cosa mi manca di te? se non sono le tue mani. le tue mani che non hanno sentito sotto i palmi la mia pelle fremere. che di cicatrici non si sono tinte le dita, percorrendo i sentieri delle mie rughe. se non sono i tuoi occhi. i tuoi occhi che non si son specchiati nei laghi notturni dei miei. non hanno conosciuto la loro solitudine. se non è la tua bocca. la tua bocca che non ha mai incendiato la mia con un bacio, mentre il cuore mi sale in gola e t’implora: Resta. addosso a me. fino a che si fondono corpo e anima. cosa mi manca di te, se non quello che saresti, sarei, se non mi mancassi cosi tanto. lettera a un amico (poesia in prosa) tu che leggi, mi sei amico e nemico al tempo stesso. se per un caso fortuito hai dimenticato il nome a pi è di pagina una a fatta a chiocciola e una x come un tale, un tizio, un qualunque. e ti sei visto con la pena tra le dita, accarezzare parole dettate dal cuore. il cuore che porta il volto di colei che ami. le hai strappate e tinte con il tuo sangue, come allo specchio, il riflesso che imita la tua immagine. e certi, sono davvero dei pessimi imitatori. con una delicatezza tanto assurda da stonare. una rosa non può vivere all’ombra delle ortiche. ed ecco! quel che leggi è ciò che sai e ben conosci, come quella sensazione di vuoto che percepisci quando infili le mani nelle tasche della giacca, in una grigia giornata d’inverno. ciò che cerchi è calore. ciò che trovi è stoffa, semplicemente. fosse anche la migliore delle stoffe non riuscirebbe a darti quel che d’urgente che sa di astinenza. calore di terra. di vita, diresti, ma la terra è vita. la terra è donna. ti accoglieranno per un istante, quelle parole, e finalmente libererai quel urlo di dolore che soffochi e ti soffoca. il tuo dolore. t’impossesserai di quella intimità folle che richiede esclusività, ti muoverai inconsapevolmente tra le lettere, come si fa con certe abitudini. l’odore del caffè caldo,non lo riconosci alla vista della moca sul fornello, allo sgorgare da una fontana in miniatura. delitto e castigo è riposto sull’ultimo scafale a sinistra, accanto all’Idiota e i fratelli Karàmazov. stanno come vecchi alberi, sanno di polvere gialla. l’eterno autunno di foglie giallastre e fogli. la miseria del tempo a misura d’uomo, tanto visibile da mancare alla vista. prigioniera a sua volta di una cecità più grande, più profonda. uniti da strani destini e una solo pena, sono libri, che sanno di giorni vecchi. come quelli in cui ci insegnavano di masticare. nulla a che fare con il bon ton, quanto con quella rapidità che incuteva tanto sgomento, con la quale si davano il cambio , il pranzo con la cena. la cena con la colazione. pur appropriandoti di tutto ciò – la cosa non mi dispiace affatto, in quanto, il mio sentire l’ho seppellito sulla carta. in altri lunghi travagli avvenire, forse poserò le labbra chinandomi su quei versi e in parte mi riconoscerò. – probabilmente ti lascerai sfuggire quel che per me conta. ho incatenato il mio urlo in quelle parole. quello che hai appena liberato, con il tuo. magari tutto questo non avverrà. mi snobberai. - come il tempo ci snobba. – formulerai pareri, catalogandomi nei quelli presunti. I Poeti che stanno in alto, hanno vissuto, i più, nelle fogne con i topi. e anche in loro hanno trovato quel che di banale che non diviene geniale per caso, ma perché hanno scavato i loro occhi dal volto, per meglio vedere e gli hanno lanciati al mondo. la genialità porta in grembo una modestia sottile che sa d’inconsapevolezza. ma io son ben consapevole, amico, del fatto che non sono mai stata capace di scrivere d’amore tuttavia scrivo per amore. mi raccolgo e mi sparpaglio foglia a foglia... Se provo a chiudere gli occhi riesco ad allungare le braccia ed allacciare i polsi alla tua luna più vicina mentre riflessa mi porta nei tuoi occhi. Sono figlia e madre del pensiero che mi partorisce ogni quando ti sento salirmi alla gola con urgenza e mi sei lente d’ingrandimento di questa distanza che m’accerchia la testa e mi denuda. Non so quale specchio ti ha catturato sigillandoti nei miei pensieri, nella mia carne o se d’una ruga che mi scava il volto, hai colto il cuore ai melograni del mio tempo . se fu pazzia, un ipotesi fortuita una nota che varcò la soglia dell’ irreale ma Reale Amore ,come lacrima agli occhi d’ottobre mi giunge ,tra foglie ormai stanche e braccia inaridite un germoglio di desiderio che non so tacere. Nell'istante in cui perdo le parole Io custodisco i segreti del Nulla sapessi come ingombrano le case, le tegole, mentre la pioggia scende giù rapida dagli occhi svuotati delle nuvole e s’ appiglia alle caviglie del solitario salice nel giardino Ti racconterei ..,facendoti posto sul centimetro quadrato in cui vivo, bocca a bocca in cui annegare il respiro e annegarci il quel non senso - senso che mi sfugge mentre divieni canto nuovo in punta della lingua nell’istante in cui ho perso le parole. Al vento ritornano canti e tumulti. È giorno a risvolto. Un ricordo si logora di carne e sangue sei grande ragazza con i tuoi quarant’anni e ridi e mi prendi in giro tanto ci sono arrivata non so tu.Ci vorrebbero dieci anni,dieci anni non si contano ,sono lunghi ,ci vorrebbero almeno altri dieci per te e ti direi quanto si è vecchi a quaranta e poi altri dieci per i tuoi cinquanta e ancora fino a diventare davvero vecchie e non crederci e magari prendere in giro insieme le ragazzine dei venti.Eravamo belle allora,anzi bellissime con i nostri capelli biondi le nostre labbra di rose al mattino i nostri sogni e i ragazzi poi,che ne potete sapere ?Ci vorrebbero altri dieci anni amica mia altri cento e tra gli ulivi sedute accanto potersi raccontare ancora. avevi detto dobbiamo crescere,dobbiamo affacciarsi con un un lume acceso nella notte a quelle finestre laggiù saranno svegli di sicuro,i poeti non dormano mai. ma questa notte mi sorprende nell’oscurità della mia stanza non ha petali questo silenzio non è fior di loto nè una rosa. il mare s’è ritirato verso l’ovest , le sue navi non giungono più al porto.Questa notte mi trova stanca amica mia, mentre il pensiero di te mi tiene sveglia strappandomi le palpebre. cosi fanno le farfalle ,in punta d’ala scandiscono il respiro del proprio tempo il gemito assorto d’un orologgio ubriaco che non ha misure eque per entrambe e se ne vanno come sono venute,senza tante cerimonie ,s’affacciano all’istante per poi ucciderla.era stato un dono la primavera,una voce calda e una sana risata quel parlar di uomini ,d’acconciature e di poesia ora ti stringo al petto e non voglio che te ne vada ,mentre con un basta e un altrove tu - metti l’accento al punto .ecco il punto,non ho maiuscole nel poi soltanto un quaderno sterile di comprensione. - non è tempo ,non ancora aspetta che mi metta un po di rimel sulle ciglia ,un po di rossetto appena o che mi pettini almeno – non ho visto il tuo viso mentre andavi,né i campi di grano ondeggiare sulle spalle te ne sei andata con un punto ,un nero macigno caduto davanti alla finestra era giorno poco fa,era appena estate l’ottobre mi dona con acconciature alterne,ma non ho abbastanza lacrime in questi giorni di magra, per entrambe. L'ultimo rintocco è l’ultimo rintocco che sento, lo so, la lancetta dell’orologio ferma ad una promessa. S’è fatto tardi , lo capisco e non ho una giacca da prestarti in questo freddo ottobre né qualcosa da dire o una foglia ancora verde nascosta nella manica che ti racconti di me al posto mio,solo un urlo t’insegue ancor una volta ,destinato a morirmi tra le pareti della bocca. “sono ancora tua più di quanto fui per me -niente più che uno strascico d’ombra ,un nodo legato al tuo cuore.” cosi è il silenzio tra di noi - una bocca di perché ridetta a squarciagola una di quelle strane sere che mi trova sveglia e ti chiamo allo sfinire tanto da sentirti vicino cosi un breve eterno smussato a mani nude che ancora sanguinano in un palmo di mare dove basta poco per inabissarsi. Domani avrei addosso il tuo profumo mi cercherò nella mia camicia da notte e non mi troverò. “Insieme a te scriverò ogni giorno poesie e non con le parole” io t’attornio con gli occhi dei quattro fiumi e cerco quel quanto che c’è in te nelle tue mani,quel quanto di te in me autentico. ci vorrebbe una bocca che possa sigillare almeno una città di silenzio o almeno le sue porte che sbarrano le mani sino alle maniglie. ci vorrebbe una bocca di fuoco e delle parole di cera da plasmare a piacere un corpo ,un nome,uno spazio astratto che dimora i risvegli e allora potrei spegnermi o accendermi trattenendoti come un ultimo respiro mentre appena ti guardo e non ci siamo nemmeno sfiorati. Tormento è carne di parola antica che brucia e s’inganna: - sono albero solitario in questo deserto di briciole non appartengo alle mie foglie,né alle dita senz’unghie consumate senza bocca,senza sillaba uno squarcio di cielo mancato,in gola - quant’è breve il canto dell’usignolo certe mattine d’estate edè subito ombra - ma non mi possiede. Il salice piangente Fui un’ala in cerca d’azzurro prima d’essere vento tra le foglie prima d’essere foglia e ramo e tronco levigato di silenzi. Piovono dentro me i suoni d’un lontano violino. Le ore le tengono nel grembo le attese e i sogni liberi da gabbie. La strada come freccia di Zenone mi è davanti le lacrime ingoiate dall’asfalto salino. Ho nostalgia di te ma non hanno piedi i miei passi né occhi d’aquila per guardare lontano solo il profumo d’un bacio abbandonato dagli orgasmi sul collo mi rimane come inizio d’autunno e son ancora parole, i domani parole soltanto. Incontro mancato Incontriamoci un giorno di Marzo un diciotto qualunque dell’ora ferma o sul marmo scolpito alla sinistra d’un portone. Ti porterò un cielo,in dono, un canto, stanchi d’ali o un esule sogno come pegno, un cerchio di topazio da legare all’anulare o come talismano appendere al collo. O magari, una stanza di vetro, una finestra d’occhio che dà sul giardino segreto dei girasoli che origliano tra le fessure degli attimi l’attesa d’un bacio -quale profumo indosserà?- Incontriamoci un giorno di Marzo un diciotto qualunque. Non succede nulla proprio nulla. Tutto mi tace attorno e addosso. Dalla finestra aperta mi schiaffeggiano i cinguettii e non sento sulle guancia, accendersi un’ incendio o d’una candela flebile, del suo spegnersi, l’ alito. Quest’alba mi ha uccisa nell’ora in cui si misurano le distanze tra il mio cuscino e l’altro - vuoto nel quale affondare per salvarsi eppur … in qualche paese remoto ho ancora un vaso di cristallo per quelle gocce di papavero che mi fan pulsare l’ala. Soffio di primavera Fermagli di smeraldo per i capelli sparpagliati spighe di grano acerbo. Fermo il cielo ad ascoltare il suono dei flauti. Campi di grano Lentamente scivolano dalle colline petali di rugiada e papaveri rossi. Un cielo biondo dondola all’orizzonte. Cielo di Marzo Non preme nel suo petto azzurro l’ombra vagante affacciata all’orizzonte è solo un pensiero pietra che precipita nei fondali delle parole mute. Né annegano nel ventre d’acqua i canti delle sirene che abbracciano il Sud è solo il mio occhio che viene fucilato dalla scelta più ovvia . Un lampadario acceso sgocciola dal soffitto di vetro lacrime rubino Il pendolo echeggia un cielo d’aprile ferito. Poesia Alle sue mani affido l'angolo di terra che ho qui nel petto. Nell'ora della semina le ninfe m' accerchiano danzando nel sottofondo dei flauti i canti degli uccelli che tornano ad abitare gli alberi intorno o la pioggia radunano nelle mani a catino dai miei cigli ora grondaie ora archi pronti a scoccare nuovi orizzonti come bersaglio io stessa talvolta colpito o mancato un battito dopo. Alle su mani affido le mie mani e continuo a seminare gocce di luce ed ombre in quest'angolo di terra fertile. Mi sorvola l'ala del pensiero di te lontano Ci si abitua alle assenze come alle notti senza luna s'attende con i gomiti appoggiati sul davanzale gli occhi vigili in fondo del vialetto in cerca d'un ombra, un illusione una speranza avanzata agli ululati dispersi giù per la valle nei piedi del monte mentre stringo forte i pugni sino a farmi male e non l'afferro . Nella mano sanguinante una lucciola spenta. Mi viene incontro la luce stamani, a passo di danza s' infila tra le coperte si muove tra i fianchi ,i seni il collo. Ha una coppa di cristallo nelle mani di vento colma di granelli d' oro e porpora e lo versa sulla stanza sui vestiti piegati con cura sulle tende azzurre sui cigli ancor sognanti mentre fuori dalla finestra un ala scandisce il tempo della mimose. Azzardo stamani e affido alla moneta gettata nell' azzurro dei piani di sopra il velo indossato raramente per le cerimonie di fine marzo si bruciano i vestiti consunti dei pensieri e s'asciugano le ali rimaste nel vecchio baule o delle nuove si ricamano con fili di vento. Azzardo dei miei piedi, i passi verso un dove incurante degli opzioni presi al tavolino e mi lascio cingere alla vita dai ticchettii dintorni i germogli nuovi ,serpeggiarmi lungo il collo come edera fertile e nella schiena si scrollano i giardini d'inverno disabitati dalle farfalle Azzardo e mi tuffo nell'orizzonte di fronte. Ragnatele dorate sulle verdi chiome. La notte rincasa coprendo le orme. Sorreggono il cielo ali di corvo certi giorni d'inverno Ardono le colline ad est. Il giorno rimbocca le maniche. Gradino dopo gradino sale nel cielo il sole cronometra il giorno Dal albero dei sogni coglie la bocca baci ancor acerbi Ad ogni piuma strappata all'ala dona una lacrima di sangue l'occhio appeso nel petto come talismano. Piuma a piuma si fa pietra il cuore. Lacrima a lacrima si fa fiume l'occhio. Ah!Divenissero pinne le ali levigate dentro il suo letto meno graffierebbe le braccia denudate la freccia di luce che indica l'orizzonte. Non conosco dei poeti,il sentire della penna che affonda nell'inchiostro, la sorgente delle parole scritte su pezzi di carta prendono forma ti parlano,sorridono e piangono o artigli ti piantano nella carne squartandoti come gli avvoltoi la preda Né ulular loro comprendo, di paura e sdegno e perdono,fuggir del cervo nei boschi di pini tra rami di spine della luce,lo strascico. Potessi voltarmi in ciò che dico e scrivo,mi chiamerei poeta anch'io se in quel vuoto che mi divora lo stomaco m'emoziona se ancora una volta quel grido o cenno gentile che più non afferro e conosco la finestra di un attimo serrata prima ch'io spalanchi le pupille No! Non sono un poeta ,la parola alla mia carne è straniera e le mani non toccano l'anima ucciderla o accarezzarla più non mia - per questo scrivo, per il mio non essere poeta per potermi seppellire l'anima prima che mi seppellisca la parola .Pioggia dorata sotto le lanterne - scia di donna – Poltrona (ispirata dalla Poltrona di Bruno Amore,un piccolo omaggio a tanta poesia) In piedi lentamente muore l'ultimo testimone d'una vita di fatiche e scomode verità. L'ultima a morire Al morso sottratto ai denti avanza sempre una manciata di speranza. Compleanno ed ogni anno germoglia il ciliegio l' affanno dei domani sfioriti. Poche persone cose ancor meno qualche spicciolo d'occhio sparso qua e là oltre il naso la sigaretta accesa i libri letti mai abbastanza. e da sempre torno andandomene ad ogni buon ora con la valigia di Se legata al polso. Oltre a questi muri di ossa marcisce il midollo delle verità omesse L'umidità stagnante e l'odore di tanfo sale alle narici sino ai polmoni di nero fumo. Sono lenzuola stese sotto un cielo che sputa fango con mollette di corvi sospesi sul filo del telefono. [oggi piove ancora rabbia e dolore] mi sveglia la teiera sul fuoco che fischietta l'arriva d'un treno partito dall'Oriente con bagagli di haiku e foglie ancora verdi di ginseng che mi sparano in un altrove sconosciuto oltre a questi muri cadenti risorgerà un nuova città ma non chiedetemi: quale? Tirando le somme Avrei voluto comprendere una finestra più in là oltre a quel cortile di passi anonimi e "buongiorno" bisbigliati dell'anziana vicina che stende sorrisi e coperte colorate O un naso più in giù in fila con le formiche ai piedi delle verdi pareti , mossi dalla brezza [l'erba dei prati in primavera ] e di rugiada . Se avessi potuto,ora avrei nei capelli un catino di luna rovesciato e nelle tasche qualche centesimo di certezza in più. Ed ancora tacciono i venti soffiati dal palmo della mano ho laghi di lacrime tegole rotte sopra il capo ed un bacio esiliato al Sud. Ed ancora la luce dei tuoi occhi m’imprigiona le pupille che non cercano scampo mentre i sogni partecipano alla morte del mio ventre ancora caldo di te. Shopping a Roma Le persiane chiuse affondano le teste nel silenzio d’una città di coristi stonati tra i fari accessi e clacson impazienti sotto la pioggia,il serpente di macchine che ingoia le strade, nel traffico di smog un ombrello di uccelli viaggiatori invadono il cielo di Roma e delineano sopra gli antichi palazzi l’Impero di Cesare che fu ,mentre ai suoi piedi,l’indifferenza mette in mostra le vetrine dalle luci –copie venute male e le scarpe nuove come souvenir Avranno una nuova impronta di neve lasciata sul asfalto bagnato,i miei passi. Ritratto dell’assenza Tacciono le margherite abbandonate tra le pagine già lette al finir del autunno. Tacciono tra le inerme braccia degli alberi ragnatele di carezze sospese. Stona la tua assenza in tutte le finestre e sfumature dei mari del Sud Assenza di te Piovo d’incertezze fotografate in triangoli di luce. Tra le ombre ho mille mani che tacciono i sentieri del cuore. Fumo l’assenza che oltrepassa l’adiacente orizzonte dei tuoi occhi sono goccia che ti sfiora appena tra i versi sbiaditi di quel che fummo senza memoria . Placano i sensi vertiginosi nel fondersi dei corpi l’un l’altro. Le mani compiono nuovi universi ogni stella fissata sul soffitto è carezza che affonda negli abissi mi sono immersa spoglia di corazze e da vergine mi dono al sogno mentre tu guardi la notte scivolare tra le lenzuola la tua donna che ti dorme accanto al risveglio. “Come sei bella mentre dormi,amor mio” con il tuo bacio sulla bocca assetata , senza parole mi replico. Se non riesco a dormire conto le stelle radunate nel palmo della mia mano Tra una tela e l’altra mi fermo quanto basta per fondermi con i pennelli i colori che invento raccontando storie di vetro…non mie. L’anima attingo dalle ceneri dei sogni , [c’è troppo grigio …sottolinei] e di tanto in tanto mi concedo ai giardini del silenzio come musa mi contagi mi piovi dentro “Sono qui” mi dici …..sapessi quanto vale in quest’uggiosa domenica…. Notte d’amore Gocce di silenzio si spengono nelle carni infuocate. Il desiderio traccia urla tra le lenzuola deste della notte e nella luce dei miei occhi divengono stelle i baci languidi ad ogni assetato sorso del tuo corpo- universo. Lucciole Raduna la notte nelle sue strade deserte le stelle nomadi senza cielo. “I tre fiammiferi “[ispirazione dalla favola] Mi hanno accolto nelle ore del esilio le immagini riflesse su occhi sgomenti di piccole case abitate da odori conosciuti sapori che mi porto dentro. Piccoli fiammiferi di fiabe lontane che diventano focolari sempre accesi un attimo prima dello spegnersi del sogno in un caldo unico abbraccio che non ammette ripetersi. ...ho finito i fiammiferi. La legna spavalda nel camino guarda le mani agghiacciate. Tra i mille frantumi d’uno specchio di ricordi vidi un “Te” nitido intrappolato in un sogno lontano che un tempo fu Mio. Il linguaggio dei segni Non esistono occhi sordi nel linguaggio del cuore. L’autunno dei poeti Spiano i spiccioli in tasca la mano che raccoglie sotto la pioggia le foglie mute che diverranno diamanti. Alle donne del sito. Le donne sono simili a orchidee a cui attingono la bellezza le farfalle. (Ispirata ad un commento di Massimo Reggiani) Oh come sono vicine le stelle al cuore degli amanti. Le angosce dei poeti Lo schiavo del proprio sentire non sa d’essere il più Libero tra gli uomini. Ho un cielo immenso Ho un cielo immenso nel cuore puoi salirci quando lo vorrai e guardare com’è facile svendere le altitudini se qua giù,c’è qualcuno che t’ama veramente. Il poeta e la poesia Non sanno d’essere tutt’uno finche non rimangano muti entrambi. Pioggia 3 La pioggia scrive nuove melodie sui pentagrammi delle tegole Oh!su quale magica sinfonia chiederà gli occhi anima mia stanotte. Pioggia 2 La tv mormora cose incomprensibili sotto la pioggia ho un ombrello di nuovi pensieri. Pioggia 1 Com’è infuriato il cielo stanotte pare abbia spiato dietro le tende il mio cuore. Ascoltando Vivaldi (che adoro) In primavera prendono forma gli usignoli e ad ogni canto m'innamoro. Silenzio Hanno mille finestre nascoste nelle finte voci le persiane. Mattino lavorativo Sbiadiscono nei passi della folla le luci dei neon. Dubbio Pregare la luna di salire o tuffarsi nel pozzo con le scarpe nuove? L’impossibile Per troppo pensare di camminare correndo si rimane sul attenti soldato! È trasparente come l’aria il freddo del cuore. Sono le grandi passioni che giocano ancora al nascondino Dolore Ha il sapore aspro delle foglie morte l’autunno dei ricordi. Inverno L’alone del respiro sul vetro attende lo spegnersi del fuoco nel cammino. Autunno M’invidieranno i ciliegi i petali rosa dell’anima.. Neve Tra le rosse foglie cadute dai nidi giace la bianca solitudine Violini Basta una costola d’acero montano, una scheggia d’ebano perché nelle rosse solitudini degli abeti rinasca l’anima tersa. La mia lettera per te [Alla ladra dei cuori,alla mia Amica Glò(Gloria D’Alessandro)] Tra le lettere indirizzate a coloro che amo sigillata,in una bianca busta senza mittente troverai in uno scaffale dello studio,tra i libri che leggi e scrivi,una lettera anche per te. Ti prego,non aprirla subito,appena la trovi attendi il tempo che serve al contadino, dopo lunga fatica il maturarsi dei frutti sudati prima del raccolto e t’accorgerai che non esiste gioia più grande. Ne so qualcosa da quando ti conosco in un ora di vicino Silenzio,c’era la tua mano che mi chiamava sollevandomi, togliendomi un peso che mi gravava sul cuore. Li per te c’è la mia Infinita Gratitudine La mia amicizia,ha spighe di biondo grano che metterai nelle tue messi in attesa che giunga l’inverno…perché nell’anima,c’è ne almeno uno per tutti. Le mie mani sono colme di bianche rose per te ho in serbo il sorriso più dolce da donare. Amica mia,tu che sei il mio neurone specchio e la vita porti nel tuo grembo. Ma se poi quella lettera non dovesse giungerti non rammaricarti per questo e per caso il freddo geli le mie mani, impedendomi di scriverti allora nel inchiostro del cuore si estrarrà ancora un granello d’ossigeno per sussurrarti ciò che ho di più caro da dirti Ti voglio Bene,mia Cara Glò ! Alla Cara Tinti La vedi la giù ,quella casa in cima alla collina adornata di alberi maestosi dal manto rigoglioso? Ascolta!è il suo canto quel silenzio che veste la notte e acquieta gli animi guerrieri quelle luci che t’ incantano non sono stelle sono le finestre illuminate della sua anima che restano sveglie sino a tardi,s’affacciano e ascoltano il cuore di chi soffre e ama di chi non ha bocca e tace,Lei è la loro voce! sono le sue mani,quella carezza che s’infonda nell’aria e si posa sui tuoi capelli in un attimo in cui t’arrabbi col mondo e credi d’aver smarrito la via lo senti la sua mano ha vetri trasparenti poi riuscire a vedere oltre ai bianchi polsi mille porte spalancate che t’accolgono con amore le sue parole,non sono semplici parole hanno le note della madre che ti rimbocca le coperte e ti bacia la fronte perché Lei è ,Lei c’è sempre Se Dio fosse un poeta le direi”Ecco la tua più bella Poesia” Nel mio cuore esiste un cielo che t’appartiene. Poetessa! P.s. Cara Tinti .Questo è ciò che sento,ciò che Tu mi dai,ciò che penso e non sono mai riuscita a dire in tutto questo tempo. Pensa quello che ti pare,non m'importa ma io dovevo e volevo dirtelo. Con Ammirazione e Affetto .Questo è il mio Abbraccio per te. È follia – colei che siede al ciglio d’un precipizio forse è solo il mio capezzale. L’ombra di me ondeggia prende forme diverse instabili,esagerate il mio corpo sembra uscito da una tela di Botero vaga e danza come un sonnambulo ,in cuore della notte sulla parete chiaroscura dinnanzi a me quelle le riconosco sono le mani e i piedi di David ,non sono i miei o è forse la luce della candela che trema? o è la finestra socchiusa nella stanza, che fa entrare il vento e gioca al nascondino? Che stupida,ho lasciato di nuovo un occhio aperto! Le immagini non sono cambiate,non temono lo specchio possa deriderli e domandarli “ Voi chi siete?” Le voci mi camminano davanti con l’andatura altezzosa non tengono conto delle date appuntate su pezzi di carta le cicatrici che marcano la mia pelle… o è uno schermo gigante,un cortometraggio spietato di un regista da quattro soldi che si diverte a fare il grande,a discapito... ma quei due noi siamo noi? Se non sono folle,dimmi chi è colei che stanotte ha preso il mio posto e disegna vignette del mio Sentire? Chi è colei che s’impadronisce dei miei ricordi? A Cristina Bove Passa lieve con gracili piedi nel azzurro leggere come farfalla posandosi sul fiore svela un attimo seduto all’ombra d’un giorno qualunque quando la fame attanaglia lo stomaco, come fossi giunta da un digiuno eterno. A tratti mi fermo,a volte per saziare quel vuoto smisurato da vergognarmi,non è da me mangiare in fretta con la testa china,sbrano le parole i versi,i gesti gentili . A volte m’incammino al alba,in punta di piedi con la leggerezza d’una foglia d’autunno, caduta sulla pagine d’un libro,che conosco a memoria danzano le consonanti,le vocali,le note d’un pianoforte i verbi svolti a tempo di speranza e quiete e luce. Si mescola ai profumi al inchiostro ansioso di rubare il senso al cuore,al Sentire è come adorarla in silenzio,sperando non mi tradisca un'altra volta sperando di non essere invadente e rubarli in sua insaputa ad un filo d’erba ,la carezza donata dalle sue piccole mani d’Artista, Artista dicono di te le tue poesie i tuoi sentieri affollati di profumi che ti conducono dritte nella sorgente della bellezza nel’azzurro più intenso del anima e per un attimo eterno tacciono le musiche più belle con l’orecchio vigile per poter ascoltare il tuo canto ch’è senza tempo senza fine. Con Ammirazione I“Se” e i “Ma” mi ronzano come mosche fastidiose nella testa. Non posso lasciarti a lungo nell’ombra! Verrà un attimo in cui reclamerai il tuo essere presente in ogni dove di me e non potrò fuggire dall’amore che sento uscirne illesa. Non voglio rinunciare ad averti a fianco a starti a fianco. La vita è Vita quando ci sei la vita è poesia. Mi lascerò guidare dalle tue labbra arrivare sino ai più intimi segreti quelli che ho chiuso a chiave nelle mille stanze della mia anima quelli che saprebbero dirti chi sono. Ascolterò le mille preghiere inconfessate a Dio,a me saranno il mio filo di Arianna per uscire dai labirinti che da sola costruisco per non trovarmi, per perdermi senza ritorno nel buio del battito che tace. Mi lascerò spogliare dalle tue mani Non coprirò il mio viso la mia pelle per paura che il tuo desiderio mi penetri cosi in profondo da veder me stessa nei suoi occhi ah i tuoi occhi! Mi lascerò cercare dalla tua bocca sarò il tuo bacio atteso ad ogni sfiorarsi delle labbra sarò la tua sete la tua acqua mi lascerò bere sino all’ultima goccia di me mi lascerò amare. Vuoto In quel punto d’universo ove il mio io straniero m’ alterna, taccio la mia fame di poesia e muoio. 1 La pioggia sui vetri narra paesi lontani. Ho visto l’inverno nei tuoi occhi. I ricordi piovono da cieli deserti briciole di un tempo che ci trovò sazi 2 Ti prego, lascia che io vada e torni nel tuo grembo scaldarmi, per un attimo ancora da quella mano che accarezza ad ogni lieve scalcio … affinché viva in me un tuo battito che il tempo avaro non cancelli Ho freddo e gelo . Non posso salvarti da me non chiedermi questo! Sarebbe come se elemosinassi un pezzo di pane al mendicante che bussa alla porta all’ora di pranzo e di la in cucina hai già apparecchiato per due. Mi svuota quel aria fitta di bianco manto che non so afferrare respirata a pieni polmoni,nudi senza difesa alcuna spazi aperti all’infinito,terra che nessuno replica quasi cedendo al Fato ,destino dirsi voglia come se le adiacenze che ti sono carne fossero solo cornice di un Sentire che malapena il tuo corpo,incontra malapena ti guarda allo specchio. Li accessori, possono forse aver più importanza?! Egli ha lo sguardo di un aquila Possono forse i tuoi occhi competere? Sentire! Oltre l’immaginabile razionale varcare quei limiti paradossali e in un batter d’occhio giungere le vette dei mondi. L’uomo le sue ali,li ha nella mente. Nessuna prigione mai può chiuderlo cosi in profondo da privarlo d’essere libero ed abbracciare un raggio fiacco entrato dalle sbarre far sbocciar un fiore sulle labbra di qualcuno che non conosci, tener stretto a te un amore lontano. Mi svuota per riempirmi la libertà dei poeti. Le mie notti Le mie notti camminano in fila come giovani soldati in marcia in un rito solenne . Una ad una le sfoglio,intenta a guardare i contorni,le comparse, la foto di Hickok in uno dei suoi film svanita senza rumore. Mi vien voglia di straparlo dalle tempie bruciarlo ,farlo divenir cenere quel silenzio che veste d’abitudine e mi fracassa i timpani. Stanotte ho solo un occhio di ricambio che resti vigile in ogni notte. Non dimenticarmi Quando sarà tardi le rughe sul volto muteranno il viso ingannandoti che sia un'altra mentre una ad una cadranno le foglie il mio cuore, sua dimora farà l’autunno. Quando il non ritorno sarà un inizio mancato per un passo di formica un centimetro più a sud dal essere Noi che tutto tace con arroganza il mondo attorno moltiplica per zero persino ora. Quando l’indifferenza ci schernirà guardando le adiacenze delimitate di ovvia solitudine e non potremo fuggire cosi lontani da non essere ingoiati dalla polvere. Quando diverrà cenere il mio calendario fermo in un ora precisa,in un giorno preciso mi troverai appesa ad un filo quale potrebbe spezzarsi in un attimo che mi trovi distratta a fumare l’ennesima sigaretta dimenticandomi di te se non t’affretti a tornare. Quando sarai nel mio letto guarderai una tivù accesa,mentre i miei occhi cercheranno i tuoi le mie labbra tacceranno la tua assenza non dimenticarmi Quando ci separeranno gli oceani i chilometri e chilometri ancor di più quando mi sarai accanto e nessuna distanza sarà più grande. Presuntuosamente ti ho chiuso con sette lucchetti dentro me uno ad uno buttando la chiavi. Potrò mai fuggire cosa lontana da me per poterti dimenticare? Malinconia Verrà con l’autunno le mani colme di grappoli d’uva hanno i suoi neri occhi brandelli di luce fulminea d’un mattino d’ottobre . Sul tavolo di vimini in veranda prendono il tè,come vecchie amiche dandosi il cambio con pause informe le foglie distratte del melograno sino al tramonto che non tarda d’arrivare Verrà con le prime piogge sulle tegole dei tetti mentre chiudendo la finestra, m’invade quel odore inconfondibile di terra che mi ricorda casa le sconfinate distese libere da far invidia,da non sapere dove finiscono e comincia il cielo Verrà con l’autunno affaticata da tanto viaggiare silenziosamente aprirà la porta e mi siederà accanto ,dormirà nel mio letto il caffè prenderà dalla mia tazzina un po’ invadente mi sarà amica fin quando… le rondini ritorneranno per annunciarmi la primavera. Ricevi nel grembo i tuoi morti,vita! . [Le piaghe risanate sono cicatrici che ti mordono le membra] Piangi i tuoi vivi ,terra! [L’uomo dall’origine è la tua piaga ] Bivio [In cerca del destino] Come serpenti ingarbugliati le strade davanti agli occhi Dove trovare la coccinella alla quale affidasti le tue ali? Solo un po’ di pace,non un sofà da regina ne una sedia barocco mi basterebbe un sasso ove poggiare la testa o un prato in cui adagiarmi . Solo un po’ di pace o una nera lavagna ove l’anima scritta è solo un graffio di gesso e al momento giusto tutto si cancella senza cicatrici,senza memoria. Solo un po’ di pace una piccola molletta per fermare i pensieri una coperta di fiori basterebbe per coprirmi una folata di luna serena. e non sentirei un manicomio di voci che scavano sino agli abissi dell’anima non vedrei ovunque un mare di petali sepolti non parlerei a me in lingua straniera non piangerei i miei morti solo un po’ di pace per non essere la mano che grava sul marmo la legge di Caino è uguale per tutti. Corona di grani Conto alla rovescia gli anelli del silenzio uno ad uno si susseguono prima i sussurri poi i gridi,sino all’ultimo amen. Le mani si uniscono al petto consolandosi l’un l’altra l’unica preghiera sopravvissuta alle tenebre sono le bugie che sanno guardarsi negli occhi contemplandosi a vicenda. Vorrei precipitare dalla fasulla cima in cui tutto si crede d’esser guardato dal alto ove la forza è solo un lenzuolo di sangue che nessuno osa più contendere. quel illusione d’essere invincibile come miti delle favole. Appunto,miti destinati a vivere a discapito di chi muore senza orme. e gli scheletri van girando in cerca dei lori corpi in un cimitero di anonimato ove si vive anche la vita. Ispirata da “Scheletri” di Gabriele Piretti A mio padre In quest’inizio d’autunno e a te che penso al tuo abbraccio che m’accoglie e m’accompagna ai tuoi occhi che mi guidano alle tue parole,al tuo viso ai grappoli d’uva raccolti dalle tue mani hanno il sapore della vita alla tua calda voce che mi tiene per braccio per non urlare. Due settimane e quattro giorni sono troppi Ti chiamo e… nel cuore fioriscono i ciliegi. Parlami Quanti silenzi costruiti per non capirsi. Quanta anima scavata nei versi. Non può temere muri l’amore Una tua parola basterebbe per abbatterli ti spio col silenzio pagato a caro prezzo e ti vedo spiarmi con lo stesso silenzio un mercante cialtrone va girando a suon di tamburo ha dato il prezzo giusto ai vigliacchi Abbracciami ora affinché non fuga cosi lontano l’attimo, da non bastare una vita intera per rincorrerlo.. Amori sbagliati Possono forse l'alba e il tramonto incontrarsi? Stilla stelle bruciate l'orizzonte. Rimorso Il piede destro fa un passo alla volta. L'altro è fermo. Nulla è più faticoso d'una strada senza ritorno Trovarti Ho speso tutti i miei averi in inchiostro e lettere senza indirizzo. Quanto mi costa stanotte guardarti in silenzio. Le parole del Cuore Le riconosci sempre ed ovunque Loro non indossano abiti griffati ne il collo adornano di gemme preziose Loro sono la brezza di un mattino d’aprile il rossore sulla guancia d’un bimbo la sua chiara voce,chiamandoti madre. Non catene d’oro,ma raggi di sole intrecciati alle spighe di biondo grano pronto alla mietitura. Sono come le stelle ignare della loro bellezza e l’ammirazione di questo mondo intero e chi sa quanti altri mondi.Li guardi ,guardarti con placida meraviglia. Le parole del cuore non hanno scorciatoie,ne le cercano mentire non sanno, ne giurano non s’appuntano su pezzi di carta per paura di dimenticarle non si dicono per essere riusate all’occorrenza. Non conoscono gloria,nel suo nome guerre non fanno ne ire le dimorano,nomi non hanno , non parlano e del parlar loro innalzar bandiere Loro sono il pane fresco appena sfornato il canto d’un grillo o della formica soldato il passo uniforme alle proprie compagne, in fila con un ordine perfetto. Sono la nave che fa ritorno a casa le mani di una madre che attende … Sono il fiordaliso nato tra le rocce,pioggia nel deserto un iris sbocciato a gennaio. La luce di un attimo che vale l’eternità per un cieco la neve che cade in agosto mentre due innamorati si stan giurando amor eterno le doglie di una donna in sala parto il pianto di un bimbo venuto al mondo. Le parole del cuore sono tenaci e delicate,sono forti e coraggiose possono sollevarti prima che il viso tocchi il suolo sono spade affilate che ti feriscono con amore.Sono madri. Le parole del cuore sono quelle che ti battono nel petto quelle che non dici perché se ora potessi negli occhi guardarmi sapresti che quelle parole sono già arrivate li dritte dritte nel centro del tuo cuore. L’ultimo viaggio Passeranno di li i venti in una croce fra altre mille ma non sbiadirà il tuo volto il tuo nome Amato sino all’adorazione. Di li invano passeranno i tempi… impronte indelebili i tuoi versi la tua poesia la tua anima . Quel che resta… in questo Vuoto Lacerante Sono due ali spiegati al cielo pronti a volare nell’immenso azzurro finalmente LIBERI (Buon Viaggio Poetessa) Una piccola finestra illuminata Resta sveglia sino alle tarde ore. Sopra lo scrittoio dormono , ipnotizzati I versi datati con orgasmi precoci Sono lingue affilate del Mauna Kea Diventate gelo, negli inverni dei sogni… Siamo lande cavalcate senza fretta I zoccoli che ci trapassano come lance Ci feriscono senza insanguinarci Non lasciano orma i cavalieri della notte I bianchi fazzoletti nel petto,donati Dalle loro dame Come bandiere di ampie conquiste Grottesche dalla cima ai piedi. Quale raggio sconfiggerà I alti muri del mio castello E mi salverà Prima che m’afferri la morte Prima che la luce in fondo al tunnel Sia solo percepita ad occhi chiusi Conscia d’esser cieca e quella luce Valga l’eternità Al crepuscolo sono morta Un attimo prima Pensandoti . Com’è lunga questa notte di luglio Tra le bianca lenzuola di lino, l’afa Soffoca i respiri tenuti in ostaggio Nelle celle più buie dei polmoni Gli scheletri nell’armadio escono fuori Sfilano come in un ritto funebre Solennemente, senza parole ne gesti. Gli occhi vinti dietro scuri occhiali. Prive di simboli sono ora le preghiere Sbandieriate al primo vento passeggero Nulla è come dovrebbe,non lo è neanche L ’ordine disabituato nei suoi vuoti cassetti Ci ho provato per tanti anni,forse pochi Mi sono chiesta di chi fosse la colpa Mia,forse… se non provo a specchiarmi In quei infiniti giorni di eterna solitudine Non si ha memoria dell’amore Di un tempo,delle albe vestite di rosso Solo un bicchiere rovesciato sul tavolo Il tintinnio della fede caduta sul pavimento Mi ricorda che ieri eravamo infelicemente Sposati ,oggi separati civilmente Ma perché allora non mi consola e mi solleva Quel peso che ora manca al mio anulare? Kavaja (città natale) Kavaja ha finestre affacciate sul adriatico Davanzali di gerani ,con mani in attesa Vicini di casa con Bari,sono,li senti parlare a volte O li vedi,a prendere un caffè nella veranda del mare Avviene quasi sempre nelle belle notti d’estate In cui le tarde ore ci trovano ancora fuori A contemplare il cielo,i boschi fitti dei pini Pilastri illuminati dal chiarore argenteo Ha un suono mistico il suo silenzio Le sue piccole case dalle rosse tegole Le sue strade,spoglie da notturni rumori Da vani luccichii e vanità giovanili Due bianche dita al cielo si volgono L’uno libertà,democrazia l’altro Inciso di sangue in ogni soglia e pietra Echeggiano orgogliosi in ogni cuore di Kavaja Kavaja dalla rughe sul volto Dalle mille sofferenze che ti squarciano l’anima Nelle polveri di burocrazie,sepolta Dalle sorgenti in secca,Kavaja assetata Kavaja è donna di casa,dal capo coperto Dalle lunghe vesti o minigonne e tacchi a spillo Che orma non lasciano sul marciapiede Ove giovani ragazzi, fuori dalle botteghe, attendono Kavaja dalla generosità di bellezza autentica Tempio d’armonia e rispetto,t’accoglierà in ugual modo Che tu sia uno che prega Allah,nell’antica moschea O candele accendi,dinnanzi ad una croce,nella giovane chiesa Kavaja terra del grano,del granturco e dei Insonni poeti,che tessono versi per belle fanciulle Kavaja dalle timide e sognanti palpebre L’epicentro del mio cuore e dei miei pensieri Dove sei ora, che la nave del giorno ha salpato e nuda si dona all’altra metà del pianeta, pian- piano scompare nel rosso orizzonte Ora che la notte bussa,ai portoni Delle case nel vecchio quartiere Tre volte,prima d’entrare e s’accomoda Nel salotto vicino ad un cammino acceso Ove la nonna racconta favole Prima che i bimbi s’addormentano Mani delicate di fanciulle Tessono i sogni.. Quale dei tanti, ci affiderà stanotte? Ora che ho finito il verde smeraldo Per dipingere i tuoi occhi Sulla mia tela spoglia,sopra il cavalletto In fondo della stanza ,m’interroga Come possono due mani imitare Due pennelli Del cielo,le stelle ,i bianchi sorrisi? Ora,che nel cervello Mi rimbomba il becco d’un picchio Che martella la corteccia E mille lupi ululano dentro me Al chiarore della neve - luna Spalancando le porte del anima Ho occhi sordi e cieche orecchie Dove sei amor mio Ora che vorrei essere il vento che t’ accarezza il viso con ansia nei polmoni sotto la brina in superficie goccia per goccia ti respiro. Orgoglio Giunta alla foce della luce le voltai le spalle Scorre nelle mie vene un fiume in secca In questo stretto mondo di ordinaria follia Parole,sono solo parole in cerca d’un senso che sia qualunque ma almeno lo sia… come un chiodo in cui appendere l’ennesimo anno al suo incupire, voltare una pagina del calendario,per accorgersi che è giugno e fuori c’è l’estate e i grilli cantano d’amore, mentre sogni,l’allegria,bussi alla tua porta,non sbaglino strada,ancora, i palloncini sparati al cielo, d’arcobaleno vestiti,si posino nei tuoi alberi- altalena in cui t’arrampicavi insieme ai scoiattoli,quando eri già grande a cinque anni e appesa nel collo, ti pesava la chiave di casa,come un enorme sasso legato al piede d’un disperso che affonda e affonda… Lunghe trecce,che cadono,sulle esili spalle,sono gli anni,che ti lasci scivolare addosso, pioggia che urta sul vetro,s’infrange insieme al segreto silenzio,fedele compagno,a colui che hai donato le tue vergini vesti,ti prenderà per il braccio quando trascinerai la tua croce in Via Crucis,a peso di vita,perché... hai sempre creduto che Egli esiste,alla Sua Promessa di Paradiso,tu ,soltanto un pegno che riscatterà il tuo domani,naufragato in questo mondo, in questo stretto mondo di ordinaria follia. (Ora,puoi dare la tua sentenza!) Per uccidere un fiore e seppellirlo bastano le forbici di vento o un vaso di coccio arruginito o di cristallo sopra un tavolo Per conoscere me che da sconosciuta di giungo ti basterà chiudere gli occhi per un attimo e sentire un ago pungente insinuarsi tra unghia e carne. (Sai quanto male fa?) Sono troppo stanca per mentirti l'unica mia fede è la croce che mi porto nel cuore Coraggio Oh! Fossi tu il mio vanto A testa alta Guarderei le stelle Ghirlande di lucciole Sparse nel cielo E tanta bellezza Non temerei. Dritto negli occhi Saprei specchiarmi Non più solo L’ombra fugace, Ma arrivo atteso, Per rimanere Del deserto, l ’oasi. Scioglierei le trecce Delle mille parole La tua strada Di petali,cospargere Nel mio pugno, Chiuderei i dubbi Tra pareti di ferro Serrarli per sempre. Due ali basterebbero Per raggiungerti Due ali di farfalla e un fiore, Dalle colline sino Ai campi di fiordalisi Saprebbero annullare Le distanze. Se solo tu,coraggio Fossi il mio pregio Il mio vanto Occasione persa Chi sei tu? Fantasma apparsa Come per incanto Chiave che apre Vecchi cassetti Sepolti nella polvere E spavaldo irrompi Nel mio presente Seminando Dubbi antichi Amletici E sgretoli certezze Costruite a fatica Mattone per mattone? Chi sei tu Che da ladro arrivi Ombra che squarcia la luce Tenebra giunta Dagli inferi Mi tenti, frutto proibito dell’Eden? Non puoi rubarmi,il cuore Due volte Caos Non chiamarla bugia! L’immagine riflessa nello specchio È solo un immagine guardato a rimando Un libro aperto sul vecchio scrittoio scritto in latino e letto in arabo Non chiamarla verità! Lo sgretolarsi della goccia sul vetro Sabbia che memoria non ha di se Sputarlo altrove,vorrebbe rimasto tra i denti, l’ultimo granello Non chiamarla verità,ne bugia! Il mare oltre l’orizzonte è oceano Oltre il filo spinato che gli occhi Ti serra,drappi di smeraldo accecano E ti squarciano l’anima Se due ali,non hanno,manco esisterebbero Gli angeli, se non ci fossero i demoni Dunque, usa i contrari per chiamarli Non ti basterà un solo nome Giorno e Notte Paradiso e Inferno Luci e Ombre Chiamalo semplicemente uomo *! *nel senso di persona In tua assenza Che ne avrò mai fatto della tua assenza? Delle perle disperse tra mille perché Non chiede risposta ,ne compenso Il sorriso,che donato t’è stato ,con amore Le vie non si voltano indietro E negli occhi guardarsi ancora Il sole piegato in tasca,non serbarlo Potresti bruciarti e non accorgertene Che n’è stato del tuo amore? Tempesta che orma non vuol lasciare In caso,il tuo piede per di li passi Ed inseguirmi vorrebbe Che fine ha fatto la primavera Chiusa tenevi, in una sfera di cristallo? Chi dice che il mare è più grande d’una lacrima Non sa forse,che in lei s’annega similmente? L'esercito della fame avanza... Come siamo arrivati sino a qui? In queste logore mani che disegnano Grattacieli,disfano ponti come i corpi Nella notte ,le lenzuola sciupate del mattino A quale Dio,inventato e mai ereditato Dai nostri avi,tramandato da padre a figlio Ci siamo arresi e abbiam pregato Come abbiam fatto, a crocefiggerci da soli? Quanto oro, bronzo,abbiamo versato Sui campi di grano,sterminandoli Per costruire i nostri colossi,innalzare In piedistalli cadenti,i nostri fasulli eroi. Perché volgere lo sguardo altrove? Se in casa nostra le tavole traboccano Di cibo che nessun mangia ma disprezza Non mangiare,e di moda in quest’ epoca! L’esercito della fame avanza... Memoria Zoccoli di cavalli antichi da lontano Si sentono e spaccano ripetutamente Le tenebre cucite con gli abbai dei cani Il nero manto espellere,oltre le spalle Folle , girovaga la nostalgia vagabonda Nelle scie del volto d’una lacrima vicina Che gli occhi compra in silenzio con ebbre Mani,ignara di ciò che vende o compra Le strade del ritorno misurare più in la In preghiere insonne di sabbie morti Dopo la tempesta che sviamo da tempo,quando Nella memoria gli anni, fluivano,ancora quieti Per ritornare ad essere giovani e scoprire Con la curiosità dei gatti i segreti, del verde Rigoglio, che una volta ci cullava con amore La mano maestra di terra madre. Roma Roma è bugia tessuta da mani di Penelope che nelle viuzze vestite di sampietrini e orme reiterate di turisti appena il giorno sorge, si scompone Le albe li stringe nel grembo delle antiche statue E monumenti, dal Colosseo che tiene le finestre Sempre aperte,sino ai piccioni girovaganti che il tempo hanno snobbato da tempo Roma è nelle verità, celate nelle metrò assordanti in cui passi storici annunciano le stazioni sui pilastri sopravvissuti agli anni e secoli, si regge come bella sposa in sella d’un cavallo Roma ha fattezze di creta e marmo di Carrara aristocratica ,adornata di bronzo e oro Roma è l’ottobre del mare,che l’anima inquieta e lo riempie di verità e bugie. Da queste parti Da queste parti,stretto, della sciarpa che la nonna Mi porgeva prima di scendere i gradini Mi sono rimaste i silenzi di cenere,il collo Di donne di Modigliani ,scardarmi Da queste parti nemmeno la pioggia s’avvicina Con coreografie di rondini che basse, volano Sotto i rami del ciliegio centenario La foglie dell’anima si disperdono Da queste parti,sepolti nei tanti Sono le strade che si sottraggono l’una all’altra Che fine avrà fatto l’ombra colossale Del gabbiano di legno,scolpito dal mare? Da queste parti,a tutti mancano le parole In fila come soldati di scacchi,per essere ascoltate O forse e meglio tacere,perché non c’è rischio che Qualcuno possa portar sulle spalle il coraggio Il silenzio mi proteggerà anche stanotte. Miagolii I miagolii si uniscono in consiglio Sui rami abbronzati nelle tegole dei tetti Mentre le ore dell'afa oziano nell'ombra degli alberi All'autunno conto renderenno le foglie seccate precocemente Briciole Le briciole Diventano dune Nei davanzali del silenzio Appoggiano i gomiti Gli uccelli affamati che non sanno saziarsi Il picchio ha divorato la corteccia dell'albero dopodiché,null'altro è rimasto con sembianza di foglia calpestata un altro amore di briciola finisce Non ho lacrime da offrirti… ne un cuore spoglio da cicatrici. Non ho una mano sicura da donarti ne saprei,divenir scudo da me stessa proteggerti. Non ho neanche un giardino con fiori in rigoglio per dissetare la tua gentile anima. Non ho che questo silenzio che mi devasta per dirti,ancora… che per me, Sei speciale! Rimani Interrogheremo a lungo,la luna stanotte, come ogni altra notte, di questi silenzi trasportati meticolosamente sulle ali del desiderio sino alle nostre, incredule mani A nostra volta, li confideremo quei segreti che non raccontiamo mai a nessuno e abbiamo custodito gelosamente, nel nostri cuori. Dormiremo abbracciati tra soffici piume d’ erba e petali di margherite socchiuse appena Un porta, che conduce all’infinito s’aprirà all’orizzonte Mai più cosi vicino il tuo braccio, che cinge la mia vita il mio cuore, impazzito di gioia Ma stanotte io e te,ancora per una volta soli spogli dalle forme liberi eppur sempre, più incatenati l’uno all’altro… Non te ne andare, Amore! Rimani! Mani incerte sposano i petali dei fiordalisi illusi, da primavere, oramai lontane dalla soglia della mia porta. A cuore nudo abbiamo celebrato gli agghiaccianti lapilli che scendono vulnerabili da i nostri occhi Mai,è stato cosi, teneramente unico il pianto delle stelle che spiano le nostre orme i nostri silenzi, sussurrati timidamente… Mai, cosi, impregnato di te è stato l’orizzonte, dipinto nei tuoi occhi e nelle tue mani È come camminare a piedi nudi sui lapilli accesi appena scagliati dalla bocca del vulcano e non bruciarsi Essere avvolti da mille lingue fiammeggianti di rosso intenso come sangue come vino È come specchiarsi in laghi cinti di praterie e montagne rivedersi intatti senza ombre, negli occhi ardenti di passione di chi t’ama e ami È come aver vissuto mille vite e non averne mai abbastanza di conoscerle e di viverle Come nudo ramo di ciliegio in autunno porgo il mio cuore alla tua, invisibile mano e non temo l’inverno, possa spegnere questo fuoco che in me, alimenti ogni attimo La mia libertà è sentirti accanto. Notte!Tu che vegli i silenzi,quando i ricordi rumoreggiano e svegliano,le ferite insanguinate della mia anima La,dove sorge il sole,ho lasciato mio padre e la luna Ma non so abituarmi a quest’incertezza che t’uccide senza pietà. Io so. l’innocenza della luce abita in un piano superiore ai sensi,ma questa vita è mia e nessun giudice,è più severo di me La,dove sorge il sole,ho lasciato i libri e i poeti Nessun silenzio, manca, alle preghiere della vecchia moschea .Nazmiu e Haliti* li hanno raccolti tutti i sassi,per poter ricucire, la storia squarciata da qualche racconto invero,che s’ostina di chiudere fuori dalla città,gli ideali e i fiori… La,dove sorge il sole ho lasciato la vita e i sogni Ma al mio cielo non pesano le stelle,perchéè ora,edè qui, che inizia il mio viaggio, con un pugno, nel cuore ,di terra e di ricordi Notte…tu che vegli i silenzi e consoli i ricordi abbandonati della mia anima! *poeti della mia città Mi guardi? Per paura di dimenticare il mio volto e ritrarre da una foglia la sua tenera fragilità? Mi ascolti? Per non svelare il segreto, di quella melodia, sfiorare come un sogno tra le onde, un gabbiano che prevede il suo destino o più semplicemente cucire nella mente l’attimo appeso nell’ombra di un bacio? Dentro la verità In questo compresso silenzio La dignità è una terra sterile Abbiam celato nella sabbia le nostre teste di giraffa Mi fido di te Precipitando dal cielo.. Alla tua mano, non chiedo d'afferrarmi in volo La rugiada, sveglia dolcemente l’erba assopita Nei campi s’innalzano muri senza ordine ed estetica In gruppi s’avvicinano rumori di passi freddi nelle frasi mute,senza senso. Le strade -ai deserti assomigliano colme, di gente sconosciuta. Un paliaccio piange sotto la maschera agghiacciata una lacrima – precipita nella sua solitudine “Ecco!Il prigione del tempo!” I manichini senza nomi riflessi nelle vetrine sono ancora qui, il paliaccio fa ridere è solo in ogni suo giorno in un giorno normale di carnevale La mia mente ti crea in fluttuanti miraggi Come la primavera i fiordalisi, che animano i campi.. Nel ritmo della pioggia soltanto le parole, non ebbero più suono mentre tu ed io con la musica del cuore, danzammo insieme un valzer d’autunno. No!All’indifferenza Dimentica! Questa volta e in mille altre volte non ci basterà,specchiandoci tra squarci di giornali,di cronaca nera L’indegno,appropriarsi dei volti per bene che appendiamo la notte prima d’addormentarsi,per poi… non diventi solo usa e getta la stessa maschera al indomani Dimentica! Adesso e i futuri ora quei sospiri d’apocrifo sollievo quel miserabile:“Non è toccato a me” non ti salveranno dai feroci artigli di coscienza se ancora t’è vanto averlo, se il male non t’ha soprafatto sino a serrarti non solo gli occhi ma anche l’anima Dimentica Che le voci una ad una possano divenir coro. Le note di un pianoforte da sole ,non fanno musica ma insieme sono concerto Quindi ,dimentica l’indifferenza! Non cedere a “quella”! Non abituarti! Fai si che lo squallore non diventi il tuo manto. Voltati nell’altro E forse,riconoscerai Un volto che è il tuo.Parole inutili- le mie Vattene! non sarò io a fermarti Non t’incorrerò più di quanto ho rincorso un sogno L’amore non è fatta di mille strade ma di una sola e non celarti dietro gli specchi amandomi ancora, a modo tuo Non tramonta il sole Sta solo sorgendo in un altro cielo Ne la luna muta Farà la musa di altri versi Vattene! E se potrai,mentre sbatti la porta uscendo Strappa via ,da me,anche te stesso… In un certo senso la morte è come la notte triste e spenta la sua bellezza quasi avrei pi ètà se non ci fosse la luna,le stelle permettendoci di sognare ancora… Lei – la regina del regno nero con un gesto semplice indicherà il mio volto freddo e farà addormentare la vita e magari nel lunghissimo sonno troverò un po’ di pace per dissetare la mia anima bruciata dalla nostalgia Sarà abbagliante la luce che m’accompagnerà nel paradiso magico - il sogno come il suo stesso mistero fin quando il sole arrabbiato mi sgriderà nell’orecchio “Svegliati!” Cosi,morirà la morte nella notte che va mentre io,rimasta immortale dovrò dare conto A Dio Padre! Che senso ha questo silenzio che non sa tacere ma urla, chiamandoti fortemente, se poi cancello numeri e parole come orme sulla sabbia svanite, nell’ennesima onda. Se con le unghie ti strappo dall’anima o m’illudo di farlo, quando mi basterebbe chiudere gli occhi e sentire il tuo respiro l’affanno, del possederci l’un l’altro spazzando via,falsi pudori le menzogne che ci raccontiamo, componendo mosaici incompiuti. Immedesimarci nei fotogrammi a lieto fine che vengono spezzati da buschi risvegli. Che senso ha la mia mano mutarsi in altre mille mani che ti cercano, tra stanche lenzuola e gemiti, per poi accontentarsi delle briciole perché… “Meravigliosamente sciocchi” Che senso ha, annunciare guerra al proprio cuore conscia, d’esser vinta perchè egli già t’ama follemente. Che senso ha combattere l’amore? “Meravigliosamente sciocchi”l’ho rubata È di trent’ anni, il viaggio che ho fatto sino a te È da trent’ anni che ti cerco tra mille volti sconosciuti e vedo un uomo che conosco già e da sempre ho amato ed amo… senza sfiorar le sue labbra, perdermi nei suoi sguardi, per ritrovarmi, nei suoi pensieri,le sue mani attravversarmi l’anima. Ignara dello scorrevere convulso degli anni che s’affacciano timidi nei davanzali fioriti del futuro bramando,il rumore, che han’ imparato a memoria, dei tuoi passi, il tuo arrivo… E da trent’anni che t’attendo, in irrefrenabile sognare edè una vita, vissuta in meno, di trent’anni che solo tu,potrai… e saprai colmare. Morirei… Di notti insonne cosparse di stelle In abbracci danzanti che ti travolgono, avvolgendoti in una pace senza quiete e senza fine Morirei… Di albe dorate baciate dai taglienti raggi che illuminano i sogni offuscati da vane paure annegando lacrime sfamando sorrisi Morirei… Di caldi mezzogiorni Dai freddi respiri Che ti bramano In vergini attese ove da sempre t’attende, la mia anima dispersa nel mare dei tuoi occhi Morirei Di te e Di te Vivrei Ancora…. Albania – canale d’Otranto 97’ (solo andata) Finirà! anche questo paradosso che si ostina a confinarci,con Macedonia Janine, Montenegro,Kosovo ,e il mare! Il treno è già partito biglietti solo andata in questo ponte che ci lega con il dolore delle madri,dei padri fratelli e sorelle,che sono morti anche loro in questo lutto di uomini,donne,bambini e vecchi Solo il mare,può nascondere alla notte, i suoi segreti! …mentre le ricerche,continuano… Invano. Altri ,prendono il treno della speranza senza ritorno. Quella..,era, L’America di noi albanesi e non fu scoperta da Cristoforo Colombo, ma da quest’anime senza quiete,che perdono tra queste onde di tradimenti, questi cuori senza cuore. Eppure… ci sarà qualcuno,che la notte,le fanno compagnia, gli incubi,perché io mi domando:”Come si può? come si può addormentarsi,su quelle grida d’aiuto sui pianti di quei bambini innocenti che galleggiano in questo mare colpevole,pur senza colpa come si uccidono gli sorrisi all’alba della vita Come,come si uccidono i sogni,ancor in grembo???” Finirà! Anche questo paradosso e verrà, anche per queste mura di sopravvivenza,radicati nel cuore dei Balcani ,nobili,quanto la loro storia Quel giorno,in cui,si aprirà un po’ di cielo, per pregare per quest’anime,per questi dolori senza tombe dove poterli piangere,portar loro dei fiori per ricordarli… Nelle rovine,della città antica, non è rimasto più nessuno,tranne quella madre vestita di nero,che tuttora aspetta il ritorno del treno Albania – canale d’Otranto Chi li ha smarriti i biglietti del ritorno??? Chi sono i colpevoli??? (per non dimenticare,una tragedia che mise in ginocchio un intera nazione) Parole di carbone nere bugie masticate ingoiate sputate da unghie marcite assetate di sangue Sono lingue di serpe. Veleno che t’uccide Piano, lentamente, privandoti della morte. Ladro! Vigliacco! Villano! La rabbia… graffio scandito scolpito nell’anima. Odio Amore Rumore Parole di carbone Parole…. L’uomo nasce da terra in terra propria Vive per conquistare l’impossibile Per poi , morire in miseria… Portando con sé il tacito segreto del suo sottratto esistere! Ah! Avrei preferito d’esser cieca che rivederti… Scorgerti, in lontananza tra parole di sabbia sparse dal vento. Ovunque mi ritrovo ti vedo. Perché.., non si muore mai abbastanza edè peggio che morire,morir per la seconda,la terza l’ennesima volta! M’ero promesso che avrei vissuto cancellando il tuo nome il tuo profumo… ed ora sono ancora qui che da lontano t’imploro d’amarmi anche fosse per un solo attimo Radici Per quanto una quercia possa sfiorare il cielo con le sue dita, avrà pur sempre bisogno di profondi radici ben saldi nella terra! L’amore non pretende! Ti legherò al mio cuore per renderti Libero! Un domani Alle mani intrecceremo i nostri sogni Parlo della mia vita La mia vita è il tutto del niente di una tragedia che a voi fa piangere a me ridere! Non era amore. Gli specchi in cui ci aggrappiamo sono solo il riflesso dei nostri sentimenti Il tempo che c’apparve tanto amato non è che un album di sbiaditi ricordi Noi siamo soltanto, le ombre di noi stessi. A Te Vorrei serrare le mie ali per non raggiungerti Ora. Per non chiamarti… Anima mia! IMMENSA è la tua luce! Che m’invade mi completa mi conquista. Gli addii come le guerre contano vittime senza vincitori Sono una donna che cuce la terra con chicchi di grano e lo disseta con piogge di rondini emigrate lontano Sono una donna che ricama di silenzio la veste della notte e custodisce serpenti abbandonati d'inverno per non rimanere eterna nella propria solitudine Amico mio E’ fredda lama che trafigge il cuore questo superbo silenzio che non sa donarti che una spalla in cui seppellire le tue lacrime Sorreggere questo tuo dolore che penetra nella mia pelle sin a divenire sangue che dalle mie vene scorre Amico mio! Lascia che io per mio ego spavaldo afferri la tua mano e lo stringa,forte al mio petto Per non lasciare che che ci divida il tempo ne le distanze La mano che ti dono non rimanga più Un abbraccio mancato. Alla mia terra Forse, li sorriderò al sole che si cela dietro le tue montagne. In un attimo di nostalgia m’intreccerò, nei nodi della loro storia e forse troverò,anche quel raggio perso nei racconti di antiche favole Forse piangerò la pioggia dell’autunno che mi asciugo le lacrime più volte li ho bevuto il sangue alla terra E griderò forte, finche arrivi nel cuore dei sassi. Finche qualcuno, potrà ascoltare Questo mio canto imprigionato in gola. Sorrisi notturni È il sorriso notturno del mio volto stanco, privo, di una sola ruga di dolore Il coraggio mi è attimo di follia, quando il nulla m’apparve più grande di me. Eppure.., lo sento il vento sussurrarmi nell’orecchio i caldi messaggi della natura fragile Ma dov’è, quel lampo di pace che custodivo nella tua pietà?! Penso: “Vorrei esserci – torno a casa!” Edè ancora li, l’immagine bianca della neve che potevo soltanto sognare a Kavaja ad aspettarmi insieme alle preghiere di mio padre Assenza di parole Tra le dita stanche un fiume di cieche speranze, invisibile scorre… Di lettere incolte sono vestite le pagine del nostro ora, sfogliate distrattamente da braccia recise. Nessun suono echeggia nelle soglie barricate di mute attese, affidate al silenzio che veglia sulle panchine sedotte da perfide menzogne. È senza volto il mare, senza colore! Soltanto, il vento Posandosi, sulle mie labbra ancora sussurra il tuo nome. Stelle Siamo specchio degli occhi che ci guardano! Incontro Nel buio mi voltai. E vidi un cielo ricamato di stelle Mio sposo mio amante mio amico Viverti in me ogni giorno è come viverti per primo per ultimo Dinanzi all’immensa bellezza di una perla, m’arrendo! E son solo, ladra maldestra di sensazioni,celati nel silenzio! ( dedicata ad una Perla di ragazza,a Chiara,amica virtuale) Non ti dirò: “Prima di conoscerti non esistevo ne che se mi lasci Muoio” Ma posso dirti Che con te amo e non ho smetterò mai di essere io. Tu…più dell’amore Ti ho cucito addosso in ogni centimetro del mio corpo della mia mente Come una seconda pelle ed ho ancora fame ho ancora sete Lui: “Comincia a tessere un velo nuziale!Cosi,appena torno ad Itaca,rinnovo la mia promessa d’amore mia nirvica Penelope” Lei: Bussola ti siano le stelle marinaio di giovani tempi mio amato Ulisse che il tuo ritorno,brama l’attesa… ti sia ancora il mio amore – porto in cui gettarla: Il mio velo, tessuto di seta e fervida speranza come fosse scia delle mie orme calpesta! Casa,in cui far ritorno ti sia,per sempre una porta spalancata il mio cuore! *”le parole di lui non sono mie” Tienimi stretta Al tuo corpo E avvolgimi Come la luce Bacia Mimose di marzo E il profumo Sa di pace E d’azzuro Fino a strapparmi Il fiatto Fino a divenir Tutt’uno Anima e corpo! Inebriami Del tuo vino Distillato D’uva E passione Carezze sospese In cieli Che non so parlare A giocar con la brezza Che abbraccia I campi di grano E semina vite Con i chicchi dispersi nell’aria ! Amami Come un poeta In esilio Che s’inchina Al mare E seppellisce Tra le onde Le sue lacrime Malinconia D’un canto Che porta in serbo Un nuovo sorriso un sogno nuovo da donare e salvar in volo Cammina accanto a me e fammi sentire come se questa fosse La mia terra! Ho visto Uomini Piangere Di gioia Ridere Di dolore Senza mai Conoscerli Veramente Guardandoti Ho creduto In Dio E gridato La luce esiste! Eravamo Raggi Baciati Da un unico cielo Sogni Cullati Dallo stesso Grembo Con i tuoi occhi Nei tuoi occhi Amore, io ho visto l’infinito l’immenso Amo Quest’ottocento Di sussurri A sfiorar Pensieri E carezze Ancor non giunte Alle nostre mani Ove le lettere Le parole I suoni Inconfondibili Della tua voce San di baci Tessuti di promesse E di già posseduti Profumi Volando Tra sospiri Come ali Di farfalle Sbattuti Velocemente, Ripetutamente Fino allo sfinimento Lancette D’un orologio Impazzito Ogni impulso E Battito Fin a divenir ESSENZA Di linfa Vitale… …questo fremito Incessante Di quest’ottocento Dei nostri futuri Vissuti: Senza mai perderti Ti cerco Nelle lenzuola insanguinate del mattino Che coprono, le orme delle notti insonnie passate,attraverso la notte Ti cerco Nel mezzogiorno abbandonato Dalle ore fisse Che s’arrampicano Ai muri affannati della casa Imprigionati nella mia solitudine Ti cerco In un languido pomeriggio Di un sabato qualunque Che m’asciuga le lacrime Durante la tua assenza Ti cerco In ogni dove ed ovunque E ti trovo.., dentro il mio cuore Senza mai perderti, nemmeno… per un solo istante! Nostalgia Prego davanti ad un tramonto Quel vento che mi riporterà a casa La strada per il paradiso …ad un gradino dal cielo,mi fermerò per seguire il cammino delle tue labbra Sono un giorno più lontano Dalle tue mani Da i tuoi occhi… Un ora più vicina Alla tua porta Che decido d’aprire Senza bussare Silenziosa Invisibile Veder sorridere I tuoi occhi Di nascosto Spine a divenir fiori Le tenebre – luci Da accecarmi… Colmando le distanze Far tacere Pensieri assordanti Incuranti Dello spegnersi dei neon Per le strade La notte Che raccoglie I suoi ultimi stracci …faremmo l’amore Invocando Quei raggi Intrecciati Nelle fessure Di timide finestre Che possa trovarci Abbracciati L’alba Senza che sia il solito destino Senza aver il solito conto Da saldare Ad ogni costo… Ti racconterò di me Non ho memoria di me Di quel che è stato Sarà edè I miei ricordi Sono cassetti d’altri Colmi Di rumorosi pensieri Sguardi estranei Aperti E Chiusi Da chi rimane Edè già lontano Mentre vengo chiamata (Da controfigura) A far la mia parte Su questo palcoscenico A luci spente Che è la vita Sempre meno mia E sempre più distante… Lo so! Per troppo tempo Fui affidata A torbide mani Ingrate Per colmar quei vuoti Scavati Da un incosciente destino Avaro Ma ti prego… Non me ne volere Se ora taccio e non piango Artefice Mi è Il mio ultimo applauso Solitudine Vedo Le mie orme Precedermi Bacio Ho disegnato le tue labbra con le mie Il pensiero è cibo della mente Il sentimento cibo del cuore L’ape è nettare Il nettare è fiore Perché la vita di se stessa si nutre L’amore da sempre si nutre d’amore Nascere per essere Nessuno! Piangere per ridere Silenzio Vivere per morire Solitudine e... ancora, crudele realtà Avvolta dal ignoto di cose contrarie Incomprensibile, il desiderio di immergermi nella natura madre! E ... mentre il mondo moriva nella notte Noi due diventammo discepoli dei nostri sentimenti nel cielo! Il matrimonio non è una fede al dito ma due cuori uniti dalla stessa fede (P.s. il concetto della fede è molto ampio) C’è un tempo, per essere figli, nipoti Un tempo, per essere mariti o mogli C’è un tempo per essere genitori un altro, per essere nonne o nonni Ma c’è un tempo, che non deve mai mancare agli altri tempi edè il tempo per amare! Non puoi pretendere che io t’ami tanto più che io non t’ami Non li scelgo ne li compro e vendo i sentimenti Non provarci neanche, non ti permetterò di soffocare l’armonia naturale degli eventi Gli indifferenti Ci siamo stancati di vivere la vita degli altri in una sola vita! “Ecco,i loro medesimi eroi hanno gridato nella via i medesimi messaggeri di pace piangeranno amaramente” Isaia 33;7(Bibbia) Quante lacrime,dovranno versare gli occhi Per vedere la luce di una candela?! Quante sofferenze dovrà patire l’anima Per poter vivere un solo attimo di pace?! Quanti mondi dovrà scoprire l’uomo Per capire la loro importanza?! La luce di una candela dura il tempo della paraffina che la nutre La pace è un capitolo che si apre e si chiude ogni volta che uomini di “potere” lo decidono L’uomo non può capire,l’importanza dei mondi se egli stesso non può costruire nemmeno uno di loro “Perché non appartiene al uomo che cammina nemmeno di dirigere il proprio passo” Geremia 10;23(Bibbia) Ti sto guardando,sole e un sospiro giace nel desiderio di toccarti Ci sei,già nel mio cuore ma invano, fuggi, dalle mie mani! * Non so più dove cercarti! * Sei lontano dalla luce, che t’inventa ogni volta che scompari * Solo ora,amor mio, ti ritrovo… perdendoti M’innamorerò della vita di nuovo ed ancora… Ogni volta che un sorriso trasformerà i lineamenti sbiaditi dell’ottobre Ho deciso di lasciar perdere le sigarette Dopo questa schiavitù da nascondere Fumo per dimenticare dimenticando di esistere Specchio Non c’è dolore più grande di me quando non so chi sono E’ da tempo,che respiro tra i squarci di un muro senza finestre Non ho tempo per comprarne delle nuove Adesso è il muro che vive nei miei polmoni E’ caduta anche l’ultima foglia di quell’albero scarnato è caduta e fini tra le pagine… rigorosamente bianche del mio diario Li taglierò le ali al pensiero Il cuore lo chiuderò a chiave dentro me e Ruberò gli occhi, al mare d’ottobre per sopravvivere alla mia malinconia Matematica(tanto per…) Il pensiero sale cento scale più della testa la testa ne sale una più dei piedi Le mani servono a contare i km che dividono i pensieri dalla testa e i centimetri che uniscono testa e piedi. Le lacrime sono i versi della mia anima Sono andata via e ritornata nel mio paese per essere straniera ovunque Ah! Se solo la notte potesse chiudere un occhio a mezzanotte Parlare troppo d’amore è come se davanti ad un tramonto ti perdi tra le sue forme fermandoti ad assaporare la sua bocca piuttosto che stare ziti ed immergersi nel desiderio fiammeggiante degli occhi Mandami in una lettera il tuo pensiero non detto cosi ,ch’ io possa sentire il profumo dell’immaginazione fertile Sogni Noi siamo nati con le mani incrociate di preghiere e moriamo con preghiere non dette di anime Non ho più lacrime per asciugare il dolore che vaga cieco tra le ferite della mia anima Non ho più unghie per spaccarlo in due il destino scolpito sul metallo Non ho più sogni per salvare dal buio le anime del giorno morto Non ho più occhi per cancellare la tua assenza dentro di me Anche se per poco ti perderai nella follia dell’autunno che ci svuota le tasche da vane speranze che nessuno ascolta Li pagherai caro i sogni che non si vendono nel vecchio mercato delle risposte ma in quello dei dubbi e non saprai consolare l’eco marcito dei muri che mi lacera dentro Anche se per poco ti addormenterai sull’alone della mia lacrima nel cielo e non racconterai alle nuvole che è stato inconveniente amarsi tanto Anche se per poco tu mi amerai di un amore impossibile,forse ma non saprai mai dove comincia e finisce la mia croce Pensieri sparsi …tanto per… Non è importante,se nell’arco della nostra vita,facciamo cose giuste o ingiuste importante è farli con coscienza La vera povertàè avere e non saper sfruttare,ciò che si ha Non ci sono cose ragionevoli o non ragionevoli,la ragione è un operaia del giudizio personale Apprezzare la libertà di parola vuol dire non abusare di questa libertà,perchè l’abuso oltre ad essere mancanza di rispetto è vera maleducazione Una bella poesia non è colei che tratta eventi geniali,ma colei che rende geniale anche il più banale degli eventi Faccio ridere in tanti,con battute che mi assomigliano in quel momento edè questo che a me fa piangere Nulla può uscire al di fuori di noi se non è già in noi Gli anziani sono il passato,l’esperienza,le basi,senza di loro non si può esistere la società. I giovani sono l’alba,la freschezza, il presente,senza loro non può esistere il giorno i bimbi sono il futuro,senza di loro non può esistere la speranza Andare avanti,vuol dire saper fare qualche passo indietro,quando occorre. L’amore è come un bimbo in tenera età,ha sempre bisogno di mille attenzioni e che non smette mai di essere tale, neanche a settant’anni (agli occhi della propria madre) (Per i pessimi bugiardi) Le bugie hanno labbra che le confermano e occhi che le tradiscono guardandomi,mi sussurri “la mia piccola poetessa” ed io ti rispondo: Non è che l’infrangersi lontano di pensieri Non è che un grido soffocato nel deserto Se solo tu sapessi… quante volte,sono scappata da me stessa,senza lasciare alcuna traccia ora non conteresti i passi del mio ritorno con le orme dei baci che ti lasciai sulle labbra Le mie finestre hanno occhi,orecchie che ascoltano spiano i miei passi i miei battiti e non riesco a sorpassare il muro innalzato dalle tue camice macchiate ingombranti sono giorni che piove giorni che sfoglio la tua assenza come un libro che leggo indifferente ma non posso addormentarmi senza sogni che il sonno spaventano ogni notte Piove fuori dalle mie finestre senza lacrime ne orecchie ne occhi… quando l’apatia in me è totale Noi due Noi siamo l’incertezza che pesa sulle spalle di quest’età vissuta fuori tempo Assomigliamo, alle nostre ombre che lo dividono in due la notte tra me e te Contiamo le ore, che fuggono alle ore fissate degli appuntamenti Svuotiamo i nostri cieli da amori vissuti con granelli di sabbia Parliamo con la lingua degli occhi e mentre i sogni s’addormentano noi due continuiamo a camminare mano per la mano con il giorno che tornerà senz’altro domani False promesse Siamo andati in guerra per non fare più la guerra Abbiamo trucidato, il sole del mercato nero! Tu,non sei cosi lontano quanto io vorrei che fossi ma ho imparato a memoria l’assenza della luce che mi si ghiaccia negli occhi Il poeta non crea ne inventa trae una parte di sé Uccidendola ogni volta Muore e rivive in ogni verso Padre Tutte le parole che mi hai detto e non detto,padre le ho seminate nel giardino del mio cuore per non dimenticarle Crescendo,i semi sono diventati alberi saggi tronchi da bianchi capelli in cui,da sempre, ignara (pur da esile ramo) mi sorreggo ma cader,ad ogni tempesta, più… no,non temo come qualunque foglia abbandonata d’autunno! Casualmente Lo incontrai,casualmente la mia maturità e le scarpe mi calzavano grandi Casualmente anche, mi camminano davanti trascinandomi… Tradimento A mezzanotte, il buio, disegna un cerchio di ghiaccio e nebbia attorno a sé L’immagine invecchiato appeso nel muro,fa disordine con gli squarci di silenzi sparsi nelle pagine dei quaderni muti …ti ho scritto righe senza fine,senza dimenticare niente mentre stringevo invano tra i denti, le cose perse che mi scivolarono dalle mani e…non trovo più i pezzi del cristallo rotto in quel preciso istante! Lettere a mia madre (Adelina) Tu manchi nelle case che ho abitato senza nomi ed indirizzi e nelle lettere che ti ho scritto di nascosto intrecciando le dita senza mai inviarli Tu manchi alla scarpa della mia infanzia che persi per strada,zoppiccando senza mai voltarmi e al nero inchiostro della mia adolescenza che non teme di svelare ciò,che rimane,della tua assenza Tu manchi alla mia routine che spengo e riaccendo in una sigaretta e a questa solitudine che ingoia la mia rabbia rendendomi prigioniera di questi muri d’attesa Tu manchi all’atessa perché al mio cuore mancano i tuoi battiti e alle tue notti mancano i miei segreti “la povertà non è vizio è una realtà” scrisse Ostrovskij …ma la sofferenza è il mio pane quotidiano per me a me che l’impossibile mi ha reso immortale il mare è il mio letto il cielo – mi vive dentro Io,ho tradito il silenzio! (per poter saziare gli occhi con un ipocrita pace che non fa tornare i suoi conti?!) l’illusione è la mia voce ma non per questo sarei un poeta un animo zoppo,casomai in cui, la strada del ritorno li è lontana quanto la vicinanza delle cose che inventano l’un l’altra e,poi… conoscendo l’anima non è già compiuta la nostra missione?! Vivere per cosa,dopo?! Per domandarsi il perché della morte di un fiore e raccogliere i cocci di un vaso che più non serve?! Da che il tempo è tempo da tempo immemorabile alle corone le sono mancate le teste dei re per sfoggiarle mentre ai trofei le sono sempre avanzati i vittoriosi sconfitti nelle guerre Anche i gigli muoiono ma senza tombe senza nomi alle cime e non so se hanno un paradiso ma quando la primavera ritorna ritornano anche loro o forse altri le prendono il posto è strano… ma tutto questo come si chiama infinito o rinascita?! Non sarà forse che la morte ha paura,della sua stessa ombra o è soltanto un attimo che fugge lasciando il posto ad un incanto chiamato “Pace”?! Io divido i giorni con monete indivisibili tra le noti che non conto mai e do conto alle mie tasche che mi comprano nel mercato delle pulci con giorni pari ai secoli Tracce di vita Istantanea traccia è la vita frammenti inconfondibili di sentimenti,sogni… Artigli di pantera uno spacco profondo che penetra nella pelle sino alle ossa …la luce è tenebra! Sono io la traccia della mia vita?! L’universo ha la grandezza del pensiero non è più,solo materia la traccia della mia anima nel cielo Tra me e me l’abisso, è quello che sono e non so di essere …consolazione repressa! La mia vita,è forse traccia in me?! Sono grandi gli occhi della mente più lacrime da uccidere nel giorno dei morti ed infiammare sgocciolando il mio cuore agghiacciato ! Esilio Partendo dal tempo in cui, me ne sono andata, mi manca un pezzo di cielo per coprirmi la testa dal tempo che cambia L’amore La luce che sorge nel cielo del cuore Lacrima uccisa negli occhi La colpa imprigionata nell’innocenza Il mio cuore è libero da catene e nessun sogno può essere incatenato nel buio E piango per te ancora… La favola del mondo Frammenti di vita Bandiere di una storia Vecchia,impolverata …un’altra epoca . Silenzio di parole ombre - di notte L’onestà,veste stracci zingaro di tutti i tempi La giù,c’è il mercato dei cavalli finti schiavi dell’essere umano Signore svestite da ogni pudore vicini i tamburi messaggeri di morte La nobiltà ingoia lo snobismo del tempo strade funebri carrozze di lusso Bianco E Nero Nulla è cambiato nel sua andare Nulla esiste nel labirinto umano Dio – Potere Dio – Avere Dio – Ricchezza e la favola del mondo continua….. Carnevale A noi le vite ci calzano strette Ne compriamo altre con la morte degli altri A noi le ali ci vestono grandi Costruiamo muri per sopravvivere agli angeli A noi non ci restano che le rovine di noi e raccogliamo le maschere delle facce da salvare Ritratto Una volta Tu eri il cielo Chiuso nella mia tasca Oggi Sei la tasca rotta Del mio cielo |