono farmi paura A tutti i costi Ma che non sanno che ora Ci sei tu nella mia vita Mentre stringi la mia mano nel buio Tu diventi me Ed io divento te E ci inonda una cascata di luce Fatta di umori e sperma Di latte e miele Ci avviamo inconsci Verso l’oscurità Ma questa volta A testa alta Non sento più quella paura Non sento più i demoni della notte Non sento più quell’universo ostile Perché nella mia vita È apparsa la tua luce. C’é una piccola scimmietta Con quei tuoi begl’ occhioni Quasi mi pari Una piccola scimmietta Mentre ti stringi a me sospetta Cercando protezione Dentro l’abbraccio del mio scialle blu di lana Che riscalda le tue paure Mi guardi e ti fai coccolare Avvinghiata a me Quasi fossi edera Come avessi paura che io scappi Ma io, mio piccolo amore Non allenterò questa stretta Nella quale tu sei diventata Un nulla di piccolo animaletto Da carezzare ed accudire Proteggere e svezzare Se i miei seni caldi Dove tu poggi il tuo cuoricino Avessero di che nutrirti Te li porgerei Ma anche così, sterili te li farei assaggiare Forse nel tuo cervellino Rammenteresti allora Quand’eri piccina E succhiavi vita da quel gonfiore materno In cui,ora non cerchi più nutrimento Ma solo rifugio e comprensione E animale per te divento Una macaca E tu ed io, mia scimmietta prelibata Insieme ci arrampichiamo Da un albero all’altro Nella giungla dei nostri cuori Che mi fa pensare A Cita e Tarzan In quella giostra dei sensi Dove volutamente Siamo volute precipitare in simbiosi E allora rivedo tua madre Che poi è anche mia figlia Quand’era grande, o piccola, Così, proprio come te adesso Cercava calore, amore, pace Affetto sincero Che mai ricevette da me Che ero presa dalla vita Coi suoi problemi futili o veri Mi rivedo allattarla Nel letto matrimoniale Risento il suo corpicino Che succhia la via lattea Risento il mio sonno quieto Mentre accarezzo la tua testolina peluta Che tira quel capezzolo Fino a farlo agonizzare Tendendomi la trappola Dell’incombente mastite Che tanto mi faceva male E solo lei poteva curare Tua figlia ti assomiglia Ora che sfinita chiude gli occhi Che sono riuscita ad ipnotizzare Con la ninna nanna della vita Quella stessa che canticchiavo Per tua te, quand’eri piccola Sotto l’ abatjour arancione Di un tempo passato Che confusa dalla vita Mi pareva tramonto del sole Arance siciliane Accecante verità Da fuggire Ma io ti prenderò Io ti coprirò D’oro,incenso e mirra Io farò di te un piccolo gioiello Tutto ciò in cui fallii con mia figlia Te lo darò Diventerai il mio fiorellino: “Chissà se mai ci riuscirò!” Pettinerò i tuoi capelli ribelli Ti imboccherò se avrai fame Ti porterò a passeggio Ti rimboccherò le coperte in inverno Stringiti forte a me Come un amante! Fammi toccare il cielo con un dito! Fammi sentire che Hai bisogno di calore, che poi è anche amore cuore, dolore! Che solo questa tua vicinanza Potrà restituire a quella madre Che forse ancora c’è in me. Piove su Bagdad Piove sui nostri cuori Che stanchi Per non essere impegnati in un amore Vogliono struggersi Con le immagini fatte di sangue E' solo il cuore Che insiste a voler piangere A tutti i costi Ma non certo per la guerra Non certo per le violenze Piange per conto suo Mentre le bombe cadono e distruggono le illusioni Dedicata a Lorenzo… (soprannominato da Angela El Beah: Professore) Professore, Scusa se ogni tanto Tra un riga e l’altra Faccio un errore È tutta colpa della la mia natura imperfetta… Scrivo gli stessi errori Che poi faccio anche nella vita… Io seguo gli istinti del cuore E parto in quarta Mentre quasi non li riesco a fermare E’ come un impulso primordiale Primitivo, bestiale Che mi spinge e dice: ‘’ Batti, batti la tastiera, scompiglia i tuoi capelli rendili elettrici e ribelli come le tue parole! “ Per te, Che sei poesia trasformata in uomo Divento musica Per te Batto le note su un pianoforte virtuale Fermando così L’idea Lo struggimento L’amore Il vento Che sento farsi strada dentro me Compongo parole Che poi ti mando E che tu Che felice leggi tra le note Del mio spartito E mentre lo fai Professore Sì, lo so, Ne son ben certa e sicura Il tuo viso sorride felice Forse senti anche Chissà Un brivido al tuo cuore ‘’ Oh! Professore “ Quel brivido che poi diventa vita Sai, lo sento pure io Sai cos’è ? È solo e ancora e stupendamente amore Per questa forma divina Che può essere solo la P O E S I A. Arlette - La seconda di tre poesie ispirate dalla lettura di ‘’Seminario sulla gioventù” di Aldo Busi - Arlette, Mia povera insignificante Arlette Dagli occhiali che coprono le occhiaie Dai capelli biondini Corti Mascolini Dalle fattezze di fata E strega insieme Vipera inaudita “ Tu non sai quanto io Ti abbia voluta amare! Ma non ci riuscii E dalla rabbia Ti ho accontentato Così la smetterai di pensare io sia Pablo Pablito! “ Spegni Te ne supplico Quella dannata musica spagnola Vieni qui, se proprio lo vuoi Prendi ora Solo ora Tutto me stesso Ma stai attenta Anch’io ti prenderò E sarò bestiale! E come mai nessuno Farò di te un niente Farò di te un falò Ti guarderò distrattamente Perché quasi, sai Ti sei fatta odiare Con la tua insistenza “ Ebbene mi vuoi? Eccomi a te! “ Odio te, ma forse anche me Per non averti saputa amare Come tu volevi: “ Oh! Arlette, Arlette, Arlette… Col tuo ‘’bon, bon…sufficiente!’’ Mi hai perso così stupidamente… Facendoti poi gettare via come uno straccetto inutile Meritavi di più! Se fossi stata italiana Ti avrei chiamata Carla oppure Luisa Due nomi un po' freddini Ma alteri e che ti si addicono. Ricorda Arlette Con un sorriso ciò che fu o non fu Tra di noi Che ora disperso nel vento dei ricordi Sa semplicemente di fumo Santo Fumo. Frustami amore Frusta il mio corpo Frusta questi pensieri Ma poi consolami… Illudimi di esserti pentito… Proprio tu Che mi hai fatto male Tu, cattivo che sei… Accarezza il mio viso col frustino… Prendimi per il collo Fammi assaporare la tua forza Ma molla un po' la stretta… Lo so che fai finta di essere buono e che tra un po'… Legherai i miei polsi stretti Mi farai male da morire Tua prigioniera lo sai non potrei fuggire…. Incatenami a quel letto…e godi del mio terrore Oh, mio dolce aguzzino Spalanca quei tuoi occhi da folle Puntali sul bersaglio: Questo mio corpo da punire… Per te sacrificherò il mio corpo su quell’altare Per te mi inventerò vergine e santa Ma tu frustami, frustami più che puoi… Senza smettere di sussurrare… Strani bisbigli solleticanti Che confondono i miei capelli Accendimi e fammi delirare,impazzire e addolorare…: “Oh, come é bello godere ed ansimare… Mentre sto bene, ma anche un po' male!” In balia della tua selvaggia erezione… Che improvvisa mi scoppia sul viso Densa come latte condensato e sapone liquido… Ho gli occhi socchiusi La bocca semi aperta La testa un po’all’indietro Con la frusta del tuo fallo, mi lasci senza respiro… Stringimi e dimmi, te ne prego: “Sei matta, sei matta, sei proprio pazza”. Ma proprio a me dovevi capitare…?!” Mentre io piano piano Non potrei che ripeterti: “Frustami,frustami ancora, dai, amore mio…Ma piano Se puoi non farmi male…”. Ti ucciderei Ci ho pensato tante volte E oggi l’ho fatto: Ho messo un coltello sotto il cuscino Così mi sentirò più forte. E quando sorridente Ti ingannerò con l’ennesimo sì Che tu mi hai tirato fuori Fatto uscire per forza, fatto sputare dalle labbra Senza che io lo volessi… Allora mi rifugerò in quel pensiero: Il coltello affilato pronto a vendicarmi. “Sapessi quanto ti odio!” Se tu conoscessi questo mio segreto Mi appenderesti al lampadario Oppure mi lasceresti tre giorni nel deserto Senza né bere né mangiare Sono stanca di simulare amore Tenendo tutto questo risentimento nel cuore: “Spero che Dio, da lassù guardi un po' giù !’’ Se non avessi così paura Ti urlerei in faccia, gridandoti parolacce Ma vigliacca che sono temo la tua erezione, one, one, one. “Maledetto amore!”. Tu hai plasmato un’altra me: mi hai fatto scordare il profumo dei fiori mi hai cambiata, resa un iceberg! Ma attenzione, il coltello é affilato E la sua lama é stanca di aspettare… Questione di pelle Vorrei conoscere il motivo Per il quale io ti abbia amato Forse Profumo di pelle Pelle,pelle,pelle Sì, questione di pelle. No, non chiamarlo feeling Io e te non abbiamo nulla da spartire Fingiamo di condividere Di essere uguali Ma uguali noi Non lo saremo mai: Io sono mezza deficiente Mentre tu Intelligente girasole Fai sussultare il mio cuore Mentre tutto, tutto, tutto Ritorna sulla mia pelle Mentre passi rubo il tuo odore Sentendomi un cane da tartufo Tu lo sei per me, il mio tartufo Ed io per te divento la ricercatrice più accanita La scovatrice più incallita Odore di te, cerco nel mondo Tra la gente Mentre mi parli Assaggio la tua bocca Ma tu non lo sai L’odore del tuo alito Mi inebria Come fosse l’odore della pastasciutta di mio padre Oppure dei fiori di quel posto sconosciuto in Africa Come essenza rara e preziosa E magari stamani Non hai neppure lavato i denti… Ma di te non ho schifo Quando si ama tutto ti piace di lui o di lei. Ti spalmerei di crema profumata Per poi dormire insieme a te Come in paradiso Oh mio dolce amante virtuale Dimmi,dimmi, perché sei partito? Ma non ti manco anch’io? Sai, io muoio per te… Qua, sola, seduta ad un Pub… Mi annoio. Esco e vado al Pub Che prima si chiamava Bar Ma che c’entra? Non si sa… Ordino qualcosa. Sono sotto la metró In lontananza sento i rumori Assordanti delle locomotive Ordino una cioccolata calda Con sopra la panna montata Non mi piace lo so Ma piace a te Quindi anche a me Cerco tra i volti della gente Un tuo messaggio Guardo invidiosa le coppiette E penso a quando c’eri tu E faccio di tutto per struggermi. “Per piacere mi accendi la sigaretta?” - una voce tra la gente mi chiede indifferente Potrei uscire anche con lui Uno sconosciuto Ma lui non lo saprà mai. “Dio, come mi sono ridotta Ma perché mai seguo sempre i brividi del corpo, sarò forse scema Oppure poco ci manca?” Tante cose avrei potuto fare Ma io avevo scelto proprio Quel posto: Seduta sola ad un Pub Mentre i rumori mi assordano. Sento l’inutilità di quella scelta Sogno deserti infiniti Vedo le Cascate del Niagara Rivedo il tuo bel viso. Il disagio si impadronisce del mio essere Che si sente sciocco Ferito, scisso, reciso come un fiore Che voleva nascere, crescere e sperare. Tu eri la mia vita Eri tutto per me Ora mi alzo: Dormire Ecco il rimedio: Dormire Sperando che tu mi ami Magari domani. Dimensione nuova. Se scrivo una poesia Entro in un’altra dimensione Dimensione eterea Dimensione mia Dimensione solitaria Questa è la mia vita vera. Scrivendo una poesia Entro in un mondo Costruito da me Che mi appartiene Dove faccio entrare Ed uscire chi voglio Ma te ne prego amore Tu se puoi resta Non mi abbandonare Rimani qui dentro la mia stanza In silenzio, non parliamo. Quando hai bussato ti ho fatto entrare Non lo faccio con molti sai… Resta con me Giorno e notte in questa mia strana dimensione Irreale, sublime Quasi paradisiaca Dove diventiamo quasi trasparenti Grazie alla poesia. La fase più dolorosa La fase più dolorosa é ormai arrivata. Non vorrei dirtelo Ma non posso più vederti Le nostre strade qui devieranno Come quel treno merci Del quale senti il trac, strac Del deragliamento su un binario morto Che fa sussultate il cuore Mentre getti il tuo sguardo sulle rotaie dal finestrino della vita. Mai più tu. Dolce abitudine. A te dedicavo pagine intere Nella frenetica illusione di suscitare in te Curiosità Attenzione, e forse, ma proprio forse anche Amore. Le nostre strade….finiscono qui dove ci siamo incontrati Inevitabile e scontato finale. Mentre tu mi leggi abitudinario e ferito sullo schermo del computer. Senza però sentire al cuore nulla o quasi Di quel fremito che solo ieri, lo faceva tremare E che oggi, trovo freddo e gelido alle mie parole E questo mi crea immenso dolore Ma non è ancora tempo per noi due ! A metà scrittura, sai, quasi tentenno Vorrei non farlo, quasi mi pento della mia sincerità: “E se continuassi a fingere?” Forse non ti perderei… Ma falsa sarei…come non mi vorresti tu. Ho deciso tutto oggi, in questa mattina africana dove giraffe e scimmiette virtuali Sorridono al mio coraggio. Per dirti tutto in fretta ho fatto una bella doccia Rischiarando la mente Ho cercato nella giungla le parole adatte Cosicché da essere meno crudele possibile Più amabile che possa essere. La mia coscienza mi fa razionalizzare Anche se il mio corpo é un po' arrabbiato: ti cerca annoiato come la prima volta… Quando tu lo coglievi, facendo di lui ciò che non volevi. Ricacciare, ricacciare, ricacciare. Il pensiero di ciò che é stato O forse non é stato Chissà!… Mi fa stare un po' male Mi inforchetta la mente Sentenziandoti: Che é la fine. La fine, sì, la fine del nostro strano Ma grande amore. Incomparabile Insostenibile Ormai naufragato Senza che fosse Colpa di nessuno: Né mia, né tua O forse più tua che mia. Colpa del mondo Delle ambizioni Degli amori strani e bizzarri Che noi cerchiamo di inventarci Quando ci accorgiamo di stare per morire. Navigando disperatamente in un tempo che non é mai stato nostro. Né tuo, né tanto meno mio E che beffardo adesso, ride di noi Regalandoci solo il suo mantello Fatto di un lieve e flebile sorriso. E allora rivedo tutto: I falò Risento il profumo dei lillà Mi rivedo correre felice con te su e giù per i prati Incollocabili in questo mondo di vivi Ma noi in fondo cercavamo Solo la Terra Promessa… Quella della felicità Dei Castelli di fuoco Di quel Reame Incantato Cui ancora te ne giungono gli echi Facendoti spezzare il cuore Quando non ami più. Nano, nano, quanto ti amo… Eppure Pinuccio ed Edera Si amavano davvero: Lui nano, lei no. Rapporto strano Che incuriosiva la gente La quale, probabilmente si chiedeva Come avrebbero fatto poi, la sera… Lui: goffo e piccolo Lei: normale e bruttina Lui, andava pazzo Della normalità di lei Lei, moriva invece Delle imperfezioni di lui. Si sentiva eccitata Da quello scherzo della natura Dall’aspetto così imperfetto… Come facevano a far l’amore? Si chiedeva la gente immaginandoli in un letto A fare e disfare Montare e smontare Ma niente…Qualcosa sfuggiva Non riuscivano ad individuare Palpare, afferrare, la sostanza… Io Pinuccio ce lo vedevo Su un seggiolino in piedi Lo immaginavo così Mentre lei a gattoni o forse a pecorina Scendeva e saliva d’altezza Cercando di metterlo a suo agio Mormorando poi, tra il piacere: " Nano, nano, quanto ti amo!" Sì, non dovevano avere molti problemi a farlo… Ma la gente, che non si fa mai gli affari suoi Si chiedeva anche: " Ma che razza di figli nasceranno poi?". A Pinuccio ed Edera Però non importava: Nano e sano. Bastava fosse umano Tra lo stupore di tutti il figlio nacque uomo-normale E la gente ci stette male: Avrebbero preferito un nano! Mormoravano al loro passare: I nani sono rari Mentre noi, uomini e donne normali Non siamo per niente originali E fu così che i giovani sposini: Scocciati, depistati Veramente annoiati da quella strana città Decisero di partire per altre mete e paesi Alla ricerca di pace e tranquillità. In un posto dove regnasse felicità E dove specialmente chiunque potesse fare Ciò che credeva fosse bene. Girarono quindi mezzo mondo Ma trovarono sempre gente che li guardava: Così. Anche se in fondo in fondo Alla gente Non gliene frega niente. Ma forse voi vi chiederete: Ma com’é che il bambino nacque sano-umano e non- nano? In verità, di loro persi le tracce Ed in fondo, in fondo, non é che Me ne freghi poi tanto… Siamo tutti comparse Siamo tutti comparse Nella scena della vita Mentre si alza il sipario Compaiono i vari personaggi Che compongono la storia: i protagonisti si notano subito Noi comparse invece passiamo inosservate Assolutamente in secondo piano Quasi in punta di piedi Ci muoviamo, compaiamo e scompaiamo Senza che il pubblico nemmeno Si accorga della nostra parte Nemmeno ci regala un applauso … Al nostro inchino giullare Piovono applausi solo per i protagonisti Noi, comparse di sempre Siamo come trasparenti sul palco della vita Il pubblico ci ignora Mentre la natura fa sì che Persone nascano, muoiano Si riproducano, come pesciolini tropicali Variopinti e di varie personalità Che poi, a cicli stabiliti, da un tempo amico o nemico Non si sa, navigano, mangiano e si riproducono In un tempo acquatico che non conosce Ore, mesi o anni Solo acqua che va, pesciolini comparse Vanno e vengono Proprio come noi, umani Recitanti la parte dei perdenti Il tempo annoiato Fa recitare chi vuole Cambia, attori comparse registi ed autori Mandando a casa gente Da questa scena della vita Che in fondo non finisce mai E comparse vanno e vengono Improvvisando una parte Che non gli appartiene o che forse apparteneva od é appartenuta Ad altri noi Comparse di sempre. Quando tu sei partito Quando sei partito Per il dolore Il mio cuore Ha sanguinato lacrime Che io ho trasformato In poesia. Disperato Offeso Umiliato, il mio cuore, non ha potuto Che cedere A questa notte. Si é ubriacato di parole Con le quali brindo delirando Arrampicandomi Sul suo muscolo rosso Cercando di non cadere E di restare in vita Mentre mi sento allucinata. Drogata di te. Ti sniffo Ti odoro Ti voglio E nel delirio Immagino paroline rincorrersi Contente e inafferrabili Che mi deridono Squisite Malleabili E che meravigliosamente Mi rimbalzano sul cuore Che grida ancora : " Ti amo. Ti amo. Ti amo ". Il petalo d’amore. Se il cuore dovesse gridare Prendilo in braccio Cullalo Dirgli: Cerca di non stare male… "O, o, o, o…" Cullalo dirgli Passerà, passerà Oggi così Domani chissà… E anche quando Ti dirà beffardo: "Principessa Lui è partito Forse non ritornerà…" Ignoralo Vai per la tua strada Segui il motivo Trainante Segui il motivo Andante… Il mio padrone E’ il cuore. Lui comanda La felicità Lui comanda La tristezza Lui, mi fa felice O triste… Non farlo gridare Restami accanto Stanotte Contiamo insieme Le stelle del creato Sfogliano le margherite M’ama, non m’ama Il fiore ti dirà Fai sì, oh fiore Che il tuo ultimo petalo Sia un m’ama Anche se non è verità Illudimi tu Petalo d’amore Che lui mi ami! L’ultimo ballo. Non ho voglia di ballare Quasi quasi me ne vado Poi vedo te In un angolo del locale Triste e pensieroso Con uno sguardo bestiale Da uomo ferito Ucciso Lapidato Forse troppe volte… In fondo che c’é di male… Ballare, ballare, ballare Questo lento con te Cosa può significare? Allontanare il mio corpo Dai ricordi Avvicinandone un’altro Non potrà che farmi bene… uno sconosciuto… Per dimenticare Eppure sembri Anche tu deluso: “A te, che fece l’amore?"… Quasi ti vorrei domandare Ma è meglio Ballare, ballare, ballare Fingendo Di dimenticare, are,are Anche quando la tua mano Sale, in un abbraccio Casto e puro Che mi fa tremare non mi abbandono So che non sei lui Purtroppo non sei lui! Ti stringo un po' di più Facciamo che sia lui? Vorresti esser lui? Chiudiamo gli occhi. Facciamo che io Sia lei Che ti ha deluso E che tu sia lui Che mi ha lasciata Facciamo che dopo andiamo Facciamo che poi restiamo… Facciamo, facciamo, facciamo Che ci illudiamo Di essere L’ombra di ciò che fu Mentre balliamo Balliamo, balliamo Crediamo sia amore Ma noi sappiamo Che é pura e semplice Musica che ci inganna Ed ammalia sia amore Una sferrata al cuore Un tappo di champagne Lanciato nell’aria Che ha colpito Le nostre menti Con la Schiuma di sciampagna. Colore di sangue Lo avevo visto In un famoso film Lei andava in giro Per la stanza Con le ciliege Appese alle orecchie Lui Per gustarsela meglio Se le mordicchiava tutta A volte. Strano é l’amore In suo nome Facciam le cose Elementari e strane Sceme e rare Semplici e bestiali… Se dovessi andar in giro così Per casa Che gusto avrei? Beh? Una persona giusta Ci vorrebbe… Nel film era Michel Piccoli Ma potrebbe per me Esserlo anche Peppino Giacomino o Giovannino Quando amo Non capisco più Un cazzo Ma forse il bello Sta proprio lì L’abbandonarsi Alle ciliegine O l’affogarsi nelle fragoline rosse Aspettando La grande abbuffata! Dammi un bacio Vorrei solo un bacio Un’ ultimo bacio Poi, le mie labbra Partirebbero Esilierebbero Con quel dolce ricordo Impresso nella memoria Dovresti darmelo ad occhi chiusi Senza fretta Affondare, affondare, affondare Mentre magari io ti imploro: "Fammi andare… Che poi é come dire Voglio restare…". Eccitato Come sei Non senti i miei no Dalla premura Mi vorresti trattenere Tutta In un bacio interminabile Lungo come i vagoni di un treno Che fan :" Tu, tu, tu! " - puoi baciarmi così Solo tu!- Poi il fumo Ci investirebbe E noi stessi diventeremmo Nebbia ancestrale Ricordo di peccato Degno Della pena capitale Ma tu baciami ancora Non smetterla Di affogare, affogare, affogare La lingua Invadendo corpo ed anima… Ma che domenica é senza te Ti cerco nell’aria Non ci sei. Ma dove sei E specialmente Ma che domenica é se, non ci sei te? Non sento nemmeno nell’aria La festa Mentre ti cerco Con la testa La testa, la testa, la testa Ma sarà ancora attaccata al collo? Ricordi quando era sempre Fiesta? Quando ancora ignari di un futuro Correvamo, salivamo e scendevamo Le scale della vita Di corsa, col fiato in gola Con la paura di perdere qualcosa Di quel tempo che sembrava Tutto nostro, ma Che non lo era… Domenica, domenica, domenica Senza te… Non c’è Non è Non mi dà felicità… Lavoro tanto per lavorare E penso sempre a te Rivedendoti in ogni angolo Ricordando il tuo bel viso Ricordando la tua voce Quando mi dicevi no Come sempre Crudele che sei Tu, che non mi vuoi mai Ma mi piace pensare che Un giorno mi cercherai Rimpiangendo le mie domeniche Che oggi ti sembrano inutili Ma che ritmiche e bestiali Erano piene di poesia Con quel mio volerti amare E tu sempre fuggire… Domeniche fatte di balli virtuali, mai ballati né mai conosciuti: Bossa nova Cha cha cha Mambo italiano e forse americano Rap e flash dance Che solo io e te riuscivamo a seguire Quando tu eri qui. Ditelo a tutti che sono una povera italiana Stavo per partire Quando Vittoria mi ferma Mi implora con gli occhi: " Diglielo…" – Ed io: " A chi e che cosa? " " Dillo agli italiani Che io li amo Di' agli italiani che io vorrei essere lì Di' loro che … Li sogno, li sento, li voglio Tutti". " E poi cos’altro devo dire agli italiani ?" " Digli che li amo Anzi no, digli che li odio… Perché non mi hanno voluta. Ma dillo, dillo a loro Che io sono Un’italiana Vera! ". Estasy Estasy. È la mia vita Sdoppiata e scissa Tra scrittura e parole Dove la mia mente confonde Verità e fantasie Ma di certo Non mi interessa più saperlo Se vivo o no… Estasy. È questa la mia condizione sublime Irremovibile Lacerante Che mi fa morire e rimorire Ogni giorno un po'… Pur vivendo tra voi, loro ed essi Forse la mia condizione migliore Che mi regala vita nuvoleggiante Estasy. Mi fai sfiorare Aquile rapaci dal becco cattivo Che mi vogliono portar via Lontano,lontano, lontano Lassù nel loro nido montano… In una vita Che vaga in un tempo sbagliato Che non ho mai sentito mio. Le galline ci guardano… E mi trovavo In quel postaccio Pieno di mosche Cattive ed insistenti Gatti randagi Dai denti canini aguzzi Miagolanti come piccoli leoncini Dal tanto erano selvaggi… Segatura gettata lì Tra l’odore di sangue Forse incubo. Eppure l’incubo Suonava, cantava, si agitava Dolendomi cuore e mente. Schiamazzi qua e là Interrompevano i miei silenzi Mentre aspettavo Il mio enpané Che non voleva arrivare Proprio per farmi Fantasticare Morire Rinascere E fare star soffrire… Galline, galline, galline Di quel pollivendolo egiziano Perso in un tempo remoto Forse lo stesso di Faraone Mentre io Cleopatra di sempre Scruto il negozio Soffro per il pollame Poco intelligente Deficiente, demente Ente, ente, ente Che pur sempre confonde La mia mente malata Malata di che? Non si sa Ma cosa certa é che Non esiste dottore Per questo genere di mali Solo rimuginare Violentando un po' i pensieri Chissà forse mi fará Anche un po' bene Qua e là per il corpo Gli occhi non avrebbero voluto Guardare la morte appesa a testa in giù Che gocciola sangue inutile: " Galline, solo galline…" Direte voi… Mentre quaggiù si muore Per niente E di niente Si vive. O l t r e Non essere mai superficiale Vai O l t r e Solo così potrai scoprire Mari e Cieli mai esplorati Avere intuizioni e sensazioni Mai palpate Vai, vai, vai O l t r e… Non fermarti alla prima pagina Addentrati nella storia Scopri come Rosmunda Bevve nel teschio di suo padre Scopri come Cleopatra si uccise Col serpente velenoso… Vai, vai, vai O l t r e… Cammina su quella sabbia Guarda le tue impronte Immagina chi le ha attraversate… Immagina cosa sta insabbiato Sotto quella sabbia… Secoli e secoli di vita… Anche tu verrai insabbiato Come gli altri Vai, vai, vai O l t r e… E anche la morte ti sembrerà Il giusto epilogo ecologico Che da l’estrema unzione virtuale Ad un U n i v e r s o Che è, e sempre sarà In continuo movimento. E solo così scoprirai Chi veramente sei. Dedicata ad una mia amica: "R O S’ A L B A" in arabo "Warda - Fagr".
Rosalba (ià warda ià fagreya) Si sveglia la mattina Pensando al deserto Rosalba (ià waeda ià fagreya) Apre gli occhi alla giornata pensando al Rosso Mare aperto “ Smettila di fantasticare Su pesciolini tropicali rocce pungenti di quel mare Sulle punte consumate delle piramidi Dove tu, in un tempo presente-passato Forse hai pianto Volendoti punire… Forse sarebbe ora di reagire! Togliti da quella bolla di sapone E falla scoppiare!” Alba, Alba, Alba, Ià warda ià fagreya La vedi quell’aquila lassù? Trasporta i tuoi sogni Trasporta gli uccelli del paradiso Trasporta i cavallucci marini e i delfini Che inebriano la tua mente Mentre tu Alba Tappezzi di foto la stanza… Sorridi alla Sfinge Ti tuffi nel mare Saluti Kheope, Mandara e Micerino Ti senti Regina di un tempo che fu Con tanto di corona in testa Mentre triste, ami solo chi ti procura dolore Tristezza, struggimento e mal di testa. “ Oh! Alba, ià fagreya Ritorna nel 2000, accendi quella Stella! Dai, oro, incenso e mirra A chi se lo merita! “. Poi, riposa serena Perché domani tu capirai Che volevi soltanto uscire dalla trappola della noia Dalla trappola che ti tendono gli uomini cattivi Dalla trappola che tu stessa ti sei costruita Inconsciamente in balia degli uomini porci Tu, Rosalba, Ià warda, ià fagreya nata e cresciuta E forse resuscitata da un’anima egizia Devi cambiare la carta a quei muri Devi concederti nuovi colori Cambiare look alla moquette Solo attraverso il cambiamento Riuscirai a vedere meglio in te Fino a quando Lui, l’uomo dei tuoi sogni Ti verrà incontro con un sorriso Mentre tu lo guarderai con un sol pensiero: “ Oh Dio! Il mio cuore batte, batte, batte d’amore E se batte per lui, vuol dire che sono viva, che posso amare, sperare di ricominciare!” Sì. Alba, ià fagreya La vita ti aspetta E questa volta riuscirai a dire: “ Basta anima mia! Sia amore e così sia!”. E divento una guerriera in città… E combatto contro i tram Per la città sudata Affannata, cosmopolita inquinata e trafficata Mi colpiscono le pubblicità attaccate fuori dai tram Pubblicità, pubblicità… Colorate e contente Ti invitano a tornare, venire o restare… Ma specialmente a Comprare, comprare… Mentre le guardo immobile alla fermata quasi non credo ai miei occhi…: Radio Lombardia, la tua radio con simpatia Rio Blu mi piaci solo tu Vacanze in Tunisia con Teorema è una follia Salmoiraghi - Viganò e la vista ti ridò Tram, filovie, filobus lunghe e corte… Che non vogliono arrivare Mi fanno imprecare l’ATM Tanto che vorrei telefonare per sollecitare: Sollecitare, sollecitare chi? Se poi han sempre ragione…!? E dentro me mi chiedo chi mai me lo abbia fatto fare di uscire quella mattina d’estate milanese dove ho perso più tempo quasi ad aspettare i tram che a fare ciò che avrei dovuto fare. E altre pubblicità mi passano davanti e ridono di me. Prendono in giro la mia mente ormai offuscata dai colori, dalla calura e dalla segatura gettata ai ricordi… Poi passa il 14, mi sfreccia davanti come un Orient Express col suo muso bestiale da aereo spaziale Che io guardo smarrita… pensando che là dentro hanno pure l’aria condizionata… Beati loro! Ma io aspetto il 27. Che purtroppo non arriva… Che prima si chiamava 12, e che un giorno, all’improvviso hanno chiamato 24. Chissà perché lo hanno sempre cambiato… Prima era verde, poi giallo ed ora arancione come il tramonto del sole… Sto delirando, scusate… Forse sarà il solleone Ecco che arriva pieno zeppo Ed rieccolo attraversare la città… Mentre io, spettatrice di sempre la guardo mentre se ne va… “Hanno ammazzato compari Turiddu! ” Muovo le mani azionate da un filo mentre i pupi danno vita ad una strana storia: addolorata, piena di lamenti, ma anche risate Una storia dove ogni tanto qualcuno piange, anche Ma che specialmente dove senti sempre : “ Hanno ammazzato compari Turiddu! “ I pupi-pupazzi tra le mie dita diventan tutto Li posso guidare verso la disperazione Posso metter nelle loro mani la spada della vendetta Posso mettere nelle mani di Carmelo la bella Angelica poi potrei perfino portare Orlando e farlo diventare Furioso o Geloso E tutto questo mentre le dita si muovono scaltre e la donna grida: “ Hanno ammazzato compari Turiddu”! Ma chi è e chi fu mai Turiddu? Non si sa, se esistesse oppure la fantasia lo fece esistere senza nemmeno nascere Ma Turiddu fatto sta che forse è morto forse è vivo, non si sa… I pupi deliranti agitano le loro braccia Atterriti, spaventati ed anche un po’ meravigliati Con le loro guance rosse E la loro ingenuità Che li fa correre qua e la Poi ecco la scena finale Arriva Angelica con una spada proprio conficcata dentro al cuore. Forse che vuol morire con Turiddu? “Ah! L’amore, l’amore…Hanno ammazzato compari Turiddu!!!!!!!!!!!”. Ma dove sono i graffiti? Ho attraversato il mondo Ho visto graffiti Immaginato poi L’America Mi son persa nel buio Ho inciampato nel vuoto Ho visto condor a Natale Poi mi son chiesta dove fossero mai finiti quei disegni in gessetto Che facevan sognare i muri e l’asfalto della città Qual è il loro nome Qual è il nome di chi li dipingeva Saranno ancora vivi oppure morti I pittori “ per caso “? Ma dove sono le due torri Ma dov’è finito il naso della Sfinge Dov’è sepolto Dante Alighieri Perché gli uccelli del paradiso volano intorno alla Mecca Senza sfiorare il velluto nero? La mia mente si è posta 1000 perché Poi mi è parso d’impazzire Allora ho appoggiato la testa sul tuo cuore Ti ho annusato i seni Ho sentito il tuo odore Poi come un animale Ho scoperto che Tutto sommato Era meglio dormire Dimenticare Non farsi tante domande E allora la mia mano, sicura È finita colà dove non doveva andare Ma dovevo farlo, per dimenticare… Per poi dormire, dormire e… Continuare a sperare. In ginocchio davanti a mia madre Madre. Ti imploro! Fammi poggiare la testa sulle tue ginocchia Cosicché io possa sentirmi sicura e protetta Poi accarezzami i capelli E portami nel caldo del tuo ventre Madre, dammi amore Te ne prego! Ne ho tanto bisogno…! Sempre… In ogni dove, in ogni tempo, luogo ed ora Madre Accettami così, per quella che sono: Peccatrice inginocchiata davanti a te L’ombra di quel che fosti Perennemente in cerca di affetto e perdono Madre Te lo chiedo in ginocchio… Perdona le mie colpe Che poi sono anche le tue… E per me diventerai la Vergine Maria Raccogli, oh Madre Queste mie spoglie Oramai Io sono solo un relitto di donna Incapace di vivere E forse, anche Di amare Proprio come te. - Poesia contenuta nella lettera per la Rubrica curata da Angela El Beah, per Italialibri.net : ” Lettere a Busi “ - "Mia madre è un disastro di donna" - Vittoria perché sei morta? Vittoria è morta Non ci posso credere… Vittoria la mia amica cicciona… Ancora la sento nell’aria… Eppure stranamente non è più… Prima era…Esisteva… Senza far rumore…è morta. La muerte Una morte inutile, la sua L’ha presa a tradimento… Inopportuna in quel momento Forse Vittoria se lo sentiva… Forse Vittoria la respirava Forse Vittoria la sfuggiva La muerte Me lo aveva detto che le mancava poco… Ma io ci ridevo sopra! Ma poi mi ha fregata Ci ha fregati tutti A dire il vero… Anche se in fondo morta Già lo era Esattamente come me : Vegetavamo in quel deserto arido e innaturale Che era un po’ il nostro vagare Perché dunque piangere Perché dunque rattristarmi: Meglio rassegnarmi, non pensarci. Vittoria non c’è più… Non la vedrò più Coi suoi pomelli rossi Il suo viso grassoccio e tragico da pupo siciliano Vittoria è morta! Ditemi voi: “ Dov’è finito l’ alone egiziano! Dove sono andati a morire i colori vivaci dei suoi vestiti! Dove sono i suoi gioielli che tintinnavano Al suo passare !? Dov’ è, dov’è, dov’è !!! ”. Vittoria non c’è Vittoria non è più Non esiste più! Ella semplicemente “ fu “. Una fitta attraversa il mio cuore Che strabocca di dolore Mentre la ricordo Così Come solo lei sapeva essere: Bambina, cretina, intelligente Deficiente, scocciante, pedante e demente A volte affascinate ed ambigua… Più per gioco che per diletto. Rivedo io e lei gettare i nostri sguardi sul Nilo Azzurro Rivedo il suo volto disperato Rivedo me e lei mangiare la pizza In quello strano ristorante della Radio Egiziana Che si trova al settimo piano e mezzo La rivedo Lucente, opaca, frizzante e folle. Col suo orgoglio siciliano Il suo velo musulmano I suoi occhi saraceni che lanciavan saette di fuoco La rivedo in ogni viso che passa E che non sa Che Vittoria è morta. Sconfinati angoli dei miei ricordi Pungono come spilli. Eccola qui, ora VIttoria Passeggiare con me Mentre tranquilla e rassegnata mi dice Che il marito l’ ha appena picchiata E che lei prima o poi, scapperà… Si farà un bel gruzzoletto e poi… Via come una libellula o forse una farfalla…! “ Vedrai. Vedrai, che un giorno cambierà !” Rivedo occhi ingenui scrutarmi Nel vano tentativo di indovinare i miei impenetrabili pensieri Vittoria ti rivedo, sì, rivedo te Non te l’ho mai detto sai Che tu eri importante Per me. Vittoria, io ti ho amata Per quel che ho potuto Ti avrei ricoperta di Cornetti Algida Ti avrei fatto fare una Grande Abbuffata Sarei uscita con te la sera a guardare le stelle Ti avrei tolto quei ridicoli calzini che indossavi, neri Facendoti sentire “ La Maya Desnuda “ E rivedo i tuoi occhi neri Mentre guardan il mondo cattivo Che però ci piace Un mondo che forse Non si è neppure accorto della tua nascita Come della tua improvvisa sparizione…! Vittoria sognava l’Italia L’Italia se desta dell’elmo di Scipio Vittoria sperava di andarci Un giorno chissà… Illudendosi : “ Sarà, sarà…Un giorno sarà …” Vittoria non sapeva che L’Italia non la voleva Vittoria non sapeva che l’Italia Tutta La derideva Fossi stata un uomo l’ avrei amata 1000 volte! In fondo già ti chiamavo amore… Tu senza saperlo già lo eri…Mio amore Seppur in forme svariate Indefinibili e confuse Tu eri indiscutibilmente L’amore, per me Assolutamente fragile. Ti avrei fatto fare l’amore… Ma come potevo, come avrei potuto Come potevo sapere che da lì a poco Non saresti esistita più!? Per quel poco tempo Che t’ ho conosciuta Ti ho riempita di attenzioni Ti ho riempita di coraggio Come neppure un’amante avrebbe potuto. Ero l’unica ad accettare Quelle tue telefonate lunghe ed inutili Fatte di speranza e voglia di cambiare Vittoria non ci sei riuscita a cambiare! Sei sparita dalla faccia della terra E tutti giù per terra… “Perché mi hai fatto questo!? Tra noi c’era un patto, un patto di sangue Eravamo eroi e complici Streghe ed angeli Uccelli ed iene, all’occorrenza! “. Vittoria, amore mio… Avvicina la tua guancia e fregala alla mia… Regalami, regalati Restituisciti a me! Altrimenti che senso avrebbe avuto averti conosciuta L’averti amata Desiderata felice Sbattuta sui marciapiedi !? Dimmelo, dimmelo tu!!! Che dovresti, in teoria Guardarmi da lassù! Perché non hai resistito…? Forse che senza me Non ce l’hai fatta!? Vittoria ti amo, ti amo e riamo Ti chiamavo amore, e tu eri il mio amore. Vittoria sto piangendo lacrime amare… Forse napulitane Dedicate esclusivamente a te… Dimmi che non è vero ! “ Dimmi che tu ritornerai Dimmi quando tu verrai Dimmi quando, quando, quando…”. La terra, la terra, la terra La terra che ci sotterra E poi ci annulla riducendoci santo fumo Quale in realtà siamo Mentre vaghiamo nel mondo Pensando di essere corpi liberi Ma ciechi non vediamo le catene E salutiamo uno spirito che pian piano se ne va, va, va…su nel cielo… Lo vedi…! Staccarsi dalla maschera corporea E volare, volare, volare… E vola, vola, vola e vola Lu cardiello… in alto lassù! Ti rivedo Vittoria In quel cielo blu Africano Costellato di stelle e nuvole celesti Ti vedo volare leggera Nonostante i tuoi 100 chili E tu diventi nuvola… Alla quale il comune umano Può regalare la forma che vuole…: E per me diventi Budda. - Poesia dedicata a Vittoria, mia grande amica ed ispiratrice, morta di embolia polmonare i primi di settembre 2003 al Cairo d’Egitto - Mentre dormi... Quando dormi Ti accarezzo in silenzio Ed anche la tua cattiveria Mi sembra non esistere più Vorrei credere fosse così Ma non lo e'... Eppure mi piaci anche così Cattivo, crudele Con quelle tue labbra sfuggevoli Che mi danno un bacio solo dopo averlo sospirato... Nulla con te E' a portata di mano L'amore non esiste. Esiste solo disperazione Libidine Tu Riesci a farmi entrare ed a tastare Il colmo e la pienezza : Limiti del piacere Mentre ululati confondono i miei capelli Dà inizio uno sfregamento dei sensi Mentre accecata ora Mi abbandono con le orecchie Sul tuo pene bagnato dei miei mugolii. Parlami uomo Dimmi che ne è stato Delle nuvole blu Demenziali Che riempivano la mia mente innamorata. Vedevo lumi di gioia saettare il tuo viso Vedevo lampi geniali illuminarmi il cuore Vedevo, vedevo cose mai viste. Quando ami Vedi ciò che ti detta L’amore. In quel bunker Che è il mio cuore Nessuno è mai riuscito a scendervi Solo tu… Ed ora che lo stavi raggiungendo Mi hai tradita Non hai digitato il codice segreto Che poi Tanto segreto Non è. Dedicata a “ S A X “. Fai parlare, stanotte Questo mio corpo Non fare che sia solo carne Ridagli Ridonagli Vita Muovilo seguendo il ritmo di quel sax E tu diventi musica Ed io divento per qualche ora Il tuo maestro Il tuo genio della lampada Il tuo calvario Affanno Il tuo compleanno. La tua gioia La tua troia La tua certezza La tua consapevolezza Poi, gettami via Come fossi fazzoletto Solo perché ho peccato Ma di che? Non so esattamente di che peccato si tratti Ma sicuramente peccato lo è Ed anche capitale: Tu mi hai fatta urlare, gridare, implorare… Mi hai fatta uscire da me… Ecco dove sta il peccato L’uscire dalla mente E non pensare a niente Solo a te Sax Che cerchi di accompagnare Con la tua musica consapevolmente malinconica Il tramonto della mia vita. Grazie Sax. La corsa del cuore (Dedicata a Luisa) Correva Il mio cuore Quando ti vedevo passare Sentivo L’amore Suonare e saltare. Questo è il vero amore. Ma perché non sento più il respiro farsi veloce Ma perché non mi sento più in America Con te Anche dentro alla tua macchina Perché, perché!? E un dubbio non mi abbandona: “ E se non ti massi più !? E se il mio universo Non fossi più tu ?! “ Vorrei scappare O nascondermi sotto le scale Oppure in cantina Eludendo e fuggendo Le tue richieste Non darti mai risposte certe Ma tu le vuoi E mi fai male Mentre la mia mente Cerca di ricordare La felicità che fu Ma che ora non è più. La tua fotografia La tua foto la tengo sotto il cuscino Quando ti vorrei vicino La tengo dentro al cassetto del comodino Quando mi fai arrabbiare E la tengo sotto il materasso Quando proprio mi hai rotto u' cazzo. Il tuo viso mi ravviva la giornata Ma a volte me la rovina Dalla sera alla mattina La sensazione Che mi dà la tua foto Cambia di giorno in giorno: " Please! Vorrei dei medici intorno! " Forse loro saprebbero diagnosticare E dare una motivazione clinica A questa mia insistenza d'amare Proprio te. Che tanto mi fa star male Rivolta poi verso uno che Non mi dimostra niente di niente E a cui forse sono del tutto indifferente E che per allontanarmi Mi ha pure dato dell'idiota Quindi è un bel maleducato e pure villanzone E pensare che io Nonostante tutto Continuo a guardare e riguardare Ammirare e lucidare La tua foto Dove tu spicchi col tuo viso crudele Da assassino e forse serial-killer Fino adesso io non so chi sei… Potresti essere tutto per me… Una cosa negativa O magari positiva E mentre ti penso ti rivedo Come la prima volta: Coi tuoi jeans ben in ordine I tuoi capelli alla Mafalda Ed i tuoi occhiali da presbite. E continuo ad amarti Mentre dovrei odiarti E sputare sulla tua foto Lanciandoti occhiate feroci Invece, mi ritrovo a sognare e a languidare Con in mano la tua foto Che stringo tenera al petto E guardo e riguardo per non perdere Nessun particolare: " Sono fusa, fusa…ma io amo così ". Quando vado in bicicletta Quando vado in bicicletta Sento il mondo in mano Mi sento più giovane Mi sento più bella Agile e perfino snella Sento il mondo in mano Mi sento un canguro Mi sento un giaguaro e forse un caimano Mi sento un gran campione Maspes, Bartali e Coppi Tutt’ insieme E vado a 30 ‘ allora Penso di salire montagne Scendere praterie Percorrere dune e distese desertiche Mentre magari sono solo in città Ed i clacson mi scocciano qua e là… E parlo da sola E dico parolacce E li mando tutti a… Tanto loro non mi sentono. Mi prefiggo una meta Ripenso alla mia vita Mi sento addolorata pensando a te Mentre laccrimm ‘ amare mi fanno sospirare Ed inondano le gote Un leggero frescolino su occhi e viso Piacevolmente mi assale E quasi, quasi mi nasce un sorriso Che è un misto di felicità e dolore Mi sento in paradiso Mentre rido Dopo essermi sfogata ben bene Con testa, le gambe e capelli Che sento ancor più freschi e belli “ Oh, irraggiungibile amore Che tanto mi fai star male al cuore! “ Mentre vado in bicicletta Sento te dentro me E la stanchezza non la sento E la vita mi scoppia dentro Solo perché ti amo. Meglio lasciare in sospeso Meglio lasciare tutto così: In sospeso Meglio che tu intuisca Ma mai definisca Il perché non ti telefono più. Meglio non dirti Che qualcosa è morto Meglio non dirti Che il mio cuore è una salma Da quando tu non ci sei più. Ma non è per non darti soddisfazione È solo che voglio tenere per me Questo mio dolore: che dignitosamente e silenziosamente Mi pugnala il muscolo del cuore Facendo sentire ogni mio gesto Pesante come una balena. Meglio tu non sappia Meglio che io taccia Meglio che io non reagisca Ma che anzi Subisca Meglio soprassedere In fondo è solo la fine di un amore Che come nei film e nelle canzoni Ti fa star male, soffrire E poi rassegnare. D’amore non si muore Ma Io mi sento morta Mentre vado in giro E sei il mio chiodo fisso Meglio non dirtelo Meglio, meglio,meglio… Rideresti di me. Meglio lasciare in sospeso Meglio non definire Per non chiudere completamente Quella porta Che poi porta All’amore che rantola al di là | Se dovessi morire Se dovessi morire Copri il mio corpo Con un lenzuolo Bianco Baciami in fronte con dolcezza Ma senza piangere Non vorrei vedere il tuo bel viso Addolorato Perdersi in un fiume salato di lacrime che fanno bene solo ai nervi E che fan male, male e ancora male Al cuore Agonizzandolo Sgomentandolo Violentandolo Questo se dovessi morire. Dovresti anche gridare: “Tanto ti ho amato! Perché mi hai fregato?” Ma la morte non frega Ti prende Semplicemente Dentro il burrone Dentro il precipizio Quando e nel momento Che vuole Con lei devi far i conti Mentre la bilancia pronta Pesa i peccati Poi Pesa le buone azioni Lo vedi il mio sorriso? Te lo regalo da morta Perché quando fui viva Tu mai lo cercasti Preferendo nasconderti Con la maschera di un altro Che non sei tu E il mio cuore Si frantuma in 1000 pezzi Cocci inutili e impossibili da Attaccare, riunire, ricostruire Mentre tu mi guardi e sorridi Come la Sfinge.Quel tiepido fiume che mi scorre tra le cosce Scende Tiepida Bagnata Tra le cosce Mentre Controllo A malapena La sua uscita Goccia dopo goccia Le do il benestare: “Puoi uscire!” Che devo fare? Sono Delusa Tradita Confusa Maltrattata Percossa Violentata Farmela addosso Ecco la soluzione! Che cosa resta della mia vita? Solo Questo tiepido Ruscello Affluente Fiumiciattolo di montagna O forse di campagna Che proviene dalla cima più alta: “Il mio dolore “ E me la faccio Me la faccio addosso “Che bellezza!” E non mi importa della gente Che non si é accorta di niente Gente che non sa Né mai saprà Che esisto anch’io Ed io faccio pipì proprio per dirglielo Ad alta voce “Udite, udite!” E mentre lo urlo, tengo in mano Un rotolo di pergamena O forse di carta igienica Come stessi leggendo un Editto. Se potessi userei un altoparlante Per sbandierare ai quattro venti: “Oh, bella gente! Che la mia urina inondi il vostro mondo stolto Che la mia urina vi piova addosso come pioggia Che la mia urina si liberi magica nel cielo aperto!” Nessuno sa Nessuno deve sapere cosa fa Questa donna Questa misera donna Per sentirsi viva Finalmente Mentre sento il tepore Scendere, scendere, scendere E mi compiango Per la mia debolezza Mentre le gambe cedono Stanche e deluse Inciampando In quel fiume di lacrime. Se tu fossi una stagione Se tu fossi una stagione Saresti l’autunno Insieme Ci incammineremmo Lungo quei viali alberati Ben allineati Nel dipinto della vita E nel mentre I nostri passi stanchi Percorrerebbero Le nostre vite In un cammino a ritroso Nel tempo migliore O forse peggiore Chissà! Sì, amore Tutto questo Se tu fossi stagione Saresti inevitabilmente Ed assolutamente Autunno E in quel mentre Diverresti per me Natura stanca che Fa piovere foglie Caduche che Si fanno calpestare e che Colorano di deserto Inneggiando al cambiamento Se tu fossi il mio autunno… Ti prenderei a braccetto Mi stringerei al tuo soprabito Color cammello Ti cingerei la vita Appoggerei la mia testa Sulla tua spalla amica E per te mi inventerei Silenziosa madre Stagione spenta Asciutta vita Ascolterei Il tuo parlare al vento Mi trasformerei in Foglia in balìa del tempo “Oh mia stagione preferita Per te diventerei muta vita!” Se tu fossi il mio autunno… I nostri passi sarebbero note Quelle di un blues Dove gli alberi spogli Farebbero da coro Gli uccellini nudi Diverrebbero usignoli Le formichine laboriose Smetterebbero di lavorare E vermicelli, per un attimo Si dimenticherebbero di strisciare I cani randagi e i gatti in calore Seguirebbero la musica Cercando di capire Ma, non c’é niente da capire… Ed allora, tu, Autunno faresti piovere natura stanca Mentre camminiamo Ed i nostri passi scandiscono sentieri E i nostri corpi, La nostra anima E la natura stessa Si amalgherebbero Come ingredienti di un Pan di Spagna Mai fatto né mai impastato Vedi, da tanto ti amo Riesco perfino A dimenticare me stessa Come mai feci con nessuno Egoista come sono Se tu fossi il mio autunno… Esisteresti solo tu Coi tuoi capelli grigi Il tuo sorriso contento Le tue gote inconfondibili La tua bocca ubriaca di vita Con i tuoi denti forse malati i tuoi cerchi di fumo Che confondono i miei pensieri Vedi, amore Anche se sono conscia del fatto Che tu mi stai portando Dentro la morte stessa Non faccio nulla Per difendermi Dalla tua finzione scenica Dove il tuo ruolo richiede Che tu mi ami E che io tacita acconsenta Se tu fossi il mio autunno… Tutto d’un tratto Ti renderesti conto In fondo, in fondo Di avermi amato E che null’altro, forse Avevi chiesto dalla vita Che una come me accanto Sciocca, perdente e forse un po' demente Per sentire ancora la potenza Di quel mondo malato e cattivo Sì, di una come me Che segue i tuoi passi farsi stanchi… Tra il vento Le foglie tra gli uccelli Gli animali Tra i camini di un tempo virtuale Tra i cerchi di fuoco Rassegnati continuiamo La farsa Illudendoci sia amore Tanto che a furia di illuderci Quasi ci crediamo E tu all’improvviso Mi tieni per mano E quasi inciampiamo In un destino incredulo… Che ci fa dire:”Ti amo. Ti amo. Ti amo.” Ed insieme Senza parlare Aspettiamo la primavera Che tutto trasformerà Maggio arriverà La natura per noi Si vestirà di fiori Colori Si rianimerà Riprenderà il soffio di vita Che l’autunno pareva aver dimenticato E noi saremo qui Ad accoglierlo. La noia Quando la noia mi assale Prenderei i piatti in cucina E li lancerei dal balcone Oppure ti telefonerei Distraendomi col tuo amore Ma tu dove sei? Quando la noia mi assale Farei di tutto per ucciderla Magari svaligerei anche una banca! Quando mi piomba La maledetta noia Mi affanna Mi rompe l’anima Mi inganna Quando la noia mi assale Miagolo come una gatta in amore Abbaio come una cagna in calore E la seguo perdendomi Nei suoi labirinti senza uscita E vago per la città Ti cerco in Kosovo Ti cerco a Milano Ti cerco in Pennsylvania Quando la noia mi assale Attraverso tutta la città Con indosso soltanto Uno spolverino nero E sotto niente Mi darei a chiunque Ma io cerco solo te Il più perduto e fallito Di questa vita Quando la noia mi assale Cerco di non farla vincere Le grido dietro: “Dì a lui di farmi male di frustarmi, di farmi sentire il dolore del suo pizzetto pungente, dirgli di farmi destare come fece il principe nella bella addormentata del bosco!” Quando la noia mi assale Invento te amore Frutto di un’illusione Che mi fa continuare a vivere Sperando di non vegetare. Il giorno più adatto per morire Sarebbe bello Morire oggi Mentre il vento ulula fuori Ed io passiva, inerte e stanca Metto a posto le mie poesie Fatte di castelli in aria Cuori persi nel vento Amori impossibili Anime perse e virtuali Guardo al di là della finestra Dove il deserto mi investe E ripenso alla mia bella Milano Vorrei tanto te Qui con me Mentre piango lacrime inutili e vane Che scendono senza fatica In questo giorno inutile e spento Dove vorrei morire Ma non così per dire Tutto sarebbe propizio Ad accogliere la mia morte Anche le acque del Nilo Colorate di nuvole Color smeraldo e turchese Sarebbero pronte Ad abbracciare questo mio corpo Ormai in coma Chissà se poi tu mi verresti a cercare? Sentiresti il mio nome Penseresti a me Vorresti sapere dove sono E allora cercami al Duomo Tra la folla Forse sarò là La mia anima ti parlerà Ti dirà quanto ti ha amato Quanti ha desiderato quei tuoi occhi Quel tuo sorriso distratto Che per me era tutto Solo la mia morte potrebbe cancellare La mia immagine nei tuoi occhi Il giorno della mia morte Avrai come un forte desiderio Di attraversare i posti vissuti con me Di camminare senza meta Lungo il Fiume Azzurro E guardando il cielo lassù Capirai solo allora Di avermi amata tanto Mentre di me vedrai solo un’anima La mia anima E solo in quel momento Ricorderai le mie parole E non sentirai più la potenza del mondo! Barbino - La prima di tre poesie ispirate dalla lettura di ‘’Seminario sulla gioventù” di Aldo Busi - Tutta Montichiari Sorride a Barbino Quel ragazzino monellino Che và qua e là in paese Veloce più del vento Con la sua bicicletta Che brilla sotto il sole Le gote rosse Da vero bresciano Su un biancore di viso Candido come la neve Col pistolino pronto A sparare pipì Magari davanti a tutti: “Adesso vi annaffio! ” Grida Pistolino Che poi è anche Barbino Durante il percorso Tra vasche e ruscelli Sorride alla gente che al suo passare Grida: “Barbino, Barbino, non andare di fretta Altrimenti ti spaccherai la testa!” Ma lui fa marameo e se ne va. Cade Si sbuccia le ginocchia Ci piange un po' sopra Ma poi riprende a pedalare Ha tanto coraggio Già da bambino Non teme il dolore il fisico Gli importa di più quello del cuore Felice com’è di pedalare Non sente i pantaloncini un po' stretti Non sente nemmeno i calzettoni scendere Non sente la muria inondare il suo nasino Non sente le screpolature alle mani e alle labbra Dettate da un vento fresco ed amico L’aria tagliente è sul suo viso Con occhi vergini guarda il mondo Da quell’immenso azzurro colorato di cielo E passa Barbino davanti al Castello E passa Barbino davanti alla Ragioneria Pare un Jolly Vuole assaporare tutto Annusa gli odori Si nutre di natura Mentre le collinette lo salutano in coro: “ Heilà Barbino! Quanto sei monellino Guarda che sei un bel birichino!” Le belle contadine Dal neo peluto Gli mandano un bel bacio come saluto Lo guardano sferrare davanti agli occhi Ignare Che lui poi Racconterà al mondo tutto Quel che resta del loro candore Del loro dolore I loro difetti, fatti e misfatti “ Oh donne! Quanto tormento mi procurate Tutte vi sento Tutte mi appartenete Dall’Italia all’Amazzonia Io porterò il vostro stendardo!” Orsù, corri Barbino E raggiungi quel traguardo Fallo per tutte le donne del mondo Quelle maltrattate Quelle perse Quelle senza speranza Riponi nei loro cuori quella speranza Che pareva morta Spenta O persa nel vento Di trovare Amore Che poi é solo un’illusione Illudile Tu Barbino di sempre… Mari e… ti sento ancora - La terza di tre poesie ispirate dalla lettura di ‘’Seminario sulla gioventù” di Aldo Busi - Non potrei mai dimenticare Quella notte Né mai dimenticherò il giorno Che ti vidi per la prima volta Eri un bell’esemplare di animale Quella vacca Che io solo potevo mungere Ho desiderato possederti Dal primo istante Forse ti ho avuta Forse no Ma sì che é stato. Fu Uno sbranarsi Come tra due cani randagi Bastardi Affamati E in calore Per giungere a me Tu hai attraversato foreste Cerchi di fuoco Rischiato di farti male Hai oltraggiato la tempesta L’uragano Il vento La bufera Per giungere a me Avevi tutti gli uomini ai tuoi piedi Ma tu quel giorno impazzivi Solo per me “Pazza, folle, ninfomane ! “ Tutti dicevano di te Accendendo ancor più il mio sesso Che sentiva già l’odore della tua pelle Lo stesso che amavo tanto in gioventù Quello fatto di sterco, mucca, giumenta E cagna In calore, pronta per essere placata Col colpo micidiale del mio fallo Virtuale o reale Ma che certamente per te fu bestiale Ti marchiai col marchio di qualità Risento ancora le nostre grigna In quel letto da sogno Rivedo te col tuo soprabito nero Correre pazzoide cercandomi qua e là Per la città in fiamme Come il tuo corpo Che io ho cercato di innaffiare Spegnendo quelle fiamme Di una donna ormai persa ed in balia degli uomini Che voleva aver tutti per vendetta Accorgendosi poi Che era lei in fin fine L’unica perdente della situazione Ma io ti ho amata Davvero Per ore ed ore E mi sono accorto della tua debolezza E tu mastina dei sensi Lo hai capito, che io avevo compreso La tua fragilità, il tuo segreto E allora ecco il regalo che mi mette nei guai Il fallo Ricordo ancora con la mente La Tancredi che c’è in te Mentre ti cerco ancora Senza trovarti purtroppo Eri unica Bestiale creatura. Fuoco Fuoco, entra nel mio cuore Dai una forma al mio amore Come fiamme di fachiro Esci dalla tua tana E balla come quella ballerina orientale Che segue il vento musicale Che la fa ondeggiare Intorno a quel falò sul mare D’estate i rumori in lontananza Scuotono la mia mente rovente, effervescente che Non sente queste onde bagnate E i miei piedi che nel buio passeggiano Nel vuoto La musica in lontananza Mi riscalda il cuore Mi avvicino, danzo anch’io Ma ormai é tardi… Un venticello sembra volermi dare la buonanotte Mentre quel falò no, vuole io resti Insiste a bruciare, a far luce tutt’intorno Non vuole spegnere la fiamma Rischiarando le ombre del bene E imprecando a quelle del male Che mi sfiorano il viso Dandomi presagi e brividi extraterrestri: Ombre cattive che mi fanno Voler te, qui con me: Pensiero proibito ma tanto ambito. Anche i cani bruciano Col calore Miagolano come gatti Mentre gatti abbaiano come cani Tutto col tepore si confonde si fonde come ferro ardente Facendomi morire e impazzire Mentre passeggio nel vuoto Pensando a te In questa notte di fuoco. Tu sei la mia scrittura Tu comandi le mie dita Con gli impulsi cerebrali Che a migliaia di chilometri di distanza Giungono a me Combattendo tra due Continenti: Africa ed Europa. Mentre io stanca guardo il sole e le colombe bianche Dondolandomi sull’altalena della vita… Drizzo le orecchie Che diventano antenne Come un alano Fiera ed altera Alzo il mio collo per recepire al meglio Le onde umane ma anche disumane E tu, scrittura, prendi spazio dentro me Che automa eseguo alla lettera Mentre la mia anima vive Vita a se stante, dolore immanente Che fa drizzare i capelli Venir la pelle d’oca O forse di cappone Ma i tuoi comandi per me sono ordini, non posso ignorarli E incatenata a te Alla tua follia Mi sento inerte in balia del tuo gioco E la mia vena poetica sollecitata Palpita Mi scoppia nel cuore Con i suoi flutti di laghi rossi Che cercano spazio dentro me Un cuore, solo un cuore amore Pronto a scoppiare Sollecitata a dovere potrei perfino Comporre un poema: il nostro E per te divento Omero, Saffo, Lesbo Mi trasformo in tutto Pur di far mie quelle parole antiche e rare Che piacquero tanto ai nostri posteri E vengono fino ad oggi rispolverate Che ora rimbalzano qui in Africa Trasformando tutto in oro Papiri pregiati Tavolette incise di caratteri strani Scrivo per te fiume di caratteri Tanto antichi, ma anche tanto moderni Indelebili e infinitamente attuali Perché l’arte non muore mai E non ha tempo. Segni memorizzati da me sul computer Che per me diventa Foglio di pergamena Moderna natura poetica Mi sciolgo in un burro di parole Muoio e vivo mentre scrivo Velocizzo ciò che sento Per non perdere neanche una goccia Delle sensazioni che mi vuoi trasmettere Mentre la mia anima Uccisa dalla tua indifferenza Tira l’ultimo respiro. Passeggiata virtuale sotto la galleria di Vittorio Emanuele…a Milano. Ricordo le nostre risate Quand’ero ragazzina maleducata Con una voglia di vivere Che contagiava chi mi stava intorno. Ricordo quando Io e la mia amica del cuore Fingevano di essere straniere Francesi specialmente Ricordo te La tua bocca sotto quel portone Le nostre corse inutili Per non ammettere Dove in fin dei conti volevamo arrivare: In quel letto d’Hotel imprevisto e caldo. Quanti ricordi sotto la Galleria Mi sento perfino brilla Come avessi bevuto Tanto mi stuzzica la mia vita passata Come un viaggio di sola andata. Sì, amore Per me non esiste il biglietto di ritorno Sono partita per sempre E come sempre ho lasciato un amore Che ora, si strugge per me. Oggi è capitato a te Domani chissà… Voi uomini forse ve la meritate una come me Una che passa, lascia il segno E che specialmente se ne va Meritate questa donna Che ha preferito vivere di ricordi Perché sa ed è conscia del fatto Che voi non la meritereste Visto che a voi piace l’illusione Quindi per te uomo Divento inafferrabile Illusione della mente Forse palpabile, prendibile Ma pur sempre sensazione Irraggiungibile. Sei un Giuda Giuda Giuda Iscariota Traditore Hai crocifisso il mio cuore! Mi hai dapprima Illusa, lusingata Con una maschera che Non ti appartiene Tu, ancora non lo sai Ma soffrirai, sì che soffrirai… Invano mi verrai a cercare Ma io non ci sarò più Sarò morta Mentre Il Nilo Azzurro Raccoglierà le tue lacrime. Il mio uomo è un amore di bambino… Eppure tu hai bisogno di me Lo capisco mentre con i tuoi occhi Cerchi affetto e comprensione Come un bambino che vuol succhiare i seni e comincia a piagnucolare Guardandoti disperatamente quasi come se non avesse scampo… Ti incoraggio: “Rifugiati nel mio petto e non temere “Ssssssssssssss….” Non fate rumore Non svegliate il mio amore Stretto a me, si nutre di me Del mio latte materno e bestiale Da brava Lupa che sono Lo nutrirò di un affetto animale Che poi lo farà ringhiare!” La gente poi si confonderà Guardandoti, non riuscirà a capire Il perché tu sia diventato così selvaggio… “Lo sappiamo solo noi, vero amore che é tutto frutto del mio latte-animale!” Stringo e riscaldo dentro al mio petto Te Un uomo che ha paura Che non se la sente più di amare Che sa di essersi perso E che solo io sarò in grado Di salvare. Porgendoti i miei capezzoli materni Cui senti l’odore familiare inebriare il cervello Mentre ora odori le mie ascelle E mi dici: “Mammina, ho freddo, fame e sete” Ed io che posso fare Sennonché accontentare… Facendoti sprofondare tra le mie braccia Avvolgendoti poi in un abbraccio D’ ali di una farfalla Vanessa. Il polmone di acciaio. E mi vedo In quel letto d’ospedale Appesa tra terra e cielo Aiutata a respirare da quella macchina chiusa: Il mio polmone artificiale. Ricordo solo quel giorno, quando ancora mi pareva di star bene Mentre passeggio al mercato E Sento le braccia farsi deboli, deboli Poi le gambe cedere,cedere. Andata dal dottore Disse che sarebbe stato meglio Fare una bella radiografia ai polmoni. Da allora, sono qui In questo letto d’ospedale A respirare per forza Con la vita legata a questo marchingegno E l’anima nascosta da un tubo Sapete…Il mio amore Ferito, impietosito e sentitosi tradito, di che non so…Mi ha lasciata. Se non lo avesse fatto lui Glielo avrei ordinato io Ero stufa di vederlo abbracciare Una gabbia metallizzata Pensando fosse il mio corpo. Sono stufa di star qui dentro Eppure, dicon che Dovrei ritenermi perfino fortunata Per essere sopravvissuta: Grazie alla tecnologia avanzata Infatti, respiro ancora Sì, effettivamente Sono viva realmente Ma sapete, amici miei A voi non lo augurerei… E casomai qualcuno passasse di qui Lo pregherei di farmi un sol piacere: Togliere la spina, e farmi morire. Devo proprio dirtelo, ora. Sai, ho trascorso con te Ignara della vita qual ero Anni ed anni inutili Sai, mi odio un po' Quasi, per aver perso tempo prezioso Con uno come te Che se lo meritasse o meno Non sta a me giudicare Ma una cosa é certa: "Lasciami andare!". Non ce la faccio più A fare tutto ciò che vuoi Non sopporto più Quelle tue assurde imposizioni… Non ti amo più Punto e basta. Se io ti amassi lo sai Che tutta me stessa Ti darei: tutta,tutta, ma infinitamente tutta. Come feci, da sempre Finché ti odiai. Vattene e non voltarti Non voglio vedere Nemmeno i tuoi occhi Tanto ti odio Preferisco cancellare dalla memoria Il tuo naso da boxer La tua andatura strana Il tuo sguardo crudele e minaccioso Mentre il mio cuore grida: " Vattene, e specialmente non tornare più!". E’ troppo tardi, per ricominciare Ti prego Ti scongiuro Lasciami stare Potresti farmi star peggio Zitto Non fiatare Fai parlare l’aria Fai parlare il vuoto Fai parlare i nostri cuori Affranti recitanti O sinceri e a sé stanti E che null’altro chiedono che struggersi Senza motivo apparente In fondo, nulla è accaduto: I tuoi silenzi, che mi facevano paura Erano già, in fondo Presagio di crisi: Oramai era esaurito il tuo amore Che per me era come una fonte Dalla quale scendeva prorompente Acqua pura e limpida Cui attingere la mia persona Quella vera e sconosciuta a tutto il mondo E che conoscevi solo tu. Eri, fino ad ieri Tutto, ma proprio tutto Per me. Ma, abituato a giocare Navigavi, tradendomi 1000 volte Anche quando stavi con me: Inammissibile verità Che mi fa star male Ma anche respirare a pieni polmoni, pensando che in fondo Una ragione c’è E per giunta consistente: Tradimento. Quindi non ho ripensamenti. Lo sento, lo annuso, lo spoglio Il tradimento Immaginando te e lui, O forse lei e te Fare tutto ciò che magari Facevi con me: sciocca che sono, mi ero perfino illusa di esserti cara Mentre ti voltavi e mi tradivi dietro l’angolo Spudoratamente sincero Magari con la prima che passa. Quindi, non ti chiamerò più Amore Davanti ai miei occhi vedo solo un traditore. Accettalo, pettinalo e sgarbuglialo Questo mio nuovo cuore Che da oggi, cambia strada Freddo, inutile e stanco Ormai ha capito che tutte quelle parole Che lui dettava alla mia mano E che io, scrivevo a fiumi Per lui, solo per lui Sono state inutili E sono state perse in un tempo Che non cambia mai E verranno sostituite da altre Nuove parole: Ma in fondo così Vuole l’Amore. Ad un passo dalla verità… No, non dirmela La verità Quella verità Mi brucia Preferisco non saperla Quasi, quasi é meglio credere Che tu mi abbia ingannata Non amata Non so se sopravviverei Alla verità Oppure Senti, dimmela pure Non la temo Anzi la desidero: " Tu non sai, come io abbia voluto Già da tanto, conferme, che mai arrivavano" Ed ora che potrei averle Quasi ho paura Non parlare Tu, che eri il mio amore Il mio cuore… meglio tacere Sulla verità Altrimenti il suo coltello Giocherebbe nuovamente Dentro la piaga che si é formata nel mio cuore Dalla tua indifferenza Dalla tua voglia di amarmi e non riuscirci Mentre ora, tu, che forse mi ami Vorresti farti amare per ciò che sei Cancellando le sfumature grigie I giorni d’attesa ad aspettare un tuo messaggio Immaginando il tuo viso Sconosciuto e caro La verità dimmela magari domani… Caso mai volessi ancora dirmela. Scappare, lontano Scappare lontano Su un’isola deserta Vivendo una vita da naufrago. Sogno. Mentre cerco di evadere da questa realtà. Che mangerei? Che leggerei? Che potrei fare? Guardare il consolante mare… Seguire i miei pensieri… Riscoprirei forse la pace? Scappare lontano Forse in America Potrei anche sentirmi viva mangiare cicche a volontà Sboccata,cafona e maleducata Vestirei stracci a New York Entrerei poi in un saloon Ordinando del wisky Con stivaletti alla cow-boy. Fuggire lontano Magari su un cammello Che mi guidi verso il deserto Dove io possa parcheggiare l’anima Per poi andare via A morire sotto il sole cocente Fuggire, sì, fuggire Da una città che non mi vuole più. Brutta bestia l’amore… Non svegliatelo È pericoloso… Quel mostro Che sta lassù Tra le montagne E il cielo blu Fa finta di dormire Non vede l’ora di uscire! Testa di drago Come la fontanella Corpo indefinibile Verde si sa Tuoni di fuoco Ogni mattina Regala dalle narici Seminando terrore… Per la città. Semina terrore… In verità È stato solo colpito Colpito mortalmente al cuore Sta piangendo Per amore… E si sfoga seminando terrore… Perché lui Non conosceva l’amore… Lui stava dormendo tranquillo Poi il dardo Lo ha colpito Ed ora pare quasi Rimbecillito Che ne sa la gente Di questo animalone Che si allunga ed accorcia Come yo-yo ‘ Forse dragone Forse bestione che non sapeva certamente nulla dell’amore… Addolcito dalle trasfusioni Di nuovo sangue Che gli scorre tra le vene, grazie all’amore Fa gli occhi dolci alla città Che fraintende E terrore ha! Bestia gridante Urla alle montagne: " Lei mi amava un tempo Ed ero felice! Ora ha spezzato Il mio cuore, Non mi ama più !" E va su e giù Disperato Ferito Umiliato Contento e scontento Per quel suo stato agonizzante Animale ferito Non si da pace Perché l’amore É una bestia rara Che ti spezza le vene E dà un taglio netto Al cuore. La città Si avvicina Si allontana Come una fisarmonica Pedoni scontenti Edifici assonnati Attraversano la città Traffico obbligato Incatenati pedoni Frettolosi Saltano gli ostacoli Equilibristi indaffarati Pedine di scacchi Trafficati motori Lavori, lavori, lavori… La città Ode un treno Lontano Rotelle meccaniche Che girano cigolando Cervelli arrugginiti Espressi al caffè Fumante caffeina Che ci inganna E che tu mi offri ringhioso Col sorriso di Dracula In cerca del mio corpo Lizze di memoria Rivedono cortei Manifestazioni Funerali virtuali e reali Forse matrimoni Divorzi rassegnati Affogare dentro un te nel deserto Asciutto e polveroso Che incrocia le gambe Fumando un ricordo Di quiete e raggi accecanti Nell’accampamento della via Aroma che inebria Ingannandoci e confondendoci Come maryuana Che sale alle narici Essiccate ed inespressive Che sniffano cercando volti lontani Mentre i nostri corpi Ritoccati dal lifting Si sfiorano audaci Ed indecisi E la Luna sorride Beffarda Mentre tu tocchi Il mio cielo con un dito Che scava e tormenta Il mio piacere bagnato Che io, poetessa stanca Trasformo in foglie caduche Aliti di vento Sapendo che non sopravviverò Al dolore di perderti Tu quindi uccidimi Fallo subito Te ne supplico con un colpo netto Mentre in lontananza Dalla città I suoni assordanti di fabbriche E relè Kawasachi, Toyota e Mytsubishi Ruggiscono vrum..vrum…vrum Per le vie frenetiche Copriranno le mie grida Così addolorate ed urlanti Che mi fan gemere Tutta Ma non è orgasmo É la iena morte Che grigna alla vita Illudendomi di stare a letto Con te Che sei a 1000 miglia da me Ignaro e inconsapevole Della città che muore. Vrun…vrun..vrun… Forse sarà questo l’ultimo suono Che giungerà al mio cervello Ucciso dalla tua indifferenza protetto dal teschio dell’amore Che ti regala una morte veloce Sull’autostrada della vita… Il vecchio e la bella Lo avevo capito subito Che tra i due Esisteva un’intesa "speciale " Lui vecchio sulla settantina Lei arzilla sulla cinquantina Forse lei, se li portava bene Stavano sempre in portineria Sorridenti e bei contenti Lei pareva una gran vacca Lui era un gran porcone Lo si capiva da come guardava… Chissà come facevano a far l’amore?… Li immaginavo Maiali, suini, porci, orci, orci Tanto da puzzare e far vomitare Dalle porcate che potevano fare Eppure mi davano una frustata al cuore Eccitata li guardavo Ridere e scherzare Mentre la mia mente si chiedeva E sopratutto immaginava Quali posizioni mai Assumessero i loro corpi Mentre diventavano giovani In un letto senza età. Ma anche i vecchi godono? Ma anche i vecchi amano? Ma anche i vecchi succhiano Latte dalle mammelle O dall’anguria succulenta Che diventa poi bijou? Certo, ne son sicura Ed é per questo Che ho accettato l’appuntamento Con te, vecchio Stanco e possibilmente porco. Voglio vedere, sentire e palpare Tutto ciò che tu mi puoi fare Ciò che fu per me tabù Te ne prego vecchio Fammelo tu Non risparmiarmi niente… Goditelo tutto questo mio corpo Io chiuderò solo gli occhi E tu per me Diventerai tutti gli uomini del mondo Oltraggia questa donna Sfoga la tua fame di sesso Mordimi e poi gettami come un cart So già che mi morderai, mi amerai Come nessuno E non mi getterai… Perché sai che perderesti Solo tu. Chi meglio di me Potrebbe ridare sangue alle tue vene? Chi meglio di me potrebbe Far risvegliare quel frugoletto Che c’é ancora in te? Affogati e fammi affogare Anzi che dico fammi morire Poi al cinema Toccami, porco che sei E finiamo la serata sotto un ponte Qualsiasi Che ci guarda limonare Giocare con le dita e la bocca Vecchio, ora ,solo ora E ne son sicura Senti la potenza del mondo Vero? Soldato Bruno Soldato Bruno Spegni quella luce Vieni qui vicino a me E dammi un po' d’amore Se d’amore si può parlare… Soldato Bruno Ho bisogno di sentire La tua mano sul cuore Mentre prende l’amore Stringendolo Uccidendolo E facendolo urlare Soldato Bruno Qui, sul fronte Io sto male Io, donna in guerra Non posso combattere Senza il tuo amore. E per me diventi piccolo puntino… E fu così che l’uomo Che veniva da lontano Se ne andò Come un puntino Dalla mia vita. Lui, che mi aveva salvata Ora mi salvava Andandosene via Contraddizione della vita Solitario Silenzioso Salvagente in mezzo al mare Acqua che miraggia in un deserto Tu fosti per me Non vorrei vederti mai più. Puntino lontano: " Sparisci! " Fammi sentire libera Di andare Morire Restare Amare Odiare Dare un calcio Alla terra E tutti giù per terra… Che ne sarà di me Ti chiedi? Sarà quel che sarà Non sono più affari tuoi Adesso sai che tu Puntino da niente Mi sei indifferente Vai pure A costruire altrove Qui tutto oramai é già caduto Dal momento Che Non ti amo più. Il Tempo Il Tempo A volte ci è amico A volte nemico A volte rimargina piaghe A volte apre nuove ferite Il Tempo Cancella i ricordi più amari Rispolvera quelli gioiosi Mentre pian piano sorride alla vita Facendoci morire di noia Il Tempo Fa crescere uccelli rapaci Nuotare felici i delfini E fa sgorgare a bizzeffe piccoli pesciolini variopinti dalla Barriera Corallina vestita di festa Il Tempo Fa scorrere l’acqua Morire le foglie Rinverdire gli alberi Fiorire e sfiorire l’amore Mentre sfoglia La margherita della vita Il Tempo mormora: “ M'ama, non m’ama…” E ci lascia in sospeso Mentre l’ultimo petalo sentenzia il giudizio… Il Tempo Non ha età Il Tempo passa e se ne va Il Tempo Non ti da tregua Regala frustate di gloria e d’onore Poi, ti ritrovi solo con te stesso A piangere Il Tempo Rintocca Ci fa un lifting cerebrale Fisico e spirituale Il Tempo Cammina sai… Per la sua strada Senza mai guardarsi indietro Scandendo i suoi passi Che somigliano alle lancette di un orologio Alla polvere di quella clessidra Che scorre sabbiosa e desertica Ricordandoci Che il Tempo A volte ci è amico Ma altre ancora può esser nemico Il Tempo alla fine, verrà a prenderci all’improvviso Facendoci una sorpresa e lo sappiamo tutti… E taciti e consenzienti Aspettiamo ci togli il respiro. I deserti della mente Quanti deserti ha attraversato la mente… Scendendo e risalendo le dune, come farebbe un dromedario o un cammello Dune, fatte d’oro, sabbia e argento E che io sbriciolo tra le dita Pensando che tu, padrone del mio respiro Ora sei rimasto senza fiato… Mentre io sfuggo Alla morte dei sensi Rincorrendo farfalle sui prati Per restituire sangue alle vene. Ciò che vorrei, ora È medicare questo mio cervello malato Mettendo l’ indice proprio lì Sulla fonte del mio dolore… Le dune e l’amore S’ incontrano e fanno quel giochetto con le mani Uno, due, tre Fatto di incroci e velocità di braccia e parole Mentre il vento, con la sua tromba d’aria Confonde la sabbia Ma anche i nostri cuori “Oh! Amore, amore, amore Non ci sarò più, non ci sarò più io a vegliare sul tuo cuore! Vieni a prendertelo Che è ormai acido come un limone Gettalo via dall’alto di quell’aereo! Fallo disperdere nel cielo, tra le nuvole! Poi, vienimi a cercare nei deserti africani O tra le piramidi Oppure negli occhi della Sfinge Ma non mi troverai… Perché io e l’amore ora Stiamo affondando nelle sabbie mobili! “ Un tranello che ci ha posto la vita Che risucchia il nostro amore Senza sapere, né immaginare Quanto, questa donna seduta lì sulla duna E accecata dal sole Ti abbia amato Volendo cambiarti, ma non riuscendoci! La stessa donna che ora Guarda in lontananza una carovana Dove cammelli lunghi e stanchi vanno Lentamente con le loro due gobbe A cercare un miraggio fatto d’ acqua. Mentre il mio cuore Muore Di fame e sete d’amore. Ad Antonio (che ho conosciuto l’altro ieri) Antonio I tuoi occhi sono Lungimiranti Il tuo naso invece È Il tuo orgoglio Sei molto umano sai… Se tu fossi un animale Vorrei tu fossi il mio cavallo da corsa Scaltro, leggero e fiero Ti darei frustate leggere e simpatiche Che ti farebbero un po’ male… Ma piacevoli e sane E poi via! Voleresti Tra flora, fauna e cemento. Ti porterei Nella prateria ti darei uno zuccherino Però tu dovresti poi chinare la testa leccarmi la mano in segno d’affetto E nitrire per ringraziarmi. Antonio Vorrei vedere il tuo viso felice e sincero Che non recita Col tuo bel naso italiano Mentre magari ti illumini d’immenso…! Dando un bel calcio a quella palla di fieno Che odora di stalla e di te quand’eri bambino Antonio Ricordi? Quando ti rotolavi nei campi Poi tutto sporco tornavi da tua madre Che già pensava alla candeggina da usare Ma nulla c’era da fare… Quelle macchie di prato verde ti restavano appiccicate Come fango indelebile di una pozzanghera quando piove. Rivedi Antonio le tue ginocchia magre Sbucciate per le cadute Deturpate da ferite che si cicatrizzavano, ma che lasciavano un segno sulla tua pelle? Poi miracolosamente ti rialzavi E mettevi a posto la tua folta chioma Proprio come fai ora Con le ferite che ti da la vita… E chiedi al tempo: “ Ma dov’è la potenza del mondo Che sentivo prima! Dov’è andata a nascondersi?” Antonio Il tempo, non ha pietà Ci fa il lifting E se ne va Lascia intatte poche cose Sparpaglia i suoi coriandoli Sulla nostra testa Illudendoci sia Carnevale Mentre magari O è Pasqua o è Natale… E mi riposo dentro ai tuoi occhi… E mi riposo dentro ai tuoi Occhi E come per magia Vedo vigneti Vedo praterie immense Cavalli correre felici Liberi equini nitranti Che giocano a rincorrersi tra loro Mentre il tuo sguardo li insegue Pensando all’amore perduto Che non riuscirai mai più a sfiorare Ora che 1000 donne ti hanno contaminato Mentre tu cercavi solo la pace Quella del cuore Che la frenetica vita di città Ha distrutto per sempre E che ora vieni a cercare proprio qui In ginocchio da me La donna più sbagliata per te Che hai fatto diventare Così, tanto per non morire Il tuo momentaneo Angelo Azzurro Che forse potrebbe anche durare Ma non si sa… Sarebbe bello Poter solo parlare Senza cadere nelle trappole che ti tende l’amore Ma non so se ci riuscirei Ci riusciresti Ci riusciremmo Forse io e te Cerchiamo solamente di ingannarci sfuggire dalle nostre responsabilità familiari Che noiose e penose ci vogliono intrappolare: Ma noi, liberi cavalli della prateria Non vogliamo nessuno addomestichi I nostri cuori che ancora palpitano e arrossiscono Davanti all’amore. Mi piacerebbe… Sì, mi piacerebbe proprio Tu venissi sotto al mio portone Preso da un improvviso ed intrattenibile impulso d’amore… Ti guarderei dal mio tredicesimo piano E dentro al petto griderei: “ Ti amo ! “. Lo sentiresti solo tu il mio grido d’amore… Per te mi sentirei un po’ Giulietta Per te mi sentirei un po’ Cenerentola Per te mi sentirei anche Biancaneve O forse mi sentirei solo orgogliosa Per averti fatto innamorare… E tu per me diverresti Romeo E mi augurerei tu riesca a salire i tredici piani che ci dividono: “ Impresa bestiale!” Ma ecco che ora scompari, non ti vedo più… Hai lasciato solo un brivido nel mio cuore Anima semplice! I love you! La mia anfora Tu sei la mia anfora Mentre ti guardo Seduta sul bidè Vedo un vaso perfetto D’argilla fresca Che io potrei modellare A mio piacimento… Usando queste mie mani Potrei, con immenso piacere Farle scivolare fluide e bagnate Regalandoti i piaceri In tutte le forme che tu vuoi. Senza pudore Ti modellerei Sentendoti mia E tu, sudata dal piacere Non potresti che farmi lavorare Tacendo e godendo. E per te diventerei uno scultore… Scenderei sul tuo sedere Prenderei in mano le rotondità E poi andrei a scavare Dove tu non vuoi Ma vuoi. Farei di te un monumento Farei di te una Stella Farei di te un’ onda in balia delle mie mani Farei di te un tutto e un niente E dopo averti modellata Mi perderei sul tuo collo Mi sfregherei contro il tuo viso Confondendo la mia carne tra la tua argilla Bagnata e fradicia di piacere E ti bisbiglierei: “Amore, qual è il tuo nome? “ Mia madre Mia madre Fa fatica A sostenere lo sguardo di un uomo Ed io non vorrei mai e poi mai Diventare come lei. Vorrei guardare tutti gli uomini del mondo Come Gary Cooper Nel film “ Mezzogiorno di fuoco “ Affrontarlo e gridare: “ Uomo, non mi fai paura Vedi, se io volessi potrei annientarti Con un piccolo e leggero movimento sul grilletto…” Poi, rivolta a mia madre griderei ancora: “ Mamma, mammina, sto fingendo…ho paura Io ho fallito esattamente come te Sono bellecchè rovinata! “ Tale madre, tale figlia Ma io non volevo, ho cercato Di cambiare il destino Ma il destino, il destino, il destino… Ci tira sempre un tiro mancino E ti ritrovi ad essere lei: tua madre E ti ritrovi a rifare gli stessi suoi errori Come fosse una teoria machiavellica E ti ritrovi pazza e savia In un mondo di uomini-porci Sui quali cerchi di non poggiare il tuo sguardo Diventando l’ombra di tua madre. - Poesia contenuta nella lettera per la Rubrica curata da Angela El Beah, per Italialibri.net : ” Lettere a Busi “ - “ Mia madre è un disastro di donna” - Aspettando seduta all’aeroporto… Stavo aspettando un familiare E così, stanca ed annoiata per l’attesa Stavo ad osservare Gente che arrivava da lontano Un po’ diversa e strana Visi contenti Visi scontenti Visi raggianti Visi incazzati Amori che ritornano Umani che si baciano Stringono Mentre palpitano i loro cuori… Mi prende un attimo di gelosia Nel vedere una coppietta Baciarsi appassionatamente Vorrei essere al posto loro. Tutto il mondo aspetta qualcuno Qui alla Malpensa: bambini assonnati Adulti innamorati Delusi Angosciati Lingue straniere a profusione Gente che torna da un gran solleone Ma c’è chi torna da un freddo boja E coperto fino al midollo sembra un marziano In questa grande Milano Dove tutti parlano Arabo Cinese Americano Filippino Spagnolo Portoricano E forse ma proprio forse Anche italiano… Vacanze finite Gite contente Zaini alle spalle Hostess da sballo Milano si ferma a guardare… Giro l’aeroporto Prendo un cappuccino decaffeinato Gente seduta mangia una pizza Nessuno mi nota Nessuno mi guarda Mentre ritorno alla sezione B Quella degli arrivi Ed aspetto di gioire e morire Seduta ad aspettare. Sussulti di luci Al di la della finestra Vedo Sussulti di luci Che respirano A tratti tranquilli A tratti ansiosi Giacciono in un buio immenso Immerse nella città Che le contiene brulicante Mentre noi Respiriamo aria impregnata di anestetiche bugie. Luci corrono qua e là Vanno a ballare Vanno a far l’amore Vanno a scoprire Uccidere Pregare Sotterrare ricordi… Le luci della città Sanno dove andare… Mentre cellulari suonano Prostitute battono Barboni sopravvivono alla stazione Barboni mangiano pasti disumani Loro si muovono e diramano Come tentacoli di piovre Mentre quei due Fanno l’amore… Incauti Non pensando Alle luci della città Che li illumina d’immenso E li immerge in un’atmosfera quasi natalizia Sentono solo il loro calore Ma non vedono più Le luci… Che ora scompaiono inghiottite dal giorno Mentre macchine vanno ed altre vengono Da una città opaca di luci Oramai prossima a morire. Lo voglio siciliano L’ uomo della mia vita Dev’essere siciliano: L’ho deciso ieri sera Mentre mangiavo. Solo un siciliano Col suo naso speciale La sua altezza intellettuale Ed il suo fisico bestiale Potrebbe rendermi felice Mi farebbe sentire Salomè Rosmunda Madame Bovary E forse anche Cenerentola e Biancaneve Tutte insieme. Lo voglio siciliano Non veneziano Non torinese Ma solo e semplice siciliano Con quella sua aria fredda Quella sua severità apparente Quel suo modo di guardarti che ti fredda: “ Aiuto! Ho paura e timore di lui…! ” Senza un perché Ho piacere d’aver paura O forse si tratta di rispetto: “ Perché tu sei perfetto “. Siculo, siciliano, Andaluso e saraceno Tutto questo dovrà essere il mio uomo Pronto a suonarmi una serenata Pronto a farmi una scenata Pronto a tutto Per me Temerario come un guerriero Gli occhi castano scuro Alto e snello Bello e beggio, come un modello I capelli brizzolati L’aria fredda e distante Che si scioglie solo con me Diventando un altro lui Sconosciuto a tutti Ma conosciuto veramente solo da me. Lo voglio siciliano, siciliano Mentre mi guarda severo Geloso e sincero Pronto a zittirmi a riempirmi Ad ammaliarmi ed a straziarmi Per farmi dimenticare un passato E ricominciare la vita. Dedicata a Mapy, la mia amica “ SBARAZZINA “. Lo intuisco: da bambina dovevi essere un maschiaccio… Come d’altra parte lo sei ora, del resto… Somigli molto a Michela, la mia amica di collegio a Varese Sei di una sensibilità inaudita Che non trapela da subito Ma che uno scopre in te pian piano, mentre ti conosce Ieri sera, sai ti ho immaginata Ho provato a farlo, perdonami, con orecchini lucenti, in abito da sera Ed eri veramente uno sballo! Parevi una principessina Avevi un’aria sbarazzina, la mia fantasia ti aveva regalato capelli corvini lunghi, fattezze dolci e femminili: Quella eri tu, quella sei veramente tu. Durante quella festa che stava nella mia testa Tutti ammiravano la tua bellezza: eri la più bella. Guardavi il cielo con occhi luminosi Ti confondevi con le stelle Il tuo abito luccicava E finalmente ti vedevo senza pensieri, senza veli, senza le costrizioni Che ti da la città. La città. Dove tu giornalmente ricerchi quegli odori d’oriente, la città che voleva cambiarti, ma che tu, non volevi. E ti dicevi: “ Resterò me stessa, non mi farò plagiare dalla città…”. Ed il mondo ti sorrideva, mentre tu, col tuo abito lucente, in America o in un’altra parte del mondo sorridevi alle stelle. Mentre io, sentivo tutto. Sado e Maso Non guardarmi così Sado Lo sai che potrei aver paura O forse chissà E' proprio la paura che cerco... Dentro i tuoi occhi Che, ogni tanto Mi guardano di sfuggita Come volessero ricordarmi: " Stai attenta Che il tuo Padrone sono io...". E allora abbasso gli occhi guardinga E un po' rattristata, ma piacevolmente... Con una subdola felicità che mi pervade... E allora mi pento E allora ti voglio E allora mi spoglio Mi sfrego Ed abbandono testa e piedi Mentre tu mi prendi con forza i capelli E mi guidi dove sai... Mentre io Tua schiava di sempre Eseguo a dovere Per non farti arrabbiare E comincio a miagolare Chiudendo gli occhi senza pensare Solo che a te E a ciò che mi dovrai fare... Ma tu chi sei? Dimmelo chi sei Dimmelo che vuoi Ma perché mai Ti ho fatto entrare nella mia vita? Dimmelo, sì … Dimmelo Qual è il tuo peggiore E qual è il tuo miglior risveglio…? Te ne prego dimmelo, dai, dimmelo! Sono disperata! Voglio certezze! E dimmi se mai Hai più guardato l’altra sponda del letto Ricordando quella notte maledetta o benedetta E con essa la mia sagoma perfetta In preda ad un sonno Nudo Giacere abbandonata e stanca Morta di sesso. Dimmelo, dimmelo Se per un momento Mi hai amata! Tu che di solito non ami mai… Dimmi se, quella notte Anche tu, ti sei messo una mano sul cuore… Oh, amore, amore,amore…! Senza parlare, tacendo e pensando. Io l’ho fatto Io l’ho fatto Io l’ho fatto! Io forse ti ho amato da lì. Ricordi almeno cosa c’è Stato Oppure l’hai Dimenticato!? Ti eri ubriacato Eri violento Spietato Con lo sguardo assatanato… Eppure lo abbiamo fatto Siamo morti e rinati Lì, in quel letto al buio Dove brillavano solo i miei occhi. Ma, dov’erano i tuoi occhi? Mentre mi prendevi, facevi e disfacevi?! E a volte costruivi? Amore? Dove li avevi scordati? Quella notte? Ti vergognavi a farmeli vedere Dentro il tuo volto In preda all’orgasmo Al piacere Godere,godere,godere Tu non volevi dimostrare i tuoi sentimenti. Forse sei malato, forse distratto Forse tanto lo fai Che oramai… Ciò che per me fu Evento Magari per te Ora Rappresenta Un niente. Non può essere Non può essere Eppure tragicamente. Lo è. E per me tutto diviene tragica realtà La tua indifferenza Mi fa morire. Com'è bello amare. Voglio soffrire D'amore per te Crogiolarmi Sciogliermi Come zucchero Fino a scomparire nella tazzina Di un anonimo te o caffè Di giorno vivo pensando a te Cercando di sfiorare il tuo pensiero E ti seguo imperterrita E respiro senso al mio vano vivere Che non ha senso Mentre tu fuggi e rifuggi dal mio selvaggio corteggiamento Senza voler farti acchiappare Considerando il mio amore malato… Che corre più veloce che può… Nella speranza di raggiungerti Sono disposta a correre A 1000 chilometri allora…! E quando ti acchiapperò Ti prenderò per la giacchetta e ti dirò trafelata: " Ti ho raggiunto! " Ed avrò vinto. Quindi tu Perdente Dovrai rassegnarti ad accettarmi come sono Diventando vittima del mio amore malato Dove potrai affogarti Piangere e ridere Delirare e sognare Di me Fissata con te. Il mio stupido silenzio Ed io dovrei stare il silenzio E pensare a che stai pensando… Ma come faccio a stare sempre silenziosa-pensante? Corrodo la mente Fondo le cervella Mi duole cuore, il sole ed anche l'amore Ed io dovrei stare in silenzio Digerire questo mio sgomento Che è una conseguenza al tuo atteggiamento Menefreghista, qualunquista, ista,ista,ista Asta la vista! Accorgiti che ti amo Accorgiti che ho un cuore E che soffro e piango nel buio della notte E che ti vorrei accanto! La vedi quella gallina appesa a testa in giù? Sono io, sono io…che sanguino pian piano Che aspetto il giorno in cui tu Telefonerai per dirmi: " Amore, io ti amo!". Vivo sognando questo Pur sapendo che mai succederà E mi sento un'illusa a crederci ancora In questo amore Che ora è solo dolore E forse vale, o forse no Ma che solo al destino sta giudicare… Giochiamo ad essere contenti…? Vuoi giocare con me ad essere contento? Basta che…Sorridi Pensi a qualcosa di piacevole Veda lucciole per lanterne Dimentichi che in Iraq hanno appena ucciso un ostaggio Dimentichi che lui non ti ama Te ne freghi se lo stipendio è da fame Che te frega se lavori undici ore al giorno Che importa se hai mal di testa Domani sarà un giorno di festa…! Ti piace questo gioco? Non costa niente farlo Basta immaginarlo Rifugiarsi nella fantasia Trasformandola in nuova realtà Visto che la realtà è così brutta Crudele Bestiale Ed animale E che a volte ci fa male E noi la evadiamo giocando A nascondino. Renato, Cristina, piatti e bicchieri… Eppure a vederli sembrerebbero normali Lui alto e distinto Lei altezza normale e ricciolina: Insieme hanno un’aria complicina Seduti sul divano, mi dicon qualcosa di strano Che sento “ an passant “ ma che poi dico: “ Eh? Me lo potete ripetere…Ho sentito bene? ” “ Pensate che quei due quando litigano Si tiran piatti e bicchieri dietro, oppure Li silurano per terra… A dire il vero non ho capito bene…! “ E lo ammettono tranquillamente Come fosse la cosa più normale del mondo Spaccare piatti e bicchieri Per sfogare e dimenticare Le barbarie del mondo I nervosismi giornalieri E ne spacchi e più conviene E ne spacchi e più stai bene Ma a me sembra impossibile Non sembrano anormali L’apparenza lo smentirebbe Non parrebbe… Ma invece è: tantecché si son ridotti senza un bicchiere Quasi fan fatica a bere “ Ah! L’amore, l’amore…!!! “ Che cosa ci fa fare Comunque è sempre meglio così Piuttosto che farsi frustare Martoriare o torturare… Poi ben ben sfogati Ritornano alla loro vita normale Fatta di contabilità, pubblicità Taratà, tarattatà “ Roba da mettersi le mani tra i capelli ” A loro basta uno sguardo Un ruggito per iniziare Poi agguantano qualcosa in mano Ed il gioco-sfogo parte pian-piano E mentre i vicini ansiosi origliano Fanno supposizioni Formulano giudizi Mandano alla polizia indizi Quelli urlano incauti Sprecano servizi interi Rompano piatti di ceramica e porcellana Bicchieri di cristallo e vetro francese Incauti del costo Poi, alla fine dello sfogo Tutto per magia ritorna ad essere silenzioso Tranquillo e sereno Come prima della tempesta E riodi gli uccelli far festa Lo stabile dormire Il mondo sognare Le guerre bombardare I vicini si rincuorano Renato e Cristina Ora adesso sono di là Chissà che mai faranno nell’oscurità… L'amore non è mai cattivo L'amore Non può esser cattivo Ma può diventare cattivo Solo Quando non ami più. |