Racconti di Elywithoutface
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La favola di Lilli Lilli camminava per strada, distrattamente, affascinata dalle luci colorate del Natale. Nell'aria, fredda e pungente, il profumo di caldarroste; nastri d'oro e tulle rossi adornavano le vetrine dei negozi e rapivano di tanto in tanto i suoi occhi. Era nella folla, ma era sola, a volte nemmeno vedeva le persone che incontrava, era eccitante muoversi come un fantasma in mezzo alla gente, spesso si chiedeva se davvero potessero vederla o all'improvviso fosse diventata invisibile. Aveva già fatto acquisti: una morbidissima sciarpa di lana del suo colore preferito, viola, una farfalla ricoperta di brillantini da appuntarsi nei capelli, una scatola di bastoncini di incenso al profumo di cannella, fiori d'arancio e zenzero. Passò anche in pasticceria, per regalarsi qualcosa di goloso, fece fare un pacchettino con un bel nastro argentato e decise di sedersi su una panchina del "giardino delle mondine". Non molto lontano da lì lavorava Annalisa, la sua amica, conosceva bene quel posto, ci andavano spesso insieme. C'era un grande prato, con alberi secolari e un laghetto con i cigni, il nome era stato dato per ricordare le donne che negli anni addietro avevano lavorato nelle risaie, era deserto in inverno, ma a lei piaceva proprio per quel motivo. Stava lì seduta, infreddolita e serena, godendosi fra leggeri brividi, il sapore della cioccolata che le si scioglieva in bocca, la granella dolce alle mandorle, la crema profumata di vaniglia, le mani appiccicose e lo zucchero a velo che le sporcava la faccia, come una bambina. Lilli….i suoi trent'anni…l'atteggiamento di chi ancora deve capire il mondo in che direzione va, i sogni, alcuni infranti, altri pronti a nascere, le piccole manie, la voglia di vita, di cose pulite…e …soprattutto la voglia di fare una corsa per scaldarsi. Si alzò. Era quasi buio. Stava per partire quando vide qualcosa….un luccichio fra l'erba….c'era in terra un oggetto che rifletteva la luce del lampione. Pensò: ecco…il mio regalo di Natale! Si fece una risata, pensando a quanto fosse infantile il suo pensiero, ma godendosi il divertimento di quella piccola scoperta, come quando a sei anni trovava i doni sotto l'albero. Si avvicinò, spostò con la mano le foglie umide. Una chiave. Quella cosa che brillava ai suoi piedi era una chiave, un po' arrugginita e dalla forma particolare, grande quasi come il palmo della sua mano. La soppesò e la studiò, pensando quale fosse la porta da aprire con una chiave di quelle dimensioni, inoltre pensò come potesse trovarsi lì, in terra, in un parco dove in quel periodo non passava praticamente nessuno. Rimase un po' perplessa. Decise di tenerla, in fondo era il suo piccolo tesoro. Infilò la chiave nel sacchetto dei regali e si avviò verso casa, era contenta, emozionata ma anche stanca, aveva camminato tutto il giorno. A casa l'aspettava un gattino nero che aveva chiamato Uma. Un batuffolo combina guai che l'accolse giocando a nascondino e facendo le fusa. Accese un bastoncino d'incenso e aggiustò la legna nel camino. Sistemò tutto, come piaceva a lei, la giusta atmosfera per rilassarsi, per liberare la mente. Sciolse i capelli, che neri e lunghi le cadevano morbidi sulle spalle, indossò solo la camicia da notte, non aspettava visite quindi decise che l'ospite d'onore, Uma, poteva vederla anche senza abito da sera, senza trucco e come gioiello solo la farfalla di brillantini che si era regalata nel pomeriggio. Si preparò una zuppa calda e mangiò sul tavolo di fronte al camino. Si incantò per un attimo a guardare le fiamme, sembrava stessero danzando…. Le venne in mente la chiave. La prese di nuovo in mano. Era insolita, troppo grande per una porta comune, decorata con piccoli draghi. Non aveva mai visto una chiave simile. Per un attimo, mentre la teneva fra le mani, si sentì strana, come un lieve giramento di testa, un malessere improvviso poi più nulla. Uma, che di solito le dormiva accanto arrotolato come un gomitolo di lana, la stava guardando con gli occhi spalancati, come se volesse dirle qualcosa, sembrava sentisse che c'era un chè di strano nell'aria. Lo prese vicino a lei, sdraiandosi sul divano. Gli fece il solletico sul pancino per farlo divertire e cominciò a giocare con lui, si scatenava e mordeva come una belva ma pesava appena qualche etto, era buffo e la rese tranquilla. Si addormentò con il micio che ancora faceva le fusa, accoccolato di fianco a lei, sotto una morbida coperta fatta all'uncinetto. Dormirono così tutta la notte. Il sole del mattino la svegliò, entrando da una fessura fra le tende scure della finestra della sala. Era domenica, quindi niente sveglia, niente fretta. Si preparò la colazione: il caffè, fumante e profumatissimo, un regalo che le aveva portato un'amica da Parigi, latte con tanta schiuma, polvere di cacao, yogurt e una fetta di ciambella. Uma, vicino a lei, la seguiva sempre come un ombra. Pensava ancora allo strano sogno fatto di notte… "Sicuramente è solo suggestione" si disse. Si preparò con cura, indossò la sciarpa nuova ed uscì per fare una passeggiata, era inverno ma il sole era tiepido, l'aria sul viso la svegliò del tutto e si sentì piena di energia. Voltato l'angolo, incontrò un' anziana signora, mai vista prima, tutta curva sotto il peso degli anni, che la fissò; incrociando lo sguardo della donna sentì un dolore al petto lancinante, sentì le gambe pesanti e le vennero le vertigini. Un nodo sembrava chiuderle la gola e sottili fili di lacrime le bagnavano le guance ma non riusciva a capire il perché. La donna l'avvicinò ed appena sfiorò il suo braccio per darle aiuto, il dolore al petto si fece ancora più forte, rivide in una frazione di secondo un frammento di una vita che non era la sua, anni di solitudine, anni di fatiche, un marito dimenticato, una figlia lontana. Provò un profondo senso di vuoto. Poi la donna con i capelli bianchi, spaventata da quella sua strana reazione, si allontanò. Lilli respirò cercando di rimanere tranquilla e piano le passò il dolore e si sentì meglio. La chiave le cadde dalla tasca del giubbotto e raccogliendola si accorse che era tiepida. Continuava a venirle in mente il sogno….e continuava a ripetersi…"Lilli non ci pensare…è solo immaginazione!" Camminava verso casa ancora sconvolta dalle sue reazioni. Salutò Marta, la sua vicina con un cenno della mano, il piccolo Thomas le corse in contro e con le braccia le circondò le gambe urlando contento quanto le voleva bene. Si chinò per baciare il bimbo sulle guance e incontrò gli occhietti vispi che la guardavano gioiosi. Il cuore iniziò a battere forte ma questa volta non provò dolore, anzi, si sentiva eccitata, piena di una nuova energia. Strinse il bambino a sé e la sensazione fu una indescrivibile vitalità, iniziarono a ridere e ridere, lei non capiva perché rideva ma si sentiva invasa dall'allegria che il piccolo le trasmetteva. Lo riempì di baci, gli fece un buffetto sul naso e lo salutò. Di nuovo la chiave le cadde dal giubbotto, la raccolse e sentì nel palmo della mano il solito tepore. Che il sogno fosse vero? "Impossibile" pensò. Arrivò a casa e vide che nella segreteria c'era un messaggio per lei. §§§§"Lilli, sono Annalisa, se nel pomeriggio hai voglia di raggiungermi al centro, ho un ragazzo da farti conoscere. Fai il possibile Lil per venire, perché non sappiamo come fare, non si fa avvicinare, è scontroso con gli assistenti che dicono sia addirittura violento ma sono certa che con te non lo sarà, forse ti ascolterà, Lil è un tentativo, dobbiamo farlo. Ti aspetto eh…piccola! un mare di baci, Annalisa"§§§§ Al centro?? Di domenica??! Annalisa era la sua migliore amica, poteva dirle no? "Pronto? Sono Lilli ciao! Ho sentito ora il tuo messaggio se mi offri un pranzetto dei tuoi parto subito e ti raggiungo, nel pomeriggio mi presenti quel ragazzo di cui mi parlavi?......sì? fantastico!! Sono lì in un attimo." Salutò Uma che sonnecchiava sul divano e prese la bicicletta. Al momento aveva in mente solo le delizie che avrebbe mangiato a pranzo e non riusciva a pensare a nient'altro. Annalisa l'accolse con un abbraccio e come al solito le disse che era troppo magra, che doveva mangiare di più, che doveva truccarsi meglio, che doveva cambiare pettinatura ma che in fondo era bella così. Entrarono in casa e Lilli si sentiva ansiosa, chiese all'amica di raccontarle qualcosa del ragazzo che avrebbero dovuto incontrare. Le disse anche della chiave che aveva trovato, gliela mostrò, ma non ebbe il coraggio di parlarle del sogno. Annalisa non fece commenti, non dava peso a quelle sciocchezze. Appena finito di mangiare, decisero di partire perchè Lilli non riusciva a stare ferma, era tesa, era già proiettata all'incontro con quel giovane ventenne irrequieto. Di lui si sapeva pochissimo, evitava ogni conversazione, era arrivato al centro quasi a forza, trascinato da uno dei collaboratori. In un giorno di pioggia era stato trovato su una panchina dei giardini, sporco e infreddolito. Apparentemente in stato di shock, non pronunciò parola per giorni interi, non mangiava e non si faceva avvicinare da nessuno. Anche un minimo contatto fisico lo mandava in bestia, iniziava ad urlare e l'unico modo di calmarlo era lasciarlo solo. Arrivarono al centro all'una. Annalisa le chiese di aspettare nella sala che usavano per le riunioni. C'era un divano blu con tanti cuscini e un tavolo con sopra dei fogli da disegno, colori e matite e poco altro, una stanza essenziale e confortevole. Eccolo. Fermo sulla porta. Pallidissimo. Lo sguardo assente, occhi spenti, cerchiati di viola, occhi di uno che non dormiva da diverse notti, trascinava i piedi svogliatamente e non disse una sillaba. Aveva i capelli castani portati lunghi alle spalle, appena mossi, ma opachi e attorcigliati, probabilmente non pettinati. Indossava un maglione grigio, troppo grande per quel corpo magro e ciondolante, jeans scuri e scarpe da ginnastica. Le mani una in tasca, l'altra coperta da una manica attorcigliata alle dita. Annalisa gli disse di entrare e di sedersi. Lui entrò e rimase in piedi accanto alla finestra, guardava fisso fuori, come se nessuno fosse lì con lui. Tirò fuori la mano dalla tasca e iniziò ad attorcigliare una ciocca di capelli. L'altra gli tremava e continuava a muovere le dita nervosamente come se stesse scrivendo a macchina. Restarono in silenzio l'una sul divano e l'altro alla finestra per almeno mezz'ora. Poi di scatto lui si voltò e andò a sedersi sul divano ma a debita distanza. Lilli rimase ferma immobile, cercando di mostrarsi il più possibile indifferente, tranquilla. Lui era lì ma era con la mente altrove, occhi sempre fissi nel vuoto, non la vedeva o non voleva vederla. Come fare il primo passo? Lilli iniziò a canticchiare una canzone, una melodia, la prima cosa che le passava per la testa. Lui cominciò a muovere un dito battendolo sul ginocchio, come per scandire il tempo. "Ti piace la musica?" disse Lilli. "mhm" rispose lui. "Mi chiamo Lilli sono un'amica di Annalisa. Ho un gattino nero a casa che mi aspetta, se ti piacciono gli animali e ti va potresti venire a vederlo? Poverino avrà sicuramente fame non posso restare qui molto." Silenzio. "Non ti piacciono gli animali?" "No" fu la seconda risposta. Poi ci fu una pausa, altri dieci minuti di silenzio. "Luca…io comunque mi chiamo Luca!" Finalmente alzò lo sguardo su di lei. Ma questo fu l'inizio di un incubo. Lilli lo guardò, fissò un istante quell'iride trasparente, vitrea, acquosa e fu come se tutto il male del mondo fosse entrato nella sua mente. Si sentì sconvolta, terrorizzata. Sentiva la testa scoppiare, le mani gelarsi, non riuscì a controllare il respiro. Di nuovo le immagini di una vita che non era la sua le scorrevano davanti come un film. Vide Luca, sporco e infreddolito dormire su una panchina, Luca con un pezzo di gomma legato al braccio sinistro e il pugno chiuso, Luca con in mano una lettera, Luca che piangeva disperato, Luca che si mordeva il labbro fino a farlo sanguinare. Ma Luca era in lei. Luca era lei. Era intimamente dentro quel ragazzo, sentiva di lui ogni centimetro di pelle, sentiva il suo tremare. Continuava a chiedersi cosa stesse succedendo, senza sapersi dare una risposta. Sentiva il cuore di lui batterle in petto, sapeva cosa stava pensando Luca in quel momento, era come essere dentro la sua testa. Un vortice che la inghiottiva e la conduceva sempre più dentro quel giovane. Capì quanto dolore custodiva quella vita, seppellito da macerie e silenzi, capì che nessuno in fondo aveva mai cercato di scavare per aiutarlo, eppure il grido, la ricerca di aiuto era fortissimo, assordante. Gli occhi negli occhi, come incollati l'uno all'altra. Poi all'improvviso la chiave cadde sul pavimento e questa volta era rossa, rovente. Allora il sogno era vero? In sogno le era apparsa una donna vestita di bianco e le aveva detto: "La chiave che tu hai trovato ha un incantesimo, chiunque la possiede riesce a leggere nel cuore delle persone che incontra, appena incontrerai i loro occhi, leggerai le loro vite, sentirai dentro di te l'infinito dolore di chi non ha più lacrime da versare! Ma ricordati , controlla questo potere o ne sarai sommersa!" Quindi era vero? Thomas era troppo piccolo, le aveva trasmesso solo la gioia di vivere. Ma Luca? Vent'anni e così tanta tristezza dentro. Luca la fissava perplesso era impaurito e attratto da quella ragazza che stava immobile sul divano, sudata e pallida. Lilli non riusciva a parlare, era paralizzata dalla forza che sentiva dentro di lei. Poi ad un tratto vide scendere sulle guance di Luca una, due, tre lacrime, piccole gocce trasparenti che gli segnavano il volto. Il pianto ora gli scuoteva le spalle, appoggiò la testa fra le mani e disse: "Buttala quella chiave, è stata lei la mia rovina!" Lilli gli prese le mani. "Cosa intendi Luca? Hai già visto questa chiave?" Luca si alzò, raccolse la chiave dal pavimento la soppesò, andò alla finestra e la lanciò di sotto, cadde nel lago dei cigni. "Ecco forse così non la troverà più nessuno!" Andò a sedersi nuovamente vicino a lei e disse: "Mi porti a casa tua a vedere quel gattino?" Uscirono tenendosi per mano, passando davanti allo studio di Annalisa che li guardava sorridendo. In fondo non serve una chiave per leggere nel cuore delle persone pensò Annalisa…… Il lago dei cigni è ancora là a custodire il suo segreto e dicono che nelle notti di luna piena sull'acqua ci sia uno strano luccichio…..sarà solo il riflesso delle stelle…. Rosie |