Racconti di Maria Attanasio 2


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Lettera d'amore per mia madre
Ho baciato le tue mani fredde sotto il lenzuolo bianco col bel ricamo che avevi scelto in tempi non sospetti, ho baciato le tue mani senza vedere né sentire la gente intorno,ho baciato le tue mani,che erano grandi e forti, invecchiate ma non vinte dalla malattia,perché avevi fatto tanto con quelle mani per crescerci tutti e quattro ,per darci un presente ed un futuro migliori di quello che è stato il tuo passato.
Io non ho perdonato il destino ma non ho imprecato contro la morte che ti ha liberato dal dolore, da quel filo che ti portava per strane vie che tu non hai capito, la morfina in circolo in quel corpo tuo.
Tu che fino all'ultimo respiro hai combattuto per quella che credevi fosse ancora vita ,ma già non lo era.
Questa è una lettera d'amore, mamma, perché solo con l'amore posso perdonarmi l'averti taciuto la gravità del tuo male, ma davvero non so cosa fosse più giusto: se la speranza o la rassegnazione.
Ho scelto di mentire ,di darti la speranza di una guarigione che sapevo impossibile,forse per vigliaccheria o perché non si può condannare a morte chi sia ama come io ti ho amata.
Quando si comincia a morire mamma,tu quando hai cominciato a guardarci con gli occhi dell'addio,gli occhi di chi vuole imprimersi nell'anima la carne ed il sangue che ha portato nel ventre e per le strade di una città difficile per così tanti anni?
Quando si comincia a fare i conti con quello che si è dato e preso e tutto restituito a spizzichi e bocconi quando la miseria ci mangiava vivi e tu stendevi i panni al sole cantando perché niente dovevamo sentire e capire. Abbiamo capito dopo quando crescendo ogni sacrificio ogni tuo dolore ti si è stampato sul viso e di riflesso nei nostri occhi.
Quando hai cominciato ad agonizzare mamma ,quando nessuno credeva al tuo dolore,forse proprio nel momento in cui quell'illustre luminare dal nome osceno ti ha diagnosticato una patologia neurologica che non avevi,ti ha dato della pazza quando già il cancro stava facendo strazio di te.
Questa è una lettera d'amore madre, solo per amore si può continuare ad andare avanti, solo per amore ci si mette il cappotto e si segue il tuo funerale invece di salire all'ospedale e spaccare la faccia all'illustre primario che sapeva a suo dire quello che faceva e ti ha lasciato lì sulla tua croce personale a continuare a mendicare un poco di umanità e di attenzione fin quando l'hanno trovato,stanato quel male che ti ho taciuto per amore.
Solo per amore mi alzo la mattina ed inizio il giorno che viene prendendo quello che c'è,solo per amore incontro gente,cresco figli ,piango e rido,non rubo e non uccido e qualche volta prego di essere migliore,solo per l'amore che hai dato a piene mani,mani che ho baciato e bacio ,solo per amore ti porto negli occhi e nel cuore.

Pazzo
Io non volevo, ma come tutti porto in giro la mia follia, solo che la mia è più evidente,oserei dire lampante.
Adesso lo sento questo sfrigolio in testa che me la svuota di pensieri ed opinioni.
Lo sento questo vuoto che bisogna riempire in qualche modo, è un'imposizione che viene dall'alto, forse addirittura da un altro mondo, forse io stesso non sono di questo mondo, almeno di questa parte di mondo che ha delle regole che io non riesco a capire, a seguire.
Pensare che sarebbe così bello svegliarsi la mattina con l'odore del caffè ed una donna che ti ricordi di aver avuto un altro nel letto, una a cui dare un volto ed un nome senza quella voglia assurda che mi prende, raramente per fortuna, di distruggere volti e nomi.
La follia, sapete può anche essere distruttiva, il fatto che io non abbia mai ucciso non significa non averlo pensato finanche progettato e hai messo in pratica,
questo è quello che ci fa uguali pazzi e sani,la voglia di uccidere che resta desiderio inappagato.
Non credo io all'esistenza di un solo essere umano al mondo che non ha desiderato almeno una volta di uccidere qualcuno.
Per questo i grandi della terra ogni tanto fanno qualche guerra per giocare all'assassino senza sporcarsi le mani di sangue, anche se amano sporcarsele di petrolio e farci credere che la loro follia
Sia soltanto saggezza.
Il primo figlio dell'uomo e della donna è stato un folle che si è macchiato dell'infamia del fratricidio, folle nella follia di sentirsi poco considerato da un dio che doveva dar retta solo a quattro cinque persone, e noi, noi sei miliardi e rotti di folli inconsapevoli come dovremmo sentirci?
Considerati o no da dio? Amati o lasciati al nostro libero arbitrio ché la vita non è altro che un lanciare in aria la moneta :testa o croce,fortuna o sfortuna.
Io sono pazzo ma amo il mio prossimo molto, e conosco un solo modo per rispettare questo comandamento: non frequentarlo.
Pazzo come uno che non può fare a meno della propria pazzia, io nemmeno saprei come vivere senza questi alti e bassi della testa,questo spegnersi dei ricordi per poi ricomparire come fuochi pirotecnici
All'improvviso quando sono per i fatti miei a cercarmi qualche neurone ancora buono per corteggiarlo, blandirlo affinché mi dia una parvenza di normalità.
Quando è che il folle ha coscienza della sua follia? In quale momento uno come me si accorge che sta andando fuori di testa?Forse quando il rumore della gente che vive diventa così assordante,che non riesci più a sentire il tuo io interiore,quello che dicono abbiamo tutti dentro e che dovrebbe tenere in equilibrio chi siamo e quello che invece mostriamo di essere.
Quando salta questo equilibrio allora ecco la follia ,almeno io così mi spiego questa voglia di esplodere che mi sento dentro ogni tanto,però di solito implodo e più che un folle credo di essere un povero fesso qualunque,magari anche più fesso di tanti altri.
Il fatto è che il mio essere, il mio io sensibile vorrebbe restarsene come sospeso a far nulla oppure, al limite in contemplazione del vuoto che ho dentro e di quello che ho intorno,con un'attenzione che non riserverei a nessun altra cosa.
Certo sarebbe bellissimo ma la gente intorno fa rumore,mi è sempre più evidente che la gente necessita di fare rumore,come fosse un imperativo categorico,il comando di un essere superiore
che lo ha imposto a noi stessi come prova della sua esistenza.
Come tutti i folli che sono riconosciuti tali, io frequento un medico ,o per meglio dire,è lui che passeggia nella mia mente,pagato dalla mia famiglia perché trovi il neurone sano e lo salvi oppure trovi quelli malati per eventualmente guarirli o al limite farci un'insalata,non so.
Questo medico mi dice tante belle cose alle quali non credo, mi prescrive medicine che prendo perché effettivamente mi fanno sentire meglio nella misura in cui frenano pulsioni e rabbia che altrimenti potrebbero portarmi ad essere pericoloso per me e per gli altri, come dice il luminare.
Solo che io non farei mai male a qualcuno che non sia me stesso, perché gli altri proprio non m'interessano.
So bene che tutti devono dimostrare la loro presenza nel mondo, anche quelli che fanno anticamera con me nella sala d'attesa del luminare, devono parlare, raccontare la loro anamnesi, le terapie e per quanti medici hanno dovuto passare prima di incontrare questo genio qui che dovrebbe evitare, a mio modesto parere di farci incontrare tutti insieme anche se per pochi minuti,anche a salvaguardia della sua incolumità,s'intende.
Noi folli non dovremmo fare nemmeno la fila agli sportelli delle poste o delle banche,nessuno ci dovrebbe mai fare aspettare ,noi non abbiamo cognizione del tempo,non possiamo tollerare l'attesa perché ogni minuto per noi è il tempo finito del presente che è soltanto qui ed ora.
Il folle non ha futuro ha soltanto le sue mani e lo sguardo a volte perso nel vuoto,per questo io mi riempio la testa di silenzi e fuochi d'artificio improvvisi per non ascoltare più quelli che mentono sapendo di mentire,quelli che danno buoni consigli sperando che tu non segua i suoi cattivi esempi perché in questo caso dovrebbero usare una qualche forma di coscienza.
Non voglio ascoltare quelli che dicono di lavorare per il bene della Nazione,quelli che si lasciano mandare in guerra,quelli bardati d'oro che si dicono rappresentanti di un dio fattosi uomo tra gli uomini per morire nudo su una croce fatta nemmeno con il legno migliore.
Non voglio ascoltare quelli che piangono,si disperano in pubblico senza pudore come se il dolore potesse mai essere mandato in onda con il telegiornale delle venti solo per avere un senso:
Non voglio ascoltare quelli che ci dicono che vivremo fino a 120 anni,senza acciacchi ma anche senza pensione,quelli che sostengono che i soldi non danno la felicità giurando sul libretto degli assegni.
Non voglio vedere questo mondo rotolare verso un futuro incerto ed impossibile da immaginare.
La mia diagnosi è questa:folle per autodifesa.

La testimonianza
Io faccio l'imbianchino: tinteggio le case degli altri e non ho ore per scrostare la mia di casa, nemmeno di guardare i miei figli crescere se è per questo.
Sa quando si lavora a giornata, quando questa finisce, bisogna inventarsene un'altra, e non sempre si riesce.
Ci sono giorni che nemmeno faccio il mio di mestiere ma uno completamente diverso.
Mi sembra di vivere la vita di un altro; quando non lavoro come imbianchino sono a giornata all'Ippodromo.
Lavo i cavalli, li striglio,pettino le criniere,gli do da mangiare,pulisco le stalle.
Il più delle volte pulisco solo le stalle perché quelli che sono più o meno fissi,non amano fare questo tipo di lavoro,allora lo conservano a me.
Io ci sto: non me ne frega niente, tanto con un po' d'impegno mi convinco davvero che è la vita di un altro.
Di solito non vado nei bar, non mi piace essere servito, mi fa sentire in imbarazzo, poi tutta quella gentilezza servile e falsa.
Certo che non capite! Cosa c'entra, non c'entra niente ognuno fa il suo lavoro: voi gli sbirri io quello che si arrangia anche a fare un mestiere che non è il suo e non è detto che è sempre meglio di rubare, uno che ruba almeno non è costretto a chiedere.
Quel giorno sono entrato nel bar per un bisogno fisico,che se ci penso mi viene da sputarmi in faccia:bastava resistere almeno fino al prossimo bar:ma chi poteva immaginare!
So di avere immaginazione , forse è l'unica cosa che ho,solo che quando qualcosa deve capitare, capita e basta.
Sono entrato ma mi vergognavo di chiedere subito dov'era il bagno,ho ordinato un caffè e me lo hanno portato dopo un po' con un bicchiere d'acqua.
Ricordo che non era acqua naturale,ho pensato che avrei dovuto pagare per una minerale che non avevo chiesto.
Avevo sete ed ho bevuto prima l'acqua poi il caffè,ho pagato e poi finalmente ho chiesto del bagno.
Sono andato al cesso ,e sono rimasto sorpreso dal fatto che era pulito,molto pulito.
Di solito i bagni dei bar sono sporchi e puzzano,sembrano quelli della stazione centrale.
Ho fatto quello che dovevo fare poi mi sono lavato le mani come credo che fanno tutti e le ho asciugate a quei cosi che sono attaccati al muro, l'ho acceso e questo ha cominciato a fare un rumore tremendo tanto che ho pensato che fosse rotto e non riuscivo a spegnerlo ,sicuramente doveva essere rotto perché non credo che un apparecchio così piccolo possa fare quel rumore
tremendo poi all'improvviso si è spento ed io avevo ancora le mani bagnate che ho asciugato sul pantalone.
Certo che non è la prima volta che vedo questi cosi e che li uso, ne sono forniti anche i bagni degli autogrill ,solo che questo faceva un rumore terribile che non ho mai sentito fare ad altri..
Comunque si è finalmente fermato ed io sono uscito dal bagno.
Fuori nel bar ho trovato l'inferno.
Mi ricordo del barista steso sul bancone,non ho visto ferite né sangue,non so perché ma ho pensato subito che fosse morto.
Non so, forse dalle bottiglie rotte alle sue spalle ,dal disordine che prima certo non c'era,dall'odore forte dei liquori mischiati,dal silenzio assoluto quasi irreale.
Poi ho visto gli altri due corpi : uno sul tavolo del biliardo,l'altro a terra vicino all'uscita come se volesse fuggire ,forse dopo essere stato colpito ha tentato di raggiungere la porta non so come spiegarlo ma ho avuto la sensazione di un tentativo di fuga.
Ma io non so quello che è veramente successo.
Capisco il suo silenzio,il suo stupore non mi meraviglia.
Sapesse la mia meraviglia quando mi sono accorto che non c'era più nessuno nel bar,e quando sono entrato invece era pieno e poi la sirena da lontano e voi che irrompete e quello che prende e mi sbatte al muro e mi perquisisce e poi mi butta faccia a terra e mi ammanetta.
Poi la corsa in macchina con quella sirena assordante e assurda che mi trapanava il cervello e la gente ferma sui marciapiedi a guardare.
Non voglio nemmeno pensare a come hanno interpretato il sorriso ebete sul mio viso che era soltanto stupore.
Certo avete capito che non sono stato io, ma non vi è bastato non trovare un'arma non importa quale, , immagino che vi sarebbe bastata un'arma qualunque che non ho mai avuto e non ho.
Mi avete fatto la prova del guanto di paraffina, e mi avete interrogato una decina di volte, prima un semplice agente poi salendo man mano di grado fino a lei Commissario.
Lei che forse davvero mi crede un povero stronzo o un sicario della malavita o peggio un povero coglione che ha visto tutto ma non vuole testimoniare.
Un cacasotto bastardo e omertoso che non vuole fare il suo dovere d'onesto cittadino: testimoniare ed affidarsi poi alla vostra protezione.
Non ho visto niente, è inutile che lei mi minacci di favoreggiamento.
Io non posso dirle quello che non ho visto né sentito, non conoscevo le vittime, a parte il barista gli altri due nemmeno li ho notati.
Quando sono entrato non mi sono guardato intorno ,mi creda.
Sono entrato ed ho puntato dritto al banco,ho ordinato il caffè solo perché mi vergognavo di chiedere subito del bagno ; fossi stato meno imbranato e imbarazzato avrei chiesto immediatamente del cesso e pisciato punto e basta,e adesso non sarei coinvolto in tutto questo casino.
Certo avrei potuto trovarmi, come dice lei sulla linea del fuoco,chissà…questo chi lo può dire.
Magari da vittima sarei stato creduto, avreste detto di me che ero lì per caso: l'uomo sbagliato al posto sbagliato nel momento sbagliato.
Io sono stanco.
Lei non mi crede.
Mia moglie di tutto questo non sa niente e mi sta aspettando e ammesso che abbia sentito da qualche parte la notizia non la può collegare a me.
Sa, signor Commissario io non sono di quella zona.
Sì, era la prima volta che entravo in quel bar.
Finché campo non entrerò mai più in un bar,voi fate pure il vostro lavoro,accusate me se così vi sembra giusto,tanto questa non è la mia vita ,ma quella di un altro.
Se da qualche parte ci sono prove a discolpa o che mi accusano voi le troverete, questa è una città da un morto ammazzato al giorno, sono i colpevoli quelli che mancano ed i conti non tornano.
Queste cose uno come me non le può capire né sapere, io vi potrei dire che cambiando il colore di queste pareti, la stanza diventerebbe molto più luminosa e magari beccarmi uno schiaffo oppure un insulto, perché non è per questo che mi state interrogando.
Sono stanco, a questo punto sarei anche stanco di mentire, se avessi mentito.
Fate quello che volete, questa è la vita di un altro.

L'Alieno
Salve, io sono l'Alieno, embrione sconosciuto non so se programmato, credo non voluto come ho sentito dire in giro.
Portato a spasso da questa contenitrice, ha girato in lungo e in largo, non si è fatta mancare niente.
L'ho ben sentito il suo medico che le raccomandava di non esagerare, di non stancarsi, no, lei non si è stancata ha continuato la vita di sempre tanto benché fossi un imprevisto per il momento non ero ancora una malattia invalidante,ed allora via a lavorare fino all'ultimo giorno.
La contenitrice, ha preso tram, metropolitane affollate, mangiato piccante perché il suo stomaco non l'ha mai tradita, ha bevuto coca-cola, scopato come un riccio tanto io non esisto,almeno non ancora.
Ho il fondato sospetto che il mio presunto padre, non sia stato l'unico partner dei suoi esercizi ginnici, certo dopo me ne veniva una sensazione buona,come di una pace che di sicuro lei provava prima di me e la faceva stare per un po'zitta e buona ,sdraiata da qualche parte.
Una pace sincera come il cielo tranquillo dopo la pioggia, che è molto bello, come ho sentito dire dal posto in cui galleggio, in una sensazione continua di benessere e malessere che si alternano e che io capisco fino ad un certo punto, perché poi mi arrendo e smetto di seguire i discorsi di questi due che non sanno né quello che dicono, né quello che faranno quando io, a quel che ho capito, dovrò lasciare questo posto, che per quanto scomodo è l'unico che conosco.
Infatti all'improvviso,mentre stavo dormendo nel sonno languido che mi avvolgeva,ho sentito un rumore come di ferri leggeri che si urtavano,ho dimenticato il sogno che stavo facendo,non so se il primo sogno oppure l'ultimo,poi uno strappo non violento,quasi dolce,leggero,qualcosa come una carezza,come una delle mie mani però ingigantita, con presa sicura mi ha strappato dal sogno,dal liquido mondo in cui stavo per i fatti miei così bene sospeso nel presente della contenitrice ed il futuro che inevitabilmente mi prendeva col suo carico di incognite.
In quell'attimo sospeso dello strappo ho gridato, gridato per la rabbia, per il bruciore che sentivo in quelli che poi avrei scoperto essere i polmoni, ho gridato per lo schiaffo su quello che adesso so essere il mio sedere,per la luce accecante.
Ho gridato e pianto per l'insensatezza di quel liquido nel quale mi buttavano così diverso da quello in cui per tanto tempo mi sono beato, dicevano che ero sano maschio e forte perfino bello, cose che non mi interessavano assolutamente e la contenitrice rideva e piangeva del suo sangue,diceva.
Chi ti conosce,avrei voluto dirle,avessi mangiato meglio,forse non mi sentirei questo fuoco in posti del mio corpo che nemmeno conosco e questo battito così forte nel petto diverso dal tuo che pure mi ha cullato per quello che poi dovrò chiamare tempo,che tutto mi darà per poi tutto riprendersi.
Continuano a ripetere che sono sano che presto il mio cuore andrà più lento e di questa qui tutta sudata che mi tiene in braccio deve essere contenta e pure questo qui con la faccia che sembra la mia deve essere contento, sarà il fecondatore.
Dovrò abituarmi all'idea che sono padre e madre,suppongo che ci siano altri come loro in giro a seminare sangue e chissà cosa altro visto che parlano di parenti ed amici da avvisare pronti ad essere felici e contenti.
Ho l'impressione che il fecondatore si guarda troppo intorno, e la contenitrice scuote ripetutamente la testa, quello tutto verde dice che si dovranno fare altri esami, boh!
Adesso che mi hanno svegliato ho fame e voglio, pretendo qualcosa di caldo e di buono, che sia dolce e non piccante, nutriente, mi sa che fuori dalla con tenitrice sarà meglio che cresca alla svelta.
Quello che mi mettono in bocca ha un sapore strano, sa d'artificiale,di poco umano,non ha l'odore né il sapore della con tenitrice che aveva sempre un buon profumo addosso,come di donna a caccia
Diceva lei, che spesso era in giro a cercare prede .

Questo liquido lo ingoio perché mi viene naturale, spero di poterlo prendere a lungo, mi piace, soddisfa il mio palato senza incendiarlo.
C'è una che sta spiegando alla con tenitrice quello che deve fare per darmi il suo liquido,adesso sento che si chiama latte e che dovrebbe solo farmi bene,che nessun prodotto in commercio è altrettanto buono.
La con tenitrice che non vuole assolutamente allattarmi perché così il seno le si sciuperà, dice che nemmeno ci vuole provare ad attaccarmi al seno e che il latte in commercio andrà bene a me come è
Andato bene a tanti altri bambini e che costa in ogni caso meno di un'eventuale ricostruzione chirurgica del seno.
Allora sono un bambino, non un alieno ed in giro ci sono altri come me che si nutrono di quel latte che poco importa da dove viene,basta che ci faccia crescere.
Crescere per diventare come questi qua, suppongo.
Dovrò crescere per somigliare a loro e capirli finalmente, capire perché quello che credevo essere il fecondatore, piange ma non di gioia mi sembra e si passa la mano tra i radi capelli e dice che mai se lo sarebbe aspettato,ma che mi crescerà comunque come fossi suo,io che non sono nemmeno mio devo ,sembra,appartenere a qualcun altro che non sia solo la con tenitrice per giustificare e avvallare la mia presenza.
Io che penso certo, ma quel che penso è tutto in divenire e quando sarò come loro non ricorderò più niente e sarà un bene e un male, perché quando somiglierò anche solo un poco ad uno di questi due non avrò niente di buono da portare in giro.
La con tenitrice ho l'impressione che tenti una difesa, mentre guarda il filo che le porta un liquido in quello che credo sia il suo braccio, dice che è stata una storia così, una notte, una botta e via…,.
Che lei non credeva che quello fosse così stupido da non prendere precauzioni,o lei così stronza da non pensare nemmeno alla possibilità che bisognasse prenderle delle precauzioni,e poi lei alla sua età nemmeno pensava ad una gravidanza,echecazzo,con tanta gente che li voleva questi benedetti figli senza però riuscire ad averli e spendeva soldi e fiumi di lacrime,e si scomodava per viaggi della speranza ,perché qui non si poteva,viaggi che spesso si rivelavano inutili…doveva capitare proprio a lei.
Io forse dovrei sentirmi offeso.
Avevo capito più o meno di non essere stato desiderato, almeno non dalla con tenitrice,che parlava sempre di perdita della libertà e spese non previste e cambio di vita ed abitudini e problemi di lavoro e fame nel mondo e troppi cinesi in giro anche fuori dalla Cina.
A pensarci bene,non sono affatto offeso,ci mancherebbe,forse solo un po'deluso.
Essendo io parte di un progetto più grande che si capisce solo stando a mollo in quel liquido,che questi qui chiamano amniotico, ho coscienza del progetto cui partecipo(coscienza che purtroppo cari contenitrici e fecondatori poi si perde),cellula che incontra altra cellula e si moltiplica,destino caso sorte dio vuole che non sempre si sia attesi.
Ci tocca chi ci tocca ed a me è toccata questa che nemmeno è sicura del fecondatore, di chi non si è trattenuto come se il destino di una vita potesse essere trattenuto da uno spasmo controllato da questi qui che una volta cresciuti si perdono in lavori strani, a volte si amano ma non si perdonano.
Questi che mi somigliano e sono io tra quaranta anni, che hanno grandi progetti, hanno parole, soddisfano bisogni inutili dominano il mondo e ne sono schiavi, s'illudono di poter non udire la vita che chiama altra vita.
A me in ogni modo stanno bene anche questi due cialtroni, questi due parassiti che si scambiano insulti e sorrisi, che mi frega, a pensarci bene sono stato fortunato,fossi germogliato in una con meno scrupoli di questa qui,adesso sarei condensato in qualche vasetto di crema antirughe,invece sono nato e la con tenitrice prima o poi mi amerà,perché non può non amare la vita una che ha sempre detto di non avere altro che la sua stessa vita.
Il fecondatore, almeno quello che credevo essere il fecondatore, invece mi amerà perché ci stiamo scegliendo proprio adesso che io lo guardo senza vederlo e lui mi parla senza sapere quello che dice, lui mi amerà più di tutti, sono sicuro.
Io avrò un nome che questi due sceglieranno, e tremo solo al pensiero,avrò le mie braccia le mie gambe,la testa tutto quello che serve insomma a portare in giro la mia vita.

Passaggi
Non avrò mai più così freddo, come di fronte al tuo corpo inerme sul marmo bianco, né amerò così
tanto la vita.
Forse è proprio questo il significato della morte, questo innamorarsi del tempo che resta anche di fronte ad una perdita così grande.
Questo amore è stata la tua lezione più grande perché tu volevi che amassimo la vita perché è tutto ciò che abbiamo.
Adesso tu non hai più giorni ,non hai mesi non avrai anni.
Adesso non hai occhi da incontrare di sfuggita per strade dove non cammini più in ogni città conosciuta o soltanto sognata.
Non è tanto il freddo a gelarmi quanto questa sensazione d'aria ferma,come se ogni persona qui presente,respirasse in un modo diverso,più lento.
Ho l'impressione che i miei sensi si acuiscono ,sento tutto padre:sento i pensieri degli altri,le promesse i ricordi,sento che tutti stiamo vivendo non soltanto la morte di un nostro congiunto
Ma anche un po'la nostra morte.
Sento la morte per la voglia disperata di vita che mi stringe la gola adesso in un rimorso doloroso per il mio egoismo.
Ma è la vita che continua in tutti i riti così inutili ai morti ed indispensabili ai vivi.
Noi siamo quelli che devono scegliere la bara, i fiori,ed un rito qualunque ma che non offenda la sensibilità di nessuno,allora cercheremo una chiesa disposta ad accoglierci dopo anni ed anni di indifferenza reciproca.
Non so quello che veramente ti sarebbe piaciuto, noi non abbiamo mai parlato di morte:ci incuriosiva la vita.
C'incuriosiva il passato e la storia di quelli che non avevamo conosciuto,parenti o amici dei parenti di cui sentivamo parlare nei dopo pranzo domenicali con tante famiglie che si riunivano sempre gli stessi in fondo,ma era una consuetudine che ci rassicurava,era bello da bambino credere che non sarebbe cambiato niente,che tutti saremmo stati sempre lì,ognuno seduto al suo posto,bambini ed adulti seduti alla stessa tavola.
C'incuriosiva la nostra città che tu conoscevi così bene e mi mostravi nelle nostre passeggiate,ogni
Quartiere ogni angolo che per te aveva un valore col passare del tempo, mentre io crescevo, per, me non ha avuto segreti.
Ricordo di come hai sorriso e forse capito quello che sentivo la volta in cui ti dissi che della nostra città avevo una impressione che io stesso definivo strana:mi è sempre apparsa come una città spaventata,come se per paura non avesse mai sviluppato tutto il suo potenziale.
Eravamo curiosi di noi padre ed io tutto volevo sapere di te del tuo lavoro ,della vita che facevi fuori dalla nostra casa,delle persone che incontravi e che difficilmente avrei conosciuto.
Tu già tutto sapevi di me perché avevi previsto i miei dubbi, la crescita veloce, le cattive compagnie,
avevi previsto la mia ribellione.
Adesso ho pena di me per il tempo che ti ho sottratto, ma c'era gente diversa da incontrare,altri mestieri da fare e città straniere dove passeggiare e pomeriggi interi a non far niente ,in silenzio come per sentire il tempo che passa e fingere di esserne fuori.
C'è però in me uomo ogni traccia del tuo essere stato figlio alunno e cittadino e uomo e padre.
Io non so com'è morire padre, forse sarà come addormentarsi oppure come saltare un fosso.
Forse sarà come guardare in uno specchio e non riconoscersi, come chiudere un libro non ancora finito.
Forse sarà come guardare il cielo e vederne finalmente la fine e scoprire cosa c'è dietro l'orizzonte trovarlo interessante, sarà come conoscere il vero senso d'ogni cosa vissuta o soltanto sognata.
Forse morire per te è stato diventare pianto d'ogni uomo nelle mie lagrime.
Stasera sono rimasto qui a mettere ordine in quello che hai lasciato ma intorno a me sembra che ogni cosa si trasformi nel tuo tempo che si è fermato.
Mi sorprendo a chiedermi se hai paura solo dove sei adesso al buio di quella stanza orrenda e senza pietà, gelata.
Tu adesso non puoi sentire niente perché hai già visto e sentito tutto.
Resto qui a frugare involontariamente tra le tue cose e noto che c'è troppo ordine nel tuo disordine.
Metto via le camicie le scarpe e ritrovo le tue parole il rumore della tua risata e penso a com'è strano questo mese che ti ha visto lentamente morire, né caldo né freddo che non è più Inverno ma non è ancora Primavera.
C'è gente intorno a me, dalle altre stanze sento le voci e immagino i discorsi, ma io non ho voglia di ascoltare le parole di circostanza di nessuno,certo ognuno ha un tuo ricordo ,l'eco di una parola buona detta da te,l'immagine di un tuo gesto gentile,io lo so ne faccio tesoro,ma non voglio sentire.
Io ho tutto di te padre perché porto in giro il tuo nome e una faccia che ti somiglierà ogni giorno di più.
Metto a posto le tue cose: i libri, i fogli le fotografie,sento nell'aria il tuo profumo,è ovunque nell'aria ,intorno a me aleggia come il dolore costante per la tua assenza.
Vedo nelle sottilissime rughe di mia madre il passato e il presente, il suo dolore così diverso dal mio, per quello che abbiamo perso tutti, perché io credo che quando muore un uomo buono, ogni altro uomo subisce una perdita anche se sconosciuta, poiché viene a mancare un pezzetto della parte buona del mondo.
Adesso siamo qui a guardarci, a darci forza l'un l'altro,cercando di imparare in qualche modo,il coraggio che ci vuole per attraversare il dolore ed andare avanti.
Continueremo a vivere ogni freddo aspettando il caldo,ogni piccolo dolore come in attesa di uno più grande,a credere in qualcosa senza arrenderci mai.
Sono passato nei tuoi occhi ed ho visto ciò che tu volevi che io vedessi,sono cresciuto di colpo attraversando il tuo sgomento di fronte alla malattia,alimentando forse ingenuamente la tua speranza.
Sono passato come un treno nella tua disgrazia per continuare a vivere perché sono il fiore nato dal tuo seme in un giardino di gramigna e amore.
Sono il passaggio concreto della tua vita alla vita del mondo, sono la moneta che paghi alla sorte come se ci fosse stato uno scambio tra la tua morte presunta e la mia vita vera.


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