LA DONNA |
Tre giovani fiorentine camminano Ondulava sul passo verginale ondulava la chioma musicale nello splendore del tiepido sole eran tre vergini e una grazia sola ondulava sul passo verginale crespa e nera la chioma musicale eran tre vergini e una grazia sola e sei piedini in marcia militare. (Dino Campana) |
Bellezze Il campo di frumento è così bello solo perché ci sono dentro i fiori di papavero e di veccia; ed il tuo volto pallido perché è tirato un poco indietro dal peso della lunga treccia. (Corrado Govoni) |
Guarda là quella vezzosa Guarda là quella vezzosa, guarda là quella smorfiosa. Si restringe nelle spalle, tiene il viso nello scialle. O qual mai castigo ha avuto? Nulla. Un bacio ha ricevuto. (Umberto Saba) |
Io che come un sonnambulo cammino Io che come un sonnambulo cammino per le mie trite vie quotidiane, vedendoti dinanzi a me trasalgo. Tu mi cammini innanzi lenta come una regina. Regolo il mio passo io subito destato dal mio sonno sul tuo ch’è come una sapiente musica. E possibilità d’amore e gloria mi s’affacciano al cuore e me lo gonfiano. Pei riccioletti folli d’una nuca per l’ala d’un cappello io posso ancora alleggerirmi della mia tristezza. Io sono ancora giovane, inesperto col cuore pronto a tutte le follie. Una luce si fa nel dormiveglia. Tutto è sospeso come in un’attesa. Non penso più. Sono contento e muto. Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo. (Camillo Sbarbaro) |
L’uscita mattutina Come scendeva fina e giovane le scale Annina! Mordendosi la catenina d’oro, usciva via lasciando nel buio una scia di cipria, che non finiva. L’ora era di mattina presto, ancora albina. Ma come s’illuminava la strada dove lei passava! Tutto Cors’Amedeo, sentendola, si destava. Ne conosceva il neo sul labbro, e sottile la nuca e l’andatura ilare - la cintura stretta, che acre e gentile (Annina si voltava) all’opera stimolava. Andava in alba e in trina pari a un’operaia regina. Andava col volto franco (ma cauto, e vergine, il fianco) e tutta di lei risuonava al suo tacchettio la contrada. (Giorgio Caproni) |
Incontro in circolare Alta, bruna, fiancuta, sotto un soprabito disadorno, la bella ragazza confusa nella misera folla d’una vettura circolare interna, pareva sorda a ogni affanno. Ferma sul corridoio, un po’ appartata, le sue gambe di statua sostenevano gli urti come solido ponte un fiume in piena. Non gloria in lei spirava, non frenesia di vita o giovinezza, ma una decisa e forte indifferenza luceva nei suoi occhi assorti e aguzzi. Era di quelle romane bellezze che son rare anche a Roma, dove mai non s’incontrano senza un muto stupore. Era un grande segreto della vita di Roma che m’appariva in luogo men propizio, nella forma più degna. Donde veniva, ove andava la bella romana chiomata di lucidi e ricci capelli? Quale mestiere o cura attribuirle? Spostandosi verso l’uscio trovò qualcuno con cui discorrere famigliarmente. E mi volgeva le spalle alte com’ali tese. Al Colosseo discese leggermente, scomparendo ai miei occhi, oimé, per sempre. (Vincenzo Cardarelli) |
Donna Quand’eri giovinetta pungevi come una mora di macchia. Anche il piede t’era un’arma, o selvaggia. Eri difficile a prendere. Ancora giovane, ancora sei bella. I segni degli anni, quelli del dolore, legano l’anime nostre, una ne fanno. E dietro i capelli nerissimi che avvolgo alle mie dita, più non temo il piccolo bianco puntuto orecchio demoniaco. (Umberto Saba) |
Donna genovese Tu mi portasti un po’ d’alga marina nei tuoi capelli, ed un odor di vento, che è corso di lontano e giunge grave d’ardore, era nel tuo corpo bronzino: - Oh la divina semplicità delle tue forme snelle - Non amore non spasimo, un fantasma, un'ombra della necessità che vaga serena e ineluttabile per l'anima e la discioglie in gioia, in incanto serena perché per l'infinito lo scirocco se la possa portare. Come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani! (Dino Campana) |
Donna, non sei soltanto l'opera di Dio, ma anche degli uomini, che sempre ti fanno bella con i loro cuori. I poeti ti tessono una rete con fili di dorate fantasie; i pittori danno alla tua forma sempre nuova immortalità. Il mare dona le sue perle, le miniere il loro oro, i giardini d'estate i loro fiori per adornarti, per coprirti, per renderti sempre più preziosa. Il desiderio del cuore degli uomini ha steso la sua gloria sulla tua giovinezza. Per metà sei donna, e per metà sei sogno. (Rabindranath Tagore) |
Nova angeletta sovra l'ale accorta scese dal cielo in su la fresca riva là 'nd'io passava sol per mio destino. Poi che senza compagna e senza scorta mi vide, un laccio che di seta ordiva tese fra l'erba ond'è verde il camino. Allor fui preso, e non mi spiacque poi, sì dolce lume uscia degli occhi suoi! (Francesco Petrarca) |
A una passante La via assordante strepitava intorno a me. Una donna alta, sottile, a lutto, in un dolore immenso, passò sollevando e agitando con mano fastosa il pizzo e l'orlo della gonna, agile e nobile con la sua gamba di statua. Ed io, proteso come folle, bevevo la dolcezza affascinante e il piacere che uccide nel suo occhio, livido cielo dove cova l'uragano. Un lampo... poi la notte! - Bellezza fuggitiva dallo sguardo che m'ha fatto subito rinascere, ti rivedrò solo nell'eternità? Altrove, assai lontano di qui! Troppo tardi! Forse mai! Perché ignoro dove fuggi, né tu sai dove vado, tu che avrei amata, tu che lo sapevi! (Charles Baudelaire, trad. Claudio Rendina) |
Veneziana Veneziana, nel fresco d'acqua dei tuoi iridati occhi, trovo l'arguta ombrata grazia d'una scena sulla laguna. E a marinai, e a tese vele, a care attese per giorni lunghi e a scoppi di giubilo agli improvvisi ritorni, bei cari e ansiosi occhi senza sconforto penso: brioso porto di quei lindi paesi, dove grazia di motti salaci e di femminili scherzi inganna ai vivi il gioco alterno di tante partenze e di tanti arrivi. (Giorgio Caproni) |
Donna in Pisa Non sempre fosti sola con me, spesso guardavi lunghe feste appassite nei canali scorrere sotto i ponti inseguite dal tempo, tra i pampini, tra i prati languidi e il lume della sera discendere i fondali e le spire del fiume. E talvolta era incerto tra noi chi fosse assente: spesso vedevi i limpidi tornei snodarsi nelle vie sotto i soli d'inverno, tra logge, tra fiori fumidi e il gelo delle mura sospingere i trofei nella luce d'Averno. Donna altrimenti -e niente più simile alla vita- calda d'impercettibili passioni velata da un vapore di lagrime ideali nel vento, sui ponti ultimi al fuoco delle stelle apparivi dai portali, dietro i vetri di croco. (Mario Luzi) |