Magia
Fattivo e simpatico vecchietto
per strada, un dì, mi chiese l'ora:
Semplice una scusa
onde esternarmi potere i suoi pensieri.
Mi disse sorridendo
ch'era in salute per il suo pregare
e lieto andava a svolgere
le semplici faccende del mestiere suo.
Mi contagiò, quella sua contentezza,
e lieve il mio andare e chiaro
si trasformò in quel giorno.
Di poi, pensoso e assorto,
fantasticando d'alchimie
e fatti arcani che non si san spiegare
ed indove ognuno, sempre, spera
d'imbattersi in quella magia
che tutto trasforma nella vita
facendoci volare in alto,
dove ogni cosa si crede pura
e priva d'ansie e di dolori l'esistenza,
mi chiesi, intimamente,
se non fosse proprio la vita
quella magia che noi si cerca
altrimenti invano.
E' stato un attimo
e. senza che mai ne saprò il perché,
lo stereo s'è acceso
diffondendo per la casa
quella sinfonia fra tutte
che assai di più m'è cara.
Paranoiando
Quei capisaldi gloriosi,
quelle bandiere che svettano orgogliose
e tutti quegli emblemi d'irrinunciabile indirizzo:
Non si debbono sporcare mai.
Così ho visto un direttore,
tremula foglia tra caimani,
che si nutriva di pere e di filosofia,
trattato come uno stalliere incompetente
da un asino di montagna tesserato.
Macigni si sgretolano dal monte
e mi cadono addosso
mentre una rabbia impotente
macera un animo smarrito.
Da ragazzo desideravo, veramente,
la magica bacchetta
" per aggiustare le cose del mondo".
Oggi, nel canuto cammino,
mi si offre una bacchetta
… perch'io mi aggiusti un poco.
Ho dato immagine di un petto
che di sofferenza è colmo.
Non credo che sia così.
Magari sono io stesso
che m'immergo nella sofferenza.
Eppure, quel "nulla"
come così ci sembrano tante cose
che nella vita intersecano il cammino
quale un ciottolo che distrattamente si calcia
od un passerotto che sbuca da un cespuglio,
sono intercalari, destano un ricordo,
suscitano l'ammirazione di una bimba.
Un sorriso fra il volgo
che si distingue per la sua semplicità,
una voce diversa, fra cento o mille.
Radici che non calano in terra
ma avviluppano i rami possenti:
Mirabile diversità della natura
che tutto sa coniugare,
tutto sa elaborare mentr'io, ancora,
mi domando e non mi so dar risposte.
Così, in questi angoli astrusi dei miei pensieri,
sono pronto, ancora una volta,
ad aprire un forziere:
Osservo le sue gemme,
ascolto le sue note profumate
ed assaporo un odore ancestrale, direi,
per tirare avanti nel nonsenso,
nell'incerto cammino, sempre più lento,
sempre più nebuloso,
ma lieve, a volte; Accettabile, forse.
26 Gennaio 2012
I° premio assoluto al premio nazionale di poesia " Oasi " III° edizione
Motta s. Anastasia, 26 Maggio 2012
Icaro
A volte volano
In alto, sempre più in alto.
L'ebbrezza del vento al viso
e la visione di un mondo
che lo si prende dentro una mano
li rende consapevoli di qualcosa,
qualcosa che non c'è
nel mondo ch'è stato circoscritto.
Quando si arriva fino al sole
le ali si squagliano
precipitandoli nel baratro.
Ecco che, allora,
ci vogliono i piombi ai piedi
per rimanere a terra.
Pesantemente si trascinano inebetiti
e senza più volontà né sogni
che li si baratterebbe volentieri
con qualche piombo in più.
Una tristezza infinita il giogo
ma, di più, certi giocolieri.
Con una carezza ed un sorriso
qualcuno potrebbe ricordarci che le ali
noi non ce le abbiamo.
12 Marzo 2012
Premio speciale "Mediterraneo" sul tema della psiche dell'uomo.
Motta s. Anastasia, oasi Regina Pacis. 26 Maggio 2012
T i m i d o a l i t a r e
Non è come il sole
Perché il sole tramonta;
Non è come la luna
perché è immacolato;
Non è condivisibile
perché si può inquinare.
Fra i dirupi e le montagne
veleggia libero
senza mai dover posare
fra le miserie umane.
L'onde rincorre
Delfino fra i delfini
Il suo canto lanciando
Che di eco in eco
Si congiunge all'infinito
Dal primo all'ultimo vagito.
Questo, di tutti i sentimenti,
è il principe regnante.
Noi l'abbiamo chiamato amore;
A me è più caro
Di poterlo chiamare soffio,
o il timido alitare
fra i petali di un tulipano.
40 - 1 = 39
Viene come un freddo
dentro.
Un irritazione
intorno al cervello
che cerco di togliere
scrollando il capo.
Nausea consapevole
per l'apatìa
per l'incompetenza.
Nausea di me stesso
mentre mi compiango
davanti alla spettro
di Peppino
lasciato morire
sullo sfondo
del grano in mietitura.
Dieci anni e più
di lenta e composta sofferenza
pazzo non creduto
da chi,
" in tutt'altre faccende affaccendato "
da tempo assai
ed ancor per poco
l'aveva bello e sotterrato.
71 - 1 = 70
Grazie al Cielo
Lillo
ci hai lasciati.
Dove sei, di certo,
sei già amato.
Perdonaci, se puoi,
se non ti abbiamo dato
qualcosa di quello
che il mondo ti ha negato.
Noi, qui,
siamo un poco negligenti,
a volte pure incompetenti
e la paura d'esser criticati
c'impedisce d'agire con serenità.
La tua morte
non so se c'insegnerà qualcosa
ma di certo, ci dispiace,
ed increduli cerchiamo
fra le corsie silenti
un corpo goffo e paffutello
con un viso
che dagli altri si distinse
e che ispirava
infinita tenerezza. A Nuccio Castrovinci
Corriamo
lungo le strade della nostra vita
inseguendo sogni
fra ostacoli e fili d'erba.
Ricerchiamo il benessere
per noi
ma più per i nostri figli.
Poi arriva una mazzata in testa
che ostruisce la strada
e viene dentro un buio denso
vischioso, come il catrame.
Anche Nuccio correva
per la sua strada
aggiustandola per la famiglia.
Egli, però,
si fermava per odorare
il profumo della vita,
per sorridere con gli amici,
per curare con affetto
i disabili
che gli erano affidati.
Aveva tanta sete
di conoscere e di capire
e nella sua gioiosa semplicità
aveva la cultura
del rispetto e della stima. A Francesco C.
Se un di lontano
i marziani
dopo d'aver girovagato
fra stelle confuse
e nebulose tipiche
dell'intelletto universale
approdassero stanchi
in un deserto della terra
ove, in quel mentre,
Franco dottore
a stercorari solerti
imbandisse lezioni
di morale e d'equità,
ne rimarrebbero attoniti
ed, a casa tornando,
narrerebbero d'aver visto
all'opera il Messia.
il lama A Matteo Mattone
Caro professore
mi sia concesso dire
che Vanni
ha atteso con fiducia
ma, alfine,
se n'è andato.
Appresso
seguono Maimone
e, con le corna ormai spuntate,
Gaetano Mantegati.
Iannì
mi viene presso tutti i giorni
e con ansia chiede
lumi sul progetto
mentre Adernetto
guarda quei colori
dipinti così bene da Chirò.
Mi creda, ci credo,
non è che sia tanto convinto,
ma, mentre si cingerà d'allori,
lo porterà a Vanni un gelsomino?
il lama A Nicola G.
Ti vedo
ancora appollaiato
su un trespolo
sempre più prezioso
su cui le tue feci
fanno lo stesso odore.
Con una catenina d'oro
legata al regal piede
consumi la tua vita
e non puoi
né sai volare. A Terry
E' un concetto,
l'amore,
fatto di sensazioni,
impulsi irrefrenabili,
battiti violenti del cuore,
sede elettiva
di così grandi sentimenti.
Nel tempo, però, l'amore,
quando non s'esaurisca
per non aver avuto risorse
in cui rinnovarsi,
costruisce un tempio,
un reliquario coltivato con pazienza,
raccolto, ritemprato,
avvinto tenacemente
fra liane e catene
leggere a condursi
e che configurano un insieme
stando insieme
d'orizzonti, di traguardi:
Quelli già raggiunti
e quelli da trovare
guardandosi negli occhi
e tenendosi per mano,
Tuo Alberto
Acque
Acqua fredda
che pungi le membra,
acqua fredda
che svegli
chi vorrebbe dormire.
Acqua fredda
mi sommergi
e ne sono felice.
Acqua tiepida
che punge il mio cuore,
acqua tiepida
che raggela il mio sangue.
Ad Antonino B.
Ad un certo punto
pensò di non lavorare più
per protesta:
Fu esattamente lo stesso
di quando lavorava.
il lama
Al dott. Antonio M. (morente)
In un pezzetto di cielo
or che la pioggia
tutta sui prati
ha trovato accoglienza
l'Orsa minore
opaca e lontana
che a mirarla
bisognava forzarsi
e la sorella maggiore
netta e splendente
e stelle a secchiate
e la polare
più grande di sempre.
Ma egli, niente:
Della mia sigaretta
oltre la finestra
il lumicino
e da questo
traeva conforto.
Al Prof Emanuele M.
Traballando
insieme al suo bastone
con la sola vista
di lontani suoi ricordi
e nostalgico
per una vita spesa
studiando i perché
e ripensando alle risposte,
per le vie del Centro
con una forza
una caparbietà
propria degli animi
più grandi,
andava cercando conferme
od altre risposte.
Lo ricordo sempre
con stima
e grande affetto.
Al solito.
Al solito,
ho sentito dire.
In chiesa la benedizione,
poi in giro, in processione
con le palme, per la città.
Al solito,
come ogni anno:
Meno male,
Signore, Ti ringrazio.
Fra tanta umanità
che muta atteggiamento,
fra tanta cattiveria,
Tu, al solito,
con coerenza
e tanta, tanta pazienza
ci concedi ancora
di accompagnarti
lungo il percorso
del Tuo grande martirio
e poi risorgi,
come al solito:
ALLELUJA.
All'angolo d'un viale
Ti ho rivista, Teresa,
cara fanciulla dagli occhi tristi.
Quanta tenerezza
M'ispira il tuo volto
E quanta gioia mi pervade
Quando vedo il tuo dolce sorriso.
Mi sei venuta vicino per
Un attimo solo
Fra tanta gente
Che ci nascondeva.
E' bastato, quell'attimo;
Il profumo di te,
quell'istintivo
sentirti nei pressi,
il fluttuare
della tua chioma lucente,
lo splendore
di tutta te stessa:
Ti avrei riconosciuta
Fra mille fanciulle
Cara, dolcissima Teresa.
Altri impegni.
In fondo
Chiedono attenzione
Una carezza
Un sorriso, se capita.
Noi abbiamo altri impegni.
Facciamo poco
Che ci sembra tanto.
Facessimo tanto
Sarebbe sempre poco:
Sempre di più, comunque,
di chi allontana
anche il fetore.
Abbiamo capi
Refrattari al dolore
Degli altri
E lo curano
Con la sindrome del potere;
Risultato?
" i pazzi " stanno sempre male
ed ammalano pure noi
che perdiamo il sorriso
quand'anche l'avessimo mai avuto.
Poi arriva un giornalista
( anche qui c'è inflazione )
che vuol togliere Gesù
dal Presepe
per metterci un direttore generale
e pastori di cartapesta.
Leggiamola la storia della follia
E vediamo
Dove stanno i matti
E dove la pazzia.
Il lama
Amar l'amore
Non si può leggere
nell'animo di ognuno;
C'è pregiudizio, è poca la chiarezza.
Dentro di me è scompiglio;
La convinzione d'ieri
è l'incertezza d'oggi.
Quei palpiti nel cuore
che colorano la vita,
sono sopiti
e più mai temo
che potrò riudirli.
Le follie dei condivisi tintinnii.
Torno a sperare
che una fiammella si riaccenda
dentro di me
perché possa capire cos'è l'amore
in uno come me, egoista puro.
Si, sarà proprio questo
il mio unico problema:
Non so amar l'amore.
Amore
Che cos'è quest'amore
che ti fa impazzire
ma poi svanisce
senza che tu te ne accorga,
che ritorna all'improvviso
e ti stronca,
che ti fa soffrire tanto
ti fa sentire un verme.
Ho sentito gente che diceva
che l'amore è superiore a tutto,
eppure il mio non ha saputo superare
il puntiglio, l'orgoglio.
Amore: Parola o realtà ignota.
Amore: senza di te sarei morto
con te mi sento perduto
Amplessi computerizzati
Allorchè stanco
per aver tanto lavorato
m'affidai a Morfeo
per essere corroborato,
gentile fanciulla
intenta a cantare,
bella e soave
in sogno m'appare.
Sorride ammiccando
sulla spiaggia distesa
e m'invita senz'altro
con mia grande sorpresa.
Io, intimidito, confuso,
nel viso ero bianco
un pò tremolante
mi misi al suo fianco.
Restai fermo,
le portavo rispetto,
ma lei fu decisa
e mi strinse al suo petto.
Fu un attimo:
Quali nomi, che saluti!
sulla rena assolata
eravamo tutti nudi.
Fu qui,
mia somma sventura,
che il computer
tramutò l'avventura.
Mi disse: Control
ed enter tranquillo
che sono brava
come una squillo.
Sono infocata,
le membra in rivolta,
cliccami bene
più di una volta.
Andrea.
Avanti e indietro
sul lastricato
insegue i fantasmi
di un fantastico passato.
Li rincorre
ad essi dà forma
come fossero fantocci
improbabili di gomma.
La famiglia
avrebbe desiato
ma la famiglia
l'ha sempre allontanato.
Cosi, da tempo,
più non si accetta
ritenendosi in guisa
...,di una barzelletta.
Che personaggio arcano
sorridente e tipico:
fatto egli vuole
un nuovo fisico.
Aneliti
I silenzi
di un cuore solitario,
battiti vanificati
allorché ci si chiede
una motivazione
sull'incessante pulsare:
Per chi, poi:
Da chi ha ricevuto mai
sensazioni,
quale dolcezza
o sia pure un sapore.
Nel Limbo relegato
a sospirare una carezza.
Dedicata a Carmelina S.
a cui è stata negata anche una carezza.
Angela.
" Perché non mi lasci fuggire?
Guarda com'è bello
il cielo questa sera".
La pioggia
appena cessata
ha reso l'aria frizzante;
E' forte il richiamo
e negli occhi
carichi ed intensi
di desiderio di vita
c'è un anelito
disperato un accordo
di note vibranti.
Povera bimba
inseguita e perseguitata
dai suoi stessi pensieri.
Anna Del Settore
Il succedersi di arenili
dei mari del Sud
con quei colori
azzurri ed argentini
e la risacca tenue
fragrante di profumi
che diffondono intorno
tepore e tenerezza.
Bella! Solare!;
Questo m'appare, Anna,
quando la vedo.
Antico frantoio
Dentro un frantoio
ho ascoltato
dagl'immoti strumenti
la storia del passato.
La quiete
e la serenità di quei locali
m'è entrata nel petto
piano piano
tanto che d'uscirne
non avea più voglia.
Era un romanzo
un pio ruscello
un diario opalescente.
L'aria di muffa
una pozza silente:
Vedevo il contadino
messo agl'ingranaggi,
legni possenti
dal tempo rapiti
e pietra
scolpita con le mani.
Un mondo ormai finito
che però mi ha reso
l'idea dell'infinito.
Appesa ad un filo
In questa valle
di merda
appesa ad un filo
la vita
frenetico affanno
che nessuno pensa.
Un taglio improvviso
che lascia sospesi
nell'aria dissolti
sogni e speranze.
Caduco avviso
che mai ponderato
si fonde in un lampo.
Attonite genti
incantate dal morbo
di correre sempre
senza mai andare.
Fermarsi ogni tanto
non può che far bene.
Arielle
Alla pineta delle " Arielle "
c'è tanta quiete
ed il sole, con garbo,
dona quel giusto tepòre
perch'io possa ristorarmi
e conciliare i miei affanni.
Da lassù, Messina,
m'è offerta
senza i brulichii e le pene
con i tetti e le chiese
i giardini ed il mare
che la impreziosisce.
Lassù
confortato dall'odòre
sempreverde dei pini
accarezzo nostalgico
un amore trascorso
immagino di viverne un altro
o di mai più
poterlo incontrare
e mi consòla un pensiero:
Vivessi mill'anni
non crederò mai
che l'amore
possa quotarsi in borsa
oppur di trovarlo
programmato al silicio
in un computer moderno
dove, inserendo dei dati,
viene " personalizzato ".
Vivaddio, ancòr oggi
e spero per sempre
l'amore, è fiume impetuoso,
cascata di schiume vaporose
turbinio di colori
musica che prorompe dal petto
sorriso che si schiude
nell'acciottolato dei torrenti
melodia
molteplici trilli
coro possente
quiete in un lago
ed una canoa
dove una lei
ed un lui
benedetti da Dio
remano lieti.
Arsura
Increspano
l'onde costanti
la rabbia
che martorizza il mio petto.
Celiando
con ninfa fugace
od al sonno
demandando l'impegno
si stempera lenta
un'arsura
accumulata da tempo
e m'inganno pensando
d'averla menata per sempre.
Nei lidi fecondi
promesse
perdute dal tempo
ed io
a guardare l'orizzonte
con l'urlo
che mi brucia nel petto:
Vogliooo!
Aspettando il Messia
Missili e bombe
nella terra che risplende,
missili e bombe
per gridare: " Allah è grande ! ".
In nome di Dio
o dell'oro nero
si vive d'odio
e di delirio vero.
Nel mondo
si grida pace e amore
e nel Golfo
si muore con orrore.
Responsabilità e saggezza
grida la gente assai commossa
ma i cannoni sparano
dalla Piazza Rossa.
Dalle scuole
fuggono i bambini
per causa ignobile
d'irresponsabili cretini.
O Allah d'Oriente!
O Dio d'Occidente!
nel mondo più
non si capisce niente
e di grande
in una settimana
c'è solo sangue
e la follia umana.
Attimi senza onore.
Noi, del cosmo,
siamo un attimo di niente
polvere
che cammina fra la gente.
La terra
è composta di attimi, momenti
ma trova sempre il tempo
di produrre gli escrementi.
Passioni, umori, ideali
si mascherano d'amore e intelligenza
ma vince, come sempre,
miseria e delinquenza,
matrici di politiche
del nostro tempo esperte
ridicolo pretesto
per la massa inerte.
Ai figli ed ai nipoti
immagine che resta o voli
di polline pulito
o d'escherichiacoli.
il lama
L'attimo eterno
Dov'è quell'attimo
che si ferma nel tempo
e pure scorre veloce.
Due cuori
prima ancora dei corpi
imprimono nell'aria
calda e magica
quell'anelito folgorante
che piano piano
illanguidisce e trapassa
ogni giuntura
ed ogni parte
dai capelli
fino agli alluci frementi.
Estasi, oblio,
felicità tremenda,
brivido, che trasfigura
il viso dell'amata
come nel sogno
forse
della creazione.
Balbettando il tuo nome
Ora che un bimbo
al suo primo vagito
mi riporta ad un tempo lontano
ma pur sempre vicino
ove un ripetersi dolce e soave
di gesti ed affanni
aprono un ciclo
che sembrava già chiuso,
una boccuccia gorgheggia
le note più belle
e mi sembra di vedermi bambino
quando balbettavo: " Mam...ma ",
e mi stringevi al tuo petto.
Com'è triste ed infelice
una persona
quando come banderuola
con asta instabile
a tutti i venti si piega
ed a quello di Maestrale
ridicolmente
s'inchina
fino ad annullarsi.
pensando ad una caposala
il lama
Brezza
A volte,
quando m'opprime
il mio tempo,
e della solitudine
unico cruccio
che m'impoverisce il respiro,
una carezza,
come solo sa dare
lieve la brezza
fra i pini
che giocano silenziosi
con i raggi del sole,
taumaturgico evento
che mi rinnova la forza.
Mi si schiude
nel cuore un sorriso
che infrange le tenebre.
C'era una volta
C'era una volta
ed oggi c'è ancora
tutto il casino
che affatto ti onora.
Sindacalista
da stare fra i mega
come psichiatra
non vali una sega.
Ubriaco e intontito
da tanta investitura
stai percorrendo una strada
che non so quanto dura.
Sulle carte
hai creato un impero
forse credibile
ma lo sai: Non è vero.
Tu osservi strutture
ma non chi sta dentro
del Manicomio
hai distrutto il suoi centro
e porti in giro
pesanti brandelli
di quelli che sono
tutti i nostri fratelli,
pacchi pesanti
che nessuno mai vuole
cancellati
alla luce del sole.
il lama
C' incontriamo ancora.
Accadde a Milazzo
Sapete chi ho incontrato
Per la via?
Un " ex " pazzo
che al Manicomio ritornava.
Malconcio, macilento
A piedi scalzi
E senza le bretelle.
" Perché, Giovanni,
cosa t'è successo? ".
" Ero a casa
con le mie sorelle,
di me non si fidavano
e dentro stavo chiuso
tutto il giorno e mi seccavo.
Il medico veniva a visitarmi
Perché le mie sorelle care
Dicevano che stavo male
Ed al servizio psichiatrico
Avrei dovuto farmi curare.
Io rispondevo d'andar loro
A farsi visitare
E che mi lasciassero in pace
Per poter anch'io campàre.
Poi m'hanno convinto
E son venuto all'ospedale
…per farle respirare.
Ho conosciuto voi,
il medico
e queste belle mura
e m'avete detto
che questa è una struttura
creata dalla " 180 "
per guarire tanta gente, tanta.
Sono stato bravo,
ho preso le pillole
e mi calàvo i pantaloni
per farmi fare le iniezioni.
Guardavo la tv
Ed a letto andavo
Quando non ne potevo più.
Mi avete parlato
Di socioterapia,
psicoterapia di gruppo,
training, drammi
e recite a soggetto
ma io, francamente,
vedevo i miei compagni
sempre a letto.
Ogni tanto andavo fuori,
nel giardino,
ma era squallido
e preferivo schiacciare
un pisolino.
Il primario era sorridente,
sempre cortese
ma nulla proponeva
alle mie mani tese.
Voi mi dicevate
Che appena guarito
Sarei tornato in società,
ed io, veramente,
ci ho provato;
Ma c'incontriamo:
eccomi qua!
Sai che ti dico,
forse ho capito
le intenzioni del legislatore
quando ha varato
questa legge a mio favore.
Egli voleva dire:
I matti, quelli che
Come me lo sanno,
al manicomio meglio stanno,
quindi lasciateli star
fin che vorranno
e potenziate la struttura
cosi che l'esistenza lor
non sia più dura.
La " 180 ",
forse lo capirai domani,
è fatta per tutti quelli
che si credon sani
e ricoverati debbono stare
per imparare almeno
come si fa a campare.
Il vostro primario,
per esempio,
è tutto complessato,
per me ha bisogno
d'essere curato;
E voi infermieri tutti,
lo dico senz'offesa,
le vostre pene,
gli affanni, le maschere
con cui vi malcelate
e smarriscono le persone
che come me
si sentono indifese,
lasciateli sempre a casa
e qui venite
con il viso aperto
così nessuno
resterà più a letto".
" Giovanni! Fermati,
pensaci ancora:
al manicomio veramente
ti vuoi tu sotterrare? ".
" No, no, intendiamoci.
Al manicomio vado
Perché un compagno
Una sigaretta ed un pasto
Sempre li ho trovati;
E' la società di fuori
Che da tempo assai
Ci ha sotterrati.
Carne da macello
Carne da macello
venduta con cinismo
al P.O. bordello.
Ipocriti, ruffiani
col loro sangue
s'imbrattano le mani
ed in tasca s'infilano
proventi:
Ladri, delinquenti!
Certo peserà
mano Divina
a quanti un domani
li tennero in latrina.
Per pochi spiccioli
hanno strumentalizzato
il grido lancinante
del Creato.
il lama
Carosello
Vedasi " Progetto linguaggio "
l'arte di esserci presi....
in un processo evolutivo
d'abbattimento manicomiale
durante il quale tutti noi,
serafici, innocenti e senza macchia alcuna,
eravamo proprio li
ma facevamo finta che la cosa
riguardasse gli altri
e lasciando spazi fruibili
per l'utenza del futuro
ove il nuovo
prescelto apostolo
è portatore della lieta novella:
" Work in progress " .
Implosione atomica radente a zero
il residuo mortale
di fatiscenti locali impannellati
per la nuova cronica demenza
ansiosa di scolpire nel tempo
la danza delle ore
ed ancor degli anni che trascorreranno
prima di denudare
la nuova faccia della vecchia.
Ma allora, e forse ancor prima,
saranno i nuovi vecchi residui mortali.
Cose da pazzi!
il lama
Cascina
Com'erano belli i colori
e dell'aia l'odore.
Starnazzar di volatili
e dal forno di mattoni
la fragranza del pane
panni stesi al sole
vociare di donne
e di bambini il chiasso.
La mucca silente
il capo volgendo
distrattamente al perpetuo
suo lento desinare
e polli a beccare.
Oggi non più:
Oggi sono un di quei polli.
Cataratte
Lavorare per i matti
senza che di loro
conto si tenga alcuno.
Scrivere sui matti
quel che mai leggeranno
e parlargli con amore
senza che di essi si colga il respiro.
Hanno negli occhi
cataratte tenaci,
finestre serrate su di un contesto
di merda perenne.
Ogni tanto qualcuno
vuole forzare le serrande
per portargli la luce:
Povero stolto, cieco e presuntuoso.
il lama
C a t r a m e
Sono una bolla d'aria
chiusa in un'ampolla di vetro.
Ho la continua sensazione
d'uscirne fuori, spaziare
con mille stranezze, stravaganze.
Sento le mie mani ingrandirsi
le vedo imprigionare il mondo
ed è mio, m'appartiene.
Al contempo, però,
mi vedo quale io sono
e mi rattristo
e rido:
Quanto amaro in quel riso.
Sento prepotente
il desiderio di protendere
in avanti una mano:
E' la sinistra,
vogliosa di vita,
forte,
tesa quasi spasmodicamente,
stringo il pugno
perché ho catturato una stella
lo riapro
e non c'è più:
Non m'appartiene.
Un'ira cieca,
un prorompere d'acque
da chissà dove,
una smorfia di protesta, di delusioni,
incredula, beffarda:
Sto pensando;
Turbinii d'idee
sembrano confondermi.
Non so spiegarmi:
ci riescono
ma comprendo tutto di me stesso
solo c'è tanta nebbia.
Un amore vero
uno assurdo,
un amore immenso
un amore tanto meschino.
Sto a guardare
le immagini che si susseguono,
si rincorrono
ammassandosi:
Ecco una carezza,
uno sguardo d'odio,
un bacio
un broncio
l'amore
l'addio
quel che viene dopo
un film in bianco e nero
bianco come il mio viso
nero come il mio dolore.
Torno nell'ampolla
e da lì guardo il mondo:
Mi sembra così brutto
e non mi da proprio niente
e quindi debbo uscire
cercare il calore,
il sole
le solite stelle dei poeti.
Questo mi da fastidio:
Cercare.
Ho sempre pensato
che dovesse venire spontaneo,
da solo.
E' di fronte a me
piena fino all'orlo:
La guardo
ed è tanto triste
pensare d'esser fuori.
Ora sono ancora una bolla;
Guardo là fuori:
E' tanto triste essere dentro.
Domani mattina
vorrò vederci più chiaro;
Domani sera
vedrò più chiaro
o più buio?
Cavallini rampanti.
Si vedono oratori
come al solito
pubblicizzare indenni
la pietra filosofale
coi destini
dei quali a tanti
poco gliene importa
ed accreditandosi patacche.
Suvvia
se il ferito è un aquilotto
può essere curato
e poi nel cielo
che gioia vederlo librare
nell'ali della SUA libertà.
Ma, voler l'ali impiantare,
derelitto, a un dromedario
che lieto sarebbe
se lo si lasciasse in pace
nel suo mondo
per noi talmente arcano.
" D'Iliòn le sacre torri "
vedono ancòra un cavallo…
e gli aprono le porte.
Il lama
Cecità
Guardiamoci un poco
ogni tanto nello specchio
per vedere veramente
qualcuno che non conosciamo
o fingiamo
di non aver mai visto.
Che brutti che sono
questi specchi!
Dovrebbero servire solamente
per mostrarci come siamo belli.
Certo è sicuramente che
se gli occhi per davvero
dell'anima ne fossero lo specchio
quanti ciechi
nel mondo ci sarebbe!
Ceralacca
L'isola che non c'è
è come una C.T.A.*:
un reparto
che medici non ha;
Nè animatori
nemmeno assistenti
un nugolo nutrito
d'infermieri inesistenti;
agenti di pulizia
e di mutuo soccorso
forse è meglio
cambiare discorso.
Ammalati neppure l'ombra
ma ombre senza identità
specchio palese
di questa società.
In Direzione
ben ordinate
partono
lettere raccomandate.
il lama
* C.T.A. = Comunità terapeutica assistita
Cercando il vero
Mi raffiguro anfratti
zone ombrose e fredde
quando cerco il vero.
Figure evanescenti
di una realtà fuggente
ingannano, senza volerlo,
la mia mente, chiusa a quegli spazi.
Non più tesa è la corda
mentre nel labirinto giro
e confondo l'uscita con l'entrata
ma non mi perdo in esso.
Un mescolio confuso
d'idee e d'affanni al cuore
e tutto è come un brulicar
di sprazzi lucidi
o soluzioni vaghe.
Ma torno inebetito a quell'entrata,
forse modificata un poco
e ciò non giova.
Che differenza fa?
Ma poi
che ne pensate?
Così
si fa per dire.
Sono tutti compromessi,
ruggiscono i leoni
se in mezzo al gregge
stanno.
Che fegato ragazzi!
L'età del bronzo
è sempre più presente:
Che facce!
Allegriaaaaa!
Ti vendo
un carico di cannoni
oppure mangio
un poco di carne umana:
In fondo, via,
che differenza fa?
il lama
Chi è senza peccato
anno 2001
Un cassonetto di spazzatura,
forse poco meno,
orario no stop.
Usato da tutti,
riciclato, riproposto,
relegato, scoperchiato,
pasta e fagioli
il giorno di Natale
e colomba pasquale
avanzata l'anno prima;
affondato, sepolto.
Ogni tanto
ci mettono un fiore,
si moltiplica
e lo vendono al mercato:
Si guadagna bene
con la spazzatura.
Gli operatori del Settore
si guatano, si fan guerra,
la " Pichetta " del Sud
pubblicizza
secondo il vento.
Alti e bassi,
sali e scendi,
spuntano colori:
Stanno messi in alto
così la spazzatura
non li tocca,
così chi guarda
alti quei colori
non vede la spazzatura.
Naturalmente, la spazzatura,
viaggia
da un cassonetto all'altro,
poi la discarica.
Commiato, mea culpa,
encomio solenne,
promozione:
Evviva al conducente.
il lama
Cielo rapace
Una schiettezza,
un sentimento ancor puro
che dal fondo del cuore
ha trovato respiro
perché mai più sperava
che esistesse la vita.
Dolce colomba
in un cielo rapace:
Ti guardo
e torno a sperare
che il mondo ritorni
pulito e deterso.
Grazie, grazie sofferte
ma raggianti e coscienti
per avere scrostato
un poco del mio fango,
Cirillo
Pensate se Cirillo
grave insufficiente mentale
e di cacca buon intenditore
potesse dire la sua:
" Io, qui,
in queste anguste mura
a rimirar del mio aspetto
seppur cieco ed implume
mentre di me
si evolvono le sorti
geniali alle menti eccelse
affidate
in quel di S. Domenico
a Taormina;
ohibò mi sento
ridicolo alquanto;
Vorrei poterli aiutare
poiché per me
si dan tanto da fare" .
il lama
Ciò che è umano
Ciò che è umano è marcio
e l'amore vien distrutto.
Solo nella Natura,
se l'uomo non l'infetta,
io vedo il puro e l'armonia:
Amore, m'ispirano gli uccelli
coi lor sinceri canti;
A gioire, m'invitan le campagne
intonate al verde in Primavera,
a mesti pensieri di raccoglimento
mi chiamano in Autunno
quando lasciano al vento
i loro ignudi rami
coscienti che la stagion nuova
li rifornirà di fiori;
Tenerezza, m'ispirano i bambini
che di umano hanno solo l'ignoranza
e son semplici e sinceri;
Alla calma, allor che il mare è quieto,
io m'ispiro
e l'ebbrezza mi fa sentir più vivo
nel mare che tumulta e si dissesta,
che s'infrange sulle sponde,
che s'inerpica sull'onde
e schiumante ne riscende.
Ma ciò che è umano è marcio
e l'ho nel petto
perché non ho più amore, non ho pace
e l'uomo non capisce queste cose:
L'uomo si distrugge e non l'ammette,
uccide e poi si uccide schivando la natura
e non trae l'insegnamento
perché ignora il linguaggio dell'amore.
Nelle stelle non vede le grandezze universali;
Nell'essere impaurito di un agile gazzella
non legge l'amore di una madre;
Nello scodinzolar festante di un docile bastardo
non vede fedeltà.
E in tutti, in tutti gli elementi naturali,
si cela una virtù, un pregio e la purezza.
Clakson
Lo strombazzar continuo
per le strade già intasate
in ogni orario e luogo
ancorché non necessario
ma inutile e molesto
sembra uno sfogo,
un manifestare frustrazioni
per le nostre od altrui inadempienze,
le delusioni, le aspettative,
sogni infranti, passioni
buttati sulla strada
suonando irriverenti
contro la democrazia
contro un bimbo
che dorme nella carrozzina
contro l'ottuso perseverare
insulto alla propria
personale intelligenza.
Semafori rossi
partenze frenate
contro clakson sordi.
Ogni volta che suoniamo
contro le ovvietà
suoniamo a noi stessi:
Ed è li che il semaforo
è veramente rosso.
Clone
Da più parti ricevo segnali
che la vita non è
quello che speravo,
ovvero un traguardo,
un ansimante arrivo
presso una porta
che schiude un gran tesoro.
Essa mi sembra
un rincorrere il nulla ,
un giorno appresso all'altro
sopra il consueto palco
con le maschere di sempre.
La genesi mi sorreggeva
ed il Nuovo Testamento
davano costrutto
al mio futuro.
La genetica, invece,
mi ha distrutto
dando dimensione
al vero testamento:
Sono uno scalino
dove saliranno gli altri
ed altri ancora
per costruirsi il futuro
che non svetta al cielo
ma all'eterno clone.
Colomba
Il sorriso
dei giorni felici
che a mirarlo
rigonfia il mio cuore
ed una gratitudine immensa
per averti mia sposa
riflette nel mio animo
ogni pensiero più bello.
Dolce amor mio,
passerino impaurito
dei giorni nuvolosi,
colomba festosa
quando i tuoi occhi
trasudano gioia;
Il mio capo
al tuo grembo posare
desidero sempre
per sentirmi completo
e del mondo assoluto padrone.
Tuo Alberto
Come nasce una canzone
Prima che lo spartito
racchiuda le note
fra quelle righe,
si presenta nell'aria
una sensazione
che prende e trasporta
fonde con l'etere
trasmuta
si riempie di colori
allontana dalla realtà
inseguendone un altra
che sorride
o che soffre
che riempie l'anima
o la svuota.
Sono un crescendo
di scale
una cascata
di smeraldi e rubini
un arcobaleno
la tempesta
e, fra tuoni e saette,
nasce una canzone.
Commesse
Com'è bella
una giornata di festa
per ogni famiglia
che a celebrarla s'appresta.
Le stelle del sabato sera
ed il sole domenicale
danno il sorriso
alla gente normale;
Ma per noi le giornate
sono tutte le stesse
perché abbiamo il torto
di far le commesse.
Sempre in piedi
stipendiate a singhiozzo
coi nostri padroni
che si riempiono il gozzo,
mentre alle banche
affidan miliardi
con noi si comportan
come tanti bastardi
se compiacenti
non soddisfiamo le voglie
che non ricevono più
dall'indegna lor moglie.
Dietro il banco
siamo meno di niente:
ci prova il padrone,
ci prova il cliente
che viene al negozio
non già per comprare
ma a fare il maniaco
schifoso a sbavare.
Che pena che fanno,
ma cosa gli piglia:
A casa non hanno
una nipote, una figlia?
Piedi gonfi la sera
apatia, stanchezza
e tutta la vita
ci appare schifezza;
Così la famiglia
è alquanto appassita
e chiede a Bonolis
il " Senso della vita ".
I posteri, forse,
diranno domani:
Eran solo commesse,
non esseri umani.
Compito
Ancora e sempre
sfugge ai più
il compito precipuo
a cui sono chiamati.
In fretta, in fretta
sbrigar quattro faccende
e poi sedersi
in buona compagnia
magari commentando
quanto sono bravi nel lavoro
che vorrebbero fare
in chiaro ed onesto intento
ma che in pratica, sovente,
arcane direttive
fermano il braccio
e contorcono la mente.
il lama
Confusione erariale
Nell'era
della parola crociata
ogni Natività
è stata superata;
Nessuno dunque
venga a mani tese
per non ricevere
un accenno scortese.
Il millennio
è avviato sul calvario
e dubito al suo posto
di vedere il mio primario
che in proporzione
al mio modico salario
brucia un pochino
i soldi dell'Erario.
il lama
Confusione mentale
Ho cercato di fare
il primo attore
sul teatro della vita.
Capisco d'aver fatto
la controfigura: Sempre!
Ma, recitiamo tutti?
Cos'è quella leva
che dal cuore
sposta i sentimenti
e li reca agli altri?
E' un macchinoso calcolo,
frutto cerebrale?
E' un istinto?
Amore, cervello;
Irrazionale, razionale.
La logica nel caos,
l'amore obiettivo:
Una fotografia
non è mai un quadro.
Confusione mentale:
Perchè!
Il sistema contro l'istinto,
il sentimento contro la logica.
Ecco un uomo:
Dategli un nome.
Congettura
Se mi sarà mai dato
di capire della vita
ogni congettura
che mi smarrisce
fra spelonche ed abissi,
che la ragione vacilla,
forse, a quel punto,
mi sarò pentito
d'aver compreso
e cercherò, mesto, l'oblio
ed un sorriso affettuoso.
Convivere.
Convivere
Per non aver problemi.
Convivere
Con tutti e con tutto:
Come camminare
Su di un pavimento di feci
E pensare di non sporcarsi.
Convivere è complicità,
è aver paura di combattere,
è non credere in se stessi,
mescolarsi al coro
( alle sue stonature ).
Nascondersi, annullarsi.
Convivere
Vuol dire essere stanchi,
apatici.
Convivere
Può essere uguale a vegetare
Compromettendo in un contesto
Il diritto di chi ti guarda
E da te aspetta aiuto,
sostegno ed un viso aperto.
Il lama
Cos'è l'amore
Andar senza peso,
vedere radioso,
sentir dei profumi inebrianti,
assaporare i sorrisi
che vengono dai cuori gentili,
il rumore della risacca
che tiene compagnia
nella solitudine:
Tutto questo è amore.
Cresime
Pensieri tristi
questo meriggio
nella valle del Carmelo
oggi gremita per le cresime
dell'abitudine, del sentimento
a volte
nostro cruccio trascurato
un groviglio come da un roveto
intrappolato
idee, considerazioni
uniti nel frastagliato contraddirsi
una mezz'ora
poi ali che portano lontano
ancoraggi ottusi
che bloccano il domani.
Non posso non sentirmi smarrito
mentre un'angoscia rassegnata
spazia sulle vetrate ed osserva
una bimbetta che corre
in un deserto.
Crisantemi
Quel disagio
che nell'animo offusca
la serenità ricercata
e brucia residui
che sembrano nuove energie
potenziali esplosivi
tenuti a freno
dalla mente isterilita.
Domande
che rifiutano risposte
paure
trasformate nella notte
in incubi feroci.
Crisantemi:
I fiori più belli,
ma sono per i morti.
Croce di piombo
Perché tirare sassi
per aria
significa lapidarsi.
Perché
le montagne di merda
sono state indurite
dall'ignoranza
e troneggiano beffarde
sui popoli ignari.
Davanti al mare
Forse non ci riuscirai mai.
Sono seduto su questi massi
ma le tue onde non ci spostano.
Dedicata a Biagio
Vorrei fare il mio lavoro
con amore e con decoro
dedicato interamente
ad un tipo di degente.
Con cotanta mescolanza
provo un pò di titubanza:
Mentre imbocco chi è legato
col permesso ch'è negato
come fare a vezzeggiare
chi desidera volare?
Si calpesta dignità
dei primordi è inciviltà;
Stanno male tutti quanti
tranne solo i comandanti.
Dignità: grave parola;
I cretini ... li consòla?
Paravento disonesto:
Ve ne andate? Fate presto.
il lama
Depressione
Trovo che le fronde
decantate dai vati
degli alberi generose
siano necessaria espansione
acché del sole carpire
più raggi e crescere
possano, al solito, egoisticamente.
Trovo che il pianto
accorato di un bimbo
quando da nessun morbo
è profanata l'essenza
non sia l'ispiratore
alle pietistiche dolcezze
ma il caparbio cipiglio
volitivo capriccio
rodaggio del futuro retaggio
che lo vede incolonnato
nel rubare spazi vitali.
Trovo che l'aria
sarebbe meno inquinata
se evitassimo di respirare.
Deputato
Da cento luci circonfuso
con flash e cineprese
di fronte ad una massa d'imbecilli
con aria pallida, scheletrica,
tutto impomatato,
ho visto l'onorevole
quel grande depravato.
Mentre parlava a quei cretini,
comprati con spaghetti,
applaudenti che non sentivano
alcunché delle sue parole,
qualcuno gli diceva all'orecchio
piano, piano
che quello che leggeva
col naso tutto in sù
non era il discorso elettorale
ma la lista del menù.
Dicasi rispetto
La dignità
ed il dicasi rispetto
sono un binomio
presto detto;
Di fronte ai matti, però,
conta poco o niente
e lo si baratta spesso
con un litro d'acqua minerale
ed un bicchiere di plastica
fetente.
il lama
Dieci grammi
Benvenuto signor primario
al I° Reparto:
Il calvario di tutti.
Qui si può lavorare
o trovare perenne riposo.
Tutto sta
a quel che s'ha dentro
ed a come si vuole esternare.
Nessuno s'aspetta da nessuno
miracoli o cose eclatanti,
solo, ci vorrebbero
dieci grammi di volontà
per non sottrarre ai degenti,
oltre al rispetto,
quel poco che pesa
quando siamo al cospetto
di noi stessi.
Dignità
E' morta
ma tutti celano il cadavere.
E' morta
e nessuno la cerca.
E' morta
sempre che mai sia vissuta.
E' morta
perché costava cara.
Una volta l'han venduta
per un piatto di lenticchie.
il lama
Diogene
Diogene,
al suo cospetto,
di cervèl
ne avea mezz'etto.
Stanco, insofferente
come quei tali
che non fanno niente
e sul palco
mostrano di se
rassegnazione ad arte.
Strada asfaltata
priva di buche e sassi
onde non faticare
per iscanzare le prime
e non toccare gli altri.
il lama
Diversità
Una musica dolcissima
di pace, amore e di letizia:
" Tu scendi dalle stelle
o Re del cielo..."
diffusa in un negozio
dove la gente spende,
consuma il suo denaro.
Di fuori un poverello
col suo sorriso amaro.
Dolenze
Duole molto ,
è un insolenza,
essere usato
in ogni contingenza.
Chi lo fa apposta
o da cattiveria è spinto
si può sapère
che cosa mai avrà vinto?
Quel medico ignorante
sfottuto così presto
eravate voi, noi,
tutto un contesto
dentro al quale ognun
s'annulla, è etichettato
e perde di vista
ciò per cui è chiamato.
Ogni volta che ridiamo
di qualcuno di sottécchi
è come se ridessero
degli ebeti agli specchi.
il lama
Dualismo
A volte mi sembra di sognare;
Altre mi sembra di vivere.
Spesso il sogno
è proseguimento del reale
ed il reale, accade,
sia il seguito del sogno.
S'intersecano
spesso deludenti
scenari e colori
e concetti evanescenti.
Torno bambino, muoio,
rinasco in altre sembianze.
Impulsi, emozioni, confusioni.
I punti fermi della mia realtà?
Gli affetti, un contesto;
I punti mobili e sfocati
del mio sogno:
Incessante ricerca di un significato.
Dualismo
che vorrei si fondesse.
Due gemme
Due gemme
che di propria luce
vedono senza guardare
e nel cui profondo
esprimono i segreti
degli astri lontani.
Sono stupendi
i tuoi occhi.
Due minuti di felicità
Dopo aver scritto queste righe
leggile con calma e poi rifletti un poco.
Forse non ti gioverà a niente
ma di certo ti porterà lontano
e, libero da vincoli,
potrai pensare a tante cose
e gioire, se vorrai.
Potrai pensare alla ragazza amata,
alle prodezze fatte con gli amici,
giocare coi milioni
e disporre degli uomini importanti.
Avrai un Presidente che ti fa d'autista,
sarai un magnate del petrolio
che costruisce case per i poveri
e potrai dar loro lavoro,
li potrai vestire e li farai sorridere
e costruirai per loro
una magnifica piscina.
Con la tua ragazza
osserverai quest'opera sublime
e dirai grazie al Signore.
Allora ti sentirai in diritto
di poter volare,
così potrai aggiustare
tutte le cose del mondo.
Poi, con un sorriso tra il dolce e l'amaro,
spegnerai la luce
sperando l'indomani
di risvegliarti sano.
Due parole
Se il destino
non decidesse per noi;
Se la luce del sole
sapesse riscaldare i cuori;
Se la vita non fosse
così densa di problemi;
Se la sincerità
albergasse sulle nostre labbra,
allora, forse,
avrei il coraggio di dire
due parole.
Jene
Vivere:
Fra le jene.
Vivere:
Solitudine.
Vivere:
mentre di tanti
si desidera la morte.
Vivere:
Senza allegria
perché nel cuore
c'è tanto piombo.
Vivere:
A che serve
se con cattiveria spezzano
quel poco di serenità.
Fiele, sempre fiele,
incomprensione, astio,
odio, ignoranza,
presunzione, ipocrisia,
falsità, tradimento,
ripicca, cattiveria,
rivalsa, vendetta:
In mezzo
un petalo di rosa
calpestato.
Vivere!
E' questo il vivere?
E gli stracci volano...
Nella città famosa dei poltroni
e dei ladri autorizzati,
conniventi e complici
anche i sindacati,
è approdato
un mega cervellone
intenzionato a cacciare
qualche mascalzone
che ha gonfiato ad arte
tutti i conti sanitari
e s'è giocato dei dipendenti
spettanze sui salari.
Ordunque fiducioso
che i conti sian quadrati
il lavoratore aspetta
alfine gli arretrati .
Però un dubbio l'assale,
perché pensa:
Per punire i mascalzoni
non ci paga la presenza?
E venne
...E venne
in una grotta
al freddo, al gelo
senza che noi movessimo
un solo pelo.
...O Bambino, mio Divino
quanto questa povertà
ci disonora
che, dopo nato,
d'ammazzarti non vediamo l'ora.
Ah! Quanto ti costò
d'avermi amato
che, a conti fatti,
il mondo è disgraziato.
Perché mai
Hai creato vita
ed invece
non hai fatto l'eremita?
il lama
Emanuele
Chi bussa delicatamente
e, se gli parli,
non ti sente;
Chi prende l'orologio
e via se ne va
con fare mogio mogio;
Chi, con eleganza,
sminuzza il pane
che sul tavolo poi avanza?
Chi è Galsante
Cleptomane
Un poco dilettante
e chi Emanuele
col sorriso dolce
come il miele?
Il lama
Emozione
Non già il sole
nell'anima sveglia
ma vivida una speme
in esso si staglia
lanciando l'illusione
ma ben rispecchia
l'appagamento in un sorriso
così lontano
da chimere e promesse
ma non sono quelle.
Dentro
uno spiraglio
e si squarcia la conoscenza.
Solo un attimo
ma sembra l'eterno.
Enigma
Che enigma, gli occhi.
Qualunque ne sia il colore,
o la forma, o la grandezza,
è il messaggio che conta.
Ho visto occhi
che guardavano senza vedere;
Altri che vedevano senza guardare
o chiusi alla realtà;
Ed ancora occhi
osservanti cose sbagliate,
che inseguivano un girasole
e non vedevano un nontiscordardime.
Si dice che l'occhio
sia dell'anima lo specchio;
Quanti ciechi, però,
se fosse l'anima
lo specchio dell'occhio.
Occhi. Enigma,
ma fascino dell'universo.
Eolagio
C'è freddo
sotto zero già arrivati
congelano ormai
anche gli arretrati.
Eolo soffia
borioso ed impettito
su pianticelle deboli
non asservite al mito.
Lungo i palazzi stolidi
alita dolce e piano
com'è solito fare
ogni buon ruffiano.
Se l'era vista brutta
col montante azzurro
della forza italica
avversa al buzzurro.
Tu che spazzavi
i biancofiore
con querce ed ulivi
tuo vanto ed onore,
ora tremulo attendevi
d'essere in otre chiuso
per sempre al borgo,
battuto, fuori uso.
Macché, con Zefiro,
Scirocco, Libeccio e tramontana
ti sei venduto
come una gran puttana.
Le pianticelle tremule
per le quali esisti
ti guardano sgomente
mentre le spazzi e insisti.
il lama
Epilogo.
Diversi:
questa è la vostra colpa;
questo il nostro fastidio.
Di qualcuno la sofferenza.
Voi soffrite?
Non è un problema nostro:
non ce ne frega niente.
Da sempre evitati,
da sempre sfruttati,
da sempre colpiti.
Qualcuno di buon cuore
Una volta inventò i Manicomi
Per sottrarvi agli stregoni:
ma c'erano pure li.
Eravate dimenticati
Ma esistevate.
Oggi i Manicomi chiudono
Perché di voi
Ci si è ricordati…
Ma non esistete più.
Eppure bisogna vivere
su questo sporco mondo.
Invano critichiamo
quei sistemi,
quei giorni un poco neri
e quei tipi non sinceri.
Tutto è integra parte
di questo bucato e tondo trottolone.
Gira, gira ed a nulla mira
ed illude gli animi dei gonzi
che a bocca aperta ancora
aspettano l'antica manna Celestiale.
Miseri esserini, ed io fra quelli,
cosa sperano ancora di sublime
se tutto è lusinga, tutto è pie rime
nei fogli e sulle labbra,
ma nero e traditore
in ogni tristo cuore.
Eppure bisogna vivere
su questo sporco mondo.
Mai più quindi illudersi
del bello, del soave
perché invero è morto
è obliato nelle menti.
Mai più incatenarsi al muro
sicuri d'esser liberati
da quella mano pura.
E' inutile miei cari.
Eppure, lo sapete,
bisogna vivere
su questo sporco mondo.
E s a ù
Vengono i bimbi
e giocano coi matti;
Oltre quella porta
no
ci sta il babau.
Oggi si chiama cacca
e li deve restare.
Sta addosso a loro,
sui tavoli, per terra
nei cortili coi ventilatori
che muovono aria calda
e dentro
l'afa più bestiale.
gira di tutto quivi
Tranne le rotelle
Di sedie e di carrelli.
A me parte la schiena
Non ce la faccio più:
vuole trainarli lei, dottore?
mi dia una mano, orsù!
Spesso stringe il petto
O forse il naso
E non ci sta niente
Per lavare almeno un vaso:
chiamiamolo così,
l'avèa promesso
per non equivocar
chiamandolo gran cesso.
Una manichetta
Per lavare 'sti degenti:
null'altro.
Delinquenti!
Progetto manicomiale;
e se lo chiamassimo
Soluzione finale?
Meno ipocriti i nazisti
Di noi bravi pacifisti.
Linguaggio, che fetenti,
è l'arte d'uccidere
i morenti.
Esisto?
Come si deve vivere una vita?
Facendo il prete senza vocazione?
Il ricco senz'aver denari?
Il povero pur avendo soldi?
Il fedele all'amicizia
pur non essendo cane?
O facendo il cane,
per antonomasia, è il caso,
senza che niun lo meriti?
Una vita propria
senza paragonarla agli altri;
Una vita propria,
come quella di nessuno.
Una vita
come il primo battito
che fa tremare il cuore
ed è così potente
che dura sempre.
Forse non esiste
o, verosimilmente,
son io ch'esisto male.
Esortazione ad un'amica
Per altri lidi
vola speranzosa
e non con l'angoscia
di cosa vai a trovare
ma con la gioia
di quel che puoi portare.
E' un modo,
alfine io credo,
di trovar la dimensione
della propria vita
e dell'amor
che in essa puoi albergare.
Eterno oscuro
Sono andato per trovare
ma credo d'aver cercato invano.
Era tutto così buio e confuso
e non riuscivo a raccapezzarmi,
ma c'era in me una vaga idea,
un qualcosa che pareva volesse risolversi
ma non vi arrivavo
eppure sembrava così semplice, così puerile.
Mi scoprivo a volte a fissare un oggetto qualunque,
un angolo apparentemente senza significato
ed in essi pareva profilarsi la soluzione,
poi dimenticavo come per incanto
il perché dei miei pensieri
e la tortura ricominciava.
Fallimenti
Fra poco
saran trent'anni :
In quel del Mandalari assunto
entrai in " Osservazione "
e due siringhe in vetro
due aghi
ed uno d'ipodermo
tutti i tre spuntati
per troppo uso
e l'encomiabile risparmio
delle pie monache
una sola volta bollite
e poi giù di brutto
per trenta culi inermi
a spander T.B.C.
e Lue ed epatiti.
Oggi in plastica,
Dio Ti ringrazio,
siringhe ma, purtroppo,
anche bicchieri:
Qualcuno, per rifornire casa,
usa un sol di questi
e inquina quindici
poveri disgraziati;
Così per lenzuola
che da corpo ariano
d'infermieri usato
poi va rimesso
fra biancheria
pulita.
E si da del tu
a gente anziana
e li si tratta male,
li si scaccia:
Viva la dignità
..... riconquistata.
Ed ausiliari troppo nobili
per indossar divise umilianti
che si traveston d'infermieri.
Potessi io vestirmi
di stracci
se in quella guisa
un raggio di sole
riscaldasse gli uni
ed illuminasse gli altri.
Sento d'aver fallito.
Fango
Due rapaci
in cima al vulcano
attenti guardiani
di noi
immersi nel fango termale.
E' vietato
portare via quel fango,
quello che hai dentro
te lo puoi tenere.
Ci trasciniamo
per vie e sentieri
e ci seguono
con quel guardo serioso,
poi fanno spallucce.
Fantasl-storia
Papà, la bicicletta
che m'hai promesso a Giugno?
Che domanda, bambino mio,
avrei preferito un pugno!
Perché , papà,
che mi vorresti dire ?
Figlio, se chiedo i soldi miei,
mi mandano a strabenedire.
Diecimila euro
sono a me stati congelati
nonostante affissi
ci fossero i mandati.
Di straordinario
ho pure lavorato
inutili proteste
me l'hanno ormai negato.
Ogni tanto
di un totale
davano un pizzico
un pò di percentuale.
Papà, e il resto
che non t'hanno dato?
Che ne sò,
ignoti se lo saran grattato!
Il precedente direttore
da zero ha cominciato
ignorando che ha punito
soprattutto il salariato
e se qualcuno
voleva spulciare un poco
stranamente andava
tutto a fuoco.
Si dice che in pensione
ci siano dei bastardi
che in fumo hanno mandato
circa sette miliardi.
Il nuovo nicchia,
vuole a tutti bene
ma paga un tot
solo a chi si mette le catene.
La Regione finanzia,
mandava soldi a palàte
ma tante somme
venivano stornate.
Gente come me, figliuolo,
non ne ha diritti,
dopo un pò di tempo
i miei soldi son prescritti!
Papà
perché non metti l'avvocato?
Contro chi, figiuolo,
contro il sindacato?
Perciò, papà,
la bicicletta che ho sognata?
Mi sa, bambino,
ch'è stata congelata.
il lama
Fascio luminoso
Sull'aldilà
c'è tanta attesa,
si ha voglia di riscontri;
La paura
fa da guida a tutti,
l'ansia
gioca scherzi strani.
C'è chi non vuole credere
e chi vuole attaccarsi
al fascio luminoso
ponte estremo
che collega all'Eterno.
Per gl'illuminati
è il nostro pensare
dimensione inaccessibile
all'altra ben sperata;
Congetture, interpretazioni,
casi, accadimenti,
nulla possono
per dare indicazioni.
Una luce
essere può la guida
per l'estremo parallelo:
La Fede,
per chi ce l'ha.
F e s t i v a l
Il Festival
l'abbiamo udito a casa.
Cosa vogliamo, adesso,
in trasferta,
alle Nazioni Unite,
in Europa,
i gorgheggi sentire
di onorevoli bugiardi?
Così sordi,
talmente ottusi ci vedono,
noi, Popolo Italiano?
Al loro coro
di bassezze ben remunerate
vogliamo rispondere,
una volta almeno,
le urne disertando,
col silenzio
innanzi a siffatto
disgustoso,
stonato teatrino?
il lama
Fifina
Mi ricordo
quand'eri bambina
e la zia
ti chiamava fifina.
In un mondo
di bambole e fate
sognavi giuliva
le case incantate.
Una farfalla
una manciata di stelle
tanti bacioni
e le caramelle.
Ora sei donna,
la tua casa
in un paese lontano
che castello fatato non è:
Ti affacci
e vedi un mondo " fumè ".
Il tuo principe
non ha l'Ippogrifo alato
ma una giulia
col motore ingrippato.
I tuoi bimbi
non hanno corona
e mantella ermellina
ma negli occhi riflettono
i sogni
di quand'eri bambina.
Il tuo mondo
non è mai cambiato,
forse è un poco offuscato.
Schiariscilo,
osserva la casa
e chi vi sta dentro
e prova di nuovo
a tornare bambina
come quando la zia
ti chiamava Fifina
Filippo
Strana cosa, la follia.
Una persona perde
il ben dell'intelletto
e tutti gli altri
s'arrogano il diritto
di levargli tutto il resto:
Dignità, libertà,
rispetto, cordialità...
Così, anche Filippo,
finalmente, è andato via.
Diceva che, il nostro,
era un macello:
Forse che si sbagliava?
Desiderava un poco di libertà,
un grammo di privacy
e qualche sigaretta.
Lamentava tante cose,
soprattutto la cattiveria
fine a se stessa.
Addio, Filippo;
Sicuramente c'è un posto
dove vanno gl'infelici,
per prendersi, alfine,
la propria dignità.
il lama
Finto orfano
Dormire non posso
per soffocare i pensieri
e raggirarli complica
più che fugare.
Affrontarli, dunque?
Senza difesa alcuna?
E se andassero oltre?
Senza quei limiti
che mi ero prefissati?
Sentirsi orfano
con i genitori viventi.
Spina dorsale
che si sgretola ad ogni respiro
e mi lascia sospeso
senza identità
già, peraltro, rinnegata.
Terrore
di smuovere la cacca
soccombere
e mai più rialzarmi.
Desiderio di smuoverla
per trovare
o perdere Dio.
Fiore spontaneo
Com'è bello e vaporoso
un fiore di giardino.
Ma, quasi senza profumo,
sterile consuma
la sua confezionata Primavera.
Nei prati incolti
fra rovi ed erbacce
un fiore che lotta
per misurarsi col sole,
ha luce, calore, fragranza;
E' la Primavera
che proclama il risveglio;
E' forza, è vigore
che rispecchia l'amore.
quello stesso
nei tuoi occhi riflesso
e che imparo ad amare di più.
Fiori nascosti
In silenzio
con sulle labbra
un garbato sorriso;
Lindo nell'abito, come nel cuore,
sgrana solerte il suo rosario
nell'indescrivibile bolgia
dell'abbandono, dello sfacelo,
dell'incuria e dell'indolenza;
Mai contagiato fino all'ultimo giorno
dal germe dell'abbrutimento
che ottenebra le menti
e nel cuore crea
sterile un deserto.
Esempio chiarissimo
delle strane sorti che la vita riserva
dando più ricchezza al ricco
e povertà più nera al misero,
con nel cuore l'affanno
per le tristezze
ed i continui dolori
che più da presso
l'hanno sempre accompagnato,
con più slancio nel lavoro
ma più nella missione
si è sentito chiamato
di se dando ogni energia.
Noi miseri, ignoranti e ciechi
delle ricchezze feconde,
attoniti
od indifferenti
nulla sappiamo
o possiamo riconoscerti
per renderti pago
dell'esempio che hai dato.
C'è, però,
preziosa una colonna
forte, granitica,
alta e fluorescente
che regge degli eterni valori
il tempio sublime:
E' nel tuo cuore;
Siine orgoglioso.
Follia nel truogolo
Rimembranze scolastiche
coniugate con un passato
politicamente oscuro
ed un caffè
od un calzino
od una sigaretta
accesa o spenta
tanto, non è lui
che alfine se la fuma.
S'è fumato, sembra,
tutto il cervello
e mette a dura prova
quelli che ce l'hanno
alquanto impreparato
ma, comunque, compromesso,
Il perché, forse,
l'intuiva Basaglia
e Levi Montalcini rincalzava.
Soluzioni nulle
il volgo annaspa
ed il truogolo dei maiali
è sempre colmo.
il lama
Fonte del passato
Trovo bello, a volte,
dissetarmi alla fonte del passato.
Come stamattina
alla scuola elementare:
Ho avvertito frenetico
lo scalpiccio di un bimbo
che usciva correndo
ed a casa impaurito ritornava.
Ho a lungo osservato
quell'austero ingresso
ed, ancora una volta,
n'ho avuto timore.
Le scuole
perché mai non sono
trilli, sorrisi e colori?
Forziere vuoto
Ha senso
difendere un forziere vuoto?
Come potrei, dunque,
attentare alla dignità?
Svolazzano
centinaia di mosche gioiose
nel loro elemento naturale
e d'api smarrite
che ai fiori variopinti
a lungo imitare
hanno sostituito
fiori d'altra specie.
Mosconi
vengono a punzecchiare
gli asini.
Aria pesante
per anime precondannate
fra fossi eterni
e vermi
che fra di loro
non si molestan mai.
il lama
Fughe pei campi
Ma se il mio volto nascondo
e del mio dolore,
ludibrio fecondo,
estasi infame mi trae
e mi frena lo schifo,
quale agli occhi velati
m'appare la vita ch'io vivo!
Agli altri
del mio ferro rovente
quando le membra consuma,
la colpa contesto
per siffatto dolore.
Quanti altri ancora
delle mie colpe il peso
ov'io mi convinca
porteranno dell'errore
d'esser nato nel mondo!
M'è assai caro, però,
per campagne fuggire
onde l'odore dei pini
del mio corpo ne sovrasta
gli umori
e dell'aria, della carezza del vento
m'inebrio
che degli altri
il puzzo porta lontano.
Fusi e fusibili.
E' un fusibile
non una persona ignobile;
E' un pezzo senza mente
giammai un deficiente.
Che ci colpiamo noi
se il freddo punge le tue membra,
povero demente;
ma sicuramente il sonno
a qualche delinquente
lo toglieresti tosto
se avessi il cervello sano
ed al suo posto.
Muori tranquillo
Caro mio degente:
la relazione è fatta,
il freddo è un utopia
e per i ladri…
c'è sempre l'amnistia.
Gabbiano
Dove! Un gabbiano
per librarsi nei cieli
sui mari, senza posare,
attinge tal forza
e solitario e triste
intona quel canto
di speranza, di attesa.
Io in un bacio,
che pur breve e casto
e si perde negli attimi
dell'eterna esistenza
ritempro nel ricordo
sempre presente
la mia solitudine
e accarezzo nell'aria
una forma, una luce
che mi fa sentir freddo.
Giri e rigiri
Così, dopo giri e rigiri,
troviamo formata la psichiatria:
Oibò, più che specialità
sembra una malattia.
Per questo, allora,
tutta la cittadinanza
vuole isolarla ( ancòra ?)
molto in lontananza.
Tutti, invero,
anche chi sta dentro,
del reale pensiero
mai che si faccia centro.
Gli sforzi
sembrano sempre vani
ed i sani, più dei matti,
mi sembrano marziani.
il lama
Giuseppe per...
Follia:
Quanta tristezza.
Fra il riso d'incoscienti
è amaro
considerar la vita.
Quando lo sento dire:
" Cristo ha litigato
col Patto di Varsavia ",
è un altro mondo;
Come tendergli una mano!
E la merda
scivola a fiumi
sui colletti bianchi
ma loro
la ignorano tranquilli.
il lama
Gli sforzi del sistema
Signore onnipotente
perdonami
di non essere del tutto un vegetale.
Il sistema
ce l'ha messa tutta,
senza impegnarsi troppo,
a dire il vero;
Forse avrà avuto pietà
oppure, in fondo,
magari se ne fotte.
Il mio problema
non è del tutto mio;
E' facile che io sia un problema
ma, sicuramente, avrò un problema
che, tradotto in breve,
mi porta a difendere i deboli,
i princìpi, gl'ideali, la correttezza:
E' una bella scocciatura
per tanti, un fastidio.
Se uno calpesta una merda,
va punito.
il lama
Guardando fuori
Pomeriggio di mestizia avvolto
come un problema
che non è risolto.
Tenue la speranza
del domani l'abbondanza.
Guardo fuori
degli alberi le cime
per cercare della vita
alcune rime.
La vita
cosa alquanto strana
che alla morte ci avvia,
ch'è molto più arcana.
Si corre, ci si affanna
fino a quando
la vista non si appanna.
Forse non serve
cercare la felicità;
Forse risiede
solo all'Aldilà.
Converrebbe, nell'attesa,
accettare la vita,
così, come l'è presa.
Guerra incivile
Negli angoli, pei corridoi,
fin dentro i ripostigli
fervono le ambasciate,
s'ingrossano i "cuttigli".
Occhi aquilini
scrutano ogni mossa;
Una battuta,
carpita di soppiatto,
dà un brivido, una scossa.
Risolini di soddisfazione,
risatelle di commiserazione,
smorfie di disapprovazione;
Commenti piccanti,
commenti pesanti,
sguardi sufficienti,
per voler dire:
" Capisco solo io, tu non capisci niente".
E per fare notare
tutte quest'emozioni
i visi si contorcono,
s'arricciano e cambiano colore
come camaleonti messi al sole.
Sembra una setta,
una società segreta
intenta a far cospirazioni:
Non saranno dei buffoni?
La testa s'è indurita
a parità di mulo
e la dignità?
L'abbiamo messa .......
Ho vent'anni
Passano le ore, i giorni e gli anni
ed io m'accorgo d'avere vent'anni,
passati, non so come, in un villaggio
senza luce e senza nome.
I rimpianti sono molti
e torno sempre a dirmi
che " se allor vent'anni avessi avuto"
tutto sarebbe in me cambiato
ed un mondo meno avaro e più pulito
a me sarebbe apparso da lontano.
Quante volte ho sfiorato il sale del sapere;
Quanti giorni ho già sciupato
in avventure prive di coda e men che mai di capo;
Però noto a volte, e ciò mi rende lieto,
che qualcosa, pur sbagliando, avrò imparato.
A vent'anni son giovane, son vecchio
e ciò mi meraviglia
perché vorrei raggiungere una stella
ed invece casco in una scena
dove tutto è falso ed inconsistente.
O grande Dio Onnipotente
non vedo la Tua Luce,
qualcuno sempre la spegne
o forse sono io stesso.
Ho interpretato male tante cose
ed ho trovato sempre porte chiuse;
Ho parlato a tanti con l'anima, col cuore
e corrisposto mi hanno con odio e malumore.
Ho sempre odiato la falsità dell'uomo
ed incomprensione ho ricevuto.
Dunque, come fare, o mio Signore?
Pregare e metterTi candele?
Non credo a queste cose e lo Sai bene.
Ho costruito strade tante volte
ma sempre sbagliate
ed argilla e fango le han sbandate.
Trovami Tu la strada, fanne una per me
perché io non trovo gente con cui viaggiare.
I frutti che non ci sono
E' una serata antipatica,
questa.
Mi sembra di raccogliere
i frutti di un albero
che non da frutti
e, con questo niente,
che mi pesa
che m'opprime
vado girando
intorno ad un problema,
quello di sempre,
lo stesso, forse,
che nasce e muore
con tutti coloro
che se lo sono posto.
Ma perché
ci giriamo intorno
o, forse, lo evitiamo?
Eppure non dev'essere difficile.
E' solo un grido,
è un anelito
a volte una speranza.
Si chiama lealtà?
E' forse desiderio di vero?
Eppure fughiamo spesso
occhi che c'indagano
che chiedono un perché
del quale abbiamo paura
ma che ossessiona.
A cosa si rinuncia
per un poco di verità?
Al compromesso?
Al posto di favore?
Riflettiamo:
Possiamo averlo tutti,
con un poco d'onestà.
I "Matti" di Biagio
Voglio esumar cadaveri
vestirli per bene
fissarli alle sedie
con fil di ferro
e fotografarli.
Oh!, scusatemi,
ci ha già pensato
il mio amico Biagio.
il lama
I messaggi della pesca ( psiche? )
Dico a voi
bietoloni vestiti di bianco
che correte alle feste;
Pure a voi
che immortalate gli specchi.
Il maquillage è già pronto:
che trucco!
Li guardate senza vederli
Mentre leggete due righe
Da circostanza dettate.
Non trovate che sia
La solita scaletta?
Vi vedono senza guardarvi
Nei muri che l'hanno piegati,
vi vedono nell'apatia
che li ha accompagnati;
vi sentono nell'indifferenza,
vi palpano
nella maestosa ipocrisia
di un altro " tangibile passo "
che loro non è.
Dico a voi
Amanti
" di fruibili spazi ",
pittura, scultura,
parole ( crociate ):
pupi,
rispettate la vostra manicomialità;
Coro di voci bianche
Cantate, vi prego, lontano da qui
Per rispettare i superstiti
Inesistente paravento.
Futuro nascente da indenni macerie
Di un passato fallito:
Non calpestiamoli i morti.
il lama
Identità perdute
Decisamente
voglio rinnegare
quanto dal mio spirito
non venga
che possa menzognero
tramutare speme
in delusione e affanno.
Io, ma solamente io,
a trarre da me stesso
e dare
se io voglio dare
trattenere
per non farmi calpestare;
In questo
senza chiedere controparte
perché è da qui
che s'incammina l'infelicità
e corre veloce
verso le identità perdute.
Igiene ed igiene
Come metodo
è proprio vecchio,
scoprire l'America
nel solito secchio.
Era giornalista
e, come d'incanto,
fra microbi e virus
è diventato santo;
Così tutti a sbavàre
sulla pillola amara
parlando d'igiene:
Una cosa assai rara.
C'è paura e fermento
pure all'Igiene ... Mentale,
ma niente ci " azzecca "
con quella nazionale.
Da noi l'igiene,
la dignità, il rispetto
sono proprio un tuttuno:
Vi va bene
che non ci caca nessuno.
il lama
Il candidato.
Si capisce subito
quando uno è candidato:
E' lucido, mieloso,
cortese e incravattato.
E' uno che prima
sempre ti snobbava;
Ora s'avvicina,
sorride con la bava,
ti chiede con dolcezza
quali sono i tuoi problemi
mentre ti guarda
come si guardano gli scemi.
E' compìto, moralista,
promette il paradiso
e distribuisce immaginette
con l'effigie del suo viso.
Ma che succede
dopo l'elezione?
L'elettore è dimentico
di precedenti la lezione:
Sul podio vanno
eletti i cherubini
... e noi fra i cassonetti
insieme ai volantini.
il lama
Il giorno
Di poi che la scura notte
cede il passaggio all'ardito giorno,
dileguandosi va
il tristo pensiero notturno
che angoscia,
dispera,
confonde.
Già s'apre ogni cosa nel dì
e si svela ogni arcana mistura
che fuga,
disperde,
smarrisce
cotanta bile sclonclusa.
Il mio bimbo
Quando mi guardi
bimbo mio
e negli occhi tuoi
risplende della vita
tutta la fragranza,
dentro al cuore
sento un esplosione.
Mi sembra, allora,
che siamo complici,
nel rubare al mondo
un poco di felicità.
Papà
Il mio gemello
Seppure un giorno
magari assai lontano
avrò nel cuore
un raggio tepido
di luce pulita e vera
vorrò morire desto
accanto a quel masso
freddo, inerte, pesante
che da sempre m'è gemello.
Il mio tempo
Se potessi il mio tempo
trascorrere in campagna
dove l'erba od un grillo
o lumache sulle foglie
ed arance
con i colori della vita:
Non avrei più
quell'ossessione di ricerca.
Ma poi, tornando,
da dove e chissà dove,
una carezza nel viso
sarebbe il ristoro di un' anima
che si perde
nelle strade del pensiero.
Il mio viaggio è finito?
Ho cercato la felicità
sul mare, in campagna;
Ho girato città
ed ho conosciuto gente
ed ogni cosa mi ha rattristato.
Poi ho conosciuto
una fanciulla:
Te, dolce Teresa.
L'ho amata, adorata
e nell'intima accoglienza
di quattro semplici muri
ho coronato un sogno
che mai più speravo.
Non stelle,
non luci sfolgoranti
è la felicità: l'ho compreso.
Una timida luce,
due anime che si fondono in una,
una mano
che prende una mano,
due corpi frementi
si cercano, si trovano
e svaniscono insieme
nel vuoto completo
mentre una musica mai ascoltata,
dalle note soavi ed arcane
accompagna quei momenti sublimi.
Sospiri, carezze: Ch'è dolce!
Una stanchezza che svuota,
una sensazione di pace
e poi un bacio
che suggella un amore.
Tuo Alberto
Il miracolo della primavera
Mi sento frastornato
questa sera.
Penso e ripenso
a quel di stamattina,
ripercorro i tempi
del tuo parto
con in testa il battito
ora eccitato, or quieto
del tuo cuore
in quel gran lavoro.
Rivedo quel corpicino
uscire dal tuo ventre
e con un flebile vagito
reclamare il suo diritto
al cammino della vita.
Così, poi,
ti sei svegliata
smarrita
disperduta fra mille quesiti
e con nell'aria quella sensazione
non ancora certezza
che qualcosa d'assolutamente nuovo
già c'era.
E' stato quando te l'hanno portata
che mi sono ritrovato.
Ho visto il tuo sorriso
che si perdeva nell'infinito
mentre incrociava lo sguardo
di quella creaturina
che già di te chiedeva.
E' stato semplice
è stato naturale
per questo così bello
per questo eccezionale.
Questo il miracolo di ieri mattina:
La mia margherita
ha la sua margheritina.
Papà
Il nido
Quel nido
giallo, rosso e turchino
ch'è stata la gioia
per ogni bambino
che spensierato
sorrideva e strillava
con la maestra
che lo guidava,
mentre eravamo
contenti a giocare,
è stato capace
d'insegnarci a volare.
Da grande
nella vita a navigare
quel caro nido
non potrò scordare
e quella chioccia dolce,
adorabile maestrina
che sa essere mamma
e sa essere bambina.
Il nostro manicomio.
Non erano normali
E li abbiamo rinchiusi.
minavano la nostra eredità
e li abbiamo rinchiusi.
Non li volevamo
In mezzo ai piedi
E li abbiamo rinchiusi.
Poi abbiamo pianto
Per loro
E li abbiamo liberati
Dalla loro prigionia:
Loro prigionia?
Neppure questo
È mai stato loro!
Perché non liberarli
Dalla nostra prigionia?
Bastardi!
Il lama
Il nostro tempo
Si fa presente che...
Bene, disponiamo, orsù.
Provvedasi per tempo
altrimenti ci arrabbiamo.
Ma no, non è così.
Lasciamo stare, va!
Ma in fondo, poi,
chi se ne frega?
Consumansi le penne
nel lessico ferito;
Orgoglio:
Che cos'è?
Abbasso il libro Cuore,
che scemo, quello la.
Ma certo, delirava!
Racconti assurdi
matrici psicotiche
eroismi rari:
Era cliente
di Gigi Mandalari.
Il lama
Il paese dei balocchi
I pini
che al " Mandalari "
muti testimoni
da molto tempo ormai
temono radicale
impietosa tosatura
si sono chiesti alfine
perché proprio loro
che, almeno,
offrono a Rosina
sotto l'ombra capace
tanto grazioso svago
con copiosi pinòli.
Il lama
Il nostro tempo
Il tempo,
che ogni attimo scandisce
del percorso
sui sentieri della vita,
è nostro, anima mia,
perché lo trascorriamo
insieme.
Oggi, esso,
si ferma per guardarci,
sconfitto dal nostro amore.
Tuo Alberto
Il respiro
C'è una croce storta
su di un pilastro
nella piazza della chiesa.
Il vento flagella
degli alberi intorno
i rami che si spogliano
grandinando di semi
quella croce
ultimo insulto, forse,
o di germinare
una speranza.
In quella, confusa,
come pure in chiesa
quasi a chiedersi:
" Ma qui, cosa ci faccio! ".
Fra quell'onde contrite
al buio
mentre il sole
usciva dalle nubi
ed accompagnava il feretro
in silenzio
per l'erta vociante.
Un pugno al petto
toglie il respiro
tutto in una volta
e poi ritorna.
La perdita di un amore
lo toglie piano, piano
a meno che
non si respiri in esso.
Il sorriso
E' un dono,
nient'altro che un dono;
quello gratuito, spontaneo
offerto dall'Eterno
affinché lo si aliti
al moribondo,
a chi soffre,
a chi ha perso
o sta perdendo
il senso della vita
o si chiede se mai
abbia avuto un senso,
a chi sta inaridendo,
a chi sta nella notte.
Dev'essere gaio e caldo,
deve necessariamente
scaturire dall'animo
perché assolva
il suo alto compito.
Voi
che lo avete
di polistirolo espanso
cosa pensate mai d'avere
e cosa pensate mai di dare!
il lama
Il trampoliere del vento
Venne sui trampoli
per mimare dei matti
la " loro " pazzia.
Guardai Luciano
ed assai gli somigliava
tranne che in mano
non aveva la trombetta
ma una corposa cacca
ed i suoi occhi
non fingevano inespressività
ma erano ciechi da sempre.
Poi se ne andò
con la sua coda
colorata di grigio
accompagnato
da uno strampalato tamburo.
Non capii chi fosse più cieco:
Noi, Luciano,
od il trampoliere del vento.
Il vestito
Giorno su giorno
aspetto che giunga la notte.
Quanti sogni, tanti incubi.
Comunque, il mattino,
mi riserba l'amaro in bocca,
un vuoto al cuore o un peso.
Raccatto frammenti di pensieri,
riordino idee, decisioni, rammarichi
e con essi mi vesto:
Che brutto vestito!
Però è con esso
che affronto un " nuovo giorno ",
è con esso che aspetto
che... giunga la notte.
il lama
Implorazione
Dottore
le voglio parlare:
Non mi deve
solamente visitare.
Il tempo, qui,
s'è fermato,
avanti e indietro
vado sconsolato.
Lo so che lei,
chiuso in quella stanza,
per me lavora,
lavora abbastanza,
ma io, passeggiando,
nervoso in attesa,
tutta l'angoscia
un poco meno mi pesa.
Perciò, per favore,
abbia pazienza
quando la reclamo
con tanta insistenza;
Al mio malessere
faccia buon viso
e, se le riesce,
mi dona un sorriso?
il lama
In ottemperanza
alle riduzioni legislative
A quell'ignorante
posso dirlo forte
che di Lombardo ha fatto
diagnosi di morte.
Sappia che si mormora
nel Sanatorio
che problema non fu
cardiocircolatorio.
Ditemi che sono delirante:
Per me morì
d'orchite fulminante.
il lama
Incidente
Sembrava di plastica.
C'era il suo sangue
nelle mie mani
ma vedevo solo un involucro.
Semplicità tragica
della nostra esistenza:
Marionette accaldate
intorno a marionette
che diventano fredde.
Adesso
che mi sento svuotato
e non percepisco il mio peso,
mi chiedo cosa sia la morte
e non conosco il significato della vita.
Indescrivibile
Una mano
non può contenere l'oceano.
Una stella argentea
dell'azzurro infinito
non entra in una casa.
Le parole: Ti amo,
ti voglio bene,
non bastano ad esprimere
l'amore che ho per te.
Dio fece un uomo
dal fango
e col Suo respiro
gli trasmise vita.
Tu, Teresa mia,
con i tuoi occhi
d'incomparabile splendore,
col tuo sorriso dolce, innamorato
hai fatto di nessuno
un uomo pieno di felicità.
Tuo Alberto
Inganni
Di quanta pochezza è fatto
l'animo di chi vive infecondo
ed il domani attende
per verificare un inganno.
Quale amarezza
in chi li osserva,
tanta sinistra gioia
nella loro cattiveria
fine a se stessa,
volta a coprirsi la stoltezza
di fronte a chi
viscido li asseconda.
Torvo uno sguardo,
melliflua una domanda
ed i cuori
in diversa misura e contenuto
si colmano od inaridiscono.
Quest'assetto trova posto
largamente all'ignoranza
con buona compagnia di bassezza
ove il paraninfo è di mestiere.
Così è armato
chi annaspa nel fango
ed emerge e paga
chi dall'ignoranza non ha scampo.
Insolita soglia
Come in esilio,
perché ad altri il fastidio si sperda.
E mentre è represso
un vulcano che cova,
nemmeno il conforto
di un suono soave
che cristallino per l'aria
circonfonde chi ascolta
prigioniero della paura,
degli amici fidati,
lecchini senza bandiera
che spruzzano fango
e non scorgono rose,
perché nei roveti hanno sempre vissuto.
Il tempo si ferma
su di un'insolita soglia
e non v'è che grigiore,
non vedo il domani.
Insoliti binomi
Il millenario binomio
ormai per niente strano
è la contrapposizione
fra il sacro ed il profano.
Con la Vara e le Barette
similitudine fra tante
è questo di certo
il caso più eclatante.
Immagini Sacre
a forza, con i denti
per la citta portate
da tanti delinquenti
che gridano " VIVA MARIA! "
od incitando con fervòre
e bestemmiano irriverenti
come uno scaricatòre.
A fianco, in pompa magna,
carabinieri e polizia:
Gratia omnia
.... e così sia.
il lama
Isolamento
Anomalo, cadente
angusto, acquitrinoso
ristrutturato in bilico
sulla vecchia falda
con nella facciata
due meravigliosi fasci
che la dicon lunga
sui trionfi emarginanti
della nuova dittatura
fatta di pochezza
di meschini affanni
all'insegna di un teatrino
che mascherare tenta
servitù infantili
che mai supereranno.
Colà, pia una dottoressa,
costruiva contentezza
e l'hanno defraudata
perché faceva cose vere
non si metteva in mostra
ed era sana.
Dio, in che mani!
In nome di Te stesso:
Abbi pietà.
Voi poverelli
Isolati alfine
Col vostro fetòre
Che più a nessuno
Nuoce e raccapriccia
Godete riconoscenti
Per l'aria di collina
Generoso dono
Di chi vi pensa
Ed oltremodo v'ama.
E se agli acciacchi
Di sì provati corpi
L'aria alta
Non tanto gioverà
Vi consoli il pensiero
Che lo " spirto "
Quassù sospinto dolcemente
Potrà ritemprarsi
Scevro della vista
D'immagini imbonificabili.
il lama
Italia 2001
Scheda dopo scheda
ricorrente sempre un nome
che non oso nominare.
Una pugnalata ad ogni scheda,
non al mio petto;
Peggio: All'intelligenza.
E' stanco un popolo,
soprattutto se non ha lottato
ed ha schivato ottusamente
le pagine di storia
così piene di nomi
come quello dell' " Innominato ".
E' niente un popolo
quando ignavia lo coglie.
E' niente un popolo
che ha paura.
E' niente un popolo
senza dignità.
Di tutti questi niente
qualcuno si fa forte
... e diventa presidente.
il lama
Primo maggio
Li chiamano idioti.
Non fanno niente di niente
per tutta la giornata
ma, per questo,
non sono stipendiati.
Non amano nessuno
ma non vanno la domenica
a messa
col vestitino nuovo.
Non hanno scarpe
si pisciano addosso
e non possono pigliare
nessuno
a calci in culo
per essersi preso
" un modico malanno ".
Li chiamano idioti.
Stanno li
da sempre;
Da sempre
nella stessa posa
ma non dicono mai
le fesserie.
Ridono
come ridono gl'idioti
ma nessuno li applaude.
Muoiono
come muoiono gl'idioti:
Con dignità.
Quella stessa dignità
che si crede
d'aver loro negato,
se la prendono
senza far rumore
e nel sonno eterno
sorridono
di quel sorriso consapevole
che trascende dall'idiota
mentre applaude
all'intellighentia umana.
Jei Bambino
Fra tanti porporati
che s'ingozzano a tacchino
umilmente fra i Beati
viene al mondo Jei Bambino.
Lui sorride ai confessori
piange per chi soffre
perdona ai peccatori
e l'altra guancia offre.
Chissà se mai lo capiremo
stendendo un pio velo
il senso d'amor supremo
che viene da quel cielo.
A Natale non serve tanto
se poi ce lo scordiamo
un viso mesto e un pianto
che alfine recitiamo.
La vita di frequente
può essere Golgota o Natale
in questa terra di niente
purché si eviti il carnevale.
Augurio sincero
il cuor mi detta
per un domani vero
alla Comunità Protetta
E che il Natale
ci resti nel cuore
con un pizzico
di volontà ed amore.
L'Università di Peppina
Per laureare un asino
all'Università di Peppina
basta un politico
e commissione cretina
che sarà attenta
in un prossimo futuro
a non chieder servigi
al novel midollo duro.
Per diventare politico
in una terremotata
basta la corruzione
ed una grossa pedata.
Per creare corruzione
dove sta lo Scirocco
è sufficiente che il popolo
sia tanto sciocco.
Diventa semplice
se stai sempre zitto
il Pubblico usare
con gioia e profitto.
Come avvoltoi
dal potente promontorio
le forze ordinate
trovano il capro espiatorio
e nei Triviali
ciliegine sulle torte
tutte si drizzano
le cose storte.
Morale della filastrocca
carissimi Peppaci
tutto funziona bene
con il " taci e maci":
Ma tu, stretto
fra il politico ed il delinquente,
paghi, Peppennacchio
che non capisci niente!
il lama
La commissione
Ora che viene
pubblica la commissione
abbiamo il reparto
in piena ribellione:
Letti rifatti, pavimenti lindi
lustrini e pareti decorate,
le autorità saranno
di certo assai ammirate.
Puliti i degenti,
nascosti i variopinti
si dirà del personale:
" Son distinti ".
Che stupidi, a volte,
teniamo all'apparente:
Le commissioni curino
la dignità d'ogni degente.
il lama
La dignità dei numeri
Allora che un dormiente
alfine s'è svegliato
non vede proprio niente
neppure chi è malato.
Musica stonata
con una corda sola
di una dignità fregata
che affligge e non consola.
Che siano padri o figli
oppure dei fratelli:
Un mucchio di grovigli
soltanto pazzerelli.
Così che tutto tace
sensibile l'affanno
la dignità sta in pace
s'è fatto tutto indarno.
Col piffero la Legge
con calcolazioni accorte
gabbato ha questo gregge
decisa è la sua sorte:
Sette. quindici, ventotto
avete l'anima anche voi
non sono più numeri del lotto
l'abbiam deciso finalmente noi.
Un esame di coscienza
nato assai da poco
per la pubblica decenza:
Signori, fate il vostro gioco.
il lama
Fenice
Alcuni
nati in terra messinese
li trapiantano in cassa
in quel di Naso
così
gia pronti per il paradiso.
Potenza
dell'intelletto umano
il Manicomio
non è morto invano
perché
novella una fenice
risorge
fra siti montani
non più dalle sue ceneri
ma per fare dei matti
solo cenere dispersa.
il lama
La forza più grande
Nasce da Dio
e con egli s'avvia
già grande
immenso, impetuoso.
E' un fiume chiassoso
un oceano silente
una cascata di gioia
un porto sicuro.
E' il sorriso
che scende dai sassi
biancheggianti
nel letto dei ruscelli.
E' il dolore
ruggente fra i dirupi
echeggiante
fino all'ultima speme
e poi oltre
senza che alcuno
le prometta una carezza.
Nasce da Dio
e vive in eterno
l'amore di una madre.
Tuo figlio Alberto
La grande beffa
Oggi,
per quello che penso,
dovrei credere che Esisti,
con le dovute riserve:
s'intende.
Sei il Maestro
di tutte le illusioni.
l'Artefice
di tutte le follie.
Dopo tanto cammino
ogni uomo scopre,
spesso con amarezza,
d'aver camminato male,
d'aver sbagliato meta,
quand'anche ci fosse stata.
Qualcuno si rifugia
in quelle nuvole
che tanti chiaman fede;
tanti, allo sbaraglio,
" se la vedon tutta "
confidando che ogni cosa
si risolva
in quel tumulo di terra.
Ma Tu, forse,
te la ridi.
Ci hai dato l'illusione
di recintare il mondo,
di mettere le sbarre
ai nostri ostacoli;
Ci hai fatto credere
alla follìa del potere,
alla nostra onnipotenza.
Ma io Ti ho visto.
Sei sempre stato
dietro quelle sbarre
ad ascoltare
" le nostre intuizioni ".
Ti abbiamo chiamato
Povero, Demente,
Scemo, Ciarlatano.
Ti abbiamo temuto
quando parlavi d'onestà
ed allontanato
quando proclamavi correttezza
e rispetto della dignità.
Ma Tu,
dietro quelle sbarre,
mentre noi Ti crediamo cieco,
guardi a trecentosessanta gradi,
con quel sorriso
che noi pensiamo d'ebete
mentr'è il sorriso enorme
di chi è capace di sorridere
a così tanta merda.
Non Ti chiedo d'aver pietà
ne d'essere spietato
in quel Tuo famoso giudizio.
Non Ti chiedo neppure
di farmi un pò capìre;
Solo, Ti prego,
non farla troppo lunga:
Dacci un taglio.
La malattia dei pazzi.
La malattia dei pazzi
è fatta di paura.
Essa è nata con loro,
forse acquisita in placenta.
Paura
acquisita in famiglia,
nel mondo
fatto di violenze.
Paura di se stessi
di un oggetto
di un ricordo
che non si ricorda più.
Bisognerebbe dare un nome,
un immagine, un suono
a quella paura:
Forse la capiremmo.
Un giorno,
sapremo loro toglierla?
La mia penna
Penna mia
che questa sera non vuoi scrivere fesserie;
Come se l'altre volte
avessi inventato la parola!
In fondo
le fesserie riempiono la vita
così mascherate di serio
da far piangere.
Che scrivere si può che non s'è scritto?
Il di che scriverò
le mie più recondite
forse cambierà qualcosa.
Per intanto, mosche,
schiacciare mosche,
perché di meno me ne resti in pugno.
La mia piccola Adry
Sei venuta al mondo
silenziosa
com'è tuo costume
e d'ornamento
hai messo grazia
discrezione e portamento.
Il tuo cuore è mistero
per chi non ti conosce,
ma chi fra le sue braccia
ha potuto sentirne
la manina al viso
e negli occhi leggere
del mare ogni tesoro,
s'apre fecondo
dando sentori
di un futuro schietto.
Oggi sei grande
ma il tuo visetto
di scoiattolo libero
fra più verdi boschi
sembra che voglia dire:
Non ti scordar di me.
Papà
La mia sposa
Se del mare o del tramonto
descrivo i riflessi
per paragonarli ai tuoi
e nel sorgere del sole
ravviso la gioia d'averti conosciuto,
è sempre poca cosa,
retorica, volendo,
nulla, comunque,
alla gioia vera, serena o prorompente
di guardarti
mentre dormi al mio fianco
oppure, quando un sorriso sincero
dalle tue labbra
illumina il giorno.
Tuo Alberto
La mosca
Entra
consapevole
che il mondo, per lui,
sia troppo poco
e si destreggia, intanto,
a mettersi comunque
in comunicazione con esso
convinto che quel mondo
se ne accorga.
Mi sembra quella mosca
che col suo pisello
voleva fecondare
un branco d'elefanti.
il lama
La nostra Messina
Messina
quanto mi dispiace:
Degeneri ogni giorno
e tutto sempre tace.
Voti sempre
meschina e miserella
col concetto abominevole
politico di bustarella.
Ti guardi in giro
afflitta, con circospezione
e sai che ovunque dilaga
connivenza e corruzione.
Nel giornale leggi
tutta la tua città
tranne, purtroppo,
un soldo di verità.
Urlano le sirene
che recano cadaveri aspiranti
negli ospedali
di alcuni latitanti
con della gente
d'Ippocrate offensori
boriosi, saccenti,
baroni professori.
La Polizia
comunque sia vestita
guarda perplessa
un poco inorridita:
Quanti affanni
per la Giustizia tutelare
e se la ride
chi è nel malaffare.
Pizzo, politica,
siringa ed intrallazzo
intreccio moderno
un vortice ormai pazzo.
Enorme spazzatura,
grande cecità:
Questa, messinesi,
è la nostra città.
il lama
La penna
Muoviti, penna,
esprimi il volere
pur non volendo.
Fammi volare
perché, tu voglia o no,
lo voglio
senza volerti.
Ma tu non vuoi.
La rafia.
E' appesa ad un filo
la sorte di un reparto.
Giunge reggendo le lenzuola,
di poi regge dei malati
i miseri calzoni,
indi Salvatore
ci gioca tutto il giorno
incalzato da Bandì
che se l'inghiotte.
Feci pietose
lo adagiano nel letto,
su quelle lenzuola,
e ...il giro ricomincia.
il lama
La sigaretta di Fina.
Qual mondo triste
che nulla prospetta
tranne una misera
desiata sigaretta.
Intorno ad essa
muove l'esistenza
e letteralmente fonde
quando ne resta senza.
Buio vuoto
grigiore silente
di tutto questo
non resta niente.
Solo acre all'inizio
un comune profumo
che si consuma
lasciando fumo.
il lama
Leonessa
Triste nell'aria
mestizia silente.
Immote le fronde
immerse nell'afa
col sole al tramonto
che più non promette
se non rassegnato
paesaggi lontani
anonimi e tremuli.
Dal folto
una scossa
una raffica intensa
affanno gioioso
guerriera selvaggia
trionfante predona
ferita in battaglia.
Leonessa
che mai più vidi bella.
Nel cuore un affanno
incredulo e assorto
come quando
s'abbraccia una stella.
Lilla
Quelle partite a scopa
tirate fra un sorriso
ed un sinfonico sbadiglio,
quelle notturne chiacchierate
mentre si consumava lenta
l'ultima sofferta sigaretta,
o l'ora della terapia
che allegra scivolava
sull'onde gioiose
dei canti del mattino
e le stridule grida
dei pazzerelli appena desti.
Seria, in un cantuccio,
con il cornetto della colazione
mentre nell'aria si diffonde
penetrante di Gaetano
l'aroma di pecorino e parmigiano;
Spesso riflessiva ed assorta,
attenta e di cerimonie corta,
a volte sorridente e gaia
con negli occhi quella luminosità
che dall'animo risplende.
Stoica nel dolore
con la mano al fianco
ed un pezzetto di pane
deglutito lentamente
insieme a mille pensieri
sempre mascherati,
chiusi come in sepolcro,
gelosamente custoditi
ma che dagli occhi
sempre son fuggiti.
Pensavo che la tua vita
fosse sterile e senza senso
ma ho scoperto in te
semplice un cuore immenso.
La vita scorre,
cambia ogni momento
non hai tempo d'affiatarti
ed è un lamento,
un saluto, un rimpianto,
poi verso altri paesi
con i suoi problemi
ed anche i suoi sorrisi.
Niente commiati, dunque,
ne grossi paroloni:
Un saluto, un arrivederci,
con tanti cari auguri.
Domani, alla " Boccetta ",
salendo sul pulmino,
quel posto vuoto
un poco mi rattristerà.
Malati e malati
Se del Creato
nulla
ci vien proprio di capire,
a cosa
ogni parola o periodo
possono mai servire
se sgomento o , peggio,
indifferenza
segnano il tempo nostro
giammai riempito
giammai svuotato.
Come reagire
se reagir bisogna
vedendo una creatura
la cui grazia
e gentilezza indifesa
vengono offuscate
nelle circonvoluzioni cerebrali
e vittime saranno, temo,
d'altri, veramente menomati
o deboli o refrattari.
E se questa creatura
ti può esser figlia!
Mamma bambina
Una mamma
è grande
ma in fondo
è sempre bambina.
Se poi
nel cuore
aleggia la Primavera
ha sempre un sorriso
una parola cara.
Sereno Natale
alla mamma fanciulla
da un bimbo grande
che sta nella culla.
tuo figlio Alberto
Mamma e papà
Chi mai lo crederebbe:
Un mare tempestoso,
degli isolotti soleggiati,
correnti gelide
alternate a grande caldo
ed annaspare,
soccombere quasi.
Con un flebile respiro
reclamar la vita
ma, più ancòra,
il compagno di sempre.
Lei settantasette, lui novanta,
abbracciati
come due fanciulli
ringraziando Dio
di quel connubio felice.
E proprio oggi,
col loro primogenito di 57 Estati.
Manca una stella
Di notte
quando è limpido il cielo
e le stelle
brillano copiose,
lo stesso mi accorgo
che una
s'è persa per strade
che non portano a nulla
e non vuole brillare.
Manicomio
Di Mille
Che dimensione non hanno,
nel cui limbo afono,
senza colori,
sperduti vagano
in una girandola amorfa
di cui si perde il principio,
è scontata la fine
e confonde
chi a guardarli si presta:
Anche uno solo,
che in un sorriso
ritrovi se stesso
e dia un senso
alla nostra esistenza.
Marina
Ho di nuovo goduto
del tuo fresco sorriso
ragazzina
che trasporta montagne.
Sul viale affollato
con te
che cancelli la gente.
L'armonia del tuo canto
canarino che vorrebbe volare
cometa sfavillante
che passa una volta:
Fermati
sciogli il tuo ghiaccio.
Questa sera
mi hai reso felice.
Che importa
se non posso baciarti.
Matti in penombra
Lungo il viale Giostra,
salendo,
ad un certo punto
finiscono le luci.
Fino alle 20,30
il cancello automatico
sta aperto:
Chi entra, pensa di sapere
che cosa trova
ma non si domanda quasi mai perché;
Chi esce
non sa quasi mai perché.
Tutti siamo stanchi
in quel tempo sospeso da tempo.
Loro, ci guardano
ritenendoci dei Padreterni.
Con le nostre miserie,
le nostre contraddizioni,
i nostri paraocchi,
ci guardano,
ritenendoci dei Padreterni .
Noi, come ci riteniamo?
Quando escono
sono sempre dentro;
Quando entriamo
siamo sempre fuori:;
C'incontreremo mai?
Dopo le 20,30
il cancello automatico si chiude
ad un mondo chiuso:
Che senso ha?
Che l'anno nuovo ci conservi
una penombra protettiva
perché, in fondo, non conviene
far luce sui " matti ".
Messi notturne
Quando la notte imbianca
col suo nero manto
le stanche menti umane,
sorge lo spirto mio
e favellar mi fa:
Inondazioni travolgenti
d'amor deluso
passan sui miei pensieri
ma, queste, lavano ogni macchia
lasciando prosperare
giallo grano di fervida speranza.
Son spighe grandi
e ben nutrite,
tutto il gran vanto dell'agricoltore
che va cantando
per la sua campagna
inni gioiosi
per il Gran Fattore.
Ma quando l'infocato sole
butta dal real seggio
la calma notte
e torna a destarsi
il gaio agricoltore
che fischiettando di gran lena
s'appresta quindi a mietere
quel biondo grano,
si trova tutto sudàto
e tosto lui comprende
... che ha sognato.
Mi s'è smarrita l'anima
Da qualche tempo
ormai
non provo più quell'emozioni
che annullano la gravità
ne quella musica
pulita, soave
così somigliante all'onde
tenui e gentili
che accarezzano la rena.
Tu, Musa,
mia compagna alterna
forse per me
la puoi cercare.
Aiutami
a non essere ancora
un fantoccio.
Mimosa 2001
S'avvicìna Màrzu
jòrnu òttu:
Chi gràn fèsta
chi casòttu!
Càdi ddòpu si S. Valintìnu
fèsta di nnamuràti
e pàri lassàri fìmmini
in càuru, assatanàti,
chi vànnu circànnu
màsculi d'antìcu stàmpu
pri calàricci disiùsi
a sò cernièra làmpu.
Pubbricità cci fàci
pùru la tivvù:
Quantu jarrùsi,
non si nni pòti cchiù!
Si jàmmunu trasmissiòni
tele smuntuàti
pri vìnciri in dirètta
n'anèddu e dù chiavàti,
e chi sciàlu
i còppii sparigghiàri:
chìsti sunnu càzzi
nisciùti di rinàli.
C'è crìsi d'identità,
nquinamèntu seculàri:
L'òttu Marzu
divintò cannaluàri.
Un tràggicu ricòrdu
da fìmmina o massàcru
di trasgressiòni è òra
u vèru simulàcru?
Chi sènsu havi cchiù
a poesìa di la mimòsa,
ciùri giàllu
di natùra vaporòsa?
U tò significàtu oramài
canciò, non s'ùsa,
mudèrnu si lu spècchiu
di la fìmmina jarrùsa.
Bbèdda chi sì, mimòsa,
pùru chi dùri pòcu
còmu la vàmpa
di la pàgghia in fòcu.
Fistèggili sti fìmmini,
sìmbulu evanescènti,
chìddi sèrii e l'àutri
chi non vànnu nènti.
Na vòta l'òmu ti cugghìa
mimòsa ddilicàta
e ntè bràzza ti purtàva
di la sò nnamuràta
ch'èra cuntènta
di ddu pìcciulu prisènti
mmasciàta veràci
di tànti sintimènti.
Oggi la fìmmina
si ntènni mancipàta
e si la rìdi
cull'amìca nnamuràta;
Pòi si contraddìci,
scappìcia u sò rispèttu
e bùsca pìcciuli
facènnu a dònna oggèttu.
Girò arruèrsa
oramài lu mùnnu:
vòli l'òmu a parità
c'àvi lu cùnnu!
Si càla i bràchi
si mètti in pòsa
p'avìri d'intra o cùlu
n'àbbiru i mimòsa.
Tùttu è in ruìna,
non c'è cchiù riliggiòni,
a n'òmu ci ssìccanu
li pòviri cogliòni.
Fèsta di la dònna?
Cristiàni! Ebrèi!
Chiamàmula mègghiu
fèsta di li ghèi!
Si ntrìca pùru lu Minìstru
di li pàri pportunità:
Ma un sàntu inchìnu
nùddu ci lu fà?
Idda dicritò cà fìmmina
pòti fàri puggilàtu:
Ma non è mègghiu
ddiccàrisi un gilàtu?
il lama
Miraggio
Vengo dal grande mare di sabbia;
Il mio passo è stentato
ed a fatica reggo le mie membra;
Ma, anche se fiacca,
la speranza vigila.
Ora vedo, poco distante,
un'ombra che si protende
verso di me;
Sono le palme rigogliose
e, fra esse. il riflesso azzurrino.
L'incedere del mio passo è ora
più teso, vIgoroso;
I miei occhi si slargano
e corro, corro fremente
per abbracciare quel tutto.
Appena arrivato, mi fermo
e guardo e non vedo.
Quel riflesso mi attende
ma io sto fermo:
Svanisce, riappare,
è lì, non c'è più.
Il mio eterno canto
la mia spassionata poesia
ha una dimensione
un freno, un'incertezza
e mi blocca.
Dovrei essere felice e non lo sono,
dovrei essere triste
e non lo sono.
E' una parte di me che se n'è andata
è una parte di me che ho ritrovato.
Risultato?
Saggezza, esperienza
freddezza
sensibilità controllata
a che serve!
Amore:
Non ce n'è
neppure per me stesso.
Desideri:
Morire e rinascere
come pantera o miliardario
fa lo stesso,
o non essere mai esistito
o riparare gli errori
anche quelli degli altri.
Progetti?
Uno solo
che fa a pugni con un intero sistema
ma che pure desidero tanto:
L'amore, un lavoro, un bambino.
Modestino.
Uno squittio
che si sente appena
e, chi non lo conosce,
certo se n'appena.
Prende solerte
in mano la scopetta
come per dire:
mi dai la sigaretta?
Manina lesta e accorta
non conviene averlo
vicino alla tua porta:
Tutto sente,
tutto racconta
ed è con la scusa
sempre più pronta.
Certo chiamarlo
non posso Modestino,
meglio col suo nome:
l'amico Gubino.
il lama
Momenti magici
Sai
quando si materializza
quella sensazione rarissima
di percezioni e di colori
e di fragranze
che ti lasciano attonito
non prima
d'averti elettrizzato
e tremebondo e ignudo
scagliato prepotentemente
in quella dimensione
in cui tutto scompare
e resti solo
con quell'altra persona
che ha generato la scintilla.
Fantastica magia
di un deserto che germoglia.
Musa
Musa,
che m'avvolgi alle tue vesti
ed in alto, per il cielo
mi trasporti felice
e poi mi lasci
senza una spiegazione
rabbuiandomi intorno
ogni contorno e vita
ed a singhiozzo ritorni
e poi scompari ancora.
Basta, ti prego, prendimi
com'io desidero che tu mi prenda
ed infondimi nelle vene
quella linfa
che mi fa scrivere a fiumi, oceani
per l'immenso vivere
pel quale, alfine,
respiro.
Natale 1999
Non hanno Dio
i ricchi:
Si consolano i poveri
che forse scambierebbero la fede
col piatto di lenticchie.
Ma i ricchi
stanno bene così?
Volete la via di mezzo?
Ricchi vestiti di stracci
a bordo del Ferrari
e poveri
con gli stessi stracci
sotto la Ferrari
... in corsa.
il lama
Natale festoso
Cammino per le strade cittadine.
Tutto brilla sul mio cammino:
Luci splendenti di mille colori,
inni giulivi pel Santo Natale,
folla di gente che passa frettolosa
spingendo me, inerme,
come un ramo proteso
con l'indice al cielo
in un mare in tempesta.
Nulla io vedo;
Nulla mi dicono tutte quelle vetrine
che fisso con occhio sperduto.
Ma intanto la gente si affanna a cercare
qualcosa e par che la trovi
perché sorride festosa.
Invano io cerco qualcosa in quei volti
perché nulla mi dicono;
E intanto continuo a cullarmi
su quel mare noioso
sperando, forse, di trovare un approdo.
Nave senza nocchiero
" ... nave senza nocchiero
in gran tempesta... "
Solea il vate dire
dell'italiche genti.
La nostra nave
barcaccia, colabrodo
che fino ad oggi
ha retto
ma non davvero
per virtù speciali,
oggi si abbandona,
si affonda con i passeggeri
senza un decoroso
ultimo approdo
per dare una speme
una passerella
perché scendano lieti
gli afflitti di ieri
forse di domani.
il lama
Nel deserto
Nel deserto
trainantisi
verso incerto un orizzonte
due anime trovano
un sorso d'acqua fresca.
Con essa
insieme vanno
per usarla goccia a goccia
perché duri
nel cammino dell'amore.
Per il matrimonio di Olga
Nicolino.
Ha vissuto
nella sua cacca,
nutrendosi di cacca,
assistito dalla cacca.
Ogni tanto un commissario
Lo voleva incravattato,
ma era anch'egli cacca
dileguantesi nel vento.
Ora, Nicolino, è morto
E di lui resta la cacca…
Che non fu mai sua.
Il lama
Ninna nanna
Ninna, nanna
Per la mia bambina,
ninna, nanna
per il mio caro amore.
La mia Teresa vuole dormire
E fra le mie braccia
La voglio addormentare.
Col mio canto d'amore
Voglio farle sognare
Ogni sogno più bello:
Una bimba, un castello,
un sorriso radioso,
un lungo bacio odoroso.
Stretti insieme
A guardar l'infinito;
Noi due
Abbracciati in un prato
Felici e gioiosi
Come lo sbocciar di una rosa,
mia dolcissima Teresa.
Alberto
Ninna nanna
Ho cantato una ninna nanna
nella corsia stridente
e Luciano non ha avvertito i suoni,
ma Giovanni mi guardava
e, fattomi presso,
ho preso ad intonar motivi lenti
e melodici al contempo.
Ci siamo incontrati
con le pupille ignude
ed è nato all'unisono
un sorriso nuovo
che mi ha donato un fremito.
Accostar la mano
al suo innocente viso
per una carezza dimostrargli,
per un nuovo giorno;
Egli, però, si è discostato.
Nino M.
Ninuzzo
È cieco da sempre
e riconosce dal passo
ognuno di noi.
Egli ascolta
e capisce
quand'è il suo turno
di prendere la pillola.
Sente il nostro passo
Che ad egli si fa presso
Ma sa quando la cosa
Non gli riguarda.
Nobiltà
La nobiltà,
quella d'animo,
diventa tangibile
se passa con disinvoltura
dalle tasche.
Non ha mercato
ne preferenza alcuna
che altrimenti sarebbe
egocentrismo od egoismo.
Così, chi sventolandola assieme ai colori
della generosità e dell'abnegazione,
è alquanto ignobile,
mortificandola non poco.
Non lo so
Mistero della vita
sempre presente, sempre più denso.
Perché ci sei, Mistero?
Chi ti ha concepito in modo così perfetto
da essere sempre integro?
Forse sarai tanto semplice
che la nostra mente,
istintivamente portata a cose grandi,
forse più enormi di noi,
non riesce ad intravedere il tuo essere.
Mistero: Signore degli uomini!
Mistero, uomini:
Perché non sappiamo svelarci.
Non si può salire
Vorrei distruggere
tante persone abiette,
ma come fare se son protette
da tanti imbrogli,
da tanti ipocriti leccapiedi.
Nessuno ha mai il coraggio
di scoprire un falso
e quando qualche ingenuo ci prova
è rovinato.
Dunque solo la bomba sarebbe l'efficace
viva allora la rivoluzione.
Ma rivoluzione è morte
anche per i giusti.
Il fuoco nel campo
per distruggere le mal'erbe
rovina anche il raccolto
però ricresce poi tutto sano e genuino;
Le mal'erbe scompaiono
e solo la nostra svogliatezza le ricrea.
Buon Dio che cosa fare allora?
Restare soggetti a queste sanguisughe
o morir con loro.
Okei.
A titì, ah!
A titì,ah! Ah!
e svuota i secchi
della spazzatura
come a voler dire
che la vita è tutta lì.
Ma non cerchiamo
verità tortuose,
lasciamo Okei
nella sua briosa
fanciullesca gioia:
E' felice così,
a titì ah!
A titì ah! Ah!
e mostra ai passanti
il suo operato.
Passaggio
Lo avverti in sordina
ma lo accantoni incredulo.
Ritorna discretamente
in quelle sere d'Inverno
quando da solo guardi la tv.
Ancora, però,
non lo metti a fuoco.
Senti un fastidio;
Si trasforma in inquietudine,
poi un disagio,
un poco ti smarrisci
e ripercorri veloce la tua vita
con le conquiste, gl'insuccessi,
le fughe,
la voglia di fare,
la tentazione d'essere.
Ed eccolo li,
ce l'hai di fronte,
inconfondibilmente reale:
E' un passaggio,
un ceder le armi.
E' come dire, anzi, accettare
il passare del tempo.
Non ti metti da parte
ma vai cedendo il passo;
Non conduci più la " carretta "
a briglia sciolte;
Ti siedi dietro,
ti lasci trasportare,
ogni tanto osservi il percorso.
Credevi mai che ciò avvenisse?
Eppure, tanti esempi
ti circondavano da presso.
Ed eccoti vecchio.
Ma no, suvvia!
Diciamo... più grande.
Pater noster
Mio Signore Misericordioso,
Aiutaci sempre
in quello che per noi
non dev'essere un lavoro
e neppure una missione,
ma un sereno operare
nella fiducia del domani.
Infondici tanta forza d'animo
e fai che i migliori sentimenti,
la lealtà ed un onesto sorriso
siano le nostre armi più tenaci
per affrontare il nemico sconosciuto
che vela le menti degli amici
che i loro destini ci affidano.
Non lasciarci mai prendere
dall'apatia e dallo sconforto,
proteggici dalla collera e dallo scetticismo
e nei momenti più gravi e più duri
lascia aperto lo spiraglio
della sagacia e della speranza.
Fa che il nostro pensiero,
anche nelle ore in siamo lontani,
sia sempre rivolto agli amici,
nello studio di un nuovo sistema,
per inventare qualcosa di nuovo
che giovi a restituire una mente
a chi l'abbia perduta.
Rendici sereni e riflessivi,
allegri ma operosi,
assidui e mai monotoni,
donaci fervore
e non saremo sterili.
Avvicinaci alla Società,
illumina la cittadinanza
perché il suo aiuto
è una luce sfolgorante.
Se per la Tua infinita bontà
avremo restituito il sorriso ad un padre
e ad una donna il suo uomo,
saremo diventati uomini pure noi.
Pattumiera
Lento ed ottùso
il tempo scorre
indifferente
al malessere montante
che sgretola quei muri
ormai tenute in piedi
dall'indurite feci.
Giro vizioso
che si rincorre apatico:
Indolenza
perché non c'è denaro
non c'è denaro
per indolenza antica.
Latrine fetide
perché non c'è
di che pulirle
non c'è di che pulirle
perché ci son
tante latrine.
Le impotenze
con grazia ed armonia
offrono al bar
il cicchetto
che tacita il petto
da lunghe lotte logorato.
Il vento
ha preso Direzione
e senza peso
fra il cavallo
studia di notte
con sapiente dotto
come sbrigarsela
in cavilli
che mutano d'aspetto
il demone
dandogli di cherubino
ali e volto
cosicché
lo stesso la peste
vegeta e verdeggia
ma... che eleganza
la forma è conservata.
Consumansi caparbio
il tempo inutile
fra cartacce e lezzi
ed assistono attoniti
( o forse poi
che gliene frega? )
i destini
cui noi siamo chiamati
e sordi percorriamo
la via
di un altro impegno
per cui la nostra vita
alfine
non ha senso.
Paura d'essere
Nascosta dietro un banco di nubi
mentre più in la il sole
e lo temi.
Gomitolo nervoso
ti svolgi e inciampi
riavvolgi e scappi
chiudi gli occhi e aspetti.
Tu odi aspettare
e un groviglio d'idee
davanti allo specchio
a cercarti, a giustificarti,
più spesso a detestarti.
Ma è una sola parola
un solo problema
un solo desiderio
e sempre ricorre
ed affanna od esalta
poi ti prostra
e rompi lo specchio:
Distruggi te stessa?
E' amore.
Amore per te stessa,
per la vita,
amore che non hai e che vuoi dare
che ti è dato e ch'è sfuggito
perché tu l'hai negato:
Amore ch'è sprecato.
Paura dell'amore
del giudizio delle cose
degli occhi della folla.
paura d'essere.
Paura, tu,
rosa di mezzanotte
sospiro di bucaneve
germoglio di pesco
in un angolo ad appassire
e non vuoi sbocciare.
Chiudi mesta nel pianto
un riepilogo irreale
povero sfogo per negare la paura.
Tutto questo
mentre quel sole
con i suoi raggi si sciupa
e tu col grembiule,
Cenerentola cieca,
passero leopardiano
che intoni quel canto
e non vuoi cinguettare.
Penna bianca
Al collo porta
con pietre turchine
la collanina
con lacci e treccine,
pizzetto e baffi
da moschettiere
lui tiene le palle
e si guarda il sedere.
Per lui gl'infermieri
sono carne al macello
ed ama in tivvù
di mostrarsi più bello.
Dei matti sostiene
la resurrezione
ma chi li difende
per lui è un coglione
da toglier di mezzo,
da eliminare
per fare più posto
al gozzovigliare.
Specchi non bastano
a tanti per rimirarsi:
Narcisi, finocchi,
ruffiani in catarsi.
Era della sinistra
vanto ed onore,
or doppio petto
ma senza un sol cuore;
Ai riflettori
diventa uno straccio
se viene interrotto
dalla partita di calcio.
il lama
Per cercare un luogo
Ciò che di sublime arride al cuore
mi lascia assai perplesso
perché non so più nulla,
non so cosa m'è preso.
Ma poi che già assopito
nel sonno tramuto il pensiero,
mi appare tutto più rosa e lusinghiero.
Così mi rotolo per verdi prati
abbracciando il pio cuscino.
Mi accorgo, allora, di esser ferito al cuore
e l'amore mi trasporta col suo armonioso canto.
Amo, perché l'amore è bello,
perché mi porta nel più bel luogo;
Là, dove nessuno mi dice di cambiare;
Là, dove la voce che io ascolto
è solo quella del mio cuore:
Per l'amore.
Per la mia dolce bambina
Come il vento fuga ogni nube,
come il sole illumina il cielo,
Così tu, Regina,
nel mio cuore risplendi;
Gli dai luce, calore
e per tanta aria
respira di nuovo,
più grande amore.
Amore, amore, amore,
sentimento sempre presente nei cuori,
adesso sei sbocciato in noi,
più bello, più vero:
Sei un fiore
che odora d'immenso.
Amore, amore, amore,
è in te, sei tu, Teresa,
anima mia.
Tu che sorridi alla vita,
tu mi dai il vero sorriso;
Tu che a me vieni sicura
mi completi, mi rendi sereno
e nel nostro cuore
coltivi quel seme
di un grande, più tenero amore.
Tuo Alberto
Per sempre mia
Il tuo volto serio,
sofferto per molti tristi pensieri,
i tuoi occhioni
neri nell'oscurità
ma pur tanto lucenti
più di una perla nera
baciata dalla luce lunare,
le tue labbra:
una porta di porpora
oltre la quale
un mondo soave, stupendo
tutta una vita ridente.
In questo oscuro momento
sono chiusi;
Per questo soffro, Teresa.
Come sei bella stasera,
amor mio.
Il dolore,
l'angoscia di un bel sogno interrotto,
ti si apre nel cuore una falla
e mette a nudo tutti i miei errori.
Una grande dolcezza
rapisce l'anima mia,
una nota stonata mi rammenta
d'averti tanto fatto soffrire
e mi pento,oh! Si
sinceramente mi pento.
Una lacrima mi scende sul viso:
Anche quella ti ha fatto soffrire
ma non doveva.
Si è unita alle tue
formando insieme una gemma:
%
Era calda, pesante, sofferta
ma ci ha fatto capire
e perciò tanto preziosa.
E' caduta su un prato
e, ti giuro, sarà fecondato.
Ho capito.
Ho capito e perciò sii serena;
Ho capito
e perciò sorridi, sorridi!
Ho capito ed un fiore
d'infinita freschezza
spunterà su quel prato;
Ho capito
e per questo ti chiedo perdono.
In ginocchio ai tuoi piedi
aspetto una carezza
sul viso,
un tuo bacio,
il tuo sincero, amoroso sorriso.
Tuo Alberto
Per te sorrido
Un tramonto sereno,
quella brezza lieve
latrice di buone novelle
e i pini e il profumo di essi:
La cornice più bella
Per circondare una creatura
Stupenda, quale tu sei.
Dalle tue labbra
È fiorita una frase,
un canto soave
forse una dolce promessa
che di gioia ha pervaso il mio cuore.
Adesso mi rincorrono
Tanti campanellini
E suonano, suonano a festa.
Teresa,
leggiadra gazzella
di un bosco fragrante:
C'è qualcosa che ci nasce nel cuore?
Oh! Che il cielo volesse !
Perché tu
Vorrei per sempre,
amore,
convincerti che il bello
non è quello delle passerelle,
ma quello naturale e delizioso
come i fiori
che germogliano nei prati.
Cosa sono mai
gambe lunghe e slanciate
se non femori e tibie
un poco più sviluppati
che nulla valgono
le tue cosce sode.
Sederi smilzi, pallidi,
saltellanti, isterici
spariscono vergognosi
al cospetto del tuo
ch'è un capolavoro;
O quelle tettine
anonime e sparute
che mai potranno valère
se paragonate a quelle tue
muliebri, erotiche
da mordere sempre
con rinnovato appetito;
E quegli zigomi rialzati
e labbra al silicone
e sorrisi da marionetta
possono mai trasmettere
i messaggi reali
del tuo viso celeste,
serio, composto
o sensuale e fascinoso
il cui sorriso dipinto dal Signore
è luce assolutamente pura
che accende la vita
e tutto il mio più grande amore?
Tuo Alberto
Piatti grigi
I nòstri degènti
sùnnu pòviri criatùri
c'hannu avùtu sulamènti
tànti e tanti dulùri.
Pi ìddi tri còsi
da junnàta vàli a pèna:
Ssittàrisi pri fàri
culaziòni, prànzu e cèna.
Sti piàtti, però,
su grìgi, nsìpidi, stutàti
còmu li degènti:
Non sùnnu culuràti.
Ci vulìssi veramènti
na ntìcchia i fantasìa
pri fàrili manciàri
cuntènti in allegrìa.
il lama
Piccole cose
Questa quiete
e questo sorridere alle piccole cose
che danno sapore alla nostra vita,
in questi giorni così evidenti
e lasciano presagire
e sperare nel domani:
oggi li metto nelle tue mani
perché siano la guida,
perché siano la forza,
perché siano la promessa
d'amarti ed adorarti
con costanza e gioia,
per sempre
amore mio.
Tuo Alberto
Pollini
Farfalle in volo
lontane dal fetore
che in virtù di esso
parlano d'amore.
Saltellano cerbiatti
alle savane,
costardelle di notte
alle lampare.
Candele in processione
spente;
Lacrime che odorano di ortaggi,
colano i colori
dalle pareti stanche
e subiscono il fardello
di colori che pesano di più.
il lama
Potessi io capire.
Ho sognato una grotta
col soffitto stellato
ed il rumore sincopato
di un ruscello lontano.
L'ho trovato in attesa
Fra due massi guardiani
E mi sono chinato per bere:
ho visto sui rami dei pini
i cervelli dei " matti "
che sorridevano a tutti,
amici stagliati nel cielo
sussurranti dolci parole:
In Esperanto.
Primo Maggio
Li chiamano idioti.
Non fanno niente di niente
per tutta la giornata
ma, per questo,
non sono stipendiati.
Non amano nessuno
ma non vanno la domenica
a messa
col vestitino nuovo.
Non hanno scarpe
si pisciano addosso
e non possono pigliare
nessuno
a calci in culo
per essersi preso
" un modico malanno ".
Li chiamano idioti.
Stanno li
da sempre;
Da sempre
nella stessa posa
ma non dicono mai
le fesserie.
Ridono
come ridono gl'idioti
ma nessuno li applaude.
Muoiono
come muoiono gl'idioti:
Con dignità.
Quella stessa dignità
che si crede
d'aver loro negato,
se la prendono
senza far rumore
e nel sonno eterno
sorridono
di quel sorriso consapevole
che trascende dall'idiota
mentre applaude
all'intellighentia umana.
Problemi
Cupa tomba trimestrale
ov'io sepolto
lenti giorni di tetra sinfonia trascorro.
Oh! Perché mai vedere
quel sorriso amico e lusinghiero,
perché esser sepolti insieme
senza che l'anima cerchi l'altra
per un unico destino.
Suona, strilla! Agognata campanella
perché presta a venire
sia l'ora della pace.
Mai più veder vorrei quell'aula scalognata
ove sogno ed amarezza
confondono la vita.
Ma torno sempre a questa valle,
conscio del dolor che trovo e lo sopporto
forse sperando che si tramuti in gioia.
Queste, però, sono parole
e nulla dicono
ma servono a calmare ed a far pensare.
Pensare, pensare, poi ... soffrire,
abbandonarsi e poi ... sperare
ed a scuola, come sempre, ritornare.
Profumi perduti
Una pineta
su, in alto,
dopo una lunga camminata
e sedermi
fra gli aghi appassiti
cercando, forse,
quegli stessi
di quando c'era lei.
La stessa penombra,
quella quiete,
quell'aria
che dava serenità
e nel cuore imprimeva
un anelito dolcissimo.
Non più, però,
quei profumi di allora.
Promessa
O stella lucente
che stai su nel cielo:
Mi sembri così inutile.
Ti guardo e non mi vedi;
T'invoco e non m'ascolti.
Penso di librarmi in volo,
di raggiungerti col vento
e catturarti con le compatte nubi.
Invece sono qui al suolo:
Con i miei affanni perché non volo,
con le mie gioie perché amo.
Amo una fanciulla
bella come il sole,
sorridente come un mattino
colmo di promesse,
adorabile
come solo lei può esserlo:
La mia dolce Teresa.
Non so perché confido in quella stella;
Forse perché è misteriosa,
forse perché è grande e lontana.
La guardo ancora e le parlo:
" Stella, aumenta il mio amore,
rendilo grande e possente
quanto la tua infinita grandezza;
Sussurra al mio amore
le parole che cancellino ogni sua paura;
Rapiscila, portala negli spazi celesti,
falle ammirare ogni grandezza,
ogni stupenda meraviglia;
cancella dalla sua mente
ogni pensiero
tranne uno solo:
Donarsi interamente
a chi tanto l'ama;
Pensare con gioia
con supremo ardore
alla cosa più bella del creato:
L'amore.
Puro perché è bello,
completo perché sentito in ogni fibra,
soave perché un'orchestra
d'Arcangeli lo segue,
semplice perché è naturale,
e poi rendila a me, stella!".
La vedrò discendere
col suo sorriso immacolato
e di slancio, con le braccia tese
l'avrò a me.
Non le dirò niente,
lei non parlerà,
mi dirà tutto con uno sguardo
e con le labbra sulle mie
scriverà una promessa.
Tuo Alberto
Proporzione
Sento che manca
una fede
ove lasciarsi condurre
e sereni contare
gli attimi più dolci
o le note più meste
che accompagnano
il viver nostro inconsueto.
E' un affanno
oppur noioso un passaggio
fra umori cangianti
di mille attese o speranze
ed altrettante e di più
delusioni cocenti.
E intanto
si consuma solerte
il respiro
ed una domanda s'affaccia
al balcone
ove stiamo in attesa:
Perché?
Dell'esistenza nostra
che resta
oltre un ricordo
un amore, un sorriso
una fuggevole carezza
a fronte di tante pedate
che intossicano ogni cosa
ed a cui un bacio
difficilmente pone rimedio.
Quando muore il Natale
Mi è morto il Natale
fra i platani
che perdevano le foglie.
Tremule, indifese
completato il loro ciclo
cadevano nel fango
mentre madre albero,
braccia protese
nel livido cielo,
invocava nuovi germogli.
Non ho più paura
mi deprime un cerchio
oltre il quale
non riesco a vedere;
Ma l'angoscia
l'oppressione che mi schiaccia
che mi spezza le braccia
è che non m'importa
non m'importa di niente;
Solo, ma è tanto, credo,
quando di Laura
fra le mie braccia
quei calpestii, quel muoversi
arrampicarsi ad ogni costo
chissà dove
mi soffermo a gioirne
e m'è dentro un tepòre
ma non scordo quei platani.
Quattro soldi
Natale è tutti i giorni
come pure Pasqua,
perché ogni giorno
vediamo nascere Gesù,
ogni giorno Lo mettiamo in Croce.
Abbiamo " creato " Dio
a nostra somiglianza
e lo regoliamo alla bisogna.
Lo facciamo cieco
alle nostre ipocrisie,
sordo alle bugie,
senza olfatto
per non sentire il puzzo di carogna
e Gli diamo tutti i sensi
quando elargiamo un soldo di bontà.
Però:
Un soldo di bontà,
un soldo di umiltà,
un soldo d'onestà
ed un soldo di generosità
non farebbero un Natale da quattro soldi
ma un Natale,
un Natale per sempre:
il lama
Quelli che...
Quelli che cercano nei cassonetti della spazzatura
per le vie della città.
Quelli che preferiscono stare nudi
e calpestare le proprie feci.
Quelli che hanno i soldi
per comprarsi quattro pacchetti di sigarette al giorno.
Quelli che chiedono il mozzicone.
Quelli che pisciano addosso al loro partner
per erotismo.
Quelli che si pisciano addosso
per paura degli altri.
Quelli che dipingono il mondo
col sangue.
Quelli il cui sangue
è usato per dipingerli.
Quelli che uccidono i genitori
per ereditare.
Quelli che uccidono i genitori
per l'eredità psichica ricevuta.
Quelli che visitano
a seicentomilalire a "botta"
ma dentro i manicomi non vengono:
Ci mandano gli assistiti.
Quelli che multano l'automobilista
che non crea intralcio o pericoli.
Quelli che picchiano i matti,
con gusto.
Quelli che cercano lavoro
per sfamare la famiglia.
Quelli che cercano al lavoro
la settimana enigmistica.
Quelli che accusano il bradipo
di non essere un giaguaro.
Quelli che si fanno eleggere onorevoli
per sentirsi qualcuno.
Quelli che qualcuno
potrebbe chiamare onorevoli.
Quelli che strumentalizzano.
Quelli che sono lo strumento.
R i s v e g l i.
Quanto pianto
che amara tristezza,
perduta sembra
ogni intima certezza.
L'animo in tumulto,
sconquassato, scosso:
E' tutto un mondo
che crolla addosso.
Con una bimba,
senza un domani,
in un mondo avaro
fatto solo per cani.
Deserto ovunque,
angosciato il cuore
nel fango giace
tutto il tuo grande amore.
Tu sei speciale,
col cuore genuino,
non eri adatta
per un grosso cretino.
A mente fredda
tranquilla, serenamente
dovrai capirlo:
Non hai perso niente
e da questo dolore
che grande hai provato
in fondo credo
che n'hai guadagnato.
Uccider volevi la cagna
che lo portò via?
Ringraziala, invece:
T'ha levato una porcheria.
Il Signore ti annebbiò
il lume della ragione
ma, finalmente, hai capito
ch'è solo un coglione?
Papà
Riabilitati.
Dottore
le voglio parlare
dei nostri pazienti
che sono a passeggiare.
Lo so che,
secondo il direttore,
il medico
non è più dottore
e non deve
visitare gli ammalati,
nei piani stampati
già tutti riabilitati.
In effetti della follia
in tutto il campionario
Litterio è diventato
il nostro gran primario.
Ninuzzo " nchiaiato "
crocefisso a tutte l'ore
ora si professa
il Santo Redentore;
E Tiziana
col complesso della tromba
vuole essere beata
prima di finire nella tomba.
Gennaro
eterno bambinone
si mette in mostra,
lunatico, con affettazione.
Emilio
povera animella
che ne sa
che suo fratello è una sorella.
Carmelo è intollerante,
con le pizze si rincuora
comunque, si vede,
ogni giorno che migliora.
Antonino e Salvatore
sono " un dono "
del capo settore.
Giuseppe, ladruncolo
da sempre in vocazione,
adesso fa furti
solo in commissione.
Andrea, fissato con visioni
dei nipoti truffaldini,
ora, insieme ai nipoti,
ci vede i suoi cugini.
Ina, non udente,
s'è rotta il femore
ma le resta un dente
Silvana è tirchia
famiglia disastrata:
ha un anima fedifraga
ed è sempre seccàta.
Ride Florinda
ride scomposta:
sarà riabilitata senza sosta,
Antonio canterino
tutto ulcera e poco cervello
dovrebbe alternarsi
con Stellario suo fratello.
Mimmo il musicista
ha una fissazione strana:
E' convinto che l'unico frutto
sia grossa una banana.
La vita di Serafina
è come quella di un Cappuccino:
tricotomia e bere vino.
Concetto bradipo,
sua eccellenza,,
nella cavalleria di mare
ha fatto militanza.
Angelo
detto vergine e signorino
sarà si cieco e pazzo
ma non è scemo e fa il cretino.
Peppino
decano di psichiatria
è testimone
d'ogni stramberia.
Ne ha viste di crude,
ne ha viste di cotte
e della riabilitazione
egli se ne fotte.
In ultimo Pepè
fa il corazziere
ma si perde sovente
nel classico bicchiere.
Con tutta
questa gente riabilitata
il reparto
è un eterna passeggiata.
Cambierà mai
il rituale del contesto?
Nuovo direttore:
le consiglio di far presto...
se è rimasto qualcosa.
il lama
Ricompensa
Un poco di pazienza,
tanto amore,
alcune ore spese bene,
Un solo intento:
Ricompensa che viene
dagli occhi di una bimba
grati, orgogliosi e felici.
Una bimba
per la quale ogni genitore
teso nella rutinaria corsa
si dovrebbe ogni tanto fermare.
Ripensandovi.
Non c'è niente.
Solo, lurida, una ciotola
ed intorno s'avvicendano
nudi di dignità ed orgoglio
che se li sono venduti
per un osso già spolpato.
E' tragico, una mattina,
di colpo in viso
sentirsi il rossore
per non aver capito nulla
quando si pensava
d'aver capito tutto.
Aver lottato
per difender l'osso
mentre che all'osso
forse
non gliene frega niente
giacché provvede ad esso
lo psicopseudopsichessista
che l'ha scavato a fondo
e stabilito che, dopo spolpato,
è uguale a lui:
Senza midollo.
Ritorno in vita
Ecco!
La vita è presa
dalla spietata falce.
Velata d'amarezze,
intrisa di dolorosi pianti,
presto soccombe,
non combattendo, in due stroncata.
Si leva allora, alto nel cielo, il sole
a riscaldar la fredda coltre di ghiaccio
che primamente l'uomo afflitto aveva.
Sorge allora il mortale
ed intorno si guarda
e salta per la contentezza.
Ora non più vedrà Natura morta
bensì vitalità e gioia
che sì bella gli parrà
giacché mai vide bello.
Ma il sole giù dal cielo
di nuovo scenderà
ed a nascondersi andrà
rabbuiando tutto e tutti.
L'uomo ancor morrà
e soltanto le Campane Sante
lo richiameranno in vita
per mai più lasciarlo morto.
Robertino emblema
Sempre a letto Robertino
sta legato
in barba alla " 180 "
che lo vuole liberato.
L'emblema psichiatrico
del momento:
Facciata rubiconda,
celato il fallimento.
il lama
Roberto G.
Roberto
di tanti è un relitto.
Frutto irrisolto
di chi è stato stolto
e l'ha consegnato
a chi non conosce
dell'animo il senso.
Specchio feroce
che mai si vuole guardare
per non veder naufragare
castelli di carta.
S.P.D.C.
Eseguita terapia
Come da prescrizione medica;
Pomeriggio tranquillo:
per chi?
Eseguita terapia
Come da prescrizione medica;
I degenti sono stati agitati:
Perché?
Il lama
Salomone
Signor Salomone
abbiamo raccolto in giro
delle " cose "
che davano fastidio
e le abbiamo messe in gabbia.
Adesso ci giriamo intorno
dicendo d'amarle
e di avere patito per loro,
di aver fatto questo e quello...
e che, di più,
non si poteva proprio fare.
Ella,
ch'è famosa per la sua saggezza,
non pensa, forse,
che manchi una cosa
che ancora non abbiamo fatto?
Mettere in gabbia noi stessi!
Il lama
Sansone
Alfine, noi,
rei d'avere calpestato
torrenti ed acquitrini
di multicolori feci,
sol perché di esse
non ci siamo nutriti
esser considerati
come parte integrante.
Panchette siamo
per altrui ricchezze?
Senza redini,
senza fisso asilo?
Venduta ch'è stata
più volte ormai
dei poverelli
ogni lacrima di dignità,
della nostra
pena alcuna
che insieme ad essi
da sempre
gl'indenni capi
a fasi alterne
or l'hanno ignorata
or l'hanno calpestata.
Per una volta ancora
Lascia che Sansone
muoia con tutti i Filistei
e dia voce al mormorio
pavido
per atavica eterna sottomissione.
Però
bisogna che ci sia Sansone.
Il lama
Santo Natale
Tutti circonfusi di bontà
cerchiamo di mostrare
in un solo giorno
tutto quel che mai si fa.
Momento di serenità,
attimo di raccoglimento
per cancellare
con luci, cioccolatini
e colorate palle
tutto il marciume
che ci sta alle spalle.
Auguri d'abitudine,
auguri forzati,
auguri di fratellanze
da chi, volentieri,
porgerebbe condoglianze.
Pochi veramente,
non è strano,
gli auguri fatti
con il cuore in mano.
Buon Natale
fatto con spumanti
per dimenticare gli errori
e sono tanti.
Buon Natale
con il panettone
per chi spera
nella raccomandazione.
Buon Natale
a chi porge l'altra guancia
perché spera nella mancia.
Buon Natale
ai politici,
agli uomini potenti
buon Natale
ai delinquenti.
Buon Natale
al sindacato
augurandoci che faccia
un poco di bucato.
Buon Natale
ai baroni,
ai fascisti,
ai feudatari
buon Natale
a tanti i primari.
Buon Natale
alla presunzione.
Auguri di cuore
e un grazie particolare
a chi negli altri
ha distrutto
il senso del Natale.
Buon Natale
agli efficientini
buon Natale
a tutti i cretini.
In un atmosfera
pregna di mistica soavità,
soddisfatti di se,
tronfi, sorridenti,
intonano inni
e fan discorsi sani
buon Natale
agl'ipocriti, ai ruffiani.
Buon Natale
a chi ha il cervello in tilt
e l'animo disfatto,
buon Natale
al sottoscritto.
Tu, Cristo,
ogni anno
immutato poverello,
vieni lo stesso
in questo gran bordello.
Santuario al Capo
Nei pressi
di una piccola chiesa
m'è rimasta impressa
una figuretta solitaria
assisa
nell'adiacente scalinata.
Sullo sfondo
il mare,
lieve una brezza
nella pace di quel luogo.
Ti eri fusa in quell'ambiente
ed è stato come leggerti dentro:
Un anima sola
che mai più spera nella sua gemella;
Una rassegnazione
mista alla preghiera,
una muta invocazione
a quel cielo
che ti ha negato amore,
fra il tumulto di pensieri ostili
struggente il desiderio
di una serenità totale.
Sai essere scontrosa
ed al contempo dolce,
spesso nel tuo mondo triste
ti cancelli
ma quando apri il tuo cuore
e nel pianto
riveli ogni tuo affanno,
è un ondata di stelle
che dal firmamento ondeggiano
palpitando di tenerezza
e, in chi ti sta vicino,
affetto.
Ora che ci lasci
e della tua presenza,
della tua rara allegria,
della tua preziosa amicizia
resta solo un vuoto,
sappi che sempre
nel nostro cuore
sarà conservato un posto.
Per ogn'uno nel creato
c'è una cometa,
ed anche per te.
Seguila in avvenire
con rinnovata speranza:
Ti condurrà di certo
ad una piccola capanna
ove un calore,
una sincera luce
di tante pene
ripagarti potrà.
Sayonara
Dopo tanto tempo
trovai quel che sempre cercai
e che mai troverò,
giacché trovar quel che più s'ama
vuol dire cercar la vita,
trovarla e perderla di nuovo;
Perché la vita ti chiama,
ti alletta,
t'innalza all'infinito
e ti abbandona lassù all'improvviso;
Precipiti, allora,
senza un filo di speranza
ed è la morte.
Sciàre
Oh!
mio direttore
che a Cortina affogate
i dispiaceri del " Mandalari "
vostro pensiero costante.
Come a voi
mi sento vicìno
mentre sciate
sul vostro pattìno,
perché certo
ci consideràte
mentre sciàmo
sulle cacàte.
Dalla neve
ritornerete temprato,
più forte:
Tanto di noi
che ve ne fotte?
il lama
Scoiattolino a Milano
Scoiattolino per casa
fino all'altra sera
ora sei lontana
a far l'infermiera.
Modesta, capace,
operosa e silente
delle tue cose
non sappiamo mai niente.
Or che la Pasqua
trascorri a Milano
neppure m'è dato
di tenerti per mano.
Un abbraccio, tesoro,
un augurio sincero
perché mi manchi
mi manchi davvero.
Papà
Sconti per comitive
Il cuore pieno di gioia e di bontà
i degenti si debbono sentìr
notando la generosità
di quelli della Sìr.
Niente dolci nel menù
neppur per le festività
ma i soliti prodotti col ragù
scarsi e di fetente qualità.
A nessuno vigilar conviene
quando mangia tanta gente:
Di Cristo non ricordan bene
e dei matti non gli frega niente.
Ci sarà mai chi vi rispetta?
Non c'è dignità ne orgoglio
solo importa in tutta fretta
riempirsi bene il portafoglio.
il lama
Scòla reggionàli
Ch'è bèdda a scòla
c'arripigghiàmmu a fàri,
assèmi mmiscàti
sàuri e calamàri.
Cu' tutor gintìli
e spèrtu prufissùri
nni sciruppàmmu a biddizza
di cèntu et cchiù ùri.
Armònici e lieti
scurrèru st'uràti
e còsi lettronici
nnavèmu nsignàti,
chi nni giuvunu
ntò nostru travàgghiu
pi ffari di cussa
e senza nu sbàgghiu.
E' puru vèru
è maèstra la scòla
dispiàna sta vita
e l'ànimu cunsòla
e stànnu d'apprèssu
ogni ghiònnu vicìni
na picca turnàmmu
a quann'erimu bammìni.
Na risàta, nu scherzu
na battùta veràci
e sèmu amìci,
sta scòla nni piàci.
Oggi nni salutàmu
manciànnu e brindànnu
e spiranzusi bbi dìcu:
Nni vidèmu n'atr'annu?
Bèttu
Se torni
Estate
che ancora non torni
e dimentico lasci il mio cuore
del tepore trascorso
fra le spiagge
fra i pini
nei boschi viventi,
ti prego, se torni,
lasciami un segno
forte, indelebile,
che cancelli l'Inverno.
Sempreverdi
Lungo i giorni della vita,
cercando di trovare
quel conclusivo scopo,
imbattersi, all'improvviso,
nella semplicità dell'essere
e restare attoniti, annichiliti,
perché già tardi
per poterla assimilare
e vergognarsi
per mai aver trovato l'animo
di rompere gl'indugi.
Eccoli, in questa piazza,
piovuti chissà da quale mondo,
intabarrati in quegli abbigliamenti
insoliti, non convenzionali
che richiamano bisogno
di tepore e affetto.
Lavorano febbrilmente
con le nude mani;
Intrecciano, modellano
e, con infinita calma,
dipingono, creano,
fanno colori e forme.
Al suono ritmico
di musiche
d'etnie lontane,
ma così vicine
agli animi gentili,
suscitanti immagini
di libertà e d'amore,
di sofferenza e grido
struggente anelito
di una ristabilita armonìa,
ballano, saltano,
fanno capriole
ed attendono gioiosi
che arrivi,
sublime accadimento,
un piatto fumante di pasta
in quel gelo
in quell'accampamento
culla di vita
dove le strade s'intrecciano
coi loro piccoli capolavori.
E sorridono
e sono spensierati
e negli occhi riflettono
l'Infinito e il sole:
Sono loro
i padroni del mondo.
Sera
Sera
poesia del momento più sereno.
Fine di un giorno, raccoglimento.
Pensieri, riflessioni, proponimenti.
Abbraccio di un mondo infinito,
piccolo, buio, pulito:
Perché è buio.
Sfruttando Camelot
Tàvula tùnna
chìna di cavalèri
schiètti e disarmàti
c'assìstunu cunvìnti
tri sùdditi malàti
e guarìscinu
parrànnu cu criànza
a cu' passìa
cu cutèddu d'intra a pànza.
Artù non c'è
e vincèru un tèrnu o lòttu
Ginevra
cull'amìcu Lancillòttu.
Patrocìnicu l'Aslegittima
Bamminu chi lu crèu
e un tirapèdi apprèssu
puru ìddu ebrèu.
In prugèttu nu strumèntu
chi sòna lu scarpèddu,
du munnu la finèstra
camuffàtu
di ranniùsa orchèstra.
Càmelot
regnu d'iguagliànza:
C'è cu si ràtta
cu bòria et arrogànza.
Le speranze son partite
I bagliori sono spenti,
sfollate gente,
più niente c'è da vedere,
le Speranze son partite.
Circolare, circolare!
Più niente qui c'è da fare.
Hanno aspettato con pazienza
che un Uomo le riconoscesse
che un Uomo le raccogliesse
che un Uomo le trasformasse
in realtà,
e le Speranze accendevano fuochi spettacolari
alla mente attonita e incosciente
dell'Uomo
Chissà di quali proibite ambizioni
s'accecava nell'Eden!
E adesso?
Addio Speranze,
raccogliete altrove
le vostre trasformazioni,
portate altrove le vostre luci
cercate altrove l'uomo del destino.
Si è ucciso
Costui non dorme;
Costui non vive;
Costui è spoglio d'amore.
Bianca la mano
pallido il volto
uno sguardo all'infinito
un addio alla vita.
Siamo i nuovi padroni
Voi pescavate
sul molo diroccato
e, coi vostri soldi,
l'abbiamo aggiustato.
Davanti ad esso
teniamo ormeggiate
le nostre barche
che, invidiosi, guardate.
Mentre noi stiamo
sdraiati a scialare
a voi resta solo
quassù passeggiare.
Abbiamo lo yacht
abbiamo i milioni
e voi messinesi
siete solo minchioni.
il lama
Siamo tanti e siete tanti
Morirò
morirò morto di fame
grazie ai tipi come te.
Senza onore, calpestato
nella strada, derubato.
I tipi come te
s'affacciano al balcone
di porpora vestiti
ridicoli padroni
schiavi di un dio meschino.
Su voi anonimi
stendo pietoso un velo
che stronzi siete
ove apparir manna dal cielo
che tutto stravolgete,
tutto create su misura
per miserabili retaggi
che poi mandate
a salvar le dignità:
Leggasi concorsi etc...
Alla stessa stregua
di pedofili incalliti
sodomizzate i deboli
ma, dinnanzi ai forti,
tosto porgete il deretano.
Moriranno,
ci ricordano quei frati,
anche i tipi come te:
Con i soldi, senza affanno,
con il bronzo sulla faccia,
ma, grazie a Dio,
moriranno.
il lama
Silenzi parlanti.
I silenzi di Giuseppina
Echeggiano
Nelle valli misteriose,
solcano acque cristalline
e si diffondono negli animi
di chi vuole ascoltarli.
Solo nei suoi occhi
I silenzi
Prendono voce
Raccontando le ansie,
le gioie, soffocate
dalla cattiveria umana,
le privazioni
imposte dall'egoismo.
I silenzi di Giuseppina
Sono il canto della discrezione,
il sorriso nascente dalla tristezza,
giglio
che nasce dai rovi
e che dai rovi
si distacca decisa.
Sognavo di volare
Non si può sempre
ma neppure spesso
fermare la mente
e libera lasciarla
da briglia ed impedimenti.
In sogno
mi succedeva di frequente.
Si librava agile,
leggera, eterea
lungo una stradina
dell'Oratorio salesiano,
superava il cancello
da dove l'Ausiliatrice a Maggio
usciva in processione,
levitava su per i palazzi
e sul viale S. Martino
dalle fronde degli alberi
osservava gl'impasti
di carne e creta
che per le vie del centro
monotone si trascinavano.
Poi non più
con mio grande cruccio.
Le difficoltà,
i " pensieri adulti ",
l'insoddisfazione del vivere
sempre il solito quotidiano
mi hanno cancellato quella stradina
e più non vola,
anzi è incatenata, cieca, ottusa,
presa da mille insulsaggini.
Sogni
Dormo;
Sogno distese di prati
rinverditi dalla fresca erbetta.
Ivi distesa
si trova la felicità
vestita di una candida veste
cosparsa di fiori.
Mi chiama,
accorro,
la raggiungo:
Ma io, sto solo sognando.
Sole e Luna
Sole e Luna:
Illuminano tutti e due
ma con diversa luce;
Uomo ed uomo:
Entrambi sembrano uguali
ma diverso è il loro indirizzo
la loro luce.
Così va il mondo
e la notte si accendono i lampioni
per fare sembrare giorno.
Sorrisi e bombe a mano.
Mi dicono:
Se ti danno un fiore
controlla se ha spine;
Mi dicono:
stringi la mano
al serpente velenoso.
Mi dicono:
Devi dire sempre si
ma non credere a nessuno.
Vogliono convincermi
a non essere me stesso
e che per vivere
bisogna puzzare:
Come un cesso.
Che mi lascino in pace!
Che mi lascino sognare!
Una volta
ho aperto gli occhi:
Credetemi, mi sono spaventato.
Il lama
Specchio
Mi sento giovane
a dispetto degli specchi
dove un vecchio
stempiato e panciuto
mi guarda perplesso.
Chiudo gli occhi
e mi vedo trottare
fra boschi e campagne,
fra giovani stanchi
che si trascinano incerti.
Ho amore
a dispetto degli anni.
Storia di un armadio
( Ovvero : le tribolazioni di un infermiere )
Reduce da Milazzo, due mesi or sono,
e già sembra una vita
mi trasferiscono alla psichiatria
in quel del "Margherita".
Comodo, spazioso,
decorato a modo,
per appendere i vestiti
mi assegnano un bel chiodo.
Con animo serafico
ed espressione sorridente
chiedo ai colleghi
di sistemarmi più decentemente
e loro, con gesto
che mai fu più eloquente,
dicono che, oltre il chiodo,
non c'è niente.
Mi chiedo allora se,
urlando in do di petto,
mi riesce d'ottenere
un piccolo armadietto.
In quella entra il Primario
che capta il discorso;
Si mette bieco,
mi guarda come un orso
ed in due parole esprime
una simpatica minestra:
"Se mi cerchi armadi,
schizzi fuor dalla finestra!".
Noto, una mattina, armadio
con un'anta aperta
ed ivi che si spoglia
gentile farfalletta;
M'informo tosto,
forse avrò visto male,
Invece è un'ausiliaria
che fa scuola di professionale:
Lavora in altri posti
e si cambia alla psichiatria,
dopo cinque minuti scompare,
lesta vola via.
L'avvicino titubante,
le espongo il mio problema:
La gentile farfalletta
non è certo scema!
S'apre in un sorriso
che infossa le sue gote,
quel mobile......
l'ha ricevuto un dote!
All'ufficio personale
reclamo immantinente:
Non si può toccare
l'armadio all'inserviente,
nota, però,
folle la mia pretesa
e senza indugi mi segna
nella lista dell'attesa.
Giro per giorni
con pazienza
della Sanità
tutta la circonferenza:
Inam, Enpas, Inadel,
ex Invalidi di guerra:
Lo giuro, il mio morale
è giunto a terra!
Vedo armadi ovunque,
in incubi la notte
e l'Amministrazione nicchia,
tranquilla se ne fotte!
Un corridoio all'Inam,
terzo piano:
Tre armadi vuoti,
ma li chiedo invano.
ancòra uno in disuso
chiedo all'impiegato:
Non lo molla,
è rimasto affezionato.
Al Patrimonio porto
firmata una richiesta;
Non me lo danno,
la sede non è questa!
Vi sembra che
solo in psichiatria uno sfasa?
Posso portarmi, al limite,
un mobile da casa!
Con quel chiodo
alla parete appeso
in dignità e rispetto
mi sento molto leso.
Non è igienico, mi creda,
poggiare gl'indumenti personali
insieme alla divisa
con microbi a quintali.
A casa, dopo essere smontato,
non bacio le mie bimbe
se non mi son cambiato:
" Perché, papà? ".
" Sono inquinato!".
Cosi, ad Ella, Signor Presidente,
scusi se l'ho importunata,
propongo questa storia
strana e scombinata
e metto il punto,
prontamente smetto:
Ma Ella, per favore,
me lo trova l'armadietto?
Strane convinzioni
Ma noi veramente crediamo
che Dio
abbia a noi affidato
questi poveri dementi
perché li pascolassimo?
Presuntuosi
che non siamo altro;
Non ci siamo chiesti
ancòra
se questi " dementi "
siano veramente poveri
e se non siano i nostri destini
ad essi affidati.
il lama
Strutture e storture
Quelle stelle nel cielo d'Agosto
fra le quali mi perdevo
la sera
tornando dal lavoro
non le vedo da tempo
anzi, ci sono
ma non brillano più.
Una stella balorda
m'ha voluto infermiere
ed io, più balordo,
ho creduto con fede.
Ma quel Dio manzoniano
" che suscita e atterra
che affanna e che consola "
nella polvere
fra il fango
mi fa squassar le membra
cos'io non ho più pace
e per l'amor che ho dato
inganni, beffe ed odio
mi porto dentro al petto.
Ho amato i miei malati
oh! si, li ho amati
ed essi a me sempre presso
che in un sorriso
una parola accorta
trovavano di che gestirsi
una mezz'ora
prima di ripiombare
rassegnati
nell'indifferenza
che la struttura
a loro proponeva.
Evitato dai colleghi
come un appestato
e dai medici
come rabbioso cane
tenuto stretto al guinzaglio
per evitar che il mio latrare
mettesse a nudo
le istituzional magagne.
Oggi, sfiduciato,
chiedo giustizia
per aver amato,
giustizia
per aver difeso
chi difendersi non sapeva
dalla cattiveria della struttura
della stortura umana.
Sulla spiaggia
Ero su di una spiaggia
infocata dal sole.
C'era molta gente
ma ero solo, solo con i miei pensieri
e non m'accorgevo del baccano
che c'era intorno a me.
Pensavo alla vita,
al mondo ed a ciò che lo circonda,
e, quasi senza nessuna ragione, sorridevo.
Ero felice mentre osservavo un'onda
che improvvisamente s'infrangeva contro uno scoglio.
ero felice vedendo un bambino
che ingenuamente cercava di salire
sopra un pallone più grande di lui
e si disperava non riuscendoci.
Più in là un nugolo di ragazzi
saltellava in mezzo all'acqua
e piovevano gli spruzzi
e quei ragazzi sembravano dirigersi
sul monte della felicità,
nell'oceano dell'allegria.
Ed io, su quella spiaggia,
guardavo e ridevo
ma non ero più felice
%
anzi ero diventato triste di colpo.
Un mesto pensiero mi aveva
attanagliato il cuore.
Pensavo: " Quelli son tutti felici,
mostrano almeno di esserlo.
Ed io rido per la loro felicità
ma non sono felice come loro,
non godo a saltellare nell'acqua,
non rido più vedendo l'onda
infrangersi sullo scoglio,
non sorrido più guardando quel bambino.
Perché!
Perché non debbo essere felice?
Perché una sirena
non emerge dal profondo del mare
e viene a confortare il mio cuore
che piange un'infelicità
senza causa apparente?
Forse un giorno arriverà la sirena
ed allora anch'io
correrò verso il mare
per raggiungerla,
per godere della sua visione.
O mondo, perché ancora non arriva quel momento!
Tagli alla sanità
'On giunnalìsta chi cci dumannàva
i condiziòni di malàti
e picchì dda fètida corsìa,
u sintìa iò cu li me' rìcchi,
Mattèu così ci rispunnìa:
" Di tanti malatii
cca sèmu rìcchi
e non sàcciu ntè corsii
chi cci vinèmu a fàri".
Da so' bucca niscìu
l'idèa
di quàntu l'Azienda
putìssi rispammiàri.
il lama
Teatrino
Caro Gesù Bambino
so bene
che pensi Tu
a sistemare il teatrino,
ma ti prega
questo gonzo
mandaci un capo
meno stronzo.
il lama
Telescopio
Anch'io
vorrei vedere una lacrima
sul viso di marmo.
Sarebbe il telescopio più grande
per guardare
oltre i confini del mondo.
Il tempo
E' lento il tempo.
scorre piano, piano,
a volte sembra fermo.
Come faranno mai,
tanti,
velocemente correrlo
sui loro errori
e fermarlo
su monumenti di cacca?
Meno male che sempre
il tempo di noi
poco se ne importa
e viene
a presentarci il nostro.
il lama
Tentativi impossibili
Ho cercato di camminare
con gli occhi chiusi
ed ho avuto coscienza
dei pericoli che comporta l'ignoranza.
Ho cercato nel profondo del mare
la quiete ed il silenzio
ma sono dovuto risalire
perché non respiravo.
Ho cercato di volare
e solo in sogno m'è riuscito.
Terremoto
Morire in un attimo
con gli occhi sbarrati
da un intenso terrore.
Attonito silenzio
fra mille microfoni
che vendono merce.
Sfilata di benemeriti,
conti correnti
solidarietà:
Una barca di soldi
e intorno le jene.
Critiche, pantomime
cordoglio, effusione.
Confusione.
Finite le lacrime,
a parte le mamme,
si spera
in altre catastrofi,
attentati, guerre di grido
per trovare altre lacrime
e condire
gl'ipocriti affanni.
Terrore del futuro
Mente mia
che rincorrendoti sempre
e nel conflitto ti smembri
con l'incubo costante
e il delirio che pace non dà.
Io cosciente e schiavo
e liberarmi non oso
ché del futuro ho terrore.
Mente mia
in mezzo agli affanni
ai problemi irrisolti
senza riconoscer l'amore
e con la grettezza
che incupisce il mio cuore.
Mente mia
vorrei dominarti ed amare.
Tiziana.
Quasi trentenne
ma solo una bambina
ingarbuglio frastagliato
con caselle confuse
nella mente
distrattamente manipolata
da chi poco s'appresta
all'uman disagio
od è pur egli disagiato.
Ella bambina
con desideri da donna.
Donna
con passioni da bambina.
La vedo
col suo incedere scomposto,
catastrofico defilè
infante col cestino
che va per i giardini.
Li vedo, com'io pure,
soffermarci su procaci forme
che a qualcuno accendono pensieri
facilmente maturabili.
Ho una figlia
della stessa età
e ringrazio il cielo
che non sia colà.
Tristezza del sistema
Il sistema
non è poi così tanto allegro.
Il sistema
permette a certe bestie
di fare le cazzate,
di picchiare le anime di Dio
e poi le manda a fare i corsi
per specializzarsi
e le valuta di più
di qualche stronzo
cane sciolto
col difetto di non farsi i fatti suoi
e di voler bene
alle anime di Dio.
Il Manicomio è stato chiuso
ed adesso va in tournée.
il lama
Tu corri
Trascinasi stanca
la gente.
Apatia, disincanto,
assuefazione, abulia.
Si sopiscono i sentimenti
ed una crosta
si forma e s'ispessisce
intorno all'anima
e tutto concorre
ad isolare il mondo
a renderlo caselle
anonime e spente.
Tu, come nelle favole
che ascoltavo
dalla voce soave
della zia carissima Pina,
corri,
sei dinamica
quando insegui un intento,
un affetto, un amicizia.
Non ti fermare mai,
Valentina,
Tutele e dignità
Un caso umano
da toccar con mano
beffa o ritornello
idiota od un fratello
umana anomalia
che vien dall'Albania
umana porcheria
la pedofila vigliaccheria
cinismo e sporchi proventi
con germoglio di paraventi.
Steso un velo pietoso
dal magnate facoltoso;
Come si batte il petto
chi preme pria il grilletto!
Pupo di cartapesta
che il suo simile calpesta
pazze umane genti
omicide " intelligenti ":
Più pazzi e delinquenti
chi pecula sui dementi.
A volte soldi e amore
coniuga bene con tutore
tresca lussuriosa
di mentalità mafiosa.
Non certo intristisce
chi soldi gestisce
dei " Matti " la retta
negandogli pure la sigaretta.
Milioni, miliardi
per tanti bastardi
non vede, non sente
chi assiste 'sta gente
non parlan, stan zitti
i difensori dei derelitti.
Dignità hanno dato
a chi è bello e gabbàto
nei muri silenti
il grigior delle genti
ov'è spento il sorriso
del new paradiso.
Se gestisce un depravato
la pensione di un malato
mentre vitto alloggio e vestiario
resta a carico dell'Erario
me lo dite chi è l'idiota
e chi il Giuda iscariota?
il lama
Ultima sosta
Nel destino
ultima sosta
di un cammino segnato
posare il pensiero
con serena fiducia
e rassegnazione
ma con la speranza
che, ripreso il cammino,
non vi siano più sassi.
Un granello, solamente un granello.
Nel nostro mondo infame
dove la gente muore
come si fa a parlare
di questo grande amore.
Fra sofferenze atroci,
miserie e tradimento
non c'è speranza alcuna
ma solo lo sgomento.
Un muro possente
duro come granìto
si sgretola nel nulla
e così si spezza un mito.
In chiesa senza entusiasmo
mi spinge un vento mesto
e davanti al Crocefisso
senza parole resto.
Lo guardo sacrificarsi
nel suo dolore immenso
per un mondo vile
che par non abbia senso.
Ma, lì davanti messo,
comprendo con fatica
perchè fra le sue spine
lo stesso benedica:
Muto, là, in Croce,
spossato, inerme,
sorride a me
che sono solo un verme.
GuardarTi in viso
più non oso:
Signore, perdona
questo presuntuoso.
Pensavo d'aver capito
la vita, tutto il mondo
credendo ormai
d'aver toccato il fondo,
ma il Tuo sorriso eterno
dice che sono esperto
solo di un granello
in un grandissimo deserto.
Più non voglio immaginare
d'aggiustare l'universo
ed augurare a tanti
il boccone di traverso:
Sono pensieri oscuri,
chimère dell'oblìo,
come se io volessi
sostituirmi a Dio.
Oggi che Tu risorgi
con il Tuo grande amore
vorrei che un di quei Chiodi
mi trafiggesse il cuore
per poter sentire
ciò per cui si crede:
Un segno inconfondibile
della Tua grande Fede.
Un pensiero
... Poi mi sveglio
e ricomincio a vivere.
Un secchio
Allegri compagni
ridete beoni
senza di me
che vi rompe i lampioni.
I buoni fratelli
assistono inermi
guardando scialare
i soliti vermi.
Vestiti puliti
ma nudi nel cuore
gli avete rubato
persino l'onore.
Vergogna nessuna
nel viso traspare
di voi fratacchioni
e gentile comàre.
A casa tornando
che portate nel petto?
Troverete in famiglia
amore e rispetto?
Guardatevi un poco
attenti allo specchio:
Al posto degli occhi
c'è sterile un secchio!
Una curva
Non è come il sole
dell'uomo la vita.
L'astro
che dà vita e calore
nasce, tramonta, risorge.
L'uomo
fa solo una curva
e la sua vita svanisce
lasciando una traccia
a volte l'oblio
o l'indifferenza
che è
come non esser mai nato.
Una farfalla
che non vuole volare
Come crisalide
di anonimo bozzolo
che si trasforma e diventa farfalla
dai colori più belli che la natura s'inventa.
Tu, al pari.
Un fremito, un emozione,
un pensiero ti turba
e nel tuo viso traspare
la beltà più profonda
ch'è un insieme d'affanni,
un canto soave,
un' invocazione d'affetto,
un grido
che vuol esser di gioia
intrappolato negli occhi
gemme fugaci
spente da fuori
ma che dentro
hanno la luce di cento vulcani.
Una margherita
Bimba mia
tu non sai quel giorno
il tuo primo vagito
nel mio petto
come rombo di tuono
fra il silenzio piatto del mio deserto.
Il primo sorriso
il pianto
i primi passi
ogni giorno un vezzo
i gorgheggi
le parole fatate
e dindundan (* )
che ci riempiva il cuore.
Con l'animo in tumulto
fra corsie d'ospedali
od in chiesa
per un tacito segno
una speranza
è maturato un sogno
che di anno in anno
con una posa od un sorriso
ha saputo ripagarci
dell'ansie e degli affanni.
E ti vedo,
orgoglioso e pago,
fiore della vita.
Non sei una rosa
sofisticata e piena di spine
ne un tulipano
pomposo e vuoto
e neppure un'orchidea
altezzosa e di bellezza fredda.
Tu sei quel fiore
che sul prato
si distingue a distanza,
che al mattino
dalla rugiada
riceve freschezza
ed ai raggi del sole
i candidi petali
offre speranzosa
ch'è la sua corolla
immagine stessa di quell'astro:
Sei una margherita,
mia piccola diciottenne.
Papà
* il nome che Mary diede al registratore.
Una ragione
Se,
nel deserto del pensiero umano,
si può trovare una ragione
che c'è, esiste
nel sorriso di un ebete,
di un diseredato,
di un condannato a morte,
essa ragione
può avere un solo nome,
oppure il nulla.
Una sensazione
Bacio,
trasfusione d'amore;
Vorrei dissanguarmi,
morire baciando,
fremere di nuove passioni.
Bacio: Sinfonia potente.
Urlare
Se potessero urlare
tutto il malessere che incombe
da sempre su di essi,
sarebbe un boato
che da un polo all'altro
squasserebbe la terra.
Se potessimo urlare
tutto il malessere che incombe
su di noi,
quando le impotenze
volute ed agevolate
rendono, alfine, impotenti pure noi,
sarebbe lo stesso
che urlare alle spugne.
I sordi
fanno finta di non vedere,
i ciechi
fanno finta di non sentire.
Eppure, siamo vili.
Dovremmo stare nel tempio
a pregare
impegnati e composti,
ma stiamo in sagrestia
a fumare sbracàti.
E' questo
che affievolisce gli urli
e non arma le mani
di santi bastoni
per caldeggiare le schiene
ed invogliarle
ad un sano lavoro.
Oh!
Se potessimo urlare
tutto il malessere
che incombe da sempre
su loro, su noi,
per colpa di chi
crede di fregare Dio.
il lama
Utilmente vivo
Nel sorgere del sole
anche la mia presenza
gioiosa e grata
per un sentirmi utilmente vivo.
Al tramonto diversa
un'altra gioia
resoconto sereno
di un alone d'amore
e reciproca stima:
abbraccio sia pure
con un placido coscino
e tutto si rinfranca.
Vaghi spazi
In questa stanza,
fra tanti miei compagni,
col professore che intona storie antiche:
Io sono assente.
Mi girano per la mente
parole dette in classe,
ma sono passeggere
e presto son scordate
perché penso a qualcosa
d'intenso succo amaro,
che albeggia e poi s'oscura
nell'anima mia fiacca.
Son questi dei pensieri
di un ideale presto a venire
che manca sul più bello
prostrandomi in partenza.
Si scrivono poesie
che vorrebbero cambiare
ma servono a ciarlare e nulla più.
Valentina
Voleva soltanto volare
ed il cielo riempire
con i suoi liberi canti.
Era bella, era dolce
e negli occhi
il profondo del mare
rifletteva un sorriso
che si espandeva giulivo.
Era come un gabbiano
pronto per il suo primo volo
per assaggiare l'ebbrezza
del cielo frizzante.
E' caduta
in una trappola umana
fatta di catrame,
retaggio meschino
d'ingordigia ed affanno.
Forse non tutto
ancora è perduto:
Bisogna pulirle, quell'ali;
Detergerle con cura
con pazienza infinita
di chi cura
e di chi è curato:
E volerà
oh! si che volerà.
Vecchia follia
Capo Settore
un piccolo regno
in ventiquattr'ore
barattato il ritegno.
Fatica e s'impegna
sulla scrivania
leggendo le cifre
della vecchia follia.
Cambiando spazi
il lavoro s'evolve
ma d'effettivo
che cosa risolve?
Sta ora il pioniere
delle onde in balìa
smarrendo di vista
la giusta sua via.
Fra pranzi, convegni,
sorrisi ed arazzi
quello che resta
sono i soliti " pazzi ".
Quando trascorso
sarà il tuo momento
inutile e vano
sarà il pentimento,
rimasto nel fosso
ogni povero pazzo
di te si dirà:
Era testa di cazzo!
il lama
Verso le ombre
Le ombre
che scandiscono i momenti della notte
come un tempo le luci curiose fra i pini
sempre più da presso
incombono
ma senza per questo impaurirmi.
L'Estate
mi sembra già finita
e nel verno attendo un gesto, una parola
che scevri mi sembrano di speme
o d'attese disilluse.
Vespe e calabroni
Sul prato verde
ma ingrigito dalla vita
vespe e calabroni
si punzecchiano
a favore dei fiorellini
sempre messi la
come un accidente.
Fiori per caso
a volte pietre
quasi fosse cacca.
Quando resta tempo
si voltano a guardarli
con quell'espressione infastidita
ma di bonaria comprensione
e come a voler dire:
" Ma voi, cosa ci fate qua? ".
Ma come!
Ce li hanno messi loro
per giustificare, alfine,
che vespe e calabroni
servono a qualcosa.
Gli succhiano la vita,
com'è naturale,
senza che pollini
fecondino alcunché.
Succhiano
per il loro bene
ed essi
indomiti e solenni
come astri
che guardano in alto
il loro congiunto sole
attendono benevoli
di ricevere da loro
raggi di calore.
Vogliamo illuminare il sole?
il lama
Viver quotidiano
Perso hai da tempo
l'incanto
di credere alle favole più belle
e ti trascini assuefatta
nel viver quotidiano.
Indosso, indolente,
eleganza e pigrizia
e nel sorriso una dolcezza
ch'è stata di ieri
e non trova il domani.
Work in progress
- Tu lavori e ti evolvi?
- No, io produco cacca e regredisco.
- Ma c'è chi lavora per te e ti assiste!
- Ognuno lavora per se ed io assisto al mio disfacimento.
- Ti hanno strumentalizzato, allora!
- Ancora?
Ma no, diciamo che io sono lo strumento per fare dire alle loro bocche
Tante belle parole al microfono.
- Parole, dunque?
- Le dicono così bene, che mi sento un po' stronzo quando penso che essi
Si siano nutriti della mia carne.
- Come lo vedi il tuo futuro?
- Non posso avere futuro; da tempo è stato decretato che io non esisto più.
il lama
Come in una guerra
All'assalto,
oppure in trincea
ed ancora nella fuga:
La vita, come una battaglia.
Ma perché!
Mi ritrovo a riflettere
sui percorsi della mia vita
e mi convinco d'aver sbagliato strada,
forse di non aver percorso proprio nulla,
d'essere restato fermo
a guardare l'esistenza in lenta
o repentina fuga.
Dentro di me, sempre, assuefazione
per quello ch'è ineluttabile, forse,
immutabile per l'indole che mi ritrovo.
Tardi, certamente, mi accorgo
che non avevo il diritto di coinvolgerti
su questo sbilenco binario senza meta
quando per te, la meta, è una casa grande,
dei figli sistemati e un focolare
dove accogliere i nipoti e pettinarli
al sorriso dei giorni lieti.
Io no; Solo chimere evanescenti
fatte di sorrisi dolci e di purezza,
chiome carezzate dal vento
nel riverbero di raggi dorati
fra i pini odorosi di pulito;
Mani che si tengono strette
mentre in gioiosa corsa si lanciano
due cuori che urlano l'amore
a questo mondo avaro
dal quale ancora fuggo.
Ed eccomi deluso
per averti deluso tanto.
Non ho saputo capirti,
ti ho chiesto tante cose
che non potevi darmi
e leggere non ho saputo
nell'immensa soavità dei tuoi occhi
spersi a volte in terrificanti smarrimenti
o semplicemente lieti per un poco
che a me sembrava niente
o per un tanto al quale, chiuso,
non avvertivo il peso, l'intensità
e la grandezza di un amore,
quieto
ma non per questo meno grande.
Alle delusioni che ti ho dato
ho aggiunto le amarezze
di giorni tristi ed angosciosi,
di vicende squallide,
di cattiverie e di picconate
ottusamente mascherate
ora di nobili ideali,
ora di eroiche lotte
contro quei mulini
ove le lotte non sono fulgide
per fulgide imprese
ma impatti cocciuti
contro muri di letame.
Quante volte ti ho chiesto perdono
e quante volte, con rinnovata fiducia,
hai voluto concedermelo
o, stancamente, assuefatta, ancora,
hai lasciato scorrere i riflessi del giorno
sempre più rubati dal grigiore
della vita che t'ho dato.
Anch'io,
persi che sono gl'ideali miei,
tradito da me stesso
ancor più che dalla vita,
larva simile all'altre,
incapace di godere di quei sorrisi
per i quali avrei dato la mia vita
e che ora mi sembrano provenire,
da statue? Dalle ombre dei morti?
Dal sibilo del vento
di fra quei pini che adoravo?
Anch'io mi lascio scorrere
senza nulla attendere.
.Io che credevo d'essere un faro
per qualche navigante al buio,
(quale presunzione!)
risulto essere stato colui che lo spegneva
o che ai naviganti distorceva
la consueta rotta.
Oggi, credimi se puoi,
tesoro mio,
mi sento come penso che si sentano
quei pazzerelli miei
per i quali tanto affanno e pena mi son dato
forse disturbando l'assuefazione e il vuoto
a cui la nostra società
amorevolmente l'aveva consacrati.
Ancora, però, ti guardo
mentre sei intenta alle faccende,
mentre tiri i conti della spesa,
mentre sospiri per le difficoltà,
mentre sorridi di quel sorriso raro:
Così potente da rompere una roccia,
così delicato da carezzare una farfalla,
e mentre così osservo quel poco
che m'è dato d'osservare
di tutta la grandezza della tua persona,
inevitabilmente capisco ed ho certezza,
almeno in questo,
che ti amo tanto, Teresa.
Alberto
Il cacciatore di sorrisi
Belle, sul viale
Quelle gambe
Fra platani maestosi
Impreziosite da stivali
E tacchi alti
Che si stagliano sulla luna;
Stupendi seni:
Quelli marmorei e sodi
O quelli muliebri
Più erotici
O più rassicuranti,
e glutei d'ogni forma
tanto più appariscenti
al giorno d'oggi.
Tutto
Cattura uno sguardo,
suscita un pensiero:
Null'altro,
e non è questo
che alfine vo cercando,
bensì del sole
quel raggio particolare
Fra gli altri
Ancor più luminoso,
quel guizzo
che fa saltare il cuore,
quel frastuono
di onde e schiuma
che s'imprime fecondo
e pulsa nelle tempie,
quella fragranza
del pane caldo
che inonda le strade,
quel profumo
mille, centomila volte
più odoroso e sublime
del più bel profumo:
E' il sorriso genuino
Quando si diparte
Dalle fresche labbra
Di virginee sorgive
E per l'aere si diffonde
Che io vo catturando.
Carcassa
Ormai è solo una carcassa
in avanzato stato di decomposizione.
Si era messo in evidenza
che qualcosa andava male,
C é stato un proliferare
di leggi;
Movimenti a favore di…;
Frenature grazie a…;
Stasi, attese, congelamenti;
Insabbiature:
Denuncia di tutto,
soprattutto.
E' così che si esorcizza
la paura…
e tutto va molto, molto peggio.
Nella carcassa, intanto,
i vermi ingrassano.
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