Poesie di Anileda Xeka


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I libri
Hai fame?
prendi un libro e leggilo
Imparerai dove cresce la cicoria
conoscerai la stagione di ogni fiore
la casa di ogni radice o seme.
E nella via del grano troverai un riparo
per la tua fame.

Hai sete?
Prendi un libro e leggilo.
Una finestre si aprirà su un fiume
Camminerai lungo le sue rive
seguendo i cavalli liberi
ti racconteranno il segreto
della sorgente di vita
e imparerai a spremere una nuvola
con della pioggia buona
i seni di una mucca
accettare persino che la sete
è ben altra cosa.

Sei solo? Hai freddo?
Apri un libro e dormi su di esso
tra le pagine della tua fame, della tua sete
e nulla sarà più come prima
persino il mondo così com'è, parrà
meraviglioso.
 

Fotografie di occhi
Niente filtri va bene... è così
ma la luce forse non è un filtro?
La luce che si diffonde su quei laghi
acque notturne quiete
che si muovono lente e fanno oscillare
la barca di carta del tuo desiderio.
Fa brillare quegli occhi
con mille fiamme dentro
degli occhi tuoi addosso a me
che accennano appena un sorriso
facendo finta di niente, finta -
che la musica non è ancora iniziata
quando le dita sognanti scrivono
inviti in lettere rosse
con gesti di capelli messi dietro l'orecchio
nella festa delle mie mani farfalle
posate sulla tua pelle bruciata
di un mezzogiorno d'agosto
e
il pensiero ti confessa senza voce,
tutte le Eldorado non occupate
dai tuoi respiri profondi
sulle mappe del collo e delle labbra
tra le curve
la tua passione così Uomo
risvegli in me tutte le donne
che ancora non conosco.
 

"Come stai?"
"Sto bene"

Voglio crederti
quando dici "sto bene"
quando le bandiere bianche della resa
issate in battaglia
sono le garze che fasciano
le ferite dell'anima
le lenzuola di neve della pace
sulle montagne curvate dal dolore...
Gli hai teso la mano,
come ad un vecchio amico
che gli si apre la porta
perché non ci si ghiacci in due
sulla soglia.
E avete mangiato sullo stesso tavolo
con un paio di denti,
lo stesso boccone.
Ah, il dolore!
Egli t'appartiene è solo tuo
e per quanto io possa stringerti forte
tra le mie braccia
non sarà mai mio.
Per questo
voglio crederti quando dici " sto bene"
t'illudi che ti abbia creduto
e con una bugia bianca anche lei
ci terremo abbracciati
inganneremo per un attimo
forse
la solitudine.

Ti dissi: vado
cento volte prima di andarmene
e ti baciai, infinitamente
prima di baciarti.

Ma...ah! Se solo potesse bastare
la curiosità delle tue mani
sulla mia pelle, per spegnermi
corpo adagiato sul corpo
fare l'amore tra lenzuola sgualcite
oltre la mezzanotte
e sussurrarti nell'orecchio
che felicità fragile
e il sonno sul tuo petto
abbracciati
Ma, ah! Se solo alla tua poesia
bastassero i miei occhi.
Così profondamente ci siamo
scavati
Oltre ad un caffè preso di fretta
e due parole scambiate
con un buongiorno
 

Un tavolo per due, per favore
non sono sola...
... per le strade di Roma
camminando
tra la folla di passi, volti
sconosciuti
le vetrine rumorose di stelle e luci
come nei giorni di festa
eravamo in Due.

Un tavolo per due per favore
perché non sono sola
...la città, intorno a noi
mi sorrise con i tuoi occhi
non sapevano di essere la città
e i miei sorrisi, gli abitanti
silenziosi
senza gloria.

Scrissi una lettera alla notte
e non so come,
le parole divennero uccelli
si posarono sugli alberi
dei boschi fitti dei suoi capelli.
non so come, cominciarono a cantare
e la Canzone divenne coro
arrivo così alla sua anima.
Poi d'improvviso, lei si sveglio
e nessuna parola riuscì a ricordare
la musica dolcemente, dolcemente
la bacio sulla labbra..
Sorrise...
"Anch'io so scrivere poesie
anch'io so amarti come mi ami tu"
Furono le parole della canzone
che tornavano ancora..
... riflesso di un sogno negli occhi.
 

Dai germogli delle primi versi
sui banchi di scuola
mi è rimasto lo stesso dolore
che nascondevo nei libri
di una piccola notte
ed alcuni semi.

Oggi, a distanza di anni
ogni volta che alle narici
il fumo di una candela e
il forte odore di cherosene¹
mi torna in mente
un bosco di querce
si sveglia nei miei polmoni
per salvarmi di nuovo ed ancora.

1- una volta per leggere usavamo delle lampade di cherosene, quando mancava l'elettricità, un odore insopportabile.

Portami a Parigi
Andiamo a Parigi?
Li, dove non ho mai volato ...
aspettando te.
Sotto il cielo di Montmartre
dove nascono e si battezzano
tutti i Bohémien del pensiero
e la libertà sublimano con Poesia.

A Parigi, si!
Portami a Parigi con un bacio.

Ti ricordi?
Ti ricordi quando eravamo piccoli
ci dicevano di disegnare
una casa
nell'ora del disegno?
Io disegnavo una casa piccolissima
dentro l'incavo dell'albero
e l'albero con la cupola dorata
dentro il sole.
Così resto abbracciata a te
con la Canzone del Sentimento
dentro il giardino della mente
il giardino in fiamme
dentro il sole del cuore.

Lì, dove il mattino scrive
lettere d'amore
al Giorno
con i sorrisi.

Invidio del mattino
le fiamme che si versano
sulle tue palpebre
la tazzina del caffè ove
si posano le tue labbra

- quanti baci
                     ha lo sfiorarsi?
la lingua allungata sul mio collo
                         mentre altro faccio
                                                     altro dico
                                                                    .... sogno...
Invidio la camicia
                             che stretta ti avvolge
      ed io
                             non sono l'abbraccio.
Avrei voluto
le maniche - sbottonarti
delle mani, liberarti i polsi
e i sogni
tutti.
Ma non voglio contare
quanti battiti ha il tuo cuore
                        mentre,
forse anche tu mi pensi.

- quale nome mi hai dato,
                                          quale volto? -
In quale fiume verranno levigate
le pietre del tuo dolore,
a quale mare, hai affidato
le bottiglie con i messaggi scritti
con sangue che scorre dalla mia ferita?

Dimmi, a quale prima notte
sussurreremo il segreto di una poesia?
in quale poesia - per salvarci -
annegheremo?

Ah! Invidio la notte e il giorno,
il mondo intero
perché non sanno come si tortura un'anima
con un bacio
o un tocco
(mancato)

Promemoria di parole sui muri di piccole case
Ricordo di averla vista vagare per le strade, era una bambina come me allora;
        piccola,
                    scalza,
                               cenciosa,
                                               apolide,
                                                             pazza.
Figlia di nessuno
inverno senza focolare.
Camminava accompagnata da un'ombra che le puntava il dito, alle spalle
e da qualche crampo allo stomaco
rumoroso
come il cucchiaio che sbatte di continuo
sul piatto della fame
sul un tavolo vuoto.
le labbra cucite con aghi da materasso, lasciavano buchi sanguinanti di un'ipocrisia,
insegnata ai figli, fin da piccoli
di quella della nostra generazione
alla nascita della curva,
dove tutto si sarebbe ribaltato,
sarebbe crollato nel modo più democratico che conoscevamo
e non c'era niente di più democratico della morte
della paura di parlare.
Il male e il bene, sterminati
dalla lama di una sola falce e..
altri mali sarebbero nati,
di buono - non so quanti (? )
né se qualcuno fosse riuscito a sfuggire
o in esilio trovarsi da qualche parte
nel mondo, lontano.
C'erano una volta delle piccole case
e famiglie numerose
adesso, eh adesso...
alcune costruite con mani di formica
altre... con tutte le cose nere del tempo. come abiti da monaco,
prostitute di vergogna.
tuttavia non vissute...
lasciate così...
come ventri materni, sterili
e attese di vecchie e vecchi.

Una volta rattoppavamo anche i cuori
e con le labbra cucite
cantavamo dentro, in silenzio
affinché non ci ascoltassero
i muri

Nota:
Poesia scritta in lingua albanese
metto anche l'originale.


Kujtesë fjale mbi mure shtëpie të vogla
E kujtoj tek endej rrugëve,
ishte një fëmijë si unë atëherë;
e vogël, me këmbë të zbathura
veshur me rrecka,
një e çmendur,
apolide,
bijë e askujt
dimrit pa vatër,
Ecte e shoqëruar
nga një hije që pas i vinte gishtin
dhe nga ca ngërçe stomaku
si luga që kërcet pjatës së urisë
mbi sofrën e zbrazët.
Buzët e qepura me gjilpëra dysheqesh,
linin vrima prej gjaku të një hipokrizie
mësuar, bijve, që herët,
atij brezit tonë
në lindje të kthesës, ku çdo gjë do të përmbysej, do të rrënohej
në mënyrën më demokratike që njihnim
dhe s'kishte asgjë më demokratike se vdekja
se frika për të folur.
E keqja dhe e mira, do të shfarosej nga
tehu i një kose të vetme
dhe do të lindnin të këqija të reja, të mira nuk di sa?
në ka shpëtuar ndonjëra akoma
o mërguar, është diku larg.
Njëherë, kishim shtëpi të vogla dhe familje të mëdhaja
Tani, Eh tani...
disa ndërtuar me duar milingonash
disa të tjera eh!!! me më të zezat e kohës.
si veshje murgu,
prostitutash turpi.
Prapëseprapë
të pajetura,
barqe shterpë nënash
dhe pritje pleqsh e plakash

Dikur arnonim dhe zemrat
dhe me buzët e qepura
këndonim brenda, pa zë
të mos na dëgjonin muret.

Spaccheremo
ancora le pietre dure della vita
e il peso sulle spalle
sarà pesante da portare
e so che sarà difficile
rimanere saldi
senza tremare:
davanti alle liti
alla stanchezza
le incomprensioni
la noia
la voglia di evadere.

E ci sarà la moka sul fornello
già pronta
della sera prima
prenderemo il caffè
nella stessa tazzina
e il lavoro, il lavoro...
i battibecchi per quel nonnulla,
i turni improvvisati di chi cucina.

Ci mancheremo qualche volta
accanto l'un l'altro o lontani
ci scriveremo lettere d'amore ogni giorno
guardandoci
o non ne parleremo affatto
ognuno assorto nei propri pensieri.
Persino odiarci, potremo
i vaffa... si sprecheranno

ci saranno giorni difficili
come quei tanti passati insieme
e non ricordo come(?)
Ci saranno i baci a lenire le ferite
e quel " ci sono io, qui con te"
che varrà più di una fede al dito
più di una promessa davanti ad un altare
mi prenderai al volo prima che io perda
la pazienza e distratta mi perda
senza ritorno

non cadrò mai, mai!
finché tu mi sarai a fianco
e sarai, sarò il tuo sostegno.

Radici
(dedicata ai miei zii paterni)

Voi siete le case dell'estate
dove si radunano tutti i bambini
felici del sogno
e... tuttora giocano
nella mia memoria.

Braccia di giganti buoni
per i miei abbandoni senza ritorno.
Fratelli della Santa Provvidenza
pezzi di Cuore, divisi
dalle mani Salomoniche di nonna Vathe
in piccole focaccine.

I forni della nostalgia, stanno sempre
accesi
e cuoce con brace di ricordi vivi
il pane di mais
per la fame del cuore.

........

Rrënjë
(Xhajnave të mi)

Ju jeni shtëpitë e verës
ku mblidheshin të gjithë fëmijët
e lumtur të ëndrrës
dhe.. ende luajnë
në kujtesën time.

Krahë gjigantësh të mirë
për braktisjet e mia pa kthime.
Vëllezërit e Providenzës së shenjtë
copa Zemre, ndarë nga duart
prej Salomoni të Nënë Vathes
në kuleçe të vegjël.

Çerepët e mallit, rrinë gjithmonë ndezur,
për ju
dhe piqen me kujtime prushi të gjallë
bukët e misrit për urinë e zemrës.

Sei una "prima volta"
come il bacio dell'adolescenza
e migliaia di foglie tremanti
arrossiscono timide sulla pelle.

Scossa di battito incessante
come la terra che crolla sotto i piedi
e le stelle di novembre cadono nei tuoi palmi.
C'è posto per me, lì? E tu, mi prenderai in volo?

Sei... una prima volta
per tutte le volte
che mi sono innamorata di te
senza baciarti, senza parlarti

come questa notte, per esempio,
una notte dove tutto potrebbe accadere
persino dimenticare tutto
e partire dal principio...
come fosse la prima volta.

Se tornassi indietro, mi aspetteresti?

Hai girato la testa
mentre camminavo e pensavo
- questo non accadrà mai -

I tuoi occhi sulla mia schiena
mi fermarono
e mi girai anch'io .

Ci guardiamo...

Dal mare al mare
occhi negli occhi
nuotammo
in profondità,
          in profondità....

18/11/2021

Quanti baci hanno le labbra non baciate?
e le parole non dette, quante buste sigillate
dove si rifuge il cuore?
E per le stelle erranti del cielo del desiderio,
che ti cercano senza trovarti -
quanti incavi ha la notte
che ti tiene nascosto?

E non c'è, per la luna schiantata
nei pozzi profondi
della tua assenza una mano
che la salvi...

I tesori del cuore
Ho custodito ogni parola,
come un tesoro,
si, come un tesoro prezioso.
Dalla tua bocca
si faceva labbra sulle mie labbra ;
lì custodisco - perché possano baciarmi
ancora, quando mi mancheranno i baci.
Perché lì, hai lasciato il tuoi battiti
per me;
la follia del pensiero,
          l'immaginazione acrobatica
che mi sradicano ferocemente,
il cuore
e non c'è altra preghiera,
altro desiderio -
che poter rimanere nel tuo petto
senza essere cacciato
né ucciso.
Lì, dove gli occhi, si sono incontrati
una notte qualunque
così, per caso...
ed una luce
             dolce,
                    bella,
           quasi
commovente
si diffuse nella notte
e le nostre anime, con un sogno,
si sono sfiorate;
abbiamo fatto l'amore -
nel mare con un ricordo di fiume
sul fiume con un ricordo di montagna
sulla montagna con un ricordo di albero
sull'albero con una memoria di cielo
e terra
un volo a due ali
Un abbraccio.

Le ho custodite (Sì!) ogni parola,
ogni scrittura
ingarbugliata alle mie
perché sono le parole dimenticate
che tornano
per ricamare la poesia del cuore
che ancora non ho scritto
per te.

Amore a quattro zampe
Su di me
sono ovunque
i tuoi occhi
a proteggermi
come fossi una regina.
Avvolto stretto
tra le mie braccia
tu
mio bellissimo Angelo
al mio cuore sussurri
le parole dell'Eterno.

(A Mozart e Ciccio Bello)
 

Canzone alla canzone (Musical)

                          "....Es la historia de un amor
                           Como no hay otro igual
                           Que me hizo comprender
                           todo el bien todo el mal..."¹

Ehi...ti ho visto,
ti tradì lo specchio
mentre mi vestivo
coperta fino al collo
con tutti i vestiti dell'inverno
chiusi nell'armadio
fino a poco fa...
con un "SI" che non seppi
nascondere gli occhi
dietro gli occhiali scuri,
grandi.

Hai visto anche tu che io ti guardai
quando cominciò la Canzone
- la luna versava tutto l'argento
setoso
sulla carne spoglia
come una seconda pelle

E ebbi freddo....o forse
non andò
proprio così...

per tutto il giorno
cantò la Canzone alla Canzone;

                        "Ya no estas mas a
                          mi lado, corazón
                          E el alma sólo tengo soledad...
                          Sempre fuiste la razón
                          de mi existir
                         .... adorarte para mí fue religion¹"

passo passo ti seguo
con un tango
(....adorarte para mí fue vocacíon.... )

1- Historia de un amor, Canzone Argentina degli anni 50, scritta in chiave Bolero di Arturo "Chino" Hassan
l'altra canzone si riferisce alla Ragazza D'argento di Michele Zarrillo.


29/10/2021

La Parola
Ho un'età che mi permette
di dare il peso giusto alla Parola,
un'età, alla bocca che la pronuncia.

Senza il bisogno di annotarla
in qualche pezzo di carta
da qualche parte nella memoria
sono quella che sono e dico
ciò che
             mente
                      cuore
                              coscienza
mi dettano
che l'abbiano discusso a lungo
o affatto
poco importa
se poi verrà accettata
all'unanimità
per amor solo della mia verità.

Ho un'età in cui non perdo tempo
davanti allo specchio;
il rossetto, l'ho usato
per colorare il cuore scolpito
su un un albero
che non ho ucciso con il mio gelo
per il sangue sgorgato dalle vene
della stanchezza
         ove
una coscienza grata
varrà quanto l'onore della Parola
            che non si spaventa
                                  e cammina
                                               a fianco agli uomini
                                                                        fattasi uomo.

Ho un'età, in cui ho tempo solo per quello
che amo veramente e quando dirò t'amo
ti ho amato
        abbracciato
                   accarezzato
                             ti ho conosciuto
                              mi sono conosciuta
                     un po' di più
prima di pronunciarlo

- ho accettato che mi hai pesato
con una Parola
come io ti ho pesato

Cuore a cuore
Il bacio non può imprigionarci
più di quanto già siamo, perché siamo
già Liberi - quanto lo è la poesia
dal cinismo, dalle etichette
i giudizi.
Nè, in un solo corpo fondersi.

Perché siamo - più di questo
più di quel che d'amore sappiamo.

- Qualche sera... quando si sta taciturni
intorno alla mezzanotte
ci troverete seduti di fronte
riva a riva, in uno scorcio di mare
da soli, ma così vicini

canterà una sola canzone
il cuore al cuore.

Poco, quasi niente
Non spero
che il mondo mi cammini a fianco
i passi possano seguire lo stesso ritmo
e ci parli l'universo con un unico suono
perché questo, non accadrà mai!
La diversità é la piccola orma
che lasciamo ogni giorno col vivere
è la sfumatura del colore
della particolarità
sulla tela del pittore
perennemente ispirato
e anche questo non si può ambire che cambi...
...mai!
Come quella scintilla, che in me hai acceso
senza sapere
che ti diventi sole non pretende
né raggio per un piccolo girasole
affinché intorno giri al suo vortice
e continui a danzare.

Non spero e non sperando
traggo in salvo solo il mio cuore
risparmio cosi
alla terra
tra miliardi di ferite
un solo graffio.

Mi sono alzata presto in questi anni
a dormire - tardi.
E le mie mani diventavano scalpelli
gli scalpelli - spade, il petto come scudo
mentre a schiena china
scolpivo il legno duro della vita
e
permettevo a me stessa di somigliare
alla donna che in me vedevi, senza che io mi accorgessi.
Mi sono alzata presto in questi anni
mi sono sporcata le mani
rieducato - il cuore.

Ho tenuto ben saldo nella mente
di chi sono figlia.

Assenze
Parlo di te al silenzio
così, mi ascolto.


***
Ho viaggiato tutta la notte
ogni notte senza tornare
che allo stesso luogo.

Tu - un faro spento
ad ogni porto.


***
Lei pareva assorta nei suoi pensieri
camminava lasciando cadere
le ombre lunghe dei suoi capelli.

Lei parlava d'amore
ed io vedevo l'uomo che sarei stato
perso negli smeraldi luccicanti
dei suoi occhi

se solo mi avesse sorriso.
 

***
Ci amammo come si amano un padre
ed una figlia, come si amano due fratelli,
due amici.
Non ci risparmiamo in gesti e parole.
Ci amammo apertamente, non in segreto come fanno tanti.
"Ti voglio bene" non fu mai superfluo
ribadirlo, né inopportuno
se detto mentre pranzavamo
o anche quando gli occhi e i nostri cuori
avevano già detto tutto
e abbracciarsi ancor di più.
Ma noi non potemmo amarci senza ferirsi
di nostalgia e di quel dolore segreto
di chi sa o immagina di come sarebbe stato
semmai un giorno fosse accaduto
quel che già è oggi.
Perché l'amore è avido più dell'inferno
per le anime vendute
più del satana per quelle che non può avere - le anime pure.
Avido d'amore.
Non si accumula nei granai, affinché ci nutra nei giorni di magra
come il cuore - di battiti che se arrestati
smetterebbe di esistere.
L'amore non può nutrirsi con solo ricordi
È seme di vita gettato all'infinito
avido del domani.

Germogli di gioia.
Sui rami di Aprile
traboccano i nidi
di canti.

Il pioppo

*
É abitudine d'ali - il cielo.
Lo stesso volo di lune
sul lago e stelle smarrite.

C'è nelle adiacenze
vestito di bianco
il pioppo -
a destar nostalgie.

A mio padre
So perché quando taci e ti neghi
più forte t’inventi e mi abbracci.
Come in tanti raggi, si riversa il sole
in me e attorno
un pozzo profondo scavi di eterna luce.

***
Tu trafiggevi il cielo, andando.
(e non volevi lasciarmi
non potevo fermarti)

inverno, all’improvviso!
al posto delle ali
due piedi scalzi.

***
Saperti irraggiungibile, m’uccide.
Per le mie vele spiegate
fermo, come un vecchio porto,
in un dipinto – il mare.

***
La tua assenza è piena dei miei respiri,
della mia voce, dei miei passi.
Non mi sono mai mancata tanto
da quando mi manchi.

nostalgia
il vento che ti porta, mare, e' la voce con la quale
la mia casa mi chiama. e' la mia impazienza
la mia sete; l'onda che si fa ponte e annienta
ogni distanza.

ho amato - l'una di fronte all'altra - due terre
ma nessuna e' in me senza ferita.
perché e' di gioia il vento che m'accompagna
ad ogni partenza
ogni arrivo trascina legato al piede
i macigni di un immutabile addio.

un mare - così il mio cuore - diviso in due
ha le braccia stese da riva in riva
a nessuna appartiene interamente,
se non in egual misura ad entrambe.

***
averti accanto non voglio. ne' lo stesso cammino percorrere.
che tu m'insegua no di certo, che t'insegua io, tanto meno.
l'orizzonte dell'un l'altro vorrei che fossimo e non importa
se sia tu a volgere le spalle al passato, guardandomi e
al futuro, io.
se di fronte mi sta quel che per me più conta e voglio;
racchiuso in un abbraccio, intero, il mondo.

***
la bocca quando ti nega non sa che
di nuovo canto che mi ricomponi l'anima
e l'assenza delle tue mani nei miei pugni serrata
del tuo fuoco segreto, le lingue sparse non conosce,
sulla pelle dell'attesa.
tu - come rugiada - svanisci per poi ritornare
a dissetare ora l'ape ora il petalo o la foglia.
tu - seducente come un desiderio fatale
i miei domani dipingi con le promesse di un sogno.

la realtà quando t'uccide del tutto non t'annienta
in ogni volto immortala la sete di te infinita.

Potesse il vento si fermerebbe quando fugge
la bellezza privare non vorrebbe - della rosa - i domani infuocati.
e certamente fuggir vorrebbe quando incatenato sta
come chiunque al tormento del suo cuore spezzato da spade o petali.

***
nulla possiedo e tutto.
m'appartiene il sempre dell'attimo in cui
interamente appartengo.

***
sulle pareti infreddolite e spoglie dipingevano i nostri respiri
il ritratto della gioia.
la fiamma tremolante nel camino. la legna che d'impazienza
bruciava. sulla mia pelle imitava le tue mani calde.
il vino nei bicchieri, la tavola apparecchiata, la cena pronta.
era poesia vera. non chiedeva d'essere cercata altrove.
ne' noi di essere poeti. aveva profumo di casa.

***
la sera affollata dalle abitudini di sempre.
la cioccolata calda, la sigaretta accesa.
la cartella degli appunti sul letto. il romanzo
da leggere sino allo stremo.
e semmai s'arrenda l'insonnia, la presa allenti
dalle palpebre incollate al pensier tuo. di quel tempo
in cui mi addormentavo serenamente.
senza temere il buio. i tristi pensieri. di non trovarti
accanto al mio risveglio.

guardandoti negli occhi ancora sognanti
mi rivelava la tua luce il cuore nascosto dell'alba.

ode al poeta
le risposte che cerco potrebbero essere alberi. mi dico. qui da sempre.
esistono ancor prima noi esistessimo. forse mancava loro,
delle domande, la più semplice: " quanto, sono disposta a sapere?!"

perché non si chiede al poeta perché scrive e cosa.
non sai quale luce lo accoglie quando gioisce. quando soffre,
l'ombra che lo imprigiona.
che gli risparmi le sue grida - all'universo - egli non chiede. non finge
di essere cieco, sordo nemmeno. il suo cuore e' li che ascolta e ascolta.

***
piantando un albero, sono albero.

dall'oscurità alla luce l'inizio di ogni dove e come
si compie.
dalla terra - conoscenza antica - erge la mia sete.
la mia coscienza germoglia.

mi abbraccia la vita di canti e foglie.

***
ed infine il ritorno.

dal tanto sospirarti - di luce improvvisa - mi giunge nella notte.
l'orizzonte sgombro dalle attese tempestose.

***
se mi chiedessi cos'e' che veramente voglio;
tacendo, mi negherei il conforto del tuo abbraccio.
se solo di me mi chiedessi; saprei che ancor prima
delle parole - teneramente - le tue braccia mi avvolgono.

ed infine la quiete.
foss'anche un attimo, purchè autentica, la pace
eterno diverrebbe - il breve - di poesia.
da ridipingere

l'orizzonte sgombro dalle intemperie di ieri.

l' importanza che diamo alla persona amata sta nella perseveranza che abbiamo nel dimostragliela.

*
non siamo che memoria in fondo

non possediamo null'altro che ricordi.

in debito con la vita della vita di ogni attimo
che abbiamo perso.
non inseguiamo che un'illusione d'eterno
vivendo.

mal de vivre
*
si impara a trattenere tanto a lungo
il fiato
che ci si annega - respirando.

***
il tuo colore e' rosso. sangue sei
nelle doglie dell'alba che partorisce il giorno.
vino pregiato - nella sera - che le mani
ricevono per aver faticato tanto.

e t'amo. senza saperti dire quanto.
senza riprender fiato.

e' tra pioggia e fuoco un rapido sobbalzare
che mi spengo e in un lampo ardo
di acqua e fiamme.

*
raccolsi tutte le foglie cadute del pioppo

e le strinsi al petto
perché non riuscivo a distinguere il mio cuore
fatto a pezzi più volte.

aveva lividi di un sole lontano, il cielo.
attraverso i vetri
ci spazzava nel nulla un vento freddo.

*
le tue parole erano carne

e avevano mani sprofondate nelle mie
radici profonde nell'anima.

perdersi poi ad ogni costo fu così vano
se non dentro l'un l'altro
fatalmente.

*
potessi disimparare la primavera.

quando tra non molto le mimose festeggeranno
il mio compleanno e di me
non ci sarà nemmeno l'ombra.
quando sopraffatta dalla nostalgia, atterrerò
all'aeroporto " Nene Tereza" a Tirana
e tu certamente non sarai li che da lontano mi
scorgi, in prima fila. affinché nessun attimo in più
vada perduto.
quando varcando la soglia, di stanza in stanza
non canterà la casa la tua gioia.

potessi disimparare l'autunno e la sua poesia.
- il tempo in cui suonavano i violini le note
della mia anima -
quando mi sentirò sola con la certezza di esserlo
e altro non vorrei che essere abbracciata.

potessi disimparare questo inverno infinito.
e' la tua assenza, padre, il mio peggior inferno.

*
porpora di antico desiderio

intrepido m'appari nella veste tua preziosa.
- follia insaziabile -
che sparge grappoli d'uva e code d'occhio
alle spalle
come strascico d'argento tra le foglie.

mio. sei carne di pensiero infuocato.
l'eterno ti abita. l'attimo in cui con i tuoi occhi
mi sorride la vita.

*
una pietra sul letto di un fiume

non e' soltanto una pietra.
e' la custode della memoria di tutte le pietre
che la precedono. quelle che seguiranno.
del lieve gorgoglio o della quasi impercettibile
fino alla peggiore furia, ne sarà artefice.
verra' levigata dal medesimo corso d'acqua
di cui le segnerà' il destino.

così l'uomo e' simile ad una pietra. non porta soltanto
gli affanni del suo fardello. non salda soltanto
il suo debito. che altri, probabilmente salderanno.

e' un solo uomo sulla terra che vive un solo tempo
fatto di tutti gli uomini.

*
prima che giunga la sera, amor mio

- quando qualcosa di irrisolto resta tra di noi
e sia pesante come il piombo la tua mano
che sfiora la mia - parlami se m'ami. col silenzio
non ferirmi.
non debba la solitudine trovar in me dimora.
non debba l'incomprensione, mettere confini
all'immenso.

*
- il giardino fiorito delle rose

quando il risveglio ha un cuore gioioso
di bambino e la neve arriva alle ginocchia -
e' meraviglia crudele.
(perché tu non puoi vederlo. io non posso
mostrartelo.)

e mi sanguina dentro
una famiglia di cigni bianchi che non posso salvare.

*
una pietra sul letto di un fiume

non e' soltanto una pietra.
e' la custode della memoria di tutte le pietre
che la precedono. quelle che seguiranno.
del lieve gorgoglio o della quasi impercettibile
fino alla peggiore furia, ne sarà artefice.
verra' levigata dal medesimo corso d'acqua
di cui le segnerà' il destino.

così l'uomo e' simile ad una pietra. non porta soltanto
gli affanni del suo fardello. non salda soltanto
il suo debito. che altri, probabilmente salderanno.

e' un solo uomo sulla terra che vive un solo tempo
fatto di tutti gli uomini.

viviamo, per lo più, di verità mediocre. di bugie accettabili.
in alternativa di verità scomode, palesi, terribili magari.
onoriamo la stessa bugia di sempre:
" di amare la verità sopra ogni cosa. di difenderla
ad ogni costo" condannando il falso con fermezza.
o quel che tale pare. quel che vogliamo credere, sia.
"al nome suo" giustifichiamo le guerre.
si scende a compromessi con la proria coscienza. scavando
gli occhi alla lince che ha l'assurda pretesa di vedere
la dove nessuno o di rado qualcuno arriva.

e' straziante dolore. inconfessabile. vedere
come viene deriso, manipolato, annientato il vero
e di dissuadere non c'e' modo alcuno chi s'affretta
di abbracciar il buio,
quando sono le talpe ad insegnar la luce.

veder sorridere i prati mi addolora.
il cuore di papaveri che emmerge
dal petto della collina.

la terra tra le mani ha una pelle di rugiuada
mi parla: "sii forte figlia mia, coraggio!"
e altro ancora mi avrebbe detto il tuo silenzio
abbracciandomi.

ma poi ricordo: tutti giorni ti vedo andar via
senza poterti trattenere
e poco a poco mi annienta il peso della tua assenza.

il domani non è mai giunto, padre, impossibile
attenderlo senza trovarci a camminare spalla a spalla
è come chiedere di dare un senso a questo assurdo.

l' impossibile.è chiedere di un albero abbattuto
che continuino a fiorire - i rami

che io ami questo pezzo di terra
che abbia visto crescere una pianta
o un albero.
che abbia immaginato le tue mani
seminare con le mie.
che sia abbondante il raccolto
stracolmi i granai: non importa!
non avrà che un'immensa tristezza l'anima mia.

sanguinano la tua assenza i fiori della gioia.

raccontami di me
*
raccontami di me
di quanto nella mente tracci
il viso mio sconosciuto.
se all'improvviso un sorriso sciocco
il pensier mio ti strappa
e trattenerlo non puoi.

se per assurdo talvolta t'invade
la mia stessa nostalgia e nell'immaginare
che io ti stia pensando
il cuore ti sboccia nel petto

o che io t'ami come te mi ami. cosi in silenzio.
facendo finta di nulla, magari.
perché un tale amore è pari solo all'immenso
non si può che portalo in due.

raccontami di me amor mio
delle cose che non so e al contempo
mi racconterai di te le cose
che solo gli occhi miei ti mostreranno;

di come si affretta questo mio fiume
nel raggiungere il tuo mare
di come sia facile riconoscersi, pur
senza vedersi o incontrarsi, perché;

le attraversa la semplicità del Vero
le nostre anime.
ci pesca la vita di continuo
ad ogni profondo

Invecchierò qui
*
Invecchierò qui
sul ramo fiorito della mia solitudine
sfogliando i giorni delle farfalle
che mi muoiono addosso
con incuranza.
Io foglia e ombra di me stessa
in attesa
che mi chiami la terra e il volo
mi sarà
l'ultimo fremito.

edita ; Il respiro dei cento ritorni
copyright 2010 Thesan & Turan

Insegnami
Insegnami
come posso fuggire
ai mille occhi di te
che mi cercano e mi trovano
nel gesto più folle delle mie braccia
chiuse
nel centimetro più angusto di me.
Insegnami come posso far tacere
il silenzio delle mie mani
che non piovono d'inchiostro
il bianco foglio
che più non danzano la pioggia
sulle punte
nè gli arcobaleni del dopo
sulle tue labbra.
Insegnami come sopravvivere
a questo groviglio di anime
che amo e odio
e mi odio perchè l'amo
quando la sera cala sulle parole
e in dono ti porta il mio tormento.
*
edita ; Il respiro dei cento ritorni
copyright 2010 Thesan & Turan

il cuore del Poeta
ha battiti che migrano in molti cuori.

lasciano, andando, uno stupore di intima
compressione -
il sapore nostalgico di una parola amica
sul germogliar di labbra.

l'uomo nasce figlio di molte madri
che sia nel grembo protetto o al seno della madre attaccato
un imbranato che corre dietro la sottana della prima ragazza  
o dalle labbra di un bacio appeso.
che sia confuso davanti ad un altare scambiando le fedi e promesse
d’amore e tuttavia felice
o diventato padre si commuove mentre tra le braccia tiene un figlio suo

o al matrimonio di una figlia, affidandola ad un uomo che non sia lui
o settantenne magari che alla moglie borbotta le stessi frasi di una vita;
sposarti è stato la mia condanna; il caffèè pronto? la camicia stirata?
per poi prenderla dolcemente per mano mentre con lei passeggia e
dirle in silenzio guardandola che perderla sarebbe peggio di morire

egli rimane sempre un bambino.
                     è il bambino di tutte le donne della sua vita.

che si atteggi da strafigo facendo lo stupido con le altre
di aspetto colto e sicuro di uno in carriera o raffinato e gentile
d'altri tempi cavaliere
o uno di quelli che credono di poter tutto che giocano con altrui destini
a testa croce.
che sia un poveraccio con il cuore nella mano e un sogno nel petto
che offre poesia e petali sbiaditi di rose finte
o il bastardo di turno uno come tanti che lascia il segno,  di chi  non ci si
può scordare

è uomo se tale soprattutto e spesso soltanto
                                                         dinnanzi a se stesso
.

la fama, il potere, la forza , la ricchezza, nulla contano se poi
non raggiungono la fine prefissa, il vero intento;
conquistare lei che tutto possiede - la donna interamente, almeno
una sola volta -

non il suo corpo caldo, seducente, desiderato, abusato,
stuprato più volte da se stessa anche, né il suo cuore ferito,
spezzato, amato, donato, venduto persino da alcune

ma la mente sua
che genesi è di tutte le cose, caos e ordine, oblio e vita,
fonte di guerre e meraviglie

la mente di colei ch’è sempre in fugga di mistero in mistero
e tuttavia ferma
- perché figlia anche lei di quella imperfezione
che rende umani -
prigioniera a sua volta dell'inganno sottile della vita.

as/satira/ti
*
le colpe dei matrimoni al tramonto
sono nuore e suocere

e a conti fatti non saprai mai
se il fallimento di moglie avrà gravato di più
o meno sulla bilancia che quello di madre

o se con la fortuna che ti ritrovi
finirai per pagarle entrambe.

quando le mie dita suonavano un’invisibile pianoforte
*
talvolta mi abbandona la forza
e la disperazione prende il sopravvento
sovrapponendosi a tutte le voci, a tutti i suoni.

allora mi chiudo schiudendomi in un vecchio sogno
attraversato da un fiume e tanti alberi
e c’è un’orchestra che mi affretto
di raggiungere
prima che diventino eco le quattro note
della quinta e mi trovi impreparata
           " il destino che bussa alla porta"

la mia anima si smuove e lacrima cieli
grati e infiniti
sugli spartiti sparpagliati come semi incerti
mentre ancora in volo non sanno che cadendo
sul pavimento del mondo tracceranno il suo
destino

e c’è un fiero principio di Eroica
un coro maestoso che sublima la gioia
sul finire

applaudiscono con margherite i prati
il cielo con cicogne e bianche colombe

io tremo come il fazzoletto che sventolo
per poi lanciarlo come un aquilone nel cielo
e li da qualche parte sta e ovunque Beethoven
che scalza mi trova di parole la sua grandezza

" Amici non questi toni!

Un canto più grato leviamo al cielo
                  di Gioia
                            di Gioia!"

e la mia mano sul foglio sapeva d'urgenza e aveva
la sete rara che spegnendola di più t'infiamma
perché infinita è l'acqua che scorre dalla fonte
della Vita.

io vivo qui, rido di follia, accartocciata
su qualche scritto
o distesa sull'erba sono il libro che il vento
sfoglia.

io che non avrei saputo d'essere se non fosse stato
per quelle minuscole lettere voltate spesso
a sinistra o le i a mezza/luna con sopra
un cielo/in(n)o/in(n)o

e mi canta dentro l'inno della Gioia

e scrivo, scrivo
non perché continui a vivere tra le mie parole
ma perché scrivere mi da certezza.
la certezza di aver vissuto.

quando le mie dita suonavano un’invisibile pianoforte
ed era un concerto di equilibri, la pace.

Nota:
I versi tra le virgolette sono scritti da Ludwig Van Beethoven

 

quando appassiscono le foglie dell'anima
*
intrappolate stanno in un solo corpo
due teste che pensano in lingue diverse
due cuori stranieri.

ci avanziamo scavalcandosi nella maniera
più spontanea

e seduti nello stesso tavolo di insulti che
si sovrappongono irrimediabilmente ad ogni fiato
che sa di grazie e gentilezza

ceniamo con gli avanzi colpe che scagliamo
in abbondanza con la pretesa di doverci
giustificare solo per le colpe non commesse.

quando appassiscono le foglie dell'anima
specialmente quando arriva la notte
e anonime paiono tutte le cose

persino tu che ti lamenti che per colpa mia non dormi
che qualche ora ed
io che non vedo che una notte infinita fatta di molte
notti passate insonne e altre
quanto

mi tormentano sulla pelle
i lividi che si moltiplicano di continuo
del mio ennesimo fallimento.

il sole è il sorriso vero della vita
*
al buio resto con il mio dolore.
mi ascolto e attendo
non so cosa.

tu, nella tua mente hai già deciso
che di tenebra e zolfo sia fatta la mia anima
e il sole mi sia il peggior nemico

ti spiegherei ma troppe volte
ti parlai senza voce perché aveva da dire
molto di più il mio silenzio

perché spesso ho ingoiato le mie lacrime
e ho pianto un fiato da te e inoltre
la tua palese indifferenza.


tu non saprai mai che il mio amore
aveva ed ha un cuore di bambina
perché come allora ancora credo che il Sole
non sia soltanto fuoco e luce soltanto

Egli è soprattutto Sorriso.
                         E' il Sorriso Vero della Vita

ecco perché al buio sto e gli risparmio almeno a lui
il mio tormento e a me, quando sarà tempo;

avrò occhi allenati simili a quelli di un felino
per il mio eterno buio

mi peserà di meno andandomene
e meno graverà il congedo.

due sguardi che s'incontrano
scambiano promesse d'amore
dinnanzi ad un altare di fuoco

e figli di antico desiderio due poeti nascono

che scavano mimando nell'acqua un passaggio
che all'altro conduce

ma anelli diseguali s'aprono per poi svanire
il tempo di un istante
senza mai varcare di se stessi la soglia.

di tutte le parole conosciute
scelsero le più belle

senza mai dirsi tutto
e nemmeno tanto

quando due corpi si cercano
in bilico stanno delle proprie aspettative

nelle sabbie mobili che ingoiano certezze

e sensi e menti confondono

quando due bocche si baciano
costruiscono un ponte
che lega due mondi

fanno tramontare ogni conoscenza e sapere
la genesi divengono di tutte le cose avvenire

quando due persone si amano
traggono in salvo due vite

e un miracolo compiono senza sapere

quando si fondono due soli
sigillano nell'anima l'Eterno

non so dare un nome a ciò che provo
e se ha una qualunque importanza
ma ti porto.
negli occhi insonni del pensiero
come un attimo scattato di indelebile
nostalgia.

mio padre scriveva sulla terra l'Eterno con le rose
scrivo da sempre e nulla ho scritto
che una sola poesia incompiuta.
cercando di imitare le mani di mio padre
che sapevano di vita e facevano germogliare
ogni cosa che sfioravano.

mio padre scriveva sulla terra l’Eterno con le rose
                                                           era un Poeta d’amore.

i sogni sonno le ali segrete dei bambini
i bambini tutto possono e il cielo non è
che un prato azzurro ove correre scalzi.
i sogni sono le loro ali segrete.

da grandi ci si ritrova invasi dai cassetti
e con le tasche zeppe di chiavi
costretti a decidere se sia il caso di aprirli
e spiccare il volo sopraffatti soltanto dalla vita
o disfarsi delle chiavi una volta per tutte per
trovarsi alla fine con null’altro
            che un misero pugno di rimpianti.

da bambini si crede che tutto sia infinito.
si corre a cerchio perché ci si ferma sempre
nel punto di partenza.

da grandi si cammina incerti su quel che sarà
tuttavia consci che ogni attimo che passa non fa
che aumentare la distanza dal punto di dove si è partiti.

da vecchi si è troppo stanchi per correre, troppo deboli
per camminare. si sta seduti al tramonto della vita
a fare i conti con se stessi e si finisce poi per credere che tutto
finisce , rimproverandosi di esser stato cosi sciocco da credere
di essere immortale. sciocco per non aver mai smesso di credere.
che un bruco diventi farfalla non importa. egli finisce di essere un bruco.
ecco il punto. o che le foglie morte si dividano in mille particelle e
in altre mille vite si trasformino.
non per questo troveranno se stesse, la memoria che avevano di sé.
o che diventino poesia nulla cambia di certo non cancelleranno
le angosce del Poeta, né la sua tristezza immensa.
ti accorgi di aver vissuto cercando tuttora un senso e mentre la fine arriva
ti aggrappi alla vita con le unghie e ti spaventa sperare non perché
la tua pelle sia diventata simile ad una corteccia raggrinzita e non sei
che un tronco malato da abbattere ma perché temi di sbattere la testa
nella delusione più grande senza rimedio stavolta, perché
non ti è concesso altro tempo;
se solo che la morte approvasse, almeno lei che tutto finisce o quasi
e si trasformi in un’altra occasione, una seconda vita magari.
se solo l’autunno non fosse un seduttore fatale che andando
lascia un vuoto agghiacciante
ma un amante dolce e premuroso che fa bruciare di passione
i rami, tremare d’amore le foglie.

i Poeti indossano giacche usate
che stanno in molti armadi. e sono di diverse taglie.
li modificano a piacere con l’abilità dei migliori sarti
tanto che ognuna che pare confezionata a misura.

ma i Poeti spesso sono sarti anonimi
che nessuno conosce, tranne la penna
anonima a sua volta che sta
nel taschino all’interno con le sue iniziali cucite.

accade talvolta
leggendo una poesia e sollevato ti accorgi
che il cappio al collo non è che il nodo della cravatta
che pian piano s’ allenta.

ho perso qualcosa ma non so cosa. qualcosa di importante
sicuramente perché ha mille pietre pesanti l’assenza
che mi schiacciano il petto.
la parola era volo? la penna cammino? e il foglio destino,
forse?

farfuglio un cielo di aquiloni
un vecchio sogno rifugio marcisce tra i denti.

ma non ho trovato quel che avevo perso, né seppi
mai cosa. so solo che mi sono smarrita cercando
e non c’è nemmeno la tua mano padre che mi conduca
a me se stessa.

dolore
ho chiuso le finestre perché sentivo freddo
che l’inverno abbia anticipato il suo arrivo
precedendo persino l’autunno?
dormivo forse mi dico, o sto dormendo.

la bambina dell’ombrellone accanto gridava:
mi bruciano i piedi
credette che la sabbia fosse una specie
di drago dormiente e se svegliato

ti scagliava a raffica le sue mille lingue
di fuoco invisibili.

mentre a pochi metri il mare sudava estate.
io ragomitolata sotto il sole ghiacciavo

a Bea
sono ancora qui con il mio silenzio fitto
le mie parole tirate con la lenza.
ti penso e scriverti un po’ mi consola:
mi pare di vedere la tua finestra accesa
mi pare che m’abbracci e forse mi sorridi

eri bella amica, sorella di pen/na, cosi bella
che pensarlo mi arresta, perché manchi
a me, alla tua casa in cui tracce d’infinito,
lasciasti, colma di poesia, di volti amici.

scriverti mi riempie di nostalgia

e un bocciolo di rugiada si schiude nell’anima.

i Poeti sono pescatori di tormenti.
li attraversa il grido delle verità taciute.

le pareti della mia stanza avanzano
silenziose verso me
finché il respiro comincia a mancarmi
le mie ossa si sgretolano.

chiusa in un gambo di calla mi sono persa.

e rimane il miraggio di una candela accesa
la mia ombra divisa tra una parete e l’altra
che si fonde e si confonde con le ombre
dei miei affanni.

.... vivere è
si sopravvive con vanto persino se pensi
che hai scelto di non arrenderti
di amare la vita più di ogni altra cosa.

ma un giorno accade che ti fermi, vinto dalla stanchezza
ti accorgi che hai perso il conto delle tue cicatrici
ognuna delle quali è una battaglia vinta per metà
o per metà persa.
giacché ogni vittoria ha uno strascico
                                                     di morte e sangue
e  ognuno a modo suo, porta il calvario dei propri
                                                                  fallimenti.

guardandoti dentro non ti poni la domanda
se ne è valsa la pena ma;
seppur ancora in piedi, in te sia rimasto quel tanto di forza
che basta per vivere finalmente. in caso, per paura di soffrire
hai combattuto anche colei che della vita ne è l’unica legge
e il tuo cuore sia diventato simile ad una pietra.
dimenticando che;
nessuna vittoria vale tanto quanto
                                              arrendersi all’amore.
perché vivere, vivere è ben altra cosa,è essere tanto folle
da puntare tutto su un solo numero o un incosciente,
un innamorato che decide di seguire il  proprio cuore
pur sapendo che probabilmente non ci sia bussola
peggiore
a costo di diventare egli stesso il pugnale
che aprirà una nuova ferita o  ancor peggio la stessa
appena marginata.

perché vivere è anche questo;
è prendere il largo a mare aperto
e remare contro vento, se occorre.

ti ho perso per ben due volte, nello stesso giorno
e questo è tutto quel che so.
non sono come tanti, non voglio, né cerco un'alternativa diversa,
affinché sembri meno assurda o ingiusta la tua scomparsa.
il vuoto che in me è senza misura.
potrei pensare che la tua essenza continui ad esistere
sotto forma di una stella, magari.
per intere notti, starei a guardare il cielo, se così fosse,
cercando di immaginare quale, tra la più splendenti, tu sia.
potrei pensare che tu sia diventato un angelo e che da la su
mi guardi e proteggi. che la tua casa sia un giardino di rose
dai profumi che da sempre in te abitano, che non si senta altro
rumore che il fruscio di un un arcobaleno di petali
che lo sgorgare dell'acqua dalla fonte...
potrei, ma questo non accadrà.
in questo non/dolore, non/vita ho disimparato in fretta a mentirmi.
benché tenti ad ingannarmi lo squillo del tuo telefono ogni qualvolta
che ti chiamo, di certo non sarà la tua voce a rispondermi.
se metterò piede, in quel che era la mia casa, mia non perché
li nacqui e crebbi, ma perché spesso fui per te un figlio con fierezza.
a dispetto, poi dei trent'anni che pesano sulla bilancia
fui la tua eterna bambina, con ammirazione profonda, con una tale
gratitudine
che baciarti le mani di continuo non mi basto mai.
se tornavo,
tornare è un verbo che non so svolgere che in passato,
come tanti altri d'altronde, li in mezzo alle tue rose e i ligustri,
non saranno le tue braccia ad accogliermi,
pur essendo anche loro tuoi figli, poesie dalle tue mani scritte,
fratelli miei e sorelle.
" il mio cuore era troppo piccolo " mi convince l'unico occhio che è
senza palpebra e in me sentenzia come il peggior giudice.
" ti amavo tanto " in mia difesa sussurrano un tremolio di foglie cadenti.
vano tentativo, come quello di disseppellire il mio cuore, sperando
che avrei potuto amare quel che tu amavi
ma non si sente che il ronzio fastidioso di una sveglia
che non sa mai zittirsi. intrappolata sta nel mio torace e avvia
per quanto assurdo sembri
l'ingranaggio arrugginito che ormai è diventato il mio corpo

non ditemi che tutto passa
che il tempo tutto guarisce.
che la vita, la vita continua …

il grano continuerà a sanguinare papaveri
fuori dalle mie finestre a dispetto
degli occhi miei orfani di lacrime.
il tempo
ha giaciuto nel suo letto di dolore
per quaranta giorni e quaranta notti.
- tanto, mi sono mancata -
e non m’illudo che smetta, quanto, chiudendo
gli occhi si smetta di guardare.
un giorno mi cercherò o quel che rimane
e se –

stavolta, senza pretendere di perdonarci
per averti lasciato andare
per esserci amati cosi tanto e perlomeno,
anch’io avrò la mia misera consolazione.


la stretta che un tempo, il cinturino
di un orologio ormai guasto
mi segnava il polso.

Come chiamare questa tua assenza? Sgradito ospito che spavaldo impone la sua presenza.
                       Come può il vuoto, il nulla, essere tanto ingombrante da riempirti.
No. Svuotarti. Perchè l’assenza ti svuota e lo fa in silenzio con la stessa perfidia di chi cova odio a lungo,
di chi serve la vendetta in calici preziosi di vini che non oseresti bere. ai quali concedi uno di quei lunghi rituali
che sono quasi sacri, d'obligo, persino. L’avvicinarsi del cristallo alle narici, dividendo
i profumi uno ad uno. riconoscendoli. respirandoli. il galleggiare del rosso da un lato all’altro,
in una danza sinuosa come in una notte d’estate l’acqua del mare al passaggio di una barca a vela,
come lo strascico di seta rosso che scivola tra le gambe e lascia dietro sé una donna che alzandosi
dal letto dopo aver fatto l’amore si trascina il lenzuolo cercando di coprire quelle stesse nudità
che vengono ancor più esaltate, da quella danza sensuale di movimenti lenti che ogni donna possiede.
con una tale grazia ch'è pari di quella di una Dea.
L'assenza t’annienta, senza annientarti del tutto. e ti contiene, edè come fossi gettato di continuo
in un pozzo infinito del quale non conoscerai mai il fondo.
Quella fine che pur non conoscendo ti seduce, per quella sensazione verosimile
di serenità che infonde il sapere, l’assurdo bisogno che si ha di una conclusione qualunque ,
sopratutto quando perdi qualcosa che importa più della vita stessa, la speranza di vivere.

Ma l’assenza non è come la morte, qualcosa di simile forse, ma certamente di più .
è incolore. Ma non è aria, né acqua.
Due orecchie, due occhi, due braccia, due gambe fanno pur sempre una sola persona,
persino due labbra fanno una sola bocca, due labbra che tacendo, saprebbero parlarti di divino
di quell'unione perfetta del fondersi spontaneo di due corpi, l’adagiarsi setoso sull'un l’altro,
liberi nell’essere tutt'uno.
Simile all'assenza, non è assenza. nostalgia nemmeno. e qualcosa di pù, di più.
è come accorgersi di essere privati di un piede, una mano, un occhio.è come essere a metà.
ecco perchè ho tardato tanto. ecco perchè non ho smesso di cercati. sei parte mancante di me.
eppur il tuo cuore batte sul mio petto, il tuo respiro ondeggia sul mio collo.
eppure non ci sei. non riesco a vederti, nè afferrarti. e sei ovunque attorno e in me.
Di tutte le vite che ho vissuto non ricordo che una sola. la vita di qui sono priva.
Dammi le tue mani amore, scriveremo una sola poesia, in fondo, non guardano che un solo orizzonte
gli occhi, non percorrono che un solo sentiero, i piedi.
non siamo che l'ala mancante del cielo dell'un l'altro, divisi, non siamo altro che tutt'uno, come due bocche
che altro non desiderano, non fanno, che un solo bacio. la chiave del nostro inizio.

ho parole straniere in punta di lingua.
un nodo stretto allo stomaco. se non ti parlo;
è perché ti ho detto più di quanto saprei dirti.
con fili di silenzio ti ho disegnato:
il lungo travaglio della mente che ti partorisce
ogni quando mi manchi. ti fai sospiro. e tormento.
che mi seduce. mi acceca.
per troppe braccia allungate invano. troppi occhi
lanciati all’orizzonte. del tuo divenir sostanza.
ad ogni costo.

la notte è il velo di lutto in tua assenza
che mi cade addosso.d'improvviso. hanno
cento occhi vigili i ricordi. e le parole. ombre.
come alberi caduti.
lungo il vialetto dell’attesa spoglio dai ritorni.
accanto a te tutto avevo un senso. tutto
perdeva senso fino alla negazione di se.

mi specchio nella mia ombra ma non mi riconosco.

 

l’ incertezza freme.è l’ interezza di ciò che siamo.
simili a incavi curvati sul labbro acceso
delle nostre parole.
fulgori brevi di occhi che non hai mai guardato.
ciò che rimane è fame. tanta . che impregna
le nostre pareti di carne .
anileda xeka
pasiguria vibron,dridhet.është gjithësia e asaj që jemi.
të ngjashëm me hapësira të gërryera mbi buzën e ndezur
të fjalëve tona.
shkëndija të shkurtra.sysh që kurrë ke shikuar.
ajo që mbetet
është uri pa përmasa që përpin muret tona prej mishi.
anileda xeka

 

ti amo con i profumi delle memorie
che ho dei luoghi conosciuti e vissuti
con l’interezza di me.
con gli occhi delle persone e delle cose
che incontro nel cammino di sempre.
con i pensieri e con la carne, l’anima tutta
ed ancora di più ti amo
la dove la mia vita con le sue croci
e il mio essere donna; in continuo
divenire - TUA...
si fondono.

 
të dua me fragrancën e kujtimeve që kam
për vendet e njohura dhe të jetuara
me gjithësinë time.
me sytë e njerëzve dhe të gjërave
që takoj në udhën e përhershme.
me mendimet dhe mishin ,shpirtin të gjithë
dhe akoma më shumë të dua
atje ku jeta ime me kryqet e saj
dhe të qënit tim grua; në përtëritje
të vazhdueshme - E JOTJA...
shkrihen.
 

cosa mi manca di te?
se non sono le tue mani. le tue mani che
non hanno sentito sotto i palmi la mia pelle fremere.
che di cicatrici non si sono tinte le dita,
percorrendo i sentieri delle mie rughe.
se non sono i tuoi occhi. i tuoi occhi
che non si son specchiati nei laghi notturni
dei miei. non hanno conosciuto la loro solitudine.
se non è la tua bocca. la tua bocca
che non ha mai incendiato la mia con un bacio,
mentre il cuore mi sale in gola e t’implora: Resta.
addosso a me. fino a che si fondono corpo e anima.
cosa mi manca di te, se non quello che saresti, sarei,
se non mi mancassi cosi tanto.

lettera a un amico
(poesia in prosa)
 
tu che leggi, mi sei amico e nemico al tempo stesso.
se per un caso fortuito hai dimenticato il nome a pi è di pagina
una a fatta a chiocciola e una x come un tale, un tizio,
                                                                                   un qualunque.
 
e ti sei visto con la pena tra le dita, accarezzare parole dettate
dal cuore. il cuore che porta il volto di colei che ami. le hai strappate
e tinte con il tuo sangue,
come allo specchio, il riflesso che imita la tua immagine.
                                          e certi, sono davvero dei pessimi imitatori.
 
con una delicatezza  tanto assurda  da stonare.
                                          
 una rosa non può vivere all’ombra
                                                        delle ortiche.

 
ed ecco! quel che leggi è ciò che sai e ben conosci, come quella
sensazione di vuoto che percepisci quando infili le mani nelle tasche
della giacca, in una grigia giornata d’inverno. ciò che cerchi è calore.
ciò che trovi è stoffa, semplicemente.
fosse anche la migliore delle stoffe non riuscirebbe a darti quel
che d’urgente che sa di astinenza.
                                
 calore di terra. di vita, diresti, ma la terra è vita.
                                                                                     la terra è donna.

 
ti accoglieranno per un istante, quelle parole, e finalmente
libererai quel urlo di dolore che soffochi e ti soffoca. il tuo dolore.
t’impossesserai di quella intimità folle che richiede esclusività,
ti muoverai inconsapevolmente tra le lettere, come si fa
con certe abitudini.
 
l’odore del caffè caldo,non lo riconosci
                         alla vista della moca sul fornello, allo sgorgare
                                                                 da una fontana in miniatura.

 
delitto e castigo è riposto sull’ultimo scafale a sinistra, accanto
all’Idiota e i fratelli Karàmazov. stanno come vecchi alberi, sanno
di polvere gialla. l’eterno autunno di foglie giallastre e fogli.
 
 la miseria del tempo  a misura d’uomo, tanto visibile
                                                                                da mancare alla vista.
prigioniera a sua volta di una cecità più grande, più profonda.

 
uniti da strani destini e una solo pena, sono libri, che sanno
di giorni vecchi.
come quelli in cui ci insegnavano di masticare. nulla a che fare
con il bon ton, quanto  con quella rapidità che incuteva tanto
sgomento, con la quale  si davano il cambio , il pranzo con la cena.
la cena con la colazione.
 
pur appropriandoti di tutto ciò – la cosa non mi dispiace affatto,
in quanto, il mio sentire l’ho seppellito sulla carta.
 
in altri lunghi travagli avvenire, forse poserò le labbra
                                                          chinandomi su quei versi e
                                                                          in parte mi riconoscerò.

 
– probabilmente ti lascerai sfuggire quel che per me conta.
 
ho incatenato il mio urlo in quelle parole.
                                                   quello che hai appena liberato,
                                                                                                   con il tuo.

 
magari tutto questo non avverrà. mi snobberai.
-  come il tempo ci snobba.   –
formulerai  pareri, catalogandomi nei quelli presunti.
I Poeti  che stanno in alto, hanno vissuto, i più, nelle fogne
                                                                                         con i topi.
e anche in loro hanno trovato quel che di banale che non diviene
                                                                                     geniale per caso,
ma perché hanno scavato i loro occhi dal volto, per meglio vedere
e gli hanno lanciati al mondo.
 
 
la genialità porta in grembo una modestia sottile
                                                             che sa d’inconsapevolezza.

 
ma io son ben consapevole, amico, del fatto che
non sono mai stata capace di scrivere d’amore
                                                        tuttavia scrivo per amore.
mi raccolgo e mi sparpaglio foglia a foglia...

Se provo a chiudere gli occhi riesco ad allungare le braccia
ed allacciare i polsi alla tua luna più vicina mentre riflessa mi porta
nei tuoi occhi.
Sono figlia e madre del pensiero che mi partorisce
ogni quando ti sento salirmi alla gola con urgenza e mi sei
lente d’ingrandimento di questa distanza che m’accerchia
la testa e mi denuda.

Non so quale specchio ti ha catturato
sigillandoti nei miei pensieri, nella mia carne
o se d’una ruga che mi scava il volto,
hai colto il cuore ai melograni del mio tempo .

se fu pazzia, un ipotesi fortuita
una nota che varcò la soglia dell’ irreale
ma Reale Amore ,come lacrima agli occhi d’ottobre
mi giunge ,tra foglie ormai stanche
e braccia inaridite
un germoglio di desiderio che non so tacere.

Nell'istante in cui perdo le parole
Io custodisco i segreti del Nulla
sapessi come ingombrano le case,
le tegole, mentre la pioggia scende giù rapida
dagli occhi svuotati delle nuvole e s’ appiglia
alle caviglie del solitario salice nel giardino
Ti racconterei ..,facendoti posto
sul centimetro quadrato in cui vivo,
bocca a bocca in cui annegare il respiro
e annegarci il quel non senso - senso che mi sfugge
mentre divieni canto nuovo in punta della lingua
nell’istante in cui ho perso le parole.

Al vento ritornano
canti e tumulti.
È giorno a risvolto.

Un ricordo si logora
di carne e sangue

sei grande ragazza con i tuoi quarant’anni e ridi e mi prendi in giro
tanto ci sono arrivata non so tu.Ci vorrebbero dieci anni,dieci anni
non si contano ,sono lunghi ,ci vorrebbero almeno altri dieci per te
e ti direi quanto si è vecchi a quaranta e poi altri dieci per i tuoi cinquanta
e ancora fino a diventare davvero vecchie e non crederci e magari prendere
in giro insieme le ragazzine dei venti.Eravamo belle allora,anzi bellissime
con i nostri capelli biondi le nostre labbra di rose al mattino i nostri sogni
e i ragazzi poi,che ne potete sapere ?Ci vorrebbero altri dieci anni amica mia
altri cento e tra gli ulivi sedute accanto potersi raccontare ancora.

avevi detto dobbiamo crescere,dobbiamo affacciarsi
con un un lume acceso nella notte a quelle finestre laggiù
saranno svegli di sicuro,i poeti non dormano mai.
ma questa notte mi sorprende nell’oscurità della mia stanza
non ha petali questo silenzio non è fior di loto nè una rosa.
il mare s’è ritirato verso l’ovest , le sue navi non giungono
più al porto.Questa notte mi trova stanca amica mia, mentre
il pensiero di te mi tiene sveglia strappandomi le palpebre.

cosi fanno le farfalle ,in punta d’ala scandiscono il respiro del proprio tempo
il gemito assorto d’un orologgio ubriaco che non ha misure eque per entrambe
e se ne vanno come sono venute,senza tante cerimonie ,s’affacciano all’istante
per poi ucciderla.era stato un dono la primavera,una voce calda e una sana risata
quel parlar di uomini ,d’acconciature e di poesia
ora ti stringo al petto e non voglio che te ne vada ,mentre con un basta
e un altrove tu - metti l’accento al punto .ecco il punto,non ho maiuscole nel poi
soltanto un quaderno sterile di comprensione.

- non è tempo ,non ancora aspetta che mi metta un po di rimel
sulle ciglia ,un po di rossetto appena o che mi pettini almeno –

non ho visto il tuo viso mentre andavi,né i campi di grano ondeggiare sulle spalle
te ne sei andata con un punto ,un nero macigno caduto davanti alla finestra
era giorno poco fa,era appena estate

l’ottobre mi dona con acconciature alterne,ma non ho
abbastanza lacrime in questi giorni di magra, per entrambe.

L'ultimo rintocco
è l’ultimo rintocco che sento, lo so, la lancetta dell’orologio
ferma ad una promessa. S’è fatto tardi , lo capisco
e non ho una giacca da prestarti in questo freddo ottobre
né qualcosa da dire o una foglia ancora verde nascosta nella manica
che ti racconti di me al posto mio,solo un urlo t’insegue
ancor una volta ,destinato a morirmi tra le pareti della bocca.
“sono ancora tua più di quanto fui per me -niente più
che uno strascico d’ombra ,un nodo legato al tuo cuore.”

cosi è il silenzio tra di noi -
una bocca di perché ridetta a squarciagola
una di quelle strane sere che mi trova sveglia
e ti chiamo allo sfinire tanto da sentirti vicino cosi
un breve eterno smussato a mani nude che ancora sanguinano
in un palmo di mare dove basta poco per inabissarsi.
Domani avrei addosso il tuo profumo
mi cercherò nella mia camicia da notte e non mi troverò.

“Insieme a te scriverò ogni giorno poesie e non con le parole”
io t’attornio con gli occhi dei quattro fiumi e cerco quel quanto
che c’è in te nelle tue mani,quel quanto di te in me autentico.
ci vorrebbe una bocca che possa sigillare almeno
una città di silenzio o almeno le sue porte
che sbarrano le mani sino alle maniglie.
ci vorrebbe una bocca di fuoco e delle parole di cera
da plasmare a piacere un corpo ,un nome,uno spazio
astratto che dimora i risvegli
e allora potrei spegnermi o accendermi trattenendoti
come un ultimo respiro
mentre appena ti guardo e non ci siamo nemmeno sfiorati.

Tormento
è carne di parola antica che brucia e s’inganna:
- sono albero solitario in questo deserto di briciole
non appartengo alle mie foglie,né alle dita senz’unghie
consumate senza bocca,senza sillaba
uno squarcio di cielo mancato,in gola -
quant’è breve il canto dell’usignolo
certe mattine d’estate
edè subito ombra - ma non mi possiede.

Il salice piangente
Fui un’ala in cerca d’azzurro
prima d’essere vento
tra le foglie
prima d’essere foglia e ramo
e tronco levigato di silenzi.

Piovono dentro me
i suoni d’un lontano violino.

Le ore le tengono nel grembo
le attese
e i sogni liberi da gabbie.
La strada come freccia di Zenone
mi è davanti
le lacrime ingoiate dall’asfalto salino.
Ho nostalgia di te
ma non hanno piedi i miei passi
né occhi d’aquila per guardare lontano
solo il profumo d’un bacio
abbandonato dagli orgasmi
sul collo mi rimane come inizio d’autunno
e son ancora parole, i domani
parole soltanto.

Incontro mancato
Incontriamoci
un giorno di Marzo
un diciotto qualunque
dell’ora ferma
o sul marmo scolpito
alla sinistra d’un portone.

Ti porterò un cielo,in dono,
un canto, stanchi d’ali
o un esule sogno
come pegno,
un cerchio di topazio
da legare all’anulare
o come talismano
appendere al collo.

O magari, una stanza di vetro,
una finestra d’occhio
che dà sul giardino segreto
dei girasoli
che origliano tra le fessure
degli attimi
l’attesa d’un bacio
-quale profumo indosserà?-

Incontriamoci
un giorno di Marzo
un diciotto qualunque.

Non succede nulla
proprio nulla.
Tutto mi tace attorno
e addosso.
Dalla finestra aperta
mi schiaffeggiano i cinguettii
e non sento sulle guancia,
accendersi un’ incendio
o d’una candela flebile,
del suo spegnersi,
l’ alito.
Quest’alba mi ha uccisa
nell’ora in cui
si misurano le distanze
tra il mio cuscino
e l’altro - vuoto
nel quale affondare
per salvarsi
eppur …
in qualche paese remoto
ho ancora un vaso di cristallo
per quelle gocce di papavero
che mi fan pulsare l’ala.

Soffio di primavera
Fermagli di smeraldo
per i capelli sparpagliati
spighe di grano acerbo.

Fermo il cielo
ad ascoltare
il suono dei flauti.

Campi di grano
Lentamente
scivolano dalle colline
petali di rugiada
e papaveri rossi.

Un cielo biondo
dondola all’orizzonte.

Cielo di Marzo
Non preme
nel suo petto azzurro
l’ombra vagante
affacciata all’orizzonte

è solo un pensiero pietra
che precipita nei fondali
delle parole mute.

Né annegano
nel ventre d’acqua
i canti delle sirene
che abbracciano il Sud

è solo il mio occhio
che viene fucilato
dalla scelta più ovvia .

Un lampadario acceso
sgocciola
dal soffitto di vetro
lacrime rubino

Il pendolo echeggia
un cielo d’aprile ferito.

Poesia
Alle sue mani affido
l'angolo di terra
che ho qui nel petto.

Nell'ora della semina
le ninfe m' accerchiano
danzando
nel sottofondo dei flauti
i canti degli uccelli
che tornano ad abitare
gli alberi intorno
o la pioggia radunano
nelle mani a catino
dai miei cigli
ora grondaie
ora archi
pronti a scoccare
nuovi orizzonti
come bersaglio
io stessa
talvolta colpito
o mancato
un battito dopo.

Alle su mani affido
le mie mani
e continuo a seminare
gocce di luce ed ombre
in quest'angolo
di terra fertile.

Mi sorvola
l'ala del pensiero
di te lontano

Ci si abitua alle assenze
come alle notti
senza luna
s'attende con i gomiti
appoggiati sul davanzale
gli occhi vigili
in fondo del vialetto
in cerca d'un ombra,
un illusione
una speranza avanzata
agli ululati dispersi
giù per la valle
nei piedi del monte
mentre
stringo forte i pugni
sino a farmi male
e non l'afferro .

Nella mano
sanguinante
una lucciola spenta.

Mi viene incontro
la luce stamani,
a passo di danza
s' infila tra le coperte
si muove
tra i fianchi ,i seni
il collo.
Ha una coppa di cristallo
nelle mani di vento
colma di granelli
d' oro e porpora
e lo versa sulla stanza
sui vestiti piegati
con cura
sulle tende azzurre
sui cigli
ancor sognanti
mentre fuori dalla finestra
un ala scandisce
il tempo della mimose.

Azzardo stamani e affido
alla moneta gettata nell' azzurro
dei piani di sopra
il velo indossato raramente
per le cerimonie di fine marzo
si bruciano i vestiti consunti
dei pensieri
e s'asciugano le ali
rimaste nel vecchio baule
o delle nuove si ricamano
con fili di vento.

Azzardo dei miei piedi, i passi
verso un dove incurante
degli opzioni presi al tavolino
e mi lascio cingere alla vita
dai ticchettii dintorni
i germogli nuovi ,serpeggiarmi
lungo il collo come edera fertile
e nella schiena si scrollano
i giardini d'inverno disabitati
dalle farfalle

Azzardo e mi tuffo
nell'orizzonte di fronte.

Ragnatele dorate
sulle verdi chiome.

La notte rincasa
coprendo le orme.

Sorreggono il cielo
ali di corvo
certi giorni d'inverno

Ardono le colline
ad est. Il giorno
rimbocca le maniche.

Gradino dopo gradino
sale nel cielo il sole
cronometra il giorno

Dal albero dei sogni
coglie la bocca
baci ancor acerbi

Ad ogni piuma  strappata all'ala
dona  una lacrima di sangue
l'occhio appeso nel petto
come talismano.

Piuma a piuma
                        si fa pietra
                                     il cuore.
Lacrima a lacrima
                        si fa fiume
                                     l'occhio.

Ah!Divenissero  pinne
le ali levigate dentro il suo letto
meno graffierebbe
le braccia denudate
la freccia di luce
che indica  l'orizzonte.

Non conosco dei poeti,il sentire
della penna che affonda nell'inchiostro,
la sorgente delle parole scritte
su pezzi di carta prendono forma
ti parlano,sorridono e piangono
o artigli ti piantano nella carne
squartandoti
come gli avvoltoi la preda

Né ulular loro comprendo, di paura
e sdegno e perdono,fuggir del cervo
nei boschi di pini tra rami di spine
della luce,lo strascico.

Potessi voltarmi in ciò che dico
e scrivo,mi chiamerei poeta anch'io
se in quel vuoto che mi divora
lo stomaco
m'emoziona se ancora una volta
quel grido o cenno gentile
che più non afferro e conosco
la finestra di un attimo serrata prima
ch'io spalanchi le pupille

No! Non sono un poeta ,la parola
alla mia carne è straniera
e le mani non toccano l'anima
ucciderla o accarezzarla
più non mia -

per questo scrivo,
per il mio non essere poeta
per potermi seppellire l'anima prima
che mi seppellisca la parola .

Pioggia dorata
sotto le lanterne
- scia di donna –

Poltrona
(ispirata dalla Poltrona di Bruno Amore,un piccolo omaggio a tanta poesia)

In piedi lentamente
muore
l'ultimo testimone
d'una vita di fatiche
e scomode verità.

L'ultima a morire
Al morso sottratto ai denti
avanza sempre
una manciata di speranza.

Compleanno
ed ogni anno
germoglia il ciliegio
l' affanno dei domani
sfioriti.

Poche persone
cose ancor meno
qualche spicciolo
                   d'occhio
sparso qua e là
oltre il naso
la sigaretta accesa
i libri letti
mai abbastanza.
e da sempre
torno
andandomene
ad ogni buon ora
con la valigia
di Se
legata al polso.

Oltre a questi muri di ossa
marcisce il midollo delle verità
omesse
L'umidità stagnante e l'odore di tanfo
sale alle narici
sino ai polmoni di nero fumo.
Sono lenzuola stese
sotto un cielo che sputa fango
con mollette di corvi sospesi
sul filo del telefono.
[oggi piove ancora rabbia
e dolore]
mi sveglia la teiera sul fuoco
che fischietta l'arriva d'un treno
partito dall'Oriente
con bagagli di haiku e foglie ancora verdi
di ginseng
che mi sparano in un altrove sconosciuto
oltre a questi muri cadenti
risorgerà un nuova città
ma non chiedetemi: quale?

Tirando le somme
Avrei voluto comprendere
una finestra più in là
oltre a quel cortile
di passi anonimi
e "buongiorno" bisbigliati
dell'anziana vicina
che stende sorrisi
e coperte colorate
O un naso più in giù
in fila con le formiche
ai piedi delle verdi pareti ,
mossi dalla brezza
[l'erba dei prati in primavera ]
e di rugiada .
Se avessi potuto,ora avrei
nei capelli
un catino di luna rovesciato
e nelle tasche
qualche centesimo
di certezza in più.

Ed ancora tacciono
i venti soffiati
dal palmo della mano

ho laghi di lacrime
tegole rotte sopra il capo
ed un bacio esiliato al Sud.

Ed ancora la luce dei tuoi occhi
m’imprigiona le pupille
che non cercano scampo

mentre i sogni partecipano
alla morte del mio ventre
ancora caldo di te.

Shopping a Roma
Le persiane chiuse affondano le teste
nel silenzio d’una città di coristi stonati

tra i fari accessi e clacson impazienti
sotto la pioggia,il serpente di macchine
che ingoia le strade, nel traffico di smog

un ombrello di uccelli viaggiatori invadono
il cielo di Roma e delineano
sopra gli antichi palazzi l’Impero di Cesare

che fu ,mentre ai suoi piedi,l’indifferenza
mette in mostra le vetrine dalle luci –copie
venute male e le scarpe nuove come souvenir

Avranno una nuova impronta di neve
lasciata sul asfalto bagnato,i miei passi.

Ritratto dell’assenza
Tacciono le margherite
abbandonate
tra le pagine già lette
al finir del autunno.

Tacciono tra le inerme
braccia degli alberi
ragnatele di carezze
sospese.

Stona la tua assenza
in tutte le finestre
e sfumature
dei mari del Sud

Assenza di te
Piovo d’incertezze
fotografate
in triangoli di luce.

Tra le ombre
ho mille mani che tacciono
i sentieri del cuore.

Fumo l’assenza
che oltrepassa
l’adiacente orizzonte

dei tuoi occhi
sono goccia
che ti sfiora appena

tra i versi sbiaditi
di quel che fummo
senza memoria .

Placano i sensi vertiginosi
nel fondersi dei corpi
l’un l’altro.

Le mani compiono
nuovi universi
ogni stella fissata sul soffitto
è carezza che affonda
negli abissi

mi sono immersa
spoglia di corazze
e da vergine mi dono al sogno

mentre tu guardi
la notte scivolare tra le lenzuola
la tua donna che ti dorme accanto
al risveglio.

“Come sei bella mentre dormi,amor mio”
con il tuo bacio sulla bocca assetata ,
senza parole mi replico.

Se non riesco a dormire
conto le stelle radunate
nel palmo della mia mano

Tra una tela e l’altra
mi fermo quanto basta
per fondermi con i pennelli
i colori che invento
raccontando storie di vetro…non mie.

L’anima attingo
dalle ceneri dei sogni ,
[c’è troppo grigio …sottolinei]
e di tanto in tanto mi concedo
ai giardini del silenzio
come musa

mi contagi
mi piovi dentro

“Sono qui” mi dici
…..sapessi quanto vale
in quest’uggiosa domenica….

Notte d’amore
Gocce di silenzio
si spengono
nelle carni infuocate.

Il desiderio traccia urla
tra le lenzuola deste
della notte

e nella luce dei miei occhi
divengono stelle
i baci languidi
ad ogni assetato sorso
del tuo corpo- universo.

Lucciole
Raduna la notte
nelle sue strade
deserte
le stelle nomadi
senza cielo.

“I tre fiammiferi “[ispirazione dalla favola]
Mi hanno accolto
nelle ore del esilio
le immagini riflesse
su occhi sgomenti
di piccole case
abitate da odori
conosciuti
sapori che mi porto dentro.
Piccoli fiammiferi
di fiabe lontane
che diventano focolari
sempre accesi
un attimo prima
dello spegnersi del
sogno
in un caldo unico
abbraccio
che non ammette
ripetersi.

...ho finito i fiammiferi.
La legna spavalda nel camino
guarda le mani agghiacciate.

Tra i mille frantumi
d’uno specchio di ricordi
vidi un “Te” nitido
intrappolato
in un sogno lontano
che un tempo
fu Mio.

Il linguaggio dei segni
Non esistono
occhi sordi
nel linguaggio del cuore.

L’autunno dei poeti
Spiano i spiccioli in tasca
la mano che raccoglie
sotto la pioggia
le foglie mute
che diverranno diamanti.

Alle donne del sito.
Le donne
sono simili a orchidee
a cui attingono
la bellezza
le farfalle.

(Ispirata ad un commento di Massimo Reggiani)

Oh come sono vicine
le stelle
al cuore degli amanti.

Le angosce dei poeti
Lo schiavo
del proprio sentire
non sa d’essere
il più Libero
tra gli uomini.

Ho un cielo immenso
Ho un cielo immenso
nel cuore
puoi salirci
quando lo vorrai
e guardare com’è facile
svendere le altitudini
se qua giù,c’è qualcuno
che t’ama veramente.

Il poeta e la poesia
Non sanno d’essere
tutt’uno
finche non rimangano
muti entrambi.

Pioggia 3
La pioggia
scrive
nuove melodie
sui pentagrammi
delle tegole

Oh!su quale magica sinfonia
chiederà gli occhi
anima mia stanotte.

Pioggia 2
La tv mormora
cose incomprensibili
sotto la pioggia
ho un ombrello
di nuovi pensieri.

Pioggia 1
Com’è infuriato
il cielo stanotte
pare abbia spiato
dietro le tende
il mio cuore.

Ascoltando Vivaldi (che adoro)
In primavera
prendono forma
gli usignoli
e ad ogni canto
m'innamoro.

Silenzio
Hanno mille finestre
nascoste
nelle finte voci
le persiane.

Mattino lavorativo
Sbiadiscono
nei passi della folla
le luci dei neon.

Dubbio
Pregare la luna di salire
o tuffarsi nel pozzo
con le scarpe nuove?

L’impossibile
Per troppo pensare
di camminare correndo
si rimane sul attenti
soldato!

È trasparente
come l’aria
il freddo del cuore.

Sono le grandi passioni
che giocano ancora
al nascondino

Dolore
Ha il sapore aspro
delle foglie morte
l’autunno dei ricordi.

Inverno
L’alone del respiro
sul vetro
attende
lo spegnersi del fuoco
nel cammino.

Autunno
M’invidieranno
i ciliegi
i petali rosa
dell’anima..

Neve
Tra le rosse foglie
cadute dai nidi
giace
la bianca solitudine

Violini
Basta
una costola d’acero montano,
una scheggia d’ebano
perché nelle rosse solitudini
degli abeti
rinasca
l’anima tersa.

La mia lettera per te
[Alla ladra dei cuori,alla mia Amica Glò(Gloria D’Alessandro)]

Tra le lettere indirizzate a coloro che amo
sigillata,in una bianca busta senza mittente
troverai
in uno scaffale dello studio,tra i libri che leggi
e scrivi,una lettera anche per te.
Ti prego,non aprirla subito,appena la trovi
attendi il tempo che serve al contadino,
dopo lunga fatica
il maturarsi dei frutti sudati
prima del raccolto e t’accorgerai che non esiste
gioia più grande. Ne so qualcosa da quando ti conosco
in un ora di vicino Silenzio,c’era la tua mano
che mi chiamava sollevandomi,
togliendomi un peso che mi gravava sul cuore.
Li per te c’è la mia Infinita Gratitudine
La mia amicizia,ha spighe di biondo grano
che metterai nelle tue messi
in attesa che giunga l’inverno…perché
nell’anima,c’è ne almeno uno per tutti.
Le mie mani sono colme di bianche rose
per te
ho in serbo il sorriso più dolce da donare.
Amica mia,tu che sei
il mio neurone specchio e la vita porti
nel tuo grembo.
Ma se poi quella lettera non dovesse giungerti
non rammaricarti per questo
e per caso il freddo geli le mie mani,
impedendomi di scriverti
allora nel inchiostro del cuore
si estrarrà ancora un granello d’ossigeno
per sussurrarti ciò che ho di più caro da dirti
Ti voglio Bene,mia Cara Glò !

Alla Cara Tinti
La vedi la giù ,quella casa in cima alla collina
adornata di alberi maestosi dal manto rigoglioso?
Ascolta!è il suo canto quel silenzio che veste la notte
e acquieta gli animi guerrieri
quelle luci che t’ incantano non sono stelle
sono le finestre illuminate della sua anima
che restano sveglie sino a tardi,s’affacciano
e ascoltano il cuore di chi soffre e ama
di chi non ha bocca e tace,Lei è la loro voce!
sono le sue mani,quella carezza che s’infonda nell’aria
e si posa sui tuoi capelli
in un attimo in cui t’arrabbi col mondo e credi
d’aver smarrito la via
lo senti la sua mano ha vetri trasparenti
poi riuscire a vedere oltre ai bianchi polsi
mille porte spalancate che t’accolgono
con amore
le sue parole,non sono semplici parole
hanno le note della madre
che ti rimbocca le coperte e ti bacia la fronte
perché Lei è ,Lei c’è sempre
Se Dio fosse un poeta le direi”Ecco la tua più bella Poesia”

Nel mio cuore esiste un cielo
che t’appartiene.
Poetessa!
P.s. Cara Tinti .Questo è ciò che sento,ciò che Tu mi dai,ciò che penso e non sono mai riuscita a dire in tutto questo tempo.
Pensa quello che ti pare,non m'importa ma io dovevo e volevo dirtelo. Con Ammirazione e Affetto .Questo è il mio Abbraccio per te.

È follia – colei che siede al ciglio d’un precipizio
forse è solo il mio capezzale.
L’ombra di me ondeggia prende forme diverse
instabili,esagerate
il mio corpo sembra uscito da una tela di Botero
vaga e danza come un sonnambulo ,in cuore della notte
sulla parete chiaroscura dinnanzi a me
quelle le riconosco
sono le mani e i piedi di David ,non sono i miei
o è forse la luce della candela che trema?
o è la finestra socchiusa nella stanza, che fa entrare
il vento e gioca al nascondino?
Che stupida,ho lasciato di nuovo un occhio aperto!
Le immagini non sono cambiate,non temono lo specchio
possa deriderli e domandarli “ Voi chi siete?”
Le voci mi camminano davanti con l’andatura altezzosa
non tengono conto delle date appuntate su pezzi di carta
le cicatrici che marcano la mia pelle…
o è uno schermo gigante,un cortometraggio spietato di un regista
da quattro soldi che si diverte a fare il grande,a discapito...
ma quei due noi siamo noi?
Se non sono folle,dimmi chi è colei che stanotte
ha preso il mio posto e disegna vignette del mio Sentire?
Chi è colei che s’impadronisce dei miei ricordi?

A Cristina Bove
Passa lieve con gracili piedi nel azzurro leggere
come farfalla posandosi sul fiore
svela un attimo seduto all’ombra d’un giorno qualunque
quando la fame attanaglia lo stomaco,
come fossi giunta da un digiuno
eterno.
A tratti mi fermo,a volte per saziare quel vuoto smisurato
da vergognarmi,non è da me
mangiare in fretta con la testa china,sbrano le parole
i versi,i gesti gentili .
A volte m’incammino al alba,in punta di piedi con
la leggerezza d’una foglia d’autunno, caduta
sulla pagine d’un libro,che conosco a memoria
danzano le consonanti,le vocali,le note d’un pianoforte
i verbi svolti a tempo di speranza e quiete e luce.
Si mescola ai profumi al inchiostro ansioso di rubare
il senso al cuore,al Sentire
è come adorarla in silenzio,sperando non mi tradisca un'altra volta
sperando di non essere invadente e rubarli in sua insaputa
ad un filo d’erba ,la carezza donata dalle sue piccole mani
d’Artista,
Artista dicono di te le tue poesie
i tuoi sentieri affollati di profumi che ti conducono dritte
nella sorgente della bellezza
nel’azzurro più intenso del anima
e per un attimo eterno tacciono le musiche più belle
con l’orecchio vigile
per poter ascoltare il tuo canto ch’è senza tempo
senza fine.

Con Ammirazione

I“Se” e i “Ma” mi ronzano
come mosche fastidiose
nella testa.
Non posso lasciarti a lungo
nell’ombra!
Verrà un attimo
in cui reclamerai
il tuo essere presente
in ogni dove di me
e non potrò fuggire
dall’amore che sento
uscirne illesa.
Non voglio
rinunciare ad averti a fianco
a starti a fianco.
La vita è Vita
quando ci sei
la vita è poesia.

Mi lascerò guidare dalle tue labbra
arrivare sino ai più intimi segreti
quelli che ho chiuso a chiave
nelle mille stanze della mia anima
quelli che saprebbero dirti chi sono.
Ascolterò le mille preghiere
inconfessate a Dio,a me
saranno il mio filo di Arianna
per uscire dai labirinti
che da sola costruisco per non trovarmi,
per perdermi senza ritorno
nel buio del battito che tace.
Mi lascerò spogliare dalle tue mani
Non coprirò il mio viso
la mia pelle
per paura che il tuo desiderio
mi penetri cosi in profondo
da veder me stessa nei suoi occhi
ah i tuoi occhi!
Mi lascerò cercare dalla tua bocca
sarò il tuo bacio atteso
ad ogni sfiorarsi delle labbra
sarò la tua sete la tua acqua
mi lascerò bere
sino all’ultima goccia di me
mi lascerò amare.

Vuoto
In quel punto
d’universo
ove
il mio io
straniero
m’ alterna,
taccio
la mia fame
di poesia
e muoio.

1
La pioggia sui vetri

narra
paesi lontani.

Ho visto l’inverno
nei tuoi occhi.

I ricordi piovono
da cieli deserti
briciole di un tempo
che ci trovò sazi

2
Ti prego,
lascia che io vada
e torni nel tuo grembo
scaldarmi,
per un attimo ancora
da quella mano
che accarezza
ad ogni lieve scalcio …
affinché viva in me
un tuo battito
che il tempo avaro
non cancelli

Ho freddo
e gelo .

Non posso salvarti
da me
non chiedermi questo!
Sarebbe come se
elemosinassi
un pezzo di pane
al mendicante
che bussa alla porta
all’ora di pranzo
e
di la in cucina
hai già apparecchiato
per due.

Mi svuota quel aria fitta di bianco manto
che non so afferrare
respirata a pieni polmoni,nudi
senza difesa alcuna
spazi aperti all’infinito,terra che nessuno replica
quasi cedendo al Fato ,destino dirsi voglia
come se le adiacenze che ti sono carne
fossero solo cornice
di un Sentire
che malapena il tuo corpo,incontra
malapena ti guarda allo specchio.
Li accessori,
possono forse aver più importanza?!
Egli ha lo sguardo di un aquila
Possono forse i tuoi occhi competere?
Sentire!
Oltre l’immaginabile razionale
varcare quei limiti paradossali
e in un batter d’occhio giungere
le vette dei mondi.
L’uomo le sue ali,li ha nella mente.
Nessuna prigione mai
può chiuderlo cosi in profondo
da privarlo d’essere libero
ed abbracciare un raggio fiacco
entrato dalle sbarre
far sbocciar un fiore sulle labbra di qualcuno
che non conosci,
tener stretto a te un amore lontano.

Mi svuota per riempirmi
la libertà dei poeti.

Le mie notti
Le mie notti camminano in fila
come giovani soldati in marcia
in un rito solenne .

Una ad una le sfoglio,intenta
a guardare i contorni,le comparse,
la foto di Hickok in uno dei suoi film
svanita senza rumore.

Mi vien voglia di straparlo dalle tempie
bruciarlo ,farlo divenir cenere
quel silenzio che veste d’abitudine
e mi fracassa i timpani.

Stanotte
ho solo un occhio di ricambio
che resti vigile in ogni notte.

Non dimenticarmi
Quando sarà tardi
le rughe sul volto muteranno il viso
ingannandoti che sia un'altra mentre
una ad una cadranno le foglie
il mio cuore, sua dimora farà
l’autunno.
Quando il non ritorno sarà
un inizio mancato per un passo di formica
un centimetro più a sud dal essere Noi
che tutto tace con arroganza
il mondo attorno moltiplica per zero
persino ora.
Quando l’indifferenza ci schernirà
guardando le adiacenze
delimitate di ovvia solitudine
e non potremo fuggire cosi lontani
da non essere ingoiati dalla polvere.
Quando diverrà cenere
il mio calendario fermo
in un ora precisa,in un giorno preciso
mi troverai appesa ad un filo
quale potrebbe spezzarsi in un attimo
che mi trovi distratta
a fumare l’ennesima sigaretta
dimenticandomi di te
se non t’affretti a tornare.
Quando sarai nel mio letto
guarderai una tivù accesa,mentre
i miei occhi cercheranno i tuoi
le mie labbra tacceranno la tua assenza
non dimenticarmi
Quando ci separeranno gli oceani
i chilometri e chilometri
ancor di più quando
mi sarai accanto e nessuna distanza
sarà più grande.

Presuntuosamente
ti ho chiuso
con sette lucchetti
dentro me
uno ad uno
buttando la chiavi.
Potrò mai fuggire
cosa lontana da me
per poterti
dimenticare?

Malinconia
Verrà con l’autunno
le mani colme di grappoli d’uva
hanno i suoi neri occhi
brandelli di luce fulminea
d’un mattino d’ottobre .
Sul tavolo di vimini in veranda
prendono il tè,come vecchie amiche
dandosi il cambio con pause informe
le foglie distratte del melograno
sino al tramonto che non tarda d’arrivare
Verrà con le prime piogge
sulle tegole dei tetti
mentre chiudendo la finestra,
m’invade
quel odore inconfondibile di terra
che mi ricorda casa
le sconfinate distese libere
da far invidia,da non sapere
dove finiscono e comincia il cielo
Verrà con l’autunno
affaticata da tanto viaggiare
silenziosamente aprirà la porta
e mi siederà accanto ,dormirà nel mio letto
il caffè prenderà dalla mia tazzina
un po’ invadente mi sarà amica
fin quando…
le rondini ritorneranno
per annunciarmi la primavera.

Ricevi nel grembo i tuoi morti,vita!
.
[Le piaghe risanate sono cicatrici
che ti mordono le membra]

Piangi i tuoi vivi ,terra!

[L’uomo dall’origine
è la tua piaga ]

Bivio
[In cerca del destino]

Come serpenti
ingarbugliati
le strade davanti
agli occhi

Dove trovare
la coccinella
alla quale affidasti
le tue ali?

Solo un po’ di pace,non un sofà da regina
ne una sedia barocco
mi basterebbe un sasso ove
poggiare la testa
o un prato in cui adagiarmi .
Solo un po’ di pace
o una nera lavagna
ove l’anima scritta è solo un graffio di gesso
e al momento giusto tutto si cancella
senza cicatrici,senza memoria.
Solo un po’ di pace
una piccola molletta per fermare
i pensieri
una coperta di fiori basterebbe
per coprirmi
una folata di luna serena.
e non sentirei
un manicomio di voci
che scavano sino agli abissi dell’anima
non vedrei ovunque un mare
di petali sepolti
non parlerei a me in lingua straniera
non piangerei i miei morti

solo un po’ di pace
per non essere la mano che grava sul marmo
la legge di Caino è uguale per tutti.

Corona di grani
Conto alla rovescia gli anelli del silenzio
uno ad uno si susseguono
prima i sussurri poi i gridi,sino all’ultimo
amen.
Le mani si uniscono al petto
consolandosi l’un l’altra
l’unica preghiera sopravvissuta alle tenebre
sono le bugie che sanno guardarsi negli occhi
contemplandosi a vicenda.
Vorrei precipitare dalla fasulla cima
in cui tutto si crede d’esser guardato dal alto
ove la forza è solo un lenzuolo di sangue
che nessuno osa più contendere.
quel illusione d’essere invincibile
come miti delle favole. Appunto,miti
destinati a vivere a discapito di chi muore
senza orme.

e gli scheletri van girando in cerca dei lori corpi
in un cimitero di anonimato
ove si vive anche la vita.

Ispirata da “Scheletri” di Gabriele Piretti

A mio padre
In quest’inizio d’autunno
e a te che penso
al tuo abbraccio che m’accoglie
e m’accompagna
ai tuoi occhi che mi guidano
alle tue parole,al tuo viso
ai grappoli d’uva raccolti
dalle tue mani
hanno il sapore della vita
alla tua calda voce
che mi tiene per braccio
per non urlare.
Due settimane e quattro giorni
sono troppi

Ti chiamo e…
nel cuore fioriscono
i ciliegi.

Parlami
Quanti silenzi costruiti
per non capirsi.

Quanta anima scavata
nei versi.

Non può temere muri
l’amore

Una tua parola basterebbe
per abbatterli

ti spio col silenzio
pagato a caro prezzo

e ti vedo spiarmi
con lo stesso silenzio

un mercante cialtrone
va girando a suon di tamburo

ha dato il prezzo giusto
ai vigliacchi

Abbracciami ora
affinché non fuga
cosi lontano
l’attimo,
da non bastare
una vita intera
per rincorrerlo..

Amori sbagliati
Possono forse
l'alba e il tramonto
incontrarsi?

Stilla
stelle bruciate
l'orizzonte.

Rimorso
Il piede destro
fa un passo alla volta.
L'altro è fermo.

Nulla è più faticoso
d'una strada
senza ritorno

Trovarti
Ho speso tutti i miei averi
in inchiostro e lettere
senza indirizzo.

Quanto mi costa
stanotte
guardarti in silenzio.

Le parole del Cuore
Le riconosci sempre ed ovunque
Loro non indossano abiti griffati
ne il collo adornano di gemme preziose
Loro sono la brezza di un mattino d’aprile
il rossore sulla guancia d’un bimbo
la sua chiara voce,chiamandoti madre.
Non catene d’oro,ma raggi di sole intrecciati
alle spighe di biondo grano pronto alla mietitura.
Sono come le stelle ignare della loro bellezza
e l’ammirazione di questo mondo intero e chi sa quanti
altri mondi.Li guardi ,guardarti con placida meraviglia.
Le parole del cuore non hanno scorciatoie,ne le cercano
mentire non sanno, ne giurano
non s’appuntano su pezzi di carta per paura di dimenticarle
non si dicono per essere riusate all’occorrenza.
Non conoscono gloria,nel suo nome guerre non fanno
ne ire le dimorano,nomi non hanno , non parlano
e del parlar loro innalzar bandiere
Loro sono il pane fresco appena sfornato
il canto d’un grillo o della formica soldato
il passo uniforme alle proprie compagne,
in fila con un ordine perfetto.
Sono la nave che fa ritorno a casa
le mani di una madre che attende …
Sono il fiordaliso nato tra le rocce,pioggia nel deserto
un iris sbocciato a gennaio.
La luce di un attimo che vale l’eternità per un cieco
la neve che cade in agosto
mentre due innamorati si stan giurando amor eterno
le doglie di una donna in sala parto
il pianto di un bimbo venuto al mondo.
Le parole del cuore
sono tenaci e delicate,sono forti e coraggiose
possono sollevarti prima che il viso tocchi il suolo
sono spade affilate
che ti feriscono con amore.Sono madri.
Le parole del cuore sono quelle che ti battono nel petto
quelle che non dici
perché se ora potessi negli occhi guardarmi
sapresti
che quelle parole sono già arrivate
li dritte dritte nel centro del tuo cuore.

L’ultimo viaggio
Passeranno di li i venti
in una croce fra altre mille
ma non sbiadirà il tuo volto
il tuo nome
Amato
sino all’adorazione.
Di li invano
passeranno i tempi…
impronte indelebili
i tuoi versi
la tua poesia
la tua anima .
Quel che resta…
in questo Vuoto Lacerante
Sono due ali
spiegati al cielo
pronti a volare
nell’immenso azzurro
finalmente
LIBERI
(Buon Viaggio Poetessa)

Una piccola finestra illuminata
Resta sveglia sino alle tarde ore.

Sopra lo scrittoio dormono , ipnotizzati
I versi datati con orgasmi precoci
Sono lingue affilate del Mauna Kea
Diventate gelo, negli inverni dei sogni…
Siamo lande cavalcate senza fretta
I zoccoli che ci trapassano come lance
Ci feriscono senza insanguinarci
Non lasciano orma i cavalieri della notte
I bianchi fazzoletti nel petto,donati
Dalle loro dame
Come bandiere di ampie conquiste
Grottesche dalla cima ai piedi.
Quale raggio sconfiggerà
I alti muri del mio castello
E mi salverà
Prima che m’afferri la morte
Prima che la luce in fondo al tunnel
Sia solo percepita ad occhi chiusi
Conscia d’esser cieca e quella luce
Valga l’eternità

Al crepuscolo sono morta
Un attimo prima
Pensandoti .

Com’è lunga questa notte di luglio
Tra le bianca lenzuola di lino, l’afa
Soffoca i respiri tenuti in ostaggio
Nelle celle più buie dei polmoni

Gli scheletri nell’armadio escono fuori
Sfilano come in un ritto funebre
Solennemente, senza parole ne gesti.
Gli occhi vinti dietro scuri occhiali.

Prive di simboli sono ora le preghiere
Sbandieriate al primo vento passeggero
Nulla è come dovrebbe,non lo è neanche
L ’ordine disabituato nei suoi vuoti cassetti

Ci ho provato per tanti anni,forse pochi
Mi sono chiesta di chi fosse la colpa
Mia,forse… se non provo a specchiarmi
In quei infiniti giorni di eterna solitudine

Non si ha memoria dell’amore
Di un tempo,delle albe vestite di rosso
Solo un bicchiere rovesciato sul tavolo
Il tintinnio della fede caduta sul pavimento

Mi ricorda che ieri eravamo infelicemente
Sposati ,oggi separati civilmente
Ma perché allora non mi consola e mi solleva
Quel peso che ora manca al mio anulare?

Kavaja (città natale)
Kavaja ha finestre affacciate sul adriatico
Davanzali di gerani ,con mani in attesa
Vicini di casa con Bari,sono,li senti parlare a volte
O li vedi,a prendere un caffè nella veranda del mare

Avviene quasi sempre nelle belle notti d’estate
In cui le tarde ore ci trovano ancora fuori
A contemplare il cielo,i boschi fitti dei pini
Pilastri illuminati dal chiarore argenteo

Ha un suono mistico il suo silenzio
Le sue piccole case dalle rosse tegole
Le sue strade,spoglie da notturni rumori
Da vani luccichii e vanità giovanili

Due bianche dita al cielo si volgono
L’uno libertà,democrazia l’altro
Inciso di sangue in ogni soglia e pietra
Echeggiano orgogliosi in ogni cuore di Kavaja

Kavaja dalla rughe sul volto
Dalle mille sofferenze che ti squarciano l’anima
Nelle polveri di burocrazie,sepolta
Dalle sorgenti in secca,Kavaja assetata

Kavaja è donna di casa,dal capo coperto
Dalle lunghe vesti o minigonne e tacchi a spillo
Che orma non lasciano sul marciapiede
Ove giovani ragazzi, fuori dalle botteghe, attendono

Kavaja dalla generosità di bellezza autentica
Tempio d’armonia e rispetto,t’accoglierà in ugual modo
Che tu sia uno che prega Allah,nell’antica moschea
O candele accendi,dinnanzi ad una croce,nella giovane chiesa

Kavaja terra del grano,del granturco e dei
Insonni poeti,che tessono versi per belle fanciulle
Kavaja dalle timide e sognanti palpebre
L’epicentro del mio cuore e dei miei pensieri

Dove sei ora,
che la nave del giorno ha salpato
e nuda si dona all’altra metà del pianeta,
pian- piano scompare
nel rosso orizzonte
Ora che la notte bussa,ai portoni
Delle case nel vecchio quartiere
Tre volte,prima d’entrare e s’accomoda
Nel salotto vicino ad un cammino acceso
Ove la nonna racconta favole
Prima che i bimbi s’addormentano
Mani delicate di fanciulle
Tessono i sogni..
Quale dei tanti, ci affiderà stanotte?
Ora che ho finito il verde smeraldo
Per dipingere i tuoi occhi
Sulla mia tela spoglia,sopra il cavalletto
In fondo della stanza ,m’interroga
Come possono due mani imitare
Due pennelli
Del cielo,le stelle ,i bianchi sorrisi?
Ora,che nel cervello
Mi rimbomba il becco d’un picchio
Che martella la corteccia
E mille lupi ululano dentro me
Al chiarore della neve - luna
Spalancando le porte del anima
Ho occhi sordi e cieche orecchie
Dove sei amor mio
Ora che vorrei essere il vento
che t’ accarezza il viso
con ansia nei polmoni
sotto la brina in superficie
goccia per goccia
ti respiro.

Orgoglio
Giunta
alla foce della luce
le voltai le spalle

Scorre
nelle mie vene
un fiume in secca

In questo stretto mondo di ordinaria follia
Parole,sono solo parole in cerca d’un senso che sia qualunque ma almeno lo sia…
come un chiodo in cui appendere l’ennesimo anno al suo incupire, voltare una pagina
del calendario,per accorgersi che è giugno e fuori c’è l’estate e i grilli cantano d’amore,
mentre sogni,l’allegria,bussi alla tua porta,non sbaglino strada,ancora, i palloncini
sparati al cielo, d’arcobaleno vestiti,si posino nei tuoi alberi- altalena in cui t’arrampicavi
insieme ai scoiattoli,quando eri già grande a cinque anni e appesa nel collo, ti pesava la
chiave di casa,come un enorme sasso legato al piede d’un disperso che affonda e affonda…
Lunghe trecce,che cadono,sulle esili spalle,sono gli anni,che ti lasci scivolare addosso,
pioggia che urta sul vetro,s’infrange insieme al segreto silenzio,fedele compagno,a colui
che hai donato le tue vergini vesti,ti prenderà per il braccio quando trascinerai la tua croce
in Via Crucis,a peso di vita,perché... hai sempre creduto che Egli esiste,alla Sua Promessa
di Paradiso,tu ,soltanto un pegno che riscatterà il tuo domani,naufragato in questo mondo,
in questo stretto mondo di ordinaria follia.

(Ora,puoi dare la tua sentenza!)
Per uccidere un fiore
e seppellirlo
bastano
le forbici di vento
o un vaso
di coccio arruginito
o di cristallo
sopra un tavolo

Per conoscere me
che da sconosciuta
di giungo
ti basterà chiudere gli occhi
per un attimo
e sentire un ago pungente
insinuarsi tra unghia e carne.
(Sai quanto male fa?)

Sono troppo stanca per mentirti
l'unica mia fede è la croce
che mi porto nel cuore

Coraggio
Oh!
Fossi tu il mio vanto
A testa alta
Guarderei le stelle
Ghirlande di lucciole
Sparse nel cielo
E tanta bellezza
Non temerei.
Dritto negli occhi
Saprei specchiarmi
Non più solo
L’ombra fugace,
Ma arrivo atteso,
Per rimanere
Del deserto,
l ’oasi.
Scioglierei le trecce
Delle mille parole
La tua strada
Di petali,cospargere
Nel mio pugno,
Chiuderei i dubbi
Tra pareti di ferro
Serrarli per sempre.
Due ali basterebbero
Per raggiungerti
Due ali di farfalla e un fiore,
Dalle colline sino
Ai campi di fiordalisi
Saprebbero annullare
Le distanze.

Se solo tu,coraggio
Fossi il mio pregio
Il mio vanto

Occasione persa
Chi sei tu?
Fantasma apparsa
Come per incanto
Chiave che apre
Vecchi cassetti
Sepolti nella polvere
E spavaldo irrompi
Nel mio presente
Seminando
Dubbi antichi
Amletici
E sgretoli certezze
Costruite a fatica
Mattone per mattone?
Chi sei tu
Che da ladro arrivi
Ombra che squarcia la luce
Tenebra giunta
Dagli inferi
Mi tenti,
frutto proibito
dell’Eden?

Non puoi rubarmi,il cuore
Due volte

Caos
Non chiamarla bugia!

L’immagine riflessa nello specchio
È solo un immagine guardato a rimando
Un libro aperto sul vecchio scrittoio
scritto in latino e letto in arabo

Non chiamarla verità!

Lo sgretolarsi della goccia sul vetro
Sabbia che memoria non ha di se
Sputarlo altrove,vorrebbe
rimasto tra i denti, l’ultimo granello

Non chiamarla verità,ne bugia!

Il mare oltre l’orizzonte è oceano
Oltre il filo spinato che gli occhi
Ti serra,drappi di smeraldo accecano
E ti squarciano l’anima

Se due ali,non hanno,manco esisterebbero
Gli angeli, se non ci fossero i demoni
Dunque, usa i contrari per chiamarli
Non ti basterà un solo nome

Giorno e Notte
Paradiso e Inferno
Luci e Ombre

Chiamalo semplicemente uomo *!

*nel senso di persona

In tua assenza
Che ne avrò mai fatto della tua assenza?
Delle perle disperse tra mille perché
Non chiede risposta ,ne compenso
Il sorriso,che donato t’è stato ,con amore

Le vie non si voltano indietro
E negli occhi guardarsi ancora
Il sole piegato in tasca,non serbarlo
Potresti bruciarti e non accorgertene

Che n’è stato del tuo amore?
Tempesta che orma non vuol lasciare
In caso,il tuo piede per di li passi
Ed inseguirmi vorrebbe

Che fine ha fatto la primavera
Chiusa tenevi, in una sfera di cristallo?
Chi dice che il mare è più grande d’una lacrima
Non sa forse,che in lei s’annega similmente?

L'esercito della fame avanza...
Come siamo arrivati sino a qui?
In queste logore mani che disegnano
Grattacieli,disfano ponti come i corpi
Nella notte ,le lenzuola sciupate del mattino

A quale Dio,inventato e mai ereditato
Dai nostri avi,tramandato da padre a figlio
Ci siamo arresi e abbiam pregato
Come abbiam fatto, a crocefiggerci da soli?

Quanto oro, bronzo,abbiamo versato
Sui campi di grano,sterminandoli
Per costruire i nostri colossi,innalzare
In piedistalli cadenti,i nostri fasulli eroi.

Perché volgere lo sguardo altrove?
Se in casa nostra le tavole traboccano
Di cibo che nessun mangia ma disprezza
Non mangiare,e di moda in quest’ epoca!

L’esercito della fame avanza...

Memoria
Zoccoli di cavalli antichi da lontano
Si sentono e spaccano ripetutamente
Le tenebre cucite con gli abbai dei cani
Il nero manto espellere,oltre le spalle

Folle , girovaga la nostalgia vagabonda
Nelle scie del volto d’una lacrima vicina
Che gli occhi compra in silenzio con ebbre
Mani,ignara di ciò che vende o compra

Le strade del ritorno misurare più in la
In preghiere insonne di sabbie morti
Dopo la tempesta che sviamo da tempo,quando
Nella memoria gli anni, fluivano,ancora quieti

Per ritornare ad essere giovani e scoprire
Con la curiosità dei gatti i segreti, del verde
Rigoglio, che una volta ci cullava con amore
La mano maestra di terra madre.

Roma
Roma è bugia tessuta da mani di Penelope
che nelle viuzze vestite
di sampietrini e orme reiterate di turisti
appena il giorno sorge, si scompone

Le albe li stringe nel grembo delle antiche statue
E monumenti, dal Colosseo che tiene le finestre
Sempre aperte,sino ai piccioni girovaganti
che il tempo hanno snobbato da tempo

Roma è nelle verità, celate nelle metrò assordanti
in cui passi storici annunciano le stazioni
sui pilastri sopravvissuti agli anni e secoli,
si regge come bella sposa in sella d’un cavallo

Roma ha fattezze di creta e marmo di Carrara
aristocratica ,adornata di bronzo e oro
Roma è l’ottobre del mare,che l’anima
inquieta e lo riempie di verità e bugie.

Da queste parti
Da queste parti,stretto, della sciarpa che la nonna
Mi porgeva prima di scendere i gradini
Mi sono rimaste i silenzi di cenere,il collo
Di donne di Modigliani ,scardarmi

Da queste parti nemmeno la pioggia s’avvicina
Con coreografie di rondini che basse, volano
Sotto i rami del ciliegio centenario
La foglie dell’anima si disperdono

Da queste parti,sepolti nei tanti
Sono le strade che si sottraggono l’una all’altra
Che fine avrà fatto l’ombra colossale
Del gabbiano di legno,scolpito dal mare?

Da queste parti,a tutti mancano le parole
In fila come soldati di scacchi,per essere ascoltate
O forse e meglio tacere,perché non c’è rischio che
Qualcuno possa portar sulle spalle il coraggio

Il silenzio mi proteggerà anche stanotte.

Miagolii
I miagolii
si uniscono
in consiglio

Sui rami
abbronzati
nelle tegole dei tetti

Mentre le ore dell'afa
oziano
nell'ombra degli alberi

All'autunno
conto renderenno
le foglie seccate
precocemente

Briciole
Le briciole
Diventano dune
Nei davanzali del silenzio
Appoggiano i gomiti
Gli uccelli affamati
che non sanno saziarsi

Il picchio
ha divorato la corteccia dell'albero
dopodiché,null'altro è rimasto
con sembianza
di foglia calpestata
un altro amore di briciola
finisce

Non ho lacrime
da offrirti…
ne un cuore spoglio
da cicatrici.
Non ho una mano sicura
da donarti
ne saprei,divenir scudo
da me stessa
proteggerti.
Non ho neanche un giardino
con fiori in rigoglio
per dissetare
la tua gentile anima.
Non ho che questo silenzio
che mi devasta
per dirti,ancora…
che per me,
Sei speciale!

Rimani
Interrogheremo
a lungo,la luna
stanotte,
come ogni altra notte,
di questi silenzi
trasportati
meticolosamente
sulle ali del desiderio
sino alle nostre,
incredule mani
A nostra volta,
li confideremo
quei segreti
che non raccontiamo mai
a nessuno
e abbiamo custodito
gelosamente, nel nostri cuori.
Dormiremo abbracciati
tra soffici piume d’ erba
e petali di margherite
socchiuse appena
Un porta, che conduce
all’infinito
s’aprirà all’orizzonte
Mai più cosi vicino
il tuo braccio, che cinge
la mia vita
il mio cuore, impazzito
di gioia
Ma stanotte
io e te,ancora per una volta
soli
spogli dalle forme
liberi
eppur sempre, più
incatenati
l’uno all’altro…
Non te ne andare,
Amore!

Rimani!

Mani incerte sposano
i petali dei fiordalisi
illusi,
da primavere,
oramai lontane
dalla soglia della mia porta.
A cuore nudo
abbiamo celebrato
gli agghiaccianti lapilli
che scendono vulnerabili
da i nostri occhi
Mai,è stato cosi,
teneramente unico
il pianto delle stelle
che spiano
le nostre orme
i nostri silenzi,
sussurrati
timidamente…
Mai, cosi, impregnato di te
è stato
l’orizzonte,
dipinto nei tuoi occhi
e nelle tue mani

È come camminare
a piedi nudi
sui lapilli accesi
appena scagliati
dalla bocca del vulcano
e non bruciarsi
Essere avvolti
da mille lingue
fiammeggianti
di rosso intenso
come sangue
come vino
È come specchiarsi
in laghi
cinti di praterie e montagne
rivedersi
intatti
senza ombre,
negli occhi ardenti
di passione
di chi t’ama e ami
È come aver vissuto
mille vite
e non averne mai
abbastanza
di conoscerle
e
di viverle

Come nudo ramo
di ciliegio in autunno
porgo il mio cuore
alla tua, invisibile mano
e
non temo l’inverno,
possa spegnere
questo fuoco
che in me, alimenti
ogni attimo

La mia libertà
è
sentirti accanto.

Notte!Tu che vegli i silenzi,quando i ricordi rumoreggiano
e svegliano,le ferite insanguinate della mia anima

La,dove sorge il sole,ho lasciato mio padre e la luna

Ma non so abituarmi a quest’incertezza che t’uccide senza pietà. Io so.
l’innocenza della luce abita in un piano superiore ai sensi,ma questa vita è mia
e nessun giudice,è più severo di me

La,dove sorge il sole,ho lasciato i libri e i poeti

Nessun silenzio, manca, alle preghiere della vecchia moschea .Nazmiu e Haliti*
li hanno raccolti tutti i sassi,per poter ricucire, la storia squarciata da qualche
racconto invero,che s’ostina di chiudere fuori dalla città,gli ideali e i fiori…

La,dove sorge il sole ho lasciato la vita e i sogni

Ma al mio cielo non pesano le stelle,perchéè ora,edè qui, che inizia il mio viaggio,
con un pugno, nel cuore ,di terra
e di ricordi

Notte…tu che vegli i silenzi
e consoli i ricordi abbandonati della mia anima!

*poeti della mia città

Mi guardi?
Per paura di dimenticare
il mio volto
e ritrarre da una foglia
la sua tenera fragilità?

Mi ascolti?

Per non svelare
il segreto, di quella melodia,
sfiorare come un sogno
tra le onde, un gabbiano
che prevede il suo destino
o
più semplicemente
cucire nella mente
l’attimo appeso
nell’ombra di un bacio?

Dentro la verità
In questo compresso
silenzio
La dignità
è una terra sterile

Abbiam celato
nella sabbia
le nostre teste
di giraffa

Mi fido di te
Precipitando
dal cielo..
Alla tua mano,
non chiedo
d'afferrarmi
in volo

La rugiada,
sveglia dolcemente
l’erba assopita
Nei campi
s’innalzano muri
senza ordine ed estetica
In gruppi s’avvicinano
rumori di passi freddi
nelle frasi mute,senza senso.
Le strade -ai deserti assomigliano
colme, di gente sconosciuta.
Un paliaccio piange
sotto la maschera agghiacciata
una lacrima – precipita
nella sua solitudine
“Ecco!Il prigione del tempo!”
I manichini senza nomi
riflessi nelle vetrine
sono ancora qui,
il paliaccio fa ridere
è solo
in ogni suo giorno
in un giorno normale
di carnevale

La mia mente
ti crea
in fluttuanti
miraggi
Come la primavera
i fiordalisi,
che animano
i campi..

Nel ritmo della pioggia
soltanto le parole,
non ebbero più suono
mentre tu ed io
con la musica del cuore,
danzammo insieme
un valzer d’autunno.

No!All’indifferenza
Dimentica!
Questa volta
e in mille altre volte
non ci basterà,specchiandoci
tra squarci di giornali,di cronaca nera
L’indegno,appropriarsi
dei volti per bene
che appendiamo la notte
prima d’addormentarsi,per poi…
non diventi solo usa e getta
la stessa maschera
al indomani

Dimentica!
Adesso e i futuri ora
quei sospiri d’apocrifo sollievo
quel miserabile:“Non è toccato a me”
non ti salveranno
dai feroci artigli
di coscienza
se ancora t’è vanto averlo,
se il male non t’ha soprafatto
sino a serrarti
non solo gli occhi
ma anche l’anima

Dimentica
Che le voci una ad una
possano divenir coro.
Le note di un pianoforte
da sole ,non fanno musica
ma insieme
sono concerto
Quindi ,dimentica l’indifferenza!
Non cedere a “quella”!
Non abituarti!
Fai si che
lo squallore
non diventi il tuo manto.

Voltati
nell’altro
E forse,riconoscerai
Un volto che è il tuo.Parole inutili- le mie
Vattene!
non sarò io a fermarti
Non t’incorrerò
più di quanto ho rincorso un sogno
L’amore non è fatta di mille strade
ma di una sola
e non celarti dietro gli specchi
amandomi ancora, a modo tuo

Non tramonta il sole
Sta solo sorgendo in un altro cielo
Ne la luna muta
Farà la musa di altri versi
Vattene!
E se potrai,mentre sbatti la porta
uscendo
Strappa via ,da me,anche
te stesso…

In un certo senso
la morte è come la notte
triste e spenta la sua bellezza
quasi avrei pi ètà
se non ci fosse la luna,le stelle
permettendoci di sognare
ancora…
Lei – la regina del regno nero
con un gesto semplice
indicherà il mio volto freddo
e farà addormentare la vita
e magari
nel lunghissimo sonno
troverò un po’ di pace
per dissetare la mia anima
bruciata dalla nostalgia
Sarà abbagliante la luce
che m’accompagnerà nel paradiso
magico - il sogno
come il suo stesso mistero
fin quando il sole arrabbiato
mi sgriderà nell’orecchio
“Svegliati!”
Cosi,morirà la morte
nella notte che va
mentre io,rimasta immortale
dovrò dare conto
A Dio Padre!

Che senso ha
questo silenzio
che non sa tacere
ma urla,
chiamandoti fortemente,
se poi cancello numeri e parole
come orme sulla sabbia
svanite, nell’ennesima onda.
Se con le unghie
ti strappo dall’anima
o m’illudo di farlo,
quando mi basterebbe
chiudere gli occhi e
sentire il tuo respiro
l’affanno,
del possederci l’un l’altro
spazzando via,falsi pudori
le menzogne
che ci raccontiamo,
componendo mosaici
incompiuti.
Immedesimarci
nei fotogrammi a lieto fine
che vengono spezzati
da buschi risvegli.
Che senso ha la mia mano
mutarsi in altre mille mani
che ti cercano,
tra stanche lenzuola
e gemiti,
per poi accontentarsi
delle briciole
perché…
“Meravigliosamente sciocchi”
Che senso ha,
annunciare guerra
al proprio cuore
conscia, d’esser vinta
perchè egli già t’ama
follemente.
Che senso ha combattere
l’amore?

“Meravigliosamente sciocchi”l’ho rubata

È di trent’ anni,
il viaggio
che ho fatto sino a te
È da trent’ anni che ti cerco
tra mille volti
sconosciuti
e
vedo un uomo
che conosco già
e da sempre ho amato
ed amo…
senza sfiorar le sue labbra,
perdermi nei suoi sguardi,
per ritrovarmi,
nei suoi pensieri,le sue mani
attravversarmi
l’anima.
Ignara
dello scorrevere convulso
degli anni
che s’affacciano timidi
nei davanzali fioriti
del futuro
bramando,il rumore,
che han’ imparato a memoria,
dei tuoi passi,
il tuo arrivo…
E da trent’anni
che t’attendo,
in irrefrenabile sognare
edè una vita,
vissuta in meno,
di trent’anni
che solo tu,potrai…
e
saprai colmare.

Morirei…
Di notti insonne
cosparse di stelle
In abbracci danzanti
che ti travolgono,
avvolgendoti
in una pace senza quiete
e senza fine

Morirei…
Di albe dorate
baciate
dai taglienti raggi
che illuminano i sogni
offuscati
da vane paure
annegando lacrime
sfamando sorrisi

Morirei…
Di caldi mezzogiorni
Dai freddi respiri
Che ti bramano
In vergini attese
ove da sempre t’attende,
la mia anima dispersa
nel mare dei tuoi occhi

Morirei
Di te
e
Di te
Vivrei
Ancora….

Albania – canale d’Otranto 97’ (solo andata)
Finirà!
anche questo paradosso
che si ostina a confinarci,con Macedonia
Janine, Montenegro,Kosovo ,e il mare!

Il treno è già partito
biglietti solo andata
in questo ponte che ci lega
con il dolore delle madri,dei padri
fratelli e sorelle,che sono morti anche loro
in questo lutto di uomini,donne,bambini e vecchi

Solo il mare,può nascondere alla notte, i suoi segreti!

…mentre le ricerche,continuano…
Invano. Altri ,prendono il treno della speranza
senza ritorno.
Quella..,era, L’America di noi albanesi
e non fu scoperta da Cristoforo Colombo,
ma da quest’anime senza quiete,che perdono
tra queste onde di tradimenti, questi cuori senza cuore.
Eppure…
ci sarà qualcuno,che la notte,le fanno compagnia,
gli incubi,perché io mi domando:”Come si può?
come si può addormentarsi,su quelle grida d’aiuto
sui pianti di quei bambini innocenti che galleggiano
in questo mare colpevole,pur senza colpa
come si uccidono gli sorrisi all’alba della vita
Come,come si uccidono i sogni,ancor in grembo???”

Finirà!
Anche questo paradosso e verrà,
anche per queste mura di sopravvivenza,radicati
nel cuore dei Balcani ,nobili,quanto la loro storia
Quel giorno,in cui,si aprirà un po’ di cielo,
per pregare per quest’anime,per questi dolori senza tombe
dove poterli piangere,portar loro dei fiori
per ricordarli…
Nelle rovine,della città antica,
non è rimasto più nessuno,tranne quella madre
vestita di nero,che tuttora aspetta
il ritorno del treno Albania – canale d’Otranto

Chi li ha smarriti i biglietti del ritorno???
Chi sono i colpevoli???

(per non dimenticare,una tragedia che mise in ginocchio un intera nazione)

Parole di carbone
nere bugie
masticate
ingoiate
sputate
da unghie marcite
assetate di sangue
Sono lingue di serpe.
Veleno che t’uccide
Piano,
lentamente,
privandoti
della morte.
Ladro!
Vigliacco!
Villano!
La rabbia…
graffio
scandito
scolpito
nell’anima.
Odio
Amore
Rumore
Parole di carbone
Parole….

L’uomo nasce
da terra
in terra propria

Vive
per conquistare
l’impossibile

Per poi ,
morire in miseria…
Portando con sé
il tacito segreto
del suo sottratto
esistere!

Ah!
Avrei preferito
d’esser cieca
che rivederti…
Scorgerti,
in lontananza
tra parole
di sabbia
sparse dal vento.
Ovunque
mi ritrovo
ti vedo.
Perché..,
non si muore
mai abbastanza
edè peggio
che morire,morir
per la seconda,la terza
l’ennesima volta!
M’ero promesso
che avrei vissuto
cancellando
il tuo nome
il tuo profumo…
ed ora sono
ancora qui
che da lontano
t’imploro
d’amarmi
anche fosse
per un solo attimo

Radici
Per quanto una quercia
possa sfiorare il cielo
con le sue dita,
avrà pur sempre bisogno
di profondi radici
ben saldi nella terra!

L’amore non pretende!
Ti legherò
al mio cuore
per renderti
Libero!

Un domani
Alle mani
intrecceremo
i nostri sogni

Parlo della mia vita
La mia vita
è il tutto del niente
di una tragedia
che a voi
fa piangere
a me
ridere!

Non era amore.
Gli specchi
in cui ci aggrappiamo
sono solo il riflesso
dei nostri sentimenti
Il tempo che c’apparve
tanto amato
non è che un album
di sbiaditi ricordi

Noi siamo soltanto,
le ombre di noi stessi.

A Te
Vorrei serrare
le mie ali
per non raggiungerti
Ora.
Per non chiamarti…

Anima mia!

IMMENSA
è la tua luce!
Che m’invade
mi completa
mi conquista.

Gli addii
come le guerre
contano vittime
senza vincitori

Sono una donna
che cuce la terra
con chicchi di grano
e lo disseta
con piogge di rondini
emigrate lontano

Sono una donna
che ricama di silenzio
la veste della notte
e custodisce serpenti
abbandonati d'inverno
per non rimanere eterna
nella propria solitudine

Amico mio
E’ fredda lama
che trafigge il cuore
questo superbo silenzio
che non sa donarti
che una spalla
in cui seppellire le tue lacrime
Sorreggere
questo tuo dolore
che penetra nella mia pelle
sin a divenire
sangue
che dalle mie vene scorre

Amico mio!

Lascia che io
per mio ego spavaldo
afferri la tua mano
e lo stringa,forte al mio petto
Per non lasciare che
che ci divida il tempo
ne le distanze
La mano che ti dono
non rimanga più
Un abbraccio mancato.

Alla mia terra
Forse, li sorriderò al sole
che si cela
dietro le tue montagne.
In un attimo di nostalgia
m’intreccerò,
nei nodi della loro storia
e forse troverò,anche
quel raggio perso
nei racconti
di antiche favole
Forse piangerò
la pioggia dell’autunno
che mi asciugo le lacrime
più volte
li ho bevuto il sangue alla terra
E griderò forte,
finche arrivi
nel cuore dei sassi.
Finche qualcuno,
potrà ascoltare
Questo mio canto
imprigionato
in gola.

Sorrisi notturni
È il sorriso notturno
del mio volto stanco,
privo,
di una sola ruga di dolore
Il coraggio
mi è attimo di follia,
quando il nulla m’apparve
più grande di me.
Eppure..,
lo sento il vento
sussurrarmi nell’orecchio
i caldi messaggi
della natura fragile

Ma dov’è,
quel lampo di pace
che custodivo nella tua pietà?!

Penso:
“Vorrei esserci – torno a casa!”
Edè ancora li,
l’immagine bianca della neve
che potevo soltanto sognare a Kavaja
ad aspettarmi
insieme alle preghiere
di mio padre

Assenza di parole
Tra le dita stanche
un fiume
di cieche speranze,
invisibile scorre…

Di lettere incolte
sono vestite
le pagine del nostro ora,
sfogliate
distrattamente
da braccia recise.
Nessun suono
echeggia
nelle soglie barricate
di mute attese,
affidate al silenzio
che veglia
sulle panchine sedotte
da perfide
menzogne.
È senza volto
il mare,
senza colore!
Soltanto, il vento
Posandosi,
sulle mie labbra
ancora sussurra
il tuo nome.

Stelle
Siamo specchio degli occhi
che ci guardano!

Incontro
Nel buio mi voltai.
E vidi un cielo
ricamato di stelle

Mio sposo
mio amante
mio amico
Viverti in me
ogni giorno
è come viverti
per primo
per ultimo

Dinanzi
all’immensa bellezza
di una perla,
m’arrendo!
E
son solo,
ladra maldestra
di sensazioni,celati
nel silenzio!
( dedicata ad una Perla di ragazza,a Chiara,amica virtuale)

Non ti dirò:
“Prima di conoscerti
non esistevo
ne che se mi lasci
Muoio”
Ma posso dirti
Che con te amo
e
non ho smetterò mai
di essere io.

Tu…più dell’amore
Ti ho cucito addosso
in ogni centimetro
del mio corpo
della mia mente
Come una seconda pelle

ed ho ancora fame
ho ancora sete

Lui:
“Comincia a tessere
un velo nuziale!Cosi,appena torno
ad Itaca,rinnovo
la mia promessa d’amore
mia nirvica Penelope”

Lei:
Bussola
ti siano le stelle
marinaio di giovani tempi
mio amato Ulisse
che il tuo ritorno,brama
l’attesa…
ti sia ancora
il mio amore – porto
in cui gettarla:
Il mio velo,
tessuto di seta
e
fervida speranza
come fosse scia
delle mie orme
calpesta!
Casa,in cui far ritorno
ti sia,per sempre
una porta spalancata
il mio cuore!

*”le parole di lui non sono mie”

Tienimi stretta
Al tuo corpo
E avvolgimi
Come la luce
Bacia
Mimose di marzo
E il profumo
Sa di pace
E d’azzuro
Fino a strapparmi
Il fiatto
Fino a divenir
Tutt’uno
Anima e corpo!

Inebriami
Del tuo vino
Distillato
D’uva
E passione
Carezze sospese
In cieli
Che non so parlare
A giocar con la brezza
Che abbraccia
I campi di grano
E semina vite
Con i chicchi
dispersi
nell’aria !

Amami
Come un poeta
In esilio
Che s’inchina
Al mare
E seppellisce
Tra le onde
Le sue lacrime
Malinconia
D’un canto
Che porta in serbo
Un nuovo sorriso
un sogno nuovo
da donare
e salvar in volo

Cammina
accanto a me
e fammi sentire
come se questa
fosse
La mia terra!

Ho visto
Uomini
Piangere
Di gioia
Ridere
Di dolore
Senza mai
Conoscerli
Veramente
Guardandoti
Ho creduto
In Dio
E gridato
La luce esiste!
Eravamo
Raggi
Baciati
Da un unico
cielo
Sogni
Cullati
Dallo stesso
Grembo
Con i tuoi occhi
Nei tuoi occhi
Amore,
io ho visto
l’infinito
l’immenso

Amo
Quest’ottocento
Di sussurri
A sfiorar
Pensieri
E carezze
Ancor non giunte
Alle nostre mani
Ove le lettere
Le parole
I suoni
Inconfondibili
Della tua voce
San di baci
Tessuti
di promesse
E
di già posseduti
Profumi
Volando
Tra sospiri
Come ali
Di farfalle
Sbattuti
Velocemente,
Ripetutamente
Fino allo sfinimento
Lancette
D’un orologio
Impazzito
Ogni impulso
E
Battito
Fin a divenir
ESSENZA
Di linfa
Vitale…
…questo fremito
Incessante
Di quest’ottocento
Dei nostri futuri
Vissuti:

Senza mai perderti
Ti cerco
Nelle lenzuola insanguinate del mattino
Che coprono,
le orme delle notti insonnie
passate,attraverso la notte

Ti cerco
Nel mezzogiorno abbandonato
Dalle ore fisse
Che s’arrampicano
Ai muri affannati della casa
Imprigionati nella mia solitudine

Ti cerco
In un languido pomeriggio
Di un sabato qualunque
Che m’asciuga le lacrime
Durante la tua assenza

Ti cerco
In ogni dove ed ovunque
E ti trovo.., dentro il mio cuore
Senza mai perderti,
nemmeno… per un solo istante!

Nostalgia
Prego
davanti ad un tramonto
Quel vento
che mi riporterà
a casa

La strada per il paradiso
…ad un gradino dal cielo,mi fermerò
per seguire il cammino delle tue labbra

Sono un giorno più lontano
Dalle tue mani
Da i tuoi occhi…
Un ora più vicina
Alla tua porta
Che decido d’aprire
Senza bussare
Silenziosa
Invisibile
Veder sorridere
I tuoi occhi
Di nascosto
Spine a divenir fiori
Le tenebre – luci
Da accecarmi…
Colmando
le distanze
Far tacere
Pensieri assordanti
Incuranti
Dello spegnersi dei neon
Per le strade
La notte
Che raccoglie
I suoi ultimi stracci
…faremmo l’amore
Invocando
Quei raggi
Intrecciati
Nelle fessure
Di timide finestre
Che possa trovarci
Abbracciati
L’alba
Senza che sia il solito destino
Senza aver il solito conto
Da saldare
Ad ogni costo…

Ti racconterò di me
Non ho memoria di me
Di quel che è stato
Sarà edè
I miei ricordi
Sono cassetti d’altri
Colmi
Di rumorosi pensieri
Sguardi estranei
Aperti
E
Chiusi
Da chi rimane
Edè già lontano
Mentre vengo chiamata
(Da controfigura)
A far la mia parte
Su questo palcoscenico
A luci spente
Che è la vita
Sempre meno mia
E sempre più distante…
Lo so!
Per troppo tempo
Fui affidata
A torbide mani
Ingrate
Per colmar quei vuoti
Scavati
Da un incosciente destino
Avaro
Ma ti prego…
Non me ne volere
Se ora taccio e non piango
Artefice
Mi è
Il mio ultimo applauso

Solitudine
Vedo
Le mie orme
Precedermi

Bacio
Ho disegnato
le tue labbra
con le mie

Il pensiero
è cibo della mente
Il sentimento
cibo del cuore

L’ape
è nettare
Il nettare
è fiore

Perché la vita
di se stessa si nutre
L’amore da sempre
si nutre d’amore

Nascere per essere
Nessuno!
Piangere per ridere
Silenzio
Vivere per morire
Solitudine
e...
ancora,
crudele realtà
Avvolta dal ignoto
di cose contrarie
Incomprensibile,
il desiderio di immergermi
nella natura madre!

E ...
mentre il mondo
moriva nella notte
Noi due
diventammo discepoli
dei nostri sentimenti
nel cielo!

Il matrimonio non è una fede al dito
ma due cuori uniti dalla stessa fede
(P.s. il concetto della fede è molto ampio)

C’è un tempo, per essere figli, nipoti
Un tempo, per essere mariti o mogli
C’è un tempo per essere genitori
un altro, per essere nonne o nonni

Ma c’è un tempo,
che non deve mai mancare
agli altri tempi
edè il tempo per amare!

Non puoi pretendere che io t’ami
tanto più che io non t’ami
Non li scelgo
ne li compro e vendo
i sentimenti

Non provarci neanche,
non ti permetterò
di soffocare
l’armonia naturale
degli eventi

Gli indifferenti
Ci siamo stancati
di vivere la vita degli altri
in una sola vita!

“Ecco,i loro medesimi eroi hanno gridato nella via
i medesimi messaggeri di pace piangeranno amaramente”
Isaia 33;7(Bibbia)

Quante lacrime,dovranno versare gli occhi
Per vedere la luce di una candela?!

Quante sofferenze dovrà patire l’anima
Per poter vivere un solo attimo di pace?!

Quanti mondi dovrà scoprire l’uomo
Per capire la loro importanza?!

La luce di una candela
dura il tempo della paraffina che la nutre

La pace è un capitolo che si apre e si chiude
ogni volta che uomini di “potere” lo decidono

L’uomo non può capire,l’importanza dei mondi
se egli stesso non può costruire nemmeno uno di loro

“Perché non appartiene al uomo che cammina
nemmeno di dirigere il proprio passo”
Geremia 10;23(Bibbia)

Ti sto guardando,sole
e un sospiro giace
nel desiderio di toccarti
Ci sei,già
nel mio cuore
ma invano, fuggi,
dalle mie mani!

*
Non so più dove cercarti!


*
Sei lontano
dalla luce, che t’inventa
ogni volta che scompari

*
Solo ora,amor mio,
ti ritrovo…
perdendoti

M’innamorerò
della vita
di nuovo
ed ancora…

Ogni volta
che un sorriso
trasformerà
i lineamenti sbiaditi
dell’ottobre

Ho deciso di lasciar perdere
le sigarette

Dopo questa schiavitù
da nascondere

Fumo per dimenticare
dimenticando di esistere

Specchio
Non c’è dolore più grande di me
quando non so chi sono

E’ da tempo,che respiro
tra i squarci di un muro
senza finestre

Non ho tempo
per comprarne
delle nuove

Adesso è il muro
che vive
nei miei polmoni

E’ caduta
anche l’ultima foglia
di quell’albero scarnato
è caduta e fini
tra le pagine…
rigorosamente bianche
del mio diario

Li taglierò
le ali
al pensiero

Il cuore
lo chiuderò a chiave
dentro me
e
Ruberò gli occhi,
al mare d’ottobre
per sopravvivere
alla mia malinconia

Matematica(tanto per…)
Il pensiero sale
cento scale più della testa
la testa ne sale una
più dei piedi
Le mani
servono a contare i km
che dividono i pensieri dalla testa
e i centimetri che uniscono
testa e piedi.

Le lacrime
sono i versi
della mia anima

Sono andata via
e ritornata
nel mio paese
per essere straniera
ovunque
Ah! Se solo la notte
potesse chiudere un occhio
a mezzanotte

Parlare troppo d’amore
è come se davanti ad un tramonto
ti perdi tra le sue forme
fermandoti ad assaporare la sua bocca
piuttosto che stare ziti
ed immergersi
nel desiderio fiammeggiante degli occhi

Mandami in una lettera
il tuo pensiero non detto
cosi ,ch’ io possa sentire
il profumo
dell’immaginazione fertile

Sogni
Noi siamo nati
con le mani incrociate
di preghiere
e moriamo
con preghiere non dette
di anime

Non ho più lacrime
per asciugare il dolore
che vaga cieco
tra le ferite della mia anima

Non ho più unghie
per spaccarlo in due
il destino
scolpito sul metallo

Non ho più sogni
per salvare dal buio
le anime
del giorno morto

Non ho più occhi
per cancellare
la tua assenza
dentro di me

Anche se per poco
ti perderai nella follia dell’autunno
che ci svuota le tasche
da vane speranze
che nessuno ascolta
Li pagherai caro i sogni
che non si vendono
nel vecchio mercato delle risposte
ma in quello dei dubbi
e non saprai consolare
l’eco marcito dei muri
che mi lacera dentro
Anche se per poco
ti addormenterai
sull’alone della mia lacrima nel cielo
e non racconterai alle nuvole
che è stato inconveniente
amarsi tanto
Anche se per poco
tu mi amerai
di un amore impossibile,forse
ma non saprai mai
dove comincia e finisce
la mia croce

Pensieri sparsi …tanto per…
Non è importante,se nell’arco della nostra vita,facciamo cose giuste o ingiuste
importante è farli con coscienza

La vera povertàè avere e non saper sfruttare,ciò che si ha

Non ci sono cose ragionevoli o non ragionevoli,la ragione è un operaia del giudizio
personale

Apprezzare la libertà di parola vuol dire non abusare di questa libertà,perchè
l’abuso oltre ad essere mancanza di rispetto è vera maleducazione

Una bella poesia non è colei che tratta eventi geniali,ma colei
che rende geniale anche il più banale degli eventi

Faccio ridere in tanti,con battute che mi assomigliano in quel momento
edè questo che a me fa piangere

Nulla può uscire al di fuori di noi se non è già in noi

Gli anziani sono il passato,l’esperienza,le basi,senza di loro non si può esistere la società.
I giovani sono l’alba,la freschezza, il presente,senza loro non può esistere il giorno
i bimbi sono il futuro,senza di loro non può esistere la speranza

Andare avanti,vuol dire saper fare qualche passo indietro,quando occorre.

L’amore è come un bimbo in tenera età,ha sempre bisogno di mille attenzioni e che non smette mai di essere tale,
neanche a settant’anni (agli occhi della propria madre)

(Per i pessimi bugiardi)
Le bugie hanno labbra che le confermano e occhi che le tradiscono

guardandomi,mi sussurri “la mia piccola poetessa”
ed io ti rispondo:

Non è che
l’infrangersi
lontano
di pensieri

Non è che
un grido
soffocato
nel deserto

Se solo tu sapessi…
quante volte,sono scappata
da me stessa,senza lasciare
alcuna traccia
ora
non conteresti
i passi del mio ritorno
con le orme dei baci
che ti lasciai sulle labbra

Le mie finestre
hanno occhi,orecchie
che ascoltano
spiano
i miei passi
i miei battiti
e non riesco
a sorpassare
il muro innalzato
dalle tue camice
macchiate
ingombranti
sono giorni
che piove
giorni
che sfoglio
la tua assenza
come un libro
che leggo
indifferente
ma non posso
addormentarmi
senza sogni
che il sonno
spaventano
ogni notte
Piove
fuori
dalle mie finestre
senza lacrime
ne orecchie
ne occhi…
quando
l’apatia in me
è totale

Noi due
Noi siamo l’incertezza
che pesa sulle spalle di quest’età
vissuta fuori tempo
Assomigliamo, alle nostre ombre
che lo dividono in due la notte
tra me e te
Contiamo le ore, che fuggono
alle ore fissate
degli appuntamenti
Svuotiamo i nostri cieli
da amori vissuti
con granelli di sabbia
Parliamo
con la lingua degli occhi
e mentre i sogni s’addormentano
noi due
continuiamo a camminare
mano per la mano con il giorno
che tornerà senz’altro domani

False promesse
Siamo andati in guerra
per non fare più la guerra

Abbiamo trucidato, il sole
del mercato nero!

Tu,non sei cosi lontano
quanto io vorrei
che fossi
ma ho imparato a memoria
l’assenza della luce
che mi si ghiaccia
negli occhi

Il poeta
non crea
ne inventa
trae
una parte
di sé
Uccidendola
ogni volta
Muore e
rivive
in ogni verso

Padre
Tutte le parole
che mi hai detto e non detto,padre
le ho seminate
nel giardino del mio cuore
per non dimenticarle
Crescendo,i semi sono diventati
alberi
saggi tronchi da bianchi capelli
in cui,da sempre, ignara
(pur da esile ramo)
mi sorreggo
ma cader,ad ogni tempesta,
più… no,non temo
come qualunque foglia
abbandonata d’autunno!

Casualmente
Lo incontrai,casualmente
la mia maturità
e le scarpe mi calzavano grandi

Casualmente anche, mi camminano davanti
trascinandomi…

Tradimento
A mezzanotte,
il buio, disegna un cerchio
di ghiaccio e nebbia attorno a sé
L’immagine invecchiato
appeso nel muro,fa disordine
con gli squarci di silenzi sparsi
nelle pagine dei quaderni muti
…ti ho scritto
righe senza fine,senza dimenticare niente
mentre stringevo invano
tra i denti, le cose perse
che mi scivolarono dalle mani
e…non trovo più
i pezzi del cristallo rotto
in quel preciso istante!

Lettere a mia madre (Adelina)
Tu manchi
nelle case che ho abitato
senza nomi ed indirizzi
e nelle lettere che ti ho scritto di nascosto
intrecciando le dita
senza mai inviarli

Tu manchi
alla scarpa della mia infanzia
che persi per strada,zoppiccando
senza mai voltarmi
e al nero inchiostro della mia adolescenza
che non teme di svelare
ciò,che rimane,della tua assenza

Tu manchi
alla mia routine
che spengo e riaccendo in una sigaretta
e a questa solitudine
che ingoia la mia rabbia
rendendomi prigioniera
di questi muri d’attesa

Tu manchi
all’atessa
perché al mio cuore
mancano i tuoi battiti
e alle tue notti
mancano i miei segreti

“la povertà non è vizio
è una realtà” scrisse Ostrovskij


…ma la sofferenza
è il mio pane quotidiano per me
a me che l’impossibile mi ha reso immortale
il mare è il mio letto
il cielo – mi vive dentro
Io,ho tradito il silenzio!
(per poter saziare gli occhi
con un ipocrita pace
che non fa tornare i suoi conti?!)

l’illusione è la mia voce
ma non per questo sarei un poeta
un animo zoppo,casomai
in cui, la strada del ritorno
li è lontana
quanto la vicinanza delle cose
che inventano l’un l’altra

e,poi…
conoscendo l’anima
non è già compiuta
la nostra missione?!
Vivere
per cosa,dopo?!
Per domandarsi il perché
della morte di un fiore
e raccogliere i cocci di un vaso
che più non serve?!

Da che il tempo è tempo
da tempo immemorabile
alle corone
le sono mancate le teste dei re
per sfoggiarle
mentre ai trofei
le sono sempre avanzati
i vittoriosi sconfitti
nelle guerre

Anche i gigli muoiono
ma senza tombe
senza nomi alle cime
e non so se hanno un paradiso
ma quando la primavera ritorna
ritornano anche loro
o forse altri le prendono il posto
è strano…
ma tutto questo come si chiama
infinito o rinascita?!
Non sarà forse che la morte
ha paura,della sua stessa ombra
o è soltanto un attimo che fugge
lasciando il posto ad un incanto
chiamato “Pace”?!

Io divido i giorni
con monete indivisibili
tra le noti che non conto mai
e
do conto alle mie tasche
che mi comprano
nel mercato delle pulci
con giorni
pari
ai secoli

Tracce di vita
Istantanea traccia è la vita
frammenti inconfondibili
di sentimenti,sogni…
Artigli di pantera
uno spacco profondo
che penetra nella pelle
sino alle ossa
…la luce è tenebra!

Sono io la traccia della mia vita?!

L’universo
ha la grandezza del pensiero
non è più,solo materia
la traccia
della mia anima nel cielo
Tra me e me
l’abisso,
è quello che sono e non so di essere
…consolazione repressa!

La mia vita,è forse traccia in me?!

Sono grandi
gli occhi della mente
più lacrime da uccidere
nel giorno dei morti
ed infiammare sgocciolando
il mio cuore agghiacciato !

Esilio
Partendo dal tempo
in cui, me ne sono andata,
mi manca
un pezzo di cielo
per coprirmi la testa
dal tempo che cambia

L’amore
La luce
che sorge
nel cielo
del cuore

Lacrima
uccisa
negli occhi

La colpa
imprigionata
nell’innocenza

Il mio cuore
è libero
da catene
e
nessun sogno
può essere incatenato
nel buio

E
piango
per te
ancora…

La favola del mondo
Frammenti di vita
Bandiere di una storia
Vecchia,impolverata
…un’altra epoca .
Silenzio di parole
ombre - di notte
L’onestà,veste stracci
zingaro di tutti i tempi
La giù,c’è il mercato
dei cavalli finti
schiavi dell’essere umano
Signore svestite
da ogni pudore
vicini i tamburi
messaggeri di morte
La nobiltà ingoia
lo snobismo del tempo
strade funebri
carrozze di lusso
Bianco
E
Nero
Nulla è cambiato
nel sua andare
Nulla esiste
nel labirinto umano
Dio – Potere
Dio – Avere
Dio – Ricchezza
e
la favola del mondo continua…..

Carnevale
A noi le vite
ci calzano strette
Ne compriamo altre
con la morte degli altri

A noi le ali
ci vestono grandi
Costruiamo muri
per sopravvivere agli angeli

A noi non ci restano
che le rovine di noi
e raccogliamo le maschere
delle facce da salvare

Ritratto
Una volta
Tu eri il cielo
Chiuso nella mia tasca

Oggi
Sei la tasca rotta
Del mio cielo


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