Scirocco Donna che aspetti il suo ritorno ascolta il vento della sera ti parlerà di lui scompigliandoti i capelli e t'insinuerà sul collo un alito caldo di desiderio Tra le tue scapole indurite scorrerà quel brivido che provi ancora fra le sue braccia quando t'inarchi al suo tocco e dal petto sfuggirà un sospiro che affiderai a quel vento umido che sa di sale e di terre lontane Saint Tropez Come mi prende il colore del mare sempre inquieto intenso cangiante lo sguardo commuove la vigna spazzolata dal vento che ardita s’accoscia al litorale all’ombra dei pini inchinati si raccolgono i miei pensieri mentre ti respiro e contemplo le tue grazie che al mondo prostituisci indomita resta la tua natura selvaggia e superbamente vince le bramosie dell’uomo i tuoi morti mi sorridono assolati su rocce a pelo d’acqua dove l’eternità è scritta nel ripetersi dei giorni accanto a sera il colore si fa materia e ti rapisce alla malinconia ogni volta che parto ti lascio con gli occhi di un amante Voglia di vento Voglia di vento con il mare sotto la pelle racconto storie che sanno di sale e svendo il tuo sorriso insieme alla cornice Lasciamoci spazzare da questa tramontana che lucida l’occhio aperto e se ne infischia della tua luna puttana io guardo oltre la ringhiera e non riconosco più nemmeno la camicia che tenevi aperta ma forse non c’era Perle Un giorno penserai di aver sprecato tempo- quando saprai che le tue perle han fatto sazi i porci- allora non ti aspettare nulla dalla zolla i tuoi frutti li troverai altrove E non sai perché Scoppia di salute il mio cuore marcia come un orologio segnando il tempo pompa a tutto spiano il dovuto nutrimento Questo mare paonazzo che fa da giaciglio al sole… Questa voglia di arrivare che non sai perché….. Quando la pelle del giorno scurisce se volessi farti dispetto porterei il mio sorriso altrove mentre tu mi dici ancora di aspettare….. e non sai perchè Ovunque sia Ovunque sia - la voce dei morti mi segue e mi accarezza umile lanterna illumina il mio passo nel solco già fatto dal loro passare Seppur vi sembri strano nel pensiero sovente a loro mi rivolgo e facendomi attenta i segni intorno ritrovo del loro passare. Vita Scanso da me il disgusto rifiuto l’appartenenza al genere seppur consapevole che rinnegare non giustifica né salva Troppo in me l’orrore immensa la vergogna neppur pietà o transigenza posson più scusare Scuotiti uomo dal tuo letargo ribellati allo scempio della vita riappropriati della tua dignità violata e irrisa Quando l’anima duole non c’è rimedio immediato L’impalpabile non cicatrizza e neppure fa il callo Apro questa scatola del giorno sperando di trovarti in offerta forse non è il prezzo che mi spaventa ma la data di scadenza Stringimi Stringimi forte quando mi vedrai voglio azzerare spazio tempo separazione voglio bere il succo dell’acino spremuto assaporare il tuo nettare Stringimi forte quando mi vedrai voglio perdere contatto peso fatica lasciare nulla attorno nell’unico anelito raccolti entrare nell’oblio assaporare con te l’eternità Stringimi forte quando te ne andrai O Poeta che impresti le lacrime a chi non ne ha e metti il sorriso là dove non c’è gioia prendimi sul tuo carro e fammi volare -oggi non ho gambe per camminare- Primavera Trovano il tempo le viole di sbocciare paziente il passero il nido ricompone Giorno alla notte fedele s’accompagna nell’ alternanza unite le stagioni Tra cumuli di neve polverosa fa capolino la voglia di ricominciare Fede In un giorno come un altro ma per certi versi diverso -in cui si prende il pretesto per sentirsi migliori- vorrei chiedere qualcosa e crederci davvero -ma che non fosse per me- Si arriva - Ma quando si arriva –dove si arriva- Che si fa- si ritorna- o si resta là - -Si aspetta- C’è già arrivato qualcuno- Ma che si fa- Tu che porti- Io vengo con te- -Andiamo insieme- Io son lento-mi aspetti- C’è buio- Non vedo nulla-torno indietro -Io vedo una luce- Dove- Laggiù- C’è gente- -Vanno tutti là- Quanti sono- -Tanti- A mani vuote- -No tutti portano qualcosa- Ma Lui c’è-non lo vedo- Nemmeno io ma ci sono tutti Lo senti- -deve essere arrivato - credo- -Non si muove tanta gente per nulla- Ma poi ci daranno qualcosa- Se arriveremo- -non avremo bisogno di nulla- Segui la luce e fa silenzio -puoi solo tacere e ascoltare- Guarda - eccolo -ma è piccolo- Sorride come se ci aspettasse che bello -non sono nemmeno stanco- ed io non ho più freddo- non ho mangiato nulla- -ma non ho fame- -sto bene- Siamo arrivati. 2 dicembre 1951 Dovrei essere felice e invece non è vero Dicevano che fossi bellissima ma per mia madre ero un mostro Anche dopo forse la pensava così quando ravvedeva in me forti somiglianze con mio padre E’ passato del tempo e sono ancora qui a ricordare Da fuori dovrei rallegrarmene ma non è proprio come pensate Non per tutti voi naturalmente ma per gli scherzi che il tempo mi ha fatto Non sono veramente in collera soltanto vorrei ancora poter cambiare Vorrei riprendermi le corse mozzafiato e stupirmi di nuovo dei fiori di campo Vorrei riprendermi i baci e le carezze capricci di una bimba e panni da lavare Ho camminato tanto per arrivare dove siamo ma sembra che i miei piedi siano rimasti là Scusatemi se non so più esser felice da quando ho perso i suoi occhi innamorati. Insenatura naturale Come vorrei poggiare il capo nell’incavo del tuo braccio come barca all’approdo gettare l’ormeggio e trovar riparo come vorrei la quiete con te qui. A un suicida Cosa avrei dovuto intendere da singhiozzi muti o intravvedere tra ciglia socchiuse come persiane a riparo di un giorno assolato disperato ben mascherato dietro risa forzate rinunciatario con una vita da spendere coraggio o viltà sublime Solo ci hai lasciato soli a chiederci infiniti perché ma forse non c’è che il nulla da capire In questa notte di luna Non voglio più che siano silenzi i fiori appesi al tuo braccio e che lontani tacciano i sentieri antichi l’autunno incalza staccando foglie senza far rumore come pagine di un calendario che giorno dopo giorno perde spessore dimmi di te e delle tue voglie di quello che sei se non mi hai vicino parlami - parlami - senza ritegno solo tacendo mi perderai al mattino. Sigaretta In un attimo ti consumi fragilmente tra le dita rubando con un soffio la mia vita Telefono Al tuo squillo appesa unico legame con te annulli lo spazio amico-nemico neutrale invadente ti scrolli beffardo quando udire non posso e la parola m’accendi Genova Adagiata sul lembo di terra ti fanno scudo i monti i piedi lambisce il mare l’occhio vigile ruotando osservi e indichi dell’approdo la via nella rosea foschia mi appari scintillante e amica stretta difficile ma sempre viva tra le tue braccia umide odoranti mi lascio raccogliere stanca la sera Volgiti altrove poeta che la gioia vuoi cantare metter ali ai sassi e con Pindaro decollare oggi non mi cale Tinti Timidi passi in punta di penna e l'uscio dischiudi occhi di ragazza con i sogni ancora in tasca tu regali la semplicità di chi ama e non lo sa Libertà Trovami un posto al di là del mare dove io possa continuare a volare ne avrò bisogno quando volterò la pagina in cui tu avrai scritto punto A chi mi domanda cosa vorrei di più dirò la terra dove non si tace dove l’uccello non conosce gabbie e la fiamma non sa darsi pace Risparmiami ancora il pianto disperato che prepotente vince la logica dei fatti Abbi pietà di me torero vincitore sono in ginocchio già non lo vedi gli occhi gonfi e coperti dal sangue Con un colpo netto infiggi la tua spada e fa cessare finalmente l’agonia Francesco Ad ogni passo penso il tuo nome fatto più di ricordi che di minuti ed ogni volta perdo il senso della strada e mi ritrovo a girare su me stessa confondendo l’arrivo con la partenza ma sempre ricomincio da qui. Pensieri scongelati Perché ho creduto in te marinaio di terraferma che mi chiudevi nel congelatore per gustare ad ogni arrivo il sapore finito delle primizie fuori stagione Hai spento la luna nella mia cantina buia e vuoi continuare a parlarmi del mare dalla tua barca senza remi mentre mi lasci lentamente affogare La cosa che più mi spaventa quando la sera cede alle stelle il passo è non trovar nessuno seduto ad aspettare l’eco dei miei rintocchi stanchi del tuo tempo di amare Bruna Non avessi conosciuto te che ne saprei di lacrime e risa e delle mille pieghe che l’anima prende se delicatamente l’estrai e sul corpo la distendi Voglia di un figlio Volere un figlio è un palpito d’ali ancestrale voglia di prosecuzione caldo lanoso abbraccio odoroso di latte Amore di sé Un giorno come un altro Calma la sera ti guardo assorta fissare all'infinito e ti rivedo bambina In un lampo la tua vita e la mia unite da sempre il cordone mai reciso. Nel tuo profilo netto rivedo tuo padre e la solita domanda mi assale Ora sei donna cresciuta nelle battaglie vincite e sconfitte hanno fatto di te un gioiello Lacrime - risa Tormenti e gioie Amori - fallimenti -una vita - Lui non l'ha vissuta Ha lasciato dietro la porta la polvere delle tue scarpe i giorni, le ore un tesoro. Lui ha scelto altro per sé. Lo sciagurato non sa cosa si è perso! Non esiste al mondo legame non c'è ricchezza alcuna che ti possa appagare più della vita di tua figlia. Disperazione Immobile vorrei stare muta cieca assente Invisibile sorda alle reazioni avverse esente Pietra imperscrutabile inamovibile nello spazio imponderabile Non esistere -forse- unico rimedio attuabile. Rimpianto Qual' è il sapore delle cose lasciate l'indefinibile sensazione del non vissuto dolce- amaro o salato? Dove indugia in questo istante il tuo sguardo bruno, dove il passo agile ti conduce lontano dalla mia percezione, cosa attraversa la tua mente adesso che non ci vediamo da tempo Svanita la notte mi ridesto e ti sogno Solitudine Arido il mio petto piange scaglie di germogli secchi Laghi prosciugati i miei occhi ciechi cercano nuove aurore. Via Crucis Casca risorge casca curvo sotto il peso sputa sangue e fango piange con gli occhi a terra casca la schiena spezzata senza respiro casca ma sempre si rialza e il cammino continua. Ritorno Vado e vengo ogni volta diversa ma sempre la stessa come onda sulla battigia Un po' di sabbia sparisce altra ne aggiunge l'andirivieni costante ma sempre diverso è il ritorno Vado e torno mai sui miei passi stranamente in progresso e ho qualcosa di più Qualcosa si lascia inutile fardello altro s'aggiunge bagaglio prezioso Le scorribande nella vita lasciano un segno anche sulla dura faccia di uno scoglio di mare Aspettami al ritorno che ti porterò qualcosa ma un passo più avanti del punto di ieri. Temperamento Nel nome che porto è scritto o nel mio codice a barre ma chiaro oramai mi è che la spada son lesta ad estrarre. Giuste o inutili tenzoni intraprendo nonostante gli anni se ancora sul cammino ritrovo soprusi, menzogne o inganni. Ogni volta lancia in resta e piglio ferino carico abbassando la testa del vento le pale al mulino. A nulla è servita la storia di donchisciottesca memoria, a nulla è valso del rogo il ricordo che della pulzella fece la gloria. Un dono L'acqua passata sotto i ponti e sulle guance arate scolora anche l'anima e la grande casa vuota rimbomba di assordanti silenzi Regalami i tuoi pensieri per riempire i miei cassetti notte e giorno vacanti Regalami i tuoi sguardi per vedere una meta aldilà delle tue spalle Regalami i tuoi sogni da scartare sotto l'albero di un Natale ancora sola. Senza parole Non ci sono più parole per dire ti amo Ho scoperto in te la mia immagine riflessa - ho compreso di amarti come me stessa. Inverno Volutamente candida la neve silenziosa sul mio cuore infreddolito oggi si ri-posa. Cambio Con il volto inaridito, le spalle curve, barcollando m’appresso all’uscio ma ancora non spengo il lume. Finchè avrò una luce ho tempo di cambiare. Quando sarà il momento Quando sarà il momento lascerò le mie vesti a terra e me ne andrò senza ombrello a spasso per l’azzurro. Cercherò il mio posto altrove sicura che l’avrò, perché nella memoria dell’ Amore io continuerò. Galeotti Stipati, gomito a gomito, in poco spazio si chiedono chi uscirà per primo. Mesti, appesi alla speranza di rivedere presto la luce, rimpiangono il tempo in cui, ammirati, avevano un prezzo. Combattono, in poca aria, con le tarme e attendono il passaggio delle stagioni. Chi viene scelto per uscire indossa un’aria di superiorità. Ma prima o poi a tutti toccherà lasciare il posto ai nuovi perché comunque anche le mode passano. Ora te lo voglio dire Al cinema muto il nostro film era senza colonna sonora. Grigie sequenze afone si srotolavano senza commenti. La pellicola si è interrotta ad un tratto e non ci sono state parole - ma già era un film muto- All’uscita neanche una sillaba un addio, un arrivederci, mi dispiace, crepa. Dietro occhi smerigliati porto via quello che resta di me, mentre tu ridendo - sarà un riso nervoso – mi calpesti in silenzio. Ora te lo voglio dire il tuo cinema muto non mi è mai piaciuto. L’attesa Se i giorni fossero mattoni costruirei la scala per giungere a te. Se i giorni fossero pianto riempirei il fiume per giungere a te. Se i giorni fossero sospiri provocherei il vento per raggiungerti. Se i giorni fossero parole non tacerei per giungere. Se i giorni fossero pensieri non dormirei mai per giungere a te. Se i giorni fossero questi, ora sarei lì, con te Amor mio. Io non voglio tacere Io non voglio tacere, quando non sono d’accordo. Sorridere se non sono contenta. Se ascolto menzogne io non voglio tacere, finchè avrò voce voglio dire quello che penso. Voglio indignarmi e congratularmi a proposito. Io non voglio tacere, quando sono nel coro mimando parole costruite da altri. Voglio alzare la voce se mi calpestano e non voglio tacere se si tratta di me. Non voglio coprire col silenzio l’orrore Non voglio lasciare indifferente la gioia, non spendere il fiato per una morte ingiusta Non voglio zittire nemmeno a sera, quando al mio vicino manca la parola. Anche se mi può costare, io non voglio tacere. Uva Passa Cariche le braccia di frutti mi affaccio, generoso tralcio, nel tuo tempo d’autunno. Appoggio rotolanti i miei anni distillati al tuo viso spremuto, capolinea galleggiante di un accidentato viaggio solitario. Dalla plancia inamidata, affascinato scruti il torchio del ciclone ma la bitta rassicuri che più non scioglierai il rassegnato ormeggio. Porterò frutti appassiti sulle mie braccia asciutte al mercato d’inverno. Non smettere di sognare Alzati e vestiti di tutte le tue voglie, il viso risciacqua alla fonte dei perché, metti il cappello scacciapensieri e occhiali puliti – vedrai tutto il bello che c’è in te- e adesso va con le tue scarpe nuove. Come sei bella Come sei bella quando piangi e gridi al cielo la tua rabbia, quando mostri la tua debolezza e dici che non sei capace. Come sei bella quando invecchi e accusi i tuoi chili di troppo, quando dichiari che sei stanca e dici che più non ce la fai. Come sei bella quando ti ribelli e vuoi non lasciar perdere, quando combatti senza difese e dici che non è giusto così. Quando sei te stessa come sei bella, non cerchi di fregare il tempo e non dici di voler piacere a tutti. Come sei bella, non dimenticarlo mai. A Stefania Perfetta-mente dischiudi l'ironico senso delle cose e dell'umano sentire il caos precisa-mente riserbi. Elegante-mente all' intorno il tuo bello profondi, solerte e garbata, allegra-mente la vita attraversi. A Stefania, discreta e presente, che mi cammini accanto simpatica-mente. Nubi rosa al tramonto Odore di pioggia salmastra Preludio di sereno Brezza fresca Foglie gialle incipienti d'autunno Liquida malinconia Lucia Fortezza e mi vieni alla mente - mitica guerriera - a difesa della tua femminilità violata. Soleggiata nella bufera afferri le sfide vincente. Solida amica Sorella Madre affétti i tuoi giorni senza risparmio. A liquide emozioni appesa mordi il blu fuggendo avanti, l'obiettivo fissa il tuo vuoto. Fortezza Solida Amica Vincente Espressioni tue dentro di me per sempre. Immersione Nel blu della notte mi tolgo lo scafandro di diffidenza e ascolto, in apnea, il tuo mare di bugie. Lillipuziani Peggio dei conigli in quanto a riprodursi e tu neanche li vedi. E' bastato un attimo di distrazione, sul treno affollato, uno starnuto ad un palmo dal mio naso. Ora a miliardi si riproducono all'impazzata. Un'orgia mi sconquassa e bollente mi trascino con le ossa rotte. Eppure non li vedi, non emettono un suono, non hanno un odore, sapore, un'entità qualunque che sia sensibile. Come Gulliver sto crollando per opera di microscopici Lillipuziani. Figlia Se avessi scelto un momento diverso avresti avuto gli occhi di un altro colore, se non fosse stato quella sera avrebbero mandato un altro, sarebbero passati giorni, mesi, anni, avresti abitato un'altra culla magari di foglie oppure di neve, unica oppure ultima di sette marmocchi. Adesso saresti appoggiata ad un altro grembo, più felice o sconsolata, cercata o non amata. Ma scegliere non vale. Se avessi scelto ti avrei voluto esattamente uguale. Disastro ecologico Odorosa Madre Terra ci generi e ci raccogli alfine, ingrati ci rivolgiamo contro precipitando la tua fine. Amore saffico Tenere gazzelle, placando d'intima comprensione vicendevoli arsure, a fonti sorelle si abbeverano. Guernica di Pablo Picasso Dietro l'angolo il grigio uniforme esplode nell'immenso boato di guerra. Fai tuo l'urlo equino che muto paura distorce. Tra le braccia di una madre la morte ci affascina e ci agghiaccia. Pioggia sui vetri Ieri volevi la pioggia dicevi com’è romantica, il ticchettìo sui vetri concilia il nostro amore. Pozzanghere, fango, il fiume ha straripato si è portato via i cartoni, qualcuno non saprà dove dormire. Com’è romantica la pioggia sui vetri, ci giriamo sul fianco abbracciati sotto le coperte - il gatto non trova più la strada di casa. Come tuono mi sconquassi Come lampo mi trapassi Come pioggia m’ inzuppi Come sole mi riscaldi Come grandine mi devasti Quando altrove amore tasti. A Odri Intingo nel tuo pensiero la penna del mio sentire e disegno i contorni del tuo essere in me. Come il mago estrai dal mio cappello magiche colombe in volo poi, ammirato spettatore, gioisci insieme del tuo prodigio. Il mio passo assuona al tuo sull' intimo selciato nella corsa e alla sosta, quasi respiro di un unico petto e più non esistiamo soli. A Odri il mio presente ritrovato nel mio tempo da sempre cercato per sempre ti amerò. Per amico Tra le tue braccia accoglienti termina la sera la memoria di me ancora impressa Chiudersi dentro complici lasciando fuori della vita la ressa. Insieme davanti a un film raccogli l’ ilarità o il mio pianto. Se inaspettato sonno mi cattura tu in silenzio mi vegli intanto. Tranquilla sera tra le tue braccia. Non serve andare lontano sto bene qui con te, amico mio, divano. Testamento biologico Spogliato di tutto inganni la morte mimando il sonno. Lei non si da pace spia la tua lacrima che non intende e ora tace. Sulla scrivania aperta la tua agenda non sa che stai sfilando via la data non appare- ultimo appuntamento cui dovrai andare. Al buio nell'armadio i tuoi abiti appesi attendono pazienti il cambio di stagione. Ma per te d' ora in poi sarà negata a oltranza del giorno e della notte l'alternanza, l'evoluzione, tempo e l' umana espressione del sentir un'emozione. Padrone sei più di nulla La macchina ci lascia l'impressione che ancora qui tu sia ma è solo illusione Così uscirà il giornale- l'ultima edizione - Staccar la spina è l'unica nostra opzione? La calunnia Scoccata ferisce, se casca rimbalza, l’eco la ingrandisce, si distorce, ma il bersaglio colpisce! Diversità Tu mi dici volubile. Instabile, inaffidabile Il giorno come nasce non necessariamente così muore. L’azzurro non sempre è azzurro. Mangerei qualcosa, ma non so cosa. E, comunque, non sempre vorrei che fosse la stessa cosa. La certezza del domani non mi dà la sicurezza, così come tu la chiami. Il treno che passa… ci salti su o no? Addento la vita e voglio farne man bassa! Non sopporto la noia e vorrei stare sveglia, fino all’ultimo attimo prima di andare a letto. Mi vesto delle mie contraddizioni e impasto i giorni con il sale e le mie lacrime Per me la vita sono tutte le emozioni! Volubile tu mi dici, anche lunatica. Ma tutto io non sarò, meno che mai apatica! Il tuo canto limpido Rumori di fondo Parole stonate Il cicaleggio di comari annoiate! Rumori gracchianti Suoni mai sintonizzati Come dileggio di ragazzi sguaiati! Rumori molesti Versi mal fatti Io rumoreggio con mille volti distratti! Solo la tua voce all’orecchio mio invia un canto limpido che al cuore giunge melodia! Addio Vieni, siediti qui sul mio letto Vorrei stringerti ancora una volta al petto. Ora tocca a te, bambina mia, aiutarmi, poco a poco, ad andare via…. Fatti ancora accarezzare i capelli… ricordo sempre il momento, tra i più belli, quando, tra strepiti e dolori, con amore ti aiutai a venir fuori. Ti ho aspettato tanto pazientemente e ti ho cresciuto, lavorando alacremente, adesso ti vorrei lasciare il mio testamento per lenire un poco, se posso, il tuo tormento. Vorrei lasciare a te, anima mia, una traccia del mio passaggio, che non vada via. Vorrei che tu sapessi che io sarò ovunque se tu mi penserai e mi parlerai comunque. Se porterai con te, in ogni istante, la speranza, l’entusiasmo e le emozioni tante che insieme abbiamo sempre condiviso e come, dopo un dramma, abbiamo ritrovato il riso. Adesso sono io che ho paura come per te era il buio di una notte scura. Sì, te lo confesso, ora ho timore dell’ignoto e di provare ancora del dolore! Ma se tu mi terrai la mano, mio piccolo fiore, io me ne andrò serena, piano senza fare rumore. Non piangere, amore mio, ti voglio tanto bene, sarò la tua mamma sempre… se tu la chiami lei viene! Gli amanti Luce soffusa, quasi penombra, Un raggio sfuggito alle tende oscuranti si allunga, impudente, sui corpi intrecciati da amanti Il capo di lei, reclino, riposa sul petto di lui che, spossato, ora giace sereno placata per loro la furia sensuale di quell’amore terreno Gli occhi sono chiusi e i sensi appagati ma se tu, superato il pudore, osservassi quei volti senza dubbio capiresti che, pur dalla passione stravolti, senza Amore, da quei tratti disfatti, non vedresti quell’ aura di pace profonda esalare che solo la consapevolezza di essere riamato può regalare Una visita “ Si accomodi, Signora… cosa posso fare per lei?” “ Si rilassi, noi ci conosciamo già!” “Davvero?? E’ sicura? Io non direi…” “Ma sì, non ti ricordi? …l’anno scorso, a Macerata?” “A Macerata? Ma son finito all’ospedale…” “Appunto! Io ero con te nella camerata.” “Impossibile! Io ero tutto rotto, ma non c’erano donne in corsia, di questo ne son sicuro proprio come della vita mia!” “Ecco, appunto! Era di questo di cui volevo parlarti adesso….” “ Mi scusi ma se è per l’assicurazione l’ho già fatta, mica son fesso!” “ No, veramente sarei venuta… per saldare il tuo conto…” “Come? Non ho debiti in giro, ci sto attento, mica son tonto!” “Ma insomma, lasciami dire: son venuta per il tuo viaggio, quello di sola andata…. Ma sì, il decollo senza l’atterraggio!” “Ma cosa dice? Io volare? Ma nemmeno l’ascensore in vita mia ho mai preso, si figuri… soffro di claustrofobia!” “Insomma tu non vuoi capire! Io son la Morte, caro mio, e sono qui per annunciarti che a questa vita devi dire addio. “Come?? Aspetti un momento, chiamo mia moglie, sa io stavo andando…. Maria vieni per favore…” “ Caro che c’è?” “Senti la Signora, dice che ti sta cercando!” Non avere fretta Non avere fretta Amore mio! Imbriglia il tuo pensiero veloce Aspetta Aspettami Non correre Guardami! Il passato e il futuro non ci appartengono Noi siamo qui, adesso, in questo istante presente Noi siamo adesso Noi siamo Amore! I sensi dell’Amore Ho trovato le parole per te, Amore mio! Le ho cercate negli occhi del mondo, Le ho cercate nel rumore del tempo, Le ho cercate nel profumo del passato, Le ho cercate pregustando il futuro, Le ho trovate qui, adesso, toccando il nostro presente. L’assenza Lenti i rintocchi del tempo che passa, lontano da te Cumuli di pensieri, dietro occhi assenti, mi attraversano, come nubi in un cielo d’agosto Contemplo il mare che ci divide e avverto gli spasmi dell’anima mia che ti cerca Dolorosa l’assenza e, nel contempo, gioiosa la consapevolezza del tuo esistere fuori e dentro di me! Dopo una notte insonne L'ombra dell'alba su oggetti che la notte distorce incrina, agognata, il lucido filare che, onirica teoria, la mente ancor desta attraversa. Dopo una separazione Sto cercando di rimuovere il grigio, brandelli di vecchie tappezzerie restano attaccati come croste residue di un male feroce Se provi a rimuovere le croste la carne ferita ancora risanguina, ogni volta, crudele, il dolore riaffiora e la memoria non muore. Con le unghie non vale graffiare la crosta pesante, il dolore è presente ancora, forse solo più pallido ma col ghigno maligno si appropria del tuo pensiero costante. Non vale sovrapporre altra tappezzeria, magari fiorita o di color più brillante, il grigio permane e soffocante vanifica il desiderio di restauro. Forse sarebbe la soluzione migliore gettar della calce su quel muro graffiato, riempire gli spazi e bruciare le attese, colmare i solchi e ripianar le fessure. Una bianca parete di nuovo pulita e spianata potrebbe far sempre la sua bella figura! Traversata notturna Lo sciabordìo del mare scandisce i nostri pensieri, il vento li trasforma in sussurri senza parole. I tuoi occhi mi vedono al buio le mie mani ti sentono senza toccarti. Tutto è perfetto e scivola via senza fare rumore. Conchiglie Sento di assomigliare ad una conchiglia. Il desiderio di opporsi a dolorose intrusioni ha fatto consolidare, nel tempo, il guscio protettivo. Colorato e brillante è un allettante richiamo per molti, ma pochi, o quasi nessuno riesce a toccare il cuore molle e fragile che vi è racchiuso. Solo il mare penetra senza riserve qull'intimo complesso, elicoidale, profondo, creando mulinelli d'acqua e bollicine spumeggianti che portano la vita. La conchiglia che affiora dalla sabbia è sommersa dal mare. La sua vita interiore è generata da quell'essere liquido e invadente che tutta la permea. Il guscio bagnato è bellissimo, i suoi colori si accentuano e diventano brillanti. Al suo interno, a contato del mare, palpita la vita. Io sento di assomigliare ad una conchiglia e tu al mare. |