predisposizioni scelgo i versi come un passero il nuovo ramo crepuscolo via dal sole che tortura le foglie solo per dirti o non dirti della superiorità numerica del silenzio sulle parolenera notte di nera notte riempimi le pupille ch'io non possa più vedere nemmeno d'uno di quei giorni di corpi esplosi di urla che gelano il sangue di occhi che mi guardano, che mi guardano vivere un altro giorno senza amore suoni suoni, di campane, rivestiti di malinconie tremule, fuggiti da mano sacra, si sciolgono dentro crepe d'aria immobile rintocchi d'acqua, allargati in cerchi lasciati alla deriva, messi in salvo tra i miei pensieri timide fughe, da un sognare assente d'occhi aperti su figure sgretolate il cerchio della vita del cerchio siamo parti attimi indefiniti rubati e persi sfumature d'ombre luci improvvise echi coraggiosi di voci silenziose pensieri aggrovigliati su salite di rovi spicchi di luce vaporati alle prime ombre della sera sera lieve s'è posata la sera sopra i miei sassi scheggiati in uno sbadigliar di sole il giorno svelta si beve trasparente ragnatela d'ombra impiglio di mosca e ragione entra senza bussare alla mia porta osservo i colori del vaso consumarsi lenti e il morir della credenza ormai dissolta nel rumor del mio silenzio al soffitto appeso Natale imbianco questi muri che poi indosso siamo uomini per pigrizia altrimenti saremmo qualsiasi altra cosa assomiglio sempre più a questo Natale che perde le foglie (da "cocci d'ombra" Fara Editore) immagini d'amore ti amo perchè non esisti, forse, nemmeno questo amore esiste, è un gioco, un trucco, s'è nascosto nella mano come un sasso, o come questo orgasmo magro che mi conta le rughe sulla fronte, proprio nulla, mi rimane adesso, di tutto quello scalmanato toccarsi d'occhi, mentre ti immagino e ti somiglio. sto piangendo sto piangendo e tu non lo sai non mi vedi non mi senti ti amo in silenzio da molto tempo ormai non ho la forza per un saluto per un come stai e darei tutto per un caffè bevuto in piedi vicino a te vorrei sapere tu che fai ti sei sposata hai dei figli hai un amante mi pensi mai volevi chiamarmi scrivermi... io ci ho pensato sai ma i giorni son passati duri e senza pietà e le notti poi sul tetto a guardare le stelle camminare immobili e alla luna dire come poteva essere e non sarà mai la tua fotografia tengo la tua fotografia la tengo dentro la tasca è quella dove sorridi la sento con la mano i bordi consumati la carta sottigliata e la dedica? forse scolorita oppure sparita la notte nel silenzio prima di dormire ti racconto il mio telegiornale le previsioni l'oroscopo se sto bene o se sto male a volte son tentato di vedere se sei cambiata magari ancora più bella anche se invecchiata è solo un momento poi come tutte le sere ti faccio portare un bacio dalle punte delle dita la poesia che t'ho scritto ti sto guardando da questi vetri che piangono e piove anche nel cuore te ne stai andando e non ho avuto la forza nemmeno per una parola la mano non si è mossa anche se volevo fermarti e dirti... la poesia che t'ho scritto è là sul tavolo vicino alle rose la metterò nel vaso vicino alle spine o sotto la gamba quella corta del pianoforte a far da spessore o solo inciampo per ricordare dieci righe in rosso scritte quella notte dove nel cielo mancava una stella e io ladro volevo esser preso e non dire a nessuno dove ti nascondevo i miei pensieri inchiodati allo zenit i miei pensieri svolano limatura d'immagini svenute tatuaggi di nuvole arrese ti ricompongo dai quattro angoli tridimensionale e tattile per una carezza d'alito al cognac profumo sorsato dei tuoi aromi una musica si spande cappa di seta m'arrotolo dentro le note e t'abbraccio partitura d'archi timidi ionizzati che mi portano i tuoi pensieri lentamente riemergo iperventilando la tua mancanza si fa astinenza buco nello stomaco fame non resisto al richiamo di nuovi piaceri sposto i miei pensieri sul balcone alzo il telefono compongo il tuo numero aspetto... poi con voce agra ti chiedo scusa ai miei figli e a mio padre morto prima della mia nascita ...da domani aggrappato allo scorrimani del nulla risalgo correnti di fiumi d'anima imbevuto di occasioni perse e d'airone un volo radente in piccoli passi ricalco nell'attesa del giorno migliore com'ogni sera m'attardo e com' ubriaco che alla chiusura reclama l'ultima bevuta parlo solo e bestemmio alla sorte è solo sfortuna sul comodino stanno la sveglia i buoni propositi e la tua fotografia dovrei cambiar e come l'uccello mutar le penne ma la paura di perdere il vol m'afferma e in un rincorrere di sonno imbambolato un fil di fiato esce ...da domani la morte non m'è confine la morte non m'è confine se i tuoi occhi guardo figlio mio c'è dentro la mia luce e la vita che continuerà dopo di me nei tuoi gesti la mia traccia rimane scia in aria nebula d'io che smarrito sono giunto senza la luce di mio padre persa in quello schianto lasciandomi un rivolo d'ombra nel sorriso il mulino della vita fine d'un giorno inizio di una sera un sole muore nasce una luna chicchi di grano in fila indiana camminano verso il mulino della vita dado ama dada scritte sui muri graffi di cuore sulle lavagne delle popolari sillabe straziate accenti uccisi letture notturne abbagliate a sprazzi infamie ai potenti lodi agli onesti e là in mezzo a un profumo verde d'erba tagliata un fiore salvato per essere letto lettera d'amore d'una sola frase dado ama dada destinatario e mittente e sotto per sempre ma stamattina ho visto una scala un secchio un pennello lo schermo era bianco e il rumore di fine pellicola batteva sulla fine del loro amore la casa, la magnolia e l'ulivo sfranto pioggìo, agli sguardi della casa, infradigiati, dal giardino, magnolia e ulivo, all'occhio mio, vengono ad asciugarsi, fronte al camino, gocciolanti siedono sottovoce s'innestano, chissà di chi parlano ? di me, o di te che entri assente, dei tuoi pensieri coperta, come seme sotto la terra, aspetti la tua stagione non sapendo d'esser già fiore agli sguardi della casa, della magnolia, dell'ulivo e del mio cuore tu apparsa mi sei davanti sole infilzato nella mia stanza buia dopo una notte intorcigliata tra lenzuola al letto inchiodate mi parli e non ti sento acqua che tracimi da bicchiere già colmo mi stai allagando il cuore mi sciolgo e quasi svanisco luce grezza di pietra nei tuoi occhi entro ciao, ciao sono.... sei la donna della mia vita ma non te l'ho detto subito ho dovuto aspettare quella prima sera quando dormivi mille volte te l'ho ripetuto e non sentivi ma già lo sapevi quando ti sei svegliata con un sorriso mare sfidati, ci siamo tante volte, sempre sconfitti, da voglie di rivincite insopite sotto ceneri sopravissute e grige, immenso battito d'onde infrante al mio orgoglioso muro, abbracciarti vorrei confidandoti il mio segreto ma ci guardiamo e come Mosè offeso marmo taccio, poi chiudo gli occhi e solo piango il rumore del mare ci fosse se d'uomo anche solo il riflesso affino d'aria vetrosa e fragile proiezione d'io ponte remoto sospeso tra ieri sicuri oggi possibili incerti domani ancora selvatici e indomati accosterei il mio cuore al suo origliare e solo il rumore del mare gli farei sentire mi manchi netta, voce d'urlo posso sentire di quell'oceanomare che in spumo grembo mi accoglie lasciandomi conchiglia da marea persa (abbandonata) allo sguardo brevio della tua naufraga assenza neve sui miei ricordi di vetro rotti spaccati frantumati fredda seta bianca cadi e le sue parole copri silente lacrima giovane viaggiatrice senza ritorno perla cometa senza cielo silenziosa parola d'amore. l'ape dei nonni due cuori su tre ruote lenti vanno verso la meta del loro viaggio incontro a un destino spazientito che li aspetta da sempre e che mai li ha raccolti frutti maturi al ramo attaccati che l'ultimo vento aspettano calmi ambulanti banchi in fila come gli istanti di una vita facce stanche come navi senza porto (approdo) cuori grandi come spazio infinito chicchi d'uva d'un grappolo disortinato e dimentico sementa di grano a caso sparsa in su l'asfalto immaginari barlumi di luce fioca ( rugginiti e rugosi) eppur veri La collana d'infinito lo spazio che il cuore ha bisogno, troppe le cose che ci sono dentro, incontenute vogliono andare (camminare) sulla carta per segnare (disegnare) le vite di chi le legge, come perle al filo ordinate per misura e colore, vagoni di treno affamato di nuovi luoghi ineguali e senza ritorno. |