Dante mi ha fregato
Silente, attendo
dalla cassa
i profanatori
che di ossa
fanno scempio.
Quando ancora
la carne marciva
divorata da vermi,
unica compagnia
fra il lezzo della
putrefazione,
ancora qualcosa
sentivo.
Già era finita
l'illusione
che dell'aldilà
il Sommo Poeta
mi diede.
Ora, ogni dì
miei simili
mi chiamano
alla festa
notturna
del camposanto.
Io, venditore di patate
e truffatore,
ballo al fianco
della nobile maitresse.
In sorrisi senza denti,
né dolore né piacere
nella notte regnano.
Aspetto i profanatori,
abituali frequentatori
del luogo oscuro:
che mi riducano
in cenere!
Dove? E dove lo trovo, in mare? Non so pescare e l'oceano è troppo grande, mi fermo sempre in riva dove abbondano meduse e scorfani. Se andassi più in fondo troverei gli squali; per questo ora sto nel bagnasciuga a godermi il sole e osservare. Osmosi Dal tuo castello di mostri giunto nel mio Pareti con calde grida mai udite dal vuoto ricostruisci E per osmosi di sensi ti sento. Muffa Sono la muffa alle tue pareti, puoi ricoprirmi che intanto ritorno. Sono la tua muffa, e tu sei la mia. Implosione ed esplosione Marmorea ragazzina, con l'estro in implosione causa rigida educazione che ti voleva grande quando invece eri bambina. Ora in esplosione di colorati umori cerchi i passi persi, ma sono films dipinti e versi. L'affresco Ti ricordi il quadretto che feci col nero lucido da scarpe sulle bianche pareti del soggiorno? Ero bambina. ora che ho costruito un muro fra noi,spesso mi sorprendo a guardarti dall'alto, mentre mi cerchi. Non capisci che son sempre lì, nei miei quadri appesi per te alle pareti? Ti temo, da quando un male per un attimo mi ha preso, e tu, guardandomi con bugiardi occhi altrui, ormai non mi vedi. Tacchi Il cigolio dell'altalena ai giardini è come un tornado di pensieri, indietro mi riporta, fra risate gioiose di bambini,quando in immacolate vesti e a passi incerti arrancavo, fra sassi e panchine, e poi in terra seduta cadevo. Ritorno ad ora, capelli lunghi, vestito viola, il passo è incerto, e a terra finisco, ma questa volta la colpa è solo degli alti tacchi! Percezione Siamo pulviscolo oltre gli schermi infranti dalle nostre essenze unite dalla percezione altrui che non si riduce a carne, ma vaga nell'infinito, e brilla. Il Narciso Stai ancora seduto su quella tomba. Cosa pensi ch'io scappi? Cieco, da tempo i vermi han consunto le vecchie mie carni, mentre tu ancora bevi dalla coppa la pioggia di lacrime rosse che io stessa ti offrì. Ora, tu, statua diventi, e non vedi che nuova vita in me rinasce, ed un altro mondo, oltre te, che con altre defunte ammicchi, finalmente mi prende e fa ballare intorno. L'impavido Senza timore, come Eracle mi vorrei. Figlio di Zeus, come posso io, mortale, scalare l'Olimpo delle mie fatiche? Già mi sento bruciare al tocco delle vesti avvelenate dal mio stesso fiele. Fra se Raccontami quanto grande è il dolore, ora che dici non c'è più . Dimmi delle tue serate vuote passate davanti ai tuoi demoni di cui il più grande sei tu. Rimpianto Per anni ho spezzato le già corte mie unghie e scorticato i polpastrelli su ogni muro di pianto generoso. Ogni respiro era il tuo nel mio petto grave; ogni tuo figlio parte della mia vita, persa come le lacrime che piangesti quando me ne andai. Curiosità Sapessero le mani rissose soffermarsi invece di vagare curiose fra pagine di ogni età dove impera Fantasia. Occhi gonfi e mente stanca le richiamano fra capelli per cercare per la testa sollievo. Il pianista Trasportata attraverso il meraviglioso e profondo tuo Io, invasi tutti i miei sensi in un'estasi orgasmica, potrei nuotare e perdermi in quel mondo. Ma fermare devi le mani mai stanche, ed io ebete, ora ancor seduta e pronta a riascoltare, vedo che invece dell'amore sei solo tu pronto ancora sui tasti a far le corde e la mente vibrare. La bambola Abbraccio i pupazzi che infilavo nel letto, con i libri di fiabe, quando ero bambina. Fra le coperte, non c'era per me grande posto, e lì in mezzo, bambola anch'io mi sentivo. L'Incostante Ha grossa capoccia e per collo una molla che unisce cervello a cuore; per impulso un po' strano un ciondolare di testa, avanti e indietro destra e sinistra, contraddice le di lui parole. Dote essenziale per chi vuole al potere arrivare, quindi in ogni contrada è facile l'Incostante trovare. Attenzione! Infatuazione T'incanta il di lei sguardo di Venere: pareti montagne città incenerisce e oltrepassa. Eterea, il cuore che credevi vuoto, riempie. Ma le pareti organiche soffocano. Lasciala libera di vagare all'infinito: a nessuno appartiene, in catene muore. Allontanarsi… Vedo le mie impronte sulla sabbia dorata d'occidente. Già ti dissi ciò che sono: macchia nera, lontana, in attesa che l'onda azzurra cancelli di me il passaggio. Il Fato Scrivi, sconfitta dall'ignoranza dotta. Non mordere le sottili tue dita che per indicar la tua strada usi. Dipingi di colori allegri i tuoi muri. Lo so, c'è chi cancella i tuoi disegni per tracciarti nuova via che respingi, ma ad essa ti pieghi, come sempre, come tutti. Catene Lasciate cadere le pesanti catene, come un'amazzone, fra luoghi incantati e guerre titaniche, sul mio destriero ho cavalcato. Ho sguainato la spada ed usato lo scudo; ma un giorno in una prigione di diamanti nuovamente in catene mi trovai, trafitta dal nemico Eros. Rumori Soprappensiero, col capo riverso sul braccio, fisso il vuoto. Gli occhi sono gocce che paiono cadere. Più non vedo: sento solo rumore di ricordi che mi assale La testa Testa stretta in una morsa: "ESCI PENSIERO!" E il cervello in pezzi fu Parlar di te Parlar di te è ormai banale, ferita fosti e sei, ma niente innanzi all'universo in cui Tu, dio grande qual ti credi, in realtà pulviscolo come tutti appari. Il vaso di Pandora Credevo di averti chiuso la bocca con ago e filo. Sei un vaso di Pandora! Ma la donna forgiata da Efesto non ti disse come alla fine Speranza morì? Falò Accenderò un falò e incendierò i ricordi. Intonerò Un canto e ballerò in cerchio una danza indiana, finché i miei demoni come fumo nero si dissolveranno, e di luce nuova sotto il manto stellato, al riflesso della fiamma pura comincerò anche io a brillare. Petali Con passo felpato danzo sul tuo tappeto di rose scarlatte Vento vorticoso Di quel che era non lascio niente Infilo le mani nella tua nuda terra Coperta dall'essenza mi addormento serena. Sogni Solo un'eco di me tra voci rimbomba I sogni son ora ali di gabbiano recise piume scarlatte. Malessere interiore Corpo abbandonato sul letto: dolore incessante alla testa contorcersi di membra. Pulsare incontrollato: occhi in esplosione come palle di cannone. Aritmia: il cuore batte, troppo. Lacrime rosse Mi svenai per darti nutrimento; piovve rosso un giorno, e sazio non fosti, Tu, bestia conscia del solo Io. Una scodella riempisti del mio sangue, e pasto di un sol giorno io fui, prima dell'ultimo addio. In - corrispondente E mi preme il petto esserti pensiero. E mi preme che non lo sia per me TU! Lutto Continua pure a ballare vestita di nero, a fare l'inchino ai tuoi mostri. Sciocca, non vedi che il morto è sepolto? Dove cammini non c'è più vuoto, il sole e i colori ti invadono e girano intorno. Della Terra Fra le mani stringo la terra dove cammino, mentre l'occhio e la penna si arrendono muti d'inchiostro e colori, e nel mondo cado e vivo. Al chiaro di luna In soffitta, al chiaro di un raggio di luna, la bambola di pezza, che ha per occhi due bottoni, fra cartacce e cianfrusaglie, malinconica sul divano siede. Dal lungo piedistallo, il vecchio manichino senza faccia e senza braccia, non smette di mirarla. Sono io a dover spezzare l'idillio senza fine per mettermi a imballare. Fuori Parole: mani insidiose sul corpo, scaccio. Ricordi: radici di rampicanti spinosi, taglio con dita affilate come lame, e dalla gabbia esco. Cenere Sordide verdi lastricate strade dietro il mio passo veloce. Lacrime gioie persone. Porto il fuoco che arde, ma se mi giro tutto intatto vedo: io brucio dentro e in cenere cado. Icona Ora immagine di ciò che non sempre tu fosti; i tuoi viaggi a piedi farei se avessi in me un ché del tuo germe e non solo il sentire. Anima rossa nelle strade d'umana linfa bagnate da te, dove ancor si ode ciò che in me è urlo si, ma interno e sordo, che ora non taccio: "Hasta la victoria siempre". Cartoons Vado esplorando fra gli scaffali succulenti cosmetici che sanno di dolci. Come giammai, quando ero fanciulla, di questi imbelletti, di fronte allo specchio mi voglio imbrattare. Ecco il mio viso in fiaba gotica trasformare e per un po' in quel mondo fatato mi voglio annullare. Homo homini lupo Membra sazie in corpo magro, di cadaveri alla deriva che hai catturato, in questo spazio effimero. Restituiscimi i pezzi della mia anima, si, quelli a te indigesti. Uomo, così dovrei chiamare chi della vita di suoi simili si nutre? No, cannibale, in attesa che il cibo faccia il suo corso per ricominciare a divorare e non perire. Angelo nero Ora, che forza non ho, se non la fantasia, ti ho ucciso mille volte ed altre mille lo farò, mentre tu, gongolante, per la tua nuova vita investi un sol bianco capello, di quei tanti che ormai ti creano corona d'angelo e tale, a chi non sa, appari, se non fosse per l'immagine non riflessa nello specchio che il demonio che tu sei continuamente rivela Fantasia Se potessi volare fra gli spazi immensi della mia colorata fantasia, non sentirei dolore alcuno; la mia pazzia placata sarebbe dal divenire illogico, a me caro, dei pensieri Le tele Dono inutile in mani fragili tinte di mille colori: cado sconfitta di fronte alla tela, mentre il mio essere dinnanzi alla vita, prostrato al ricordo vuole nuovamente morte Stati d'animo(Da diario 22/09/01) Vorrei che il tempo si fermasse, quando ogni raggio di sole è luce, quando il vento accarezza la pelle ed è festa in ogni dove... ed il grigio si tinge di verde e di azzurro; l'aria sembra sempre profumare delle più intense essenze, ed ogni passo è un volo, ogni pozzanghera mare, ogni foglia immensi prati. Mi sento prendere per mano: è l'uomo alato che tiene la clessidra. Sento un turbine che mi avvolge, è tutto buio intorno, ogni passo è grave, ogni gradino immenso. L'oro non è più oro, da ogni parte dominano l'asfalto e le industrie con i loro odori pungenti. Finalmente nessun rumore si ode per strada, le finestre si chiudono, le scatole nere tacciono. E' notte...vorrei fosse eterna, nuovamente vorrei che il tempo si fermasse, ma gli occhi si riapriranno in un giorno uguale a oggi e a tanti altri in cui sarebbe meglio non essere Puzzle Romperei altri mille specchi per allontanarmi dall' immagine riflessa: giovane,bella ed energica; ma così dentro non sono: pianta stecchita, rosa senza stelo. Stringerei forte le tue spine fino a sanguinare; sentirei la vita che scorre nelle vene in cui hai bevuto per rubare quel che ero. Sguardo senza amore è ormai il mio, corpo ed anima divisi in attesa… della colla Purificazione Parto mattutino di ogni alba: risveglio. Trascinarsi di membra stanche: camminare. Varcare il mondo così com'è: impurità. Assistere al tramonto, baciare la luna. Ritrovare la purezza nel letto della notte: posizione fetale. Così ci sporchiamo e purifichiamo ogni dì 24/03/01 Vedo un uomo che cammina in una strada polverosa. Indubbiamente è stremato da un lungo viaggio; nel suo corpo e nel suo volto si intuiscono le sofferenze dovute al sole cocente del giorno e al gelo della notte. I suoi occhi mostrano il desiderio di trovare ristoro ma allo stesso tempo la consapevolezza della possibilità di dover continuare il lungo cammino senza che ciò avvenga. Ecco però, improvvisamente il suo sguardo illuminarsi...c'è un'oasi , questa volta tangibile, non è uno dei soliti miraggi. L'uomo si avvicina cautamente, bramoso, felice, ma con l'espressione di chi teme di essersi ingannato ancora; incomincia a bere l' acqua limpida e fresca, ad assaporare i frutti maturi e dolci che pendono da alberi verdi e dalle fronde enormi, i quali gli offrono l'ombra quando il sole si accanisce su di lui e lo proteggono al calar della notte. Il prato è soffice e colmo di fiori odorosi che è un peccato cogliere vista la loro bellezza, volano farfalle, dagli alberi trasuda il dolce miele, il cielo è limpido, il sole non più nemico, la notte addolcita dalle brillanti stelle. E' un sogno meraviglioso dal quale non vorrebbe svegliarsi mai; niente ancora era riuscito così bene ad alleviare le sue pene...vorrebbe perdersi per sempre immerso in quell'eden. Ora mi chiedo se il viandante, una volta ristoratosi deciderà di non abbandonare quel luogo o riprenderà il suo viaggio per tornare al suo palazzo, rapito dalla vita oziosa del lusso, dall' abbondanza dei cibi e degli inebrianti vini, dalla comodità e morbidezza delle lenzuola di seta. Se così sarà, dimenticherà quel luogo delicato e le fatiche del suo lungo viaggio oppure ciò rimarrà un insignificante ricordo, che più del disprezzo non renderebbe onore al lucente giardino. 2007 Da qualche tempo il viandante è andato via, ha fatto razzia del luogo e il suo cuore zingaro si è già spostato altrove, non prima però di avre prosciugato tutta l' acqua togliendo il sostentamento ai frutti in modo che nessun'altro vi si possa nutrire. Da diario 20/03/01 "Un giorno ho visto un cespuglio carico di more, ve ne erano di tutte le dimensioni; alcune erano belle, grandi ma rosso vivo, acerbe, avrei dovuto asprettare troppo per coglierle;io sentivo invece salire la fame ed avevo voglia di riempire il mio cesto; altre erano già viola, ma io le vedevo troppo piccole, e nonostante fossero mature, probabilmente saporite e così vicine che mi sarebbe bastato allungare la mano per prenderle, non mi attiravano; altre erano troppo in alto ed io, pigra, avrei dovuto sforzrmi troppo per afferrarle. Una sola mi ha rapito, sembrava così vicina, grande e matura...io, golosa mi sono sporta per coglierla...si, in realtà era vicino, ma talmente nascosta tra i rovi che mi sono graffiata le mani per prenderla. Una volta aperto il palmo per ammirarla, mi sono accorta di essermi macchiata e che quel frutto all'apparenza così bello ed invitante, al gusto era marcio ed al suo interno impestato da vermi. Che delusione! Ora è nuovamente la stagione delle more, ne ho visto una che mi piace, sembra stia maturando bene, avrò pazienza e farò in modo che nessuna la colga prima di me. Sento ancora in bocca il gusto del marcio ed ho ancora le cicatrici lasciatemi dai rovi. Probabilmente quando la mora sarà ben matura queste sensazioni saranno passate, potrò nuovamente assaporarne il gusto e sentirne il profumo, tutto questo evitando nel frattempo che vi si posino le infette mosche". 2007 Credo di non essere una brava giardiniera,la mia mora ha improvvisamente cambiato aspetto, mi ha imbrattata di rosso da capo a piedi. Credo sia il caso di coltivare altri frutti... I tempi cambiano… Nostalgici dei grandi ismi del passato cerchiamo fra le casse impolverate un ricordo di ciò che eravamo. Nella mia è nascosto un eskimo ma, sono incapace di indossarlo; perché tieni un manganello? Ti farai ammazzare! Rosso e nero perduti, forse a ragione, mentre loro tutti , ormai di grigio e rosa vestiti, ben si accompagnano. La mia maglia sanguigna è solo colore, invano porto dentro ideali morti, nel cuore Eruzione Il vulcano dormiente Calpestato da genti e da abusi edilizi quel tragico dì senza dire il perché all'improvviso scoppiò, e fu strage di serpi. Ora è quieto Ma un fumo costante Avvisa la gente: "attento, non farmi più niente!" "Sento il ricordo di vite sospese fra le onde del mio impetuoso mare" Maestra di vita, di sole illusioni di fronte alle porte sprangate ed a quelle già aperte dal mio titanismo, l'ipocrisia del tuo teatrino ogni giorno ostentavi. Dimmi cosa c'è dietro al mondo da favola che hai costruito e che un tempo osservavo con occhi vergini prima che il vento, il mare e il tempo sulla spiaggia della vita mi rovesciassero Assenza Sento rumori di tutto e di niente come il bussare indomito di gente. Sobbalzi del cuore stanco che non mente, lontano da tutto, assente. Brandelli… Nel corpo, prigione di emozioni inibite giaccio. A volte, da brandelli di stracci di vita avvolta, come un fantasma mi muovo, tra risa di genti allegre che furon mie, e poi sparisco. Io sono il vento… Io sono il vento. Brezza leggera, bufera, uragano, ma pur sempre vento. Accarezzo o sconquasso, ma alla fine ti passo. Fantasma Il fantasma più vicino è lì nell'angolino; più di un passo non avanza, sta cercando un'altra stanza, e se faccio per spostarmi mi fa bù per spaventarmi. La mia casa è piccolina ed io sto in una stanzina, meglio per lui cercar altro posto, sontuoso e ricco e di luce vuoto. Il permesso gliel'ho dato; nel frattempo, forse, è già scappato Catarsi Per mesi, disperata, non ho fatto che cercarti. Incurante di me stessa eri l'anelito più caro. Ora, che di me ho ritrovato un che, se non l'essenza, stammi lontano signora dai grigi colori! Non vestirti a festa, ti riconoscerei: non è il tuo momento, la luce che riprende a brillare nei miei occhi senza amore è tua sorella vita Luoghi Mi par di sentire il profumo di luoghi di mare e di boschi insieme; lì passai attirata da allegre voci, ma mai furon miei, se non nel cuore. E ancora li vedo e li dipingo coi pennelli e le parole. Lunghe brevi estati passate a chiacchierare di argomenti belli e inconcludenti, mentre tutto intorno ribolliva di schiuma e di infedeltà il mare; mentre già, in quei luoghi il destino decideva lo sfratto che poi fu. Stringere quella terra fra le mani, ora non posso, ma il respiro che lì fu anche mio, continua a vagare… e fra il mare, e fra i boschi, io vivo, e nel mio sangue, solo l'oro ho di quei luoghi e tempi, e li dipingo Dimmi Dimmi, cosa dovrei fare dei giorni che furon belli; ora che l'alloro e le rose son diventate l'unico diamante, tu vivi la vita che in sogno fu mia. Dimmi, cosa dovrei fare dei giorni che furon acerbi; ora l'alloro e le rose che attendo mi sanno di terre lontane, mentre tu vivi la vita che sarebbe stata mia, ed io aspetto ciò che in sogno avresti voluto tu. Se potessi Se potessi sollevare una tempesta, solleverei quel divano ormai impolverato, ove ancora giacciono i miei neri capelli, come rovi alla ricerca di un appiglio, che non sei tu, ma io stessa, mentre lì seduto inerme, tu, quale un dio disponi, della vita non tua che divori quale ambrosia; ma dio non sei, e il digerito cibo, nelle tue membra, la fine del mortale nutrimento aspetta Attesa L'ansia di vivere non trapela dai miei gesti né dai miei occhi, vacui come palle di cannone pronte ad esplodere. Ho il fuoco dentro che arde come non mai, ed insieme mi corrode l'attesa Vendetta Qual peggior dei torti fu il cercarmi senza un che; una gran vendetta il mio animo inconsapevole scagliò. Un male che parea senza fine entrambi prese. Ora, i tuoi segni nel pomo non vedo, solo nel cuore; ora, i miei segni nei bracciali non vedo, ma solo nell'anima che non s'acquieta La battaglia Come un arciere ho combattuto lanciando frecce infuocate contro il mio nemico; ho spazzato via guerrieri con la carabina; ho visto distruzione, morte. Ora combatto un corpo a corpo, non servono armature, nessun archibugio, ma la mente e il cuore per distruggerti per sempre, amore L'amico II Quello sguardo triste, rivolto a me, come al bordo della bottiglia, mi han detto tutto senza parole. Come stai, ora, che lei non c'è più? Ti senti nudo amico mio! Se mi guardi, se ti guardo, lo stesso vedo. Credevi facile la solitudine mascherata da qualche sorriso? Vorrei parlarti, ma un metro di tovaglia sembrano chilometri che ci separano, e il tuo riserbo il guscio di un riccio; non vorrei mi pungessi. Aspetterò che la tua tristezza sia diventata lacrima,e la lacrima sorriso, prima di ascoltarti, se vorrai. Ora,sei distante dedicata al mio caro amico Emy Il gorilla Il gorilla si abbuffa e si arrabbia dentro la gabbia. Guarda lontano, non vede la gente perché sa che al di là di sbarre e corpi, la giungla solo in sogno vedrà Pensieri passeggeri Vorrei galleggiare nel blu dei tuoi occhi, aggrappata solo alla zattera delle tue pupille, prima di scivolare nel rosso del tuo cuore Per Terra, in terra Per una Terra che di sangue di vittime inermi sa, porgo una lacrima rossa che fra quelle genti di acqua saprà Buttami… Buttami giù, da quel muro di vaga incertezza che mi hai costruito. In me non vi è dubbio, fine immediata anelo. Vedo non riesco ancora a vedere, nei miei occhi nei tuoi occhi insieme, il grigio futuro. Se mi volto, so che ora intorno è nero Se… Se potessi discernere il vero dal falso, entrerei. Se potessi discernere rose da rovi lì dormirei Morte dentro Nuda da ogni velo lascerei che mi prendessi, Signora mia. Portami nell'oblio dei tuoi alloggi, Signora mia. Dentro, solo tu mi sei rimasta, Signora mia Senza titolo Avresti potuto spogliare interi campi di margherite bianche, nemmeno l'ultimo petalo ti avrebbe dato diversa sentenza Il ragno Sulla tela Piano piano, sta per prenderti la mano. Stai attenta, è lì nascosto, dal suo buco non si è mosso. Nell'istante In cui ti giri, quando hai già i capogiri, ecco il filo che ti agguanta, quasi fosse mano santa; poi da lui su ti porta… è tardi, sei già morta! L'ingenuo Senza giacca né cravatta, così inizia la giornata. In mutande va in ufficio, e siede fiero nella moto, ma nel sedil c'è testa o scroto? Naso adunco e passo incerto, lo fan tenero all'inesperto. Delle coccole si sazia, di imbecilli puttanelle, che credon ancora dietro al brutto non esserci alcun trucco; ma dopo mano morta fatta ed una ripassata, lui innocente se ne và e alle coccole torna… di mamma e papà Il sonno Lasciatemi poltrire nel buio mattutino che le imposte mi regalano. Non turbate il sonno fasullo indotto dall'acqua che scende goccia a goccia. Nulla sento,nulla anelo. Lasciatemi dormire in eterno, dimentica nell'oscurità dei fatti bui di cui madre vita mi ha generosamente fatto dono Il risveglio Aprite le finestre! Lei si è svegliata. Dopo il lungo letargo vuole aria pura, guardare il sole, giocare. Non fate che veda i colori d'inverno, ornate tutto a rose; per lei è ora primavera Indifferenza dopo l'amore Riconoscerei ancora il passo pesante sulle scale, quando stanco rincasavi; la chiave energica e rumorosa nella toppa della porta; il corpo allungato sul letto, che fu anche mio; gli odori profumati del tuo corpo, sdraiato mollemente su di un fianco; il sorriso beffardo che, scoperto sveglio, mi regalavi. Erano, allora, lotte di cuscini prima degli abbracci, risate e stordimenti… d'amore sembravamo pazzi. Ora mi chiedo che n'è di ciò: menzogna come il resto, parole amare che scorsero dalle nostre bocche, e mi sconfisse allora la mancanza di un tuo vero sentimento? Ormai le mie lacrime sono diventate sale, le mie ferite profonde cicatrici. E il tuo dolore dov'è? Sepolto nella terra da cui i miei fantasmi vengono ogni giorno a visitarmi o nascosto nella glaciale indifferenza che mi porti? Versi per un addio Estraneo ti trovai, estraneo te ne vai. Di carezze non c'è posto io nel cuore alcun rimorso. A me fra cent'anni penserai, quando un ultimo respiro esalerai. Della tua vita che ne è stata? non lo so, fregar di meno ora ciò non può. Lingua avvelenata che tu fosti, beccati questo e finisci nell'armadio fra i miei mostri. Ricorda che il tutto l'hai voluto tu ed insieme a te non mi vedrai mai più. Cruda verità, ma per me salvezza; ora ti lascio alla tua mai esistita tenerezza-certezza. E di coccole sai quante ne vuoi, ma dalle mie mani solo i ceffoni saranno tuoi. Ecco come l'amor finisce quando lui per l'effimero tradisce La sposa Corri veloce sul lungo tappeto di scale rosse; il tempo non aspetta, mentre lei avanza : sarà vestita di bianco, in un si tal corteo; circondata da fiori che non potrà vedere e da essenze che non potrà odorare. Dimentica del male, sarà sposa, e di tutte le spose, per te la più bella. Non sentirà parole di genti curiose, non sentirà né pianti né rimpianti, prima che le sue ceneri nel mare vadano finalmente a riposare L'edera (f. II) Avvolta la folta chioma e il robusto corpo, da un'edera insidiosa, un dì mi ritrovai; la quale, insinuante, lontano da te mi trasportava. "Virgin" creatura-complice, a dir la mia, di appetiti vani e lussuriosi fui. Dalle promesse e da tanta generosità d'affetto, incantata, stavo a sentire. Allora, come ora, era morto per te il mio cuore. Per crescere in quella soffocante simbiosi, unici fertilizzanti eran bevande odorose, inebrianti ed erbe da me mai viste, che l'edera sempre elargiva. Tal pianta mi diceva di voler sperimentare l'ardore del mio corpo a tali nutrimenti. Inebetita, forse, ormai da ciò che già di mio assemblavo, e da lei , che finta incurante, con ciò che aveva mi assecondava, allontanando dalla mente, quel che ancor prima di me, intuiva essere un definitivo addio, una sana pazzia mi prese. Da quei rami velenosi che il collo mi stringevano, senza morsi son scappata e nel vecchio prato folle……………………. e ancora folle, dimentica di vita mi son trovata mentre l'edera, gonfia d'orgoglio ferito, che ferito non era, visto il male sottile da lei fatto "senza visibil inganno", non so dove ricresceva, sotto terra forse, dove qualche altra morta, come me, l'attendeva Incolmabile assenza Buttate giù le case, abbattete i muri; lui non tornerà. Dopo il gioco funesto, ti sei nascosto in un giaciglio colorato di bianco. Con i ricordi a te più cari, con il corpo generoso, te ne sei andato. Corpi possenti, serrate lacrime all'instupidir di dolore Ora ogni passo è grave, senza la leggerezza dell'allegria tua, di cui ancora rimbomban le stanze. Ogni ricordo del tuo breve vissuto brilla più di un gioiello. Ci manchi. Aspettaci lì, dove il buio dei sogni non fa paura, dove non aleggiano spaventosi spettri. Fosti degli amori, l' amore più grande, fosti brezza leggera nei nostri cuori Solitudine L'indifferenza che ora ti porto, si insinua in me come un male sottile. La tua immagine, dietro la porta, con gli altri spettri, è ormai sbiadita; quando fin ieri colorata,mi riposava accanto. Ora nemmeno i miei pennelli la potranno ravvivare, e mentre ormai , tu, pur vivo, dentro me morto , mi avvolge nell' aria, insinuante, la solitudine Dopo Giace accanto a me, nella penombra della stanza,stremato dagli animaleschi istinti. Intanto si spande Nell' aria, l' odore di corpi molli, consunti da profonde carezze Desiderio Mi hai detto sol ieri ch' io non capisco il desio di un intimo abbraccio; altro motivo non fosse se non l'anatomico aspetto. Or già ti rispondo: non so perché, all' occhio di un uomo, monti elevati ed un sinuoso aspetto, creino un si tal turgore; so però, che tal colonna, è a noi donne assai gradita, specie se accompagnata da un complessivo bell'aspetto. Alle rotondità che voi altri adorate, noi preferiamo statuari corpi… di forma e durezza, eppur resistenza. Se a voi sol necessita una calza smagliata o un trucco marcato per accendere il fuoco, noi altre , di sguardi e profumi ci dobbiamo saziare, e tutti i vostri sapori assaggiare, affinché nel nostro mare si possa annegare. Ciò a preludio di quello che chiamano amplesso, di cui voi ricordate solo l' indicibile effetto; una volta nuotato nel fondo del mare, in cui le sirene si vedon cantare; una volta percorso fioriti prati; volati nel ciel, fra le nuvole ed in terra tornati, di tutto di voi non riman che una macchia. Dimentichi di soffocante grida siete atterrati, i brividi dati dalle curiose-impudiche mani ormai archiviati, i baci sul collo e negli orecchi, poi che cos' eran, lo sfiorar dei capelli sulla pelle chissà se c' era, come gli ultimi succosi baci in quello strano ancheggiare, le gocce di sudore da asciugare, i nomi sussurrati ormai da raccontare. Spiegami tu allora il perché, se desio in me non c' è, ricordo tutto, assai meglio di te? Follia Un giorno, smarrita nel buio della solitudine, che tu mi avevi regalato, dopo anni, mi trovai fra braccia non tue. Ancora era latente, agli occhi, il germe della follia, unica tua eredità, e ancora morti non eravamo, dopo il ritorno. Lasciate quelle braccia di calda freddezza, come un volo di rondine, ho visto sparire, antiche e fragili mura di amicizie fatue, dimentiche e incuranti della nostra follia, e avvolta da te, da quegli inganni sono scappata, prima che la tua anima, ancor più rondine, nuovamente, a me, si fosse rivelata. L' amico In quelle pagine, ormai sbiadite, ti vedo con gli occhi di quella che ero. Insieme abbiamo attraversato solo pianure, dei cui fiori ancora sento il profumo. Quanto tempo è passato! Non immagini i boschi e le montagne che ho attraversato, ho ancora le cicatrici delle fiere che mi hanno aggredito. Nelle tue pagine ch' eran bianche, cosa hai scritto? Ti rivedo oggi con gli occhi di allora anche se solcati di lacrime. Perché non mi hai preso per mano nel lungo cammino? Abbracciami,ora Eri di rosso vestita Soffia,il ricordo di baci rubati, di immenso dolore, sfugge il mio tempo, addio all'amore. Lacrime in regalo. Ho sfiorato il cielo. Ti ho visto colare nelle mie braccia, vestita di un bell'abito rosso che vorrei rindossare. Lacrime in regalo, labbra serrate, di fronte ai colori nuovi che mi vestono Vita Ti ho visto, riflessa nell'iride, mentre vezzosa mi specchiavo. Ballavi, dipinta di mille colori, ornata di veli, mi sorridevi. Sei sparita in una scia di niente. Ora, riflesso,vedo solo il nero dei miei occhi Vento Torna a bussare con forza ai miei vetri, a farmi inondare di lacrime casa, a riempire di false risa i miei muri, a cingermi ancora, prima di scappare, come un burrascoso, instabile vento |