Buona Pasqua
E' ritornato il suon delle campane
nel dì del dono in sacrificio a serqua
ch'a ognuno è offerto con il vino e il pane.
Buona Pasqua!
L'ultimo dell'Anno
Pronto sull'uscio, con cappello e guanti
al cincinnio dei calici a levare
vien festeggiato tra i bei suoni e i canti.
Poi ch'egli sa che non può più tornare
al nuovo anno prima raccomanda
ciò che giammai dovrà dimenticare:
"Si dian a ciascun le cose che domanda;
nel cuor di tutti: gioia pace e amore;
d'ognun sia speme, in Fede veneranda."
E attento a cadenzar parol(e) coll'ore
a qualche istante dalla mezzanotte
augura al successor d'esser migliore.
Buon Natale
Buon Natale a tutto il mondo
dalla Grotta di Gesù
con l'augurio più profondo
che Dio volge da lassù.
Buon Natale a ogni Paese
in cui nasce il Bambinello:
sia africano sia albanese
sarà sempre un bimbo bello.
Buon Natale a ciascun uomo
riscaldato nella notte
contro il gelo di un antiuomo
che lo caccia e gli dà botte.
Buon Natale ai peccatori
che domandano perdono:
se Gesù ha portato i doni
li ha portati anche per loro.
Qual regalo di Natale
Ecco a te, oh padre caro,
quale dono di Natale,
quel fra tutti ch'è il più raro!
Parrebb'essere banale,
un regalo come tanti,
atto sol circostanziale.
Viene scelto dai cotanti
che han capito cos'è un padre
dai suoi gesti più importanti.
Pur è dato ad una madre
a cui spetta pari onore
come Iddio è a comandare.
Or sian ferme ogn'un dell'ore!
Senza esser solo amene
sian parol(a) che ven dal core!
Dico allor: Ti Voglio Bene!
Questo è il dono mio più caro,
quant'a te più si conviene:
un ristoro d'ogni amaro.
Qual regalo di Natale,
quel fra tutti ch'è il più raro...
Ora cantano "Emmanuele"
Da lontano, in cima al mondo
si affacciarono a osservare
tutti gli Angeli per conto
del buon Dio, pronto a mandare
il Suo Figlio Prediletto,
per l'evento da annunciare
con l'Arcangelo al cospetto
di Maria, Madonna e Madre
del Bambin che terrà stretto
pria nel grembo e poi col Padre
San Giuseppe, il falegname
mentre l'alito è a scaldare
nella grotta di Betlemme
sol di un bue e un asinello;
ma già da Gerusalemme
ciel Cometa fa più bello
e ai Re Magi dà il cammino.
Ecco al suon di un pastorello
tutti gli Angeli al mattino
ora cantano Emmanuele
perché già con noi è Dio...
Immacolata Concezione
"Oh Madonnina...!
Chi portasti in grembo?"
"Un bimbo...
... Un figlio...
... Il dono dell' amore"...
Treno 6284
Ultimo annuncio
alla stazione
- per il 6284 -
e i minuti si fermano...
come al binario morto
le parole nei vagoni
che hanno viaggiato
in un attimo di sussurro.
Sguardi dal finestrino
alla stazione
- nel 6284 -
mentre le porte si chiudono
e il treno si allontana
portando con sè
la nostalgia di chi parte
ma anche di chi resta
per quell'ultimo abbraccio
dato più forte per farlo restare...
per farla restare... che non è bastato.
Bacio soffiato
alla stazione
- verso il 6284 -
e al centro della galleria
un puntino lontano
sparisce sopra le rotaie.
Attraverserà le stazioni del mondo
divorando i cieli e assaltando i sogni
per accompagnare in uno dei viaggi
chi è salito per lasciare qualcosa
in cerca di qualcosa di meglio...
Una banchina
alla stazione
- il 6284 -
ora attende:
sarà vuota
se il treno non ferma
per lui... per lei...
che non scende.
Pasqua del Signore
Dall'ora sesta il mondo fu oscurato
fin che alla nona Gesù esclamò a gran voce:
"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?"
Poi emesso un grido spirò sopr'alla croce.
Allora il velo si squarciò del tempio
in due, dall'alto e fino a tutto il basso.
"Figlio davvero era quest'uomo a Dio!"
Disse il soldato che gli stava a un passo.
Erano quivi pure alcune donne (1)
che da lontano stavano osservando:
quelle da cui Gesù seguito venne
in Galilea ed a Gerusalemme andando.
Fattosi sera, poi ch'era Parasceve (2)
un membro del consiglio, tale Giuseppe (3)
ottenne da Pilato in tempo breve
il corpo crocifisso di cui seppe.
Comprato un panno in lino, fece deporre
Gesù che avvolse e pose nel sepolcro,
dinnanzi alla cui porta ebbe ad apporre
una gran pietra a custodire il corpo.
Trascorso il sabato, appena spuntò il sole
nel primo giorno della settimana
le donne (4) non trovarono il Signore:
era risorto per la Fede umana.
Note:
1) Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo
il Minore e di Giuseppe, Salome ed altre donne.
2) Giorno prima del sabato.
3) Giuseppe d'Arimatea.
4) Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo
e Salome.
La presente poesia è stata scritta dall'autore
con riferimento alla versione del Vangelo
secondo Marco.
Scarpin da punta
S'alzò leggera, come foglia appare
sospinta or qua or là dal venticello
pria di cader nel settembrino àere.
Tutta sospesa, al giogo di un saltello,
ritornò giù, a mezzo giro in aria,
scarpin da punta, cui girare è bello.
"Ti dò il mio amore, ti dò la mia allegria!"
E si lanciò... nel turbinio del ballo.
Fin che danzò, rimase solo mia.
Standby
Non puoi fare finta di niente
se la tua vita improvvisamente cambia.
Se molte delle cose che facevi prima, per te importanti,
sono state messe, tuo malgrado, in standby.
"Tutto finirà, tutto ritornerà come una volta!"
Senti intonare così, con disegni di arcobaleno,
i canti alle finestre e nei balconi.
Mentre l'umanità, in balia di un germe velenoso,
tende le braccia al divino...
E nelle case, dove sei costretto a rinchiuderti,
è tutto il tuo mondo...
*Nota: La presente poesia nasce durante le misure di
contenimento per il contrasto alla pandemia di coronavirus, adottate dai vari
Paesi del mondo, tra cui anche l'Italia, nei confronti delle rispettive
popolazioni.
La maschera
Chi sei?
Che dietro a forma, oblunga o orizzontale
hai il viso e come naso un dosso artificiale
le guance e sopracciglia talvolta non coperte
due fori troppo semplici per occhi fatti ad arte.
Chi sono?
Che vuoi ch'io sia, se non quello che vedi!
Vera materia o sagoma, fa come meglio credi!
Rotonda, colorata, con gemme o brillantini,
or triste ora felice, per grandi e per bambini.
Una cicogna assai operosa
Il 24 dicembre, vigilia di Natale,
non tutti sono a casa a festeggiare:
nel cielo vola grande e maestosa
una cicogna davvero assai operosa.
Ha lasciato il comignolo di casa
e un avviso che oggi non rincasa.
Come una nave segue la sua rotta
deve arrivare a Betlemme in una grotta.
Legato al becco porta un fagottino
e un biglietto di auguri molto speciale
con sopra il nome di "Gesù Bambino"
che a mezzanotte nasce puntuale.
Le nove campane di Pasqua Si fanno sentire di più nel triduo in cui gracchia la bàttola quando rimangono mute. Quando il loro silenzio diventa assordante nella valle abituata ai rintocchi.* E' il richiamo alla preghiera dei fedeli, quella che a volte manca. Tanto nella torre campanaria ritorneranno a suonare nel giorno di Pasqua ancora un altro anno. *La valle della città di Cassino.
Compleanno a fiori di marzo
Oh fiori di bosco, di aiuole,
oh piante che ornate le case!
La fresia fiorita vi vuole;
narciso, per come rimase.
Per come rimase, narciso
davanti a cotanta bellezza,
vi manda precoce un avviso
la primula avvezza.
E chiama dai monti, dai prati
voi gemme di marzo stellate
magnolia che quasi ultimati
da giù vede nidi o covate.
Da giù dove grida più forte
quel non ti scordare di me:
"venite e assaggiate le torte!"
Che ognuno ha portato per te.*
*Note: Dedica di compleanno. Sarà qui Verrà la speranza e avrà freddo questa speranza che rinnova nonostante il grigiore di una vita continuamente offesa. Verrà col pianto di un bambino appena nato, soltanto di un bambino, in una mangiatoia che illumina al buio. Sarà qui... come ogni anno... In ogni donna In ogni donna c'è una madre anche del figlio che non partorirà. In ogni donna c'è una compagna anche dell'uomo che non incontrerà. In ogni donna c'è una Maddalena pur del peccato che commetterà. In ogni donna c'è una donna: in ogni uomo chi mai più ucciderà!* *Dedica in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Due cuori grandi e ancora un'altalena Cara duchessa, O Marta, O cara mia! Due donne straordinarie tu e la nonna esempio ornamentale di colonna forza e sostegno, ammirazione mia. L'una amorevole, affezionata, amena l'altra nipote generosa e rara trasporto della nobilta' piu' chiara due cuori grandi e ancora un'altalena. Arrivò una lampadina Per il giorno di ogni anno quando contano ventuno tra fratelli gli ottobrini ed in men che non balena grazie al genio di qualcuno* arrivò una lampadina che brillò per tutto un giorno tra sorprese e tanti auguri con la luce e non più al buio si ricorda un gran bel giorno. Note: * Il giorno 21 ottobre 1879 Thomas Edison sperimentò la prima lampadina funzionante, che restò accesa per oltre dodici ore. Come ti voglio oh Italia Oh Italia bella, oh Italia terra mia, che sia tu sempre forte e prosperosa! Così ti voglio! Ma anche generosa incontestata e amata alla follia. Il cuor ch'è nobile e dona la grandezza: mai l'anima meschina e la grettezza. E sia tu unita...si! Meglio se unita in ogni dove in ogni quando audace o se pure divisa purché in pace: una la lingua e più dialetti in vita. Ché t'è fedele il popolo e rimane uno e solo uno a te fino alla fine. Come ti voglio oh Italia tu sarai! Ad Annie Vivanti Oh Annie, cara, ho letto le poesie! Ho visto il sole in te, fiori e germogli, passioni, capricciose fantasie: la vita: quella giovane...i tuoi sogni. Ho pur guardato nei tuoi occhi un cielo e nei bei ricci, dei capricci d'oro. E' stato un attimo ed è caduto il velo e i versi tuoi hanno spiccato il volo. O Mamma O mamma, o carissima mamma! In braccio a te stretto acquietava il pianto, quel po' che un po' calma di nuovo il tuo bimbo ti dava. Ti dava, o mamma, o mia cara! L'ingenua purezza, il candore, la gioia, l'innocenza più rara, ormai fanciulletto, il tuo fiore. Un fiore, o cara, o mia mamma! Un fiore ancora per te, tra tutte le donne la gemma pel figlio cresciuto: per me! I Martiri di Chicago «Nella fabbrica il rumore era già alto!» Gridavano nel pianto a soprassalto. Gli spari vili sulla inerme folla frangean le vite al pari di una olla. Lì a Chicago otto erano, martiri e condannati, tranne tre, agli inferi: scambiati per spietati attentatori, nella protesta dei lavoratori. Con sopra il collo un laccio, tenea loro il boia, che stretto avea all'udir del coro: «Oh gente mia non moro! Oggi non moro!» Ricordami Ricordami! Festeggiai una nascita. La tua. Volevo che tutti sapessero. E allora, non appena fui avvisato - ero al lavoro - smisi di corsa e con le prime congratulazioni andai al bar di fronte a ordinare per tutti. Poi fu un'ansia interminabile. Volevo arrivare subito, ma c'era del traffico e pensavo a come stavi, a come stava tua madre, anche se mi avevano già rassicurato. Mentre compravo dei fiori, delle rose fresche, e scrivevo un pensiero su un biglietto che la fioraia aveva scelto per l'occasione, immaginavo per un momento come potevi essere, chi potessi somigliare... Ricordami! Festeggiai una parola. La tua prima parola, di appena due lettere, con la quale mi hai chiamato. Avevo atteso con impazienza ciò di cui non avrei potuto più fare a meno, per la gioia e la gratificazione di ogni volta, se per metà hai continuato a pronunciarla spesso anche dopo aver imparato a parlare. Ricordami! Festeggiai un dentino. Il primo che ti spuntò. Mi accorsi che avevi qualcosa di diverso quel giorno. Beh! A dire il vero, tu stesso mi facevi capire che c'era una novità in te, un intruso che ti stava dando un pò di fastidio e volevi da me un aiuto. Non eri contento affatto, ma riuscivi a farmi comprendere che avresti fatto di tutto per sopportare quel disturbatore non venuto per caso. Non so come, ma mi fidavo di te! Ricordami! Festeggiai i primi passi. Due, o forse tre, all'impiedi, tu da solo. Ti avevo accompagnato fino a quel momento con la mano che ti faceva da sostegno, prima che tu hai voluto lasciarla per un attimo. Dopo, stavi per cadere, ma sei stato in grado di cavartela: hai riafferrato quella presa, che, in ogni caso, era lì pronta a proteggerti dalla caduta. Ricordami! Festeggiai un giorno di scuola. Il primo per te. Eravamo tutti insieme, con tua madre e le nonne, per le coccole e il commiato. Sei stato davvero eccezionale! Con serietà e senza dare adito a emozioni, pur comprensibili, ti sei incamminato, senza voltarti mai. Abbiamo visto un ometto, con una cartella in mano, salire le scale e poi scomparire dietro l'angolo. Ricordami! Festeggiai ogni altro momento importante della tua vita che ho potuto e, soprattutto, sappi che avrei voluto continuare a farlo, anche ora che non ci sono più! Tuo padre. Colombella Pia Spiegò le ali, spiegò su in alto il volo, candida e fiera, per la giusta via, senza riposo, senza toccar suolo. Com'ella giunse, disse: "Così sia!" E ripartì, portando seco un ramo, quello di ulivo, colombella pia. L'aveva tolto al feretro di Adamo, per indicar la fine del castigo. Ad ogni Pasqua torna il suo richiamo: "Amiam la Pace! La Pace ch'amo io!" Domenica delle Palme Tra primule, fresie, camelie, tra rondini in volo...in ritorno... Fedeli già pronti alle veglie, nel dì che si approssima al giorno. Al giorno: sì...al giorno fatale! Nel chiostro di palme, di ceri, cogl'inni, la voce corale, i cuori addolciti...sinceri... Sì! tanto sinceri e giulivi davanti al Re mite, che viene in groppa ad un'asina: quivi quell'umile trono che tiene. Al dì dell'8 Marzo In un continuo evolversi di stato a gran fatica e immane sacrificio la donna i suoi diritti ha riscattato dal giorno dell'incendio all'opificio. Oggi festeggia con mimose gialle in ogni luogo della bella Italia dalle piccine a curve con lo scialle dalla Marcella, a Nadia, alla Cecilia. Così che il mondo al dì dell'8 marzo ha uno Stivale dall'unico colore che a fiori appare con pallini a sfarzo e al gentil piede calza a protezione. Foulard Tanto nostalgici i foulard ritornano come nell'aria l'odore dell'autunno e cambia il modo di soffiare il vento che li carezza piano con la mano. Fuori ai caffè le giornate uggiose passano in fretta attorno ai tavolini dove le donne li hanno a copricapo così la pioggia le vede come spose. Sono i ricordi anche dei taschini vissuti poco fuori e piu' al di dentro di certe giacche cui rimane un senso vuoi per gli amori, vuoi per i destini. Non sono nodi e vengono annodati! E danno buon esempio a tanta gente: al collo dei boy scout da fazzoletti scialletti per anziani riscaldati. Poi volano i "foulard"...ed e' magia! Foulard Tanto nostalgici i foulard ritornano come nell'aria l'odore dell'autunno e cambia il modo di soffiare il vento che li carezza piano con la mano. Fuori ai caffè le giornate uggiose passano in fretta attorno ai tavolini dove le donne li hanno a copricapo così la pioggia le vede come spose. Sono i ricordi anche dei taschini vissuti poco fuori e piu' al di dentro di certe giacche cui rimane un senso vuoi per gli amori, vuoi per i destini. Non sono nodi e vengono annodati! E danno buon esempio a tanta gente: al collo dei boy scout da fazzoletti scialletti per anziani riscaldati. Poi volano i "foulard"...ed e' magia! Oh calicanto Oh calicanto, fiore dell'inverno, come nel nome suoli ricordare e delle foglie al riparar fraterno, pur ingiallite e ultime, a scaldare! Ove fermò il tremulo suo volo infreddolito e stanco un pettirosso: tra tutti i rami per aver tu solo prestato aiuto quanto Dio commosso. Tanto che cadde su di te una pioggia da quel dì freddo come ricompensa: stelle brillanti, profumi, nuova foggia per dare e avere protezione immensa. Quella che dona il Re del cielo al mondo quando è venuto in una grotta fredda a liberare dal peccato immondo e dire "amate" per sfuggir la Geenna. Oh calicanto, fiore dell'inverno, come nel nome suoli ricordare esempio alto dell'amore eterno fiorisci sempre e non morire mai! |