Poesie di Amedeo Bruni
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E spalancai l’enormi vetrate d’oro
L’infinito sembrò tingersi
di lacrime i sorrisi
l’odio copri i giardini d’amaranto
e continuai a passeggiare
assuefatto dolore
l’estasi divenne malinconico vapore
nell’architettura astratta del mio mondo.
Essere la forma desiderata
fresco giaciglio
elegante prostituta
addobbata da balocchi
mille colori neri
diamanti smeraldi e rubini.
Mi vidi passeggiare
sui viali dell’amore
vestito d’acerbo fiore
Fiore dell’est
o come cane randagio
vagare ubriaco di tristezza.
Ero innocente
quando lessi la legge è uguale per tutti
e fui eterno ergastolano
dall’armatura romantica
cercando suicidio
dentro stracci di carta.
Vidi mio figlio
o forse era un sogno alcolico
mi assomigliava molto
forse era solo un incubo
basta un niente per il suicidio
un niente che dura una vita
e intanto di soppiatto o come per maledetto incanto gira forsennata la ruota
tra tutti i perché
mescolo te ed ira
ed attendo
mentre il cursore lampeggia
e di rado leggo il giornale.
In quale strano occaso di sfumature scure il mio senno fuggì per lontani infiniti di passato in cerca del suo posto di fuoco. Da quale nuova pazzia fu invaso il mio sterile corpo Oh poeti che di vizi fragili fate virtù anche per voi la vita è romita dimora in questa valle silente. |
A Jack
Perduto nella settimana costosa e banale
ricordando dal nulla sogni infranti
indietro nei miei anni.
I miei ricordi
come una lista di cariche esplosive
La mia vita
come vecchie date dette con dolore
Dalla luce di un lascito arrossito e sfinito
con un insieme di punti morti
e dolci dolori sporchi.
Le mie incessanti vene costrette a venir fuori
nascendo dentro un lago di sapone
con madri troppo dure da sopportare.
La strada del primo giorno
di luna suicida al primo bagliore
è l’estendersi di un campo di semi e canzoni
compromesse dai giochi fatti.
Guarda l’infrangere delle onde
sono passioni spente
Spogliati e brucia più di un fuoco impavido
rompi un’altra soglia
come un treno
che sparato arriva al finire delle rotaie
di una canzone annoiata.
E’ solo un viaggio di piacere.
Sogno un futuro migliore
Non tremare madre
non credere che siano lacrime
è l’egoistico sole
con aridi raggi
che ferisce l’alveo della mia iride.
ANIMA DOLENTE
IMPETO FUGGIASCO
in quale avido crepuscolo
s’eclissa inaspettato
dolce riposo.
E torna ancora
con veste consunta
a dolore segue dolore.
Che empia malattia la decisione
marcisce il fluttuare del tempo.
Mi dondolo e crogiolo
in culle di rovi
m’immergo in pianti di pargolo
PERDO IL RESPIRO