IL POETA E SE STESSO |
Sublime specchio di veraci detti... |
| Il proprio ritratto Solcata ho fronte, occhi incavati intenti; crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto; labbri tumidi arguti, al riso lenti; capo chino, bel collo, irsuto petto: membra esatte; vestir semplice eletto; ratti i passi, il pensier, gli atti, gli accenti: prodigo, sobrio; umano, ispido, schietto; avverso al mondo, avversi a me gli eventi; mesto i più giorni e solo; ognor pensoso; alle speranze incredulo e al timore; il pudor mi fa vile; e prode l'ira: cauta mi parla la ragion; ma il core, ricco di vizi e di virtù, delira: Morte, tu mi darai fama e riposo. (Ugo Foscolo) |
Autoritratto Capel bruno; alta fronte; occhio loquace; naso non grande e non soverchio umile; tonda la gota e di color vivace; stretto labbro e vermiglio; e bocca esile; lingua or spedita or tarda, e non mai vile, che il cor favella apertamente, o tace, giovin d'anni e di senno; non audace; duro di modi, ma di cor gentile. La gloria amo e le selve e il biondo iddio; spregio, non odio mai; m'attristo spesso; buono al buon, buono al tristo, a me sol rio. A l'ira presto, e più presto al perdono; poco noto ad altrui, poco a me stesso: gli uomini e gli anni mi diran chi sono. (Alessandro Manzoni) |
I trentacinque anni Grossi, ho trentacinque anni, e m'è passata quasi di testa ogni corbelleria; o se mi resta un grano di pazzia, da qualche pelo bianco è temperata. Mi comincia un'età meno agitata di mezza prosa e mezza poesia; età di studio e d'onesta allegria, parte nel mondo e parte ritirata. Poi calando giù giù di questo passo, e seguitando a corbellar la fiera, verrà la morte, e finiremo il chiasso. E buon per me, se la mia vita intera mi frutterò di meritare un sasso che porti scritto: <<Non mutò bandiera>>. (Giuseppe Giusti) |
L'immagine di me voglio che sia L'immagine di me voglio che sia sempre ventenne, come in un ritratto; amici miei, non mi vedrete in via, curvo dagli anni, tremulo, e disfatto! Col mio silenzio resterò l'amico che vi fu caro, un poco mentecatto; il fanciullo sarò tenero e antico che sospirava al raggio delle stelle, che meditava Arturo e Federico, ma lasciava la pagina ribelle per seppellir le rondini insepolte, per dare un'erba alle zampine delle disperate cetonie capovolte... (Guido Gozzano) |
Così passo i miei giorni Così passo i miei giorni, i mesi, gli anni. Altro non chiedo in gioventù piacere che tessere nell'ombra vuoti inganni, care immagini sì, ma menzognere. Solo a volte mi mescolo alle altere genti del mondo. E anch'io quei loro affanni provo: non cure tacite severe, ma le lotte crudeli e l'onte e i danni. Onde poi ritornando all'oziosa pace dei sogni miei lunghi e fatali, trovo ancora più dolci i colli aprichi, il mar, gl'interminabili viali, ove al rezzo dei grandi alberi antichi il mio cuore s'addorme e si riposa. (Umberto Saba) |
Una strana bottega d'antiquario s'apre, a Trieste, in una via secreta. D'antiche legature un oro vario l'occhio per gli scaffali errante allieta. Vive in quell'aria tranquillo un poeta. Dei morti in quel vivente lapidario la sua opera compie, onesta e lieta, d'Amor pensoso, ignoto e solitario. Morir spezzato dal chiuso fervore vorrebbe un giorno; sulle amate carte chiudere gli occhi che han veduto tanto. E quel che del suo tempo restò fuore e del suo spazio, ancor più bello l'arte gli pinse, ancor più dolce gli fe' il canto. (Umberto Saba, da Autobiografia, 15) |
Non come gli altri Io non son come gli altri e mi dispiace. Io non son come gli altri,è un mio sconforto. Io non son come gli altri, io so chi piace. Io non son come gli altri, io vedo storto. Io non son come gli altri, amo chi giace. Io non son come gli altri, io penso all'orto. Io non son come gli altri e non ho pace. Io non son come gli altri e son già morto. (Marino Moretti) |
Homo sum Io pago tutto. Non c'è peccato ch'io non abbia finora debitamente scontato. Ho un organismo vitale che vuole, contrariamente al Diavolo di Goethe, vuole il Bene e fa il Male. Pensate quale puntualità e che liste di conti da saldare. Ai messi del Signore l'uscio della mia casa è sempre aperto. E spesso delle loro intimazioni, prevenendole, io stesso senz'attenderli mi faccio esecutore. Sì che quand'essi giungono ritto sull'uscio li fermo e li rimando dicendo: Amici, sono anch'io cursore e complice di Dio. Che dunque venite a fare se il debito è già pagato? Forse è perciò che una donna cattiva suole dire celiando ch'io sono un santo e innanzi di morire farò miracoli. talvolta infatti io mi vedo come uno di quei poveri santi che sulle tele delle sacrestie stanno in adorazione della Vergine, inutilmente aspettando un suo sguardo. Ma vi dico, in verità, che volentieri darei, se pur l'avessi, una tanto gloriosa vocazione per un poco d'allegra umanità. (Vincenzo Cardarelli) |
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Sono e sempre sono stato povero… Sono, non lo nego, e sempre sono stato, o Callistrato, povero, ma non sono uno sconosciuto e nemmeno un cavaliere di scarso valore, bensì mi leggono spesso in tutto il mondo e di me dicono: <<È proprio lui!>>, e ciò che a pochi dà la morte, a me la vita ha dato. Pure la tua casa si regge su colonne a centinaia e la tua cassaforte custodisce le tue ricchezze di liberto, e i vasti terreni di Siene sul Nilo sono a tua disposizione, e la gallica Parma tosa per te innumerevoli greggi. Mettiamola così: quel che sono io, tu mai puoi essere; quel che tu sei invece può diventarlo una qualsiasi mezza cartuccia. (Marco Valerio Marziale, V, XIII, trad. Lorenzo De Ninis) |