Racconti di Filippo Genini


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Caos
Settanta scatenati neofiti dei verbi ululano incomprensibili frasi all'orizzonte bianco, che rifiuta l'ascolto; nel frattempo, banchettando con la propria albagia, gustose pizzette, torte alla polvere negli occhi, poi lavati con il dio bacco, i settanta neofiti hanno innalzato un altare alle follie dell'uomo bianco, venerando ogni singola prosa; ma inconsci di cosa gli sarebbe successo di lì a poco.
Il loro leader, durante la lunga strada della venerazione, incontrò un sapiente uomo di pace, una donna dal libero pensiero intriso di vita e un adolescente il cui sogno era di vivere e lasciar vivere.
L'incontro avvenne in una locanda appena aperta, all'alba di un giorno decadente d'ideali ma promettente in ore serali.
Il leader, avendo bisogno d'informazioni, entrò in questa locanda ed espose il quesito al gestore, il quale non seppe rispondere, allora non sentendo ragioni il leader lo insultò pesantemente con parole feroci e mani a riccio.
Alla fine di tutta quella baraonda il leader senti una voce profonda e calma provenire dal sapiente uomo di pace; ma naturalmente lui non sapeva ancora, che disse: buon uomo dalle cattive maniere, venga e si sieda con noi, mangi con noi e ci dica: qual è il suo problema?
Io non ho problemi, ma solo ferme certezze; allora la donna dal libero pensiero intriso di vita
disse: quali sono le sue ferme certezze?
Passate parecchie ore a raccontare ferme certezze e ad ascoltare i vari pensieri e parole dell'uomo di pace, della donna dal libero pensiero intriso di vita e dall'adolescente il cui sogno era di vivere e lasciar vivere, il leader usci dalla locanda stravolto, con idee e certezze decadute ma con avvenenti e promettenti idee; ma soprattutto con nuove e ferme certezze.
Durante il cammino, per raggiungere i suoi discepoli, ebbe modo di pensare fra se e se e meditare profondamente su cosa dire ai suoi discepoli, fargli capire che i pensieri di prima non esistono più, erano sbagliati; ma soprattutto perché.
Arrivato alla terra dei discepoli e dopo aver esposto, in modo molto dettagliato i suoi nuovi ideali, i discepoli non capirono e non vollero sentire ragioni nemmeno i loro paraocchi mentali.
Presto il leader fu attaccato e un'aspra guerra cominciò, su tutti i fronti.
Cosi, il leader, impugnando le sue armi, custodite nonostante le avvenenti e promettenti idee e le nuove e ferme certezze e per paura della cecità dei cervelli della sua gente, tradì i suoi nuovi ideali e ammazzò con inaudita ferocia tutti i suoi ormai non più discepoli e poi con una forza di volontà estrema si sparò morendo di stenti.


Alcuni giorni fa, mentre stavo seduto su una poltroncina colorata & molto comoda fuori dal bar preferito, vidi passare, dall'altro lato della strada, una splendida donzella con delle misure mozzafiato, e subito io, abbagliato da tanto splendore, sognai in un futuro prosperoso assieme a lei.
Continuai a seguire, anche se, con occhi esterrefatti, il suo cammino; fino a che si fermo ed entro dal fruttivendolo.
Né usci, poco dopo, con una cesta stracolma di fragole e un'altra sacca che probabilmente aveva anche prima e non ciò fatto caso, conteneva un qualche strumento musicale-"forse un violino".
Mi decisi a seguirla, e quando camminava, con quel passo cosi sensuale, misurato e leggero, sembrava danzare nell'aria. Poi tutto a un tratto, come se avesse avuto una strana sensazione sul proprio futuro, si fermò ed entrò in un negozio la cui insegna diceva: "IL FUTURO NELLE VOSTRE MANI"- e sotto: MAGO GIOVANNI PESCHE IMPRESSIONI FUTURISTICHE.
Lì per li restai un po' smisurato e pensieroso dal fatto che andò dal mago, anche perché anni fa fui personalmente aggirato e derubato da questo tizio; e ne restai profondamente sbalordito quando lo denunciai e non gli fu fatto alcun che.
Continuava a farmi credere che la mia linea del futuro non si trovasse, cioè tradotto nel loro linguaggio, significa che sarei morto molto presto.
Uscita dal mago, la donzella dal passo misurato e leggero e dalla falsa linea del futuro in testa, si diresse verso uno stabile ottocentesco, che distava, circa, 5-6oo misure di quattro - quarti, e vi entrò.
Da quello smisurato a decorato portone dove entrò; vi era affissa una targa su cui comparivano delle scritte: SCUOLA DÌ MUSICA INTITOLATA A: "LUDOVICO VAN BETOVEN".
-Qui possono entrare solo gli allievi della scuola, sapienti solfeggiatori di misure ritmiche semplici e composte, acuti cantanti, abili suonatori ed esemplari esecutori di tutte le misure future stampate in testa.
Sentii, la sua voce e il suo violino, intonare angelici canti di pace interiore; e in quel preciso istante mi sentii leggero, quasi a volare.
Ma purtroppo, ogni volta che mi svegliai, capii che era sempre e solo un sogno e ogni volta il peso dei miei pensieri e della mia anima mi fecero piangere.
Poi una nuova giornata che comincia.


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