RACCONTIAMO
(Momenti di vita)
ELIANA
Diario breve di un amore fantastico
MISCELLANEA
(Mistura di sentimenti)
A Nadia
la mia attesa bellissima
ultima nipotina
con amore di nonno.
Titolo /RACCONTIAMO. Momenti di vita.
Titolo /ELIANA. Diario breve di un amore fantastico.
Titolo /MISCELLANEA. Mistura di sentimenti.
Autore / Marino Giannuzzo
marino.giannuzzo@libero.it
Le opere delle foto di copertina sono dell'autore:
Case di campagna - olio su tela - cm. 30x40
Eliana - olio su tela - cm. 50x70
La donna del pescatore - olio su tela - cm. 50x90
TUTTI I DIRITTI RISERVATI ALL'AUTORE
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta senza il preventivo assenso
scritto dell'Autore.
PRIMA EDIZIONE
Copyright by Marino Giannuzzo 2020
…d'amor desiderosa/sfavillante e schietta (pag. 75)
Eliana: olio su tela cm.50x70
INTRODUZIONE
A tutti sarà capitato di fantasticare su fatti accaduti a persone vicine o
lontane, su avvenimenti reali personali, o mai avvenuti e puramente immaginati
negli ozi della giornata, durante una passeggiata nei giardini pubblici o seduti
su un muricciolo in aperta campagna meditando sugli aspetti vari della vita.
Capita ciò anche a coloro che per loro natura vivono di fantasia, a coloro a cui
viene dato il nome di poeti.
È successo anche a me.
Osservando un giorno la mia compagna di vita ho avuto la voglia di mettere in
versi il sentimento che in quel momento mi pervadeva. Fu elaborato,
successivamente sviluppato, ulteriormente perfezionato e concluso con vari brani
in versi, con l'intenzione di dare loro, nel complesso, un senso compiuto e
plausibile con la realtà che poteva essere non solo mia, ma anche di molti,
secondo le circostanze dell'esistenza di ciascuno.
Ho voluto rendere omaggio alla mia compagna.
È stato bizzarro anche per me stilare i versi della raccolta e constatare che
sentimenti raccattati qua e là da esperienze di persone diverse per età e per
condizione sociale sono patrimonio di tutti. Io li ho soltanto furtivamente
raccolti dove li ho trovati per servirli a mio modo al lettore.
Chi avrà la pazienza e la bontà di leggere "ELIANA" forse qualcosa troverà di
interessante.
ELIANA
(diario breve di un amore
fantastico)
Eliana, dolce amica mia,
Eliana, dolce amica mia,
ossessione
incubo gradevole di sogni
che leggeri portano
nell'immenso cielo
l'eburneo corpo tuo.
Mi sveglio e più non dormo
nella notte
compagna silente della luna.
T'ho avuta
al mio petto stretta
obliando i sogni
di una volta.
Ero con te stanotte
al fianco mio cullata
una carezza
sfiorava le tue membra
una fiammata
i cuori nostri ardeva.
Svanito è nel nulla
il sogno mio
come nuvola diafana
nel cielo
madido ero di sudore
tu non so perché
eri sparita.
Nell'afoso caldo dell'agosto
invano t'ho cercata
per dolce e caldo sogno.
Ora veglio e attendo
che un affannoso abbraccio
il cuore ci scompigli nell'amore.
Alcamo G.M., 23.08.2019 ore 15,45.
Più ti guardo
Più ti guardo
e più per me sei bella.
Ape io sono
nettare cerco
nelle profondità
intime d'un fiore
con attrattive mille
dolci e colorate.
Ti sogno quando veglio
ti ho se dormo
abbraccio il nulla
e tu mi sei accanto.
Da un vento strano spinto
mi t'appresso
mani nelle mani
o i tuoi polsi stringo.
Vite viventi siamo
scorrono effluvi
nelle fibre intime
dell'anima e del corpo.
Sento il tuo affanno
che col mio affanno lotta
ed un tripudio
i nostri corpi prende.
Sensazioni vaghe
vibrano nei cuori
dolci e inconfessate.
Il pudore nostro
non frena sensazioni.
Il desiderio ardente
a lungo resta
e non celato
fino al sorgere del giorno.
Alcamo G.M., 11.09.2019 ore 22,05.
Dietro la tua porta
Dietro la tua porta
persi gli occhi e il cuore
certo di poterti riabbracciare
dopo il furtivo bacio
dietro gli orti
che ancora brucia labbra
e strazia il cuore.
Invano ho atteso
poterti rivedere
in assolati giorni
ed in lunghe notti.
Segregata in casa
più non esci
prigioniera della tua paura
di perdere onore ed amicizia
di coloro che ti sono accanto.
Noi saremo amici
più di prima
i nostri cuori
pulseranno in uno
non aver paura
sarà amicizia
non sarà certo fratellanza.
Avrò coraggio
e busserò alla porta.
L'aprirai ed io sarò felice
di riabbracciarti
e ribaciarti ancora
come quel giorno
ebbro del tuo bacio.
Non andrò via
non muoverò un passo
fino al giorno in cui
non aprirai il tuo cuore
alla speranza mia
di riabbracciarti
e ribaciarti ancora.
Alcamo G.M., 13.09.2019 ore 11,45.
T'ho vista
T'ho vista
volgere gli occhi
tuoi lucenti altrove
mentre osservavo
le gambe tue ed altro
con il vestito a festa.
D'averti
la voglia m'è passata,
Eliana, pur se tu sei bella.
Svanito è il desiderio
recuperato ho gli occhi
e pure il cuore
che avevo persi
dietro la tua porta
e per le tue gambe.
Ti prego
non aprir la porta
non aprire il cuore
a quella che una volta
fu la mia ossessione.
Nel silenzio
senza alcun rimpianto
senza alcun rumore
m'allontanerò
a piedi nudi
per non disturbare.
Tu vivrai serena
in pace vivrà il mio cuore
ti avrà qualcuno
ma non io.
Alcamo G.M., 15.09.2019 ore 0,40.
Sei tornata
Sei tornata
tra le braccia mie
e m'ingarbuglio.
T'ho stretta nuovamente
sempre in sogno
mentre godevo
con altra donna accanto.
Non so ancora
perché t'ho cercata
perché t'ho voluta
con desiderio ardente
di carne prelibata.
Non so ancora
se illudi mie speranze
o se pure tu
soffri e ti tormenti.
Volere unire
due anime in un corpo
è ciò che voglio
ed anche tu aneli.
Passerà il trambusto
di due cuori in pena
anzi in subbuglio
lontani dalla scena
che occhi indiscreti
spiano invadenti.
I visceri mi brucia
il desiderio ardente
d'averti con me sempre
con l'anima e nel cuore.
Alcamo, 25.11.2019 ore 15,15.
Verrai, lo so, verrai
Verrai, lo so, verrai
appena sarai pronta
per la voluttà
di chi ha fame e voglia.
Verrai ai piedi miei
chiederai perdono
mi perdonerai
per il tempo vano
trascorso tra di noi.
Giorni fecondi e belli
noi vivremo insieme
stretti in un groviglio
su petali di rosa.
Abbiamo un po' giocato
come due bambini.
Abbiam volato liberi
come piccioncini
tra alberi d'ulivi
amore abbiam cercato
per la vita.
Godere noi vogliamo
la tarda primavera
che ci viene incontro
per renderci felici.
Tu sosterrai lo stelo
io coglierò la rosa
un profumo intenso
stordirà i tuoi sensi
e avrà vita il sogno
di entrambi.
Alcamo, 25.11.2019 ore 15,35.
Felicità ti do
Felicità ti do
felicità mi dai
le nubi passeranno
resterà il ricordo
di rischi superati
per dissetarsi all'acqua
della felicità.
Felici siamo entrambi
tra i turbini di vita
e l'incoscienza.
Saliremo al cielo
di là oltre le nubi
vivremo istanti semplici
mano nella mano.
Anima nell'anima
noi saremo uniti.
Se durerà nel tempo
non sapremo.
Viviamo il nostro canto
inno splendente al sole.
Tornerà il ricordo
d'un amore fulgido
di due adolescenti
cresciuti ormai negli anni
che abbracciati vissero
splendidi momenti.
Alcamo, 03.12.2019 ore 15,15.
Illusione adoro
Illusione adoro
che scorgere mi fa
quanto non esiste
in lontananza
e non avrà mai vita.
Piccolo tronco
d'albero che cade
che fiammella nutre
e la fa sembrare
fuoco duraturo
agli occhi ingenui
di chi vuol sperare.
Amori crea
che non avranno vita
fatti fantasmi
attorno all'esistenza.
Ma lusingata
è tenuta viva
da speranze mille
che sfociano nel nulla.
Sarà talvolta
delusione e sofferenza
amara ed indigesta.
Talaltra porta frutti
profumati e dolci
come ciliegie
o boccioli di rosa
od emozioni
inaspettate e forti
gradevoli nei corpi
sollievo per le menti.
È l'illusione
detta anche speranza
che crea il mondo
e realizza amori
insperati.
Alcamo, 06.12.2019 ore 05,45 - 14,55.
Quando sei lontano
Quando sei lontano
ti dà una mano il vento
riporta i tuoi pensieri
all'essere che ami
con spasimi dell'anima
e desideri ardenti.
Lontani i corpi
vicine le lacrime di pianto.
Pensi agli occhi suoi
ogni momento
le labbra sue alle tue
congiungi per istanti
ma le sensazioni
porta via il vento.
Il giorno dell'incontro
abbraccerai
chi ti vorrà abbracciare
l'amerai con forza
per lungo momento
eterno come l'anima che brucia
e ti annullerai
in chi ti ha atteso tanto.
Verolengo, 14.12.2019 ore12,30.
Fu breve storia
Fu breve storia
forse non finita.
Fu amore affidato al vento
perduto tra nuvole nerastre
pregne di tempesta.
M'illudo oggi
come m'illusi ieri
come chi è nato
sotto nera stella
cercando affetto
con speranza illusa.
Passato è l'attimo d'amore.
Risorto è il mio tormento.
Coltivo l'illusione
che sia ancora in vita
per ridestare ansie
tonfi dentro il cuore
follie andate
coi giovanili anni.
Seduto alle radici
dell'albero di fico
attendo che m'allieti
col canto l'usignolo.
Con motivo nuovo
o con motivo antico
che riporti attendo
pace e speranza
ai sensi miei malati.
Alcamo, G.M., 18.12.2019 ore 12,30.
Sul pentagramma
Sul pentagramma
del tuo foglio bianco
ho letto la musica soave
che solleva in cielo
tra le fulgenti stelle della notte
o l'infuocato sole del mattino.
L'alba mi ha colto di sorpresa
così all'improvviso
rileggo
ed eseguo al piano
il mio concerto
tra note limpide
di musica solenne
con novelli modi di gioire.
Vi leggo i canti
del vecchio contadino
i canti Pop i Rep e pure i Rock.
Ogni rumore leggo
con scasso e con sconquasso
in consonanze pause e rintocchi
con maestria
dovuta all'esperienza
agli anni e agli strumenti
usati con costanza.
Chiuso il concerto
ci si addormenta.
Al mattino
ognuno soddisfatto
torna alla vita
monotona del giorno.
Talvolta ci ripensa.
Alcamo G.M., 19.12.2019 ore 09,20.
Sono felice stasera
Sono felice stasera.
Un'amica si rasserena
scioglie un incubo
di fratellanza
taglia un nodo
elaborato da tempo
con molta pazienza.
Tornerà sui suoi passi,
lo so,
tornerà a volere l'amore
quando torneranno a pulsare
i battiti forti del cuore.
Avrà voglia di corrermi incontro
farfalla portata dal vento
su chi ritiene il suo fiore.
Un fiore dai vari colori
profumi di vita e di gioia
senza fondo e confini.
Giocherà
come in primavera
amoreggiando si corrono dietro
gli uccelli adolescenti svezzati
che pullulano ormoni.
L'amica
la mia amica dolce del cuore
vuole obliare l'affanno
che strugge l'amore.
Le darò una mano d'amico
affronteremo l'ardua salita.
Quando sarà rinfrancata
torneremo nella discesa.
Eliana vuol riposare
la bella e dolce mia amica
vuole soltanto obliare
ogni affanno e dormire.
Alcamo, 19.12.19 ore 22,55.
Gelosia
Gelosia
nebbia negli occhi
rende furiosi
fa divenir Donchisciotte
fa roteare la spada
contro mulini a vento
nella brughiera.
Bestia che morde con rabbia
anche gli amici più cari
per supposta ingiustizia
per torti opinati.
Gelosia
cagna rabbiosa
sciolta da ogni catena
nulla distingue
neppure la morte
propria e per altri
che con dolcezza accarezza.
Alcamo, 20.12.2019 ore 05,15.
Tra le mani
Tra le mie mani
resta il profumo
delle tue mammelle
piacere frenato tra noi
di desiderio rovente.
Partisti per lidi lontani
con ricordi di tempi passati
quando ad altalena giocavi
con l'amica che amavi.
Desiderio vano fu il mio
non t'ebbi pur se ti volli.
Eppure t'amai.
Scrigno d'oro
racchiuse il tuo cuore
pregno di memorie passate.
Il tuo cammino è simile al mio,
Eliana, pellegrina d'amore
tra impervi sentieri
o mari in burrasca
ove gorgoglia nerastra
l'acqua che limpida appare
ma t'annega tirandoti giù.
Alcamo, 23.12.2019 ore 17,45.
Desolazione
Desolazione.
Il tuo respiro mi manca.
Non odo nei campi
il tuo canto al mattino.
Malinconica ho visto la casa
che vita diede ai miei sogni.
Ogni speranza è svanita
impulso più non avrà
per gioire domani
far festa e invogliarti
se vuoi
dissetarti alla mia fonte
avere sollievo nel cuore
martoriato e distrutto
da crampi vitali.
Tornerò a guardar quella porta
a cui mille sospiri inviai.
Rivivrò da solo quei giorni
quando dietro al cancello
attendevo ansioso il tuo arrivo
perché raccontassi
la favola del tuo intimo libro.
T'amerò, Eliana, per sempre.
Tu m'amerai da lontano.
Saremo come fratelli
nell'usanza dei tempi che sai.
Sarebbe bello riaverti
sotto l'albero antico di fico
per celebrare insieme la sera
l'amore che tocca e risana
fino al mattino.
Alcamo, G.M. 30.12.2019 ore 17,35.
Sarebbe stato meglio
Sarebbe stato meglio
se non t'avessi amata.
Non mi sarei illuso
e disperato ora.
Avresti avuto vita
serena o travagliata
a piacimento tuo
senza gelosie
e turbamenti vani
del passato.
L'amore protestato
fu pregno di bugie
e d'infingimenti.
Avresti avuto
chi ti pare e piace
senza render conto
ai sentimenti miei.
Quei sentimenti
t'hanno divertita
con quelli hai giocato
a piacimento tuo
correndo rischi seri.
Quel giorno di dicembre
è stato bello
pieno di sorprese
fu giorno di vittoria
e d'immensa gioia.
Oggi mille scuse fanno diga
per trattenere l'impeto dell'onda.
Tu avrai la libertà
farai dell'anima e del corpo
quanto più ti aggrada.
Io ti voglio e t'amo ancora.
Ma tornerò indietro
per renderti felice
se lo vuoi
nella spelonca buia
mia dimora antica.
Alcamo, G.M., 04.01.2020 ore 12,00.
Deluso è Donchisciotte
Deluso è Donchisciotte
che per Dulcinea
compagna e amica della fantasia
il nemico attacca con la spada
e sgomina mulini
e trucida giganti
inesistenti.
S'ammala per mazzate
per amor subìte
con amor serbate.
Si bea dell'amore
che le ha portate
e felice vive nel suo letto
con dolori mille
ormai distrutto.
Questo il valore
dell'innamorato
che spasima per nulla
e per il tutto.
Questo è l'amore
che lo ha portato
a soffrir la notte
e il giorno brutto.
Rinfrancato
guarda più lontano
cerca il deserto
un luogo solitario
ove posar le membra
per rimembrar Dulcinea
i mulini a vento
e Sancho Pansa
scudiero suo fidato.
Alcamo, 05.01.2020 ore 15,35.
Per San Lorenzo cadono le stelle
Per San Lorenzo cadono le stelle.
Tu sei caduta ad inizio inverno
come coloro
che cadono in letargo
senza sussulti
come per natura.
Ti ho seguita
voluta inghirlandata
di sogni nella veglia
d'amore nella vita.
Or sei caduta
come sfatta pera
senza apprezzare
quanto abbiam rischiato
per farti avere
ciò che tu volevi.
Hai rifiutato il dono che ti diedi
perché tu fossi mia
ed io nel cuore
e nei pensieri tuoi.
Te ne sei andata
agognando lidi
bramando amori
da me non conosciuti.
Non t'odierò.
T'ho amata.
Ricorderai un bimbo
al petto tuo legato
con labbra ghiotte
di materno latte.
Non so se tornerai
anche tu bambina
per giocare ancora
con bugie evidenti.
Così piacevi a me
calda e pazzerella
d'amor desiderosa
sfavillante e schietta.
Alcamo, 09.01.2020 ore 23,00.
T'odio e t'amo
T'odio e t'amo
diceva in tempi andati
un tal Catullo
intenditore d'amatorie arti.
La vita tua e la mia
tornata è nella norma
siamo rientrati
nel familiar ménage
per te per me usuale.
Generosa e bella
tu sei stata.
T'ho dato quanto avevo
su argenteo piatto
su piatto d'oro
la tua bontà ho avuto.
Non ero di tuo gusto
avevi detto
eppure con amore
m'hai avuto stretto stretto.
Fu gloria fu trionfo
di emozioni mille
su di un letto.
Un mese t'è bastato
per mutar soggetto.
Siamo rientrati
in normali ranghi
come previsto.
Alcamo, 11.01.2020 ore 05,45.
O puledra, puledrina bella,
O puledra, puledrina bella,
quando me la dai questa ciambella?
O puledra, puledrina bianca,
se vuoi salire in groppa
l'asinello tuo non si stanca.
Vieni a bere
all'acqua rinfrescante
refrigerio avrai
per lungo istante.
Frastuono sentirai
nelle orecchie
mentre alla memoria
tornare sentirai
nuove realtà e vecchie.
Cadrai in letargo
chiuderai gli occhi
sereno e dolce
il sogno andrà avanti
ti trastullerai con i balocchi
di chi ti trovi accanto
mentre carezza i tondi seni tuoi.
Alcamo, 16.01.2020 ore 07,45.
La donna mia
La donna mia
preso dall'ira
io ho malmenata
per un favore chiestole
negato.
Colpe non ha
ma io l'ho accusata
di ignominia e di tradimento
supposti tali
da falso intendimento.
Perduto ogni ritegno
l'ho sgridata
bile e pianto aveva
che non meritava.
Preso dai fumi della gelosia
perso ho i lumi della mia ragione.
Il cuore ha imboccato
una falsa via
disordini ha creato
sulla nostra strada.
Con parole dolci l'ho imbonita
atti e parole
sgorgavano dal cuore
sedato ormai
ma la donna mia inviperita
rifiuta d'essere toccata.
È irritata per il mio agire
ma lei è buona e saprà capire
che la gelosia
talvolta è amore.
Alcamo, 06.01.2020 ore 14,15.
La fine d'un amore
La fine d'un amore
da cui s'è avuto tanto
ferite cruente
e traumi ha lasciato.
Forse pentimento
per non aver curato
l'amore che si aveva
da chi ci era accanto.
Benché non duraturo
l'amore che è amore
è amor sincero
amor che lascia traccia
di piacer perduto.
L'amore mio, Eliana,
della primavera
il rifiorire attende
sotto l'albero di fico
quando gli uccelli
amoreggiando cantano
e la natura tutta
spande intorno olezzo.
Ma non sarà per me
la nuova primavera
io t'avrò nel cuore
da lontano.
Se col fiorir degli alberi
avrai per me un ricordo
lieto sia il ricordo
pace porti a te
nel cuore martoriato.
Ti vedrò felice
ti penserò gioiosa
passionale e amante
sarai per me
sempre una rosa.
Alcamo G.M., 22.01.2020 ore 13,05.
L'amica del cuore è tornata.
L'amica del cuore è tornata.
Inattesa sorpresa.
Amore ai miei piedi ha deposto
affermando che è senza confini.
Ha colmato di palpiti il cuore
da mille ansie stremato
da mille pensieri e sospiri
che hanno vita illusoria
che pongono mille quesiti.
Adoro l'amica
scomparso è ogni rancore
c'è sempre speranza
di ritrovare l'amore.
L'ho pregata che resti
per farmi un po' compagnia
ma l'amica è partita
nel cuore la nostalgia.
Sono rimasto a guardare
il vallone che sotto digrada.
La solitudine
torna a far compagnia.
Alcamo G.M., 01.03.2020 ore 15,38.
…Or vaga sola il giorno tra gli scogli (pag.92)
La donna del pescatore: olio su tela cm.50x90
MISCELLANEA
(mistura di sentimenti)
INTRODUZIONE
È stato dato il titolo di "MISCELLANEA" ad un insieme di componimenti in versi a
cui, si ritiene, poteva essere dato anche altro titolo. Componimenti a cui si è
voluta dare una classificazione non cronologica, come poteva anche essere
suggerita da un filo ritenuto logico per chi avesse voluto fare attenzione allo
sviluppo, data dopo data, del pensiero dell'Autore, ma si è preferito dare un
ordine indicativo alfabetico secondo l'inizio di ogni brano.
L'indice aiuterà il lettore a trovare subito la pagina in cui ogni brano è
rintracciabile.
Per la validità degli stessi ci si rifà alla regola generale: che ognuno
valuterà l'opera, o meglio i singoli brani secondo il proprio sentire, secondo
la propria esperienza di vita e secondo la propria evoluzione culturale.
All'autore non resta che dichiararsi soddisfatto del lavoro compiuto come
esternazione di alcuni sentimenti percepiti o nati in lui in determinati momenti
della vita e secondo circostanze quotidiane. Pensieri semplici, che da lui sono
stati attenzionati, mentre per altri non sarebbero stati degni di essere presi
in considerazione. Così come avviene per l'attento fotografo che nota
particolari in un quadro generale della natura dove altri non hanno percezione
della loro esistenza.
MISCELLANEA
Amici
Amici
ritrovarci fu bello
a settant'anni compiuti.
Fummo ragazzi sui quindici
passarono altri e poi altri
ci cercammo per strade
deserte o affollate.
Ci siamo incontrati sperduti
su ignoto sentiero
proveniente da luogo vissuto
nei giovani anni.
Antonio fu il primo
il prete arrivato.
Giunse secondo Luigi
poi Alberto, il pepe del gruppo,
giunse anche Pasquale
tutti amici d'infanzia perduta.
Giovanni cercai Angelo e Oronzo.
Tutti ho cercato
per monti e per valli
non li trovai.
Giunse Antonio,
l'altro, più vecchio.
Altri ricordo
alcuni già morti.
Fu bello trovarci
rallegrarci tra i vivi.
Facemmo progetti
come bambini.
Qualcuno più saggio
con piedi per terra
azionò la frenata.
Amici cresciuti eravamo
non eravamo bambini
con piedi pesanti
che non volano più.
Piedi pesanti
piedi di piombo
che tirano giù.
Alcamo, 09.01.2019 ore 17,30.
Attese
Attese,
attese invano
sotto la bufera
mentre in mare
la notte era nera
la giovane compagna
del pescatore audace
bisognoso
che i venti e la burrasca
portato avevan via.
Non vide più
il lumicino a tratti
della sperduta barca
all'orizzonte
nella notte scura.
Tra gli scogli
solo la barca rotta
la mattina.
Di Giovannino suo
solo il ricordo resta
alla giovane compagna
ingramagliata.
Or vaga sola
il giorno tra gli scogli
le dune e gli antri
in cerca dell'amore
che senza salutare
l'ha lasciata.
Alcamo, 28.02.2020 ore 18,30.
Col vento se ne va
Col vento se ne va
il mio cervello.
Col vento se ne va
non so dove.
Se tornerà non so
è volato via.
Vola tra gli astri
luminosi in cielo
nella notte buia
verso il buco nero.
Se volando partissi
tutto io
con lieve navicella
vorrei non tornare
sulla terra.
Alcamo, G.M., 02.08.2019 ore 22,15.
Come rondine sono
Come rondine sono
sulle ali del vento.
Sogno inappagato
illusione di chi non ragiona
insulso poeta
che parla soltanto
con impulsi di cuore
con affanno e desiderio d'amore.
Crollo fiaccato
su terreno arso dal sole
privo di pioggia
ricettore di morti
d'ogni genere e specie
che una volta ebbero vita.
Garriscono
e sfrecciano in cielo
rondini cullate dal vento
che vengono e vanno.
L'uomo non tornerà più
dopo l'ultimo volo.
Alcamo G.M., 16.07.2019 ore 18,45.
Coraggio e arroganza
Coraggio e arroganza
per insulsa gente senza schiena.
Gilda il nome suo
a tutti ignoto.
Di risorse immense
calda e senza scorie
ha molte spine e punge.
Libera è negli atti
libera nel dire
un amor di donna
che si fa abbracciare
senza far soffrire.
È una bella donna
femmina nel letto
fa girar la testa
può provocar l'infarto.
È una donna forte.
Non vuole alcun rapporto
senza suo consenso
e non vuole un figlio.
Gilda è valdostana
con il fuoco in petto
nata siciliana.
Non è una puttana.
Se ami e adori Gilda
ti lega a un filo d'oro
che porta in paradiso
ma può buttarti giù
all'improvviso.
Se l'ami lei ti ama
ma può mandarti via
se già è in compagnia.
Alcamo, 09.03.2020 ore 21,20.
Fu facile affermare
Fu facile affermare
che stupido fu Marco
avendo usato droga
esiziale.
Brillanti sensazioni
volle provare
in circostanze fosche
di vita infernale.
Chi non intende gli altri
dovrebbe porre orecchio
al dolore altrui
per amor mancato
mai avuto.
Cercò il paradiso
il caprese Marco.
Quel paradiso
lo condusse a morte
voluta con coscienza
in pieno intendimento.
Fu realtà che scelse
per poter gioire
nell'ultimo momento d'una vita
malvagia e infernale
il caprese Marco
da tutti ritenuto
figlio ideale.
Alcamo, 20.12.2019 ore 22,40.
Il vento carezza la pelle
Il vento carezza la pelle
su carni aggrinzite
scotte dal sole
nel viaggio né lungo né breve
nel deserto di vita.
Canicola a giugno
sul finire del mese
noia di vita sopita.
Torpore di membra
vecchie per gli anni
senza risveglio
di tempi passati.
Passata è la vita
passati son gli anni
nella memoria
divenuti fantasmi.
Quante illusioni.
I trastulli rimembro
gli amori perduti
in mesti ricordi
in confusa memoria.
Bruciano l'anima
con fiamma inestinta
sotto un cumulo
di cenere spenta.
Alcamo, G.M. 28.06.2019 ore 17,00.
Il viso di mia madre in una foto
Il viso di mia madre in una foto
più lo guardo
e più mi sembra bello.
Com'era non ricordo
da bambino.
L'ho dipinto con i colori
della fantasia
l'ho tatuato in cuore.
Viaggia con me da anni
che sembrano millenni
il tatuaggio
tra le pieghe intime del cuore.
La sua beltà ha semplificato
il vivere la vita con me stesso.
Compagno è stato nella solitudine
alleviato ha
l'affetto che è mancato.
Mia madre è bella
e questa sua bellezza
l'ho creata io con cuore caldo
ed intelletto freddo.
Questa è la madre
diversa dalle madri
che tutti i figli hanno
che abbracciando i figli
stringono al seno
quando i figli partono
o tornano all'ovile
o come rondini
in primavera al nido.
La madre mia è viva
è sempre a me d'intorno
come altre madri
che più non hanno scena.
Sono trascorsi gli anni
son diventato vecchio
mia madre è sempre giovane
nella sua beltà
d'eterna giovinezza
quadro sublime al mio cospetto.
Alcamo, 06.01.2019 ore 18,30.
In un paese detto d'occidente
In un paese detto d'occidente
venne un frate consacrato prete
che magia aveva d'irretire
giovani donzelle
e donne mature.
Ebbe tributi onori
e complimenti
per la bontà che aveva
dalle anime fedeli.
La simpatia
lo fece trasbordare
come fiume in piena
dall'alveo suo normale.
La cortesia gioiosa
gli fece avere seguito
di fedeli donne
in tutto il circondario.
Il frate Superiore
quando capì l'arcano
in città d'oriente
lo fece dirottare.
Però tre donne sante,
una ancora giovane,
due più attempate,
decisero d'averlo,
pure se a distanza,
padre spirituale
e frate confessore
per dimostrargli ancora
sottomissione e amore.
Telefono e messaggi
per sua compagnia
gli fecero arrivare.
Intorno a primavera
quando gli uccelli
amoreggiando cantano
svolazzano e rincorrono
decisero d'andare
devote pellegrine
sui luoghi dell'oriente
per confortare il frate
nella solitudine
ed affettivamente
farsi confessare.
Ad una ad una al giorno
il frate confessore
se le prostrò dinanzi.
Con aspersorio sacro
le benedisse tutte
dietro e pure avanti.
Si ripeté il fatto
varie e varie volte
fin quando le donnette
divennero galline
in un pollaio stretto
beccandosi a vicenda
e sciorinando al vento
il successo.
Il frate-prete santo
fu preso dall'angoscia
si chiuse in un mutismo
e non asperse più.
Le male lingue dicono
che altro Superiore
ha vietato a lui
di confessare donne.
Or confessa maschi
di una certa età
e ad ogni donna nega
la vecchia sua bontà.
Al confessore frate
han tolto ormai le penne.
Non può volare più
per irretire
giovani donzelle
e donne maritate.
Alcamo, G.M. 14.01.2020 ore 10,00.
Lungo il viaggio di vita
Lungo il viaggio di vita
la compagna di Lino
urlando lo chiama.
Romperà le palle
come sempre-
Lino stanco esclama
d'udirla sempre sbraitare-
la manderei a quel paese
cosiddetto universale!
Vorrei un consiglio giusto
da voi sapienti egregi
per non dovere sbagliare.
Vorrei il mio diritto
o, se volete, la concessione
di vivere in pace sereno
in un mondo più giusto
a me sconosciuto
per non avere rotte le palle
e dove poter riposare! -.
Alcamo, G.M., 02.08.2019 ore 22,15.
Mi guardo allo specchio
Mi guardo allo specchio
certo son diventato vecchio
e sorrido a me stesso.
Un po' sorrido da solo
talvolta in compagnia
talaltra con quel povero vecchio
che guarda di là dallo specchio.
Alle mie spalle un intruso
spesso inatteso si mette
e ride a più non posso
un giovincello imberbe
che sfotte e sorride anch'esso.
Io l'ho conosciuto
un tempo tanti anni fa
quel giovane
che sembrava per bene
delicato e un po' triste.
Ora è divenuto burlesco
ride come chi è matto
e pure se non gli bado
mi viene sempre dappresso.
Se provo a distrarlo
dalle mie vecchie fattezze
di più gli viene da ridere
e canzonando beffeggia.
Era un mio compagno
tanti anni fa
or di memoria è larva
di un vecchio non ha pietà.
Alcamo, 17.10.2018 ore 14,37
- 07.02.2020 ore 15,02.
Nella vita ho lasciato
Nella vita ho lasciato
ad altri il giudizio
ed ho perso.
Mi han derubato
mi han calunniato.
Gratificato
da uomini e donne
inaspettati.
Pago o denigrato.
Alti e bassi di vita
come la vita di tutti.
Amori perduti
o conquistati
abbandonati o sbagliati.
Corse nel tempo
su asfalto infuocato
per giungere in tempo
ma sempre in ritardo.
Sono stato felice
sono stato contento
di quanto il cielo m'ha dato.
Ora voglio gridare:
viva la vita
vissuta ogni giorno
tra il sole e la pioggia
in mezzo ai tumulti
vissuta serena
o con guerre attorno.
Alcamo, 23.11.2019 ore 21,45.
Sfugge la vita e corre
Sfugge la vita e corre.
Noi arranchiamo piano
volgendo l'occhio triste
al nostro passato.
Volti sbiaditi
tornano a turbare
serenità acquisita
con emozioni intense
per gioie o per tormenti.
Caro fu il passato
vissuto e amato
caro è il presente
presagio d'un futuro
insospettato.
Il tempo ormai remoto
s'allontana
ci abbarbichiamo piano
coi ricordi
al tempo ormai perduto.
Giunge il tramonto
passerà la sera
brancoleremo al buio
senza una candela
con memoria smarrita.
Ciò che fu bianco
s'è tramutato in nero
e ciò che nero fu
assunto ha i colori
d'un arcobaleno.
Il film si è concluso
bisogna andare via
sgomberar la sala
per chi è già per via.
Alcamo, 16.04.2019 ore 08,30.
Si spengono le luci
Si spengono le luci
non odo più le voci
del fervente agosto.
Con la compagna mia
restiamo qua
a guardar la luna.
Partiti sono tutti
gli amici e i villeggianti
son tornati a vivere
caotiche città.
Come nel passato
come ai vecchi tempi
tutti han proclamato
nell'andare via:
bello vivere nei campi
bello vivere
del mare sulla riva
limpido di giorno
di notte argentato!
Ma son tornati tutti
ai lidi turbolenti
dove han dimora
i vecchi turbamenti.
Ci rivedremo forse
ci rivedremo sani
certo un po' ammaccati
morta l'amicizia
o morti pure noi.
Attenderemo ansiosi
l'arrivo del domani
rinnegando odio
invidia e maldicenza.
Saremo forse vivi.
Gli amici attenderemo
che ieri son partiti
che forse torneranno
per cercar gli amici
che furono di ieri
o amici di domani.
Alcamo G.M., 05.09.19 ore 22,05.
Sono cavalli pazzi
Sono cavalli pazzi
i versi miei
privi di briglie
che tengano il morso
nella prateria universale.
Scalano colline
tra boschivi pini
e sontuosi abeti
e su in alto
sempre più in alto
in cima
scoprono orizzonti
insospettati.
Di là dall'orizzonte
nuvole dorate
o turbolente e nere
infocati monti
o burrasche
minacciose e gravi.
Trovano quiete infine
all'ombra di spuntoni
di roccia di montagna
o di fosche grotte
riparo dai marosi
in roccia frastagliata.
Questi i versi miei
cavalli senza briglie
cavalli pazzi
pronti a ripartire
al sorgere del giorno
o a scendere in letargo
con la notte.
Alcamo, 11.10.2019 ore 07,05.
Sono stanco
Sono stanco
voglio andare via.
Andare
dove non crescono litigi
dove rancori e odio
sono inesistenti
per gli amici e per i parenti.
Luogo di pace cerco
dove il sole splende
la luna è in compagnia
di spiriti lucenti
di spiriti immortali
che non han paura
di ladri e delinquenti.
Voglio andare via
da questo mondo impuro.
Datemi una mano
un semplice sorriso.
Partendo vi saluto.
Io vi guarderò,
di là, dal paradiso,
vi guiderò con benevolenza
fino al giorno in cui
saremo in compagnia
per raccontar le favole
da miseri ignoranti
al coro di sapienti.
Alcamo, 23.02.2019 ore 07,40.
Voglia di fuggire
Voglia di fuggire
per non più tornare.
Andare via col vento
su ali d'illusione
com'anima demente
che ignoto suo non teme.
Il coraggio manca
la spinta ideale
per spiccare il volo
oltre il grande mare.
Per volar lontano
in luogo a tutti ignoto
da dove non si torni
a triviali beghe
d'un mondo vile e infame.
Legato al suolo resto
a radici spesse
in orrida prigione
con il laccio al piede
falco in costrizione.
Alcamo, 29.09.2019 ore 16,55.
A Damiana Cruciata, detta DORA,
moglie e compagna di vita.
Marino (detto Mario).
Titolo | PENSIERI VAGHI
Autore | Marino Giannuzzo
marino.giannuzzo@libero.it
L’opera nella foto di copertina è dell’autore:
Vista sul lago – olio su tela – cm. 40x50 –particolare-
ISBN | 9788827867488
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta
senza il preventivo assenso scritto dell’Autore.
Prima edizione
Copyright by Marino Giannuzzo 2019
Youcanprint Self-Publishing
Via Roma, 73 - 73039 Tricase (LE) - Italy
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Facebook: facebook.com/youcanprint.it
Twitter: twitter.com/youcanprintit
Introduzione
PENSIERI VAGHI è la sesta ed ultima raccolta di brevi componimenti in versi di
Marino Giannuzzo. La brevità dei canti ne facilita la lettura, rendendola
centellinabile, piacevole e gustabile a brevi sorsi.
Nel dipanarsi del cammino poetico l’Autore accusa la stanchezza del vivere umano
in prossimità del tramonto, ma con la voglia e la speranza che il sole ritardi
il suo corso discendente al di là delle acque brillanti del mare e al di là
delle imponenti montagne, perché l’individuo possa continuare a vivere la vita
in modo sereno e gioioso.
Talvolta notiamo un vago agnosticismo, talaltra una fede in una divinità intesa
in modo, si potrebbe dire, personale, non giustiziera, ma espressione di
infinita bontà e misericordia.
Vengono colti, momento per momento, i difetti dell’essere umano, ma anche i suoi
pregi, malgrado molti atteggiamenti della società attuale indichino il
disconoscimento dei pregi. Pregi e difetti che l’Autore, in modo vario,
attribuisce in primis a se stesso.
A onde a onde uccelli
A onde a onde uccelli
da continenti migrano
per altri continenti
oscurando il sole.
Tripudia
l’onda degli uccelli.
Per tutta la vallata
è giunta primavera
tra alberi d’ulivi
e mandorleti in fiore.
Pigolar confuso
cinguettio indistinto
d’uccelli a milioni
sul gorgoglìo di acque
correnti nel ruscello.
È giunta primavera.
Il sole senza nubi
domina la terra.
Lo spirito s’inebria
gioisce nel tripudio
il cuore si rinfranca
e gode pace
tra il cinguettar d’uccelli
a ripetute ondate
sul gorgoglìo dell’acque.
Alcamo, G.M., 18.01.2018 ore 12,45.
Un giorno ormai lontano
Un giorno ormai lontano
a Virgilio
Lidia sua moglie
chiese del tempo
per una riflessione
e le fu accordato.
Ma del ritorno
la mogliettina bella
non ritrovò la strada.
Pianse Virgilio
lacrime cocenti
si sentì perduto.
Ma la vita
seguìto ha il suo corso
felici ha reso entrambi
senza rancori
e ripensamenti.
Altro viaggio fanno
con altri compagni
in un vagone
forse di bestiame.
Vivono contenti.
Fino a quando
altra compagnia
non giunge a rimpiazzare
chi andato è via.
Alcamo, 16.02.2017 ore 23,15.
Amo la vita
Amo la vita
gioiosa e variegata
che attorno danza
e saltellando esplode
colorata.
D’amore voglio vivere.
Di giornate allegre
voglio l’esistenza
nel tragitto breve
che mi resta.
Gioire del creato
con i miei fratelli
in India nati
che non conosco
che sorridendo soffrono
per altri fratelli
lontani sconosciuti
e diseredati.
Amo la vita
vissuta ogni giorno
la vita del potente
e del bisognoso
con la loro guerra
intima nei cuori.
Amo la vita
e quelle mie sorelle
figlie d’altri padri
di sconosciute madri
che sulle strade stanno
umili e reali.
Anche le baldracche
che vivono nel lusso
a spese di potenti
senza rossori
e d’onori colme
immeritati.
Amo tutti quanti
i morti e i viventi.
Alcamo, 29.04.2017 ore 22,40.
Bisnonna ormai al tramonto
Bisnonna ormai al tramonto
invoca la sua mamma
con l’ultimo sospiro
d’ultracentenaria.
La vita è stata dura
mai s’è lamentata
ma nel momento
della dipartita
una mano cerca
la mano della mamma.
Invoca il nome
di chi le diede vita
con passione amore
e sofferenza tanta.
Figlia madre nonna
ed anche bisnonna
nipoti e pronipoti
discesero da lei
in abbondanza
eppure invoca
solo la sua mamma
quella che fu
la forte centenaria.
Visione ha di sé
in veste di bambina
che in giardino corre
tra profumi mille
e va da fiore in fiore
simile a farfalla.
Si culla nell’abbraccio
e mille baci sente
schioccati sulle guance
stampati sulla fronte
dalla sua mamma.
La madre d’altre madri
anche loro nonne
si è addormentata
nel grembo della madre
dolcemente cullata.
Alcamo, 21.02.2017 ore 20,45.
Cricrìa il grillo solitario
Cricrìa il grillo solitario.
D’un coro invitato a fare parte
-io son diverso, disse,
con voi non posso
né voglio mai cantare-.
Un ciarlatano
promette paradisi in terra.
Poi c’è un tale
che definiva altri dei ladroni
ed oggi chiede il voto ai Terroni.
Non so a chi dare il voto.
Se il grillo continua a cricriare
se vuole sol frinire e mai cantare
se il ciarlatano
non ha perso il vizio
se quel tale
ladro vuole diventare
se il labbro di coniglio
mi vuole infinocchiare
io non so davvero chi votare.
Mi guardo intorno
che fiducia ispiri
non c’è neppure uno.
Che faccio?
Mi candito pur io?
Entro nella mischia?
Del Consiglio sarei il Presidente
voluto da coloro, e sono tanti,
che il voto a chi dare ancor non sanno.
Mi suggerite in molti i vostri amici.
Ascoltate,
è meglio che mi lasciate stare.
Nella cabina saprò cosa fare.
Alcamo, 03.11.2017 ore 14,25.
Delle tue azioni
Delle tue azioni
giudice supremo
sarà Dio
giudice unico
dell’universo intero
sconosciuto e noto.
Peccatore
Lui ti assolverà
contro il parere
delle umane genti.
Sarai il figlio
tornato tra le braccia
della comprensione
d’un benigno padre
generoso e prodigo
che tutto ha scandagliato
fino in fondo al cuore.
Avrà pietà di te
misero mortale.
Alcamo, 16.12.2016 ore 22,50.
Delusioni
Delusioni
figlie illustri sono
di perfide illusioni.
Sorelle
da madri ignote discendenti
figlie di speranze
che fanno capo a vita.
Speranze multiformi
su orizzonte roseo
di cielo immenso e terso.
Han luce da illusioni.
Delusioni amare
che durano una vita.
Pantelleria, 29.06.2018 ore18,05.
Di paglia una vampata
Di paglia una vampata
è l’amicizia.
Arde la fiamma
s’addensa presto in alto
ma presto poi si svampa.
Fuoco s’è dato
di paglia ad un capanno
che d’amicizia ha nome.
Dell’alta fiamma
un leggero vento
smorza la vampata
le ceneri disperde
del fuoco di paglia.
Dell’amicizia
il concetto è bello
ma di paglia è vampa.
Solo un ricordo
che l’essere rinfresca
vago come il vento
una folata d’aria.
Alcamo, G.M., 29.11.2017 ore 12,10.
È stato bello averti
È stato bello averti
come a diciott’anni
vogliosa e appassionata
anche se non florida
come a quei tempi.
Ci moviamo lenti
anche nell’amplesso
con cuori giovanili
ma con due corpi vecchi.
Amor senza pretese
fu il nostro ieri
amor senza pretese
l’amore di stamani.
I tafferugli nostri
per dire che siam vivi
d’amore sono indice
per due sposi anziani.
Alcamo, 23.09.2017 ore 8,50.
Felicità
Felicità
che si chiami droga
dare io non posso.
L’ho vista al mercatino
un giorno di settembre
ma non l’ho comprata.
Chi la vendeva
giurando garantiva
per la merce buona
di qualità egregia.
Polverina bianca
da me non conosciuta.
Si chiamava droga
simile a farina.
Creava un paradiso,
mi diceva.
Non la comprai
e non l’ho provata.
Amici intorno dicono
che allora mi salvai
da numerosi guai.
Alcamo, 09.02.2017 ore 22,40.
Figlio mio
Figlio mio
non raccontare
al prossimo i tuoi guai.
La colpa è tua
se non hai fortuna
o se un destino avverso
ti è crollato addosso.
L’amico occasionale
ti guarda con disprezzo
se vincitor non sei.
Successi tuoi millanta
e t’invidieranno
gli amici così detti
per capacità
che tu non hai
t’ammireranno.
Sorridi sempre.
Il mondo sarà tuo
il mondo degli stupidi ed inetti
che valutar non sanno
se e quanto vali.
Solo agli amici
veri e intelligenti
apri il cuore tuo
quando li avrai pesati.
Alcamo, 04.12.2017 ore 07,50.
Giovani visi ed obliati nomi
Giovani visi ed obliati nomi
ai miei compagni
vecchi d’ottant’anni
in una foto
non associo più.
Fummo felici
come fiori belli
nella primavera
dei nostri verdi anni.
Torna la mente
a ritroso e piano
per identificare
qualche volto e un nome.
Corre talvolta un nome
su mentale schermo
attribuito ad uno
o ad altro dei compagni.
Col passar degli anni
ci cerchiamo tutti
ma non ci ritroviamo.
Pochi tra cento
ci siamo riveduti
su vecchie foto
ripercorrendo il viaggio
fatto negli anni
della gioventù.
Ci fermeremo stanchi
per l’ultimo bivacco
muti e solitari
alla pietra grossa
dinanzi alla gran porta
dell’eternità.
Alcamo, 11.12.2017 ore 18,00.
Giuliano il prete
Giuliano il prete
da piccolo in collegio
ebbe compagni
gioviali e speranzosi
di migliore vita
un domani.
Bimbi cresciuti
raminghi sono andati
cercando la fortuna
per strane vie ed ignote.
Ciascuno la sua strada:
uno spaccia droga
un altro è morto
tentando una rapina
un altro andò lontano
migrato verso oriente
non è più tornato.
Giuliano è un prete
che indica salvezza
un altro era un prete
senza una speranza
e fu spretato.
Questo nella foto
rivive or Giuliano
ricordando tempi
e rivedendo luoghi
di bimbo spensierato.
Alcamo, 23.03.2017 ore 22,30.
Giungerà per me
Giungerà per me
all’improvviso
non vista
non so come e quando
ma nel momento
in cui sono nato
mi è stato sussurrato
da voce non udita
in lingua universale
che all’improvviso
dinanzi a me
l’avrei ritrovata.
Andrò via
dietro suo invito
senza alcun rimpianto.
È andata come è andata
mi dirò.
Quando sarà passata
sarà come
se non ci fosse stata.
Alcamo, 05.10.2018 ore 08,10.
Ho pregato
Ho pregato
ho pregato tanto
per il condannato
ergastolano.
Condannato a morte
dall’ingiustizia umana
buonista benpensante
e senza colpe.
Bossetti il nome suo.
La forma ha vinto
la forma del diritto
penale cosiddetto
sulla sostanza
di fatti non provati.
Un’affermata scienza
male interpretata
da gente presuntuosa
avida di gloria
bozzolo vuoto di farfalla
ha emesso la sentenza.
Tempo passerà
passeremo noi
verrà la verità beffarda
a rendere giustizia
al condannato a morte
dopo l’attimo
ultimo di vita.
Alcamo, 12.10.2018 ore 22,22.
M’è apparsa nuda
M’è apparsa nuda
in tutte le sembianze
dalla finestra aperta
nella stagione estiva.
Vividi gli occhi
prosperosa e viva
turgidi i seni
l’ho desiderata
stamattina.
Alda si chiama
sorriso d’universo.
La bramosia m’ha preso
semplice illusione
per occhi ormai stupiti
dinanzi ad un miracolo
compiuto stamattina
in libertà da Alda
che ha nome d’innocenza
o di bagascia
navigata antica.
Alcamo, 06.06.2018 ore 22,40.
Mariolina
Mariolina
stamane s’è svegliata
con la voglia matta
di correre a galoppo
un po’ sfrenata
tra le braccia
del suo vecchio amico
tornato dall’Irlanda.
Di baci fu coperta.
L’amico
con baci e con carezze
ha devastato.
S’erano visti
una volta appena
solo di sfuggita
quando l’amico
era ritornato.
Una telefonata
e tutto s’é destato
dei sensi il turbamento
in corpi giovanili
infocati e ardenti.
Mariolina ha fatto
la bella galoppata.
Tra le braccia
dell’amico Tony
tornato dall’Irlanda
serenamente
si è addormentata.
Alcamo, 04.01.2017 ore 12,00.
Mi cerco e non mi trovo
Mi cerco e non mi trovo
in una vecchia foto
di sessant’anni fa.
Mi sarò perduto
oppure m’han rapito.
Non mi rendo conto
dove sono stato
se a mia insaputa
mi hanno adottato
senza mio consenso
o m’hanno abbandonato
su un’isola deserta
sconosciuta a tutti
e senza nome.
Mi sono perso
e non mi ritrovo.
Se di vedermi
dovesse capitarvi
un cenno di saluto
una parola amica
vi prego rivolgetemi
può darsi ch’io mi veda
e mi ritrovi.
Venitemi in aiuto
voglio ritrovarmi
vi renderò un grazie
universale.
Alcamo, 08.03.2018 ore 20,10.
Nella gioia e nel dolore
Nella gioia e nel dolore
pure oggi siamo in piedi.
C’è chi ha vinto
c’è chi ha perso
per fortuna in vita siamo.
Pagheremo per chi ha vinto
pagheremo per chi ha perso
noi popolo restiamo
a godere lo spettacolo
osannando al grande palco
dove tutti i pulcinella
faran festa e gozzoviglia.
È salato questo conto
ma pagare lo dovremo
per gli attori pulcinella
che noi abbiam votato.
Alcamo, 05.03.2018 ore 08,00.
No. Non è possibile.
No. Non è possibile.
Io t’ho vista sempre
nell’immaginario
come a quindici anni.
Invece sei cresciuta
sei attempata
sei tra i fortunati
ancora in vita.
T’incanti allo specchio
non più a quindici anni
ed puoi affermar guardando
a chi di là ti scruta:
io sono qua
per fare a te un dispetto.
Eppure amica mia
noi non avvertiamo
che per te per me
e per il mondo intero
la vita e il tempo passa.
Dolori e gioie grandi
han resa l’esistenza
ogni momento varia
gradevole e voluta.
Alcamo, 04.04.2018 ore 18,40.
Non mi maltrattate
Non mi maltrattate
perché sono vecchio.
Tu sei mio figlio, dici,
ma non ti riconosco.
Non sono malato
e non t’ho visto
quando sei arrivato.
Io avevo un figlio
si chiamava Giorgio
mi era sempre accanto
e con lui giocavo
quando era bambino,
era molto vispo.
Poi se n’è andato
aveva grandi impegni
è uno scienziato
un ragazzo bravo
molto ammirato
non perché è mio figlio
ma perché è bravo.
Ora sono solo.
Mi guardo allo specchio
mi cerco e non mi vedo
si dice che son io
ma io non lo conosco
quel tale che mi guarda
come stralunato.
Non mi maltrattate
perché sono vecchio.
Io vi voglio bene
ma non vi conosco.
A me siete figli,
come voi asserite,
ma non vi conosco
non vi ho mai visti:
a chi appartenete ?
chi sono i vostri padri?
Io ho novant’anni.
Testimonianze false
ne ho sentite assai.
Mi dispiace
ma non vi conosco.
Sono sincero
credetemi in parola
io non ho l’Alzheimer
come sento dire
son sano come un pesce
e resto assai perplesso
quando voi ridete
per quello che io dico,
potrei pure giurarlo
credetemi in parola
ma è proprio tutto vero.
Alcamo, G.M., 28.05.2018 ore 16,15.
Non t’ha voluta il vento
Non t’ha voluta il vento
non t’ha voluta l’acqua
e nemmeno il sole.
Sei stata accolta
dalla madre terra
tra le braccia aperte
nel seno immenso
da dove eri partita
per vita giuliva.
Bella eri
bella sei rimasta
piccola Cristina
sulla nuda terra.
Il sole t’ha baciata
limpida t’ha resa
la rugiada fresca
e il vento
volendoti asciugare
in cielo ti ha portata.
T’ha accolta l’universo
t’ha accolta la terra.
Musica arcana
è stata tua compagna.
Alcamo, 11.06.2018 ore 22,55.
Oh, come ti vorrei…
Oh, come ti vorrei
come ti vorrei
se avessi gli anni miei
o io avessi i tuoi.
Come ti vorrei
ma come ti vorrei,
mi dicevo allora,
un demonio
bello come un angelo
tu sei.
Sotto lo scroscio
della doccia estiva
all’invito tacito
coraggio io non ebbi
di farti un po’ violenza
come tu volevi
per giustificar te stessa
agli occhi miei.
Mi sono arreso
non ci ho più pensato
ma come ti volevo
e forse mi volevi.
Resta il rimpianto
di non averti avuta
giovane com’eri.
Alcamo, 09.12.2018 ore 14,45.
Partito per lungo viaggio
Partito per un lungo viaggio
lasciai il mio cuore
malato
nelle mani d’un vecchio introverso
fino al ritorno
mio sperato.
È morto il vecchio introverso.
Il cuore mio malato
è perito
tra i piedi della gente
pestato.
Alcamo, 08.03.2017 ore 17,10.
Passa la vita della casalinga
Passa la vita della casalinga
negletta e inosservata
figli d’accudire
compagno cui badare
remunerata a volte
da un bacio familiare.
Nella tarda età
le resta lo sconforto
d’aver la vita
inutilmente avuta.
Così le pare.
Un riconoscimento
pubblico o privato
mai le si apporta
eppur la vita
con fatiche molte e silenziose
l’ha distrutta.
Morta la speranza
d’un briciolo di gloria
o di riconoscenza
è rassegnata.
La casalinga
non ha diritto alcuno.
Una vita scialba
solo la gioia
d’esser una madre
adorata.
Alcamo, G.M., 26.07.2018 ore 00,45.
Pensieri vaghi e solitari
Pensieri vaghi e solitari
nascono dal nulla
e vanno
nel buio della notte
senza luna
o nel chiarore
della luna piena.
Li seguo per un tratto
su indistinta strada
scompaiono
riappaiono
han cambiato rotta
non torneranno
sui luoghi
da dove son partiti.
Sono pensieri sparsi
vaghi e solitari
che non hanno meta.
Alcamo, G.M., 27.06.2017 ore 0,25.
Quando sarai vecchio
Quando sarai vecchio
figlio mio
la giovinezza gaia
chiuderà a te
la porta in faccia.
Non indietreggiare.
Sarai limitato nel sociale
ripeterai a te stesso
tutti i ricordi
e i vecchi ritornelli.
Nessuno avrà interesse
alle cantilene
che caparbiamente
o per totale oblio
vorrai raccontare.
Frutto di vecchiaia
si può dire questo
ma fortunato è certo
chi potrà ridire
della giovinezza
cento volte e mille
le reminiscenze.
Un tale tra gli amici
se n’è andato
nel fiore dei suoi anni
e non può tornare
per importunare
chi ascolto gli vuol dare.
Non poté lasciare
ricordo di se stesso
migrato su altra sponda
troppo presto.
Sarai tra i fortunati
se alla vecchiaia
tu potrai arrivare.
Alcamo, 29.05.2017 ore 09,05.
Ricordi obliati
come vecchi libri
nel sottotetto
di soffitta angusta
a nuova vita
sono ritornati.
Sangue novello scorre
nelle vecchie arterie.
Il cuore pulsa
con battiti veloci
per emozioni forti.
Necessita d’un freno
questo mio ardore
potrebbe non giovare
ai battiti del cuore.
Compagni nell’infanzia
tanto tempo fa
momenti del passato
con progetti mille
rimembriamo.
Siamo rinati amici
pure se in lontananza
in un fraterno abbraccio
compagni d’una squadra
dopo una partita
ben giocata e vinta.
Alcamo, 30.09.2017 ore 15,20.
Se la calunnia
Se la calunnia
t’investe all’improvviso
tifone è per te uomo ignaro
è distruzione e morir ti fa
vituperato.
Il tuo destino
si crea di bocca in bocca
da acre sudiciume rivestito
immeritato.
Chi ha invidia non ha dignità
versa su te la melma
che a lui appartiene.
Sarai fortunato
se alle orecchie tue
la puzza di calunnia giungerà
e correre potrai ad un riparo.
Ma il danno è danno fatto
non riparerai quanto distrutto,
restauro vuol tempo ed energie
e cuore contento.
Con pazienza molta riuscirai
ma se t’abbatti
e cedi allo sconforto
riprenderti non puoi
la dignità
che invidia e calunnia
t’hanno tolto.
Alcamo, 18.05.2018 ore 07,48.
Sfrecciò col vento
Sfrecciò col vento
nel turchino cielo
sfuggito all’improvviso
da minute mani
sul finir di giugno
l’aquilone.
Le mani in alto
lacrimava il bimbo
seguendone la scia.
Zigzagando in aria
tra lontane canne
l’aquilone cadde.
Nino Melito
il vicin di casa
correndo giunse
mentre due bambini
lo portavan via.
Al vociar di Nino
ed al rimbrotto suo
prontamente i bimbi
resero il dovuto.
Or l’aquilone ondeggia
come piuma al vento
restituito ad Ale
primo padroncino.
Il trio dei bimbi
rincorre l’aquilone
fino a sera tarda
quando all’orizzonte
tramontato è il sole.
Alcamo, 27.10.2017 ore 22,30.
Si spengono le luci
Si spengono le luci
una ad una a sera.
Per tutta la campagna
una non s’è accesa.
Forse è andata via
l’inquilina nuova
o partita è la proprietaria
per lungo viaggio
da cui non c’è ritorno.
Avvolta ha il buio
la casa solitaria
muta e cieca
questa sera.
Risponde solo all’eco
dei garruli colombi
che il nido loro hanno
tra tegole e grondaie
fatto con sterpi
e fieno inaridito
nell’estate secca
siciliana.
Alcamo, G.M., 30.07.2018 ore 23,45.
S’io fossi donna
-S’io fossi donna
e un vile m’aggredisse
gli mangerei la faccia
il cuore ed altre cose-
declamava Ciccio
con spiegata voce
ormai al colmo
della sua ebbrezza
tra i battimani
degli amici alticci.
-Se compagno fosse
non vorrei aiuto
né rapporto alcuno
d’affetto suo o d’odio.
Strade infinite
tra loro non s’incrociano
e parallele vanno
all’orizzonte.
Quell’aggressore vile
degno è di disprezzo.
La virilità
non è nelle sue mani.
La donna ormai
è sulla giusta strada
per imporre all’uomo
ogni suo volere
capriccio o desiderio
come a lei aggrada.
Sarà strumento l’uomo
per avere figli
unicamente figli
della madre.-
Ciccio concluse
al tavolo s’assise
e die’ di piglio
all’ultimo bicchiere.
Alcamo, 20.09.2018 ore 04,30.
Son diventato vecchio
Son diventato vecchio.
Non me n’ero accorto.
Davanti ad un negozio
una ragazza bella ed aitante
notando mie difficoltà
allungò la mano
e mi diede aiuto.
La ribellione mia
balzò al cervello
ma mi trattenni
per non far del male
alla cortesia
con atti sconvenienti
o con parole.
Un attimo ristetti.
Passato l’impeto d’orgoglio
m’indussi a riflettere e pensare
che la cortesia
affetto fu di figlia
per un padre.
Sfuggì un grazie
tra le labbra strette
ma il cuore ribolliva
d’odio e ribellione.
La vecchiaia
letta sul mio viso
era palese
m’aveva attanagliato.
Era la vecchiaia
giunta alle mie spalle
a tradimento.
Non me n’ero accorto.
Alcamo, G.M., 14.07.2017 ore 0,30.
Strano è il viver suo
Strano è il viver suo
tra tumulti mille
ed improvvisi impulsi
di gioia o di dolore.
Felice è con poco
e per poco crea tragedia
la bella mia Ilaria.
Instabile d’umore
in abissi crolla senza fondo
con ali vola al vento
in altro momento.
Benigna la sua sorte
ma spesso lei si perde
in mille vie tortuose
dove d’Arianna il filo
non giunge in suo soccorso
da tempo ormai perduto
per colpe che s’accolla
ma che non sono sue.
Alcamo, 22.03.2017 ore 16,40.
Tutto risorge
Tutto risorge
anche ciò che è morto
in questo mondo
ogivale o tondo.
Rinascerà al mattino
ciò che la sera prima
era vizzo e morto.
Novelli amori
nascono e rimuoiono,
tornano a rinascere
per inaridire
dopo l’estate torrida
a settembre.
Ma in primavera
rinascere vedrai
fiori splendenti
e naturali amori
da ingiallita pianta
data per morta
sotto neve bianca.
Alcamo, 16.02.2017 ore 23,15.
Un comodo passaggio
Un comodo passaggio
fu causa di guerre
vinte dal Comune
in tempi passati.
Nuove figure
giunsero al comando
e risultaron vane
tutte quelle guerre.
Ormai resta chiuso
il comodo passaggio
dal primo giugno
al trentuno maggio.
Alcamo, G.M. 16.10.2018 ore 12,50.
Un piacere è stato
Un piacere è stato
vivere con te
anche le piccole
e grandi litigate
di passione pregne
come gli amplessi
di tempi andati.
Sognarti è stato bello
pure quando
mi dormivi accanto
in profondo sonno
o in dormiveglia.
Se non t’ho dato
quanto meritavi
mi perdonerai
perché tu sei buona
oltre che esser bella.
Tutti son buoni
dinanzi agli occhi tuoi
per il tuo cuore
che non nega mai
amabile un sorriso
per rendere felice
pure chi è nei guai.
Carità il tuo nome
e d’amore fiume.
Alcamo, G.M. 26.08.2017 ore 08,35.
Vanno gli umani
Vanno gli umani
restano i ricordi
i sentimenti belli
i sentimenti brutti.
Non rivedrai
chi apprezzò il tuo gesto
o lo maledisse
e ti ricorda
con gioia o con disprezzo
se nella vita sua
con alterigia, con millanteria,
con superbia tanta
o con carezza lieve
sei passato.
Regala il tuo sorriso.
Felici ti ricorderanno
quando sarai già morto
o sei andato via
per ignote strade
senza salutare
chi ti ha sorriso
oppure t’ha abbracciato
per parola amica
o conforto dato.
Alcamo, 02.04.2018 ore 23,15.
Ieri me tisse nu cumpare miu
Ieri me tisse nu cumpare miu
inctra ‘nu barra
ssettàti ‘n confitenza
e cu lu core a stozzi:
-la supportu, sì, ma finu a quandu
lassu cu me mbroia comu vole
senza cu dicu mancu do’ palore.
M’ave tittu cu bbau cu me ccìu,
m’ave tittu ca cu tutti vole stare
ma no ccu mie ca su ‘nu pampascione,
e forsi forsi ave puru raggione.
Ma nu giurnu te quisti
se me stizzu
me fazzu la valice
ni ticu sulu do’ palore:
“resta sula, begdra mia!”
piju la via e me nda vau.
Poi se parla te femminiciti…
Se le femmane su cosa cu le ‘mpichi
una rretu ll’agdra
quandu nu se sannu cumpurtare…-
-Ma nu te scorni cu ddici ste palore
te ‘na vagnona ca te vole bbene?-
ni tissi cu lu tegnu quetu.
-Nu capiscu percé m’aggiu te scurnare
se me tice: va ccìtite! senza ‘na raggione-.
Cu ste parole chiuse lu discorsu
nun disse nenzi cchiùi
e ncazzatu se zzau e se nda sciu
senza salutare.
Alcamo, G.M., 19.03.2018 ore 13,05.
Ieri mi disse un compare mio
Ieri mi disse un compare mio
dentro un bar
seduti in confidenza
e con il cuore a pezzi:
-la sopporto, sì, ma fino a quando
lascio che m’imbrogli come vuole
senza ch’io dica neanche due parole.
M’ha detto di andare ad ammazzarmi,
m’ha detto che con tutti vuole stare
ma non con me che sono un lampascione,
e forse forse ha pure ragione.
Ma un giorno di questi
se m’arrabbio
mi faccio la valigia
le dico solo due parole:
“resta sola, bella mia!”
prendo la via e me ne vado.
Poi si parla di femminicidi…
Se le donne son cosa da impiccare
una dopo l’altra
quando non si sanno comportare…-
-Ma non ti vergogni di dire queste parole
di una ragazza che ti vuole bene?-
gli dissi io per tenerlo calmo.
-Non capisco perché mi devo vergognare
se mi dice: va, ammazzati! senza una ragione-.
Con queste parole chiuse il discorso
non disse nulla più
ed irritato s’alzò e se n’andò
senza salutare.
Alcamo, 20.03.2018 ore 17,25.
Nu giurnu te lu 1998
Nu giurnu te lu millenovecentunovantottu
ssettatu ‘nterra
vitti nu vecchiaregdru
ppuggiatu a nu muru
te lu fore miu.
Nun bitti quigdru ca facìa
quandu rrivai rretu ccasa mia.
Lu vecchiaregdru nu me vitìa
ma iu ni tissi lu stessu:
bongiornu a signurìa.
Se vutau te scattu.
Me vitte.
Se zzau,
raccozze curri curri tuttu quantu
quigdru ca tenìa ‘nnanzi
e puru rretu
e comu ‘nu crapettu
a zumparegdri se fice
fuscendu la scarpata.
Nu capei tuttu gdru timore
ma quandu me ggirai mmenzu llu miu fore
pectrusinu chiùi nu ctruvai.
Capei a ‘nu lampu
e me dispiazze tantu
te gdra cursa paccia
te lu vecchiaregdru
pe’ nu pocu te pectrusinu
ca s’ja pijatu.
Alcamo, G.M., 19.08.2017 ore 12,00.
Un giorno del 1998
Un giorno del 1998
seduto a terra
vidi un vecchietto
poggiato ad un muro
della mia campagna.
Non vidi quello che faceva
quando giunsi dietro casa mia.
Il vecchietto non mi vedeva
ma io gli dissi tuttavia:
buongiorno a lei signore.
Si girò di scatto.
Mi vide.
Si alzò in piedi,
raccolse correndo tutto quanto
quel che aveva innanzi
e pure dietro
e come un capretto
saltellando si fece
fuggendo la scarpata.
Non capii tutto quel timore
ma quando mi girai in mezzo alla mia terra
prezzemolo più non trovai.
Capii in un lampo
e mi dispiacque tanto
della corsa pazza
del vecchietto
per un poco di prezzemolo
che s’aveva preso.
Alcamo, G.M. 19.08.2017 ore 12,00.
Se viti nu vecchiaregdru
Se viti ‘nu vecchiaregdru
ssettatu a ‘n angulu te via
fermate ‘nu minutu
nni faci cumpagnia.
Tinni do’ parole
‘nu semplice “bon giornu”
e bbiti ca te cunta
miraculi te vita.
Te cunta te vagnone
quigdru ca facìa
‘nu filmi a culori
ca nun hai mai vistu.
‘Nu mundu chinu chinu
te tanta fantasia
e mmenzu su ‘mbiscati
amore e nustalgia.
Mente tantu focu
a quigdru ca te tice
te vita militare
quand’era capurale
te le bbegdre fije
ca lu vulìane zzitu.
Tante agdre cose
ni èssane te vucca
ca lu fannu rrivare
a mparatisu vivu.
Tie nu te nnuiare
nu ni tire “basta”
lu vecchiu se murtifica
ca t’ave disturbatu.
Iùtalu cu ccamina
se ave te bisognu
ca forsi puru a tie
serve cumpagnia
te nu vecchiu sctraccu
ssettatu a ‘n angulu te via.
Alcamo, G.M., 28.07.2017 ore 11,15.
Se vedi un vecchietto
Se vedi un vecchietto
seduto ad un angolo di via
fermati un minuto
per fargli compagnia.
Digli due parole
un semplice “buon giorno”
vedrai che ti racconta
miracoli di vita.
Ti dice da ragazzo
quello che faceva
un film a colori
che non hai mai visto.
Un mondo pieno pieno
di tanta fantasia
e nel mezzo misti
amore e nostalgia.
Mette tanto fuoco
in quello che ti dice
di vita militare
quand’era caporale
delle belle figlie
da cui era preteso.
Tante altre cose
gli escono di bocca
che lo fanno arrivare
in paradiso vivo.
Tu non t’annoiare
non gli dire “basta”
il vecchio si mortifica
perché t’ha disturbato.
A camminare aiutalo
se ha di bisogno
che forse pure a te
serve compagnia
di un vecchio stanco
seduto ad un angolo di via.
Alcamo, G.M., 28.07.2017 ore 11,15.
A tutti gli amici reali e virtuali passati presenti e futuri Introduzione SETTANTA QUATTRO. Sono i vagoni che si è tirati dietro la locomotiva di questo treno su binari solidi talvolta, ed altra volta in bilico su strade ferrate sconnesse, talvolta prospicienti un precipizio, altra volta in buia galleria, spesso lungo una magnifica riviera, con fiori brillanti in primavera, tra le montagne imbiancate dalla neve nell’inverno. Rispettando gli orari, facendo le dovute fermate, alleviando le fatiche di chi, stanco della vita e della cattiva sorte, era tentato di farla finita o correndo in allegria per i campi sconfinati con giovani carichi di speranze e fiduciosi in un radioso domani. Questo è SETTANTA QUATTRO. Ma settantaquattro sono volutamente anche i canti di questa silloge e settantaquattro gli anni dell’autore. A qualcuno potrà sembrare un accostamento puerile. Ma si sa che a settantaquattro anni ci si può permettere di ritornare a giocare come e con i più piccoli, magari nipotini, e nessuno, credo, avrà da ridire. E proprio come può succedere ai bambini, come facilmente il lettore potrà constatare, questi canti spesso sono contraddittori. Troverà il canto rivolto con pienezza di fede in Dio e troverà il canto di un agnostico che mette in forse la Sua stessa esistenza. Troverà il canto che sublima la figura femminile e troverà il canto che infierisce contro di lei. Il poeta per sua natura non è un filosofo, non è tenuto a concludere, come diceva il grande Luigi Pirandello, ma è libero nei suoi voli. Al poeta è permesso di volare liberamente, talvolta in alto, altra volta in basso. Si avvia in groppa ad un’idea ma non sempre giunge alla meta prefissata, anzi spesso giunge in tutt’altra direzione. Come avviene sempre, per chi compie un’opera, non tutto è oro quanto è stato scritto. Sicuramente sarebbe stato opportuno fare una cernita, ma poiché tutto è soggettivo, l’autore ha preferito lasciare il tutto così come il lettore lo trova, se avrà la bontà e la pazienza di dare uno sguardo di tanto in tanto a qualche canto. Naturalmente ognuno si soffermerà su ciò che gli piacerà, che risponde al suo stato d’animo del momento, alla sua indole, alla sua cultura, alla sua visione generale della vita e probabilmente non ritornerà su quanto gli avrà arrecato noia e fastidio. L’autore si scusa fin da questo momento per l’eventuale disturbo arrecato ed afferma che non è stata sua intenzione giungere a tale risultato e tuttavia ringrazia per l’attenzione prestatagli. Alcamo,12.12.2016 ore 19,50. Marino Giannuzzo
Adele Dolci come il miele le tue labbra carnose e succulente, amaro come fiele il tuo cuore. T’ho avuta e t’ho amata. Un mattino all’alba te ne sei andata senza un abbraccio o arrivederci a presto. Sei alle Seychelles nel ghetto della droga cercando un paradiso ormai perduto. Ho nostalgia di te delle carnose labbra. Forse anche tu serbi dei ricordi forse dei rancori che t’accompagneranno nella vita. Vorrei saper di te vorrai saper di me ma l’orgoglio che t’ha portato via non ti farà tornare. Adele, vecchio amore, tu rimani al ghetto, io in una gabbia di tutt’altra vita insieme a te sognata. Alcamo,12.02.2015 ore 21,15 Alieni L’essere umano perenne ha l’illusione d’esser l’unico padron dell’universo. Da altri mondi lontani di millenni esseri ignoti vengono a trovarci. Scompaiono, riappaiono, lingue conosciute non ci parlano, esseri strani di mondi sconosciuti e da noi remoti. Bizzarri siamo noi per gli intelletti loro se intelletti hanno quegli esseri viventi ed a noi ignoti. Alcamo, 01.03.2016 ore 10,55.
Alloro L’albero d’alloro sempre verde dal vento e dalla pioggia fu spogliato. Nudi i rami sparse son le foglie ma lo rivestirà in verde primavera. Alcamo, G. M., 29.08.2014 ore 23,45. Amore Col vento e con la pioggia col gelo e con la neve alta alle ginocchia col sole in primavera col fuoco dell’estate correndo in bicicletta ti ho voluto bene. Sul seno tuo fiorente florido e attraente m’hai stretto come in una morsa nella notte buia divenuta giorno. Amor d’amante è stato l’amor tuo amor d’amante è stato l’amor mio amore libero amore senza inganno. Alcamo, 19.11.2016 ore 08,15. Angela Sulla tua fronte solchi d’aratro aprono l’anima spaccano il tuo cuore. Ferite antiche mai rimarginate. Ricordi lontani dolori laceranti spine e travagli del passato. Compagna di viali in case di salute dette manicomi ove costretti spiriti sani eccellenti e puri vissero malati col desiderio vivo di conquistare presto il blu dei cieli. Alcamo, G.M., 13.09.2015 ore 13,15. Ardore Ardore intimo mi prende quando di sabbia dune lungo il mare rimembrando vado culle d’amore di gioie infocate. Forsennati moti tumultuosi impulsi univano all’unisono battiti di cuori spossati nella lotta inappagati. Ricordi lontani rimembranze vane quando al tramonto giunto è il cammino. Palpiti al cuore mandano i ricordi palpiti alle membra ponderati e quieti giungono ai sensi intimi d’un uomo provato da dolori. Alcamo, G.M., 24.07.2016 ore 14,30. Artisti Poeti pittori o musicisti non sono artisti se mancano di un filo sottile di pazzia, se in corpo o in mente nella cervice strana non nascono col gene di follia. Un tale volendo essere scultore si diede a fare cose che nulla avevano di arte ma che illustri critici ebbero in contesa chi n’era stato lo scopritore primo delle stravaganze. Al colmo della fama volle essere scultore e nello stesso tempo un essere normale artista noto solo agli amici suoi ignoranti d’arte. Rappresentò natura uomini e misfatti come la gente sua li percepiva. Cadde in disgrazia tra i critici saccenti ma ebbe in dono la notorietà tra gli esseri viventi che non hanno grilli per la testa per lo più ignoranti. Furono in tanti e l’ebbero d’esempio nelle loro arti. Alcamo, 23.03.2016 ore 8,15. Beato Beato chi sorride per natura dinanzi all’improvvida sventura. Beato chi del sole sfrutta i raggi e non si scotta mai. Chi della pioggia sa non lamentarsi avrà copiosi frutti e raramente guai. Alcamo, 01.12.2014 ore 20,00. Buona Pasqua Buona Pasqua a tutti amici vicini e nemici lontani a chi è vissuto nella miseria a chi tutto ha tra le mani a chi ha agito bene e a chi ha subìto mali. Dio perdoni chi ha creato guai. Alcamo, 02.04.2015 ore 08,45 Camilla Vergine Camilla s’era dichiarata dinanzi all’assemblea di parenti, amici e conoscenti tutti quando a casa era ritornata. Fu rassicurata dal dotto luminare ginecologo-scienziato dopo averla visitata ma le battaglie sue su morbido giaciglio le conoscevan tutti e le conobbe pure l’emerito scienziato. In luoghi e tempi vari gli occhi stralunati rivolti aveva al cielo in segno di deliquio ultimo stadio di piacere impuro. Ma vergine Camilla s’era dichiarata dinanzi all’assemblea di parenti, amici e conoscenti tutti quando a casa era ritornata. Alcamo, 16.12.2015 ore 06,15.
Carovana Ombre vaganti dinanzi al sole calante ad occidente in un meriggio torrido, lontane dalle terre dove speranze nacquero, su binari morti scivolando vanno. Penetrano occhi trafiggono dei cuori su strade impervie con su spalle bimbi di stanchi genitori con dormienti bimbi appesi alle mammelle prive di latte vizze e senza vita di cadenti madri. Voci disperate cercano figli spersi nella folla. La carovana priva di cammelli trascina piedi scalzi cercando luce che indichi un giaciglio per posare il capo e un pane nero per tacitar la fame. Alcamo, G.M., 10.09.2015 ore 16,05 Casetta Ritornai sui luoghi dei giochi miei d’infanzia. Cercavo la casetta col tetto fatto d’embrici su canne intelaiate su tufi sovrapposti senza calce. Era la casetta sempre un po’ cadente in costante lotta coi furiosi venti della tramontana, talvolta di ponente. Venne l’uomo nuovo, l’uomo coi denari, comprò terreno e casa e costruì un castello. Ampio fu il castello ampio e molto bello ma non meraviglioso come la casetta d’embrici coperta su tufi sovrapposti senza calce. Era la casetta dei giochi miei d’infanzia era la casetta dei sogni miei puerili. Alcamo, c/da G. M., 04.07.2014 ore 12,07 Come stai? -Come stai? -E come devo stare?! Sto! come giorno senza sole e notte senza luna. Chi vita dava alla vita mia è andata via. L’anima irrequieta ancora non si placa girovaga per valli corre in cima ai monti crolla negli abissi e non trova pace. -Amico mio, fa parte della vita vivere e morire. Chi resta sulla strada è carico d’affanni. Il giorno pare notte, la notte è buia e immensa, riaffiorano i ricordi rivivono i tormenti. Fermati un istante recupera il respiro vedrai spuntare il sole dietro la montagna sul fare del mattino. Verolengo, 08.06.2016 ore 11,25
Compagna Donna e compagna tu per me sei stata nella buona e nella dura sorte nel pianto e nel sorriso dei giorni lieti o neri. La gelosia tua per me è stato orgoglio ha creato amore. Sorella moglie e figlia forse pure madre al fianco mio sei stata. Le effusioni tue rimproveri e carezze nei momenti tristi o nei momenti lieti d’amore furon pregni. E l’ultimo momento l’ultima speranza l’ultimo mio bacio l’ultimo sorriso quando rimarrai esterrefatta dinanzi a un corpo inerte privo della vita sarà per te, compagna, gioia infinita. Alcamo, 12.04.2016 ore 22,00. Dalla finestra Con occhio nuovo dalla finestra amica gli alberi fruscianti con le foglie verdi ed i rami in fiore ho visto stamattina. Pittura sulla tela completa di cornice m’è sembrata. E’ la vita del giardino mio che rifiorisce dopo la nottata alla fresca alba frizzante d’aria pura all’inizio della nuova giornata. Alcamo, G.M., 02.07.2015 ore 09,25
Dio Dio sulla città sappiamo che ci sei volgi gli occhi a noi veglia da lassù. Noi t’abbiam cercato in mezzo a tante guerre non t’abbiam trovato per dettar la pace in questo mondo infame di guerrafondai pazzi e prepotenti. Siamo un mondo pieno di poveri impotenti senz’armi e senza gloria senza fari accesi su mari turbolenti. Ti preghiamo supplici vieni incontro a noi sul capo nostro poni le mani tue potenti. Dalla buia notte fai sbocciare l’alba per rallegrar la vita splendente e luminosa dei miseri impotenti. Alcamo,11.02.2016 ore 22,55.
Divorzio Poi tacitamente tutto ormai finito ognun per la sua strada dopo una vita insulsa maledetta e travagliata o dopo gioia goduta con te stessa. T’illuderai d’essere vissuta t’illuderai d’essere stata amata, fanciulla dolce, ormai donna amara. Lusingata t’han portata a letto per piacere altrui non per tuo diletto: tu non c’eri mai. Fu vita tua per anni, anzi per decenni, l’han chiamata amore. La tua fu convenienza di vogliosa donna il suo fu egoismo di selvaggio cuore. Vissuti insieme avete molti anni, anzi dei decenni, ma ognuno solo vissuti ha i suoi momenti. Ed ora ognun per la sua strada verso altro inferno o illusione amara. Alcamo,18.01.2015 ore 09,30 Farfalla Fosti farfalla volteggiante in cielo variopinta e bella senza una meta definita. Volasti lieve da fiore ad altro fiore succhiando néttare che ti dava vita. Poi ti fermasti su piccola fiammella nel buio della sera. Arsero l’ali t’abbracciò la terra. Alcamo, G.M., 16.07.2015 ore 23,05. Fede Ci vuole cuore generoso e puro capace di donare per avere in cambio serenità e amore: questa è pura fede. Ragione e intelligenza non sciolgono i misteri d’una religione fatta d’assiomi tramandati. Ipotesi campate come castelli in aria supposizioni certe di esseri furbastri con capacità non concesse a tutti. Religione è ipotesi dell’umana mente che tutto vuol capire per concluder niente. Scienza ed ignoranza hanno principio e fine in punti giustapposti d’un cerchio magico largo all’infinito. Alcamo, 27.09.2015 ore 23,20. Figli I figli vanno per le vie del mondo larghe e in discesa tortuose spesso strette ed in salita. Incontreranno l’uomo pieno di coraggio incontreranno l’uomo che avrà paura. Andranno incontro a guerre nel cercare pace. Una donna avranno compagna per la vita che li carezzerà con materna mano o li tradirà non vista. Ma saranno soli. Soli se ne vanno per la loro strada in mezzo a tanta gente tra folle sconosciute in luoghi non cercati in tempi non voluti ove porranno radici per la vita. Alcamo, 30.05.2015 ore 23,25. Fiumana Di gente una fiumana simile a greggi prive di padrone per vicoletti e strade dilaga in confusione, api cercanti celle abbandonate. Destinate a correre alla meta che non ha un nome. Dalla metrò sfornata da treni e torpedoni che sfrecciano agli incroci incuranti di vecchi macilenti impietosi per madri con in braccio bimbi appena nati. Dai sottopassaggi visceri muti che hanno visto violenze e soprusi compaiono gli umani ridotti animali. All’angolo del vico una ragazza attende e un passante invita a sesso compiacente. La fiumana va verso la cloaca con l’acqua e con la melma dell’umanità disorientata. Roma, 28.05.2016 ore 15,30. Formicolio Formicolio m’è sorto stamattina nell’attempate membra. Sarà il tepore della primavera che i sensi fa rinascere alla vita. La noia è morta il sangue si risveglia cerco lo sfogo sotto le lenzuola. C’è fuoco in corpo fuoco non sopito pure se gli anni sono andati via. Formicolio rinasce nell’attempate membra, formicolio che porta guerra al cuore. Alcamo, 07.02.2015 ore 6,00 Fossili L’essere rimasto dove è nato ha le radici sue atrofizzate. Chi le radici divelte ha rinvenuto o altri altrove hanno trapiantato con la fantasia torna alla terra che l’ha mandato via. Bello sarebbe potere ritornare dei padri sulla terra nel reale e ripiantar radici robuste e pien di vita. L’amico mio diletto, amico dall’infanzia, le radici sue ha fossilizzate. Vorrebbe andare via vivere lontano ma ha i lacci al piede, mi ha comunicato. Ha radici vecchie mai rinnovellate sono radici secche radici atrofizzate. Alcamo, G.M., 18.09.2014 ore 14,53 Francesco Sotto la quercia della casa antica Francesco tetraplegico incontrai su fiammante sedia con rotelle. Con lui la madre tenera ed il padre ed un minor fratello di pochi anni appena. Da mille attenzioni circondato tutto intendeva il giovane Francesco. L’infermiera l’autista ed un pulmino eran per lui nel viaggio d’ogni giorno per la terapia. Mai sarà Francesco come il fratello e gli altri ragazzi diciottenni. La madre premurosa coccola quel figlio tesoro prezioso che Dio le ha donato. Esterrefatto l’occhio estraneo mira forse non comprende. Esterrefatto è tutto il vicinato per quella madre fiume di coraggio. Sorride al figlio l’abbraccia con trasporto con l’amor di madre che abbraccia un neonato. Alcamo, 17.05.2014 ore 18,15 Giardino Nel mio giardino sfrecciano gli uccelli degli alberi tra i rami liberi da lacci d’ogni gabbia fuori. In bianco e nero gazze eleganti e in festa in fiero portamento o cardellini in verde in giallo in nero e in rosso o passerotti semplici in marron-glacé o merli gialli e neri. Nei giorni di novembre giocherellando viene quasi tra i miei piedi l’ingenuo pettirosso. E altri e altri ancora. Una poiana e un falco liberi volteggiano insieme ad un gabbiano sopra la mia testa. Invidioso ammiro la loro libertà e il volo. Alcamo, G. M., 15/07/2014 ore 14,30 Giulio I figli ormai cresciuti dinanzi ai padri ostentano del mondo la conquista per capacità e intelligenza propri senza frenate brusche e scontri quotidiani per aprirsi un varco tra la folla umana inferocita. Ha taciuto Giulio tutti i suoi problemi per non mortificare l’orgoglio di suo padre. Il padre l’ha ignorati forse li ha supposti certo immaginati. Eppure Giulio di strada ne ha percorsa tortuosa ed in salita felice che suo padre possa aver creduto che abbia lui imbroccato un’autostrada larga senza sorpassi con limitato traffico e agevolata guida. Il padre ora è morto. E Giulio non saprà se egli l’ha supposto contento e soddisfatto o travagliato in tutto. Alcamo, 07.11.2015 ore 23,00. Giustizia millantata Con scandalo s’è detto che il figlio d’un mafioso non ha diritto alcuno di raccontare in pubblico l’amore di suo padre che aveva verso lui e della sua bontà per la famiglia. Alla vendetta abietta giustizia han dato nome alcuni dei cristiani che han tradito Cristo con ruberie, soprusi, rapine e tradimenti verso gli indigenti di tutti i continenti. Sono uomini dabbene sono i potenti dai tronfi atteggiamenti dimentichi dei torti fatti dai lor padri a masse d’innocenti schiavizzati e inermi. Sono i discendenti di chi fu mafioso che invocano giustizia per conservar la nuova impunità acquisita. Non si permetta, affermano, al figlio d’un mafioso in galera a vita per i suoi misfatti rimembrar carezze e baci avuti tra le braccia di un padre-mostro che non fece conto di carezze e baci negati ad altri figli, figli d’altri padri. Ma non si dica mai, afferma l’ironia, che simile principio sia applicato a figli di sudici banchieri, di torbidi politici, di alti magistrati o di parenti stretti di alti prelati, che han rubato il pane a chi fu digiuno crepato nell’inedia sotto un porticato. Alcamo, 08.04.2016 ore 18,55 Idioma natio L’esule migrato perenne ha nel cuore il gergo suo natio. Lo ripete forse ai figli ed a se stesso per non dimenticare. Parla come un matto per le orecchie altrui. L’idioma che lui usa certo si è evoluto e non è più quello dei luoghi dove è nato. Non s’usa più il linguaggio che gl’insegnò sua madre quando balbettava frasi ancor sconnesse. Anche l’idioma evolve ma l’esule rimane a quelle sue parole abbarbicato. Ha nostalgia dei luoghi l’esule lontano, ha nostalgia dei motti dei padri e degli avi, ha nostalgia di tutto su stranieri suoli l’esule migrato. Alcamo, 10.11.2014 ore 19,00
Il Creatore Qualcuno disse un giorno, quand’ero nell’infanzia, che aveva Dio creato l’uomo a sua immagine e somiglianza. Poi sono cresciuto e mi sono accorto che forse non è vero e che sicuramente l’uomo furbacchione creato ha un Dio a propria condizione. E poiché il migliore tra tante bestie vive del piccolo teatro dell’impostore mondo ritenne esser lui volle creare un Dio come più gli piacque. Gli diede volto e mani sentimenti e occhi orecchie ed anche il naso per sentir le puzze che dal mondo intero verso il cielo vanno. Dio certo ride di tutto questo dire, di questo dire e fare per vivere più a lungo, possibilmente meglio, per somigliare a Lui, eludendo guai, ma lascia infine a ognuno la soluzione ultima dei problemi suoi. Ma ieri ha detto un tale alla televisione che senza un Dio supremo, creato o creatore, chi ha creato Dio è un impostore. Alcamo, 16.05.2014 ore 9,25
Il sogno In un sogno anche i morti possono fare una risata. Puoi vivere vita diversa di gioia o di tormento cadere in un abisso volare via col vento. Puoi vivere nella follia la realtà quotidiana soffrire ed amare con gioia le nere pene d’inferno. Tu vedere potrai legato alla sua greppia dondolante un cavallino o un ciuco volante che te in groppa conduce oltre il buco del nostro universo. È bello ogni sogno se appagare ti fa un desiderio negato dalla realtà. Alcamo,01.05.2016 ore 9,00.
Illusione Nella cella stretta della mia prigione rivedo un po’ a memoria di bimbo mai cresciuto i fuochi d’artificio che con bagliori mille e tuoni assai lontani giungono tra i ferri saldati a quadrati. La notte cupa e nera è la mia compagna. Baratri immensi scorgo aprirsi sotto i piedi ma l’illusion di vita di bimbo mai cresciuto ha serbato ancora nel fondo dei ricordi i fuochi d’artificio con i bagliori e i tuoni. Alcamo, G.M., 22.08.2014 ore 0,55
Immortalità L’uomo sempre tende a divenir divino. Brama il potere accumula ricchezze nell’illusione vana di restare eterno. Mille azzardate ipotesi mette in una pentola che con ardente fiamma porta a ebollizione. Ma tutti i suoi progetti nella terra fredda collocheranno i figli al suo spirar di vita. Il corpo si trasforma in vermi ed in marciume lo spirito s’invola per l’ignoto viaggio. Rimane solo il dubbio a chi in vita resta dubbi non ha più chi se n’è andato. Alcamo, G.M., 20.08.2015 ore 11,00
Incapaci L’oblio porta via la memoria restano le gesta d’un nome ormai perduto di un essere remoto che non ha più vita. Monumenti e templi eretti con il sangue di poveri innocenti, che ebbero la sorte di venire al mondo già diseredati, vivono più a lungo dei loro committenti. Tra tante cose belle create da un genio o da chi ha denari viene scoramento ai miseri mortali che vogliano creare qualcosa che ricordi ai propri discendenti l’esistenza d’avi mediocri o non capaci. Nulla ricorda ai posteri l’esistenza loro: né opere mediocri né cose stravaganti. Solo opere mancanti che resteranno sempre ignote a tutti quanti. Alcamo, 21.01.2016 ore 21,15
Inguacchiator di tele Di pittore esimio hanno dato fama ad un uomo misero di tele inguacchiatore. Angeli crea e santi, alberi ed il mare, cieli e pur la terra, come dettato viene a lui dall’istinto dall’estro o dalle circostanze. L’inguacchiator di tele è molto soddisfatto quando realizza un quadro. Sperpera colori sperpera pennelli sperpera le tele e spesso non riposa per potere dire: creato ho qualcosa. Pure Van Gogh, afferma, non era certo un genio già riconosciuto quando dipingeva. L’estro in lui rivive quando tutto tace. Crea mostruosi obbrobri mettendoli da parte nella speranza ultima che quando avrà cessato di rompere le scatole a tutta la sua gente qualcuno possa dire che un’orma fu lasciata anche da un tale definito sempre inguacchiator di tele pure da sé stesso. Alcamo, 14.03.2016 ore 18,00.
La caduta Compagni di lungo cammino vogliosi d’andare custodi di mille progetti con mille speranze nel cuore sono caduti nel fosso. Non erano stanchi ma sono cascati. Un inciampo in una buca profonda li ha fatti precipitare. Cadute mortali che disfano ogni speranza spezzano fiori distruggono amori. Dario l’amico più caro è caduto inciampando. Era al mio fianco nulla faceva intuire che stava cadendo non pronto a morire. Di Dario l’amico più caro resta solo il rimpianto di non averlo potuto salvare. Alcamo,19.11.2014 ore 09,05
La moglie di Libio La moglie di Liborio, detto Libio, vicino mio di casa, a lui fa dire tutto quel che vuole. Gli mette in bocca parole mai pensate lo condanna senza far processi lo condanna pure se ha ragione. Se lei testimoniasse dinanzi a un tribunale Libio andrebbe dritto in cella di prigione. Ma l’abbraccia e l’ama. Non ha alcun rimorso se crea dei casini che sconvolgono una vita. Ecco come agisce la moglie di Liborio, detto Libio, vicino mio di casa. Tutti ormai lo sanno qualcuno l’odia qualcuno ha compassione. Alcamo, 06.03.2015 ore 21,20
Libertà In nera solitudine io vissi della giovinezza gli anni miei quando mente e cuore cieli bramavano e libertà di voli. Morte fu la vita di quegli anni, gli zigomi tremanti per paura. Ma ci rinfrancammo siamo venuti fuori, anima e corpo miei, a respirare l’aria della libertà a polmoni pieni. Volo d’aquila fu il nostro scioltezza delle membra conquista d’infinito in libertà di voli. Alcamo, 29.05.2015 ore 23,45.
Ligabue Il cuore mi si è stretto in una morsa per un filmato sul matto Ligabue. Dopo i successi della sua pittura molti privilegi al pazzo innocuo furono concessi. Auto camerieri autista ed altro e il desiderio vano d’avere una compagna. Fragranza d’una donna sognata dall’infanzia nello squallore di un tetro manicomio invano fu agognata. Timide labbra su guancia di fanciulla bella ed avvenente gli fu concesso una volta sola unico premio per un disegno a lui commissionato. Un bacio sulle labbra dell’avvenente donna che gli era accanto chiese in elemosina quasi piangendo: gli fu concesso darlo con rispetto. Per sì gran dono con molta devozione grazie le rese e gli occhi gli brillarono per la commozione. L’unico bacio dopo eterni sogni d’una vita intera Antonio Ligabue uomo di successo ebbe da donna per un suo lavoro. Alcamo, 24.10.2016 ore 18,20.
L’isola Fuori dalla nebbia l’isola sorse estrema cima di alta montagna. Tra le colline le valli dell’Emilia parvero mare a chi le cercava immerso nella luce sopra il bianco tetto dell’immensa nebbia. Il mare vidi dove mar non c’era. Sotto la vallata d’affannose gare e di tormenti pregna. Alcamo, 27.11.2015 ore 16,15
Madre pietosa La tua presenza avrò al fianco mio fino al momento che sarò con Dio. Mani trepidanti d’una madre Gli presenterai per motivare gli errori miei. Pregherai in ginocchio d’aver misericordia d’un debole rimasto senza una guida tutti i giorni suoi. Dio avrà pietà e carità per te. L’amore tuo per me sono certo che mi salverà. Solo allora avrai la gioia in seno e a me dirai correndo: -figlio vieni qua, vieni tra le braccia della madre che non t’ebbe mai. Alcamo, 12.09.2016 ore 16,20
Madre Più la guardo e più mi sembra bella sono versi antichi di quand’ero bimbo tra i banchi della scuola. Non conobbi l’amore di mia madre lungo gli anni miei giunti ormai al tratto ultimo di vita. Giovane è rimasta nella fantasia e dentro gli occhi miei pregevole indennizzo non concesso a molti. Aver la madre giovane ferma sui trent’anni pur se hai vissuto già sette decenni è un privilegio concesso solo a pochi che la madre in vita non hanno avuto mai. Alcamo, 13.02.2015 ore 22,00. Mani È blasfemia rinnegar se stessi per pelle rattrappita sulle vecchie mani. Operose mani ricchezza del passato mani delicate esperte alla carezza. Or sono intorpidite turbate dall’artrosi che galoppando invade anche il cervello. Dove le meningi non hanno reazioni come ai vecchi tempi immemori di tutto. Generose mani vive nel passato ma or cadenti e vizze morte e senza impulso. Alcamo, 10.12.2016 ore 14,30
Marcello La gente che per altri s’addolora non sempre nel cuore ha bontà. Altri commisera per compatir se stessa. Marcello un cane ha visto bastonato lo compiange e di collera infocata s’è impregnato. Ma al cane che a lui un morso ha dato d’istinto un fulmineo calcio ha rifilato. La natura umana spesso è falsa perfida ed infìda e bile smisurata ha nel cuore. Con ipocrisia assiste all’altrui dolore ma talora ne gode con soddisfazione. Alcamo, G.M. 17.03.2015 ore 17,15
Marco Gli atteggiamenti miei ho rivisti in Marco il figlio di mio figlio. Sereno addormentato con le braccia in alto su morbido cuscino al di là del capo. Alcamo, G. M., 02.08.2014 ore 13,30.
Migrante Il vento, l’acqua, il sole, le intemperie tutte m’hanno condotto per le vie del mondo. Il mio andare è senza ritorno. Il ricordo resta e il desiderio vago di ritornare alle radici antiche, tra parallele file di secolari ulivi, sull’albero di fichi o per sentieri angusti in libertà pei campi per sfrenate corse con sgangherate bici. Alcamo, G. M., 17.07.2014 ore 06,00
Momento Questo è il momento della mia illusione. Domani sarà tardi, forse non potrò scrivere i miei versi, forse non sarò neppure tra i viventi. Chiudendo gli occhi io sarò nessuno. Ora io posso solo immaginare: sarò un grande domani assai lontano, sarò onorato genio sconosciuto. Resterò nessuno dopo la mia morte. Bella illusione d’essere qualcuno un futuro giorno come tutti i grandi morti nell’infamia vilmente assassinati e dati in pasto ai cani. Sarò un grande fuori dagli omuncoli onorato tra i geni universali. La mia illusione farneticata e mesta è soltanto questa. Alcamo, 12.02.2016 ore 0,30
Musica La melodiosa musica d’una canzone antica di Salvator Di Giacomo giulivamente giunge a carezzar la mente al pallido chiarore della splendente luna nella notte placida alcamese. Gioisce il cuore e tace l’animo trastulla perché divinamente ha trovato pace. Alcamo, G. M., 07.07.2014 ore 24,00
Niki Da quando Niki Lauda fu torcia in mezzo al rogo quarant’anni fa guidando una Ferrari appena un giorno sembra sia passato. Anche per me trascorsero quaranta come in un soffio e non mi sono accorto. La vita è breve di vento appena un soffio fuliggine che passa ad annebbiare un giorno treno che va senza alcun ritorno. Lauda fu salvo. Vivente sono io sull’arco discendente d’una vita insulsa. Ma non mi sono accorto. Alcamo, G.M., 04.09.2016 ore 14,00
Nina Ah, che mondo bello!- stamattina ho detto dopo avere letto tutto il resoconto d’un essere vivente costretto sempre a letto. Nina, bella e giovane, da male attanagliata coraggio trasmetteva ad altra ammalata e amore per la vita. Vivi questo giorno -le diceva come un altro giorno, nella norma. Il bello d’un abbraccio lo scambio d’un sorriso un invito a cena in luoghi fuori mano e ignoti a tutti accetta. La vita è sempre bella se profonda quiete l’essere conquista e ad altri può donare serenità di vita. L’amore per la vita -diceva in conclusione nasce quasi sempre da grande dolore. Alcamo, G. M., 21.06.2014 ore 08,40
Nonni Nei giardini pubblici con due nipotine eravamo soli io e Dora insieme nella Val Padana. Trilli e capricci volavano per aria ed eravamo in ansia per imminente rischio d’improvvide cadute. Erano agili inconsce degli ostacoli piccola Greta più grandicella Asia dinanzi all’apprensione dei due nonni anziani. La gioia della vita scoppiava dentro i cuori delle bimbe vispe, la gioia della vita era dentro i cuori dei due nonni anziani. Fu bello il navigare con la fantasia tra fiumi cielo e terra felicemente con il cuor di nonni. Fu bello poter vivere l’istante della vita tra altalene e attrezzi per le due nipoti tenere negli anni. Alcamo, G.M, 19.07.2015 ore 14,45.
Ognissanti Un tale che ritiene di sapere tutto questa mattina parlando con amici ha pontificato: Chi non ha trovato un posto in calendario è stato accomunato nel generale ossario tra eremiti, eroi nella fede, di chi male intese il senso del divino, di chi fu carnefice di gente d’altro credo senza pietà per teneri figlioli o per mogli incinte che pietà imploravano per miseri congiunti privi d’ogni colpa se non del desiderio di volere vivere senza imposizioni. Gente accomunata tra gli ognissanti privi di nome di gloria e di tormenti. Li ricorda l’uomo accomunati tutti li distingue Dio tra santi, vittime innocenti e loschi delinquenti. Alcamo, 01.11.2016 ore 07,45.
Orme sulla sabbia L’altezzosa testa cent’arie s’era prese a lei non date. Sempre dai piedi fu portato il peso. Ma finalmente un giorno d’un anno e un mese ormai passato segnarono un’orma impronta di riscatto. Sul bagnasciuga in sosta si spinsero in cammino restando stupefatti d’aver lasciate impronte. Furono contenti d’aver impresso al mondo un loro segno eterno. Ma un’onda lunga e larga dell’alta marea giunse all’arenile e con la risacca cancellò il ricordo anelato tanto da due piedi ignudi che ogni angheria tollerato avevano per la gloria eterna. Alcamo, c/da G.M., 13.07.2015 ore 06,35
Otranto Otranto, città dai mille profumi orientali dove le mille odalische danzarono sino a crollare su lastrico duro di pietra leccese o su morbido letto di arabi principi sultani potenti di precari reami. Otranto, terra dai mille torrioni veglianti sui mari che ebbero storia pregna di gesta di morte, di gioia, d’oblio e di gloria. Otranto, terra di mille guerrieri, amici-nemici ingordi e senza pietà pacificati nell’aldilà. Otranto, terra d’eroi compagni di vita compagni di morte. Dinanzi al nemico pronti a morire per vivere ancora. Alcamo, G.M., 05.08.2016 ore 15,55
Paese La vita in un paese di tremila teste è felicità per gli abitanti. Scambi il saluto col tuo vicin di casa se vai per la tua strada. A mirar t’arresti chi si allontana dopo aver fatto cenno con la mano per comunicare che oggi lui ha fretta. Per quell’affare a cui si accennava tre giorni or sono con altri due compari ci si vedrà domani. Lo stato di salute degli esseri viventi è sotto osservazione un po’ di tutti quanti. Si scherza e si sorride si odia e ci si ammazza per un nonnulla e poi ci si abbraccia. Vivere è bello tra tanti conoscenti dove amore e odio scoppia tra parenti dove appena ieri ci si buttava al fuoco per salvar la vita di chi oggi è in odio. Chi vive in città non odierà nessuno, non l’amerà alcuno perché non ha amici: perché è un uomo solo. Alcamo, 28.09.2016 ore15,35.
Papa Francesco Venne Francesco per le pulizie con la scopa in spalla la spugna ed uno straccio d’alcol intrisi per poter lavare tutto il sudiciume accumulato in anni anzi in decenni di corruzione e intrighi. La frusta nella destra per gli usurpatori, alla sinistra un pane e il desiderio immenso di poter sfamare gli indigenti. L’hanno battezzato “nuovo San Francesco” gli sconosciuti, gli umili e i potenti. Francesco è il giusto venuto da occidente a portare luce al popolo affamato, al diseredato, al nullatenente. Poi andrà via senza pretese e riconoscimenti, uomo di Dio, nemico dei soprusi, che vuole sazi tutti. Alcamo, 07.12.2015 ore 09,30.
Parole in libertà Parole in libertà vengono erogate parole senza senso costruttivo e logico. Sono le forme dei poeti nuovi, trovate originali per forma e per costrutto. Ritorno ai monosillabi ai segni indecifrabili presenti nelle grotte ai muti geroglifici ai suoni gutturali. In fine mi convinco: sono io appiccicato al nuovo che fu ieri ormai superato che non ho occhiali per scorgere l’evolversi dell’oggi in domani. Alcamo, G.M., 21.07.2016 ore 10,15.
Pietre bianche Pietre millenarie una sull’altra poste con tanta diligenza con molta precisione riportano memoria di genti ormai lontane. Bianche splendenti al sole di questa terra sicula ridicono gli amori le gioie e i dolori di uomini che vissero servi di padroni. Maltrattati schiavi peggio d’animali. Strato di terra rossa ricopre quei palazzi da tempo abbandonati in cima ad alti monti del sole in vicinanza già nato al loro nascere che li rivede morti a ruderi ridotti sconosciuti a tutti. Civiltà perdute masse di migranti vissero e passarono esuli gitanti. Alcamo, 21.03.2016 ore 18,00
Rette parallele Due rette parallele che sembrano incontrarsi all’infinito non s’uniranno mai. Le amicizie nostre nate e cresciute a caso parallele vanno. Col vento e con la pioggia sotto il sole ardente noi saremo uniti come canne al vento che uniscono le cime nei tempi lieti e negli eventi tristi. Noi vedremo l’alba sorgere dai monti o il grande disco rosso spuntare dalle acque come ai vecchi tempi. Di noi si avrà ricordo quando ormai saremo avi tramontati da chi sarà il futuro dei sogni nostri inattuati. E noi rette parallele che all’infinito vanno sempre vicine mai si uniranno. Alcamo,10.09.2016 ore23,35.
Ricordi Non distruggete tutti i miei ricordi posati alla rinfusa dentro scaffali cassetti e ripostigli. Sono i ricordi che mi dànno vita. Riportano al passato dell’età più bella pur se sofferta e mai ringiovanita. Dinanzi a me l’orizzonte è rosso e non promette lieta la giornata. Per me il tramonto grigio s’avvicina. Lasciatemi rivivere almeno il mio passato. Lasciatemi gioire dei momenti neri con gioia superati come vittoria su tutto il mondo intero, come speranza di alba colorata. Lasciatemi ancora correre agli ostacoli almeno coi ricordi riabbracciando la mia vita intera. Alcamo, 08.12.2015 ore 07,55.
Rina Quanto sei bella, Rina, se sei sola, ma più bella sei se sei a letto quando turgido e sodo il seno ti carezzo. Giunge il labbro tuo sul mio petto mordi piano anche l’orecchio e l’esser mio mandi in visibilio. Al corpo tuo congiungo tutto me stesso con le labbra penetro i tuoi occhi giungo mordicchiando al tuo orecchio e dentro al seno tuo scivolo tutto. Tutto mi possiedi tutta ti posseggo poi sfinito giaccio al fianco tuo e tu sfinita giaci sul mio petto. Ci accoglie il sonno tra le braccia dolci di Morfeo. Alcamo, G.M., 21.08.2016 ore 08,00
Risata Con l’amico mio abbiamo assai discusso di felicità ed abbiamo detto che al nostro camposanto di tanti anni addietro tutti i nostri amici trapassati sono sereni e privi di tormenti. Poi abbiamo detto che essi non lavorano non bevono, non mangiano, di scarpe e di vestiario più non han bisogno, che più non han litigi con parenti e amici, nemmeno con estranei. Ma noi ancor viventi che ci stiamo a fare ancor su questo mondo a sopportare guai e pene dell’inferno? Questo abbiamo detto e fragorosamente scoppiata è una risata. Le lacrime dagli occhi son venute a fiumi per la giovialità e la battuta strana. I nostri amici morti fesserie del genere più non scambieranno tra loro o con viventi. Noi restiamo qui a dire un’idiozia o a far discorsi seri di filosofia come si conviene ad esseri viandanti. Alcamo, 13.04.2015 ore 08,35
Rocco Rosso il tramonto questa sera. Mille colori accesi sprizzano faville. Nei miei ricordi la vita tua si spezza ormai lontana oltre l’orizzonte ardente e rosso. Andato sei, amico mio della giovinezza, ove il dolore non è più un ricordo, ove non s’hanno rimpianti né fardello. Tempo verrà quando torneranno gli amici del passato a farti compagnia. Sarete insieme tutti su un divano, tu non avrai la sedia con rotelle, ma in eterno cuore e occhio fiero. E riderete, riderete tanto del tempo tuo passato e riderete di quanto progettato per un futuro mai attuato. Alcamo, 06.10.2014 ore 19,35
Scorie Scendono le scorie trascinate in terra dalla battente pioggia, che l’aria rinfresca, le case, le chiese e la terra. Nelle pozzanghere non saltano i bambini come da bimbo saltellavo io. Ora l’asfalto coperto ha ogni cosa, coperto ha le strade le piazze e i giardini. Le scorie inavvertite devastano i polmoni inquinano l’acqua appestano la terra. Alcamo, 20.10.2015 ore 15,45.
Senilità Anche questa è una bella età pur senza il vigore della giovinezza. Su tavola di legno son disteso, su materasso lungo e un po’ schiacciato nel mezzo d’un terrazzo. Vagano le nuvole nel cielo e come fumo si sciolgono nel vento. Sono le chimere della gioventù ormai svanite: non torneranno più. Come le nuvole si sciolsero nel cielo limpido o stravolto della vita. Bello fu il tempo della giovinezza bello sarà il tempo della mia vecchiaia. Nutro speranza di fare lungo viaggio in serenità sdraiato. Alcamo, G. M., 30.07.2014 ore 14,55
Silenzio Il silenzio della notte ti trasporta in volo per l’universo immenso oltre i neri alberi verdeggianti il giorno al di là dei desideri tuoi oltre i cieli infiniti e senza luna tra lucenti stelle che ti fan corona nel buio illuminato da splendenti lucciole disseminate in cielo. Alcamo, G.M., 17.08.2016 ore 1,15
Stelle Stelle di brina brillano sull’erba verde stamattina. Sono discese nella notte fonda frantumato arcobaleno dalla rosea aurora amica del mattino sul prato verde nel silenzio assoluto del mio giardino. Alcamo, c/da Pigne 06.05.2016 ore 8,45.
Tempesta e festa In terso azzurro si sciolgono le nuvole, lievi cirri in cielo: inizio d’un amore inizio d’altra vita. Tempesta dileguata dopo nembi e fulmini e roboanti tuoni. Ugo s’avventa abbraccia con passione Mara che stringe Ugo tra le braccia. Passata è la tempesta ora si fa festa. Alcamo, c/da Pigne 03.05.2016 ore 10,00.
Temporale d’agosto Su embrici rotti su foglie già secche su rami già morti cade fischiando sferzata dal vento che vien da ponente la pioggia d’estate nel mezzo d’agosto. Tutto ravviva quanto già morto. Certo domani sarà tutto risorto. Torna la calma s’acqueta ogni cosa ritorna splendente il sole d’agosto più caldo che prima. Illumina il giorno fino alla sera la sera d’agosto. Brillan le foglie con mille stelline in mezzo alla luce piena del giorno. Riprende la vita, riprendono il volo passeri e rondini, riprende a frinire pur la cicala, leva la testa su pianta ogni fiore sparso nei campi di terra bagnata. Alcamo, G.M., 14.08.2015 ore 23,55
Terremoto Sull’altopiano s’è aperta la terra. Ha inghiottito case ed armenti. Tutto ha distrutto. Sotto il portico antico sono accucciati tra muri cadenti cani randagi con esseri umani. Due bimbi neonati immoti e abbracciati riempiono il vuoto fra tre muri crollati. Improvvisa la morte una donna fiorente abbracciando un bambino ha sorpresa nel sonno. Vagano ombre sgomente nel buio di notte non trovano via che a casa le porti. Non hanno più tana. Un padre cerca i suoi figli una madre s’aggira in lamenti tra massi e detriti. Ogni speranza è sepolta. Alcamo, 28.11.2016 ore 19,25.
Tra due cieli Sopra di noi l’azzurro limpido e profondo. Sotto di noi l’azzurro cosparso di cotone a fiocchi ampi e soffici naviganti al sole. Più in là distesi di nuvole vaganti ordinati strati da mani competenti. Siamo in un aereo. È sospeso e fermo, almeno così pare, tra due azzurri cieli. Siamo in chiuso guscio in punto indefinito dove mai il sole offuscano le nubi, dove solo il sole è riferimento per l’universo umano. Poi lambiamo i bordi dell’italo stivale, dune e insenature tra lontani monti sono fotogrammi per stampe o per filmati. Solo un punto bianco traccia lunga scia nel cielo che è di sotto. È un bastimento o nave da crociera d’umane genti piena che vivono un momento gioioso della vita. Tutto poi scompare tra i fumi della nebbia e quasi all’improvviso siamo ad atterrare. Volo Airone Pa-To, 28.05.2014 ore 12,30
Traguardo Fretta non ho di giungere al traguardo precedendo tutti. Serenamente voglio all’ultimo mio passo giungere godendo con posato occhio il panorama intorno: il cielo che in mar si tuffa, il fiume che carezza la sommità dei monti, dei campi i papaveri che al maratoneta gioiosi e sorridenti fanno festa intorno quando al traguardo giunge compiaciuto. Non sono ancora giunto né voglio giunger presto: attenda la mia meta. Non mi porga alcuno la pietosa mano per farmi giunger prima del tempo a me assegnato. Corra chi vuol correre. Io voglio andare piano tranquillo per la strada e giungere sereno al punto a me assegnato. Alcamo, 10.04.2016 ore 10,20.
Vele nere Sono le vele che in alto mare vanno portandosi i ricordi gli affetti ed i rancori. Sono il saluto di color che vanno amici e non compagni nel viaggio lungo che non ha ritorno. L’acqua ed il vento le mischieranno al fango insieme a coloro che resero il saluto ed ora se ne vanno. Alcamo, 29.09.2016 ore 5,00.
Vele La barca mia all’abisso spingono le vele nel vortice profondo d’un mare tempestoso. Sono i ricordi neri dell’infanzia, costanti e mai perduti, sulla cresta d’onda. Girovaganti vanno tra flutti spumeggianti nella tempesta eterna cruda della vita. Talor la calma d’un clima boreale rallenta il mio andare in mezzo all’alto mare. L’ardire d’altri ed il convulso incedere il tempo segnano il luogo ed il motivo dell’esistenza mia consunta e infradicita da turbini e marosi che struggono la vita. Alcamo, G.M., 08.07.2016 ore 14,30.
Vigile del fuoco Sfumano le fiamme che han corso nella sera spinte dal vento tra luci intermittenti di vigili del fuoco. Riprende ancor vigore la crepitante fiamma. Solo a notte fonda la squadra vigilante sull’ultima fiammata ha la padronanza. Spento ogni bagliore raccolto l’avvolgibile d’acqua erogatore torna a riposare il vigile del fuoco al sorgere del sole. Alcamo, G.M., 16.06.2016 ore 23,30.
Considerazioni in sintesi di Antonio Magnolo Non è la prima volta che l’amico poeta, Marino Giannuzzo, mi fa l’onore di inviarmi le sue sillogi, spesso ancor prima di pubblicarle. Così per questa, “SETTANTA QUATTRO”. In questa mia sintesi cercherò di rapportare i brani a dei nuclei tematici che già erano evidenti in alcune precedenti sillogi ed in particolare in “Istantanee”. Anche in questa silloge, dunque, è possibile per ogni singolo testo indicare in quale nucleo possa essere collocato: amore, meraviglia per la natura, ritratti con parole, nostalgia per le proprie radici, e spesso filosofia . Giàfilosofia, in contraddizione con quanto il poeta afferma nella sua Introduzione: “ Il poeta per sua natura non è un filosofo,non è tenuto a concludere, come diceva il grande Luigi Pirandello, ma è libero nei suoi voli. ” E come a dar provaverifica di quel che dice aggiunge: “ Al poeta è permesso divolare liberamente. ” Ma, a giudicare da quanto letto inquesta silloge, il poeta ha volato più spesso con la sua filosofia, pregna di saggezza e di esperienza vissuta, che non con gli altri spunti d’estro. Appartiene al suo ‘ragionar filosofando’ “ Alieni”, unbeffeggio ai terrestri che si ritengono gli unici abitatori dell’Universo, ma è in “ Artisti” che si evidenzia ancor più laraffinata capacità d’ironia: avesse continuato “ Un tale” afare scarabocchi … sarebbe rimasto per i critici un artista da osannare, ma ebbe l’ardire di contraddire il loro giudizio, cadde così in disgrazia per la critica ma ebbe il plauso della comune gente. Ma la filosofia popolare si impone con “ Beato” perché chi si accontenta gode. Ed è filosofia anchequella che ispira un augurio di “ Buona Pasqua”, perché laserenità d’animo è tale da augurare bene anche ai nemici, e a chi ha fatto del male. In “ Carovana”, i versi “La carovana /priva di cammelli ” aprono uno scenario immenso di tempi edi luoghi. La Carovana del nostro poeta è l’esodo deimigranti, milioni di esseri umani in cerca di pace e di possibilità di vita. Splendida lezione di vita, intrisa di sincero sentimento d’amicizia, in “ Come stai”, parole di confortoanche se suonano amare: “ Amico mio, / fa parte della vita /vivere e morire ”. Quando si prende coscienza della nostraimpotenza umana, altro non resta che cercare in Dio un possibile giusto rimedio; se con cuore contrito lo chiediamo è possibile che si avveri e “ vedrai spuntare il sole / dietro lamontagna / sul fare del mattino ”. Amara lezione di vita in“ Farfalla”, anche di notte aveva voglia di nettare, ma nonera un fiore: “ ti fermasti / su piccola fiammella” ed “Arserole ali ”. In “Fede” la ricerca del senso della vita, del nostroesistere, l’eterno contrasto tra Religione e Scienza. La religione per il nostro poeta è un mezzo per imbrogliare la gente, i creduloni. La Scienza però spesso alza le mani per impotenza. In “ Figli” l’eterno dilemma per ogni padre chevorrebbe per loro una strada spianata, pronto a prestare loro aiuto: “ Ma saranno soli”. “Fiumana” è un esempio dimisantropia, rifiuto deciso della vita odierna. “ Fossili” untesto intriso di saggezza … antica: si apprezzano appieno le cose quando ci mancano. Arguto il ragionamento che fa da sottofondo a “ Giustizia millantata”: perché mai “il figlio diun mafioso / non ha diritto alcuno / di raccontare…. l’amore / di suo padre….. verso lui ”? “Il creatore” è un’ esposizionein versi della contraddizione tra come dovrebbe e come è l’uomo: fatto a somiglianza di Dio se ne discosta tanto da far pensare che sia “ l’uomo furbacchione / che ha creato un Dio/ a propria condizione. ” Il nostro poeta sa che “Il sogno”non è realtà ma certo è utile “ se appagare ti fa / un desiderio/ negato dalla realtà”. Nel suo ‘ragionar filosofando’scopre con “ Immortalità” che il dubbio è segno di vita, ciaccompagna ricalcando i nostri passi, ed infatti “ dubbi nonha più / chi se n’è andato ”. Tutto passa a questo mondo,restano nel tempo opere di ingegno e monumenti, ma nessuno ricorda quanti tormenti sono costati: questo racconta in “ Incapaci”: “sangue / di poveri innocenti / … / giàdiseredati ”. In “Caduta” la discrasia tra quanto si sogna perla vita e che cosa, invece, ci attende: “ un fosso” per il nostropoeta, così come un ‘Abisso orrido’ per Leopardi. “ Libertà”è riflettere sulla propria vita; fermarsi per un rendiconto può far bene, specie se nel conteggio tra spine e fiori vince il profumo, con l’aiuto provvido di chi ci sta a fianco. Una lirica stupenda per “ Ligabue” il pittore fanciullo, perché talerimase tutta la vita. Arrivato alla gloria della fama, invece di ricchezze, volle come premio assaporare con un bacio la “ Fragranza di una donna”. Tra le parti del nostro corposono le “ Mani” che attirano l’attenzione del poeta, èconsapevole dell’incredibile maestria, opera e dono di un vero grande Genio, eppure dopo una vita intera di fatica, appaiono “ or cadenti e vizze”. Ce n’è di gente che dice benee razzola male, il poeta così giudica “ Marcello” che prima siindigna con la gentaglia che bastona un cane e poi sferra un calcio “ al cane / che a lui un morso ha dato”. Non è certodisdicevole vivere un “ Momento” di illusione: “sarò grande”anche se domani “ sarò nessuno”. La sorte avversa di “Niki”suggerisce al nostro poeta una riflessione sul tempo: “ La vitaè breve / di vento appena un soffio ”. La festività di“ Ognissanti” dà spunto per una saggia considerazione: ilgiudizio spetta solo a Dio; “ nel generale ossario” siamo tuttipolvere, prima o poi. Con “ Orme sulla sabbia” una finelezione valida per tutti, per chi si sente superiore, “ l’altezzosa testa / cent’arie s’era prese”, e per chi fa partedella comune gente, che pur vorrebbe un momento di riconosciuta gloria, dei “ due piedi ignudi”… “un’onda …cancellò il ricordo ”. Il Novecento è stato il secolodell’innovazione, anche nel modo di far poesia. Il poeta ha accolto il verso libero ma non ama molto le “ Parole inlibertà ”, l’abitudine di spezzare comunque un verso, ditralasciare la punteggiatura, di esprimersi con segni geroglifici o con frasi senza un costrutto logico, ed altro. In “ Pietre bianche” una riflessione amara sulla storia millenariadella “ terra sicula”, sua terra di adozione. Ricca di storia ed’arte, di tutti i tempi e di tutte le genti, crocevia d’incontro di popoli viandanti: questo è la Sicilia. In “ Rette parallele”il canto all’amicizia, che mai finirà perché mai avrà punto di incontro/scontro. Se ci si guarda attorno sono tanti i vuoti lasciati di chi fu parte della comitiva, meglio vincere la tristezza con un’innocua “ Risata”. L’oblio è patina che tuttoricopre. Così è per “ Rocco” un giovane poeta inchiodato suuna sedia a rotelle ma che con il cuore sapeva volare. Cicerone scrisse “De Senectute”, il nostro poeta fa meno fatica con “ Senilità”, ma il concetto è lo stesso … che vivereè bello anche sul far della sera. Ancor più forte si evince la voglia di godere a pieno della vita in “ Traguardo”, unica edeguale certezza per i viventi, ma ciò non impedisce di assaporare quanto in età non più giovane è pur fonte di piacere: “ Serenamente voglio / all’ultimo mio passo /giungere godendo ”. In vista del traguardo son le “Velenere ”; che cosa ci sarà oltre quella linea che chiude diciascuno il segnato tempo? Ed ancora “ Vele”, cedimento alpessimismo, forse un po’ retorico: poesia scritta con la mente attenta e lucida, assente il cuore. A chiusura, della sua filosofia spicciola, un esempio nel “ Vigile del fuoco”,esempio da imitare per la costanza e la dedizione, ognuno nel suo lavoro: nessuna sosta per riprendere fiato, quando il nemico è in agguato, solo quando è “ Spento ogni bagliore” ilmeritato riposo, per affrontare domani un altro giorno di lavoro. | La nostalgia per le proprie radici, per il paese natio, lontano da dove il fato l’ha trapiantato, non è mai venuta meno; anche in questa silloge bussa forte alla porta del cuore con “Ardore” perché “Palpiti al cuore / mandano i ricordi”. Ricordi ancor più vivi ed incisivi con “Casetta”, ritornando sui luoghi dell’infanzia nella campagna dove c’era “la casetta / sempre un po’ cadente / in costante lotta coi furiosi venti ”, ma che “Era la casetta / dei giochi miei d’infanzia”.E’ possibile sopire lo strappo dalle proprie radici parlando l’“Idioma natio”? Così agisce “l’esule lontano” con in cuore “la nostalgia di tutto”. La mente ha bisogno di sicuri appoggi ma il cuore fugge e trova appigli tra i ricordi. Così in “Illusione” la via di fuga; la ragione paventa “Baratri immensi scorgo / aprirsi sotto i piedi”, il cuore ripercorre a ritroso il tempo, per ammirare con lo stupore “di bimbo mai cresciuto / i fuochi d’artificio”. Un inno alla propria terra è “Otranto”, l’orgoglio delle proprie radici per un sorriso di fierezza insieme alle inevitabili spine: “Otranto terra d’eroi / pronti a morire / per vivere ancora”. Il vivere in un piccolo “Paese” ha forgiato l’abitudine a vedere nel vicino un familiare, una vera famiglia di più nuclei che avevano in comune una corte, spazio pieno di risa e di baruffe. Ed in città? “Chi vive in città / … / … / non ha amici”. Preziosi i “Ricordi” sul far della sera quando ci si avvicina al tramonto che non avrà più aurora: “Lasciatemi vivere / almeno il mio passato.” Il nostro poeta si diletta di pittura, spesso dunque usa il pennello per ritrarre quanto ha destato in lui sorpresa, spesso usa i versi e i ritratti non sono affatto meno nitidi e coinvolgenti. Così è per “Angela” un ritratto di rughe e di sofferenze, “dolori laceranti / spine e travagli”. Un ritratto particolare per “Camilla” in cui più dei tratti fisici sono i tratti morali che si evidenziano. Anche in “Divorzio” tratteggia un ritratto, non tanto di una singola persona, ma dello stereotipo di donna illusa d’amore coinvolta in una vita senza nessun legame affettivo, forse per “convenienza”, legata a un uomo “di selvaggio cuore”. In “Francesco” un minuzioso ritratto di uno sfortunato ragazzo “tetraplegico”, per fortuna circondato dall’affetto familiare: “Non impreca, questa madre, per la sorte iniqua, non bestemmia Dio ma a lui si rivolge con devoto grazie, accogliendo la sua croce come il più bel dono”. Spiritoso ritratto per l’ “Inguacchiator di tele”, un motivo che ritorna spesso nei suoi scritti sul giudizio dei critici, anche se in questo brano sorge il dubbio di una sottile autoironia. Un esilarante ritratto di una bisbetica non domata è “La moglie di Libio”: trattava il marito come uno straccio ma … l’amava. Splendido il ritratto di “Marco” copia di se stesso: “Gli atteggiamenti miei / ho rivisti in Marco”. In “Migrante” un introspettivo autoritratto della propria vita. Pur nella raggiunta serenità, nel cuore di un esule rimarrà sempre la cicatrice del distacco, e basta il semplice ricordo perché ritorni a cruentare. “La vita è sempre bella”, anche nella sofferenza, anche nel dolore, occorre coraggio e voglia di combattere: questo è il ritratto della fiera e bella “Nina”. Splendido e superbo per incisività “Papa Francesco”, ritorna a mente Cristo con in mano la frusta che scaccia i mercanti dal tempio. Un ritratto in grigio nero, come su pellicola il negativo: il paesaggio deturpato dalle “Scorie”. Uno splendido notturno quello ritratto in “Silenzio” chiosato da brevi annotazioni filosofiche: “Il silenzio … / ti trasporta in volo”, condizione senza la quale l’incanto non s’avvera. “Temporale d’agosto”, briosa come una saltellante filastrocca questa poesia. Sulla tela della propria sensibilità umana la poesia “Terremoto” fissa nel cuore del lettore immagini di un’immane catastrofe che ha cancellato interi paesi. Descrizione puntuale di immagini e colori è “Tra due cieli”, e questa volta il pennello cerca aiuto alle parole per rendere visibili le emozioni. La Natura è stata da sempre ispirazione d’estro per tutti quelli che amano esprimersi in poesia. Anche il nostro poeta è affascinato da spettacoli o eventi naturali che descrive in “Alloro”, entusiasta del risveglio primaverile. Ancora più incisivo l’inno alla natura per ciò che osserva “Dalla finestra”: “è la vita/ del giardino mio / che rifiorisce”. E come non dire grazie se con “il tepore di Primavera” nasce un “Formicolio” che risveglia ardori “nell’attempate membra”? Ed ancora un inno alla natura, nell’ammirare quanto gli regala nel suo “Giardino”: una varietà di liberi uccelli dei quali “Invidioso ammiro / la loro libertà / e il volo.” In “Giulio” un dialogo mancato, tra figlio e padre, o con battute mute, fatto solo di sguardi e di silenzi. Espressa meraviglia per miraggio di natura: vedeva “L’isola” immersa in un mare grigio ovattato ed era la nebbia intorno a una “cima estrema / di alta montagna”. Non manca neppure la “Musica” come sottofondo all’estasi contemplativa del poeta, incantato “al pallido chiarore / della splendente luna”. Dalle “Stelle” del cielo alle stille di brina, per il poeta “stelle di brina”. In “Tempesta e festa”, come per le intemperie così per i sentimenti, passata la tempesta si fa festa. Sia sacro o profano, l’amore soggioga i cuori di grandi e piccini, l’amore ha ispirato “Adele” anche se i versi lasciano l’amaro in bocca; così in “Amore” in cui sacro e profano sono un tutt’uno, perché ardente è la passione e perpetuo l’amore. Splendida dichiarazione d’amore in “Compagna”, dopo una vita vissuta insieme, “nella buona / nella dura sorte”, non fa specie se all’impeto della passione, rara, è più frequente il dolce contatto di una carezza. Quando l’amore ha il candore di giglio allora è amore di madre e di figlio; in “Madre pietosa” sarà ancora “L’amor di madre” ad intercedere misericordia alla presenza di Dio. Ed ancora un canto d’amore per la madre, quasi un brandito risarcimento per non aver goduto, fanciullo, di carezze e baci come gli altri bimbi: “aver la madre giovane / ferma sui trent’anni”. L’amore ha tante sfaccettature, è amore intimo e profondo quello dei “Nonni” che osservano ammaliati l’esuberanza indomita delle nipotine “Nei giardini pubblici”. Un canto di fisico amore in “Rina”: “Tutto mi possiedi / tutta ti posseggo / poi sfinito giaccio”. A conclusione posso solo dire che come lettore ho apprezzato la capacità del poeta di imbrigliare in torniti ed armoniosi versi argomenti i più disparati, tutti intimamente intrisi di vita, come amico spesso mi sono intimamente commosso. Grazie al poeta e grazie all’amico. Sogliano Cavour 25. 02. 2017 Antonio Magnolo |
Ai miei nipoti tutti presenti e futuri PRESENTAZIONE I fatti, gli eventi, le circostanze, le manifestazioni, le parole, i suoni, i fenomeni, tutto ciò che transita su questo minuscolo globo di terra e quanto percepiamo in modo naturale o meccanico, giunge ai nostri sensi e/o al nostro intelletto come su uno specchio e rimbalza dal nostro intimo su altri sensi e/o su altri intelletti, provocando azioni e/o reazioni, che si manifesteranno ulteriormente secondo la natura, la fantasia e le capacità di ciascuno dei percettori. I miei versi sono il prodotto di circostanze e avvenimenti che dalla natura e dalla società il mio intimo riceve, evolve e restituisce, modificato o semplicemente come l’ha percepito. Come raggi di sole RIFLESSI da uno specchio, destinati a suscitare, per mezzo di altri specchi nuove sensazioni, nuove reazioni, nuovi riflessi. Alcamo, 27.12.2013 ore 13,15 Marino Giannuzzo PREFAZIONE E COMMENTI a cura di Antonio Magnolo Dal Cuore alla Mente Da quanto si evidenzia nell’ordine cronologico, la silloge “RIFLESSI” si compone di centoundici poesie, dall’01.11.2008 al 30.12.2013. Cinque anni e due mesi in cui l’estro poetico ha toccato le problematiche più varie che però traggono ispirazione, poche sono le eccezioni, dalla vita di tutti i giorni, così come vista e vissuta da chi ha accumulato tanta e tanta esperienza. Un’altra considerazione voglio aggiungere sul percorso poetico, perché mi sembra proficuo per definire meglio lo stile raggiunto dall’autore in questo periodo e che si ricollega, uniformandosi, a quello già visto ed evidenziato in “Istantanee”. Occorre, quindi, aver presente tutta la sua produzione. Ben più di quattrocento componimenti sono stati raccolti in sillogi: - Riflessi; - Versi Sparsi (pubblicata nel settembre 2003); - Istantanee (pubblicata nell’aprile 2009); - Versi Adolescenziali (in appendice); Mi sembra di cogliere il filo logico che lega queste sillogi, individuando il percorso di vita e di sentimenti che nei vari periodi hanno assillato il poeta: dall’istinto alla ragione, o dal cuore alla mente, o dalla passione alla filosofia. E non tragga d’inganno quella “passione”; essa ha il significato letterale di modificazione, che l’anima subisce per effetto delle varie evenienze della vita, e quindi risposta per trovare adeguata soluzione alle problematiche che fortemente spingono all’emotività ed ispirano passione. Nucleo, intorno al quale si sviluppa la passione-reazione, è l’avvertita carenza di affetto, a cui corrisponde la ricerca per riempire questo vuoto. Lo stesso superamento delle difficoltà economiche, incontrate in gioventù, è propedeutico, e quindi finalizzato, a costruirsi intorno un saldo baluardo d’affetti, per non sentirsi mai più solo. Questa esigenza compenetra in modo esaustivo la silloge “Versi Adolescenziali”, e in modo preponderante le prime due fasi di “Versi Sparsi”. Ben altro tono hanno le poesie di “Istantanee” così come in queste ultime di “Riflessi”. A rischio di ripetermi, le poesie delle prime due sillogi sono scritte d’istinto, con il cuore, nelle altre predomina la ragione: emozioni tradotte, quindi, dalla mente. È indubbio che cuore e sentimento stimolino l’estro più della ragione e della mente. Il lettore sente di più e più profondamente le poesie che traducono lo struggimento di passione che il poeta ostenta vergando, scolpendo, con parole aspre e dure o con altre cariche di nostalgia i suoi versi. Le altre poesie si caratterizzano nell’evidenziare la capacità del poeta di scandagliare aspetti naturali, caratteristiche di personaggi, macchiette caricaturali non rare e da tutti conosciute nei paesi. Il poeta diventa filosofo, così è la vita par che dica; a nulla vale la gloria per momentanei effimeri successi, a nulla lo scoramento per sconfitte tanto comuni. Piuttosto gli dà, e ci dà, fastidio il constatare che spesso nel bisogno trionfa l’egoismo e la viltà, proprio là dove l’altruismo e il coraggio sarebbero più necessari. Così va il mondo, lasciamo al poeta la soddisfazione di usare la sua frusta con i versi, e a noi lettori spontaneo il sorriso …, perché vano e inutile è il desiderio di cambiamento, e l’apostrofare, e i rimbrotti …, solo sterile e momentaneo sfogo. Sogliano Cavour 23. 01. 2014 Antonio Magnolo Anno 2008 Eternità L’ultima poesia di “Istantanee” ha la data del 06. 08. 2008, un anno, peraltro, di minor produzione poetica. Probabilmente l’estro, dopo quella nutrita silloge, si è preso un attimo di quiete. E forse non è di poco conto il periodo in cui l’estro si ridesta. ‘Poesie novembrine’, queste prime tre, che aprono la nuova silloge. Diversi sono, certamente, gli argomenti trattati dai testi, ma li sorregge un unico tono in sintonia con il mese: - Novembre …, il mese della rimembranza. Proiettato in un prossimo futuro vivrà di ricordi, li conserverà preziosi tesori nello scrigno del cuore; insieme alle gioie degli affetti familiari, alle ansie e le apprensioni per quanto il futuro potrà serbare ai propri cari, nella certezza amara di non poter recare aiuto. E come se avvertisse l’avvicinarsi, ma solo nel pensiero, dell’inevitabile distacco che separerà i corpi ma terrà unite menti, cuori ed anime. In tutti e tre i testi il pensiero dell’eternità, che libera dai gravami della quotidianità impellente e mette le ali per un viaggio verso liberi cieli, dove è possibile ritrovarsi in una vita senza spazio e senza tempo …, per l’eternità.
Figli Le sembianze vostre figli ho nel cuore. Voi non passerete come l’eternità non passa agli occhi miei. Io me ne andrò ridendo di questa vita insulsa io me ne andrò gioioso al cospetto dell’Eterno. Ma rivivrò eterno tra di voi. Alcamo, 01.11.08 ore 23,40 Eternità Dopo la vita resterò con te viandante perché la mia materia vagherà a te eterna intorno. Muterà forma muterà sembianza ma l’essenza mia tra gli esseri viventi sulla terra immutata resta. Mi vedrai mutato in un filo d’erba. Mi vedrai mutato in una fonte d’acqua che dal monte scende cristallina e pura al verde piano. Mi vedrai splendente nei lucenti occhi di vergine fanciulla. Rivivrò eterno mutando forma e stato rivivrò eterno sulla terra. Alcamo, 10.11.08 ore 8,55 Sacra legge La legge del furfante il complice promulga. Questi i paladini della proprietà estorta con soprusi inganni e tradimenti forse dai padri forse dagli avi o forse da parenti ignoti e occulti. La legge è legge è spietata e dura. È sacrilegio non averne cura. Fino al giorno in cui una rivoluzione non sovverte il mondo. Alla sacra legge appello fa il furfante, ma il furfante nuovo obietta sveltamente: la legge antica è la mia garante. Tutto ritorna ai ladri ed ai furfanti che in alternanza a nuovi ladri e ad altri delinquenti rimetteranno in futuri tempi. Restano gli onesti, cosiddetti giusti, eternamente miseri e contenti. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 18.11.08 ore 14,30 Anno 2009 Malinconia Non sempre è facile individuare il tema di sottofondo che connota vari testi poetici: contenuti diversi portano l’estro ad esprimere diversi sentimenti. Ciononostante ricorre in questi testi, a volte evidente, a volte più nascosta, una nota di melanconia che è propria di una poesia razionale, acquisita in esperienza di vita, e che reputa eccessivo l’affanno di voler dar corso a fatti e avvenimenti secondo i propri convincimenti o i propri desideri. Così va il mondo, malgrado e a dispetto delle nostre migliori intenzioni; è possibile solo partecipazione solidale a chi, dalla vita, riceve solo schiaffi, e porgere una mano o anche solo una parola di conforto. Non è di poco conto la consapevolezza dell’età, non certo in fiore, quando si è all’ultimo tratto, si spera ancor lungo, del proprio cammino; il rendiconto, anche se non in perdita, tra sogno e realtà, tra progetti e realizzazioni, è pur sempre cosa seria. Quanto è rimasto solo abbozzato?! Ed ecco il senso dei versi: “Or la tristezza sul fare della sera incupisce il cuore.”, mentre dall’animo una “voce … / silente torna e fiera”. Noia e malinconia colorano giorni grigi e tutti eguali, anche “le cime” irraggiate di sole non regalano sorrisi di gioia ai “pescatori / che desolati all’alba” fanno rientro nelle case col magro bottino. E forse non sarà sufficiente il sorriso dei propri bimbi, o la parola e la carezza di conforto della propria donna. Voce che sale Voce che sale pura come fiamma in primavera dal verde campo odi in lontananza. Voce palpitante silente torna e fiera agli antichi ardori sparsi nei campi verdeggianti e puri. Alcamo, 11.01.09 ore 21,25 Nicolinsulina C’è in giro un tale che nome ha Nicola. Somiglia ad una vipera ha testa triangolare. È schifoso rospo tronfio e puzzolente che con bastone lungo è da allontanare. Schizza dagli occhi suoi odio e vituperio dalla bocca sputa solo maldicenza. Torvo ha l’occhio buia è la sua mente il cuore ha nero di bile e di sgomento. Nessuno l’ama nessuno l’avvicina perché ha nero l’animo perché ha nero il cuore. Per tutti ha il nome, nessuno sa perché, di Nicolinsulina. Alcamo, 03.02.2009 ore 20:25 Dietro i vetri Dietro i vetri della finestra antica mira la madre il figlio suo viandante senza meta. La morte non le fa paura. Andrà via in silenzio. Ma se n’andrà con lei anche la speranza della filiale felicità perduta. Alcamo, 02.03.09 ore 23,15. Padre Contro il tuo naso il mio nell’illusione buffa di potertelo schiacciare piccolo monello intento a farti ridere senza farti male nella vecchiaia vedo, padre mio. Un tenue colpo dell’incerta mano nel ricordo torna sull’anca mia mentre seduto sono a te vicino. Al tuo cospetto torno per domandar perdono a dimostrar l’affetto che con parole amiche io non seppi dire. Gli occhi fissi tuoi ho negli occhi miei validi compagni nella mia salita. Or ramingo vado ramingo per il mondo e seguo la tua scia in cerca d’una meta che non trovo, meta indefinita. Alcamo, 04.03.09 ore 23,50. Gratitudine La gratitudine è come una fanciulla cortese e lusinghiera. Se la stringi al seno t’accalora. Appaga i sensi tuoi scioglie i tuoi rancori rende più felici i giorni tutti. Polla d’affetto è la gratitudine d’amor sorella se tu l’accarezzi. Sfavillan gli occhi tuoi se l’incontri, a un cenno di sorriso hai la gioia in cuore. Alcamo, c/da Gammara Molinello 26.03.09 ore 18,50 Corna Vedove e sposate sollazzano gioiose sull’ali fantasiose immense d’internet. Viaggiano le corna reali e virtuali con desideri tanti inappagati. I siti d’internet se visiti non visto le corna prospicienti tu vedrai. Eva novella tu vedrai adorata dall’attempato Adamo a debita distanza. Più in là Melinda infocata scorgi che ha parole miste di gioia e di tristezza. Il corteggio piace a nubili e sposate a vedove gementi ma pure a fidanzate. L’attempato illuso che forze più non ha troverai ramingo cercar chi l’accarezzi. Per lui non c’è pietà. Le corna tu vedrai reali e virtuali sull’ali fantasiose viaggiare d’internet. Alcamo, 03.05.09 ore 10,15 Odio Odio negli occhi iniettati a sangue per la compagna di viaggio tuo ho visto. Fiumi di bile su di te ha versato. Annientato ha questa tua esistenza maledetta ha ogni tua carezza. Sei tu il matto che la compatisci e lei la pazza che pure ti sopporta. Bile e veleno nelle arterie scorre. Bile e veleno il vostro nutrimento. Alcamo, c/da Molinello 12.07.09 ore 18,40. Pinuccia Si disse ch’era morta suicida Pinuccia, piccola donna delle pulizie. Si disse che era stata fortunata perché da bimba l’avevano adottata. Morirono gli sposi, ognuno col suo tempo, e sola fu Pinuccia abbandonata. Si disse che l’avevano stuprata, si disse che facea favori a letto. Col cappio al collo un torrido meriggio la povera Pinuccia fu trovata. Non ebbe amici non ebbe mai parenti. Indifesa e sola Pinuccia se n’è andata. Alcamo, c/da Gammara Molinello 01.08.09 ore 14,15 Olive Occhi di fanciulle vispi tra il fogliame civettuole guardano le belle olive nere. Sembrano specchi riflettenti il sole. Sembrano lucciole che risveglia amore. Queste le olive tra i contorti rami sui tronchi secolari dei giochi miei infantili. Non brillan più teneri gli occhi e vispi delle fanciulle compagne dei miei giochi tra gli alberi di ulivi. Delle fanciulle adolescenti e dolci svanite nell’oblio negli anni vecchi e tristi. Alcamo, c/da Gammara Molinello 01.08.09 ore 15,00 Grazie, Signore. Grazie, Signore, della giornata piena di salute che m’hai voluto dare, nella giornata che con nessuno m’hai fatto litigare, dell’arrosto che sulla brace rovente non m’è venuto male, del vino nero che m’ha fatto vacillare, della buona digestione che m’hai fatto fare. Grazie, Signore, di queste ed altre cose che non ho saputo dire. Grazie, Signore. Alcamo c/da Gammara Molinello, 07.08.09 ore 23,55 Scoglio Quando allo scoglio la burrasca arriva l’onda spumeggiante in alto schizza. L’alga rappresa alla rugosa roccia torna con l’onda nel marino abisso. Luminoso resta dopo la burrasca il tormentato scoglio ridente ai venti e al sole. L’onda l’ha lavato. Purificato resta. Alcamo, 24.02.09 ore 5,25. Ricchezza In libertà seduto sono ricco se la montagna miro con le protuberanze in ciel stagliate con i boschi verdi al cocuzzolo. Io sono ricco se il mare scruto lucido al mattino al tramonto crespo con i riflessi delle cime spoglie o delle case bianche dai tetti piani o aguzzi e colorati. La ricchezza mia esposta è al sole è dinanzi a tutti senza casseforti in mezzo ai prati verdi in primavera in autunno rossi tra gli svettanti pini al cielo immoti. La mia ricchezza è questa davanti agli occhi vostri: la esibisco a tutti. Alcamo c/da Gammara Molinello, 07.09.09 ore 14,25. Lina Nacque di parto Lina travagliato. Negli anni crebbe in stato d’innocenza. La sua cordialità creò malizia. Adultera fu detta dalla maldicenza: aveva dato solo confidenza. Le dissero “ti amo” e lei s’illuse di lusinghiero amore imperituro. Un male corporale la devasta e nero tutto appare il suo futuro. I figli suoi compiange eppur non dice: che vita maledetta m’hanno dato! Giace sul letto afflitta dagli affanni giace sul letto e soffoca i singhiozzi. Alcamo c/da Gammara Molinello, 08.09.09 ore 15,10 Giornata uggiosa Pioggia radio musica vocale dal cielo nubi nere cadono sciolte in mare in gelido nevischio. Scomparso è il sole dietro il cielo nero. È giornata uggiosa. Serve acqua ai campi dice il contadino. Notizie dalla radio cronaca tetra e nera solo un accenno di novella lieta. Canzoni insipide battute reclame a pagamento, come le puttane. Di radio pioggia e neve di cronaca tetra e nera la giornata è piena. Alcamo c/da Gammara Molinello, 14.10.09 ore 15,45. Egadi Dalla bruma le Egadi son sorte nel mare d’occidente siciliano. Solo le cime tu vedrai scolpite sull’ali della nebbia in ciel stagliate. Sono le cime che guidano i viandanti quando in mare vanno. Sono le cime di tutti i pescatori che desolati all’alba tornano dal mare con pesci pochi nelle reti grandi. Sono le cime dei vecchi pirati che solcando l’acque in tempestoso mare furono terrore per tutti i naviganti. Alcamo, 24.11.09 ore 10,50 Quiescenza Quiescere è morire o quasi. Inutili per sé inutili per gli altri fuori dal mondo degli uomini possenti fuori dal mondo in coda ai moribondi. Invidiate sono le ore più nefaste quando la vita promette rosei giorni quando alla notte dietro va l’aurora. Or la tristezza sul fare della sera incupisce il cuore. Ci si addormenta col desiderio vago di non più svegliarsi, un desiderio nero che avvelena il cuore. Alcamo, 23.12.09 ore 16,00 Anno 2010 La forza della ragione C’è qualcosa di nuovo nel poeta, che si manifesta nei testi di quest’anno 2010. Come per i vini d’annata così l’estro si connota di particolari sfumature frutto del proprio sentire, della sintonia dell’animo con quanto avviene intorno a noi. Questo significa forse che non sente più il peso degli anni ed il pensiero di quel, sia pur lontano, traguardo? No, nel modo più assoluto. “Tempus urget” ed il poeta ne è consapevole, ma è egualmente capace di ‘sentire’, capace di impulsi e di slanci. Così come il gabbiano che “ … all’improvviso schizza col vento di scirocco verso oriente.” È la forza della ragione a rendere i suoi passi più spediti; con volontà tenace riprende con più lena il suo cammino; “un tumore” o “leucemia”, potenziali agguati, non sono poi cosa grave se “È frutto dell’età”. La “quiescenza” non è più “morire / o quasi” se si ha voglia di alzare lo sguardo dove “Restano i gabbiani lontani punti neri tra le nubi in cielo.” La ragione sa individuare e leggere il bene anche là dove sarebbe impossibile trovarlo. Anche nella crudeltà più efferata è possibile un gesto di completa donazione. Ed eccolo, nella madre che lancia il figlio “tra le braccia” di un’anziana sconosciuta …, e gli salverà la vita. Viva più che mai è la capacità di osservare e di ammirare quanto di bello ci circonda, anche nelle situazioni quotidiane. “Punti fermi”, danno la fissità di un quadro metafisico: su un mare piatto posa una barca immobile e fissi appaiono uomo e cane come per un inspiegabile incanto. Fisso è anche il poeta ammaliato dall’immagine e dalla serenità che regna sovrana; unico elemento vivo lo sguardo, che cattura l’immagine e la imprime nella mente per un’estasiata fruizione. Ed in “Stele” il trionfo della saggezza, della razionalità cosciente e della serena accettazione di quanto non si può mutare. La morte è giudice imparziale che tutto già ‘Livella’; a nulla valgono, nel trapasso, titoli, ricchezze e onori, che non hanno mai donato e non doneranno mai la felicità. Punti bianchi Punti bianchi in mare increspano le onde che a mille a mille s’inseguono correndo all’infinito. Su tutti i punti bianchi solitario al vento naviga un gabbiano. Dell’acqua in superficie lieve par s’adagi ma all’improvviso schizza col vento di scirocco verso oriente. D’Ustica la cima intravedo e l’occhio mio si perde all’infinito oltre i punti bianchi col gabbiano che confuso s’è con l’onde spumeggianti verso oriente. Alcamo Marina, 05.01.2010 ore 12,45 Malinconia Malinconia ti prende se al ciglio della strada ti fermi a rimembrar dolcezze amare. Spossato ormai dagli anni tu riposi. Scorrono su te dal tarlo rosi ricordi vecchi, ricordi della vita, ritornano con te gli amici ormai perduti che più non torneranno. Quando l’età il coraggio impone della resa quando rinuncia vuol dire avere audacia ti fermi sulla pietra seduto a rivangare ogni momento dell’età più bella. Triste ritorna anche la bellezza triste ritorna la bella giovinezza ormai svanita che non allieta più. Alcamo, 10.01.2010 ore 9,00. Se un giorno Se un giorno qualcuno ti dirà che ho un tumore in testa o leucemia nell’ossa non prestargli fede, tu sorridi. È frutto dell’età, rispondi, di vita già marcita che volge ormai al tramonto finito arcobaleno. Alcamo, 16.01.2010 ore23,50 Porto a sera Il porto è fermo riposano le gru. Restano i gabbiani lontani punti neri tra le nubi in cielo. Increspa l’onda il vento e danzano le barche all’imbarcadero. D’uomini e motori non c’è più fermento. Scende la sera sui mortali umani che scuotono la terra sconvolgono le acque rubando spazio ai mari. Immoto resta il porto riposano i gabbiani tacciono i motori tornati sono a casa gli umili mortali. Un altro giorno poi sarà domani. C/mare Golfo 28.01.2010 ore 17,00 A sera A sera quando tutto tace e il buio intorno a me sussurra: pace … odo il latrar dei cani e il mondo intorno a me volteggia eterno. Odo i silenzi di color che furono odo i lamenti degli uomini saccenti. Assordante un rombo di guerra dentro il cuore repentino scoppia. Muto silenzio avvolge l’infinito mare di buio solcato dalla luna lucente uguale e varia nelle notti insonni di vigili e dormienti. Alcamo, c/da Gammara Molinello 18.02.2010 ore 19,15 Mia madre Morì mia madre quasi come ieri eppure il tempo arati ha sessant’anni. Come fosse ieri. Ma io rimasto sono in cuor bambino come i bambini che vivono cent’anni e nel silenzio invocano la mamma quando sconforto nero prende il cuore. Figura tenera è la madre in vita diafano ricordo ogni mamma morta che sempre vivo resta anche nel delirio ultimo di vita. Alcamo, c/da Gammara Molinello 19.02.2010 ore 11,30 Dimenticare Dimenticare tutto per non piangere per non dovere odiare per potere amare per non abbandonare. Dimenticare tutto per non maledire il momento bello in cui si è nati. Dimenticare tutto per poter gioire quando spunta un fiore. Dimenticare i subìti torti per vivere sereni. Dimenticare il mondo per poterlo abbracciare. Dimenticare le delusioni tutte per nutrir speranze. Dimenticare tutti i giorni neri per godere il sole. Dimenticare il giorno per goder la notte e le lucenti stelle. Dimenticar te stesso per porgere una mano ad ogni tuo fratello nel bisogno. Alcamo, c/da Gammara Molinello 09.03.2010 ore 18,00. Colomba Come colomba dispiegate l’ali posa nel vento che dal mare sale alla montagna in cima nel meriggio mite dell’odoroso aprile esser vorrei chiusi gli occhi andare all’infinito inseguendo il sole ad occidente. Sopor di pace lieve m’accarezza. Serenità circonda tutto l’esser mio. Il mare miro dispiegato intorno dal balcone immenso d’Alcamo marina verso l’infinito. Godo gli effluvi salsi delle onde che spumeggianti salgono alla riva inebriando il cuore. Alcamo marina, 21.04.2010 ore 17,55 Rondini Le rondini stamane a coda di cometa svolazzanti sulla piazza vanno in processione. Musica soave l’anima carezza col desiderio mesto di chiudere la vita senza sofferenza senza dire addio a chi non va e resta. Una nota cade nel cuore e lo frantuma in schegge mille di tacito dolore. Continuerà la vita pregna d’armonia dietro le rondini a coda di cometa. Alcamo 27.04.2010 ore 19,25 Pino Lo chiamavan Pino. È andato via. Lo vidi una mattina. L’avrei sfrattato. La pavida Maria trasecolò ma non disse nulla. Non sapeva. Salì carponi Pino la scala al piano primo con stentato affanno. Ricorderò per sempre quel rantolo di morte. Venne la voce fuori dai polmoni senza vocali consonanti e suoni. D’un morto era il tono che senza vigoria con l’unghie s’aggrappava al muro della vita dinanzi a lui cadente. Chiese dilazione e l’ottenne. Non lo rividi più. Partì due giorni dopo. Solo un biglietto nel fondo delle tasche comunicò a Maria che tutto era perduto. Lo sfratto fu eseguito un mese dopo. La vedova Maria e l’orfana sua bimba furono a sera nel mezzo della via. Alcamo, 28.04.2010 ore 18,30. Corona Una corona di fiori variopinti dinanzi ad una chiesa per un amico ho visto. Per un amico andato via per sempre. Corona senza nome abbandonata. Corona per colui che vita più non ha affettuoso omaggio d’un amico in vita che vita ancora avrà. Alcamo, 09.05.2010 ore 1,45 Porta di casa Oltre la porta senti protezione. Sicuro dalle insidie non temi l’aggressione. Vegliar non ti farà notti lunghe di disperazione. Qui la dimora dei sacrifici tuoi qui la dimora delle gioie care. Serenità t’accoglie. Qui la dimora delle tue speranze il luogo dei tuoi sogni vivi o già perduti, che vita più non hanno, dei futuri sogni che roseo nel sonno il domani fanno. La porta hai chiuso. Come in chiuso scrigno tremori ed incertezze avventure e imprese in sicurezza stanno. Alcamo, 08.05.2010 ore 22,00. Vecchio amico È davanti a me. Per strada. Il passo affretto. Lo fermo e lo saluto. Non mi riconosce. Deluso, no, non resto. Il cuor m’ha stretto e la pietà m’ha preso. La testa più non regge - fiocamente ha detto - non ricordo più. Eppure aitante e forte l’amico mio era stato. La moglie e poi la figlia lutti di famiglia l’hanno alienato. Fu così suo padre e altri di sua gente. Memoria del passato più non hanno. Pur vivendo in altra vita sconosciuta a tutti tra la gente stanno. Alcamo, 12.05.2010 ore 19,30. Idea Era un’idea gentile e originale. Ormai svanita più non tornerà ad allietar progetti con illusioni misti. Idee novelle altri progetti ed illusioni altre sopraggiungeranno. Ma quell’idea gentile e originale ormai svanita non avrà più vita. Alcamo, 02.06.2010 ore 05,15 Travaglio Nella notte s’ode il grido d’una puerpera che vita dona al figlio in ospedale. È il grido di dolore che gioia porterà alla novella madre il frutto dell’amore. La chiameranno Asia. Piccolo nome d’una terra immensa, piccola stella che illumina il cammino nella transumanza. Questo il dolore gli spasimi e i sospiri che apprezzare fanno la vita quanto è bella. Asia il nome suo piccolo nome d’un grande continente grande più del mare. Chivasso, 10.07.2010 ore 20,30 Mezzo metro In solo mezzo metro c’è tutta una vita. In solo mezzo metro lo spirito divino trovi racchiuso come in un bozzolo di diafana farfalla. Rosee ha le guance brillan gli occhi suoi Asia il suo nome immensa più del mare. Umile fiammella di fuoco ardente e puro umile fiammella di viventi altri rischiarerà il futuro. Tra le mani mie è tenero fuscello piccola Asia amore d’un poeta. Chivasso, 11.07.2010 ore 17,30 Nino Era Nino tra gli amici miei colui che abbisognava di molta fratellanza. Ma solo nacque crebbe e se n’è andato. Gli amici tutti l’hanno abbandonato. L’antico ardore ora è sotterrato la bramosia dell’oro l’ha lasciato. Solingo giace e muto in serena pace mira e deride ogni essere vivente. Ora che mira di là dall’infinito ora può reggere la terra con un dito. Alcamo, c/da Molinello, 26.07.2010 ore 12,30 Nudi Nudi nel buio le vergogne al vento corriam pei campi inciampando gioiosi cadendo sull’erba secca dopo i raccolti estivi in settembre. Liberi noi siamo felici di un bel sogno dopo l’estate dopo l’ardente agosto. La pelle tua abbraccio è di velluto dolce giaciglio al sonno mio sereno. Tra le braccia tue io m’addormento vivendo il dolce sogno sotto il cielo stellato di settembre. Alcamo, c/da Gammara Molinello 06.09.2010 ore 24,00 Anniversario Tratto di strada lungo io percorsi mano nella mano sempre a te vicino. Ti ressi e mi reggesti in mezzo alla tempesta felici noi gioimmo dopo la bufera. Fummo colombi svolazzanti e paghi liberi nel cielo, nel ciel di primavera. Alcamo marina, 15.10.2010 ore 11,40 Amore materno Amore immenso di perduta madre fu lanciare il figlio di mesi cinque appena tra le braccia della senza nome anziana e un po’ cadente tra la folla immensa e tumultuante. Madre si negò e salvò suo figlio dalla morte certa anima dell’anima stravolta dalla guerra. Con rude mano spinta tra il bestiame fu d’un carro merci: fu stuprata. Tutti i soldati furono nemici, i più nemici i compatrioti suoi. All’alba fu trovata morta dissanguata vita perduta da morte liberata. Alcamo, 31.10.2010 ore 23,30 Nino e il pettirosso Nino il bevitore allegro e scanzonato tra gli amici tutti era stato. Lo ritrovai un mattino sereno di novembre in casa di riposo paralizzato. Compagna sua la radio, il giornale, una rivista, la sigaretta spenta. Solo è rimasto tra compagni soli muti e taciturni. Ero a fargli visita e un po’ di compagnia. Un pettirosso ardito volando in girotondo venne a prender posa sull’inerte mano. Immobile restò Nino il bevitore allegro e scanzonato felice di quel giorno per un amico antico e un pettirosso ardito ch’eran con lui per fargli compagnia. Alcamo, 05.11.2010 ore 17,15 Scopello Un uomo e un cane neri sulla barca bianca tra gli scogli aguzzi d’un mare immenso di colore blu. Limpida l’acqua nei profondi abissi sotto i faraglioni di Scopello scruto. Alcamo, 13.11.2010 ore 15,00 Stele Sulla stele il tempo ha cancellato la data e il nome illustre già da tempo immemore attribuito all’universo intero del passato. Resta la stele solitaria e muta, nulla più dice all’umile viandante nulla più dice all’uomo prepotente. Le stagioni passano e passeremo noi come quel nome di tutti e di nessuno. Pure il ricordo è andato via dal vento trascinato e da intemperie mille nel labirinto scuro dell’oblio. Alcamo, 27.12.2010 ore 11,25 Anno 2011 Il conforto della saggezza Da figlio del “Sud”, conosce bene il dramma di tanti figli diseredati, “andati a morire per altri”. Ma ritrova in sé, nella fierezza del proprio cammino, la coscienza del possibile progresso. Non è vero che la vita sia così nera come la dipingono i “Nichilisti”, il bicchiere mezzo vuoto palesa pure l’altra metà che è piena. E se cosciente è la consapevolezza d’essere in discesa nella parabola di vita, se svanite sono le “sirene … ammaliatrici”, afferma con coerenza che svaniti son pure “i fantasmi … neri”. La saggezza sa cogliere il tratto distintivo e positivo anche nelle cose usuali: così il senso di liberazione dei passeggeri all’atterraggio dell’aereo; così il sonno ristoratore per ritrovare nelle membra nuovo vigore. Ed ancora il constatare che la vita, pur crudele e dura come il subire indicibile ingiustizia, perché condannato eppure innocente, ha comunque, imprevedibili, lati positivi se guardati nella giusta ottica. Così le mura del carcere, diventate baluardo per un mondo esterno ormai estraneo e sconosciuto, dopo trent’anni d’ingiusta detenzione “io tornerò Tra le mura amiche tra i compagni della mia prigione, dove la vita ha un senso e forse una ragione.” Ed è ancora la saggezza che aiuta impulsi e desideri, ormai assopiti, a risvegliarsi ed essere presenti, almeno nei sogni: “nettare succhiai / ad occhi chiusi”. La saggezza che intravede nell’intrinseca ed indefinita possibilità di attuazione del “Pensiero”, sia pur “piccolo … / virtualmente eterno”. E vi sono pure momenti di risveglio, sono però quelli di avvertito distacco – strappo, come per l’amico “Piero Nisi”, che ridesta ricordi e nostalgia tanta. Sicilia Il sud più a sud del sud è la terra nostrana. Fu terra di greci, fu terra normanna, spagnola, francese, africana, fu terra corsara terra infinita schiava di popoli tanti ricca di tanta miseria solo per altri fu terra opulenta. Sicania chiamata. Mite il suo clima generoso il popolo tutto, Trinacria e Sicilia fu detta, terra d’eroi oppressa da mille soprusi madre di figli migranti, tanti e poi tanti, andati a morire per altri obliati anonimi eroi. Alcamo, 13.01.2011 ore 15,26. Nichilista Sostiene il nichilista: non bisogna amare per non doversi illudere, non bisogna avere per non dover lasciare, non bisogna nascere per non dover morire, non bisogna vivere per non dover soffrire, non si può parlare per non dover sbagliare, non si può riflettere per non turbar la mente, non bisogna correre per non dover cadere, mai forzar le braccia per non forzare il cuore, non bisogna scrivere per non subir l’esame, mai cominciare per non dover finire. Si può continuare … Alcamo, c/da Gammara Molinello, 17.01.2011 ore 12,26. Futilità Uno ad uno crollano desideri e sogni di grandezza imperitura e vana. Ha dissolto il tempo tutte le chimere fumose ed invitanti nella gioventù. Delle sirene ammaliatrici al canto più non presto orecchio. Anche i fantasmi fuligginosi e neri sono svaniti son privi di spavento. Alcamo, c/da Gammara Molinello 17.02.2011 ore 10,05 Prigioniero Prigioniero in blocco di cristallo libero nel cielo terso della sera. Sotto di noi naviga lenta la bianca nuvolaglia tra il mare e l’infinito cielo su di noi. Un bimbo piange senza alcun motivo un altro gioca sul sedile accanto. Ognuno porta chiusa dentro il cuore una gioiosa pena o un poco di speranza, ognuno vola bloccato alla sua sedia da una cintura d’incerta sicurezza. Qui non si fuma -dice l’inserviente- Qui non si fuma -è detto con segnale. L’aereo atterra atterra lievemente. Alfin si ferma. Al comandante sopra terre e mari i passeggeri in coro battono le mani. Volo TP-TO Ryanair 23.02.2011 ore 18,35 Ristoro Supino a letto a protezione stringo le braccia al petto. Ho chiuso gli occhi ma non m’addormento. Il sonno attendo che nella notte l’esser mio ristori. Alcamo, 06.03.2011 ore 9,45 Libertà respinta Trent’anni senza sconti di carcere m’han dati: sono ormai passati. Ero innocente avevo tanta voglia di prendermi vendetta. -Sono in libertà, finalmente! -ho detto- Ma questa libertà è opprimente, la compagnia non ho neppure di me stesso tra l’indifferenza in mezzo a tanta gente. Voglio tornare tra le mura amiche che per trent’anni eterni compagnia m’han dato, dove compagni ebbi di sventura, dove la pena è simile alla morte. Qui la vita mia finita è da trent’anni, solitario resto solo tra la folla. Ma tornerò, sì, io tornerò tra le mura antiche, tra i compagni della mia prigione, dove la vita ha un senso e forse una ragione. Alcamo, 19.03.2011 ore 11,00. Vita Amici, nemici, vecchi conoscenti, tutti quanti sono andati via. Io sono ancora qui. Sono in attesa dell’ultimo tramonto desiderando albe luminose. Molte le beghe vissute sulla terra poche le gioie che al cuore han dato pace. Sono ancora qui. Attendo la compagna mia nemica antica che ghermisce bimbi e schiva chi la sfida. Alcamo, 14.04.2011 ore 20,00 Pietre Pietre scheggiate o levigate e nere millenarie storie raccontano del mare. Sulla battigia bianca nell’immenso abbraccio del turchino mare due ombre vanno: sono due amanti o forse due fuggiaschi. Il mare canta la vecchia cantilena che allevia gli animi o rattrista i cuori, la vecchia cantilena dei miei padri ed avi. Scaglie di pietra dall’acqua levigate sotto i tuoi piedi odi mormorare vecchie canzoni giunte sui mari da lidi lontani. Alcamo, 26.04.2011 ore 18,00 Negro Seduto in dormiveglia all’ombra del baobab lunghe le gambe innanzi la schiena al tronco ferma e tra i rami gli occhi un po’ socchiusi ad inseguir la luce aveva il forte negro. In cinque l’accerchiarono lo spinsero legato in mezzo alla boscaglia. Altri sfregiati e forti furon compagni schiavi nel suo lungo viaggio. Altri ed altri ancora gli furono vicini tra le piante alte libere di leccio. Acqua implorò il negro per domar la sete ma un calcio nell’addome lo scaraventò nel liberatore grembo della morte. Alcamo, 29.04.2011 ore 19,00. Compagne Ha trovato Linda la compagna, la bella Maddalena. Insieme son partite per un lungo viaggio il viaggio della vita come due amanti dimentiche di tutto. Più non torneranno nei luoghi conosciuti nei luoghi dell’infanzia tra gente che disprezza e invidia ha tanta. Gente senza cuore senza vita e amore che odia tutto e tutti che la morte attende di neonati sogni. Non torneranno Linda e Maddalena. Nuova casa il mondo e fratelli tutti. Alcamo, 30.04.2011 ore 20,45. Labbra Melliflue e dolci e tenere m’offristi desiderate labbra. Nettare succhiai ad occhi chiusi. Non avesti nome fosti senza età ma fosti la dolcezza di un notturno sogno senza tempo. Alcamo, 29.05.2011 ore 5,00. Pensiero Il pensiero nostro generato più non ci appartiene. È figlio nostro per tempo breve cresciuto e allontanato che nel mondo va indipendente. Abbracceranno altri quell’idea, la sosterranno forse, forse il cammino le indicheranno. L’assoceranno ad altre: rimodelleranno il mondo intero. Questo il pensiero nostro generato che più non ci appartiene, idea peregrina nata dal nulla un placido mattino o in notte fonda disperata o lieta da un uomo piccolo, grande ed infinito, piccolo pensiero virtualmente eterno. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 24.07.2011 ore 9,00 Piero Nisi Dolce una lacrima ed un sorriso lieve sul volto accomunati mi trovai pensando all’amico Piero ironico e compianto. Fu mio compagno sul sentiero aspro nella giovinezza, verso la meta oltre il confine per ciascun segnato. Di viso fu gioviale d’animo bello e ardito umile scalatore della roccia irta di spine e agguati dietro ogni svolta dietro ogni spuntone. L’amor fraterno genuino e schietto ho rivissuto tornando agli anni miei della giovinezza, viandante solitario pur tra tanta gente, verso la meta oltre il confine già per me segnato. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 17.08.2011 ore 12:05 Paura Di tornare a vivere ho paura come i ragazzi che corrono per strada tra le lavandaie che asciugano lenzuola bianche e colorate sui fili lunghi addossati ai muri bianchi del paese. Più non troverò ciò che ormai ho perduto più non troverò gli amici dell’infanzia. Sono cresciuti e sono andati via sono emigrati alcuni al camposanto. Ho paura di tornare a casa la casa di mio padre la casa dei fratelli o quella dei miei nonni. Busserò alla porta risponderà nessuno. Pure i cani e i gatti sono andati via non sono più randagi non fanno compagnia a chi è senza affetti. Desolato il cuore e l’animo mi resta. Alcamo, 14.10.2011 ore 19,45. Pietà Pietà, pietà per l’uomo dal viso sanguinante nell’arrossata polvere tirato. Pietà pel corpo esanime che scettro più non ha ed arroganza. Morto è l’eroe per i suoi seguaci morto è il dittatore per i suoi nemici. Forse domani resterà il ricordo solo il ricordo del nome evocativo di chi fu Gheddafi. Null’altro resta del terrore antico: ammasso informe di carni dilaniate da calci, pugni, schiaffi, sputi e spari. Or tace e giace meteora svanita tra i nebulosi cieli di terra martoriata. Alcamo,20.10.2011 ore 16,30 Giustizia La giustizia è zingara. È zingara e puttana. Del termine giustizia piena la bocca han tutti coloro che tradiscono, coloro che compagna l’hanno di notte a letto a pagamento. Tra le umane cose giustizia è un bel concetto per ingannare i popoli desolati e illusi. Amica dei furfanti amica dei padroni inculcata ai popoli tenendo saldi i troni. Alcamo, 06.12.2011 ore 20,35 Bambina Sul monitor se appari all’improvviso sul volto mio s’accende gran letizia che l’animo rallegra e il cuore inonda. Dimentico gli affanni le inutili diatribe dimentico il grigiore dei giorni miei trascorsi nella rabbia vissuti nella nebbia e nella noia. M’appari luminosa splendida bambina virgulto di mia pianta ormai ingiallita. Alcamo, 15.12.2011 ore 21,45 Bolero Bolero musica sognata tra le immense dune di sabbia infuocata o in fredde notti gremite di fantasmi di tenebrosi giorni o al galoppo di arabi cavalli scalpitanti in mezzo alle brughiere. Amori e odi risentimenti tutti restano fuori dall’attimo presente e al cielo vanno snodandosi leggeri come cirri al vento. Musica arcana che l’animo frantuma e il cuor fa lacrimare. Questo è Bolero musica arcana. Alcamo, 18.12.2011 ore 13,00 Note musicali Se piangi e poi sorridi se il cuor ti batte per note musicali credo che sia gran privilegio il tuo. Sono le note per molti insulse e vuote pregne per altri di vita e sentimento che in cielo innalzano e ondeggiare fanno tra le nubi rosse come i gabbiani solitari e bianchi o i corvi neri a stormi. Volteggiano le note sul mare e per le valli silenziose e quiete or taciturne e mute or come fuochi al cielo gioiose e scoppiettanti. Vivere ti fanno le note musicali. Alcamo, 18.12.2011 ore 13,20 Anno 2012 Serenità Non è da tutti conquistare e godere della serenità una volta raggiunta la piena ed ultima maturità, prima di iniziare il cammino dell’inevitabile senilità: è già, questo, un traguardo di successo. Ma la serenità è meta conquistata solo e quando, nel rendiconto di vita, il saldo è positivo e comunque mai col segno meno. E non si deve credere che il tutto sia frutto …, della dea bendata. Come per lo scalatore, la vetta si conquista con l’impegno e il sacrificio, con tenacia e grinta nelle avversità, trovando il coraggio di rialzarsi dopo le cadute. E l’aver dato come tono di fondo a queste poesie la “serenità” non è solo convincimento di questo lettore – commentatore un po’ stranito, è lo stesso poeta a suggerirla per la soave compostezza delle immagini che donano quiete e gaudio al lettore. Così nel ricordare l’amico “Piero”, passato a miglior vita, che non induce a tristezza, ma ridesta melodie di musica amata e goduta, insieme, nella adolescenza: “era l’amico che con me seguiva silenzioso Brahms la rapsodia veloce d’Ungheria con le spiegate ali della fantasia.” Ma la goccia più dolce e desiderata è quella descritta in “Sorriso neonatale”, la serena gioia di un bambino che sorride in braccio alla sua mamma. Piero Piero, l’amico mio splendente tra i celesti astri che brillano ogni sera tra la nuvolaglia, era l’amico che con me seguiva silenzioso Brahms la rapsodia veloce d’Ungheria con le spiegate ali della fantasia. Muti eravamo attenti sognanti adolescenti nella stanza grande di un monastero dove lo studio dei greci e dei latini pausa elargiva alle fatiche dei sudati testi. Or nell’avello giace. Sono vecchio anch’io la falce nera, no, non mi spaventa. Io sono eterno eterno resterò nella fantasia eterno resterò nell’illusione. Mi fermerà improvviso della morte un colpo in casa o per la strada. Pur io sarò compianto e non farò ritorno come non torna l’amico mio Piero. Alcamo, 03.01.2012 ore 20,5 Sorriso Vorrei un sorriso splendente sulla tomba che custodisce le mie disfatte membra. Sorriso per chi passa guarda e non saluta sorriso per chi passa scontroso o indifferente. Sorriso per i figli per i nipoti tutti, per i parenti e amici degli amici. Se sulla tomba nostra avessimo un sorriso tutti i cimiteri sarebbero dei prati su cui i bimbi vivi verrebbero a giocare. Verrebbero a giocare tra loro a nascondino. Verrebbero a giocare con i nonni morti o in mille modi altri se sulla tomba nostra fiorisse un sorriso. Alcamo, 09.01.2012 ore 20,50. Nascite Ho visto nascere dentro un ospedale bambini belli gioiosamente accolti dietro una porta bianca dietro sportelli a vetri. Altri bambini sono nati altrove altri bambini nel mezzo d’una guerra nella carestia o tra zolle nere di una dura terra. Giustizia umana fin dalla nascenza non conosce bimbi non rinfranca cuori. Uomini uguali sulla dura terra mai tu vedrai: solo ingiustizia per uomini diversi. Chivasso, 24.01.2012 ore 11,05. Orme nere Orme nere sulla neve bianca al nascere del sole stamattina. Eran dirette alla via maestra eran dirette all’ultimo confine. L’ho viste all’orizzonte perdersi nel nulla le orme nere sulla neve bianca. Verolengo, 28. 01. 2012 ore 14,5 Marciapiede Con movenze i glutei van sul marciapiede. Il corpo tuo lusinga ma l’animo è assente. Viene da lontano necessita di pace un altro sventurato. Dall’infanzia corre dietro fioca luce. La corsa è parallela all’isola felice, con te che sei puttana ma vergine nel cuore, dello sventurato che cerca pace e amore. Dal marciapiede nasce resurrezione e vita sul marciapiede nasce il fiore dell’amore. Alcamo, 04.02.2012 ore 14,45. Nebbia Dalla valle al monte come fumo sale la nebbia mattutina. Come odor leggera inonda la pineta inonda gli eucalipti venendo su dal mare. Son salito anch’io col freddo di febbraio e mi ritrovo in cima in mezzo a dei narcisi. Svanita poi è la nebbia e il mondo tutto appare chiaro e luminoso tra i monti e il mare. Alcamo, monte Bonifato 05.02.2012 ore 11,50 Cuccagna Nella grande piazza della cuccagna alto è il palo e dritto unto di grasso nero con sapone misto. La voglia è tanta di giungere alla cima per un prosciutto in più di vino una bottiglia e per gloria infinita. Il tricolore in cima, la conquista prima, dei giovani la squadra sulla vociante folla ha espugnato. Tripudio ha suscitato e gran baccano. Fuochi d’artificio intronano nell’aria mentre seduti del palo in su la cima quasi a consesso bivaccano gli arditi. Alcamo, 07.02.2012 ore 10,30 Ricordi Nel sottobosco fummo degli alberi di pino o dei cipressi svettanti verso il cielo o sulla sabbia bianca in riva al mare a maggio. I freschi anni tuoi assaporai teneri e dolci acqua di sorgente profumo soave della primavera gioiosa e calda più che a ferragosto. Fummo e tutta mi donasti l’anima raggiante odor di primavera. Poi sei svanita come fumo al vento di brezza nella sera. Sei appassita nell’anima e nel corpo, petalo di rosa tra pagine di libro obliato, sono appassito pur io nella vecchiaia. Solo il ricordo resta dentro il cuore il ricordo triste d’un lontano amore. Alcamo, 15.02.2012 ore 0,15. Sera C’è la luna dentro la fontana con l’acqua cheta tra i pesci rossi i pesci bianchi i pesci grigi e le rane verdi. La campagna intorno tace in piena pace. Lontana annuncia l’Ave una campana. Alcamo, 30.03.2012 ore 21,00. Sardegna Sardegna aspra e forte. Cuori generosi e grandi i tuoi abitanti. Voci arcane salgono dai verdi mari fiori gialli sulle terre brulle sparse di sangue rosse agli altipiani. Sardegna dura Sardegna aspra e forte. Popolo orgoglioso senza sorte. Alcamo, 31.03.2012 ore 17,45. Pensiero notturno Il notturno pensiero che turbava la mente insistente hai cercato. Sei corsa dietro fantasmi con occhi sbarrati hai visto anime in pena bimbi infelici sotto la coltre argentata di luna. All’improvviso il sole è risorto balzando dal mare tingendo di rosa ogni cosa. L’aria ha incendiato ha levato dall’acque folate di nebbia fino all’ultimo cielo in iridescente arcobaleno. Natura tinta di rosa, di verde, di blu, di giallo, di rosso, di viola. Or sei felice anche tu. Alcamo, c/da Pigne 04. 05.2012 ore 10,55 Carezza Sulla mia pelle nell’estrema pagina di vita del vento la carezza ho sperato. Come volo di farfalla lieve che posa sulle membra stanche nell’infocato luglio come soffio di verde primavera o bacio dolce di tenera fanciulla vergine e pura ho sperato di sentir stasera. Poi avviarmi con passi lenti e certi verso il riposo che non dà ritorno, verso il riposo che tutto trasfigura in oblio eterno. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 17.07.2012 ore 02,15 Stella Una stella stasera tra i rami dell’ulivo gioca coi grilli e con la luna nascente a rimpiattino. Inchiodati al buio che si va dissolvendo restano gli occhi nella notte nera. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 17.07.2012 ore 21,50. Rompitori Scompaiono, ritornano mille volti amati d’amici andati, d’amici e di congiunti. Sono rimasti di palle i rompitori che non vorresti avere tra i coglioni. Eppur bisogna vivere e sorridere, sorridere e cantare perché la vita è bella per gioire e amare. Gli occhi sempre lucidi per odio o per amore la vita rendon vita amara e bella. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 31.07.2012 ore 16,55 Vittoria Quando rincorsa giunge la vittoria s’allarga il cuore a bontà infinita, il mondo tutto in tripudio appare. Il desiderio corre corre la speranza nel mondo innamorato del grande vincitore. Splende il sole gioca con la luna mattutina, se di giorno vai; brillano le stelle damigelle in cielo se in notturno viaggio sei. Ogni momento è giardino verde è tramonto rosa è arcobaleno dopo la pioggia dopo la bufera. Bello t’appare tutto l’universo. È il momento della tua vittoria. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 02.08.2012 ore 22,22. Pelle di velluto Sulla tua pelle soffice velluto scivola il tempo scivola il vento scivola la pioggia a ripulir le scorie della vita intera. Serena giaci in mezzo alla natura in virginea posa nel campo di nudisti siciliano. Occhio blasfemo insozza le tue membra ma il vento spazza ogni villania, scioglie la pioggia ogni sozzura raccolta sulla via. Il sole asciuga rende più lucente la pelle tua soffice velluto. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 08.08.2012. Piccoli uomini Tre uomini piccoli piccoli van sulla strada maestra. Discutono in tono sommesso o viaggiano muti nell’afa d’agosto. È la ricchezza che cresce adolescenti nello sviluppo. Matureranno nel tempo e costruiranno il futuro. Il torrido caldo arde le membra, le belle fanciulle scrutando vanno per boschi, s’accoppiano, s’amano, vanno abbracciati all’orizzonte infinito. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 11.08.2012 ore 16,35. Cicala Della cicala il frinire antico nel pieno pomeriggio del tardivo agosto dentro gli orecchi ancora mi rimbomba. La frivola cicala sugli alberi bruciati dal fuoco malandrino che invaso ha tutto. La cicala amica compagna da cent’anni del contadino che tra le zolle nere ha trascorso tutta la sua vita. I monti intorno bruni sotto il sole immoti stanno nel vespro caldo torrido d’agosto. Ma tu tranquillo un posto non avrai ove le membra possa riposare ove tu possa vivere ed amare. La cicala amica anche per te è l’unica compagna. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 17.08.2012 ore 14,50. Ospiti Ti son vicini gli ospiti se li mantieni a tavola. Se accenni a qualche aiuto li vedi dileguare come cirri al sole dopo il temporale. Se poi insisti ancora tu li rendi offesi non puoi più parlare. – 48 – Son tutti buoni e cari specie se son prossimi gli ospiti che hai ma cura soprattutto di non creare guai. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 20.08.2012 ore 13,10. Scandalo Scandalo han gridato: il settantenne Gianni Maria di vent’anni ha sposato. Quando l’han visto sulla strada antica frequentare i falò notturni nessuno ha espresso una parola amica nessuno vituperio ha dimostrato. Puttane! – di notte hanno schiamazzato volgendosi ai falò. Ora l’obbrobrio versano su Gianni scapolo distrutto. Or la vergogna accollano a Maria per l’intrapresa via. Ora che Gianni Maria ha sposato il sacro matrimonio viene condannato. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 22.08.2012 ore 10,00. Tempo Sulla mia spalla ha posato il tempo la mano sua stanca. Or m’accompagna ora spinge forte verso il futuro, baratro immenso, meta segnata meta della morte. Dell’eternità il tempo è un segmento che conduce tutti di qua e di là col vento. Poi ci abbandona a un angolo di strada, nel segmento d’eternità futura che non ha misure e alito di vento. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 29.08.2012 ore 13,30 Invito Vieni in campagna. Tu vedrai le stelle quando di notte tutto intorno tace. Vieni a sentire gracidar le rane lungo i ruscelli che vanno verso il mare. Troverai la pace troverai il riposo ascolterai in silenzio il timbro dei rumori. Ma oltre tutto troverai l’amore per la natura verde. Alcamo, 17.10.2012 ore 0,35 Amicizia Come t’innamori della ragazza che non ha presente l’esistenza tua, che amerà un altro da sempre sconosciuto e che la riterrà una rompi cazzi, così noi ricordiamo i nostri vecchi amici almeno quelli ritenuti tali. Vivono altri per grandi nostre imprese a noi legati da vividi ricordi. Ma nulla noi sapremo di amici obliati nulla noi sapremo se pensando a noi hanno notti insonni. L’amicizia è questa: illusione eterna di pensar che altri vivano per noi. Alcamo, 27.10.2012 ore 15,30 Bolle di sapone Tra le mani scoppiano le iridescenti bolle con colori mille cangianti al sole. Scoppiano sul viso tra le mani piccole scoppian tra i capelli della mia nipotina mentre le insegue con le braccia alzate al sole e all’infinito. Piccoli trilli forano il suo cielo dietro le bolle dai colori mille cangianti al sole dell’ardente luglio in mezzo alla campagna tra l’assordante frinire di cicale. Alcamo, 22.10.2012 ore 0,05 Onde e lapilli Quattro metri quadri di piccoli lapilli scorrono sott’acqua con l’onda di battigia. Ritornano con l’onda piccola e impetuosa sparsi sulla sabbia a riportar visioni della fanciullezza A riportar visioni di prima conoscenza a riportar profumi che tornano alla vista di onde travolgenti tutti i sensi miei. Sul mare di Pompei rivivo i primi effluvi che alla memoria tornano. allegre e tristi. Castellammare del Golfo, Spiaggia Plaja, 01.11.2012 ore 12,00. Sorriso neonatale Un bimbo sorridente nell’innocenza prima degli incipienti anni a rosea vita dinanzi ad un cancello stamattina ho visto in braccio della mamma virginea donna e pura tutta innamorata del figlio suo splendente. Ho visto pur la gioia candida e abbagliante d’un bimbo appena nato in braccio della mamma sorridere giocondo al mondo colorato. Alcamo, 14.12.2012 ore 15,10 Natale La madre trepidante ha il bimbo in grembo, tra poco nascerà. Trepidante è il padre del bimbo nascituro che per acuto grido nel seno è sussultato. C’è attesa attorno gioia c’è nei cuori pregni di speranza. Gioia è il Natale. Gioia per i bimbi gioia per gli adulti per la donna incinta per chi da sempre aspetta un giorno luminoso di felicità. Natale è speranza di chi è senza amore di chi non ha un tetto di chi soffre e muore. Alcamo, 22.12.2012 ore 17,00 Anno 2013 Poesia di vita Certamente anche negli altri testi, ma di più in questi ultimi, a quasi chiusura della silloge, la vita quotidiana viene vista e descritta nelle doti caratteristiche della poesia. Se ogni uomo è poeta lo è perché la vita è poesia, in tutti i vari generi, con le sfaccettature del riso e del pianto, della gioia e del dolore, intrisi come siamo di terra e di cielo. E spesso si vive contemporaneamente della duplice emozione, si vive quindi di ossimori; unica è la realtà, diversi i modi di approccio nel perseguimento di finalità singole o solidali. Anche l’arrivo di una nuova vita, del nipote Marco che lo riempie di sano orgoglio, “per continuare la “schiatta” dei Giannuzzo da queste parti”, (scriverà il poeta) non è immune dal dubbio e dal timore della sofferenza: Così la morte di un non precisato Mario, lo porta ancora a riflettere su entrambe le facce della realtà umana: vita e morte. Vita e morte, binomio mai disgiunto nell’esistenza, anche quando non coscientemente avvertito, che è desto negli “uomini”, negli “animali e forse anche” nelle “cose”.
Marco Novella vita giunge a costruir la pace o a fomentar la guerra tra l’uomo e suo fratello. Vita novella giunge a rimpiazzare i morti tutti i nostri morti caduti nella guerra. Marco è nuova stella nel firmamento mio, Marco è nuovo sole che illumina il cammino. Piccolo indifeso fa tanta tenerezza che all’aride radici apporta linfa e forza. Rivivere farà giorni tristi e lieti, gioie ed affanni creduti ormai passati. Castelvetrano 01.02.2013 ore 9,05. Mario Scomparve Mario senza rumore senza dire addio. Ritorna ora nei ricordi miei ritorna ora a ravvivar memoria di passati giorni di cronache facete di tante panzanate. Era giocoso Mario era un fanfarone e rallegrava tutti del mondo circostante. Lo bloccò un infarto nel mezzo della strada mentre guidava un’auto malandata. Si fece un po’ da parte, cedendo il passo a tutti, un po’ più in là, oltre la carreggiata. Mandò un sorriso al cielo ma non fece in tempo a pronunciare Mario l’ultima cazzata. Alcamo, 05.02.2013 ore 21,45 Chissà Chissà se ognuno sa che gli umani tutti e gli animali e forse anche le cose han fremiti di gioia o di dolore o di disperazione e morte o di speranza d’alba se a venire tarda. Con idillio sente il creato tutto pur se pare privo di modo e d’espressione. Ogni individuo è un poeta nato pure se inespresso. Detto vien poeta chi ha mezzi adatti ma tutti siam poeti se guardiamo il mondo con occhi di fanciullo, se per alba chiara o per tramonto rosa il cuor ci ride o piange, per amor trovato o per amor perduto. Alcamo, 27.02.2013 ore 22,30. La verità Giù giù nei profondi abissi io ti cercherò, o su su oltre le nubi bianche in mezzo ai cieli tersi poi ti troverò, Essere immenso, Essere infinito, sconosciuto a tutti. La verità io cerco, invano cercherò. M’illuderò d’averla ma non l’avrò. La verità è instabile come le umane cose, perennemente muta forma e stato. Alcamo, 12.03.2013 ore 08,20 Passato Passano gli odi passano gli amori quando l’avello sugli intimi si chiude. Vile chi sprezza l’essere morente magnanimo s’addice a chi perdono ha dato. Nell’animo ritorna in chi inveisce bile, pace nel cuore a chi ha perdonato. Alcamo, 21.03.2013 ore 12,10. Sorriso Il sorriso d’un tenero bambino tra le braccia ho avuto. Il più bel sorriso sbocciato sulle labbra quasi all’improvviso accennato appena: due petali di rosa. M’accompagnerà tutta la vita. Alcamo, 28.03.2013 ore 5,30. La madre di Mara Alla finestra attende su al quinto piano la figlia sua scomparsa anni e anni addietro. Nel buio pesto e nero scorge un lumicino: forse è la sua Mara che torna da lontano. La figlia sua non torna, è andata via, forse l’han stuprata e trascinata via. Son passati gli anni, passati son decenni, lei attende vigile su al quinto piano. La madre è invecchiata passando notti e giorni in veglia alla finestra su al quinto piano. La madre attende Mara convinta che ritorni. Alcamo, 17.04.2013 ore 22,00 Poeta Poeta fui. Poeta io rimango dopo il passaggio da questa ad altra sponda. Poeta sono vivo tra i viventi l’opera mia sarà gradita a tanti. Sii pur tu poeta sprizza la tua gioia, se taciturno esterna la tua noia. I sentimenti umani son comuni a tutti, ma sgorgano diversi tra l’oggi e l’indomani. Sarai eterno nell’illusione vana d’essere stato singolar cantore. Dissimile cantor da tutti quanti. Alcamo, 05.05.2013 ore 11,25. Ortica S’avvicinò il bambino ad un’ortica verde e rigogliosa e la toccò. Carezza fu la sua, respinta. Volle riprovare. Pungente e dolorante la risposta. Non ebbe amici mai l’urticante ortica. Il bimbo la odiò tutta la vita. Alcamo, 09.06.2013 ore 10,45. Giulio Moribondo Giulio ebbe sogni vivi. Di cose giornaliere di case e di lavori per abbellirne il tutto e poi goderlo fu il farfugliar suo vano. Questo fu il senso di parole e tono quella sera infame quando quel Cristo pendente dalla Croce fissava in modo strano. Contro quel Cristo aveva bestemmiato. Quel Cristo in croce aveva pur pregato. Miracoli quel Dio non aveva fatti e di buttarlo al fuoco avea giurato. Ma che ci stava a fare se sull’amara terra ai figli bisognosi non porgeva mano? Bello sarebbe, gli fecero capire, se ad ognun che implora desse la Sua mano. Nessun miracolato avremmo sulla terra avendo tutti felicità a richiesta. Tra i rantoli di morte chiuse gli occhi Giulio e chiese a Dio perdono. Girato su d’un fianco con le mani giunte spirato fu trovato. Alcamo, 09.06.2013 ore 11,25. Pupella Morì Tortilio dopo avere offeso il mondo intero, dopo aver recato danno a tutti, anche a suo fratello. Venne il giorno delle dipartita, venne il giorno in cui l’addolorato frate ne pose a letto la mesta compagna. Con molto affetto e con tanto affanno lui l’accarezzò, la coprì di baci: alfin la consolò. Non era bella Pupella la cognata, ma egli pose impegno di vendetta. Della dipartita e di tanto dolore Pupella fu alleviata e consolata. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 17.06.2013 ore 0,15. Celebrità Molti dicon di me che son poeta, ma di poeta io non ho la vena. Vorrei sapere unire tre parole in fila che abbian senso logico e di vita. Celebrità io cerco sospirando forse la troverò scrivendo. L’illusione è bella e tiene in vita ogni speranza ed ogni chimera. L’alba, il tramonto e il sole a mezzogiorno han palpiti di gioia o di noia. Ma son sempre vita. Alcamo, c/da Gammara Molinello 07.07.2013 ore 9,55. Il Genio Ognun che segue color che son davanti savio è ritenuto se s’uniforma ai tanti. Fuori di strada fuori di precetto solo il matto corre. La fantasia ribelle l’intelligenza occulta lo renderanno illustre o uomo di bordello. Il genio è questo, è fuori d’ogni norma è un senza Dio o dio egli stesso. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 29.07.2013 ore 16,45 Desideri Mi piacerebbe essere un uccello, con un volo giungere sui pini, o pescecane per solcare i mari, senza bisogno di pinne o di ali di barche o di gommoni, come succede ai profughi africani. In libertà assoluta abbracciar la luna, avvicinarmi al sole, ritornare a terra con sogni e desideri appagati. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 31.07.2013 ore 16,53. Partenza Portò via le scorie il vento, o quasi, dopo l’amplesso sulla battigia addormentata. Sereni fummo e soli come sempre. Ci richiamò alla vita del treno il lungo fischio, il treno della fantasia, della stazione lì in riva al mare. Sola partisti e più non ti rividi. Solo restai tra gli aliti del vento ripulitor di scorie nell’afoso agosto. Alcamo, Gammara Molinello, 25.08.2013 ore23,05. Dono La giovinezza tua mi donasti. Vergine e pura tra le braccia mie margherita al sole tu fioristi. Rosa sbocciasti allo spuntar dell’alba. Portasti frutti in grembo saporiti e belli virginea in cuore madre dei miei figli. Alcamo, 13.09.2013 ore 6,00. Cantico Attesi ardentemente il mio signore. Egli è venuto nel mezzo della notte ed ha posato il capo sul mio seno. Tutto l’ho baciato. Con i capelli odorosi e lunghi tutto il corpo suo ho circondato. M’ha preso lungamente ed io mi son donata. Spossata e soddisfatta tra le braccia sue mi sono addormentata. Egli più non c’era al mio risveglio, ma il ricordo di dolcezza pieno tutto il giorno mi ha inebriata. Alcamo, 18.09.2013 ore 08,15. Ricordo di un sogno Ho chiuso gli occhi sul fare del mattino per ricordare un sogno della notte. Penso e ripenso ma più non rivivrà il sogno mio. Pure il ricordo svanito è del sogno, del sogno bello che non aveva senso. La percezione resta delusa percezione d’un sogno bello che non tornerà. Alcamo 22.09.2013 ore 10,00. Il cardellino Sotto l’albero di cachi mi ha bloccato d’un cardellino il canto. Appassionatamente con note acute e varie l’amore suo esternava. Sul vicino ramo vibrava la compagna. L’amor dei cardellini scoppiò all’improvviso convulso e muto dell’albero di cachi fra le fronde. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 26.10.2013 ore 10,08 Il Generale Mango Spavaldo venne avanti il generale Mango. Pronti eravamo ad affrontar la morte. Pieno fu d’orgoglio di tutti i suoi soldati del valore loro della dedizione dell’abnegazione e dell’amor patriottico. Venne a spiegarci come si combatte per vivere felici dopo la vittoria. Ordine diede d’andar contro il nemico, d’aprire il fuoco coi bronzei cannoni. Andammo innanzi fuori di trincea nemici furibondi contro altri nemici. Caddero molti dinanzi e dietro a noi. Furono gli eroi per l’una e l’altra sponda trascinati a morte da burattinai. Il generale Mango dalle retrovie incitava sempre e incitando visse. Il valore dei soldati suoi morti sul campo fu lauto premio a lui. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 02.11.2013 ore 12,30 Il poeta contadino Ciccio il contadino i cavoli ha piantato uno accanto all’altro bene mesi in fila e a modo distanziati, le rape e le cicorie le dalie e i crisantemi gli alberi da frutto e gli alberi da fiori. È un poeta sulla nuda terra è un poeta in mezzo alla natura. Grazia e perfezione e beltà lui infonde passione e amore e immensa dedizione. Gioioso è Ciccio alla fioritura Ciccio canta allegro alla potatura. Ma quando giunge la grandine di luglio ingoia lacrime di desolazione. Tra le stagioni la natura e i fiori tra melanzane zucche e peperoni Ciccio dipinge tutti i suoi quadri e manda al cielo inni e imprecazioni. Alcamo, 16.12.2013 ore 14,50 L’artigian poeta Il falegname e il fabbro il muratore e il sarto sono poeti nei loro mestieri, e se perfetti sono maestri e rifinitori. Fiorisce il bello nelle loro mani gioisce l’occhio e gode l’intelletto. Ogni artigiano è un creatore ogni artigiano gioisce e si dispera. I manufatti sono i loro canti come la tela è in mano dell’artista, come un sonetto è per il cantore che a carta e penna affida cuore ed emozione. Mentre dipinge poeta è il pittore o chi a materia dona forma e vita. Ognun che crea sicuro è un poeta perché produce il bello. Ché il bello non è bello per denaro. Il bello è bello solo se soddisfa sensi ed intelletto. Alcamo,16.12.2013 ore 15,00 Anno 2014 Ultimi arrivati Sono versi soggetti ad essere rivisitati e, come dice il mio carissimo amico Antonio Magnolo, limati. Sono nati nel periodo in cui si è provveduto a ordinare e rivisitare i vecchi e i nuovi versi da consegnare alla tipografia. Voglio augurare a me stesso che siano i migliori di tutti e che possano dare al lettore qualche emozione in più rispetto agli altri.
La taranta Le ardenti salentine giovani fresche e belle danzano la taranta. Sono le baccanti stilizzate in nero che su piedi alterni rivivono fissate su vassoi antichi di terracotta rossa. Si sciolgono le cinture Si slacciano i calzari svolazzano le vesti nel vorticoso andare or leggero e snello or vigoroso e forte col battente piede come su palmento a pigiare l’uva dell’eterno Bacco. Il tamburello s’agita, frenetico tintinna col vorticoso andare delle tarantate. Vola in alto un velo volteggian le fanciulle saltellando danzano le ardenti salentine. Poi bruscamente crollano insieme con le note le salentine belle tarantate. Alcamo, 08.02.2014 ore 17,20 Cartolina Dinanzi a me c’è una cartolina. Me l’ha inviata Dio amico mio eterno. Di questo panorama gioisci nel silenzio, tu, che solo sei, -così mi ha scritto tu, che solo sei e solitario. Il mare verde-azzurro, o color lampone, il mare pesca gialla quando è sera, in tante chiazze in distese immense ti ho inviato di qua dall’infinito. Tu non mi rispondere, ma pensa solamente, solo qualche volta, che t’ho voluto bene e t’ho pensato Alcamo marina, 16.02.2014 ore 11,27 Sotto l’ombrosa vigna Sotto l’ombrosa vigna puoi fare mille sogni, centomila viaggi di là dal mare, scalare monti impervi. Puoi navigare per smisurati oceani o con voli estremi superar pianeti conoscere le stelle da vicino e poi tornare ad abbracciar la terra che continua a darti linfa e vita. Alcamo, c/da Gammara Molinello, 25.02.2014 ore 13,05. Le ali dell’aquila Avere io vorrei dell’aquila le ali per giungere alla cima della roccia impervia e aguzza. Per dominar con gli occhi l’orizzonte ove non osano le nubi intristir la vita. Per volteggiar qua e là sui nascosti antri sui lidi sconosciuti nel cuor dell’uomo ribelle e tristo per portar la gioia che non ho in possesso. Alcamo, 21.03.2014 ore 17,10 Concezione Vi dico come nacque mio fratello. Con la donna sua nel torrido meriggio un figlio concepiva il padre mio nella penombra attorno a ferragosto sotto il lenzuolo bianco di bucato con parole dolci sussurrate piano. L’orecchio mio curioso percepiva ad occhi chiusi a otto anni appena le parole dolci nella finzione d’un profondo sonno. Ignoravo ancora come si nasce ma come prende il volo l’inizio della vita già insegnava la scuola della strada. Tutto l’amplesso era un artificio di fuochi a ciel sereno nell’età piena degl’infocati amanti. Ora fuochi lievi e più pacati per me il ricordo attizza. Alla mia donna con ardor m’appresso. Felici rinnoviamo tutti i momenti dell’età più bella. Alcamo, 04.04.2014 ore 06,05. Concludendo Son versi come riflessi nati da cose e sensazioni che non danno pane a chi di pane ha fame. Che non danno fama a chi poeta è in vita che non danno vita a chi cerca fama. Verolengo, 30.12.2013 ore 15,35
L’opera nella foto di copertina è dell’autore. Strade e sentieri pugliesi del passato - Olio su legno - 72,3 x 76 Terza edizione Riveduta e corretta Copyright by Marino Giannuzzo 2017 Versi Sparsi qua e là lungo il sentiero della vita. INTRODUZIONE Fin dall’adolescenza sono stato un cultore della poesia, intesa come liberazione dello spirito dalla quotidianità. Ho sempre inteso la poesia non come esternazione di espressioni forbite, ma come sentire intimo, sovente non espresso in modo alcuno e non conosciuto dagli altri. Quella poesia che neppure noi stessi conosceremo mai più, così come si è sviluppata nel nostro intimo in un determinato momento e in una determinata circostanza della vita. Io sono uno che butta giù dei versi, e dipinge anche, quando gli va; talvolta a distanza di anni fra un’opera e un’altra. Mai su commissione. Ho avuto la fortuna di poter essere un uomo libero. Sono molto soddisfatto quando qualcosa riesce come a me piace. Ripudio ciò che non mi piace, anche se non sempre lo distruggo. A modo mio sono un artista e a modo vostro sarete degli intenditori. Comunque so, in via di massima, che l’artista deve morire per essere capito. E tuttavia spero di morire il più tardi possibile; sia in senso reale che in senso figurato. Alcamo, 23.01.2003 Marino Giannuzzo PROLOGO Un poeta per amico Con ritardo da quando ho avuto l’onore e il piacere di ricevere in dono il libro “Versi Sparsi” e dopo aver letto e riletto più volte le splendide poesie in esso contenute mi accingo a scrivere spinto dall’unica esigenza di fissare, nero su bianco, le emozioni che hanno suscitato in me tanti versi scritti dal poeta, ma da me rivissuti come uno strano spettatore, quasi spiritualmente presente all’atto creativo che li ha visti nascere. È l’essere stato, è l’essere oggi forse ancor di più, amico del poeta che mi dà questa splendida facoltà, questa posizione di privilegio e questa mia forse presuntuosa certezza di poter comprendere, più di tanti altri, il sentimento che sottende a tante poesie contenute nel libro e ad altre sciolte pervenutemi in questi ultimi tempi. Mi sembra insomma di poterle considerare, non tutte ma molte, mie poesie, non nell’atto creativo, ciò è fuor di dubbio, ma nelle stesse forti emozioni provate dal poeta, proprio per questa mia situazione: essergli, appunto, amico. Un tratto, forse non lungo della mia e della sua vita, l’abbiamo percorso insieme e se non lungo certamente significativo. Non conosco i motivi che hanno indotto il poeta a scegliere l’ordine alfabetico alle poesie, certo è che l’effetto ottenuto è simile alla semina fatta dal contadino col gesto ampio del braccio a semicerchio per spargere sementi o concime nei campi. Leggendo il libro si ha l’impressione che il poeta non solo ci porti da un posto all’altro con un ordine assolutamente a noi sconosciuto, ma ci presenti poesie dal ritmo e dallo stile assai diversi, proprio perché la semina del poeta ha accostato spesso testi scritti in periodi di tempo assai lontani e che presentano emozioni determinate da situazioni contingenti diverse e note solo al poeta. Quel che noi vediamo e gustiamo sono immagini, ritratti, avvenimenti di vita quotidiana e scenografie che quei versi hanno tradotto spesso con una immediatezza e nitidezza sorprendente, con un verso sempre armonioso, con la parola opportunamente scelta e con l’impatto emotivo sapientemente dosato. Ordine dunque alfabetico che ha portato ad un rimescolamento incredibile di tempi e luoghi dando l’impressione di un cesto ricolmo di petali di svariati colori o di un vestito variopinto. L’OPERA Il testo contiene poesie che abbracciano un arco di tempo che va dal lontano 1964 fino al 23 agosto 2003. L’ultima poesia, riportata nell’elenco, indica solo l’anno, 2003, e non è possibile sapere se è antecedente o successiva alla data sopradetta. Nell’elenco, le poesie, peraltro rarissime, che portano come data solo l’anno, sono riportate in coda alle altre dello stesso anno. Mi sembra che l’opera potrebbe essere divisa in tre periodi distinti dal 1964 al 1998 il primo, dal 1999 al 13.02.2002 il secondo, al quale darei il nome di “Periodo di Caltanissetta” e che comprende anche le poesie scritte ad Alcamo entro febbraio 2002, ed infine il terzo periodo dal 10.04.2002 in poi. Antonio Magnolo Abulia Abulia, nota amara e gentile morta la volontà. Senso d’eterna stanchezza invade le membra, lo spirito annebbia e nulla nulla più ci tormenta. Morta è la voglia d’andare. Pure l’amore s’arresta l’oblio invade le membra l’anima invade e più non tormenta. CL, 02.02.2000 ore 21,05 Alessio Eri l'unica cosa bella che attendevo. Sei arrivato, figlio mio, parte del mio io più che me stesso, nel futuro ti vedo proiettato, compimento degli atti miei più belli. La tua speranza io non tradirò. Pronto son io a strugger altra vita se alla tua s'attenta. In te rivivrò tu mia vita sei. Io t'amo forse più di quanto ami tu te stesso. Tutto intorno mi vaneggia se un solo istante ho dubbio che tu a me non sopravvivrai. Ed ho paura. Paura che il domani non sappia renderti felice o che il fatal destino possa tradire il tuo e il mio desio. Un dio sei per me e dio ti voglio. Io il padre tu il figlio: una vita siamo. Alcamo,14.05.1989 ore 16,50 Amor senile La mia compagna è là. Attende il mio ritorno. Poi m’abbraccerà senza parlare senza un perché apparente. Mi sentirò appagato di questa mia esistenza e un giorno dopo l’altro anch’io vivrò nell’ansia di stringerla al mio seno come ai vecchi tempi quando i nostri cuori giovanili e forti erano uno in unico cammino. Luce all’orizzonte è lei faro che lampeggia nella notte di questa vita intensa. La terra il mare il cielo umile contorno all’amore nostro tacito e tranquillo di senilità. CL, 18.05.1999 ore 20,45 Amore Ardo di passione. Dinanzi a me tu corri e io t’afferro, il seno tuo abbraccio e a me lo stringo: un corpo solo siamo in te mi sciolgo tutto son consunto. Tu sei profumo che inebri le mie membra, mi rassereni e mi ridai la vita. Amore in me è rinato con la giovinezza e sulla pelle tua di seta e di velluto mi distendo: nelle carni tue penetro tutto e come treno scendo. Amore, amore, amore. Questo il verso mio. E al verso mio risponde tutto il corpo tuo e la tua mente con infocato ardore. Poi tutto tace e i sensi hanno pace. Alcamo, c\da G.M. 08.08.2003 ore 13,00 Amore e odio Una volta ancora io t'amo e t'odio. Vorrei annientarti per farti poi rinascere senza la colpa. E tutta mia saresti una volta ancora. Ma lo sperare è vano e t'odio come mai odiai in vita mia. Sei immonda e non ti bramo che per farti male. Mia è la vita e l'amo. Giovane rosa su robusto stelo profumata e viva in questo cuore mio s'è piantata. Strappar tu non la puoi: com’edera ha poste le radici. La rosa e il cuore strapperai a brandelli, ma disunir giammai tu li potrai. Il vecchio amore fiele è diventato e al nuovo amor dà vita come marcito tronco a giovane virgulto, ch'io amo e bramo più degli occhi miei. Alcamo, 19.03.1973 ore 1,00 Anna Oddo -Anche tu?- mi chiese Anna Oddo la puttana. Un pomeriggio nero di bile e di tormento avrei voluto stringerla nel letto. Non l'ebbi mai. E fu la donna onesta più di tutte pur se non di tutte la più bella. Bile era l’amore frutto di tormento e sesso ributtante quel ch'io volevo. -Domani tornerai. lavata e profumata tu m'avrai-. Più non tornai. Anna Oddo la puttana nel cuore mi restò la più stimata. CL, 22\3\2001 ore 10,15 Antonio Due occhioni neri grandi come il mare su un visino immenso. Antonio si chiamava. Un piccolo macigno era nel corpo e buono più del pane il cuore suo. Rosee le guance simili a due mele maturate al sole. Pur lui sperduto andato è per il mondo senza amici senza dolci amori. Nella stanzetta sopra la cantina il cuore suo ha lasciato, dove è rimasto il mio e degli amici suoi, dove la vita insegnava a tutti a vivere il domani. Alcamo, c\da G.M. 28.02.2003 ore 18.00 Artisti moderni Poeta è il pazzo che imbroglia taglia e la logica rovescia. Pittor lo strabico che la realtà deforma e i colori al caso affida. Suoni sperduti rumori accattonati la musica che vale. Stupiscono le arti ma i critici di più gente saccente tutti prezzolati e leccaculo mascherati. CL, 29.11.2001 ore 0,15 Assassinio sognato In sogno questa notte hanno sparato a un uomo caduto nel fango al mio sinistro lato. Hanno sparato in due. Un colpo al mio vicino tre al corpo mio crollato a terra finto morto immoto. Nel buio il malvivente inetto mirava al capo mio che giaceva al suolo incerto se fossi morto. Scomparvero gli ignoti. Io per caso ucciso testimone fui d'un assassinio in sogno. CL,04.09.2000 ore 14,45 Attendere Sotto la luna bianca c’è un mare nero nero e il mondo tutto intero ha un’aria stanca. Ma scruta sotto il tetto dell’umile famiglia, c’è padre madre e figlia in apprensivo aspetto. Aspettano qualcuno che venga da lontano; solo allora ognuno andrà a dormir pian piano. Palermo, 13.02.1987 ore 19,45 Attesa Infinita è l’attesa dell’eterno domani, infinito, illusione perenne, vitale. D’arte invaghiti e di cielo, di marina e montana poesia che riempie le nostre giornate di precaria allegria. Viandanti senza una meta trasciniamo i nostri calzari oggi, domani, nell’eterno domani. CL, 29.02.2000 ore 16,15 Bella è la vita Bella è la vita che ci alletta ed inganna con mille illusioni. Siam cani arrabbiati pronti a scannarci come fratelli che oggi hanno miele domani fiele nei cuori. Odiamo il fratello ma di pace ci diciam portatori. E nessuno scagli la pietra perché tutti siam peccatori. Ci dichiariamo innocenti di ogni misfatto ma tutti abbiamo la colpa dell’ignota rapina che avviene lontano, dell'oscuro omicidio mai conosciuto mai confessato. Alcamo, 15.11.1972 ore 14,15 Campagna Le serpi e le lucertole i topi e i bei ramarri sono gli amici nella mia campagna. Di terra un fazzoletto ove trastullo la cagna mia in calore tra gli eucalipti ombrosi. Un alito di vento le nubi spinge a oriente mentre sui corpi nostri giunge da ponente la brezza tenue e fresca dopo l’arsura delle infocate notti del giugno siciliano. Il caldo, il freddo, i giorni e i mesi passano gli uomini e le cose e gli animali tutti nel futuro oblio. Alcamo, c\da G.M. 2.7.2003 ore 9,20 Camposanto Gelido era il vento e andavano le foglie in mulinello, in pieno inverno, tra tombe tante e croci solitarie nella bruna terra. L’adolescenza mia dietro una tomba spesso vi trascorsi, cercando pace e amore che mai ho perso perché mai ho posseduto. La tomba non c’è più. Pace e amore altrove cerco in solitudine tra turbolente folle di esseri che vanno nessuno sa dirmi dove nessuno saprà mai fino a quando. CL, 11.09.2001 ore 10,25 Carezza La mano tua fugace sul viso mio provato e macilento gentile una carezza d’amore puro quasi non carnale distende lieve. Adolescente torna con fragili contatti e vellutati baci nell’arco discendente della vita amore. I corpi nostri posan nella quiete solo talvolta da un fremito percorsi e nel ricordo della giovinezza guizza una fiamma di carnale ardore. Tacciono i sensi e sol la pace resta ai nostri cuori travagliati e stanchi. Alcamo, 16.02.2003 ore 7,30 Casa di campagna Muri di pietra antica colorata la casa di campagna costruita a stenti fatta con amore lacrime e sospiri nei momenti scuri della vita. Frutto della fantasia dimora delle idee mie più belle. Gli amori vi sbocciarono in estate. E gioia amore e fiori tutti vi dipinsi senza ragione solo con il cuore. Accanto la mia tomba io vorrei in fondo al pozzo che ora non c'è più e che riscaverei per ivi riposare indisturbato dopo i giorni miei. CL, 14.06.2000 ore 21,55
Cimitero Qui sono radunati tra gialli crisantemi i morti nostri. Corpi macilenti e strutti senz’alito di vita, carni putrefatte organi consunti chiedono pietà e preci, gli occhi al ciel rivolti nel buio della bara. Noi sui giorni nostri piangenti supplichiamo l’aiuto dei più cari che non posson dare e terrore abbiamo se al cospetto nostro le spoglie loro il caso a noi riporta. Falso amore il nostro quando fiori e messe a loro tributiamo. Quando i nostri morti che più non ricordiamo in cielo ci fingiamo. Corpi caduchi utili alla terra anime volanti pietà a noi volgete, anime illustri che vi legò amore un benigno sguardo abbiate per coloro che intimi vi stanno. Alcamo-c\da G.M., 26.10.2002 ore 12,45
Circo Massimo Uomini e donne al circo sono senza difesa tra le feroci belve che i figli loro azzannano e sbranano le membra. Canti al cielo innalzano in preda all’ipnosi spiriti già morti. Privi della vita privi di dolore. Del figlio il corpo della tigre in pasto in nome di quel Dio che ogni facoltà di sentir le ha tolto una madre dà. Madri e figli sorelle e padri tutti anelando morte incontro al cielo vanno. L’infernale orgia della baraonda nell’immenso circo stupefatta e ignara la crudeltà sublima. CL, 28.11.2001 ore 19,30. Compagni Pontieri Galasso Caporale Marchesi Manfredi Caranese, Semeraro Seclì D’Agostino, ricordi della fanciullezza, ci siamo perduti. Il mondo ci ha inghiottiti. Puri ci renderà all’Infinito. Nei nostri volti oh quanti sogni svaniti col passar degli anni. A modo proprio ognuno torna con la rimembranza agli amici della fanciullezza in volto mai cresciuti. Tutti li porto in cuore, anche gli odiati, di quella triste età che pur sperando non si facea illusioni. CL, 18.09.2001 ore 17,15– Condannato a morte Giudicato reo. Quindi avevo torto e fui condannato. Questo il verdetto per me che fui innocente. Farò appello al mio giustiziere e avrò torto ancora come ebbi ieri. Rinchiuso nel braccio della morte tra le inferriate guardo dell'alta finestra arrugginite l’alto cielo azzurro. Piccole nubi nell’etere si sciolgono come i ricordi: senza rimpianti e senza rimorsi. Ancor combatterò la mia battaglia tra l'illusione e la speranza vana della mia vittoria per la vita. Ombre lontane e indistinte voci inciteranno questa lotta mia, vana per me e senza gloria, contributo per l'umanità. Pur morto io vivrò. Il boia non sarà il mio carnefice. CL, 10.02.2000 ore 9,45 Convento Ero tornato dai padri Passionisti per fraterna visita di pura cortesia. Nessuno volle aprirmi e me ne andai ospite ignoto senza salutare chi mi fu compagno nell'età più bella. Al mio richiamo sconosciuto un tale disse al citofono che orario era di riposo. Triste me ne andai da Laurignano, luogo di pace dell'anima riposo, senza salutare gli amici ch’ebbi nell’età più bella. CL 12.06.2000 ore 22,33 Corteo funebre Al mio funerale compunto e sconsolato con parenti e amici afflitti sono andato. Muta la bara muti gli amici muti i miei parenti scendevano compunti al cimitero. In prima fila c’erano i più cari dispiaciuti con lacrime e lamenti o con silenzio muto e pensieri tanti. Chiacchiera qualcuno nel fondo della fila, altri sorride per una barzelletta, d’affari alcuno tratta e forte ne discute. Dietro tutti anch’io compunto come tanti. A chiudere il corteo ci vien d’appresso un cane senza guaire senza abbaiare. La bara all’ obitorio lasciamo solitaria. Io solo resto, anima vagante, attorno al corpo inanime in compagnia del cane unico amico fin quando non ha fame. Al terzo giorno il cane s’allontana. Quel corpo che fu mio or puzza e fa ribrezzo: vado via anch’io, anima delusa, una fra le tante, che più non ha memoria d’un corpo aitante. Alcamo, 31.08.2002 ore 17,15 Croci Croci di ferro battuto croci di legno e di oro croci soltanto sui monti e sul petto. La mia croce è fatta di pene: nessuno la vede nessuno può darmi una mano e non è la più lieve. Formia, 04.06.1972 Cutrofiano Cutrofiano, lucente paesino di pianura, ridente borgata, abbandonata. Piccole vie del centro immense nella fanciullezza tuguri già allor cadenti. Tutto previsto tutto ormai scontato. Sarei tornato ma per ridirti addio. Di nuovo andai per le vie del mondo, senza fermarmi, senza riposare, solo fra tanti soli ed obliati. Di strade immense molte ne ho percorse, altrove, ma belle no, come le tue non belle. La rosa rampicante e l’altissima pergola non rivedrò ma più salire al cielo dagli angoli degli usci. La nostalgia è rimasta al piede della rosa. Come la rosa l’anima è invecchiata con le case senza vita. Non tornerò mai più, no, no, non tornerò sui luoghi dell’infanzia. Anche gli amici sono andati via, per le strade immense: e non torneranno che per ripartire. Soli nasciamo e soli ce ne andremo. Anche i più cari poi andranno via, lontani. Solo i ricordi ci riuniranno in tempi e luoghi solo per noi belli. CL, 15.02.2000 ore 10,10 Debole donna Debole donna trionfatrice eterna su vinti e vincitori sempre sarai al cospetto della vita. L’uomo s’illude di domare il mondo, d’essere re padron dell’universo, ma succube sarà di vergine mammella o navigato seno di mignotta. Di femminea dolcezza o d’infimo ludibrio il mondo è tutto e l’uomo un cagnolino ai piedi suoi. L’amor trionfa se la donna vuole. Di quel trionfo solo un mezzo è l’uomo. CL, 30.10.2001 ore 10,00 Doni Nel millenovecentosessantuno fui nel cimitero a Dipignano. Sulla tomba triste d’un bambino caramelle sparse e un dolcino. Erano i doni ai morti per i vivi e prenderli non era sacrilegio ma atto gradito da chi l’avea deposti, atto gradito da tutti i bimbi morti, fiori recisi nell’età più bella. Alcamo, 9.11.2002 ore 7,30 Donna Statua della libertà in capo al corso per chi ti cerca sei. Attorno a te il nostro mondo gira forza centripeta con le illusioni e le speranze vive. L’alloro al traguardo colto con fatica ai piedi tuoi vien posto, o gloria e libertà, donna, forte e dolce. Nell'abbraccio tuo la pace, nel grembo tuo le nostre ambasce, in te ritrova l’uomo amore e vita. CL, 07\03\2001 ore 23,00 Donne Sono molte e varie le donne nella vita. Angeliche o spietate, alla rissa pronte o piene di bontà, dolci e profumate, petali di rosa sul mattino o stelo pien di spine sulla sera. Come la roccia forti o fuscelli lievi nell’aria galleggianti. Gaie ed amorevoli madri abbracciate ai figli mogli vendute a sposi scostanti e non amate. Donne che gli occhi torcono al colmo dell’amplesso o simili a cavalle infocate e ardenti nella piena arsura. Donne amorevoli, piacevoli orizzonti, brezza che rinfranca o scuote le tue membra. Donne soavi al bacio e pelle di velluto, materne e carezzevoli, venali o generose: le donne nella vita. CL, 18.09.2001 ore 9,30
Dormiveglia Cerco un pensiero da inseguire al buio per stancarmi e poi dormire. Alcamo, 03.06.03. ore 0,40 È successo a me -È successo a me quel che è successo a tanti, ma non pensavo di essere un attore e avessi la mia parte in questo teatrino della vita. La donna ch’io amavo con altri s’è fuggita e m’ha lasciato con due gemelli teneri e lattanti. Svanì l’amore suo degli andati tempi che amor non era ma solo voglia di sfrenato sesso-. Così mi disse il mio vicin di casa questa mattina coi capelli al vento e il viso stralunato. Io non risposi e tacque vuoto lo sguardo e vago il sentimento. Alcamo, c\da G.M., 20.02.2003 ore 18,15 Emigranti Lontano vanno gli emigranti in cerca di lavoro, in movimento come le antiche greggi sui tratturi di montagna. Pascoli cercano verdeggianti e pane. Tante illusioni sparse sulla via vecchie chimere nere dentro il cuore. Lunghe file dopo lunghi viaggi speranze al ciel sospese e brividi brividi tanti nelle notti senza luna. Avrà l'aurora il sole e la speranza vita. CL, 25.05.2000 ore 20,00 Estate Come farfalle al vento cadon le foglie secche dall’alto eucalipto. Canta la cicala nel vallone e il cielo introna sulle dorate spighe dell’infocato giugno vespertino. Randagi cani dietro la mietitrebbia vanno i popolani. Alcamo, c\da G.M., 24.06.2003 ore 13,40 Fine Giunge la sera e il giorno s’allontana. Ormai sciancato e zoppo vado del fiume sulla riva opposta, dove la vita è morte, dove risulta tutto una gran minchiata. CL, 10.11.1999 Fresche fronde Immoto è il tempo nella solitudine di questa beata pace senza suoni tra gli alberi frondosi e freschi della fine estate. Ma tu non tornerai essere ignoto della giovinezza. Nel fumo degli estivi fuochi o tra le nebbie della primavera tu mi apparirai privo di sembianze, Spirito puro e grande, Creator dell’universo. E nelle notti nere senza luna o negli aridi deserti sotto il sole a Te rivolgerò la mia preghiera chiedendoti la mano e la speranza. Essere ignoto tu sarai eterno nel cuore degli umani che in temporanea pace stanno sotto le fresche fronde in pieno giorno sul finir dell’estate. CL, 11.09.2001 ore 10,00
Fuochi d’artificio Nella notte un colpo luminoso tra le assenti stelle. Una miriade di luci e un luccichio a rosa, a imbuto, a fungo, cascanti in mille forme di salici piangenti. I fuochi artificiali amici dei fanciulli, terrore dei neonati, nella notte buia di stelle il cielo inondano e pieno giorno fanno. Colori infiniti affannosi e ansanti scie in cielo tracciano tra fumi vari ed improvvisi. Poi la notte tace. Dei fuochi artificiali in cielo resta il fumo vagante. Alcamo, 01.07.2002 ore 16,45 Giovinezza Un colpo d’ali per risalir la china e gli infiniti spazi lo spirito conquista. Della vittoria il brivido fremere fa le membra e l’anima libra eterea. Sotto di noi il vuoto piedistallo al corpo che con dell’ala un colpo gli spazi affronta e sfida. L’inno di gloria al cielo la giovinezza innalza e fuochi d’artificio riporta alla memoria di lunghe notti insonni per un futuro incerto. Degli anni tuoi, fratello, la giovinezza ferma, tuffati nel mare che ha nome vita con slancio e con speranza. Alcamo,19.08.2001 ore 16,00 Homo homini lupus Famelico l’uomo è restato, più crudele del lupo. Il fratello ha mangiato il fratello in piena coscienza contro natura. Le guerre senza quartiere le guerre senza perché, fomentata da pazzi ogni guerra che c’è. Per fatuo possesso d’inutili pietre, per affermare un insulso ideale, l’uomo sull’uomo s’avventa e infierisce. Lo divora senza aver fame. Felici gli sciocchi, vien da pensare, godon la vita e il sole fraterno che illumina tutti. Alcamo, 02.05.02 ore 6,00 Ictus E’ giunto anche per me giustiziere l’ictus che molta gente spinge dal mondo e dalla vita fuori. Ogni parola la lingua mia farfuglia, un angolo di bocca fermo è al sol levante mentre l’altro ammicca verso il suo ponente e gli occhi vanno perduti all’orizzonte. Questa è la foto che guardo di me stesso fisso lo sguardo fisso nello specchio. Sembro imbecille, e forse io lo sono, pure agli occhi miei. Il mio cervello pare sia toccato da danno immane e fulmine divino. Pazzo, cretino, stupido, imbecille, scemo o rimbambito: questi gli ingiusti termini per me che son colpito. Ma voi che mi guardate e che mi conosceste quando fui normale di me pietà abbiate. Alcamo, 30.08.2002 ore 15,30 Idea Peregrina e solitaria senza compagne sterile e vacua nasci, idea. L'infinito la tua casa un cervello la tua terra humus per la crescita se non è tabula rasa. Informe concepita informe il tuo sviluppo. Maturi e prendi forma quasi spontanea e nuova all’improvviso. Sconvolgi il mondo e tutto rinnovelli con la forza tua immortali rendi, idea. CL, 28.03.2000 ore 17,00 Il contadino Accovacciato sulla zolla grossa di terra nera sotto il sombrero immenso messicano immobile il villano nel solleon di luglio sta tra solchi neri di terra rivoltata. Profondo un pensiero lo estraniava dalla natura intorno assolata. Fantoccio sembrò ai corvi stagliato all'orizzonte senza turbamenti senza spazi e tempi. CL, 25.05.2000 ore 23,00 Il dubbio La soluzione chiedo al mio cervello di domande mille e non risponde. Sospeso resto anch'io tra le domande che non han risposta e il vuoto intorno a me regna eterno. CL, 29.08.2000 ore22,00 Il gabbiano Librato nell'aria il gabbiano appeso ad un filo invisibile sta. Le ali fisse nel vuoto compie immensa una curva e dominatore tiene raccolta la grande famiglia sull'acqua. C/mare del Golfo, 26.02.1972 Il grande saggio -Non ha valor la vita terrena e maledetta- insegna il grande saggio. Ricchezza e povertà non hanno senso se un sùbito tumore le appaia e le livella sull'orlo d'una fossa eterna e nera. Pinguedine, balletti, gioire e poi soffrire non hanno meta. Un'illusione il mondo ci prospetta ed ogni azione ha senso forse oltre la vita. Alcamo, 11.02.2001 Il re del mondo Il re del mondo sono senza scettro senza alcun potere. Padrone neppure di me stesso in piena libertà virtuale. CL, 12.06.2000 ore 22,56 Il suicida Nell’intima voce che chiama a scaricare il fardello di vita trova una ragione il suicida. È un cane randagio in mezzo all’autostrada sceso da un pullman che corre senza una meta. Ha superato l’attimo buio privo d’uscita. Gli occhi serrati un salto al di là del baratro immenso lo ha proiettato all’eterno. Non ode il passato dolore né gioia. Amici e nemici più non ricorda. Nell’eterno silenzio finalmente assapora la pace. Alcamo, c\da G.M. 10.12 .2002 ore 18,00 Il televisore Foriero di mille notizie foriero di mille illusioni quadro variante di giorno e di notte sempre attuale di attimo in attimo senza tregua come la vita. D'estate e d'inverno in ogni stagione occhio perenne su mondi vicini occhio perenne su mondi lontani. Occhio che guarda che scruta gli abissi dei mari s’addentra in reconditi antri universali. E paesi lontani distese ghiacciate o deserti mai visti noi conosciamo seduti in poltrona davanti al camino mentre una guerra s’ode infuriare lontana. CL, 11.07.2000 ore 14,00 Il tempo Il tempo passa a misurar la vita e nulla nulla ci tormenta come la vita stessa. Tutto scorre come fiume al mare limpido e soave o turbolento e nero. Odio ed amore come a vecchio tronco edera s’attorce e in alto ascende per ricadere al suolo secca e senza vita sono nel mondo. Amore dolce fa la vita odio i giorni ti arrovella: questa è l’altalena che non ha mai quiete nel passar del tempo. Alcamo, c\da G.M. 05.9.1999 ore 16,15 Il treno Tun...tun... tun...tun...tun... tun...tun... Il treno fischiando è passato davanti alla vecchia stazione assolata senz’anima viva che dia un senso alla vita del treno che passa sui vecchi binari di strada ferrata che senso non ha nell’aperta campagna. Serpeggia lontano tra gialle colline arse dal sole di luglio che ombre non ha. Treno fantasma è chiamato senz’alcuno che viaggi senz’alcuno che speri senz’alcuno che aspetti vicino o lontano. Fischia ogni tanto tra le assolate colline il treno che va senza una meta senza speranza: treno fantasma. CL, 28.06.2000 ore 14,23 In aereo Un cielo rovesciato come nello specchio. Buttarsi in tuffo sulle nuvole di sotto come su letto di soffice bambagia e saltellando balzar di picco in picco nuvoloso. Sopra di noi il cielo azzurro e senza veli. La terra più non vedo. Il paradiso è qui amorfo e senza vita. Sicuramente Dio è più su. Meridiana, 03.12.2000 Kimba Ha nome Kimba la cagna di mio figlio. Nessuno la voleva: una cagna femmina. Anche mia moglie a lei s’è affezionata. Sappiamo già che la sua vita è breve. Le cure e il dispiacere non la salveranno. L'ucciderà la mano che l’avrà curata. Povera cagna, forte eri e bella; le corse per i campi, i salti e i giochi erano l'orgoglio di chi ti stava accanto. Ma or distesa al sole del tramonto ti guardo, ti compiango ed ho pena. Perché tu non soffra io t'ammazzerò. Non so se è giusto, non so se cuore avrò. Un'unica certezza: dopo morta ti rimpiangerò. Alcamo, c/da G.M., 27.04.1995 ore 18,00. La barca Snella come un pesce va la barca al mare nero di mistero. Parte la barca in rete la speranza di portare a casa con il pesce il pane. Vanno a pescare la fortuna altrove e neri sotto il sole porteranno il pane ai piccoli affamati i pescatori. C\mare del Golfo, 1979 La lezione Amelia dà lezione: che piacere! Cinque per cinque per cinque- dice- e poi s'arresta. Carmelo non capisce guarda muto. Stanco è della vita non comprende. Egli non sa che un dì sarà più triste e stupido parrà tutto il passato. Ma vivi or felice, piccolo Carmelo, trascura il tuo domani. Donne e ricchezze: tutto è fantasia; arriveranno e passeranno come nubi al vento. Tetro e amareggiato resterai: unica compagna una tomba seno materno unico e fidato. Amelia spiega ma nulla che non sia già spiegato. E non dirà mai che vivere e morire non ha senso. Apprendi questo, povero ragazzo: vivere non sarà un gran tormento. Sprezza la vita e ai piedi la vedrai. Ma questo già per te è gran problema: non pensare a nulla. Ascolta la filosofia antica: sazia la pancia e del resto te ne frega. Alcamo, 17.11.1972 ore 16,00 La macchia Hanno stravolto i luoghi intorno a me, i luoghi dell’infanzia. Hanno distrutto l’amica mia natura eterna nel mio sguardo. Ma il mondo gira e tutto intorno a me gira e non s’arresta al mio volere. Muta la terra crescono i virgulti tutto si trasforma. Anch’io non resto eterno nell’attimo voluto. Sono cambiato e nulla m’ha fermato. Anche le pietre della vecchia casa sono andate via, ma qui il ricordo resta d’un bimbo mai cresciuto tra gli alberi d’ulivo d’un pero e d’un arancio che pure allora c’era. Cutrofiano, c/da Macchia 10.04.2002 ore 18,10. La poiana Ali spiegate al vento ascensionale alta e solitaria la poiana sta ferma nell’azzurro punto nero in cielo. Piccolo aquilone senza filo è gioia dei bambini nel piccolo cortile che immenso pare di città. Il gioco è fermo. Gli occhi fissi muti son gli sguardi verso il cielo fermi verso il punto nero. Poi d’improvviso scivola lontana non si scorge più la poiana. Alcamo, 28.09.2002 ore 19,00 La tela bianca La più bella tela che ho in casa mia è una tela bianca incorniciata. Ognun dipinge ciò che più gli aggrada senza curarsi di stile e di colore. Vi raffigura il mare il cielo o l'oltretomba misto a cavalli frigi sulla spiaggia o tra onda e onda. O rose verdi nascenti tra le spine e donne nude in offerta al sole. Uomini possenti e indeboliti tanto dal torpore. Fulgidi i colori chiari e iridescenti di passione carichi e di sensi. Ognun la guarda ognuno vi dipinge tutti estasiati stanno e soddisfatti. La tela bianca d'arte è galleria: unica tinta paesaggio figura o geometria o tutto insieme misto tu vedrai volendo essere un artista. CL, 30.05.2000 ore 17,00 La verità La verità assoluta non esiste ma ognuno l’ha e vuole imporla agli altri. Parole ascolta con molto scetticismo e solo in parte forse le comprende. La verità è la morte che tutto in noi cancella. Menzogne vane propinate eternamente a tutti durata breve hanno. La verità non c’è: la verità per tutti. CL, 24.10.2001 ore 10,00 La voce del poeta Canta il poeta alle stelle parla forse a se stesso inutile cicala. Fuori dal mondo nessuno è per tutti. Una voce solo una voce di cicala vana che nell'aria vaga tra voci fatue d’esistenza umana. Il poeta tace e la voce resta solo la voce d'un nessun che fu artista di parola. CL, 19.06.2001 ore 23,00 Labirinto Mille tortuose vie percorriamo. Al trivio è sosta. Sceglieremo a caso se a dritta andare o a manca. Diverso il futuro se la scelta è altra da quella programmata. La vita è un labirinto: il filo del ritorno più non troveremo. Alcamo, 29.09.2002 ore 15,35. Lampi C’è il cinema nel cielo con lampi, tuoni e mille sfarfallii stasera. Il cielo s’apre tra la nuvolaglia nella notte nera splendente e chiaro come a mezzogiorno. La pioggia non arriva tra tuoni tanti e desiderio d’acqua che rinfreschi questa terra arsa siciliana. Solo il cinema resta di lampi e tuoni in cielo tra la nuvolaglia nella notte nera. Alcamo, 26.07.2002 ore 22,45 Le leggi Poche leggi per uno stato sano. La corruzione norme infinite detta per ogni circostanza e nebulose. Oggi hai ragione ove altri han torto per volontà d’un giudice che può manipolare la norma a piacimento. La società corrotta molte leggi apporta: al debole le applica al forte le modella. Sana società leggi scritte ignora. CL, 21.03.2000 ore 9,43 Luigi Stamane dal giornale ho appreso che Luigi da una carabina, forse sua amica, è stato trucidato. L’hanno ammazzato mentre lui fuggiva su un gommone colmo d’eroina, di cupidigia e vita. Ragazzo generoso per la madre il figlio suo modello. Ora non c’è più. E’ andato con la droga. Piange la madre nell’illusione invitta l’immatura morte del figlio suo innocente. Alcamo, c\da G.M. 31.03.2003 ore 17,30 Mafia ed antimafia Mafia l’han chiamata. Hanno dato nome ed onorificenza a squallida follia a pura delinquenza. Eroi dell’età novella i nuovi delinquenti. Uomini vuoti e millantatori dietro immensi veli tentano issare monumenti propri sull’ossa di coloro che più non moriranno. I nuovi eroi mafiosi, generali illustri, sembrano invincibili ma son nell’urna chiusi con poteri immensi negati a molti altri fuori della mischia. Mafia è la pazzia di umane belve che non hanno cuore non hanno intelligenza. La mafia nulla vede, solo il danno altrui. Gente dappoco sanguinaria e vile pericolosa perché da manicomio e nel branco forti. Uomini arditi come i cacciatori che dalle stanze sacre dei neri tribunali la guerra hanno fatto pigiando dei bottoni e sterminando tutti: innocenti e rei, erba dannosa e piante senza colpa, in un sol rogo ardendo in questa trista stagione siciliana. Mafia ed antimafia molti morti han dato: molti senza colpa. Le madri han pianto ignare di misfatti mai provati. Qualcuno s’è pentito in mala fede, altri han condannato, qualcuno è morto qualcuno all’ergastolo è andato. Si contano i morti e i vivi ormai distrutti: tutti hanno perso anche i vincitori. Resta la gloria e qualche monumento per un tempo breve. Ricomincia il ciclo: cacciati e cacciatori si daranno il cambio. CL, 22.2.2000 ore17,17 Magda Magda, donna infamata. Brasilia la tua terra lontana, di vita ogni speranza perduta. Obbrobrio sul viso legge il passante dinanzi alla fiamma che arde. La piccola Ada in casa è rimasta a Linda abbracciata, madre e sorella di sei anni appena. Là il pensiero quando sorridi a chi non conosci mentre sublima le tue belle fattezze d’anche e di seni e ti va palpeggiando i meandri. Tu fingi passione e sorridi. Solarmente sorridi con nivei denti alla notte. Unico faro entro il cervello due piccole ignare di una nobile vita svolta su strada con giornaliera tristezza. CL, 17.02.2000 ore 10,15 Mani rosse Mani rosse di sangue d’odio macchiate salutano amici lontani. Odio nascente dal nulla privo d'ogni ragione pieno d’insana follia. Scene di guerra lontana che par non ci tocchi ma com’acqua inquinata sotterra invade ogni falda. Mani rosse di sangue d’odio macchiate di stolti pazzi mortali. CL, 08.05.2001 ore 22,00 Marina In un campo di grano maturo correva Marina le spighe oltre i capelli. Correva correva correva: ansante come puledra. Cadde ridendo. Tese le mani implorandomi aiuto e avvinghiandosi forte mi ebbe sul seno. Passarono l’ore calde di giugno nell’onda gialla di grano maturo. Ansanti giacemmo, ansanti come puledri nel caldo meriggio di giugno. Poi venne l’oblio fino alla sera. La dolce tenera sera nel ciel di velluto. CL, 13.01.2000 ore 22,5 Meriggio nisseno Capodarso lontano infocato nel vespero sta rude gigante disteso nell’arsa campagna. Spossata, Cecilia, tra il grande uliveto all’ombra riposi Ruggero chiamando Ruggero tua fonte che refrigerio ti dà. Ricordi l’immensa frescura di notti lontane di palpiti ardenti di stelle cadenti di mari splendenti nel sole del tardo meriggio che spinge l’onda che va a lambire la sabbia a penetrare la roccia. E l’afferri t’ aggrappi ti sciogli tra le braccia convulse di lui. Poi t’addormenti, Cecilia, attendendo la sera, la placida sera, che quiete apporta alle spossate tue membra. CL, 18.10.1999 ore 19,00 Meriggio romano Riflessi di sole su vetri di case strane ed uguali. Rumori privi di senso vorticoso andare di vita. Il Tevere squallido nastro melmoso lentamente si scioglie volgendosi al mare. Nel pullulare di vita un’insolita pace attanaglia il mio cuore. Vorrei fuggire laggiù tra le rosse cime dei monti sul finire del giorno con le rondini che roteando nel cielo mirano la città del caos. Roma, 29.05.1971 ore 20,30
Michela
Nuvola sei
lieve
profumata e bella
in questa primavera.
Invito all’allegria,
all’amor perverso,
il cuore mi tormenti
e il sangue s’arrovella.
Ancora ti vorrei.
Il labbro tuo di rosa
il petto tuo di giglio
e gli occhi tuoi,
stelle al firmamento,
ancora dammi,
amore.
Ancora io t’ avrò,
piacevole ginestra,
aspra e succulenta.
Stanotte il seno tuo
m’avviluppava tutto
e il labbro carezzava
il mio orecchio.
Nel sonno avvampai.
Tu con me ardesti
nel mezzo della notte
di questo maggio pregno
d’amorosi effluvi.
Aggrovigliai a te
i sensi e le mie membra
ed ancora avvampo.
Amami, Michela,
una volta ancora
e t’amerò
come nessuno al mondo
ho amato in vita mia.
Una volta ancora
ti possederò
e nell’attesa
il pensier mio si strugge
in sogno indefinito.
CL, 27.05.1999 ore 15,00
Milite
Raccontami la storia
quella vecchia storia
del milite caduto
andato a prender l’acqua
al fiume
nella guerra.
Tutto era calmo
e già a noi tornava.
Un colpo di cecchino
nel mezzo della strada
il milite compagno
incosciente ardito
passò da parte a parte.
Al cielo volse l’ultimo saluto
e della brocca l’acqua
furono le lacrime
sparse sul suo viso
di molte madri ignare
in perenne attesa
del figlio il ritorno.
Era ventenne.
Ventenne in me è rimasto,
ardito nella morte
ed incosciente.
Era la guerra
la legge del più forte
sotto parvenze
di giusta carità.
Alcamo, 16.04.2003 ore 17,15
Mimosa
Ridente mimosa,
il gelo t’ha stroncata.
Rigogliosa e bella
in tutto il tuo giallore
fosti
ed or sei prona in terra.
Ma tornerà per te
l’altra stagione,
giovine ancor sarai
e gialla e viva.
Per me la bella passa
e più non torna
stagion di primavera.
Tutto m’agghiaccia
e tutto mi tormenta.
Non gridi all’alba
di garruli cardelli,
non voci dolci
di parole amiche:
tutto m’è tormento,
tutto m’è tenèbra.
Roma, 1971
Mio figlio
Ho pianto per mio figlio.
Un disgraziato affanno
paventato
m’ha scosso alle radici.
Come foglia è tenero
che sul ramo nasce
in primavera.
Uomo maturo ho pianto
come bambino piange
per cosa ormai perduta.
Senza vergogna fui
ma di gioia pregno
nell’accorato pianto.
Alcamo, 19.01.1979
Mio Padre
Forte agli occhi miei
fosti e dolce
nell’età mia tenera.
Passarono gli anni
e tra figlio e padre
conflitti e incomprensione.
Anche tu passasti
e solo allor compresi,
padre severo
ironico sorriso
occhio di lince
furbo contadino.
La presenza mia
non avvertisti,
vecchio smemorato,
benché al telefono
col figlio tuo parlassi,
tempi rammentando
per me remoti
e già dimenticati.
Il corpo tuo decrepito
nell’avello giace.
Passeranno gli anni
e passeremo noi.
Ci ritroveremo
Dio sa dove e quando
padri e fratelli
di sorelle e madri
senza distinzione
fratelli tutti ignoti.
In unica fiamma
le nostre fiamme
ardenti e sconosciute.
CL, 11.04.2000 ore 14,25
Mirko
Buongiorno!- hai detto,
all'alba.
Benvenuto!-
qualcuno t’ha risposto-
e per la vita!
Quest'alba felice
ti arrida
e un radioso sole
i passi tuoi accompagni
fino alla sera.
Che a venire tardi
e ben accetta.
Alba e tramonto:
un giorno:
momenti della vita.
Vivere è bello
anche sul fare della sera.
Per ora corri all'alba,
ignora la sera,
la serena sera…
Alcamo 21.06.1990 ore 22,00
Mistificatori
Sacerdoti degli antichi dei
d'Egitto d'Assiria e di Babilonia
d'Etruria e della Cina
di Budda e di Confucio
Ebrei e Mussulmani
gente cristiana falsa e bugiarda
alla conquista d'un mucchio di denaro.
Unico Dio han l'oro
i ministri d'ogni religione,
i cui princìpii hanno travisato
e della bontà i dettami,
seguaci indegni
e dei sacri templi
abitatori immondi.
Nulla vi è dovuto
se non disprezzo e infamia
e vilipendio.
Santi vi vorrei
e senza pecca
come color che pochi
in solo spirto stanno.
CL, 15.03.2000 ore 9,53
Mondo giusto
Ho scoperto
tra i fratelli miei
la carità di Dio.
Ma tanto interessata
e falsa
che schifo farebbe
perfino ai Farisei.
Amor per il fratello
la loro bocca
vomita abbondante.
Vogliono un mondo
giusto e senza pecca,
ma adattato
all'esigenza loro.
Facciano gli altri
ciò che è da fare.
Loro già fanno
quanto voglia detta.
E’ questo il mondo giusto
d’un cristiano infame.
CL, 26.05.1999 ore 7,45
Monologo
Ignora Aldo
l’opinione altrui.
Parla
riparla
dice e non ascolta.
Il parlare suo
è soliloquio.
Non recepisce
il pensiero altrui
e già sul labbro
ha nuovo un suo discorso
presuntuoso e vuoto.
È un uomo solo
e solitario resta,
il padreterno è lui
e disprezza ognuno
che avanti gli si trovi.
Teme il confronto.
Gli altri nulla sono
e nulla aggiungeranno
al saper di lui.
Mondo piccino è l’uomo
chiuso in guscio d’uovo:
o piccolo capretto
in piccolo recinto.
Piccolo mondo
piccolo cervello
ognun racchiuso
in un guscio d’uovo.
Alcamo, c\da G.M.,13.08.2004 ore 12,00.
Montanaro
A passi lenti
arranca il montanaro
su per l’erta a sera.
A casa torna
il vecchio montanaro
torna al focolare
che attorno i cari accolse
in unico sorriso,
senza illusioni,
senza rimpianti
per chimeriche
felicità perdute.
Andati sono i figli.
Torneranno
ma per ripartire
verso il sole ardente,
per le strade afose
di città già morte,
che non hanno aria
aria pura e sana
come nei boschi
verdi di montagna.
Al caldo del camino
il vecchio resta
in paziente attesa
gli occhi fissi
all’ardente brace
e con la mente vaga
e tace.
Alcamo, c\da G.M., 14.01.2003 ore 17,35
Morti
Quanti morti intorno a me!
Passano in folla o sparsi.
Hanno sul viso
la gioia ed il dolore
dell’umanità vivente.
CL, 29.05.2001 ore 0,30
Nebbia a primavera
Nessuno
può fare che ciò che fu
stato non sia:
neppure Iddio immenso
l’onnipotente.
L’amore
che in odio si trasforma
sempre amore resta
negativo.
Di abito diverso
ricopre nude membra.
Il tempo scorre
e nulla mai l’arresta
fiume perenne
nell’eternità.
Piccola goccia l’uomo
dell’immenso fiume,
rotola e si scioglie
e al ciel s’innalza,
nebbia a primavera,
ignoto all’umanità.
CL, 13.05.1999 ore 02,30
Noia
Allegre brigate:
ricordi lontani.
Forti emozioni
o nere giornate
per viver la vita
non ho.
Noia
noia totale
m'opprime.
V’è nebbia nel cuore
tra folla varia di gente
per idioma e colore
per usi e costumi
felice o scontrosa
diversa di umore.
Noia il suo nome
dello spirito morte.
CL, 11.10.2000 ore 21,30
Nostalgia
Pure la nostalgia è morta
forse
in chi è lontano
dalle vecchie case
dell’infanzia.
Non ricorda più
o ha ripudiato
i sogni suoi più belli:
la speranza è morta.
Sua patria il mondo intero
nulla gli appartiene
dei luoghi attraversati.
Uomo senza terra
senza speranza e patria.
Fatua fiammella
si spegnerà in silenzio
nell’etere dispersa.
CL, 29.11.2001 ore 21,30
Notte d’agosto
Nella silente notte
odo canti di gioia
lontani.
Monotona la sirena
ripete
il doloroso lamento
e il clamore dei grilli
s’alza alle stelle
nella notte agostana.
Zora
cagna fedele
veglia guardinga
il notturno riposo
della padrona.
Alcamo, c/da G.M., 06.08.2000 ore 2,20
Notte Nissena
Miro di Nissa la cattedrale
nella notte lunare.
Intorno il silenzio
e voci lontane
di sperduti fantasmi.
Puniche,
greche,
arabe,
franche,
normanne,
spagnole
e longobarde
mille voci confuse
nella notte silente
volteggiano in cielo
sui tetti bianchi
fra i campanili
sulle case addormentate.
CL, 30.06.1999 ore 23,15
Notturno
Come lanterne
nella notte nera
si spengono le luci
ad una ad una.
Progetti incompiuti
speranze senza vita
sono caduti
in mare con il sole.
L’anima riposa
lo spirito ha pace
o ha ira inquieta
e cova la vendetta.
Resta in ciel la luna
sugli uomini a vegliare
sulle luci spente
della notte nera.
Solitaria luna
perenne ha il navigare
mira le pene e tace
di chi va a dormire
senza pane e pace,
candida luna
che illumina la notte
da brividi percorsa
immensi come il mare.
Alcamo c/da G.M., 24.07.2002 ore 0,30
Nuvola
Nuvola vissi
sull’ali del vento
e sull’arso terreno ricaddi
pioggia nella bufera.
Il riposo
il sereno riposo
tra turbini tanti
non trovo.
Alfine ristagno
nell’immensa pianura
nebbia immobile e densa
sull’invisibile lago,
tra le umide sponde
dell’acqua
che immobile sta.
Alcamo, c\da G.M. 03.07.2003 ore 13,30
Oltre la frontiera
Sono di là i nostri morti,
oltre la frontiera.
Non torneranno.
Han fatto il grande passo.
Attendono tutti
della trincea
al naturale salto
nell’eternità.
Esercito saremo,
fanti e cavalieri
raccolti nei millenni
in cerca della quiete
dopo la guerra
insulsa della vita.
CL, 27.09.2001 ore 0,20
Ombre
Ombre infinite
nella notte nera
e in folla immensa
davanti agli occhi miei
chiusi nel sonno
in movimento stanno.
E morti rivedo
vivi amati e odiati
o sconosciuti o dimenticati.
D'uomini larve
fatui ricordi di corpi belli
vanno innanzi a me
senza meta.
I nostri morti
gli amici ormai perduti
e quelli che ci odiarono
per nulla.
E vanno in folla immensa
ombre infinite
nella notte nera.
Alcamo, 01.05.2001
Ombre sulla sabbia
Le nostre ombre
s'allungano
sulla sabbia infocata
del vespero
e tu mi guardi
contro il sole morente.
Ad uno ad uno
gli ombrelloni
abbassano l'ala
sull'immensa spiaggia,
solo le ombre restano
dei fantasmi
sorgenti dal mare
con la nebbia.
Tutto tace
la natura s'addormenta.
Alcamo, 27.06.1973 ore 20,00
Orgoglio
La tua vitalità
mi ha spiazzato.
Quanto non promesso
tu m’hai dato
e di felicità
il cuore mio inonda.
Ogni desiderio
si è avverato.
La vecchia linfa
nei rami tuoi rivive
e sale al cielo
coi fiori a primavera.
Costanza e volontà
la tua potenza.
CL, 22.02.2001 ore 17,45
Padri e figli
Padri e figli
mai s'incontreranno.
Idee mature
forse sorpassate
hanno i vecchi padri.
Acerbo tutto
anche l'espressione
sbattono i figli
a tutto il mondo in faccia
convinti sempre
d'essere nel giusto.
I padri sanno
che giustizia è parola vana:
è legge del più forte.
I figli credono
i padri ingannatori
ma la parola è amore
e il tacere
prudenza incarnata.
Comprenderanno i figli
quando saranno padri
e saggi riterranno
i vecchi del passato.
Dell'umanità
la ruota gira eterna:
non v’è comprensione
tra i primi e gli altri
della lunga fila
che in marcia lenta va
all'infinito.
CL, 24.07.2000 ore 21,45
Palazzo ducale
Oh quanti passi
a consumar le scale
nel palazzo antico
di Genova ducale
a supplicar la grazia
d’un pane duro e nero.
Sotto i portici
e fin su le terrazze
oh quante donne
splendide nel volto
videro vergogna
loro diventare
normal costume
invidiato assai
da chi quel pane
poi non ebbe mai.
Bianchi i marmi
possenti le colonne
ma tra le balaustre
solo infamia resta.
Passato è il tempo
e nuvola diventa
ogni ricordo
d’applausi e sorrisi.
Potenza, amor, vendetta,
invidia e gloria immensa
sulla torre antica
vuoti concetti
dinanzi a me si stanno.
Tutto si evolve
e tutto il tempo annienta.
L’antica gloria
concetto vuoto resta
attribuito al nome
d’un labile fantasma.
Genova, 14.05.2002 ore 21,25
Pasqua in trincea
Pasqua in trincea:
un ricordo lontano la gioia
forse non nata.
L'odio invade la terra
il fratello combatte il fratello
senza un perché
seguendo gli eroi
avventurieri e patrioti
che tana non hanno
che fomentano guerre
inutili guerre.
La Pasqua è scoppiata nei cuori
come bomba che allarga i confini
al di là di ogni trincea.
Il cannone rimbomba lontano.
Il ricordo d'una vecchia campana
a rintocchi celeri e forti
ha invaso la testa
dell'uomo colpito in trincea
che giace senza soccorso
tra tanti
che più non han vita.
Ha finito la guerra.
Tace la vecchia campana.
Tace anche il cannone.
E' Pasqua,
il soldato riposa per sempre
tra gli inutili eroi.
CL, 11.04.2001 ore 0,30
Pazzia
Son pazzo,
pazzo d’amore.
Ma non amo nessuno.
Neppure me stesso.
La vita è uno schifo
che vivere è bello,
dicono alcuni.
Siamo tutti balordi
siamo tutti cretini
siamo figli di madre puttana.
Poesia è ogni cosa
che noi non capiamo
poesia è la vita
che sempre c'inganna.
Schifo noi siamo
col nostro morboso volere.
E vogliamo
vogliamo
vogliamo
soltanto la morte.
Ché lotta la vita
ché pace la morte.
L'amore è un inganno
dell'uomo per l'uomo.
Esiste soltanto
la nostra perfidia
di uomini abietti.
Alcamo, 13.11.1972
Pianto
Pianto senza lacrime
dolore senza clamore
tortura silenziosa
d’un cuor di madre
privata del suo figlio
sulla bara muta
ho visto
nella casa vuota
ieri sera
accanto.
Alcamo, 21.03.2003 ore 23,00
Picasso
Picasso
a me non piace.
Eppur gli intenditori
l'hanno sublimato.
Lo schizofrenico
fuoco e lapilli erutta
come vulcano attivo.
Spettacolare nella notte nera
la lava ardente scende
nella siderea valle,
squarcio d'un nirvana
sospeso al firmamento.
Spontanea produzione
di pazzia,
di turbe inconsce,
vulcaniche esplosioni
d'una mente insana,
tipica espressione
d'ogni Musa bella.
Arte è follia
parossismo e malattia:
occhi nei piedi
e lingue sotto il mento,
la testa tra le gambe
in moto e in contorsione.
Ritorno ai primordi,
mi si dice.
Spontaneità istintiva di parole,
musica farcita
di note frantumate
e in groviglio miste.
Braccia dalle natiche sorgenti
e gambe dalle orecchie
di testa che cammina
senza piedi.
Senza costrutto i suoni di parole
cadute sulla strada
travolte dalle auto passanti.
Arte dicono che sia
questa accozzaglia
di prodotti misti,
della natura sgorbi
innaturali.
CL, 02.03.2000 ore 10,30
Piccolo bar
Porto di mare il bar.
Vengono e vanno barche
cariche di gioie ognuna
e di dolori,
ognuno col suo mistero
gli avventori.
Scoglio
nel deserto delle azzurre acque
in quiete
o nella tempesta nere.
I fannulloni stanno,
attendono il domani
guardano colui che arriva
si ferma e poi riparte
per viaggi impervi e lontani,
di pesca in cerca,
di pane, vita e affari.
Piccolo faro il bar.
In silenzio attende
che ogni barca arrivi
con gioie e con speranze
riprenda il viaggio
e torni.
Porto di mare il bar,
piccolo faro,
attende.
Alcamo, c\da G.M., 26.10.2002 ore 8,00
Più non tornai
Più non tornai
a casa di mio padre.
Il mondo intero
spalancò le porte
e senza una meta
io m’incamminai.
Vagabondo e stanco
talvolta riposai.
Andai.
E ancora non mi fermo
fino al giorno in cui
coperto dalla neve
mi troveranno
a un angolo di strada.
Tutti i figli vanno:
ognuno la sua strada.
Lasciano i padri i figli,
più non torneranno.
CL, 17.10.2001 ore 22,00
Possesso
Nulla ci appartiene.
La proprietà è dei figli
che nulla mai avranno.
L'uso delle cose ci è concesso.
Veniamo al mondo nudi
e nudi ce ne andremo
pur se tra gli orpelli
o in abiti consunti.
Le nostre idee han vita
passano ad altri
coi quali cresceranno
o aride e secche
periranno.
Anche l'idea
a noi non appartiene:
solo il possesso
per breve tempo è dato.
CL, 18.04.2001 ore 10,15
Preghiera
Sul mio sonno veglia
o Dio di pace.
Veglia quando dormo
e veglia se son sveglio
ad occhi chiusi
e sul cervello mio
se resta immoto.
Sul mio domani
sereno e senza affanni
o pien di turbamenti,
sul mio cammino,
o Dio immenso
onnipotente, eterno.
Accogli la mia prece,
o Dio di pace;
veglia sul mio sonno
o se veglio.
Alcamo, 24.06.2002 ore 2,00
Presepe
Pure quest’anno
è nato il Bambinello.
Tra gli angeli e la grotta
il bue e l’asinello
risplende il cielo azzurro
di palpitanti stelle.
La cometa porta
“Pace” nella scia
e di straziati corpi
sanguinanti e a pezzi
nulla riferisce
di bimbi martoriati.
Nulla riferisce
degli innocenti morti
per follia di pazzi.
Tacciono i cannoni
attorno al mio presepe.
Il rombo degli aerei
lo scoppio delle bombe
tu non odi.
Lontana è la guerra
per non turbar la pace
attorno a questi luoghi
dimora dei miei figli.
Si tace ai nostri figli
d’Erode e d’innocenti
perché non sian turbati.
Il ruscello chiacchierino
va al lago artificiale
tra mille paesini
sui monti e in riva al mare
con tante luci bianche
ed altre colorate,
con il mugnaio
le pecore e il pastore.
Questo il presepe
dei teneri miei figli.
I figli degli indiani
cinesi o afgani
non ha importanza
se sono malridotti
come Cristo in croce.
Anche per loro
giungerà la pace,
la pace eterna,
la pace per i buoni.
CL, 19.12.2001 ore 0,30
Primo compleanno di Vanessa
Un anno e sei sbocciata
dal calice corolla,
fiore mio.
Ho visto i sogni miei
rivivere con te
ed ogni cosa morta
ha ripreso vita
ed albero gigante mi diventa.
Passeranno gli anni
e giovane sarò
in te rispecchierò gli anni miei
timori e gioie rivivrò in eterno.
I miei problemi furono ieri
domani passeranno,
ma sempre presente
e bella come un fiore
mi resti tu
forza motrice di tutti i giorni miei.
Possa seguirti e renderti felice
per cent'anni ancora
e degno sia io d’essere tuo padre.
Alcamo, 26.06.1975
Randagio
Nella città immensa
nel meriggio ferragostano
andavo
cane randagio solitario e muto.
Alito di vento non vagava.
Pure gli uccelli
posavano per l'afa
tra le fronde rosse
la testa sotto l'ala.
Squittivano
senza turbare
il solido torpore
delle grandi strade
abbandonate.
Nessun vagava.
Nella città vuota
cane randagio
godevo ferragosto
solitario.
CL, 05.04.2000 ore 24,00
Religione
Illusione eterna
antica e sempre viva
per consolare l’animo
di ogni disgraziato,
con la promessa
d’un mondo mai avuto,
d’una ricompensa
per ciò di cui fu privo
durante la sua vita.
Per goder piaceri
c’è il ticket di turno.
Chi è stato già servito
guadagna un posto in coda
e attende l’aldilà
serenamente.
Un Dio senza pietà,
si afferma,
che nulla ha d’umano,
manderà all’inferno
chi ha sbagliato:
poveri o ricchi
felici o sventurati.
È la giustizia
vista dai potenti.
Ma senza il freno
d’una religione
e senza l’illusione
d’un’ulteriore vita
avremmo già la morte
tra le dita.
CL, 28.11.2001 ore 23,45
Ricordi
S’accende come un lampo
il ricordo
d’un pargolo che cade
mentre corre
tra fiori
che inebriano il suo essere
d’odori.
La vita è un arco
che al tramonto volge
e torna al suo germoglio.
Ritornano presenti
i ricordi antichi
e quelli più vicini
sono assenti.
Alcamo, 2003
Rinuncia
Ho rinunciato
ai luoghi in cui io nacqui.
La mia rinuncia
fu per la fatica
che il luogo richiedeva
di braccia e senza pane,
non per le radici
che sempre ferme stanno
di quella terra mia
piantata in cuore.
Amore e vita
sorsero con l'alba
speranze e canto
caddero al tramonto
ma la mia terra
ferma è in mezzo al cuore.
Alla mia terra
io sarei tornato
se all’isola deserta
non m'avesse
la vita abbandonato.
CL, 14.06.2000 ore 23,03
Riposo eterno
Gianni riposa
nell’eterna quiete
dopo novant’anni
di scontri miseri
di vita.
Sereno il volto
lascia il tempo dietro
e nell’eternità
s’invola.
Lamenti più non ode
né risate false.
Gli occhi più non apre
sui terreni orrori.
Il vecchio corpo giace
e invisibile fiammella
su di noi volteggia
spirito eterno
che al ciel s’innalza
a rischiarar la via
a chi resta.
Alcamo, 05.11.2001 ore 04,15
Rosa
Rosa di roccia
arsa dal sole
il giorno,
dopo la notte
fresca di rugiada
sotto il castello
dentro la pietra
solitaria e mesta
tra i taciti abitanti di borgata
al vento stai
e miri questa valle sconfinata.
Sperlinga,12.03.1998.
Ruggero
Cieco interdetto e scemo.
Nulla intende e nulla può volere.
Eppur si sposa.
Gli hanno trovato una ragazza bella
per i gusti suoi prosperosa
ma stupida pur lei e senza testa.
Due cucurbitacee:
la zucca ed un cetriolo:
ambo vincente al lotto.
Ma sciocchi più di tutti
i parenti loro:
li sposeranno
due mesi appena
dopo il primo incontro.
Staranno bene.
Chi tace s’accontenta.
Essi hanno taciuto.
Saran felici,
qualcuno ha stabilito.
Saran felici,
tutti son convinti.
CL, 18.02.2000 ore 16,02
Scende la sera
Scende la sera:
tornano a casa tutti i miei pensieri
la malinconia.
Il giorno gaio è andato via.
Unica e viva
rinasce in me la speme
quando ritorno
sugli antichi passi
e boschi rivedo
e cinguettar d'uccelli.
Vita alla vita
eravamo in due
e povero non era
il nostro amore.
Io t'amo e nulla mi tormenta
quanto l'amarti e non averti meco.
Ma verremo fuori
dal fiume dei sospiri
sfoceremo al mare senza guai
dove ogni dolore
si trasformerà
in chicco di rugiada.
Cutrofiano, 30.10.1969
Sensi
Con occhi nuovi
io scrutai la notte
e all’alba
ho scoperto il sole.
Con nuove orecchie
auscultai il silenzio
e l’armonia fu mia,
con nuove mani
ho carezzato labbra
ed un sorriso è nato.
Con nuovo gusto
assaporai la vita
ed ebbi la speranza.
L’universo ho annusato
e della terra il palpito
dei mari e dei vulcani
il sangue ha penetrato
che nelle arterie scorre
in rivoli sottili ed infiniti
alla scoperta di profumi nuovi
di fiori e di creato.
Alcamo, c\da G.M., 15.01.2003 ore 18,40.
Sera
Nella penombra
sul fare della sera
seduto al muro basso di campagna
il cielo guardo arancio
all’orizzonte
là ove il monte interseca altro monte.
Piccole luci
s’accendono in presepe
e ammiro muto
intorno a me il silenzio.
Cresce la luna e guarda da lassù
tra nuvole vaganti
drappi bianchi al vento.
S’ode lontano
brioso un mandolino
insieme con la voce
d’un violino.
Seduto al muro basso
le spalle ad un pilastro
chiusi gli occhi dormo.
Alcamo c\da G.M., 12.11.2002 ore 18,00
Sergio
Pacata la figura
sobrio il portamento.
Nulla lo rallegra
nulla lo tormenta
in apparenza.
La tempesta ha in cuore
come vulcan marino
che dai profondi abissi
all'occhio non appare
in superficie.
Quiete l'attende
serenità immensa
dopo il travaglio
solitario e lungo
della giovinezza,
ricordo
che non si rinnovella.
CL, 25.01.2001 ore 22.22
Settembre
Settembre mostoso è arrivato
attendo una vita novella.
Ogni speme ritorna
e vivo di gioia.
Ignorano tutti
il mio cuore
di quanti effluvi ridonda.
Godo in me stesso
ed ho pace
dopo ogni tempesta
c’è la quiete.
Il mondo più non esiste.
Sono nel nulla
vago tra mille pensieri
vago tra mille chimere
che hanno un corpo e una vita.
Ho un dolce sorriso
negli occhi e nel cuore.
Dorina,
mia dolce Dorina,
la tua giovinezza
dà forza e dà vita.
Io ero in un sogno
un lugubre sogno
mi hai risvegliato
con una carezza.
Restami sempre vicina
la man nella mano
dammi coraggio
e andremo felici lontano.
Alcamo, 5.09.1973 ore 13,30
Solitudine
Enorme conchiglia
appare la vallata
di greggi solitarie
punteggiata.
Pastore senza gregge
solitario sono
costretto tra la gente
indifferente
che non m’appartiene.
L'esistenza mia è questa
è questo il mio destino
non voluto.
Da tenue morbo affetto
di misantropia
attendo che mi cerchino
coloro che ho respinto.
In questa conchiglia
immensa
vorrei la sepoltura
e sopra di me il cielo
vigile e sereno.
La rosea sera
scorterà i miei sonni
quieti o turbolenti
nella notte bruna
per consegnarmi all'alba
a vecchi e nuovi affanni
il cui nome è vita.
Nicosia, 28.08.1997 ore 19,42
Sorella
Sorella,
il tuo respiro
ha l’aroma del giglio.
Sei la foglia più verde.
E così dolce
così tenera
così bella
tu facevi
delle mie giornate
una perpetua aurora.
Sei armoniosa
come il canto dei liuti sacri
nel ricordo che resta.
Cutrofiano, 1966
Sorriso
Un sorriso sul tuo volto
splende eterno
pur se ti si stringe il cuore
per la vita impietosa e dura
che conduci.
Triste compagna
la mesta solitudine
che il sole spegne
e occulta a te le stelle.
Verrà il mattino
e con la rugiada
la noia andrà via.
Splendenti gli occhi tuoi
saranno al mondo intero.
Gioia porterai
in tanti cuori
e tu non lo saprai.
Riceverai amore
non t’accorgerai.
I giorni tuoi
trascorreranno eterni
pari ai giorni altrui
che felici agli occhi tuoi
sembrano e perenni.
CL, 03.10.2001 ore 22,30
Speranza
Nostro desiderio
è che i figli nostri
abbiano ricordo
dei meriti che abbiamo
per le apprensioni avute
nel viaggio esistenziale.
Ma non valuteranno
ciò che noi vorremmo.
Quel che a noi non piace
positivo avranno
e quel che ogni fibra
dell'anima ha cercato
disprezzeranno.
CL, 28.05.2001 ore 23,30
Sulla battigia
Son tanti i miei pensieri
io senza parole.
Solo.
Su questa sabbia
infocata al mattino
e tiepida stasera
d'attendere qualcuno
io mi fingo.
Tutto passa
ciò che fu creato
senza curarsi
di questa mia esistenza.
Due amanti vanno
del mar sulla battigia.
S’abbracciano incuranti
di ciò che li circonda.
A gioir con me
non verrà nessuno.
Non verrà nessuno
a farmi compagnia
ad ascoltare
la musica del mare
compagna antica
in questo bel tramonto
presso la battigia
in piena estate.
C/mare del Golfo, 19.06.1972 ore 19,00
Sulla nave
Giù
sull'acqua nera
sopra i marini abissi
dietro la nave
di schiuma un'autostrada
bianca si formava.
Fischiava il vento
nella notte nera
senza ombre o luci
di lontani fari
su terre e monti
oltre il buio immoto
e l’acqua nera.
Tutta la notte al vento
io trascorsi
in luogo solitario
della poppa.
Soffusa l'alba
e un disco immenso
luminoso e rosso
sorse dall'acque
chiare del mattino.
Stretta via di sangue
lunga ed infinita
poi più larga e chiara
l'acqua infocata
tutta attorno apparve
mentre di schiuma
la lunga autostrada
perenne si formava
e si sciogliea lontana
della nave in poppa.
CL, 11.05.2000 ore 23.00
Sulla roccia
Sull'umida roccia
il mio cervello
spappolato è rimasto
caduto dalle mani di Dio.
I corvi l’hanno beccato
e il sole lo ha seccato.
Tu avresti raccolto
la rimanente polvere,
tra gli spiriti
certo il più gentile,
nell'urna sacra e vergine.
Sei perita
tra i flutti della vita
e questa roccia
sarà per sempre maledetta:
ogni viandante
si segnerà passando
con terrore.
Alcamo, 28.12.1972 ore 0,30
Tamburino
Dinanzi alla fila doppia
di candele ardenti
in processione
nel mezzo del viale
in festa del paese
sotto gli archi
multicolori
della luminaria
tenace il tamburino
batteva sul tamburo
appeso al collo
il ritmo frenetico,
monotono e pur vario,
automatico robot
con le stecche in mano
diventato.
L’attimo di gloria
gli ho invidiato
che la folla
ai margini di strada
a lui tributava
con foto, telecamere
e tripudianti applausi.
Unico e solo attore
in mezzo a tanta gente,
ultima figura del paese
per un anno intero,
uomo dappoco
e senza fumi in testa,
tamburino solo,
grondante di sudore
dalle membra tutte,
di sé riempiva
a mezz’agosto
la calda serata
in ritmo frenetico mutata.
Alcamo, c\da G.M., 23.08.2003 ore 11,15
Tarquinio
Com’albero cadendo
ad albero s’appiglia
in sulla cima
segato alla radice
in mezzo alla boscaglia
e vivo pare e vegeto,
respira, pur se morto,
così colpito
nel mezzo della piazza
in mezzo alla mia gente
fu l’amico mio Tarquinio.
Un colpo solo
al cuore.
Ridendo cadde
per una barzelletta,
al fianco d’un vicino
appeso al braccio suo
e gli occhi fissi.
A lui aveva gli occhi
chiedendogli il perché
di tanta cattiveria.
Senza parole
con carità fraterna
l’amico l’abbracciò.
A terra lo posò
piano
per non fargli male.
A terra fu trovato
nel mezzo della piazza
senza amici e senza testimoni
l’amico mio Tarquinio
ridente ancora al cielo
per una barzelletta
stroncato dalla morte
in piena giovinezza.
Alcamo c\da G.M., 31.01.2003 ore 18,00.
Tata Cici
Mio padre è là
sulla sedia fisso
inutile a se stesso.
Lo rivedo forte
giovine e gagliardo
contro le intemperie della vita.
Lo guardo e apprendo.
Vivo lo sguardo
morta ha la memoria.
Piccolo è lui
io son possente.
Muto amore e gran dolore porto.
Mio padre è vecchio tronco
d’albero d’ulivo,
scarno e senza foglie,
ma dal vecchio tronco
noi figli ancora vita abbiamo.
Spirito ardente
col sangue ci ha trasmesso
pur gli errori suoi.
Ricordo immane resta.
Alcamo, 09.04.1998
Tina
Tina indecisa e bella
le tempie tra le mani
chiusi gli occhi
sta.
Mille pensieri
e ricordi lontani
rivivono dal nulla
dentro il cuore.
Forse rimpianti
lacrime represse
e desideri tanti
di vita intensa
d'amori sconosciuti.
Intimo un sospiro
dal seno gonfio esplode
e l'infinito impregna
di speranza.
Tina indecisa e bella
chiusi gli occhi
le tempie tra le mani
più non ha.
CL, 27.06.2000 ore 20,41
Tramonto
Fugheranno le tenebre
il roseo tramonto del sole
e notte e monti
nel buio s'uniranno.
Grido al cuore di tacere
ma dentro qualcosa mi bolle
forse scoppierà.
Ogni speranza sarà soffocata
da questa ruota maledetta
che ha nome vita.
Amo la vita e la odio.
Non so essere apatico
e mi struggo.
Alcamo, 24.05.1972 ore 20,00
Tramonto a Sperlinga
Sdraiati i monti
nell'ombra della sera
dinanzi a me si stanno.
Nella conchiglia
posa Nicosia
di fronte al sol che cade
oltre l'alta Gangi.
Gialle ginestre
e dorate distese di grano
sotto il castello
creato nella roccia a Sperlinga
incupendo si vanno.
Accoglie l’ovile gli armenti
accorato il belare saluta la sera.
Lo spirito mio scoppierà
pregno di bile e di odio.
Nicosia da lontano
con le innumerevoli luci
occhiolino mi fa.
Sperlinga, 10.06.1997 ore 20,35
Trattoria
Giù, verso il porto,
sporca ed ambigua
trattoria troverai
in buio vicolo ascosa.
Ai tavoli gente
che casa non ha
né focolare
o donna che l'attenda.
Poco e male si mangia
a prezzo stracciato
ma trovi l’ambiente
che più ti s’addice.
Trovi le storie tristi ed allegre
sul volto del commensale
che in geroglifica scritta
puoi indovinare.
Zia Maria
la donna più gioiosa che ci sia,
che imbroglia e sbroglia,
antica fattucchiera.
Del fisco e della legge
se ne frega
vecchia meretrice
che ride in faccia
a chi la minaccia
dell’età forte
e certo non più bella.
Lucida vecchia
ordina e dispone
sguatteri venti
commensali mille
tutti a lei sommessi
in umile rispetto.
Si vive tutti
in gaia baraonda
nella trattoria
affumicata e stretta,
che a turno accoglie
d’ogni specie gente
solitaria e mesta
o scanzonata e allegra
che al tavolo fa festa.
Ognuno a notte va
zia Maria solitaria resta.
Conta il denaro
e numera i suoi guai.
Alcamo, c\da G.M., 17.01.2003 ore 17,10
Tre barche
Sull’ultima onda del mare
vanno tre barche,
tre nuvole nere.
Tutto s’imbruna,
tutto ha il ricordo
raggrumato del sole.
Addio passata giornata.
Domani sarà
come l’oggi e lo ieri:
solo un ricordo di vita
svanita e passata.
Cutrofiano, 1964
Uguaglianza
Vindice la morte
per buona o cattiva sorte
indiscriminatamente
sopraggiunge.
Tarda a venir talvolta
ma, nel pieno d’una festa
o in letto d’ospedale,
negli sperduti campi
o in turbine di guerra,
per grandi e per piccini,
equiparando tutti
sotto il muto avello
d’un grande cimitero
o in fondo al nero mare,
giunge la morte vindice
gli afflitti a consolare.
Per color che afflissero
sulla deserta tomba
l’oblio del tempo
aleggia.
Alcamo, 02.04.2003 ore 21,30
Ulisse
Ulisse
al palo della nave
stretto tra i cordami
dai compagni schiavi.
Delle sirene unico uditore
in cerca d'emozioni
struggenti e forti.
Conoscitor dell'uomo
e delle debolezze
che avvolgono il suo cuore.
Navigatore solitario
pur tra tanta gente
in mezzo ai flutti
procellosi e neri.
Ulisse il nome:
fu nessuno e tutti.
CL, 22.11.2000 ore 17,30
Ultimo incontro
Mesti avevi gli occhi
di tristezza pregni.
Immenso fu il dolore
e pure mi negasti
la lacrima d'addio.
Ridesti al mio dolore
di bimbo adulto e innamorato.
Volli tenerti ma fuggisti
cerbiatta impaurita.
Volli carezzarti,
piano,
per non farti male,
ma il tentar fu vano.
Lontana già tu eri
e del mio dolore
ignara e incomprensiva.
Di libertà assetata sei fuggita:
il cielo t'accompagni e Dio t'aiuti.
Rivedo i giorni lieti
e rido amaro:
sedevi a cavalcioni sul mio collo
ed ero fiero del tuo lieve pondo.
Non rifarò mai più con altra donna
quello che ho fatto
negli anni miei più lieti.
Eri una bimba
e tale sei rimasta
nella mente mia.
Anche l'addio
fa parte d'un tuo giuoco
di bimba malinconica
annoiata.
Ma or che vale
rimembrare i giorni
quando in una chiesa m'attendevi?
Allor com'uragano
il nostro amore,
povero sì, ma impetuoso e forte,
mille clamori al cielo
mandava muti.
S'andava per la strada di Soleto
sicuri di noi stessi.
Ma or incerti
i nostri passi avanzano
per strade opposte e ignote,
e sempre avanzeranno
alla ricerca
d'una chimerica
felicità perduta.
Alcamo, 11.10.1972 ore 01,15
Ultimo viaggio
Gelida la mano
e fermo il suo respiro
nell’immoto movimento
della morte.
Resta ogni ricordo
fisso nel ricordo
dell’uomo ormai passato
che non racconterà
l’ultima avventura
della vita.
D’ignota meta un viaggio
ha intrapreso
e lieto in noi resta
il suo passato,
sereno e senza lotta,
forse il più saggio,
d’amore pieno
tra piccoli egoismi
ed un sorriso.
CL, 12.11.2001 ore 20,45
Uomo imbelle
Salìva,
salìva annaspando
l’uomo imbelle.
Non aveva pane
fu senza bisaccia,
ebbe la speranza:
quella il suo carco
quella la sua spinta.
Ma se voler fu forte
fur deboli le membra.
Guardò lontan la meta,
svanì l’ardore antico
e a terra giacque
nella notte nera.
Quando tornarono
le giulive stelle
scrutarono nella valle
scrutarono per l’erta
scorsero già morto
l’uomo imbelle.
Cutrofiano, 1965
Vanessa
Come vortice va
Vanessa
sul mare della vita.
Turbine passa
col furor dell’età
giovane e bella.
Ostacoli ignora
pericolo non la spaventa
l'occhio ha lontano
indugio non la tormenta.
Mira aurore e tramonti
oltre le cime dei monti
lontani
e tempeste e turbini in cielo
impavida sfida.
Ogni tanto un sorriso
forse una lacrima rigano il viso.
I piedi ha rossi di sangue
ma ardita cammina
e sfida la vita.
CL, 11.07.2000 ore 14,28
Vendetta
Vendetta, sarai la mia gioia.
Spietato fui nell’amore
spietato sarò nell’odiare.
Nulla ricordo né voglio citare.
L’offesa soltanto mi resta
e l’odio nel cuore.
Pericoli tanti avrò superato
per poterti abbracciare,
vendetta.
Bella e spietata sarai.
Prostrato ai tuoi piedi
t’adoro
e voto ti faccio di vita.
Compagna sarai,
vendetta,
e se fossi in punto di morte
mi porgerai la tua mano.
Alcamo, 29.12.1972
Vendetta e ricatto
Vendetta e ricatto
nell’indole non ho:
mio forte
non furono di vita.
Bisogno di pietà
ha debolezza
ed arroganza
dolce indifferenza.
Alcamo, 31.05.2003 ore 1,15.
Violenza remota
-M’impedisce il cuore
d’essere felice….-
seduta sotto l’arco
di pietra nera lavica
al centro dello spiazzo
in confidenza disse
Amalia al suo bambino
ormai cresciuto.
E il cuor le si gonfiava
d’odio e di tristezza
contro il mondo intero.
L’avevano stuprata
ancor piccina
in casa di sua zia
e in colpa si sentiva
ormai cresciuta.
Odiava il mondo intero
con misantropia
radicata.
CL, 21.03.2001 ore 23,30
Vipera
Vipera la donna
che al tuo piede attenta
e morde
dopo averla riscaldata
e in vita
da letargo riportata.
La dolcezza finta
in amaro arsenico
trovi tramutata
se il capriccio suo
non s’accontenta.
E la carezza tua
un pugno poi diventa
quando s’accosta
e i denti ti digrigna
simile a tigre
di sangue assetata.
Alcamo, c\da G.M., 10.12.2002 ore 17,45
Vita spezzata
Chiusa nella bara
al cimitero va
una ragazza.
Gelido un brivido
fa vibrar le membra.
Se ne va una vita
nel pieno della giovinezza.
Ognuno piange
ognuno vuol tenerla:
ma non tornerà.
Madre senza pace
dal ramo tuo spezzato
goccia ancora il latte
nutriente della prima età.
La bimba era donna
e tu volevi ancora
tenerla al seno
strapparla al tragico destino.
O donna, non più bimba,
la tua tempesta prima
t'ha stroncata.
Tu conoscesti l'alba della vita
e giovane e bella
sempre rivivrai
negli occhi
della madre mesta.
C/mare del Golfo, 29.03.1974 ore 12,00
Vittoria
Quando si vince tutti son contenti:
gli abbracci e i baci
fioccano a migliaia.
Sembra che il mondo
tutto intorno giri,
gioia e tripudio
unico elemento.
Viva!- si grida.
Viva!- e poi:-evviva!
Bella è la vita
la vita infinita
arcobaleno dai colori mille
che tu rincorri
che termine non ha.
Arcobaleno e vita
la vittoria.
Attimo infinito.
Respiro immenso.
Boccata d’aria ad occhi chiusi
e cuore palpitante.
Quando si vince
un attimo è la vita
immenso e colorato.
CL, 03.01.2002 ore 22,10
Istantanee
Presentazione
alla
Prima edizione
Ho letto Neruda. Ho letto Quasimodo.
Alcuni dei loro versi non mi sono piaciuti a prima lettura.
Mi sono chiesto: perché questi poeti sono apprezzati? Come se attendessi una
risposta che negasse quanto universalmente asserito. Ma la risposta l’ho data io
a me stesso: in senso positivo.
Alcuni componimenti, anzi alcuni versi, sono sublimi. È per questi che sono
ritenuti degni di lunga memoria.
Mi sono sempre augurato che il lettore dei miei componimenti in versi, tra di
essi, vi trovi almeno uno, uno solo, che lo colpisca e che mi valuti
positivamente per quello.
Istantanee.
Come foto.
E come foto almeno una lo impressioni e richiami la sua attenzione, lo commuova
e in lui lasci il segno.
Alcamo, 23.10.07 ore 19,30
Marino Giannuzzo
Ritratti e dipinti con
parole
Fanno parte di questo gruppo venti poesie che si distinguono per il particolare
uso delle parole, quasi docili matite, che tracciano precisi disegni o
pennarelli che dispensano colori con impareggiabile maestria
Voce
Voce nella notte
che ti fa paura
nera e solitaria.
Mille pensieri
ti richiama in mente
di timori pregni,
privi di speranza.
Il cuor ti balza
e piccolo animale intimorito
nell’angoscia della notte
si rintana,
nella notte
che ti fa paura
nera e solitaria.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 28.08.2003 ore 0,10
Lidia
Batton le chiome i glutei.
Lidia saltella e corre
nel crepuscolo serale,
unico compagno
lo sciabordio del mare,
che l’acque sue non muove
e quasi stagno pare.
Nuda nel corpo
turgida nei seni
braccia e gambe
roteando al vento
armoniosa avanza
quasi in lieve volo
verso il buio immenso.
Lidia
puledra
indomita e selvaggia.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 03.10.2003 ore 19,45
Alba
Dorme stanotte
nella casa accanto
Alba, donna occulta,
che alla speranza
ormai ha detto addio.
L’ha segnata il tempo.
Il tempo l’ha distrutta.
Giovane e bella,
ricordo dell’infanzia,
torna agli occhi miei.
Più non cura
le belle sue fattezze
le chiome al vento
le gote di velluto.
Nella notte legge:
al sonno poi s’arrende
la finestra aperta
sulla notte scura.
Stanca riposa,
televisore spento.
Tutto intorno tace
Alba ora ha pace.
Alcamo, 10.12.2003 ore 5:00.
Suore
Dietro il cancello
luminoso e puro
in alto sale
il coro delle suore.
Voci sonore,
squillanti, argentine,
s’intrecciano tra loro,
si sciolgono nel cielo
pregno d’incenso
dell’angusta chiesa,
calice terso di cristallo.
Musica è la voce
soave
priva di strumenti
che diano impulso
al coro arcano e dolce
delle monachelle.
Preghiera è il canto
che s’innalza al cielo
ardente di passione
di donne innamorate
d’un Essere Divino.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 08.01.2004 ore 18,50.
Francesca
Non è Francesca!-
dice la madre
incredula al marito,
che invano supplica
la figlia sua dormiente
perché si svegli
e ponga fine presto
al gioco maledetto.
Non è Francesca!-
illusione vana
pure per se stessa.
Credere non vuole
che sia andata via
senza un saluto
senza un bacio in fronte
la figlia sua diletta.
Orgoglio e vanto
fu la sua Francesca,
amore e gioia
per tutta la famiglia,
gioviale, sorridente
e di vita piena.
Or sul letto giace
immota e muta.
Rivivrà in eterno
negli occhi tristi
della madre mesta.
Rivivrà tra i fiori,
dei fiori il più splendente,
nella primavera
degli amici in vita.
Giovane sarà
la giovane Francesca
per gli amici suoi
quando appassiranno.
E tutti l’ameranno
perché per tutti
lei sarà “Francesca”.
Alcamo, 29.01.2004 ore 14,55
Nemica
Viso sereno
quello della morte.
Portamento austero
di persona adulta
o passo svelto e allegro
di vergine fanciulla.
Sorride a questo e a quello
e sorridendo
abbraccia due bambini
teneri ancora
nell’età più bella.
Minaccia il vecchio,
occhio truce e torvo.
Talvolta lo ghermisce
tal altra lo spaventa
poi sorridendo passa
e abbraccia questo e quello
giovani ancora
nel pieno della vita.
Amici lei non ha,
lei non ha parenti.
Unica e sola
nemica della vita.
Alcamo, 29.01.2004 ore 18,15
Pagliaccio
A letto agonizzante
la donna sua ha lasciato
l’umile pagliaccio.
Sul palco è giunto
e ridere farà
gioiosamente tutti.
Gli si torce il cuore
nel cervello ha tenebra
il povero pagliaccio.
Il mestiere suo
è ridere e far ridere:
mai pensieri tristi
che turbino la gioia
di chi ha pagato.
Ridere farà
tutta la serata
il festoso pubblico.
Finisce lo spettacolo.
Solitario un angolo
nascosto
del festante mondo
è suo
ed in silenzio piange
stravolto il viso
impiastricciato il trucco
negli occhi e sulla fronte.
Maschera di mostro
è diventato
che fa paura a sé
quando allo specchio mira
la figura torva
di colui che in scena
ridente fu il pagliaccio.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 19.02.04 ore 18,15.
Violacciocca
La violacciocca a marzo
nel mezzo del giardino
selvatica fiorisce
profumata.
Al sol si mostra e tende,
le intemperie sfida
di marzo sul finire
dei venti di scirocco
e della tramontana.
Tutto intorno inonda
d’odori e di colori
la violacciocca a marzo
che senza cure cresce
nel mezzo del giardino
profumata.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 23.03.2004 ore 16,30.
Sasà
Sasà per tutti
lo scemo è del paese,
sempre vagante
per le vie del borgo
tra diruti muri
di tuguri
abbandonati e muti.
Parla con essi
Sasà lo smemorato,
parla con Tutto
e il Nulla gli risponde.
Sasà ha ragione
ragione in quel che dice
ad animali e cose
ad uomini saccenti
che sorridendo ammiccano
allo scemo del paese,
che i comizi al palco
declama a nulla e a tutti.
Nessuno contraddice
per non fargli torto
e Sasà gioisce
quando le mani
battono i bambini.
Egli è felice
di tutti il più felice
pur se per tutti
lo scemo è del paese.
Alcamo, 07.04.2004 ore 6,30
Mariannina
Per i campi va
la piccola Marianna
con due canestri enormi:
raccoglie tra i rifiuti
la ricchezza:
cianfrusaglie ed immondizie varie.
A casa torna a sera
carica di mille porcherie.
Talvolta trova un frutto
talvolta un osso
tal altra un barattolo di carne
vuoto.
Si nutre Mariannina
come un cane
randagio tra i dirupi
di montagne
assolate e in fiore.
Ferma è il dì festivo:
è giorno di riposo.
Ma tutti gli altri giorni
con pioggia o con la neve
o al solleon di luglio
girovaga vedrete
la matta Mariannina,
piccola e sbilenca,
felice tra i rifiuti
cogliere dei fiori
tra pezze colorate
vetri luccicanti
e cadenti muri.
Alcamo, 07.04.2004 ore 7,00.
Cinzia
Capelli al vento,
sigaretta in pugno,
al bacio ubriaco
finge di sottrarsi
mentre lo sguardo
turgido di brame
dalla finestra
luccica lontano
in pieno sole
dalla collina al piano.
Cinzia il viso ha rosso,
ha il petto gonfio,
il labbro trema
nella brama ardente.
Le carnose labbra,
tumide al vento
che spira da ponente,
socchiude
e i denti
e gli occhi terge
di lacrime non viste.
Sulle labbra alfine
sugli occhi e sulle gote
s’abbatte la tempesta
di baci ardenti
appassionati e muti.
Tutta si offre
e tutto Cinzia tende
alle carezze e ai baci
dell’amante suo.
Or la canzone
dolci note spande
sugli appagati sensi,
sotto la finestra
che mira il monte e il piano,
e rincorre il vento
che spira da ponente.
Caltagirone, colle S. Mauro 01.05.2004 ore 15,20.
Adultera
L’adultera è tornata
dopo il gran ripudio
e siede in casa
nel mezzo della stanza
sconsolata.
Siede come l’ospite
che da lontano arrivi
sconosciuta e stanca.
Forse è la vergogna
forse il pentimento
d’essere tornata.
I bimbi suoi commisera
commisera se stessa
e la trista sorte
in cui s’è avviluppata.
Pregne di odio
ha le sopracciglia
e lacrima non v’è
che le rinfreschi il viso.
Serra le labbra
serra pure i denti
e bocconi ingoia
di malinconia.
Nel mezzo siede:
nel mezzo della stanza.
Con gli occhi segue
il padre dei suoi figli,
marito che non ama,
che muto va per casa,
l’adultera tornata,
che bocconi ingoia
di malinconia
pentita
d’essere tornata.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 28.07.2004 ore 8,15
Giovane e bella
Giovane e bella
della danza al passo
sei andata via
in primavera.
Gli amici tuoi
tutti son rimasti
a mirare intorno
la grande pietra nera.
Scivolasti
lieve come l’onda
sulla battigia
nella quieta sera.
Senza rumore
priva di sussulti
tacita e serena
come primavera.
Con la nota ardente
gioiosa frizzante
e di vita piena
sei tornata
alla madre terra.
Alcamo, 25.02.2005 ore 20,00.
Maternità
In carnale abbraccio
la madre serra il figlio
al petto verginale
come in incesto
quasi maritale.
Abbraccio d’una madre
casto e puro
che la carne sua
tende a trasformare
in carne del suo figlio
con materno ardore.
Abbraccio d’una madre
tenera e gioiosa
abbraccio della madre
che d’amore è pregna
e di apprensione.
La madre veglia
veglia sul suo bimbo
che abbarbicato al seno
latte succhia e vita.
S’addorme il figlio
sul petto della madre,
la madre s’addormenta
sul capo di suo figlio
le braccia a protezione
sepali di fiore.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 09.05.05 ore 15,00.
Sveglia
Suona la sveglia.
Squilla dalle sette
in una stanza
della casa accanto.
Nessun la ferma
nessuno l’ha vicina.
Suona la sveglia
per chi più non l’ode.
Più non risponde
chi dovea destarsi
per accompagnare
i due bimbi a scuola.
Anche i bambini
sono ancora a letto:
li sveglierà
una mano sola.
Li ha spenti il gas
insieme con la madre.
Suona la sveglia
monotona e rompente:
squilla dalle sette.
Squillerà invano.
Torino, 17.05.05 ore 07,30
Daniela
Isola deserta
casa abbandonata
e vecchia
in mezzo alla campagna
solitaria resta.
Rossa una macchia
nel mezzo del giardino:
la buganvillea
viva sul mattino.
La padrona è morta
tacciono i suoi cani
nulla fa rivivere
i momenti lieti.
Ferma è la natura,
fermo anche il vento,
morto è tutt’intorno
ciò che ha nome vita.
La padroncina, i cani,
i fichi d’India e l’orto
tutto intorno è morto.
Viva contro il sole
la buganvillea
ma non c’è più Daniela.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 03/09/06 ore 13,45.
Quiete
Sereno l’esser mio
volteggia in cielo.
Soffice nuvola
ove lo spirto posa
vento leggero spinge
oltre la luna
tra infiniti mondi
incontaminati e muti.
Momento mio di quiete
anche nel corpo
che sereno posa
su soffice divano.
Odo voci lontano
vedo luci nel buio:
sento immensamente.
Spirito e corpo giacciono
serenamente.
Alcamo, 23.10.07 ore 20:00
Sorriso
Sorriso d’una madre
col suo bimbo in braccio,
un bambino brutto,
piangente mostriciattolo,
in piazza Ciullo ho visto.
Gioiva donna-madre
col frutto-bimbo suo
beatamente.
Schiariva quel sorriso
il volto dell’infante
che sorridendo schiude
le labbra sue alla vita.
Il sorriso d’una madre
giovialmente ho visto
nella piazza Ciullo.
Illuminava il volto
del piccolo il sorriso
e il piccolo sorriso
d’un bimbo neonato
illuminava il volto
d’una madre bella
dai lineamenti brutti
su volto emaciato.
Alcamo, 23.12.07 ore 23:30
Ubriaco
Fissi gli occhi al cielo
guardava tra due nubi
una lucente stella
nella notte nera.
Degli ovattati passi
della madre gatta
non udì il rumore
che in testa ai suoi gattini
al buio lo cercava
miagolando.
Non girò lo sguardo
su chi c’era.
Non aprì la bocca
per ghigno o per sorriso.
Muto restò l’ubriaco
gli occhi fissi al cielo
fissi tra due nubi
nella notte nera
in cerca d’una stella
non vista
ma che c’era.
Alcamo, 04/01/08 ore 16:15
Donne
Brulicar di donne
in mezzo al verde mare
tra scogli e sabbia fine
sdraiate come vermi
o in posa verticale
od ambulanti al sole.
Erano le donne
dai cascanti fianchi,
erano le donne
dagli addomi pregni
o dai seni turgidi
e puntuti,
o che scoperti sessi
esibivan nudi.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 06/08/08 ore 14:30
Inni alla Natura
Inni alla Natura
Fanno parte di questo gruppo poesie nelle quali il poeta descrive le proprie
percezioni emotive quando il suo estro è rivolto alla contemplazione di Madre
Natura, nel suo insieme o nei particolari.
Tifone
E’ giunto in piena notte
terribile il tifone.
Disastro ha sparso e morte
per le vie del borgo
dove la miseria
più nera della notte
era al cospetto
di tutto il firmamento.
In mare s’è tuffato
e dalle acque è sorto
alto fino a Marte
mostruoso il gran tifone.
Acqua terriccio e masserizie varie
nel cielo roteavano sospesi
in mulinello vorticoso andanti
sopra il paese addormentato.
Pochi minuti
e tutto fu risucchio.
Scomparvero le case
vecchie e baraccate
scomparve la natura
misera d’intorno.
Disastro resta e morte
sparsi su d’un piano
desolato.
Passato è il gran tifone.
S’è sciolto e s’è acquietato
morte spargendo
su tutto il suo cammino
e dove s’è fermato.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 15.09.2003 ore 16,30
Acqua
Acqua spumeggiante
che di balzo in balzo
scendi col ruscello
in primavera
le cime hai visto
d’innevati monti
solinghi, silenziosi
e in ciel stagliati,
sculture immense e naturali.
Conoscesti
i profondi abissi
dei terrestri antri
e degli azzurri mari.
Nell’etere librata
il formicaio umano
sulla terra miri
e irrori
in pioggia trasformata.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 13.10.2003 ore 18,45.
Canne
Ulula il vento
alle fruscianti canne
stagliate al cielo
del vespertino inverno
sul piccolo canale
che lo sciacquio dell’acque
scioglie lievemente
verso il mare.
Silenzioso ascolta
il cacciatore
di acqua vento e fronde
la musica perenne
che sempre varia
sempre uguale e viva
tra le frondose canne
si scioglie lievemente
verso il mare
ed infinita.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 31.10.2003 ore 16,00.
Uccelli
Stormi di uccelli neri
nel cielo roseo vespertino
vagano al vento
fresco di ponente.
In onde immense salgono
e ricadono
lievemente
per risalire poi
tra gli alti cirri
luminosi e immoti.
Nuvole in cielo
sono gli uccelli neri
nella campagna
solitaria e bruna
di novembre.
I miei pensieri a stormo
vari color cangianti
tra gli alti uccelli neri
prima che il sol tramonti
in cielo vanno.
Tutto intorno tace.
Solo il rumore
d’un agile ruscello
e gorgoglio di acque
di piovosi giorni
ormai passati
odo d’intorno
e il mio spirto esulta
in totale pace.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 29.11.2003 ore 16,45.
Musica
Dolce pensier la musica
nell’animo riverbera.
Remota vision rimembra
di piccoli selvaggi
crescenti nell’arena
che ha nome vita.
Le guerre con i sassi
in campi avversi vedo,
i giochi coi nemici
che furono di ieri
nella sassaiola,
le corse per i campi
tra gli alberi ed i fiori
nei ruscelli asciutti
di piani sterminati
o a cogliere dei frutti
la sera nei giardini
per dimostrare a tutti
le mie capacità.
Come linfa scorrere
sento nelle vene
la musica suadente
in mezzo al gran teatro
che ha nome vita.
Sale ai folti pini
nella natura verde
echeggia lievemente
nelle profonde valli.
Tutto intorno a me
inonda dolcemente
la musica suadente
come tant’anni fa.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 31.03.2004 ore 18,30.
Vasca
La vasca in travertino
rotonda e colma d’acqua
scura è nell’inverno.
Vi guizzano dei pesci
vi guazzano i ranocchi
pullula la vita
nella melma nera.
Il sole si rispecchia
la luna vi s’infrange
di notte solitaria,
ma nella vasca è vita
nella melma nera
nell’acqua ristagnata.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 22.04.2004 ore 18,00
Castello
Vecchio castello
dai caduti muri
sotto la torre
mezza diroccata
pure le pietre
t’han portato via
per case e chiese
e travi sulla porta.
Solo i fantasmi
albergano nei vuoti
sotterranei androni,
nelle sale immense
prive di tetti,
senza vita tutte,
aperte al cielo
e sorridenti al sole,
dall’acqua invase
e dal vento erose.
Muri possenti
muri diroccati
dal tempo e dalla pioggia
muri ormai crollati.
Vecchio castello,
dimora dei miei avi,
dimora d’eremiti
e di carcerati,
grandioso al vento taci
al vento che ti porta
la canzone antica
sempre uguale
sempre varia e viva
della montagna in cima.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 22.04.2004 ore 18,30.
Roccia
La roccia frastagliata
ricadente a picco
sull’acque azzurre
nel mare dello Zingaro
in pieno giorno vidi
al solleon di luglio.
L’espandersi leggero
dell’onda senza schiuma
nel profondo incavo
vecchio di mill’anni
giungeva dolcemente
ai sopiti sensi
in incavata roccia
nell’estate ardente siciliana.
Furono i sensi miei
in grande tripudio
abbarbicati alle membra tue
dolce fanciulla
sorta dalle acque
che gli anni miei rendesti
amabili e sospesi
tra il Nulla e il Tutto.
Con la risacca
rotolando l’onda
ora impetuosa e nera
dall’incavata roccia
nei profondi abissi
anima e corpo
risucchiati ci ha
e divisi.
Contro la roccia
frastagliata e bruna
la battente onda
di spumeggiante schiuma
nel vecchio incavo
vecchio di mill’anni
con fragor si schianta.
La fanciulla dolce
sorta dalle acque
e dai profondi abissi
nella fantasia
eterna è diventata.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 08.09.04 ore 17,30.
Stelle
Nella sera
limpida di stelle
pieno era il cielo
nero e senza luna:
solitario andavo
mio compagno un cane.
Nella sera illune
silente rimbombava
l’infinito.
Fu mio il paradiso.
Tra una stella e un’altra
io vagai
privo d’amori
d’odio e di rancori.
Era una sera
tacita di giugno
senza sussulti
senza amori e odi
e navigavo
con un cannocchiale
tra i mondi vari
lucenti ed infiniti.
Le stelle variopinte
a mille luci
brillanti nella notte
io scoprii.
Erano le stelle
delle notti insonni
erano le stelle
dei viandanti scalzi
degli antichi Maja
e dei novelli Egizi
erano le stelle
che vedranno i figli
dei secoli futuri.
Erano le stelle
vigili ed eterne
sulle vite brevi
dei miseri mortali.
Alcamo, 21.01.2005 ore 19,00.
Temporale
Volteggiano nel cielo
grigio di gennaio
torbido i gabbiani,
sotto le nubi
che viaggiano a brandelli,
lenzuola dilaniate
dal vento dell’inverno
nero di neve,
bianche come il pane.
Schioccano le chiome
degli alberi al nevischio,
il tuono romba
e rotola lontano,
congiunge il fulmine
l’infinito cielo
al mare e al piano.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 26.01.2005 ore 15,00.
Capizzi
Al sommo della roccia
c’è Capizzi:
l’aquila miro
librarsi sulla valle.
Nastro ondeggiante al vento
il fiume acciottolato
si snoda lento lento
verde quasi immoto
tra le pietre bianche
di novembre.
Miro Capizzi:
piccolo paese di montagna
baciato dalle nubi,
schiaffeggiato
dalla tramontana.
Il vento canta
canta tra le nubi
frastagliate e bianche
di novembre.
Questo è il paese
ove i viventi
muoiono a cent’anni,
nell’aria variopinta
della primavera,
privi di malanni.
Alcamo, 05.03.2005 ore 22,30.
Luccichio
Pisciato ho sulla terra
dentro un vaso
tra le piante nere
nella notte:
luccica la luna
in mille stelle.
Rombano i motori
sull’asfalto
e penetrando vanno
l’autostrada.
Dalla boscaglia
nella notte fonda
un grido di civetta
solitario e tetro.
Gli occhi ho fissi
alle mille stelle
che la luna invia
dalla mia pisciazza.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 18.03.05 ore 19,00.
Nebbia
Come voci al vento
la nebbia sale in cielo
e nella valle scende
a ondate in primavera.
Pioggia insistente e fitta
la nebbia poi diventa
tra l’ondeggiar di canne
alla brezza della sera.
Ondeggiano i gabbiani
nel vento e nella nebbia
punti neri in cielo
nella grigia sera.
L’animo mio sopito
scruta di là dal muro
se un lume solitario
appare oltre la nebbia
e sul futuro.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 10.04.05 ore 11,15
Notturno campestre
Immenso mar mi fingo
tra le barche tante
all’orizzonte
quando di luci
la miriade scorgo
nella notturna nebbia
la campagna mirando
e i monti scuri
evanescenti in cielo
che non vedo.
Riposo la natura
e gli animali tutti
hanno trovato
nella notte nera.
Unica bestia l’uomo
nella notte corre
in autostrada
rovente ed infinita
che dove lo conduca
mai capirà.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 31.07.05 ore 02:10.
Nevicata
La natura tace
gli alberi sonnecchiano:
dalla finestra miro
il manto bianco.
Stormi d’uccelli neri
solcano la nebbia
grigia del bresciano
mattino di novembre.
Sotto i bianchi tetti
le auto son ferme
in periferia
sotto i rami scuri
vestiti di candore
nel mattino freddo
di novembre.
E miro e son mirato
per appannati vetri
dall’inquilina
mia dirimpettaia
che un saluto accenna
e sorridendo indica
l’immenso manto bianco.
Roncadelle, 25.11.05 ore 10,30
Arsura
Arido il cuore
arida la mente
deserto senza oasi
sono diventato.
Arsa è la sorgente
acqua non dà più
al ruscello antico
acciottolato.
Non cantan più
sul mattin gli uccelli
non odo più
il grillo sulla sera.
Morto è il sentimento
per il verso vita
morto è il sentimento
per il cuore pace.
Il volto tenero
di vergine fanciulla
più non ispira
il verso mio infocato.
La natura tutta
deserto è diventato
deserto senza oasi
e senza vita.
L’antica fonte
ha trovato uscita
tra falde fonde
nella terra ascose.
Or dalle sabbie
arse e desolate
ruderi emergono
di ere tramontate.
Alcamo, 20/02/06 ore 8:00
Gocciolio
Gocciola l’acqua
giù nel cortile
gocciola, gocciola
nel fontanile.
Gocciola l’acqua
limpida, fresca
giù nel cortile:
mai si riposa.
Gocciola l’acqua,
gocciola, gocciola,
gocciola a gocce
gocciola e tace.
Gocciola l’acqua,
gocciola, gocciola,
limpida, fresca,
gocciola e giace.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 03/09/06 ore 14,00.
Fico d’India
Il fico d’India
dai colori vari
spinoso e infìdo
a fine agosto
sulla pala sta
d’albero verdastro
e succulento.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 03/09/06 ore 14,15.
Sicilia
È il paese
dove le rondini
pur d’inverno stanno.
Sicilia bella
succo d’arancia
rossa e saporita.
Questa la terra
fertile e benigna
che figli ha dato
raminghi all’universo.
Amore e gioia
amore e fantasia
in questa terra
sempre troverai
o emigrante
che lontano vai.
Amore e gioia
amore e fantasia
tra le brune zolle
o nel mare azzurro
la natura tutta
d’intorno tu vedrai.
Per la Sicilia
amore eterno
in te porterai.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 06/04/07 ore 16:00
Pioggia
Goccia d’acqua
tu dall’alto scendi
sulle foglie
a rinfrescar l’arsura
della calda estate.
Acqua piovana
acqua senza sale
tra le zolle giungi
la terra a rinfrescare.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 06/04/07 ore 16,20
Dormiveglia
Riempie il cuor la musica
salendo in alto lieve
tra le cime erbose
dei monti siciliani
in primavera.
Nel dormiveglia vedo
tra i frondosi rami
le rondini e i gabbiani
del vento sulle ali.
Gioisce il cuore mio
tra le frondose cime
con i gabbiani al vento
aquiloni sparsi
nell’azzurro immenso.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 11.05.07 ore 16:00
Nubi
Dietro la gran muraglia
di nubi minacciose
nere del mattino
balza tra l’arena
del cerchio di montagne
luminoso il sole.
Leggero il soffio
dell’estivo vento
rende il cielo limpido
di luglio.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 12/07/07 ore 07:45
Scirocco
Vento caldo d’Africa
scirocco
sulla spiaggia d’Alcamo
infocata
nell’umida foschia
giunge mortale
per gli esseri viventi
nell’infocato luglio.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 24/07/07 ore 14,45.
Buio
Il buio della notte
neramente avanza.
Si spengono le luci
una ad una.
Dormono i mortali
ignari del domani
ignari se la speme
avrà dei risultati.
Io veglio nella notte
conto mille stelle
nella notte illune
nell’immensa notte.
Tacciono i grilli
dormono le cicale
immote le farfalle:
tutto intorno tace
ma il cuore non ha pace.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 14/09/07 ore 22:30
Solitario
Solitario resto
nella notte scura.
Si spengono le luci
una ad una.
Alcamo, c/da Gammara Mulinello 14/09/07 ore 23:00
D’amorosi sensi il canto
Non sono molte le poesie che cantano d’amore ed in tutte si respira la serena
tranquillità dell’amore vissuto nel sogno.
Estate
Melodia lontana
tra mille fruscii d’ulivi
gli spazi inonda
a noi d’intorno
e tu sulle radici
seduta miri
i tronchi dei filari
che paralleli vanno
ed infiniti.
La mano tra i capelli
come a bambin dormiente
la tua scorre lieve
sul capo mio che posa
nel grembo generoso
tuo
in piena estate.
Fremito ardente
i nostri corpi prende
e al ciel saliamo.
La melodia inonda
gli spazi a noi d’intorno
tra mille fruscii d’ulivi
che paralleli vanno
in piena estate
ed infiniti.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 30.09.2003 ore 17,00
Amante
Luminosa appare
nella notte nera
la passione fervida
che arde il suo sentire.
Di bramosia fremeva
la dolce amante mia.
Vibrava tra le braccia
come canna al vento
tutta mi si offriva
abbarbicata a me.
La cullai nei sogni
e nei ricordi miei.
A me ritorna ancora
con ardor senile
nei pensieri miei
m’abbraccia e mi consola.
Alfin m’acquieto
spossato e sonnolento
nella notte nera
senza luna.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 18.04.05 ore 17,15.
Bacio
Ingenuo bacio
era il bacio casto
sulla bocca tua
ma tutto ribollì
il sangue nostro.
Fu in subbuglio
tutto il tuo sentire
fu tutta sesso
la mia virilità.
L’antica giovinezza
nel corpo mio risorse
e il bacio lieve
diventò vulcano.
Tra le mie mani
le mammelle in fiore
di fanciulla fresche
lievi e vellutate.
Amore immenso nacque
amor che volle amore
ed amore ebbe
dalla ragazza in fiore.
Adoro la fanciulla
la bacio e l’accarezzo
ma il risveglio è solo
delusione.
Il sangue ribollente
s’acquieta nella notte:
sono svanite
le mammelle in fiore.
Alcamo, 04.12.05 ore 21,15
Fantasia
Io mi trastullo
con la fantasia
a sfogliare donne,
metterle distese
in roseo letto
tra carezze e baci
in bocca, al collo,
dietro le orecchie
e ai seni vellutati.
Labbra carnose
e soffici mammelle
tutte posseggo
con la fantasia.
Natiche tonde
rosee come l’alba,
cosce sottili
in offerta al sole
vibranti come canne
nei turbini del vento
sotto il corpo mio
con la fantasia
io sento.
Questo è l’amore
questo il sesso mio
quando riposo
e supino resto.
Il seno e gli occhi
di tenera fanciulla
dentro di me io sento
in caldo amplesso
tutto penetrato.
Ed amoreggio.
Poi m’addormento
della fanciulla
con la fantasia
abbarbicato al seno.
Alcamo, 07/12/05 ore 07,45.
Sesso
Poso la guancia
sulle tue mammelle
candide e sode
come neve al sole.
T’accarezzo il corpo
e l’anima in osmosi
mia nella tua
lieve si transuma.
Le labbra e gli occhi
i fianchi e il seno tutto
le natiche e le gambe
tutte di velluto
tra le mie braccia tendi.
I sensi miei
e la fantasia
nella notte accendi
nella notte pregna
di fulgida allegria.
Ardono i sensi:
arde il corpo mio
arde il seno tuo
e in deflagrante scoppia
fuoco d’artificio
l’essere nostro
dentro il ventre tuo.
Alcamo, 21/05/06 ore 1:30.
Filosofia poetica Numerose poesie fanno parte di questo
gruppo e ciò testimonia una acquisita abitudine, quella del nostro poeta, di
riflettere su tanti aspetti della vita quotidiana nel suo naturale evolversi. E
come in altri precedenti componimenti non assegna premi e non emette sentenze.
Arcobaleno
Se piove su di te
e brividi ti colgono
perché intorno è buio
e su altri il sol risplende
caldo e luminoso,
scruta bene intorno,
alza gli occhi al cielo:
un arco variopinto
detto arcobaleno
splenderà per te.
Passerà la pioggia
il freddo e il triste inverno.
Trascinerà le nubi
altrove
l’arcobaleno
dissolverà il sole
ogni nembo.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 19.10.2003 ore 11,11
Crocifisso
La legge è legge
ed è ignominia
pure per Cristo,
pur se messo in Croce.
Espulso è stato
anche dalla scuola.
Non disturbava,
non ha detto nulla,
ed una legge
insulsa e ignominiosa
lo ha punito
pur se non dormiva
sul banco della scuola.
Fuori l’han messo,
fuori dalla porta,
pure Lui in castigo,
per non aver risposto
alle argomentazioni
logiche e saccenti
che dettan leggi
e l’applicano a Dio.
Fuori!- Gli han detto-
Fuori dalla scuola!-
Povero Cristo,
nudo e crocifisso,
abbi pietà
dei miseri mortali
che oggi come ieri
ignorano i peccati.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 27.10.2003 ore 18,30.
Nonno
Ho detto ai figli miei:
andate al cimitero
ove il nonno aspetta
e veglia su di noi.
Ditegli: nonno,
quando le forze
sono insufficienti
dacci una mano
per vivere la vita.
Non capiva molto
il nonno
quand’era tra i viventi.
Ignorante ed analfabeta
non conosceva Dante
e un tale era Marconi
che abitato aveva
due strade un po’ più in là
ed era morto.
Or che li ha incontrati
un attimo è bastato
per apprender tutto:
ottave, endecasillabi,
tangenti e cotangenti,
onde sonore
e di gravità la forza,
la filosofia
e l’invenzion futura
che tra mille anni
qualcuno inventerà.
Non capiva molto:
ora è il più saccente.
Se glielo chiederete
vi aiuterà.
D’animo è buono
il nonno
e nonno resterà
sempre.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 16.11.2003 ore 12,40.
Viaggio
Trascina il tempo
un vecchio al suo guinzaglio
le gambe tremolanti
la schiena curva
il corpo macilento.
A sera è a braccetto
d’un giovane avvenente
cordiale e lusinghiero.
Sprona la corsa
all’estremo faro
premio certo
per chi è ardito.
Con lusinghe beffa
il traditore tempo:
frena gli slanci
e i furori ardenti
dell’età più bella.
D’eterno un segmento
il tempo
compagno di viaggio
nell’alba e nel tramonto
della vita,
che in nulla si dissolve
per il vecchio.
Alcamo, 04.12.2003 ore 17,30.
Cuori di madri
Il cuore di una madre
ho visto in mezzo ai fiori
d’un bimbo sulla tomba
nel vecchio camposanto.
Foto ridenti
su curati avelli
dove le madri
van cercando i figli
ormai lontani.
Squallide pietre
sono d’intorno
ove di madri
più non batte un cuore.
Solitaria gracchia
solo una cornacchia
in cima ad un cipresso
unica compagna
a tutti i bimbi morti
che un cuor di madre
che pulsi non han più.
Alcamo, 13.12.2003 ore 12,45.
Natale
Col freddo e con la neve
è nato il Bambinello.
Il fratello muore
tra l’odio della gente
mentre Cristo nasce
in ogni cuore.
Cristo rinasce.
Nasce nei deserti
nasce oltre i mari
ma odio ci circonda
insulso e vile.
Cristo rinasce.
Nasce nella stalla
ma nell’uomo cresce
orgoglio e presunzione.
Cristo rinasce.
Pur per l’indigente
che colpa non ha mai
di tutti i suoi guai.
Alcamo, 21.12.2003 ore 19,45.
Sensazioni
Un ribollir
di sensi indefiniti
lo spirto mio
nel buio della sera.
Gioia e dolore
tu vedresti misti
andar per mano
o in lotta e tristi.
Un uragan talvolta
scuote i sensi miei;
poi la bonaccia
l’affanno mio cancella.
Il sonno vince
ogni mia stanchezza
ed ogni ambascia
mutasi in torpore.
Nel sonno mi si scioglie
la gioia ed il dolore:
nel buio tutto tace
e i sensi finalmente
hanno pace.
Alcamo, 09.02.2004 ore 0,25.
Vecchie case
Le bifore e le trifore
s’inseguono nel tempo
tra gli antichi archi
abbandonati.
I tetti aguzzi
dagli embrici già rotti
delle vecchie case
nelle città cadenti
peregrini e soli
sono e muti.
Gloria passata
fasti ormai perduti
di color che furono
i potenti.
Gente scomparsa
nomea dimenticata
anche dai muri
con lapidi cadenti
con scritte mozze
su marmi ormai consunti.
Queste le città
che ho visto nella storia
cantate a iosa
da vati e da poeti.
Cadono a pezzi
i pezzi della storia.
Cadono a pezzi
i simboli viventi
dell’antica gloria
e della morta boria.
Alcamo, 09.02.2004 ore 12,30.
Perseguitato
Perseguitato
in nome della legge.
Era un brav’uomo,
uno come tanti,
e come tanti immune
di servilismo abietto.
Non fu spia degli amici suoi
non fu un traditore.
(Chi deve non dormire
per acciuffare un ladro
pretende che altri porgano
celatamente mano
a tutto vanto e gloria
di chi di quella mano
vile si è servito
rovesciando i compiti
che la norma ha dato.)
Perseguitato
l’hanno condotto a morte:
stamattina si è suicidato
di tutti amico schietto
di tutti il più fidato.
Alcamo, 31.03.2004 ore 7,45.
Filosofia
Le contorte menti
dei filosofanti
voltano il mondo
dall’interno in fuori.
I visceri gli torcono
gli fan l’anestesia
lo girano e rigirano
in sala chirurgia,
vogliono capire
tutto com’è fatto:
da dove ha origine,
quale ne è il costrutto
e quale la sua meta.
Pirandelliano
l’argomento appare.
Dove parte arriva
e dove arriva parte
come in cerchio tondo.
Arriva l’ignoranza
a comprender tutto
come la sapienza.
Filosofia stantia
e ragionar moderno
giungono sempre
a conclusione antica:
al buon senso eterno.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 02.04.2004 ore 16,00.
Sola
Gli amici se ne vanno
e tu rimani sola
col dolore e nel rimpianto
di chi ti fu compagno
fino a ieri
per spingere il carretto della vita.
Ma quel carretto
con forza e con coraggio
sola spingerai,
fermandoti talvolta
per la battente pioggia,
tal altra accelerando
nei giulivi giorni
che pur la vita serba
a chi dinanzi a sé
nero ha un fantasma.
Alfine tu vedrai
le luminose stelle
e ti rallegrerai.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 02.04.2004 ore 19,45.
Kamikaze
Felice il mondo
sarà in piena pace:
questa la promessa,
con lui che tornerà
tra color che stanno
in questa terra, ignobili
spregevoli e codardi
e destinati a perdersi
eternamente tutti.
Lui, il kamikaze,
sarà per loro
martire ed eroe
prescelto dall’Immenso
che tutto sa e dispone.
Tre chili di tritolo
l’han disintegrato
all’alba
il piccolo Abukir
e morte han dato
a quindici bambini
come lui innocenti
e ignari
degli avidi disegni
di color che hanno
carisma sui mortali
con promesse vane
e innaturali.
Alcamo, c/da Gammara Mulinello 26.04.2004 ore 16,10.
Calunnia
Verso gentile
generoso e vile
agli orecchi tuoi
la voce di colui
che ti propina
false verità
sugli innocenti.
Di giustizia pare
la voce afflitta
e pregna di pietà
priva d’egoismi
e di turbamenti.
Acqua pura appare
che scende da ghiacciai
chiari e illuminati
verso il mare
nel mezzo delle scorie
torbide e melmose
di fabbriche industriali.
Calunnia il nome suo
avvelenata e falsa
che il cuore spezza
e l’esistenza strazia.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 13.05.2004 ore 15,45.
Resurrezione
Come l’aratro
nella terra nera
che rinnova l’aria
alle radici
delle dormienti piante
così la fanciullezza
se tormentata e triste
i dolci frutti dà
in primavera.
Tormento e pioggia
di giornate grigie
dànno la vita
a giovani virgulti.
Nei solchi i sudori
rinnovano la vita
per ogni chicco
che ha sete di rugiada.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 17.05.2004 ore 16,45.
Pupazzo
Era un pupazzo
era alto e grosso
era di paglia
e detto fu paglino.
Era minchione
minchione a tutto tondo
era vigliacco
vigliacco sopra e sotto.
Era un buffone
si comportò da matto.
Volle darsi vita
ma restò pupazzo.
Restò di paglia
e detto fu paglino.
Alcamo, 31.05.2004 ore 17,15
Soffio
La novità che l’uomo
alla natura apporta
durerà in eterno
nella mente umana.
Dura talvolta
più di cento vite
dura talvolta
una notte intera.
Ciò che la vita
o natura detta
è illusione
effimera e discreta.
Soffio divino
soffio dell’Eterno
momentaneo e vago
l’esistenza.
Eterno è l’uomo
di vita imperitura
di vita senza sosta
se in altra si tramuta.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 07.07.04 ore 15,00.
Segesta
Brillano lontane
le luci sul teatro
nella nebbia fosca
della sera.
Rivivono gli antichi
echi d’oltretomba
di tragici a Segesta
di comici e drammatici
di greci e di latini
ignari d’altri popoli
che nell’universo
civiltà irradiavano
silenti.
La gran muraglia
e il mare
popoli divisero
e all’umanità negarono
utili conquiste di millenni.
Tornano le luci
faro nella notte
e il dramma antico,
linfa riciclata,
rivivrà ancora
nella nebbia fosca
questa sera.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 27.07.2004 ore 20,50.
Realtà
Unica e sola
la realtà vivente.
È il nostro umor che detta
gli attributi a lei
in tempi e luoghi
che al sentire nostro
il mondo adattano
e gli eventi suoi.
Il vero d’uno
non è il vero altrui
e il grande e smisurato
dell’essere formica
è il piccolo e ristretto
dell’essere elefante.
Infinita e una
per ognun che osserva,
diversa dal vicino,
pure da se stesso,
tra un giorno e un altro.
Ognun l’adatta
perennemente a sé:
unica realtà
la realtà sognata.
Alcamo, 25.09.2004 ore 9,00.
Sogno
Lo giri e lo rigiri
quasi a piacimento
senza lo sforzo
della volontà.
Logica non ha:
cambia faccia a tutto
in gioia o in tormento
seguendo solo istinto.
Sognai stanotte
un’avvenente donna
distesa nel mio letto.
Era un’amica
e abbracciai mia moglie.
Ebbi una casa
che non fu più mia
ma dell’amica,
di mia moglie amica.
Ebbi il possesso
di cose mai inventate
che ebbi in uso
col corpo o con la mente.
Ora vagavo
tra mille cose tristi
che vegliando
più non ricordavo.
Realtà novelle
altre dimensioni
sconosciute a tutti
erano le mie
e ne fui sommerso.
Era il mio sogno
molto vago e nudo
senza la logica
che mi assilla il giorno.
Alcamo, 15.10.2004 ore 07,45.
Ricchezza
Al possesso dei terreni beni
è necessario
che ognuno dica: basta.
Sono nemici
sono prigionia
quando ci hanno
in forma smoderata.
Sentimento insulso
attaccarsi ai beni.
Non aver paura
che te li portin via.
Colui che è saggio
distribuisce a tutti
quanto lascerà per via.
Non è cristiano
questo ragionare,
ha solo nome
di buon senso umano.
Sarà lieve
dei poveri il fardello
d’eternità al casello.
Il poco basta
il molto è maledetto.
Alcamo, 20.10.2004 ore 07,45
Peso
Stanno crollando
a dieci a dieci gli anni
dell’esistenza mia.
Come macigno
che dall’alto cade
io novello Atlante
li reggo sul groppone.
Avverto il peso
il peso sulle spalle.
Col macigno corro
corro verso il mare.
La paura è tanta
sotto il greve pondo.
Fingo iattanza
fingo gran coraggio
ma la paura è tanta
d’andar del mare in fondo.
Alcamo 07.11.2004 ore 17,45
Cuore aperto
M’hanno aperto il cuore
ed han trovato il pus.
Nel cuor dei sentimenti
nobili ed attenti
ai dolori altrui
non han trovato nulla
dei moti miei apparenti.
Non han trovato nulla
i medici saccenti.
V’era un buco nero
e l’hanno riparato.
Ora ho un cuore nuovo:
sembro trasformato.
Ma i sentimenti miei
i nuovi e quelli vecchi
mi son rimasti dentro
nulla mi è cambiato.
Gli amori antichi e gli odi
sono ritornati
più di prima vivi
nel cuore malandato.
Ma forse non è il cuore
la sede dei miei nodi
la sede degli amori
e dei miei rancori.
Io li ho dentro tutti
dentro non so dove
forse nel mio sangue
forse nel cervello
forse alle ginocchia
oppur negli occhi miei
negli organi e nei sensi
che io mi porto appresso.
M’hanno aperto il cuore
ed han trovato il pus.
Cambiatemi i polmoni
cambiate pure il cuore
cambiate anche la testa
le braccia e le mie gambe,
anche l’intestino,
e i sentimenti tutti
saranno sempre i miei,
quelli ch’ebbi ieri
e quelli del bambino
di tanto tempo fa,
del vecchio calcitrante
che pace in sé non ha.
Alcamo, 09.01.2005 ore 8,00.
Salto
Io me ne andrò
senza salutare.
Nella bisaccia
non avrò un pane.
Non avrò acqua
che disseti il cuore
non il ricordo
d’un sincero amore.
Il salto io farò
dal buio nel bagliore
e ciò ch’io vissi
non avrà più vita.
O forse il buio
sarà di là dal salto
ed è luce
ciò che mi circonda.
Eterno dubbio
che va oltre la morte.
Alcamo, 05.02.2005 ore 9,00
Pianto Romano
Pianto Romano
detto fu quel colle
ove battaglia
fu cruenta e forte
ove i Borboni
espongono alla morte
gli infelici
villani di borgata,
ove son giunte
le camicie rosse.
Sui petti scorre
il sangue e sulle mani,
sangue glorioso
di esseri umani
che alla morte vanno
sacrificati eroi.
Pianto Romano
detto fu quel colle
che immoto guarda
lontano i campanili
dell’oscuro borgo
di Calatafimi.
Sacrario austero
di ossa degli arditi
mira lontano
il mare e i monti neri,
ricorda ancora
il grido degli alpini
che eco fanno
all’avventuriero:
qui facciam l’Italia,
l’Italia degli eroi.
Ma faremo pure
la carneficina
di poveri innocenti
che cercan pane
e odiano la morte.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 11.02.05 ore 18,30.
Illusione
Illuso resto
in questo mondo infame.
Il mondo tutto
corre su binari
come ai tempi
dei nostri morti avi.
Nel mondo intero
la femmina è venduta
anima e corpo
per sporco danaro.
Non v’è regola
che regoli la vita.
Si brama il sesso
si vuol potere e gloria
l’euro si adora
grande dio vivente.
Saggezza grande
ognun di noi terrebbe
se un pizzico d’amore
di potere e gloria
con lieve affanno
dalla vita avesse.
Torino, 17.05.05 re 07,15
Tunnel
In fondo al tunnel
io vedrò la luce.
Non ricorderò
chi mi stava accanto
brioso o triste.
Tutti gli amici
da me non conosciuti
mi abbracceranno
e diranno: -vieni!
vieniti a godere
questo eterno giorno
dove la notte
a tutti è sconosciuta,
dove il sole non darà più vita
dove alla notte
non seguirà l’aurora.
Sulla mia tomba
questi versi scrissi
quando sognai
d’essere già morto
un meriggio afoso
nel mezzo dell’estate
mentre d’intorno
frinivano cicale
garrivano le rondini
e cantava
la natura tutta.
Alcamo c/da Gammara Molinello, 29.08.05 ore 19,25
Tempo
Il tempo corre:
claudicanti siamo
nel mezzo di un pantano.
Il desiderio resta
degli incompiuti atti,
d’apprendere, di fare,
simili a Dio
volendo diventare.
Il fuoco eterno
che arrovella l’uomo
alfin si spegne
nel mezzo del pantano.
E sull’uomo tace
pure il pio ricordo
di color che in vita
l’hanno venerato.
L’eternità cercata
mai conosceremo,
l’eternità agognata
appartiene a Dio.
Alcamo, 07/02/06 ore 4,00
Uomo
Essenza della vita
oltre la vita
è l’uomo
con il progresso
e le invenzioni sue,
punto invisibile
che scimmiotta Dio.
Che s’avvicina
alla consunzione
dell’umanità
pregna d’orgoglio
e di presunzione.
Egli presume
d’essere un Dio
e come Lui importante.
Piccolo nulla
re dell’universo
impotente.
Alcamo, 09/04/06 ore 12:20
Cristo
Ha perso un braccio
il Cristo
e in Croce non si regge
dove l’hanno messo
tanto tempo fa.
Anche i piedi
un bimbo Gli ha staccati
dal piedistallo
che ora più non ha.
Troppi gli anni
troppi son passati:
il Cristo è stanco
e in Croce più non sta.
Nessun Lo guarda
nessuno più L’adora
il Cristo rotto
che guarda da lassù
senza il braccio teso
per abbracciare il mondo
e l’altro fisso al chiodo
per non cadere giù.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 20/06/06 ore 20:00
Pensiero
Risucchiato
nel vortice di vita
andato è il tuo pensiero.
Tornerà sotto altre spoglie.
Fuggevole è passato
senza una traccia
un ricordo o scia
che illumini il cammino
dell’esistenza sua.
Fissalo al momento
con un chiodo al muro
il labile pensiero
che vola via col vento.
Alcamo, 12/01/07 ore 16:15
Passaggio
Siamo cresciuti tutti
ed invecchiati.
Siamo rimasti tutti
senza volto
e le sembianze nostre
trasformate
da lontani amici
sconosciute.
Erano le nostre
sembianze giovanili
amabili, belle,
dagli anni trasformate.
Degli attributi antichi
serbiamo dei ricordi,
solo effimere
sembianze giovanili,
breve passaggio
d’una vita intera.
Alcamo, 13/05/07 ore 15:15 22.03 10/02/2016
Piccoli visi
Cento visi
piccoli di bimbi
rosei ridenti
affascinanti.
Piccoli e belli
pelle vellutata
guance di rosa
di pesca han le labbra.
Scompariranno
dei bimbi i rosei visi.
Andrà via col tempo
anche l’incanto
dei bimbi rosei
come fior di pesco.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 24/07/07 ore 13:10
Caleidoscopio
Caleidoscopio è l’uomo
affascinante
mutevole nel tempo
e uguale mai a se stesso.
Sfaccettature mille
per ogni movimento,
mille i colori,
vario il sentimento.
L’uomo di ieri
ch’io vidi nello specchio
trovo diverso
pure nell’aspetto.
Chi ieri amai
oggi è fonte d’odio.
La natura
tutta intorno a me
mutevole è nel tempo.
Alcamo c/da Gammara Molinello, 18/09/07 ore 20:00
Tronco
Vecchio tronco d’albero
galleggiando va
per infinito mare
spinto dai flutti
tra cento scogli aguzzi.
Il vecchio tronco
mille bufere ha visto,
e bonacce tante,
mille disastri
di navi in fondo al mare,
ma, tronco vecchio,
vecchio da mill’anni
viaggia col vento
girovago sull’acque.
I continenti ha visto
di ogni dimensione,
ha spiato popoli
negli intimi meandri.
Viaggia
il vecchio tronco
d’albero indistinto
e salutando va
le stelle e il sole
con lo straccio bianco
impigliato ai rami
ondeggiante al vento.
Alcamo, 25/09/07 ore 14:45.
Ruota
A mani nude
sterco rivoltavano
di uomini e di muli
d’inverno e in primavera
i nostri antichi avi.
Erano costretti
da chi negava un pane.
Or la vendetta
cova in fondo al cuore
dei discendenti
dai diseredati.
Vengono dal mare,
di là dalla montagna,
gli affamati
padroni del domani.
Ruota la storia,
antica giostra lenta,
gira sospinta
da generazioni.
Domava l’umile
chi fu ricco ieri.
Passano gli anni
passano i millenni.
In lento e largo
vortice saremo
riuniti
della terra al centro
dal Nulla inghiottiti.
E finalmente
saremo tutti uguali.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 30.09.07 ore 09,45
Versi
Dinanzi a me
rotola il tempo
come palla in china
su fianco di montagna.
Versi spingono altri versi
tra le dita
come perle di fragile collana
che sparse vanno
su carta in filigrana.
Nasce col mattino
il sole
e la giornata illumina
di vita.
Dinanzi a me speranza
dinanzi a me la gioia
e palpiti dell’anima:
ali mosse dal vento
si librano nell’aria.
Alcamo, 21.01.08 ore 08:30
Silenzio
Datemi il silenzio
il mio silenzio muto
con Bach e con Vivaldi
con Puccini e Verdi.
Datemi il buio
senza bei colori
suoni e realtà
viventi.
Bramo la calma
dei mari tropicali
bramo la vita
di esseri sperduti
su pianeti
incontaminati.
Bramo la pace
degli esseri viventi
solitari e muti.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 04.08/08 ore 13:30.
Riaffiorano i ricordi
Fanno parte di questo gruppo poesie che si richiamano, in tutto o in parte, a
esperienze di vita vissuta e che ritornano nel ricordo, in particolari momenti,
quando la memoria insegue immagini che, pur nella nebbia del tempo passato, si
riaffacciano e con il sentimento acquisiscono nitidezza.
Orchestra
Stasera in piazza
sul palco c’è l’orchestra
per tutti i popolani.
Prova il violino
la corda del lamento,
la tromba a tratti
allegra e scoppiettante
tremola nel vento.
L’arpa e il clavicembalo
s’accordano lontano,
del flauto al fraseggio
risponde il clarinetto
ed il sommesso corno.
Rimbombo di tamburo
odi in sottofondo.
Tintinnano i triangoli
ed eco allegra fanno
agli squillanti piatti.
Poi tutto tace.
Ed un ometto
simile a pinguino
dinanzi a tutti
richiama l’attenzione.
Un, due, tre.
Ad un suo cenno
riprende vita l’arpa,
si sveglia ogni strumento;
e nel coral tripudio
festante la fanfara
sale in cielo.
Stanno i popolani
estasiati e muti
beandosi dei suoni
armoniosi e lievi
che l’orchestra manda
nella sera stellata
al vento.
Alcamo, c/da Molinello, 22.10.2003 ore 18,30
Ricordi
Nel mezzo dei ricordi
tristi e ormai lontani
nella notte buia
mi ritrovai.
L’affanno del passato
in gioia s’è mutato.
Il futuro nostro
baratro appare
nebbioso senza fondo
incerto e scuro.
Del viale in fondo
scorgiamo noi la fine
dei desideri nostri
ma non dei nostri affanni.
Solo il passato è certo.
L’affanno ed il dolore
vita più non hanno
ma luminosi giorni han portato.
La china han superato
di profonde valli
gelide e nebbiose
d’inverni ormai lontani.
Oggi gioia e festa.
Alcamo, 10.12.2003 ore 3,45.
Lupinelli
Per le vie del borgo
nel vespero d’estate
passava il venditore
di lupini sotto sale.
“I lupinelli, i salatielli te lu mare”
iva bandendo per vicoli e viuzze
poco vendendo
tra poveri tuguri.
Correvano i bambini
a comprar lupini
sott'acqua e sale
e aromi al naturale
dal venditore
ciarlatano e stanco.
Queste le gioie
di color che furono
vecchi bambini
dopo una guerra
dentro la fame
per folli deliri.
“I lupinelli, i salatielli te lu mare”:
vecchia cantilena e dolce
odo la notte ancora
quando all’infanzia
chiusi gli occhi ho fissi.
Alcamo, 24.12.2003 ore 8,45.
Notturno
Sotto la luna fummo
nella notte
in mare
in piena estate
come gli antichi greci
a mangiar friselle
inumidite in acqua
senz’olio e senza sale.
Immersi i corpi
luminosi tutti
di plancton luccicanti
nello splendor notturno
tacito e silente.
Noi eravamo,
Antonio,
amici non felici,
ognun con la sua pena
che si sciogliea nell’acqua
nella notte
limpida e serena.
Eravamo in due
e cercavamo appoggio
l’uno nell’altro
come sostegni
di capanno al vento.
Ci divise il tempo
e il mare della vita
e fummo ognuno
su diversa barca
a rimembrar le notti
sotto la luna
e la brillante acqua.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 13.05.2004 ore 19,15
Rimembranze
Tra gli eucalipti
ombrosi del viale
che porta al monte
la brezza di maestrale
io m’assisi
sulla panchina
dai secoli consunta.
L’adolescenza
gli amori ormai perduti
ivo seguendo
sugli amati poggi.
Rivedevo Bina
gli occhi stralunati
tra l’erba e i fior dei prati.
Più in là Pinuccia
nell’arsura e al sole
aprir le braccia
ed anelare amore.
Erano i tempi,
i tempi ormai lontani,
della giovinezza.
Erano i tempi
infelici e duri
che la vecchiaia
rende cari a tutti.
Tra gli eucalipti
all’ombra del viale
passano i giovani,
ignari degli amanti
dei passati tempi,
che di poggio in poggio
lasciano i segnali
dei focosi giorni
e delle notti ardenti.
Io resto qui,
sulla panchina
dai secoli consunta,
a rimembrar Pinuccia,
Bina e Rosalinda
tra gli eucalipti
ombrosi del viale.
Alcamo, 25.05.04 ore 7,45.
Sogni
Non ricordo più
i sogni miei.
Sono svaniti
e vita più non hanno.
Erano gagliardi
possenti ed infiniti:
sono scomparsi
di vita nei meandri.
Sono scomparsi
volatili chimere.
Nati son altri
sogni senza vita
vane illusioni
che spingono nel vuoto
che non ha confini
come i sogni vani
come i sogni vuoti
sogni senza vita
privi d’ogni gloria.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 10.06.2004 ore 17,10
Dora
Fragrante è il sorriso
sul labbro di mia moglie.
Simili a rose
sono le sue gote.
Come diamanti
brillano gli occhi suoi.
Felicità attorno lei propaga
e i tempi neri
non ricorda più.
Dora si chiama
e d’oro ha i capelli
gioia nel cuore
gioia nei pensieri.
Dorme serena
nella notte quieta
quando una gamba
sulla mia riposa.
Il tunnel della vita
buio ha traversato.
Era tragedia
pure il suo riposo,
era tristezza
ove per altri
tutto fu letizia.
Ora c’è gioia
solo gioia immensa.
Guarda il tramonto
e scorge un nuovo giorno
mira l’inverno
e vede primavera.
Tutto è speranza
tutto ha nome vita.
Nelle mie mani
i battiti del cuore.
Alcamo, c/da Molinello, 24.06.04 ore 04,45
Fidanzatini
Gina Lariano
la più bella fu
delle bambine
nell’elementari.
Due fossette ai lati
delle guance rosa
due occhietti vispi
neri e appassionati.
Era bambina
e bambino io.
Due fidanzatini
ingenui e puri.
Fummo lontani.
Divenne madre
io più non tornai.
Solo il ricordo
di fidanzatini
ora rimane
dell’età che fu
d’ingenui bimbi
ingenui e puri.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 15.07.2004 ore 12,45.
Vanagloria
Giungerà la gloria
quando non sarò
viandante in questa via.
Esulto ora
rincorrendo i sogni
ipotesi esistenti
virtuali e vive.
Giungerà
giungerà non vista
dagli occhi aperti
che mi porto appresso.
Giungerà
per la gioia d’altri
quando il mio giorno
sarà notte scura
quando ridendo
l’essere consunto
disprezzerà la gloria
che vagheggio ora.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 28.07.2004 ore 07,00.
Petalo
Era scritto “t’amo”
sul petalo di rosa
secco da trent’anni
dalla fanciulla
che ora non c’è più,
dalla ragazza bionda
dagli occhi verdi e vergini
e teneri che fu.
Il petalo di rosa
viva ha conservato
tra i colori scritta
l’antica giovinezza
tra i versi di Rimbaud,
dimentico del tempo
che pure è scivolato
tra gli ingialliti fogli.
Che scivola sui fogli
che scivola su noi.
Il petalo è rimasto
come il primo giorno,
un po’ mummificato.
I capelli biondi
gli occhi verdi e dolci
di vergine fanciulla
tenera che fu
sono scomparsi
con l’età più bella
di colei che scrisse
sul petalo di rosa
secco da trent’anni
un po’ mummificato
tra i versi di Rimbaud:
un ardente “t’amo”.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 24.08.2004 ore 17,00.
Solo
Solo
nella quiete misantropica
più nera
sono in questa via
e se taluno
essere vuole
compagno nel mio viaggio
indifferente resto
o indisponente.
Bramo l’amico
che tutto dia per nulla,
che amico sia
solo per me stesso,
come Cristo in croce.
Ma io non ho un amico
che meco s’accompagni
e quindi solo resto
in questa via.
Alcamo, 06.12.2004 ore 0,45.
Clausura
Tra le magnolie
i mandorli e i cipressi
in mezzo ai preti e ai monaci
io vissi
l’adolescenza mia.
Notai finocchi e bisessuali
nel desiderio ardente
di giovani fanciulle
che erano le suore
cui sedevo accanto
nell’immensa chiesa
presso l’altare
dei sacrifici umani.
Dei sacrifici della giovinezza
delle fanciulle e dei giovinetti
dal bisogno oppressi
e in cuor straziati.
Alcamo 26.01.2005 ore 8,30
Quassù
Tornato son quassù
tra le bianche nubi
rotonde e a pizzi
frastagliate o esili
del cielo.
Vorrei schivarle
per tuffarmi in mare
tra salatini e bibite
di un’hostess ridente
che rallegra il cuore
in questo cielo immenso
luminoso e vero.
Alitalia, 14.05.05 ore 13,30.
Zora
Taciturni gli occhi
alle morenti stelle
volgea la cagna mia
nella silente notte.
Tornava con la notte
ove gli umani
e gli animali tutti
nel silenzio eterno
torneranno.
Fu la mia compagna
dei momenti tristi
fu la mia compagna
nelle gioie immense
in mezzo alla natura.
Unica amica
fu nella campagna
unica amica
muta fu e sola.
La padroncina piange
la morte della cagna;
dei festosi giochi
ha perso la compagna.
Rigida sta
nel grembo di carriola
gli occhi al cielo fissi
a mirar la luna
che sul mattino scende
ad occidente.
L’orizzonte roseo
tutto riveste
il pelo della cagna
di colore vivo
che ondeggia a sprazzi
al vento di montagna..
L’amica mia Zora
all’orizzonte è andata
stella con le stelle
al roseo nascere
del fulgido mattino.
Alcamo, c/da Gammara Molinello, 10/03/06 ore 18,15.
Giungla
Navigammo
nella giungla nera
tra le paludi
i canali e i fiori
in superficie all’acqua
tra gli alberi marciti e le zanzare.
A cielo aperto
in canoa poi fummo,
il sole ci abbagliò
e un alito di vento
fresco e voluttuoso
dalle scorie ci purgò la pelle.
Era la giungla
con le paludi
i canali e i fiori
in superficie all’acqua,
l’inabitato ambiente
da maculati amori.
Vergini fummo
in amplessi casti,
tornati alla natura,
tornati ai nostri padri,
ove scoprimmo
d’essere già nudi,
ove scoprimmo
i nostri pudori.
Rinati ci trovammo
in verde paradiso
ormai sperduti
nella giungla nera
tra le paludi
i canali e i fiori.
Alcamo, 26/05/06 ore 7:45.
Vecchi amici
Gente nascosta
dietro baffi bianchi
sotto le barbe
lunghe e sconosciute.
Sono gli amici:
amici ormai invecchianti
in una foto
non riconosciuti.
Solo qualcuno
serba le sembianze
della giovinezza
da tutti ormai smarrita.
Sono gli amici
con opinioni avverse
sono gli amici
delle aspre controversie
sono gli amici
delle notti insonni
per i viali
del tacito paese.
Sono mutate
le sembianze antiche
che restano nel cuore
ferme sui vent’anni.
Tutti invecchianti:
sono volti nuovi
rubicondi o tristi.
Sono passati gli anni
siamo passati noi
tra i colpi bassi
e i turbini di vita.
Alcamo, 30/09/06 ore 18:45
Viaggio solitario
Nella giungla
tra alberi crollati ed infinite liane
viaggio solitario
libero cerbiatto in libera natura
senza padroni cacciatori e cani.
Tra acque nere scivolanti a valle
senza rumori cascate
o fruscianti canne
la barca mia
scivola lenta come il tempo lenta
tra nubi di zanzare
che zigzagando
frenetiche negli occhi
e nelle orecchie vanno.
Fuori dall’ombra
e fuori d’apprensione
in uno spiazzo chiaro
che ci mostra il giorno
con la barca siamo.
Nel silente mondo
d’ogni convivio ignari
anima e corpo vergini
in vergine natura
senza padroni cacciatori e cani.
Alcamo, 20/10/06 ore 22,40
Rose
Ladro di rose fui
nel mezzo del giardino comunale.
Colsi la rosa nera
che altrove non trovai
mi punsi con la gialla
e le rose porpora
tutte insieme misi.
Profumate e vive
nella notte candida
sotto la luna piena
sul finir di maggio
di tanto tempo fa.
Erano le rose
che non potei comprare
rose per l’amante
che placida dormiva.
Con le rose rosse
e nere di velluto
all’alba la svegliai.
Nell’abbraccio tenero
mi punsi
e il labbro dolce
il sangue mio leccò.
Leccò il mio sangue
il petto e l’ombelico.
Giacemmo tra le rose
giacemmo tra i profumi
con l’amante mia
respirando amore
sul finir di maggio
di tanto tempo fa.
Alcamo, c/da Gammara Molinello 03/05/07 ore 16:35
Zia Antonia
Povera fu
ma ricca di tanta fantasia
nei ricordi miei zia Antonia.
Raccontava favole
di lontani tempi
e di suo aggiungeva
tra l’una volta e l’altra
particolari mille inesistenti e vivi
come fu la vita delle belle favole
ripetute e nuove
al lume di candela
per noi bambini
le sere in campagna.
C’erano le stelle
a illuminar la notte
la notte buia e scura
silente estiva.
Piccoli e felici
eravamo attorno
ad ascoltar la zia
la cara zia Antonia
che di sera in sera
nel mondo della luna
viaggiare ci faceva
sul tappeto volante
della fantasia.
Alcamo, c/da Gammara Mulinello 25/05/07 ore 17:00
Vita
Mia madre moriva
e alla luce veniva
un capretto.
Osservavo la vita
nascente da una palla di acqua
agli occhi miei di bambino.
Naturale la morte.
Naturale era la vita.
Naturale un lamento
ad inizio di vita.
Naturale un lamento
principio di morte.
Ero bambino
avevo dinanzi la vita
ero bambino
ignoravo la morte.
Mia madre moriva.
M’aveva dato la vita
con gioia e dolore
in un momento d’amore
con immensa passione.
Alcamo 28.06.08 ore 0:20
Titolo | Versi Adolescenziali
Autore | Marino Giannuzzo
ISBN | 9788891193049
Prima edizione digitale: 2016
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Youcanprint Self-Publishing
Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)
info@youcanprint.it
www.youcanprint.it
A mia madre
INTRODUZIONE
Alla veneranda memoria di mia madre che non ebbi per sostegno nei teneri miei
anni e desiderata tanto
Spesso rileggendo i versi che risalgono alla mia adolescenza quasi mi vergogno,
sia per la forma sia per il contenuto di essi. Tuttavia ritengo che essi servono
a far comprendere il viaggio che ha fatto il mio spirito e quindi sono giunto
alla conclusione di lasciarli vivere così come sono nati, salvo aver tralasciato
alcuni ed altri averli ritoccati qua e là per renderli presentabili.
Un grazie veramente sentito va all’amico Antonio Magnolo che con pazienza e
bravura ha accompagnato le mie esternazioni in versi per ben quattro mie
raccolte, compresa la presente, con impostazioni e interpretazioni quasi sempre
da me condivise.
Alcamo, 30.01.2003
Giannuzzo Marino
Prefazione, impostazione e commenti
di
Antonio Magnolo
Conosco l’autore, al quale mi lega sincera amicizia, fin dagli Anni
Sessanta. Ho avuto già l’onore di leggere e commentare due raccolte di sue
poesie edite nei testi “Versi Sparsi lungo il sentiero della vita” ed
“Istantanee in versi”, nonché “Riflessi in versi”.
Quello che qui mi preme sottolineare, è l’intuizione, forse inconscia,
esplicitata sotto forma di augurio per l’autore e per nostro auspicato diletto:
- Che si verifichi il detto “Non c’è due senza tre”.
In effetti qualcosa lasciava intuire che altre poesie mancavano all’appello
delle due raccolte. Come giustificare la mancanza di esaurienti testi ispirati
dall’immatura scomparsa della madre?
Il nostro autore ha goduto delle sue carezze solo nei primi quattro anni di
vita. Era dovuto a questi sbiaditi ricordi il silenzio di sentimenti. Fra i
tanti espressi in versi, mancavano, infatti, quelli nei confronti della madre.
Eppure l’autore ci aveva avvertito dell’esistenza di altre poesie. Nella sua
introduzione a “Versi Sparsi”, al primo rigo scrive: - Fin dall’adolescenza sono
stato cultore della poesia. Probabilmente, al lettore me compreso, la frase
suggeriva di appassionate letture di poeti incontrati nel corso di studi. Ma
l’introduzione continua con l’esplicitare ciò che il nostro poeta intende per
poesia:- “Ho sempre inteso la poesia non come esternazione di espressioni
forbite, ma come sentire intimo, sovente non espresso in alcun modo e non
conosciuto dagli altri”.
Quanta verità in questo pensiero non ben compreso, almeno da me. Era sorta in me
la convinzione che Marino avesse voluto dare un taglio netto con il passato
della sua infanzia, negli aspetti affettivi, lo avesse voluto cancellare dalla
mente e dal cuore.
La voce dell’orfano
La poesia come dialogo con se stesso, ma anche dialogo con la madre,
avvertita presente proprio per quanto struggente è ciò che gli manca. Alcune
semplici cose di vita quotidiana, come la voce della mamma che gratifica,
rimprovera, rincuora; quanto è struggente il silenzio di questa voce che manca
ma egualmente avvertita, quasi assordante. Quanto manca la carezza di quelle
mani che scivolano sul risvolto del lenzuolo mentre augurano la buona notte, o
sussurrano parole di incoraggiamento più salutari delle medicine per un bimbo
ammalato. Quanto manca lo sguardo che sa indagare, sulle pieghe del viso, le
piccole gioie o i dolori dell’infanzia. È confortante credere che, pur assente
fisicamente, la mano della mamma ha guidato i passi del poeta quando erano
incerti, ha dato luce al buio della sofferenza, ha asciugato lacrime da altri
non viste.
E fui solo
E fui solo,
solo, o Signore.
Era un giorno della mia vita
gioioso,
e fui triste.
Solo un mazzo di rose,
lontane,
dai colori bizzarri
e senza odore:
le mandava mia madre,
stampate.
Eppure mia madre non c’era …
La mia fantasia
trasfigurava ogni cosa.
E fui solo,
solo, o Signore.
E vegliai …
Col pianto alla gola
volli dormire.
Ma il sonno vagava lontano.
Mi sentii disperato.
Volli morire,
ma la fede trattenne la mano.
Volli andare lontano
lontano
lontano,
tornare alla mia fanciullezza
vedere un bimbo felice,
e non seppi.
Il pianto serrava la gola,
chiusi gli occhi
e vegliai.
Ho atteso
Ho atteso,
ho atteso tanto,
essere ignoto.
Ho pianto ed ho sorriso
con me stesso.
Cercai una mano
chiesi un sorso d’acqua
un attimo di pace
alla notte nera.
Ma solo il pianto
l’unico mio pianto
udii tornar con l’eco.
La nonna
C’era la nonna
nella tacita sera invernale.
Il bimbo posava il capo
sulle ginocchia dell’ava.
Ascoltava la fiaba:
“… una bimba saliva …”.
Era stanca la nonna,
chinava la testa,
dormiva ….
Il bimbo la scosse pian piano:
- nonna, racconta…
Riprese a narrare la nonna:
“… non aveva la mamma …”.
Poi il bimbo era vinto dal sonno,
il capo posava nel grembo
e sognava ….
L’ultimo bacio
E ti rivedo, madre,
nella bara.
Sul cereo volto tuo
regnò la morte
e il flebile mio pianto.
Tutto per me torna tetro
pensando all’ultimo momento.
Un bacio in fronte
e chiuso fu il tuo letto
ligneo e duro.
L’aurora torna
ed il ciel sereno.
Io rivedo te
nella notte immensa
te rivedo in sogno
piango sul guanciale
come sul tuo capo.
E il dolor s’acqueta
più lieve è la sventura
quando al sonno cedo.
Ceglie Messapico, 22.05.1960
Madre suprema
Madre suprema,
o morte,
in una notte lontana
ti volsi una prece.
Lunga è l’attesa
ma spero.
Vieni nel sogno
strozza il mio grido di gioia,
io t’amo
t’invoco
t’imploro.
Vieni, madre suprema,
dea della notte.
Fissami gli occhi negli occhi
attirami sotto il tuo manto
poi spezza con mano rapace
ogni mia speme,
ogni mia giovane fibra.
Madre
Viso di madre
che non torna più
or ti rivedo
sorridente,
pieno di beltà.
Labbra d’amore
sul mio capo chine
eran le tue, o madre.
Dolce la mano,
placida al passaggio,
mi ritoccava
nei bei sogni d’oro,
nell’oscurità.
E ti rivedo
china sul guanciale
un fulgido mattino
per svegliarmi piano
con le labbra dolci,
madre.
Un sorriso mite
sfioravano le mie
ed un bacio
chiedevano alle tue.
Ma or non più.
Non più quelle tue labbra
sulle mie gote chine,
non più il sorriso
né la carezza in fronte.
Tutto andò via,
andò via con te.
Ceglie Mess. 30.03.1960
Melanconia
Piange il cuore mio
nell’infinito
grigio d’autunno,
desolato.
Vorrei cantar nel buio
ma non so;
il cuor mi si dilata
senza un perché
apparente.
Attendo un’anima
da tanto.
Non giunge
e non so cos’è.
Ceglie Mess. 1959
Perdonami
Perdonami
se non potrò
venir da te domani,
ma ti ricorderò
io t’amo ancora.
Un fiore vorrei portarti
un bacio
come una volta,
ma non posso.
Tu mi perdonerai,
continuerai ad amarmi
come una volta,
madre.
Un fiore e un bacio
Il ricordo,
solo il ricordo d’una festa
avrò domani.
Non altro.
Un fiore ti portai
ti diedi un bacio
ti feci le promesse.
Ma or non più.
Vorrei che tu ci fossi
ancor domani
essere un bimbo
augurarti vita
ignaro dei tramonti.
Ritorna dolce e triste
il tuo onomastico,
ma tu non tornerai.
T’avrò con me nel sogno
ti stringerò al mio cuore
mi sveglierò contento
ma più infelice.
Solo il ricordo
di te avrò, o madre.
I sentimenti
Sono composizioni, di cui alcune riferiscono di rapporti interpersonali: più
rari con il prossimo, più frequenti con Dio.
Il contesto in cui vive l’autore, il seminario, determina eventi e circostanze
in cui questi rapporti hanno luogo. Trasferimento da una sede ad un’altra nel
prosieguo degli studi, ricorrenze e festività religiose. Altri testi traducono
stati d’animo dell’autore, sentimenti vari, gioia paura delusione ansia, dai
toni sempre ovattati di grigia malinconia, mai liberi di esprimersi con l’impeto
proprio dell’età adolescenziale.
La capinera
Chiusa è la finestra
e vuole entrare,
ha beccato il vetro,
rosso di sangue
ha il petto
la capinera.
O mia capinera,
resta dietro il vetro,
non forzare.
Fuggi lontano
ripara nella valle,
ti coprirà una foglia,
troverai un nido.
Meglio la notte scura
e il gelo
che l’umana mano.
Chiedi riparo al fico,
ritirati sul colle.
Se tu morir dovrai
sarai ancor felice,
rivivrai nel seno
della libertà.
Laurignano, 1961
La mia gioia
La mia gioia:
non so dirla.
Mi dice tante cose
che la bocca non sa dire.
È poesia,
è un incanto,
è un tesoro,
son parole tutte d'oro
che a voi non so ridire.
Levo lo sguardo e penso:
c’è la luna che guarda
dietro il vetro appannato.
Ceglie Mess. 1959
L’Ave
Si spande nella valle
il suon dell’Ave.
Un fremito scuote il platano
un altro il pino,
mormora tra i sassi
il pio ruscello:
-Ave, Maria!-
S’arresta il carrettier
lungo la via,
china il capo e dice:
- Ave, Maria!-
Ode il cipresso,
piega la cima
e tra i sepolcri
di color che furono
sussurra mesto:
- soccorri il misero
che ti ha amato,
perdona a tutti,
Madre …
Ed una voce affiora sul labbro,
voce d’azzurro e di pace,
voce senza parole:
- Ave, Maria! … io t’amo.
Il mio anelito ardente
vuole essere puro,
Maria,
madre mia,
sposa dell’eccelso Signore.
Le azzurre pupille
volgi alla colpa …
Con l’ardente tuo amore
distruggi l’antica mia voglia
infondimi vita,
pace nel cuore …
Notte di luna
Lo sciabordio del mare
sotto i nostri piedi
e tu vicina
nella notte di luna.
Taci
ed il tuo amore dici
tutto in silenzio.
Le nuvole bianche
guardano da lassù
la nostra esistenza.
Notte di Natale
Squillano le campane
nella notte.
Il Bimbo è nato,
ha emesso un vagito.
Fuori la natura è bianca,
solo una stella al firmamento
e il campanile squilla.
È festa nella notte.
Il Bimbo è nato,
il Redentor del mondo.
Bimbo dal cuore umìle,
Bimbo dal cielo sceso,
abbi di noi pietà.
I nostri error confondi
coi meriti tuoi grandi.
Guarda il nostro nulla,
abbi di noi pietà.
Pioggerellina di marzo
Pioggerellina di marzo
che picchi e tintinni sui vetri
va via,
non tornare mai più.
Lascia il cielo nitido e terso
gli uccellini volare e cantare,
la natura tutta fiorire.
Lascia il mio cuore gioire.
Lascia al povero la via non fangosa,
sul suo viso risplenda la gioia
di potere per il mondo vagare.
Ed al bimbo un azzurro sereno
in cui l’occhio si fissi non mesto
per il grigio che ora vi sta.
Ceglie Mess. 05.03.1960
Poesia
Poesia,
sei un soffio
un alito dolce
di primavera.
Se passi nessuno t’afferra,
se sosti un istante
riprendi fugace l’andare
e più non ritorni.
Sei fuoco
che avvampa le membra
sei ala che libri la mente
alito ardente
d’intensa passione,
poesia.
Vago desiderio
Garriscono le rondini nel cielo.
Esprimere voglio
la mia gioia in versi
ma la mano
non segue il mio pensiero.
Alte sono le rondini nel cielo
volano
cullandosi nel vento,
m’invitano a volare,
anch’io lassù.
Il desiderio è vago,
il desiderio è forte
ma volar non so.
Guardo solo estasiato.
Ceglie M. 23.04.1960
I segni delle stagioni
Testi che si rivolgono alla natura cogliendone gli aspetti legati al ciclo delle
stagioni. L’età con i suoi fervori si impone anche ad un’adolescente rinchiuso
nella cella di un seminario.
Quando si è giovani si assapora fisicamente, con il diverso fluire della linfa
vitale, il tepore assonnato di primavera, il soffio caldo dell’estate, la
fantasia di colori dell’autunno, la pungente frusta del rigido inverno. I testi
traducono con fresca immediatezza il candore giovanile della sorpresa. Altre
poesie cantano le meraviglie del creato; nulla sfugge all’occhio curioso ed
indagatore del nostro adolescente poeta: nuvole, foglie, uccelli, paesaggi. Il
bello c’è dappertutto, occorre avere occhi adatti per vederlo, cuore sensibile
per gustarlo e farlo gustare.
Autunno
Cadute son le foglie
morto è ogni fiore.
Spoglio rimane
ogni ramo
nella spoglia stagione.
I ricordi più lieti
sono seccati.
Non ulula il vento
non s’ode tempesta,
e la pace non resta
nei cuori.
Morta è l’antica mia speme,
morta ogni gioia lontana,
solo il pianto mi resta
in seno alla notte,
come la notte
sugli embrici rotti
sui rami stecchiti
sui fiori già morti.
Campane e nuvole
Squillano le campane stamattina.
Si spande il canto per il cielo
nell’aura che va
sempre più sbiancando.
Spinte dai bronzi
scompaiono le tenebre
all’orizzonte.
Il cielo è grigio
e nubi chiare
vanno col vento
sempre più lontano.
Non s’ode più la squilla.
Ogni rintocco s’è perso nella nube.
È bianca la natura.
Altra nube muovesi pian piano,
poi vien l’azzurro.
Indi di gioia
una gran burrasca
precipita su me
che sto a guardare.
Ceglie Mess. 27.01.1960
Crepuscolo
Scende la notte
placida e serena.
Sembra che giunga
sull’ali del vento,
mentre con l’ultima
squilla d’argento
fugge lontano ogni pena.
Apparsa è una stella all’orizzonte,
avanza, corre,
cade dietro il monte.
Tal degli umani è la speranza.
Ceglie Mess. 27.01.1960
Il saluto
Tutte a stormo
le rondini
sfrecciando hanno strillato:
siam giunte stamattina,
siam giunte.
Volteggiano in alto i garriti.
È sereno il cielo,
gli alberi sono in fiore
luccicano le foglie
a mezz’aprile.
Hanno atteso la brezza
per tornare.
Ceglie M. 23.04.1960
Inverno
Terso è il firmamento
nel chiaro mattino d’inverno.
Guardo il muro di fronte:
più lontano l’occhio non va.
Sono recluso.
Una nuvola rossa è passata,
altra grigia la segue dappresso:
il mio sguardo è fisso nel vuoto
vede un’altra più oscura passar.
Le nuvole seguon le nuvole,
s’accavallano
le une sull’altre,
gonfiano:
il mio cielo
è sempre più nero.
Ceglie Mess. 1960
Istantanea
Grigio è il cielo
nel torbido inverno.
Ceglie Mess. 1959
La tremula luna
La tremula luna
nell’acqua la vedo brillare.
Balza sul muro,
la vedo oscillare
tra i rami ed un fiore:
vorrei
la sua gioia capire,
ma non so cominciare:
è l’eterno, divino mistero …
Laurignano, 1961
L’acqua
In alto,
tra le pietre taglienti
della morena
l’acqua filtra dal ghiaccio
sotto la luce ardente
sotto la neve immota
sempre uguale
sempre nuova ed infinita.
Nera è la notte e senza luna.
Ma fra gli strappi della nuvolaglia
già brillano le stelle
e l’acqua se ne ingemma
come il cielo.
Manduria, 1962
Nella campagna
Ci fu la notte densa di bufera
ora c’è l’azzurro cielo sospirato.
L’inverno ormai è lontano:
resta il ricordo
di tenebre e di pioggia
del giorno e della notte,
e luce e cielo azzurro
ora miro.
La brezza muove l’erba
e l’agnelletta bruca
giù nel prato,
mentre una bimba
coglie bianchi fiori.
Un alberello immobile
è nel campo,
sembra fissi il sole
che declina.
Io guardo il sol che fugge.
Rossastro è il cielo
annuncio di sereno.
Bruna diviene
la natura intera,
gli alberi son mostri
arrampicati in cielo
mentre la bimba
torna al casolare.
Tacciono i nidi
tra gli alberi fioriti,
nel silenzio resta la natura.
A rischiarar la notte
un lumicino giunge
da lontano.
Ceglie Mess. 28.03.1960
Notte invernale
Romba l’uragan per l’aere tutto,
s’agita la natura nella notte.
Viene da lontan l’urlo del vento,
e nulla gli resiste.
Passato ormai è il fragore.
Diradansi le nubi una ad una,
una stella riappare al firmamento:
ormai la notte è serena e bruna.
Più terso è il cielo,
la luna pare che sorrida,
brillano le foglie
nella luce nera.
In una conca d’acqua
la luna si rispecchia
mentre d’intorno
dorme la natura.
Ceglie Mess. 1960
Sera
S’ode il tintinnar de la campana
giù, nella valle, con voce argentina
e il vento modula una voce arcana
tra i dirupi della vetta alpina.
Fugge il pensier mio dietro la vita
che avanza, fugge e pare infinita.
Scende la sera, giù, nella vallata,
ogni ombra torna alla casa amata.
Nel buio chiaro appare l’orizzonte
un lume buca le persiane rotte
bianca s’alza una luce dietro il monte.
Sembra venga l’alba e non la notte:
nella luce non v’è macchia alcuna
ed ecco balzando apparir la luna.
Ceglie Messapico, 1959
Sera di Laurignano
La luna
un campanile
tre lumi sopra una croce:
tre stelle.
Sotto
il borgo dorme:
Laurignano.
Laurignano, 1961
Tramonto dorato
Là, ove il sole declina
la pupilla si perde.
Il tramonto ha il colore dell’oro,
la nube rosseggia,
la vanga
compie il suo duro lavoro.
Il cipresso lontano
immobile posa,
il sole declina
e il monte nereggia.
L’acacia non fruscia
ogni voce già tace.
Nella valle brilla una face.
Ultimo sole
Le case
già bianche al mattino
son rosse con l’ultimo sole.
Sono stanche
e s’apprestano al lieve torpore.
Visione mattutina
Sospesa al ramo
è una gocciolina
di brina
dopo la notte nera.
Di cielo un lembo
sceso è nel giardino,
luccicano degli alberi
le foglie.
Brillano i fiori
al sole del mattino.
La dolce brezza
li culla piano piano
ed un uccello
posa lor vicino.
Un’ape succhia il nettare.
Altra ape va
nell’infinito azzurro.
Il sole
punto bianco
domina il creato.
Ceglie Mess. 1959
Visione notturna
Nitida è la notte
del chiaro inverno,
brulican le stelle
per l’aere tutto.
Tra gli oscuri monti
immensa appar la luna
a rischiarar la pace
della notte.
Ceglie Mess. 1960
Filosofia giovanile
Sono tanti i perché che assillano un adolescente; ancor di più un adolescente
strappato anzitempo ai sereni trastulli dell’infanzia e lasciato solo nei dubbi
esistenziali dell’adolescenza. Non trova esaurienti risposte, non ha vissuto
esperienze di vita, non ha accanto chi possa suggerire la via e dar con affetto
le cercate risposte. L’affanno di vita costringe ad un passo veloce per
raggiungere traguardi che diano sicurezza e forza per riprendere il cammino.
Sorprende la maturità di pensiero espressa in questi testi. Con spontanea
filosofia ricerca il sospirato filo d’Arianna per districarsi tra gli oscuri
meandri nel labirinto della vita.
Cuore senza pace
Il cuore è in tormento
e non ha pace.
Se un attimo attende
alla fontana
per un breve sorso
di felicità,
riprende poi l’andare
senza meta.
E tu, amica mano,
non puoi raggiungerlo
per sussurrargli
una parola
che a lui dia pace
e a me quiete
per l’eternità.
Foglie,
non altro che foglie
ogni nostra speranza.
La realtà è nel nulla.
Noi siamo felici
nell’eterna illusione.
Dura è la vita
dura è la terra
che ci alletta e c’inganna.
Foglie,
non altro che foglie
noi siamo.
Fugacità
Sei andato col vento,
momento di gioia fugace,
ed ora sol resta il tormento
di non poterti afferrare.
Giovinezza mia
O giovinezza,
giovinezza mia,
canto della vita,
fermati con me.
Rimpiangerti
nell’età matura
io non voglio.
Scenderà la sera sull’aurora,
giungeran le tenebre,
ma tu resta.
Nella sera oscura
gli occhi chiuderò:
la tua immagine
tornerà alla mente,
ma tu non più.
Sfiorita sarai,
o giovinezza,
più non tornerai:
no, no,
più non tornerai,
dolce e triste giovinezza.
Ceglie Mess. 29.04.1960
Illusione
Punto sperduto nell’universo
che s’allarga in concentriche sfere
alla conquista del Tutto
son io.
Poi guardo in me stesso
e scopro la Notte.
Attorno al mio capo
volteggiano mille chimere
morte speranze;
ho l’oro nel sogno
e un pugno di nulla
se veglio.
Son grande fallito
son re prigioniero.
Io rido
Io rido felice
se guardo me stesso allo specchio,
se guardo dipinte sul volto
tante illusioni.
Ma dimmi, mia dolce chimera:
che cosa riserva il domani,
prima che giunga la sera?
Noi nulla sappiamo, mortali.
Felici gli antichi
leggendo i lor fati.
Noi uomini nuovi
guardiamo innanzi e lontano
ignari del baratro immenso
che attende di là.
E rido felice
se guardo me stesso allo specchio
se guardo dipinte sul volto
tante illusioni.
La foglia
Col vento d’autunno
cade la foglia
nel mezzo del giardino.
La foglia vola e posa
ritorna alle radici
con la piova.
Risorge poi sull’albero
col fiore;
la linfa l’ha lanciata fin lassù.
Passa l’estate,
cade con l’autunno
torna ad essere
la foglia che fu.
Così vorrei che fosse la mia vita.
Ma senza l’infuriar delle tempeste,
senza tramonti,
sempre primavera.
Ma non c’è gioia
se non c’è dolore.
Io sono foglia
che rinasce e muore.
Ceglie Mess. 1960
La fonte
Quando incontro
una fonte per via
m’attardo a mirarla
e cerco qualcosa
che forse non c’è.
Poesia epica
Affascinano, nello studio del liceo classico, le grandi opere epiche: L’Iliade,
L’Odissea, L’Eneide.
Il nostro giovane poeta ne avrà certamente subìto il fascino e ciò non
meraviglia, è fascino comune ad ogni studente di Liceo Classico. Singolare,
invece, è il fatto che abbia avuto voglia di cimentarsi in questo genere
raramente riscontrabile in un adolescente.
L’ultimo canto d’Achille
O sommo Giove,
o Dio che mi creasti per il pianto,
immenso Tutto,
annienta la mia vita,
annienta,
annienta.
Nacqui per illudermi e soffrire.
Tu mi facesti per le tristi lance,
tra quelle mi gettasti
con nel cuore l’odio.
E odiai.
Presi la mia lancia,
trafissi e fui trafitto
ed or qui giaccio.
Amai e non fui amato:
amor mi fe’ geloso,
piansi e piango.
Ma deh!
Pietà di me,
pietà, pietà:
stronca la mia vita.
Atropo, fa’ presto,
spezza, spezza,
in seno al nero Tartaro mi voglio.
Il sommo Giove esaudì la prece
e Achille giacque,
il valoroso Achille.
Terra di eroi
Nella notte silana
la luna rischiara la
valle
e fuga le ombre dei
monti.
Ma quando torna il
mistero
a coprire con l’ala
ogni cosa,
chiacchiera al buio il
Busento
e ricorda gli eroi.
Alarico, polso di
ferro,
leva l’inno di guerra,
spinge gli audaci alla
lotta,
parla di gesta e di
gloria.
Di Rovito la valle
rintrona:
“l’Italia fu grande,
l’Italia non è; bisogna
che sia!”.
Attilio ha il cuore
squarciato,
Emilio già cade nel
sangue,
abbracciando il
fratello.
“Italia!” han gridato;
e l’Italia ha levato il
suo canto,
osannando agli eroi.
Alla notte silana
il Busento ricorda gli
eroi.
Laurignano, 1961.
Epilogo
Non avrei mai immaginato una mole così sostanziosa di testi poetici, e che testi
poetici. Se, come ho avuto modo di affermare nel commento a “Versi Sparsi lungo
il sentiero della vita”, Marino Giannuzzo, con le sue poesie, racconta la sua
storia personale di avveni- menti e di sentimenti, questi “Versi Adolescenziali”
lo fanno in modo ancor più esplicito e a cadenza assai ravvicinata. Che cosa è,
infatti, questa silloge di “Versi Adolescenziali”? La storia, e lo sfogo in
versi, delle emozioni percepite da un adolescente rimasto orfano all’età di
sette anni. Egli si sente defraudato di quanto altri coetanei hanno la fortuna
di avere e di godere: la presenza fisica ed affettiva della madre. Nella sua
mente i tanti perché della sua condizione di orfano. Ed oltre a tutto ciò, non
certo assenti, le pulsioni avvertite, come tutti, nell’adolescenza, e che è
costretto ad inibire perché chiuso nelle mura di un seminario …, unica
possibilità di continuare gli studi. Per certi aspetti ho rivissuto le
percezioni emotive di quando, da ragazzo, ho letto il romanzo David Copperfield
di Charles Dickens. Come allora mi son commosso, ho avvertito gonfiore negli
occhi e se, questa volta, non ho pianto è perché già conoscevo il lieto fine.
Per concludere: “Versi Adolescenziali” possono essere letti come un romanzo in
versi.
Sogliano Cavour li 02.04.2011
Antonio Magnolo
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