Invito a primavera Esplode primavera Con l’aria che odora di giardino E il cielo spazzato dal vento. Via i cappelli, via i cappotti, Via i pensieri cupi: Natura ci invita alla festa, Non è bene bussare a mani vuote: Ciascuno porti allegria E porga al sole la guancia. Prendiamo parte al risveglio Coi cinque sensi e di notte Sogniamo, finalmente, L’estate.Credo di amarti Credo di amarti, ma non ne ho le prove. È amore bere il tuo respiro mentre dormi, nascondermi sotto le tue palpebre, sentire nella tua voce l’incanto di parole sempre nuove? È amore amarti insieme i fianchi ed i pensieri la luce dello sguardo e le ginocchia, le spalle solide e le incertezze da bambino? È amore, è forse amore non riuscire mai a distinguere tra l’anima e il tuo corpo, dico la mia anima e il tuo corpo incollato al mio? E se non è amore questo, rifletto, perché mai sento il tuo cuore battermi nel petto? Infanzia C'è un suono di schiamazzi, un prato ed un banano, gli adulti sono solo dei ragazzi, ma questo noi non lo sappiamo. Ricordo le suore dai volti severi meno una dalla risata di tuono, le nostre voci di scolari una pioggerella lieta mentre intoniamo “Signore, perdono”. A scuola coi grembiuli, cartelle tutte uguali, manine alzate prima di parlare e appena liberi si corre a giocare. C'è il silenzio delle chiese e il chiasso del cortile, le nonne che giocano a carte per ore, per vincere cento lire. Ci sono giochi contesi e un attimo dopo ignorati scarabocchi sui muri e sui divani e il ricordo di memorabili sgridate. C'è un tempo per il dovere e uno per lo svago, a tavola tutti insieme e la TV senza telecomando. Fratelli e sorelle si passano i vestiti (camicie a scacchi e risvolti ai blue jeans), la mamma taglia i capelli corti a tutti e alle bambine poi mette un foulard. Le targhe alterne la domenica e la parola “austerity”, la paura delle bombe e le Brigate Rosse al TG. Non c'è ancora tutto ciò che ci divide: Internet, i Social, il cellulare, il futuro ci sorride: è lì davanti a noi, tutto da inventare. Sogniamo in grande Sogniamo in grande e viviamo in piccolo. siamo possibilità infinite, infiniti mondi, ma incapaci di scegliere le nostre battaglie non ci poniamo limiti solo nel volere. Ancor più grandi di noi sono le nostre paure e tanta e tale è quella di conoscere noi stessi che smarrita l’eco del primo sguardo abbiamo smesso di guardarci dentro. Persi a combattere per liberarci da lacci immaginari, fingiamo di non vedere le gabbie che ci costruiamo intorno, sbarra dopo sbarra, rinuncia dopo rinuncia. E pensare che di noi non resterà altro che ciò che abbiamo avuto il coraggio di essere, non quello che avremmo potuto fare, non ciò da cui ci siamo tirati indietro. È nell’altro la nostra salvezza, ma ci decidiamo a gridarne il nome solo quando, voltateci ormai le spalle, si avvia per un cammino che non intraprenderemo. Allora ci consoleremo in qualche bar raccontando a uno sconosciuto che non era tempo, o che non era lui o lei, incapaci di dire che non eravamo noi. Per sempre ottobre Chissà se devo ancora a te questa notte senza sonno, con dentro l'urlo di un dolore muto e un bisogno nuovo di sfinirmi di passi senza scopo. Ti ho visto ieri pieno di sole dove ti avevo già incontrato in carne e ossa e vita, in uno fra i tanti posti ove per me esisti ancora. Ci siamo scambiati un ritornello e una risata, che ancora echeggiano sotto quel balcone, incapaci di svanire nel ricordo, per mancanza di altro presente. Chissà se tornerai a trovarmi in questa notte di ottobre, quella in cui ho imparato che il dolore più grande non si dice e che volere bene è un verbo infinito. Io mi farò trovare sveglia, per mostrarti la mia ferita d'oro là dove ti ho perso, là dove custodisco per sempre il dono di averti trovato. Dal finestrino Un campanile sembra una matita appena temperata Un albero piegato dal vento un anziano signore dalla schiena curva Una nuvola un pesce curioso che nuota nell'azzurro sbagliato Le pozzanghere specchi per signorine vanesie I passanti alla fermata del bus un filare di cipressi impazienti I bambini tenuti per mano una macchia di palloncini colorati E il prato una foresta per gnomi dagli occhi di rugiada. Il tempo e la fortuna Per paura, o per stanchezza, della prigionia dei desideri, ho imparato a desiderare poco e niente. E adesso che nulla possiedo e meno ancora mi manca, riconosco la mano generosa della sorte nei suoi rari doni: gioie fragili come fili d’oro, brevi attimi di pace, e amici veri. Felicità e fortuna, non sono forse sempre due ospiti inattesi? E il tempo, che altro è se non una scommessa cieca con un baro? A che pro dunque anticipar la sorte? Sprecar la vita in desideri vani? Non capovolger la clessidra prima che giunga il tempo, non strappare i fogli, non chieder di sapere cosa ha in serbo per te il domani. La vita vana Forse è solo questo che siamo: fiamme che ardono nel buio, ammalianti nei riflessi d’ambra della nostra folle danza. Voraci lambiamo le ceneri dell’attimo passato, vani nel gioire di ciò che ci alimenta e ci innalza, mentre ci consumiamo fino a spegnerci per un soffio di vento. Di luna e di mare Guarda come s'accende la luna sugli ultimi bagnanti, ancor s'ode il vocìo degli ambulanti e l'eco dei giochi dei fanciulli che a poco a poco tace. Guarda come s'arrende la fanciulla alle promesse del primo bacio, al sortilegio del tramonto che nasce e imporpora il cielo, il mare e le sue guance. È l'ora del profumo del gelsomino e della terra che infine si disseta, del soffio della brezza tra gli ulivi d'argento e sulla pelle, del ricamo delle agavi che si inchinano al corteo delle navi all'orizzonte. Senti com'è dolce il crepuscolo che scende, guarda come timide si accendono le stelle, lassù in alto e sull'angolo di penna degli scafi che appena appena dondolano alla fonda. Ricomincia il canto dei grilli e della tortora in amore, sulle spiagge e tra i falò le ombre si rincorrono furtive, un suono di chitarra in lontananza parla di gioventù che presto sfugge. Guarda come splende la luce dietro al monte, scopri il dono che per te si svela nel coro che intona la risacca, nel lampo inesorabile del faro e nel segreto incanto della sera. Passaggio in Versilia Un giro di nuvole sospese sopra un borgo abbandonato, un filare di alberi muti in un giorno senza vento. Sulla moto che scoppietta sul sentiero una ragazza, con le ciocche che danzano, serra le braccia alla vita del suo bello e con lo sguardo accarezza le creste in lontananza. Una lunga fila di auto annoiate disegna una cicatrice alta sui campi; poi, di colpo, scompare nelle vie rubate alla roccia. Un arcobaleno pennella con grazia l'azzurro del cielo. Lento finisce il giorno e riempie di monete d'oro le chiome degli alberi e i fianchi delle colline. Uno specchio d'acqua, una rocca, un nido tra i rami, un campanile, si svelano agli occhi dell'innamorato della vita, di chi sente altro dal suo doloroso canto. Nulla accade, eppure tutto insieme, in questa domenica settembrina che profuma di terra e di pioggia. Terra! Terra! Infine giungemmo a riva con poco bagaglio: le nostre anime percosse, la nostra fede nell'uomo smarrita. La paura ci tenne in vita. La fame, il sonno, il freddo, furono i nostri compagni di viaggio, il buio ci tenne svegli nelle notti infinite. Piangendo abbiamo dato i nostri fratelli sconfitti in pasto alla notte, distolto lo sguardo dal mare insaziabile. A toccare terra fu ciò che restava di noi: gli occhi feriti, i cuori pesanti, le spalle voltate all'abisso di sangue e di sale. Privi di forze e di voce, non eravamo che la nostra vergogna. Ci rese di nuovo umani lo sguardo di quelli che ci prestarono soccorso. Il bacio Il bacio è un soffio d'aria fresca sul viso, un brivido d'acqua gelata, l'impresa che attira e spaventa, è un volo con ali di cera. Il bacio è un discorso profondo, un silenzio dorato, un sospiro, uno schiocco, è la dolce risacca di un'onda nel petto, un richiamo lontano. Il bacio è un cielo puntato di stelle invisibili, un tramonto infuocato, è il respiro spezzato dallo sforzo dei sensi, il bacio è tutto in quell'attimo prima del bacio. La luna sul porto Dietro le persiane una chitarra accarezza una voce nell'aria. Da una terrazza sul porto osservo la gente guardare la vita per strada. Nei vicoli i gatti trascinano il loro bottino di scarti. Un cerchio di luna accende la notte e disegna le sagome nere di navi alla fonda. Nei piatti una danza di sapori lontani: sono questi i ricordi che porta con sé la gente di mare. Faccio parte di questo respiro corale, di questo vano palpitare. Porto dentro l'ennesimo addio di chi è destinato a viaggiare. Ma oggi non serve pensare al futuro, il cuore può riposare. Ho un tetto di stelle a vegliare il mio sonno, a cullarmi il respiro del mare. Assenza Quando morirò, per favore, non mi esponete: niente croci, né torce, a rivendicare ciò che non ero. Abbandonate il mio corpo che io stessa avrò lasciato. Io, comunque, non sarò lì. Non baciatemi la fronte gelida, non posate su di me sguardi che io non possa ricambiare. Non piangete per voi stessi, piangendo me, non ponetemi domande che io non possa udire. Fidatevi della mia assenza, lasciate che io sia altrove, o non sia del tutto. E ricordatemi vibrante e piena di vita, ché ho vergogna del mio corpo denudato dell'anima, del mio viso senza espressione. Portate di me un ricordo di quelli che sovvengono all'improvviso, e piangendo vi venga da ridere. E non cercatemi dentro una bara, ma nei vostri occhi davanti a uno specchio e mantenete il segreto, vi prego, quando mi avrete trovata li. Il viaggio per la felicità E vennero i giorni degli occhi ridenti, delle speranze invitte e le delusioni perdenti e lievi volammo sul mondo, per covare il fragile frutto di un momento di felicità. Fallimmo, è vero, ma non dimenticammo il viaggio, ed è tutto ciò che dovevamo sapere e tutto ciò di cui abbiamo bisogno per poter, un giorno o l'altro, riandare. Sleepless night Sleepless night, thoughts running through my mind. Life is tough, life is good if you only dare to go through choices, sorrow, fear of tomorrow. No rewards at the end of the game, enjoy the journey, no two lives are the same. Notte insonne Notte insonne, i pensieri si rincorrono nella mia mente. La vita è dura, la vita può andare se hai il coraggio di affrontare scelte, dispiaceri, paura del domani. Non c'è premio alla fine del gioco, goditi il viaggio, ogni cammino è unico. Sicilia Il nome tuo mi dà l'ispirazione, promessa di abbondanza e delusione, miseria travestita da opulenza, follia geniale, oltraggio alla decenza; matrigna dilaniata dai tuoi figli, che esili senza pace o avvinghi tra i tuoi artigli, ti amo senza averti e ti guardo da lontano andare alla deriva piano piano. Migrantes Venite, a curarvi dei nostri anziani, a riempire le loro ore vane, a consolare le loro lacrime amare. Venite, ad arricchire le nostre tasche, a lavorare senza diritti, a fare i nostri lavori malpagati. Venite, a soddisfare le nostre voglie, ad ascoltare le nostre storie, a farvi usare per farci sognare. Venite, a parlare la nostra lingua che nemmeno sappiamo, a osservare le regole che noi violiamo, a onorare il dio che bestemmiamo. Venite: in cambio avrete il nostro disprezzo, i nostri quattro soldi, il nostro eterno sospetto. Il bambino nella neve C'è un bambino nella neve e tutto il mondo è in quella palla che lancia appena in là dai suoi piedi ridendo col cuore bianco; ne fa un'altra e poi un'altra e ad ogni inizio il mondo ricomincia. C'è un ragazzo nella neve, che vorace vi affonda le mani e, afferrandola, afferra la vita e la lancia più lontano che può nel futuro che è uno spazio bianco, per sentire che non è poi così lontano. C'è un uomo nella neve, e il suo sguardo si perde nel bianco, che confonde passato e futuro e lo lascia in balia del presente; senza badarvi stringe la neve nel pugno e si ritrova a stringere un pugno di niente. C'è un anziano nella neve, che di là da una finestra cerca la fine di tutto quel bianco, perché lui sa che è oltre che si va, senza catene, senza passato senza pensieri, senza futuro, nel bianco. Sera di marzo Il giorno si attarda sui peschi già in fiore, stormiscono al vento le vesti leggere. Sorridono i bimbi sull'ultima giostra; c'è tempo per bere ancora un caffè. Si indugia all'aperto, si attende l'estate, stringendosi in tasca le mani arrossate. La luce gentile annuncia la sera. Nei cuori e nell'aria è già primavera. L'altalena e la stella Il parco è un'altalena, ma al bimbo spinto dal babbo sembra il parco più grande del mondo. La stanza è senza finestre, ma sul sonno degli amanti si spande un tremolio di stelle. Perfino nei giorni più bui l'amico ti strappa un sorriso. Cercare altrove non serve, è un attimo la felicità. |