Cadute
Ho infilato
perle
fin da bambina
con la pazienza ostinata
dell'infanzia
collana fragile
di anni
svaporati
come gocce
di rugiada
resta
un filo spezzato
nelle mani ferite
Inutile volare
Due scale
tre scale
cinque scale
si arrampica
l’anima mia
sui muri scrostati
e raschia
foglie tenere
dolce veleno
da masticare
per non vedere
per non sentire
lo strazio della vita
che grida
dalla strada
inutile volare
in alto
si precipita
senza scampo
all’ultimo lamento
di un cane morente
nell’indifferenza gelida
di agosto
Nel cortile di una casa abbandonata
Gocce innocenti
battono
suoni di fiaba
sotto finestre smarrite
vuote ormai
di volti e risate
gocce stupite
battono
parole anche
su una lamiera
dolorante
di echi lontani
pioggia d’aprile
che porti
profumi di Pasqua
di giorni pieni
nel cortile di casa
io
qui
da sola
non basto
a disegnare
il mondo che avete perduto
cado
goccia anch’io
su una lamiera
dimenticata
Papaveri
Papaveri
ritrosi
permalosi
che svenite
appena colti
piegando la testa
con teatrale languore
io non voglio
farvi morire
io vivo
come voi
mi dissolvo
nell’aria
appena colta
dagli altri
Vite parallele
Unghie tenere
bastano
a piantare
un albero
nell’erba giovane
mani tremanti
bastano
a raccogliere
foglie secche
nell’autunno dell’albero
vite parallele
ora che sono
zolla anch’io
nella terra
che mi copre
Notte di luna I pensieri bagnati dalla luna sono trasparenti i desideri più nascosti Desiderio Vorrei tagliare a fette l'azzurro e tenerlo in tasca per i giorni di pioggia Sogno Ho posato le dita sul candore della luna ora ho paura del risveglio Sola Sola in questa piazza senza occhi senza parole sono caverna cieca tagliata dalla tua voce sono terra d’estate in un frutteto sono il tempo senza tempo che t’insegue sono attesa senza presente e senza futuro sono io la parte che ti manca dimmi dove sei e ti raggiungerò Ti aspetterò seduta sulle scale di casa ritornerai lo so una sera d'estate ti fermerai piano sui freschi gradini e mi guarderai senza parlare docili allora si piegheranno le dita ad antiche carezze ad uno ad uno raccoglieremo i nostri respiri per sempre insieme fuori del tempo Anch'io Ragno testardo odiato somiglio sempre più a te ora che vado tessendo intrecci fragili di giorni finti rete di salvezza non adeguata al peso enorme della mia angoscia basterà un soffio e finirò anch'io sul muro grumo insignificante di vita interrotta Vuoto Appoggiate lo schienale al muro voglio una sedia stabile letto di cieli affaticati di soffitti sfondati dalla fantasia di una bambina tremante avrò tempo per riprendermi l’anima nuda priva di ogni movimento nessuno steccato permanente nella superbia delle attese Madre 7 luglio 2003 Sento Madre i tuoi passi leggeri che vanno verso la porta non in cucina dove noi ti aspettiamo il latte sul fuoco le tazze vuote le bocche affamate noi non siamo cresciuti siamo ancora bambini da acquietare la sera con carezze e parole quando le ombre scure si posano sulla nostra terrazza calda di sole poi le coperte da rimboccare e provviste di sogni sotto il cuscino non te ne andare Madre chiudi la porta torna da noi nel nostro giardino Le compagne di mia zia Parlavano d'amore le compagne di mia zia mentre imbastivano i vestiti per le vecchie signore e io ascoltavo senza capire Parlavano d'amore le compagne di mia zia e arrossivano ridendo quando pronunciavano un nome mentre l'ago correva allegro sulle stoffe da cucire e ridevo anch'io senza sapere Parlavano d'amore le compagne di mia zia quando aprivano la finestra per guardare lontano e guardavo anch'io senza vedere Succhiavano golose il sangue le compagne di mia zia quando si pungevano le dita ed erano baci baci baci che non si potevano dare e mi succhiavo anch'io le manine vuote ancora di nomi di sogni di attese Mi raccontavano fiabe strane le compagne di mia zia quando sedevano attorno al fuoco nelle lunghe sere quiete di neve e parlavano di cavalieri venuti da lontano che bussavano alla porta per farsi vedere mentre sulle scintille volavano sguardi e parole e volavo anch'io senza paura Sono partite tutte insieme le compagne di mia zia lasciando stoffe ago e filo mentre io crescevo e cominciavo a capire e sognavo di stare ancora nella bottega delle fate del mio piccolo paese dove sono tornata oggi a cercare il senso della vita di una vita diversa da cucirmi addosso con una pelle nuova Solo pietre taglienti invece dov'era la bottega a lapidare l'anima mia stanca di aspettare
Uomo Vennero i nuovi profeti e misero a nudo le radici più antiche dell'anima la rifecero programmata cristallizzata in un modello perfetto sentimenti emozioni paure incise dal bisturi della tecnica più avanzata caddero come scorie putrefatte resta il nucleo impersonale senza passato senza futuro uguale e matematizzato in tutti gli uomini evviva l'uguaglianza! evviva la fratellanza! creature perfette stampigliate in serie timbriamo il cartellino su ricomponiamo l'uomo pezzo per pezzo su scale prestabilite da un'intelligenza superiore funziona il modello uscito dal mondo asettico della scienza? prende la mira e raggiunge il bersaglio infallibile impassibile senza incertezze è caduto il dubbio insieme col passato ora siamo solo noi i padroni dell'universo senza la forza di gravità delle nostre debolezze senza lacrime di pietra senza abbracci artigliosi senza amore anacronistico gioventù dello spirito usciamo dalle provette dosati alla perfezione nelle azioni e nelle reazioni (benedette le leggi della chimica e della fisica! ) arriviamo al collaudo si frantuma in schegge di vita questo surrogato d'uomo Sotto i portici della Chiesa Madre Archi come abbracci materni che cullano antichi lamenti sulla strada di pietre sono qui vedete sono tornata dopo tanto cammino sono tornata e guardo tutte le vostre ferite nicchia sicura per coprire di polvere le mie attese deluse archi dolci di mani amorose stringetemi forte è qui che mi voglio fermare piegata per sempre insieme con voi Neve Oggi ho raccolto parole scintillanti di neve e le ho nascoste nel nido caldo del mio cuore di ragazza lampi di verde sotto i cristalli d’erba del giardino dell’infanzia spezzati finalmente dal coraggio di amarti Notte Resti di luna stillano arroganza nell’alba svogliata di febbraio è la notte che vuole avere la meglio anche su di me Per Elisa, sposa 14 giugno 2003 Parole spezzate dal pianto bambino scivolano oggi su sguardi d’attesa bianco stupito di una sposa felice promesse d’amore su prati di mani che ti stringono forte lasciandoti andare dolce bambina profumata di giugno di fiori nuovi di sorrisi incantati rimani per sempre così come oggi fragile e forte su quell’altare Non mi ricordo Non mi ricordo non mi ricordo perché sono qui a parlare con voi Non mi ricordo non mi ricordo i mesi liquidi piegato in due senza sapere il giorno l'ora Non mi ricordo non mi ricordo lo scoppio di luce gelato dal pianto violento insicuro nell'acqua tiepida nei panni caldi Non mi ricordo non mi ricordo le mani addosso a darmi certezze conforto inutile di un passaggio non chiesto carezze d'amore? Non mi ricordo non mi ricordo la scoperta del mondo piccolo il mio slargato poi da linee più ampie segnate a stento senza colori Non mi ricordo balbettii confusi suoni e pensieri cuciti a mano punto per punto su stoffe antiche stanche già usate da migliaia di mani pazienti infinite nel tempo lontano Non mi ricordo l'angolo mio di lato squadrato per bene per farmi la nicchia e stare piegato di nuovo in attesa Non mi ricordo pugni di pietra ad abbattere muri confini precisi che mi rubano il fiato io non volevo mi avete portato voi che sapete ogni cosa del mondo dei suoi segreti io non volevo Non mi ricordo tante cadute a ogni passo l’anima nuda graffiata a sangue ma debbo andare sempre più avanti lo sguardo teso l'orizzonte lontano e cammino cammino anche di notte gridando alle stelle il mio dolore il dolore di tutti cercando mani fiati di amici prati d'amore per riposare la strada è lunga non mi posso fermare non ci sono scalini a darmi una casa una casa mia con porte e finestre da chiudere a chiave e scacciare la vita e tenerla lontana gomitolo amaro senza inizio né fine Non mi ricordo non mi ricordo le facce degli altri la faccia mia il passato il presente il futuro vissuto prima del tempo che è già passato nei miei pensieri Non mi ricordo perché sono qui a parlare con voi |