Lasciando che il sole mi bruci... ogni istante, quel desiderio mi scuote e m'innamoro mille volte di creature feroci, di questi pini, e di quest'erba,che come i miei occhi,ogni mattina lacrimano! è la mia rugiada interiore, notturna, che prende piega e forma sempre più consistente. poi... un libro si schiude al sole... il suo vento spolvera immagini nascoste che d'un tratto mi avvolgono. é plastica sciolta col fuoco di passioni in eccesso! sono verme,incolore,inodore, la mia terra mi invade e mi opprime con colori accesi e paradisi violacei... Sto perdendo la vita..., ma ho recuperato i sogni..! l'angelo nero..... sono l'intermezzo tra me e me... sono il mio silenzio... il mio pensiero oscuro... esco da me!,dal mio essere! per non divenire.... prevarico invado ed effondo; immagine veloce,graffiante e volvente.. bagno di idee malinconiche... nostalgia futura ed ebbrezza presente! puro...angelo dell' inquieto vivere... é tutto quello che resta di me... un funambolico respiro aggrappato al trapezio dei miei sogni... In biblioteca.. Napoli 9/10/2000 Era lì.....in nero... lo sguardo attento, ed un improbabile sorriso... come se la notte si fosse personificata! il rumore dolce e delicato della sua matita, mentre.... sottolineava momenti a lei nascosti... come il mare cadenzato accarezza la spiaggia, così quella grafite esanime era arco e violino di una mattina tersa tra legni secolari....... mesi inoperosi... pause dell' anima... solo echi di sentimenti passati indorano le mie giornate distratte... sfoglio colori in dissolvenza... mentre sfumano i miei pensieri tiepidi.. in notti dominate dal gelo.. mi perdo in un mediterraneo altrove... dove anche la mia solitudine è pluralizzata... "Che bell'inganno sei Anima mia." Più la vita mi costringe, più essa genera poesia.. e ne percepisco, purtroppo, tutta la miseria delle cose facili, dei doveri mancati, della fuga. Una meravigliosa vigliaccheria. come se il tempo cristallizzasse infinite colonne di niente. Immortali. qualcosa sull'amore. .. .... .. Amore sedie di legno dalla seduta impagliata accostate al piccolo camino in pietra vicine, tiepidi bastioni a difesa della fiamma, due inesauribili legnetti da sempre, scoppiettano . poi la finestra si spalanca, vento. sbatte il legno sulla pietra. s'alza la fiamma e pare sempre di sentire un nome. sotto , il Mare ruggisce.., si affranca, giustifica i gabbiani... l'Amore. Il tempo mi avrebbe atteso. il tempo mi avrebbe atteso un altro po’, mentre crescevo,occhi furbi e curiosi, in mezzo alla schiuma della birra giovanile. il tempo mi avrebbe aspettato,indicandomi la strada meno sbagliata come un semaforo, il tempo avrebbe saputo ingannare l’attesa, avrebbe certamente sbuffato,ma avrebbe capito. Mentre la vita si faceva sempre più allegra, le mie parole diventavano fredde come una data di nascita, adesso che la vita mi pare comunque decente, che i problemi sono quelli della carne, e vedo la morte come un passaggio, i miei occhi si rallegrano alla vista del tuo collo, come dell’alba,e sento la morte in ogni tramonto. Sembriamo tante pistole comprate al mercato nero, inceppate dalla polvere di tutte le frontiere messicane, passiamo la vita intera a cancellare una matricola, per poi scoprire non avere alcuna importanza. Una visita al mare. il sole mi ha teso uno sgambetto tra un’ombra e l’altra, il viale alberato aveva centodieci ostacoli, la folla, tutta nella direzione opposta, ad ogni curva, si stringeva, pareva una lamiera colorata e compatta. fare visita al mare prima del tramonto, ancorare sul fondale le parole, entrare nel bar per un caffè ed uscirne con una birra. salpare le parole , per lasciarle, poi, asciugare al vento del ritorno. al ritorno il sole mi guardava le spalle, pesavano i suoi raggi stanchi sopra i miei pensieri bagnati. La città era un’oasi deserta in mezzo al nulla. La strada era tutto,l’idea Il ritorno senza un arrivo un pensiero che correva all’ombra della terra come chi parla senza pensare e cammina solo d’istinto come la nascita,ma al contrario ecco, un morire, ma solo dei sensi e la vita era tutto un cammino senza sentire. Un Autunno caldissimo Un Autunno caldissimo si è abbattuto quest’anno sui pensieri freddi di stagione e accade così che quando ho cercato d’abitudine, il gelo di un’ assenza dietro l’angolo oscuro del palazzo come un gatto, di notte,ho incrociato i tuoi occhi,caldi,come un graffio, come le parole che distendo al sole delle spiagge, d’Estate,quando la gente sfolla e noi restiamo, fino a notte, con la malattia che ci consuma e taglia per metà tutte le cose. Un Autunno caldissimo mi ha strappato da ogni solitudine, spingendomi là, dove le cose odorano di mare e c’è una voce che canta tutto il giorno canzoni d’amore con parole che ho già dimenticato. Adesso la mia voce è piena graffi. Aspettando Godot Aspettando Godot, mi sono annoiato, ho visto sorgere l’ultima alba dal ciglio di questa panchina affollata, ho sbuffato rigirando i pollici ai pensieri, ho immaginato l’orizzonte come una porta chiusa, e la mia attesa priva di fede mi ha irrobustito la mascella. Poi la noia ti ha illuminata, passavi lungo i bordi del mio sguardo senza nome,ma le tue gambe scrivevano sull’asfalto una parola nuova ad ogni passo; ho preso a camminare le tue orme, respirando il pensiero del tuo profumo, e quando ho urlato il tuo nome, mi hai riconosciuto. Ho distribuito la tua foto alle genti stivate sopra le panchine ancorate agli alberi del viale, ho detto loro di non aspettare, chè ogni giorno avrebbe indossato una maschera diversa, ma ormai la fede li inchiodava per i palmi alla seduta. Con le parole ho fatto un monumento alle vostre attese, un cappello di “domani” a tesa larga per scrutare lontano , le scarpe nuove splendevano di “mai”, lo sguardo fiero cadeva oltre la folla come un “forse”. Ho atteso voi che attendevate Godot, camminando le strade del mondo, e tutte passavano sotto i vostri occhi, e ogni volta vi domando… e ogni volta una risposta, il solito cenno, ed io ripasso. Soli. Cielo che assoli di specchi vibranti la terra, acqua che assoli di luce dal basso il cielo, è un gioco di attese di soli e cadute la vita. Allarmi Quando tutto va a puttane, emergo come una voce dall’umido del mio sentire. Gorgoglio dentro di me come una riscossa, una rivincita. La mia esistenza,eterna, si fa voce di sopravvivenza, e prima dell’azione, eoni prima dell’azione, infiniti prima del mio corpo, esisto,verbo, a nostra immagine e somiglianza; è la scintilla di ogni rivoluzione,la voce, l’inizio di ogni cosa, che quasi sempre mi parla d’amore Resistenza. Per quanto la vita tracimi di bellezza e di tragedia giorno dopo giorno, niente o quasi ricorda il sapore dei dieci anni. I primi anni non necessitano di poesie, poichè nessun insegnamento ci sottrae alla vita. Adesso che scavo tra le miserie dei giorni alla ricerca delle verità perdute, mi accorgo che tutti nasciamo poeti, ma raramente qualcuno ci muore. Col freddo. Col freddo arriva la morte, spunta tra i pensieri come un fungo di pietra tra le foglie. Ho spento i nostri nomi tra le ceneri dei bar. Mentre la gente si stringeva nel caldo della lana, le vecchie trascinavano piccole borse per la spesa, come formiche giganti nere, in fila verso casa. I gatti che disertavano l’ombra rifugiandosi in ogni spicchio di sole, le ragazze correvano,sgraziate, in apnee fresche di trucco, tossici che parlavano dei soldi che non bastano mai, gli amanti si chiudevano tra l’albero e il cappotto, e la loro luce, che sempre odora di alba, mi pare morire,sul bordo affilato di questo tavolo,dove io vengo, e al caldo di un caffè, e mi seziono il cuore . Quando non sono innamorato Quando non sono innamorato mi detesto, detesto le persone che non sono innamorate e ti guardano negli occhi con quell’aria di sfida. Non hanno nulla da perdere. ma non è coraggio, il loro. Semplicemente non hanno paura. Il coraggio è avere una fottutissima paura e vincerla; o almeno provarci. Ecco l’impresa,l’arte,l’amore. Chi non è innamorato non vale niente. Potrei starmene seduto qui avanti ai tuoi bellissimi occhi e sopravviverti fino all’alba. Ecco,mi detesto. Questo è tutto. Distanze Quando arriverò sulla luna, le mie parole si faranno fredde e d’argento, i nostri nomi taglieranno l’aria senza mai incontrare carne, tu alzerai gli occhi al cielo, mi urlerai qualcosa,ma io non potrò ascoltare e le mie mani non avranno più alcun peso, sul profilo dolce del tuo viso. Ricorderai la storia del principe e la volpe, ma ormai sarà tutto andato nel freddo che vibra l’universo. esistono amori ipotetici, grandi storie d’amore, destinate al nulla, come neve che si scioglie,ancora prima della frustata del sole. [Il segreto dell' infinito è nella morte] aggiro la pagina e attacco le parole di fianco.. le sorprendo le leggo l'azzanno m'avvicino al libro con timore progressista riverenza e rivoluzionaria audacia seziono il foglio con gli occhi i pensieri le labbra le mani.. vedere l'infinito nelle cose esatte delimitate posate, ...assenti come morte.. piccoli cadaveri d'inchiostro spiattellati in nero sopra un pavimento di cellulosa bianca. il segreto dell'infinito è nella morte!! delle parole .... ...di ogni cosa. cuor di carbone.. vengo dal carbone dalla povere dalle caverne il mio cuore è nero spento il mio respiro di fuoco lo sguardo ho mani di legno pensieri di navi ricordi di mare ho dentro di me tramonti argentini che non vedrò mai nero di pece e di sogni ritorno al carbone all'inizio al legno di una pendola alla sua meccanica d'ottone ormai ferma a volte, col dito apro lo sportello e lascio cadere il martello sopra il gong a forma di spirale il suono ha il peso degli anni di quando in miniera la sirena annunciava un lunch una pausa un break ed il futuro diventa un infinito un divenire meno amaro... Sulla Febbre la febbre mi assale come una dimenticanza all'improvviso e non fa male.. è gradevole il torpore "los tordi mento" così da riuscirmi facile parlare di tordi spagnoli e mentire sul loro operato. a cercarne un senso.. diventeremmo matti ... poco male, la febbre è accolta dal mio sentire come una festa come un riposo gli angoli ... smussati i colori ... mi paion morti le gioie.. assumono sembianze lisergiche mentre il dolore si fa subdolo, non più ago ma nebbia tra le paludi di Smarrimento; come se l ' anima avesse gli occhiali sporchi nel dubbio, il dolore si fa uomo. Metafisica del ferro e dell'uva La ruggine apre uno squarcio ambrato sul costato della vasca da bagno, e pare un beluga arenato pacifico, rassegnato, ferito sulla spiaggia dei sentimenti . ripenso al sapore del ferro , alla vendemmia; mio nonno: una mano alla vite.. l'altra al fianco in bocca la metafisica matassa di ferro filato rifletteva la luce del sole, mi accecava. Piccole cose, uva ammassata in cassette; piccoli ricordi, l'odore fresco della terra al mattino piccole eternità che stamane hanno il sapore del ferro. Filastrocca della sera (ovvero come nascono le stelle) l'amore sul mio letto ha lasciato una violetta, il vento ha poi ..di semi seminato il mio cuscino... il letto è adesso un prato tutto viola in pieno inverno, Solitudine canticchia si riposa.. è meraviglia! quando Notte la sorprende, Solitudine si scioglie, una lacrima la fila manco fosse sentimento! la matassa s'aggroviglia tutto è un canto un parapiglia.. Tempo aggrotta il sopracciglio Spazio è avaro di vaniglia Notte Scende Sera vola ancor prima di Mattina solitudine sublima e di vapore è ormai Stellina. Sulle Piccole rivoluzioni antistaminiche e nascita del neo Rinascimento. Il giorno mi cade addosso pieno di luce ed ha il suono elettrico dei sobborghi americani, Boston... Seattle.. sono soltanto dei nomi mentre precipita il sole, rancido antistaminico, sulle ciglia ... cammino per la strada come un qualsiasi mortale nascondo lo smarrimento chimico dietro occhiali da sole scuri un cenno .. un saluto.. assumono proporzioni bibliche tutto è simbolo nella disfunzione alchemica, il polline non mi parla di api ma di acidi risvegli notturni, e sorsi di acqua troppo gassata scrostano dalle labbra le parole più ostinate ... dal sonno mi riverso nelle strade cammino sopportando il peso del mondo come un Atlante tascabile fiero infilo passi sul selciato nessuna esitazione apparente.. mentre il cuore rallenta lo spazio si dilata come se fossero bottiglie vuote gli occhiali rappresentano un mondo vero più di quello che appare.. ... prendo in prestito la tristezza dal piccione vedovo azzoppato dalla contraerea domestica a base di chiodi e davanzali... indosso disilluso la speranza di domani pessimo pessimista di strada di un Medioevo senza fine... ma nel frattempo mi organizzo a colpi di parole trinitrotoluene per fare spazio sonnecchiando al Neo Rinascimento. Sulla miseria sperperare tempo.. snocciolare attimi , ..ore nel nome di nulla.. bruciare! ...questo è quanto! ..questa è la ricchezza.. arrivare al cuore.. ! e bruciare.. l'accumulo, non è che la miseria... nera incombente sulle nostre teste; la paura ancestrale di essere niente. Eccomi! Sono qua! .. .... .. Potrei dirti, leggendo i miei scritti, il grado di maturazione delle mie parole. le guardo negli anni... diventare vino, fermentano col tempo e spesso inacidiscono. Niente di grande.. niente di infinito piccole parole d'una piccola vita che si fa grande. così le geometrie delle “t” s'addolciscono e le “f” vanitose si fanno sciantose e schive, diffidano della punteggiatura.. ecco.. niente di eterno nella mano che strascica sul foglio reti d'inchiostro ..e pure mi si annoda il cuore a leggere di vecchie tenerezze.. di amori svaniti o come spesso accade sognati.. non so quanto valore possano avere scritti quadrati difficili da mandar giù... poco affinati .. ma,scorgo, nell'atrocità del suono la lama lucente della verità, e mi abbaglia, e mi commuove, sempre, l'anima che s' apre all'infinito che urla giovane di parole, Eccomi! Sono qua! di fogli elettronici, di presunzioni, di eternità. Mi piace scrivere sui fogli elettronici. Scrivo con word processor e su blocco note. digitare tasti a due mani è come suonare un piano immaginario, io mi canto le parole! Le distorco, le strascico...le tronco... le percuoto.., amo la precarietà del pixel, la corrente che potrebbe andar via senza aver salvato nulla di ciò che si è scritto, eccita il pensiero, affretta la mente. La presunzione è tentare di ingabbiare pezzi d'eternità sulla battigia prima che arrivi l'onda .. e sempre l'onda arriva. Così, la fragile arroganza del pensiero si sbriciola incrudita dal sole e dal tempo, dal nuovo giorno, dal pensiero nuovo, più giovane e più bello che prima dell'onda ancora si traveste d'eterno. L'odore delle stelle Quando ti ho detto che sarebbero cadute... poi sono cominciate a cadere. con le loro scie di fuoco, desideri brillati come vecchie bombe inesplose nel cielo, verso il cielo. e gi occhi ti ardevano, bruciavano i gas nobili di tutto l'universo, la musica ti sbatteva contro come un mare pieno di veleni, la mia mancanza era poco più di una solitudine. così hai cominciato a cantare, mentre le mie mani cercavano un appiglio di carne tra le stelle, la tua voce bagnava rossa di velluto ogni parola, poi toccò a te, e quindi a me, ardere e cadere. se tutto scorre, quello che rimane è sempre l'odore delle stelle. Polvere da...Notte la montagna odora di fumo così anche i miei vestiti odorano di sapone e legna arsa. le giornate si spengono presto, alle cinque della sera suona sempre una campana, mentre le prime case si accendono di giallo gli uffici sparano i primi neon dalle finestre, le stanze buie nascondono sempre dei segreti. cammino sulle pietre come un gatto, ho scarpe di gomma, alcun rumore presuppone alcuna eco, non avere eco varrebbe non esistere. risalgo dal crinale, stridono i miei occhi all'orizzonte e le mie labbra rosse intonano vecchie canzoni sconsacrate, dilatate dall'affanno, storpiate come vecchi nomi, erosi nel vapore freddo di una voce che canta sopra ai monti sognando il mare. la notte ci frana in polvere morbida e fine sulle spalle, lentamente , odora di cenere e di caffè appena macinato così, i miei passi cominciano a lasciare tracce di pietra lucida in mezzo la buio polveroso della notte, e soltanto allora, voltandomi, ricordo di esistere. C'è un inverno alle porte a nord cade la neve a sud piove la terra rossa del deserto un inverno alle porte ha il rumore del sale che scricchiola sotto il passo crudo dello scarpone; è una questione di venti dicono... l'anticiclone delle Azzorre l'ho sempre visto come un divieto per biciclette esotiche li avrei voluti vedere indios di terre lontane a pedalare nuvole azzurre, a trascinare via il grigiore, la grande depressione. con un inverno nello stomaco ad uno alle porte il caffè non sortisce alcun effetto, in questi giorni inchiodati dal tempo bevo il thè bollente dei distributori, il sapore è per i giorni felici, di questi tempi mi basta il vapore. Non è più un luogo la città non è più un luogo la città da quando ti penso da una certa angolazione, il vento è l’unica strada che riesco a percorrere con una certa linearità, e tu passi e mai ti fermi. io ti cammino come fossi una piazza senza vie di uscita, dove il sole mi sorprende sempre inaspettato e l’altra gente mi è tutta straniera e la tua bocca sempre sconosciuta. A.B.C. A.A.A. Cercasi parole che facciano contrasto con i dissipatori del mio calcolatore. B.B.B. Affittasi silenzio usato ma tenuto bene ottima esposizione ampio disimpegno termoautonomo C.C.C. Vendesi cabina telefonica fuori servizio a cui confessare ogni malefatta prezzo da concordare. deserti il mio deserto si specchia nel tuo e si scopre muto, le mie parole non dicono niente, portano lentamente le mie dune tra le tue sabbie, e non c’è volontà nè ambizione in questo vento, solo un miscuglio di sabbie, fine e bianca la mia calda e scura la tua. Il tuo silenzio è entrato nei miei occhi come una foglia dai riflessi cobalto e adesso è smarrito in questa distesa assolata. politica La politica di paese è comica, è un abbozzo di matematica elementare, dove,la vera incognita, appannaggio delle menti più elaborate, si chiama Idea. nei tuoi occhi l’arte mia è sopravvivermi non c’è alito di vento che non sposti i miei pensieri torbidi e leggeri, come i vapori dell’asfalto nelle notti d’estate si alzando dai miei sentimenti dopo la pioggia della sera coltri dense di parole che non dicono niente se non l’urlo della vita che vuole sopravvivermi, il mondo sempre abbozza il suo sorriso e ciò mi basta per tendere una mano al tempo la fune lavora il verricello stridono le labbra una musica fino al giorno appresso, nei tuoi occhi,la miseria dei giorni nei tuoi occhi sopravvivermi. attese Sono fogli bianchi Le attese. Nessuna parola, mai, si adatta alla misura. Partenze. Ogni partenza è battuta dai venti ma dentro di me ci sono sempre una valle ed il letto di un fiume, dove sedere e al fresco dei pioppi, un silenzio di pietra nasce a comando, quando l’asfalto dei Nord comincia a graffiare come una svisata di Jimi, e vorrebbe scippare ai miei occhi di sempre la caducità dei pensieri con un orizzonte grigio di cemento che urla. il mio silenzio. Scrivo e non scrivo niente, parlo e non dico, taccio e non taccio. Il mio silenzio è contadino, miete a fasci le nuvole ara con gli occhi l’asfalto, semina chicchi di caffè sui banconi dei bar,poi siede sul tuo nome ad aspettare la pioggia. Basse energie. Il tuo sentimento è come il mio talento, c’è,ma latita. Fugge,si distrae,ulula, s’ottenebra e sbuffa, morde e scalcia, si annoia della stessa noia e partorisce mostri irriverenti come questi scritti, però è là,che io lo voglia o no mi fissa dal fondo delle strade dal buio inesplorato del crepaccio, dalla più oscura depressione oceanica, arriva sottile alle tue labbra, troppo poco per muovere parole, ma già abbastanza per non lasciarmi andare. Maggio 2012,diario d’inverno. Cadono verdi foglie morte in Primavera. Il Capitale ha portato il gelo, a Maggio, e piovono dal cielo nomi di giovani padri. Siamo scesi nelle piazze una notte, per guardare la luna più grande dell’anno, E continuavano a cadere dal cielo,giovani padri, poi soltanto occhi bassi fino all’uscio di casa. Persino il nuovo amore, illumina appena,una lucerna, nei corridoi oscurati dall’Enel. un due tre stella ho speso il tramonto a giocare ad un due tre stella con il sole ed ho sempre perso fino al quarto di luna, poi ho continuato a perdere, ma ero felice, lo scopo di certi giochi non è vincere,ma guardarsi negli occhi. Cose da dire. Oggi il silenzio è una prigione senza fiato. Parlare, è un caos unidirezionale verso l’abisso della ragione. Tutto è impossibile adesso, e non c’è posto per me nel mondo che non sia tutte le cose, non un lembo di pelle, e tutte hanno un nome diverso, tutte hanno un nome sbagliato. L'amore. l’amore era il disegno color pastello delle elementari, nasceva nel silenzio verde del banco caldo di sole alle tre del pomeriggio, e mai subiva correzioni. Andava bene così. L’amore sarebbe,adesso, il silenzio, l’attesa del tuono,che, dopo il lampo, cresce alla distanza,il desiderio, una tempesta dove mai arriva il tonfo, chè cade appena prima il tempo. il filo rosso da tagliare all’ultimo secondo. L’amore sarà, forse,domani, come il riposo,forse morire, come un sorriso, pochi denti da stampare , a bocca larga, nello sguardo eterno della morte. La strada. La strada è tutto ciò che conta, suona ruvida e oscura come lo spazio, è il braccio sporco della galassia, la via ferrea. Mentre nel cielo esplodono stelle e leggerezze, qua, nel fondo, dove la gomma si consuma sulla pietra dove le carni si levigano al suono dei venti, la gravità, il peso,l’incudine,regna sovrano. la strada ne è il ricordo; il monumento,il monito, recita: Attraversami! …e noi passiamo leggeri come piccole stelle bianche pronte all’implosione, lasciamo i nostri nomi sulle sponde come abiti in riva al fiume che ci inghiottirà, dall’altra parte qualcuno ci aspetta, e qualcuno ci urla dei nomi adesso incomprensibili. Freddo freddo come una lastra di selce accarezzata dal peso del ghiacciaio, arido, come il solco perduto nel maggese, ogni scintilla nasce e muore in pochi istanti, quasi mai diventa fuoco. Questo è il freddo che non uccide. Questo è il freddo dal sorriso dolce. Questo è il freddo che non versa lacrime. Questo è il freddo della strada. Giorni feriali al mio paese questo posto ricade sui nostri movimenti ci inchioda all’asfalto senza sentimenti, come il cavallino a dondolo del piccolo parco giochi per bambini la mente trema sotto il sole del mattino e poi ristagna a lungo il luogo nel ricordo , i sorrisi del giorno cadono come il vuoto che ogni sera cade, l’aureola è sulle nostre teste, sacro è questo niente ed è agghiacciante! Solo con Io. solo con io pane e balcone… ho teso la mano alla parola, alla bellezza ai passanti al cemento armato agli alberi all’asfalto ai cani ai colombi ai gabbiani… poco lontano la torre annuisce, una ragazza mi guarda negli occhi un’auto inchioda sulle strisce per evitare il vecchio la giornata issa una bandiera rossa all’orizzonte le cose fatte e quelle non fatte si annullano la notte si avvicina col suo tubino nero ed io ne approfitto al riparo dai tuoi occhi. sogni pastello.....mielosa rimembranza quando ci si alzava alle sette... erano i tempi degli zaini e dei portapenne... dei costumi di superman e dei pugni rotanti... mia madre preparava latte e caffè... mio padre faceva il nodo alla cravatta .. odori di pipa e dopobarba... persi nei muri imbiancati di fresco... sognavo la velocità e la libertà dei torrenti... ancora oggi mi rapporto all'acqua.... oggi che ho lo zaino di un colore solo ... le penne le porto in tasca... e sostituisco le matite colorate ,con la fantasia persa nelle mie parole... dipingo i miei sogni con colori pastello.. gli stessi di allora...sono le sfumature a cambiare... i luoghi,gli odori....anche loro mutano con i lineamenti del mio viso.. e vanno a riempire la bacheca dei miei ricordi.... come le passeggiate sul lungomare di napoli.., i baci nella villetta degli innamorati.. le notti trascorse sulle cime delle montagne ad aspettare l'alba... A volte... quando il lumeggiare notturno del golfo sembra giocare con i sogni, quando l'odore di bucato, si mischia all' odore amaro di una cena indigesta, quando ad un tratto della vita, come spesso accade, la ragione sembra incomprensibile e l'istinto inaffidabile, ...impossibile.. quando alla mezza ,in un giorno di fine estate, il sole sembra parlarti.. e con occhi di chi conosce, vanamente cerca di indicarti la strada da seguire... tu...tu..tu.. come un telefono senz'auricolare, lampada senz' angolo, costretta ad esibirsi in un gioco di assenze...di ricordi...di pene.. di dolori morti un tempo e poi definitivamente risorti, che come zombi ti aggrediscono in ogni apparente momento di quiete.! è la follia del mare che rifiuta l'acqua.. questo dolore puro,che mi appare così viziato e drogato dal senso... Costretto a remare contro natura in questi scenari disegnati da informatici bizzarri.....!!! de amicitia che qualcuno mi ascolti...... che si squarcino i pioppi... che si aprano i cieli e che implodano i sogni ...oggi... stasera... mentre una scia maledetta si osserva da lontano... un arcobaleno incolore, opaco....mentre il sole cede pian piano al dolore... Mentre Bruto il pugnale trafigge le nuvole...candide, pure..ma gà invisibilmente velate... emergono le sofferte superiorità...col tempo... si comprendono le pochezze degli uomini... si sommano i disagi,le delusioni,le falsità,... questa vita,questa divisione eterna,questo eterno frazionare, decimare i doni che il tempo con l'inganno ci offre... sezionare sentimenti,verità, ed ho una gran voglia di ridere....peccato che non ci riesca!!! é ora .... guardo la tua immagine.. scomposta... pressione sonora mista a densa e ruvida polvere di strada offuscano i miei sensi! melodie miste a rumori...cercano di carpire la tua vera essenza e tu.. abile ti destreggi nell'arte del celare.. potente padrone di tutti gli sguardi, donami lo sguardo più sicuro che possiedi affinchè possa apparire... certo.. apparire.. suona pure la ballata dei perdenti.. isterici danzatori improvvisano spettacoli troppo scuri per essere notati.. è così che il tempo vince sull'essere... più del platino forse è la stessa esistenza.... immagina.. essere il tempo.. scorrere e lasciare che scorra... correre veloce fino a distorcermi, ripartire e ancora bruciare.....minuti,attimi.. pause infinite.. Antisuono silenzio.... quello che non sento,è silenzio.... silenzio di spazi aperti... quello che non sento, è il contrario del suono... è il vuoto che ogni parola crea dietro di sè... un ripetersi di assenze dopo ogni rumore.. l'antisuono... è quello di cui avrei bisogno...! contrastare parole con antisuoni... la mia parola è fatta di antisuoni... particelle mai mosse... la mia apparente inespressione è antisuono..!! quello che non avrete mai...! il mio antisuono....musica d'altrove... inascoltabile-delirio-notturno... assenze da intenditori... vuoti densi di sogni... se Dio esistesse....sarebbe un antisuono!!! Crisi pensosa come un'onda anomala... lettere,numeri,simboli.. interferiscono distruttivamente. é la pulizia periodica ad alta frequenza, come la donna delle pulizie,..., assoldata dal dolore, amica del caso, compagna e nemica di scale,vetri,lampadari,angoli e anfratti sconosciuti,,, la casa...la mia anima che settimana dopo settimana, si consuma..., come pavimento di gelso sotto scope di diamanti, la mia anima,...,straziata e lusingata da da tanta pulizia, lascia cadere porzioni di infinito che ormai non hanno più alcun senso...! non più godute,baciate,accarezzate e confortate,,,,,!! la muta di un cobra da circo... pelle di gloria,dolore,sorrisi e lacrime.! ora... in disparte.. a casa di mille persone.... così che non possa mai più ricomporsi..!! Un disagio interiore.. Abituale sensazione di affanno e poi... un accendino unto di olio al centro della tavola!! Un tuono all'improvviso ricordò la mia essenza... la solitudine del sole e della luna, odore di uva bagnata da pioggia acida. terra e vermi inerti..aspettando un addio.. le spalle indurite dal tempo gli occhi anneriti dal vento,che porta presagi già dimenticati.. forzando la mano al sogno così da confondermi al sole e alla luna.. metafora di vita questo barcollare etilico.(.inebriante estensione di solitudine).. so che arriverò in fondo conosco questa vita l'ho già vissuta.. volutamente persevero,tremano i ricordi ..ed il futuro di fronte a così manifesta merda...! Ricordo... Una giornata estiva... una luce tra i momenti... Un volume denso e luminoso... sul tavolo..poche arance..., qualcuna sbucciata,... qualcuna ferita..., sul tavolo dei ricordi, il pasteggiare inquieto del rimpianto.! finestra trafitta da raggi di un sole incerto.. inconsueta sfilata di colori,..osservo.., attraverso vetri sporchi e dimenticati... l'essere brillante che pian piano svanisce e in silenzio... implode...! tra la gente ignara... sorda... cieca... In queste condizioni,..., il tempo perde la sua linearità.. ed è così, che, le immagini, si infrangono.. e si susseguono... violente!... mature! Non esistono risposte Steso su un letto etereo, circondato da simboli indecifrabili mi spingo a cogliere il senso dell' essere. Un paradosso universale improvvisamente mi coinvolge in danze aritmiche... Spasmi di follia, aleggiano, intorno ad una nebulosa impalpabile, che dolcemente mi circonda... è un inutile sforzo empirico.... è la curiosità a rendere l'essere folle? (Il sole ormai stanco di soffrire, si ritira dietro il palazzo di vetro, che arrogante ruba la scena alla notte).... In metropolitana... Comprendere.. 20 pilastri armati sorreggono il treno del sonno! mattine incomplete.. prive di luce.. il torpore pian piano decresce... gli sguardi luccicano come lampare assonnate, in questi risvegli con poche domande e ancor meno risposte.... è la ragione ad assopire istinti educati ed incerti.. ....ed è il Sonno a regalarci silenzi irreali.. percepisco una sospensione di sospiri nell'aria!!! Dai miei spiragli Ascoltavo lo scorrere del tempo……… (macchine si allontanano timidamente..) il muro di cellophane una lampada amica un distratto sottofondo di noia accarezzano il mio nudo collo. il girasole d’Orvieto aspetta paziente il passaggio delle nuvole, mentre l’acidità del mio pensiero pulisce una fantasia mai esistita che muta e inodore distorce la visione del mondo! Solitudine Un alieno cellulare in carica; un soffocante torpore metropolitano, ovunque specchi!; riflettono il tuo essere distorto per il piacere di ingannarti. Rifletti sulla vanità! Sensazioni represse Spingono ad ingannare te stesso. Scusami uomo! Per la mia immoralità!! Cerco un mattino Andante con brio ….Armeggiando con dolcezza il lieve cadavere del senso, che ormai incompiuto buca il muro del quotidiano…… lamine a fogli di lamiere fredde ..mi pare d' esser fatto il tempo ! lo spazio.. denso di vuoti alternati piange radiazioni di fondo con costanza! al di qua dell' infinito, dove il tempo è l'orologio ci sono solo lamine di ferro. quello che è non prescinde dalla mano! è la risacca dei miei sovrappensieri... (lamina infinita che ondeggia come mare); scintillio perpetuo, bagliori di confine!! tagliente.. audace.. Energia pulita(fonte rinnovabile) c'è il sole .. e sento la luna ! un freddo mi prende le tempie dolcemente... tutto in torno .. gira .. confondo colori e suoni le mie mani (radici !) bramano un'improbabile essenza , (ulivo piantato su fronte argilloso, ..mi sporgo ) penetro attraverso parole di ogni giorno di sempre... (cuneo e martello). C'è il sole ed è la luna... ma non è freddo ! (--un brivido!) elettricità e luce... assorbo ed irradio.. turbina di suoni m'alimento col vento... Ho un terrazzo rosso vivo le ore eterne.. pur non riconoscendo il tempo.. ancora bagliori nella Valle! luci mobili in coda... oppure sparse singole frenetiche lucciole a scoppio ...ancora... fisse stelle arpionate a brevi strade d'asfalto.. il tempo.. mi ripeto sempre.. non esiste.. sordo macigno di sogni irrealizzabili pesa sulla mia anima è mare di petrolio azzurro un'idea distratta languida avvolge il mio sentire mentre un panno di lino antico.. sfugge di mano, cade dal terrazzo rosso ( urla di vento ) è il suono dei secoli che umidi si infrangono sul pavimento della mia anima. Per fare bello il mondo. le auto solcano l'acqua sul pelo dell'asfalto, lasciano nelle pozzanghere brevi note di comete. il cane se ne sta nell'angolino, sotto al porticato, arrotolato su se stesso contro il muro. cadono dai muri intonaci e parole ricoprono le strade i sentimenti andati, è notte! gli spazzini incerati non si bagnano, raccolgono cartacce con i guanti, e fanno bello il mondo. la notte si è impigliata tra i capelli, ho messo i guanti agli ultimi pensieri ed ho raccolto quello che ho potuto. alla fine , il poeta , non è che uno spazzino, lavora di notte tra i rifiuti sbiaditi insudiciati dei giorni per fare bello il mondo. Eternità. tutte le mie poesie sono inutili tutti i miei pensieri sono inutili quando mi ritrovo al banco occhi lividi nel terrore del nulla. Non c’è salvezza, ed è terribile lottare con il mostro quando gli autobus fanno da tappeto alle voci dei passanti e la ventola del computer pare un tritacuori. Picchio sopra i tasti con livore, così mi fu insegnato, e se è una giornata buona, di caccia grossa, ne ricavo leggerezza, faccio il pieno di spazio fino a quando sarà colma la misura. il tempo è una misura del volume. l’eternità la immagino leggera, come un uomo di zucchero filato che si lancia col paracadute. Sono giorni difficili. Sono giorni difficili. i vecchi,invecchiano e la pena per la carne vince qualsiasi idea di eternità. la salute ,si sa, ad una certa età,vacilla. sono giorni difficili,ma ne ho passati di peggiori. così finiranno anche queste attese. Sono venuto in riva al mare, col mio scooter che sferraglia, solo per respirare un po’ di aria pulita per riempirmi il petto d’orizzonte. siamo così piccoli!Penso, ogni volta che scompare un’onda… Siamo così piccoli… così piccoli. seduto al solito bar, poco più di una baracca di legno in riva al mare, bevo un caffè,e aspetto. Senza dire una parola, anche adesso,che la mia coinquilina mi ha sorpreso in camera,alla scrivania,a fissare il monitor,e mi ha chiesto, Che fai? Aspetto! le ho risposto sorridendo. ma non credo che abbia capito. se un giorno mi innamorassi se un giorno mi innamorassi di te non riuscirei più a scriverti neanche una parola, al tuo minimo accenno di labbra, il mio silenzio appeso al tuo sorriso tremerebbe come uno stagno di vetro in attesa nel cratere di un vulcano, e qualsiasi altra parola sarebbe una menzogna. Questa vita non è un albergo. Con la primavera sono arrivate le Sirene, hanno trasformato i corridoi in fiumi d’ acqua salata, le nostre camere adesso vi sembrano approdi salvifici, ma avrete ancora voglia di salvarvi, vi chiedo,dopo averle ascoltate? Questo Hotel è una nave piena di falle, ancorata alla terra per lo zerbino, zavorrata male dai vuoti oscuri dei nostri sentimenti. il dio delle cose inutili il mio pensiero è il dio delle cose inutili, sovverte l’ordine del giorno e rende indispensabile ciò che il mondo ha accantonato… il sorridere alle piccole ombre che incorniciano un sorriso, la tenerezza nell’uomo ancora forte, l’indignazione ripetuta ad ogni abuso, il giocarmi tutto sulla ruota dei tuoi occhi o la grazia della solitudine in amore che si perpetua nei giorni sempre uguali. Aspettare è una forma di resistenza. Solo i sentimenti legano l’uomo all’uomo, persino un broker di wallstreet tornerebbe ad essere uomo in preda al sentimento, l’amore che infuria fa stridere le carni nell’immobilità dell’attesa. mantenere la posizione… dimenticare il tempo. Aspettare è una forma di resistenza. Evidentemente ci siamo ubriacati vigliaccamente tutte le volte in cui la vita ci è parsa come una nave da crociera arenata sulla secca, siamo più adatti rattoppare voragini che ad evitare gli scogli. evidentemente non ci è bastato il sonno per prenderci una pausa dalla vita. solo per me con lei non ci si annoiava mai… conosceva mille modi diversi e tutti molto allegri e trasparenti aveva messo in piedi un castello pieno di vetri colorati e freschi soltanto per me soltanto per ignorarmi. “E pur questo non basta!” se penso ai grandi scrittori e alle loro vite avventurose, credo che non diventerò mai un grande scrittore, ma nemmeno uno scrittore piccolino… sarò uno scribacchino Q.B. come adesso,tra una cosa e l’altra, in piccoli spazi, tra libri, numeri,amori scaduti,e carezze perdute, i sentimenti si allungano sulle pareti come ombre sotto la luce del mattino, e mi parlano con voce diversa la stessa lingua dei grandi, “e pur questo non basta !” avrebbe scritto Tarkovskij padre, “ammesso che ci siano misure da colmare!”, ha risposto poc’anzi un’ ombra dal muro! Castelli Ed io continuo a costruire castelli con i tuoi capelli che non hanno fondamenta, costruzioni dai profili bellissimi e le loro ombre al cadere dei soli raccontano storie incredibili allungandosi all’inverosimile fino a graffiare la luna dall’altra parte del giorno. Io la morale non l’ho mai capita al contrario del sax che ha cominciato ridere proprio adesso sotto al mio balcone. Silenzi mi piacciono i silenzi infiniti senza compiacenza di sguardi mi piacciono i silenzi che mettono in crisi le mie certezze che lasciano lo spazio ai pensieri che innescano i vortici dell’autodistruzione i silenzi che sono come certi sogni in cui sembra di cadere nel vuoto e poi rimbalzi nel risveglio in pochi millimetri di vuoto sopra il materasso, come l’ansia che annuncia la carezza. i tuoi silenzi mi piacciono i tuoi silenzi che mi lasciano senza nome, sbandato tre le eco antiche in preda ai miei pensieri d’eremita, somigliano spesso a vecchi demoni che cantano del mondo le distanze come una ninnananna di solitudine la tua voce taciuta mi tiene compagnia prima di prender sonno. Fesso fesso alla maniera dei fessi ho appeso la mia fessaggine alla finestra convinto che fosse una cosa interessante ma in certe antiche questioni la verità non basta, e quella che era la mia musa ha distolto lo sguardo dai miei occhi e con gentilezza mi ha chiesto di ritirare i vessilli , io così ho fatto. non ho molto altro da dire,adesso, se non che È difficile avere una convinzione precisa quando si parla delle ragioni del cuore, sostiene Pereira… Sentimentale certi giorni la tegola che si è consumata sul palazzo antico di fronte al mio balcone contiene più sentimento della pietra che porto in petto, certi altri giorni le cose mi attraversano e tutte lasciano un segno del loro passaggio dentro il mio stomaco, mi innamoro follemente un minuto per volta di tutto ciò che mi circonda, e tutto mi corrisponde come fossimo gli amanti perfetti che si abbandonano alla sera. Poi cambia il vento e spesso torno a casa di bolina, i lampioni ormai mi riconoscono, le porte dell’ascensore mi abbracciano il neon ronza come una mosca azzoppata e sento sempre il canto della vita nell’ultimo giro di chiave prima di andare a dormire. abbandonato Ho smarrito in una donna il mio sogno di abbandono, e lei mi ha abbandonato dentro un sogno,ancora prima di incontrarmi. Ogni poesia ogni poesia è una nuova religione e c’è un nuovo dio che muore in ogni riga. l’azione è l’unica verità che permane in ogni punto, e quale profonda libertà pensare a tutto ciò, che non ha senso… Back in Black e piccole felicità ho incontrato la felicità al banco dei salumi, faceva la spesa per l’istituto, si parlava di prosciutti e se comprare l’olio oppure un panino all’olio, alla fine sulla lista c’era scritto “un panino allo ollio” e con grande soddisfazione fu quello che comprarono. il più scaltro di loro balbettava e dimenticava tutto dopo pochi secondi, ma sorrideva. un altro guardava il culo all’amico avanti un passo e sorrideva, questo con fare alla freddy mercury canotta e collanine improvvisava finali di canzoni alquanto coreografiche e ripeteva..sottovoce ad un pubblico in delirio… My boyfirend!… my boyfriend! qualcuno più attempato litigava senza alzare la voce, su chi dei due sarebbe stato più utile a portare avanti la baracca. Poi c’era un ragazzo biondo e riccio con pochi peli troppo cresciuti sul mento alla maniera del primo James Hetfield, indossava una maglietta degli AC DC, mi ha chiesto con sguardo truce… vedendomi interessato alla maglietta… Ti piacciono gli AC DC? Ho risposto che Angus Young è dio. E lui mi ha fatto le corna.. ed io ho risposto! E lui era felice ed io ero felice e sono tornato a casa col sacchetto della spesa canticchiando Back in Black. Un caldo cubano un caldo cubano da asciugarsi il sudore Col fazzoletto bianco, sospirare avanti ad un bicchiere sudato e poi aspettarti, e nell’ombra si infila sempre un vento torrido che pare freddo, la tua mano bagnata di mare sul mio collo sudato. la tua bocca lontana non ho voglia di uscire a meno che non ci sia tu là fuori non voglio più birra fresca ma acqua a temperatura afa che si incolli al palato come un mastice senza gusto, mi tratterò male,farò i capricci fino a quando non vedrò i tuoi capelli spuntare dal fondo della piazza. il sole più duro dell’anno è il mio miglior amico, scioglie ogni movimento, arrotonda i miei passi zoppi e quadri, scivolo così senza fatica lungo il corso come un branco di cani randagi verso il centro, verso la rovina, e niente potrà dissetarmi, in questa arsura di sogni, niente potrà salvarmi, e la tua bocca è così dispettosamente lontana, la tua bocca così lontana è un giubileo a cui non ho potuto credere, le tue gambe un approdo morgano, la tua lingua carnosa l’ultima immagine che ho desiderato sul mio viso prima di cadere,prima di schiantarmi al suolo dei sentimenti come una bombetta d’acqua salata, esplosa dall’ultimo piano del palazzo, poi nessun cordoglio nessun picchetto d’onore solo la risata di un bambino colpevole richiamato all’ordine da una madre impaziente all’ora di pranzo. tre rose Sapevo che non m’avrebbe amato, lo sapevo per ragione, e l’istinto appresso se ne venne con tre rose, una per lei,una per il suo culo, e l’altra, la più bella, per le nostre solitudini, s’erano innamorate… la retorica dei sentimenti di un clown la retorica va anche bene, certo a volte è noiosa, dirty che sei fica è usare una sineddoche con influenze angosassoni, tutto può essere svecchiato, è questione di circostanze, un clown si aggira d(i)/(o)mesticamente nelle circo.stanze, un clown saprebbe cosa dirty, ti strapperebbe quel ghigno con un sorriso, per cominciare, appresso i vestiti, poi i sentimenti. i sentimenti, Dio, i sentimenti, anche la retorica può avere sentimenti, a patto che tu sia un clown. l’umiltà non ha niente a che vedere con la modestia… La prima è consapevolezza dell’universo,necessita dell’intelligenza necessaria per comprendere le proporzioni, le equivalenze,l’ analisi dimensionale… tutte cose che un uomo di terra impara sul campo. La modestia è già qualcosa,però.., trasuda presunzione, è segno che c’è ancora molto da lavorare. L’umiltà trasuda grazia,ed è appannaggio dei grandi uomini. La modestia è tipica ad esempio,degli intellettuali antropomorfi ,ma che non si sono ancora fatti. il resto è frutta ancora acerba e non è detto che maturi." indigena il mio credo religioso in tutto ciò che è casuale non si smentisce affatto nel cercarti ogni giorno poichè nella migliore delle ipotesi troverò qualcun’altra." indigena Passi non ho aspettative non aspetto niente se non il suono del passo successivo, odio le attese e mi annoio a stare fermo, non mi interessano i treni che passano una sola volta, i posti che vale la pena vivere per quanto ci sembrino distanti sono sempre a portata di mano, non è una questione di tempo nè di luogo… pur riconoscendo le potenzialità di un nostro incidente, gioco tutto sulla mia strada, sentirai un canto andando per le valli, qualche volta il tuo nome risuonerà tra i monti, ma non illuderti… il caso sovrasta ogni desiderio, e non mi interessa affatto trovare la quadratura di alcun cerchio. Ma se dovesse mancarmi il cielo e a te lo stesso, incrociando il nostro tempo, smetterò,probabilmente, di fare del tuo viso,una parola, e starò in silenzio per qualche tempo per ascoltare i passi, i tuoi. white pants mutande bianche stese sul filo di cemento, tra palazzi di carne alla Domenica, pallide mutande bianche, un uomo bucato sotto al ponte, mutande bianche slabbrate non una parola, in questo inferno c’è una donna, impazza d’eroina per le strade e batte all’orizzonte la sua mutanda nera, si arroventa sotto al sole il silenzio dei nostri sguardi senza sangue, chilometri di mutande bianche in cielo tra i palazzi, e sulla terra punti neri piccole voragini,che con la matita il vostro dio li unisce per ingannare il tempo. Arrampico sugli specchi. un giorno scriverò una poesia che non avrà bisogno di essere ricordata, nè riletta, nè apprezzata, nè pubblicata, nè taciuta, nè gridata, basterà a se stessa e non mi farà domande, quel giorno,rinnegherò il mio nome e non sarò più nessuno… fino ad allora,come adesso, continuerò ad arrampicarmi sugli specchi. la terra non ammette ignoranze! la terra non ammette ignoranze! ho urlato dal quinto piano fino alle viscere della terra, poi mi sono messo a letto, armato di un buon libro che mi distraesse da ciò che avevo capito.. noi lo sapevamo,qua in cima che saremmo caduti a voler vedere il mondo dall’alto. Sto mattino del cazzo il mio consultorio è diroccato i miei monologhi sono perduti le mie poesie valgono tre lire tu non mastichi la mia bocca dei miei sentimenti non resta che qualche brandello di muro e qualche croce perduta sto-mattino-del-cazzo è diventato sera tarda quando è ormai tardi per andare al bar, ed i pub sono ancora tutti chiusi… resto,così, a mezza strada nella doccia, pochi istanti per un occhio attento, l’ eternità per la mia canzone più sincera. “non sto pensando a niente” Non mi rilassa il non pensare a niente, né il pensare che non sto pensando a niente, non mi lava la mente né la notte né il nulla, pensare,intimamente ,agli orrori del mondo è pensare alla meraviglia delle cose, poichè è così che sono le cose, non c’è separazione tra le tue labbra ed il cadavere prematuro del guerrigliero, non c’è pausa né all’orrore, nè all’amore, e quando ti sembro occhi spenti, che non stia pensano a niente in realtà sei di fronte ad uno specchio,e ti stai pensando addosso. temo la tua bocca. Temo la tua bocca perchè porterà con sè la mia solitudine che ho coltivato per anni come una rosa rossa e carnosa nel cemento annacquato della mia poesia. In mutande Temo il giorno in cui ci scambieremo i nostri ti amo come due alcolisti a dividere un vino cartonato sotto i portici al calar della sera, temo quell’istante con tutta la mia sincerità poiché il mio cuore senza mutande perderà la terza persona della poesia ed il suo vociare sarà parola atroce, e dalla mia pelle cadranno querce secolari e polveri sottili, e nonostante tutto sarà ancora la mia bocca a parlare, le parole nuove,dove la poesia esiste come i grovigli di polvere nascosti tra gli angoli dei pesanti mobili di nobili salotti antichi. Nostalghia. per quanto sia radiosa la creazione di qualsiasi cosa, esiste una morte subitanea nell’inizio di ogni cosa,un’ombra nella linearità a cui ci rapportiamo… e la nostalgia ne è la forma. niente altro che la retta passante per quei punti che abbiamo creduto di fissare con poca convinzione, come due luci di emergenza,intermittenti nell’oscurità dei sentimenti. Mai forzare la mano. Mai forzare la mano, se desiderate una donna, una donna vera intendo,e non un’avventura… non forzate la mano, prendetevi il tempo che vi serve, potrebbero volerci mesi, forse anni… non usate tattiche ,non fingete, abbandonate ogni stratagemma, quelli sono validi per andarci a letto una sera soltanto,i brillanti abbagliano nel breve,ma se vi siete affrancati dalla scopata tanto per.., e se avete smesso di correre dietro una gonna qualsiasi, fate l’atto di coraggio, confessatevi, ditele quanto siete meschini e poveri di spirito, e mediocri e timorosi e falsi, apritevi, e se fate davvero tanto schifo da non meritare considerazione allora ,così sia! ci vorrà del tempo per riabilitarvi, ma non perdetevi d’animo,fratelli di tutti i fondi dei barili, non abbattetevi se il vostro demone non è appetibile, una volta liberati i vostri fantasmi, all’aria, assumeranno le sembianze degli dei, e i vostri occhi brilleranno come armature dorate… probabilmente non tutti i desideri si avverano, ma avrete intrapreso l’unica strada possibile verso la loro realizzazione, la verità. La solitudine dei fessi. Canterò sempre la solitudine dei fessi anche quando sarò accompagnato, poiché sarò per sempre fesso e parte di me vorrà restare sempre sola. Non tutti i giorni sono buoni per scrivere una poesia Non tutti i giorni sono buoni per scrivere una poesia, ad esempio stamattina , alle sette mi sono svegliato con un dubbio… non è forse la poesia il tentativo di dare un senso ad una vita che in fondo non pare avere alcun senso? Mi sono girato sull’altro fianco e mi sono posto ancora una volta la stessa domanda, ma non è una questione di punti di vista,la vita, alcune domande faticano a trovare risposte col metodo scientifico. Ho provato così a farmi bello,ed ho fatto del mattino un fiore, sono andato nel bar più bello,con la luce migliore, con la barista più figa,e lei mi ha sorriso e io le ho sorriso. Ho provato a mettere tutta la vita che mi circondava in bella mostra sul tavolo del bar,nel caffè,così è stato, il tempo di un caffè è il tempo di tutta una vita. Non so dirvi quante volte sono rinato in queste mattine, non ho ancora trovato un senso migliore da dare alla mia vita, nulla di statistico,nessun altruismo,e non parlo neanche delle cose della carne, né di procreare,né è una questione di convenienze,la felicità. Più felice del fare un figlio è l’idea stessa di fare un figlio… Sono i gradi di libertà a fare la differenza, Rubare spicchi di libertà ai doveri che ci siamo imposto negli anni, ecco una cosa sensata! Mi sono detto rientrando a casa…, dove mi aspettava il computer, con degli appunti da sistemare… Eccola qua un’altra libertà,appena conclusa, ma attenzione , non crediate che questa sia una poesia, ne è soltanto il racconto… Avevo due piercing Avevo due piercing,un tempo. Il primo , al sopracciglio me lo fece un’amica, in soggiorno,stringi i denti, mi disse,che adesso ti farò un po’ male, ma a quei tempi ero ubriaco molto spesso, e non sentimmo niente neanche dopo ,quando facemmo l’amore. L’altro al naso me lo fece un professionista pagai settantamila Lire per farmi bucare il naso, e ricordo ancora quando gli dissi lo faccio per far uscire l’aria dal pozzo che ho nel petto. Bevi meno, mi dissero i suoi tatuaggi ed io accettai il consiglio. Adesso bevo molto meno e i buchi sono quasi tutti chiusi ma sento ancora un vento freddo, cantare , se mi avvicino al vostro petto. Oggi è un buon giorno… Oggi è un buon giorno e nessuno potrebbe farmi cambiare idea, certo se mi piombasse per dispetto,addosso, sorella morte , all’improvviso, sarebbe una bella beffa… ma oggi è un buon giorno e potrei giocare col diavolo e vincere, per tutta la giornata. qualsiasi cosa accada,oggi, fosse anche l’amore,che si metta in coda, insieme agli altri,coi suoi dubbi e le incertezze dei baci, arriverà il suo turno,forse domani, ma non oggi, l’allegria non parla la lingua del cuore conoscono parole i fiori che nessun innamorato riuscirebbe a cogliere, allegrie che non potrebbe comprendere gioie sottili che ricamano margherite sui nostri panni sporchi. Non è poesia ciò che scrivete non è poesia ciò che scrivete saccenti arrogantelli scribacchini non è poesia ciò che scrivete modesti tentativi delle prime delusioni non è poesia ciò che scrivete cani arrabbiati e bavosi repressi non è poesia ciò che scrivete piccoli emuli di grandi scrittori non è poesia neppure questa,è vero, ma tracima di poesia la verità del non riuscire, per questo compro sempre molti libri. Scrivete,dunque,consumatori d’inchiostri molto lontano dai miei occhi. Quando mi propinerete, in cerca di consensi… i vostri maldestri tentativi d’autocelebrazione autoerotismo incompleto delle vostre eiaculazioni interrotte, sarò in libreria a scegliere un buon libro o forse avrò imparato ad ignorarvi. Un tempo. c’è stato un tempo di foglie fragili quando mi staccai dal ramo, in cui tutto mi pareva tetro e la caduta fu lenta e inesorabile, e lo schianto lungo al tempo degli umani. Un’opera d’arte della coscienza fu la risalita,così com’è,l’arte… zeppa di inganni,da sembrare vera… Arrogante è colui che sovverte l’ordine naturale del dare e del ricevere. La mia arroganza da piccolo era voler abbellire il mondo, la mia arroganza di adesso è vedere bello il mondo, in futuro , il mondo farà a meno della mia arroganza, ma ci saranno altri nomi in altri tempi, la stessa arroganza. dai dialoghi iperuranei di Bibappa passarti la mano tra i capelli… guardarti con disprezzo… e dirty… sono sporchi…! -“ma che dici? “ “scherzo… “ poi baciarti… e tante altre piccole cose… Compagni. (L’ultima di Alessandro Del Piero a Torino) Esce Alessandro dal campo, il pubblico si alza, a me è scappata una lacrima insieme alla mia giovinezza. Superego, il secondo Dio. persone che aspettano di vederti cadere,al mattino, per esprimere un desiderio in pieno giorno,poi di notte,nell’ombra, si affaccendano,nelle grotte, troppo lontani dal cielo… Di tutto quello che ho scritto oggi Di tutto quello che ho scritto oggi Sterpaglie che ardono e fumo Qualche luce si accende A disegnare il paese La strada che finisce a pochi passi dal mare Qualcuna mi ha cercato armata di carezze Poche parole Un rovo Una strada Una mano Maggio arde di verde Questa spiaggia ha visto sbarcare filosofi e Penso ai miei fratelli affamati All’ombra del partenone Alla mia terra Qui potrei dormire per strada E vivere di storie Come il gatto che attraversa la strada di notte Impietrito nel fuoco dei fanali Sono rimasto una sera Quando mi guardasti Prima di andare via,ma Manca sempre una parola Aspetta. un giorno Un giorno siederò su questo cesso e non ci saranno più le scarpe di mio padre, nè quelle di mia madre nella scarpiera di fronte alla tazza, e sarà un altro mattino di sole, gli uccelli canteranno, il notiziario, in sottofondo, come stamane, non coprirà il canto d’amore del caffè che borbotta il suo buongiorno dal fornello, le campane del municipio suoneranno sempre l’ora esatta… La bellezza degli anni sarà nascosta ancora una volta non troppo lontano da questa tazza. passaggi domande attese autostrade orizzonti sole chilometri motorino di avviamento autostrada fiumi occhi il tuo telefono, sono alcune cose che ho attraversato oggi Non mi colpì la sua bellezza Non mi colpì la sua bellezza che pure già era arrogante, ma il suo sguardo sincero quando alzò gli occhi dal terreno ciottoloso del bosco,mi attraversò, manco fossi di aria, e mi sorrise. Alcune poesie somigliano a certi sguardi, pensi di non averle capite, e lasci che appassiscano nel tempo, ma restano là,all’ombra dei giorni, mentre scavano nel sonno una strada di sentimenti e di silenzio, fino al farfugliare indeciso dei versi… Forse, se nella poesia per il poeta conta solo l’atto creativo, per l’amante conta solo l’istante, il primo sguardo, e poi è tutto un morire un decomporsi al sole di cose mortali. Brucia sulle ciglia il sole. Brucia sulle ciglia il sole Quando il vento d’aprile dirada le nuvole E cade dalle labbra un nome Nevica la frasca dei giorni Mentre il piede accelera Un sorriso mi coglie Nell’attesa. Senza manco sospirare. l’immensa solitudine, che mi lascia nella bocca il tuo andare per le strade senza mai pronunciare il mio nome, affonda l’ultimo bicchiere della sera, e sul bordo scivoloso del bancone, senzaddurremotivazioniplausibili, senza manco sospirare, la tua bocca mi è caduta dalle mani. Anni di Primavera Anni di perenne Primavera, tutti i miei fiori stanno per fiorire, poi sempre improvvisa la gelata li uccide. Cadono nell’indifferenza dei venti i boccioli, sul terreno, come tanti piccoli aborti e nessuno mai, porterà un fiore sulle loro giovani tombe. Quante donne… Quante donne hanno scritto il loro nome sulla mia pelle da ancora prima che mi crescessero i peli sulle braccia…, e tutte le volte che il desiderio mi è caduto dalle labbra con una parola sulla loro bocca, ho infranto nel silenzio una promessa…, io che non ho mai giurato amore eterno e raramente ho parlato d’amore, come potevo io che fui partorito in un giorno di vento, appartenervi, se nemmeno le mie parole si sottomettono mai ai miei bisogni,al mio volere? Mia è la solitudine dei giorni, adesso bramo solo cose improbabili ingrasso il desiderio con pani di solitudine, e nessuno più sorride mentre scrive il proprio nome sulle mie mani. Ti vedo Il mondo dovrebbe assecondare le mie mani ogni volta che ti penso e sul tuo collo un solletico leggero, il vento , La buona parola, un sorriso,un fiore, E tu distratta… dalle tue cose di carta alzi gli occhi al cielo Ed io che aspetto da molto lontano …ti vedo. Quando Il giorno ha schiacciato l’ultimo Sole sotto l’orizzonte, è caduta lontano dalle tue labbra la mia parola, il tuo silenzio, e una sottile falce di luna Stamattina ore otto all’edicola. stamane avanti all’edicola, tra i titoli di giornali, lui aveva un grande cuore, lei bellissimi occhi azzurri. Così invecchiare, lei che gli tende il bastone e lui che le allunga un sorriso, non c’era negli occhi il rancore dei giorni, una luce di lampara lontana, dalla nebbia dei loro sguardi è caduta sul marciapiede, come un faro costiero nel traffico del mattino. Brindisi 19 5 2012 Una rondine si alza in volo Dopo il botto Impotenti d’anime Aborti di menomazioni del sangue Sogghignano dal cemento Di un appattamento serrato. Appresso, uno spolverino rosso Sangue di donna e vento Porterà in processione il seno Pieno di grazia, La gente accorderà gli sguardi In un LA di silenzio I palazzi urlerebbero se potessero Nessuno asciughi una lacrima! Che si lavino le strade degli infami. ultimo appiglio Giorni in cui mi aggrappo alla parola come ultimo appiglio, tra le nostre bocche un mattone di vetro… un tempo il sorgere del sole non portava il fuoco tra le mie parole. primoMaggioduemiladodici fuori infiamma il sole , dentro la lampada illumina i tuoi libri, ed i capelli a sfioro sulle spalle accarezzano l’idea del vento dal centro della stanza, odore di carta e ciliegia, l’albicocca e la mandorla impallidiscono avanti al dattero che sboccia selvatico sulle tue labbra,mentre la nocciola dei tuoi occhi non teme la parete… Io qui stramazzo nella pioggia azzurra dell’ avanguardia di Maggio, e mi ritrovo come un cieco a parlare del tuo sole, allungo il collo alla finestra mi bagno e ti sorrido manco fossi l’ombra che accarezza i tuoi capelli. Reti la rete è un finestrino chiuso la velocità dell’auto la decidi tu la strada si spiega da sola le cose accadono fuori le eco talvolta risuonano anche dentro le sirene luccicano nella foschia dei nomi la musica si sfilaccia nel doppler la macchina si ferma raramente ad ascoltare una voce le immagini sempre false ci raccontano il vero la vita è una rete sulla rete la galassia è una rete sulla vita e sulla rete la gente è sempre stata in una rete la rete è un finestrino chiuso, e le calze qui sono quasi sempre a rete L’amore è un cane che viene dall’inferno. Stiamo leggendo lo stesso libro ed ogni volta mi chiedo quale odore avrà per te lo sperma che colora le parole, e se tra tutte quelle assenze, i marciapiedi e le puttane, sei riuscita a vedere la tenerezza di quel mondo. Lui ce lo ha spiegato, che non è una questione di soldi nè di luoghi o di parole, l’anima. Ma io già lo sapevo, me lo disse nonno,quando io ero un bambino,e lui un vecchio comunista. Se chiudo gli occhi, non esisti. se chiudo gli occhi, non esisti, e tutti i baci dati ad occhi chiusi, si fanno misteriosi, innamora sempre più l’assenza chè strizza l’occhio al vuoto, dei tuoi occhi lucidi,che pure mi riempiono di sole. 932012 Il mare luccica sotto la carezza del sole ancora acerbo, c’é un po’ di vento, spettina i capelli e allunga le attese, il caffè sul mare mi ricorda sempre Napoli. Una coppia non più giovane sulla panchina si abbraccia come fossero amanti, rubano, avidi, lo spazio e il tempo a quel che resta della vita. Oggi indosso scarpe chiare, i lacci bianchi si incendiano al sole come madreperla sull’asfalto, e i miei pensieri si allungano come un faro disteso a mezzogiorno, oltre l’ orizzonte, in mezzo ai blu, su quella riga che non ha nessun colore, corre il desiderio, mi gira intorno e non mi prende mai. Scrivo. Per lei ho scritto più parole che per chiunque altra donna io abbia mai amato, eppure non la amo, nè lei potrebbe mai amare gli abissi che dormono sul fondo dei miei sentimenti. Eppure qui scrivo, e languido, resisto, ai fantasmi che urlano il nome della sua assenza al calare delle tenebre. Grazie. Prima del sonno quando la vita urla al vento i suoi fantasmi, e la notte diventa pesante come un coperchio sul mio sangue che bolle, arrivano i tuoi occhi come una misura, pari in sentimento alla mia altezza, arrivi densa di pensieri e di sorrisi ed io resto solo come un sasso caldo di sole sulla spiaggia alla caduta della sera, e mi raccogli con le tue mani di labbra, ed io non chiedo più bellezza ai miei pensieri, nè il mio genio potrebbe simulare, a parole, la linea esatta del tuo viso senza perdersi in inutili temporeggiamenti. E come un amore inatteso,poi mi sorprende il sonno. Sopravviversi. Ho scritto la mia vita sopra un foglio che poi ho appeso al muro come un quadro. Quando sono triste, mi allontano, chè da vicino ogni cosa ha i suoi difetti. Leggo,così,alla distanza,solamente il titolo. Vita, e che felicità,se penso,il foglio bianco. la tua voce. Come brezza d’Estate al pomeriggio, la tua voce, mentre dormo mi sorride. Di rimando, la mia anima dal torpore nel deserto al diapason risuona. Il bacio. Sempre si arriva a questo punto in cui è il mio pensiero a pensarti, ed io svuotato ,ti guardo, non capisco e aspetto, poi mi volto,tu ti muovi e sempre qualche cosa accade. oggi sono perplesso i sogni ci aiutano a vivere meglio ? o la sugna ci aiuta a sognare meglio? ecccchilosà! bah! questo e molto altro altro è possibile… ho mangiato, ho bevuto ma niente è cambiato. il sole fa ancora il sole e la pietra lo guarda ancora dal basso, noi resistiamo là in mezzo,da millenni, questa è la verità che oggi mi concedo. e qualsiasi sguardo mi abbia rigato il collo, come una ragazzina dispettosa che con un chiodo scrive il suo nome sulla macchina di seconda mano, è passato o passerà,come passerò anch’io,un giorno da qua a cent’anni. e ne sono certo, la pietra starà ancora là a fissare sil sole, e voi di nuovo in mezzo. “oggi sono perplesso come chi ha pensato e creduto e dimenticato”cit. F.A.N.Pessoa. Al mare. -com’era il mare? calmo -cos’hai fatto? compagnia -cioè? Mi sono seduto sullo scoglio e l’ho guardato. - vi siete detti qualcosa? no, niente. ma gli ho letto una poesia… -quale? questa. -Come mai sei già tornato? non c’era nessuno. -ma se sei andato là per stare un po’ da solo… dovresti saperlo…tutti cerchiamo una smentita. poesia dei giorni difficili una poesia quattro stagioni parole di lana e a maniche corte virgole di bikini e punti in canottiera, un poesia che faccia ridere e immalinconisca che guarisca col dolore come la voce di Troisi, un antibiotico, una carezza ed un pugno, che strappi lo sguardo dal vetro, dalla voracità delle rotonde dal banco carne dell’ipermercato dalle nuvole basse e grige quando sono solo, dall’orizzonte di cemento, dai sacchetti di cellulosa che però puzzano di soia, dalle occasioni mancate, dalla mancanza di occasioni, soprattutto, però, una poesia che metta la sciarpa al tuo sguardo di ghiaccio, quando mi guardi e non mi riconosci. Il Vecchio. (Bukowski) Non è una mia invenzione chiamarlo Il Vecchio… L’ho sentito dire a qualcuno che forse stimavo, o forse no, non me lo ricordo più… fatto sta che per mè è sempre stato un vecchio. non un vecchio sporcaccione, nè un vecchio ubriacone, ma un Vecchio, saggio,profondo,tenero , amorevole buontempone. E le puttane, le droghe, gli abusi li ho sempre visti con pudore, come chi non parla d’amore a voce alta ma arrossisce nell’ombra, oppure urla feroce di rabbia il peso del proprio cuore… Amarsi è cosa assai difficile, e gli ho voluto bene. Il resto era nero di seppia, lanciato in faccia alla folla affamata di carne… e chi vuol capire , capisca. Poesia è solitudine. Se avessi te,scrisse… non avrei bisogno di questo abbozzo di poesia. S’io non avessi avuto bisogno di questo abbozzo di poesia,probabilmente non mi avresti mai amato. Poesia è solitudine a dispetto di qualsiasi sentimento. Punti di vista. convivono dentro di me non senza intrascurabili frizioni, un essere festaiolo ed estremamente socievole ed un altro solitario e riservato. l’uno è avvezzo al nudismo, l’altro pure. a pensarci,tra i due, non c’è molta differenza se non nella sfera del sensibile. Il primo si apre al mondo, l’altro anche, ma è convinto fermamente che il mondo finisca oltre le colonne d’ercole delle mie gambe. mancanza certi giorni, come se mancasse qualcosa, passo ore ed ore a cercare la poesia giusta, l’autore giusto, la parola giusta, lo sguardo giusto, …senza venirne mai a capo… poi mi accorgo di avere semplicemente fame. Ma sarebbe un errore pensare di aver perso tempo vanamente. Le cose migliori si imparano quasi sempre cercando di risolvere le situazioni impossibili, come in matematica. De Ambulo. Molti ambulanti, nei periodi di crisi, quando scarseggiava il cibo, non sono impazziti del tutto,credo grazie alla loro maniera teatrata di affrontare la giornata. la strada è per loro un teatro dove fingere le vite che invece vivono realmente, Una sorta di Pessoa applicato al mercato. la vita contiene già la cura alla malattia che essa stessa negli anni,inevitabilmente inocula, ma come tutte le cure, presenta dei margini di insuccesso. Anche il pianto per i caduti,però mescolato al vociare dei mercati si fa cinematograficamente più leggero. Primo Sole. il primo sole stenta il giallo, inciampa sulla soglia del balcone e si perde giovane,il tiranno, tra la pupilla e il sopracciglio. Porta pensieri di carne la primavera, le gambe nude tagliano l’asfalto coi passi lunghi degli uffici, le donne sfoggiano sorrisi appena nati, e la loro pelle ancora bianca,timida ammicca alla mia bocca. L’anno scorso lottavo tra i miei monti a Primavera,e solo i colori mi regalavano sorrisi. Quest’anno le tue labbra nascondono ai miei occhi qualsiasi gioia della Natura. Vieni e fammi fiore, prima che mi accenda e come un dardo pronto all’assedio, bruci ancora,nella notte dell’Estate. infinito E’ curioso vedere come quasi tutta la gente cerchi l’infinito nelle cose infinitamente grandi… Io l’ho sempre cercato nell’infinitamente piccolo. che poi è la stessa cosa, solo che al posto di alzare lo sguardo al cielo, l’ho rivolto spesso alla terra. da quando ti penso. Da quando ti penso come un desiderio, la mia solitudine si è allungata di un sorriso,e se tu mi vedessi, ti ritroveresti nelle pause che intramezzano le mie frasi prima di baciare un’altra donna. jazz se mai dovessi scegliere una musica per i miei versi, sceglierei un blues, oppure esagerando… un jazz, perchè là è più facile svelare la bellezza dell’impeto del peto La vita è un posto migliore dove c’è gente che ride. Ovvero le cose delle alla maniera del vecchio Buk. ci sono mostri che si affrontano lucidamente,ma ricordati che la sconfitta è sempre dietro l’angolo. Puoi scegliere di affrontarli da ubriaco o strafatto di qualsiasi altra roba, in tal caso è inutile combattere perchè hai già perso in partenza, e se credi che ammucchiando i cadaveri delle tue sconfitte guarderai il mostro dall’alto stai perdendo solo tempo, i mostri hanno le ali. Stasera per esempio ho dichiarato una tregua, potevo uscire con una ragazza, ma non sarei stato onesto, non desideravo la sua voce, tanto quanto le sue gambe, così sono andato al cinema da solo,perchè La vita è un posto migliore dove c’è gente che ride. mi irritano le persone che cercano di stupirti a tutti i costi mi irritano le persone che cercano di stupirti a tutti i costi, come se la vita non regalasse abbastanza colpi di scena… non lo capiscono che alcuni vorrebbero passare una serata intera appoggiati coi gomiti al balcone e sospirare, sulla strada , bocconi pieni di noia, aspettando l’alba per dormire e magari nel sonno,sorridere. cintura nera di attesa un tempo fui cintura nera di attese, ogni torneo mi ha visto finalista, ma alla fine ho sempre perso. Adesso l’esperienza mi ha insegnato che bisogna partecipare raramente, a discapito della classifica generale, e che l’unica cosa che potrei vincere alla fine di un torneo,altro non è che una nuova trepidante attesa. Dalla raccolta impolverata: La mia musa se ne fotte. Non posso che scrivere nella tua assenza chè è l’unica parte di te a non invadere completamente i miei disimpegni… quando nn ci sei riesco ad intravedere i monti dietro l’orizzonte corallo dei tetti, e le auto in fila scompaiono anche per me dietro la curva,come lamiere nel brutale cemento .. Quando non ci sei recupero un paio di diottrie, e vedo il mondo con i miei sentimenti,… senza inumidirli sul giro carnoso delle tue labbra. Ma comunque mi insinua, l’assenza,il dubbio come una spora nascosta, minacciosa, nel terreno della realtà. L’ombra della luce. la piazza nuova sotto il mio balcone è piena di sole, il bianco della pavimentazione sembra urlare verso l’alto, il calore della terra all’azzurro. Il vantaggio di svegliarsi dopo l’alba, è il sollievo di trovare apparecchiato, nessuna pena per gli spazi vuoti, nessun silenzio. Il gran regista avrebbe posizionato quel bambino, che pare fermo, nell’angolo alto della piazza, che invece sembra camminare. Trattiene con lo sguardo l’aquilone, verde che resiste al vento. Il sole impallidisce dietro la luce del padre che sorride, ed io avrei giurato,istanti fa, di averne visto l’ombra. Silenzio. la prima volta che le dissi che era bella, non riuscii a guardarla negli occhi, e mai la mia bocca pronunciò quelle parole, ma lei,ovviamente, lo capì, non parlò per molto tempo. la verità non ha bisogno di commenti. come un gatto. Quando la vita si assottiglia come carta velina sotto i colpi del martello, vorrei essere meno ruvido, occupare meno spazio, e non invadere territori altrui con le ombre delle mie paure. La mia anima fa le fusa come il gatto quando ha fame,poi sazio,mi reinghiotte la sterpaglia,eppure mai ho dimenticato una carezza. La donna che amo. Sacerdotesse indiscusse del femminil inferno , mansuete geishe del paradiso mascolino. Io amo la donna ch’ ama l’altra donna chè non teme la solitudine dell’ovulo. Mi accompagno a lei per primo come amico e poi che si scateni pure, il Santo, o che soccomba con onore e tutti i filistei. Scrivere… scrivere è una cosa strana… stai là tutto il tempo a picchiare sui tasti tra lacrime e sangue sapendo che non sarà certo l’inchiostro a salvarti. è come aspettare l’impatto contro un tir sublimando la vita nell’attesa e consumarsi fino all’ultimo secondo. E’ un parlare d’amore, ogni volta. esempio: Allora… La mia disponibilità economica imporrebbe di sparare le cartucce con il più preciso dei fucili di precisione, ma poi la vita mi accerchia, e mi ritrovo così a rapinare le notti impugnando il buon vecchio mitra di Bonnie & Clyde, seminando così, per le strade i bossoli, che qualcuno poi,facendosi largo tra i cadaveri dei caduti, raccoglierà al mattino. ( tutti avevano il mio volto) tra l’albero,il ferro e l’ombra. giorni in cui le parole ronzano intorno in sciami, come mosche. tutto vorrebbe parlare tutto è così imperscrutabile. dal mattino appena sveglio, all’ultimo giro di cuscino, bisognerebbe saper attendere che il rumore si abbassi quando sedimentano nel tempo le parole più spocchiose, quindi scrivere del mondo l’ultima scoperta. Poi dormire all’ombra dell’inchiostro come riposa la zappa puntellata a mezzogiorno nel triangolo perfetto tra l’albero,il ferro e l’ombra. ci sono perone che… ci sono persone che si nascondono, scavano una fossa nel silenzio e si esercitano,scomodamente,nella lettura del mondo. Negli anni imparano gli inganni delle parole per credere,come è giusto che sia, soltanto nel gesto. Se da una parte sono illuminati nella lettura delle cose, dall’altra, sono incapaci quasi sempre di accordare il corpo al sentimento, così che ogni gesto gli è precluso. Facile capire che quando due di loro si incontrano e si piacciono, si comportano come se fossero l’ultima coppia di coyote superstite, sulle due sponde opposte del canyon. Ululano timidamente,fino a quando uno dei due,sopraffatto dal terrore, tenta il salto. L’altro si innamora,ma raramente,poi, il volo è adatto alla misura. Cose Sono cose che dimentico, le cose di cui non faccio i nomi. Sono cose che ho perduto, le cose che non ho mai avuto, cattolici appesi alla speranza, genuflessi sulla soglia del giubileo, affollano i miei fogli con timore. Io non cerco redenzione nemmeno nel suo sguardo, l’unico posto del cielo dove chinarmi a raccogliere il mio nome. da quando ti penso. Da quando ti penso come un desiderio, la mia solitudine si è allungata di un sorriso,e se tu mi vedessi, ti ritroveresti nelle pause che intramezzano le mie frasi prima di baciare un’altra donna. approcci Perdo sempre l’occasione giusta per stare zitto, mi capita di continuo… Quando dovrei infilarci un paio di chili d’assenza,invece, ci ficco dentro due parole,del tipo: Che fai?, come stai? Per stare da soli, bisogna temerla la solitudine,rispettarla, e forse le mie parole non sono che una mano tesa allo specchio dei tuoi occhi, come a dire…avvicinati! Non c’è bisogno che tu risponda, mi basta essere capito. Io lo so già come stai,e cosa stai facendo adesso, in fin dei conti, non è poi così importante. è una di quelle notti è una di quelli notti che lavano la mente. [*] Da quando hanno inventato i computer, non esiste più il silenzio. é una di quelle notti da stringerle la mano, come seduti all’ultima fila dell’ultimo spettacolo. Le notti sembrerebbero tutte uguali,ma alcune volte il buio indossa una voce, ha un lenzuolo di morte,ma parla d’amore. [*] ” la notte lava la mente “di M.Luzi. Era tanto tempo che non ti toccavo. Era più di un anno che non si vedevano e la sua voce cominciava a rassomigliare a tutte le altre. Decise di spedirle un libro,chè regalare un libro è sempre un atto d’amore, e scrisse tra le pagine con una grafia che lasciava intendere fretta: “Era tanto tempo che non ti toccavo.” e si firmò. Poi non attese niente, la giornata cominciò come tutte le altre. Le cose erano compiute, non cercava risposte, soltanto la sua mano. un tempo C’è stato un tempo in cui parlavo sempre dell’altrove, adesso,invece, che la vista si è ristretta, inseguo il piede che sempre fugge dal presente e soffro del lasciato come un padre. Adesso è una parola troppo breve. Domani è puro misticismo. Ieri è ciò che non è stato. La risposta era l’ultimo sorso dell’ultimo bicchiere,ma nessuno mai se la ricorda. L’ultimo dei re lo chiamavano Sciacallo. Tratta sempre il più umile che incontri come l’ultimo dei re, mi ripeteva sempre quando ero piccolo, perchè quello che non hanno è il mondo che regalano. Ed io capivo solo quel sorriso largo e rosa dai pochi denti e molti buchi, e la mano nera di callo dalle unghie grandi, una mano d’orso di un amico buono, e gli volevo bene quando mi diceva dall’ombra del cappello che avevo braccia forti per mescolare grano e gambe robuste da spingere l’aratro. Non si sbagliava poi di molto se adesso sono qui, a rivangare giorni, a spingere ricordi a ricercar sorrisi. Non ci raggiungiamo mai. Quando il petto si gonfia di parole,e i pensieri si ammassano negli occhi senza forme , l’odore della pioggia ricopre le strade e le campagne, ogni gesto,qui,mi pare scrivere ,nel vuoto, le tue labbra. I passi quadri,tagliano, come consonanti stampatello, inciampano ,nel respiro fatto solo di vocali. Tutto mi porta a te. Il mare a pochi passi dalla tua finestra, è lo stesso che bagna la mia mano. Potrei scriverti una lettera zeppa di meraviglie inutili, intanto la mia mano gela nel salato inverno, mentre tu aumenti, con la tua, i numeri al termostato. Non ci raggiungiamo mai,è vero. Ma io so che mi sorridi. Buchi C’è un buco in questa stanza dove la strada si infila e svuota le sue voci, quasi fosse una discarica. C’è un buco sul mio viso dove la strada si infila e svuota le sue luci, quasi fossi una discarica. C’è un buco in questo azzurro dove lo sguardo si infila e svuota la mia vita, quando è colma la misura. (dal libro più inesistente che incompleto ” Le cose ” .) le cose… sembravano andare per il verso giusto. Ammesso che avessero un verso, le cose. sembravano una pila di libri ordinati per tonalità di colore,ed era proprio così che vedevo la vita di chi stava meglio di noi. Guardavamo le loro auto,le loro case,i loro orologi, ma non abbiamo mai ascoltato le parole che si sussurravano sotto le coperte. Sono sempre così le cose,quasi mai sono quelle che sembrano. Quello era il periodo in cui capii il concetto di relatività, di come il colore arancione catarifrangente della mia tuta da lavoro,potesse in determinate condizioni, sostituire degnamente, qualsiasi alba tropicale. Le cose,sin dai tempi antichi,non avevano mai avuto un nome preciso. Perchè niente è davvero mai definito. Tutte le cose,non sono altro che cose senza significato. Questo era l’inizio e la fine della mia vita. Quello che usai per occupare la mia vita,perfino i sentimenti più profondi,non erano che cose a cui avevo sempre evitato di dare un nome. Case le case che ho abitato,sono le case in cui ho fatto l’amore. primo cittadino di mille case in costruzione, ho abitato a picco sul mare, tanto vicino al blu da consegnargli il seme. ho abitato sulle Alpi, a picco sul mondo, quando i pensieri si fecero leggeri. ho abitato gli odori dei “Quartieri”, e furono le voci di tutte le donne, a chiamarmi. capanne sugli alberi,ed in riva al mare. Barche,zattere, e gommoni. monasteri caduti,e castelli di sabbia, I bar dopo la chiusura,e i loro magazzini senza eco. ho abitato anfratti rupestri scavati nella roccia a mani nude, e cantine con botti piene di vino che ci asciugavano la sete. Le case che ho abitato,quasi tutte avevano una chiave, ed ogni chiave, ancora adesso, infuria il sentimento. pensiero per Wislawa Szymborska Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1 febbraio 2012 i poeti non vivono, i poeti non muoiono. i poeti sono. l’uomo non è che una casa, e paga, con la morte, l’affitto,felice, alla poesia. due isole dovremmo accostare le nostre isole io e te.. e parlarci.. da una sponda all’altra,come due estranei che non si cercano,e poi parlarci, la prima volta come se fosse l’ultima. La verità sul libro. la sincerità del libro svanisce in fretta A volte ho scritto cose che avrebbero meritato la carta o così mi era parso. Altre volte altri hanno impresso le mie parole sulla carta non capendone il motivo. Quando ho creato qualcosa di bello sono stato felice il tempo della prima lettura. Già il mattino appresso ho faticato a riconoscermi. Il punto è questo, Scrivere un libro di un altro fingendo che sia mio, oppure scrivere senza cumulo, e dissipare la felicità egoisticamente ad ogni piccolo sorpasso di illuminazione? Il sole a meno cinque il sole dei cinque gradi sotto zero a mezzogiorno è una scure di luce piantata nel mezzo della piazza. le mie letture si fanno sempre più rade da quando i miei desideri sono sempre più distanti. Il mio amore è una oscena scritta sul muro ricoperta prontamente dal comune, resiste da anni sotto la vernice e non si legge più alcun nome. Ogni volta che ci passo cade sull’asfalto l’ abbozzo di un sorriso. Il sole cinque gradi sotto zero scalda il sangue delle cose che ho perduto. E se ci penso,rido di come la volgarità del tempo trionfi sempre sulla carne che nasconde il ben più nobile infinito. Ho visto il futuro nel suo sguardo ancora acerbo, e adesso c’è una luce che non vuole andare via, ed è fredda come il sole a meno cinque. Millantata Genialità C’è troppa gente che millanta genialità ereditarie. anche chi era partito bene, dopo due bravò, indossa la voce da Gurù. Io vi preferivo nella sofferenza, quando costruivate,con gli occhi, ineguagliabili castelli di cartone, che poi crollavano, inesorabilmente al primo accenno di vento. Fare con la vita ciò che si vuole con ciò che si può. Chè l’infinito è una lezione per tutti,ma anch’ io, spesso, non ho fatto compiti. Colazione in Paradiso. Esistono tenerezze in fondo a quella strada mattini del mulino bianco accompagnati a ritmo di banda, esisteranno mani asciutte che spalmano dolcezze in fondo a quella strada e pensieri soffici come babbà appena sfornati e parole di cioccolata fiorentina o belga, e sentimenti che ti riempiono il petto come cannoli siciliani,magari al pistacchio, sorrisi di occhi sempre verdi. Si, deve esserci qualcosa di infinito, laggiù, in mezzo agli alberi, dietro quel caravan con i vetri tappezzati di giornali vecchi, e quelle signore saranno le moltiplicazioni di San Pietro, parlano sempre di Chiavi e non hanno mai freddo. Laggiù,dove finisce la fila dei cappelli, deve esserci la pasticceria più sentimentale dell’universo, e questa è la fila per il Paradiso. Si,deve essere così,non c’è altra spiegazione. Peccato aver già fatto colazione… Sproloquio sulla casualità dell’amore. Ci siamo incontrati per caso fiutando gli stessi odori, a volte il fetore è stato insopportabile e ci siamo consolati con il sorriso, altre volte ci ha uniti il profumo del mosto, o della carta dei libri, quando non è mai capitato di condividere un tetto, una nuvola. Il sorriso è quello sincero di quando ci si spartisce la vita. Non eravamo amici e forse non lo diventeremo mai ma non è una cosa importante,questa. Ho imparato,negli anni,un sentimento diverso dall’amicizia, ma che ne condivide comunque alcuni aspetti. Si può essere prossimi e non essere amici, anche quando non ci si è mai guardati negli occhi. Questa che per molti apparirà come una delirante idiozia, per me è l’essenza intima dell’umanità. Per incendiare la corda che ci lega l’uno all’altro, c’è bisogno di sincerità,di verità, ed il mezzo per me più intuitivo per veicolare la vita è l’arte. Chi avvalora la creazione artistica, in ognuna delle sue forme, si lancia nel vuoto a piedi pari senza possedere il dono della fede. La verità,non regala soldi,fama o niente del genere. La verità segue le leggi degli incontri casuali, come l’amore. Non esiste verità senza amore, nè amore senza verità. la casualità è una legge precisa dell’universo. l’unica legge che governa l’amore. Maturità bruciamo una vita tra i venti della febbre, nella ricerca spasmodica di una patinata felicità, per poi ingrigire placidamente sotto un panama bianco acceso dal sole o al fresco di una brezza d’ombre, quando l’uomo che si accontenta, seduto nelle sue quattro stanche vecchie ossa si concede il sorso della felicità, disciolto nel sorriso che si nasconde sul fondo di un bicchiere d’acqua fresca ricordando i tempi in cui stappava il vino. Bellezza. la tua bellezza è esplosa all’improvviso,come un amore, come lo stormo di rondini che s’apre alla densità del mio sguardo e lascia intravedere,per pochi istanti, la maestosità del cielo. come in quella foto dove guardi in terra tra la gente, la tua bellezza è esplosa, e mi ha travolto come un tuo silenzio. Mi addormenta,col sorriso, il tuo odore di albicocca, ricopre di velluto qualsiasi accenno di cinismo. divenire. l’arroganza dell’intelligenza giovanile, il terrore di non essere niente. come una fuoriserie con soli tre rapporti ho vissuto gran parte della mia vita velocissimo nel breve perduto sulle lunghe distanze, non mi sono poi evoluto molto,ma ho imparato a sopravvivere, ho imparato l’amore delle cose piccole, sognando sempre l’orizzonte. Capodanno il Capodanno è inevitabile quando sei ancora vivo. Non ho mai amato gli appuntamenti con le amanti,ed eviterei volentieri il trentuno di Dicembre. è come fare l’amore su appuntamento,il capodanno. tutto è stato già scritto prima ancora della conferma dei gesti. Non c’è alcuna magia nelle scadenze. La mia profonda nostalgia, le cose che ho mancato per pigrizia o per necessità, si affollano nell’ultimo giorno e premono sui pensieri della sera. Poco importa se abbiamo ancora la vita, una famiglia da abbracciare, la salute, ed un buon pasto… Capodanno è il fondo dell’anno, e mentre qualcuno si diverte a graffiare il fondo della vita coi tacchi a spillo a ritmi cadenzati, io proteggo il calore del caffè ristretto, nel cappotto. Ho nel petto una nocciola rovente, e ve la mostro. Avrei festeggiato, dicono, un mercoledì qualunque, eravamo in pochi, un drappello di poeti e perdigiorno, ci hanno fatto compagnia le nostre solitudini, e dei nomi di donna come fantasmi, rimbalzavano senza eco sui profili dei palazzi. 2KPiGreco Ritorna come la polvere sul selciato, la pioggia. le mie parole cadono sottili sulla valle, sopra i campi abbandonati spettinati dal vento. Ogni tanto un lampo, appresso esplode un tuono, poi il silenzio e l’eco,dell’eco.. dell’eco… l’aumento dei carburanti è un buon motivo per camminare, e questo vuoto in mezzo ai monti, questa scodella piena di nuvole basse e minacciose, è un buon motivo per inventarsi un amore. Vorrei suonare una musica come il coro dei vostri angeli, una musica esatta e crudele come la verità che pende sulle nostre teste. Una melodia con cui fare i conti, la stessa, a proposito, che mi ha spinto a comporre il tuo nome, che uso come un rifugio, ogni qual volta quel vuoto mi affama. La verità è il demone che solo i molto ricchi insieme ai molto poveri possono ingannare. Io mi concedo la distanza del canto, è come firmare cambiali, ritardare il momento, fino alla morte. Poesia esiste una certezza nella poesia, la resistenza che si oppone all’invasore è l’ultima difesa del mondo, il grido della fetta di pane caduta sotto la lama del coltello, la nazione caduta sotto i colpi del mercato, l’infinito dei campi al mattino, si distendono,i colori,fino al confine dei pensieri. In tutte le cose si annida la certezza; è sempre un grido, la bellezza, è come una religione,la poesia, ma noi siamo la preghiera maledetta, è la bellezza che non ha bisogno di promesse. isole dovremmo accostare le nostre isole io e te.. e parlarci.. da una sponda all’altra, sarebbe carino… In a sentimental mood. In a sentimental mood. Vieni a fare due passi… io e tu..tu ed io… ti direi,adesso… ma tu non ci sei… e forse non verresti… e pure questa strada sembra fatta apposta per i nostri piedi… per incorniciare risate… e poi c’e vento.. quello giusto per far volare il tuo ciuffo ribelle… ma tu non ci sei, e la strada non incornicia i nostri occhi, ma solo parole, che affondano come lettere di carta, nel letto del fiume, e poi scompaiono come non fossero mai esistite. C’è grossa Crisi E’ stato un momento preciso entrando in cucina che ho sentito la povertà del mio paese. La mia casa pareva declassata da una sconosciuta agenzia di rating che non parlava la mia lingua. Ho sentito come uno stupro, come un aborto nel fondo del mio stomaco. I miei li ho visti invecchiati di colpo, E sono andato ad ispezionare i libri ammucchiati nello studio di mio padre, resistevano, stretti, pagina contro pagina, era una questione di soldi. Mi sono affacciato alla finestra, per vedere come se la passava il vicinato, ma fuori raramente cambia qualcosa. Sotto la torre. La nebbia ha fatto le montagne blu, fantasmi di terra e roccia all’orizzonte, potrebbe piovere, la torre è un dito medio eretto alle nostre indifferenze… dovrei comprare un ombrello… zoppico… ho mal di testa… e vedo la gente sorridere abbracciando il dito medio. No, non è un mondo perfetto… Io non sono perfetto… solo un pensiero potrebbe essere perfetto ed io lo cammino, da cima a fondo. ogni volta mi meraviglio di come possa essere accecante la bellezza dell’imperfezione. Complici. La vita è un misfatto ed io voglio farla grossa… e se vi domandate il perchè io viaggi da solo, è perchè non ho bisogno di compagni, ma di lucidi complici avvezzi all’atrocità dei sentimenti. Io cammino. Quella che tu chiami distanza per mè è sempre stata un pensiero di pietra, ho provato ad ascoltare le tue parole,ma più a lungo,ho pettinato i tuoi silenzi. Ho colmato quello che tu chiami vuoto con le cose che mi ha offerto la vita, Ho attentato alle tue labbra con le mie parole più taglienti, Ho aspettato. Ho aspettato che la tua bocca maturasse, che le tue parole si addolcissero come frutti rossi di labbra, sarebbero caduti dalla tua bocca, Sbagliando. La noia logora le attese. Ti avessi amata,avrei certamente resistito. Ho camminato a lungo senza arrivare in nessun posto. Ti ho trovata soltanto sul fondo dei miei pensieri, di notte,quando si calmava la burrasca delle voci. Una strada è soltanto una strada, fino a quando non la cammini con amore; ed io cammino, ancora… Alcuni non capiranno. Il muro bianco è più di uno specchio. vi ho visti tutti riflessi in questo muro ed ho provato orrore. prima o poi deve accadere, e non c’è consolazione nel comprendere la vita. Non c’è amore in questo muro, nè speranza. il mio sguardo si abbatte come una catastrofe sui sentimenti, frantumo la mia anima come una bottiglia, e non c’è pace al di là delle parole. la desolazione del mondo è un oceano contro la parete. Io canto ciò che la vita ci ha tolto e ciò che la vita regala. Suono una musica selvaggia, canto la disperata impotenza del sangue. Quella che alcuni chiamerebbero miseria a me appare come un albero dai rami dorati. Crescono dei piccoli fiori rossi, ogni fiore ha un nome, il loro profumo è debole ma innamora. Alcuni non capiranno. ”potrebbe piovere!” Igor. Oggi camminavo lungo il corso, alle 8 di mattina gli occhi incispati dal freddo pungono come spilli sulle punte delle dita, la recessione ristagna negli addobbi natalizi, e siamo tutti più vecchi, a Natale. Ho provato a rincuorarmi alzando gli occhi al sole, ma ho incrociato le mie ali con quelle dei piccioni, i topi del cielo. “Potrebbe piovere” avrebbe detto Igor. sorriso… Me la cavo sempre così,col sorriso. La strada era fredda, ed il caffè non sempre basta a tenere gli occhi aperti. Alcuni si preoccupano per gli esami, io ero afflitto dalla recessione che ristagna in ogni pallina colorata. Un passo nel viale tra colori tagliati male dal freddo, il sorriso della barista bella, fresco come le arance ammucchiate nella fruttiera del banco, gli occhi dei Dejo,e le sue monetine, i suoi cani educati, i colli di pelliccia issati come scudi, i guanti,i vigilanti soldatini avanti alle banche con le mani ancora calde di latte, i ponti che mai si sporcano di fiume, il loro balzo antico e aristocratico, tutte le nostre vite, in coda ad un semaforo, altre luci per addobbare le attese. I colori che adoperiamo per addolcire la vita, sono rigonfi dei sogni che abbiamo messo in disparte, guardare le luci intermittenti, è strizzare l’occhio ai desideri perduti, mi guardo intorno e vacillo sotto il peso delle rassegnazioni, poi penso ad Igor, e sorrido, ancora. Barba Ho lasciato crescere la barba al vento, una distesa d’erba medica arsa dal sole. Sotto ai miei occhi,verdi di luce, la tua mano è perduta. l’ho vista, un giorno tremare nella penombra d’un vecchio pub, quando i tuoi pensieri,ancora non conoscevano il mio nome, e la tua mano mi accarezzava il viso senza una ragione. Adesso quel pub ha chiuso, i tuoi pensieri conoscono i miei occhi, e la mia bocca. Qui la tua mano,manca come il monsone tardivo, che di crepe inaridisce i campi. Adesso sul mio viso ho una rete, e quando verrai,la tua mano si incaglierà sul fondo e la tua bocca sarà fuoco, una lingua di lava tra le steppe deserte del mio viso. Albivori, i mangiatori di Albe. Dopo una lunga veglia, ci appostiamo come lupi affamati ai tavolini dei bar, e non ci sfamano i panini,che pure adoperiamo come spugne per tamponare la sete, che ci ha inseguiti come un’eco, fino al precipizio del giorno. Ci riversiamo nei campi con lo sguardo volto verso il cielo senza parole d’amore con un buco nel cuore. Come cannibali affamati di luce, dall’ombra,assaltiamo coi denti la palla di fuoco che ci ha generati. Così ritroviamo la pace, pochi istanti prima di riguardarci negli occhi. Sera d’Autunno la sera d’autunno è caduta come una rete sopra i miei entusiasmi, nemmeno i tuoi occhi ne sono usciti vivi, resto a casa, faccio compagnia a Drake e a qualche libro, poi affogherò nel porno ogni desiderio superstite. la sera d’autunno mi ha inchiodato gli occhi al muro, niente di bello potrebbe uscire dalla mia bocca. Così mi taccio, faccio compagnia a Drake, e rubo le parole al Vecchio. Ingrasso la nostalgia con la solitudine, fino a scoppiare, così domani,forse non avrà più fame. Resistenza quante parole potrei usare per dire che piove, e la mia anima non ha l’ombrello…? La vita che tanto disprezzo il corpo che mi dà allegria il tedio che odora di morte l’amico che rischia la vita. I tuoi capelli anarchici resistono alla permanente, e restano brillanti e fieri tesi, come seta castana al vento. Come potrei usare parole difficili, se qui piove, io mi bagno, e la notte si chiude inesorabile come una cesoia sulla nostra vita e soltanto l’arachia dei tuoi capelli resiste a questa apocalisse? La notte esplode le stelle oltre le nuvole e noi non le vediamo, nella sua fondina, un capello, resiste, qualcosa si muove,come un verme, e noi non lo vediamo. Non è la speranza che addomestica,a bruciare, ma la vita che si aggrappa con le unghie ai nostri nomi, è la storia che ferita si ribella. I tuoi capelli che si oppongono alla legge del bigodino, colorano le notti come un canto. Strappiamo nella pioggia ogni bandiera, che ci insegna solo pallida speranza. Issiamo quindi l’ impotente bigodino, come simbolo di lotta e resistenza. quasi Natale. ho il petto gonfio dei giorni d’autunno, seduto al bar della stazione il mio sguardo cammina le foglie spettinate dal vento sopra le cime degli alberi, il tuo nome l’ho scritto sulla carta e riposa al caldo della tasca, da qui il mondo è più bello, la gente compra i primi regali, e sorride, occhi lucidi raggirata dai pensieri. Le stazioni sono il fondo del mondo, qui siamo arrivati, e da qui ripartiremo, un giorno. Passiamo da una vita avanti a queste mura, alcuni ci restano,con dolore, inchiodati con la lingua alle sedie delle sale di attesa dai sorsi della sete, e non siamo poi così diversi. Da qui tutto è più bello. Bambini abbracciano padri, i giornalai non conoscono il tuo nome, la fontana nella piazza suona sempre la stessa musica, e pure qualcuno si ferma ancora ad ascoltare. Da questo vetro che gronda condensa come i vecchi treni che iniettavano speranze, la vita sembra più bella ed il tuo nome in tasca, scalda più del mio giaccone. Quest’anno ti comprerò un regalo le mie parole si accenderanno come luci e gli occhi lucidi saranno specchi e brillerai per un istante e si perderà nell’ombra la tua voce nella vertigine di un abbraccio. Col freddo. Col freddo arriva la morte, spunta tra i pensieri come un fungo di pietra tra le foglie. ho spento i nostri nomi tra le ceneri dei bar. Mentre la gente si stringeva nel caldo della lana, la vecchie trascinavano piccole borse per la spesa, come formiche giganti nere, in fila verso casa. I gatti che disertavano l’ombra rifugiandosi in ogni spicchio di sole, le ragazze correvano,sgraziate, in apnee fresche di trucco, tossici che parlavano dei soldi che non bastano mai, gli amanti si chiudevano tra l’albero e il cappotto, e la loro luce, che sempre odora di alba, mi pare morire,sul bordo affilato di questo tavolo,dove io vengo, e al caldo di un caffè, e mi seziono il cuore . “il bar sotto il lago” l’Autunno mi annega sul fondo del lago ghiacciato. Vedo,dal basso, i vostri piedi come macchie scure intermittenti nella luce. Ci sono tavoli con una sola sedia sul fondo del lago, e bevande calde il cui vapore,scalda nuvole d’acqua, intorno alle mie mani intorpidite dal freddo. Ogni tanto, una corrente, calda mi solletica il collo, quasi mai mi scalda il petto. Scrivo di te e non lo capisci,che il tuo silenzio, brucia. E’ pieno di mani e di labbra e c’è tutto quel che resta, nei tuoi occhi,della mia fredda,infinita,umanità. blu blues La strada è gelata di pietra e di blu, scivolano i desideri scalzi nel colore dell’abisso. Mi guardi affondare nell’ombra del vicolo mi inghiotte come un sasso,lanciato dall’alto,nelle profondità del pozzo. la tua voce mi prende da dietro come una frustata, il mio nome mi spezza la schiena, con le tue parole. Ti aspettava,la bocca, farfugliava da tempo tra le mie parole annoiate. Nel freddo,si trema,si muore e si puzza, soltanto di blu, e di baci,e labbra, di asfalto blu. Un poeta Una volta un poeta, uno di quelli veri,intendo, mi disse che avevo stile… Ebbene, forse il mio stile è durato giusto il tempo delle sue parole. Oppure svanisce, ogni volta che la penna riposa. Si,deve essere così. il fatto è che ho stile mentre sento,forse, poi mi volto, e tutto è finito, svanito nel gesto dell’ andare a capo. Quello che mi lascio alle spalle,se è stile, è stile morto,sepolto. Il passato è un cimitero di carta e di cenere. Qualcosa da dire L’ansia di avere qualcosa da dire, il ribollire dei pensieri ad alta fermentazione, il silenzio acerbo dei giorni,alla vendemmia, e poi l’attesa,sempre troppo lunga, delle parole a vuoto,prima del momento. Ho seminato sguardi,raccoglierò parole. Prima o poi. La casa nel vuoto Vivere nell’attesa del miracolo, essendo io stesso parte del miracolo. fare e disfare la vita, col pensiero che succederà qualcosa. essere certi di perseguire la strada giusta rovistando tra le proprie miserie. Avere l’intima coscienza di non essere compresi, e rispondere alle domande della vita, testa alta e cuore in mano. Bisogna sempre “fare molto con poco” ,diceva il poeta. Non saprò mai,come sarebbero andate le cose se avessi scelto una strada meno ostinata. Non mi appartiene la linearità,in nessuna delle sue accezioni. Mi muovo e penso, in una nuvola di cose e di sentimenti,una nebbia rada,densa di vuoti,come l’universo, che inghiottirebbe il più navigato lupo di mare. Mi sopravvivo allegramente,poichè la mia destinazione non ha nè un nome, nè un punto di arrivo. la mia destinazione è il sentimento che nessuno ha mai cantato, sono stato là,dove tutto sembra perduto dove non si vedono fari all’orizzonte, dove il vuoto è sordo come le distanze infinite nel mio petto. Dopo la foga dell’annaspare,è arrivata la pace,come una finta morte. Accettare il vuoto,è la più grande delle mie conquiste. Con le polveri di questo deserto,ho costruito solidi mattoni di carne, poi,ne ho fatto una casa per riposare,quando la vita mi affligge. Se è dal vuoto che nasciamo, al vuoto torneremo, e nel vuoto,ho costruito la mia casa. Cenni di Autunno. Giorni in cui non scrivo niente, ultime domeniche dell’anno. Il silenzio mi pesa addosso come il barrito delle montagne, Il doppler delle auto che sfrecciano in lontananza ritaglia grossolanamente il mio universo, mi confina in un intorno variabile di silenzio. Il petto si gonfia di acqua e sentimento, e mi trascino lungo il fiume come un autunno appena nato, sono foglie che ricoprono di rossi il catrame,i pensieri… Io cado,come il tempo,in questi giorni, come una vecchia coperta di lana, fradicia di vita,tonfa,sorda, sull’asfalto ruvido degli anni, e manco cadessi dal cielo,un sorriso, largo di stupore mi addormenta. Esistenzialismo puntuale. Quando il piede si inchioda,pigro, come un dardo alla soglia di casa, tolgo il cappello della gravità e mi faccio mondo, e come dell’albero,il seme, si ammanta di vento,così, alzo il bavero alla giacca dei pensieri, stringo le spalle,mura a dritta, e parto. Ascoltarmi,è guardare il mondo, mi supero senza mai raggiungermi, mi guardo dal retrovisore o dal finestrino, come un vecchio sentimento, rimarco il segno della spirale,come tutti, e non ripasso mai dagli stessi luoghi, e quando risponderò alle vostre domande con risposte sempre differenti,non stupitevi, non sarò mai io,ma sempre un tizio, col mio stesso nome che mi somiglia molto, e voi lo stesso. Vera è soltanto la prospettiva, vero è il punto, e l’energia. Realtà,parola decisamente sopravvalutata. lascio sempre molti vuoti,appesi alle pareti delle mie stanze. a volte mi rimproverano, gli amici, di avere stanze un poco tristi, ma non sanno,loro, quanti volti, ogni giorno,appendo al muro,come opere d’arte giornaliere, come nomi senza significati, uomini e donne senza misura, eterni, come le albe e le nuvole. Quello che vedo,è niente rispetto a ciò immagino. Tutto ciò che immagino,lo so, da qualche parte, esiste. La mia poesia. la mia poesia si è fatta donna, chè è dalla donna nascono le cose. Gli idioti la chiamano puttana, lei sorride e di rimando risponde: Libertà. Cadono... Di questi tempi la sera diventa atroce, e la notte tarda ad arrivare come un orgasmo trattenuto troppo a lungo. Sarebbe inutile attendere al balcone la caduta dei rossi,così aspetto seduto dietro un muro, una trincea. l’Autunno minaccia cadute e dalla torre continuano a cadere quasi per caso,giovani vite. Si spengono in un pensiero d’estate. Domani i giornali titoleranno: “la seconda studentessa in un anno”, e noi a stento ne ricorderemo il nome. A breve,ancora, cadranno le foglie. La mia malinconia è una nota stonata, un botto di capodanno dimenticato nell’armadio, in mezzo ai costumi di tutte le estati. Cosa avrebbe detto Carver? oggi mi ha scritto un tizio, voleva insegnarmi a vivere, dice che gli ho rubato la donna, e che lo faccio soffrire, che questo numero di telefono qua… sarebbe il mio, ma non è così, è palese che non è così, avresti potuto chiamare e domandare, no? comunque pare che gli squilli arrivino di notte con le scarpe tutte rotte, bah… conosco uomini che la donna se la rubano da soli danno un nome ai propri demoni, e questo gli porta via la donna. Amen. Una giornata al mare. caduti i canti, calpestati come bicchieri sotto la ritirata della folla, non resta che la solitudine del mio mal di testa,al mattino, il mare è un pensiero fisso che ristagna tra i monti, matura sovrappensiero come una poesia. inforco gli occhiali, isso un cappello di paglia al sole, la macchina già si aggrappa al ritorno, lascia briciole di benzina e vapori dietro lo scappamento. aspetto il ruggito della terza che gratta all’ultima curva dei monti, allungo nella pianura con un sorriso, il vento fa un mulinello tra i capelli, il sole si specchia nel paraurti cromato alle mie spalle, mentre,una musica sale dalle plastiche, e mai capisco , se mi piaccia più il cammino,nell’attesa, o l’azzurro dell’arrivo. c’è un cane ,bocca aperta,sotto al sole, sente i miei passi ed il mio odore, io passo e non si volta, una portiera che sbatte finge l’onda che sferraglia sullo scoglio, il faro fa l’occhiolino al tempo, e io mi distendo avanti al mare come un foglio bianco, sulla scrivania di legno là, dove ero sempre stato. Ferragosto. Come carni aperte stese al sole, marinate nelle notti brave del vino, ci immoliamo per l’estate, vele gonfie d’azzurro in bella vista avanti agli occhi del mattino, il barbecue dei nomi, a Ferragosto mi sveglio sempre troppo presto!.. e vino e birra e dentifricio, il telefono squilla un ritardo, sbuffa il caffè, chi siamo?Dove?quando? nomi e numeri, e sempre manca qualcosa, qualcuno, come una domanda, che nessuno,ormai, osa più ripetere. Tango ( A mio nonno che partì per l'Argentina) un tango, la vita ti sarà sembrata ruvida, come la punta della scarpa che striscia sul pavimento poroso di cemento. un tango , la vita ti si sarà aperta avanti all’alba in campagna, come due gambe di donna che s’aprivano al salire della gonna scura. un tango, ti saranno parsi i tuoi figli lontani durante i racconti degli operai intorno al fuoco che strepitava la notte. un tango , i tuoi occhi da attore ubriaco, mentre cantavi tristi serenate alla luna. un tango, di camicie sudate, di sentieri arrovellati tra i monti, stretto ai fianchi di una donna vogliosa. un tango, dolce come il secondo sorso di vino, il lamento annegato nel sorriso. un tango, dopo la carezza sul collo avrai certamente sbattuto il bicchiere sul tavolo, l’attimo prima di cominciare a danzare. un tango nel ruggito del fiume, il rumore della tua terra lontana ti ha trafitto i sensi come un tradimento. un tango come una rapida di spuma e di vino, ubriacava il cammino,alleggeriva le pene, fino al domani, fino alla valle. un tango per scavalcare la notte per ingannare lo spazio nell’ incoscienza dei sensi sul pavimento del tempo. un tango per disegnare coi piedi sul pavimento sudato figure dimenticate dagli occhi, tatuaggi ripassati coi tacchi nelle profondità dell’anima. Un oceano di silenzio. Galleggio sotto al sole in un oceano denso di silenzio, le auto sulla statale in mezzo alla valle strisciano i clacson contro vento e si allontanano. un cane si scioglie all’ombra del paraurti, le posate ammucchiate nei cassetti delle due,sferragliano come campanelli d’allarme, tremano nella nebbia calda del vapore. Sotto è una burrasca di nulla, un oceano di silenzio, è una vecchia sporta alla finestra, col pennacchio nero della morte, il capitano sul cassero di pietra; impartisce gli ordini con gli occhi, ella mi guarda ed io mi taccio, il randagio abbaia, un accenno di vento, una voce amica, poi riporta gli occhi al cielo ed ancora tutto tace. nell’oceano centigrado di Agosto il silenzio vacilla come l’ acqua di una brocca lanciata agli assetati. E’ tutta un’attesa in silenzio,la vita è la notte prima della sera. L la luna è uno spicchio d’aglio e brucia come i miei pensieri alla brace dei tuoi occhi. sarebbe poi caduta inaspettata la pioggia d’Agosto si incagliava come sassi ad ogni pensiero del domani la birra è una buona pausa da intramezzare a sorsi tra un sorriso e una stronzata, l’amaro si addolciva lentamente sopra la punta della tua lingua, e la tua mano sottile solcava con le dita il mio viso liscio di lametta, assecondi il vento come una sciantosa collina di spighe di grano maturo, incurvi la schiena come la falce che miete, pugni a pugni il mio sorriso, infine,per gioco,bagni la mia bocca con la lingua, poi mi asciughi con la mano, e mi sorridi, svegliati! ripete la tua bocca da due ore, ma io ho sonno,e sono stanco di una lunga veglia, adesso ho sonno, e dormirei così all’ombra dei tuoi passi lunghi, del tuo culo alto e delle tue labbra fresche, come chi veglia da anni senza posa e cade come corpo morto cade nell’abisso dei tuoi pensieri. poi divento tagliente come una selce come la mano che cancella il nome alla lavagna, come il cattivo presagio, la paura, spegne la tua lingua ed il tuo cuore, ti porto a casa,ruvido come un addio, ruggisco come un gatto di strada sulla fogna, tu non capisci e scendi e ti allontani di spalle bianca come una vela, io accelero verso le luci oltre la valle, metto una musica che spinge i cavalli, e spingo. la notte ha vinto la solitudine, come un destino che scorre senza tregua mi strappa dai tuoi occhi con un silenzio, e le auto lasciano scie di luci come graffi,contromano ,nella notte oscura , la mano stringe il volante come fosse la tua, era un disegno che non riuscivo a sopportare la felicità, l’ auto è il treno che non torna indietro, e suona la sua tromba la solitudine,stupida, come un palo della luce senza lampada, erige il monumento verticale verso il cielo, ad indicare l’immenso,le distanze interstellari, le più grandi solitudini mai osservate prima, le stelle,che stanotte,almeno mi paiono felici. la mia terra. la terra mi chiama come un vecchio ricordo, conosce il mio nome da sempre,da prima che nascessi. la terra mi chiama come un amico con la voce di un fiume che spezza per metà la valle. la terra mi chiama come un abisso, una culla sicura per le vertigini, una dimenticanza,un’eco un soffio,una carezza… la cammino come una scarpa nuova, e lei si fa morbida,al passo, e si distende alla corsa come una pista, tra i monti e sfocia con una cascata dietro l’orizzonte. i sassi raccontano il dolore, senza pudore mi tagliuzzano la pianta, così com’è l’amore che chiama, ferisce e consola… la mia terra è un deserto bagnata dal vino, ed innamora l’argilla più del diamante, la sua voce è morbida, rosolio di spine e velluto, e quando chiama, è un morire, o un rinascere, a seconda che sia già morto o ancora vivo. la relatività ristretta delle ciliegie. due ciliegie, come due boccioli di rosa densi di sangue, parevano riposare come due gemelle siamesi, sopra una lastra di pietra rovente di sole. due pensieri si toccavano, come due gambe dalle scarpe rosse come se Alice rinsecchita dal sole a gambe larghe,aspettasse la fine coi piedi gonfi e poca meraviglia. Stavano lì,due piccoli frutti, e nessuno ne avrebbe capito il motivo. il bambino a pochi passi da me,curioso,le fissava, la madre con l’altra sorellina lo trascinavano per mano allontanandolo inconsapevolmente dall’evento. Un uomo dalla giacca consumata passando di lì,se le infilò in bocca e col suono di un fucile ad aria compressa dalle labbra ne sputò le ossa sul catrame come se fosse tutto normale. Così va il mondo,pensai.. la fantasia si spegne sempre per bocca di qualcun altro. Il bimbo,allegro, aveva ripreso a camminare, mentre io incupito, cominciai a pensare alla relatività ristretta, al paradosso dei gemelli, alle trasformazioni di Lorents, alla mia insignificante velocità, e a tutto quanto altro ignoravo della vita. Poi cominciai a sudare misurando il tempo un passo dopo l’altro volgarmente felice,verso casa, dove mi aspettavano al fresco del pergolato, le ciliegie ammucchiate in un cestello, ma quelle sarebbero state soltanto buone da mangiare, nessuna di loro,come le scarpe di Alice, avrebbe mai viaggiato con velocità prossime alla luce. Localìzzati (dell’ironia, delle abitudini ,dei costumi locali) Adesso ci abbiamo i locali, ci si vede nei locali, ci baciamo nei locali, nelle mura,al buio, mangiamo nei locali, scopiamo nei locali, anche negli spogliatoi preferisco stare nei locali, soprattutto quando gioco fuori casa. ci ammazziamo assieme al tempo, nei locali, mi hai conosciuto adulterato nei locali, mi hai ritrovato sobrio a parlare della falsa linearità del tempo nei locali e mi hai preferito adulterato,quando saltando i preamboli ti ho dato un morso sul collo dicendoti che un morso è per sempre. vomitiamo, gesti sgraziati,addolciti dalle strobo,nei locali, i volumi che riempiono le vacanze dei locali, in vacanza andiamo nei bei locali, ragioniamo sui locali, similis cum similibus assomigliamo a dei locali, vuoti,disabitati,affittati ad ore dal terrore della morte; i fine settimana,sono la coda degli scontrini, e della roba, acquistata senza fattura dentro e fuori dai locali, siamo diventati noi stessi dei locali, e se ti va , stasera, vengo a fare quattro salti dentro di te,ma prima dimmi per favore a che ora chiudi, chè io domattina apro presto! L’isola di Arturo. Arturo! rubami l’amore e le spine. (il sole rosso delle sette languiva un palmo e mezzo sopra l’orizzonte.) Arturo! ho una sottana troppo corta, bianca di pizzi e merletti, cucita al sole dalle mani di mia nonna. (il vento incontrava le cicale.) Arturo! il sole mi ha fatto la pelle dorata, il sale mi ha annodato i capelli. (la scogiera pareva la mia fronte aggrottata dal sole) Arturo! Ti chiamerò Arturo, ogni volta che la tua lingua, scioglierà sulla mia schiena i cristalli di sale partoriti dal mare e asciugati dal sole. (le lunghe attese del mare erano la sola misura del tempo) Arturo! le tue parole sono una lingua che graffia e solletica. (gli alberi annerivano nell’ombra, il vento spostava le cose, ma non i colori.) Arturo! Presto,sta arrivando la notte, fa che la mia bocca muoia come un loto d’arancio spento e maturo, in scintille come l’onda sullo scoglio del tuo petto. (l’isola non era che un istante, una pietra lungo un cammino, la fine e l’inizio, così come era sempre stato.) Arturo! adesso tutto è oscuro e quella che chiamiamo notte, per me è soltanto un’attesa. (tutte le cose accorciano il passo di notte, mentre i pensieri senza ombra si distendono in attesa di una nuova luce.) Poi caddero i pensieri e le attese, senza causare il più piccolo rumore, il mare si abbassava sotto il peso della luna, il vento ci increspava la pelle come tante piccole onde. Ci raccontammo vite che non ricordo di aver vissuto, poi fu un incontro di corpi,sfregamenti, le parole si bagnarono d’amore e presto le asciugò il vento. La notte si fece piccola e le mie mani divennero montagne, disegnavano sentieri sopra la tua schiena… Niente si sarebbe mai concluso. Ogni notte ha un’isola, ogni isola, un Arturo, ogni Arturo, un amore, nessun nome è un isola! La sera del dì di festa cammino le strade del tempo come chi ha visto, mezzo sognante, il confine di tutte le terre, mi ubriaco di passi e di parole, il vino è una strada senza uscite quasi come i tuoi capelli. invento una canzone nuova con le parole di sempre, nel mezzo della festa c’è sempre una gonna che volteggia ed un velluto di sguardi,un duello da consumare e perdere prima dell’alba. (nel vicolo una musica striscia come un serpente, come una consolazione, balada para mi muerte) un angolo oscuro della notte in cui nascondersi, un lago a cui voltare le spalle con sospetto, un cappello di donna,se ti guarda,nasconde sempre l’orizzonte. cammino il sentiero delle parole sgualcite fino al segno della tua abbronzatura, si sta come all’ombra di una mano sotto al sole, alla luna,allegri,come due ragazzi alla festa di paese, imboscati e freschi,due piccole ansie, due sospiri in levare precipitano nel lago, e fanno un rumore umido di palpebre e ciglia. (un gatto si rifugia dai cani sul vecchio muro di cinta,canta e pare fingere lo strazio di tutti caduti sotto il peso di uno sguardo.) La salvezza venne dalla carne. Per sedimentazione sono precipitato dai vostri vizi, dalla vostra mediocrazia pensosa, (nulla potè il buon esempio) dalla vostra spicciolata di parole (fu inutile la parola) mi separò la fica,prima l’amore poi. Tra i vostri dubbi sull’asso di bastoni, l’occhio ha preso tutto. la mano, sorregge spesso il bicchiere sudato,col mignolino alzato; la torre di cenere fumata dal tempo, cade, annunciata, in abito grigio come una certezza,sopra il pavimento. Dei vostri bar mi nutro, dai vostri bar io parto. chi precipitò sul fondale in punta di piede, risalì, ma lentamente; chè è difficile lo slancio per chi poggia a sfioro su fondale ardente. quando vi vedo,occhi gialli, in circolo, tra conio,carta ed un pulsante, vedo la mia carne,spenta,putrida e fumante. Arriva un altro giro come un abbraccio, allora brindo, e spero,che scenda su di voi la fica,come una salvezza, La dea, in veste bianca, come una benedizione. solo la carne,parla la lingua della carne. amen. Gli anni delle indecisioni. Gli anni delle indecisioni erano tutti sospiri in levare, le attese limavano il tempo dei baci, baci più umidi e taglienti di adesso. Rubavamo gli orgasmi al cemento delle case in costruzione, alle siepi arse dal sole tra le colline, ai capanni degli attrezzi, all’ombra degli alberi e dei muri. Gli anni delle incertezze, come cartelli stradali ci indicavano la strada, e quasi sempre,fresca era quella del desiderio. Adesso ci nutriamo di certezze, ed è solo un rumore, la strada. La periferia che ferisce lo sguardo, per noi fu tutto un concerto, una rapsodia di occhi e di sperma, e ancora cantano,di notte, le nostre giovani promesse, come anime che infestano i salotti irrompono nel sonno degli amanti. Tempo fa,sono entrato in una di quelle case dove i nostri piccoli “ti amo”,bucavano pareti; al loro posto, adesso, hanno piantato chiodi per sorreggere quadri di pessimo gusto. Gli invincibili. Gli invincibili, i poeti non temono la morte, vivono la vertigine sull’orlo sdrucciolevole del destino, un occhio al cielo l’altro perduto nell’abisso. una mano stringe il pugno, l’altra,una vanga. Ogni giorno, tolgo dalla terra uno spicchio di materia e lo lancio nell’abisso. ogni giorno la mia carne riempie spicchi di terra, ogni giorno, un occhio al cielo, un pensiero di terra nell’abisso, una manciata di carne nella terra. Ogni giorno scavo un angolo di tempo, la mia fine, una fossa. La Strada Al Posto Dei Pensieri Una strada al posto dei pensieri, un rettilineo senza fine, curva verso il basso appena dopo l’orizzonte, le parole non mi toccano, non partono da me nè mi arrivano, passano sul piano vergine dei miei pensieri e non mi amano. Le osservo naturalmente scorrere e cadere nell’abisso senza nome, come una musica che è solo matematica, ostile di simboli, nel silenzio precipita… così è l’ amore che era sempre stato lì, e nessuno,a parole l’avrebbe mai spiegato che non fa rumore lo sguardo che muove gli universi. profezia smarriti come pettirossi in gabbie di vetro ci ammazziamo di taglio a colpi di certificati , i nostri studi serviranno ad ingrassare il mostro e perderemo di vista le nostre vite,prima, l’amore poi… saremo tutti sul molo ginocchia penzoloni coi piedi a sfiorare un mare di sangue, a lanciare gli ultimi centesimi sul fondo per ritrovare i desideri perduti, mentre all’orizzonte le navi erano già salpate zeppe dei nostri giorni migliori, stipati come martiri , ammassati e identici come assi di legno, e quando guarderemo in basso, nel “formidabile specchio di Satana”, vedremo i nostri volti scarnificati all’improvviso, allora, bisognosi,brameremo una nuova religione, proveremo ad amarci, ma sarà troppo tardi, l’orrore avrà preso il sopravvento… ed invocheremo la fine come una liberazione finalmente. il settimo giorno. l’avevamo attesa da una settimana senza desiderio non fosse altro per affogare i pollini, che mi fanno gli occhi belli come dici tu, con un accento di sadismo… eccola,cadere come una certezza sulle strade; Piove,uff…! dovevo scendere a fare la spesa! Come uno scalino viscido intramezzato ad ogni pensiero di azione la pioggia ci costringe in casa, nei bar,sotto ai portici… le coppie sottobraccio sottopiccoli ombrelli colorati si stringono, il cane scuote il pelo con una smorfia , che pare sorridere, le macchine sull’asfalto fanno il rumore del mare, qualcuno, nel letto si arrende alla domenica e alla pioggia, chi abbandona l’idea di spiaggia, ripiegando sul centro commerciale… qualcuno in casa ha preparato il caffè, l’edicola ha messo i giornali al riparo, i vigili non faranno troppe multe, chi vive per strada avrà allungato la pioggia a colpi di bianchetto.. la domenica di pioggia è un invito al sacro… alle chiese ,al giorno del signore… alla nullafacenza, e le campane sembrano dettare il ritmo del passo della voga , come un traghettatore e le nostre anime si accoppiano per mano, senza nomi, verso una accidiosa dimensione sconosciuta… la domenica,se piove, non esco, me ne sto qui,seduto, ad immaginare la vita, dovrei studiare meglio i fenomeni di trasporto, ma qui nulla vorrebbe andare da nessuna parte… quando non ci sei. le mie scarpe danno del tu alle stelle, il mio culo mancato è l’occhio bendato a guardia delle spalle. I tuoi occhi sono due fari di tenebra, mi oscurano come due eclissi, una di sole,l’altra di luna. di notte le tue gambe sono una forbice tagliano lo spazio ad ogni passo, ed io ne ho fatto un abito oscuro, da indossare sempre quando non ci sei. L’istante prima dell’addio. nei tuoi occhi avevo visto il mondo scampare ogni catastrofe, così,quando la terra si è squarciata, inghiottendo i gatti ad uno ad uno, mi sono arrovellato nel tuo sguardo, come nell’ultimo cordone di una nave. la salvezza odora sempre di violette a primavera, ha il sapore dell’alta pasticceria dei sentimenti, ho creduto alla mia mano tesa e altuo sorriso,ma poi è arrivata la notte, montava di birra come un’onda, dal basso verso l’alto, e la sua schiuma di luce bianca piegava sorso a sorso su di un fianco ogni destino, e come un vascello spinto dai contraccolpi dei cannoni mi ha spianato l’ascesa verso il cielo. Nell’onda oscura della notte ho perduto la zavorra ed altre fedi, ed il tuo valzer dai passi troppo larghi mi ha mangiato spazio e desideri; così,ho rotto col tuo viso ogni legame, ho preferito a te,i gatti e la caduta, l’amore è una religione oscura ed io non ho il dono della fede. Non esiste alcuna verità negli occhi, ogni pupilla è uno specchio di cristallo l’istante prima di un addio. Falcone e Borsellino. Ero ubriaco sul pullman del secondo liceo, verso Palermo. Quella che poi sarebbe diventata la mia fidanzata storica, mi leggeva frammenti di “Pancreas”, “trapianto del libro cuore” e sorrideva, mentre la barriera si colorava di rosso, a pochi chilometri da Capaci, avevo già smesso di ridere… Mi ricordai di quando alle medie, scoppiai in una risata isterica durante il minuto di raccoglimento e non capivo. Mentre adesso sentivo un crampo allo stomaco, a stento trattenevo le lacrime, Gaia mi leggeva parole che non avevano più peso, e mi fissava, tutti gli occhi della platea sotto al palco delle medie, mi fissavano. Niente aveva peso, fluttuavo sul sedile inchiodato per lo stomaco ai loro occhi. Il guard rail rosso pareva adesso una infinità di sangue, ero sbronzo, mi stavo innamorando, ed avevo appena compreso di essere un coglione. Discorsi mancati Quanti discorsi ho immaginato… Quante parole ho perduto, come sorrisi stempiati tra le eco dei pensieri… Le mie domande, sono pistole inceppate che non spareranno mai. Spengo la lampada e la scrivania diventa del colore della luna, i vostri libri fremono negli scaffali come vergini al primo appuntamento, ed io,andando a letto, come Carnevali,per voi, solo per voi, “semino parole da un buco della tasca”, ma ormai è tardi, e più nessuno le raccoglierà. (Ai grandi maestri che senza alcuna pretesa, ci hanno insegnato il mondo) Il Mostro. Della mia vita si ciba il mostro, ed io lo ingrasso volentieri, il mostro è la mia anima e fa paura a vederlo così muto,così lontano così oscuro e vergine. Mi rallegra il suo silenzio, la mia piccolezza mi accorda al mondo, la morte non è che la mia anima, ed urlerebbe di vita ad ogni gesto, ma non bastano le orecchie per ascoltare il mostro; poi ci ritroviamo avanti al mare felici e inconsapevoli,come cani, seduti su quattro parole di sabbia con lo sguardo perduto oltre la linea, chè il mostro,non si teme, quando ha un nome, non fa più paura il cielo, nè il deserto,da quando li cammino. E pure l’onda scava nella sabbia senza sosta, ed ogni volta il tempo ci modella. l’orizzonte delle labbra ha quattro linee se sorridi, il mare ne ha una sola , perciò è più facile perdersi sulla tua bocca che tra le mie parole. La notte si accosta al balcone come una vecchia comare dai denti d’oro, si spegne nel buio vedovo d’un fazzoletto, poi , di stelle ,all’improvviso mi sorride, bocca larga, dal dietro di una nuvola. i cani dei cortili abbaiano amori lontani, I bar intrecciano voci,bestemmie e bicchieri, mentre le mie parole, fissano confini di mani e ormeggi di labbra, ogni notte,la vita si bagna di silenzio e sentimento Romanticume. Si spengono le luci della notte, per lasciare spazio ai bagliori dei bus,che ancora prima del sole, scaldano i motori e aprono le porte al vento fresco del mattino, solitari borbottano e tremano la solitudine arancione dei loro autisti, ancora piegati sui caffè oscuri e profondi delle colazioni al bar . Un tunisino ruba uno scooter bianco e si invola senza freni verso il paraurti di una Panda nera come la notte che è passata, poi zoppicando si perde tra i negozi dei cinesi ancora chiusi, scompare inghiottito dalla notte come l’ultimo sorso di vino sul fondo del barile. Due prostitute che si abbracciano,sono un colpo al cuore delle cinque del mattino. I tuoi occhi stanchi riposano sul palmo asciutto dei miei pensieri,e la mia mano si stringe come un pugno serrato verso terra, come a stringere fra i denti una parola, come il morso sul collo che non ha lasciato segno, la città mi ha steso un brivido avanti agli occhi, come il tappeto rosso delle grandi occasioni, mi accompagna fino al sonno antistaminico di Giugno, e non c’è mai un testimone credibile quando torni a casa al passo dei Re. Solo puttane,ladri e la solitudine dei pullmann che tremano mimetici d’arancio atterriti dal sorgere del sole. Ciel suspett’ ( “cielo minaccioso” poesia in vernacolo lucano) ciel suspett’ i nuvol s’avascian fin n’front’ e quann se fa scur u quart r’ ora po ropp’ , quasi semp’ scura e chiov’. E tu,na vota, m guardav’ ra dduret ai vitr’ r’ a fnestra e cu ‘na voce arripicchiata e m’ riciv’ : Nunn’assì , nun vir ca è suspett’? e allora n’faccia m’ stampav nu sorris, biond’ e strunz cumm ai culur r’ i sei ann’ e po’ scappavo mienz a via cumm' a nu pirata e tu,felice m’ m’alluccav’ cumm ao nipot' sott’ a l’acqua u' ver’ u' nonn’. Altri tempi. la cameriera è una mia amica mi offre da bere, e poi mi fa lo sconto. Tempo fa, ci siamo morsi,è vero, ma era un’altra vita. La guardo per i tavoli sorridere al sudore del forno ed ai clienti, il suo culo teso schiaffeggia ogni malizia, il dottorato in filosofia le si inceppa nello sguardo, la bellezza dei trent’anni è misurata, ma è ancora rossa e disperata. Lei la cammina sulla fune con i piatti nelle mani, la penna nel taschino mi sorride, …io di rimando le sorrido, e ripenso a quella oscura poesia di Artaud che mi scrivesti quella notte sopra il braccio, “colei che dorme nel mio letto e spartisce l’aria della mia camera può giocarsi a dadi sul tavolo il cielo stesso della mia mente”, ma ve l’ho detto, quelli erano altri tempi. Esistono intimità che non si sperdono, resistono nel vapore delle distanze e ristagnano nelle paludi degli anni, ma per quanto siano radicate a fondo nel groviglio incerto della memoria del sentimento, mi è impossibile riaccenderle alle labbra. Ogni cosa ha il suo tempo. Quando me ne andai ,l’ultima volta lei mi chiamò per nome, io non mi riconobbi le sorrisi e poi come a riscrivere un finale la baciai. La Ballata delle porte chiuse. quando i pensieri si fanno modesti, e la vita mediocre ci tradisce e si allinea ai compromessi, se le persiane non regalano poesie ma soltanto corde e rumori striduli e ferrosi nei pomeriggi d’agosto, e nessuna compagna accarezza le tue parole, quando non ti va nemmeno più di andare al cinema da solo, o di introdurti in una qualsivoglia vagina, se per cena ti accendi una candela per scaldarti alla fiamma antica dei ricordi, e sul fondo del bicchiere ti aspetta ancora il rosso dell’ultima goccia di vino finito il giorno prima, non scoraggiarti,non abbatterti, sorridi al velluto della solitudine, spalanca la bocca e respirala, ricordati il suo odore di porte chiuse, ascolta il suono della folla passeggiare sotto al balcone e impara la vita dai loro passi, affrancati dal gesto eclatante, non spezzare il filo,sii uno di loro, un numero di scarpe,la taglia della giacca, poi sovverti l’ordine delle cose, capirai da te il momento giusto, saprai da solo cosa fare,ti sarà chiara la vita, guarderai i loro volti e saranno tutti belli, e tu sarai felice, ma non dimenticare mai l’odore delle porte chiuse. dio è i bar della stazione. Gli sbuffi del latte che ribolle,vergine, sotto i colpi del vapore, si confondono col vociare di strada e le auto ai semafori, qui la natura ha il vestito di plastica,odora di fogna, e quando è pulita,piove. Date da bere agli assetati! irrompe una voce incerta stringendo un Negroni nella mano tremula alle nove del mattino. I trans sono raragazze gentili, gli spacciatori sono di poche parole, i cingalesi portano figli dai sorrisi larghi alle tazze di latte; gli slavi sorseggiano piano e dai vetri perdono lo sguardo sulla strada, le zingare mi chiamano amore e poi scippano le turiste bianchicce, gli arabi non danno molta confidenza, i cinesi raramente si vedono, i senegalesi sono sempre amici, salutano a voce alta e mi parlano delle loro vite. Stamane ho incontrato Pape,stava andando via, mi ha salutato in lacrime,tornava in Senegal, mi ha regalato un amuleto,dice che mi aiuterà, e che l’Italia si è fatta difficile. Le persone distinte raramente entrano nei bar delle stazioni, chi azzarda, ha sempre lo sguardo intelligente. Ne abbiamo uccise di notti, all’ora di chiusura godendo,bocche aperte, contro serrande sbarrate! Nei bar della stazione paghi un caffè compri la vita… E sempre mi innamora il bagliore terrifico la supernova, delle vite disperate, l’amore Così vengo a voi. Così vengo a voi. Nudo come la pietra alle vostre mani bianche, annego le vostre bocche. uomo di uomini,mi porta la vita, senza pensare,senza morire, a voi vengo, naturale come la forza, alle vostre gambe aperte baia senza scampo, senza desiderio, in voi m’infrango, come l’onda del suono si annienta all’universo, la mia voce muore dove cominciano i nomi, e come un nulla,lo squarcio mi acclama,un bagliore vi giunge. Parol&pippe,Pipp&parole. chi vive soltanto di parole è un uomo morto, parole e seghe seghe e parole, chi vive di seghe è un uomo solo, un uomo solo è un uomo di troppe parole, il fatto è questo, essere soli e di poche parole è cosa da pochi, esiste una solitudine elitaria, fatta di pippe e parole ma più allegra, per essere allegri tra una parola ed una pippa bisogna avere speranza, un uomo solo, tra una risata e una pippa parla di una donna e sorride, un uomo davvero triste tra una pippa e l’altra si riempie la bocca di parole parla di tutte le donne, e aspetta l’alba,con livore ogni notte, come una lama ad accorciare la coda dei giorni,dei ricordi il lamento. I giorni della carne. Giorni di poesie mai scritte sono giorni di passi e sudore, giorni di vita che anticipa altra vita giorni gialli, accesi di sole al pomeriggio di vento fresco in moto, a solleticare il collo, teso , nudo,al sole, sotto il casco. Giorni di parole mancate, giorni di nomi urlati al vento, di mani giunte e ferme, esauste a riposare,sassi, fra i sassi della spiaggia. Il filo del mare,mi ricama, poi curva all’occhio in lontananza, così le mie parole si piegano come acqua, al volere della luna. Vita, che ti chiedo sentimento, e tu rispondi fica,e vizi, e morsi, e cadute, io mi inchino, come un dio che sosta alla tua ombra al tuo crinale,mi piego e aspetto; passeranno in fretta i giorni della carne…, e quando non chiederò che fica, lo so,beffarda, mi affogherai col sentimento, e sarò lì, ancora testa bassa, ad ingannare il tempo, nella rincorsa,l’incidente, il desiderio,lo scontro. Deserto. Il fondo del mare è una lastra di marmo, liscia ,infinita e bianca. Ciò che trovo sulla riva è soltanto ciò che ho perso, solo ricordi come sassi di spugna che al piede non danno alcun dolore. Quando guardo il blu vedo l’assenza degli altri colori, e saperlo non mi basta, allora mi stendo con la schiena sopra il fondo, talloni contro marmo, annego e non mi basta, la mia anima è un deserto di amore e di blu, ci affogo, ma ancora non mi basta, è la fame, l’assenza, che non mi ha mai saziato. L’istante prima di partire. quando il mio era un paese di pietra le case pesavano di gente sul terreno, affondava la pietra nella terra, e la somma dei nostri piedi,era una mandria di speranza nel fango. le strade erano di ghiaia, la gomma era soltanto su due ruote, andava pedalata, c’erano i cappelli in piazza alla domenica, ed i bastoni ondeggiavano come pendole al passo del tempo,il pomeriggio, d’estate,quando i campi ardevano al sole, e lo stivale rinforzato col ferro scuoteva l’arena della strada, sotto il peso della vita che suonava il mondo. Nascevano figli, ginocchia rotte per le strade della polvere. Le porte erano sempre aperte, il cibo chiuso a chiave negli stipi, le donne ricamavano il dolore, sorridevano pudiche nell’ombra da sotto ai fazzoletti colorati. Poi facemmo festa, una festa disperata, era l’istante prima. La fotografia della valigia ancora sotto al letto senza spago, il vestito buono che avremmo indossato poi, alla discesa dalle navi, nelle stazioni dei treni, col sorriso amaro, con la speranza intatta dopo oceani di stive, dopo le lettere imparate a memoria, dopo la guerra,l’avventura. Fummo indigeni alla conquista delle Americhe, di noi restano memorie e nomi, e la nostalgia per la partenza, per ogni arrivo, come un pugno al fianco,ci coglie ogni saluto. Buon Appetito. Il mare a pochi passi di vento sbadiglia di sbieco la luce del sole alle sette della sera. la luce è buona per i ritratti, ed io ritratto la mia esistenza, metto sul piatto del ristorante una frittura dorata di totani, contro un pensiero che solo all’apparenza pare distratto. Giustappunto il mare ribotta di scrosci contro il cemento, mezzo miglio prima della riva, incassano montanti i frangiflutti. Un tavolo sul mare è soltanto un pezzo di legno se non ci apparecchi la vita, e io ritratto la mia vita avanti al mare,ma nessuna proposta mi pare,adesso un’alternativa valida. Sospiro, ho riposto gli occhiali da sole nella fondina, il mazzo di chiavi è un macigno nelle tasche dei pantaloni estivi, il casco è un animale domestico ai piedi della sedia. Il cameriere,gentilmente, mi chiede di avere pazienza, gli sorrido e sussurro tra me e me, che un piatto non è mai vuoto, quando ci apparecchi una vita. Buon appetito. Agosto. Verrò da te, alle tue mani, come l’odore della gomma che brucia sull’asfalto rovente nella calura d’Agosto, verrò a prendermi le tue parole una ad una alle tue labbra, e le mie saranno dolci come l’ombra perfetta del tuo culo,infinita, che si inarca sul muro delle tre del pomeriggio. Poi me ne andrò così come ero venuto, ed ancora una volta mi brucerà al sapone, il tuo nome, inciso a sangue con le dita sulla schiena… ed ancora al telefono la tua voce mi parlerà d’amore… che io invece avrò smarrito tra l’asfalto e le gomme, l’amore d’Agosto è una farfalla, un battistrada di seta arso vivo sull’autostrada del sole. Kamikaze uno squillo mi gela, il secondo mi inferma, il terzo è un precipizio senza fondo. non esiste distrazione in fondo a cuore. esistono parole nelle profondità sommerse dei nostri stomaci, sono i nomi di tutti gli abissi, alle volte,rispondere al telefono è una roulette russa ed ogni suono, un potenziale kamikaze pronto a frantumarti il cuore. Crepacci. uno squillo mi gela, il secondo mi inferma, il terzo è un precipizio senza fondo. non esiste distrazione in fondo a cuore. Esistono parole nelle profondità sommerse dei nostri stomaci, sono i nomi di tutti gli abissi, che quasi mai hanno i nostri nomi. Che Noia! Che Noia! Questo libro splende quasi come il sole che innamora sul prato,silenzioso, all’ombra della torre… (scrivo a matita sopra il muro della stanza.) oggi,studiare la materia mi annoia come tagliarmi le unghie, leggere Carnevali oggi è preparare un filetto al barolo e non avere appetito. Che noia! Sale dallo scarico della fogna come un tedio,una dimenticanza, andare a correre sarebbe dimenticarsi per un’ora buona, scriverne è farsela piacere… che noia! mi innamorerei , se potessi. Giovinezza Amami adesso chè non mi servi se ne hai il coraggio, senza alcun motivo, amami e resta, e fa la ciliegina sulla più invenduta delle torte. Amami Adesso. Giovinezza che mi spunti in viso tra il sale e pepe dei pensieri, fresca come un dopobarba estivo, tu che mi hai venduto al vento per un’estate di sole, guardami adesso che mi hai azzoppato il cuore, io che ho esercitato il credo della tua anarchia, che ho dilapidato qualsiasi forma di profitto in cambio di un sorriso, resta qui, al mio fianco come un vecchio amore, incantevole ed inutile come chi guarda il mare senza averne alcun motivo. Amami adesso se ne hai il coraggio, ché non mi servi, amami e resta, e fa la ciliegina sulla più invenduta delle torte. qui dimorano i vostri silenzi? ”qui dimorano i vostri silenzi, e le loro eco diventano dipinti alle pareti.” recita l’insegna del nostro Hotel. Che ogni passo diventi un’attesa soddisfatta, e che vi innamori il gesto e non il vino; e se proprio tutto dovesse andare storto, che ci sia sempre un barista, un amico a spartire la nottata con un po’ di musica,una parola un bicchiere, un silenzio, da usare come pausa tra una malinconia e l’altra. Argentinae Ed arrivò il tempo di partire, il tempo di tornare a casa, ed eravamo tutti sullo scudo, anche chi è tornato vittorioso indossa ancora con disinvoltura i segni di una memorabile sconfitta. chi è partito una volta per terre lontane non è mai più tornato per intero, si è sbriciolato nel tempo , nell’attesa del ritorno. poi ci ritroviamo tutti nelle feste chè la distanza ha reso i brindisi più forti e le bottiglie sempre poche… Io non c’ero quando tornavate dalle Americhe con le vostre nuove lingue scintillanti, ma vi avrei capito, se dopo la festa non avreste avuto voglia di parlare. le vostre storie taciute sono scritte con la luce in vecchie fotografie sbiadite, ed ancora puoi vederci camminare petto in fuori, a noi che infondo non ne avremmo alcun motivo. A volte mi sento come un Gaucho e questo viale è la mia piccola Argentina, e per i sogni mi fanno ancora credito, perchè qualcuno, col mio stesso nome aveva già pagato. Fatalità le cose accadono se devono accadere, non ho mai provato di imporre al desiderio le leggi del mio cuore, non ho mai creduto nè alle preghiere, nè ai sedativi. Che ci innamorino le labbra e non le parole, altrimenti che sia il deserto a palesarci il miraggio da inseguire ai confini del nostro cammino, non ho mai incontrato un viaggiatore che non m’abbia parlato d’amore. Egoismo Per leggere il tuo sguardo sono caduto dalle cime più alte delle mie parole, così mi hai visto ,perduto, in balia dei miei altrove dove ogni gesto mi è precluso; mi sono disarmato così che il tuo sorriso mi ha travolto come la peste, non ho avuto scampo! e quando mi è parso di ascoltare i monatti urlare il mio nome tra i loro campanelli, era soltato il telefono, come un’allarme che annunciava la piena improvvisa del desiderio. tutto intorno era verde come un prato d’asfalto, “avrei voluto stendermi” mi hai detto, “al centro dell’incrocio come una girandola di fuoco”, ma la tua bocca mi aveva già bruciato e la tua poesia aveva perso ormai ogni valore.. il presente anticipa col pensiero tutte le poesie, ti dissi, e la poesia è quindi in ogni gesto così come nel silenzio, ciò che è scritto, o sussurrato, è soltanto il riflesso di ciò che è stato. Il nostro egoismo fa sprofondare nel brivido dell’istante muto, ogni meraviglia… tu sei felice,adesso,ma ciò che ti ho regalato è soltanto il mio egoismo. Tango nella piazza deserta il lastricato di marmo bianco, resisteva al nero del cielo, millantava improbabili parentele con quei pochi bagliori accesi di universo che filtravano tra le increspature veloci delle nuvole grige di pioggia, spazzate via, di fretta,dalla volta come galline indesiderate. Un piano pallido di stelle. Tu, al centro della piazza stretta, nei pensieri di jeans, volteggiavi di tango e mi guardavi. più delle parole mi hanno detto gli occhi, e quando la tua voce ha vacillato sotto il peso di parole pesanti, ti ho teso un’imboscata di risate, perchè non c’è sorriso che teme la parola, poi ti ho abbracciata come uno sconosciuto perchè non ho più trovato le parole per raccontarti la mia vita. Ci accomuna il silenzio, gli occhi lucidi, e la lingua parlata che di notte si fa sempre più selvatica. Solo con te ho mai ballato il tango. La Tua Voce la notte si schiude leggera come un ombrello di cenere, grigia margherita di topi atterriti dalla luce. si allunga, la tenebra, come il girasole si allunga all’oblio, l’ultimo raggio del giorno s’incaglia negli occhi sul crinale ripido dei tuoi pensieri, la tua voce, è una crepa sul fondo del mare, la mia lingua è la rete che strascica sul fondo carnoso delle tue parole. la notte ascolta i tuoi passi come una maldicenza, ed io,come a riva dopo la mareggiata, sfinito dalle onde, raccolgo pezzi d’asfalto incollati dal sole, ne faccio una via, una strada di curve come i tuoi fianchi per i miei desideri, nuda e distante come una venere, la tua voce non mi tocca, poi si fa donna ed ogni volta mi sconvolge. I Maggio l’uomo mi innamora, la folla mi pugnala il cuore con una carezza di fratello mortale, i vostri volti fraterni, paiono tutti sinceri quando intoniamo uno qualunque dei nostri canti, la vostra voce, spinge il masso che mal sopporto nel fondo della gola, oltre ogni desiderio, con voi mi accompagno per questa vita, come al mattino l’alba, come un amore senza cadute, come una madre per mano un figlio. L’amore,l’inutilità del tempo. il silenzio mi ha accerchiato come un branco di lupi affogati nella notte, ho cercato l’amore nelle ruote dei furgoni alle cinque del mattino, sono sceso in strada come un sordo, ho annaspato nell’alba come se stessi per rinascere, ho cercato il solito bar per un cappuccio bollente e mi sono ustionato la lingua; ho atteso la tua voce fino al mattino, immobile, tra i miei pensieri, come una sentinella a guardia del silenzio, Le mie attese non sono che inverni, gelidi e taglienti come i pensieri che le misurano, più si scava,nel silenzio, più si va a fondo, bisognerebbe restare immobili e lasciare,così, che siano le stesse attese ad attenderci. Poi le tue parole mi sono cadute addosso come la risata sguaiata di una troia, la tua lingua conosce bene il mio nome e le mie debolezze,ma io ti lascio fare, tutti lo capiamo prima o poi, ci sono sorrisi che giocano sporco, che non andrebbero mai attesi, perchè hanno lo sporco potere di vanificare qualsiasi misura di tempo. quello che sono. il mio passato è come una vecchia poesia, inutile tentare di riaverlo, dissipato nel deltHacca entropico della mia esistenza, ne conservo il profumo racchiuso nei miei gesti, e delle parole una parvenza, come chi è stato qui forse tempo fa lasciando indietro una scia densa di sorriso. Perduti e felici. la città ci è esplosa intorno piena di voglie, di pollini, il sole che ancora non ci brucia, il vento che ancora ci accappona la pelle, noi, ci siamo finiti in mezzo come una domanda, essendo noi stessi la risposta privi di ogni plausibile certezza, imperscrutabili, dimoriamo al centro di tutto ciò che non ci è dato di capire; e pure ci scalda il sole sulla pelle e poi ci brucia il vento quando l’ombra, all’improvviso, come uno schiaffo,di madre, una carezza. Basta una maglia,alle volte,per coprirsi, per ritagliarsi una fetta di universo, la felicità di esistere in tutte le cose, una maglia per accorgerci di essere tutto, uno sguardo per vedere di non essere niente ,…, perduti e felici. Sita L' autobus che porta a napoli,parla la mia lingua. Gli studenti fuoricorso leggono i giornali del mondo.. Le belle ragazze , buffe si difendono con smorfie sexy troppo acerbe per essere credibili… I più giovani spesso portano chitarre e come me ,in un tempo futurista, discutono di tecniche,bramano velocità… C'è sempre uno sguardo più profondo, Si perde anonimo al di là del finestrino, Placido,non interroga nè regala sospiri… Le cose belle cercano spazio, Trovano solitudini. la solitudine mi fa leggero il passo la solitudine mi fa leggero il passo, guadagno lo spazio senza contare il tempo, la macchina è soltanto una stanza sull’asfalto. la vita mi rigetta oltre la misura, sogno, vivendo, la nostalgica melodia del ritorno, ovunque mi trovi divento pensiero del pensiero, la mia forma organica,poi, tradisce come un crampo, riporta il mio sguardo alla strada e rosse si infiammano le luci degli stop, astigmatici,sfocati oltre la pioggia, verticali come lance stagliate verso il cielo. ritorno dalle terre del cuore vittorioso e vinto ho sporcato le parole con il vino senza alcuna ebbrezza, in ogni bocca c’è un vuoto , in ogni mano c’è un segno, in ogni nome un ricordo, tutto si sversa all’infinito nella vita, come il vuoto infrange sempre sopra il vuoto, così l’assenza ingombra Aspetta primavera … sbocciano di neve i peschi di Mukushima mutano radioattivi la primavera, immersi per metà nel fango, come tanti piccoli bonsai, le cime,rosa, stentando la lingua cromatica della speranza. qualcuno ha visto l’aurora appena prima dello schianto, altri nella valle troppo distanti dai colli, hanno aspettano sui tetti, i quattro cavalieri del mare,sono arrivati tuonando, brandivano spade di schiuma e nessuno scudo, chè iddio, vigliacco, non teme l’offesa. il rosso, in Africa, ha anticipato la stagione, ma prima del geranio è sbocciato il fuoco, seminava semi di piombo,innaffiava la terra di sangue. Abbiamo visto tutto,o così ci è parso, e chi non ha avuto gli occhi, a sud, ne ha sentito l’odore, troppo vicini per non sentirne il pianto. Alcuni di notte,si svegliano dal sonno, sentono decollare gli aerei, il cherosene odora di morte,lascia posticcia una scia di terrore diverso tempo dopo la calma del silenzio. Cammino le strade dei primi soli di Marzo,con il cuore nero di petrolio, fatico a gioire intimamente dei baci,e delle carezze, ho cercato di distrarmi avanti al mare,ma era troppo presto per il bagno, ogni cosa ha il suo tempo,mi ripeto come un manthra. così, cammino le strade polverose della colpa,del peccato originale, L’umanità è la legge del profitto,il migliore di noi ha radici lontane innestate nel sangue. i miei passi hanno il suono del fucile,i miei gesti, avidi, larghi, di conquista,mio malgrado, temono l’ imminente recessione, allora mi fermo un istante avanti al mare come se fosse l’universo, sgrano gli occhi all’orizzonte,nudo, mi lascio avvolgere dal vento caldo del deserto, e aspetto che ritorni ancora Primavera. Al Sole. ho scagliato in cielo i miei pensieri, ho atteso la caduta palmi aperti, la pula va soffiata via col vento il grano è ricaduto come un fiume fiume umido di seta, seta di gonna, una strada senza onde, cammino… ad ogni passo un fiore, ogni tre fiori un nome, ogni tre nomi, un’era. In mezzo al campo arde la sterpaglia sotto al sole mentre sul corso all’ombra di un lampione c’è un gatto nero che non teme alcun padrone. Da molto vicino. Da molto vicino ho visto le tue ciglia mal sopportare il vento, ho bevuto le tue lacrime prima ancora che mi bevessi seme, ho creduto alla mia mano quando ti ha cercata nel sonno, tutto così si perde alle parole. scrivere è partire verso terre lontane, ciò che scrivo si allontana dalle mie labbra almeno quanto la tua bocca, scrivere è la fine di un amore, parlare è dimenticarlo. Prima o poi tutto si allontana, nella migliore delle ipotesi, paradossalmente, sarà la morte a sorprenderci, a renderci immortali. Verde,niente a che vedere con la speranza. Ho strappato di ruggine i miei jeans nuovi, è stato il ferro pesante d’un pensiero di morte precipitato al sole. Non c’è pace, il bianco dei miei jeans ha uno squarcio rosso, e tutti gli altri, intorno, a fare festa in mezzo al prato, che acceso di verde e di Marzo pare inscenare distratto la danza del mare della dimenticanza. tutto poi si tinge di verde, come i miei occhi alla luce del sole s’accendono, così si adegua tutto il resto alla natura, cascasse il mondo, domani aspetteremo ancora il filo d’erba e il sole. Euforico un brindisi avrà il sapore del ferro e nessuno più ne capirà il motivo,nemmeno io. Soltanto verde e sole intorno, per la seconda volta le radiazioni ci renderanno ciechi. Che nessuno brindi, poi, senza guardarmi negli occhi. Oasi un tempo, quando ero innamorato scrivevo lunghe terrificanti poesie di solitudine, adesso,nessun terrore abiterebbe la mia solitudine, ma la certezza del deserto che vive oltre il deserto, distende la mia vita come un manto, ed ogni incontro placa la mia sete come un’oasi, ho la certezza intima del futuro domani sarò di nuovo in viaggio. Stanze. Ci sono stanze d’albergo che cantano tristi canzoni, nascono nelle penombre acriliche dei tessuti a basso costo, per diventare,col tempo, una languida sfumatura di giallo, come l’odore del fritto,inarrestabile, ricopre d’olio qualsiasi idea di cielo. In camera mia troverete sempre una finestra aperta, non correrò il rischio di lasciare il mio sguardo rimbalzare come una mosca, tra queste quattro mura, all’infinito. Aprile. la primavera cresce dentro la mia bocca come una spuma di parole, da abbellire come le calligrafie degli otto anni, delle righe sottili, dei quaderni Pigna della terza elementare; il verde prato al vento color banco di scuola, il legno sottile dei seggiolini e del loro scricchiolare sotto ai nostri pochi chili di culo senza peli. cammino la strada di adesso con tremende fitte alle ossa, male articolo i movimenti , e le parole sono quelle di chi ha giocato troppo con i piedi, senza curarsi sempre dei pensieri, la strada si fa sempre più bianca se cammini contro il sole, e gli occhiali scuri aiutano fino a un certo punto. le calze di nylon che hai lasciato in fretta, sopra la spalliera della sedia rossa della mia stanza, sono l’abbraccio freddo del tempo che ritorna ad ogni Aprile, lasciale là, ti dissi, andiamo…, svestirsi al sole ha sempre il gusto della riconquista di una libertà rubata. Pescatore. Ci deve essere un filo sottilissimo di sangue e di vento che lega i ricordi alla primavera, più passa il tempo più a lungo ci raggomitoliamo… come un pescatore che salpa le reti in pieno giorno cerca con lo sguardo casa sua tra le case distanti del borgo mentre sua moglie capelli neri lucidi di sole, raccoglie il bucato di una notte d’amore. Di tarli, mondine e di vecchi sentimenti. ci sono cose che ti guardano dall’alto delle pareti come quadri ai vecchi sentimenti, alla gogna,appesi, al muro polveroso della dimenticanza. queste cose non parlano più la nostra lingua, distanti ventimila leghe dai nostri gesti ormai maturi, e pure le loro immagini crocefisse dal tempo sono come un tarlo di titanio dentro gli occhi, se di giorno si confondono nel traffico dei volti di notte depongono le uova nel silenzio e gracchiano canzoni tristi contro il tempo come mondine a strappare dalla terra il riso in pantani di lacrime. Appesa. dalla raccolta “Dell’Eros e di altri Santi “ Offrimi la tua carne più matura…, ho toccato col mio occhio la punta estrema del più bagnato dei tuoi spasmi, la mia carne,ha riaperto la più vecchia delle tue ferite, resta così… bocca aperta, mentre dai le spalle alla mia bocca, ancorata per la bava alle mie labbra, appesa alla mia carne come un corpo spento di fatica. Vorrei volare, per U.Aloisi. Ci sono sguardi che non si dimenticano, quegli occhi piccoli,umidi,curiosi intrappolati nella musica e negli anni, cercavano la voce nelle nostre mani aperte al cielo come fiori al sole rovente di Agosto. Sentirti cantare, era contemplare una montagna, la tua voce, come il vino di casa, ci innamorava con asprezza dissetava le nostre bocche arse dai baci dell’estate; poi ballavamo le antiche danze del sentimento ampie ed imperscrutabili come le pianure assolate che abitano i sud di tutte le malinconie del mondo. Arte. esistono vertigini in ciascuna delle nostre anime, riempirle di poesia, è l’arte di arrangiarsi. questa è l’unica arte che riconosco, tutto il resto ne è il rumore. Sul Viaggio muoversi è pensare oltre il pensiero. così, ogni viaggio presuppone attese, ritorni, nuovi desideri. La stazione è il ventre materno, l’anonimato è un padre gentiluomo. Compro un giornale indipendente, bestemmio! una bottiglia d’acqua gassata, bevo, dei biscotti salati, mangio, un pacco di chewingum senza zucchero, gentilezze, il miglior modo per strappare un sorriso. L’abisso che mi abita, quando il posto è libero, siede di fianco al finestrino, guarda il mare. A volte mi fissa per ore senza fiatare, poi, d’un tratto, racconta… io ascolto sempre con minuzia, che le cose oscure mi dissero, parlano la lingua degli dei… e se anche fosse un sogno, non mi tuberebbe, che la verità, l’architettura insegna, è solo il punto, in croce di un un riferimento. In Treno la donna in treno è più bella al mattino quando la sorprende il sonno, con le labbra appena schiuse, solo un filo d’aria a muovere i pensieri, quando le prime luci del giorno ci increspano a tradimento gli occhi, i colori assumono i toni universali del mattino, in un certo senso, l’alba è l’unica eredità che tramandiamo. Tripolitania Tripolitania lettere che suonano come un cancro, un’eco nella carne giovane di speranza istanti prima del massacro. vecchie voci metalliche si levano dal grammofono dei ricordi… il mio sdegno non guarisce, non allevia le ferite delle madri. Tripolitania, titola il teatro del delirio, la spiaggia è un deserto di carne, l’ombrellone piantato nelle viscere pesa quanto il piombo, l’ombra rinfresca la sabbia, nasconderebbe il sangue, escluderebbe il sole. Anche il Libeccio abdiga, rinnega qualsiasi idea di surf. Randagi Le nuvole passano lente, Lasciano odore di ferro, bruciano gli ultimi rossori Del cielo, Poi si infrangono morbide, smarrite si abbandonano, all’idea gelida di quei venti di terra che tagliano per metà il viso, per metà il cuore. Mentre la notte illumina Il passo cieco del destino, Le felicità esplodono Euforiche per un arrivederci, i lampioni ci rendono gli onori delle armi, mentre il Papa recita l’ultimo angelus alla nostalgia… Come cani aspettiamo, a quattro zampe orecchie tese, Avanti alla metafisica Macelleria della vita. Il Mio Sud l mio sud non si specchia nel mare, il mio viale d’inverno pare un autostrada deserta, è la cresta della duna d’arena, cementata dal freddo , è il sorriso dei tempi che furono. il vento gelido della montagna regala brividi di ogni sorta, a volte un caminetto non basta, e le voci dei bar, che parlano la lingua della carta, non lasciano troppo spazio al desiderio. la birra innaffia le parole addobba gli alberi del viale, mitiga il sorriso. la notte siamo ebeti nel paese dei balocchi, ma,nessuna fata all’orizzonte. perfino la musica si assottiglia sotto il rumore delle carte, niente qui ti regala poesia, nel mio sud, si paga tutto a caro prezzo. Il mercoledì e la diabolica,umana capacità del perseverare i fuochi di babilonia non mi danno tregua, risuonano dentro la mia anima come i vecchi falò di San Giuseppe, ma,tolgono il sorriso di bocca e forse un giorno mi toglieranno il pane. Ho dato al mio peccato originale il nome del più infido dei demoni, Occidente. Per quanto i confini siano carta velina, ho il piede mancino inchiodato per il collo alle mie strade, viaggiare è soltanto una maniera per conoscere, la curiosità ci porterà alla morte, dopo aver assaporato l’inevitabile solitudine della libertà. L’oriente brucia come il mio stomaco di lundì mattina, brucia e fa pensare. Tutti gli errori intelligenti ci pongono domande… intanto, lo stomaco, come la terra, brucia e fa pensare… anche adesso… di Mercoledì sera. Gli amici che si sposano. ( per M.&T) gli amici che si sposano sono azzurri che si incontrano, desideri che si fanno aria, è la semina matura che si fa strada. La promessa vale almeno quel sorriso, una firma odora d’infinito, se la mano, ferma, esita d’amore, sotto i venti incerti del destino. nobile è il futuro, è il sorriso più sincero. “La letteratura è la prova che la vita non basta” Cit. Ho bruciato qualsiasi forma di tempo. Cade adesso dal cielo la neve, tiepida, come tutto ciò che è stato. Lo smarrimento mi allerta i sensi, sapere ciò che non sono non mi è consolatorio… investo la mia mente con le più impossibili delle domande, poi, a parole, mi difendo, sorseggio la mia birra in accordo con il cuore, siedo al tavolo del bar e comprendo la necessità d’essere altrove, parallelamente,in tutte le cose; essere la risposta e la domanda senza potere mai incontrarmi; ecco come sogno l’infinito. Il vento di Marzo mi gela la mano, una lingua mi scalda il cuore, e non capirò mai,ne sono certo, se sia più vera la tua bocca, o l’infinito che ne deriva. Il gatto che morde l’orecchio, mi fa le fusa, poi come la sfinge si accomoda per i bisogni sulla lettiera, come una domanda… mi guarda diritto negli occhi, farsi bastare la vita, è la sfida più felina. Possa la mia voce un giorno… le mie parole risuoneranno un giorno come questi tasti suonano tra le ceramiche del mio cesso. la mia voce si infrangerà, con accento marcato, come musica che sgorga metallica da un vecchio catodico, parlerà delle mie cose e delle vostre, allevierà le mie pene e le vostre, come una brezza inaspettata tra le crudeli fiamme dell’abitudine. mi sorprenderò un giorno senza alcuna modestia, e non sarò poi più contento di adesso, mentre siedo sul cesso a dare aria ai pensieri. possa la mia voce ascoltare sempre il mio canto, e poi un giorno puro come una vecchia baldracca, spegnersi, come il sorriso stretto di chi ha dato tutto, e preso, sempre, senza aver mai dovuto chiedere. Senza Titolo ma con dedica. G.A.A. la curva nitida felina del tuo viso ricorda i profili dolci delle colline assolate della tua terra... la bocca un altopiano di desiderio il tuo naso è una pietra, eterna , incastonata come un prezioso di mare...sulla terra. un cuore al centro dei pensieri. i tuoi occhi mi parlano una lingua che non conosco domandano un'assenza, feriscono lo spazio, sono i sentimenti più temibili, bruciano sulla mia pelle, mi pesano come se fossero tutti gli occhi neri del mondo lacerano,aspettano, silenziosi innamorano. ed io seduto, sul ciglio di un burrone, ti guardo, tu non mi vedi e passi... come la sera,aspetto la tua notte per confondermi al buio di tutte le cose, avrò una camicia sottile come un velo di mare, e quindi saranno le mie labbra, ancora, di sale fino al mattino. Sui ricordi ho fissato a lungo quel ferro arrugginito si torceva come una serpe tra la luce del mio sguardo. quando lo infilai nel cartone, ricordo che mi scivolò ruvidamente tra le mani , lasciandomi una segno di corallo sulla pelle. avvertii la sensazione delle cose profonde, come se stessi celebrando un rito privo di alcuna utilità. volevo fotografarlo per portare la sua memoria dentro di me, un trofeo al tempo che passa. conservo ancora la foto, mentre il corallo sul mio palmo non ha lasciato alcuna traccia ecco perchè evito accuratamente di essere fotografato di fianco ai monumenti soltanto i ricordi che lasciano un segno vale al pena di conservare, il resto che vada ad infoltire i depositi in penombra dei nostri dimenticatoi. Rami secchi un braccialetto è il circo massimo appoggiato sulla scrivania dentro, combattono feroci ombre di vecchi desideri. è quasi una bocca, un bocca piena di segreti. si sposta sopra il legno come labbra sulla pelle odora di gatti, di finestre chiuse e vapore, e gambe profumate contro i muri... l'argento è un vestito fatto male, evoca quei vecchi riti che tanto ho bramato un tempo. a volte,fiero, pare urlare una protesta contro il tetto, e la mia parola è fredda, è crudele, sopravvivere è tagliare i rami secchi. Oriente. avevo una gran voglia di oriente, in tasca avevo un buco, qualche centinaia di euro ed un biglietto della metro, allora inventai qualche parola, suonavano, sordine, come i canti indigeni che riempiono gli spazi placidi tra gli altopiani ellittici del sud della Mongolia. le recitai per giorni come un manthra dell'ubiquità, non fu mai abbastanza. così smisi di cercare il Nirvana nel pensiero, camminando le strade della pelle. da allora aggiungo sempre una presa di cumino al pollo, ogni muro mi pare una muraglia, ed ogni donna ha gli occhi di Ganesh. La botte piena come la neve, i bei ricordi lasciano sempre un deserto acceso in pieno inverno. costretto a solitudini scientifiche sorrette da parole di tungsteno, con piacere,talvolta, mi abbandono al gioco perverso delle intimità perdute io che ho sempre avuto l'autogestione dei sentimenti, ho confuso a volte il culo con il cuore, e viceversa... professo l'atroce altruismo del desiderio, alla moglie ubriaca preferisco ancora la botte piena. distanze la notte mi porta a casa come il fiume guida la barchetta di carta fino al mare le scarpe conoscono la strada e i marciapiedi danno del tu alle stelle e ingannano l'asfalto come geishe d'alto borgo. il cane di Dejo scodinzola sempre quando mi vede rincasare, ogni notte si regge sopra fragili certezze... cammino le note della ritirata come se fossero una carica, e guadagno il letto come se fosse l'unico guado verso il mattino mentre si spengono le luci dei lampioni ogni passo spegne un nome, una distanza. i baci sono incidenti di labbra, dicono... ma il tuo nome si è incagliato nella secca di corallo della mia gola. si infrange la notte sulla soglia del mattino come musica che sbatte sempre contro un muro, e tutto mi pare una misura, perfino i sogni, stanotte, mi paiono distanze, di mani,di labbra,di gambe... sentieri di lingua autostrade di cosce incommensurabili. the dark shot...ilcolposcuro Ci raccogliamo ogni giorno come la goccia che scivola sul bordo bianco della tazzina di caffè, col dito. così i nostri pensieri tracimano, scossoni, da bicchieri mezzi vuoti o mezzi pieni. mezze verità ci riempiono la bocca prima, i sogni poi. ci affrontiamo, ci misuriamo, e quasi sempre ci troviamo mancanti. non mi importa cos'eri, tantomeno cosa sei... mi gioco tutto su quello che vorresti essere. l'unica giocata vincente è quella che segue il desiderio. Al Mattino Gambe due, una bocca impastata, sguardo velato, prima occhiata del mattino. Ho sognato di portare pasticcini al cimitero, avevo un libro verde che non ho mai letto , ed una penna da nascondere per pudore. Ogni mattina mi sveglia l'attesa , il cuore in gola, il salto ne vuoto, il futuro... Poi riconto: due gambe, una bocca impastata, un pisello, e così via... la vita mi delude dal mattino, neanche oggi sarò un alieno, e la vocina insinua: cazzo vuoi? hai dormito, hai soltanto chiuso gli occhi. Non è cambiato niente. Tocco terra col piede nell'istante in cui la Terra ricomincia a girare. Ogni volta... Stagioni (Di culo e di labbra) Nuove estati sbocciano spontanee tra i cammini pungenti dell'inverno. il culo d'inverno è più tondo, penso...; Così i pensieri, si ammassano dal freddo. I sorrisi in ascensore sono abbozzi di primavera, ma il tuo culo è l'estate... ed i tuoi jeans verdi sono prati accesi arsi dal sole, i miei capricci non hanno stagioni, spesso odorano d'autunno, "ma che voglia d'estate!" guardandoti, Mi cade dalle labbra . in viaggio La strada mi avvolge come una coperta morbida e divina, la linea tratteggiata invita al sorpasso, pare scrivere in morse: l a s c i a r e i n t a s c a i r i c o r d i ... Tra uno specchio di mare ed un comignolo , strascico i pensieri sul fondo di tutte le cose, qualsiasi viaggio presuppone un piccolo bottino. buste di plastica, panni stesi ad asciugare al sole, malinconie, lamiere... Bucce Di Banana Quando il tempo stringe o così pare... tutto il resto si dilata impunemente, a partire dal cuore, e poi lo stomaco con le sue contrazioni... il tempo stringe e non c'è niente che odori di terra. lo spazio si piega come onde, ognuno attende la caduta come può, chi attende... altri, invece, precipitano sul fondo della vita , scivolano sulla buccia di banana dell'esistenza, all'improvviso, e raramente qualcheduno ride. il vuoto è una illusione necessaria tra la cresta e lo schianto, neanche l'eco sfugge alla caduta. Lì dove le cose cadono, solo il pensiero dopo lo spavento, fugge ad ogni legge. La Tua Bocca la tua lingua mi riempie la bocca, non parliamo. tu sei tutta intorno alle mie mani io esisto intorno alla tua lingua, non parliamo perchè non abbiamo parole da dirci, siamo esistenze umide turgide astratte, viviamo appena dietro il lunotto posteriore di questa vecchia auto. mordersi è affrancarsi dalle scarpe. nella tua bocca c'è un segreto, parte di me, un po' di vento, un poco di universo un abisso gocce di abbandono. New York Non aspetterò un viaggio di nozze per andare a new york, e non avrò mai una foto sotto le torri gemelle.., questo è un dato di fatto. new york è anche casa mia, in un certo senso... c'ho lasciato un pezzo di famiglia, e forse non era il pezzo migliore... no di certo... penso a new york come ai barbiturici... al lexotan...ai serenase--- non che ne abbia mai fatto uso... ma penso a new york come ad un miraggio, con la consapevolezza intima e feroce che tutto è tutto... e che andare a pisciare in un vicolo di new york non mi renderà mai un uomo migliore... E pure cova dentro di me il vecchio mito americano, disilluso,certo.. pavimentato di ceramiche di quarta scelta... nella quarta strada..alla quarta pinta del quarto quarto di bue squartato scritto recitato e mangiato in quartine roba spicciola insomma.. niente a che vedere coi sogni, coi soldi, o la speranza... piuttosto un terrore... condivido coi miei vecchi , ormai andati, quel velo di terrore per il viaggio, la necessità... l'acqua alla gola... per me New York ha l'odore delle panetterie alle quattro del mattino, delle bottiglie di birra lasciate per giorni, sui tavoli scadenti delle cucine perennemente in penombra , ha il suono della mano ruvida e callosa che accarezza il pane appena sfornato.. .. è il segno del bicchiere.., il cerchio umido , opaco,grigio sul foglio a quadretti zeppo di conti che non tornano... New york mi osserva dall'alto dei suoi terrazzi... e mi puzza come le sue fogne.. oggi, ho dato al mio mostro questo nome... New york e prima o poi ci incontreremo.! Giorni Sono giorni ormai che mi accapiglio coi colori, oggi mi vesto di verde come se fosse un esorcismo, il mio rito laico per conquistarmi il giorno; vita i cui giorni somigliano a vecchi negativi sfocati, giorni in cui l'asfalto mi inghiotte come una distrazione, i passi, sono briciole tostate, polvere di pane, li porta via il vento. So di camminare... vedo la pietra consumare le mie scarpe ma non la sento oggi la vita. manco all'appello di tutti gli stati di coscienza, e di tutti i giorni questo è sicuramente il più distratto.. Buoni Propositi Un bagno a mare..., pensai guardando sotto la finestra. Pioveva, l'acqua sopra i vetri disegnava pentagrammi soul, l'acqua era Nina Simone. strafatto di antistaminici, in un angolo remoto delle mie fantasie, immaginavo un mare, meglio un oceano freddo di sentimento, come un brivido, fu l'esatta sensazione del calzino di lana grossa, spremuto dal piede sopra il marmo gelido, a scuotermi pelle e ossa; immaginai delle mani, delle mani calde che mi afferravano le spalle in mezzo alle onde gelide dell' oceano, mani di donna, piccole,decise,calde mani di donna, due ancore, due punti fermi, saldi, caldi come il ventre della terra, due saldature incandescenti, parevano l'unica cosa reale tra me e la vita. Nel mezzo della fantasticheria, come spesso mi accade ebbi la lucida visione di un idiota... un idiota in empatia con l'universo, col capo chino, appoggiato sul vetro della porta finestra... immerso per metà nella musica, per metà nella vita e per metà nella merda, ebbene si... ho sempre pensato di essere uno e mezzo, e la metà buona, manco a dirlo, è sempre quella nascosta... sorrisi... grazie.. non che questa debba necessariamente una visione elegante della vita, certo sarebbe bello racchiudere il senso delle cose in quattro parole in croce, magari prive di oscenità... ma quello che realizzai, non fu poi così lontano dalla verità, ecco, a farla breve, devo smetterla di abusare di antistaminici, magari non berci troppo sopra, trovarmi una donna, scopare di più, e soprattutto smetterla farmi di Chet Baker dopo la mezzanotte, chè gioverà di sicuro allo spirito, ma, nuoce di certo gravemente alla salute. Non ci capiremo mai Esistono dolcezze che non mi appartengono; come agnellini addormentati distesi sopra verdi prati assolati. Io, trovo dolce l'odore di catrame fresco nella calura d'agosto, si incolla al respiro, sfuma i sentimenti... il vecchio azzoppato dal diabete che lotta col sacchetto dell'ipermercato, mi atterra più della tua lingua o dei tuoi meravigliosi occhi verdi... tu mi parli di cuore io rispondo di fegato.. non ci capiremo mai. Abito i posti che mi abitano ... abito sempre i posti che mi abitano tanto che uscendo di casa mentre alle spalle mi accompagna sordo e legnoso l'eco del portone, il passo inciampa di ghiaccio sul selciato, e presto la pietra diventa tetto e le voci poco distanti sono mura calde lunghe il cammino, mi illudo. Ogni volta che penso di abitare la strada, è la strada che mi abita. Quasi mai getta la spazzatura. Neoliberismo il cielo era una lama di azzurri affettava pani di nuvole, qua e là briciole di uccelli stridevano lontano limature in balia dei venti. l'azzurro taglia più del diamante se a Natale un padre guarda l'orizzonte... una nuvola è il tornio dei bei giorni di fatica, la mano stringe la ringhiera ossidata dall'acqua, pare il cingolo svuotato di quel mostro inarrestabile che tutto prende o tutto dà... la bellezza è in tutte le cose, un corvo fissa allegro l'azzurro appollaiato sopra un tondino di acciaio conficcato tra le pietre di una vecchia parete pochi istanti prima del volo, gracchia come una crepa nel cemento. rotto è il cielo, rotto il futuro e la speranza, ma a me piacciono le cose rotte, perchè rotto è il mondo e la mano che ripara. Torno Subito Oggi, non ho modo di parlare. Esistono giorni in cui tutto è barricato nello stomaco e non puoi far altro che aspettare, così mi assento, come certi cartelli scritti a penna, sporchi di tempo e di condensa, affissi ai vetri della madre di tutte le botteghe, Torno Subito, e mai sarò lo stesso. basta un'idea. Ho bisogno di libri che siano chiusi sul comodino qui di fianco a me, manco li apro, mi basta, certe notti, averli di fianco nella penombra fredda elettrica del neon che pare friggere d'azzurro col ghiaccio ogni passione pochi palmi sotto la finestra; e poco importa la malinconia l'asfalto e la disgrazia, a volte basta un'idea ma che sia buona... per un sorriso, per prender sonno. La Resa per M.Monicelli. Il camino in pietra pare fondersi come se fosse l'idea di un'assenza ormai consolidata, guardo la brace arrossire tra le fiamme, e pare cingermi di fuoco le idee, come in quella foto. ho seminato per strada le mie aspettative me ne sono spogliato alle porte dell'inferno perchè di qua , mi dicono, si va nella città dolente, ho compianto i vecchi maestri, spesso avevano un drappo rosso come un ricamo tra le idee. ho camminato i corridoi degli ospedali sono stato in guerra a difesa dell'ultimo bastione, inebriato dall'insonnia e dai caffè scadenti ulcerosi dei distributori; poi ho deposto le armi, ho allentato il nodo alla cravatta ed ho mostrato il petto con fierezza agli avvoltoi , mi volevano perduto, e non mi hanno compreso. la vita è così, le poche cose sensate hanno spesso il retrogusto beffardo della stramberia... se soltanto capissero quanta libertà porta con se la resa di chi ha vissuto pugnando. Scrivere dello scrivere. Scrivere dello scrivere è fare come i gatti, alle volte, è rimangiare il proprio vomito. non perchè debba essere necessariamente un dolore, scrivere, ma spesso mi ritrovo qui , così, a pensare di scrivere sullo scrivere, con la chiara sensazione che ci sia sotto qualcosa di più oscuro della parola, latente come la radiazione di fondo dell'universo, qualcosa che ha a che fare con l'incommensurabilità della misura. Sempre si scomoda la morte, ad ogni rigo, ad ogni punto, un esorcismo. Che Spreco! la valle pare una bocca aperta verso il cielo, la terra sempre trema come la lingua costretta dal respiro , i colori mi giocano sempre brutti scherzi, il blu mi porta sempre al mare. Oggi, poi, ho spremuto un melograno che spreco , ho pensato, non bere dal tuo collo! ken saro wiwa un uccello in gabbia sarebbe soltanto un uccello in gabbia se la vita non fosse di questa terra. così è infatti. per quanto il corpo mi affanni, per quanto i piedi tentino d'inchiodarmi la mente all'asfalto, la verità che mai concepirò mi spinge oltre lo scibile, il salto nel buio è privo di fede la picchiata ultraterrena d'un canarino a scoppio ha necessariamente più gloria di qualsiasi martire. Salendo a casa avevo dimenticato d'autunno il rosso acceso della mia terra, oggi mi è esploso prima di fianco come una colata deposta di foglie sopra i monti, poi, mi ha avvolto come una carezza mentre l'acqua mi ostacolava il passo per gravità sulle pietre, qua e là un profumo di giallo si affacciava come tante piccole albe, salendo a casa, qualche pensiero prima di un imminente tramonto. I'm Just Clubbing Cappelli bianchi cadono sui divani come foglie dagli alberi nei locali. il gilet troppo aderente è un richiamo per bollicine, lacrime di champagne prima dell'acquazzone. odio le bottiglie accompagnate dalle fiaccole arrivano ai tavoli come tanti trofei alla deficienza, mi intristiscono. le gambe attempate di una milf mi si scavallano di fronte ammiccanti come una ventenne e sempre le sue labbra lasciano segni rossi sui bicchieri come a marcare il territorio perduto. certo ci sono bei culi tutto intorno, qualche tubino nero si porta dietro lo sguardo sincero delle più giovani di cosa parliamo? il tuo culo sarebbe un ottimo argomento se soltanto non indossassi quelle scarpe- odio le Hogan. _sei sempre il solito! sai che anche io ho un'accappatoio azzurro? _ebbè? e fuori piove un mondo freddo.. _che vuoi dire? It's wanderful.. vuol dire che vado a casa... it's wanderful.. good luck my baby.. Come ho perduto i miei pensieri. .. La zanzara che abbatte il mio silenzio, porta con se una scia di sangue. ho appuntato due parole sopra il foglio, poi ho lanciato il pensiero come un dardo acuminato a fendere la notte... dopo, invano ho atteso il colpo. Così ho perduto nello spazio ogni pensiero.. e nell'attesa, spazientito, ho zavorrato la notte a piccoli cumuli di terra Così che a volte in mezzo al giorno piccoli pezzetti di notte ricadono dal cielo, sono i pensieri affinati nello spazio in botti d'infinito, sassi che odorano di sempre e che ormai più non mi appartengono. Frattale. (ovvero, cos'è la bellezza). la bellezza è una cosa semplice, fatta di più_piccole semplici cose che prima e dopo del tempo, all'infinito, semplicemente, tendono. ho visto la mia vecchiaia pochi metri sopra il mare mi ha guardato diritto negli occhi ........ ho visto la mia vecchiaia pochi metri sopra il mare mi ha guardato diritto negli occhi e non mi ha riconosciuto. ascoltava i discorsi estivi delle ragazzine, i discorsi estivi sono sempre gli stessi... nascondono sempre un nome che fa pulsare il cuore... ma non il mio... non oggi. ho visto la mia vecchiaia farsi bella, sorridere alla nipote mentre l'aiutava a spostarsi dal sole l'ho vista poi guardare il mare pochi metri sotto ai piedi e sospirare... sorrideva e non parlava. la nipote aveva gli occhi blu il sole le aveva imbrunito il viso era bella come si è belli soltanto a sedici anni... mi ha chiesto di svitarle il tappo della bottiglia d'acqua minerale, poi mi ha sorriso e ringraziato. le ho sorriso ,e fatto un cenno con il capo. non ho parlato non una parola... poi la nonna mi ha guardato, mi ha sorriso e abbozzato un cenno con il capo.. come per dire grazie. le ho sorriso, ho finito la mia birra, ho salutato la ragazza del lido e sono andato via. poi ho pensato che non c'è posto migliore del mare per invecchiare Quattro appunti di Viaggio. "Ho viaggiato per più terre di quelle che ho toccato... Ho visto più paesaggi di quelli su cui ho posato gli occhi... Ho fatto esperienza di più sensazioni di tutte le sensazioni che ho sentito, perché, per quanto sentissi, sempre qualcosa mi mancava, e la vita sempre mi afflisse, sempre fu poco, e io infelice." cit. l'altra sera una ragazza mi ha detto, quasi rimproverandomi, "Viaggi poco! dovresti muoverti di più.!" Avrei voluto dirle quanto infinito racchiude il passo che al mattiino mi porta verso il cesso e dei fiori presunti che incontro tra una mattonella e l'altra del corridoio del loro profumo d'oriente ... di quanti continenti esistono appena sotto il mio terrazzo delle voci che si levano dalle profondità del termosifone e di come i silenzi della mia terra mi riportino il cuore in Palestina. Mi sarebbe piaciuto raccontarle della vita che mi si spreme addosso quando in macchina risalendo quei monti mi affranco dalla valle accompagnato da Chopin; e di quella volta che mi paralizzai soltanto incrociando lo sguardo di quella che poi diventò la mia ragazza.. mi sono sempre ritenuto un viaggiatore, un esploratore, subisco il fascino delle piccole cose come delle grandi spedizioni, non vedo alcuna differenza tra il viaggiatore ed il viaggio... Quella sera avrei voluto dirle tante cose... ma lei non mi piaceva... io ero ubriaco e le ho mentito.. spudoratamente.. dicendole: " si , è vero.. in effetti..dovrei viaggiare di più." Che ce lo diciamo a fare AMM la linea bruna del tuo viso.. al sole pare aprire delle cricche in mezzo al tempo, mi ricordi le attese , scure aperture come vertigini nella tela densa di corallo. odori di mare perchè tutto abbracci e tutto porti nell'austerità del tuo sguardo ho visto languide oasi salate colme di spezie di speranza come a dire guardare e non toccare ma è soltanto un bluff io lo so... tu lo sai che ce lo diciamo a fare.. Festa della birra Se si celebrasse la vita... senza inutili sovrastrutture... anche ubriacarsi collettivamente avrebbe un senso... ma più passa il tempo... piú ci allontaniamo... e non ci resta che raccogliere vuoti fusti di acciaio ed un po' di blues, alle prime luci dell'alba.. tornare a casa
Mai come quest'annoho visto cadere le stelle... Mai come quest'anno ho visto cadere le stelle... se soltanto i miei desideri appartenessero a questa terra, potrei pronunciare il tuo nome ed aspettare senza alcuna data di scadenza. allora, accade che un giorno ti aspetto, un altro ti dimentico, ed ancora , poi, mi perdo. se soltando tu esistessi stasera non andrei a correre in salita, forse... e forse avrei qualche storia in meno da raccontare, e qualche bicchiere in meno per brindare. quando stringo il pugno afferro l'aria secca dei giorni corsari e qualche mosca ma non ha fine il desiderio e non mi pare avere , Agosto, alcuna fine... nessun inizio. Maliconie d'Agosto Mentre i giorni si affettano a fatica sul piatto di fine porcellana bavarese, il coltello si inceppa sempre nel ritorno che non è mai fisico eppure ha la durezza del morso. si susseguono i giorni mangerecci ad esorcizzare antiche carestie Agosto , a sud odora sempre di cucina qua di bosco, un po' più in là ... di mare. Agosto ha il suono della caduta del ginocchio sbucciato rosso, arso dall'arena, delle lacrime asciugate al sole delle urla gioiose dei bimbi e le loro eco sono nostalgie intrappolate nella valle, come tanti palloni di plastica dimenticati, ormai appassiti , scoloriti nei cortili assolati. Inutility Inutile esisto, e tutto intorno esiste, o così pare. L'insetto consuma la vita in un giorno oggi, consumare il giorno mi è costato una vita. Esisto? Esisto! o così pare... le labbra che bramano il mio nome anch'esse esistono o così pare. Si finge tenerezza sull'asfalto sorretto per la lingua da un'altra lingua ma tutto è il vuoto, oggi, la vertigine, il cadere... mi aggrappo al panorama come se fosse una mia tela mi giustifico? Ma anche no! Ho rubato quel che ho di buono al tempo, sperpero materia a profusione manco fossi una stella. mi emancipo? Manco a parlarne! Esisto, forse, inutilmente uomo tra uomini nella mia mente non muovo il sole né l'altre stelle e sono piccolo e crudele, inutile... anche il sonno annuncia inutilmente la caduta. Souvenir Il pizzetto verde, i quindici anni stipati in un vecchio portafogli, vecchie lettere d'amore ammassate nella cartellina rossa, forcine per capelli perdute tra le lenzuola di tutte le età, si afferrano l'un l'altra come in antiche danze pagane consumate nel Dimenticatoio Club, e pure più di tutto ricordo l'inizio nitido di ogni cosa, poiché accetto la morte, l'ho sempre nel cuore, e sempre mi godo la scintilla di una nuova inesorabile fine. Notte. L'odore della pelle si mescola alla strada, non indosso profumi se non quello del tuo sguardo. Sulla mia schiena tesa, selvatica ,affili le tue unghie. Le tue labbra di latte , mi parlano del giorno dalle profondità del cielo. Hai fianchi di donna, e alla lucciola affidi i tuoi pensieri, al gatto la tua lingua, al fiume il tuo destino. Mi parli col rumore del cristallo mi guardi svuotare calici colmi di parole, il mio silenzio trabocca, parla la tua lingua, e le mie mani disegnano nel vuoto le linee del tuo viso. A volte stringo il pugno, poi ti lascio andare, quasi sempre qualche cosa appare. Clandestino stipato in quella baracca di legno marcio arso dal sole , fuori, la calce ferita da tempo suda rivoli rossi di ruggine gocce di sangue raggiungono la terra qui, per giorni, aspetti la piatta. si contrappone al futuro la vertigine azzurra del mare la speranza ha il suono del piombo, alle spalle esplode, solca l'aria e sibila come e più del vento. Quasi sempre Si perde poi qualche infinito più a nord. In punta di piedi si asciuga l'anima sul legno in mezzo al blu il deserto ha lo stesso miraggio del mare l'orizzonte sarebbe alla portata dei sogni ma la notte non prevede il dormire l'attesa non è fatta di tempo, è piana ha un inizio e una fine. l'estate è più secca a sud, è vero eppure il sangue ha l'odore del mare. La mia casa di Los Angeles La mia casa di Los Angeles guarda il mare... ed il mare guarda me. seduto sul porticato , pochi pollici sopra il pelo del prato siamo tutti appoggiati alla collina. Sotto, il mare ci guarda. “formidabile satana” occhi, solo occhi accecati d'azzurri affogati nelle densità profonde dei blu come nel profondo dei destini di tutte le cose. … mi guarda come iddio guardò Adamo. mi sputa, a distanza, spruzzi di spume inquinate, la petroliera, più in là pare acquietarsi, non accusa le onde... il sole terrificante pare dividere per metà i fili d'erba, il mio cappello di paglia ha piccole feritoie, un mosaico di luce sul mio viso è una rete di ombre, l'aereo all'orizzonte scompare tra i due azzurri. mi manco! stride qualche istante la collina sotto ai piedi. la scomparsa odora sempre di morte. A Czar quel che è di Czar (quel simpatico umorista) datemi le vostre figlie ne farò spose eleganti datemi le vostre case ed esse si ingrandiranno datemi le vostre auto da oggi bruceranno vento datemi i vostri cancri ed io li farò sparire datemi le vostre terre petrose ed esse diverranno campi datemi le vostre bocche da oggi sarete la mia voce datemi i vostri occhi io vi indicherò la strada datemi i vostri saperi vi darò nuove dottrine datemi la vostra acqua ed io vi disseterò datemi il vostro amore perchè io vivo d'amore infine …, datemi i vostri culi ed essi vi bruceranno. Ventilador ]il negativo[ Come un ragazzo negativo scuoti la testa e sbuffi veleno al mattino di domenica mi secchi la pupilla rossa dei bagordi asciughi la lacrima del sonno prima che tocchi il cuscino Ventilador il tuo no è una barriera ai miei sogni abbatti ogni speranza di gloria e ancora sbuffi aria calda rovente nel pomeriggio studioso vortice d'aria e sentimento mi ricordi il mare... l'elica della nave che parte, il ronzio lontano... metti ai minuti distanze di mare mi parli di tempi lenti e di viaggi per cielo, eliche di legno avviate a mano. ventilador tu che mi guardi e sbuffi che elettrico vegli sul mio corpo disteso, tu che conosci le profonde paludi della mia anima ed asciughi le mie labbra, soffiami un vento della sera, quello che alle sei s'alza dal mare e raccontami dei paesi lontani portami elettrico il miraggio del mare e ronzami padre l'antico canto della sirena.. L'elogio della sveltina Ci trascinammo in bagno il bicchiere lasciò cadere gocce di cuba libre sul bancone piccole righe di zucchero... in direzione del desiderio... per le nostre mani randagie.. per la tua voce da cagna che si sposa a meraviglia con i miei denti... prima che il sole secchi il mattino prima che l'occhio ci veda prima che l'assenza ci sveli bruciamo l'amore a grandi sorsate... a colpi di classe e di bacino, amanti da sgabuzzino, dandy dei pisciatoi contro il cemento aggrappati coi denti alle labbra in tutti i sottoscala del mondo attentiamo al pudore cerchiamo il piacere facciamo l'amore troviamo poesia. Avanzi di desiderio. perle d'azzurro seminate sul pavimento del mattino ieri al braccio le sfoggiavi con disinvolta sicurezza adesso in terra brillano come tanti desideri già svuotati la mia bocca ha il tuo sapore mentre tu su quell'aereo appena sopra la mia testa, languida, dici, riposi col mio odore io sorrido e stanco in terra cerco quel che resta del mattino parole andate perle morsi azzurri avanzi di desiderio. Deriva siamo alla deriva... vedo camere d'albergo galleggiare ...alla finestra... altri, mi vedono dalle loro camere ...galleggiare... alle finestre...! ci aggrappiamo ai numeri come a delle ancore, ...gettiamo il 7 a fondo... e sul fondale strascica come una speranza, poi l'8, il binocolo, .. per guardare ..l'orizzonte.. la deriva, e non c'è ghiaccio che sia verde... non un albatro d'abbattere ..d'ammirare.. nè un sorso d'acqua da bere... soltanto, galleggiamo.. nelle stanze sopra il tempo alla deriva.! Rientro in Hotel. La porta spalancata nel mezzo della notte pareva uno squarcio spazio_temporale di un vecchio telefilm anni 80, al di là della soglia , dal di dentro.., una voce, la mia voce seduta al bancone del bar, si reggeva stanca sul gomito arrossato.. il famoso gomito del " barista.." e senza esitazione recitava così-- "questo..per dire... che la letteratura....come tutta l'arte... è come l'oro... una volta che affiora la prima pepita...se sei acuto... becchi tutto il filone.....!".. pausa.. .. e ancora.. “mi spiego..,seguimi ..pisa..Tabucchi...pessoa..... oppure.. mallarmè..verlaine..ecc..ecc..poi.. kerouac ..dean....l'amore.. Ginsberg..il vecchio Buck...e Fante.. non voglio annoiarti..ma vedi.. basta cominciare col consiglio giusto.. ci vuole culo..!!:.. Culo e buone conoscenze...! tutto qua.. poi ci si intreccia il cinema.. la pittura...la musica... e prima che te ne renda conto.. ci sei dentro fino al collo... e ti ritrovi smarrito, sopra una zattera.. in un oceano di parole con una minuscola vela... , a gonfiarla con parole d'amore. una volta arrivato lì... sei fottuto... non ti resta che cominciare a credere davvero nelle tue parole... ti sembrerà per un attimo..di aver dato un senso alle cose.. .. almeno per un attimo.. per la durata stessa delle parole... poi esse si esauriranno... e te ne serviranno altre... e poi altre ed ancora altre... allora comincerai a sperare di avere almeno un po' di talento... che ti escano parole leggere … e veloci... che spingano quella piccola vela.. lontano dalla piatta. Oppure, puoi sempre convertirti e cominciare a pregare, se non altro, ti perderai nel nome di Dio. Amen.” poi il rumore dei bicchieri,le altre voci mischiate alla musica che suonavano le vecchie Tannoy in radica...presero il sopravvento. Entrai , salutai gli amici con un cenno del capo... mi diressi verso le scale...che mi parevano quelle di un vecchio saloon di un film di Sergio leone.. al suono dei miei passi che salivano,...tacco su legno...e speroni---, pensavo... chi sarei stato? Il buono.. il brutto o il cattivo...? bah...!! mi diressi in camera e mi addormentai. Quando non si ama una donna si comincia ad amare ciò che mai [forse] altrimenti si amerebbe. Le luci scivolavano sul pelo dell'acqua, parevano staccarsi dai lampioni , ditate elettriche di bimbo , strisce d'arancio su petrolio , fino quasi a sfiorare la sponda opposta del fiume, e me. l'aria , era quella umida delle sere di giugno, afa e vapore sul pelo del fiume, densa, di musica nera e rovente come immagino essere Agosto a New Orleans. il mio bicchiere sudava e sudavo anch'io, il retrogusto legnoso del rum veniva schiaffeggiato da onde di Cola e le piccole schegge d'iceberg clorate, inesorabili annacquavano il tutto. Oltre il piccolo palchetto allestito per la serata, la gente si riuniva in piccoli gruppi, chiacchierava. … Pochi prestavano attenzione ai tre ragazzi di Boston che si dannavano l'anima e si struggevano nelle le note roventi di “autumns leaves” riarrangiata in maniera meravigliosamente acida..; non importa..., pensai ... La bellezza è fatta per disperdersi, e quella più nobile deve necessariamente avere il retrogusto esotico dello spreco... Si consumavano ,...i musicisti, come se ,ogni nota,fosse l'ultima della propria esistenza, e ….mi consumavo anch'io.. mi vedevo sorridere e bruciare spartivo lo spartito , la passione, la sofferenza le pene..., mostrando poca dignità sorridevo incondizionatamente. Mi venne in mente il viso estasiato di “Ray Charles “mentre suonava, era felice,pensai.. e forse ero felice anch io; forse perchè non avevo mani da stringere e labbra da baciare... ma m'innamorai perdutamente di quegli accordi inaciditi dal tempo come se il più nobile dei vini a fine serata dopo averti inebriato di profumi selvatici di donna,,di mirtilli,di uva, di more e di menta fresca.. alla fine, mi avesse ripulito il palato col il più pregiato degli aceti... ecco.., quando non si ama una donna si comincia ad amare ciò che mai altrimenti si amerebbe... questo fu il pensiero della serata... ricordo male gli occhi che ho incrociato ritornando a casa... gli appuntamenti declinati, le telefonate mancate... e la carne che non ebbe soddisfazione.. ma , spesso, mi chiedo tornando a casa in solitaria simulando la solitudine ed impersonando la briciola di pane avanzata dal banchetto avidamente consumato..., mi chiedo... se sia meglio giustificare il sudore notturno con delle labbra affamate di carne, oppure, sudare per sudare, sublimare lentamente nella notte e sacrificare la mia lussuria nel nome del desiderio e della più matura tenerezza... mi sentii quella sera.. come se il più feroce rapinatore di banche aspettasse il complice per compiere il colpo memorabile... nell'attesa...al bar, sorseggiando roba forte affinare le armi... non abbassare la guardia sezionare lo spazio con gli occhi... attendere...sornione...attendere. Hai letto i miei versi. Hai letto i miei versi, erano i versi più belli, l'asfalto , la notte, il desiderio . la tua lingua ha mosso l'aria a piccoli tocchi ora svelti ora piano. piano... hai letto la mia pelle come un vangelo e le mie mani, tra i tuoi capelli, di nuvole, riempivano i vuoti ad ogni pausa... poi le parole hanno preso corpo, picchiavano , come zavorre lungo i fianchi di vecchie mongolfiere, trattenevano l'orgasmo della tua voce, il fiume che in piena di vertigine, lavora la cricca, l'inesorabile frontiera mobile del sentimento. L'elogio della deficienza. Per apprezzare le proprie miserie.. ci vuole passione. Spogliarsi dell'abito barocco insensato e decisamente fuori luogo è cosa ardua... Cercare la bellezza nella macchia d'oliopeperonato sulla tua camicia migliore, richiede talento.. Per trasformarla in medaglia.. Bisogna essere Deficienti.. Modestamente.. Hotel Cinsaky ( 666 caratteri ) la notte ci ha ingabbiati , le finestre , luci asciutte contro il cielo nuvole d'inchiostro e fumo , l'Hotel ha il suo spleen ... a cinquestelle... fuori è un mare privo di sirene, dentro, la vita scorre sui numeri alle porte incespica sul 4, accelera sull' 8.. il portiere legge Zolla... un gatto s'infila per le scale la musica è un dattero elettrico e vibra d'ottone ... abbiamo le chiavi nelle tasche nelle giacche appese sulle sedie le scarpe esplose sopra il pavimento, qualcuno alla 115 canta le note dell'estate ma fuori è Primavera tiepida di maggio... la finestra è aperta, che ci prenda il freddo! e che abbiate mani e voci a scaldarvi il cuore. Estate. " sei calda come i baci che ho perduto.." di mezze maniche come mezzi sentimenti consumati sulle rive i piedi bagnati ruvidi di sabbia archetti e viola... sfregamenti.. e di capelli inspessiti dal sale e di ciglia e cristalli e verdi gli occhi anche di notte.. la luce sotto una maglietta e la sua stampa pop e se guardi bene la sera le orme consumate di brezza in ombra si inarcano come il dorso selvatico d'un leopardo il golfo pareva una lama affettava sentimenti.. Estate, si fa felino il tuo sguardo mentre mastico parole di sabbia ruvide di desiderio... hai il sapore del sale! leccami. non guardarmi così potrei morderti.. puoi. lo so! ma qual'era il tuo nome? Estate. Jet lag domestico In ritardo Si rincorrono i pensieri sul contropelo ispido della barba di due giorni, e le parole si graffiano e si levigano e quando un pensiero brillante mi sorpende per la strada, mi illumino come una lampara alla deriva. abbozzo uno scritto coi pensieri più veloci e recito a memoria un requiem al distacco universale... e me la godo... poi sorrido e penso.. che dormo poco.. e decisamente male..!! Doccia. Appendice onirica prolungamento senza tempo su cui snocciolare frammenti di realtà.. dentro te esistiamo come entità subcoscienti, ritrovo la mia essenza, combatto i miei demoni e li lascio vincere.. esistono due soli istanti in cui abbassiamo la guardia, così che la realtà cruda e crudele, sin pudore, ci trafigge . l'attimo prima di prender sonno.. et l'estatico, umido tempo di una doccia. Essere intelligenti è una gran volgarità La sera mi cade intorno in coriandoli, come fiocchi di neve usati leggeri e sporchi. Ho multe da pagare e tovaglie stampate a frutta, sul calorifero di rame ad asciugare. l'insegna del bar all'incrocio dei miei pensieri, sfida incrudita il ghiaccio della notte e ronza di luce come una lucciola agonizzante. L'ironia si incaglia dentro un gioco di parole, essere intelligenti è una gran volgarità! semplicemente, a volte, la vita è un panno sudicio che stenta ad asciugare. Meglio il Deboscio da... Diario di un debosciato. Così mi sentirò sulle vostre strade della dedizione così apparirò ai vostri occhi uniformemente accelerati vi vedrò passare e vi saluterò col cuore, la strada tortuosa dei pensieri mi relega a certe attese improduttive, ... il sorriso dei giorni corsari e l'amarezza dell'osservatore. Ci affanniamo per rincorrere sogni inconcludenti... acceleriamo per arrivare in posti privi di desiderio ci infrangiamo in caduta libera sul pelo di stagni d'olio poi unti ci bruciamo al sole dell'illusione. Siamo morti.. ecco la verità! ci inebriamo di nulla... ci attacchiamo al cemento mettiamo radici nel sangue ed ammazziamo per poco. in compenso..,facciamo tante buone azioni... doniamo l'euro per i terremotati... e due per i profughi nigeriani... ci commuoviamo perfino avanti ai bambini del Biafra... aahh!! Occidente!! brava gente...puliti e insaponati, l'albanese puzza ..non si deodora.. il rumeno ruba... ammazza e violenta... aahh Italiani...a noi.! aahh ci vorrebbe un altro ventennio di quelli buoni...! per spezzare le reni ai malfattori.. marrani ..malviventi... italiani..brava gente.. allora lasciatemi al deboscio... alla panchina.. ai tavolini dei bar.. lasciate che mi inebri di strada... di passi..di gente lasciatemi qui al sole non rivolgetemi parole.. non chiedetemi consigli.. lasciatemi al compimento del misfatto... che mi ubriachi il vino e non il giornale incendiate il catodico e ficcatevi il wide nel culo. la vita mi ha trafitto con il sorriso sono nato col peccato originale il demone aveva un marchio e non c'è verso di liberarmene per cui al deboscio...alla terra...ai legni...alla macchia! e quando mi vedrete asciugare le labbra arse dai sogni col polsino di una camicia azzurra gioite per me schiavo della mia libertà oppure... di grazia andate a fanculo. l'amore è un attimo. Nella fragile penombra si brucia presto l'attimo d'amore... è la luna, nascosta dalla mano a cercare le tue labbra... e tutto..lontano.. è una risacca di cristalli ... un mescolarsi d'anime... un urlo scagliato , spada, al centro della terra. N.ott.1 (a Chet Baker ) [N'.OTT],one Di notte le parole si distendono come sfoglie calde nel blu disilluso della veglia, mentre l'ottone nobile e sottile vibra i presupposti di una lacrima, non c'è notte solitaria che non canti umida tra i denti un nome, un sentimento, ... l' utopia. Sentimentale è festa, in processione il santo della dimenticanza... in bilico , pensiero sui miei pensieri, distratto, traballa... il mio sguardo s'accende di rosa sulle labbra della turista distratta.. sul corso, il vento complice d'assenza asciuga, a me gli occhi, a lei, il sorriso. ed il fiume pare trasportare sentimenti piovuti sui monti, adesso pronti da indossare in riva al mare la gente s'affretta, verso riva in auto a piedi di corsa.. i timidi... in corriera, io? mi fermo la guardo, sorrido, ... aspetto che piova. Quando mi guardi Quando mi guardi, fingo l'amore sulla linea dolce del tuo naso mi ritrovo allegro nell'abbozzo d'azzurro del tuo sorriso , largo e accogliente come le pianure assolate della tua terra.. sei uno squarcio di grano dorato che s'apre discreto nella sera spighe , distese di sentimento.! di semi, il tuo dire si fa fuoco, terra.. parole incandescenti di lava si temprano negli stagni languidi dei tuoi occhi. tanto è delicato.. , è atroce il tuo sguardo.! la tua figura , sottile solca lo spazio rovente della sera gioca col rosso e l'azzurro del cielo poi, suoni col vento una musica e distendi e pacifichi il mio cuore. Frédéric Chopin - Prelude in E-Minor (op.28 no. 4) http://www.youtube.com/watch?v=ef-4Bv5Ng0w la sera si distende come dune di sabbia tiepide al calare del sole, le mani suonano una melodia di simboli e lettere s'incontrano e si scontrano.. qualche bagliore, scintille dietro la casa in lontananza, dove qualcuno apparecchia una tavola, qualcuno forse mancherà all'appuntamento. il cielo è basso e denso nuvole piombano morbide di ghiaccio sulla notte il tempo gelido affetta i pensieri come diademi, nient'altro al levare del sole, l'indomani, se non riflessi di luce, di assenze, pensieri liberati in frantumi ..... esplosi. Oltre-Scirocco ancora di vele s'affolleranno gli spazi e sempre un vento oltre-scirocco all'infinito, all'amore, ci porterà. Queste parole si scagliarono violente contro l'orizzonte piatto d'azzurro, suonarono come sirene alla deriva.. le pronunciai d'un fiato come un esorcismo..l'ultimo prima della ritirata sconfitto,cercai il mio sguardo perduto sulle sue labbra e vi trovai il mio nome; l' osservai incespicare tra i denti e poi appresso come un'onda, s'affrettò il bacio a cancellare ogni segno. Sciolsi con una matita l'incantesimo dei suoi capelli ed essi si rivelarono a me.. Vorrei capirli, ..le dissi.., come se fossero ossicini premonitori di un qualche rito voodoo, mi guardò stranita, avrei giurato..d'averci visto la parola Sempre.. il vento s'alzò dal mare il sole mi fece gli occhi belli le sue ciglia si chiusero per un istante, farfalle contro il mare.. mossero l'aria fino alle mia labbra. Napoli sembrava un'orchidea rossa di sangue, di vita, alla mia vista, sacrificai un sorriso alla montagna, la strinsi a me e la guardai negli occhi.. poi,ci incamminammo verso la battigia, alla fine del mondo. l'immaginai nuda..camminare avanti a noi... voltarsi e sorriderci a sfidare la vita, mi accorsi di avere i piedi bagnati, e che era lì , che volevo stare. Cartolina da Napoli il golfo pare ingabbiare i pensieri.. lo sguardo fugge "alla montagna" una coppia si bacia appoggiata all'orizzonte, qualcuno, al di la del molo, urla il mio nome. mentre la nave, inesorabile distende .. dai miei occhi, di mare.., una distanza. e non c'è alcuna metafisica che non sia elettrica piove.. e mi bagno, di mare...di ricordi.. d'azzurro. Buchi Neri sorrisi sinceri di mezzanotte, due solitudini si incontrano nel buio. le mie dita sfogliano parole taciute sulle tue labbra. la tua lingua trasparente disegna un sole sulla mia pelle . Da chimico imparai : non mescolare solitudini , non creare assenze... vacanze; la tua voce , rossa, eviterebbe selvaggi spargimenti di sangue distanze... buchi neri!. [ Ed è sAbato sera. ] la rotonda dal balcone pare una girandola, e le auto, petali metallizzati in perpetuo mulinello, al vento della sera, s'avvitano. verso il mare oltre i comignoli che sbuffano grigio contro il cielo, nigeriane si affollano ai parcheggi, ai lavori... qualcuno sparge in terra numeri e programmi le serate organizzate suonano come un accordo in maggiore... come una domanda.. mentre perdo la misura e le cose tutte tra le rughe del mio viso, dune battute dai venti, deserti sconfinati dei miei altrove dove la via di fuga è una musica che non mi riesce di ascoltare... Ed è sAbato..sera. Esco. freddo e distante inutile curvato al mio stesso peso umido ferroso come un tondino avanzato dal pilastro appena eretto... già la ruggine ad arrossire il grigio. vibro ad ogni passo altrui imprcettibilmente.. incapace, inetto feroce in gabba rantolo e di schiuma abbaio ai pensieri appena scorti nel riflesso che tremula la luna nella chiazza tonda d'olio nera. esco! Succede d'Autunno La solitudine risuona come un dialetto d'un continente lontano. ha voce di donna! Una lucertola fuori stagione arranca agli ultimi soli d'autunno. già gli occhi umidi di pioggia . tra l'erba battuta, rivedo il mio cuore nel sasso addolcito dal vento. non temo l'acqua, nè la tempesta; ancor meno le tue labbra. Non le desidero.   Ginocchia penzoloni, attendo la notte lungo il bordo del mio altrove, lo sguardo , infranto sul domani, è rumore di ferraglie; ... le mia labbra pronunciano nomi già dimenticati. (c'erano una volta al Leningrad) Un piano ed una tromba. il jazz è una vecchia puttana sà come prenderti.. ha note che arrivano al cuore.. altre ti prendono lo stomaco lo strizzano e del fegato.. brandelli. arriva poi il tempo delle labbra come un'amante frenetica le cerca, avida le bacia.., quindi scompare. e ancora poi ti morde. ancora & ancora. .. i tasti della tromba sono capezzoli santificati turgidi e peccaminosi, fuoco sotto le dita del padrone. il piano, un'autostrada piena di buche, le pause.. i silenzi , sono oceani che sbattono sopra mondi sconosciuti. è una sola nostalgia il jazz, una fottuta arrogante nostalgia.. che tutto si prende.. e tutto ti dà Quattro parole in croce e dopo il vento. ho i pensieri allacciati l'un l'altro come note sul pentagramma intrecciate da legature. ciò che li unisce è la notte. disegnano, all'orizzonte, un vortice di luce in scala di grigio. hanno tutti lo stesso suono, lo stesso odore, malvasia , goccia di vino rosso e cristallo, coesa e tremula come budino al vento Cardinale(rosso) sul pavimento polveroso. tutto lega la notte, come un addio inesorabile tutto rianima. vecchie ferite, nuovi amori, tutti agrumiti in gocce sopra un pavimento in affitto. ho le caviglie allacciate alla luna. non posso muovermi non sarò io a rompere l'incanto, a spostare la luna a disturbare maree. e lascerà, domattina, che salga l'acqua ad infinitesimare i pensieri e di quelle gocce , faticosi parti notturni, non resterà che il ricordo, quattro parole in croce ed un laccio di scarpe. come scrivere ti amo impunemente, con la lingua, sull' infinità transitoria della tua schiena e lasciare poi l'ultima parola, la dimenticanza, al vento. _Seduto al tavolo del Chelsea Hotel_ _di ritorno da un lungo viaggio_ bicchieri.. datemi bicchieri da riempire.. secchi...ampolle catini ...datemi concavità di mani di fianchi datemi sedie scomode che aiutino il pensiero datemi.. dopo il viaggio un'altra meta, dopo il pensiero il ricordo, appresso alla guancia subito le labbra ... qualcosa di caldo come un drappo rosso come quel telo da mare che mi fu regalato rosso e morbido e profumato d'olio di mandorla e marzapane e di ricordi... d'amore ...... ... vengo da lontano nemmeno ricordo più il giorno che partii ... e quel caffè? una tazza bollente grazie. che mi bruci la lingua e mi scaldi il cuore .. ho bisogno di un s.e.r.t. matà doni..oggi e il resto a natale!! com'è bella l'attesa del qualcosa. ... niente di meglio dopo un viaggio per togliermi tutte le lettere di dosso scrollarmi parole e baci... come un cane bagnato all'ingresso del locale, e poi riempire ancora e riempirmi di cose calde e ricordi sora una sedia scomoda ... aahh.. se posso.. vorrei anche un chilo di colori... così da usarli come scendiletto...domattina per ingranare il passo per intenderci .. poi un' altra meta...senza ghiaccio... liscia porfavor .. e berla a piccoli sorsi .. a piccoli passi e poi tornare ancora. sempre. *Hana-MI-Lorca* una melodia.. mi riempie i pensieri ed i ricordi tutti. come il silenzio suonato all'ultima ora. note liquide scivolano lungo la mascella e giù per le spalle gocce di sangue e di note cadono al mio passo... ed è vita la musica, vita in morte mentre suona un silenzio di morti ammazzati e fa notizia. ... il vento si fa morbido e caldo, come il profumo d'un buon rosso e mi addolcisce... e mi accarezza e le mie mani raccolgono sentimenti di frigoriferi ronzanti e lavatrici ormai guaste. il mio sguardo stanotte, incrudito, ha la dolcezza della guarnizione e la profondità del sifone. questo cuore ironico selvatico e tignoso, a stento ne sorregge il pensiero. chissà perchè da lontano sale il ricordo... una malinconia un'assenza quasi una bestemmia, una delicata poesia: "potessero le mie mani sfogliare". "potessero le mie mani sfogliare la luna" pronuncio queste parole in questa notte così buia, ed esse risuonano più lontane che mai. .Anima Tarantata. la tarantata si fa ragno, fuori piove, la musica si fa terra rossa e calda, le mura di tufo, fresche, un corso d'acqua scorre a valle... ...scchhhh!!! pomeriggi di quiete all'ombra dell' ulivo. l'acqua a Pisa ha lo stesso suono di casa, a sud. .. un tamburo estirpa il male la mano lo semina .. la terra è arsa..brulla e secca ho un'anima bianca di calanchi erosa , solcata, e pure è fertile. .. anima che non hai dove.. figlia dell'..adesso..qui impanata con la sabbia dei cantieri sporca di terra seminata a grano bagnata dalle piogge di civitas temprata nella neve caduta sulle mie stagioni. un tamburo estirpa il male, la mano lo semina sento la vita ..il mondo attraverso la mia anima, un'apparteneza, una radice empirica di spirito, sono quello che è stato e diventerò quello che sono niente.. se non terra e sole.. e vento e ricordi memorie elettriche di occhi posseduti e carezze ipotetiche. .. un tamburo estirpa il male, la mano lo semina. .. sono tanti me dispersi per i luoghi che ho abitato e vivo in loro ogni istante, questo corpo, armonia di carne e muscoli sorretto d'ossa, è già ricordo legato a quella truffa universale chiamata tempo. (un tamburo estirpa il male, la mano lo semina). P. Share. (sulla volgarità del mondo occidentale) umore /mood pics /foto collegamenti /links 2(if) 1 (happyness is real only) 1( shared) i'm happy now e lo sarò ancor di più dopo. è già capitato ... lo so.. ma, condivido con te l'acqua, quella usata. è il momento di P.share. are you happy now? prima pioggia di settembre... la goccia pesa di infinite esistenze sulla foglia ancora verde, la suona , esita ..resiste.! centrasse adesso un mio pensiero, l'annienterebbe; già l'eco d'un camino acceso, legna da ardere e cose calde da bere. presto qualcosa sta finendo. fossero candele.. saremmo al verde.. e mai capisco, tra l'inizio e la fine se essere felice o rattristarmi. mentre un pensiero di te asciuga il mio cuore di spugna, prendo un ombrello, verso la strada, l'ipermercato Sul tempo ed altri errori * da quando ho capito che il concetto di tempo è poca cosa.... ho smesso di mettere date alle mie poesie e non scrivo più il mio nome sui libri.. mi godo la magnificenza delle cose transitorie una solitudine un sorriso il fatto che tu mi stia pensando.. piccole eterne conquiste, come un bimbo che ha appena tolto le rotelle alla bici. inevitabilmente cadrà. [][][]Due pensieri d'un refrattario[][][] ho due pensieri fissi da quando sono sveglio, il cielo che si curva "Pipe" azzurro e divino su se stesso e la solitudine come raccoglimento dolce e necessario; il cielo a cialda di cannolo azzurro la solitudine, bianca ricotta , vaniglia e pistacchio .stretto. mi viene da parlare in versi e cosa scrivo. le auto scorrono sotto al mio balcone colme di gente che non conoscerà mai, _questo mi disturba. dallo stereo una voce familiare canta: "ho licenziato dio... gettato via un amore.. per costruirmi il vuoto nell'anima e nel cuore" _questo mi addolcisce. oggi..sono refrattario come certi mattoni rossi usati per costruire fornaci. gioco col fuoco dei desideri e non mi brucio. _Troppo Lontano_ * ..sono baci.. le tue mani. parole su di me a casaccio.. incuneate nella pelle. parole ... a coprirmi il passo , strette in pugno... ho bisogno d' asfalto di olio usato e di parole. la tua voce, Contrabasso & Viola suonati nell'afa della siesta cubana, rinfresca i miei pensieri, mi rapisce. "stai lontano da me, ho un carattere terribile.." mi hai sussurrato sorridendo.. sorrido... attraverso parole intramezzate da strisce bianche in terra. guado d'asfalto di vernice e d'inchiosto. lontano.. molto lontano.. ci saranno parole baci falci di luna capelli vento sandali languide distanze & prossimità di pelle, e mani e mari e confini umidi fatti di virgole e di labbra; ti cucirò un abito d'aria, di parole, da sussurrarti addosso e scoprirò poi .. di colpo le tue gambe allegre. .. sono musica i tuoi passi..., un adagio languido serioso e felino. quasi non sapessi d'esser così bella; mentre s'accende di rosso la luna nei tuoi occhi di sirena.. vinto da stelle e desiderio, questa notte ti cerco.. lontano.. troppo lontano... Nostalgia Due foglie che si inseguono Leggère di vento, Due mani che si sfiorano, L’eco dei fuochi esplosi a valle L’orologio del comune Suona anche i quarti d’ora; Pensi … Mentre La mano, nella borsa, cerca le chiavi Del portone appena chiuso, il piede increspa il tempo Ed è futuro. E ciò che è stato È umido. L’Autunno in piena estate Al mattino Odora d’erba e di terra Andare … è un’atroce supplizio e pure è dolce, Quando tutto è fermo.. L’aria, languida aspetta l’auto che parte. Ho atteso che te ne andassi, Senza dire nulla, Ho conservato il tuo sorriso Sulle mie labbra, Un tuo capello Si è Intrecciato al mio maglione. Ho perduto il tuo odore tra il cruscotto e il deodorante tutto ho perduto tra valige e partenze e ciò che resta , è un sentimento umido, un dolciume di parole, di baci. una data di scadenza scritta ad acqua su pensieri di carta… mentre l’orologio del comune suona un altro quarto d’ora… metto in moto verso nord… e dietro è soltanto il bacio che non ti avrò mai dato.. >Tornando a Casa< ho camminato randagio nell'alba di paese tra i vicoli assonnati primi caffè dagli occhi assonnati verti opachi di condensa a separare i neon dall'alba mi sono alzato sulle punte per toccare i vostri cieli i vostri gesti distanti da me e dalle mie labbra. alle mie parole ho messo i tacchi come una vecchia baldracca per sentirmi vcino al vostro dio e le mie labbra appiccose di CubaLibre e di rivoluzione hanno intonato vecchie canzoni d'amore ormai dimenticate.. "la tua assenza...è un assedio" ho canticchiato ritornando a casa, poi ti ho vista sottile falce di luna liberare dai tacchi i piedi, scalza e selvatica scivolare verso casa silenziosa ti ha avvolta la strada ed ha rapito i tuoi capelli il vento chissà quale parola nel sonno ha schiuso le tue labbra.. penso in questa mattina senza sonno.. mentre raccolgo con gli occhi le ultime luci della valle perle di una notte di festa che si concede al sole. [ Sul movimento dei pensieri e delle azioni ] Fermo, macigno interrato radicato al suolo albero, cammino le strade inesplorate del divenire.. fermo.. mentre corro sotto il sole di luglio fermo.. mentre mi accarezzi il viso.. fermo.. ad aspettare l'alba in mutande, sul balcone di casa e del mio altrove. a volte... sono fermo e distante , cencio umido di vita adagiato al fresco dell' angolo ombroso della strada assolata.. poi mi s'accende l'anima d'incanto come un lampo a squarciare il tuo sguardo ed il mio e metto rotaie e asfalti sotto pneumatici e cuori.. e piedi.. la strada , puntuale, è un flusso di attese soddisfatte partenze..., valige dell'anima. Ricordo una donna seduta sopra un sasso ad Ushuaia sussurrava antiche canzoni di ritorno ...di attesa... controvento mentre il figlio correva verso il lago ed io il suo aquilone , guidato da piccole mani a sfidare il vento, a spezzare il filo che sovente s'impigliava tra i miei sogni... poi, la partenza e ancora dopo.. l'arrivo e se non fosse per le lettere per i caratteri.. per i simboli.., le due parole , coinciderebbero.. [ Al Balcone ] Inchiodato per i gomiti al ferro e zoppo.., con i piedi al cemento, la Solitudine , coperta tiepida d'inverno, mi regala una certa tenerezza.. Una coppietta si bacia all'angolo della piazza un cane rincorre il suo padrone lo zingaro storpio attraversa l'incrocio intimando un alt con il cappello. Una pantera a sirene spiegate violenta la quiete di questi istanti. Non conoscessi la fisica.. mi farei almeno rapire dal mistero sonoro dell' effetto doppler.. e se ti desiderassi ancora avrei un motivo per chiamarti. poi rientro. Scelgo una musica e la libero nel vuoto come se fosse il mio respiro. Piccole solitudini per grandi cuori ¡¡ ad un tratto mi sentii solo. ero solo da solo. solo . pensai,allora , a tutte le cose che avrei potuto fare. tralasciai la masturbazione mi avrebbe reso irrimediabilmente singolo. "solitudine"..pensavo tra me e me.. e subito sbucarono visioni d'eremiti lontani.. ma.. l'eremita sceglie l'eremo..pensai.. quindi ha la compagnia della consapevolezza..della scelta, e ci¨° implica che in fondo la sua ¨¨ una solitudine di confine.. di bordo...di pelle... niente a che vedere con l'anima.. niente di triste dunque. la parola solitudine evoca foneticamente... l'abitudine ad esse solo, ammesso che ci si abitui. come se bastasse chiudere a chiave la porta della propria camera da letto... oppure quella del cesso.. per sentirsi soli.. sciocchezze..!! la solitudine ama la folla ¨¨ la folla..la massa, a generare solitudine.. come una supernova..la folla, cresce ..si espande..ti riempie di cose inutili,orpelli,ammennicoli sentimental_consumisti..fino al collasso. poi..ad un tratto non ben definito dell'esistenza.. il silenzio irrompe all'apice del caos.. quando i decibel crescono sulla cresta dell'onda si ha il punto di rottura, parte una cricca ed il suo cammino ha il suono del ghiaccio che stride e come uno tsunami invisibile e sordo, dalla folla, esplode a "blob" la solitudine e ci investe tutti indistintamente. piccole cose..l'unit¨¤..la massa.. il dualismo onda_particella tutte infinitesime singolarit¨¤. siamo frutto di infinite piccole solitudini stasera , questa ¨¨ la mia definizione di uomo. godere della solitudine e soffrirne nello stesso identico istante. raccontare la solitudine come un orgasmo prolungato e definito come se avesse un inizio ed una fine, ¨¨ quasi un esorcismo. ¨¨ sentire la goccia del rubinetto in cucina...tuffarsi .."plop!" nella tazzina gi¨¤ colma da giorni.. poi godere della certezza del fatto che domani..al rientro a casa sentir¨° lo stesso " plop" del giorno prima...diffondersi dalla solita tazzina ecco.. piccole cose.. piccole solitudini per grandi cuori.. aaahhh!! "nostra signora della solitudine" stanotte, ho fatto del foglio la mia solitudine, poi... prepotente ¨¨ arrivato l'inchiostro.. e pare.. che abbiano fatto l'amore. Due parole alle volte aspetto la notte al varco.. nel profondo, quando fuori le auto si diradano e le voci lontane conquistano lo spazio, si sente d'estate il canto arabo della disperazione, ossa e labbra alcolizzate sotto ai portici... il vento risucchia le tende verso il cielo, la grazia avvolge i miei pensieri e addolcisce la mia ombra arida sul muro. (due parole d'assenza riempiono d'eco il vuoto) tutto pare avvicinarsi inesorabile alle mie labbra. la veglia ¨¨ una perdizione di attese.. stanco e innamorato attendo il sole come un peccato, una rivelazione. mentre la sete ... sete di te e di mondo mi asciuga mi sfinisce m'addormenta. [Ad un mare di distanza ] la pietra sull' asfalto stride elettrica come dente su dente. vibra di calore e vendetta. l'auto scoppia e sferraglia, gommosa accelera. le tue labbra di plastica cercano il mio nome al di la del mare ad ovest. ed hanno i tuoi pensieri lo stesso suono di caduta.. di schianto. mentre il sole della mezza pare quadruplicare pietre ed auto ma soltanto ombre ed echi ed echi lontani rumori le tue parole... si cercano e si scontrano nella distanza asciutta ad un mare di distanza. e la pietra stride e si schianta. scintilla elettrica e di vita. anche il sasso rapisce più delle tue mani. neanche il sole farebbe ombre con la tua voce. mentre la pietra raccolta dal bimbo diventa oro. Ballata dei quaranta passi ..o poco più. (a Milano... ai vostri occhi..al vostro amore) Quaranta passi..o poco più di nostalgia una spada di quaranta passi e quaranta parole quaranta biglietti ferroviari e cappelli e baci quaranta baci che non ci siamo dati perduti sublimati al sole delle attese stazioni e camminate quaranta passi o poco più da camera mia al treno.. quatanta notti in aeroporto ti ho pensata senza fiato e respiro quaranta maledizioni e quaranta incantesimi sulle mie labbra.. e quaranta sbornie pendevano dal tuo nome.. ascolto la tua lingua cantare il cemento e il cuore come una madre consolatrice.. e ringrazio la vita e te... ed il mio cuore occhialuto per quasta grazia.. che avvolge i miei ricordi.. poichè dove c'è stato il desiderio.. presto l'ha infiammato il bacio. l'amore.. la vita.. si apre un varco nel mio petto e subito mette rotaie ed autostrade e vele.. la vita mi è esplosa intorno a grappolo a città a baci.. a sorrirsi e strazianti ritorni e pure quando penso al bene... ai baci ho bisogno di strade.. di asfalti e lamiere per raggiungere e fuggire dallo stesso tempo che mi illude potessi venire di porta in porta... a vendere il mio cuore corsaro despota..e un poco burbero.. quaranta passi o poco più.. il mio ritorno a casa.. scendo dai treni dei vostri amori pieno di grazia.. un pò barcollo..ma non cado.. che la vita quando picchia.. picchia duro.. ma sempre al volto.. perchè il colpo basso bisogna cercarselo.. e cammino ancora.. col sorriso da ubriaco e di sogni un passo dietro l'altro oltre la rotaia.. l'aereo..e la lamiera.. quaranta passi o poco più.. di poesie da regalare.. da donare ai vostri occhi..alle vostre labbra alle mani... alle lingue... ai baci per tutti i vostri baci quaranta passi o poco più di poesia a riempirmi il cuore.. ed una canzone.. che mi risuona in testa straniera.. quaranta passi.. ancora verso domani a cuore gonfio e a piene mani.. quatanta passi di primavera con le scarpe adatte.. col cuore gonfio .. e non cercare niente se non il cammino un posto per consumare adagio quaranta passi di grazia o poco più e contare il futuro di quaranta in quaranta fino a quando inciamperò in un altro sguardo.. ma conterò sempre il mio cammino in quaranta passi o poco più perchè da dove vengo basta poco ad arrivare in piazza.. così.. mi basta poco per arrivare a te. [ Libertà & Caramelle ] Scarto caramelle alla menta.. semplicemente una dopo l'altra le mangio! nello scartare vibro di libertà come se affrontassi in solitaria la grande guerra delle vite. piccole cose.. piccole libertà. la libertà delle dita sincronizzate nel fare. educato il gesto! imparare.. e poi dimenticare.. (fingere) inventare nuove strade direzioni.. lo scalatore che arrampica sempre sulla stessa parete sà bene che la salita non è mai la stessa.. la sicurezza è figlia della morte quanto l'esitazione. dubitare è sopravvivere.. l'imprevisto è dietro l'angolo.. fingere la morte in una caramella scartata male è una grande cosa. è una cazzata. intima libertà scartare una caramella.. mai nello stesso modo.. come la piuma di quel guascone francese mi abbandono ad una primaverile brezza balsamica (il mare è a pochi sguardi..) libero! e la carta di una caramella alla menta ne è testimone. è il mio pennacchio! [06/04/2009 memorie di uno studente sopravvissuto] ricordo la polvere che mi otturava i pori..gli occhi e i pensieri poi la caduta.. il buio... lo schianto.. il cuore e lo stomaco in gola.. il vuoto il fragore l'ultimo boato. poi attimi di silenzio pochi.. sono stato il primo ad urlare senza parole ancestralmente a squarciare la gola e il petto mentre la gamba la squarciava il cemento... il ferro. ho pensato alla vita alla morte... a mia madre.. ai brandelli (guerre) a mio padre... al loro dolore se non ce l'avessi fatta. Il polpaccio sinistro infilzato da quello che pare essere un tondino di ferro. la guerra.. deve essere così..ho pensato.. o forse meglio.. perchè si può morire con onore.. a testa alta..guardando negli occhi il nemico.. qui sottoterra nel sottosuolo di vita e memorie l'unica dignità che mi resta è la vita il coraggio l'amore il desiderio di vivere e di baciarti ancora amore mio..ovunque tu sia... presumo tu mi stia piangendo...mi crederai morto sotto le macerie di questa maledetta fottuta "casa dello studente" ma sono vivo.. qui sotto questa polvere e ti penso.. come in un sogno..senza tempo.. l'unico contatto col reale..è la sete... presumibilmente dovuta alla perdita di sangue ...e poi il ferro ormai caldo nella mia carne.. il muscolo terema..come un pesce trafitto dalla fiocina.. ma.. sono vivo..respiro polvere ed aria.. resisto. Penso a mio nonno...alla guerra.. e recito poesie..per tenermi sveglio recito la divina commedia.. e Montale..e Pessoa..e Lorca.. cerco nel metafisico la mia salvezza.. e penso al mio corpo come a un involucro... danneggiato.. ma ancora funzionante.. e spero..e urlo grido aiuto..ed il mio nome ... poi cerco i miei amici con la voce... urlo i loro nomi... ma tutto è sordo e buio e denso.. odore di ferro e cemento.. sangue.. poi una voce... sento una voce... lontano.. un urlo di disperazione.. sopra di me...qualcosa si smuove... cade altra polvere... penso alla fine mi rassegno nemmeno urlo... chiudo gli occhi... ma ancora.. una voce...una corrente d'aria mi acceca più del sole.. sento il mio nome.. poi ancora... alzo la testa...ma non vedo... luce, polvere e sangue mi chiudono gli occhi... urlo qualcosa ... un urlo strozzato non capisco.. attimi..di assenza.. poi urlo ancora...con tutte le energie residue.. ho una gamba rotta!! cazzo! poi mani...si fanno largo tra i detriti... e sento nel mio petto... le vibrazioni dei massi... sono macerie anch'io macerie che respirano ancora sono salvo. penso... ma non so gioire sono salvo.. e i miei amici perduti sono salvo.. intanto mi sbloccano la gamba... perdo i sensi il buio. mi ritrovo sopra una lettiga..in precessione..Santa Morte annunciata dolorosa in processione con una coperta. qualcuno applaude.. sorrido istintivamente solo con le labbra . grazie. sussurro ad un ragazzo che pare avere più o meno la mia età.. coperto di polvere..e sudore.. grazie.. mi sorride.. grazie. stordito dalle luci... dalle urla..e dai motori.. una madre si dispera.. e mi fa male come una lama dentro al petto.. piango. poi alcuni amici si affollano intorno a me.. e sono conscio.. che per me.. la vita continua. ma non c'è nulla se non dolore e rabbia. non un briciolo di vita in ognuno di noi. la mia vita è zavorrata alla morte. [Diario di un Venerdì non di passione] ...stasera... neanche le lampade calde del Marocco..... danno un taglio di calore alla luce della mia stanza... perfino i mobili .. i libri mi danno la sensazione del vuoto.. mi affaccio al balcone lancio lo sguardo verso le cime innevate dell'Abetone... ed è argento nel grigio. poi la strada.. auto..scorrono come sempre come ogni inizio di fine settimana con quella fretta un pò stanca... un pò allegra... guardo gli spacci sotto casa contrattare con donne dell'est.. poi un gabbiano in cerca di terra ferma.. si posa sulla ringhiera di fianco a me... mi guarda... istanti.. poi riparte.. fino a scomparire nell' argento dell' orizzonte... sono inchiodato per i gomiti al ferro e zoppo.. con i piedi al cemento. la solitudine , coperta tiepida d'inverno mi regala una certa tenerezza. Una coppietta si bacia all'angolo della piazza un cane rincorre il suo padrone lo zingaro storpio attraversa l'incrocio intimando un alt con il cappello. una pantera a sirene spiegate violenta la quiete di questi istanti. non conoscessi la fisica.. mi farei almeno rapire dal mistero sonoro dell' effetto doppler. e se ti desiderassi ancora avrei un motivo per chiamarti. poi rientro. scelgo una musica e la libero nel vuoto come se fosse il mio respiro. [Sotto la finestra.] il silenzio stride metallico come un digrignare di denti d'oro zingari. il battito del mio cuore_soldato, marziale batte balcanico un tempo dispari la gru verde equilibrista meccanica giraffa urbana cementata si oppone al mio sguardo come una gamba slanciata verso il cielo e dove dovrebbe esserci un inguine desiderabile umido e peccaminoso s'apre sotto la pioggia, uno squarcio grigio cemento nella terra. vorrei che fossero i tuoi fianchi caldi ad aprirsi accoglienti avanti ai miei occhi del mattino invece è la terra divelta di un futuro freddo parcheggio sotterraneo a parlarmi d'amore appena sotto la finestra. _Trecento metri di Nostalgia_ Cammino per Budapest come un randagio..un ultimo.. l'ultimo degli Attinidi.. ultimo elemento della tavola periodica.. Oggi non ho combattuto guerre... nessuno ha tentato di spararmi e pure il mio stomaco è in lotta... Sono rimasto chiuso fuori casa verso le cinque del pomeriggio.. indossavo un jeans..un maglioncino di cotone nero..un giacchetto .. anch'esso nero.. con taglio da giacca da deserto...e se qualcuno mi avesse visto aggirarmi per il centro imprecando...non si preoccupi...era soltanto per le chiavi dimenticate in casa prima di uscire.. ... Cerco improbabile materiale per l'università..senza successo..in alcune copisterie. poi.. La chiamo..vado a casa sua.. porto del gelato..così..per impegnarle me mani altrimenti mi verrebbe da chiederle..perchè..non sono ancora su di me? probabilmente la risposta non mi piacerebbe...oggi..decido.....che è meglio il gelato...(sesto senso) Arrivo da lei..e la trovo a leggere raggomitolata sul letto.l'autobiografia di Grass..che adora..e mi consiglia di leggere..Il Tamburo di latta... mi lascerà senza fiato ..dice... io le credo...so che è vero...e che abbiamo gli stessi gusti... è tremendamente bella..penso... a proposito.di gusti...Il gelato..si scioglierà...le dico.. vola il pomeriggio tra un caffè...un gelato...e le altre ragazze che mi parlano di qualcosa che non ricordo...il tempo passa in un lampo..il gelato finisce di sciogliersi nella vaschetta..il cioccolato si mescola alla noce e alla nocciola...e penso che in fondo...anche mischiato..avrebbe il suo perchè... La nostra affinità è palese..evidente..a volte ingombrante..si snoda in una serie di coincidenze sconvolgenti...qualcuno se sapesse tutto.. dal di fuori ,penserebbe che dio scriva puntualmente la sceneggiatura delle nostre vite..delle nostre azioni...giorno per giorno.., ma io non credo in dio...e neppure negli incastri perfetti... sono, invece, per i difetti..le imperfezioni..le impurità...forse perchè ne sono colmo...per amor proprio, allora...scelgo il partito dei difetti..degli zoppi..e degli sfregiati di carne e di sentimento... Siamo seduti...in cucina...in tre..a chiacchierare del più e del meno... è tardi ..quasi ora di cena..e il cielo di Budapest è un coperchio di piombo sui miei sorrisi.. .non vorrei restare...non so se riuscirò..dinanzi alle altre..a non saltarle addosso al primo contatto... alla fine mi convingono,...lei in verità..non insiste più di tanto,..non è il tipo...e nemmeno io il tipo che se la tira...ma..il motivo della mia fuga,era palesemente un altro.. .. comunque..alla fine mi convincono a restare....a patto che mi lascino cucinare... nel frattempo arrivano altri amici....alcuni sanno...altri no... altri immaginano... a volte la osservo..senza che se ne accorga...poi sente i mio sguardo sulle sue labbra...e mi sorride... la mordo...lei mi morde... mi tira un pugno..io la stringo..la catturo..poi la libero.. è un gioco piacevole... schermaglie prima di fare l'amore...si direbbe...ma non è così..non oggi... arrivano tutti gli altri...mangiamo...cazzeggiamo... le arriva una telefonata...sparisce in camera per un pò...poi ritorna... Il suo passato.. anni d'amore...dice... o meglio non lo dice..non stasera... la magia si spezza..io ricevo una telefonata..ma non ha lo stesso peso..non ha molto passato e nemmeno futuro.... Mi scopro geloso...marcio... e pure non è Mia..o meglio...non lo è in maniera costante... noi ci cerchiamo nelle serate più selvatiche... ci annusiamo..ci baciamo..ci mordiamo.. poi al mattino presto...vado via... prima che il mattino ci sorprenda.. apparte questo..siamo due persone amiche..schifosamente affini... Mi hai conosciuto in questo periodo...in cui so..di non riuscire a dare quello che vorrei... mi dice alcune volte.. non importa le rispondo...non chiedo niente... la bacio. lei a casa mia non è mai venuta...credo che...sarebbe..per lei. come ufficializzare il tradimento sentimentale verso il suo ex...almeno credo..... .... Vorrei andarmene....e vorrei che mi implorasse di restare... non lo farà... dò una mano a sparecchiare...gli altri vanno via... restiamo soli in cucina... ma la magia è svanita...non ho voglia...di nulla...vorrei essere altrove... il mio ego è fritto.. secondo i miei calcoli dovrebbe desiderarmi...almneo come io desidero lei... ma non è così...oppure se è così... è un'ottima attrice... cominciano i nostri discorsi soliti...sull'etica...la giustizia...la sensibilità...la letteratura..la poesia.. il nostro raccontarci...come ogni volta...come a voler dirci tutto di noi fino allo sfinimento...fino a non trovare le parole..a finirle tutte...fino all'ultimo punto... a volte è quasi fisicamente stancante...il susseguirsi dei.. ..sai a me una volta. ..io invece farei... ... poi decido...vado via...lei non fa una piega... ed io penso... oggi non è mia. saluto le altre.. le do due baci... apro la porta alzo il collo della giacca... e se fumassi..mi accenderei una sigaretta... sogni d'oro...mi dice a bassa voce... anche a te...rispondo...senza voltarmi... dovrebbe corrermi dietro...e fermarmi... nella mia immaginazione!! ma non accade.. Mi faccio una ridacchiata...sogghigno.. che scemo !! mi dico a bassa voce.... e mi ripeto... non si può avere tutto nella vita!! lei intanto ha chiuso la porta.. non è più a portata di carezza... poi la nostalgia.. mi pesa sul cuore come una zavorra come mille molgolfiere che non hanno mai volato.. infilo i passi verso casa... trecento metri di nostalgia da raccontare... prendo il telefono...accenno un messaggio...e mi ritrovo nella mia camera....senza aver scritto niente altro che "grazie =)"... accendo il computer e comincio a scrivere.. di questa giornata.. ad una sconosciuta... dalla penna facile.. e con un certo fascino che dice di stringermi La Bacio. e Penso.. A volte Idrogeno..altre Laurenzio. Sorrido.. La Spesa ( con actigrip ) vivo in questi giorni ancora una volta tra il sonno e l'ombra di una reazione chimica che tutto sfuma distorce rallenta anche la tua vacanza, crea un piccolo vuoto morbido al centro del mio petto ed assume sembianze ora di luce ora di ombra di sogno di musica è poi nulla di nulla solo un ricordo lontano di stagioni eppure l'altro ieri le mie labbra si accendevano di te.. sono ovatta leggera e sorda per le strade, gli occhi faticano a delimitare i confini.. non ho limiti mentre cammino se non il tuo morto silenzio che imbrigia le mie mani asincrone una estranea al viso, l'altra tesa al sacchetto della spesa. [leggere , di spalle , di te , del mondo] scorgere sotto la polvere l'odore l'inchiostro la stampa è scoprire di seta le tue spalle e leggere è innamorarsi perdutamente dei tuoi nei come del vento. [Brucia la città nei roghi] brucia la città nei roghi di lingue e di occhi . bruciano il corso e la mia schiena. fiamme di argenteo desiderio bruciano la città in roghi e le mie mani pietra rovente di sole sfiorano le tue gambe lucide e selvatiche. odore di sesso e vino buono dalle mie labbra alle tue. brucia la città nei roghi ad ogni passo ad ogni morso cammino sulle strade di smalto nero lucido i miei passi sempre dispari sono plastica su plastica. brucia la città nei roghi e le tue labbra gigli freschi di rugiada appassiscono ogni volta ogni bacio ogni sguardo sulla mia lingua di fuoco. brucia la città nei roghi di festa e desideri stanotte che bruci la città di un tedio rotto fiamma di una felicità auspicata prima la mia vita in fiamme sul tuo collo poi fulgida di rugiada e di brezza umida si posa dentro te risplende.. [Spalle coperte..una tastata di culo e si va avanti..] Fu allora che mi voltai per la prima volta.. senza fretta o apparente stupore sentivo l'odore della sabbia secca e speziata che spinta dal vento levigava dolcemente inesorabile i miei pensieri mi voltai come a scorgere un amore quasi con la pena d'averlo perduto mi voltai come se ad aspettare il mio sguardo fosse un un mostro terrificante... un abominio un buco nero.. e pure mi sentivo forte... i muscoli tesi come un arco e feci del mio sguardo un dardo saetta di luce e di paura .. oltre l'orizzonte così da ignorare lo spazio a me prossimo ma non era lo spazio a terrorizzarmi.. nè l'assenza di tutto che mi avvolgeva. non era la geometria , seppur desolante, che mi circondava , a farmi rabbrividire.. nè la solitudine o la sabbia fine che mi penetrava nei pori fino ad otturarli nè il sole, tagliente come spicchi di limoni ghiacciati, che mi consumava la carne dietro di me un'infinito numerabile immenso e pure mai casuale.. era la precisione dei ricordi...della vita... delle unità ,,dei baci dati e ricevuti.. dei dolori dei sorrisi tutta quella schiera di militi caduti quelle cose.. quel vino... quegli affetti quegli sguardi che credevo spariti implosi in altre dimensioni, i miei sandali con gli occhietti, i calzettoni di filo bianchi le prime scarpe da calcio la prima racchetta il primo bacio dato all'ombra di una gru l'ultimo dolore.. gli amici andati.. l'ultima carezza l'ultimo bacio le mani... tutte quelle mani che mi hanno toccato le lingue che mi hanno leccato... gli occhi e i cuori che ho posseduto avidamente.. e tutti i miei difetti passati superati.. trasformati.. e le mie mani di un tempo meno forti.. ed i sorrisi.. ed i morsi... tutto ciò che pensavo imploso,svanito.. era lì.. il mio esercito a guardia del mio corpo insabbiato mi seguiva,ad ogni passo come una schiera di fedeli soldati contrafforti delle mie fragilità. il terrore divenne prima tenero come una dolcezza come una carezza di mio nonno.. poi scomparve il mio sguardo ritornò indietro non più un dardo.. ma fu ruscello fresco di deserto gocce di me si infrangevano sui ricordi e subito si tramutavano in vapore anch' io ebbi la sensazione di sublimare.. come un genitore coscienzioso protegge il suo figlio più vivace.. così avrei voluto abbracciare tutto tutto ciò che era stato poi.. sorrisi e piansi una sola lacrima di nostalgia.. cadde in terra senza alcun rumore la sabbia l'assorbì come un liquido qualsiasi.. la pena lasciò il mio cuore all'improvviso... mi alleggerì l'anima e mi sentii leggero come non mi capitava da tempo.. guardai le mie orme... il mio percorso..attraversava le cose con un andamento tutt'altro che lineare mi sono perso spesso nel nome di un bacio un cuore una musica una parola poi ho guardato i miei piedi affondare nella sabbia ho cercato il sole una stella qualsiasi un'ombra un albero qualcosa con cui orientarmi nulla... il piacere dell'indefinito del continuo ancora lo smarrimento. unica certezza i ricordi ..cioè che ero e sono.. allora ..voltai ancora le spalle al passato sapendo di avere dietro di me un esercito a coprire il mio cammino.. lanciai un' occhiata compiaciuta ad un vecchio amore tastai il culo di un'avventura passata sorrisi e andai nella direzione che a me sembrava essere Avanti. [Parole Briganti] vuless' sapè scriv na poesia fredda e tosta nd' ò' dialett' miha.. pcchè s'apress u' ciel' e s'agliuttess' i stell' pcchè vuless vrè i viecchiariedd' chiang' lacrim' infam' sopa a nu' rigliaton r' nev accustat' ao marg'n r' a' via. vuless' sapè scrive na poesia p' arrecurdà ai signur a tutt quant' cumm'era tosta a terra e fridd u' ciel e u sol'giall cumm a nu limon r'a costiera cucia r'ammor' cumm a nu martiedd' ra furgiar. vuless putè scrive r' quir uocchie ca m'anna vist cresc mienz a via "a via nova" a chiamavan i viecchie abituat a'terra r'i' campagn' "accort' ae' macn'" alluccavan.. c'u bbicchier r'a birra stritt' mman' eu pass titubbant' già mbriac' p' s' scurdà a 'uerra priest cumbattuta e a quera femmna busciarda strafuttuta. giall' guardavan cu l'uocchie r'a cirros' r'na pnziòn' vìppta fernùta tra nu bcchier r vin' e na futtuta! vulesse parlà p vocca lor' cu parol' tost' cuomm'o' ffierr' e pè taglià a mm'tièr tutt' i ' nom' r'i' bastard' ch'anna arrubbat l'ann' e i suonn a nui pover pastur. i signur' .... i chiaman' ancora.. "ron" e "ronna" hanna cummannat a vita r'u pais Ron cazz' e Ronna minchia. vulesse allucca a lor inta i gurecchie' vuless' sapè scriv bbuon ra brigant' roi parole n'croce nchiuvat' sopa croc r'u signor accussì quann sciat a'messa tutt quannt penitent' timoros' e timorat' e aozat'l'uocche vers' l'onnipotent ata putè legge'sti parol': figlio mio puorc' e traditor' ije t voglio bene cumm ao stess core ma tu e' sapè buon' nfam' traditor' chi s'è ngrassat a sbaf' sopa ai spadd r'u' pastor adda murì pacc' senza gloria e senza onor'. [..Ricordo Napoli..] Ricordo Napoli... come una malinconia un tedio anomalo allegra come un'attesa soddisfatta un colore una parola ( prima parola detta a mia madre...) una tenerezza una spada ricordo napoli nei miei occhi nei tuoi nella geografia a casaccio delle pizzerie negli occhi dei miei amici ho visto la neve cadere sopra napoli.. un giorno.. la neve.. ricordo la neve tra i vicoli del centro lungo il mare.. dissolversi sopra la battigia mobile confine del mio sentire umido ricordo quelle strade come dei sentimenti passati ogni vicolo ... una ferita una cicatrice un grande amore un bacio. ricordo Napoli come una notte di luna incastonata nella profondità del buio calda, atroce, delicata. Venere dalle labbra di sabbia umide di mare poi... ti guardo tu mi parli.. e mi chiedo dov'eri? mentre me ne andavo? [S'I' Fosse Un Pixell ] incandescenza di elettrochimica carne fissa stella elettrica camaleonte di luce & di emozioni addomesticato dal pensiero e dalle dita in schiere.. unità e poi unità ancora atomi di volgari approssimazioni accondiscendenti silenziosi vibrano di radiazione nell'aspra e volgare lotta neoimperialista alla conquista del web. s'i' fosse un pixell mi colorerei di rosso per protesta ab aeternum. [Sull'utilità , Sui Deserti & il tuo sapore di cristallo] ciò che mi lega a te...è il deserto... un deserto di inutilità e di assurde coincidenze.. tu non mi servi.. parimenti non necessiti di me.. a volte mi disseto nelle oasi dei tuoi occhi.. all'ombra delle tue ciglia..mi riparo dal sole e dal traffico sfrenato dei miei pensieri, poi le tue labbra mi addomesticano e la tua lingua mi accarezza il cuore sfioro le tue gambe poi le mordo. tu sospiri. io ti guardo... e sento la vita avvolgermi come un manto anche quando poi di notte giro da solo per la città ed i nostri deserti si incrociano come iperspazi vettoriali perduti tra le innumerevoli dimensioni dei sogni e lì all'incrocio dei nostri strani destini con la notte in quel punto triplo tutto coesiste alla stessa maniera tutto è tutto il vuoto lo indosso con una discreta eleganza e sulle mie labbra.. il tuo sapore di cristalli, mentre infilo un passo dopo l'altro lungo il selciato di quella inutilità distorta chiamata Tempo. Lake of fire.. [Where do bad folks go when they die? They dont go to heaven where the angels fly They go down to the lake of fire and fry..(meat puppets)] all'incrocio che fa il tempo con l'ombra del palazzo un lampione arancione satura d'umanità pozzanghere già colme dell'acqua di ieri in pochi passi verso casa la mia vita si inabissa in piccoli laghi di fuoco tiepidi e nn c'è gloria per questa notte nè l'epopea dei grandi reduci.. soltanto passi verso casa... e nessuna attesa.. o bagliore all'orizzonte... soltanto corpi e pensieri di luna tra laghi infuocati! incubazioni ho portato l'eco del tuo morso sopra una collina vellutata di grano.. l'ho liberata al vento e abbandonata al sole.. d'un tratto la luce s'è sopita arancio & oro e scaglie d'infinito tempo a luccicare di bagliori eterni ho scorto nel mio seme un dono una maledizione ho fatto dei tuoi occhi un'eco e l'ho dispersa al sole..! [29 11 2000] [data incisa a penna dietro la copertina...alla dicitura "nome del proprietario"] Dovevo essere triste quel giorno. Ricordo nitidamente..la mia mano scorrere i colori sfiorando le copertine dei libri incastonati .. presiosi uno di fianco all' altro.. ricordo qualla luce fredda che mi avvolgeva come una nube rigetta un corpo estraneo.. temperature troppo dissimili...per non parlare della densità... ricordo quel periodo come uno smarrimento... la disillusione... "alle soglie del duemila"..scrivevano gli studenti meno intellettuali del periodo... probabilmente..l'avrò scritto anch'io nel cominciare qualche noioso compito in classe,appena qualche anno prima.. chissà... ricordo bene il duemila ..tutto intero....ma non il conto alla rovescia che sicuramente avrò urlato asquarciagola...la notte del trentuno dicembre millenovecentonovantanove. quel giorno..il ventinove novembre del duemila,ero sconsideratamente triste,disilluso,grasso,e probabilmente la sera ,dopo cena.....mi sarei sbronzato...con chissà chi...chissà dove.. Nella Feltrinelli di Via Toledo a Napoli.. la mia vita si infrangeva..sui libri..come una disperazione..un urlo...una memoria atroce..un cattivo presagio!! Scorsi un libricino azzurro...di un' Autrice che ai tempi non conoscevo ...ma che avrei amato da subito..dal titolo..dall'azzurro..dalla consistenza di quelle pagine.. Sfilai il volume dalla fila variopinta e ordinata che mi si presentava avanti...come una tastiera di un pianoforte muto.. nel toccarlo,ricordo, avvertii la vibrazione delle cose buone...il brivido dell'avventura...della verità...dell'epopea... quel brivido di piacere e paura che ti regalano soltanto le cose profonde.. assimilabile al terrore inconscio che si ha per l'infinito...e per la radiazione di fondo dell'universo...per quei due grandi occhi che ti attraversano ad ogni sguardo..il primo bacio..La nascita...La morte.. Il titolo.."il Libro del desrto" di Ingeborg Bachmann--- pausa.. qualche pensiero ... Pausa... Avevamo troppe cose in comune..io e quel libro per non innamorarmene perdutamente.. lui mi fissava dal basso del suo azzurro...con tutti i caratteri e i pensieri sconosciuti che racchiudeva..dalla sua piccola parte di infinito... con quel ghigno..sornione e placido che soltanta la parola "deserto" si può permettere.. dalla mia.. avevo la consapevolezza del primo amore infranto....dell'amicizia fraterna perduta...del vino rosso..ed una smisurata ostinata curiosità.. ci fissammo per un pò...passarono minuti...prima che mi decidessi ad aprirlo... quando lo feci...cominciai a leggere a casaccio..aprendo qua e là..come in una pesca fortunata...sperando in cuor mio..doi non scorgerne L'anima..... perchè ..penso...che se qualcuno prepara un pranzo..stabilisce un ordine alle portate con un criterio ben preciso..col fine di portarti ad una pienezza di sapori ed odori attraverso un viaggio gastronomico finemente studiato.. .. ecco..mai mancare di rispetto ad uno chef..e..tantomeno ad un autore...! Mi accorsi che l'opera appare frammentaria..."frammentaria" pensai tra me e me....ecco un'altra cosa in comune....i brandelli..frammenti...di vite...disseminati su carta..come lo furono su strada... la cosa ..mi piaceva...e non poco... chiusi il libro con una certa fretta...lo pagai..e mi avviai verso casa..pensando alla colonna sonora che avrebbe fatto da tappeto a quelle parole.... La parola deserto mi portò a certe sonorità elettroniche dilatate...tipiche di quel periodo dei Radiohead...e convenni che "KID A" sarebbe stato perfetto.. detto...fatto.. Mi ritrovai sul divano ..di quella casa maledettamente umida...alla luce di una lampada costruita con un tubo di cartone pressato (quello al quale vengono avvolte le stoffe all'ingrosso), infilato in un vecchio triciclo della Chicco!il tutto sapientemente stabilizzato..!!e reso funzionale..da un'appartamento di futuri ingegneri!! lo lessi tutto d'un fiato...parola per parola...con piccole pause dovute alla distrazione causata dal cd..che amavo ai tempi..e continuo ad amare..oggi..a nove anni di distanza.. ... ... mi innamorai di quelle parole..e di quel deserto..e pensai ad un paio di amiche che in quel periodo scavano proprio nei dintorni delle piramidi...e le invidiai..profondamente...! ricordo che finii di leggerlo..intorno alle una del mattino...qualcuno mi telefonò...proponendomi di uscire..di andare ad una festa.. accettai...allegramente... mentre stavo uscendo, chiudendo la porta di casa...mi accorsi di avere ancora il libro in mano..sorrisi...poi lo infilai in tasca e mi avviai per le scale..verso il mare.... e pensai:"il Deserto, voglio il deserto che occupa i miei occhi e tutti i suoi nervi,scorrere lentamente nei miei occhi....". reduce dalla grande guerra dell'amore, mi lasciai avvolgere dai brividi...e dalla città.. e quella notte mi sbronzai con il deserto negli occhi. [Kleiner Finger] un dito... scivolò disegnando una lettera gelida con la condensa sul vetro umido.. un dito... scivolò lungo i pensieri... come se seguisse parole alla prima lettura.. aveva gli occhi lucidi.. e i capelli ricci... il thè sul tavolo fumava di nostagia, l'altra mano.. accarezzava la porcellana liscia dela tazza..-.. la guardai in silezio... mi feci largo atraverso il vetro... guardavo quello che lei vedeva.. un fiocco di neve.. cadeva lento tra le auto ignare.. finì poi acqua gelida sul ferro del tombino. scomparve.. poi...lei.. si voltò verso di me... sentii il peso dei tuoi occhi.. sul mio collo.. lungo l ' aorta il suo sguardo ,si distorceva al ritmo lento del pulsare del mio cuore.. ... "arriva al cuore..!!!" mi disse..a bassa voce..-- non capii subito..cosa mi avesse detto.. le parole si perso tra i tumori acuti dei bicchieri e dei cucchiaini da caffè che qualcuno stava sistemado dietro al bancone.. e le chiesi ..: Cosa? "arriva al cuore"! ripetè..frettolosa, un pò imbarazzata.. Ma cosa?ribadii curioso.. e lei...ancora... "tutto..tutto arrva al cuore." ""e fa male?"" le chiesi guardandola negli occhi.. "si....fa male.." mi rispose abbassando lo sguardo sulla tazza di thè..che omai si stava raffreddando... mi soffermai a vedere come il vapore penetrasse nei suoi boccoli bruni... e pensai alle volte in cui giocavo con i suoi capelli..cercando, col dito, di inanellare il maggior numero di boccoli possibile.. pensai al suo sorriso.... e lo cerai sotto quello sguardo.. ma non ve n'era traccia... soltanto occhi bassi...umidi di vapore e di inverno.. e labbra delicatamente serrate..non una parola...un suono... un segno... era lì..con quella sua bellezza antica.. un pò anni venti.. pareva una dea triste..una musa sola e solitaria... scaricata al primo porto .. un colpo di tosse... tempestivo riempì, parte quel vuoto denso e umido...che ci stava inghiottendo... poi mi rivolsi di nuovo a lei.. con un'aria scazonata e forzatamente allegra... ""bene..è buon segno.."""sei ancora viva..!!...no? .. mentre avvicinavo la mano al suo viso, seguiva il mio gesto con gli occhi, senza muovere la testa e quando le fui prossima.. chiuse gli occhi.. una carezza spezzò il fragile silenzio della sala da thè.. mi venne da pensare a certi film giapponesi... a "2049"..alle emozioni differite..ai cyborgs e a struggenti amori meccanici... ad occhi chiusi,, si fece addomesticare dalla mia mano.. e dal mio cuore... per un'istante.. avemmo gli stessi pensieri.. un fiotto di neuroni a specchio passò da me a lei e viceversa.. poi...di fuoco...si voltò... e prendendomi la mano tra le sue.. mi disse.. "porami via.....portami via..!!......sotto la neve...la pioggia..tra le auto...le luci accese del natale..lo shopping...ma portami via.. via... da questo vetro.!." ci alzammo nello stesso istante... la cosa ci sembrò dievrtente.. lei sorrise.. timida.. mi baciò senza schiudere le labbra... bacio rubato al sonno di un silenzio inatteso.. tremava..la sua bocca.. di attesa e desiderio... ed io mi pesi.... liquido tra i suoi capelli.. mentre in quell'aria densa.. si mescolavano arancia..cannella... limone attese.. e desideri.. ... poi uscimmo . ci dirigemmo verso il mare... si strinse a me...con una certa forza.. era felice..adesso.. perse il lettore mp3..mi infilò selvaticamente una cuffietta nell'orecchio.. quasi urlai di dolore... "piano...scemaaa..!!"le sussurrari poi schiacciò Play.... secondi di lieve fruscio..poi riconobbi le prime note lente del pianoforte. era Kleiner Finger. [ http://www.youtube.com/watch?v=PcGV3whXtTs ] .la gurdai..sorridemmo.. ci baciammo.... ed accelerammo il passo... verso il mare... ... .... ...... ........ ........... a volte..mentre la ascolto... sento in sottofondo i rumori di quella sala da thè.. non troppo distante dal mare... e rivedo...quel fiocco di neve... cadere... in mezzo al traffico veloce del Natale.. e le sue mani... le mie... ... e tutto per un'istante ritorna bello.. e le notizie da Gaza non hanno peso... e non sono nessuno e niente se non parte di un mondo che non conosce nomi.. o sessi.. ma che scorre fluido verso una direzione senza tempo.. come è sempre stato..e sempre sarà... Ultimi Fuochi ... Ultimi fuochi di questa sera di questo abbozzo di festa ultimi fuochi tra i tuoi capelli al vento ad ogni passo sguardo ultimi fuochi dell mia deriva tumulto gravido d'assenza. ultimi fuochi esplodono ! da qualche parte il santo è in processione, TRABALLA. lo specchio d'acqua freme d'attesa ... lago... ostinato lago dei miei occhi specchia gli ultimi fuochi di questo giorno, questa temporanea fine... e non si è detto tutto se non il crepitio sordo distante di questi maledetti fuochi esplosi a rompere questa distanza di labbra. ossessivamente frantumano l'istante scorgo disordinate luci tra i tuoi capelli seta d'un disordinato amore!! larga trama lucida di ][][][ragnatela aperta][][][ ... filtra frantumi della mia vita ad ogni passo, gerusalemme è liberata! ultimi fuochi di liberazione, i tuoi occhi, si posano stanchi sui miei pensieri e si addormentano; mentre lontano gerusalemme esulta. [ultimi fuochi] ----- nei nostri cuori saranno sempre ultimi fuochi, ancora prima della festa. [Sulle meteore ,sui deserti, sui Baci] Nella mia anima ci sono sconfinati deserti lunari e qua e là.. occhi... e sorrisi.. [meteore precipitate d' altri universi ] crateri di felicità possedute prima perdute poi breve l'impulso, infinita sibila densa l'attesa, poi l'istante , l'impatto, ha scritto il tuo nome a fondo nella sabbia. frammenti disseminati lungo i confini freddi del mio essere. come se il tuo cuore travertino&carne fosse precipitato giusto al centro del mio essere.. la pietra è penetrata a fondo e la carne.. i tuoi baci disseminati a grappoli sul mio collo e sul piano inclinato della mia esistenza. ... la mia anima.. è disseminata di crateri e come la luna.. a debita distanza pare sorridere..! [spleen di sbieco//////////coperchio caduto della mia esistenza a chiocciola] il cielo.. pesa o b l i q u o sopra la città.. (spleen di sbieco//////////coperchio caduto della mia esistenza a chiocciola) si scosta lenta una nuvola lascia fuggire un pensiero.. (vapore) Tutto, inutilmente , sfuma nel tedio domenicale. mentre una parvenza di rosso prende spazio appena sopra questo cantiere avanti al mio balcone.. ... le tue ipotetiche labbra.! [...Il vostro misero ignorante tentativo di cancellare la memoria ed il futuro sarà fuoco nelle nostre mani...] ho sentito la mia terra urlare.. ( distanze incommensurabili) mani scavano fossati resistere alla pioggia! .. sento la valle gemere ferita.. torcersi canovaccio della mia infanzia bagnata stillare gocce di memorie e sangue. ho sentito la mia terra urlare sui pulpiti ignoranti poveri ingrati ottusi ho sentito la mia terra stridere come pietra sotto stivali di liberazione e le riforme agrarie mi dissero odoravano di violette e pan grattato (formaggio dei poveri) ho sentito il mio cuore implodere ad ogni minuto appezzamento terreni.. come lenticchie disseminati qua e la .. sento il passo dei caduti.. pesante..sghembo..secco.. marciare verso casa.. i loro sorrisi mutilati e fazzoletti neri cingere piccoli umidi occhi lucenti incastonati in crani d'ardesia.. a portata d'aereo sento l'odore del fango vicino l'argine del fiume e dell' antico camino di pietra che fu un tempo l'ultimo bastione baluardo a cantrastare il freddo.. niente..resta delle riforme.. soltanto racconti sgrammaticati e persone tristi.. vedo negli occhi del contadino una divinità sumera e nelle sue mani il mio sorriso amaro. a riscaldarne il sonno.. la semplicità di un ritorno a casa stipare gli attrezzi nel capanno.. dividere pane e formaggio e quel sorso di vino veloce di futuro tracannato in gola in fretta. e brindare al ritorno.. alla pioggia ,al sole e scaldarsi tra le gambe di marmo delle donne... e i figli un giorno li daremo ai campi ancora ancora sorrisi tagliati dal sole e mani forti..e terra..e freddo.. ed il sapere dei baroni sarà loro precluso non avremo soldi.. soltanto terra.. Terroni lo saremo ancora e ci offenderemo nessuna emancipazione! soltanto la terra violentata a sangue ci darà del pane.. ed io a distanza d' aeroplano.. Vi odio..dal profondo odio le vostre leggi ed i vostri cappelli torneremo alla macchia un giorno con fucili e coppole a stringere barricate e cuori come lupi a covare l'agguato feroci contro la vostra gretta avida ignoranza e non saranno poesie a ferirvi il petto.. ma lame e piombo sarà la mano disperata a guidare il cuore e moriremo ancora..e ancora vanamente..nell'errore.. come fu un tempo.. e falliremo tutti nel nome di un risorgimento già posticcio un postfuturismo ritornerà a parlare di macchine volanti e bagliori .. ma temo..la stoltezza dell'uomo.. e l'intelletto sarà sempre deviato E vi odierò..ancora dalla tomba.. e vi odieranno i vivi.. mentre cercherete ancora feroci di nascondere il sapere.. nel giusto odierete la chiesa, eppure , non riuscirete ad odiare voi stessi.. io qui vi odio.. a distanza d'aeroplano guardo la mia terra.. e vi odio! [ad Ester , compagna di una notte insonne] Avvicinati un pò la tazzina dimenticata sul libretto del cd che le ho regalato profuma di solitudine polvere di caffè in acqua che fu bollente y zucchero. (porcellana su carta su legno ) tempo....... immobile ore di pietra vergine incarnate nello spazio montagne sacre dell'esistenza stelle fisse del divenire inchiodate al muro "..sms... non risco a dormire.. disincanto.. mettimi la mano sulla fronte.. stringimi.. respiriamoci e basta.." penso.. all'assenza.. l'assedio secco dell'assenza.. tu vestita di bianco.. scalza con la Notte allacciata alla caviglia inciampi . falce di luna ancorata al tuo letto di cristallo. un passo tende la notte come seta nera. (fascia sul ventre del ballerino di tango .) la notte si tende.. la luna picchia sul cristallo del letto e fa un rumore di vetro stridulo. mi guardi morbida laghi incantevoli di gel tremuli i tuoi occhi mi pesano sulle labbra poi mi avvolgono. odori di zucchero e di fondo di caffè e la tua notte è la mia. vieni.. avvicinati un pò. dormiamo così: la notte allacciata alla caviglia Y la luna ancorata al letto. avvicinati un pò.. avvicinati un pò.. dormiamo. desiderare mordere struggersi cadere ...nel cadere il desiderio rese l'oblio perfezione e rinascita. Desiderare mordere struggersi cadere . é dolce la caduta dell'attesa. Dal bianco...Il nero Dal nero...Il bianco un' idea.. prima del sonno... l'abbandono l'oblio l'ultimo pensiero.. il sorriso il desiderio il suono prima di dormire il gemito l' urlo la necessità un filo di rame vibra elettrico nel muro appena dietro la mia testa Fuori è notte di un buio spento morbido opaco (mi manco come l'acqua su certe pianure deserte) l'ultima idea pensiero parola prima di dormire il sospiro il gemito il frutto acerbo di notte marcio di vita bisbigli appena accennati ( sfogliare di libro leggero e presto ) nulla tace ! il tuo silenzio nel mio vuoto nella mia assenza viscosa di lingua e di labbra prende , silenziosa, spazio volume inchiostro, la sovversione. l'impulso diventa attesa placida e deserta e sono io bianco nel bianco nero nel nero è così affronterò la notte delle tue labbra (sarò) la tua idea distratta la mia veglia la tua notte le tue labbra un'ombra sospetta nell'oscurità dal bianco... il nero... ...dal nero il bianco... trecentometripiùinquà la mano stringe calda un bicchiere, nessuna poesia... l'altra , quella del cuore, la brocca : nessuna passione. ... l'acqua , filo di cristallo liquido, ne misura per gravità la distanza.. i nostri sguardi tiepidi, distanti, stanchi, non si cercano. Stanotte la mia mano ti ignora ed i nei disegnati sopra tua schiena, gocce amare di prezioso fondente, non sfioreranno le mie labbra. ... tutto è lento ... non ha fretta l'anima! lontano i miei pensieri sporcano di rosso le pareti calde della tua esistenza.. Di Domenica Resto Sempre Senza Pane codici a barre scaduti nel minimarket indiano sotto casa mia... numeri e date cancellate sono pensieri.. parole.. attese a mezz'aria ...sospeso... ...tutto... (nuvole appena sotto altre nuvole..) "prima le piccole cose.." in loop questa frase mi risuona tra i pensieri.. "prima le piccole cose" quell'abbraccio che tremava nella notte avanti al tuo portone un piccolo desiderio scritto sul mio viso dalle tue labbra e poi.. nel mio tempo qualcosa si è curvato nell'istante esatto in cui le tue labbra hanno accolto la mia pelle "Io ti stringo le mani...rimani....qui" gracchia ironicamente una scatolina cinese appostata sul bancone.. ... una partenza? un arrivo..? una fine? ... una voce familiare mi avvolge dolcemente ..sorrido.. ed io... che chiedevo soltanto un pò di pane.. Tra Le Onde Alzo il volume onde di musica gonfiano lo spazio saturano l'aria elettrico un pianoforte ingoia i miei pensieri ogni nota un' onda una bocca astratta morbda e fatale... riconosco il Mi... poi un Sol... ancora un Mi Bemolle.. e tutto assume forme geometriche approssimative gli angoli si ammorbidiscono cubi di ceralacca sotto fiamma ossidrica ma è più morbido & selvatico tutto.. pesante e vuoto e denso e pure è Lieve il tempo quando si espande come olio, goccia dopo goccia , sopra un sottile mare di cristallo soffiato. sarebbero le sette di sera in punto e tu in bici attraversi pisa e i miei pensieri... poi s'alza un vento freddo.. il lampo pare il flash di un' istantanea divina un tuono rapace si fa largo tra le note, addenta un pensiero, muore! Bagliori verso ovest dal mare avanza la tempesta ed io l'aspetto immobile sulla sedia come se fosse il cassero di un veliero d'altri tempi! (distrattamente un guanto sfuggì alla presa della mano scivolò, il suono era quello di una carezza, cadde rapido su quel mare di cristallo e sentimento.. qualcuno urlò nell'istante esatto in cui lasciò la mano.. lei amorevole sorrise e prima che sparisse tra le note ed il tempo si sfilò anche l'altro e lo lanciò come un incantesimo a spezzare così quell'antico patto di solitudine stipulato tra l'uomo e il mare) Nostra signora della Solitudine finito il diluvio una goccia d'acqua cade rame dallo spigolo della grondaia, placido la osservo... E legno ne attendo il salto in un ' apnea di vetro, è piombo la sua caduta; . . . , . . . --lo Schianto-- Piscio_ombrellini_ & Vino.../è tutto quel che sono oggi carne aperta stesa al sole.. guanciali di porco appesi i miei pensieri stillano oggi gocce di sangue e di sale sudore... slancio teso di passione verso te.. cuore & mani e labbra e farfalle e terra scarafaggi acerbi i miei pensieri... annegati nella pioggia sottoterra Full Of Life e di dolce desiderio cammino sul filo di lana del mio altrove e me ne vado e torno e poi riparto esplode sorda un'anima un pò più in là... palloncino metafisico del mio sentire vescica di maiale seccata al fuoco occhi lucidi disperati N.B.futili motivi occhi grassi scivolosi sacri dimenticati assorti (grasso condensato sul pavimento scivoloso della mia anima_cantina) in cerca di vino che anneghi oggi l'urlo crudele della mia vita più in là.. soffoca il pettirosso nella conca d'acqua.. mentre un cane piscia sugli ombrelli colorati dei vu'cumprà ed è come se mi pisciasse addosso.. Silenzio amo il silenzio umido delle tue ciglia che timide si intrecciano alle mie amo il silenzio dell'ombra d' estate che l'albero nasconde verde il sole amo il silenzio delle tue mani avide farfalle giocano con le mie labbra amo il silenzio della mia terra quando è notte auto sferragliano distanti nelle periferie distratte della mia anima amo il silenzio dei lampioni in centro sentinelle sul fiume a guardia dell' ultimo sole & della prima luna amo il silenzio delle tue gambe cristalli e sugheri agili di sole immobile compasso aperto contro il mondo amo il silenzio della mia vita perduta dentro il vuoto dell'attesa ritrovata luce sul sibilo tagliente d'un desiderio. silenzio... ad ogni tuo sguardo perdo brandelli cenere di silenzio "/I Miei Pensieri/schegge/distanti/della/tua/assenza/" foglie secche sgretolate dalle tue parole.. ( i miei pensieri metallici precipitano al suolo.. ( schegge lacerano carni ( distanti e non è una guerra.. ma l' assedio acerbo ( della ( tua assenza ) Tre Di Ottobre cadono le prime foglie d'autunno (piccoli pensieri d' abbandono) s'arrovella fiacca nel vento (---la vita---) piccola tiepida leggera parvenza d'arancio... Desiderio (S.D.) le tue labbra vivono.. tra le mie parole più nascoste i tuoi pensieri preziose schegge di pioggia e di sole sono bolle di vetro sospese per la mia camera i tuoi occhi... nocciole di vetro umido riposano nell'attesa d'un sorriso mentre ti guardo.. scivolarmi accanto tra un'idea di cinema ed una vecchia poesia desidero più di tutto le tue dita come perle perdute nella mia vita tra i miei capelli... Oggi decisamente non ci capisco un cazzo vedo le cose tutte... come se fossero simboli sconosciuti ed eterni i tuoi occhi ... sono lettere che non capirò mai... mentre ... il sole di settembre maglione usato appeso al cielo, scalda il mio sguardo tiepido che stanco riposa sul tuo seno. le voci in lontanzanza sono grafici in continuo mutamento il vento caratteri a casaccio che freddi si stampano sui corpi ignari.. anch'essi numeri... ordinati e fitti... oggi... ...hxnhfhnnhqhndssmsm idsmpsm DECISAMENTE uwddrumrèd NON uiynspdqws CI pwseios CAPISCO idieud UN ieudid CAZZO.... 2007 era caldo.. e tagliente il sole mezzogiorno.. mezzo agosto.. azzurro il cielo azzurri gli occhi... alte & bianche le nuvole sorriso.. ricordo... il suo sorriso.. barba incolta.. caldo il rum caldo il giorno fresca la sera.. metà agosto metà giorno acqua scorre da qualche parte sulle montagne.. e dentro me ..acqua... acqua d'agosto ferma.. stagno tremulo della memoria.. voci di donne...di vita... milano...roma..valencia...pisa... città si intrecciavano nei nostri racconti come quei giochi antichi fatti con lo spago.. intreccio tra le mani.. la vita. era fresca quella sera.. ricordi... musica caldo il rum liscio grazie ci lasciammo così sbronzi.. sorrisi un abbraccio ..una promessa.. ricordo .. ..mi casa es tu casa.. ti dissi.. chiamami..! poi ... il caldo.. quello che ricordo.. in fila.. nel paese.. l'attesa cosumava muri e strade e le parole erano polvere soffiata dalle labbra-- metà agosto un terzo di vita il vento pareva una lama.. avanti ai nostri occhi... la rabbia..il saluto..la vita la morte... la strada nel viale pareva un fiume di anime in fiamme ancora una volta! pensai.. il viale che mi ha visto nascere mi parla di morte.. così è .. piansi.. fino a non avere acqua la gola nodo di legno e sabbia ardeva il vento ricordo.. il vento... bruciava .. ardeva le nostre anime giovani.. infiammava la strada... il sangue era lava nelle vene... poi abbracci ricordo.. gli abbracci.... il rito la vita.. la morte.. è così..così che finiremo un giorno.. pensai passeremo la curva.. e non ci vedranno.. il ricordo.. una mancanza.. uno spillo.. poi svanirà anche quello.. ma se il tempo non esistesse.. amico mio.. tutto sarebbe tutto... macchine si susseguono metalliche e lente tutto è tutto.. amen come l'elettrone scompare nel passare da un livello all'altro.. così un giorno ci rivedremo a stati di scoscienza superiore.. è la vita amico mio è la morte e parleremo di città che non avranno visto mai.. e poi ancora lungo il viale denti stretti a ricordare la vita.. a guardare la curva.. Il Bacio Di Hecate (ad Hecate) lui si voltò, .....lentamente, verso di lei.. ..ci stava pensando da quando le si era seduta accanto... si girò piano... come se col viso dovesse spostare tonnellate d'acqua lei era lì al suo fianco... le cuffie, affondate nelle orecchie, diffondevano una musica di 30 anni prima... la sua testa dondolava a ritmo di musica.. dolcemente... quasi a tempo con la risacca del mare.. che dominava la scena in basso..appena sotto i loro piedi... ... la guardava spudoratamente.. .lei, sentì il peso del suo sguardo denso e torbido di desiderio.... si voltò imbarazzata.... lei sorrise... lui sorrise,, protese il braccio verso il suo viso.. lei ,curiosa..seguiva ogni suo movimento delle mani, senza fiatare.. le scostò i capelli dalle labbra... un dito, audace...le sfiorò le labbra.. lei lo afferrò.... con calma....ma ma con decisione. facendogli sentire la pressione delle sue dita chiuse lungo tutto l'indice di lui... lui sorrise.. lei immobile lo fissava... occhi ..... coni di luce bruna...senza tempo......inghiottivano tutta l'aria circostante.... la brezza divenne secca.... l' incanto... il mare si addomesticò sotto i loro pensieri... tutto tacque lui sorrise... le si avvicinò col viso fino a sfiorarle le labbra... ...lei esitò... poi...aprì appena la bocca come per respirare.... lui sentiva il respiro di lei ,sulle sue labbra umide ......aspettò ancora...... "ancora un poco" pensava tra se e se.... "..ancora un poco..." poi il desiderio vinse sull' attesa... e la baciò... come non aveva mai immagnato di saper fare..... ............ così anadarono le cose secondo il mito e pure c'è ancora qualche pesactore.. a Scilla.. pronto a giurare di averli visti... un venerdì sera.. su quella terrazza che pareva fluttuare sul mare... una dea d'ebano..ed un uomo bianco mentre scoprivano quanto poco terreno sia l'amore.. lavitaèunabanananonuncetriolo dalla banana si sfilano graziosi tossici filamenti amarognoli... dalla vita si perdono pezzettini di tempo... una malinconia che sà di assenza il ricordo di una maschera.. lo sguardo perduto nel retrovisore della tua macchina.. afono tutto... nel passato dei ricordi.. afona la tua voce.. ed i tuoi occhi tristi ciglia battute dal vento.. solleticano pensieri dimenticati! (dune di grano sul Formicoso!) i rituales... gli aruspicina... direbbero qualcosa di interessante.. se non fosse tutto esatto . di fatto non esistiamo.. se non nei nostri nomi.. ho provato a chiamarti un giorno... nessun suono...nessun rumore.. (labbra si schiudono nel vuoto siderale.) tutto è sordo .. quello che sento.... che dico... non ha dimensione certa.. mentre fischia metallico il futuro.. bruciano bruni i miei occhi ancora una volta & dietro l'angolo un sorriso frantuma la linea del tempo A Stefy aka Toofy *** I tuoi denti hanno stretto la mia carne... la tua lingua ha leccato il mio sale... le tue labbra hanno accarezzato la mia pelle.. i tuoi occhi sono ancora lì ..sul mio letto.. in quella macchia di prosecco... lago tra le lenzuola.. i tuoi "mi piaci!" stelle cadenti.. infiammano piccole porzioni di notte.. le linee del tuo corpo fendono la penombra arancio che languida ci avvolge questi lividi parlano della tua bocca... ci siamo morsi randagi come cani... ci siamo cercati... leccati... e poi ancora morsi... zingari.. rubiamo cuori e truffiamo il tempo.. tarantolati esorcizziamo la notte che incantesimo di nero & solitudine tutto avvolge. la tua casa di legno... tre vani fronte mare non è poi così diversa da questa stanza.. qui ho cercato il tuo odore... ma stamattina.. soltanto parole... un orecchino.. e capelli sopra al mio cuscino è andata così.. ci siamo morsi! Dis/incanto nell' aria della sera.. la luce siede obliqua sopra pensieri stanchi nel disincanto sorridi carne languida e assoluta al tavolo del bar.. nel disincanto il tuo negroni non sarebbe : una parte del mio sangue, una parte del tuo, una parte d'anima un pò di ghiaccio ed una mezza luna d'arancio nel disincanto.. i miei passi sarebbero morsi.. caldi sopra asfalto umido.. nel disincanto il vento solletico sul collo sarebbe raspa contro cera poi di fuoco ti volti una goccia cade tra di noi.. poi un'altra.. un'altra ancora.. nel disincanto pioverebbe.. ma le tue labbra strozzano il mio nome (l'aria non ha peso) qualcuno ti chiama non ascolti.. mi avvicino a te come una patroliera attracca in un piccolo porto. da vicino osservo il flusso d'aria accarezzare la tua bocca le mie labbra strozzano il tuo nome qualcuno mi saluta non ascolto.. la tua mano brucia sulla base del mio collo "l'allegra cicala..passò l'estate cantando" ti sussurro sorridendo... nel disincanto sarebbe una frase come un' altra... ma tu languida sorridi e mi baci.. l'incanto! "EffettoSerra c.f.c che fottuto caldo" --------------------- la strada è mare di piccole onde il camion è sbuffo di balena il sole neon rovente di poliestere bianco è per la facciata del palazzo ..!! dicono.., la luce agonizza torrida & rugginosa ( ..gabbia di ferro e veli..) il tempo esiste come distanza tra folata trapano.. & azzurro la mia esistenza somatizza pallida l'assenza del blu il desiderio del rosso... mastica ultravioletto! Correre a maggio / cielo/ tra asma e sudore falce di luna.. azzurra.. languida & felina.. stagliata in questo cielo in fondo ad ogni anima.. (/) cielo di maggio.. tra la neve dei pioppi.. corro sudato e allergico lacrimo... (*) cielo di maggio mentre il sole disegna la sua luna.. l'Arno .. coda di iguana al sole luccica di sera.. l'Essere, piccole cose! ... ... ... accelero ,,, ,,, ,,, --- Miki fa surf --- Uscì di casa non potendo fare altrimenti... il giorno si ripiegava su se stesso foglio bristol ...spesso e ruvido d'azzurro--- surfò l'onda del tempo che inesorabile sembrava gli si stesse chiudendo addosso.. poi il sole scomparve quasi all'improvviso... e la notte pareva come per incanto una una infinità di blu e di sentimento... ----tra pelle & anima---- il giorno vivo di occhi la notte di parole... lente.. cariche di desideri nuvole impazienti di cadere i miei amori sono fatti d'aria ho lasciato la carne per qualchtempo vivo così alle volte appeso tra pelle & anima.. mi chiedo se fosse questa l'unica strada che porta al desiderio aaaahhhh..!! potessi leccarti i sogni adesso..! ..Tra le tue mani.. quello che ricordo.. sono le tue mani... più di tutto.. sul mio viso.. (nocciolo vuoto tra legno caldo...) i tuoi occhi.. esseri distinti e verdi.. a qualche distanza dai miei pensieri... (..stelle fisse..) in megaparsec ricordano la misura delle cose.. troppo piccolo! ..ripetevo.. (..troppo piccolo tutto..) tra le tue mani... acum& secca cade la spina dal cactus inchida filo di luce sul legno squarcia infinitesimo volume d'aria sposta molecole compatte d'eternità apre piccolo pensiero d'universo Gimme Fuel Baby notte... tardi.. pochi passi...tra i locali tutti uguali... qualche nuovo attore attraversa la mia scena.. sorrisi e tequila rimbalzano sordi tra le pareti dei locali ormai lontani.. saluto qualche amico con un "ciao" distratto . cosa mi ha chiesto? ...ti chiedo a voce bassa... scusa...non ho capito... ...Buonanotte...mi suggerisci come se fossimo tra i banchi di scuola.. Notte ragazzi...alla prossima---!! rispondo con voce allegra e complice di vita.. ------ a volte mi chiedo.. guardandoti... E se fosse la città a scorrerci sotto i piedi? (sorridi..) mi sento come la macchinina rossa di quel videogioco di una volta.. ricordi? dove la strada ti scorreva sotto le ruote.. e sbattevi ora di qua.. ora di la... e dove l'importante..era semplicemente andare avanti.. rifornirsi al volo picchiando contro una macchinina arcobaleno... ed evitare assolutamente le chiazze d'olio.. ricordi? (silenzio...) ..... le diedi una spallata e le dissi... sorridendo.. Gimme fuel baby...!! occhi,maree & derive d'appartamento Ho bisogno di te...come di queta sedia... (voci di mercato e semafori..) ho bisogno di mangiare...certo...e di morderti... altrimenti ...morirei... già... morirei.. dicevo ... comunque....che a questo quinto piano vista poste centrali... ci sono derive e maree d'appartamento... sarà la luna..!! chissà... come dici? i tuoi occhi....? spetta devo averli addosso...da qualche parte... devo darteli per forza? ma non vedi come mi stanno bene addosso? I tuoi occhi mordono I miei pensieri cercano i tuoi passi... in quel cappello di lana nera che ti addomestica i capelli.. incespicano pensieri in lacrime recenti.. eppure.. i tuoi occhi baciano... e.. poi mordono... allora.. ho sfiorato le tue labbra con le dita bagnate di sale & desiderio... perchè così è l vita... no.. non poteva essere altrimenti.. tutto quel che hai di me quando i tuoi occhi cercheranno il mio nome.. non vedranno che spalle... e quando le tue mani cercheranno il mio viso ancora... toccheranno aria... ....la vita.... non puoi fare altro che soffiare... e sarà il tuo vento a portarmi lontano.. Io vela di pelle e di ossa... San Lorenzo. le colonne... auto parcheggiate di fretta... terza fila veloce.. schiamazzi di stelle... birre a poco... occhiali d' architetto... (tango delle dita) notte & le tue mani.. le colonne io le ho viste... non erano poi così grandi rispetto alla mia notte.. mentre tu mi sorridevi... c'erano due chicchi di grano in mezzo alle colonne... e quanta luce sotto quei vestiti...! pensieri di mare tutto tace... poca voglia di parlare.... un bacio? una carezza..? un nome? ....tutto è fermo... poca voglia di muovermi... un pensiero di mare nella piatta del mio sentire..., (illogica allegria) sbuffo di scirocco... ora....., poi....., schiaffo di libeccio... i pensieri sono già in sella ..... mentre.... assaporo l' indefinito di questa deriva d'appartamento ...attese insoddisfatte..... telefonate cadute.. ..donne mi cercano... non rispondo! oggi soltanto ..pensieri di mare... oggi (avaro di lettere) ...attraversato corso..... tagliato sguardi salutato amica.. restituito sorrisi... comprato libri! parole altrui.... ...completarmi.... eterna distanza che mi separa da me... possiedo avidemente nulla...! oggi più di ieri... due libri parole? ....centinaia.... lettere? ....migliaia...... pensieri nuovi di zecca... ...nuove dimensioni... le ombre di tanizaki... l'incertezza di beckett... amici... compagni... ...amori.... oggi peso qualche parola in più... oggi terra arsa dal sole non ho poesia...nè sottili osservazioni..... non ho ombre in cui avvolgermi e non ho santi a cui estorcere pietas.. oggi terra arsa dal sale sono terra arsa dal sole... quella dei miei padri.... l'ulivo solitario che resiste ai venti vigna gelata e insolcabile tera arsa dai miei pensieri oggi non ho sogni ... non ho anima tutto è simbolo...tutto tranne me... terra arsa dai tuoi pensieri oggi mi sento solo.".manco anche a me stesso..." mi sono chiamato per nome... e no,...,no mi sono risposto... terra arsa dali tuoi occhi oggi sono forte e ruvido.... sono continente e oceano... e....partono da me pensieri.... e... in me si perdono... terra arsa dai miei occhi oggi terra solcata a fatica assorbo ogni cosa... mi gonfio di vita... e obeso giro per i giardini dei miei altrove... oggi terra seminata a grano più mi cercano... più mi sento solo... più sono solo ... più desidero essere cercato più ti penso ...più da te mi allontano oggi terra verde di sole sono la virgola avanti al mio secondo nome... una parentesi a fronte dei tuoi pensieri il bacio rubato dalla tua bocca di rubino oggi ...oggi ho bisogno di te... perchè oggi... oggi, è tutt'un' altra cosa! Roma & La mia notte in affitto non un bacio... non una carezza... stanotte.. un timido stanco sorriso di un dopo festa distratto... (il desiderio di lei cresce dentro me insicuro come il cielo di marzo...) i miei occhi non mentono! poche parole..... quasi un monologo... occhi... i suoi... accesi d'erba.., sfumano nel chiaroscuro della sua camera. (fuochi all' alba..) movimenti precisi...fluidi...densi di vita... (primo caffè del mattino..) il suo sguardo si fa largo tra le schegge dei miei desideri... il suo silenzio specchio di ghiaccio riflette il mio io più indifeso! sento una fitta al centro del mio petto... il respiro accelera le mani si fanno insicure.... il mio sguardo si fa sasso lanciato nelle profondità dell'anima sguardo profondo di lago è ora riverbero di sasso tremulo e umido (perso...) stesa sul tuo letto sei un infinito di riccioli e desiderio.. stanotte... nell' ombra in affitto della tua stanza, mi sento in affitto anch io! nocciola e pistacchio occhi su occhi....su occhi ...su occhi e poi occhi.... verdi...sempre...... nocciola... altri......nocciola.......i tuoi... i suoi....furono ..i tuoi...sono...saranno.......forse... quanti ancora nei miei? occhi. /sono tutto e niente/ ti guardano ....ti sfiorano.. occhi.. e poi occhi...e ancora occhi ti toccano...ti pungono..passano loro.. resto.. io.. non in secondi è il tempo.... nè in minuti... in occhi su occhi negli occhi è la vita camminata corsa bruciata ferma... adesso! e pure occhi..su occhi...dopo occhi.. due alla volta o tutti assieme.... amore....vita..... ma.. Sempre saranno i miei contro i tuoi.. prima.. [(i miei).. nei tuoi] poi.. pistacchio e nocciola ma questo è soltanto un desiderio! esecuzione ad aria parte dai suoi occhi una pallottola.... rotazione infinita sull'asse del destino... (subito dopo) l'aria sembra scomparire il vuoto che si porta dietro è incolmabile... (dice....) il battito del mio cuore incalza.... si fa fiero e possente... muscoli ....balestre caricate a sangue.... è un istante è la mia vita! (o così pare.....) mi concentro.... alzo gli occhi non c'è distanza tra me e il cielo.... (sorriso primordiale) le braccia si tendono ...si alzano... è la mia coda di pavone..... fuggire? ..schivare...? addominali tirati quasi uno spasmo.... viso disteso.... occhi infiniti... (mare....) non sono niente .... (penso?sono?) se non la distanza che ci separa.... sento il sangue farsi denso dentro me... sento ogni singola molecola faticare.... in viso non un segno.... guardo avanti... lentamente...come lento può essere l'istante.... la mia anima va oltre la saetta, aliena si specchia nei tuoi occhi... bacio speziato ...cotone e lino... primavera e sbbia ...miele e arancio... cedro e cannella.... terra e ulivo, ....brezza ...., capelli giocati dal vento.... occhi socchiusi...lucidi di mare.... sole gentile dei miei giorni corsari.... accecami come ogni uomo di Tortuga.... non c'è bonaccia per il mio sentire.... nè laguna in cui trovare riparo... nasco dalla schiuma...e ad essa ritorno..... acqua,acqua ,acqua in ogni dove e non un sorso da bere..! frasi del passato guida dei miei giorni.... mai più alla deriva (spergiurai) carta velina contro metallo e fuoco.... (essere!) foro metafisico e carnale... squarcio organico su tutte le mie dimensioni.... una crepa sullo sterno del mio altrove... una crepa nella carne del mio addome.... non una goccia di sangue... non una goccia di sangue...... il ferro cade fumante a qualche distanza dai miei sogni..... endorfine inibite dalla mia volontà.... Che non si inganni in Giorno..!!! un buco al centro del mio petto di carta ...è soltanto soltanto un buco..... ed ecco il vuoto ...l'impalpabile...l'etere.... più del metallo! ....preme su carta... è niente ed è bisonte.... gonfia e squarcia ....brandellli del mio io... brandelli di ciò che ero...e non sarò... brandelli dei miei sogni cartificati e cenere..... esecuzione rinviata (il ferimento dell'anima) dolci.. gli occhi di giada.. si stagliano tremuli sull'orizzonte in pixels largo.. sorriso prematuro a bocca larga.. flebile.. sguardo tremulo sacro,incantato e umido angelo.. disperato e puro siamo .. vertigine ed acqua anima secca di vento e di sole (aneurisma empirico) coma bellico pianto e fiori.. il mio ego è oggi boia! scalpo pregiato un tempo ora resuscitato bestia ! (_!mostro genera mostro!_) il mio sguardo da qualche parte uccide... (ipse dixit) ... linfocita folle mi sta ammazzando l'anima. Esecuzioni ------------------------ Prima esecuzione (16 ottobre 2006) "la morte del vetro" finestre... tutto qui? trasparenze imperfette... vacanze o buchi....! aperture... nobili aperture casalinghe.. fragile schermo... frantumi! come amore usato assottigliato da gemiti profani.... fragore... imene deflorata tra il "mio" ed il "tuo"! rumori e freddo fanno capolino nella densità in affitto della mia camera...!!! al quinto piano oggi si piange una fragile esistenza!
"2006-06" Sono passati alcuni anni.. penso.. (la finestra che s'apre sulla torre sibila d'argento) :-ne è passato di tempo da quella volta...! quando, poco più che ragazzino mi confidasti di un amore impossibile ..amaro.. la mia donna... mercurio e miele! occhi a mandorla-marroni...azzurri e verdi... riuscimmo a rendere innocente la vita...se pur per un solo istante...nobilitammo il giorno! il nostro tedio sa d'antico.. la nostra forza è nel---pensare... croce e delizia dei nostri giorni... etica amore guerra terra poche parole e qualche gesto non ha tempo l'amicizia.. pochi occhi e mani tese! (mentre...la mia polo a righe orizzontali ,separa in paralleli ciò che è intorno..) Camminiamo… come facemmo nella notte dei tempi.. mi ritornano in mente giorni passati... si magari avremmo potuto sentirci più spesso..!! è vero..!! (risate..) troppo zingari per questa vita quadrata... (non ci basta il mare..!(((luce riflessa sulle vetrine del corso!)))) andiamo a piedi e non è soltanto per andare... principi....etica? morale?no.. morale no!! volersi bene..?si forse.. è così... distante da ogni ipocrisia.. ti voglio bene amico mio! S. Valentino 2006 (conformismo o anticonformismo?) Oggi sono soltanto il riverbero della tua voce...! sono un tuo sorriso appena accennato.. (aria che sposta un tuo sopracciglio..) sono una carie...piccola e dolorosa.. dolce fastidio..! sono poco più di un niente... ombra di te...un tuo velo... ti penso come si pensa all' assoluto... e godo della tua timidezza... ti accarezzo mille volte (mi perdo cenere in empiriche alcove!) il mio io, despota indomito, ...s'assopisce od ogni tuo sguardo... e sono quella piccola scintilla che brilla nei tuoi occhi nient'altro !!! solo te... solo te... all'arancia e cannella.... soltanto thè Funambotitolo (E Lì Sai Che Ci Sono Sempre) Ti cerco… E non so dove cercare…… Ti penso ….e non so cosa pensare….. T'ho incontrata in sogno… e lì., ho potuto amarti…! Eri bruna come la notte…. avvolgente e umida…come nebbia… eri mirtillo e miele… muschio e terra…!! i tuoi occhi …coni di luce.. solo per me…. Il tuo sguardo mi ha sorpreso al collo… Mi ha ucciso… Ed un tuo bacio mi ha risorto…. Sommerso dal tuo sguardo, (Bastimento in folle ) ..il mio ego se n'è andato… tutto quello che credevo essere è finito umido nella risacca dei miei sovrappensieri; la ragione mi sfugge… Il desiderio mi consuma…. Siamo terra e vento! (carezze perpetue) Un' altalena di sogni s'infrange sul mio essere, e lì , sulla battigia del mio altrove…mi ritrovo bimbo, con un dito.. a disegnare un cuore………. Solite cose Ci sono parole stampate a freddo sul piano inclinato dei miei pensieri e scivolano e rotolano tra le incrinature astratte dei miei riferimenti... s'aprono cavità in penombra....e si assolano d'incanto quarzi pensierosi... si risvolta l'attimo in un istante.. e mi è difficile spiegare... come occhi acuti e scarpe lunghe non parlino la stessa lingua.. (accecati da una realtà troppo sicura di sè...) succhia pure la mia linfa.. o signore del tempo...io vivrò!.. succhia pure il mio seme più intimo... ..ne farò a meno!.. e farò a meno di me... saprò vivere ancora abbandonerò il corpo su un rovo sintetico... (fiamme e suoni d'ogni posto mi accompagneranno ad ogni passo e occhi di brace e terra...sarà il mio suono...) [(stridere di corde tese tra alberi e nuvole...)] Ho fatto spesso a meno di me... cercando l'incanto primo dei desideri... ma sempre a me ritorno...spesso solo... o come adesso, in dolce compagnia... ma è solo questo? è a questo che aspiro davvero? amore? (rete al sole dopo una lauta pesca,,, stella marina arida del mio deserto..!) .....allora apro il balcone e m'affaccio sul mare più nero... nero di notte ...cristallo di terra... Immobile alito di vento che aspetti il tuo momento sospeso tra te e dio... portami con te... fammi provare quello che prova la brezza al mattino.., rotolare tra assonnati e umidi granelli di sabbia... portami con te fino a morire...sul quel muro di cemento e ferro che ho costruito con fatica... fammi conoscere la tua storia sospesa... (avrà mai fine? o certo...tutto ha fine...per poi ricominciare....) fammi vedere dove incominci...o se sei eterno ,come il movimento... moto perpetuo ..certo...è l'origine di tutto...! ho visto negli occhi il mio totem e non ho capito... ho visto altri occhi... altri me...che affollano altri spazi.. e non ho capito in realtà chi sono.! forse i "loro" stessi occhi... o l'idea stessa che ho di loro?! ho bisogno di mille anni per sbagliare mille volte ancora... per provare quell' intimo piacere di ricominciare... Si.. ancora mille anni per vedere tutto quello che ho sognato oggi.. Da poco abbiamo chiuso il telefono.... Penso a noi due.. ai tuoi occhi bagnati e pure così vigorosi, alle tue labbra umide.. capisco molte cose in questa notte affranta che stenta a riconoscere il suo figlio disperato... madre! Ora scelgo la vita! Non servono queste lettere non serve il coraggio non serve.... basta soltanto aprire gli occhi! madre! Da tempo mi rifugio in te! nei tuoi incoscienti e dolorosi abbracci! un aprirsi alla morte. Le tue braccia mi abbandonano mentre la mia vita incomincia una nuova era.. lascia il testimone alla donna che amo, colei che è la mia vita, la mia poesia, la mia forza, la mia essenza. madre! Lascia che io vada, sono stanco di essere salvato! Lascia che io mi scotti e risorga, lascia che abbia paura di te! soltanto così potrò capire! per anni mi hai accolto con false carezze! un battere e levare che sfianca; madre! Lei domani sarà qui, in questa città dannata. Porterà con sé la forza, l'amore, la rabbia, la mia vita! molte volte ci hai benedetti ad un dio incapace. Questa volta non guardarci, mentre le stringerò la mano, le accarezzerò il viso, le sfiorerò i capelli. chissà o madre se sarò all'altezza! Non so se ci sarai, ma ti prego, non pensarmi. Da oggi per te muoio! sono orfano! rinascerai, alla fine di un giorno qualsiasi, e io sarò diverso! decido di cambiare. Lascio la notte per la vita! perché, ti assicuro madre, essere tuo figlio è spesso una menzogna! rifugiarsi tra la gente, sotto il tuo abbraccio, cantare la gioia di una insana rabbia, bere ai calici di effimeri piaceri, è soltanto paura! non contano i perché! non importa o madre! i tuoi figli sono figli di paura! nobile sentimento la paura! che io caccio dalla mia essenza, dalla mia pelle che lacerata per lo sforzo, tesa, come la pelle di tamburi tribali, mentre si sta intonando il canto della libertà! Grazie madre per avermi fatto toccare il fondo! Restauro Cupo desiderio di vivere Intensamente! Come il palazzo di vetro lascia trasparire la parte più esterna dell’ anima, così io, infrango sulla mia pelle sensazioni e parvenze troppo forti per essere ignorate. Così, lentamente, crolla, la mia, facciata; meticoloso restauro superficiale al fine di far trapelare parte, di una luce, che a ciechi spiriti non si rivela… Sprazzi di luce, avvolgono i miei pensieri. Come piume al vento, raccontano di paesi lontani, Esaltando il conflitto tra sacro e profano; mi chiedo se esista, un posto, dove, confondere il mio dolore!!? Esistenza carnivora + C stanotte quello che sento.... sono luci ... sono morsi..... ogni piccola luce che scorgo all' orizzonte mi entra dentro... e morde!!... mordono i ricordi mordono perfino le tende stanotte.... morde la torre... e morde il battistero... morde lo sguardo di una donna sconosciuta... e morde anche il tempo... sembra che tutti vogliano un pezzettino del mio io... eppure... quello che posseggo è soltanto aria! (molecole polarizzate da una radiazione che non è la mia...) distrattamente mastico pensieri e sogni suoni... lettere... ... assimilo silenzi.... Allunaggi vacanze tra molecole e molle rotte... allunaggio ... il mio... semplice... allucinante allunaggio scomposto.. alluna e un quarto... allumina... alluce... allucinante... d'orco pizzuto... mangiafuoco s'appresta a spinzettar ...vermi .. ... sigh!.. allunaggi... quello che tento di bolina... zigo zago... trappano...pastrano... e mi fa strano... pare... oltremodo butano... combustibile ... orgàno.. allunare.. su piattella...piattola.. e nutella... piede adunco... dentro me.. amo lacera...carne et amo... amo lacera fegato et ivi sgretola dolore indotto... e putrido pattume... patty fatti ...(cazzi tuoi) amicizia l'unghia.... e smettila di rossikkiarmi...! alto parlante... basso ascoltante.. medio?(fanculo) in media virtus disse sballottando.. ...pene..! in binario... decodifico... gucciniane locomotive.. ho scomposto ...triturato il mio altrove... il mio satellite... ho allunato senza E.S.A....né pretesa... pala-zzeschi.. il mio teatro... Chissà il mare... chissà come sarà il mare ora... ora che io cerco onde inquinate.. ora che la piatta non mi aiuta e cerco tempeste acide dove poter esprimere la mia immoralità! è sempre la polvere a caratterizzare il giorno... la polvere.... le nostre polveri... immersi nella polvere... ignari di un filtro impercettibile battezziamo il giorno... sensazioni, immagini, colori..... tutto filtrato dalla polvere.... sfuma.. a volte abbellisce... o meglio nasconde... e chissà, forse è questo il motivo della sua esistenza..! noi crediamo... supponiamo, speriamo..... ma infondo la nostra percezione è così limitata..... e come se non bastasse....la polvere, ...la nostra polvere... nostra creatura... vile, a volte fatale.... è la nostra insuperabile arte del celare... Eclisse Pallido Il sole, cerca scampo Dietro mille indifferenze! Obesa sensazione di solitudine avvolge il suo non essere; come una rondine prematura, cerca compagnia tra un immenso… che pare essere troppo avaro. Eco. Ecco il mio meriggiare Pallido e assorto.. Un assoluto regalo esistenziale, contrapposto a mille indifferenze. Convulsa generosità di un attimo Atto a rendere il mio pensiero Immortale! Itinerari forzati, ottenebrano la nostra essenza; che fiera, lotta, contro un potere intoccabile! Esaltando una improbabile rivoluzione spirituale, rifletto sulla vostra posizione immorale… … univoco dialogo … … compassione e paura, è l’uomo che inganna se stesso. Colori di fine estate. Cielo e cemento non si distinguono; fusi da un alito divino. Se non fosse per quell’esasperante lamento meccanico, unica barriera tra terra e aria. Fastidio,…., denso,avvolgente,assordante. Sgradevole arcobaleno sonoro Di uno scenario terso. Come il cemento, lascio scorrere il tempo di un’esistenza che sembra non appartenermi. Come un angelo caduto Risalgo il monte dell’oblio! Fenice isterica, forte e vigorosa! Ecco le mie ceneri!! Hasta sempre, amore mio. Ode agli esseri gentili! (EléNA) Tu dolce sguardo gitano racconti di fuochi ormai lontani cieli privi di segreti apparenti…. Avvolgente alone di fuoco che all’ apparenza impalpabile, parla alle anime esistenti… Un linguaggio privo di gesti comunica agli esseri , che come sempre colgono sfumature incoscienti! purtroppo, anch’essi eterei, volatili e inconcludenti, incapaci di interagire col mondo, versano parole nascoste e sguardi sfuggenti! Cosciente destinato ad essere all’ apparenza perdente Polietilene... stanotte........ mi snodo tra i vicoli del mio sentire.. mi spezzo... frammentario.... la mia unità sfugge alla lampada schiva e al tempo arrogante.... i miei io si stanno polimerizzando.. il mio catalizzatore è tedio ... i miei sogni... acido.... il mio sguardo è terra sono l'assenza di te sono santo e demone.. polvere di strada... folata di vento... gemito notturno! un morso sulle tue labbra... congela l'embrione strozzato del mio respiro.... mentre mi perdo nelle meccaniche delle reazioni! Dissi a sere... (poesia a_amore 13112003) ti voglio bene lo stesso ! .. ma non te lo dirò mai più...!! le mie parole saranno muro.... pietra... ferro..... ed io sarò per te.. inodore.. incolore... la piatta del mare e l'infinito... non avrò... inizio... e non avrò fine. sarò estraneo arrogante... sarò commessa antipatica.. sarò molte cose inutili.. e .. ad un tratto..., ... non sarò più... Lei ribatté - perché fai questo? "il mio sorriso amaro le girò le spalle... e fu per sempre" giorni distratti... ancora una volta.... velati .. giovanili pigrizie apparenti, armonici provenienti da chitarre esperte.. stoppati struggenti... barriti di sax più che tenori.. (il suono plastico e sordo del pc si inserisce timidamente in questo tappeto artefatto..) "ci vorrebbero crostini ed un buon vino.. mi ripeto spesso"! qualcuno sta morendo...? (sirene in allarme) ..... giornate distratte, si snodavano a fatica , (reti da pesca!...strascico) tra vicoli troppo affollati mentre... stentava il sole al mattino la luna alla sera ed io nel divenire. il taglio del mio viso meno spigoloso.. tondeggiava .. pareva incassare bene ogni diretto. ( parvenze....) sfugge alla luce la parvenza (il mio lamento!) ed è così : fa notizia il mio ultimo pianto.. e fa la vita il mio sorriso! |