Racconti di Giovanni De Simone


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Fantasia?
Accidenti. L’idea che si può acquistare domani assume toni meno rilevanti che quella cultura che per vivere pulisce i valori raccontati in dvd.
La contrapposizione non deborda dalla voglia di fuggire gli slum con il compito di dettare linee di difesa che si sciolgono, poco a poco, sino alla frase finale (una sola e bellissima) desiderata: troppi pensieri, emozioni, bilanci.
Io ragazzo solitario, oggi ricomincio con passione a ridere della schizofrenica fantasia che era l’amica di un equilibrio mentale e psicologico credibile con le lacrime agli occhi. Per me è stato il copione straordinario, contro ogni previsione, di pagine di memoria che mi hanno aiutato a travestirmi da clown e da analista di me stesso. Pagine introduttive di un’antologia depositaria del sapere, dei valori su cui si basa la società onnivora per eccellenza, incapace di adattarsi ad esemplificazioni, sempre più convincenti, di un tema che finisce per confrontarsi con miti liberati di falsa libertà, con grida dal contenuto più preciso e quanto mai volgare.
Di solito, spesso a ragione, si fa riferimento alla morale con/divisa/ (direi invece nuda proprio nuda), imprescindi/bile d’essere liberi nel cuore e nella mente. Si tratta di un brivido che nasconde una poesia profonda, primordiale.

Non sono sordo al linguaggio degli angeli
Aprirò la porta del cuore e della mente
a tutte le parole in libertà
a tutte le parole bagnate nell'acqua lunare.

Nozze
E il giorno tanto atteso arrivò.
Agatina era radiosa nel suo bellissimo vestito bianco. Era per lei una verità incantevole che allontanava il ricordo di una vita disgraziata, che sembrava all'origine senza sbocco.
La felicità la trasformava: la sua bellezza risplendeva e il suo sorriso aveva conquistato tutti gli invitati.
Un grandissimo pubblico assistette alla cerimonia; i parenti e gli amici c’erano tutti, ma c’erano anche tantissimi curiosi, soprattutto giovani.
Il pranzo fu allegro; gli aperitivi, lo spumante e il buon vino contribuirono a rallegrare anche i più ombrosi.
I piatti più delicati furono serviti copiosi e il clima, gradualmente, divenne più caldo.
Dopo il pranzo si ballò, ci si divertì, il vino girò abbondante fino all'ora di cena.
La febbre salì e diverse giovani coppie amoreggiarono dietro gli ulivi che erano intorno alla masseria- agrituristica, nella stalla, nel magazzino e negli angoli più bui e appartati.
Non appena il sole cominciò a scivolare dietro la linea dell’orizzonte, si riprese posto a tavola.
Sulla bianca tovaglia risplendevano la cristalleria e l’argenteria. Le luci erano smorzate e i fiori di zagara diffondevano tutto intorno un profumo penetrante.
L’agape ricominciò. Il vino riprese a scorrere nella gola dei convitati.
Agatina e Turi fecero onore alla buona tavola, ma bevvero con moderazione osservando le diverse persone che erano già eccitate. Ci fu un attimo di silenzio seguito da un fragoroso battimani quando sulla tavola fu collocata una montagna di cassata a cinque strati. Come rinunciare ad un dolce che è definito il principe eccellente del gusto? Tutti ne mangiarono, anche quelli che erano più pieni di un barile.
Gli sposi si deliziarono con un piccolo assaggio pregustando l’avvicinarsi della paradisiaca, incommensurabile dolcezza della loro notte di nozze. Mancava solo la consegna delle bomboniere e il saluto. Pensando a ciò Agatina si sentì sciogliere in una tenerezza infinita per Turi che le aveva dimostrato un amore profondo e senza limiti. Lui le aveva ridato la vita e lei aveva imparato ad amarlo senza riserve anche se non conosceva bene in cosa consistevano le mansioni del suo lavoro di visore della ditta “LA FAMIGLIA s r. l.”. A tale riguardo Turi era stato sempre evasivo e lei aveva capito che non bisognava insistere nel chiedere ulteriore notizie.
Eppoi non era questo il momento di pensare a ciò e alle disgrazie che avevano costellato la sua vita prima d’incontrare l’amore, il vero amore.
Ecco l’ultimo atto della festa: furono portate le bomboniere. Intorno agli sposi si strinse una massa di persona che cercava di ricevere in fretta la testimonianza di quella meravigliosa giornata e di augurare loro “figli maschi” con un bacio.
All'improvviso si sentirono delle grida di paura che determinarono un fuggi-fuggi caotico e precipitoso. Diverse persone rimasero pietrificate per la paura: un motociclista con stivali, tuta e casco nero avanzava veloce tra i convitati. Il braccio destro era teso e nella mano una pistola mandava bagliori di fredda luce metallica. Giunto a pochi passi dagli sposi si fermò. Sei detonazioni, seguite da sei lampi giallo-rossi, furono il bacio di morte per Turi. Il motociclista scappò veloce verso una moto di grossa cilindrata alla cui guida vi era un pilota vestito come lui. La moto, in un istante, scomparve rombando nelle ombre della sera.

Xelenia
Xelenia attendi, sempre.
La luna, entrata dalla finestra, riscalda la sua pelle fredda sul tuo cuore che brucia.
Xelenia duole la cicatrice del giorno vuoto che con la sua luce di solitudine segue le orme dei tuoi baci. Baci rimasti muti sulle labbra di quel rosso giacinto che mani di pietra ti portarono al calare della sera.
E venne così la notte cieca simile ad un deserto gemente dove la tua tristezza, ancora oggi, vaga alla ricerca dell'acqua - gioia dell'arsura e specchio dell'amore -.
La notte, quella notte, aveva un nome sulle labbra: Aifam. - un grido soffocato dietro muraglie di debolezze e di paure -. Aifam. Tu lo gridasti quel nome ma lo gridasti al contrario e come interrogativo alla terra sordomuta.
E' la terra, la terra stessa che definisce il rapporto tra uomo e cultura. E' terra dura quella che tu hai scelto d'amare per amore. Terra dura che lacrime silenziose hanno reso fango nel quale la vita affonda i piedi e non riesce più ad alzarli. E tu, Xelenia vieni da oltre il mare e non hai capito che qui l'amore è silenzio.
E non puoi volare con le penne di metallo per cercare la verità che si legge nei libri.
Non t'interessa! Vuoi scagliare la tua lingua come pietre contro palazzi di cemento armato. “Avranno almeno un fragile vetro che si frantumerà”. Dici.
Vuoi sapere e far sapere, conoscere e far conoscere.
“Amicizia non è stringere la mano”. Dici.
Ormai sei arido ulivo, pietra bruciata.
“Uccidermi non possono perché sono già morta”. Dici. Sei morta con il tuo Xavier (Saverio).
I tuoi sospiri d'amore sono brividi di vento freddo che spirano nell'inverno del tuo cuore. La tua primavera è finita, per sempre. Eppure sei ancora giovane e bella.
“E' relativo”. Dici.
E attendi. Attendi di veder cadere chi scala il pizzo dell'ambizione al denaro facile, della violenza e del crimine.
La violenza è violenza, il crimine è crimine e non possono trovare giustificazioni sociologiche e psicologiche quali: diversità di cultura, diversità di valori, disagi, emarginazioni, fragilità, sradicamento, povertà … ecc. !
Arrogarsi il diritto della vita altrui è follia e crudeltà all'infinito.
“La ferita che lascia tale morte è palese e inguaribile”. Dici.
Dici bene, Xelenia.


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