Poesie di Armando Gentile Squarzoni


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Armando Gentile Squarzoni, nato a Bagnacavallo (Ra) nell'Ottobre del 1921, emigrato in data imprecisata in terra ligure, per la precisione ad Imperia, dove è vissuto in un ambiente paesaggistico molto più vicino alla sua anima e al suo talento poetico.
Riconoscimenti letterati ricevuti.
1980- V° premio nazionale per la poesia "Oreste di Matteo di S. Egidio alla vibrata" Teramo.
1980 Diploma di merito "Concorso internazionale l'approdo" Roma
1980 Premio nazionale di poesia "Madonna del Cucito" Massa Carrara
1990 Diploma d'Onore alla XXXI edizione del premio nazionale "S. Domenichino" di Massa Carrara per la lirica "Il ramo e la foglia".

Siamo soli penna mia
Siamo soli, penna mia.
Tu scrivi ed io leggo,
tu parli ed io ascolto.
Siamo soli, penna mia,
nessuno ci vuole conoscere,
nessuno ha bisogno di noi.
Siamo soli penna mia,
siamo pochi e siamo stanchi,
riposiamoci per sempre.
Siamo soli penna mia,
la mano è stanca e trema,
l'amore da tempo è in fuga.
Siamo soli, soli alla deriva.    

Se credessi al destino
Se credessi al destino
Vivrei per maledire
... per maledirlo.
Ho spremuto il mio sogno
per irrorare la vita
di giovinezza eterna
e ho palpitato con l'ansia
di chi soffre e fatica.
Ho distratto il pensiero
nell'argento dei cieli
quando la sera
rievoca i miti.
E il carnevale della vita
volteggiava intorno,
rumoreggiando,
mentre il pensiero
era scosso da una risata.
Di là, fra i richiami
del mondo reale,
la turba dei sofferenti
guardava lontano, nel vuoto,
laggiù dove il grano è sogno.
Non volevo invecchiare
quando ancora l'aurora
splendeva vicina.
Dopo aver logorato le fedi
negli amplessi mendaci,
dopo aver spento ideali
fra le vili coscienze,
ho pagato con triboli fisici
un'ammenda non mia;
e lo storpio del corpo
è entrato nell'anima!
Non avevo più forze
per credere ancora
e aspettavo senza attendere.
Sei venuta, o bambina,
con essenze fragranti,
con accese passioni,
a svegliare un cadavere,
a far fremere un'ombra.
E ho ripreso a volere,
a combattere ancora
per la plebe che langue,
per le tavole vuote,
perché sei vita,
sei respiro, sei tutto.
Se credessi al destino
non vorrei maledire
per non maledirlo.         

Una sera al mare
Brindisi, sorrisi e gioia di vivere,
maschere sui visi, nebbia nei cervelli.
Una spalmata di rossetto
nel volto di un’ombra.
Fuochi d’artificio
nel cuore imbevuto di giovinezza.
Carezze convulse di mani inesperte
in un tessuto di rosea luce
e il respiro del presente
nella sua fuga esterna

Retrobottega
E’ un retrobottega,
una buia scatola di sogni!
Una finestra
e il rumore della gente operosa.
Di là
il mare e l’infinito
dove si stemperano i ricordi
e le nascenti speranze.
Qualche giornale gualcito,
vecchie immagini di governanti,
giovano divi del fumetto
e delinquenti anonimi
sparsi per terra.
Polvere fra la polvere.
E’ un retrobottega,
un miscuglio di acri odori,
di inutili cianfrusaglie
come la vita umana.
Lontano
il confuso brusio
dei desideri insoddisfatti
rotolanti nel vuoto.
Una improvvisa folata
di brezza marina
si avventa nell’antro
sbatacchiando le imposte,
sorprese nella rugginosa estasi
delle vittime del tempo
vibranti in ammuffiti fantasmi
che un giorno
stimolarono il cammino.
Il silenzio immobile
ha un attimo di turbamento,
quella ventata indiscreta
solletica i rifiuti
e le telefoto si agitano
in una goffa danza,
frusciando per terra
nella sfrenata bramosia
di farsi sentire dal mondo.
E’ un retrobottega!   

Quaderni in fiamme
Quante candide pagine
imbrattate di pazzi pensieri,
di fugaci, proibite idee!
Quaderni gettati al fuoco.
Il crepitio delle fiamme
dà voce alle chiacchiere della penna
rivela una montagna di segreti,
dice tutto o nulla.
Un mondo sepolto in me
s’incendia per un attimo
lasciando più buie le tenebre.
Il fumo, ubriaco di cose,
sale a spire, volteggia nell’aria
e sembra volersi scrollare
un fastidioso dolore.
Quanti quaderni in fiamme!   

Piccolo bambino
Piccolo bambino, senza sorriso, cosa cerchi?
Sono vecchio, senza speranza, cosa posso darti?
Io ti ricordo, oh come ti ricordo!
Tu sei la mia alba,
sei il principio della.
Piccolo bambino senza sorriso,
non ho saputo darti nulla
e non ho ricevuto nulla!
Piccolo bambino, senza sorriso,
ti ho lasciato senza sole,
senza la luce, senza le stelle.
E mi trovo vecchio senza una fede,
davanti ad una notte senza cielo.
Piccolo bambino, senza sorriso.  

Parabola
Urlando alla luce
sei nato,
ed il tempo
ti spinge e sospinge
senza soste,
senza respiro!
Ore intense,
strabocchevoli di gioie
che si spandono
e..... si sperdono.
Schegge di emozioni
che l’attimo
scaraventa via.
E giornate eterne,
vuote come la fame!
Stagioni meste
dove il dolore
trattiene il tempo.
E ti sorprendi
a gemere debolmente
davanti al buio
che la morte spalanca.

-.......................................-

... e schiere di fantasmi
rastrellano
gli ultimi sussulti del mare
scaraventando
bianche linee di bava
sulla spiaggia assente.
E nel rumore della risacca
danzano le ombre della vita
mentre l’incerta sera
rinserra
il mistero della morte.   

Pianto giovanile
Deboli canti miei fatti di pianto,
reminiscenze colme di tormento,
dov’è l’età mia dal verde manto?
Orsù, natura, sveglia questo dormiente,
questa povera cosa fatta di niente.
E’ primavera, intorno tutto fiorisce
e il canto suo le notti intenerisce,
al soffio suo il sol rinvigorisce.
Oh! Natura, oh! Natura
in solitaria via m’abbandonasti
col verde fior che mi donasti!
E porto in me le forze dell’amore,
i palpiti, i sospir di un giovan cuore,
l’acerbo consumar del mio dolore.
Un fremito pesante è questa cosa
che graffia l’infinito senza posa.
Delirio!
E guardo con tristezza il firmamento
sorridente di sé, del suo argento.
Deboli canti miei fatti di pianto!  

La corrosione
Con quanto, deciso, impegno
la corrosione avanza!
Un’impazienza nervosa,
quasi frenetica,
stimola ad una progressione
che mozza il fiato.
Deve arrivare, arrivare
a distruggere e distruggersi.
E i diversivi ci distraggono!
Com’è comica la farsa!

Ho udito il merlo fischiare

Alzatevi o fiamme!
Crepitate, rose lingue.
Bruciate e purificate.
Dopo, le ceneri calde,
avranno il dolce tepore
della disillusa malinconia.
Avranno in grembo il riposo.
Non solo il merlo fischia!   

Non ci sono più bambini
Non ci sono più bambini
nel giardino della vita
ma piccole innocenze avvizzite,
col capo stanco e reclino
sotto un carico inquinato,
estraneo a quel mondo.
Abbiamo voluto minare
la fonte della gioia
e non saremo più uomini
ma vuote cose in moto
nella spietata dinamica
della stolta distruzione.
Non ci sono più bambini
Nel giardino della vita!   

Nel bosco di Rezzo
Qualche cinguettio nell'aria,
un frusciar di erbe secche
tormentate dal vento
e il gorgogliare del torrente.
Aggrappati ai fianchi dei monti
gli alberi attendono.
Un leggero fremito
serpeggia nel bosco
e i nudi rami stridono:
Un lamento che vaga
tormentando il pensiero!
Le ombre si alzano nella luce
incerta del crepuscolo
e i morti si dimenano
stanchi dell'abbandono.
Le battaglie che furono,
gli echi di parole straniere,
le genti di questi monti
inghiottiti dal tempo
e da vili memorie.
Le acque schiumano
Sui precipizi e vanno;
portano al mare
il profumo del bosco,
le lacrime dei monti
e il silenzio dei morti.
L'ultimo chiarore dell'occidente
svanisce dietro una cima boscosa
e i richiami della foresta
si attardano nell'ombra
dove i morti non hanno pace
e attendono, come gli alberi,
l'alba di domani
e la primavera del mondo.   

Momento a Montecalvo
Un soffio di nostalgia
scivola giù dai secoli.
Il cielo è grigio
come i miei pensieri.
L’autunno si scioglie
fra le mie mani,
come il tempo.
L’amica montagna
si è ammantata
di temi variopinti.
Una tristezza
dolce, languida
come ricordi
dietro velari
di vita fuggita,
avvolge Montecalvo.
Morbidi sfilacci
di bianche nubi
si staccano dal cielo,
e scendono ad impigliarsi
nei rami colorati
degli alberi in festa,
e nei sogni stanchi
la beffa del tormento!   

Mentre il cuculo...
Maggio stornisce
nell’ebbrezza di mille profumi,
mentre il cuculo
fa da eco all’eterno.
La notte incantata
ha un respiro di vento,
un sospiro di primavera.
Tetri brontolii
raschiano l’aria innocente.
Solenni menzogne
azzoppano la verità
e illudono il domani:
Equilibrismi tragici
sulla fune del terrore!
La notte straripa tenerezza
e bacia con dolcezza
le lacrime del mio sogno.
Il mondo non si riconosce
nella sordida vendetta,
nell’abbraccio stella morte;
vuol vivere di primavera,
vuol essere poeta
nella sognata pace.
E il vento, sull’ali di farfalle,
ruba i profumi dei fiori
disperdendoli nel suo vagare,
mentre il cuculo
fa da eco all’eterno.

Mare
Seduto sopra uno scoglio guardo.
L’occhio segue la fantasia
nell’ardita cavalcata sulle onde;
ai miei piedi le acque
con la rude giocano
con la rude scogliera
bisbigliando qualcosa di eterno.
Lontano il raggio del sole galoppa
sull’ondulata distesa di azzurro
e il turchino spumoso si incendia
di un brulichio di luci frantumate.
Un ansimare di potenza,
di libertà sconfinata
affascina l’umano pensiero,
è un richiamo di lontananze,
un invito alle forze ardite.

II°
La nave sopra l’abisso,
si insinua nel ventre della tempesta
e affronta l’ira degli elementi.
Le onde assaltano l’imbarcazione.
Con danza indiavolata;
il cielo lampeggia di furore
illuminando il ruggito del mare.
Uno scricchiolio di ossa,
un lamento di forze esauste.
L’ala viscida di un pipistrello
sfiora il volto dell’anima.
Si attende terrorizzati lo schianto!
Il si spruzza di macchie turchine,
il mare rallenta la danza,
distende le grinze della furia
e la nave riprende il respiro
conquistando lo spazio.

III°
Il ricordo evapora ai limiti dell’orizzonte
dove il mare aspira l’alito del cielo.
Seduto sopra uno scoglio guardo:
azzurro, azzurro, azzurro,
ed arabeschi meravigliosi
striano il velluto del mare.
Bianche vele punteggiano
l’orizzonte concavo:
voli spensierati di farfalle
sopra la purezza della libertà.
Mare, mare, mare!  

Luna
Romita pellegrina della notte
sperduta nell'arcano firmamento
che muta guardi all'azzurra volta
impallidendo per l'uman tormento.
Ti guardo questa sera con tristezza,
pallida nave di quel mare,
e del tuo raggio sento la carezza
molle, tiepida e soave.
Vorrei parlare a te del mio dolore,
di una tediosa vita senza sole
ma tu non intendi queste parole:
- Stanco parto di un sognatore.-
Navighi lenta il deserto del cielo,
ascolta impassibile del mio tormento,
come un bianco e soave destriero
percorri l'alcova del firmamento.  

L’ombra dell’ombra

Un grigiore malinconico
si diffonde nell’aria pigra,
un floscio peso di secoli
si accascia nell’anima.
Sulle pupille distratte
scivola un’ombra fuggevole,
un fantasma… la vita.
Od un mormorio sommesso,
un flusso e riflusso
di energie sepolte.
Il fumo di ieri
avvolge l’attimo presente;
e una ridda di illusioni
che si rincorrono… sfumano.
Estremo inganno della vita.
Qualche scintilla,
guizzi fugaci di fiamme
… più nulla!

II°
Sete di domani…
… di luce…
di ignoto.
L’alto ci avvince,
la fantasia tesse una scala di seta:
salire… sempre, salire.
La speranza e la fede
tracciano arabeschi.
Distendono fiabeschi veli.
Dietro ,
il precipizio il nulla!
Le energie si logorano,
il tutto si stempera…
… si dissolve lentamente,
polvere… impalpabile polvere
e desideri insoddisfatti.
Una rincorsa e … una fuga.    

Le rughe
La vita continua tumultuosa
e spinge per arrivare prima.
Nella voragine dei ricordi
precipitano nomi e date.
Sono fratelli, amici conoscenti
caduti nella folle rincorsa
della propria ombra.
E nello specchio del destino
si riverbera il tempo impietoso!   

Lavora e spera
Lavora, lavora e spera!
sogna la realtà di pochi
nella miseria che ti ride
e getta nella lotta
la tua povera illusione.
Qualcuno la violenta?
È sacra libertà!
Riprendine un’altra
e avanti…senza tregua,
verso un destino sognato.
Sei radice che affonda e nutre,
sei l’attesa dell’ora fatale;
il chiarore che credi vicino
è ombra che inganna la fede.
Ad altri la fronda gioiosa,
il bacio ardente del sole
e la carezza leggera del vento.
Non fermarti, non perderti!
Il tuo moto è vita,
è il dono dei forti,la linfa dei ricchi
e il sospiro dei poeti.
Illuditi ancora, suda e fatica,
la lotta continua senza respiro:
fantasmi che si avventano
nella luce del sole
sospinti da un sogno,
pensieri protesi verso l’alto
dove l’ideale della vita
ha rumorosi riflessi dorati.   

La brocca
L’umile pianura di Savarna,
un rustico locale,
una spalmata di romanticismo
e l’agreste solitudine.
Gli amici si ritrovano
davanti ad un bicchiere
e il canto si alza,
rintrona festoso
e riempie il presente.
E’ un armonioso sottofondo,
un filo conduttore
intrecciato di note,
il resto lo compie la memoria,
lo evoca la reminiscenza.
La nostalgia riappare
pudica, timorosa,
e lentamente invade,
permea l’ambiente
ed appende al soffitto
soffici lembi di passato.
Gli occhi lucenti
guardano lassù.....
..... alla fresca fonte
dove la giovinezza
si è abbeverata.
Il passato si anima
e srotola il nastro
delle cose perdute.
E nell’oblio del presente
il precipitare del passato!
sulle rughe,
scavate dalla lama del tempo,
il lampeggiare di un momento
vivo nella fantasia.
Poi, quasi vergognoso,
ognuno riacciuffa
il suo personaggio e .....
..... s’incammina,
fra due ali di cipressi,
lungo il viale del tramonto.
si incammina
verso la tristezza della solitudine.  

Inverno a Rezzo
Un senso di stanchezza
grava sopra Rezzo;
le case sparse a ventagli,
non hanno colore
non hanno età.
Braccia aperte:
- Pietà per le cose morte! -
L’inverno fa da grigia cornice
ad una muta disgregazione.
L’ombra di secoli passati
si staglia sul presente
ignara di una missione compiuta.
Fra le rovine
si abbarbicano le tradizione
strappando il pensiero
alle forme in movimento:
Riproduzione allegorica
dei sopravissuti a se stessi!
Cose appassite, scricchiolanti
sotto il tallone di ciò che avanza.
Ai piedi degli alberi nudi
una grigia coltre di foglie morte;
il vento le solleva,
le fa fremere nel sogno vano,
le fa cantare in un inno rauco
nella speranza senza domani.
Pure il pensiero si fossilizza,
si compenetra di questa visione,
fredda nel suo trionfo,
e si perde nella musica
delle cose morte.   

In ospedale
Un passo agile e silenzioso,
un bisbiglio fievole.
Gli infermieri passano
come bianchi fantasmi.
Sguardi furtivi, sorrisi mesti.
Nelle corsie c’è odore di canfora,
c’è il profumo del dolore;
qualcuno ha il delirio,
il male domina la mente!
Visi pallidi, allucinati,
in lotta con la speranza:
Eterna illusa!
Non fa paura il male
dove la morte respira!
Arrivano i parenti,
un conforto, un bacio
e la scena si rinnova
spostandosi nel tempo.
Ansia di perdere, paura di lasciare:
-Un carosello umano
nel vortice della vita!-
La fede vivifica gli ideali,
strappa preghiere ardenti.
Ci si aggrappa all’assurdo
quando la vita crolla.
Un vuoto terribile si diffonde,
invade lentamente il cervello;
i sogni hanno seguito la fuga del pensiero
ma sotto la carne martoriata
cova il fuoco della speranza
e una voce occulta ripete,
ripete all’infinito: VIVERE!   

Il pasto della lucertola
Richiami incomprensibili
e il ronzio del bosco
mi avvincono nell’attesa
senza ansia, senza tempo.
La natura,
col suo mistero folle,
sgretola il tempo
e sospinge il moto;
una legge spietata
si impone alla cose
e ripropone il tema
dell’essere e del perché.
Su di una roccia increspata
la piccola lucertola
è tesa all’agguato.
Le prede non sanno
del loro povero destino
e vanno, ignare vanno
dove il fato si compie.
Uno scatto fulmineo
e il lungo bruco
appartiene alla fame,
alla conservazione altrui,
lentamente, a sussulti
scompare nel ventre
e la deformazione esterna
vien piallata dalla digestione.
Di chi sarò preda io?
E gli altri, i piccoli,
quelli della fatica,
quanti capaci ventri
dovranno ancora nutrire?
Paga del ghiotto bottino
guizza via la lucertola
scomparendo nel bosco
dove va ad alimentare
il divenire della natura.  

Spazio
C’è tanto spazio troppo!
Il senso della dimensione
si frantuma e si stempera.
E volontà disperse
s’impigliano nel vizio.
Evviva la dolce marmellata!  

I nodi
Ho cercato di pettinare la vita e nodi
solo nodi s’intasano fra i denti
di una maledetta logica.
Nodi
Nodi di ricordi senza domani,
come la passione che mi sconquassa.
Nodi,
nodi di sanguinati rimpianti,
vivi in desolato cimitero.
Nodi,
di amare lacrime versate
in un mare di salato dolore.
Nodi,
nodi di sofferenze senza tempo,
di illusioni senza speranza.
Nodi,
nodi di una vita arruffata
e scompigliata dalla bufera.
Nodi,
nodi di latente o vorace follia
che morde e divora l’anima.  

Ho atteso
Ho atteso!
Tutti attendono:
I bimbi... un balocco,
un batuffolo di sogno;
i giovani... la gloria
e l’amore eterno;
gli affamati attendono l’ora,
...il miracolo, il pane.
Ho atteso!
Masticando i ricordi...
attese lontane... passate,
alitando nello specchio
per appannarlo ed illudermi,
per non guardare...
non vedere.
Qualcosa passava, passava.
Ho atteso!
Nulla e niente,
solo il tempo è passato
e passa frantumando.
Noi attendiamo
su un lembo di rose,
col tempo i petali appassiscono
..... come i pensieri,
le spine rimangono.
Ho atteso!   

Gira la ruota
Ah! Come gira la ruota!
Piccole frazioni di tempo,
arida polvere d’infinito,
rintocchi inutili d’orologio.
E la vastità galoppante del buio,
umida speranza di sguardo cieco,
si tuffa nel rumore della luce,
nella lotta fra rostro e carne.
Ah! Come gira la ruota!
Paffuti sorrisi di bimbi
annegati laggiù
dove l’ombra della rimembranza
si accascia e si stempera.
E la lama pungente del ricordo
raschia lo scheletro della disperazione
stridendo nel silenzio delle cose fuggite.
E la ruota gira, gira, gira.
Mascelle di orso, denti di veleno
e carne masticata senza posa.
Pensieri schiacciati come cimici
fra le unghie della prepotenza.
Scuotiti o padrone del mondo,
schiavo della tua forza in catene!
Strappa gli artigli che ti lacerano,
i denti che masticano la tua carne,
la ruota gira ma non va lontano,
gira su stessa, senza sosta,
..... sul tempo,
..... sulla polvere,
..... sui rintocchi.
E attende,
attende la riscossa,
la cavalcata delle vittime
sull’oceano della giustizia.
Ah! Come gira la ruota!     

Erano sogni
Sogni, sogni e sogni:
-Variopinte bolle di sapone,
soffici anelli di fumo!-
Desideri e speranze
che ci sfiorano l’anima
incendiandosi nella fantasia.
Ognuno trova se stesso
... ciò che ha cercato
per tutta la vita.
Ma sono sogni!
Bellezze senza profumo
che si offrono senza dar nulla,
si lasciano inseguire
ma non afferrare.
E il tempo macina,
macina giovinezze
e ci riporta dove fummo.
Una scia di luce
guizza nel pensiero
e sfugge al destino.
Una pioggia di cenere;
qualcosa di spento
sul muto dolore
della vita umana.
Erano sogni.   

E’ tardi
E’ tardi ... troppo,
ho tutto dietro alle spalle!
……………………………………
Goccioline di rugiada
schiacciate sulla dura superficie
del tempo condensato.
Il lontano profumo di te
e un abisso di anni!
Poi la tempesta sulla quiete
e il periglioso destino,
pavesato di foschi ideali,
percorre la strada a ritroso.
Laggiù... lontano...
dove passai un giorno,
due occhi di fuoco
e un girandola di luci.
Ho respirato quegli anni...
... i tuoi frementi anni,
ed ho vissuto di te.
Il sole illumina e scalda
...forgia aurore...
pennella tramonti e...
...indifferente svanisce
al di là delle tenebre...
...nel tuo mondo...
... nella giovane indifferenza.
Mentre una folle passione
graffia l’anima
e morde il pensiero.   

E noi?
Distratto, come il tempo,
guardo il mare sciacquarsi
intorno agli scogli
e mi risciacquo dell’amaro
che la vita mi ha lasciato.
Sulle sponde sassose
le ultime, torbide acque
rigettano i rifiuti
che il mare rinnega
e il turchino non muta!
E noi?
Guardavo un tempo,
ero giovane come te
e risputavo lo sporco
sfidando la vita.
Ora son grigi i capelli
ma tu sei immutato
e immutata la scena.
E noi?
Ho ingoiato troppe scorie
lasciandole rinsecchire
sull’orlo dell’anima!
E il guscio della giovinezza
va alla deriva, mollemente.   

E mi sorprende il silenzio
.....e mi sorprende il silenzio
mentre l’ombra fugace
di un solitario gabbiano
si contorce nel movimento del mare
e si fonde nell’azzurro.
Una valanga di fango
travolge il lamento del debole;
la fatica regge i destini,
il sudore cancella i diritti.
E il crepuscolo ha una smorfia satanica.
Mi sorprende il silenzio!
Anche l’urlo di rabbia è rumore,
è compagnia di vita.
Il silenzio è disperazione.....
.....freddo sguardo di morte.
Ancora mi sorprende il silenzio.
E’ neve che scende nell’anima,
in punta di piedi,
stringendola nel suo ghiaccio.
Ah la pioggia scalpitante,
rumorosa e indiscreta!
E’ vita che si esalta
e si ascolta.
Questo silenzio è sordo
come il privilegio.   

Due pupille
Qualche cosa mi accarezza l’anima,
un lieve soffio di poesia
sfiora il mio pensiero.
Sento un accentuarsi di battiti,
una vampata di fuoco sento.
Azzurri desideri
baciano la speranza.
Due pupille oscillano
nell’oceano della fantasia,
nell’armonia di vergini illusioni.
E mentre l’aria vespertina
ha un fremito fiamma
uno sguardo si perde nel vuoto,
nella disperata domanda    

Domani
E’ sera.
L’oscurità mi circonda
e penetra nello spirito,
il pensiero va
e corre al domani.
Non cerco
e non son pago;
qualcosa mi sfugge
e si nasconde in me,
nella mia notte.
Potermi aggrappare
a un variopinto lembo
del pensiero
e spaziare sul domani!
E il domani arriva
piatto, uniforme
come il presente fuggito.
Una lieve carezza di vita,
un granello di tempo,
un sordo rintocco di morte.
Il tempo
si confessa in me
e succhia, succhia.
Verrà un domani,
passerà,
come i passati,
ma non lo vedrò;
il tempo non succhierà più.   

Colpe
Le esili dita
di bimbi imploranti
si aggrappano al sole
per sfuggire alla notte.
Le fauci vibranti
dell’ingordo privilegio
ingoiando la giustizia
con sacri furori
e feconde zolle
di storia rapace
portano in ventre
il seme del crisantemo.
Ci sono colpe
con radici profonde,
ci sono vittime
che chiedono: << Perché?>>
E’ una ridda
di destini impazziti
intorno ad ideali
dissacrati dal piombo.
Non risparmia la fede,
non protegge lo stato.
E fra tanti sepolcri
le spoglie di Moro
in un lutto bugiardo
dei canti di giubilo
all’illustre giubilato.
Le esili dita
di bimbi imploranti
si aggrappano al sole
per sfuggire alla notte.   

Cervo Ligure
Qualche guizzo di crepuscolo,
l’agonia e l’ombra!
Poi il miracolo si ripete;
il cielo illumina il turchino
profondo e mutevole.
Giù, l’indifferenza del sazio
e la cecità del bisognoso.
I raggi lunari si proiettano
sopra i tetti di Cervo
stilizzando le ombre
nei vicoli tortuosi.
Un leggero venticello
increspa la superficie del mare
laggiù, dove la luna gioca
e l’occhio si acceca.
Un rotolare eterno di acque
sulla massiccia scogliera,
un assalto e un ritorno
e ancora… e sempre.
Immobile la scogliera infrange
ma il movimento affascina,
profuma di avvenire.
Cervo riposa sulle macerie,
sui tanti destini compiuti!
E il silenzio si materializza,
respira nell’ombra
dove la storia si rifugia,
e la frivola leggenda
ripete la vecchia menzogna.
Mura diroccate, case contorte
sotto il peso dei secoli
e nella fantasia
i lamenti di passate sofferenze!
Frammenti arrugginiti
e la miseria di ieri.
Racconti, racconti.
e… ancora racconti.
Vecchie lampare spente
negli abissi marini.
Uomini, gole gorgoglianti
e il mare muto!   

Bisogno di evadere
..... e il bisogno di evadere.....
..... di nuovi orizzonti,
di giornate vive, stimolanti,
di sensazioni diverse.
L’emozione si stappa,
si diffonde nell’aria leggera,
si impasta con la fresca illusione
e vibra nella partenza,
nella fuga liberatrice.
In fondo al viaggio
è in agguato la noia,
la bramosia del ritorno,
la nostalgia delle abitudini.....
..... di quelle ore vestite e rivestite
dei soliti gualciti stracci.....
..... e il bisogno di evadere!   

Autunno
La strada, in terra battuta,
richiama epoche sepolte
mentre il vento
percuote il bosco
lamentoso e triste.
Foglie, gialle foglie
volteggiano stancamente
e scendono sulla strada
raspando la terra
nell’ultimo sussulto.
Il crepuscolo è umido,
ovattato di rimpianto:
Una parentesi incerta
sospesa fra la luce
sfuggita al tramonto
e le tenebre
sospinte dalla notte.   

Ad un fiore
Ho visto la tua bellezza,
mi sono chinato verso di te,
per sentire il tuo profumo.
E l’eco di una grassa risata
mi ha fatto sussultare.
Qualcuno che non ti conosce,
qualcuno condizionato
dall’inferno moderno.
Ho visto la tua bellezza
e .........   

Accendi
Accendi, accendi il fuoco.
Ho tanto freddo, dentro!
La cruda, cristallina brina
ha imbiancato l’anima.
Non c’è nessuno, per nessuno,
e il gelo è inesorabile.
Accendi, accendi il fuoco.
Ho tanto freddo dentro!
Non germogliano affetti
nell’abbandono della solitudine;
non si fertilizza il bene
nell’esaurimento della luce.
Accendi, accendi il fuoco.
Ho tanto freddo, dentro!
La vita si affaccia, stanca,
ed è vecchia al primo vagito.
Il deserto dei pensieri
non ha un alito di vento.
Accendi, accendi il fuoco.
Ho tanto freddo dentro!

Si sente ridere!
Su queste dolci colline
si scioglie e degrada il pensiero.
L'energia, snella ed agile all'alba,
rientra curva e pesante
nel calmo e restio tramonto.
Questa gente semplice e vera,
come natura ha voluto,
sente il forte odore del letame
fumante al sole invernale,
assapora il gusto dell'appetitosa fatica
che l'avara terra chiede.....
..... l'inebriante profumo
delle sue bionde e calde viscere.
Questa gente che vive la vita
ode, sorpresa, l'eco lontano
dei fumanti rottami
di un mondo scoppiato
perché gonfiato oltre misura.
In alto,molto in alto,
dove il giorno non ha fine,
si sente ridere, ridere, ridere.

Senza nome
Il meriggio si scioglie
in un languido tramonto
e una sottile brezza
sfiora le cose,
accarezza la solitudine.
Il mare sornione
si distende pigro
sbadigliando un prolungato lamento.
Rari gabbiani sbatacchiano le ali
allontanandosi nell'azzurro:
un attimo che vola
sul presente senza ricordi!
I pensieri si ovattano
e si innalzano come bianchi cirri.
Solo un mucchio di anni
e l'avanzare del tempo!

Rincorro
Rincorro pensieri leggeri
Come ombra di farfalle.
Rincorro ricordi lontani
Come gli anni della luce.
Rincorro i giardini della vita
Come se fossero ancora fioriti.
Rincorro sogni sognati
Per sfuggire alla fame del presente.
Rincorro... rincorro!

Rivedo
Rivedo il pallore
Di un opaco mattino
E il molle ondulare
Di un umile tristezza
Sfiorare i ricordi
Di un’inutile infanzia.
Rivedo il dolore,
Rivedo i miei anni!

Raccolgo castagne
Raccolgo castagne,
sparse ovunque, fra le foglie
scontrose e fruscianti,
occhieggianti dai diffidenti ricci.
E, mentre chino raccolgo,
il tempo mi sfugge
e gli anni si perdono.
Raccolgo castagne
e ti sento respirare vicino,
perché il bosco alita intorno,
ti sento ridere ad ogni inezia,
perché nella tua anima ingenua
gorgheggia l’allegria.
Raccolgo castagne
fra il bisbiglio degli alberi
e la danza composta dei rami,
fra il riecheggio delle frasche
ed i richiami di autunno,
immerso nel languore.
Raccolgo castagne
ed i ricordi più belli.
accolgo la luce ovattata
di questo stupendo meriggio,
i colori stemprati, venati,
sfumature di totale poesia.
Raccolgo castagne
col cuore straripante d’amore
per questa natura benigna
che si dona alla mia contemplazione,
per questo meraviglioso miracolo
fatto anche di te.
Raccolgo castagne...

Assente
Indifferente, apatico,
si dondolava mollemente
sull’altalena della fantasia
evadendo dall’umida prigione
della circoscritta realtà.
E si rovesciava l’anima
asciugandola al tepore
di un inventato affetto.

Profumi
Una nube ribelle,
carica di pianto,
scivola sopra il bosco,
spruzzandolo di lacrime:
Come la tua immagine
dentro il tuo pensiero
e nell’umido vapore,
sprigionano dalla pioggia,
c’è tanto, tanto profumo
e di bosco e di te.
Teneri, fugaci momenti
che riempiono la solitudine!

Piccolo temporale
La siccità minaccia i raccolti,
intisichisce gli ortaggi.
I fiori chinano il capo stanco,
invecchiati al primo sbocciare.
Le incantevoli colline
che cingono Oneglia
agonizzano
sotto un pallido sole
circondato da bianche nuvolaglie.
Le cisterne,
vuote occhiaie
rivolte al cielo soffocato,
caratterizzano il paesaggio.
Il destino dell'uomo
minato da un amorfo fato!
Il lavora sta per essere divorato
da una terra grinzosa
che cede e non concede.
La cruda prospettiva della miseria
si affaccia al balcone del pensiero.
Un improvviso,scarmigliato vento
percorre gongolante la vallata
picchiando alle imposte,
palpando le cime delle colline,
scherzando con gli scherzosi alberi,
leccando sfuggevolmente le gialle erbe,
schiaffeggiando gli inerti muri.
La speranza fa capolino
nell'aria impregnata di umidità.
Lontano,
neri nuvolosi galoppano
sul mare cupo
sparpagliando le acque rumorose
che indispettite
battono la scogliera.
La notte anticipa l'arrivo
oscurando l'azzurro del cielo.
Sui tetti arsi dal sole,
tamburella una allegra pioggia
ritmando un concerto fiabesco.
L'uomo resiste alla tentazione del sonno
per gustare il fascino di quei suoni
che annunciano la salvezza dei raccolti.
L'alba si sveglia imperlata di gemme,
i fiori si vestono a festa
e mandano al vento
un profumato bacio.
Dalla terra ubriaca
spuntano timidi germogli
e la vita riprende a pulsare
per recuperare il tempo perduto.

Nostalgie
Il mio paesello,
un campanile senza tempo.
Una lunga strada grigia,
case, filari di viti
e polvere sulle cose.....
.....sul dolore...sulla vita.
Il Lamone si specchiava
nell’acqua limpida
e sulle secche sabbiose
andavano a raccogliere i sogni,
a disperdere l’ardore giovanile.
Il mio fantasma è là,
appiccicato ad un sogno vissuto,
incatenato al mio paesello.
Il curato dall’occhio di vetro,
lo scampanio festoso
e l’eco fesso dell’orologio
nelle notti nervose.
Un viso angelico.....
.....l’esplosione della vita.

II°
Il ritorno
dopo lunga assenza.
I dorati grappoli d’uva,
che pendevano
come chicchi di diamante
sopra melmosi fossati,
scomparsi per sempre,
sacrificati
sull’altare del progresso.
Alveari di cemento,
ronzii di motori e.....
..... inquinamenti.
Poi in volto emaciato,
stanco, incorniciato
di bianchi capelli,
una bocca sdentata
che ignara sorride
e l’incredulo ricordo
di quel viso angelico.
E l’abitudine
Pietosamente spruzza d’oblio
Le struggenti nostalgie.

Nudo nel vuoto
Chi è che fruga nel mio cervello
e strappa i pensieri appena nati?
Eccone un ciuffo arruffato
sbattuto nel fondo del cielo.
Ubriaco di vapori e di vuoto
vacillo come un pezzente affamato.
Nell’ovattato orizzonte del tempo
una sottile ed appuntita lama
penetra e scava verso l’alba
dove ammuffiti grumi di ricordi
sono ammucchiati alla rinfusa
in un angolo della vita.
E qualcosa fruga e strappa
lasciandomi nudo nel vuoto.

Non vorrei essere nato
Io guardo e non vorrei
essere nato uomo.
Il sole si è divincolato
con superiore sufficienza
dalla fantasiosa stretta
di qualche fastidiosa nube
e va cercare un pavido fringuello
che da un flessibile ramoscello
lo saluta melodiosamente.
C’è completa indifferenza
di fronte alle nostre tragedie:
Brigate rosse... di sangue,
guardie del corpo uccise,
Moro restituito cadavere
Non interessa il gioco
che la natura arricchisce
di sublimi variazioni.
Il sole si nasconde
Poi cerca... ci cerca;
gli uccelli fuggono
poi allietano... ci allietano.
Gli uomini uccidono
... ci uccidono
in nome della felicità.
…………………………
io guardo e non vorrei
essere nato uomo.

Nevica
Nevica sulla neve,
sulle orme di ieri,
nevica sul domani.
Una morsa di ghiaccio
strige l'anima inquieta.
Lente e bianche lacrime
si adagiano sulle cose,
sugli amori stanchi,
sui ricordi inutili.
Nevica sulla neve,
sui fuochi ormai spenti.
Nevica!

Mon amour
Cosa nascondono
quelle pupille
imploranti?
La beffa?
Non scarabocchiare
l’intelligenza!
Lo scherno diabolico
alla storpia vecchiaia?
Non spegnere il fuoco
che ti può scaldare.
I tuoi occhi chiedono
e ridono come stelle!
La vita è un respiro
mon amour,
l’infinito è testimone!
La bontà
è una miniera di gioielli,
è la sconosciuta
ricchezza del mondo.
L’amore
è possesso di tutto,
io amo
mon amour,
il resto è nulla!

Momento
Sono solo, il silenzio mi circonda
... mi avvolge nel suo mistero.
Ho l'anima in fermento...
...ascolto,
si, ascolto la vita
mentre pulsa l'eternità
nel subcosciente.
Un carosello di vaghe immagini
ronza nel tempo.
Silenzio!:
Indefinibile, ronzio di secoli
nel luccichio di quest'attimo.
Le vicende di ieri bisbigliano
sull'infuocato deserto
di una mente febbricitante.
Ascolto e medito:
Passano i passati
sul binario della fantasia
stemperandosi nel futuro
mentre il pensiero si confonde col creato.

Mare e angoscia
Nell’assolato mattino
le lucciole del mare
illuminano una solitudine
inzuppata di angoscia.
Sono un vecchio fantasma
che inosservato passa
fra il brusio della moltitudine.
Intorno a me
il vuoto freddo, opaco.....
.....senza un respiro.....
..... senza spazio
come l’indifferenza.
Ogni scintillio del mare
accende un ricordo
mentre i pensieri straripano
sfilacciandosi nella fuga.

Momento
Sono solo, il silenzio mi circonda
... mi avvolge nel suo mistero.
Ho l’anima in fermento...
...ascolto,
si, ascolto la vita
mentre pulsa l’eternità
nel subcosciente.
Un carosello di vaghe immagini
ronza nel tempo.
Silenzio!:
Indefinibile, ronzio di secoli
Nel luccichio di quest’attimo.
Le vicende di ieri bisbigliano
Sull’infuocato deserto
Di una mente febbricitante.
Ascolto e medito:
Passano i passati
Sul binario della fantasia
Stemperandosi nel futuro
Mentre il pensiero si confonde col creato.

Mani di fata
Mani di fata!
Piccole mani
imploranti.
Mani che chiedono,
che accarezzano,
che danno!
Mani di fata!
Piccole mani
che il lavoro
corrode ed il tempo.....
...distrugge.
Mani d'amore;
io vi stringo
e vi sento nel cuore,
io vi stringo
e vi sento in me,
vi sento annaspare
nella mia follia.
Mani di fata!

L’ultima
E’ l’ultima sigaretta,
l’ultimo sorso di veleno.
Spire di fumo,
un po’ di fuoco,
più nulla!
Cosi è la vita.
Un fuoco di speranze,
il veleno dei sogni
e il fumo del passato.
Senza ricordi
non ha nome il dolore,
senza dolore
non ha senso la vita.
Tu sei un ricordo,
un passato riflesso,
un’aurora fuggita
senza tramonto.
Non sei speranza
e non ho oblio;
sei veleno sei fumo
..... un fuoco che brucia
ma non si consuma.
Ti amo,
amo forse un fantasma,
un sorriso di sole,
l’ombra del tempo
e..... due labbra.
E’ l’ultimo amore,
l’ultimo sorso di veleno.
Spire di fumo,
un po’ di fuoco
e..... la morte!

Lavoro
Gonfie ore di fatica
e pesanti periodi di riposo
senza domani, senza tempo,
vuoti come la morte.
Non un pensiero
che non sia una fuga
dal bruciante presente,
un rifiuto del passato,
un incubo dell’avvenire.
Questa vita non è dono
ma un supplizio lento,
metodico come le ore,
come il tic-tac dell’orologio.
E’ una civiltà che, chiede
sempre chiede, chiede
e lontano,
nella luce senza tramonto,
riecheggia una pazza risata.

L’automezzo
L’automezzo ingoia la strada,
la notte inargenta il cielo,
le stelle si scolorano
prima di spegnersi.
L’alba ammicca
fra le grigie tendine
e schiude le finestre
alla terra in penombra.
L’automezzo cammina
vibrante e rumoroso,
cammina sul silenzio
di strade deserte.
L’automezzo va
verso un nuovo mattino,
corre verso l’ignoto
e sfiora paesaggi
addormentati sul tempo.
L’automezzo prosegue
lasciandosi alle spalle,
leggere scie di fumo
e laceri brandelli
di stanca vecchiaia.
L’automezzo trafigge
la notte morente
con scattanti fasci di luce
fredda come il destino.
L’automezzo ingoia la strada...

La fine
L’ombra satanica
della suggestione
guizza furtiva
fra le rughe del pensiero.
Rode e divora il senno,
mentre il fanatismo
sarcastico e tragico,
tesse i destini dell’uomo
col filo del fatalismo.
Si corre all’impazzata
sull’orlo della voragine
e il domani penzola
sulla nera tragedia.
L’ombra satanica
della suggestione
guizza e si insinua
nella radice del mondo.
La fine ha esaurito l’attesa
e annuncia l’arrivo!.

La mia Bambina
La mia bambina
è il sapore della vita.
Quando sorride
ha un’ arcobaleno sulle labbra,
quando ride
ha un firmamento negli occhi.
La mia bambina
cresce nei vedovi diritti
la casa è un ostello,
un ricovero passeggero.
Il dialogo languisce,
le frasi non hanno senso
e il silenzio non ha pietà.
La mia bambina
è cresciuta correndo.
E nel mondo in fuga
si stemperano i valori,
si perde il senso umano.
Non c’è amore nel presente,
non c’è memoria del passato.
La mia bambina
è grande e senza domani.
Vedo un piccolo robot
muoversi goffamente
Fra il rumore dell’acciaio,
in cerca di calore, di luce,
in cerca della pace.
La mia bambina
è morta senza saperlo.
Anch’io sono morto
ma continuo a soffrire.
La mia bambina
è un palpito smarrito nel tempo

La deforme
Per la strada bianca e polverosa
si trascina la deforme silenziosa;
prosegue la sua via piano, piano,
verso un ignoto destino, va lontano.
L’occhio supplichevole gira qua e là
chiedendo ai passanti un po' di carità.
Oggi, come ieri, cammina senza mèta
aspettando il domani senza speranza lieta.
Non un desco l’aspetta sorridente,
non la gioia di un focolare ardente.
Quando la sera scende col suo velo
essa riposa sotto il grande cielo
e sogna forse di poter trovare
qualche cosa da poter amare.
Riposando le sue membra stanche
attende l’alba sulle strade bianche.
Passa la notte il di ritorna ancora
trascinato da una triste aurora.
Riprenda la sua strada tutta sola finché
la notte non ritorna ancora
e si perde laggiù nella lontananza
portando con sé l’ultima speranza.

Cimitero
Rozze e cadenti mura
cingono il quadrato
di questo squallido cimitero.
Un cigolante cancello
nell’indifferente silenzio
di sepolte sofferenze.
Lapidi bianche,
croci grigie.....
..... e nomi.
Date senza senso,
epitaffi senza amore.
Laggiù, a ponente,
un languido chiarore
lotta con le tenebre
e l’autunno irrora l’anima
di struggente malinconia.
Il mio dolore è freddo,
asciutto, come il marmo,
desolato come questa croci.
Il rauco urlare di un cantante
turba il mesto silenzio
e riporta una realtà sperduta
..... come ciò che cela la morte.
Un grande cimitero si muove,
spasima, si contorce e delira
nella storica ricerca
di una felicità distrutta,
e quasi invidio la salma;
dentro finalmente al riposo
..... la mèta ..... la fine.

Io
Io sono il pensiero del tempo,
il tempo incarnato
nell’eterna domanda di sé.
Rinchiudersi in sé,
fuori dal mondo,
è dispersione di energia
per illuminare un’ombra
in un deserto di tenebre.

Il vecchio racconta
..... e il vecchio racconta!
Memorie, sogni,
bambagia bruciata;
un pugno di cenere
nella mano callosa.
L’ombra del futuro
si proietta nella luce
riflessa del passato.
L’asprezza del dolore
si attenua incallendo;
le delusioni ingialliscono
sulla soglia della tomba,
..... racconta:
Ho amato la vita,
ho creduto all’amore,
ho sognato all’antica
un mondo migliore.
La schiena ho curvato
sull’altare e nei campi,
senza chiedere ho dato
fra sospiri e rimpianti.
E il vecchio racconta!
Brandelli di storia
imbrattati di sangue.
Ideali schiacciati
da lingotti d’oro.
Un mondo piegato
dalla sua forza.
Mammelle raggrinzite,
urla di affamati.
Tristezze appassite
nell’apatia del vinto.
E il cammino scricchiola!
..... racconta:
La mia vita ho cambiato
in sudore e fatica,
per un altro ho creato
ricchezza infinita.
I miei figli son morti
che chiedevano ancora,
senza avere conforti,
senza attendere l’ora.
E il vecchio racconta!
Mentre la sera
rapina la luce,
.....racconta!

Il tempo
Il tempo rosicchia gli anni,
gioca con le sembianze,
ed è il presente, eterno presente.
Strofina bleu jeans sul selciato
della violenza insensata,
sbatte ingenue presunzioni
sulla rifiutata realtà.
Fa irridere vecchi tabù
con l’ansimare del sesso.
Ma rosicchia, topo implacabile,
rosicchia anche l’anima
e vive di presente!
Che bello topo Gigio!

Il treno
Gente, tanta gente si accalca
nel lungo treno della vita.
Ad ogni stazione qualcuno scende,
altri sale frettoloso impaziente.
Ognuno col proprio bagaglio!
Conati di ribellione morale
soffocati dall’assordante rumore,
dispersi fra le rotaie del destino.
E il viaggio prosegue traballante
con il carico sempre diverso,
ma sempre gli stessi interrogativi:
Quale sarà l’ultima fermata?
Perché è partito questo treno?

Il giorno
... Il giorno scorre rumoroso
con il suo gravoso carico
di farse e tragedie
e rimorchia la notte,
infarcita di sogni,
scheggiati dal sonno;
mentre il tempo lo segue
con un brandello di te

Ho chiesto
Non credo e soffro!
Ho chiesto, ho chiesto
…….. sempre invano.
Risponde il sapiente,
giocando sui termini,
sofismi infiorati
di fole mendaci.
Oltre, il vuoto pauroso
dietro un opaco velo
ricamato di fantasie.
L’oppresso, segnato dalla miseria,
vuol ceder per forza,
per sete di pace.
Altri si inginocchia
senza fede, per abitudine.
Ho interrogato il silenzio
e no si è smentito;
ho chiesto all’altare
e mi ha deluso,
ho invocato un Dio,
ed una risata pazza
mi ha respinto lontano.
Al cielo, alla vita
ho chiesto, ho chiesto
….. sempre invano!

Festa S. Nicola
Sono coppie che volteggiano:
-Frusciare di gonne,
profumi di giovinezza.-
Le lampade non sanno,
illuminano illusioni,
confondono la realtà.
Sguardi languidi,
promesse
tentazioni.
La vita è nella musica!
Intorno nel buio,
i vecchi guardano,
sorridono.
Forse è un richiamo,
un ritorno senza speranze.
Anch’io, forse,laggiù,
sotto la luce,
dentro la musica

Farfalla
Farfalla leggera.....
..... trepidante
in un volo tutto brivido,
discreto..... silenzioso,
intorno ad un fiore
..... senza profumo,
dai petali d’acciaio,
dalla corolla di diamante.
Farfalla soave
che aleggi zigzagante
sotto un cielo dipinto
senza poesia..... senza amore,
dai contorni indistinti,
sfumati di nebbia vagante
dall’odore di petrolio,
dove le ombre si sciolgono
come i sogni sognati
e l’eco delle sirene
segna il passo dell’uomo.
Farfalla dai mille colori.....
..... come sorriso dei bimbi,
perché indugi, cosa aspetti?
Il tuo mondo è laggiù
...fra i rifiuti...
le cose distrutte.

Elige alla morte
Desideri e speranze
appassiscono nell’anima;
il tempo corrode la giovinezza.
Flusso perpetuo di acque
sulla roccia levigata!
Sguardi sorpresi nel passato,
sull’oceano dei tramonti,
dentro il cadavere dei sorrisi.
Mani callose: - Lavoro e fame!-
Laggiù nel mistero del tempo,
illusioni strozzate
da una mendace realtà.
La vita si rinnova e ferve
nel riprodursi delle cose.
La miseria è immutabile
come la vecchiaia:
qualche ruga sulle rughe
e il vuoto intorno.
La morte non ha età,
sfugge alla legge del tempo
ed è per l’eternità.

E’ un giorno che non ti vedo
E’ un giorno che non ti vedo,
che respingo la tua immagine.
E’ un giorno che non vivo!
Tu non sei ciò che voglio.
Sei lo specchio degli altri,
sei il fango, la lusinga,
sei la finzione, l’apparenza
sei la donna e bacata.
E’ un giorno che non ti vedo
che respingo la tua immagine.
E’ un giorno che non vivo!
Non so più crederti, sei falsa
non ti sento mia, non ti sento;
sei falsa come il mondo,
sei il mondo che si prende in giro.
E’ un giorno che non ti vedo,
che respingo la tua immagine.
E’ in giorno che non vivo!

E’ sera
Spira dolce un’arietta profumata,
si ode un blando rintocco di campana,
silenziosa e mite avanza la penombra.
E’ sera!
L’azzurro riquadro del cielo
si punteggia di tremole gocce,
si riveste di strani misteri.
E’ sera!
Nell’ombra il sogno feconda
fra mille diverse armonie
cullato dall’ora fuggente.
E’ sera!
Lieve l’eco della pia campana
fra i superbi silenzii dell’infinito
parla fievoli al cuor,all’anima umana.
E’ sera!

E cammino
E cammino!
Mentre la meta sfugge al mio destino
e la disperazione percuote il pensiero.
Quante cose belle ho scavalcato,
quanta giovinezza ho rovinato!
E cammino!
Fra l’ansia di un ignoto destino,
nel fango di un infido sentiero.
Infuria la tempesta, la roccia è gelata,
la materia và, stanca e straziata.
E cammino!
In groppa ad uno stanco destino
mentre giace la vita abbandonata.
Il pensiero prosegue e va lontano
e la vita si spegne piano, piano.
E cammino.....

Dove vai bambino?
Dove vai bambino
con quel carico di morte
sulle chine spalle?
Neppure tu sei felice
e porti una protesta altrui
ad altri infelici come te.
E il gioco della guerra
rotola sul mondo
e si idealizza nel cadavere!
Le tue mani ignare
seminano violenza
sulla corolla di un fiore
e accarezzano il delitto
mascherato di gloria.
Dove vai bambino
con quei giocattoli rossi
nelle giberne nere?
Di là, oltre la siepe,
c’è un altro bambino
che ti aspetta, senza odio,
per giocare una partita
che vuole solo dei vinti.
Le carezze si sciolgono
nel fragore della pazzia,
gli affetti induriscono
nel crogiolo delle piaghe
mentre lacrime lontane
cadono silenziose!!
Dove vai bambino?
Fermati, fermati, fermati!!!
Il mondo è tutto tuo,
non sfasciarlo per gioco.

Dal solito scoglio
Ascoltava lo sbadiglio del mare
nel riposo degli elementi.
E, ad occhi chiusi, rivedeva
le fatiche degli avi
liberate nella notte senz’alba.
Mentre l’infantile sole
del piccolo, isterico febbraio
tracciava un’accecante strada,
lastricata con polvere di luce,
sulla superficie fremente
delle azzurre acque.
E lui vedeva davanti
i miseri resti di una vita
che già s’immergeva nelle tenebre.

Colpa e Po
Una massa grigia volteggiata,
si dibatte e corre all’impazzata;
il Po ha un brontolio terrificante!
La campagna è muta,
a tratti ha un sussulto debole;
un soffio di brezza
la scuote dal suo torpore.
Nelle case,
rose dal tempo e dal sole,
i vecchi,
piegati dagli anni e dalla fatica,
rivolgono una preghiera a Dio.
Preghiera di lacrime,
di sudore e di sangue.
Invocazione suprema
di una vita di sacrificio!
I giovani guardano terrorizzati
il fiume livido e minaccioso.
Le acque si precipitano sulle acque,
si dimenano, si soprafanno.
Dal fondo sale un senso di potenza
che fa tremare l’aria,
piena di trepide speranze.
Il Po si alza a lambire le rive,
a ingoiare l’orlo degli argini.
Un boato terribile scuote uomini e cose,
il fiume assalta la campagna
con la violenza della natura offesa.
I primi alberi cedono di schianto,
le case si accasciano e sprofondano
nella furia del liquido elemento.
Il Po conquista la lontananza
saccheggiando le ricchezze dell’uomo.
Nell’immenso lago di miseria
galleggiano cadaveri e carogne.
Muti testimoni di colpe secolari!
E laggiù, nella distrutta valle padana,
natura e lavoro chiedono giustizia.

Chi avrà pietà di me
Nell’oscurità della stanza
le note melodiose si diffondono
vagano leggere come briciole nella notte.
Nell’oscurità della stanza
ascolto la musica e soffro.
Chi avrà pietà di me?

Carnevale 1948
Si snodano le note dell’orchestra,
si intrecciano le danze nelle sale,
risa squillanti, canti di festa
e maschere allegre; siamo in carnevale!
Nei cristalli spumeggia sorridente
Il veleno dolce e seducente;
salgono i fumi nel cervello,
scendono nei cuori le speranze,
trionfa un mondo vacuo e bello
sotto l’impulso di cieche baldanze.
Vigila attenta una felicità,
presagio funesto di falsità.
Geme nell’aria un pianto amaro,
nel pianto trema la disperazione,
brucia nel rogo un dono caro,
semplice, umano, senza finzione.
Nel fuoco arde la libertà,
offesa e umiliata è la verità.
Mentre allegro carnevale canta
piangono le mamme nel dolore
per una vita anzitempo infranta
in una steppa vedova di amore.
E’ tempo di festa per chi senza pudore
oltraggia la storia e l’umanità
e con la toga nera del pastore
assorge a paladino della carità.
Tremenda burla è questo carnevale
che maschera anche i preti sull’altare.

Bianco fiore di campo
Bianco fiore di campo
avvizzito anzitempo
e timidamente chiuso in te;
brutalmente sferzato
dall’inclemenza del tempo
e sacrificato senza colpa
e senza rimpianto.
Bianco fiore di campo
Che vivi la tua agonia
vegliata da una farfalla,
mi lasci l’attimo pensoso,
permeato dal tuo profumo.
Bianco fiore di campo.

Ancora
..... e nella solitudine
i ricordi si animano
e i giovani anni
riempiono la stanca notte.
Passato, passato e.....
un inutile presente!

La mia casa
La mia casa,
che un giorno tanto amato,.
non ha più nulla da dirmi.
La mia casa,
che mi ha reso tanto felice,
è stata riverniciata dai figli.
Ora no la riconosco più!
La mia casa,
Che........  

Alla morte
So che sei lì, in agguato
e non ti rincorro.
So che sei lì in agguato
ma non cerco di fuggire.
So che sei lì on agguato
e aspetto senza temerti.

Addio ore d’angoscia
Addio ore d’angoscia...
di sofferenza... di dolore.
Addio lunghe ore di terrore.
La vita ha ripreso a macinare
ed i pensieri arruffati
si azzuffano nel cervello.
E la primavera ci accarezza
con l’abito dei suoi profumi.
In qualche angolo remoto
sostate in paziente attesa
so che dobbiamo incontrarci,
che è un intervallo...
senza memoria... poi...
l’angoscia... le paure...
il vuoto senza fondo.
Voi ci lasciate le illusioni
ma non morite mai.
Addio ore d’angoscia!


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