Nove febbraio
C'è il recupero della sfilata dei carri di carnevale… dovevano farli una
settimana fa … pioveva, che culo … l'avevo quasi sfangata… che il paesino
in cui vivo ha manie di grandezza, e complessi di inferiorità…
provincialismo elevato al cubo… un bocciodromo degno di Milano, un
municipio che è un manifesto futurista, la sfilata carnevalesca per il
centro storico della città… ma quale centro… una serie di case cresciute
come funghi là dove c'era l'erba negli anni dello sviluppo del
mitico NordEst … una tristezza che solo Fantozzi…
Ogni lasciata è persa… macché, oggi si recupera… blocco del traffico,
divieto di parcheggio dalle 13 alle 18.
Io, che abito in centro, devo posteggiare la macchina nel piazzale della
chiesa… di mio, scomodo qualche santo… la controparte sarebbe rimanere
bloccato in casa tutto il pomeriggio… zitto e sposta, siamo nati per
soffrire.
Poi, la fortuna getta il suo sguardo sulla giornata… per una somma di
coincidenze mia figlia decide che non vuole andare alla sfilata, ha in
programma una festa in maschera… che botta di culo… la porto alla festa e
alle 14.37 il divano è mio!
Il divano è il luogo deputato al riposo del giusto!
Di sabato, nel primissimo pomeriggio… quando ti viene quell'abbiocco
post-prandiale… che assolutamente non puoi neanche prendere in
considerazione, durante la tua settimana produttiva… il divano purifica,
ti rende migliore, come la schiuma di Gaber… non è mica impegnativo come
il letto… puoi permetterti il lusso di stare vestito, così come sei…
tirar su la copertina… reclinare il capo piano piano… pensare alla
sfilata che ti stai perdendo… coi carri e la musica, a un volume che ti
provoca un'otosclerosi in tempo zero... che poi fuori fa un freddo becco…
qui invece, nell'infinito silenzio del divano, la musica sfuma… mi
sovvien l'eterno… s'annega il pensier mio… e il naufragar m'è dolce in
questo mare… paf!
Un fade-in lento… basso e cassa… piano piano… cassa-basso… cresce dalle
profondità di un pianeta lontano… è un qualcosa che ti cava fuori dalla
beatitudine della tana … una house-base … proprio qui… sotto la finestra…
inizi a distinguere le parole …la legge… è schiavitù d'amore… è
chiaro che stai sognando… non è vero dai… vendicheremo noi camicie
nere… glab!
Poi senza più alcun ritegno, a pieni polmoni
Faccetta ne-era
Bell'abissi-ina
Aspettaespèera cheggiàllòra sàvvi-cìina!!!
Mi alzo di scatto, incazzato come una bestia, mi affaccio… un carro
carnevalesco di politici, quelli attualmente al governo e
all'opposizione…sì dai… si fa per dire… che fa la sua bella manovra qui,
sotto casa mia.. a metà della sfilata, prima del ritorno…
Un remix terrificante di una ben più terrificante canzone… e ci ballano
pure!... e ridono allegri!
Un grido di pietra alla finestra.
NoitidarèmounaltralèggeeunaltroRè! Tiè… beccati questo… improvvido
mediocre dormitore del sabato pomeriggio.
Passo in rassegna tutti i santi del paradiso… alla fine trovo san
Gaetano, patrono dell'insonnia, cui rendo rispettosamente il biglietto,
chiedendogli di dimettersi immediatamente dall'incarico per manifesta
inferiorità.
Tanto, due giorni dopo, si sarebbe dimesso anche il papa.
La bancarella dei rompicapo
A Cison ogni agosto organizzano
l’Artigianato Vivo, un
mega bordellone lungo 15 giorni dove c’è di tutto.. una volta c’erano
solo arti e mestieri… oggi puoi comprare qualsiasi cosa, è diventato un
centro commerciale all’aperto.
Insomma, a parte gli amici del circolo culturale Al Mazarol, che sono
amici perché mi invitano ogni anno a suonare, bestia che sono… tutto il
resto è noia, Califfo dixit.
Sono di fronte alla bancarella di Cencio, il fornaio, e vedo un
assembramento inquietante presso il banco del creatore di “rompicapi e
giochi per la mente” di Cremona.
Dapprincipio sento solo degli OOOHH di ammirazione… mi avvicino con la
massima cautela, cercando di non farmi notare… vedo mio suocero, che li
sta risolvendo tutti, in qualche decimo di secondo… rompicapo con i fili,
puzzle 2D, puzzle 3D, rompicapo in legno, rompicapo metallici, rompicapo
in lega, rompicapo matematici, rompicapo dexterity, minipuzzle … è
un genio maledizione, sa fare di tutto, mi fa una rabbia… mentre guardo,
placidamente mi lascio trascinare dalla corrente d’anime… che razza di
sfiga, son finito vicino al genio che li ha concepiti, il capo della
bancarella, sai mai che mi noti… infatti, mi dà in mano un coso con un
ciondolo e due spaghi… e allora tento un nonsoché per fargli vedere che
provo a risolverlo… lui ha capito tutto, naturalmente, sogghigna e mi fa
“su daaai… che non è miiiica
difficileee, guaarddaa
quel signooore come è bravooo” …. “è
mio suocero (glab)”… un lampo diabolico passa nel suo occhio
da inventore di sistemi di distruzione di massa dei sistemi nervosi,
degli sfigati come me… ormai mi ha puntato… come carico da 10 mi indica
una bambina di 6 anni che ha appena risolto un tangram, con noncuranza
butta lì “ma comee…non ce la fai
proprio?… guarda quella bimba, c’è ruscita anche lei…”
…“è mia
figlia…”
Ecco là… tutto è compiuto… il bestio allarga le braccia in un
gesto teatrale…
La gente attorno è una massa di ipocriti… un po’ ammira suocero e figlia
risolutori, un po’ plaude con soddisfazione la riprovazione del geppetto
ideatore nei miei confronti.
E il
trionfo del verme si compie… al primo accenno di silenzio del pubblico
espone la sua tesi, fissandomi col suo sguardo da beccamorto “…scommetto
che il tuo ruolo in famiglia è quello di portar fuori lo sporco…”
92 minuti di applausi ininterrrotti….peggio di Fantozzi.
E ha pure ragione, la sera io porto fuori la spazzatura… è proprio un mio
compito, mi rilassa… faccio un bel giro per i cazzi miei con la raccolta
differenziata in mano… butto via di tutto… anche se, del porco, si sa,
non si butta niente.
L’albero e la terra
Ha una fame di vita, che a volte gli tocca mettersi un dito in gola...
E due occhi... e un cuore, che non basta alla fame di quegli occhi...
così ogni tanto il suo cuore si riposa... e non ha mica paura della crisi
economica, o di non avere abbastanza roba... lui ha paura che il cielo
gli caschi sulla testa... e ha paura di essere solo... altroché!
E se è distratto alle cose di sempre, è molto più attento alle cose del
cielo... e sopra il cuscino ha una volta celeste di libri, che lo
preservano dal fuoco dell’inferno.
E ha un grande talento, buttato in vacca, sull’altare di un nobile
ideale, che ormai spesso non si ricorda nemmeno più che nome abbia...
E non è mica il tipo che si fa abbindolare dalle sirene dell’identità
veneta, rozza e ipocrita maschera nel grande teatro dell’affarismo
urbanistico.
Lui è più antico... lui sa!
Ma non è un albero, no... anche se avrebbe tanto voluto esserlo... è la
terra... è solo un po’ della nostra terra, di questa Marca gioiosa et
amorosa e devastata.
Allora... in piedi!
…animo su, in piedi perdìo!
Ad Alfonso Munno
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Morte sul Corso
Ultimo sabato di carnevale, sfilata sul viale alberato, a Vittorio
Veneto, tra due ali di folla, sembra il giorno della Liberazione!
Uno, tra i tanti carri allegorici… si chiama “Angeli e Demoni”.
I Demoni, naturalmente, sono impegnati in un sabba, con tanto di streghe
e capro infernale; aprono la via agli Angeli… sui quali è meglio
sorvolare: putti alati di 77 anni!... Gli zii dei Cugini di Campagna.
Come per ogni carrozzone che si rispetti, c’è il codazzo di politici,
preti, puttane, tirapiedi, lacchè, umanità varia sofferente… e c’è anche
Lei, a guisa di Tristo Mietitor…
Si avvicina… tra diecimila persone… è schifosamente vicina a me… mi
fissa, una maschera senza espressione… con l’indice e il medio della mano
destra… indica i suoi occhi… poi i miei… ti osservo!!!
Giuda serpe…
Verrà, e avrà i miei occhi… mi troverà addormentato… che sogno,
finalmente vinto dalla stanchezza, dopo aver tanto vegliato… ché uno deve
vegliare, dicono… senza sapere il giorno, né l’ora!
Westvleteren 12
Ore 22.30... sono già tutti a letto... scendo in cantina, la prendo con
delicatezza e la porto in casa, finalmente... quella bottiglia anonima,
scura, con il tappo giallo come unico indizio... trappista,
naturalmente... la regina delle birre contemplative !!!
Il libro, eh sì... e cosa, più che “I demoni”? Goduria massima !!!
L’ho lasciato sul divano, in penombra, l’ho quasi accarezzato... mi
aspetterà lì, con la sua forza paziente, ancora intatta... oscuro,
minaccioso premonitore del Secolo del Nichilismo.
Poi, alla luce, verso... la birra intendo... una schiuma compatta e
cremosa, un aroma fruttato, dai sentori di cioccolato e piccoli frutti
rossi... la cocciuta volontà di rendere gloria al Signore attraverso un
lavoro ben fatto... osservano il silenzio più rigido...si alzano alle 3
di mattina e si coricano alle 20... pregano fino a sei ore e ne passano
altre dodici tra lavoro e letture... sette volte al giorno cantano la
storia della Salvezza...
Ah, mio povero ing. Aleksej Nilic Kirillov, al diavolo tu e le tue
teorie...
Il tè... tutta colpa del tè... ma non lo sai che un Dio non si limita
al tè... se solo avessi potuto degustarlo anche tu, il canto gregoriano
che ora mi sta scaldando l’anima... al posto di quel tè, che non ti
faceva dormire... non sarebbe finita così...
Perso!
V. è una cara ragazza, avrà quindici anni meno di me, non se la tira più di
tanto, non ragiona solo col portafoglio.
Siamo lì che mangiamo qualcosa, e di cosa vuoi che parliamo? Ma della benedetta
crisi, che sta assumendo toni allarmanti anche nel nostro famigerato Nord-Est:
Minchia! anche nel mitttico NorrrdEsstt, la locomotiva d’Italia!
Controvoglia, tanto per fare una battuta, le dico che, mal che vada,
sopravvivremo con qualche lavoro più umile, ci adatteremo, ci daremo un calcio
in culo e ci muoveremo... cavoli, l’uomo non è fatto per stare fermo.
Lei mi fa, con straordinaria innocenza “...e poi, anche chi fa lavori umili,
pensandoci bene, può avere una dignità !”
Cado al tappeto, come una pera... giuda serpe...
- anche-chi-fa-lavori-umili-pensandoci-bene-può-avere-una-dignità- ...ma
questa non è un’opinione, è un Valore!
Ecco il martellamento subdolo delle trasmissioni televisive di tendenza, ecco
gli anni di fango, l’arrivismo, il rampantismo, il reaganismo, la
globalizzazione, le guerre di fine secolo, il condizionamento dei mass media,
ecco la riduzione della musica popolare a fenomeno da baraccone, la fine degli
ideali, il pensiero unico, la riduzione della donna a carne da macello, ecco il
teatrino del sesso e della morte, la democrazia che sotto la sua maschera
nasconde il fascismo dell'era globale, un fascismo di stampo economico... il
sesso e la morte, protagonisti numeri uno della televisione che ci rende tutti
complici, vittime e carnefici compiaciuti...
Ecco la falsa uguaglianza ricevuta in regalo dall’alto.
Tutto è compiuto, consolidato nella parte migliore della nuova generazione.
Non so assolutamente cosa risponderle... mi sento vecchio, superato, inutile.
La generazione di Gaber ha perso, e anche parte di me stesso..
E quanto mi manca uno come Pasolini...
Il colpo di grazia me lo dà il controllo ortografico di Outlook... sto per
spedire il racconto, e mi accorgo con raccapriccio che ha trasformato Pasolini
in pisolini... l’opzione mi chiede se voglio ripristinare il nome originale...
pisolini, sì... della Ragione!
Perso! Su tutto il Fronte!
La mia Creuza
Sono contento come una pasqua... questo sabato
sono a passeggio nel centro storico di Conegliano, rigorosamente da solo... mi
sto accingendo all’acquisto di quell’album...
è un bel po’ che ci penso... non vedo l’ora... pregusto già la soddisfazione di
averlo tra le mani... di scartarlo mentre cammino... spero proprio di non
trovare il pezzettino debordante per l’invito all’apertura, nel cellophane che
lo avvolge... per fare un po’ fatica, e maledire fintamente il progettista del
piccolo imballo... e poi leggere i testi nel libretto, prima dell’ascolto... e
poi... l’ascolto, senza i testi sott’occhio, ché distraggono... e il riascolto,
per più e più volte, in religioso silenzio, dall’inizio alla fine, senza
interruzioni... l’elaborazione conscia e inconscia... la sublime soddisfazione
di rendere mia un’opera d’arte altrui...
Ma ora, nel primo pomeriggio, il tempo è come sospeso... ho quindici anni, ma
conosco bene la piacevole ansia che mi attanaglia...
Finalmente... il negozio di dischi apre la serranda... corro dentro... che
fretta c’è, che sono da solo?
“...Prego, vorrei la
musicassetta dell’ultimo disco di Fabrizio De André...” Non ho
il giradischi, dannazione... meglio la cassetta che niente!
Il titolare
mi guarda con due occhi cosi... “Ma ti rendi
conto? Già acquistare un album di un cantautore italiano è fuori tempo, fuori
moda, fuoripasso... figurati un album di De André... ma lo sai che è in
genovese.... Ma vergognati, và..:”
...ma cosa gli dici, a uno così... pago e scappo via, non lo guardo neanche...
“... Che poi sei arrivato in
anticipo... cosa pensavi, che il negozio aprisse alle due e mezza?”
Eh già...
bisogna saper scegliere il tempo, me lo dico sempre... fossi arrivato
venticinque anni dopo, non avrei scandalizzato nessuno... mi avrebbero dato del
buongustaio!
La mia
musica
...Ma quale sottofondo piacevole di vita,
macché fonte di ricordo... ma che dolce amica...
“...quando ascoolto questo
braano me ricordo de quand’ero così e cosà...”
... a me, la musica, la vera musica, non ha mai
fatto questo effetto... sarò anche strano... io con la musica non riesco a
ricordare una mazza... la musica mi prende e mi apre in due come una mela...
altroché...
e la odio, Dio se la odio... ma quale amica del cavolo... mi volta e rivolta, e
smette solo quando vuole lei.
“...saaai... la muuusica per
me è compaaagna di stuuuudio e lavooooro... metto pianoo e faccio tuuuutto più
allegramente”... mi dà un fastidio lavorare con la musica che
suona... studiare poi, o leggere... neanche a parlarne... mi distraggo
immancabilmente, non capisco più un tubo... sottofondo un corno! ... quando la
musica suona non posso mica pensare ad altro... ché è esigente e cattiva... mi
vuole tutto per sé... non posso fare niente... mi concede il respiro, ecco... e
poco più...
... ma quale
veicolo di emozioni... che è lei, un’emozione così grande e terribile... ma cosa
vuoi veicolare... la detesto con tutto me stesso.
... E quanto vorrei fare senza... ma non posso, non riesco proprio.
E quando vuole lei, diventa mia... solo mia... e mi porta dove non penso, non
capisco, non so...
...e quanto la amo... Dio Santo!!!
Cuore di ghiaccio
Io lo so, dove finirei volentieri i miei giorni... a sciogliermi, in un
caldo abbraccio... tutto ciò che voglio è una carezza
Aaah, sì... così... piano piano...una corrente temperata... in questo
oceano immenso...
Nel mio sogno è sempre stato così... io, tanto grande... ora così piccolo,
finalmente...
E vorrei arrossire... qui, ora... al cospetto di tanta grandezza... così
mi scalderei subito, e mescolerei me stesso al mio elemento.
Invece no.... ho un appuntamento... con una di quelle navi che “non
affonda”...
Figurati...sai cosa ci vuole, per uno come me... quei poveri, piccoli,
mediocri esserini... stupiti viaggiatori soli... soli, come me.
Da qualche tempo poi, si sono montati la testa... hanno imbrigliato la mia
Grande Madre... illusi... basterà un iceberg insignificante, come me...
Il loro è un sogno di potere... è crescere, oh... e incrementarsi,
emergere, espandersi, sì... e intanto io diminuisco, mi contraggo,
decresco, mi consumo...
E mi sciolgo... decado... mi restringo... ma non basterà per fermarmi...
ho un appuntamento.
Fabiana
...Sono lì, seduto al bar dell’albergo, dopo pranzo... i villeggianti
affollano i tavolini... le ragazze sfoggiano i loro corpi, lisci e
abbronzati...
- Fabiana, un altro caffè ! Veloce! -
...è la cameriera brasiliana... due occhi da cerbiatto in fuga... e lo
sguardo di chi, quando chiude gli occhi, non lo fa più per sognare...
- Fabiana, altre forchette, muoviti! –
C’è un compleanno, sulla terrazza mare... fanno un casino della
madonna...
... mi passa davanti... e mi regala un sorriso dolcissimo,
ammiccando...
- ...l’ho capito, sai, che conosci la mia vita... un continuo rompermi
il culo per tenermi stretto questo posto da sguattera... e mezza
giornata la settimana, per pensare a me...-
...c’è una moltitudine di gente, in questo bar... per me, i suoi occhi
neri
Sono l’unico a salutarla, quando esco, per andare in spiaggia
-...Vai via?!...- e subito abbassa gli occhi, vergognandosi di
avermelo chiesto
...Sì, vado via... buona domenica, Fabiana
Giù il cappello
Torno a casa in bici dal lavoro... sono stanco e sudato... fa un caldo
della madonna, è stata una giornataccia... mi viene da bestemmiare.
Lo vedo dal fondo del rettilineo... sta tagliando la siepe, a petto
nudo, col cappello di paglia in testa... tutto rosso e accaldato...
avrà una settantina d’anni... ride, è contento...
...cazzo hai, da essere contento, che è un giorno di merda?
Passo... si toglie il cappello per salutarmi...
...e mi spiazza completamente... sono attonito, non so neanche se lo
ricambio... non ho niente in testa per ricambiarlo...
...e mi vergogno come un bambino.
Le colleghe
Passi al lavoro, per bene che ti vada, un terzo della tua giornata...
sempre le stesse cose... gli stessi problemi... le stesse facce... dopo
qualche anno sei al bivio, c’è poco da fare... li conosci uno per
uno.... e li odii tutti... o li ami.
...Le donne, in modo particolare...
Quasi sempre gentili, educate, coi vestiti sempre a posto... donne
comunque... anche al lavoro... dove gli uomini a volte si dimenticano
di essere tali...
Le frequentiamo per otto ore al giorno... per anni... senza saper
niente di loro... senza avere il coraggio di chiedere.... immaginando
chissà quali vite.
...che poi la vita è una brutta bestia... ci aspettiamo da lei grandi
sconvolgimenti... da un momento all’altro... invece, piano piano, il
futuro ci trapassa...
...così, piano piano, invecchiano... ma per i nostri occhi sono lì,
come sempre.... le guardiamo, e facciamo finta di non essere
invecchiati anche noi...
...certo, l’Amore è tutta un’altra faccenda, ma come si fa a non amare
le colleghe di lavoro?
Dove va il mondo
...Il mondo va da un’altra parte!
Non dove sei... non dove vuoi... non come sei.
Va ad abbuffarsi con l’Amministratore Delegato e il Direttore
Commerciale.
“...Non potete servire contemporaneamente Dio e Mammona”
...Si, ma non ce n’erano mica, di questi funamboli...
...Forse ha semplicemente vinto Mammona...
Dio è stato invitato a cena...
Che non c’è più neanche la lotta di classe... che i poveri non li
odiano neanche più, i ricchi...
“Grazie, ché quando ti vedo rammento la mia personalissima miseria e
meschinità... e grazie perché mi permetti di agognare il mio
obiettivo irraggiungibile...”
Che logica assurda e incomprensibile... alla faccia di tutte le
moderne pseudo filosofie consolatrici degli afflitti.
... e dove va, il mondo?...
... E chi lo sa, dove va...
Le scarpe di d’Annunzio
...”Ragazzo, puliscimi le scarpe!”...
“Signorsì, comandi signore!”
Il ragazzo si chiama Giulio, ha diciotto anni, lo hanno arruolato in
aviazione prima della fine della Grande Guerra.
...”Anche sotto la suola, ragazzo! Sbrigati! Che devo salire!!!”
“Mi scusi... certo, signore...”
Il signore si chiama Gabriele d'Annunzio, e in quegli anni raggiunge
l'apice del processo di edificazione del proprio mito personale,
immaginifico e politico.
Sotto le scarpe di d’Annunzio c’è l’aereo... sotto l’aereo c’è
Vienna... e il suo popolo, stremato da una guerra assurda e
terrificante.
Sopra le scarpe di Giulio c’è un grande genio della meccanica, che a
novant’anni passa ancora il tempo a inventare sciarade e leggere la
Divina Commedia.
Giulio era il bisnonno dei miei figli.
Paolo
...È il figlio della cugina di mio padre, o almeno credo.
Sta sulla carrozzina da sempre... non parla, non cammina, si esprime a
gesti, con movimenti scomposti, rantolando.
Non so neanche che nome abbia, la sua diversità.
Oggi ha chiesto a sua mamma i miei CD, le mie canzoni... come cazzo fa
la sua mamma a capirci qualcosa... quanto bene, quanto amore...
Le mie canzoni danno qualcosa a Paolo...
Mi sento grande come l’universo intero.
Mi sento piccolo come un granello di sabbia
Bydlo
Sofia, 1958
Svjatoslav è curvo sopra il pianoforte, davanti a una platea di gente
che non la smette di tossire...
...poveri battellieri del regime sovietico... un enorme carro
pesantissimo... schiacciante, disumano...
Lui lo sa... lui, straniero nella sua patria, ora ha sulle spalle le
sterminate distanze di tutta la Russia...
Si è già lasciato dietro i giardini di Tuileries, impassibile
come una quercia...
...e lo sa, che nella prossima melodia, profonda e terrificante, c’è la
vita dei contadini slavi, costretti come animali a portare il giogo
della prepotenza altrui...
tutto l’alcool mandato giù un secolo prima da quel dannato genio di
Musorgskij...
tutta la tragedia della grande anima russa...
...e ci sono Claude e Maurice, estasiati da tanta bellezza.
Ma qui non c’è niente da orchestrare, con vividi colori europei...
qui basta lo scheletro di un pianoforte.
...e comincia il quarto Quadro... per chi sia in grado di amare.
I-Sandro
...Esco dal capannone della sagra e lo
trovo lì... bè, ognuno ha i propri miti... uno dei miei è lui... ha più
di 80 anni, I-Sandro...
il fratello della nonna di mia moglie... alto, col cappello della
domenica, impeccabile, vestito a festa... gli hanno appena regalato una
bici elettrica... è arrivato con quella, -
per vedere chi ha la testa più
grossa... - .
Non gli ho praticamente mai parlato...
Lui, I-Sandro, È
ancora... dopo l’armistizio, coi suoi 18 anni, a nascondersi tra le
nostre colline con gli altri partigiani... per un anno... via da tutto,
via dalla famiglia... io a 18 anni ero un bambino, lui aveva già
scelto.
...prende un Averna... gli danno un bicchierino colmo, è troppo per
lui... mi guarda... è troppo vecchio per chiedermi di finirglielo...
Gliel’avrei scolato tutto, lo giuro... fino all’ultima goccia.
L’infinito attuale
...è un qualcosa che non si chiude mai.... di sentimenti non
corrisposti... di desideri inappagati... l’anima è piena d’archi di
cerchi... che a volte basterebbe spostarsi di un millimetro per
chiuderla, quella stramaledetta circonferenza... ma é uno schifoso
razionale millimetro, pieno di infiniti punti irrazionali... e in quei
punti ci stanno tutti i limiti e le miserie umane...
...Ma accade che il cerchio si chiuda, che una parte sia uguale al
tutto, qualche volta, deve pur accadere... allora è il miracolo...
allora in quel piccolo arco ci sta tutto l’infinito mistero dell’Amore.
I Loschi
Alberto Cantone me l’aveva detto: “Da lì fai fatica ad uscirne”, mah...
19/12/XX, concerto in osteria “Ai Loschi” di Ponzano Veneto, ma il
posto è vicino a Camalò, che notoriamente è in mezzo al mondo.
Arriviamo alle 21, l’osteria deve essere un antico mulino, inquietante
anzichenò, fuori c’è un vento della madonna.
Il programma prevede per le ore 22.00, concerto dei “Tonda Zaia” (mah,
per fortuna non suono a mio nome, ma per la verità ci chiamiamo
“Incrocio Manzoni”). Durante il sound check non c’è un cane, anzi c’è
il padrone che litiga con un marocchino, l’atmosfera è un po’
surreale... chiedo al padrone (un orrendo butterato di 56 anni) come
mai “Tonda Zaia”, -eh- mi fa -perché Zaia (il famoso ex presidente
provinciale leghista) ha tolto tutti gli incroci e ha messo le tonde-.
Dopo essermi ripreso dalla battutona, iniziamo a suonare, arriva un po’
di gente, arriva Alberto, mi dice che fuggirà alla chetichella quando
la cosa si farà pesa (e che sarà mai?). Arrivano le mie amiche sfigate,
che vengono subito intortate dal butterato e chiuse a chiave in una
stanza... verso mezzanotte entrano 4 pazze che festeggiano chissà cosa,
il vino scorre a fiumi; Cantone se ne è andato, d’improvviso non lo
vedo più.
L’orchestra si fa un po’ prendere dall’eccitazione e suona pezzi come
Gianna, Tu vuò fa’ l’americano, Don Raffaè ... la gente impazzisce, si
scatena l’inferno, una tizia comincia la sua terza bottiglia di vino e
subito dopo si accascia... uno prende una chitarra dal muro, mi dice
che è scordata, (infatti è senza corde) e mima Elvis Presley che canta
Love me tender, le pazze cominciano a ballare come i dervisci, sì,
proprio sulle spine dorsali...
Dalla sala dove stanno le sfigate si sente ogni tanto qualche mugolio
sommesso fuori c’è un temporale orrendo in pieno dicembre salta la
corrente il pubblico è in visibilio sembra di essere al Sabba della
notte di Valpurga mancano solo Beemoth ed Azazello e il quadro sarebbe
completo un tizio sale sul palco con un lenzuolo mi dice da te voglio
il sangue lo perpetuerò con questa sindone l’orchestra suona Romagna
miaaaaarrrrrrgggghhhhhh !!!
arf arf
Alle 2.15 finiamo di suonare, dopo 4 ore e ¼, siamo dei cadaveri
ambulanti... una delle pazze vuole portarmi a Santi Angeli sulla sua
scopa magica per farmi vedere il Montello, al mio rifiuto sibila un
inquietante anatema.
Mi libero dal padrone del locale che si sta ancora tirando su la lampo,
prendo la strada di casa e il pianista mi dice che sono un coglione,
che la tizia era proprio figa.
Mi infilo sotto le coperte alle 4 promettendo ad Elettra e a me stesso
di non farlo più.
Il detergente intimo
Mia moglie deve avermi preso per pazzo... del resto, non è tanto
normale sentire dei rumori provenire dal bagno alle due di notte...
abbiamo fatto tardi, per guardare il Festival di Sanremo... lei dà
un’occhiata ai bambini prima di andare a nanna, sente il casino dal
bagno, appunto... entra e la scena è questa: io che urlo e impreco,
nudo, coi calzini neri e le mutande, nere, alle caviglie, con la mano
all’occhio destro, sotto il lavabo...
- Ma che succede? -... Io non riesco neanche a parlare dal bruciore
all’occhio... le dico che ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da
piangere... va a letto, senza più tentare di capire... penserà
senz’altro di avere sposato un tonto... o, come dice lei, un crudo...
La triste realtà è la seguente: decido di farmi il bidet, mi abbasso
ovviamente le mutande, non le tolgo... Elettra non si capacita di come
possa fare il bidet senza togliere le mutande, bè, ci riesco...i
calzini, neri, li lascio su anche loro, e poi sono le due di notte, ho
un po’ di coma... mi siedo sulla tazza del bidet... in alto a sinistra
c’è il portasapone col dosatore: tengo la mano sinistra aperta, pronta
per ricevere la dose di detergente, schiaccio con la destra...
sennonché un pezzo di sapone secco, rimasto malandrinamente sulla
feritoia di erogazione, impedisce il passaggio al sapone liquido
retrostante... un attimo, certo, ma tale da creare una certa pressione,
sufficiente ad aumentarne enormemente la velocità di uscita... vedo lo
schizzo che parte e va a finire direttamente nel mio povero occhio
destro, spalancato per la sorpresa... lo stupore e il bruciore orrendo
sono un tutt’uno... sfiga... zelante, precisa, puntualissima sfiga...
cinque minuti sotto il getto d’acqua riescono a malapena a lenire il
dolore lancinante... di là sento mia moglie a letto che si sta
spanzando... torno a tentoni sul bidet, apro l’occhio e vedo dei colori
indistinti... poi, piano piano, dal caleidoscopio emerge una scritta,
verde su sfondo giallo, inquietante come un monito: Aveeno Intim.
La Storia
Il laghetto alpino è stupendo e ghiacciato... sui pattini (chissà
perché li chiamavamo skèttini... o erano quelli su rotelle...
mistero...) mi sto meravigliando di quanto sia facile... e mi
meraviglio ancora di più, ché oggi la mia vita assomiglia a un poligono
perfetto... sì insomma, tutto si chiude... un disegno finito, ecco...
ma nel senso dei Greci, dove aveva tutta un’altra valenza... che bello,
mi congratulo con me stesso!!!
Quando poi capita di trovarmi in questa rarissima disponibilità
d’animo, mi succede sempre di incontrare qualcuno... la mia faccia
assume un non so che di angelico... sono proprio fatto a immagine e
somiglianza di Dio... e certo non quello dell’Antico Testamento, per la
Carità!
Insomma, due giovani turiste mi fanno –...Ciaaoo, puoi farci una
fotografiiaa ???... – ...ma sì, che diamine... – mi raccomando
eh... fotografa la Storia! – ...certo, ciccine care, che fotografo
la Storia... che poi è proprio una bella Storia... voi due, il
ghiaccio, Madre Natura sullo sfondo... gli alberghi no, ché rovinano il
paesaggio... là, fatto... chiedo l’indirizzo, per spedirgliela... e le
saluto con studiata nonchalance.
Torno a pattinare... butto là il mio sguardo attento e penetrante...
ora il lago è deserto... proprio di fronte a me campeggia un edificio,
con una scritta enorme: ”Hotel Astoria”.
I chierichetti di Don Eugenio
…Naturalmente, il parroco della mia infanzia…
Sono venuto a messa con Enrico, e attendo impaziente il momento, quando
canteranno intendo...io quelle canzoni le conosco bene, e molte a
memoria...
–...Ma dai, non sei mai stato chierichetto ? – ebbene, no, lo confesso.
Essere chierichetti allora era veramente avere una marcia in
più, come appartenere a una casta privilegiata, ti dava un’aura...
molti dei miei amici lo erano, io no...mai stato...chissà poi
perché...e puntuali erano le batoste a calcio, a ping-pong, quando
potevamo permettercelo, noi non chierichetti, ma chissà se lo sanno che
le poche volte che vincevamo era davvero come aver ammazzato il
drago...
...E a Settembre i loro favolosi racconti di avventure estive fatte a
Lavarone, in vacanza, con quel prete austero…chissà cosa immaginavo
io…per buona parte della mia vita ho pensato che quello che facevano
gli altri fosse realmente più interessante delle mie esperienze
personali...
…la messa insomma, il decennale della morte del parroco...e finalmente
sono tutti lì, tutti lì, un’altra volta, come la canzone…loro non lo
sanno di essere lì per me…e non sanno che ora hanno addosso la talare
(rigorosamente nera) e la tunica bianca (o bianca e rossa…non ci ho mai
capito nulla…mistero per noi non iniziati)
E chissà se lo sanno che io sono qui per loro, un’altra volta...la
trasfigurazione sul Tabor, la predica di Don Pier, la corale di oggi,
il ricordo stesso di Don Eugenio...sì, ma dopo!
E finalmente piango…era dal concerto di Paolo Conte che non piangevo
più, Elettra mi dice che non piango mai, ma non è vero…prima una
piccola goccia, poi non mi vergogno, non me ne frega più niente... e
finiscono finalmente, se no lo stomaco mi sarebbe arrivato in gola...
Loro non sanno che io sono qui a nascondermi vicino all’estintore della
cappella (degli uomini, naturalmente) e resto là fino a quando la
chiesa è vuota, finché mi calmo...esco ed Enrico mi fa -Papà, ma hai
gli occhi tutti lucidi, è per la nonna?- certo Enrico, povera nonna, ma
non è così...
....chissà se loro lo sanno...ma certo che lo sanno...diamine, loro
sono “I chierichetti di Don Eugenio” !!!
La porta del Villaggio Marzotto
Loro due sono lì, io sto passando sul marciapiede, al loro fianco,
volevo vedere da vicino il Villaggio Marzotto, a Jesolo... ho sempre
sognato di farlo, da bambino... che sogni strani si hanno, da
bambini...
Loro due sono lì, in piedi, fuori del cancello principale...
Lui, con la voce rotta dall’emozione, le dice:”...desso devo proprio
‘ndare, me raccomando, fai la brava”, e mentre Lei risponde ” come
sempre...” incrocio il suo sguardo, vedo il tipico sorriso di chi non
gliene frega niente di Lui, che sa di averlo ai suoi piedi,
strisciante, come un uomo nudo e solo...
È venuto a trovarla, solo per oggi, è perso di Lei, ha fatto tutta
quella strada, è ancora là che non si decide “...Adesso vado, sai?”
Avanti, coglione, baciala, ché si ricordi di te nel modo in cui non
vuole.
Ma no... lui precipita... adesso cade, scivola...
È ancora là, fermo a due passi da Lei, già ragiona di come e di quanto
la penserà mentre starà guidando verso casa, disperato come un uomo
fiero della propria disperazione.
E tutta la sua sofferenza avrà un senso, perché sarà per Lei.
Lei incrocia le gambe, impaziente, io mi allontano, piano...
Tornerà nel Villaggio vacanze, e non penserà più a Lui, se mai con un
piccolo, orgoglioso, trionfante fastidio.
Buon Natale !!!
Non c’è niente da fare, mi capita continuamente...
....È quasi Natale... arrivo a casa saltellando... che vita
meravigliosa ... il parcheggio davanti alla farmacia... da una macchina
scende la mamma di Tamara... non la conosco mica tanto, ma sono così
buono oggi... mi viene l’uzzolo di farle gli auguri... la fisso col mio
sguardo migliore... mi guarda, prima distrattamente, poi se ne
accorge... io mi avvicino con la mano tesa... capisce e porge anche lei
la mano... sorride, piacevolmente sorpresa.
A un metro e mezzo di distanza concludo che non può essere lei... con
un balzo svicolo su per le scalette, senza degnarla più di uno
sguardo... poi mi volto, così, tanto per fare... ha ancora la mano
tesa, e il viso di cemento.
Il tuffo con Iseo
Abbiamo trascorso una magnifica domenica pomeriggio, a registrare la
parodia del brano di Alberto.
Dovevamo fermarci per una pizza in compagnia, ma... mia moglie mi
chiama a rapporto, Leo ha la famiglia da portare a casa, e anche Iseo
deve scappare... Alberto ci rimane un po’... ma da signore qual è, non
lo dà minimamente a vedere.
Insomma, bisogna rincasare... ma come... siamo al mare con questo
caldo... neanche un tuffo?
Decidiamo in un attimo, io e Iseo... Alberto dice che non viene, ché è
vestito da borghese... lui, che borghese non lo sarà mai, neanche se lo
vedo in giacca e cravatta a messa la domenica alle 10.
In un baleno siamo in costume, e ci lanciamo di corsa in mare... cazzo
se corre Iseo... e io dietro... poi sotto l’acqua con un tonfo...
Aaaaahhh!!!
Che bene stiamo!!!... Piccoli esseri nell’immensità marina.
Iseo risale dai flutti... Cristo che esce dal Giordano, dopo il
battesimo... un raggio di luce del Dio benedetto gli illumina il volto
sorridente... certo che la felicità è davvero una goccia, come dice
Alberto...
...e, solo per un attimo eh... siamo felici... sono sicuro!
Il caffè
Siamo lì, seduti al tavolino del bar, all'aperto, che sorseggiamo il
nostro caffè...
Parliamo, io e la mia amica, del più e del meno... anzi del meno
possibile, ché è una domenica pomeriggio calma, calda e silenziosa...
All'improvviso esce dal bar un tizio, incazzato come una jena...
evidentemente con qualcuno...
Alza gli occhi al cielo, e inveisce sul destinatario dei suoi improperi
- ...nianca un caffè in pace posso prendere ...te se proprio 'na
bestia... schifoso...- e giù porchi e bestemmie...
Io e la mia amica trasaliamo... il nostro incanto si dissolve in un
attimo... ma con chi ce l'ha 'sto qua?
E alza le mani, oh... e smadonna... lo guardiamo attoniti... arriva
alla macchina... con chi ce l'ha?
....L' incredibile... ce l'ha col suo cane... un dolcissimo e mite
bastardino, che lo guarda dal sedile del passeggero, e gli fa anche le
feste, con la lingua di fuori... e lui lo manda a fare in culo...
Poi se ne va, col cane alla sua destra, impreca e parte sgommando, e
sputa dal finestrino.
Sei un culattone
E chi se lo aspettava di capirlo, e in questo modo poi... Kafka
intendo... sì, va bene, compagno inseparabile di letture giovanili,
partner ideale della propria insoddisfazione, sottile ed arguto
amico... interessante, enigmatico, profondo... perfetto per darsi un
tono - saai, adovo le lettuve esistenzialiiiste, me piaacee in
pavticolav modo Kaafka...- non ci avevo mai capito un cazzo in
realtà... che c’entravano le sue elucubrazioni con la mia vita reale?.
E di colpo... la folgorazione, il portale per la Verità... e dopo è
tutto diverso, dopo sì che mi piace Kafka, ma sul serio maledizione..
altroché esercizi di stile, allegorie, insensatezze...
-La via iniziatica-
Partiamo fantozzianamente alle 6 di mattina, quest’anno ci sono
anch’io, per la “Cavalcata dei Monti Pallidi”, coi cicloturisti di San
Vendemiano...
Vediamo di capirci: nel ciclismo, almeno in quello veneto e almeno in
quello della mia generazione, ci sono essenzialmente tre categorie
gli atleti veri e propri, diciamo juniores, dilettanti e professionisti
i cicloamatori, pazzi agonisti, quasi sempre ex atleti col dente
avvelenato per i più curiosi motivi, disprezzati dagli atleti e
definiti ciclo-ombre o ciclo-ciòchi
i cicloturisti, disprezzati e derisi dagli amatori in egual modo, e
neppure considerati dagli atleti
Ecco, vado coi cicloturisti... che vergogna! ho smesso di correre (come
atleta intendo) da tre anni, cosa vuoi che siano una sessantina di
km... va bè, con 4 passi (i famosi Monti Pallidi
GardenaSellaPordoiCampolongo di coppiana memoria), e senza un minimo di
allenamento... infatti il Gardena mi scivola via senza lasciar traccia
apparente, mi meraviglio della mia buona condizione, nonostante
tutto... mi godo la discesa, l’aria di Luglio a queste quote è
frizzantina e piacevole... il Gruppo del Sella si staglia imponente
sulla sinistra, che spettacolo!
Dopo 2 km. di ascesa del Sella, il Passo, raggiungo Edoardo (che le fa
tutte: in bici, a piedi, sci di fondo, skiroll, dev’essere nel Guinness
dei Primati) e lo passo di slancio... l’ultimo km di salita lo sento
eccome, il rifugio del Passo sembra di toccarlo ma non ci si arriva
mai... ma in cima lo spettacolo è davvero impagabile, mi fermo a
mettermi la mantellina (cosa che mai avrei fatto da atleta, fermarmi
intendo) i monti intorno sono di una bellezza devastante, che ti torce
dentro, l’Eden era qui, ne sono sicuro; concludo che il Sassolungo sia
indubbiamente una delle forme più evolute sulla faccia della Terra.
Finisco la discesa quasi commosso e attacco il Pordoi... madonna è
micidiale... non ne ho più... mi passano in tanti, a velocità doppia...
anche Edoardo, naturalmente, che mi dice di non esagerare!... a 500 mt.
dallo scollinamento mi passa anche Tiziano Zanette, un bel manzo da un
quintale netto... l’orrore!!!.. mi passa quasi schernendomi... ride, ne
sono sicuro (ho scoperto poi che si era appena mollato dalla macchina
su cui era appeso, il bastardo, gravissima onta, l’avrà scontata
duramente) ...in cima c’è un gruppo di turisti giapponesi che applaude
e ride... ridono sempre i giapponesi... cazzo applaudi, che faccio
schifo?
Il cielo si rannuvola... la discesa non finisce mai, tutto un tornante,
mi fa male dappertutto... mi passano via anche in discesa... niente da
fare... non li tengo.
Arrivo ad Arabba... il Campolongo di per sé sarebbe il meno duro, ma
come lo affronto in queste condizioni?
...dannazione non ce la faccio... ho i crampi... è l’acido lattico...
son partito troppo forte... che pirla... uno con la mia esperienza... è
un po’ che non mi passa nessuno... mica sarò ultimo? ...ma no, che c’è
sempre mio zio Italo, quello se la prende comoda, notoriamente è il più
scarso di tutti... lui, ecco, lui è indietro di sicuro, non l’ho visto.
Un crampo particolarmente cattivo mi costringe a fermarmi... mi stiro
come un contorsionista... dai che passa... riparto, mi fermo altre due
volte... Sono Cristo sul Calvario... al posto di Simone il Cireneo,
viene in mio soccorso il carro-scopa... – Vuoooi salireeee? – ... –
Mai... a costo di arrivare in cima camminando –
-Il Guardiano-
Verso il valico la strada spiana, meno male.. c’è un ampio tornante
sulla sinistra, un breve rettilineo, poi la strada piega verso destra e
si è in cima... c’è un vento della madonna, il cielo è bianco-latte...
sono chino su me stesso... guardo il tornante di sotto... mio zio,
maledizione... dai che sono in cima... tento di alzarmi sui pedali e mi
accascio di nuovo... mi faccio pena da solo, e ne provo un sottile
compiacimento... meno male, non c’è nessuno che mi vede....o quasi...
...perché nel prato, sul ciglio sinistro della strada, c’è un bambino,
in giacca a vento... avrà otto anni, moro, magro... lo fisso mio
malgrado, cercando di assumere un’aria compassionevole... sicuramente
gli faccio tenerezza... mi guarda impassibile, e proprio quando gli
sono vicino, con voce atona ed indifferente mi fa – Sei un culattone –
Impersonale, lapidario e definitivo, come una sentenza!
È lui...è lui il Guardiano davanti alla Legge...”Sei-Un-Culattone”...
una Legge assurda, ineffabile, incomprensibile...
Ed io.. scaraventato nel mondo...dato in pasto... come una foglia al
vento del Passo Campolongo...
... È lui il Custode... ed è lì solo per me! Certo dietro a lui ci
saranno gli altri, ma non potrò mai nemmeno avvicinarli... il mio
destino si compie ora e qui!
Sul momento invece non ho neanche la forza di pensare... accetto il
Verdetto e mi piego sul manubrio.
Mio zio mi prende proprio in cima al Passo, faccio di tutto per
staccarlo in discesa e ci riesco, rischiando l’osso del collo... arrivo
a Corvara che ho un 30” di vantaggio...
–Finalmente, hai visto Italo? –...– Ma daai... lo sai che lui va pianoo
... –...– Ma sei sconvolto... ti avevo visto bene sul Sella... cosa ti
è successo?- ... – Sai... è che sull’ultimo Passo... mi son trovato
Davanti alla Legge... “
Giorgio & Giorgio
... Ospedale Policlinico “Giambattista Rossi” – Borgo Roma, Verona,
reparto di chirurgia...
...sono qui da due settimane, senza mangiare, con la flebo e due
coglioni così, nell’attesa che si decidano finalmente a operarmi, qui
col mio bellissimo morbodicrohninlocalizzazionedigiunale, sette anni
sette per ottenere una diagnostica decente, si sono sbizzarriti in una
gamma che andava dalla malattia psico-somatica al linfoma... un
linfoma? – ma siii... non le sto mica dicendo che ha un cancro al
pancreas e che ha un mese di vita... – il dr. Ippocrate, questo,
primario dell’ospedale di riabilitazione gastro enterologica di
Disneyland...
... e il suo assistente, dr. Avicenna... – io capirò cos’ha, lei, cosa
crede, io ho due palle così, sono un gastroenterologo di livello ? –
...
...sette anni sette...
...e ho capito anche che da un medico, più che certezze, uno a volte
vorrebbe carezze...
Nella camerata da sei letti ci sono anche loro, Giorgio il magro e
Giorgio il grasso.
Il magro ha un cancro al colon, lo hanno appena riportato dalla sala
operatoria, come si dice aperto e chiuso, non ne valeva neanche la
pena... lui non lo sa, dice sua moglie... figurati se uno a 47 anni
ridotto così, non lo sa...
Il grasso è arrivato una domenica pomeriggio, è un mese che ha delle
coliche pazzesche, è giallo da far paura...
Arrivano i laureandi, mi trattano con reverenza... come una tesi
vivente... – Ma daaai... localizzazione digiunale.... ma lo sa che
entrerà in letteraturaaa... – sai che cazzo me ne frega a me, che
sono sette anni che vomito... e mi girano e rigirano... e fanno mille
domande... intanto Giorgio & Giorgio ridono... e li prendono per i
fondelli...
Il magro ha due figlie tenerissime, di 14 e 11 anni, e una moglie che
piange sempre... lui no, lui ha il coraggio di un leone... è da due
giorni che ha un tubo di drenaggio infilato nel culo, facciamo a gara a
chi ha più optional, per il momento vinco io 4 a 3... mi hanno operato
finalmente, ho il catetere, il sondino nel naso per lo stomaco, il
drenaggio in zona appendice e la flebo di serie.
Il grasso non ha neanche la flebo, ci guarda e ride... sembrate due
marziani... ma vaffanculo và... e ridiamo come deficienti... e mangia,
il porco... non le schifezze da ospedale, sua moglie gli porta le
leccornie da casa, e lui sbafa... e ride... ha 65 anni il grasso, due
figli maschi adulti che gli vogliono un bene dell’anima, e una moglie,
dolce e mite come solo le nostre donne di una volta...
E viene l’infermiera, che nella sua espressione più gentile gli fa –Alloooora
signor Giorgio, abbiamo faaaatto pipì, nooooo... – Giorgio sei un
coglione, non sai cosa ti aspetta... gli prende il pene, lo guarda un
po’, lui è vergognoso e attonito.... e zac! su il catetere.... – Porca
mad.... – dai Giorgio, non lo immaginavi? il magro ed io ci
sbellichiamo... è che ci fa male anche ridere...
–Maledetti, voi lo sapevate, verrà anche il vostro turno–
E infatti da me arriva un dottorino, neolaureato –Tiriamo via il
drenaggio? – evabè... che sarà mai... il drenaggio è come un piccolo
tronco d’albero, e la tua pelle è la terra che se lo tiene stretto...
sotto ci sono un milione di radici ramificate... tira, il dottorino...
un dardo di fuoco mi esplode nella pancia –meglio faaree l’anestesiaaa?
– meglio và, e và anche a darlo via... e il grasso ride... lo
ucciderei... dopo che mi sono ripreso ridiamo tutti e tre come matti...
Diomadonna...
Il magro è talmente magro che durante Italia-Belgio degli europei, non
riesce a star seduto sulla sedia... il grasso ci racconta della sua
villetta sulla sponda del Garda... ridiamo e guardiamo il tramonto
dalla finestra, fa un caldo della madonna questo Giugno...
...Giorgio & Giorgio non sono più... il grasso si è addormentato due
giorni dopo che ero uscito dall’ospedale... era sempre più giallo...
cancro al pancreas fulminante... è morto dopo una settimana... il
magro, mi ha telefonato la moglie tre mesi dopo, è morto in casa... li
ha fatti impazzire prima di andarsene... aveva una dannata voglia di
vivere... altroché
Non tagliate la scala
Cos’è l’artista?
L’artista, ché gli altri sono artigiani, più o meno bravi, è colui che
ti pone di fronte alle domande senza risposta.
Lo avevano capito i nostri avi, e già da migliaia di anni fa, che gli
artisti sono il tramite verso le questioni irrisolte, sapevano che
l’artista mette in contatto la nostra miseria con l’altro Artista,
quello vero, quello che non dà risposte.
E un pezzo di pane lo trovavano sempre, gli artisti, alla corte dei re
o nelle case dei poveri, tutti ansiosi di ascoltare l’arte, perché
l’arte si ascolta in tutti i nostri sensi.
E artisti, antichi e moderni, hanno ampiamente trattato di questo tema.
Ma in questi nostri tempi, in cui più facciamo baccano, più gli Dei
sono silenziosi, ci sono ancora, oggi, gli artisti? Certo che ci sono!
Sono qui, con la loro scala, più o meno lunga, più o meno levigata e
appariscente...
Normalmente fanno il loro lavoro in tutta umiltà, appoggiano la scala e
lucidano le stelle, semplicemente perché non sanno fare altro.
E cosa sono le stelle?
Eh, le stelle sono di esclusiva proprietà dell’Artista, che concede
agli artisti di lucidarle, affinché noi le possiamo vedere bene, da
quaggiù.
Ma oggi è difficile veder le stelle, perché è difficile stare davvero
al buio, ché ci sono le luci artificiali, che non te le fanno vedere...
Non importa, gli artisti continuano a farle brillare, le stelle, ché
quello è il loro compito, non importa se nessuno dà più loro del pane,
non importa neppure se, con cattiveria o noncuranza, qualcuno taglia
loro la scala.
L’artista muore nella sua stella, e la gente attenta alle cose del
cielo, vedendo una cometa brillare, si chiede cosa sia quel prodigio.
È l’ultimo regalo del Lustrastelle.
A Bruno Rubino
Il Cocomero
Cavoli, si può ballare sopra i tavoli...
Io, di solito tragicamente fermo come un ramo di corniolo... è un mio
cruccio, dannazione... e mi picco pure di essere un musicista... è che
il ritmo si ferma nella testa, al massimo arriva alle mani... ché i
piedi, quelli, sono fermi, immobili, si rifiutano, e mi prendono pure
per il culo... del corpo non si dica, mi ripete in continuazione “ma
non ti vedi, ridicolo che sei, tutti ti guardano, và a sederti, che fai
schifo...”
E allora di solito mi siedo e osservo, e mi maledico pure... col ritmo
che avrei dentro...
Il Cocomero è un locale abbastanza in voga, nei primissimi anni di un
preciso decennio del XX secolo... Insomma, sono sopra il tavolo con
Cinzia in minigonna... che topona... e come balla... altroché... tronco
che non sono altro... non devo fissarla... ecco, così, sono abbastanza
naturale... devo rilassarmi... il duo di musica latino americana... dal
vivo, sì ma con le basi, e no eh... e che cavolo penso adesso,
all’etica professionale del duo?... ma va là... devo essere sciolto
dai, via....
Cinzia mi sorride, per qualche motivo incomprensibile devo esserle
simpatico...
D’improvviso un coro da stadio “Ollellè Ollallà, faccela vedè....” e
una fiumana di gente sotto il tavolo, inginocchiati sotto la mia
Cinzia, che sorride imbarazzata (e un tantino lusingata) e mi fa
”Meglio scendere...” e io “daai, spetiaamo un pochettoo”...
Sono ancora là sul tavolo, che tento un nonsoché... che mi sento
mordicchiare una caviglia... mi volto... vedo un essere altissimo e
senza denti, a petto nudo, che si ciuccia il mio tendine d’Achille, e
ammicca sorridendo... Cinzia è sconvolta, io valuto le dimensioni del
tipo, e risolvo in un attimo che non è il caso di alimentare
polemiche... gli sorrido e continuo... dopo 9 secondi netti sento una
suzione orrenda alla mia giugulare... pazzesco... è ancora lui... è
salito sul tavolo, mi ciuccia il collo adesso... e la folla intorno
applaude pure .... sono un pezzo di marmo vivente.... regalo al
pubblico un sorriso idiota di circostanza... Cinzia scende di corsa dal
tavolino... inutile illudermi che la mia serata con lei possa avere un
degno prosieguo...
Siamo in macchina, io e mia moglie, a parlare di cose strane, a un
certo punto mi fa “...Anni fa ero in un locale, e ho visto una scena
strabiliante, c’era un pirla che ballava con una sopra il tavolo, e un
altro lo baciava e lo mordeva dappertutto... e con le amiche
dicevamo... pensa te, avere un moroso così...”
Come dire, vedersi e piacersi
Leticar con l’etica
Ho suonato come apertura (tipo Bracardi da Costanzo) a sta roba qua
"IL VENETO DA MODELLO DI SVILUPPO A MODELLO DI CIVILTÀ" CONFERENZA "IL
FONDAMENTO DELL'ETICA"
ore 20.30
Auditorium "G. Toniolo"
Relatore Prof. Azzeccagarbugli dell'Università di Urbino. Moderatore
Mons. Abbondio.
Ingresso libero
Mi ero preparato con cura 5 canzoni in tema, valutando i pro e i contro
dei testi, comincio e alla quarta il presidente dott. Herzog viene sul
palco: e via col calcio in culo al cantautore, ché era ora di finirla.
Seguono 2 ore di ineffabile conferenza! Quando poi il buon
Azzeccagarbugli spiega che il nostro superfluo leva il necessario ai
grami africani, un lampo di cretineria mi attraversa il volto, e subito
recito tra me e me 4 avemarie di penitenza.
La babbiona che mi aveva invitato, mi preeegaa di andare anch’io al
rinfresco, dove sono presenti nell’ordine: 1 ministro non meglio
identificato, 4 o 5 docenti universitari, 3 prelati, 2 notabili, 1
conte, 1 architetto, 2 puttane, il monsignore, Azzeccagarbugli, io e
una mia amica sfigata...c’è ogni ben di Dio sul tavolo...Garbugli si
strafoga, alla faccia dell’etica e dei grami africani; il ministro
punta la mia amica, dicendole di essere appunto un ministro, 3 volte
nell’arco di circa 10 nanosec., al punto che la povera gli risponde di
essere un avvocato e di lavorare insieme al sindaco di San Fior.
Azzeccagarbugli intanto intasca un bell’assegno davanti a tutti, ma non
deve essere della somma pattuita, perché si incazza come una bestia.
Il presidente gentilmente mi chiede come ho iniziato musicalmente,
probabilmente è disgustato dal mio tentativo di articolare una risposta
sensata, in quanto cambia interlocutore dopo 7 secondi netti.
La babbiona tesse le mie lodi dicendo che i gioooovani d’oggii sono
sensibilisssssimi, e io ne sono la prova vivente, (a parte il fatto che
dei giovani non me n’è mai fregato una fava, ho anche 37 anni suonati,
cazzo)
Scappo via sotto la pioggia, solleticando il dio dell’etica bisbetica.
La maratona di Treviso
...Che poi uno si chiede, ma chi te l’ha fatto fare?... ovvio, ma non lo è
mica la risposta... a volte, neanche un esegeta...
Per me, Com’è cominciata io non saprei, come dice il buon Ramazzotti
(l’amaro, altrettanto ovvio), ma so come sta procedendo... Una leggera,
continua discesa. Da Vittorio Veneto a Treviso. Dalle Prealpi alla
Pianura. Lunghi rettilinei, incorniciati da un pubblico senza eguali in
Italia. E, alla fine di una fatica che sarà sembrata più piacevole che
mai, l'arrivo nel capoluogo della Marca...
Dannati bastardi... sadici.... e bastardi... ma non lo sanno che da
Vittorio a Treviso è tutta salita?
E poi lui...il tormentone interiore, temutissimo da tutti color che fanno
sport di lunga durata, oggi mi si presenta sotto forma di canzone...“...Lavoro
di voce lo saiiii...”
... dapprincipio non ci fai neanche caso, ma quando ti chiedi “chi sa
perché mi è venuta in mente... che mi fa pure schifo...” allora è finita,
non te la levi più dai coglioni... fino alla fine
Ce l’ho in testa dal ponte sul Piave, nelle intenzioni “... calmo e
placido al passaggio... l’esercito marciava per raggiunger la frontiera...
” e invece no, è arrivata l’altra... come una piccola, insinuante, molesta
zanzara.
A Visnadello, verso il 30° Km, una spettatrice infreddolita ci fa – Daaai,
che è finitaaaa –
Seee... finita che? E gli ultimi 12 a chi???... Maledetta puttana...
puttana sei... e anche brutta...
... Ecco.. così... devo distrarmi, devo correre Zen... vedi? basta non
pensarci... puf! non c’è più...
“...Per dirtelo ancora per dirti chee piùbellacosanonc’èèèèèèè...” ...è
come un tarlo... ti logora di dentro...
A Carità mi passa via un 96enne, sfigatissimo, occhiali alla Mughini,
peserà 42 kg, sembra un mentecatto... ma come cazzo fa uno a correre
così?...
Che poi io a quelli là che guardano cosa gli sembro... gli faccio pena...gli
faccio schifo come quello...
... un penitente... un coglione partito con 2 gradi Celsius da Vittorio
Veneto, sotto la neve, oggi 12 marzo, gentilmente venuta giù per celebrare
la mia maratona, alla faccia del riscaldamento globale...
Dannazione... non ce la faccio a tenerlo... il mentecatto mi stacca...
puttanaccia... meno male che almeno non ho i crampi.
... Al rifornimento del 35° km sono praticamente lesso, mi faccio
(sottovoce eh) – Dai tessssoro, cammina... solo un pochiiiino... – invece
tiè... niente... ché l’obiettivo è anche quello di farla tutta correndo...
...È un’ora e mezza che ho in testa quella schifezza... la odio... “...Lavoro
di cuore lo saiiii...”... dev’essere un contrappasso dantesco... si, è
così... il solo pensiero che sia così mi fa star meglio....
Ah dantuccio.. dantino, dantinello mio... - Fatti non foste a viver come
bruti – se ci vedesse adesso, avrebbe più di un dubbio, in quel suo
mastodontico testone... Ladies and gentlemen, here you are “I forzati
della maratona”.
“... unicaa come seeeiii, immensaaa quando vuoiii...” mi viene da vomitare
Devo convivere col dolore... inutile far finta di niente... sì... così...
aahh... è proprio vero che la sofferenza ti purifica di dentro...
A Porta San Tommaso inciampo su un sampietrino e rischio di schiantarmi
contro un’ombra indistinta, che mi insulta pure...
Al 41° guardo il cronometro... ce la devo fare... scendo sotto le 3h45’
“... siii, ma meee il tempooo no me intereeeessa, me basta rivaaare beeene...”...
falso... ipocrita... come tutti i runners... specie quelli amatoriali.
Il centro di Treviso non finisce mai, devono aver usato l’elasticolina del
Barone Giallo per lastricar la strada....
... Al 42° c’è Iseo con la Paola... sono sicuro che è Iseo... riconosco la
barba... è un’icona Iseo... trasfigurato come Cristo sul Tabor... la sua
faccia... e una lenta sfocatura di immagini ai lati ...
... la stramaledetta salitella che porta in Piazza dei Signori... lo
striscione... io che mi rannicchio in posizione fetale...
“... Saranno i momenti che ho quegli attimi che mi dai...”... ma
vaffanculo và...
...adesso non corro più... le gambe sono un corpo estraneo... bafffta....
pietà... come sto... mi sento come... un misto tra Wile E. Coyote e Madre
Teresa di Calcutta...
... non ne farò più, questo è sicuro !!!
Falso... ipocrita... come tutti i runners. |