POESIA FANTASTICA |
Per fare una prateria ci vuole un'ape e una gaggia, un'ape, una gaggia, e fantasia. La fantasia da sola è sufficiente, se l'ape è assente. (Emily Dickinson, trad. Massimo Bacigalupo) |
Carnevale vecchio e pazzo Carnevale vecchio e pazzo s’è venduto il materasso per comprare pane e vino tarallucci e cotechino. E mangiando a crepapelle la montagna di frittelle gli è cresciuto un gran pancione che somiglia a un pallone. Beve e beve e all’improvviso gli diventa rosso il viso, poi gli scoppia anche la pancia mentre ancora mangia, mangia… Così muore Carnevale e gli fanno il funerale, dalla polvere era nato ed in polvere è tornato. (Gabriele D’Annunzio) |
A palazzo Oro Ror Nel cuor della notte, ogni notte, la veglia incomincia a palazzo Oro Ror. In riva allo stagno s'innalza il palazzo, soltanto lo stagno lo guarda perenne e lo specchia. Già lenta l'orchestra incomincia la danza, la notte è profonda. Comincian le dame che giungon da lungi, discendon silenti dai cocchi dorati. Dei ricchi broccati ricopron le dame, ricopron le vesti cosparse di gemme i ricchi broccati. Finestra non s'apre a palazzo Oro Ror, ma solo la porta, la sera, pel passo alle dame. In fila infinita si seguono i cocchi dorati, discendon le dame silenti ravvolte nei ricchi broccati. Lo stagno ne specchia l'entrata, e l'oro dei cocchi risplende nell'acqua estasiata. L'orchestra soltanto si sente. Si perde il vaghissimo suono confuso fra muover di serici manti. La veglia ora è piena. Di fuori più nulla. Silenzio. Un cocchio lucente ancora lontano risplende, s'appressa più ratto del vento e rapida scende la dama tardante. Se n'ode soltanto il leggero frusciare del serico manto. Il cocchio ora lento nell'ombra si perde. (Aldo Palazzeschi) |
La partita di calcio Boccaccio era il portiere, il gran portiere giallo della squadra del quartiere. Stava all’erta come un gallo sulla porta del campetto alla periferia. Diceva: << Qua sul petto, ed ogni palla è mia >>. Ma quel giorno, chi lo sa, sbuca di qua sbuca di là - Boccaccio attento! - pa pa la palla è in rete. << Ma va, ma va, Boccaccio,è uno >>. Attento, di qua di là, passa non passa, tira. Boccaccio si rigira; si tuffa - passerà?- <<Qui non passa nessuno >>, ma la palla è nel sacco. E son due. Lo smacco, i fischi, e poi sotto... << Salta a pugno, Boccaccio, ma non la vedi dov’è, salta, salta...>> E son tre. E quattro e cinque e sei. - Boccaccio dove sei?- E sette e otto e nove e piove e piove e piove con grandine e con tuoni. Quattordici palloni |
Cobò Chicchicchirichi!… Chicchicchirichi!… <<Ecco il dì>>. Cantano i galli di Cobò. Il vecchio Cobò è sul suo letto che muore fra poche ore. Povero Cobò! Povero Cobò! Ciangottano i pappagalli. Addio Cobò! Addio Cobò! E le galline: cocococococococodè: <<oggi è per te>> cocococococococodè: <<Cobò tocca a te>>. Le tortore piene di malinconia si sono radunate in un cantuccio: glu… glu… glu… <<non ti vedremo più>>. I cani si aggirano mesti con la coda ciondoloni, mugolando: bau… bau… baubaubò: <<addio papà Cobò>>. E i gatti miagolando: gnai… gnai… gnai… fufù <<Mai… mai… mai più >>. E le cornacchie: gre gre gre gre <<anche a te, anche a te >>. Fissando il capezzale la civetta veglia e aspetta. (Aldo Palazzeschi) |
Il bambino di gomma Melampo era un bambino di gomma e cancellava i passi che segnava mettendosi in cammino. Era di gomma rossa, tondo come una palla, e stava sempre a galla nel bagno, e senza ossa dolce, tenero, buono, scendeva dalle scale senza mai farsi male saltando dal balcone. A scuola era bocciato, sempre il quaderno bianco! Eppure era il più franco a scrivere il dettato. Scriveva e poi cassava con la mano di gomma, i numeri, la somma, le lettere, e tornava a scrivere, a cassare. E sempre zitto rosso con tutti gli occhi addosso senza poter parlare. O povero Melampo! Un giorno, detto fatto, saltò su di scatto e si bucò la pancia. Fischiò come un pallone sgonfiato d’ogni affanno e visse senza danno tappando col bottone il buco della pancia. Visse nel tempo antico Melampo - ve l’ ho detto? - Fischiò col suo fischietto premendosi a soffietto il disco all’ombelico. |
Ara Mara Amara In fondo alla china, fra gli alti cipressi, è un piccolo prato. Si stanno in quell’ombra tre vecchie giocando coi dadi. Non alzan la testa un istante, non cambian di posto un sol giorno. Sull’erba in ginocchio si stanno in quell’ombra giocando. (Aldo Palazzeschi) |
Gigi non sono sereno stasera portami un kocktail di sette colori come usano a parigi che mi faccia diventare arcobaleno (Farfa) |
L'abitudine Le mie amichette sono tutte gobbe: adorano la loro madre. I miei animali son tutti vincolanti, hanno piedi di mobile e mani di finestra. Il vento si sforma, gli serve un abito su misura, smisurato. Ecco perché dico la verità pur senza dirla. (Paul Éluard, trad. Silvano Del Missier) |
|
La vecchia del sonno Centanni ha la vecchia. Nessuno la vide aggirarsi nel giorno. Sovente la gente la trova a dormire vicino alle fonti: nessuno la desta. Al dolce romore dell'acqua la vecchia s'addorme, e resta dormendo nel dolce romore dei giorni dei giorni dei giorni... (Aldo Palazzeschi) |