Oltre lo spazio e il tempo
l'eternità
Il Garda -4 febbraio 2012-
Ieri il Bel Paese si è svegliato,
da Sud a Nord in una
morsa di ghiaccio.
Era bello vedere la città di Roma
con il Colosseo e i suoi monumenti
Quest'anno non eravamo
ancora abituati a vedere
un paesaggio così nordico
con temperature elevate
Anche la val padana era tutta
imbiancata con i suoi fossi
e i suoi lunghi filari di pioppi.
Mentre al lago di Garda brillava
un tiepido sole
ed erano fiorite le rose e le viole
il grande poeta Goethe
Scriveva:
"Questa è la terra dove
fioriscono i limoni"
E' un paesaggio
di incomparabile bellezza,
con i suoi dolci declivi,
i suoi vigneti e i percorsi,
a piedi, in bicicletta o
persino a cavallo.
Un paesaggio grandioso
di grande impatto emotivo,
e anche nella stagione invernale,
Quando il cielo é terso
libero delle nebbie
opprimenti della pianura,
permette di vagare, con gli occhi
gustando un panorama
meraviglioso
con il sole splendente
e il verde dei suoi limoni
dei suoi vigneti,
delle sue pinete
e le sue acque sono azzurre
che spesso le confondi con il mare
i suoi bianchi vaporetti
seguiti dai simpatici Gabbiani
non di sola natura
è fatta la bellezza
di queste terre benedette
da Dio e cantate da grandi poeti
come Catullo
e il condottiero Gabriele d'Annunzio
In questi luoghi
dove sempre è primavera
incontri castelli antichi
ville ed edifici Romani,
dalle colline Moreniche
sono visibili Ponti Sul Mincio,
Mozambano, Volta Mantovana
Solferino e San Martino
I luoghi della battaglia
del Risorgimento
poco discoste,
le colline di Pastrengo
dove ha avuto luogo
con la famosa Carica dei Carabinieri
dal colle di Solferino
si può ammirare anche Mantova
e le cime discoste
e nevose del Monte Baldo
Il Garda non offre solo bellezze
paesaggistiche,
naturalistiche e storiche
ma anche zone per la vitivinicola
con le sue caratteristiche climatiche.
(opera postuma)
Irene
Una donna stupenda,
dagli occhi profondi
come il mare.
Emergeva dal centro del lago
con un vestito tutto rosa
e un mazzo di fior di loto profumati.
La tua voce era come quella dell'allodola
e chiamavi il tuo amore.
Tu aspiri all' amore
che è la cosa
più meravigliosa al mondo.
Le navi partivano
verso il mare della vita
e tu stavi a guardare.
Venezia, dopo le paludi
è la vicina.
I suoi canali
colorano la città
e richiamano gl'innamorati
da ogni dove.
Auguri cara,
il tuo sogno s'avvererà.
(Dedicato a una gentile infermiera)
Il pane della vita
La nave fluviale
partita da Mantova
era seguita da uno stormo
di grigi aironi
che andavano in cerca del pane della vita.
Il viaggio attraversava
un paesaggio da sogno
tra canneti, paludi e mare.
Attraccata al molo,
la folla stava attendendo
impaziente.
La piazza di S. Marco
era meravigliosa
nel suo stile caratteristico,
affollata di turisti e di colombi..
I suoi canali caratteristici
la circondano
e fanno di Venezia
La città suprema
senza pari
che tutto il mondo ammira.
Mincio in carrozzella
Dopo giorni di pioggia
finalmente appare il sole
e si parte
con la famiglia sui laghi di Mantova
Lo spettacolo di migliaia di persone,
bambini e ragazzi che giocavano,
molti sdraiati sul prato fiorito,
mentre i cigni nuotavano
sul bordo dell'acqua
tra i fiori di loto:
sembrava un dipinto dell'impressionista Monet.
Il magnifico lago superiore, le piante fiorite
sulla terra di Virgilio
che cantò questi luoghi
con immortali versi.
Noi non conoscevamo ancora
l'effige di questo grande poeta
figlio di Mantova.
Solo in Tunisia, in quel grande museo
trovammo in bella mostra di sé,
il suo ritratto in mosaico,
costruito duemila anni fa da ignoto artista.
In quel museo, migliaia di capolavori.
Dopo un'eternità egli è ritornato
al Palazzo Tè di Mantova.
I vaporetti fluviali erano affollati
di naviganti sul Mincio, verso Venezia
Ove le acque si abbracciano
al mare della vita di San Marco.
Una giornata da non dimenticare
anche se a bordo
di una carrozzella.
Il tempo non cancella
Giaceva,
dipinto tra dipinti
icona santa: "ecce homo",
vecchia tavola tarlata
e usurata dal tempo,
forse settecentesca.
Gravi i danni subiti sul legno,
immagine sbiadita,
colori indefiniti.
Le tarle hanno compiuto
un lavoro lento e profondo
di demolizione,
ma col mio tempo e la pazienza
ho voluto risanare e ricostruire
l'immagine originaria.
Prima pulizia dalle tarle
e poi il restauro,
essendo io, modesto esperto
in queste arti.
Anni d'attesa
ed impegno costante:
sono riuscito a tirar fuori
la forma plasmata
dalla vecchia scuola.
E' emerso un volto
raggiante
nella sua tristezza.
Immagine sacra,
occhi espressivi
che chiedono pietà,
luce di speranza profonda
rivolta al cielo.
"L'agnello ha redento il suo gregge,
l'innocente ha riconciliato
i peccatori con il Padre.
Morte e vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della Vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.
Cristo, mia speranza, è risorto"
Dipinto tra dipinti:
perchè
il tempo non cancella.
La pianta di limoni
Dolce ricordare,
Teresa, mia madre,
con i limoni
tutto sapeva fare.
Se non c'era il dottore
chiunque andava a curare
col suo magico medicinale.
Chi doveva partorire
o chi si sentiva svenire
o soffriva per indigestione
di un qualche minestrone,
lei si precipitava
e con i suoi limoni ritornava.
Bolliti, spremuti,
agrodolci, sempre piaciuti.
Curava con amore
fegato, intestino e cuore
anche solo con la presenza
leniva il dolore.
Limoni freddi
limoni bollenti,
se ricordi, ancora la senti,
le sue mani, le sue canzoni,
lassù
sotto la pianta dei suoi limoni.
La finestra sul cortile
Non me n'ero mai accorto,
che attraverso questa finestra
si potesse ammirare
un paesaggio tranquillo;
siamo su una collina
dove fuori la gente freme,
con i suoi pensieri,
le sue previsioni
le sue gioie.
La vita è meravigliosa,
gli alberi fioriti,
la primavera arrivata
ma la vita è bella perché è varia,
non tutti possiamo goderne
perché ci sono tanti come noi,
che attendono la guarigione,
che sognano il sole
l'aria fresca e la gioia di vivere.
Oltre questa finestra,
un paesaggio stupendo,
un profondo orizzonte
che ti dà tante sensazioni nell'ammirarlo,
la speranza , in un giorno non lontano
di poterlo ripercorrere.
Uno stormo di colombi
gira avanti e indietro
come se dovesse portare
messaggi di pace e di gioia.
Ma domani è Pasqua,
tutti attendiamo la resurrezione
e la pace tra gli uomini.
Noi non diremo
"Addio monti e sorgenti, dalle acque…."
Perché un giorno ripercorreremo
questo paradiso terrestre
dove i fiumi scorrono
verso il mare della vita.
Colomba bianca
Una colomba bianca con un ramo d'ulivo in bocca,
sorvolava il cielo, mentre sul lago i gabbiani seguivano il battello.
Nel piccolo paese suonava una campana:
era il giorno di Pasqua.
La gente passeggiava per il paese
Erano tutti felici
Perché ricorreva il giorno della resurrezione.
L'acqua dei queruli ruscelli scorreva lungo la collina
La valle dei ciliegi era fiorita:
giornata stupenda.
Ammirare quei luoghi
ti dava una grande emozione
la primavera era già nata.
Scendendo verso la valle
la montagna seguiva l'andamento collinare
un arco naturale scavato nella roccia nei millenni.
Sarnico, la cittadina era fra un verde eccezionale
di pini e piante lacustri.
Quella striscia di lago
è stata definita dal poeta inglese Byron "Il fiordo"
Dal battello seguivo quel paesaggio
e lo sguardo mi portava
ad ammirare Montisola
con i suoi paesaggi bresciani di Franciacorta.
In fondo al lago c'è un antico borgo
nominato Incudine
ove dal tempo dei romani battono il ferro.
Sono luoghi della storia e della memoria:
qui la semplicità della gente
profuma di pace.
(auguro una felice Pasqua a tutti
in attesa di poter riprendere il volo sulla pagina azzurra)
La sofferenza umana
Varcando la porta
Di qualsiasi Ospedale
Mi vengono in mente le prime parole
Del Canto III,
Della Divina Commedia
Dove il Divino Dante
Così faceva a scrivere:
" Per me si va nella città dolente
Per me si va nell'eterno dolore
Per me si va tra la perduta gente"
Oggi la Chiesa festeggia il giorno
Della sofferenza umana
Ed il miracolo che Dio
Fece ad un lebbroso
Che lo seguiva
In quel tempo in Palestina
La Lebbra
Era considerata la Peste
Fra quel popolo errante
Alla ricerca della fede
La malattia pia tremenda
Che potesse esistere
Infatti erano isolati
In luoghi chiamati appunto
Lebbrosari
Oggi, appena percorri
La corsia di un Ospedale
Ti accorgi della grande sofferenza
Umana che regna
Ma questi degenti
Sono confortati dal rispetto
E delle massime cure
Che la medicina mette a loro
Disposizione
Fra le corsie di alcuni reparti
Di Oncologia
Si entra in punta di piede
Con rispetto e devozione
E' grande il rispetto umano
Dagli operatori sanitari
Vi sono molti degenti
Incurabili,
Perché affetti dal tumore
Molti guariscono
Perfettamente, con le nuove
Tecnologie
Miracolo della scienza
Ma molti altri si rivolgono alle
Cure "palliative"
Contro il dolore e le sofferenze
Che li accompagnano
Fino alla fine in
Serenità.
Con le cure della Radioterapia
Si sono fatti dei miracoli
Tanti riescono ha superare
Magnificamente la crisi
Con lo strascico
Di atroci sofferenze
Ma bisogna spesse volte
Stringere i denti e continuare
Con fiducia e serenità
Perché la vita è meravigliosa
E bisogna viverla in serenità
Sotto la protezione della
Vergine Maria
O Dio, allunga la tua mano
E fai ripetere il Miracolo
Del lebbroso
O Dio, vieni salvarci,
Signore, vieni presto
In nostro aiuto
Lo so che non ci abbandonerai mai
Però non bisogna mai perdere la speranza
Il grande fiume della vita
Continuerà a scorre verso
Il mare
E il sole illuminerà i nostri
Giorni avvenire
La notte
Sono giunto fin quassù,
Ho percorso un sentiero irto
E ombroso.
I raggi del sole erano cocenti
La baita è solitaria
La chiave e sotto la porta
Dentro ci sono tutti i conforti
Dalla finestra si ammira un paesaggio
Bellissimo
Sono al cospetto dei giganti
Della montagna innevata
La notte è trascorsa tranquilla.
La stanchezza e la ninna nanna del fiume
Mi hanno permesso di dormire in pace,
Cullato dalle onde della serenità.
La pianura è ormai vicina.
Mi sono fermato ad ammirare
I riflessi che, scintillanti
Come mille lame,
Continuino a tagliare l'aria di
Questo mattino di giugno
Un mattino diverso che certamente
Mi porterà lontano
Dalla banalità del quotidiano
Al di là di ogni sentiero si schiude
Un nuovo orizzonte,
Ma noi non lo sappiamo e continuiamo
Ciechi, di camminare in mezzo
Alla strada della vita.
Se ho intrapreso questo viaggio,
E' perché qualcuno mi ha chiamato
Dalle porte dell'infinito
Per farmi finalmente capire
L'incomprensibile
Ora il vecchio fiume della vita
Richiama la mia attenzione:
Il suo letto è ampio e l'acqua è profonda
Sembra addirittura immobile,
Come l'aria, come il vento,
Senza saperlo,
Sono giunto tra il
Meraviglioso verde dei boschi.
La giornata è trascorsa veloce,
Dovrò fermarmi a dormire, nuovamente
E' già sera.
La luna è spuntata dietro le vette
Innevate delle montagne.
Su di uno spiazzo
Vi è una baita dei pastori
Il torrente scorre fresco
Nella radura
La grande luce che ci accompagna
Lungo i sentieri della vita
Non finirà mai se la teniamo
Accesa e la luce ha bisogno solo
D'amore,
Di un grande infinito amore
Per non spegnersi.
Durante questo mio lungo viaggio
Immerso nella verde natura,
Ho compreso che la vita è
Come l'acqua: non può tornare
Sui suoi passi
Un vecchio saggio mi ha detto:
" Bisogna capire il suo significato
Nel presente".
Non bisogna essere ansiosi
Di arrivare alla meta.
Non sappiamo,
E mai sapremo,
Che cosa ci riserva il destino
O Vergine Maria,
Che in mille modi dimostri
La tua missione di mediatrice di ogni
Grazia e che nel Santo scapolare
Ti compiaci di manifestare
Ai tuoi devoti una speciale
Protezione materna.
Ci mostriamo tuoi veri figli.
La domenica del villaggio
Ogni domenica mattina
Nel nostro Borgo Padano
Di Campitello
Di sapore Romano
Si svolge il mercato settimanale
Fin dalla mattina presto
La bella piazza Garibaldi"
Una Piazza ampia e moderna
Dove le strade e i vicoli sono affollati
Da un' anonima folla provinciale
Vi sono bancarelle colorate
Gestite da cinesi
Marocchini e calabresi
E mantovane
Trovi di tutto
Dai cellulari ai giochi elettronici
Nell'aria c'è un profumo di polli
Arrosto, pesci fritti
Tortelli di zucca
"Sbrisolona"
E formaggi sardi
Dal profumo penetrante
Dai fiori recisi e da piantine
Dai giocattoli e le leccornie per i bambini
I Bar sono affollati
Con la gioia nel cuore dei
Gestori
Arriva gente da ogni parte della provincia.
Insomma è una giornata di festa
Guardo la gente di fede
Che s'avvia verso la Chiesa Parrocchiale
Di recente restaurata
Che fa bella mostra di se l'ungo
l'alberato. viale
Dove è accolta sul Sacrato
Dal nostro simpatico Don Enrico
Parroco di campagna
Che oltre ad essere il prete
E' l'agente di viaggi
Molti ragazzi e ragazze del coro
Finiscono per innamorarsi
Da una creatura bellissima
Più terrestre, meno spirituale celestiale
Ogni anno ci sono pochi matrimoni
E molti funerali
Nei suoi lunghi viaggi
Ti fa conoscere luoghi da sogno
Come le cascate delle Marmore
Che sembra essere create
Apposta per poeti e pittori.
Ogni città dell'Umbria
Ha una sua unica identità
Ed armoniosa
Che rappresenta migliaia di anni
Di civiltà:
Umbria Etrusca e Romana
Seguita dal Risorgimento
Ogni periodo ha lasciato il suo segno
Una forma di capolavori
Senza tempo
E poi ci sono i suoi splendidi paesaggi
Unici al mondo
Ogni borgo, ogni città
Ha una sua identità
Cibo, vino e sapori
Fusi in sieme in migliaia di anni
Di storia.
Foligno fu culla della poetessa
Leandra Angelucci Cominazzini,
Futurista umbra,
In cui si canta "
Assisi Trevi Montefalco Spello
Nella freschezza d'azzurro
E di porpora
/ Chiudono gli occhi/
Potenti santi riflessi/
Chiara Francesco
Raggi abbaglianti
Purità luce amore/".
La tavolozza del pittore
Oggi potremmo definire
La prima giornata di primavera
Il sole è splendente
E il fiume Po scorre
Indifferente
Sul suo alveo.
La bianca nave fluviale scivola
Baciata dal sole
Nell'aria si diffonde
Una musica arcana
Dalla sua tolda si può ammirare
La splendida laguna,
Piazza San Marco,
La Salute
Ed il ponte di Rialto.
Con la sua cupola stile orientale
Che fa innamorare
I turisti di tutto il mondo
Noi siamo quì
Sugli argini del vecchio fiume
Dove sono nate le profumate
Violette
Che raccolgono gli innamorati
Sulla panchina si fanno le coccole
Sembrano gli innamorati di San. Valentino
Con l'ombrellino
E la borsetta a tracolla
Si vedeva che erano
Molto innamorati.
.Più avanti,
Di fronte al fiume
Mi sono seduto anch'io
Vecchio pittore
Con l'affanno nel cuore
Un cinguettio e un batter d'ali
Di bianchi gabbiani,
Mi hanno richiamato alla realtà
Dalla sacca
Ho tirato fuori la piccola tavolozza,
Da viaggio
Osservo il loro atteggiamento:
Un brivido pervade i due innamorati
La loro presenza avanza
Senza far rumore,
Odo persino il loro respiro,
Ed i battiti del cuore
Sono molto vicini a me
Sentivo il sussurro delle loro parole
" Vivo per i tuoi occhi,
mi nutro della tua luce,
esisto solo avvolgendomi
nelle tue grandi ali,
per vivere in te
e restar con te
per sempre,
Mio angelo benedetto ! "
La prima cosa che si immagina
Pensando alla tavolozza,
Del pittore
Sono i colori dell'arcobaleno
E alla loro policromia
Che affascinano
E ti danno una grande
Emozione
La tavolozza è molto piccola
E' contenuta nel palpo della mano
Quello era l'attimo fuggente
Non c'era più tempo d'aspettare
Pochi tratti di matita
Sulla piccola tela
Poche pennellate di colore
Nella loro esposizione
Della loro gradazione
I colori della tavolozza
Sono come la bellezza dei due ragazzi
Con il loro fascino
In pochi tratti
Ed il ritratto era completato
I colori della tavolozza
E al fatto che c'è un'intera guida
Ad essa dedicata
E che vi sono numerose regole
Che permettono di gestirla
Che non si può scindere
Ogni pittore ha una sua regola
Perché l'arte è qualcosa d'istintivo
E' come la religione,
La poesia
La politica, e l'amore
Il pensiero filosofico
E scientifico.
La materia della pittura è il colore
La mutevolezza
E' un prodotto
La sensibilità del colore
All'aria alla luce
Ogni colore è dato nella sua qualità pura.
Archetipi, di giallo, rosso, azzurro
I colori sono accostati
In modo che nessuna fusione,
Nessuna reazione reciproca
Sia possibile
Perché viene dall'anima
Per cui non ci sono regole e leggi
La legge è una
Cioè esprimere se stessi
Bisogna soltanto organizzarsi
Nel lavorare con i colori
I colori sul quadro
Sono quelli che ti offre
La natura
I pittori non fanno
Altro che cercare di imitarla
E che gli permette di gestire
Con facilità i colori
Che sono stati sistemati
Sulla tavolozza
Tutto questo segue
Una logica pratica
Che è stata trovata col tempo
Dai grandi pittori
Nella loro lunga esperienza
I colori vanno disposti
Secondo la linea
Cromatica dei toni.
Ottenuti con l'impasto
Dei colori
Ma più che altro
Sono suggerimenti che
Pertanto dal profondo del cuore
Di ogni artista
Il giorno 20 di gennaio
Non potrò mai dimenticare
Passeggiando lungo l'argine del
Grande Fiume Po,
Dove d'inverno germogliano le violette
Profumate
E gli innamorati si danno
I primi baci
Campagna romana
"Il malghese "che porta il latte
Con il suo carrettino
Trainato dal fedele cane Floch
Il suo cascinale fra le praterie
Che sempre fumano.
Stamattina ha scrollato il tabarro
Una spolverata di brina
Sulla sua porta
Campagne morte
Sotto uno spicchio di luna
La brina!
Che nessuno se ne avvede,
Sulle tombe sul seminato
Quando non c'è
Per i sentieri le case
E le stalle del mondo
Che quel scendere invisibile,
Tacito, bianco.
Poi giungono nella notte
I carrettieri
Dei Colli romani
Con il vino dei Castelli
Con la botte e con la frasca
Sostano alle barriere.
Trilussa a Tresteve che canta
Felicità
C'è un'ape che se posa
Su un bottone di rosa
Tutto sommato
La felicità
E' una piccola cosa"
Davanti a lumi rossi dei segnali
Sereno di prima mattina
Un'unghia di luna a ponente
Un sole che s'alza a fatica
Di sopra la bruma che sfuma
Campagne romane per vivere
Vocio di campane
Tra voli di stormi
Tabarri, carretti, cavalli
Coperti di brina
Aspiro l'odor della brina
Campagne per vivere
A lungo
Col ciocco,
Lo schioppo e il mio bene
Sul letto di nuovi carrocci.
Il grande fiume scende lento
Verso il vicino mare
Della vita
Spinto dai sospiri del vento
Della golena
Mentre dal canneto
Dove gracidano le rane
E pescano gli aironi grigi.
Le folaghe
E i bianchi gabbiani
Nel cielo brillano le stelle
Ed incomincia
Il concerto delle rane
Mentre le luci
Della Città Eterna
Continuano a brillare
Su Cinecittà.
In quel paesaggio fragile
E sommesso,
Di cartapesta e di gesso.
Uscito quasi per regalo da una scatola
Natalizia
Tutto brina di mica e bambagia,
Sarà voluttuoso complemento
Tentare con ardimento
La sua fragile novità
Di grande bambola di cartapesta.
La galaverna
Trasformata in gioielli
E preziosi pizzi di Murano
Vi è mai capitato di svegliarvi
Al mattino presto
E di fare una passeggiata
Lungo il vecchio fiume
Della vita?
Oppure di trovare aprendo
La finestra uno scenario nebbioso
Qui da noi in val padana
Succede spesso d'inverno
Gli alberi, i lampioni e le strade
Sono completamene bianche
Gelate
Questa mattina 16 dicembre,
Il fiume scendeva placido
La barca scura dei pescatori
Scivolava silenziosa verso il
Canneto.
Un fischio di vento a brividi
Dentro le canne che intonano
La marcia disperata di gennaio
Percorse dalla pioggia sottile:
Che non cesserà oggi, domani, più
Questa è una mattina eccezionale
Gli argini del fiume sono
Vestiti a festa
Ci ha pensato la galaverna
Ad ornarli con i suoi più belli.
Gioielli
E' tutto un ricamo
Sembra che le fate
Hanno lavorato tutta la notte
Per preparare questo spettacolo
Di festa
Ammirando questa bellezza
Mi sembrava di essere a Murano
Con le maestre di tombolo,
Che dal mattino alla sera
Preparano i loro merletti preziosi.
Ma questa notte
Ci ha pensato la galaverna.
Silenzio tremendo,
La valle affonda con il peso
Dei suoi pioppi contorti
Soffocata dalla nuvola
Grigia che sopra le si addensa
Crepuscolo, con lievi ali
Di stornelli che sfiorano le capanne
Dei pescatori
Senza luce né focolare
Gli aironi grigi
Continuano a pescare
Come le folaghe e i gabbiani
I tonfi delle fucilate
Arrivano lenti, smorzati dalla nebbia.
Scivolano i lucci a pelo d'acqua
Afferrano i topi incauti
E calano giù.
Vivere - amare
Che conta?
Tutta la valle è morta. S'affonda.
Giornate nebbiose in Val Padana
In questa metà di Gennaio,
La val padana è in una morsa di ghiaccio
E di nebbia
Le strade sono impraticabile
Si! Il tempo è cambiato
Le notti
Continuano a gelare
E il freddo si è fatto sentire
Ma per fortuna
Appare sempre il sole
Un sole caldo e vigoroso
Che ti scalda il cuore.
Come l'amore
Fra gli innamorati
Lassù. Sulle alte montagne
Continua a splendere il sole
Con la gioia dei grandi e dei
Piccini,
La nostra escursione ci ha portato
Nella verde cascatella
Dove germogliano
Le felci primordiali
Un verde ciuffo
Vicino alla cascata giace
Inerme
Afflitto dal nostro incanto calpestio
Un filo d'erba alza lo sguardo
E scorgendo la tua immagine
Erge al cielo il suo esile stesso
La nuvola bianca e rosata
Viaggia come una vela
Nel mare del cielo
Un pettirosso saltella
Tra un ramo e l'altro del
Biancospino
I suoi gorgheggi raggiungono la sua
Innamorata
I ciuffi d'erba
Rinverdiscono estasiati
Specchiandosi
Nella sua bellezza
Profumata
Scende il sole dietro
La montagna incantata
Oggi è una semplice
Polla fortunata
Che sgorga dalla montagna
Incantata
Dove migliaia
Di creature
Si abbeverano alla sua fonte.
Ma questa polla
E destinata a crescere
E le sue fresche acque
Diventeranno sempre
E più prorompenti
Ora sta entrando nell'età
Della fanciullezza
E canta la sua
Canzone lieta
Adesso cammino lungo
Il fiume della vita
Nella speranza di trovare
La soluzione del mistero
La polla diventata fiume,
Sembra seguire i miei
Pensieri, e
Ogni volta che occorre,
Mi parla con favole
E parabole per insegnarmi
Il lungo e scabroso
Cammino della vita.
La mia vita sta per
Raggiungere la meta
Magari potessi vedere
Quei due occhi azzurri
Che rispecchiano il mondo.
Ogni volta che salgo su questa montagna
E mi fermo in questa polla
E ho cercato Dio
Nella strada della vita
Una volta ho solo sentito
Come un alito di vento
Sulle foglie del bosco.
O Dio, Vieni a salvarmi
Ti prego Signore,
Vieni presto in mio aiuto.
Sta scendendo la sera silenziosa
Tra i monti
Quasi per preparare
Una stupenda cornice
All'Alpe di Siusi
Che sta raccogliendo
L'ultimo bacio del sole.
Sono rimasti
solo i ricordi
Dopo una lunga scarpinata
O meglio dire " Ciaspolata"
Racchette da neve
Sui sentieri innevati
Di questo
Paesaggio metafisico
Nel cuore delle superbe Dolomiti.
E' stata necessaria
Una sosta di riposo
E di riflessione.
Nevicava a grosse falde
Sull'altopiano
E dai fumaioli delle baite
Si diffondeva un fil di fumo,
E anche un profumo
In quell'atmosfera
Di capriolo con polenta.
Che scaldava l'aria e il cuore
Spira un'aria fresca
Come dal mare l'ebbrezza
Sulla sponda del torrente
Delle fresche acque
Ti assalgono ricordi lontani
Ricordi accesi nel cuore
Ricordi d'amore
Che seguono ombre nel buio.
.. Paura sgomento
Ti fanno cadere nella fragilità
Dell'inquietudine
Distogli dalla mente. I ricordi
Infranti,
Annebbiati di lacrime
Ove il cuore trova la pace!
Ricordi che a volte
Avvelenano i tuoi sogni
E le tue speranze.
Nel buio vi è sempre una luce!
Una luce nuova
Nella nuova rinascita
Proprio su questo sentiero,
Nel profumo della natura,
Ho incontrato l'amore
Fra il profumo dei fiori
Di campo.
L'amore e come questa fonte,
Inesauribile di riflessioni
Profondi
Come l'universo.
Si! L'amore sarebbe un'eterna
Tristezza se non ci fosse la poesia
Essa ci da un'età dell'oro
Che non invecchia,
Una primavera che non sfiorisce,
Una felicità senza nubi
Un'eterna giovinezza.
In mezzo a questo campo innevato,
Dove volano le taccole nere,
Sono nati i bianchi bucaneve
Che raccoglierò per te
E che conserverò nella
Pagina dei ricordi
"La vita dei sogni
Sono fogli di uno stesso libro
Leggerli in ordine e vivere
Sfogliandoli a caso e sognare"
Schopenhauer
Anno Vecchio Anno nuovo
Una vecchia filastrocca
Così recita;
“L’Anno vecchio se ne và,
E mai più ritornerà,
Io gli ho dato una valigia di capricci
E impertinenze
Di bugie e disubbidienze
E gli ho detto:
Porta via!
Questa è tutta roba mia
Anno nuovo,
Avanti, si fa festa
Tutti quanti,
Dona la gioia e la salute”
L’anno uovo si apre con una
Serie di rincari
Con le nuove tasse da pagare
Spicca quello della casa
Carburante alle stelle
Il nostro Paese
Sta attraversando
Un brutto momento:
Siamo in recessione
Dalla difficile situazione
Economica
Ma sono sicuro che c’è la fa
E che ritorni la serenità
Del Paese
L'anno nuovo 2012
Il novello anno
Bussa alla porta
La lucente stella polare
Brilla sulla distesa gelata
Dove le renne d'estate
Vanno a pascolare
Da dove parte la slitta di
Babbo Natale
Che porta i regali
A grandi e piccini
Dalla Sicilia alla val Padana
Dalle Alpi alle Dolomiti
Imbiancati di neve
Si festeggia l'anno nuovo
Con vin brulé e fuochi artificiali
Chi vuol essere lieto
Sia perché di doman
Non c'è certezza
Questa notte è limpida e serena
Anche il mare è calmo
E'la luna fa la serenata
Alle stelle che brillano nel cielo
Questo cielo stellato
Con tante lucine da togliere il fiato
La festa di Natale ci ha lasciato
E la notte di Capodanno
E' alle porte
Con i festeggiamenti
E i tradizionali botti
Tutto il mondo sta ad aspettare
Che scocca l'anno nuovo
Speriamo che sia portatore
Di gioia, salute, felicità e amore
Chissà cosa ci porterà?
Sarà bello?
Sarà brutto?
Noi accetteremo tutto!
E' bello donare e ricevere
Un semplice sorriso
Che fa felice il cuore
Come l'amore fa bene
All'anima di ogni
Innamorato
L'attesa è spasmodica
Durerà soltanto un istante,
Il tempo di alzare il calice
E brindare
Perché subito sarà domani
Il tempo di un bacio
Ho di una carezza
Il ricordo di questo momento magico
Dura in eterno
Qui nel nostro piccolo borgo
Padano la Piazza è affollata
La musica incalza e si diffonde
Nell'aria e
C'è tanta allegria
La gente ad aspettare
Il fatidico momento.
Del novello anno
Veloce scocca il tempo:
Sulla torre dell'orologio:
Meno due,
Meno uno
E l'anno vecchio se ne va.
Con tutte le sue cose vecchie
Il cielo si è schiarito
Di mille luci con lo scoppio
Dei mortaretti e le stelle filanti
E' una notte di magia e tradizione,
Modernità e nuovo anno
In arrivo
Le Piazze
Del Vecchio continente
Sono pronte a celebrare
L'arrivo del 2012
Da Londra a Berlino,
Passando per Vienna e Praga
Ecco che cosa succederà
Allo scoccare
Della fatidica
Mezzanotte
Anche noi qui sul grande
Piazzale del piccolo
Villaggio padano di Campitello
Ci siamo stretti la mano
E abbiamo brindato
Al Novello Anno
Buon Anno a tutti.
Haiku
E’ l’alba:scende a larghe
falde sulla capanna
La neve.
La Dea del mare
Una sirena di nome Phoebe
E' la Dea dell'Amore
Ma è una sirena che parla
Con la voce del mare
Con le sue canzoni
Fa ammaliare i naviganti
Sul mare
Ulisse si fece legare
All'albero della sua nave
In quel tratto di mare
Fra Scilla e Cariddi
Dopo la disfatta di Troia.
Oggi siamo a largo di Portofino
E ammiriamo
Le falesie strapiombanti
Dove nidificano
I bianchi gabbiani.
Nel golfo di Nervi
Le onde del mare
S'incominciano ad ingrossare
In questi giorno di dicembre
Una forte mareggiata
Tutta la costa ha devastata
I pini marittimi,
Gli alti cipressi
E i verdi ulivi
Come pure i meravigliosi
Giardini
Di rose e di mimose
Sono state devastate
Come pure le strade
E le case di pastello colorate
Le navi e le barche
Hanno rotto gli ormeggi
E sono andate alla deriva.
Quando tu sentirai la voce
Del mare
Scuotere nelle notti di bufera
Le case dei borghi arrampicate
Sulla scogliera
E gli alberi della tua nave
Dai morosi spezzare
Ovunque tu sarai,
Mio bel capitano
Oh non tremare!
Ti porterà il mio grido di dolore
N'hai fatto sanguinare
L'anima e il cuore
Ma non temere: non ti so che amare
Anche in fondo al mare
Ma quando l'onda
Ti verrà a baciare
Verde e sincera
Come gli occhi miei
Ricordati di me dovunque sei
Io ti verrò ogni giorno
Ad carezzare
Come i raggi del sole
Accarezzano l'onda
Che raggiunge la sponda del mare
Se un giorno mi dovessi
Ricercare
Oh non tornare
Alla mia antica sponda!
Chiedi all'azzurra
Immensità dell'onda
E ti dirà che sono
In fondo al mare
Ulisse e le sirene
La Sicilia come la Liguria
E' terra di miti e di
Leggende
Ma io sono la Dea del mare
Che ti sto ad aspettare
Nella baia di Portofino
Dove sulla verde collina
Vedrai brillare
L'albero di Natale
E dove i simpatici delfini
Ti guideranno verso la mia
Grotto bianco
Infondo nell'azzurro
Mare della vita
San Rocco d'Acquaro
Ricordi della fanciullezza
E' un piccolo borgo
Aspro montano,
Di case sparse e stinte nel tempo,
Immerso fra i verdi boschi di castagneti
E antichi uliveti.
E' barbicato su di un costone
Dove sgorga una sorgente di acqua
Fresca e anche benedetta
Che disseta il viandante e i pellegrini
Calabresi.
In mezzo alla collina sorge il Tempio
Di San Rocco,
Protettore degli emigranti
Sparsi per il mondo
E specialmente in quello Americano
Dall'Alaska
In cerca di fortuna.
Uno dei tanti emigranti così
Parlava alla luna sul mare,
Con i suoi suscpiri da terre lontane
"Con granne chiantu tiegnu 'intra stu core
Guardannnu 'e sa finestra tantu mare!
Tu nsbatti eternu e ra mia vita more
E nnu'mmi stancu mai de ti guardare"
Con le loro rimesse,
Hanno contribuito alla costruzione
Del Santuario del Santo patrono
Di San Rocco
Il 15 e 16 agosto si svolge
Una grande festa,
In questo luogo di pace e di preghiera
Dove regna il silenzio della montagna
In un'atmosfera di allegria,
Per noi calabresi.
E' anche un'occasione per una
Scampagnata all'aria aperta
Con amici e parenti
Oltre al popolo festaiolo che
Vi giunge in pellegrinaggio
Da ogni parte della Calabria.
E' una festa dal sapore medioevale
Dove s'improvvisano osterie all'aperto
All'insegna della frasca.
L'ungo il fresco torrente
Si macellano agnelli e capretti.
Si mangia e si balla al suono
Delle zampogne
Nel centro e nella Piazzetta
A fianco della fontana
E' sempre affollato dalle bancarelle
Montagne di angurie e dolciumi
Giocattoli e leccornie per i più piccini
La zia Francesca,
Che da sempre ha fatto la venditrice
Ambulante di dolciumi e giocattoli
Che arrivava da Palmi,
Con la sua bancarella
Con i famosi " ciciri" ( i ceci)
Cotti con la sabbia di mare
Dal sapore eccezionale,
Con i gustosi taralli calabresi,
Nonché i giocattoli che facevano
Impazzire noi bambini
Andavo sempre a trovarla
Perché mi portava i regali
Mentre la Zia Teresa, mia madre,
Cucinava per i pellegrini
E dalla sua cucina campestre fumante,
Si diffondeva nell'aria
Un profumo invitante,
Di carne alla brace
Ella metteva sempre da parte
Alcune fette di pane
Con il companatico
Perché anche bambini
Dovevamo fare festa.
Questi sono ricordi che emergono
Dalla mia fanciullezza
Del nostro passato prossimo,
Di questa festa tradizionale
Ad Acquaro molto sentita dai calabresi
Ma come in tutte le feste
Il momento culminante era
La processione con la banda comunale
Ed i fuochi artificiali
Che facevano impazzire vecchi
E bambini
In questo nostro tempo
consumistico
Il vento della sera
Gonfia la vela bianca che
Scivola sulle onde
Di questo azzurro mare.
Il silenzio sulla spiaggia solitaria
E' profondo,
Ed è interrotto dal gracchiare
Del bianco gabbiano
In questo nostro mondo
Non c'è tempo
Neppure per l'amore
Oggi siamo tutti indaffarati
Si corre dalla mattina alla sera,
Senza una meta,
Fra una folla anonima
Indifferente e indiscreta
Senza un minuto di sosta.
L'amore è difficile dire cos'é
Dare una spiegazione;
Non si fa altro che inseguirsi
Dalla mattina alla sera
Senza posa,
Con il pensiero,
E la fantasia.
Grazie alla nuova tecnologia
Che ha scoperto
Il cellulare
Con il quale ci si cerca,
A volte trovandoci
Altre volte non c'è campo,
Neppure per sorbire un caffè
Il destino e gli impegni,
Ci dividono;
E non ci si incontra,
Non c'è pace fra gli ulivi
Mentre si continua a correre
E l'amore?
Mentre la vita
E' una continua corsa
Per raggiungere la meta
Non c'é neppure il tempo per dire,
Ti amo amore!
Bisognerebbe fermare tutto
Anche il tempo,
Ma il tempo passa inesorabile
E non si può fermare
E' come la vita.
Oggi tutto è un fremito,
Un grido di dolore
Che prende lieve il cuore
E non c'è più tempo
Neppure per sognare
E' un fremito,
Il grido d'amore
Che parla con soave dolore
E' anche fremito evocare
La vita da svelare
Quel fremito d'amore che un dì
Volerà per sempre
E sarà sulle note del cuore
La vita e l'amore
Per trovare l'amore e la felicità
Bisogna scappare dalla città
Inquinata e caotica
Fermarsi alla fresca sorgente
Dove sgorga la linfa
Vitale della vita
Amo i monti
E i suoi tramonti
Oppure sedermi su di uno scoglio
Solitario e meditare,
Guardando l'azzurro mare
L'amore e la vita.
Sono proprio un mistero
Il mistero della vita.
La Luce
Si! La luce e l'amore
Sono fonti inesauribili
Di riflessioni,
Sono profonde come il mare
E come l'eternità,
Alte come il cielo,
Come le cime innevate
Delle Dolomiti
Vaste come l'universo
Ho già salito e poi disceso
Buona parte di queste
Superbe cime
Illuminate dal sole.
Il fiume della vita
Ha allargato il suo letto
E superato percorsi stretti
Tra le rocce,
Ha scavato nella montagna
Cascatelle pericolose,
Ma spettacolari
Curve e discese rapide
Ormai la polla è lontana
E anche la neve eterna
È un sogno
Un uomo quindi si sente stanco
E senza più entusiasmi
Chiede aiuto agli amici
Più fidati
Oppure ha la fortuna di incontrare
Una luce che torna
A illuminare il suo
Cammino sul sentiero della vita
E' l'alba del nuovo giorno
Che si leva sulla terra
Quest'ora non è una corrente
Ma una verità
Ogni mondo personale riflette
Il cielo in fiamme
Con la nuova luce
Che divora le vecchie forme di luce
La luce è la sostanza
Delle cose sperate,
L'evidenza delle cose sognate
E di quelle viste
A Natale, nel periodo delle notti
Più lunghe nel solstizio
D'inverno la Chiesa festeggia
L'avvento della luce
Il nuovo sole,
Cristo, luce del
Mondo.
Passo Crosté
Il lungo ponte dell'Immacolata
A Madonna di Campiglio
Oggi è una bella giornata
Di splendido sole
'Siamo saliti fin quassù
Al rifugio del Passo Crosté
In questo paesaggio astratto
Metafisico e lunare
In pochi minuti la cabinovia
Ci ha portati fino alla cima
Della brulla montagna
Spruzzata di neve
Dove sotto la coltre bianca
Sono sepolti i nostri ricordi,
Le nostre sensazioni
E la gioia di vivere
In quella alta cima granitica
Baciata dal sole
Dove si sente la voce del silenzio
Che altro un é
Che un lembo di cielo
Che scende verso l'uomo
Il silenzio comincia col far
Chiudere le labbra
E poi penetra fino al profondo
Dell'anima.
Il muggir del vento
Ci invita alla preghiera
Ed è subita sera
Lassù regna una pace
Celestiale che ti rapisce
Quale miglior mixer per una
Meditazione?
Il sole è alto nel cielo
Ed è bello camminare
Con le racchette sulla soffice
Coltre di neve fresca
Questo é un mondo particolare
Attorniato da altissime cime
Dolomitiche emerse
In tempi remoti da quel profondo
Mare verde della vita
Da questa altitudine
Si domina un paesaggio sublime
Tanto che si potrebbe dire
Che é un altro mondo
Un mondo diverso
Un mondo da favola e di poesia
Dove la vita ci sorride
Sono giorni di festa
E c'è tanta allegria
Fra gli escursionisti e vacanzieri.
Amanti della montagna
E meraviglioso sciare al
Chiaro di luna e sotto le stelle
Con i maestri di sci
Notti magiche
Per una discesa notturna,
Illuminata da una luce unica:
Quella della luna piena
Il Rifugio Crosté
Diventa protagonista
Di calde e piacevoli soste
Il paiolo con il vino brulé
È una tradizione
Che scalda il cuore
I ragazzi si divertono
Un mondo
Si sente nell'aria
L'arrivo delle feste natalizie
A Madonna di Campiglio
Per le vie della linda
Cittadina
Le slitte trainate dai cavalli
Con le sonagliere
Si sente la nostalgia dei regali
La bella cittadina è affollata
Da sciatori e vacanzieri
Il divertimento è assicurato
Le piste sono imbiancate
Dalla soffice neve
Artificiale
I negozi sono addobbati a festa
Come pure gli alberi di Natale
Se senti alla porta della baita bussare
Corri ad aprire
Vedrai sicuramente Babbo Natale
Sorride felice alla sorella neve,
Stai allegro e senza pensieri,
Perché oggi è un giorno diverso di ieri.
Babbo natale
Porta ai bambini buoni
I magnifici regali.
La festa dello S. Natale
E' una festa speciale
Che porta gioia e allegria
A grandi e piccini
Noi della terza età
Non chiediamo molto,
Soltanto un po' di pace
E di serenità
Su questa montagna
Come sulla sponda del mare,
Dove regna l'amore,
La pace
E non la guerra.
Buon Natale a tutti
L'infinito silenzio
del mare
E' bello naufragar
Tra i tuoi pensieri
Come un esploratore
in un'isola deserta
Dei mari del Sud
Dove è tutto bellezza
E poesia.
Oggi sono approdato
Nella tua isola verde
Dissetami con i tuoi baci
E sfamami dei tuoi frutti
Dolci e succulenti,
Mi sono avventurato nella tua
Anima felice
Per esplorare tutti gli
Angoli segreti
Del tuo corpo e della tua vita
Ti prenderò per mano
E cammineremo lungo
Il sentiero della vita.
Le cime maestose di queste stupende
Montagne Dolomitiche
Dove si percepisce il silenzio assoluto
Dell'infinito
Tra i fiori gialli
E l'aria della sera
Invidio il mare che ti circonda
Il vento di Portofino
Che ti accarezza,
Il sole del golfo che ti riscalda,
Il verde degli ulivi
E le sue falesie
E i bianchi gabbiani
Che volano sulle onde del mare
Nei giardini pensili
Coglierò per te l'ultima rosa rossa
Per i tuoi biondi capelli
Per esprimerti il mio amore per te
, lasciami abitare nella tua anima
E curerò i tuoi boschi,
Innaffierò i tuoi giardini,
Perché tu possa rimanere
Sempre fresca
E profumata
Come l'ebbrezza del tuo mare
Al tramonto del sole
Mentre la pallida luna s'appresta
A cullarsi fra le nuvole
Colorate del tramonto
Tu brilli nel cielo stellato
Sei la mia bellissima stella
Dell'infinito
Mentre guardo il mare
Lascio naufragare
Il mio pensiero
"E' il naufragare m'è dolce
In questo mare"
Di Leopardiana memoria
Haiku
Arrivano in volo,
da un altro luogo, le foglie secche:
l'autunno è alla fine.
Una notte serena
Sul mare
In questa notte serena
E senza vento
Il mare piange
E le stelle ancelle della pallida
Luna stanno a guardare
Sono lacrime d'argento
Che illuminano il mondo,
Soffia un leggero vento Grecale
E le onde del mare
Arrivano e si smorzano sulla battigia
Dove due innamorati
Stanno passeggiando
Soffia il vento
Che fa piegare gli alti cipressi
Ed i pini marittimi della pineta
Sulla falesia
Mentre le ombre della notte
Senza fine si allungano
Sull'azzurro mare della vita.
Se io fossi una lacrima
Continuerei il mio lungo cammino
Sul sentiero che costeggia il mare
Fino a raggiungere la cima
Dove regna il grande silenzio
E la lascerei scivolare
Sulla mia guancia
Per sentire il suo sapore
Che è aspro e pungente.
Ad un certo punto del cammino,
Le direi:
Ascolta lacrima!
L'anima mia piange
Sconsolata e triste
Del mio dolore
Per la perdita del grande amore
Quando il mio pensiero
Ritornerà a gioire
Anche la luna e le stelle
Ritorneranno a sorridere
Il ricordo di quella notte sul mare
Quando stringeva la mia mano,
Il suo animo era felice
E il suo cuore gentile
Pieno d'amore per la vita.
Lo cerco anche questa notte
Sulla riva del mare
Dove ci sono anche i miei sogni
Ei miei timori
E le mie certezze
Ma ci sono soltanto dei silenzi
Profondi quanto il mare
Il sapore delle lacrime
La gioia delle sue carezze
E il sapore dei suoi baci
Tutte queste sensazioni
Sono riposte nel profondo
Della mia anima
Un frinire di grilli sul cipresso
Allieta i sospiri degli amanti
Mentre le onde del mare
Sussurrano i loro segreti,
Accarezzo i ricordi
Per non farli svanire
Le lucciole sono come le stelle
Che brillano nell'immenso cielo blu
Esse brillano per te
E tu sei la loro musa.
Le tue lacrime sono lacrime di gioia
E i tuoi baci sono
Gocce di gemme d'amore
A lenti sorsi
Il Monferrato
con le sue Verdi colline
Un oceano di colline
Ricchi di vigneti
Antichi castelli
E borghi medioevali
Le colline sfuggenti
Di antichi vigneti
Vetusti castelli
Dame, giullari e cavalieri
Tartufi e spumante
E poeti erranti,
Che cantavano l'amore
Lunghi filari
Con grappoli dorati
Eleganti case coloniche colorate
Immensi vigneti del
Monferrato lucente
Di lunghi e colorati
Filari vuoti di frutti.
Dopo la vendemmia non
Rimangono che le foglie morte
Di un feudo storico passato
Rose rosse profumate
E' un paesaggio di colline
Che si perdono all'orizzonte
Impreziosite
Da filo di grigia nebbia
Che sale sui colli
Come il corpo di una vergine
E bella cortigiana
Distesa sul talamo dell'amore
Verdi radure lussureggianti
Illuminate dai suoi occhi verdi
Come le verdi colline
Mostrando tutto l'antico candore
Sotto quelle vesti impreziositi
Di morbida seta
Delle giovani principesse
Dei castelli medioevali
Che nel loro apparire
Lasciando nel loro passaggio
Una scia di antichi
E conturbanti profumi
Di giovinezza
Mentre la nebbia sale
Sui colli pianeggianti
Nelle notti tiepide autunnali
Mentre il mosto nei tini
Emana un profumo di fragranza
Del vino novello
Si sente nell'aria
Un suono come un tocco
Di campane lontane
Un cavaliere su di un
Bianco destriero
Galoppa verso la felicità
Da tempo agognata
Le tremule corde di un violino
Zigano diffondono nella
Valle una musica arcana
Mentre il gobbo giullare di corte
Intrattiene in allegria i cortigiani
La luce del sole di settembre
Riscalda l'aria della sera
Mente nell'aria fresca della notte
Si sentono nell'atmosfera
Volare i petali profumati
Delle rose rosse del giardino
E i soavi suoni dell'anima
Degli innamorati
I colori dell'alba
Nell'assoluto silenzio
Della notte
Ancora un bacio
E una carezza
. Poi il cavaliere scompare
Fra la nebbia i lunghi filari
Dei vigneti colorati
Di quel lussureggiante
Paesaggio trasparente
Come gli occhi lucidi
Dei due giovani amanti
Con la gioia nel cuore
La Luna sul mare
Di Andora
Era una notte serena
E senza vento
Il mare era calmo come una
Tavola
Scivolava sul mare un legno lontano
Con la vela bianca spiegata
E si avvicinava alla riva
Dalla vicina balera
Ci giungono le dolci note
Di una musica soave.
Le coppiette innamorate
Si erano defilate
Fra le falesie e il mare
Noi camminavamo
Mano nella mano
Mentre la selenica luna si cullava
Sulle piccole onde del mare
L'ebbrezza marina ci avvolgeva
Mentre un caldo bacio
Suggellava il nostro amore
E le stelle stavano a guardare,
Mentre la dea selenica dell'amore,
E degli incantesimi faceva sognare
Ho pallida e misteriosa Luna,
Dimmi chi non si è soffermato'
'A guardarti in una notte serena'
Come questa notte?
In questa notte limpida
Lasciami vagare
Almeno con il pensiero
E il ricordo rievocare
Di quella lontana notte sul mare
Dimmi chi non è stato catturato
Dalla tua magia?
Sulle sponde del mare?
Quando echeggi tra le nuvole
Sei dispensatrici di sogni,
D'amore e di ataviche paure
Intimamente donna tu sei
Dispensatrice di vita
Le nuvole leggere e bianche
Che sfilano e ti avvolgono
Ti hanno parlato di me
E dei miei silenzi,
Le case e il campanile
Del borgo marinaro
Sbiadite dalla salsedine
Ricordano quella notte felice
Di due innamorati
Solitarie sulla spiaggia
Mano nella mano
È tempo di nebbia
Montagne, prati
E i tetti delle baite innevati,
E le taccole nere dietro il nero
Camino fumante
Brilla nel cielo il sole vigoroso
Che ci scalda il cuore
Illumina i sentieri e i boschi
Dell'autunno colorato
Diffondendo un tiepido calore.
La nebbia è come l'amore
Si forma dal vapore
E dai sospiri
Degli innamorati,
Se la nebbia si dissipa
L'amore finisce in una grande
Tristezza nel cuore
Attraversiamo i verdi boschi
Delle alte e folte abetaie
Dove pascolano una famiglia di ungulati
Che scendono verso valle
Dall'altopiano
In un paesaggio astratto
E metafisico con la neve
E il tappeto delle foglie morte
Del faggeto
Dalla cima della montagna
Possiamo ammirare un
Un grande mare silenzioso di nebbia
Che copre ogni cosa.
Si sente solo la voce del vento
Sembra che la natura si sia fermata
Per un solo momento
E' una nebbia sottile
Che penetra persino nel profondo
Della mia anima
Che vaga raminga
In questo paesaggio lunare
Fra prati innevati
E orizzonti oscurati,
Poi sei arrivata tu, nei
Miei pensieri
Ricordo le tue ultime parole
Lungo quel sentiero ombreggiato
Quando mi dicesti ti amo
E quanto sei importante nella mia vita,
Prima di quell'attimo fuggente
Non avevo mai amato tanto la vita
Adesso ho capito quanto
L'amore è così grande
E tanto grande quanto il mare
E' senza limiti e confini
Sì. L'amore è infinitamente grande
Dopo tanti anni è rimasto lo stesso
Che provo ancora oggi per te.
Ti amo come l'acqua che sgorga
Dalla sorgente
Come l'aria che respiro.
Il tuo sorriso mi accompagna
Nel mio peregrinare
Sono giunto nella grande
Valle dove ristagna
Il mare grigio di nebbia
Che sale dolcemente verso
La montagna incantata.
Ci giunge dal borgo montano
Il rintocco argentino ovattato
Di una campana
Mentre dalla baita fumante
Ci giunge il suono di una chitarra romana
Camminando lungo il torrente
Attraversando fitti boschi
Fino al Borgo sotto il monte
La nebbia incomincia a diradarsi
Si vedono i masi fumanti
E gli alti campani a cipolla
E le alte montagne
Che cingono la valle
Il sole è pronto a tramontare
E i suoi bagliori colorati
Si riflettono nelle acque del torrente
Che presto raggiungerà
Il mare della vita
Il mausoleo
Un volo di bianchi colombi
Si leva nell'azzurro cielo
Di fronte al mare
E sorvola il viale
Dei chiassosi ed alti cipressi
I raggi del sole
Illumina le tombe e le cappelle.
Alte colonne marmoree affiancate
Sormontate da capitelli
Gotici e barocchi
L'aria fresca della sera
Ti invita al rispetto
E alla preghiera
In questo luogo del silenzio
Della memoria
E del dolore
Ci invita ad un momento
Di riflessione.
Nei lunghi viali alberati
Si entra in punta di piedi
Dove si percepisce il rumore
Del silenzio
Lunghi viali e tombe fiorite
Come giardini di maggio
Nella civiltà dell'antica Grecia
Che credeva che il regno dei morti
Fosse coperto di asfodeli
Piante perenni che crescono
Su quell'azzurro mare
Che è il simbolo dei defunti
Altra pianta legata ai morti
Era il Mirto
Il cui nome deriva
Da Myrtila
Personaggio mitologico
Nasce dal corpo della giovane
Dea Musine
Il culto dei morti
Si è tramandato
Attraverso i secoli con una
Varietà eccezionale di forme
E di stili
Soprattutto se ci avviciniamo
Alle cosiddette tombe
Monumentali
Tipiche delle famiglie
Più facoltose del passato
Nella civiltà di Roma,
Dai cimiteri di guerra
Con le lunghe file di croci bianche
E perfettamente allineate
Siamo ritornati
Alle antiche tombe apogei
Oggi si è ritornati al passato
Con la scoperta delle cappelle
Dove trovano posto
I componenti di un'intera
Famiglia
Alte colonne marmoree defilate
Nell'architettura
Della memoria
Un viaggio nel
deserto del Nevada
Un viaggio nella memoria
E nelle emozioni di un momento,
Un viaggio per non dimenticare
Volti, storie che hanno
Indicato un cammino
Nel silenzio del deserto
Un modo nuovo di pensare,
Un modo di vivere
Risvegliando il tempo perduto
Lontano da questo mondo
Materiale
Dove non si sa mai cosa fare
Dove non si sa mai cosa credere.
Voglio evadere queste regole
Perpetue ed oppressive
Vorrei intraprendere
Un viaggio alla scoperta della vita
E dell'amore.
Il grande poeta Kahlil Gibran
Scriveva questi bellissimi versi
"Farò della mia anima uno scrigno
Per la tua anima,
Del mio cuore una dimora
Per la tua bellezza, "
Ho sognato questa notte
Di fuggire lontano con te.
Vorrei percorrere strade senza fine,
Vorrei ritornare laggiù
Fra i boschi delle sequoie
In quegli spazi infiniti.
Senza orizzonti
Montagne desertiche
Praterie e immense pianure
Canyon e fiumi selvaggi
Dove s'incontra la meravigliosa natura
E con i suoi paesaggi unici al mondo
Dove camminerò con te
E con i nostri pensieri
E con il nostro Amore!
Il tempo perderà i suoi valori
Neutralizzando i nostri dolori.
Tutti gli dei saranno invidiosi
Anche gli angeli
Del loro paradiso.
Si scambieranno parole d'Amore,
In quel paesaggio astratto , colorato
E metafisico
L'atmosfera si tingerà
Di ogni colore
Ed anche i fiori impareranno
A fare l'Amore.
In quella terra di sogni
E di chimere
Sarà bellissimo
Questo sogno infinito!
Ti amerò come queste praterie
Amano la primavera,
E vivrò in te la vita di un fiore.
Sotto i raggi del sole.
Canterò il tuo nome come la valle
Canta l'eco delle campane;
Ascolterò la tua voce
Come la spiaggia bagnata
Dall'azzurro mare
Ascolta la storia delle onde.
Che continuano ad infrangersi
Contro la scogliera
All'infinito
Il paese natio
Ricordi
Il piccolo borgo aspro montano
Di Cosoleto
Che sorge sulla verde collina
Degli alti uliveti
E dei folti castagneti
Luce medioevale
Antica vita passata
Nostalgia
Angoloi ogni giorno esplorati
Vie strette ed infangati
Dalle casette del tempo scolorite
Era il nostro spazio vitale
Di ragazzi in cerca di semplici
Giochi e di svaghi
Palazzi antichi e un giorno
Lucenti di vita passata
A un sole sempre nuovo
Un sole antico
Volti di persone che sentivi tuoi
Fluidi nascenti
Altalena di vita
Di una gioventù senza orizzonte
Senza speranze di giorni migliori
Non c'era alcuna aspettativa
La speranza di emigrare
In cittàe terre lontane
Ogni giorno di quel promontorio
Panoramico da mozzafiato
In fondo al paese
Guardavamo quello spicchio
Di azzurro mare
E le navi transitare
Era l'età dei sogni
Per una vita migliore
Paese mio
Oggi ti vedo così lontano
E così vicino
Ma con un rimpianto nel cuore
Non vedo più
Davanti alla porta
" Na vecchina che m'aspetta
Era Teresa, mamma mia
Questo ricordo
Rimarrà impresso
Nella mia memoria
Come il ricordo degli amici del cuore
E di una ragazzina innamorata
Che stava sulla soglia di casa
Ad aspettare
Per vedermi passare
Ogni volta la vedevo con un fiore
Rosso fra i neri capelli
Lei che credeva al suo mondo
Fantastico
E coglieva una rosa nel giardino
E le sembrava una favola
Gioventù lontana
Vissuta
O forse solo sognata.
L'arcobaleno
fra le nuvole e il mare
Mare e nuvole bianche
In una distesa dove l'occhio
Si perde nell'infinito orizzonte,
Mentre il cielo e solcato
Dall'arcobaleno colorato
Tra cielo e mare.
La distesa dell'acqua è,
Come la vita
Piena di rischi,
Ma anche di possibilità
Di rinascere.
Le nuvole portano
L'acqua del mare
Verso la montagna,
E l'acqua scendendo,
Ritorna al mare
Direste un giro vizioso?
Ma è la natura della vita
E' un'immagine che ritorna anche
Nella storia delle religioni.
Nel nostro lungo viaggio
In Arizona
Nella terra del Grand Canyon
Del deserto dipinto
E delle foreste pietrificate,
In quel paesaggio sublime
Dove alternano di colore pastello
Dove la sabbia si fonde
Con il rosso vivo della roccia
Sotto la copertura del blu elettrico
Dell'immenso cielo
Abbiamo compreso che gli indiani
Americani vedono le nuvole
Come una promessa.
Ballano, cantano e fanno festa,
Implorando le acque,
Credono che le nuvole siano
Un segno divino e di Dio.
Come la vita.
Oggi, nella mia pomeridiana
Passeggiata
Mi sono fermato
Sull'argine del grande fiume
Della vita
In quel silenzio tremendo.
La valle
Affonda con il suo peso
E i suoi pioppi contorti,
Soffocata dalla nuvola cirriforme
Che sopra le s'addensa
Laggiù dopo il canneto
Si vede il meraviglioso arcobaleno
Che attinge nell'acqua del fiume
Quando il fiume giunge al mare
Nasce la speranza:
E morire nell'acqua per rinascere.
E' il battesimo della vita.
L'acqua è il tutto del Suo amore,
Il tutto della vita
Che lui ha promesso all'uomo
Sin dall'origine.
Della piccola cascata,
Lassù in alto.
Crepuscolo, con livide ali
Di stornelli che sfiorano
Le case coloniche,
Senza luce di focolare,
Muri e porte impregnati dall'odore
Di pesci morti tra le reti
Sull'erba che incomincia ad ingiallire
Come pure le foglie dei
Pioppeti,
Mentre il cielo si rannuvola
E una pioggerellina sottile
Autunnale
Cade lentamente
Sui campi e sui sentieri
Mentre il grande fiume
Continua la sua lunga corsa
Verso il mare
L'inferno di fango
e d'acqua
Dall'alto della collina
Si vedeva uno stormo di bianchi
Gabbiano che sorvolava
L'inferno di fango,
Di detriti e di macchine sepolte
Case sventrate
E gente disperate
Questa è la cronaca di un giorno
Di temporale
Che sembrava il diluvio
Universale
Che ha distrutto un paesaggio
Naturale di grande bellezza
Ci ha fatto ricordare
Le verdi colline spioventi,
Con terrazzamenti
Conosciamo quei luoghi da molto tempo
Che ci hanno fatto sognare
Da Vernazza a Monterosso,
E Portovenere
Con la via dell'amore
Sono borghi antichi
Patrocinati dall''Unesco
E cantati da grandi poeti
Come Lord Bayron, George Sand
Eugenio Montale con la sua poesia:
"…. La fuoriesce il Tritone
Dai flutti che lambiscono
Le soglie d'un cristiano
Tempio, ed ogni ora prossima
E' antica. Ogni dubbiezza
Si conduce per mano
Come una fanciullezza amica"
Lo scrittore Mario Soldati,
Scrisse pagine stupende di Tellaro
E di questi luoghi
Della memoria.
Fasce terrazzate
E coltivate a vigneto
Dove si produce un dolce nettare degli dei.
E' bastato un semplice temporale
Per distruggere e spazzare via,
Interi e lindi villaggi
Delle Cinque Terre,
Di pastello colorato
Case e strade sventrate
Persone disperate.
E' stato un fiume di dolore,
Una bomba d'acqua,
Che ha messo sul lastrico
Interi villaggi di quello che
Fu il paradiso terrestre
Delle Cinque Terre
E' stata la furia di una
Tempesta devastatrice
Un mare di fango
Che ha travolto case
E sventrate strade, ponti,
Borghi, evacuati
Sei persone decedute
E otto dispersi
L'intera Liguria nel caos,
Il flagello del maltempo
Che ha sconvolto
Il levante costiero
La Liguria e la Lunigiana,
Letteralmente tagliata in due
L'autostrada e la ferrovia
E la città di Genova isolata
Mentre la pioggia cessa
E il sole ritorna
A illuminare la zona del disastro
I fiumi sono sondati
L'acqua ha creato colate di fango
Che sono scese dalle colline
E gli abitanti disperati
Con le case infangate
Ha provocato milioni di danni
Tutto il Bel Paese piange
Ricordando solennemente
Le vittime della
Liguria ferita.
L'autunno sul
Lago di Garda
Dal Lago di Garda
Con le verdi colline Moreniche
Al Borgo di Sirmione con Catullo,
Al Fiume Mincio con Virgilio,
Che ne cantò le sue bellezze naturali,
Dai fitti canneti delle Grazie
Ai laghi di Mantova,
Dove il Mincio scorre,
Per raggiungere di Venezia il mare.
In questo fine ottobre
È bello camminare
Lungo i sentieri dove scorre
Il vecchio fiume
Con le sue anse ombrose
Dove nidificano le anatre chiassose.
I vaporetti di turisti affollati
Risalgono il fiume
Fra le golene e la pianura
Che ombreggiano le acque serene
I raggi di un sole mite ottobrino
Si riflettono sulle acque placide
Del Mincio tanto amato e cantato dal
Dal grande poeta Virgilio.
E da qui che incomincia la danza
Delle foglie morte
Che si staccano ad una ad una
E si depositano una sull'altra
La foglia è come una farfalla colorata
E svolazzante che vive
Una semplice stagione
Ma le piante conservano nel loro
DNA un segreto,
Che nessuno lo sa:
Ma che ripete uguale ogni primavera
Le foglie sono molto colorate,
Come le farfalle che il vento
Porta via,
Di valle in valle
Dal vento che tutto trascina
Formando un tappeto soffice e colorato
Che aspettano la prima nevicata della stagione.
Guardando verso Nord Este,
Si vedono le alte cime del Monte Baldo
Bianche della prima leggera nevicata
Noi oggi camminiamo su questo
Tappeto di foglie morte
Dove è sepolta la storia del
Nostro meraviglioso Paese
Il vecchio fiume della vita
Attraversa la turrita e antica
Città di Mantova
Con i suoi laghi dove germogliano
I profumati fiori di loto
Lungo il suo scorrere lento
Il fiume con i suoi alti pioppeti
Attraversa villaggi e Borghi antichi
Dove è sepolta la storia
Dei signori Gonzaga
Dalle colline moreniche alla val Padana
Dove combatterono gli studenti toscani
La loro battaglia
A Curtatone e Montanara
Contro l'eterno nemico austriaco
Guidati dal Generale Radeschi
Essi si immolarono per l'Unità d'Italia.
Con questo paesaggio colorato di foglie
Morte la madre natura ci regala
Dopo una giornata di sole
" Si1 E'proprio così!
Le foglie sono come tante farfalle
Svolazzanti che vivono una sola
Stagione".
A due passi
dall'inferno
Può capitare di trovarsi
All'improvviso a due passi
Dell'inferno,
Dove si percepisce
Il silenzio del dolore
Sotto i fari rotondi e cristallini,
Di una fredda sala operatoria,
Sdraiate con la sola consapevolezza
Della fragilità del nostro
Rivestimento corporeo.
L'ambiente color verde acqua
Che ti da l'impressione di essere
In mezzo ad un bosco
Dove scorre il querulo ruscello,
Di fronte ai meravigliosi monti innevati
Dove si respira un'aria pura
Che ti infonde serenità
Ed invece si viene martoriati
Da una serie infinita di aghi
Che scavano nei confini dell'anima
Allora percepisci dolori sordi
E profondi s'insinuano nella carne
E varcano la soglia dell'essere.
Al terzo lungo respiro
Viene a mancare il naturale ossigeno
La bocca s'irrigidisce come un sasso.
Percepisce coscientemente
La rigidità cadaverica,
E l'arresto della vita,
L'impotenza totale ed il buio
L'anestesia inizia il suo decorso,
Sulla massa nervosa e vivi il martirio
Percepisci voci indefinite
E luci sfocate
Accompagnano un seme cosciente
Ritorno alla vita.
Brividi di ghiaccio bollente
Invadono ossa e carne amalgamate in un tutto informe.
Mentre la pressione sale
E scende vertiginosamente
Aghi e sonde vengono introdotti
In un corpo che chiede soltanto pace e silenzio.
Poi segue un dormiveglia
Dolori di ogni tipo bussano alla porta,
Il male mette in ginocchio
E poi arriva il pianto
Che subito viene represso.
Il silenzio e il buio sono gli unici compagni.
Che scandiscono le ore interminabili.
Mentre fuori brilla il sole
E la vita continua.
I pensieri frullano nella testa
E mettono a dura prova l'essere umano
Riproponendo alla coscienza
Tutti i quesiti del vivere.
Tutti i perché dell'esistenza,
Ed incomincia il cammino della fede
E della ricerca del proprio io.
Ma la tecnologia scientifica
Fa passi da giganti
La cultura del dolore
D'essere prioritaria.
Ma la vita riprende,
Talvolta con postumi,
Ma tutto bene, anche se negli occhi
Brillano ancora i fari rotondi
Della sala operatoria.
La Sanità è della parte del paziente,
Sempre,
Non si nasconde nulla
Né soprattutto il dolore.
Dentro l'alba
del nostro fiume
Del velluto del verde dei boschi
Dalle golene luccicanti
Ti veste i tuoi fianchi
Alla notte che ti ha fasciato
Con le piume più morbide
Dai caldi colori
Del respir di luce
Al toccar dell'ala
Su su che si fa più scura
Sul tuo seno
Il fiume del nostro celo
Ma nel gorgo delle ninfe
Che le nubi a mille
Hanno fatto un fiume
Senti il ridere
Dell'ali del cielo
Che muovono a folle giro
Tra luci e colori e ombre
Che le labbra il sol
Lascia nel fiume
E sugge anche da questa che è l'anima
'nA ninfa che da la vita
L'uomo che cammina
A sentire il fruscio delle voci
Che sanno di cielo,
E il morbido toccare
Dei colori e dei venti
E delle foglie appena che son mosse.
Un raggio di luce
Di un sole nascente
Illumina i prati verdi,
I sentieri, le golene
E a tratti si specchia nelle acque
Del grande fiume della vita.
I sentieri sono coperti di foglie
Secche e colorate d'autunno
Uno stormo di anatre
Si è posato sulle acque
Del nostro fiume
E le ombre delle golene
Emanava un fascino particolare
Con la sua tranquillità
Il profumo della terra bagnata
E i colori dell'autunno avanzato
Mentre scendeva leggera
Una nebbiolina azzurrina
E greve
Quasi azzurrina sul fiume
E sulla valle incantata
Lo scoglio sul mare
La falesia con le sue bianche
Rocce dal vento levigate
Dove fioriscono le profumate
Violacciocche.
Gli antichi ulivi argentati
Mossi dal vento grecale
Che spira fresco dal mare,
Le foglie ingiallite portate
Dal vento della sera
Che tutto trascina,
Come una preghiera
Danzano i raggi del sole
Sulle onde spumose del mare.
E' un continuo andar viene
Di bianchi gabbiani
Che vanno nel mare a pescare.-
Una vela colorata
Gonfiata dal vento,
Scivola, ondeggiando sull'onda,
Una campana lontana,
Con il suo suono argentino,
Ci annuncia l'ora della preghiera.
Il sole è quasi pronto a tramontare
E l'orizzonte è tutto un'armonia di colori.
Siamo seduti su di uno scoglio
Lambito dal mare
Per ammirare le luci del tramonto
Di uno spettacolo eccezionale
Era un mare violaceo
Con le nuvole arancioni
E un grande sole
Prossimo a tramontare.
Un bacio e una promessa d'amore
Seguita da una carezza
Eri bella con i capelli al vento
In quel mare d'argento.
I tuoi occhi azzurri come il mare
Mi fanno ancora sognare
Quei momenti felici
Su quello scoglio lambito
Dalle onde del mare.
La sera cala silenziosa tra il mare
E l'orizzonte
L'aria ed il cielo cambiano
Anch'essi colore
Quasi per preparare
Una sera serena d'amore,
Mentre il mare stava
Raccogliendo l'ultimo bacio del sole.
E' bello sognare in questo
Spicchio di mare.
La guerriglia di Roma
Scontri tra manifestanti
E forze dell'ordine.
Roma é stata violata
Dai Black Blok
Una regia estremista
Degli anarchici
Insurrezionalisti,
Con un piano organizzato
Hanno profanato una chiesa
E un supermercato saccheggiato
La Città eterna era bella
Sotto i tiepidi raggi del sole
Dell'autunno colorato
Dai verdi colli
Spirava l'aria fresca
Del ponentino.
I bambini giocavano
Con i rossi palloncini
La Piazza di San Lorenzo.
Era affollata di gente allegra
Era una manifestazione pacifica
Indetta dagli indignados
Con striscioni,
Canti e suoni
Procedeva in allegria
Ma, improvvisamente,
Sono spuntati dalla retrovia
Gli estremisti
Dei Blak Blok
Portato lo scompiglio
Fra la folla allegra e pacifista
Distruggendo tutto ciò
Che incontravano sulla via.
Mandando in frantumi le vetrine
Delle banche e dei negozi
E' stata una vera guerriglia
Dove dominava la cattiveria,
E la violenza
Incendiando le auto in sosta
E anche i negozi e le abitazioni
LE strade e i viali
Erano invasi dal fumo dei lacrimogeni
E di quello delle automobili
Sembrava l'incendio di Nerone
Quelle strade di Roma,
Erano affollate da una folla
Anonima che voleva vivere
Una giornata di festa
Invece hanno incontrato
La guerriglia e la distruzione
Questi criminali
Distruggevano
Tutto ciò che incontravano
Sul loro passaggio.
Sembrava fossimo ritornati indietro
Di mille anni,
Quando, nel suo passaggio Attila,
Faceva piazza pulita di ogni cosa.
Neppure i blindati
Delle forze dell'ordine,
Hanno risparmiato
Grazie a questi valorosi,
Che si sono molto prodigati,
Sono riusciti a fermare quell'onda
Selvaggia e di inaudita violenza.
Si vedeva che erano ben
Addestrati alla guerriglia
Hanno fatto le grandi manovre
In val di Susa.
Non abbiamo ancora
Dimenticato
La devastazione nel G/8
Nella bella città Genova,
Dove purtroppo
Ci è scappato il morto.
Anche a Roma cercavano
Uno da santificare
Questi giovani appartenenti
Ai Centri sociali.
Dove vengono forgiati all'estrema
Violenza
Anche ieri a Roma,
Hanno rovinato la festa
E la città
Causando milioni di danni,
L'uomo della strada si domanda!
Ma di questo passo dove
Andiamo a finire?
Uno stormo di passeri
danzare
Un raggio di sole illuminava
Uno specchio d'acqua
Nel giardino fiorito
Le luci riflessi sull'acqua
Attiravano uno stormo di passeri
E in picchiata si tuffavano
E con le zampine danzavano
Era una cosa spettacolare
Vedere i passeri danzare.
Svolazzavano con le ali,
E si alzavano nell'aria
Per poi nell'acqua ritornare.
Era una danza speciale
In quell'azzurro specchio dì acqua
Sicuramente,
Era una danza d'amore
O di corteggiamento,
Non saprei come spiegare
Questo loro atteggiamento
Questo spettacolo
Veramente originale.
Ogni giorno questa meravigliosa
Natura ci fa scoprire
I segreti della vita
E dell'amore
Tra le verdi foglie dell'edera
E del rosaio
Si sentivano i passeri cinguettare
Sembrava un tocco magico
Di un direttore d'orchestra
Di una musica lontana
Di una musica arcana.
Gli alberi prendono vita
E si trasformano in un
Stormo d'uccelli
E' un inno alla natura e alla vita
Il soave
profumo di mare
E' bello sostare
E guardare
Il luccichio delle onde
Di questo azzurro mare,
Ed ammirare le bellezze del creato
E meditare sulla vita.
Quel giorno non chiesi niente al cielo.
Limpido e sereno
Non pretesi nulla a quel
Meraviglioso mare,
Un'onda benevola portò sollievo
Alle mie stanche membra
Portando i suoi doni!
Tra le alghe una conchiglia
E un cavalluccio marino..
Fui rapito dalla tua bellezza!
Non esitai a sfiorarti eri così bella
Così reale!
Il bianco gabbiano si posò
Sulle mie mani,
Per ricevere la sua razione di pane
E fu allora che m'accorsi del tuo sorriso.
.. Quel sorriso enigmatico e stanco
Nell'eterna malinconia.
No! Non potrei mai dimenticare!
Avrei voluto tenerti
Stretta fra le mie braccia,
Avrei voluto rapirti dal tuo mondo,
Dai tuoi occhi vidi brillare
Due gocce di mare.
Fragile il tuo corpo sull'onda,
Meravigliosa nel lasciarti cullare
Su quell'onda anomala.
Ma finalmente,
.. Sei tornata a sorridere!
Felice insieme alle altre stelle.
Che brillavano in cielo.
La sera era fresca e invitante,
La sabbia bagnata dall'onda,
Il tuo abbraccio delicato e gentile
Le tue labbra aride e carnose
E i tuoi baci dolci come il miele
Eri una preziosa
Stella marina
Che brillavi alla luce del sole calante
Ma la più bella luce
Veniva dai tuoi occhi
Nel soave silenzio della sera
Che si abbandona a quella tenera
Luce
Non ero cosi
Questo bosco sembra non aver
Mai fine
Per la sua immensità
Cammino in un paradiso da sogno
Quei ponti di nebbia
Le rive del torrente luccicano
Da un raggio di sole
Le foglie degli alberi brillano
Per la rugiada notturna
Un tempo non ero così: ero così
Come mi senti tu,
Fanciullo fin che tu sei:'
Una polla d'acqua,
Appena là,
Intanto che era là,
Sulla palma che l'accoglieva
Di una foglia,
Delle foglie tante di un bosco
Con in sen ciascuna
Una polla d'acqua
Fin tanto che non c'era il vento;
Sentirsi una goccia
Di acqua - sulla foglia
Nel verde del bosco,
Che stende mille palme di foglie,
Ciglia turgide di lacrime belle
Del pianto della notte,
Quando non c'è il sole
E tace il vento.
Allora - non ero così
Pace e silenzio rotti solo
Dal fruscio delle foglie mosse
Dal vento della sera
Un flash di memoria
Un flash di memoria
Nella splendente
Luce del silenzio.
Per un attimo il mio olfatto
E' stato invaso dal profumo
Penetrante
Del pane appena sfornato.
In questo flash
Di memoria
Ho rivisto Teresa, mia madre,
Che davanti al forno a legna
Sfornava il pane della vita.
Era un periodo di carestia,
Per non dire di fame.
E di ristrettezze
Ed un pezzo di pane nero,
Voleva dire un giorno di
Sopravvivenza.
Sui piani dell'Aspromonte
Si combatteva
L'ultima battaglia
Dell'Esercito italiano nel 1943
Contro gli Alleati
Anglo Americani.
Quel giorno è mancata la comunicazione,
Ma non il coraggio
Sostare nella vicinanza del forno
Del piccolo borgo
Aspro montano di Cosoleto,
Significava lasciarsi anche
Travolgere dal profumo
Unico che solo il pane
Appena sfornato
Riesce a diffondere nell'aria.
Con i miei amici
Eravamo lì ad aspettare
Quell'attimo fuggente:
La pagnottella calda
Appena sfornata
Che era il pranzo dell'intera
Giornata
Ti ristorava quasi il solo profumo
Che si diffondeva nell'aria
Come quel mendicante
Davanti alla rosticceria
Di Parigi
Che mangiava il suo tozzo di pane
Al profumo dell'arrosto.
Della fragranza del pane appena sfornato.
Quella pagnottella
Che Teresa mia madre, riusciva
A procurarci
La dividevo con i miei compagni
Di scuola.
Quell'atto voleva dire,
Amicizia e fratellanza
Nel bene e nel male,
In questi ricordi,
Emerge la figura amorevole di mia madre.
"Quando una persona cara
Diventa memoria,
La memoria diventa tesoro
Vivendo nel silenzio
Della nostra dolce luce".
Siena
figlia della strada
Proprio perché attraversata
Dalla Via Francigena.
Il 10 ottobre di molti anni fa,
Siamo partiti da Abbadia- Isola
Una lunga passeggiata di 8 km
Della Via Francigena
Oh, sì! La via della fede,
Che portava i pellegrini
A Roma e a Gerusalemme.
Questa passeggiata campestre
Ci ha portati quindi, nel Piazzale
Di Santa Maria
Della Scala
Il Complesso monumentale
Di Santa Maria della Scala,
Importantissimo ospedale,
Testimonianza dell'assistenza ai pellegrini
Nel Medioevo.
Che partiti da Canterbury
Raggiungevano Roma
La nostra lunga camminata
Era terminata
Con l'entrata nella città di Siena
Dove la luce medioevale
Rifletteva ancora sulle case e
Sulle Piazze,
Lì c'era ancora la vita passata
Nostalgia di un tempo lontano
Adriana ed io eravamo
Gli ultimi escursionisti mantovani
A chiudere le lunghe fila
Del Cai di Mantova
Le vie strette, angolari,
Pochi passanti infreddoliti
Sotto una pioggerellina fitta,
Sottile
E penetrante.
Camminavamo fra la gente anonima
E nello stesso tempo festante
Ti osservavo città bella e austera
Così lontana
Con i tuoi carruggi
Le contrade
E i ristorantini quasi nascosti
Ricordo l'arrivo sulla Piazza del Duomo
Con il suo stupendo gotico rosone
E le guglie affusolate
Che bucavano il cielo.
Nel mio passaggio sentivo l'eco di Hendel.
Melodia che ancora si libbra nell'aria.
E ti sfugge.
La storia passata
Una città superba
Nella sua stupenda bellezza,
Alta e fiera.
Ti vedo e respiro ancora.
L'aria fresca della sera
Siamo ancora ritornati a rimirar
Le sue bellezze nascoste
Piazza del Campo con il Palio
Una manifestazione storica,
Una festa di stampo medioevale
Che si svolge 2 volte l'anno
E che attira migliaia di turisti
Da tutto il mondo
L'unicità e la
Spettacolarità rendono
Questo evento la manifestazione
Storica più importante
D'Italia
Vedi cavalli scossi e fantini rotolanti
Sul selciato ricoperto
Dell'argilla delle Calanche,
Le contrade sono in festa
Con lunghe tavolate e libagioni
Lungo i vicoli e i carruggi
Si fa sempre festa
Anche dopo la vittoria del Palio
Sono 17 le Contrade aventi diritto
A partecipare sono:
Pantera, Giraffa, Selva,
Istrice, Aquila, Torre e Liocorno;
Il Palio è una corsa
Che da molta emozione
E anche gioia di vivere
Genova Quarto
Scoglio solitario
Dove si fermano le onde
Del mare in tempesta
Dove noi oggi scopriamo
Pellegrini erranti
Questi tortuosi carruggi
Le case colorate e stinte dal tempo
Questo è uno dei magnifici
Borghi marinari della bella
Liguria regina dei mari
Siamo qui approdati
In cerca di ricordi
E di antichi profumi
E richiami della gente di mare,
Sempre attenta e generosa
Da questa insenatura rocciosa
Partirono
All'alba di un nuovo giorno
Della storia del nostro Paese
Fra le onde del mare
Si sente ancora invocare
"Vogate!
Vogate impavide!
Piemonte e Lombardo,
Nobili veicoli
d'una nobilissima schiera;
La storia rammenterà
I vostri nomi illustri
Al compimento
della grande impresa;
L'astro che scorgerà
Il grandissimo
Cantore di Beatrice,
E che scorgeva
I grandi che gli successero.
Nel più cupo della tempesta:
La stella d'Italia.
Oh Italia!
Sempre giovane Tu sei,
Con le chiome al vento
E i tuoi occhi blu son
Luminosi come questo cielo
E questo azzurro mare
Frammenti di profondo amore
Vivono per me
Per Te. Patria mia,
Vogate
Vogate pure argonauti
Della libertà
Là sull'estremo orizzonte
Meridionale
Splende un astro
Che soli non vi lascerà
Smarrire la via che vi condurrà
Al compimento
Della grande impresa;
I vostri nomi illustri.
A dispetto della calunnia,
E quando gli avanzi dei Mille,
Che la falce del tempo
Avrà risparmiato
Per gli ultimi,
Seduti al focolare domestico
Al calore del fuoco
Scoppiettante
Ci raccontavano a noi nipoti
La favolosa impresa,
A cui ebber l'onore
Di partecipare,
Ben ricorderanno
Alla gioventù attonita
I nomi gloriosi che componevano
L'in trepidissima spedizione"
Un abbraccio
Sì! Un abbraccio:
Pochi gesti veloci di due innamorati
Un istante di vita felice
Solo una carezza
Tutto attorno ad un greve silenzio
Una tensione inesplosa
Rabbioso silenzio di chi lotta
Nell'incognita di un vuoto
Pronto a divorarti
Ancora una volta.
Un solo attimo,
Solo un bacio,
E un abbraccio
Pieno di profondi significati
Ed emozioni
Fatto di semplici gesti
Di carezze,
Dove gli occhi non cercano la luce
Ma il tuo bellissimo volto
E le mani scivolano dolcemente sul tuo corpo.
E trovano la dolcezza,
La tenerezza,
E il tuo modo di amare
Le tue labbra rosse e carnose
Cercano la linfa vitale della vita
Il tuo abbandono,
In un momento di estasi
E' come le onde del mare
Che si spengono lentamente sulla riva
E poi, incominciano d'accapo
Ma la natura urla alla vita
Oh tu azzurro mare
Un sogno abbagliante all'orizzonte
Di vele colorate
Di odorosa salsedine di onde anomale
Odorosa marea vagabonda
Che si spegne contro
La scogliera bianca
Dove nidificano i bianchi gabbiani
Che conserve quel
Sentimento represso
Che il cuore non conosce,
Eppure,
Quanta dolcezza
Sprigionano i tuoi occhi
E i tuoi baci
Che contengono il sentimento della vita
La saggezza infinita
Ma in quelle parole dolci e soavi
Trema un singhiozzo
Represso di pietà o di amore?
Per il mio povero cuore
Un abbraccio tra cielo e mare
Dove c'è tanta poesia
E gioia di vivere
Vorrei poter fermare
il tempo
Vorrei poter fermare
L'attimo fuggente
In cui questi miei occhi
E le labbra e i gesti
Inondano la vita
Vorrei ritrovar l'infanzia,
Il pensiero,
E i vecchi giochi
Di fanciullo,
A volte mi sento libero
Come un gabbiano dalle possenti ali
Che si accasci sconfitto
Ma la luce mi inonda
E scopro il sorriso,
Il dolore,
Il pianto,
La scherzo,
L'amicizia
E perfino l'amore.
Oh, sì, la tenerezza
E la gioia comune
Ma il bianco gabbiano si libra
Più forte e veloce nell'azzurro
Cielo
Di lassù mi guarda,
Mi osserva
E con una planata
Spericolata,
Si va a posare
Sulla roccia in mezzo al mare
Mentre nella baia di Portofino
Corrono gioiosi i bambini
E sono felici
Tra la battigia
E la riva.
Dove la montagna verde
Incontra il mare
Le verdi colline spioventi si tuffano
Nelle profonde acque color smeraldo
Le dolci colline
Che si affacciano sul golfo di Rapallo
Di fronte alla Piazzetta di Portofino
Quasi una ragnatela
Nel verde delle colline
Per raggiungere i borghi antichi
Barbicati sui costoni rocciosi
Che come un faro
Illuminano l'immensità del mare
Dove ognuno di noi
Trova la gioia di vivere.
L'armonia e il benessere dei sensi
Il Tigullio è un luogo da sogno
Una cartolina da conservare
Nell'archivio della nostra memoria
Un autentico angolo di paradiso,
Tra cielo, terra e mare
Il primo raggio
di sole
Mi coglie il mattino presto
Quasi ancora assonnato
Nel silenzio dell'alba,
Con un cielo colorato
Quando tutto tace.
Il sole già illumina le alte cime
Delle superbe vette
Di neve incappucciate,
Che nel cielo pare si perdano
Nel trasparente mare rapite.
Laggiù verso ponente
Ancora la luna è nel cielo sospesa
Seduta assonnata.
Sulla cima del monte ancora più diafana,
E trasparente
Certamente invoca il ritorno
Della notte trascorsa
Mi fermo nella fresca fonte
E mi rinfresco il viso e la fronte
Al contatto con l'acqua gelata
. Mi sveglia i sensi
Ed incomincio una nuova giornata
Senza di te
Anche nel borgo già ferve la vita,
Ancora i sogni, attraverso gli occhi
Socchiusi e appannati
Rivelano l'ansia della notte passata,
Ma rimane il ricordo
Dei tuoi baci e le tue carezze.
Si aprono le finestre delle baite
E le taccole nere sono ancora assonnate,
E sui camini fumanti
Appollaiate.
Ai primi raggi del sole
Riprendo il cammino
Sul verde sentiero delle abetaie
Convinto che mi giovi
Questa lunga camminata
In questo nuovo giorno
Mi sembra d'essere sconfitto
Ancor prima che sia iniziata
Eppure il mondo
Continua a girare.
Per le vie la gente,
Si vedono camminare
Tranquilla,
Ma essa tesse le trame
Necessarie alla vita.
Uno squarcio nel cielo
Emana una luce di felicità
In quest'angolo del silenzio
Dove tutto tace
E dove nasce l'amore
Un passo dopo l'altro,
Siamo giunti al cospetto
Delle Cattedrali Dolomitiche
Dove regna il silenzio assoluto
Ma che cos'è questo silenzio?
E' un lembo di cielo
Che scende verso l'uomo.
Viene dai profondi spazi
Celesti,
Dalle epoche anteriori ai mondi,
Dai luoghi dove i mondi
Più non esistono,
Ma esiste il mistero della vita.
E della creazione.
Dio è sceso dalla montagna,
Senza dimenticare neppure
Un granello di sabbia.
Passerà il tempo
E di questi giganti che bucano il cielo
Rimarrà solo un sogno,
O una voce che giunge dall'infinito.
Quando non si udranno più le sue
Parole a guidare il nostro cammino,
Allora anche noi
Diventeremo un sogno.
Il grande sogno della vita
La fresca sorgente
Dimmi amore,
Oggi non sono nella piccola
Insenatura di Manarola
Dove eravamo defilati
Dagli sguardi dei curiosi
In quel paradiso delle Cinque Terre
Ma sono al cospetto
Di questi giganti della montagna
Con le loro cime innevate
Dove il sole fa riflettere
I suoi caldi raggi
E dove regna il silenzio assoluto
Anche qui a questa altitudine
Questo mio cuore batte
Solo per te
Dimmi che sto sognando
Cammino sul sentiero strapiombate
In coda agli escursionisti
E sono triste senza di te
Non voglio stare lontano da te!
Anche le montagne che un giorno sorridevano.
Al nostro passaggio
Oggi sono triste
Perché questo cuore sta soffrendo
Anche gli uccellini sono tristi
Perché tu non ci sei a dargli
Le briciole di pane
Sul palmo delle mani
E le marmotte non ci stanno a guardare
Davanti alle loro tane
Amore mio. Sai!
Ho sognato la fatina
Che mi diceva che amare te
E come il miele più dolce che ce
Dimmi come mai questo cuore
E così triste
Adesso tu!
Mentre io vivo solo per te
Che vuoi volare
Nel cielo blu con me
In questo cielo limpido e sereno
Ma all'orizzonte
E' spuntato
Il coloratissimo arcobaleno.
Il paesaggio è molto colorato
Come la vita
Una famiglia di caprioli si era fermata
Ad abbeverarsi.
Ecco la polla: è sotto di noi,
Sgorga in un luogo fresco,
Antico, misterioso.
L'acqua!
Un miracolo della vita,
Un elemento che non cesserà mai
Di sgorgare,
Ah, Dio immenso e infinito,
Come sai farti amare,
Attraverso la voce della Natura
Tutto intorno è fresco,
Le rocce sono umide,
E la polla è il luogo che raccoglie
L'acqua delle nevi che si
Sciolgono
E' il luogo dove noi escursionisti
Ci siamo fermati per
Un meritato riposo.
Scende serena la sera
Mentre il sole si appresta
Per tramontare
Creando un paesaggio bellissimo
E molto colorato.
Ci mancavi tu per la solita
Fotografia di gruppo
In questo paradiso terrestre.
Anche il cielo cambia anch'esso
Colore, quasi per preparare
Una stupenda cornice
All'alpe che sta raccogliendo
L'ultimo bacio dal sole
Quest'attimo fuggente,
In questo luogo del silenzio
L'ho fissato con gli acquarelli sulla carta
Per fare dono a te.
Ciao amore
Settembre
tempo di vendemmia
Mario Soldati scriveva:
" La vendemmia è la poesia
Della terra"
In questi giorni settembrine
Nei pressi delle cantine
E degli antichi casolari
Sulle verdi e ondulate colline
Punteggiate da alti cipressi
Che svetta nel cielo
Nella verde Toscana
L'aria è satura del profumo
Del mosto in fermentazione.
La vendemmia
E'una continua festa
La sera sull'aia
Si mangia, si balla
E si sta in allegria.
Sui sentieri bianchi
Che costeggiano i vigneti
S'incontrano carri carichi di uva
Appena vendemmiata
Anche i non addetti ai lavori
Capiscono che è tempo di vendemmia.
Di canti e di allegria
Tra i filari dell'uva matura
Penetra un raggio di sole
Che illumina i tuoi occhi
Azzurri come il cielo,
Da dove emerge la bellezza
E la gioia di vivere.
Il venticello di tramontana
Porta lontano le note canore
Di allegria e di canzoni
Occhi limpidi accesi,
Teneri nel donarmi che esprimono
Il vero sentimento!
Occhi che sanno dirmi ciò
Che la tua bocca tace!
Nei tuoi occhi mi perdo. tra l'azzurro
Del cielo e dei prati
E il verde delle colline.
Le cantine, i cascinali e i castelli
Merlati fanno corona
All'immensità delle vigne
Tra un filare e l'altro
Ero innamorato nel seguire i tuoi occhi
Attenti nel tagliare i grossi grappoli
Maturi. e deporli nella cesta
.. I nostri visi sfiorano la luce del sole
Le nostre labbra
Accennavano un sorriso
E con gli occhi socchiusi
Mi sussurravi i tuoi pensieri
E i tuoi segreti
Quando alzavo gli occhi dal filare
Potevo vedere ancora il tuo sguardo
E sentivo ancora il tuo profumo,
Che è come quei profumi,
Che sembra debbono subito svanire,
Eppure resistono al tempo
E penetrano di sé ogni cosa.
Quando inizierò il mio cammino
Ti cercherò ancora
Sul viale della vita,
Ma il tempo non dà mai scampo
Cancellerà anche le tue orme
Ed anche se non ti troverò
Mi ricorderò degli occhi di quella
Bella ragazza sconosciuta
Che dall'altra parte del filare
Vendemmiava vicino a me
E mi ha fatto palpitare forte il cuore
Ciao amore!
L'amore sconosciuto!.
Dagli occhi neri e dai lunghi
Capelli biondi svolazzanti
Al vento della sera
In giro per il
Bel Paese
E' bello viaggiare
Fra terra, cielo e mare
Del Bel Paese,
Sono amante della meravigliosa
Natura con le sue bellezze naturali
Ma purtroppo nel visitare queste
Stupende località,
S'incontrano tante cattedrali
Nel deserto in compiute
E da decenni abbandonate
Alle intemperie del tempo.
Che demolisce ogni cosa
Nel nostro girovagare ci siamo fermati
A visitare le bellezze naturali
Nella bellissima città di Matera
Con i suoi antichi sassi,
Le stradine e le case
Scavate nella roccia
Oggi é un paesaggio dell'Unesco
E anche un monumento nazionale
Che tutto il mondo ci sta ad invidiare
In questa caratteristica città del sud
Capoluogo di provincia
Abbiamo osservato cantieri
Da 24 anni abbandonati
500 milioni andati in fumo
Stazione, ponti, gallerie e strade ferrate
Dove i binari non sono
Mai stati collocati
Questi lavori incompiuti
Sono coperti da erbacce e sterpi
E la città di Matera é senza treno
Il Bel Paese è deturpato
I turisti si fermano a guardare,
Ma non sono i resti archeologici
Della Magna Grecia
O gli scavi di civiltà sepolte
E' soltanto una ferrovia
Senza rotaie
Una stazione senza il treno
Edifici abbandonati,
Senza porte né finestre
E la storia si ripete
Con gli acquedotti senza l'acqua.
Campagne secche e assolate
Fattorie abbandonate
E' una cosa scandalosa,
Che nessuno vuole fare sbloccare
Per un qualche motivo che,
Non ci è dato a sapere
Ma che molti da sempre
Sono a conoscenza
Di questo scempio nazionale.
Di nuovi ospedali
Non completati
Viadotti e strade abbandonate
Nel territorio nazionale
Buttiamo pur via altri soldi
In un'opera che inizieremo
E non porteremo mai a termine.
Dilapidiamo pure soldi
Che NON ci sono
In opere fantoccio,
Giusto per fare qualche appalto
E dare altri soldi alla mafia
E alimentare il clientelismo tipico italiano.
Sono tutte promesse da marinaio
Quella " gente
Muta ed assente"
Uniti per vivere
Si va pellegrini per tortuosi
Sobborghi
In cerca di antichi profumi
E richiami
Della Tua gente,
Sempre attenta si ed
Essa sa che Tu sei la sua
Patria, oh Italia!
Sempre giovane Tu sei,
Con le chiome al vento
E i tuoi occhi blu son
Luminosi come il cielo
Frammenti di profondo amore
vivono per me
Per Te. Patria mia,
Ed anche per la mia gente
Che a volte mi appare
Muta ed assente
Questa poesia è stata scritta da una zia del collega Luogotenente
Antonio Mignacca di Roma,
In occasione del 150 anniversario dell'Unità d'Italia
Omaggio all'autrice.
Oh si,i ricordi !
Il sole era alto nel cielo
Sul colle di Nava
Dove le cose son belle
E dove germoglia la profumata
Lavanda e l'amore
Era bello sognare e stare con te
Ero felice come un Re
Ma ormai è lontano
Quell'amore giovanile
. Era fragile come il cristallo
.Ma. Era molto dolce
Come il miele.
Dopo tanto tempo,
Sono qui ritornato
Ma non ti ho ritrovato!
Ho rivisto i luoghi della memoria
Di un'antica storia d'amore
La strada scende tortuosa
Fra andanti e tornanti
E s'immerge in un mare di verdi
Uliveti da dove si sentono anche
Le onde e il muggito del mare
Della vecchia Liguria
Il borgo è medioevale,
Che segue la storia di Genova
Con le sue torri
E l'antico abitato:
Un grumo di case stinte nel tempo
Ed il suo nome è Pieve di Teco
Che è tutto un programma.
Ma oggi è come allora
Con quello che sento dentro il cuore
Che palpita come quello di un fanciullo
Non si possono cancellare questi
I pensieri e gli amori di ieri
Che si allontanato.
Resterà per sempre il ricordo
Di quella tenerezza,
Degli sguardi fugaci
E delle coccole
Che ci siamo scambiati.
. Saranno dimenticabili momenti
Di felicità.
. Forse un giorno guarderò indietro
E riuscirò a sorridere.
Il cielo allora tornerà di nuovo blu
E il sole splenderà
Riscaldando la mia anima
La Liguria è una lunga striscia di costa,
Ai piedi di montagne coperte
Di vigneti e verdi uliveti
E le serre specchianti
Qui trovi case color pastello
Che si crogiolano
Al sole del Mediterraneo,
I loro giardini fiorenti
Del dolce clima,
Tutto risplende di piante colorate
Ecco il mare degli dei
E degli innamorati,
La Baia del Tigullio
Con i suoi bianchi gabbiani
Volteggiare sul mare
Con Portofino e San Fruttuoso
Questo é il luogo incantato che ha visto
Piangere principesse sfortunate
E fanciulle innamorate
È una baia che fa sognare
Sui fondali di Portofino fioriscono
I coralli e le gorgonie
E nel Dio degli abissi
I giovani sub vanno a consacrare
Il loro amore
Spargendo in torno
Di San Remo i fiori
La scogliera
Oggi spira un'aria fresca
Di tramontana
Tanto che fa muovere le onde del mare
Le nuvole bianche si confondono
Con i colombi e i gabbiani
Che sorvolano le onde del mare
Che sulle rocce si vanno a posare
Anche loro,
Con i loro viaggetti,
Sono andati a largo a pescare
Il cibo della vita.
Sono felice di camminare
Vicino a te,
Sul bagnasciuga
Grazie mio sogno infinito
Oggi tocco il cielo con un dito,
Perché mi fai sognare appisolato
Sulla rena del mare
Mentre tu mi stai ad accarezzare
E gli occhi baciare.
Grazie a questa natura incontaminata
Perché fa germogliare fra le rocce
I fiorellini azzurri, come il mare
E gli innamorati
Sospirare
Oggi è una giornata di festa,
Il vento che spira dal mare
Sembra un musicista con le sue
Canzoni d'amore
Un pittore con il suo fascino d'artista
Perché dipinge nel cielo i miei sogni
Con i colori celeste del cielo
E gli azzurri del mare
E i fiori fa sbocciare
I nostri ricordi
Sono rimasti impressi
Come le orme sulla sabbia
Della battigia
Nel mio girovagare
Fra cielo, terra e mare
Ho raccolto una stella marina
Che ha i colori dell'arcobaleno
E del rosso corallo
Da appendere come gioiello
Sul tuo bianco seno
Il colore del silenzio
E del vento di maggio,
Con i respiri del mare
E i colori delle emozioni
E quello dell'amore
Ecco che cosa percepisce il mio animo,
Ammirando questo paesaggio
Molto colorato
Al tramonto della sera.
Mi ricordo i giorni felici,
I tuoi caldi baci
E i tuoi occhi celesti
Pensieri che non tramonteranno mai
Come l'amore
Essi ci ricordano una pagina
Della nostra vita.
Ammirando questo paesaggio
Astratto e metafisico
La natura ci invita e ci ama:
Riposiamoci sul suo seno,
Che essa ci apre sempre;
Quando tutto per te cambia,
La natura resta la stessa,
E lo stesso sole sorgerà sui nostri giorni.
Di un futuro radioso
Soltanto nella vita tutto si ripete
Eternamente giovane è la sola fantasia
Solo ciò che non è avvenuto mai
E in nessun luogo,
Non invecchia mai.
Come questo cielo e questo
Meraviglioso mare.
Grazie amore d'esistere
Il Mare di notte
Il sole era appena tramontato
Dietro la scogliera
La sera scendeva placida e serena
All'orizzonte si vedevano gli ultimi
Bagliori del tramonto del sole
La spiaggia era solatia
La sabbia bagnata
Dalla brezza del mare
Camminavo nel buio della sera
Un brivido pervadeva la mia pelle,
Avvertivo la tua presenza
Che avanzava senza fare rumore.
Sentivo il tuo respiro
E il tuo profumo
E mi domandavo: sei qui!
Qui vicino a me?
Adesso non ho più paura
E non temevo più nulla!
Nei miei ricordi vedevo i tuoi occhi
Azzurri come il mare
La tua luce,
Esisto solo avvolgendomi
Nelle tue grandi ali
Come quelli di un bianco gabbiano
Per vivere in te
E restare con te per sempre.
Il mare era tormentato
Come il mio cuore
Ma da lontano mi giungeva
Una dolce musica
Era l'armonia del mare
Anche il ritmo della poesia
E' in armonia con il ritmo
Del mare
Anche la natura ha il ritmo
Dell'amore
La poesia suggestiva
Che riesce
Magicamente a dipingere la sinfonia
Di questo meraviglioso mare
Che con la sua armonia
Riesce a risvegliare l'anima
E l'amore
La luna non era ancora
Apparsa nel cielo
Mentre il chiarore delle lampare
Illuminavano
Quello spicchio di mare
Il silenzio della notte tra
Cielo e mare
Fra quella luce opaca e
L'ombra della notte
Mentre le onde del mare
S'infrangevano contro
Gli scogli e le falesie
Il silenzio e la luce della notte
Mentre il mondo dorme
E i miei pensieri rimangono
Sopiti
Il cielo come un pennello
Dipinge il mare
Mentre il mio cuore è triste
E vaga fra la sabbia
E le onde del vento e la quiete della sera
Passeggiata solitaria
Tra i boschi
Camminavo nel buio
Sentiero del Trenino
Tra le alte abetaie
Che bucavano il cielo
Fra montagne
Baciate dal primo sole
Del mattino
Di tanto in tanto
Filtrava un raggio
D'intensa luce
Che mi rallegrava
L'anima e il cuore
Ma in questo povero.
Cuore palpitante
D'amore
Ho visto il dolore,
E la paura di amare
Che tu avevi
Perché questa volta
Sono riuscito ad entrare
Nel buio più profondo
Dei tuoi occhi neri
E dei tuoi pensieri
In quel raggio di luce
Che filtrava dal bosco
Nel meraviglioso mondo
Tra la magia
Nel mondo delle fate
Degli elfi
E dei sogni
Che fa rima con la poesia
In quell'affascinate regno
In cui vivono le Fate
Ho visto te
Svolazzante come una
Farfalla colorata
Che correvi
Con i capelli al vento
Come un capriolo
E raccoglievi
I fiori profumati
E le viole
La vita ha questo
Di meraviglioso
Che sa
Quando incontrare
L'amore.
Fra le piante e i fiori
Sono venuto a vederti
Oh mio Dio
Anche l'erba del prato
Mi rammentava il tuo profumo
Così ogni fiore ha la sua voce
E dal giardino del prato
Si è alzato un coro
Di uccellini
Innamorati
L'ultimo tratto del sentiero
Era di una bellezza
Infinita
E la natura tra maggio
E giugno
E' nel suo massimo splendore
Lungo gli argini
Ci sono fiori
Di vari specie e colori
Il loro profumo
E' intenso
Che inebria il cuore
Il vento del bosco annusò quel profumo
che lasciavi dietro di te
C'erano una volta,
E forse ci sono ancora,
Una fatina e un folletto innamorati. ...
Le Bellezze di Venezia
Quando il vaporetto aveva attraccato
Al molo sul Canal Grande
Il sole sorgeva vigoroso
Sulla Laguna
E i canneti dei canali
I suoi raggi impreziosivano
I suoi monumenti
Mentre i suoi canali luccicavano
E i gondolieri scivolavano
Con le loro caratteristiche gondole
Sul Canal Grande
Piazza San Marco
Tutt'uno con le calle
La luce rossastra
Che al tramonto si infrangevano
Sull'acqua
Una miriade di canali
Altro non sono che le vene della città,
A renderla celebre
I piccioni di Piazza San Marco,
Il Cinema e il Carnevale
Sono i simboli di questa intramontabile
E bellissima città
E' una città storica per l'amore
E gli innamorati
E poi c'è la sua magica
Atmosfera
Che è unica al mondo
Il ponte dei Sospiri
Il suo nome poetico
Non deriva dai sospiri amorosi
Dai giovani sposi,
Ma di una dura prigione:
I famosi Piombi, che vidi poeti
Scrittori e Patrioti
Incarcerati
Al tramonto il sole scompare
Tra le nuvole biancastre
Che spezzano con i suoi raggi
E si accompagna l'estremo gemito
Della città sconfitta. dalla luce
Il vento della sera porta un sibilo
Attraverso l'aria scura
Quasi a voler sottolineare la tristezza
Di cui è pervaso il paesaggio
Un paesaggio astratto e metafisico
Con i suoi lunghi canali
Piatto e lagunare
Ci viene da sottolineare
L'accostamento
Di un elemento
Visivo ( il raggio di sole)
E quello uditivo ( il gemito) del mare
In cui ogni poeta fa risaltare
Nei suoi versi
Sotto il ponte di Rialto
Scivola lentamente
Una gondola
Con due eterni
Innamorati
Che sono abbracciati
Mentre i bianchi gabbiani
Sorvolano
La perla della laguna
Con i suoi stupendi palazzi
Risorgimentali
Dopo il tramonto della sera
Piazza San. Marco
Era illuminata dalle luci tenui
Dei lampioni
Che lasciavano intravedere
Lo splendore dei suoi colori
La Basilica era incastonata
Come una gemma preziosa
E si stagliava nel cielo l'imponente
Altezza del Campanile
L'orizzonte e lo sciacqui del mare
Vestito di notte
Le cupole dorate della Salute
Si specchiavano nella laguna
Mentre le barche e le gondole
Si cullavano in quell'eterno
Movimento lagunare
Una musica soave
Ci giungeva da Piazza San Marco
Da quell'armoniosa atmosfera
Di festa.
Al Caffè Florian
E la presenza del pres. Pertini
Mentre i colombi
Erano in attesa per la foto di gruppo
Due innamorati
Continuavano a baciarsi
Sotto il chiarore del lampione
Mentre la pallida e intrigante luna
Si cullava nel cielo
Il colore del Silenzio
Il silenzio a volte
Valga più di mille parole
Ma ci sono i silenzi
Bianchi
Quelli dell'anima
Ma a volte una parola
Che sembra poco,
Ma che in realtà vale tanto.
Amare vuol dire essere felice
Con qualcuno
Ed essere così felice
Da sembrare di toccare
Il cielo con un dito
Ma raggiungere la vetta di
Di una montagna innevata
E' qualcosa di eccezionale
Dove puoi vedere il colore
Del Silenzio
Amare vuol dire provare
Un'enormità di emozioni:
Amare è sinonimo di, passione,
Sinfonia musicale
Possessione, e orgoglio.
Di aver raggiunto una meta
Mentre l'amore è la linfa vitale
Che genera la vita
Di ogni essere umano
Quindi, non si può vivere senza,
Perché senza di esso siamo tristi
E soprattutto ci sentiamo
Così irrealizzati
Una vita senza amore
E' come una giornata senza sole
Un cielo senza stelle!
Una notte di luna fredda
Ma la luce degli occhi
Della donna amata
Ci porta serenità
E gioia di continuare a vivere
Guardando quella luce
Ci fa volare
Nell'immensità dell'universo
In quel lembo di cielo
Che scende verso l'uomo
Il silenzio incomincia col far
Chiudere le labbra
E poi penetra
Fino al profondo dell'anima
Dove Dio riposa con noi
Il colore del silenzio
Si trova dovunque
In ogni istante,
Anche sulle onde del mare
Bisogna saperlo cercare
Sulla montagna,
L'armonia delle note
Nel silenzio militare
Fuori ordinanza
In lui non c'è che il presente
Con i colori della vita.
La sorgente
Cammina,
Cammina
Ecco finalmente
La superba e meravigliosa cima
Della montagna incantata
Bianca di neve che brillava
Sotto i raggi del sole
Sembrava un diamante con le sue
Sfaccettature lucenti
Ci siamo fermati nella
Fresca sorgente
Quel filo di acqua pura
Brillava nella luce del sole
E pareva una stella
Cometa
In cammino verso il grande
Evento: la vita
Il grande profumo delle felci
Bagnate dalla piccola cascata
Tra i fiori gialli
E l'aria della sera
Ritrovi il dolce di una
Felicità perduta
Dopo che mi sono dissetato
Alla fresca fonte
Ho colto un fiorellino su di una
Siepe sparuta,
Un fiore azzurro
Come il cielo e il mare
Era profumato di aria
Un piccolo saluto a questo
Mondo incontaminato
E lontano dal traffico
Stradale
E delle città invivibili
Tra inquinamento,
Smog e sporcizia,
E montagne di spazzatura
Come quelle della città
Di Napoli
La città più bella del mondo
Spesso le nostre città sono invivibili.
Ma non solo in casa nostra
E' un problema mondiale
Che preoccupa scienziati,
Esperti e semplici cittadini.
In tutto il mondo,
Addio piccolo angolo di paradiso
Incontaminato
Dove l'acqua sgorga
Chiara e fresca
Dal cuore della montagna
Dove ho vissuto felicemente
Un'intera giornata
Fra bellezze,
Natura e poesia
Al calar del sole
Ho ripreso la via del ritorno
E' difficile distaccarmi
Da questi luoghi
Dove regna il silenzio
Ci vogliono alcuni versi
Dantesche per descrivere
L'invivibilità delle
Nostre città
" Per me si va nella città dolente
Per me si va nell'eterno dolore
Per me si va tra la perduta gente"
Tripoli: l'ultima battaglia
E'la fine di un regime
Totalitario.
Quando ero ragazzo
Gea della Garisenda cantava
Una vecchia canzone
Divenuta famosa:
"Tripoli, bel suol d'amore". ...
Quando il regime fascista ordinò
La riconquista della Libia
Dopo la Seconda Guerra
Mondiale
Fu la fine delle colonie
Italiane
Ed in seguito furono confiscati
Le terre e le case
Ai coloni italiani
Dal Colonnello Gheddafi
Ritornando in patria
Come cani bastonati
E scoppiata una guerra
Intestina
. Dopo più di un mese dall'inizio
Delle violenze in Libia,
Inizia il conflitto armato.
L'operazione si chiama
"Odissea all'alba",
Ed il controllo è stato affidato
Dalla Nato
La nottata libica sarà segnata
Da una pioggia di missili:
Col calare del buio sono entrati
In azione i potenti Tornado
Degli Usa e Regno Unito.
Dalla Francia e dell'Italia
Alle 21.30 ore italiane,
La marina americana
Aveva sparato i suoi potenti missili
Devastando
Città e villaggi
Siamo all'ultima battaglia
Finale
La bella città di Tripoli
Sta per capitolare
Siamo all'atto finale
Alla resa dei conti
Il Rais non sa che cosa fare
Se arrendersi o continuare
La sua battaglia è già finita
Deve solo capitolare!
Tutto, o quasi tutto
E' crollato
Come un castello di sabbia
Pina Mare di Andora
Dove fra le rocce
Germogliano le violacciocche
Le rose e le mimose
Quella notte il cielo era sereno
E le stelle brillavano
Nel firmamento,
Mentre la pallida luna giocava
Tra cielo e mare.
Sì, ancora oggi
Continuo a pensare
A quella notte incantata
Quando ho ricevuto il tuo primo
Bacio bagnato di rugiada
Come se mi giungesse
Direttamente dal mare
Che ci stava ad osservare.
Da lontano.
Le onde spumeggianti
Andavano e venivano
E s'infrangevano
Contro le rocce scoscese
Ma presto giunse inaspettata
L'alba serena e colorata
E con il sorgere del sole
Anche i bianchi gabbiani
Si alzavano in volo
Planando sulle onde del mare
Che leggermente si andavano
Placando
I Pescatori da lontano
Ci stavano osservando
Eravamo seduti su di uno
Scosceso scoglio
Ed io cercavo di dirti
Tutto quello che tu sei per me
E anche se ora vorrei
Io non troverei le parole
Per spiegarti che non volevo
Perderti,
Mi riempivo gli occhi
Con i tuoi sorrisi che mi facevi
Coprirmi con le braccia
Dagli abbracci tuoi
Mentre i tuoi lunghi capelli
Volavano al vento
Sì, non avrei vissuto senza di te!
Ricordo la prima volta che ti ho visto
Avevo paura di toccarti
La prima volta
Che timidamente ti ho toccato
Avevo paura di baciarti
Ricordo il tuo primo bacio
Sotto il cielo stellato
Lungo il sentiero
Del fiume della vita
Fra i profumati fiori di campo
Io ti dissi: scegli una stella
E dall'il tuo nome
Ogni volta che brillerà
Nel firmamento
Ti starò vicino
Ma, non stupirti se brillerà
In eterno.
Non ti penso con la mente
Ma con il cuore
E ti guardo con gli occhi sereni
Di un fanciullo!
Come sta succedendo
In questo radioso giorno
Mentre i primi raggi del sole
Illuminano i tuoi biondi capelli
I gabbiani hanno ripreso i loro viaggetti
Tra la falesia e il mare
Anche loro vanno a pescare
Il cibo della vita
Per i loro affamati pulcini
Anche noi,
Come i gabbiani,
Siamo affamati dai vecchi ricordi
Che affiorano
Nella nostra mente
Di giovani innamorati
Che non sfioriranno mai!
La
Vita è meravigliosa
La vita è il regalo più grande
E meraviglioso
Che ci potessero fare.
Sì! E'come l'arcobaleno
Pieno di colori e di sfumature,
Come un dipinto di un
Grande pittore,
E' come un'ala di uccello
Ferito
Di valle in valle
Portata dal vento che
Tutto trascina ,
Soltanto nella vita
Tutto si ripete
Eternamente giovane
E' la sola fantasia
Solo ciò che
Non è avvenuto mai
E in nessun luogo
Non invecchia mai
C'é un luogo magico
Che ognuno di noi conserva
Dentro di se
E' un posto bellissimo
Un posto speciale
Dove alberga
L'amore e la felicità
" L'amore è una fonte inesauribile
Di riflessioni,
Profonde come l'eternità,
Alte come il cielo, vaste come
L'universo,
Il cielo e l'azzurro mare
E' soltanto la gioia di vivere!
Dove ogni cosa è possibile
Basta attraversare quel sentiero
Incantato
In quel bosco colorato
Dove scorre quel querulo ruscello
Fra la valle e gli anfratti
Dove vivono le fate
E le farfalle colorate
E su di un ramo di tiglio profumato
Canta l'usignolo innamorato
La sua canzone d'amore
La vita è come l'acqua
Che disseta le creature
Della Madre terra
E' come il pianto di un bambino
Dal cuore puro
Montisola
E' uno dei borghi più
Belli d'Italia
E' una montagna su un'isola
Nell'entroterra del lago d'Iseo
( l'antico Sabino)
Con i suoi sentieri
Che seguono le colline
Strapiombanti
Fra le rocce e gli anfratti
I fiori di campo che inebriano
Con il loro intenso profumo
E poi c'è la spettacolare vista
Del Lago d'Ideo
Dalla vetta, si godono
Spettacolari scorci sul lago,
Qui fra cielo e terra
Si trova il Santuario della Madonna
Della Ceriola
Sorge su di uno sperone roccioso,
La Rocca Oldofredi Martinengo.
E' un luogo dove regna il silenzio
La pace e la Preghiera
Le sue origini si perdono
Nella notte dei tempi.
In quel tempo lontano si venerava
Il culto della dea pagana Iside
Da cui deriva il nome Iseo
La fede del Cristo Salvatore
Si divulgò ben presto nel Medioevo
Lassù, nella piccola chiesa
Abbiamo piegato le ginocchia
Davanti all'immagine
Della Madonna della Ceriola
Che sorge a seicento metri di quota.
Il battello scivola dolcemente
Sulla superficie del placito lago
Seguito da uno stormo di
Bianchi gabbiani
Quello ce più colpisce è il silenzio
Del borgo antico
Colorato da colori sbiaditi
Dal tempo
Monte Isola è, come dice il nome
Una montagna incantata
Su un'isola che
Divide in due il lago d'Iseo:
Di qui la sponda bresciana,
Di là la bergamasca.
Le alte e appuntite montagne
Sorgenti dalle acque
Che bucano il cielo
Verdi colline che fan corona
Al placido lago con la sua dolcezza
Immerso fra fitti boschi
E campi coltivati.
Con un clima mite
Dove germoglia l'albero
Dell'amicizia: l'ulivo
E la bellezza dei dintorni
La tradizione locale,
L'essiccamento del pesce,
Con tecniche tramandate nel tempo
Un prodotto degno di raffinati palati.
Silenziosa scende la sera
I monti si dissolvono
E si confondono fra le nuvole
Biancastre
Le luci del battello
Si riflettono sull'acqua
I turisti dagli occhi a mandorla
Scattano le ultime fotografie
Ricordo.
Di questo paesaggio metafisico
E lunare.
Con i colori dell'anima
Un viaggio poetico
Con la magia del lago
La notte delle stelle
Cadenti
Dai tempi immemorabili
Questa notte delle stelle cadenti
E' dedicata alle lacrime e al martirio
Di San Lorenzo
Vengono di là dei tempi,
Dalle epoche anteriori ai mondi,
Dai luoghi dove i mondi
Più non esistono….
In questa luminosa notte
Il cielo era solcato
Dalle stelle cadenti
Sono stato con il naso all'insù
Sognando:
Forse i miei desideri
Si adempiranno?
Altri sicuramente saranno
Respinti
Forse la Dea dei miei sogni
E' passata splendendo
Per un attimo
Anche se nessuno l'avesse
Guardata
Sarebbe ugualmente
Giustificata
In quell'attimo fuggente
Il mio sogno esistente
Sarà sicuramente
Realizzato
La polvere delle stelle cadenti
L'ho stretta
Fra le mie mani
Leggera come foglie fosforescenti
Che si perde
In un'onda di vento
Venne da me
Perché io possa donarla
Alla Dea dei miei sogni
"Stella, mia bella stella,
Desidero che
Questa tradizione è così
Radicata e evocativa
Dagli innamorati
In questa notte serena
In questa notte dei sogni
Oh stella lucente
Viene da me che io possa
Raccogliere
Quel tiepido contatto
Di timorosa dolcezza!
Anche il grande poeta
Giovanni Pascoli
La dedicò a San Lorenzo
"Io lo so perché tanto di stelle
Per l'aria tranquilla
Arde e cade
Perché si gran pianto
Nel concavo cielo sfavilla…"
L'ultima battaglia
La Div Nembo
In Aspromonte
Combatté l'ultima battaglia
Che vidi momenti di gloria
Sullo Zilastro
Nel settembre 1943
Una tragica vicenda
Rimasta a lungo dimenticata
Che costò la vita ai nostri
Valorosi soldati
A guerra ormai conclusa
Che seppero morire
Per l'onore dell'Italia.
Lassù sull'Aspromonte
Ai nostri soldati
Non è mancato il coraggio
Ma la comunicazione
L'8 settembre 1943
Il maresciallo Pietro Badoglio
Annuncia alla nazione italiana
La firma dell'Armistizio di Cassibile
(detto anche "armistizio corto"),
L'atto reso pubblico
Circa un'ora prima, alle 18.30,
Dai microfoni di Radio Algeri
Da parte del generale
Dwight D. Eisenhower,
E firmato in gran segreto
Pochi giorni prima, il 3 settembre,
Con il quale il Regno d'Italia
Cessa le ostilità
Contro le forze britanniche e statunitensi.
Lassù allo Zilastro
Il contingente italiano
Si era attestato
Per fronteggiare il nemico
Che era sbarcato sulle spiagge
Della provincia di Reggio Calabria
Ma improvvisamente
E' stato attaccato da un reggimento
Di militari Canadesi.
Si sono battuti come leoni
Con il semplice fucile
E poche munizioni
L'armistizio era stato firmato
Ma era mancata la comunicazione
In quell'angolo di paradiso
Che offre uno spettacolo
Eccezionale
Mancava persino il telefono
E' stato da sempre
Un luogo decisiva importanza
Per la storia
Delle civiltà umane
Anche nel 1860
Il valoroso generale
Giuseppe Garibaldi
Fu ferito dall'esercito regolare
In quella località
Della penisola
Calabrese
Di fronte sorge
La vetta della Montalto
E sulla sua cima
E' stato eretta la statua
Del Redentore orante
Fra i boschi verdi
E faggete secolari
Ci sono cippi rievocativi
E tre croci per commemorare
Il loro valore militare
Oggi è un luogo della memoria
Un luogo della storia
Dove scorrono
Queruli ruscelli e chiassose
E verdi pinete
E' stata da sempre la
Nostra meta preferita
Vita all'aria aperta
Luoghi innevati
Sci a piedi
Guardando di lassù
Il meraviglioso mare
Del Tirreno
Il bosco incantato
Scende il silenzio
Nel bosco colorato
Dove vivono gli gnomi e le fate
Quel filo di acqua pura
Brillava nella luce riflessa del sole
E formava un piccolo arcobaleno
Pareva una stella brillare
Nell'infinito cielo
Limpido e sereno.
Su di un ramo di biancospino
Sentii un battito d'ali
Al posto del mio cuore.
. Danzando sulle punte
Senza far rumore
L'usignolo volò leggero nel cielo
E si posò su di una nuvola rosa
Dopo la siepe.
La grande catena montagnosa
Con le sue alte cime
Innevate che stavano a
Guardare
L'altopiano con la verde prateria
Punteggiata da piccole case
Con il fumaiolo annerito
Come quelle delle fate
Dove germogliano i rossi papaveri.
E più avanti spighe dorate baciate
Dal sole di grano maturo.
Nella verde collina.
Lunghi e perfetti filari
Le viti con i grappoli maturi
Che sembravano stelle .colorate.
. L'ebbrezza d'un vino rosato
Coronò l'amore sognato.
. Danzando come un'esile ballerina
Sulle punte
Senza far rumore
Quel giorno lontano
Della mia verde età
Vissi le stagioni nel mio cuore.
. Su una nuvola argentata
La rivedo ancora danzare
La mia esile ballerina
La stella cometa
In cammino verso
Il grande evento: la vita
Il borgo del filatoio
E' un villaggio di nuova
Costruzione
Con i suoi sentieri
Che seguono la collina
Strapiombante
Le ginestre fiorite che inebriano
Con il suo intenso profumo
E poi c'è la spettacolare vista
Del Lago di Lovere
Che ti rapisce
E ti riempie il cuore
Per la sua meravigliosa bellezza
Una sosta nella Piazzetta
Da dove si ammirano
Le montagne con i suoi
Vasti orizzonti
I fiori di campo
Hanno nei petali
Il respiro
Dell'acqua che scorre
Nel ruscello
Nel cuore del villaggio
La luce del sole
Che morbida l'accoglie
Ne seguono le verdi
Colline
E la catena montagnosa
Con le sue alte cime
Che si perdono all'orizzonte
L'erba del prato dei giardini
Ondeggia nel verde
Della collina
Il lago di Lovere
Con il suo lungo Lago
E le sue caratteristiche
Stradine e case colorate
Di pastello
Con le sue placide acque
E i gabbiani che sorvolano
Il cielo e il lago
Gocce di pioggia
O di rugiada
Cadono alla fine della
Giornata
Come melodia
Scivola sui colori
Scivola sulla pelle
Lieve come i pensieri
Il Binario morto
L'ultima corsa del vecchio
Treno si ferma
In una stazione vuota
Senza viaggiatori
I lampioni della stazione
Sono stati spenti
La locomotiva
Sbuffante si è fermata
Sul binario morto
Ha compiuto l'ultimo
Viaggio.
Della sua vita
Ha trasportato milioni
Di viaggiatori
Da una città all'altra
Del bel Paese
Adesso aspetta
La demolizione
E' diventato ferro vecchio
Su quel binario abbandonato
Ricettacolo di prostitute
E vecchi barboni
Questa è la vita
Anche di noi umani
Giorno dopo giorno
Tutto si deteriora.
Anche gli uomini
Alla fine della loro vita
Finiscono per essere
Parcheggiati in un vecchio
Ospizio e lì abbandonati
Al loro destino.
Una visita fugace
Di tanto in tanto
Per non dimenticare
Colloqui sempre più brevi
Discorsi senza significato
Poi passi nel dimenticatoio
Ognuno ha il suo cruccio
Il suo dolore
In questa corsa finale del tempo
E della vita
Intanto ci affrettiamo
A raggiungere l'ultimo traguardo
Che è là dietro l'angolo
Che ci sta ad attendere.
Il
viale dei cipressi
In quel lungo viale
Dei verdi cipressi
Al tramonto del sole
Ti giurai l' eterno e vero amore
Ogni volta che cominciavo a pensare
E a ricordare
.. La mia mente
Vaga iniziava a sognare.
Ricordo quel d1
Quando eri lì. davanti a me,
Eri così vicina,
Eppure sempre lontana.
Cercavo invano le parole
Per iniziare
Ma sopra un ramo del cipresso
Un fringuello
Con il suo armonioso canto
Mi suggeriva le parole
D'amore che non erano
Ancora state inventate.
Ma tutto ciò non mi scoraggiava,
Perché il mio cuore sentiva
Che eri la sola
E l'unica donna sella mia vita
Che mi potesse veramente amare
.S1. Non avrei mai pensato
E neppure immaginato
Di poterti stringere tra le mie braccia
Ma adesso che fai parte della mia vita,
Non riesco a fare ameno
In te vedo tutto quello che avevo
Sempre desiderato,
Ma che non avevo mai avuto
Mi trasmetti la gioia,
E la felicità
Di chi ama e sa amare
E i tuoi occhi sono la finestra
Dove mi affaccio
Per assaporare un eterno
E vero amore
Siamo ritornati nel viale del tramonto
Come lo abbiamo definito
Della verde Toscana
Vicino al vecchio casolare
Dove sgorga la sorgente
Della vita
E all'ombra del pesco fiorito
Dove abbiamo vissuto
Quei momenti fugaci della nostra vita
La mia favola d'amore.
Nei ricordi del tempo
..Voi stelle del Firmamento
Dell'infinito cielo
Dove regna la luce
E il silenzio
Con i suoi segreti
Che avete visto il mio sorriso
E i miei occhi brillare
Per la fata del cuore
E impallidite per quella luce
Sprigionata dall'amore
E voi onde tumultuose del mare
Che avete udito la palpitazione
Del mio cuore
Che palpita solo per lei,
Ritornate silenziose
Fino all'orizzonte remoto.
E tu pallida e silenziosa luna
Cha appare e subito scompare
Dietro le nuvole bianche
Dell'azzurro cielo
Che come il dio sole raggiante
Avete avvertito il suo calore
Il calore degli abbracci
E dei suoi caldi baci per me
Che giorno dopo giorno
Stanno tramontando
E presto diventeranno
Un frammento
Di ghiaccio interstellare
E tu vento travolgente
Che hai provato la forza
Del suo amore per me,
Ferma la tua invisibile corsa.
E fai che tutta resta uguale,
Immobile come un tempo
Ogni cosa è là
Dove è sempre stata.
Forse per un attimo,
Un solo lunghissimo attimo
Nella mia assurda
E cosciente follia,
Ho dimenticato
Che io non sono più
Suo e lei non è più mia.
Così voi stelle brillarelle
Con la vostra costante luce
Illuminate il mondo intero
Con le sue notti stellate
Che fanno sognare,
Con le sue albe radiose
Che sanno entusiasmare,
Mentre il mare che lo culla
E il vento che lo accarezza
Mentre io sono solo
Senza il mio amore
E' passato tanto tempo
Che non so neanche quantificarlo
O forse non è mai esistito
Quel tempo?
Quando c'eravamo "noi"
Quei ricordi lontani si intrecciano
Ai desideri come in una ragnatela.
E mente e cuore diventano
Una cosa sola.
.. Proprio come noi due...
L'Isola di Madera
E' una bellissima isola
Vulcanica
Con picchi altissimi
Che bucano il cielo
E gole profonde
E cascate spumeggianti
Nulla di più romantico
Di queste rocce e abissi,
Di questi laghetti fumanti
Di questi torrenti verdi
Che solcano
Le pendici delle brulle
Montagne
Ombre di porpora
Dal cielo comparabile
Al mare. Solcato da Colombo
Appena sbarcati dall'aereo
Ti rendi subito conto
Che sei arrivato
In un paradiso terrestre
In un mondo fantastico
Tra cielo,
Rocce vulcaniche e fiori
Di tutti i colori
E poi t'immergi in un mare da favola
Tra passato e presente
Che videro personaggi importanti
Come Cristoforo Colombo
E la principessa d'Austria Sissi
Dove tra piante rigogliose
E fiori esotici
Era solita passeggiare
In quel clima unico
Sulla Terra.
Trovi gli alberghi lussuosi
Che accolgono i novelli sposi
Giunti da tutti i continenti
Per la loro luna di miele
Nei paesi e nelle città
Sono conservati alcuni suggestivi
Monumenti
Su ogni spianata,
Su ogni terreno incolto,
Specialmente ai margini della città,
Dove non c'è l'ostacolo
Di vecchie costruzioni
Da demolire o ristrutturare,
Spesso strappando spazio alle coltivazioni.
Di banani o altri alberi da frutto
Il paesaggio
E'sistemato su terrazze
A vari livelli
Si scende e si sale
Dove spesso si rivelano
Scorci panoramici
Sulla città sottostante.
Oltre di essere la patria
Degli innamorati
In luna di miele
Vi sono paesaggi dove
Si possono ispirare i grandi pittori
Dove fiorisce
L'arte e l'amore
Madera è terra di sogni
D'amore e di Chimere
Una passeggiata
nel bosco
Soffiava un venticello fresco
E invitante.
Ci siamo seduti sotto le ombrose abetaie
E le alte cime ci stavano a guardare
Mentre il sole faceva capolino
Dietro le nuvole bianche
Lei con i suoi occhini scuri
Mi stava a guadare
Ad un tratto mi disse:
"Dimmi qualcosa che si imprima
In eterno nel mio cuore,
Svelto,
O non lo ricorderò più questo momento
In questo luogo solitario e di pace
Raccontami un sogno
Da stringere tra le mani.
In quest'attimo fuggente
Fra i fruscii dei rami del bosco
E il canto degli uccelli
Non lasciare che sfugga questo momento
Senza che la mia mente
Segua il passaggio
Delle tue orme.
Dammi la tua bocca
Profumata di rose di maggio
E fa che io plachi la mia sete,
Questo è un deserto arido da tempo…
Dammi le tue mani e seguirmi
Nei sentieri del corpo,
Tra i disegni di timide luci
Che filtrano dai verdi rami
Del bosco del tempo,
Dentro le impronte dei nostri volti
Sul cuscino di fiori
Profumati del bosco
In questo luogo solingo
Fuori dalla tempesta
E la neve della montagna
Che è nei nostri occhi…
Fra questa meravigliosa natura
Dimmi parole che infrangano
Il vuoto del silenzio,
Che irrompano nel mio petto
E che giungano alla mia gola
Padrone della mia voce.
Dammi il tuo respiro
Il mio è solo un alito sottile….
Dammi il tuo cuore,
Io ti rinsegnerò la strada
Per giungere alla mia anima
Inesorabilmente
Il tempo passa e vola via
Come la vita
Sognando ogni ora.
Minuto o secondo che sia
Come l'incessante tic tac
Dell'orologio
E passata soltanto un'ora
Che non sei qui con me,
Ma mi sembra un'eternità.
Sono qui in questo
Paradiso terrestre
Fra cielo terra e mare
Con i miei pensieri
Sono seduto su questo scoglio
L'ambito dalle onde del mare
L'orizzonte lontano e colorato
Nell'ora del tramonto
Dove regna la quiete
Dopo la tempesta
Ho sistemato il cavalletto
Con la tela bianca
I colori sono collocati
Secondo un ordine stabilito
Dell'arcobaleno
Sulla mia tavolozza
La luce è perfetta
I colori sono stupendi
E trasparenti
Ho iniziato a dipingere il cielo
Con le trasparenze di un velo
Tutto procede bene
Eppure non riesco a concentrarmi
Perché non faccio altro che pensarti.
Una settimana è lunga da passare
E le notti?
Il cuscino dove appoggiavi la testa
Con i tuoi lunghi capelli
Rimarrà immacolato
Prima che potrò rivederti
Passerà una lunga settimana
Ti amo più della mia stessa vita
Mio carissimo amore,
Darei qualunque cosa
Per non dovermi più separare da te
Sto troppo male
Non riesco ad abituarmi
E saperti lontana
Perché il mio cuore
Ha continuamente bisogno
Di averti vicino
Di sentire il tuo profumo
Il battito del tuo cuore
I miei occhi hanno bisogno
Di perdersi nei tuoi,
Come si stanno perdendo in questo
Meraviglioso tramonto
Il mio corpo ha bisogno
Di averti accanto,
Di ammirare la luce dei tuoi occhi,
Sentire le tue mani
Le tue braccia
Che mi stringono
Il sapore dei tuoi baci
Le tue carezze
E. Quando mi guardi negli occhi
E mi dici "ti amo" amore
Sì, vorrei rivivere quei momenti felici
Perché sento nel cuore
Una gioia indescrivibile.
Giuro che non ti lascerò mai più
Partire da sola,
. Vivo grazie a te mia piccola stella
Dopo questa riflessione
Ammirando questo paesaggio da sogno
Non mi rimane altro da fare
Che riprendere i pennelli
E continuare a dipingere il mio quadro
Con il magico tramonto sul mare
Le onde del mare vanno e vengono
Infrangendosi sulle scogliere
Spumeggiante
Come i bianchi gabbiani
Che continuano a sorvolare in cielo
E si posano sulle falesie
Della costiera
Per portare il cibo della vita
Ai loro affamati pulcini
Il sole è già tramontato
Il quadro l'ho terminato
Di questo meraviglioso paesaggio
Fra cielo e mare
Ed è l'ora del silenzio
E dei ricordi che rimarranno
Indelebili nel mio cuore
Ti amo tanto amore!
Notte stellata
sul mare
Notti calde e serene di luglio
In questa oasi di pace
Fra il profumo dei fiori
E l'ebbrezza del mare
Mi aiutavano a sognare
L'amore
E un mondo migliore
Non riuscivo a dormire
E sono sceso nel giardino
Di fronte al mare.
Guardando il cielo
Una stella incantata guardava
La luna assonnata
La spiaggia era lambita dalle
Piccole onde del mare
Una stella brillante
Illuminava la luna
Che si cullava fra le nuvole
E il mare
Non ero solo
Ma sotto quel cielo limpido
Due innamorati sotto quel cielo
Stellato si baciavano
Seduti sulla sabbia
Mentre le piccole onde del mare
Sulla battigia andavano
E venivano
In quel ritmo perfetto della natura
Una lucciola vicino a loro
.Illuminava un grillo canoro
Che faceva loro la serenata
Sulla panchina della passeggiata
Un vecchio barbone addormentato
Che sogna un mondo fatato
Un bambino nella culla
Sveglia la sua mamma con le sue urla
Spirava un leggero vento
Portando un profumo di mare
Ad un tratto,
Guardavo poco lontano
Il campanile con le sue luci accese
Era così alto che illuminava il borgo marinaro.
Due pescatori,
Con le reti e gli arpioni
Si avvicinavano alla barca
E andavano a pescare
E mentre i miei occhi stanchi
Si stavano chiudendo
Ma nella mia mente qualcosa
Stavo pensando
A una donna che vive nel mio cuore
Che mi regala da un po' di tempo
Tanto amore
Mi manca tanto un suo bacio in questa.
..Notte serena di luglio
La dolce sinfonia del mare,
E' come una melodia che ci trasporta,
Perché ogni volta
Che ti sto a guardare
Mi sembra di volare
Sulle onde di questo bellissimo
Mare.
La Pietra di Bis Mantova
Alla Pietra si accede
Dal borgo
Di Castelnuovo
Né monti
Paese che sorge
Alle sue falde
Si presenta
Come un altopiano
E' delle caratteristiche formazioni
Del periodo
Glaciale geologica
Dell'Appennino Reggiano
Si presenta come uno stretto
Altopiano
Dalle pareti scoscese
Che si staglia isolato
Tra le montagne appenniniche
Nell'antichità
L'ipotesi che si fa
Altare per sacrifici
Di origine celtica
E' stata chiamata
La montagna sacra
Di antico culto lunare
I bizantini
Edificarono una
Fortezza militare
La prima menzione scritta
Compare
Nella Divina Commedia
Di Dante Alighieri
Nel Canto IV.26
Del Purgatorio
(25) Vas in San Leo,
E discendessi in Nol,
Montasi su Bis Mantova
In cacume
Con esso i pié,
Ma qui convien che'uom voll
(31) noi salivam piè entro il sasso rotto,
E dogni lato ne stringea lo stremo.
La montagna sacra
Di Bis Mantova
Una perla nel reggiano
Emergi vigorosa
Dell'Appennino verde
E buca il cielo
Un semplice sentiero
Sale a mo di spirale
Fino alla cima rocciosa
Di lassù si gode
Una vista celestiale
Da Paradiso terrestre
Siamo saliti a piedi come
Il sommo Poeta racconta
Ma nella discesa,
Uno dietro l'altro
Nella via ferrata
Siamo scesi da dove siam
Partiti nel piazzale
Panoramico
Fra prati e boschi verdi
Dell'Appennino Reggiano
Mentre il sole stava per tramontare
E la sua luce si spegneva
Fra le rocce della sacra montagna
La festa degli escursionisti
Mantovani
Si concludeva in un tipico ristorante
Della valle tra libagioni
Culatello, funghi e maccheroni.
La Scalata delle Pale
Da buoni conoscitori
Della montagna
Siamo partiti presto
Questa mattina.
Nel cielo brillavano
Ancora le stelle
Mentre la luna stava
Per tramontare
Creando attorno a se
Un alone rossastro,
Un'atmosfera
Affascinante.
L'aria era fresca
Ed il sole stava per spuntare
I colori dell'alba
Una tavolozza di colori
Un regalo della natura
Il sorgere del sole.
In quel freddo mattino
D'estate sulle Pale di S. Martino
L'oriente era tutto colorato
Quando siamo giunti quasi
Sulla cima
Ci siamo seduti sulla
Forcella della rocciosa montagna
Senza alberi né fiori,
Ma con una visione
Panoramica da mozzafiato
Paradisiaca
Oh vetta solitaria!
Che ti ergi fra le cime
Dove si sente la voce
Del silenzio
In quel silenzio ove tutto tace
E la mente torna a sognare!
Rivivo le piccole emozioni
D'un tempo passato
D'un tempo immutato
Con un velo d'incertezze
Sensazioni di un sentimento
Che fan luce come un dolce battito d'ali
D'una farfalla posandosi sul capo
In quel silenzio originale
M'assopii ai ricordi del cuore
Ai miei sogni svanire!
Abbracciai momenti fugaci
disperdersi in una nuvola!
Quassù fra questo silenzio
Della montagna
Ci si ritrova soli
In mezzo ad un
Apparente stato di vuoto,
Con la sensazione
Di essere lontani
Da tutti
Immersi fra le nuvole il cielo.
Magari ci capita anche
Quando stiamo aspettando
Qualcuno
O poco prima di addormentarci
Sotto le coperte,
O semplicemente
Quando arriviamo a casa,
Chiusa la porta
Alle spalle,
Finiamo nella nostra
Accogliente e solitaria
Cameretta
In quel silenzio
Ove tutto tace
La mente torna,
Viviamo
Emozioni d'un tempo
Lontano
Oh sensazioni di un
Sentimento
Come ci è capitato oggi
Sulla superba cima
Di questa montagna baciata
Dai primi raggi del sole
Abbracciai momenti fugaci
Disperdersi in quella
Bianca nuvola bianca
Sulla cima delle pale
Di San Martino
Che da millenni sfidano il tempo
Come un sogno
Laggiù nella valle
Agitata da mille affanni
Che parla con la voce
Del silenzio
L'Olanda è terra dei tulipani
E il paradiso dei fiori
Terre basse
Sotto il livello del mare,
Terra di tulipani,
Di biciclette,
Di bambini biondi,
E di belle ragazze con i capelli
Al vento
Sconfinate distese verdi,
Mandrie di mucche,
E grandi fattorie,
Lunghi canali da navigare
E caratteristici paesi da scoprire:
Quest'anno si parte per l'Olanda.
Dove abbiamo scoperto vasti campi
Di papaveri rossi e gialli girasoli
Ponti caratteristici apribili
Su piccoli canali
Navi che sembrano navigare
Sull'erba dei prati
Ovunque vedi canali e mulini a vento,
Come quelli di Don Chisciotte de la Mance
Sembra di navigare sulle gondole
Nei canali e nelle Calle
Delle lagune veneziane
Per noi italiani
Che siamo abituati di vedere
Le meravigliose montagne
Dolomitiche
Ma il dipinto dei girasoli
Vede l'unico protagonista
Di quest'opera d'arte
Sono ancora una volta quei girasoli
Della Provenza
Che più di ogni altro oggetto
Resteranno per sempre legati
Al nome del grande pittore
Di Vincent Van Gogh
Che aveva iniziato a dipingere questi fiori.
Nel suo periodo parigino
Ma fu ad Arles dove egli giunse
Nel febbraio del 1888
Ma rimangono sempre
Nella sua memoria
Le terre basse e acquitrinose
Della sua Olanda
Ma il giallo rappresentava per lui
In quel momento,
Per il pittore era una vera e propria
Ossessione.
Il giallo fiore di girasole
E considerato portatore di gioia
E di allegria
Proprio per la sua
Grande infiorescenza
Che sembra sorridere,
Ma anche per il colore giallo acceso,
Brillante e splendente
Proprio come un piccolo sole'
Che illumina e comunica
Un senso di calore.
Per questo motivo questa immagine
E' riprodotta di frequente
Sulla decorazione delle case rustiche,
Sulle piastrelle
E nei corredi da cucina.
Quando la prima volta li abbiamo
Scoperti in val Padana
Siamo rimasti come rapiti
Per la sua grande bellezza
Il movimento è dovuto al
Fenomeno naturale
Dell'eliotropismo,
Per cui il cupolino inclinato
Del girasole nei vasti campi
Coltivato
In via di fioritura
Segue sempre il sole
Dal suo sorgere e per tutto
Il corso della giornata
Da est ad ovest,
Per ritornare ad est alla sera
E interpretato in maniera controversa.
Un'antica leggenda influenzata
Dalla mitologia greca
( che non conosceva ancora il girasole)
Narra che, alla sua origine è legata
Alla vicenda successa alla ninfa Clizia
Innamorata non ricambiata di Apollo,
Il dio del sole, che stava seduta
E lo fissava dall'alba al tramonto.
Per magia, il corpo di Clizia
Fu trasformato in un girasole
Le gambe in stelo,
Il volto in fiore,
I capelli dorati in petali gialli
Che continuano a voltarsi sempre verso il sole.
In quell'ottica,
Diventa quindi simbolo di costanza
E di fedeltà assoluta
Anche da parte di un ammiratore devoto,
Oltre che di una persona innamorata
Oppure di adorazione
Che si sfocia in adorazione passionale
Per i cinesi rappresenta
La longevità,
E secondo il linguaggio dei fiori,
Esprime il messaggio
Di vero amore da parte di chi lo
Regala
La donna che genera
la vita
Nella mia memoria
Di pittore,
Emerge un corpo bellissimo
Di una donna
Distesa sul talamo dell'amore
Con i suoi segreti nel cuore
E il mistero
Che genera la vita.
L'esteriorità del corpo
Rispecchia l'interiorità
Dell'anima?
Quella di Socrate è una filosofia
Che tematizza l'interiorità .
Di un corpo,
Di un' anima,
La donna è l'essere perfetta
Che dentro di sé
Genera il mistero della la vita
E il suo cuore fa parte
Dell'anima e della sua bellezza?
La bellezza dell'anima
Per i filosofi del rinascimento,
Eredi della lezione di Platone
E Aristotele
Affermano che l'anima
E' suddivisa in tre parti
Anima sensoriale e intellettuale
L'anima sensoriale filtra
Le esperienze del vissuto
E tenta,
per quanto le è possibile,
Di interpretare la realtà
Sulla base di una sintesi
Dei dati sensibili raccolti dalla mente
L'anima non deve farsi influenzare
Da processi di razionalizzazione
O di selezione preordinate
Delle informazioni condizionata
Dai retaggi sociali
Dell'interpretazione,
È fortemente suggestionata,
Della cultura delle regole sociali,
Religiosi e ideologici.
E' per questo motivo che gli alchimisti
Affermavano la necessità
Di "far morire" l'anima
Sensoriale psichica.
Dominata dalle paure e dalle passioni
Per far emergere,
Nella parte destra del cervello.
Le qualità dell'anima razionale.
La "Morte della Vergine",
Ovvero della mente suggestionata
Dalle passioni del cuore
E dalle contingenze della materia,
È quindi rappresentata da Raffaello
E poi da Caravaggio
Come un atto iniziatico.
La nostra mente comprende
La realtà che ci circonda
In base alla sua capacità di interpretarla.
E di giudicarla
Ogni individuo/artista,
in base alla propria esperienza
Di tradurre i dati percepiti dai sensi
E' sbagliato dire che abbiamo una visione
"Distorta" della realtà,
Ma dobbiamo essere consapevoli
Dei limiti del nostro vedere,
Della nostra intuizione
Delle nostre conoscenze
La nostra percezione è sempre giudicata
"distorta"
Rispetto a un modello di riferimento
Agli scopi prefissati dell'intelletto
"Il Castello" di Kafka
Descrive perfettamente
il senso
Di straniamento patito dalla mente
Al cospetto di un ordine razionale
Che sovrasta ogni
Forma di sentimento
Di riflessione
E di critica individuale.
Gli alchimisti rinascimentali
Descrissero
Per primi il legame conflittuale esistente
La società,
Esercita un diritto di censura,
Di veto e di rifiuto
Che impedisce alla mente
Di emergere sul piano culturale,
Politico o spirituale
Le Leggi,
Siano esse naturali,
Umane o "divine",
Delimitano spazi
Definiti di realtà.
San Paolo affermava
Che il peccato è la Legge,
Colpevole di impedire
Una comunicazione diretta
Dell'uomo con Dio,
Nel corso dei secoli,
Da un potere religioso,
Politico o economico
La realtà è dunque un luogo
Di conflitto.?
Lo stazzo del pastore.
I cavalli erano stanchi
E anche noi cavalieri
Dai berretti rossi
Dopo tre giorni di perlustrazione
Nella Barbagia
Eravamo giunti
Allo stazzo del pastore
Che era situato in mezzo al bosco
Da dove si poteva vedere anche il mare
Era una località selvaggia
Fra il chiassoso ruscello
Che sgorga dalla roccia
Dell'antica montagna
E lo spiazzo,
Qui sorge lo stazzo
O l'ovile del pastore.
Un uomo amante della brughiera,
Delle pecore e dei fiori.
A fianco all'ovile vi aveva piantato
Anche le primule gialle
E i ciclamini e le rose
Era un vero giardino
Pensile in miniatura
Fra le rocce
E la meravigliosa natura
Fin da lontano si vedeva
Il fumo grigiastro che
Si diffonde nella radura
Dell'altopiano
E dagli antichi nuraghi.
Salendo sul sentiero sdrucciolevole
Un po' veloce
La brughiera, i rovi e la serpe
Mi fanno la croce:
Da lontano si sente l'argentina campana
Che ci annuncia la bella novella.
Era nata una nuova stella.
Affacciato dallo stazzo si ammirava
La gigantesca "Perda Longa"
Arbatax e le Rocce Rosse
In fondo al costone c'è S. Maria Novarrese.
Il mare azzurro con i suoi rossi faraglioni.
L'orizzonte era sereno,
Come pure il cielo.
Ci giungeva dallo stazzo
Un profumo eccezionale,
Non era di salsedine del mare,
Ma di siero e di ricotta calda
Col miele e il pane carasau
Pronta sul tavolo fumante
Qui le api intorno fanno il fruscio,
Si abbeverano le pecore
Dentro il piccolo rio,
Intanto che saltellano i capretti
Tra i cespugli e l'erba ammucchiata,
Intanto che il buon caprone
Sta su due piedi da padrone,
Appoggiato al tronco
Di un antico olivastro
O di un nodoso faggio
A guardare forse
Che sta per nascere Maggio
Sotto, giù, la dentro una fossa,
Senza l'acqua,
Sopra la terra rossa.
Nelle luci tra le acque limpide del mare
Voci si sentono e versi molli,
Che portano in giro gli storni e i gabbiani.
Di pastori, di venti e cardellini,
Sotto la cenere stava cocendo il porcellino.
Abbiamo pranzato con il pastore
E brindato all'amicizia antica
Con le tazze di folli vini "Cannonau"
Che ti fan girare la testa,
Ma quello era un giorno di festa.
Che oggi vogliamo ricordare.
Il tramonto del sole
sul mare
Ho ancora negli occhi un
Meraviglioso tramonto del sole
Sulle coste della California,
Che è difficile
Dimenticare
Tanto era bello ed emozionante
Con i suoi stupendi colori.
Che inebriavano
L'anima e il cuore
Oggi, è' quasi sera
Nella bellissima Riviera
Della verde Bordighera.
Il cielo si é improvvisamente colorato
Di mille colori
E un venticello fresco
Un venticello grecale
Che rinfresca la spiaggia
Mi sono seduto su di uno scoglio
Di fronte al mare
Un momento di riflessione
Un momento per riposare
Quello era l'ora
Del tramonto del sole
Dalla torre antica del borgo
Marinaro
Una campana diffondeva i rintocchi
Dell'Ave Maria.
I bagnanti erano andati via
La spiaggia era solatia
E meravigliosa
I pescatori erano pronti
A prendere il mare.
Andavano a pescare
Sì, il tramonto del sole
Era bellissimo
Era uno scenario naturale
Quel momento catartico
Per me aveva un significato speciale:
Un significato filosofico
Che mi ha portato a pensare
Al tramonto della vita
Con il sorgere del nuovo giorno
Rinasceva la vita
La natura sarà più rigogliosa
I fiori più profumati
E tutto ritornerà come prima
Un uomo muore e un bambino
Nasce alla nuova vita
Kanti definisce questo momento
Come scienza della ragione
Umana?
O la miseria della morte!
E il trionfo di una nuova vita?
Mentre il tramonto del sole
Di quel pomeriggio
Era meraviglioso
Come il dipinto
Del pittore francese
Francois Bumcher
La spiaggia sul Po
Siamo sdraiati sulla sabbia,
Le ombre dei pioppi ci accarezza
La radio trasmette musica leggera
Lei posa una mano sul mio petto
E' ascolta il silenzio
Senti come batte veloce il mio cuore
Batte solo per te.
Per tutta la vita
Ho aspettato questo momento.
Di serenità e di pace.
Il silenzio del grande fiume
E finalmente è arrivato.
. L'attimo fuggente
In cui i nostri languidi sguardi
Si sono incrociati,
Dalle nostre labbra è spuntato un sorriso
E' stato in quell'attimo che i nostri cuori.
Si sono a malapena sfiorati
Per la prima volta dopo tanto tempo.
Sì, hanno scoperto di amarsi.
Il placido scorrere del tempo
E del fiume
E i nostri piccoli sogni sono emersi
Dal profondo dell'anima
E hanno capito
Che sarebbe stato per sempre
Un amore grande . e senza fine.
Sulle cime dei pioppi
Echeggiava il motivo di una vecchia
Canzone d'amore
Sul ramo di una ginestra fiorita e profumata
Si era posato un giallo canarino
Galeotto fu il suo canto appassionato
Che ci ha fatto innamorare
E il cuore palpitare.
Nel silenzio tremendo.
La valle affonda
Con il peso dei suoi pioppi
Contorti soffocata dalla nuvola
Si addensa.
Il crepuscolo, con lievi ali
Di stornelli che sfiorano
Le barche dei pescatori
Che scivolano silenziose
Sul vecchio fiume della vita.
Mietere il grano
La raccolta del grano
Era un'attività da festeggiare.
Nel territorio Cosoletano
Costituito essenzialmente
Da colline
Dove si produceva l'olio e
Il grano.
Il lavoro nei campi,
Ogni anno,
Coinvolgeva gran parte
Della cittadinanza contadina
Ciascuno dava il loro contributo
E facevano della mietitura
Il resoconto finale
Dell'annata lavorativa
Lunga era la notte stellata
Le donne mietitrici incominciano una
Nuova giornata
Sotto i cocenti raggi del sole
Erano allegre le loro canzoni
Rievocavano pensieri e ricordi d'amore
Aprivo la finestra e guardavo il cielo.
La luna e le stelle brillano ancora
L'alba era vicina e dorata
Come i campi di grano maturo
Una lunga fila di donne cantando
Si avvicinavano al campo di grano
Con il fazzoletto bianco sulla testa
Per ripararci da cocenti raggi del sole
Erano pronte ad incominciare con il falcetto.
In mano a mietere il grano
Ed estirpare i rossi papaveri
E le altre erbe l'infestanti
Si vedono da lontano le colline e le distese.
Pianeggiante di grano maturo
Spighe al vento
Di un dolce evento
L'ebbrezza del mattino
Porta lontano la melodia
Delle loro canzoni
E un atto d'amore alla loro terra
Aspra e bella
Tutt'attorno alla campagna
Tace e le spighe ondeggianti
Nell'immenso cielo
Dal vicino lago
Giunge il gracidio delle rane
Che facevano da coro alle
Loro canzoni.
Dietro le mura della vecchia
Casa colonica
All'inizio del filare della vigna
Un vecchio fico con i dolci frutti
Un pettirosso sul ramo con il suo
Dolce richiamo d'amore.
Alla fine della giornata
I legatori preparavano le fascine
Che venivano trasportate
Con gli asini nell'aia,
Mentre la massaia preparava
La cena sull'aia
Ed era una festa.
Sulle soavi note
Della fisarmonica
Sull'aia
Nascevano nuovi amori
Ogni contadino
Preparava il suo covone
Nella grande
Aia di Vignacurta.
Che conteneva il grano
Per l'intera stagione.
Ricordi del passato prossimo
Dell'autore della poesia
Il Monte Baldo
Con i suoi sentieri
Che seguono la cresta
Strapiombante
Le ginestre fiorite che inebriano
Con il suo intenso profumo
E poi c'è la spettacolare vista
Del Lago di Garda
Che ti riempi il cuore
Per la sua meravigliosa bellezza
Il Baldo é stato definito il giardino d'Italia
Una montagna con i suoi
Vasti orizzonti
Un tempo era la montagna dei pastori
Per via delle grandi zone
Di pascoli
Per la straordinaria quantità
E rarità di specie
Vegetali ed in particolare
Per le spettacolari fioriture
. Molte di esse sono residui glaciali
Un tempo emergeva come
Un'isola
Tra le enormi colate di ghiaccio
E di grandi nevicate
Il nome deriva dal tedesco wall
Che vuol dire Selva
Oggi quei luoghi sono riserva naturale
Protette
Il Monte Baldo e il Lago di Garda
Un binomio perfetto
Due luoghi di grande bellezza
Paesaggistica
Ombre della sera
Dalla cima del Baldo
Si domina un paesaggio mozzafiato
Un paesaggio bellissimo
Fra montagna cielo, e lago
E' un incanto
Che ti ammalia
E ti rapisce
Di lassù ho ammirato
Più volte le bellezze del Garda
Con il mio vagabondare
Tra il Baldo e il Lago
Con le guide amiche
Del Mantova Cai
Quando sei di fronte
Alla maestosità
Del Monte Baldo
Le lontane pianure padane
Le acque e le sponde del .lago.
Quasi scompaiono.
Dal Lago di Garda
Se ne scorge il ruvido versante
Di questa bellissima montagna
In contrasto con il magnifico Lago
E' stata definita il
Giardino botanico d'Italia
E' stato anche definito
"Un fiordo verde"
Fra le Alpi e gli
Appennini.
Diversi anni fa
Con gli amici del Cai,
Abbiamo effettuato una
Escursione che difficilmente
Possiamo dimenticare,
E un vero giardino botanico
Nel periodo estivo che è soggetto
Ad improvvisi cambiamenti
Climatici
Siamo partiti da Malcesine
Con il sole splendente
Ma in cima al costone delle
Fascette
E' venuto un grosso temporale
Con lampi,
Grandine e tuoni
Seguita alla fine della giornata
Da una copiosa nevicata
Abbiamo fatto molta strada
Per raggiungere
Il Rifugio del Telegrafo,
Che sorge sullo sperone del monte
Sul versante occidentale
Da dove,
Nelle giornate luminose
Si può vedere il Lago di Garda.
Dove siamo stati rifocillati
E anche gli abiti asciugati
E' stata un'esperienza unica.
Il Baldo è un'aspra montagna
Fra il Lago di Garda
Ritornato il sole
Siamo scesi a Prada
Fra i verdi uliveti della Riviera
Dove c'è il profumo dei limoni
Dove c'é tanta allegria
Ma anche tanta bellezza
E poesia
E' Nata una principessa
11 giugno,
Ore 8 del mattino
Partivo dal borgo marinaro di Andora
Con la gioia nel cuore
In sella alla mia vesta
Per raggiungere Villa Salus
Di Albenga
Per conoscere la mia principessa
Che con ansia aspettavamo
Con il cuore in mano
Il mare era calmo
Mentre l'aria era profumata di limone
E di violacciocche
In quel meraviglio giorno
Dio decise
Di Creare qualcosa
Di Veramente eccezionale
Creò te!
Alle ore otto se nata
Ti ho visto soltanto dal vetro
Della stanza nursery
Eri bella con i capelli neri
E non mi è stato difficile
Riconoscerti
Perché avevi il mio colorito
Non ti ho potuto toccarti
Neppure on un dito
E neppure baciarti
Fra le bambine nate quel mattino
Soltanto la tua voce
Si faceva sentire
La mamma ed io
Eravamo felici
Toccavamo il cielo con un dito
La tua venuta
Ha coronato il nostro
Sogno d'amore
Tanti, tanti auguri
Di buon compleanno
Principessa
Da Mamma e papà
Carica di Pastrengo
Tre squadroni dei cavalleggeri
Dei Reali Carabinieri
In testa il Maggiore Negri di Sanfront
Era in normale scorta del Re
Carlo Alberto
Sulle spioventi colline
Di Pastrengo
Quando improvvisamente
Fatto segno ad una nutrica carica
Di fucilieri austriaci
Era il mattino del 30 aprile 1848
Il trombettiere suonava la carica
I tre squadroni sotto i raggi del sole
Con le sciabole sguainate
Entravano in azione
La pugna fu cruenta
E' stata un'epica carica di cavalleria
Cavalli e cavalieri
Con i pennacchi rossi e blu
Al vento
La carica contribuì
In maniera determinante,
Al felice completamento
Dell'azione militare
Sul campo di battaglia
La refrazione dei raggi del sole
Creava una macchia di colore
Come i rossi papaveri
In campo di grano
E' stato un momento di panico
Fra le fila austriaci
Che si sono dati alla fuga
Al termine della giornata
A carica era vittoriosamente
Terminata
Oggi 5 giugno 2011-
L'episodio viene fatto rivivere
Dal Gruppo Squadroni
Del 4ò Reggimento Carabinieri
A cavallo
Nell'ambito del loro Carosello storico,
Nella splendida cornice
Di Piazza di Siena a villa Borghese
Di Roma
Con un'impetuosa carica
Esaltata dal luccichio
Dalle sciabole sguainate
E dai colori, nero, rosso e blu
Dell'uniforme
Storica dei Carabinieri.
Il gruppo del Latimer
A prima vista appare facile
E invitante,
Ma da vicino si mostra
Invece impervio e assai difficile.
Il suo cuore è arido
E selvaggio
Può essere splendidamente
Visitato
Attraverso un'attrezzata
Via ferrata.
Ma alla fine di una
Lunga giornata
Siamo giunti sulla cima.
Visto dalle verdi pendici
Dei monti adiacenti
E' un luogo da dove
Si ammira un paesaggio
Fantastico
Di grande bellezza paesaggistica
Dove domina il silenzio
Assoluto
Ma che cosa è il silenzio?
Il silenzio è un lembo di cielo che
Scende verso l'uomo.
Viene dai grandi spazi celesti,
Dalle marine senza risucchi
Dalla luna fredda.
In questo silenzio interrotto
Del rauco gracchiare della
Poiana che continuava a volteggiare
Sopra le nostre teste
In quella stretta cengia strapiombante
Sì! Quelle vette elevate al cielo
E coperte dalle nuvole che non
Riesco a scordare.
Quelle bellissime vette interminabili,
Gli orizzonti sconfinati
I tramonti colorati
La cima conquistata e Carletto
Che continuava a filmarle,
Il tutto come fosse parte di un quadro,
Di quel quadro che non ho mai dipinto.
Ma è quel silenzio che non
Riesco a scordare
Quel pomeriggio di giugno di tanti anni fa,
Ho vissuto così:
Il moschettone agganciato alla
Corda fissa d'acciaio a quella
Strapiombante cengia,
Solo grazie al silenzio
Ho imparato a conoscere quel posto.
Il silenzio che fino ad ieri
Non sapevo cosa fosse.
E' proprio vero che la montagna
Disabitua gli alpinisti dalle
Chiacchiere, dalle parole inutili
Dalle esuberanti effusioni
Essa semplifica ogni cosa ed interiorizza.
Nella solitudine e nel silenzio
Dell'altitudine
Sentivo il mio cuore.
Lui con il suo battito inarrestabile.
Mi dava la forza di continuare.
Oggi, mi accontento di ammirare
La vostra meravigliosa bellezza,
Seduto nel bordo di una polla
Ho di un querulo ruscello.
Facciamo nostri questi
Immortali versi, per dare
L'addio a quelle superbe cime
Che abbiamo amato tanto;
" Addio! Monti sorgenti dalle acque
Ed elevati al cielo, cime inuguali
Note a chi è cresciuto tra di voi
Se ne allontana….."
Così scriveva il grande poeta
Alessandro Manzoni.
Il sentiero nel bosco
Oggi, è una giornata
calda e serene,
Invece di recarci sulle rive
Del lago, o sulle spiagge
infuocate
Di Rimini, abbiamo preferito
Fare quattro passi con gli amici
Del CAI di Mantova
Sulle fresche e meravigliose
Vallate del Trentino.
L'aria è quasi frizzante
E il sentiero pianeggiante.
Attraversiamo un fitto bosco
Dove scorre un chiassoso e
Querulo ruscello.
Ci fermiamo per fare un piccolo
Spuntino e per riposare
Le nostre stanche membra.
Nascosto fra le felci
C'è un piccolo capriolo
Impaurito.
Ci avviciniamo con la mano tesa
Dandogli un pezzetto di pane
Il cucciolo si avvicina
Con paura e delicatezza
Prende il cibo della vita
E si allontana.
Fra le foglie ci sono due
Ranocchi che saltano fra l'erba
Finendo nel ruscello.
Il verde ciuffo d'erba giace
Inerme afflitto dal nostro
incauto
Calpestio
Sopra un ramo di bianco spino
C'é un simpatico uccellino
Che si è messo a cantare,
Ma il suo non è un canto, ma un
richiamo
D'amore
Si vede che ci palpita il cuore
Perché è tremolante
Ma subito dopo spicca il volo
All'imbrunire i fili d'erba
Ricoperti di rugiada
Riflettono il luccichio
Del sole che sta per tramontare.
Il verde ciuffo,resuscitato
Ringrazia per non averlo
calpestato
Noi non abbiamo fatto altro,Che
di averlo soltanto accarezzato
Come abbiamo fatto con il
cucciolo
Di capriolo
Spaventato.
La sera scende silenziosa
Nella valle e tra i monti,
I boschi d'abeti diventano neri
L'aria ed il cielo cambiano
Anch'essi colore
Quasi per preparare una stupenda
Cornice all'alpe che sta
Raccogliendo l'ultimo bacio
Del sole
La Riviera dei Limoni
E' uno specchio d'acqua
Stretto fra i monti,
Ma con l'anima rivolta al Mediterraneo
Le bianche e superbi Dolomiti
Sono lì a nord, ma gli ulivi, i cipressi
E le vigne testimoniano il clima
Dolce e le giornate di sole
Splendente che baciano queste terre
Cantate dai poeti come Catullo
Basta cambiare la visuale,
Il punto di vista e lo scenario
Si propone con volti inattesi.
E allora le ripide rive lasciano
Il posto alle spiagge,
Le severe falesie accolgono le Limonaie,
I tormentati dirupi montani diventano
Spettacolari,
Dai quali si domina il lago sottostante
I lindi borghi rivieraschi
Sono paesi rustici ma anche città,
Ricche d'arte e splendore.
Dall'azzurro dell'acqua e del cielo
Al verde degli ulivi e dei lunghi cipressi
Che bucano le nuvole
E il giallo dei limoni:
E' questa la tavolozza di colori
Di un bravo pittore
Che quasi ogni giorno il turista incontra
Sulla Riviera dei Limoni,
La sponda occidentale
Del Lago di Garda si rivela così
La meta agognata, la meta ideale,
Dove la bellezza si confonde
Con la poesia.
E la poesia con l'amore.
In questa vecchia casa colonica,
Non tanto per umiliarmi
Quanto per porre a più difficile prova
La mia virtù di creazione e trasfigurazione.
Tutto, infatti, è qui da me creato o trasfigurato.
Tutto qui mostra le impronte del mio stile.
Nel senso che io voglio dare allo stile.
il mio amore d'Italia,
Il mio culto delle memorie,
La mia aspirazione all'eroismo,
Il mio presentimento della Patria futura
Si manifestano qui in ogni ricerca di linea.
In ogni accordo o disaccordo di colori.
...Ogni rottame rude è qui incastonato
Come una gemma rara.
La grande prova tragica della nave "Puglia"
È posta in onore e in luce sul poggio,
Come nell'oratorio il brandello insanguinato
del compagno eroico ucciso.
...Tutto qui è dunque una forma della mia mente.
Sulla verde collana
Di Cardone Riviera
Sorge il Vittoriale,
Che altro non è che
La cittadella del Poeta soldato
Gabriele d'Annunzio,
Che dentro una cinta di mura
Allestisce il monumento
Delle imprese
Alle quali affida
Il suo nome nel tempo.
Affidò il compito
All'architetto Gian Carlo Marone
Di chiudere
Le sue "Memorie" in una
" Custodia di pietra"
"Io son venuto a chiudere la mia
Tristezza e il mio silenzio
Un aspetto della mia anima,
Una prova del mio fervore."
Tracce dì storia
Vernazza è una delle Cinque Terre,
Che sorge sulla punta terminale
Tra la montagna e il mare.
La punta rocciosa finale
Sopra la quale sorgono le case
E' costituita di tanti
Fogli che compongono un libro
Il libro geologico
Che racconta la storia del
Suo passato
Il paese è un agglomerato
Di case colorate color pastello
Collocate una sopra l'altra
Che raggiungono otto piani
E' caratteristico il suo piccolo centro
Storico con la sua Chiesa
I suoi carruggi e le lunghe
Gradinate
Che attraversano
Piccoli orti e giardini
Dove fioriscono i limoni.
Tutte quelle stradine
Che attraversano le Cinque Terre,
C'è anche la Via dell'Amore
Dove il poeta Georg Sande
E Lord Byron
Scrissero pagine bellissime nelle loro
Opere letterarie
Questi luoghi li conosciamo una ad una
Per averle percorse più volte
Ed ogni volta era come la prima volta,
Scoprivamo sempre qualche cosa
Di nuovo e di bello
I suoi vigneti terrazzate
Dove si produce il caratteristico vino
Degli Dei,
Che si chiama
Sciacchetrà.
Una leggenda del luogo così recita:
" Se vuoi che una parte del tuo cuore
Non rimanga in Liguria
Riporta a casa un pezzetto,
Strappalo alla bellezza del luogo,
Ai suoi profumi, ai suoi colori,
Per custodirlo,
Incorniciato a dovere e ricordati
Così di tornare e sorprenderti ancora,
Qualunque sia la stagione,
Dalla varietà dei paesaggi,
Dalla dolcezza del clima,
Della genuinità del cibo semplice, naturale,
Saporito,
Di ritmi di vita accordati alle onde del mare.
C'è un vecchio proverbio che dice dei Liguri:
"Che sono avari e un po' scorbutici.
Forse sono soltanto gelosi della loro terra.
Di quella terra che non si può non amare.
Ti sedurrà con discrezione e allora starle lontano.
Non sarà più possibile".
Dire che è un paradiso terrestre",
E dir poco.
Fra quei sassi vulcanici
Bagnati dalle onde del mare
Nascono ogni anno nuovi amori!
Spiagge infuocate
dal sole
Dopo un lungo inverno
Freddo e nebbioso,
E' arrivata improvvisamente
L'estate,
E' tempo di sole,
E' tempo di mare
Sulle spiagge infuocate
Dal sole.-
Della Versilia,
Alle spiagge di Rimini,
Da Cattolica
Al Mediterraneo,
Incominciano a brulicare
Di belle ragazze bionde
Nordiche
Che vengono per il sole,
Ma soprattutto per il divertimento
E per conoscere nuovi amori.
Dalla sera alla mattina
Tutti in discoteca
Con lo sballo e senza
Lo sballo
Sulle spiagge
Non ci sono sole le biondissime
Svedesi
Le tedesche e le irlandesi
Ma anche brune e belle italiane
Che ad un banale costume all'antica
Ne preferiscono uno alla moda
Oggi, forse, va ancora per
La maggiore ragazze in topless
In bikini e completamente nude,
E i bulli italiani
Si lanciano all'inseguimento
Sia sulle spiagge
In mare
Si danno molto da fare
Un tempo lontano
Abbiamo frequentato le spiagge
Dell'Adriatico
E nello specifico quelle di Cattolica
Ma adesso preferiamo
Luoghi appartati
Spiaggette private
Preferiamo
Trascorrere le nostre vacanze
Sulle coste della Sardegna
Le spiaggette solitarie
Le Cale e le calette
Di Santa Maria Navarrese
Con le falesie
Che scendono fino al mare
Raggiungibili solo
Con la barca.
Dove se sei fortunato
Puoi vedere la foca monaca
Nei fondali
Luoghi tranquilli come
Portofino o la Riviera di Ponente
Alassio e Andora
Chi la cerca non la trova.
Il nostro Bel Paese
Dalla Liguria
Al Gargano
E dalle isole a Bolzano
Dal Garda al Lago Maggiore
E tutto un fiore
Dove sboccia le rose
E Anche amore.
Le rose di maggio
Oggi 22 maggio
Ricorre la festa di S, Rita
La Chiesa festeggia
In questa domenica
Di Maggio
Il mese delle rose
E delle spose
Ella è una delle Sante
A cui sono più devoto.
Alcuni anni fa,
Con Adriana mia moglie
Ci siamo recati
Nel paesino di Cascia
Incastonato nella montagna
Come una pietra preziosa.
E'chiamata la santa dei miracoli
Impossibili.
E' di una straordinaria
Devozione popolare
Ha vissuto
Prima come sposa e madre
Poi come vedova
Ed infine come monaca
La sua venerazione
Non accenna a diminuire
Fra il popolo e i fedeli
Accompagnata da conversioni,
Miracoli
Profumi ed altro
Ancora.
Ma quello che domina
In quel giardino sono le rose,
Le rose di maggio
Il mese di maggio è anche
Il mese dell'amore
Che vince l'inverno,
Con il potere dei fiori.
Dire amore,
Con il linguaggio dei fiori,
E' il simbolo di eccellenza,
Della grazia e della bellezza.
Le rose di maggio
Hanno ispirato i poeti di tutti i tempi
Come il grande scrittore
A. Manzoni:
Con la poesia: il 5 Maggio
A Napoleone.
I versi brevi e rapidi nella loro lettura
Sono aderenti alla vita
Di colui che tenne in mano i destini dell'Europa.
Le parole sembrano stampate
Come frasi sacre nel tempo,
Nel presente,
Ma anche nel futuro di quell'evento.
"Ei fu. Siccome immobile,
Dato il mortal sospiro, "
Il fiore di maggio
E' il fiore che si accosta
Alla passione dell'amore.
Sbocciano le rose e gli amori
Le ragazze aspettano impaziente
Questo mese fatidico
Per indossare l'abito bianco,
Che significa la verginità
E realizzare così
Il loro sogno d'amore
Nel silenzio della notte,
Mentre la luna fa le
Fusa alle stelle brillarelle
Vedo la sposa distesa sul Talamo dell'amore.
Tra i petali di fiori
E vivere quel sogno
Agognato
Sorridendo alla vita
Nel silenzio assoluto della notte,
Un silenzio diverso
Del silenzio,
Che penetra nell'anima
Dopo l'amore
Ascolta
Il battito del tuo cuore
Con la tua dolcezza
La tua bellezza
Vorrei posare il mio viso
Tra le tue mai
Chiudere gli occhi
E sognare con te
Nella passione
Mentre la notte ha una magia
Particolare che quali coccola.
Nel cielo stellato
La luna ruffiana
Si culla
Dolcemente fra le nuvole
Mentre attende
La sorella aurora
Che con i colori del novello giorno
Li trova ancora gli innamorati
Dolcemente abbracciati
Un raggio del sole nascente
Li ha svegliati
Con la testa sul cuscino,
Svegliati amore!
E' mattino,
Quella notte
Era nato un nuovo fiore
Una rosa di maggio.
Maggio in fiore
E' bello camminare lungo il sentiero
Verde e fiorito
Un tappeto di papaveri
Rossi,
Che costeggia il grande fiume,
Che lentamente scorre verso il mare
I prati e le golene sono fioriti
Mamma anatra con i pulcini
In fila indiana seguono
La corrente del fiume
I raggi del sole creano un vero capolavoro.
Di ricamo tra i rami e le fronde
Le rondinelle amiche
Fanno la spola
Tra le sponde del silenzioso fiume
E la gronda sotto il tetto
A portare il cibo ai piccoli rondinini
Maggio è il mese degli innamorati
Che camminano mano nella mano,
Un bacio e una carezza,
Una promessa è un sorriso
Rimane un caro ricordo
All'infinito.
Seduto sotto il gazebo
Del mio giardino
Su di una rosa si è posato
Un uccellino colorato
Il suo canto era così delizioso
Che faceva incantare il cuore
Era un richiamo all'amore.
Come i grandi fiori fanno loro la corte
Allo charme e alla bellezza
Dell'atro fiore
Una bellissima ragazza
Dagli occhi verdi come il mare
Stringeva al suo seno
Una rosa di maggio.
Camminava sull'erba
Di prima mattina
Bagnato di brina e vestito
Di fucsia
Aspettava il suo amore
Nel profumo dei fiori.
La notte stava tramontando
Mentre uno spicchio della pallida luna
Si cullava nelle prime luci
Del novello giorno
Una coppietta di innamorati
Che nel profumo dei fiori di campo
Si erano addormentati
Lungo l'argine del fiume
Il novello giorno
Li ha sorpresi ancora abbracciati
Un raggio del sole nascente
Li aveva svegliati nel palpito
Dell'amore
Era nato un nuovo fiore,
Un fiore di maggio
Mentre il placido fiume
Continuava a scorrere verso
L'azzurro mare.
Onde spumeggianti
Ho sì tu sei come il cielo,
Come le onde del mare,
Come il vento grecale
Sei nei miei pensieri
Oggi più che ieri,
Sei una che non si ferma mai
Vorrei che fossi sempre qui
Con me a passeggiare
Lungo il mare,
Dove il verde delle colline
Scende
Su questa lunga spiaggia
Lungo la battigia.
E la scogliera bianca
Che si fonde con le onde del mare
Che si fanno
Sempre più alte e spumeggianti
Mi trovo fra cielo, terra e mare,
In un paesaggio fantastico.
Metafisico e lunare
In questo momento che penso a te
Sta salendo in me
Quel sentimento
Dell'infinito,
Che si coglie nella poesia
Prima forma del desiderio
E dell'amore dell'uomo
Nella filosofia moderna
Con "Cartesio":
Il sentimento viene incluso
Tra passione
Di conquistare
Quell'infinito che è Dio
L'amore è passione
E'gioia di vivere
Che genera la vita,
Ma tu sei come la sabbia
Bruciata dal sole
E non sei qui con me. Per dividere
Insieme queste gioie
Sentite dal cuore
Il sole e il mare sono con te
Le onde, sulle sponde dei tuoi fianchi
Abbronzati vicino a me
Onde più profonde,
Se ti guardo,
Che cosa non farei
Per essere in questo momento vicino a te,
Sei come l'onda
Che arriva improvvisamente
Come
Le onde sulle sponde
Eh sì, adesso sì, diventa più facile
Io so, che tu lo sai, come fa l'onda
Sei tu che non ti fermi mai,
Qui con me
Io sono il vento che fa gonfiare le onde
Di questo azzurro mare,
Onde più profonde se ti guardo
Davvero, che cosa non farei?
Onde più profonde, se ti penso
Onde più rotonde
Di quell'onda anomala
Che arriva e non si ferma mai
Onde che s'infragono
Contro la scogliera
Che precipitano
Le onde sulle sponde del mare
Il vento di grecale
Si è rinforzato
E il sole ti ha abbronzato
Che cosa non farei
Per restare vicino a te
Bianchi gabbiani che si cullano
Sulla cresta dell'onda
La barca ha rotto gli ormeggi
E si allontana sempre più
Dalla riva
E forse questa notte
Va alla deriva
Fra le piccole onde
Sulle sponde del placido mare.
Ma domani troveremo il fasciame
Fra le rocce appuntite
Io sto sempre qui
Come il guardiano del faro
Tra cielo e mare
Ad aspettare.
Ti amo Amore,
Come il vento
Della sera ama
Sfiorar le foglie
Della golena.
In un letto di petali di rose
Dove la mia mente riposa
Vicino a te
Mentre il fiume
Scorre lentamente verso
L'azzurro mare
E come l'ebbrezza del mattino
Che ti sfiora dolcemente il viso
L'amore è una parola astratta
Come la pace
Non si tocca,
Ma si sente
La vedi costantemente
Negli occhi di una madre
E di un bambino
Di una donna innamorata,
Di un uomo
Di un fiore
Appena sbocciato.
La pace e l'amore nel mondo,
La pace è anch'essa una parola astratta,
Il pianto di un bambino
E' come una stella che cade
Su di un paese in guerra.
E' un angelo che vola
Nel silenzio della notte
Quando le stelle stanno a
Guardare
E la luna si trastulla
Nella sua gobba a mo
Di culla.
Ma la vita?
Che cos'è,
Nella vita che ci spinge
A " cercare"
A guardare oltre gli orizzonti
Del confine del mondo?
Ma che cos'è l'amore?
In una società che spreca
Questa bellissima parola
Con il suo eterno significato
Della vita,
L'amore è un sentimento
Più forte del mondo.
Dante nella Divina Commedia
Scrive:
" L'amore che muove il sole
È l'altre stelle".
Tellaro
Eccoci finalmente a Tellaro,
"Un nirvana tra mare e cielo,
Tra rocce e la montagna
Verde di ulivi"
Come ha scritto Mario Soldati.
E' un borgo antico,
Un borgo marinaro,
Un grumo di case di pastello
Colorate
Un'insenatura dove le onde del mare
S'infrangono contro le rocce e le case.
Venendo dal mare
La chiesetta di S, Giorgio
E il borgo fortificato
Si presentano come una nave
Pronta al varo.
Tellaro è un angolo di mondo che
Sembra fatto apposta
Per proteggere dai rumori
Del mondo
Ci siamo seduti sui gradini
Di mattoni rossi davanti alla Chiesa
Per ammirare lo spettacolo del mare
E vedere le barche arrivare
E' qui da questi gradini
Che Attilio Bertolucci,
Uno dei più grandi poeti italiani
Contemporanei,
Veniva come abbiamo fatto noi
Oggi, a cercare quiete,
E fumare la pipa
Come i vecchi marinai,
In questo mese di maggio
Profumato dalle rose
E dai flutti del mare.
D.H. Lawrence era affascinato delle
Donne che raccoglievano gli ulivi,
Dalle loro voci sonanti sulle colline:
" Quando vado a Tellaro a prendere la posta.
Mi aspetto sempre di incontrare Gesù
Che conversa con i discepoli
Come se andassero lungo il mare
Sotto i grigi alberi luminosi"
Il borgo a picco sulle rocce del mare
E' ancora incantevole
Era il luogo dell'anima di Soldati:
" Girate per questi carruggi che
Sbucano il mare e poi sedetevi in un
Angolo tra i sassi della riva,
Questo si deve fare:
Lasciarsi prendere dall'atmosfera.
Salire all'antico Oratorio di S. Maria in Salàa.
E guardare il Mediterraneo.
Recitare i versi di P. Bertolani M: Tikett:
" Groviglio di razze passate da qui/
Ancora testimoniano le vie/
Nelle case dei pescatori/
Nicchiano inosservate lune saracene……"
Supplica a Teresa mia
madre
Dopo tanti anni
Della Tua dipartita
E' veramente difficile
Con te colloquiare
Con parole di figlio
Ciò a cui nel cuore assomiglio
Tu sei stata la sola al mondo
Che conosce
Il mio cuore.
Il giorno del tuo funerale
Sono giunto da molto lontano
Per dirti solamente grazie
Di avermi dato il bene più
grande:
La vita
E di avermi insegnato a vivere
In questa società dai mille
Sfaccetta menti.
Non sempre il tempo e la beltà
cancella
L a speranza le lacrime e gli
affanni
Sei deceduta a soli 65 anni
Quel giorno ero solo davanti
alla tua bara.
Nella cappella mortuaria sulla
Collina all'ombra del
Vetusto cipresso
Più guardavo la tua compostezza
Dentro la bara con la tua veste
chiara
E più mi sembravi bella e
radiosa
Le tue labbra contenevano un
sorriso
Che mi toccava il cuore.
Oggi mi domando:
Che cos'è una Mamma?
Nessun bambino lo sa!
Una Mamma è come il mare,
E' come il mistero della vita.
Che ogni cosa perdona
E tutto comprende
Senza nulla chiedere
La Mamma tutto dona:
La sua vita, il suo cuore e il
suo amore
Per lei siamo sempre bambini
Ci segue come la chioccia
I suoi pulcini.
Un giorno molto lontano mi
dicesti:
Buon viaggio mio bel cavaliere
Vai a fare il tuo dovere,
E ricordati che la vita è
Un grande mistero.
Oggi, nel giorno della festa
Della Mamma,
Ti dico grazie Mamma,
Perché mi hai dato la tenerezza
Delle tue carezze
Il tuo sorriso premuroso
Mi hai sempre asciugato le
lacrime,
Hai protetto il mio cammino
Hai lavorato giorno e notte
Per assicurarmi una
Pagnotta calda
All'uscita della scuola,
Per aver educato il mio spirito
Con saggezza e con amore
Il tuo abbraccio e il tuo
sorriso
Premuroso.
San Fruttuoso
E'come un gigante verde
Emerso dal mare
Il promontorio di Portofino
Che domina il Golfo del Tigullio
E il Golfo Paradiso,
Regalando a noi turisti panorami
E paesaggi indimenticabili.
E una delle perle paesaggistiche
Del Golfo
Incastonata come un gioiello
Sul petto di una bellissima donna
La storica abbazia Benedettina
Sorge In una bellissima insenatura
Che fu fondata
Da Prospero di Tarragona nel 711,
Mentre sul fondale Della calasi
Si trova la statua Del Cristo degli Abissi,
Che commemora le vittime Del mare.
E' un'insenatura quasi selvaggia
Dove fioriscono le mimose,
Le rose e le viole.
E' quasi nascosta
Dalla macchia mediterranea
Dove dall'alto
Si sente il mormorio del mare
Dove le verdi colline
Degli antichi uliveti
Scendono fino al mare
Dove regna l'amore
Il silenzio e la gioia di vivere
In mezzo a questa macchia di verde
Dove le aurore sono sempre rosa
Dove regna la pace e la preghiera
Dove splende sempre il sole
Dove regna l'amore
I tramonti sono sempre accesi
E il cielo è sempre stellato
Dove regna l'armonia delle cose
E a sera
Nell'ora della preghiera
La luna è sempre piena
Che accompagna i pescatori
Nel loro notturno lavoro
Mentre i sogni sono tutti d'oro
E' maggio tutto l'anno
Nella baia
Antistante al vecchio convento
C'è il Cristo degli abissi
Il protettore dei sub
Dove regna l'amore
E le lacrime sono solo di gioia
Le rondini non partono mai
Come i gabbiani dalle zampe rosse
Nei giorni ventosi sente la sabbia
A contatto del corpo
Che sente la sensazione di una dolce
Carezza dalle mani di una fata,
In questo eremo del silenzio
La tristezza diventa allegria e poesia
In quello spicchio di cielo
Splende sempre il sole.
E spesso fra i giovani nasce
Il vero e grande amore
A sera osservando il cielo stellato
T'accorgi che la luna amoreggia
Con l'onda del mare
Che va e viene
E s'infrange contro i maestosi
E bianchi scogli.
Spesso il nostro pensiero si alzerà
Oltre gli scogli e le verdi colline,
E riuscirà a sognare o a pregare
Il Redentore che giace sotto
L'azzurro mare.
E' diventato
Un monumento nazionale
I sub spesso si vanno
A sposare
Nella profondata del mare.
Dove regna il silenzio
E la pace eterna
Il Verdon: "La grotta dei colombi"
Il Canyon del Verdon
Nulla di più romantico
Che l'armonia di queste rocce
Strapiombanti
Di queste montagne
Come coni rovesciate
Ed abissi profondi
E di queste acque
Verdi ed ombre di porpora,
Del cielo comparabile al mare
Omerico,
E di questo vento
Che parla con la voce
Delle divinità morte.
E' b'obbligo il paragone
Con il Gran Canyon.
Ma non gli rende
Del tutto giustizia
Perché se non può
Rivaleggiare con il capolavoro
Geologico del Colorado
Per misure e varietà
Di stratificazioni.
E' il canyon più spettacolare
E profondo delle Alpi
Vanta molti altri primati
Il colore del fiume
Che lo ha creato,
Innanzitutto,
Un mix unico di giada
Smeraldo
E acquamarina,
Che i francesi hanno tradotto
In un nome semplice ma eloquente:
Verdon
E poi quelle sorprendenti miscele
Di contraddizione e di stimoli
Che,
A due passi della Costa Azzurra
E del profumo di mare
Portato dal mistral,
Vento e anima della Provenza,
Ricrea un ambiente dolomitico
Orientato verso il basso,
Sul fondo delle gole del Verdon
Muraglie rovesciate di calcare
Alte 700 metri
Culminano in vette
Surreali e metafisiche
Attraversate da nuvole di spuma
Vaporizzata
E da squarci verdi azzurri.
Noi del Cai di Mantova,
Da Nord a sud
In 9 ore di cammino,
Li abbiamo attraversato
Fino alla Grotta dei Piccioni
Queste grotte ricordano il periodo
Apocalittico
In cui il Verdon aveva l'importanza del
Dio Nilo.
Lungo le rive
del Tanaro
In questo momento
Che sto ammirando le stelle
In cielo
Sto rievocando tutti i sorrisi
E i momenti
Gli sguardi e le carezze
Che mi hai donato.
. E penso che una persona
Così unica come te
Non l'avrei mai incontrata
Neppure nel firmamento
Dove fra tante stelle
Non c'è un'altra come te
Pensando
Ai tuoi meravigliosi occhi
Mi rendo conto
Che sono una persona fortunata,
Perché nella mia vita
Finalmente c'é qualcuno
Che riesce a darmi
L'infinito con un solo sorriso.
Sì, Sono veramente fortunato
Perché ho incontrato un angelo
Uno stupendo angelo
Che mi ha dato la vita
E la forza di andare avanti
Con la speranza
E la gioia nel cuore
E che un giorno sarai sempre
Tra le mie braccia.
Quando ti vidi per la prima volta,
In quella sera fresca
Di fine settembre
Fra tanta gente che rideva
E si divertiva
Mentre l'orchestrina suonava
Quel motivetto che mi piace tanto
Per me fu come se tutto
Il mondo si fosse fermato...
Non vedevo più nulla al di fuori di te.
. Rimasi incantato
Dai tuoi occhi lucenti,
Da quel sorriso luminoso...
Era come se una luce ti faceva brillare,
Era come se stessi sognando...
O come se stessi vivendo
Una favola fantastica.
Mi bloccai,
Perché vidi una persona speciale,
Due occhi splendidi...
Fu la cosa che mi colpì di più
E proprio quel sorriso di angelo
Che mi donasti nel vederti
Per la prima volta...
Mentre le luci del parco
Delle rimembranze
Da dove giungeva quella musica
Arcana
E le stelle
Si riflettevano sull'acqua
Del fiume Tanaro
Che scorreva placidamente
Ho avuto la fortuna di passare
Dei bei momenti con te.
Ho avuto la fortuna di poter ricevere
Delle tue attenzioni...
Ogni volta che mi guardavi negli occhi
Rimanevo immobile a fissarti
Desideravo essere nella tua mente
Per ascoltare i tuoi pensieri...
Volevo capire cosa provavi nel tuo cuore
Quando mi guardavi
E sulle tue labbra spuntava un sorriso.
Volevo capire cosa ti spingeva
Tutte le volte ad accarezzarmi il viso.
.. Per me ormai sei diventata
Tutto ciò che ho in questa vita...
Tutto ciò che desidero
Avere vicino ogni istante...
Sei la persona che mi dà la voglia di vivere.
... La voglia di andare avanti.
. Sei l'unica persona che è riuscita a
Dare un senso e uno scopo
Alla mia vita...
Tante volte mi fai sorridere,
E tante altre gioire...
Ed è proprio per questo
Motivo che mi fai vivere.
. Non aspetto altro che un giorno
Possa stare fra le tue braccia.
. Che possa appoggiare
Le mie labbra sulle tue.
. Che possa tenerti la mano
Stretta per sentirmi vicina a te.
. Che possa starti vicino
Tutte le volte che ne ho bisogno.
. Che possa aiutarti quando
Cerchi una mano...
Che possa donarti il cuore
Quando cerchi amore...
Non aspetto altro quel giorno
In cui tu ci sarai sempre
Nella mia vita
Mentre la musica dell'orchestrina
Che è stata ruffiana
Si affievoliva
In quella sera settembrina
Le stelle continuavano a brillare
Più lucenti di prima
Come i tuoi occhi.
Taormina
Tra storia e leggenda
Moltissimi anni fa in un giorno
Particolare
In un giorno da non dimenticare
In un giorno autunnale
Dalla pianura Padana
Abbiamo raggiunto
La bellissima cittadina
Che si affaccia sul mare
Del Mediterraneo
L'occasione del viaggio di nozze
In un momento particolare
Della nostra vita.
Adriana ed io ci siamo fermati
E da quello affaccio abbiamo ammirato
Quel paesaggio mozzafiato
A pochi metri da quella vista
Vi è ubicato
Al centro di una rupe
Il famoso teatro
Greco o romano?
Che sfida il tempo e i secoli
Un interrogativo
Da sempre fatto ampiamente
Dibattere esperti e critici
Basterebbe ricordare che Taormina
Fu una Polis greca
Fin dalla sua origine. come ogni città
Del mondo greco aveva il suo Teatro.
Ove si recitavano
Le tragedie di Eschilo.
Sofocle, Euripide
E le commedie di Aristofane
Il Teatro di Taormina è,
Per grandezza il secondo in Sicilia
Dopo di quello di Siracusa,
Ma i romani, più tardi
Secondo la loro rinomata mania
Di grandezza altro non fecero
Che ampliare il teatro che quando
Fu costruito era molto più piccolo-
Questa antica città
Grazie al suo primato di isola più grande
Del Mediterraneo,
Per la presenza di arcipelaghi
Che la circondavano e arricchivano
Incontriamo i guadini Naxon
Che si trovano ai piedi del colle
Dove sorge la bellissima Taormina
Dove il turista si trova immerso
In un paradiso terrestre
Dove è tutto circondato da profumi
E bellezze naturali
E' stata cantata dagli antichi poeti
Per le sue bellezze e gli scenari
Del Mare Ionio
Sia per la suggestione e i monti
A picco sul mare.
Taormina è una vera perla,
Dove le ragazze greche danzavano
Sulle onde del mare
Di rosso vestito.
La bellezza delle case, della vegetazione
Sì incontra da un effetto stupendo
Con i giardini Naxon
Questa piccola località configura
Infatti, nelle sue caratteristiche
Si merita proprio il titolo di prima colonia.
Della Magna Grecia.
Tutto questo rappresentano il sintomo
Di una continuazione della civiltà
Apprendiamo dalla storia
Che questo villaggio di pescatori
Fu fondato
Nel 734 a, C, dai Calcidesi d'Eubea
La grande montagna
illuminata dalla luna piena
Appena usciti dal rifugio
La grande vallata
Era illuminata a giorno
Dalla luna piena.
Era nata una nuova giornata
Meravigliosa e serena,
A forza di camminare
Un passo dopo l'altro
Lungo il costone
E poi il sentiero saliva
Fino all'altopiano
Roccioso
Dove tanto tempo fa
Erano stati scavati gallerie
E camminamenti dai militari
Durante la Grande Guerra Mondiale
Si intersecavano uno all'altro
Fino alle case matte
Lì i nostri Alpini
Attesero il giorno della vittoria.
Così è scritto nella memoria.
Come nella luce dei tuoi occhi,
A forza di lasciarmi andare
Nella melodia della tua voce;
A forza di provare a volare
Nell'azzurro dei tuoi pensieri.
Sono riuscito a ricordare
I luoghi dove ti avevo già incontrata
Eri in me anche prima
Non mi ero ancora accorto
Della tua graziosa presenza
Ti avevo già vista al di là della
Spumeggiante cascata dietro la polla
Lassù in quella grande montagna,
Dove sgorga la sorgente d'acqua fresca
Dove il capriolo si dissetava
Ti avevo già seguito durante
Il volo grazioso di un pettirosso
In principio della pineta
Dove ho finalmente visto
Il corpo tuo stilizzato
Sul sentiero della maestosa montagna
Perennemente innevata
Con i suoi lunghi ghiaioni
Con le pietre bianche e
Arrotondate come teschi di soldati
Dove crescono qui e là
Le profumate violette
Ho accarezzato
La morbidezza della tua pelle
Che era come il velluto
Di una stella alpina
E del ghiaccio dei monti innevati
Ho visto cadere una stella
Era forse una lacrima di gioia?
Era la stessa lacrima
Che poi mi è sfuggita
Come una stella cadente
Che ha solcato il cielo
Facendo ritornare il sole
E il mio volto
Che avevo smarrito!
Era bello ammirare
Quella lunga fila rutilante
Che si avvicinava verso
Il Rifugio Locatelli
Dietro alle nostre spalle
Come una quinta teatrale,
C'erano le Tre Cime meravigliose
Di Lavaredo innevate
Che si stagliavano verso il cielo
Sotto i raggi del primo sole,
Ed è stato lì che è nato l'Amore.
L'Aspromonte e il
Pollino
Un sogno profumato
Che dura nel tempo
Della mia terra,
Antica e lontana,
E' vasta la varietà delle erbe
E delle piane del Pollino
E' straordinaria
L'Orchidea verde
Bordate di nero,
Dell'Aspromonte.
Campanule azzurrine,
Genziana giallo dorata,
Frittellarie macchiettate
Di amaranto
Peonie color sangue
E ginepri
Che si aprono formando
Come una copula complessa
Che si confonde
Con il prato
Le rocce non sono genericamente
Ricoperte di fiori,
Ma di "non ti scordar di me"
In primavera è un vero
Spettacolo di colori
E di profumi
E d'incanti.
Nei primi di giugno il Pollino,
E' un grandioso
Giardino
Degli Appennini
Tra la Basilicata
E la my Old Calabria.
Sulla vetta vi è la grande montagna:
Il Dolcidorme
Si attraversa una grande foresta
Con alberi secolari
Che bucano il cielo,
Nelle notti di plenilunio
In quella felice località
Si aggira
La Fata Morgana
Con le sue ancelle
E danzano attorno
Alla fresca fontana
La danza dell' amore.
Il sole in cielo é risplende
Ma Sopra di noi tre corvi
Imperiali stavano attaccando
Un'aquila reale che stava
Cacciando le coturnici.
Questi uccelli
Rappresentano il bene e il male
Di questi luoghi da sogno.
Lassù nelle giornate
Di tramontana
Si riesce a vedere il Tirreno
E lo Ionio
Nell'altopiano di Gambarie
Nel giorno di festa
Della Pasquetta
Si radunano migliaia
Di persone
A fare festa.
Fra il profumo delle ginestre
Il vino e l'allegria
E' così intenso che da
Una leggera vertigine
Si ha la sensazione
Di riscoprire
Una terra antichissima
La terra degli Dei greci immortali
Circondata da un caldo
E' meraviglioso mare.
Qui termina il fugace viaggio:
Concludere in una sintesi
Non è facile
Come tutte le cose veramente
Forti e pure,
La Calabria ha bisogno di spiriti
Profondi per essere
Compresa e di anime vergini
Per essere amata
Terra di sogno e di
Meditazione,
Si apre intera con le sue luci
Abbaglianti
E le sue cupe ombre ai viaggiatori
Silenziosi e pensosi
Della bellezza.
Il suo fascino,
Lontano dei soliti allettamenti
Preparati in altri luoghi,
E' lento ma duraturo;
E' come quei profumi,
Che sembrano subito svanire,
Eppure resistono
Al tempo
E penetrano di sé ogni cosa.
Buona Pasquetta a tutti!
La Dea dagli occhi verdi
Ogni notte mi sveglio
E vado ad ammirare
La volta celeste.
Nelle notti chiare e serene
Perché nel suo silenzio
Si nascondono i sogni
Quante volte rivolgo
Gli occhi al cielo
E incontro i tui occhi
Veramente incantevoli
Nella loro intensa luce mi
Abbandono come in un sogno
Che continua a vivere
Da sempre nel mio cuore,
Questo mio sogno non riesce
A trovare posto nei tuoi pensieri.
Menomale che si tratta
Di un semplici sogni
Perché i sogni
Sono molto significativi,
Come i pensieri
Ma la realtà è un'altra cosa,
E' come la vita
Non bisogna perdere mai la speranza
nell'inseguire i tuoi Sogni,
Perché c'e' sempre un'unica creatura
Che può fermarti,
Quella creatura sei tu
Tu sei come l'acqua che scorre
Nel grande fiume della vita
Che scorre per incontrare il mare
Ed il sole dall'alto del cielo
Domina e scalda i cuori
Io mi sento vuoto senza il tuo amore,
Come se mancasse
Una parte di te
Ti vorrei portare via con me
Sì, principessa dagli occhi verdi
Come le foglie del vecchio
Giardino
Sei una goccia di linfa
Che genera la vita
In un oceano di tenerezza
Mentre in silenzio
Il vecchio fiume continua
A scorrere
Alla ricerca dell'azzurro mare
Come i miei sogni onirici
Ti cerco nei miei pensieri
Mentre la pallida luna
Da un pezzo è tramontata
E la colorata alba
Aspetta il sorgere del sole
Per riscaldare il cuore degli innamorati
La notte mi ha raccontato di te
Della tua bellezza
Che sei volata via
Come una colorata farfalla
Che era posata
Sulla camelia appena
Sbocciata.
Il vento ha raccolto e portato
Via tutti i profumi
Che hai lasciato tu
Di te resta soltanto
Questo suggestivo scenario di ricordi
Di pensieri che riescono
Ad emozionarmi
E a ricordarmi della tua
Meravigliosa bellezza
Dea dei miei onirici sogni
Dagli occhi verdi.
Aprile
E ' arrivato l'anomalo aprile
Con temperature da capogiro
Niente pioggia, ma tanto sole
Tanto che le spiagge del nostro Paese
Sono tutte affollate.
Di turisti desiderati
Sembra giugno e invece è Aprile.
Che ogni goccia doveva essere
Un barile
Io sono un folletto;
Me ne vado per la città;
Sulle tue pupille
Io porto 'amore
Come
L'azzurro porta il cielo,
E intanto che sgroppa dal monte
La valanga
E che s'imperla il ghiaccio
Di gocce, di mille gocce
Che fanno i fiotti
E poi i torrenti
Via tra sbalzi
E un fluir
Di strani scrosci,
Tornando ognor più limpide
Al giuoco tra il sasso
Sulla lucente vernice
Della primavera
Quando gli versa
Il pianto del monte
Che dalla smania
Alla ninfa della valle
Corsa intrepida io sono:
Ti apro il ciel
Al pianto
Delle stelle:
Il cielo ti sospendo al fiore
All'acqua fino al fondo
Al pane che rompi in mano
All'occhio che vede più lontano.
E mi intano che par che tu dorma
Or sento che è l'ora della veglia)
Taccio che il gallo
Empie 'd'orgoglio
Il suo canto.
Or già si presto
Pur tu mi vai cercando?
Statua più bella giammai non sei:
Via sui piedi i ginocchi e gli omeri
Arcuando le braccia,
Più in alto le mai
Le dita più su ancor
Ma pur la mia sorgente
E' più grossa al mattino
Ti riempio la tua brocca
Al più piccino intanto
Affondo la culla
Che sia più morbida.
Eros:
Nella mitologia greca
Il dio dell'amore,
Detto cupido dai Latini.
Varie sono le leggende
Sulla sua:
Secondo alcuni
Era figlio di Afrodite
E di Ares,
Secondo altre,
Della Notte
E del Giorno;
I miti più antichi
Ne parlano
Come di un dio
Della terra
O come forza
Generatrice
Nata dal caos.
Veniva rappresentato
Come
Un giovinetto alato,
Armato di arco
E di frecce
Con le quali accendeva
La passione amorosa
Nel cuore degli uomini
E degli dei.
Nel periodo ellenistico
È rappresentato invece
Come un bimbetto
Paffuto che adoperava
Le sue armi d'amore
Come maliziosi balocchi,
Creando guai e fraintendimenti.
Il personaggio di Eros
Scomparve praticamente
Durante il medioevo
Per riapparire
Con tutto il suo corredo
Di metafore amorose
Nella lirica dell'umanesimo
Tante volte
Rivolgo gli occhi al passato
Al nostro passato,
E inconsciamente lo trasformo nel sogno
Del mio presente
Che continua a vivere nel mio cuore,
Ma sfortunatamente
Questo sogno onirico
Non riesce a trovare posto
Nel mio presene
Ma Eros il dio dell'amore,
Con le sue frecce
Trafiggeva il cuore delle donne
Immortali
Vorremmo tanto sentire,
Vedere,
Toccare con mano,
Abbracciare ed amare
Le donne vere
Non quelle dei sogni
Che vivono al nostro fianco.
Spesso queste speranze riescono
A trovare il giusto posto
Nell'Olimpo
Della nostra meravigliosa terra,
I sogni sono sogni e trovano
Il giusto posto nell'amore
Terreno vicino alla donna amata
Gli Dei dell'Olimpo
Sono scomparsi per sempre,
Quello che vive è soltanto
L'amore.
Due occhi neri
Nella penombra della sera
Il salone era ancora semi vuoto
Gli orchestrali facevano le prove
Prima d'iniziare il loro
Concerto commemorativo
Per i festeggiamenti
Del 150 ° Anniversario della nostra
Bella Italia
Il pubblico arrivava
Alla chetichella,
A poca distanza dal palco
Delle Autorità
Erano disposti i due carabinieri
In alto uniforme,
Il pubblico li ammirava
Per la loro inconfondibile uniforme
Un gruppetto di belle ragazze
In abito da sera
Ed altre avvolte dai colori
Della nostra Bandiera.
Il pubblico attento
Si è accorto
Che la ragazza con gli occhi neri
Fissava uno dei due carabinieri.
Che era tutto impettito
Con il pennacchio rosso e blu.
La fanciulla continuava a guardare
Mentre il trombettiere
Iniziava a suonare il silenzio
In onore dei caduti
Di tutte le guerre
Dal Risorgimento a quelli di ieri
Nella terra dei papaveri
Che non sono soltanto un fiore
Sono la morte che arriva indolore
Oggi è una giornata speciale
L'Italia
Festeggia il 150 Anniversario
Voluto fortemente dal nostro
Presidente
Giorgio Napolitano.
"Dové la vittoria
Che porse la chioma
A quella di Roma"
Ma oltre l'anniversario
Dell'Italia
E successo qualcosa nel cuore
Della ragazza vestita con i colori
Della nostra Bandiera
E il carabiniere con il pennacchio
Rosso e blu
Il militare continua a pensare
E il cuore a soffrire.
Il sorriso accattivante
Della dea fatata
Affondava nelle paure
E nelle incertezze,
Come una lama tagliente
Fra quella massa anonima di gente
Che toglieva il sonno e oscura la mente
Era una serata di gala
Una rievocazione storica
E in quella occasione
Non potevano
Mancare i carabinieri
In grande uniforme.
Quanti flash
Quanti scatti
Fra i due giovani era nato
Un amore a prima vista
Il militare era stato folgorato
Dai due grossi occhi neri
Lei era bellissima, anche senza
L'abito da sera.
Un sentimento nasce.
All'improvviso e ti fa prigioniero
Di te stesso,
Della sua bellezza
Di quel sogno bellissimo,
A volte breve.
Il suo nome era Giulia
Dagli occhi neri.
Che si era innamorata
Di quel giovane carabiniere.
Dal pennacchio Rosso e Blu
Qualche tempo dopo.
Sulla sabbia bagnata dalle onde del mare
Di Ostia
Il giovane ha scritto il suo nome Giulia!
E'un nome così tanto bello
Che le onde
Lo vanno spesso a baciare
Capri
Appena sbarcato
Dalla nave traghetto
Il cielo di Capri era impreziosito
Da gruppi di nuvole cirriformi
Colorate di rosa
Come l'abito di una sposa.
Sulle stradine ci aggiungeva
L'ebbrezza del mare
E effluvi di limoni
E di zagara.
Uno dopo l'altro
Salgo i gradini di mattoni rossi
Non voglio perdermi i meravigliosi
Affacci, con i giardini segreti
Di rose fiorite
Rivedo le ville biancheggianti
Illuminate dal sole
Gli scugnizzi scalzi
Che salgono di corsa.
Scalino dopo scalino,
Mi fermo ad osservare:
Affaccio dopo affaccio.
Ecco sopra di me,
La famosa e allegra Piazzetta
Dietro la quale sorge la chiesetta.
Le stradine s'intersecano
Con i carruggi impreziositi
Dai giardinetti fioriti.
Le aiuole di rocce azzurrate
E le donne capresi folgoranti di colori
Con i loro sgargianti vestiti
Ai lati delle stradine germoglia il profumato.
Rosmarino e le erbe aromatiche
Uno stormo di gabbiani
Sorvolano il monte e subito dopo
Si tuffano nella baia
Sulla montagna
Sorgono i resti del palazzo
Imperiale di Tiberio
Uno sguardo della rupe
Da dove si ammira l'immensità del mare
Ogni orizzonte è bello,
Bello è contemplare dall'altezza
Della civiltà
L'orizzonte dl pensiero,
Delle scienze,
Delle arti,
L'armonia che presiede all'ordine
Di tutte le cose create.
Io in cima al monte Solaro
Pensavo ad Humbokdt,
Al cui genio,
Credo, andiamo debitori di trovare
Il mondo così bello,
Così mirabilmente ordinato,
Fissando poi lo sguardo sul capo Miseno
E sul Vesuvio,
Pensavo pure a Plinio,l'Humboldt dei Romani,
Lieto di aver potuto contemplare
Tanto spettacolo delle armonie
Della natura.
Scesi di lassù quando il sole verso Ischia
Volgeva al tramonto.
Il mare si imporporava già ad occidente.
L'Isola di Ponza, emergeva
Lontana e bella dalle onde,
Quasi giacesse in una sfera di luce.
Rosseggiava come se fosse in fiamme.
Capri , che giace
Sopra una depressione fra il monte
E le colline,
Le case piccole bianche a foggia di terrazzo
Sono ornate di vasi di fiori
Ed ivi vi stanno la sera le fanciulle a
Godere il fresco e la vastità del mare.
Scendiamo la lunga scalinata
Fino ai Faraglioni colorati
Che molti anni fa abbiamo dipinto
Con larghe pennellate di colore
Ecco , laggiù in fondo
Dopo la rupe la Grotta Azzurra
Dove domina il silenzio assoluto
Si percepisce solo il muggito del mare.
Il barcaiolo con la sua barca scivola
Lentamente nella penombra della sera
Mi sembrava di sognare
Dentro la grotta c'era una giovane a nuotare
Aveva gli occhi turchesi e i neri capelli
E sciolti sulle spalle.
Mi e' venuta voglia di urlare!
Di chiamarti,
Ma in quel momento ti girasti.
Ma non era la mia dea del mare.
Anche la notte non potevo dormire
Nei miei sogni erotici
Rivedevo te,
Bellissima come sempre.
"L'alba portò lontane
I segni della notte".
Dal balcone dove germoglia il limone,
Guardavo l'ultima stella in cielo
E rivedevo i tuoi occhi turchesi,
Come le onde del mare caprese.
La vista dell'isola,
Ha sempre esercitato su me
Un vero fascino
Il mare non era meno tranquillo
Del cielo;
Le linee del paesaggio si perdevano
All'orizzonte in una luce
Vaga ed indecisa
Capri però appariva davanti
Imponente,grave
Rocciosa,
Severa,
Con i suoi monti
Selvaggi.
Le sue rupi rossastre di roccia
Calcarea tagliata nella roccia.
Addio Capri !
Terra di sogni e d'innamorati
Lavaredo
le Tre Cime
Sono illuminate questa notte
Da un raggio di luna,
Fresca è la valle con i lunghi
Ghiaioni
Che scendono lungo il costone.
Questa notte regna una pace celestiale
Il silenzio assoluto annulla
Ogni minimo rumore,
E' un lembo di cielo
Che scende verso l'uomo
Dai grandi spazi lunari
Timida è la luna,
Unica fiamma nella notte
Infinita e oscura….
Sospesa in aria
Di un'erba quasi profumata...
Le voci chete danno vita
Alla fragranza muta.
Dolce cala schiusa a metà,
Poiché suo fratello l'orizzonte
Morde già.
Presto nella notte buia,
Infinitamente e solo brucerà.
Dietro quella nuova luna,
Che muta
Scruta e pene non dà!
Questa notte nei miei sogni
Avvolto nel sacco a pelo,
Ti immagino accanto a me
Che mi sussurri
Dolci parole d'amore
Sfiorandomi con il tuo sguardo
Infinito con qui ti amo
Che mi tengono in vita,
Le tue mani grandi,
Li sento su di me
Che mi scaldano il cuore,
Quel tuo dolce respiro sul mio corpo
Quei tuoi baci indescrivibili,
Che mi fanno innamorare
Sempre più di te,
Sei indispensabile come l'acqua...
Come il respiro
Come il sale della vita
Non voglio perderti mai!
Quassù,
Sulle propaggini di questi giganti
Di pietra,
Ci bucano il cielo
Dove i raggi della luna
Si riflettono nella candida
Neve
Dove il silenzio
Incomincia
Col far chiudere le labbra
E poi penetra
Fino al cuore
Fino al profondo dell'anima
Dove Dio riposa con noi.
Ai piedi del gigante
Sono nate le primole
E le violette profumate.
Anche questi bellissimi fiori
Sono un dono,
Come il sole e la luna,
La notte e il giorno
Il fluire dell'invisibile
Che sempre palpita
Attorno a noi
Per farci coraggio,
In questa notte fredda
Sei stata la mia luce.
La spiaggia degli dei
Questa splendida giornata
Di primavera
Con il sole splendente
E il profumo dei fiori
Delle rose e delle viole.
E' di una dolcezza infinita
Come il tuo splendido sorriso
Il dono più bello al mio vivere,
Che senza di esso
Altro non potrei definirlo.
Dove si ferma a vegetare,
Ogni raggio di luna solitario
Dono divino,
Dolce emozione!
Scusami,gioia di vita
se quanto dico è davvero poca
Poca roba, ma a volte,
Le parole, anche se cercate
Non possono compararsi
Ai pensieri ed ai sogni,
Ai viaggi della mente.
Tu rappresenti molto di più,
Rappresenti la luce
Che illumina la vita,
L'infinito dei nostri pensieri
Dei nostri sentimenti,
Del nostro amore-.
Ho paura che i pensieri tradotti
Non ti rivelino il mio vero stato d'animo
Ed i miei sentimenti.
Allora, tu, per avvicinarti a me
Hai bisogno della luce
Che ti riscalda il cuore
La forza del vento
Che tutto trascina in questa grande
E solatia spiaggia di miele e dolcezze
Che le onde del mare
La lambiscono
Mentre i bianchi gabbiani
Continuano a gracchiare.
Nei loro viaggetti della vita,
Tra la rupe il mare-
Essi vanno a pescare,
SE qualche volta la sera, ti sentisti sola.
Con i tuoi pensieri
Pensami perche di sicuro
Nello stesso istante
Io mi farei scortare da uno
Stormo di gabbiani
E verrei a prenderti per riportarti
In questa spiaggia
Degli Dei
Dove è tutto amore dolcezza
E Poesia
La Passeggiata di Nervi
Il sole sta' per tramontare
Il cielo è sereno
Tutt'attorno
Si presenta uno scenario
Di quinta teatrale.
Mi sono seduto su di uno scoglio
Levigato dal vento e dalle onde
Del mare.
Le onde sbattono in continuazione
Due bianchi gabbiani
Sorvolano e guardano dall'alto
Io penso a noi
Penso a tutti i bei momenti
Passati insieme
Questa Lunga meravigliosa passeggiata
Con la mano fra la mano
Che quelli che vorrei ancora passare...
Non piango per paura di perderti.
. Ma piango perché forse il tuo pensiero
Sono rivolti altrove
Ho paura che mi abbia dimenticato
Che hai dimenticato i lunghi baci
Quei baci appassionati
Le mie sono lacrime salate
Che ricoprono il mio viso...
Guardo l'immensità del mare
La luna... che sta' per spuntare
Ma c'è solo un tuo piccolo riflesso
Ora il mio cuore è più
Tranquillo….
Perché ora sa che tu ci sei...
Sì, sei lontana,
Ma questo
Non è un problema? Vero?
Puoi prendere sempre il treno
La circolare Rossa
Ho il vecchio tranvai che si ferma
A Boccadase.
La primavera è già appena passata
Ma è rimasta la favola vera
Quando qui fioriscono le viole
E nascono i primi amori
Guardando la riva che
Sbatte contro lo scoglio
Vecchia canzone d'amore
Rimasta viva, sentita
Sopra i cipressi del parco
I giardini fioriti dove
Vicino a te si rivelò l'amore
Di una bella ragazzina tanto carina
Dolce e sbarazzina.
L'azzurro attorno, sulle are in fiore,
Ma il cuore mio pulsava violento in petto
La bocca baciai, essa si tacque,
Quando l'anima aprii tutto ansante.
Tu ne udisti i sospiri, quel che nacque
Mentre un raggio di sole gioca
Con il mare e le acque.
Ho vago azzurro mare,
Che in quell'istante
Io corsi sognante.
In primavera
"Dolci e fresche
Acque
Che il poeta cantava"
Passeggiare sull'argine
Che costeggia la riva
Di un fiume in primavera
È afrodisiaco e sublime,
E' sentire all'alba,
Il cinguettio,
Quasi come
Un concerto,
Degli uccelli,
Che intrecciano i loro
Primi amori,
E' quasi
Un commensurabile
Cantico.
Poi ti fermi un momento
Ad osservare
Lo scorrere spumeggiante
Del grande fiume
Della vita.
La primavera incomincia
Da un tiepido sole
Che fa da ponte.
Tra la primavera
E l'estate.
Allora è piacevole
Sdraiarsi con la tua ragazza
Sull'erba,
O sulla sabbia
Dove ancora,
La terra è tiepida e fresca,
Ti procura
Un leggero brivido,
Contemplare
Lo scorrere dell'acqua
Che sembra trasparente.
Guardi il cielo
Carico di stelle lucenti,
Mentre la luna
Si culla
Tra una nuvola
E l'altra
Tutto questo
Lo puoi osservare
Sull'acqua cheta del fiume,
A primavera,
Con le violette profumate
Il pesco e il biancospino fioriti
Ed i loro profumi
Si diffonde
Nell'aria tersa
Di un'incipiente
Primavera
Ed è subito sera.
Lampedusa:
isola di sogni e di chimere
Sei bellissima,
E silenziosa,
Sei una massa rocciosa
In mezzo al mare
Sei caotica di giovani
Con il cuore in mano
Che arrivano ogni notte
Da non molto lontano,
Sono libici,
Tunisini
E tripolitani
Che fuggono dalla guerra
Che sognano una vita migliore
In un paese di pace
Parlano della nostra vita,
Come eravamo e come siamo.
Nascono con noi,
E ci raccontano di noi;
Seguono eventi bellici
Di un paese distrutto
Cammino,
Dandoci la mano,
Fin da bambini.
Al fratello italiano
Tu sorridi,
E ti rivedi ragazzo
E gioisci,
Avanzato negli anni
E intenerisci…
Sono le sole cose
Che rimangono,
Laggiù,
Le fotografie…
La ragazza del mare
La donna in fondo al mare
La donna che sa amare
Tu non sei una serena
Ma una ragazza del mare
Non smetto mai di pensarti
Tu che fai battere il mio cuore,
Tu che mi hai fatto conoscere la felicità.
Tu che hai degli occhi meravigliosi
Che mi fanno sognare,
Un mondo diverso
Un mondo fantastico
Tu che mi sai perdonare,
Tu la sola su cui io possa contare,
Tu che sai farti amare,
Tu che invadi i miei sogni
Di notte,
Tu che colori la mia vita,
Tu la sola che dovrei ringraziare,
Tu che sei entrata nel mio universo.
D'ora in poi,
Non potrai più scappare
Perché ti amerò per la vita,
Tu, mio dolce Amore
Mi attenderai
In fondo al mare
Il meriggio sul mare
Di Portofino
Le colline spioventi
Precipitano verso il mare
E l'ombra profonda dei verdi ulivi
Scendono fino agli angoli delle strade
Il tramonto dolcemente cala già
Sopra i tetti delle case
Di questo Borgo antico
Dei campanili e torri merlate
E le ville biancheggianti
Sui giardini fioriti
Nell'oscurità della sera
Le stelle palpitano specchiandosi
Dentro il magnifico mare crespato
Da un manto d'ombre.
Come soffia il vento questa notte
Porta le foglie lontano
In mulinelli disordinati
Non c'è pace neppure
In quest'angolo di Paradiso.
E sule sue rive e insenature
Pure nelle vecchie vie
Non vi è pace, ma solo ricordi
Di principesse erranti
Nelle notti di plenilunio
E tanta malinconia.
Ma quello che ravviva
La nostra semplice allegria
E' la danza d'amore
Del bianco gabbiano
La Dea Sognante
L'occhio lontano scruta
Nella mente della donna
Amata
Lei è sognante stilizzata
Con gli occhi chiusi
Le labbra rosse e pronunciate
L'omero della spalla sporgente
La mano sospesa
Nella penombra del corpo
Il seno armonioso e rilassato
Da un raggio di luce rischiarato
Che attende di essere
Accarezzato,
Di essere baciato,
In una notte d'amore.
Lei è la Dea sognante
Che sogna la vita
Che sogna l'amore
Nella penombra della sera.
Questa è la donna della nuova poesia,
Che scende dal cielo
In volo sulle purissime ali
Dorate.
Posandosi dolcemente
Sulle azzurre onde
Del'placido mare
Come un bianco Gabbiano
La primavera è tornata
A San Miniato
Oggi ci troviamo sulle
Stupende colline della
Dolce e antica terra di Toscana.
Dopo un lungo e freddo inverno
Finalmente possiamo
Ammirare un paesaggio
Ancora brullo ma illuminato
Da un tiepido sole primaverile
Il pesco e il mandorlo sono già fioriti
E ti danno una sensazione
Diversa della vita,
Mentre i tralci della vite
Sono appena germogliati
Come le rose del giardino.
Un cardellino colorato
Su di un ramo si è posato
Saltella tra un ramo all'altro
E ogni tanto si ferma
A cinguettare.
Il suo non è un canto
Ma una melodia
Un richiamo poetico
O un richiamo d'amore?
Ho sì, per raggiungere
Il piccolo cuore
Della sua compagna.
Il villaggio e barbicato sulla collina
E' punteggiato di alti cipressi
E da torri medioevali
Alcune molto alte
Ed altre più basse
Di San Miniato
Non accordavo un'importanza
Smisurata
Non credo affatto che
Il passato basti per
Comprendere il futuro
Quello che è vero fino all'evidenza
E che il passato costruisce
Il basamento su cui si
Innalzi il futuro
Arrivo fino a pensare
Che la tanto diffusa
Convinzione che lo illumini
E lo spieghi non
Significhi gran che
Quel che è vero
Fino all'evidenza e che
Il passato costruisce
Il basamento su cui s'innalza
Il presente.
L'alba luminosa
Questa mattina
Eri nei miei pensieri
Nell'alba Luminosa
Dei miei sogni
Mentre le onde del mare
Si ingrassavano sempre più
Raggiungendo la riva
Il vento del mare
Sfiora la mia camera,
Ma già con il crepuscolo
Riesco a vederti.
Non è possibile
Inseguirò le onde,
Perché non durano
Mai in eterno
E ricominciano
Sempre da capo
In un altro mare,
Nel mare della vita
Così potrò cancellare
le stelle,
Che sono i punti che collegano
Le linee formando
La tua immagine.
E quando il mare si è placato
E l'alba sarà passata
Quel crepuscolo sarà dimenticato.
. Mentre alla sera
Prima del sorgere della luna
L'aurora dipingerà la terra
Rendendomi felice
Perché so che ci sei anche
Tu al mio fianco
Commineremo
Sulla sabbia bagnata
La sciando dietro di noi
Un segno del nostro passaggio,
Del nostro ricordo
Dei nostri baci
Che lasciano sulle nostre labbra
Il sapore di sale
Tu sei il sale della vita
Il profumo dell'Amore
E della gioia infinita.
Otto Marzo
Festa delle donne
Un mazzolino di mimosa
Per fare festa,
Per fare gli auguri a tutte le donne
Che lavorano e sognano,
Che ridono e piangono,
Che amano e odiano,
Che svolgono servizio militare
Nel paese dei papaveri
Dove ci lasciano anche vita
Che sono la mente del mondo:
Madri, figlie e sorelle,
Amanti e compagne
Che amano l'altra metà,
Con la quale spesso si completano
E si uniscono per la vita
Come solo coppie
Che si vogliono bene,
Che si amano veramente.
Auguri alle donne;
E auguri anche agli uomini
Che amano e rispettano le donne.
Guerra agli stupratori!
Agli sfruttatori,
Che giorno dopo giorno
Maltrattano le mogli
E le giovani donne
Privandole molto spesso della vita
E della dignità di essere donne
Rivolgo un pensiero
Alla piccola Yara,
Che era ancora una farfalla
Svolazzante sopra i fiori
Colorati e la dolcezza
Della sua fanciullezza,
Che amava giocare con
Lo sport e con le
Bambole.
Addio Yara!
Dolce fanciulla
Che sognavi un avvenire
Roseo
Ma sulla tua strada
Hai incontrato l'orco nero
Che ha cancellato i tuoi
Sogni,
E ti ha buttata in un campo
Di stoppie
Come un giocattolo rotto.
E ti ha rubato i sogni più belli
Della tua giovane età.
Addio!
Il sorgere del sole:
Egli ci annuncia
La nascita di un nuovo giorno
Mentre il tramonto
La fine di tutto
E l'attesa dell'aurora
Nel soffocante buio della notte
Così mi affido
Nei profondi sogni
Del Dio Morfeo
Emergendomi
Nel profondo dell'anima
E del cuore:
All'orizzonte vedo apparire
Una luce nuova,
La nascita di una stella
Di una nuova speranza,
Con il novello giorno
Un raggio di sole
Che scalda la vita
Mi accorgo che
Una furtiva lacrima scende
E solca il mio viso
Ma danzando
In un dolce sottofondo
Di una musica
Celestiale,
Che mi culla lentamente.
Ed ecco che dentro il mio cuore
Nascono nuovi sentimenti.
Nuovi incontri
E' stato il silenzio profondo
Della notte
Il più freddo che abbia
Mai vissuto,
Ma al di là
Di quell'orizzonte
Il sole non è mai sorto
Così splendente,
Portando gioia e calore
Nel mio cuore.
L'amore arriva come il vento
Improvvisamente,
La vita e come l'acqua,
Come se i ruscelli
Tra i monti dicessero
Che non hanno nulla da donare
Al meraviglioso mare
Della vita.
Amore e Psiche al tramonto
Del sole
Psiche venne lasciata sulla
Montagna benedetta
Su un letto di fiori profumati
Dove Psiche si svegliò
Al sorgere del sole
Quella notte, come sempre
Amore raggiunse.
Il Garda
Che cosa c'è di più bello
Nella vita?
Del cielo azzurro,
Dei prati dal verde intenso
Dei colori dei fiori
Che come un inno
Alla vita.
Infondono dolcezza,
Allegria
E gioia di vivere.
Ti sembra di vivere
In un altro mondo,
In un mondo incantato
In mezzo alla natura
Che pulsa,
Che freme.
Ogni angolo è uno spettacolo
Da vivere
Che ti offre la natura
Vedi il cardellino
Che salta da un fiore
All'altro del pesco fiorito
Cinguettando
E' un richiamo all'amore.
E alla vita
Peschiera del Garda
Con la sua storia
E le sue bellezze naturali
Valeggio sul Mincio
E i meravigliosi giardini del Parco
Di Sicurtà
Che sono i più belli del mondo
Nel cuore di questo giardino
Tanti bossi che sembrano delle
Vere sculture
Scorre silenzioso il Fiume Mincio
Che più avanti lo trovi
Nei laghi di Mantova
Nel cuore dell'antica
E storica Mantova
Con i suoi bellissimi fiori di loto
E nella lunga notte estiva
Delle principesse di bianco vestite
Danzano fra i fiori del lago.
Alla ricerca degli amori perduti
Di principi e cavalieri.
La mente cullata dai sogni
Oh si! I sogni
Ogni notte sono immerso nei sogni
Il cuore lo desidera
Come la notte.
Desidera il giorno
Passano delle ore
Prima che l'anima possa trovarlo
-Lasciandolo nelle mani
Dei ladri dei sogni
Rubandolo,
Impacchettandolo
E seppelendolo nel ripostiglio
Dell'inconscio
Dove esistono infiniti tramonti,
Infinite albe,
Paesaggi lunari e metafisici
Attraversandoli
Come un gabbiano libero
Da ogni male.
Una lunga strada ci attende...
Navigando oltre oceano
Nella speranza
Di ricominciare
A sognare e ballare tra le nuvole
Dei nostri pensieri.
Ma nel risveglio trovo te
Che mi domandi!
Che cosa hai sognato questa notte?
Perché ti ho sentito parlare
E non ho capito
Le tue parole.
Tu sei il soffio di vento,
Sei il centro dell'universo,
Sei la luna,
E le stelle,
Che brillano nell'immensità.
Celeste
Sei il sale della terra,
Che dai sapore alla vita
Sei il buio della notte,
Sei l'alba del mattino
Che riscalda il mio cuore.
Sei l'origine dei miei sogni
Che si cullano
Nella gobba della luna
Una sera d' autunno
Scende serena la sera
E il sole calando
Dall'alto del cielo,
Presto si tufferà nelle lucide
Onde del mare.
Umida di rugiada
L'aria imporpora l'infinità,
Serena volta celeste,
Mentre dai campi
La luce che vien meno
E il suo tepore
Destano ovunque aliti
Di profumo.
Ecco che lo sciame
Amante dei fiori,
Già sazio di dolce timo
Rientra operoso ai bugni
Sapidi di miele.
Ma tutt'attorno,
Con quei rumori misti a
Sussurri che accompagnano
La fine elle fatiche
Quotidiane.
I dintorni evocano silenzi
Della notte,
Crepitano invece i dintorni
Tutti della fattoria
Che rimane tranquilla.
La massaia attizza il fuoco
E prepara la pentola per la polenta,
Mentre la luna fa la ronda
Dietro le nuvole rosa
E il cane spinge il gregge nel recinto
Dopo una lunga giornata
Nei campi a brucare
L'erba secca d'autunno-
Signore, questa è l'ora della preghiera
Insegnami
A vivere del tuo amore,
A scoprire il senso della vita
Ad ascoltare,
Anche nel profondo del silenzio
E della notte a combattere
Ogni cosa indegna
Ad avere il coraggio della verità
Ed è subito sera.
San Valentino
La festa degli innamorati,
Per noi il tempo
delle mele
E' terminato
da un pezzo
Ma quando
esiste l'amore
E' sempre
San Valentino.
Per festeggiare
Questa bella giornata
Siamo andati sulle piste
Innevate
Del Trentino,
Per festeggiare
La festa molto attesa
Di San Valentino
Per questo giorno
Così importante,
Per noi figli dell'amore,
Non potevo che fare
I nostri auguri
Più belli a tutti gli innamorati,
Ma soprattutto ad Adriana,
Che mi ha regalato
In 53 anni di vita insieme
Dei momenti fantastici
E continua a stupirmi
Con le sue attenzioni.
Per questi ultimi anni
Che ci restano di vivere
Insieme.
Febbraio nebbioso
Di notte e di giorno
La val Padana
Era diventata un limbo
Con nebbia fitta e gelata
Causando gravissimi incidenti
Stradali
Le corsie autostradali
Insanguinate sembravano
Quelle di un ospedale,
Con morti e feriti
Era una regione senza cielo
Senza sole e senza luce
Un paesaggio senza case
Tutto in torno era silenzio
Tutto era confuso
Invivibile
Si sentiva solo
Il silenzio della morte.
Sull'autostrada del Sole
Macchine incidentate
Macchine accatastate.
Gente che si lamentava.
In città si sentiva solo
Una musica lontana
Lo scroscio di una fontana
E il suono di una chitarra romana,
Ad un tratto scompare
Come pentita
La nebbia,
Umida e brumosa
In palpabile
Inconfondibile
Del mio paese lontano
Emergono i ricordi del sole
Il profumo delle viole
… "E negli alti colli
La nebbia sale"…
Qui in val Padana,
Se immergi le mani nel
Ventre di una donna,
Trovi il DNA della nebbia.
A volte ci fa compagnia
Un filo di nebbia
Che sembra una
Una coreografia
Che avvolge i paesi e la città
Granada.
Terra di sogni
E di chimere,
Di tori e di toreri,
Di ballerine di flamenco
Di rosso vestite
E la bellissima Siviglia
Sortilegio Andaluso.
La folla applaudiva
La tromba suonava
L'arena si radiava di agonia
Alle cinque della sera,
E la folla rompeva
Per entrare,
Il toro scalpitava
E mugghiava
E il torero danzava
Con la spada roteante
Davanti al toro sbuffante
Alle cinque della sera
L'Alhambra è una città
Senza pari,
Fantastica
Uno dei più celebri
Gioielli
Architettonici,
Un capolavoro dell'arte araba
Tramandataci
Nel tempo
Con archi . pilastri
Finemente cesellati,
Questa è terra di artisti,
Musicisti e cantanti,
Che ognuno di loro,
Ha lasciato un piccolo segno,
Come i Romani,
Gli Arabi, e i Fenici
Come pure il nostro grande
Claudio Villa
Con la sua celebre canzone
Dedicata a Granada.
Alla città museo,
Alhambra con i suoi capolavori
Che sfidano il tempo e
La storia.
Con i suoi giardini pensili
E le aiuole fiorite
Che profumano di primavera,
Nei tuoi giardini profumati
Fomentano
La letteratura di viaggio.
Ammirare,
Contemplare e ricreare
grazie alla fusione gotica,
Se poi cerchiamo il contatto
Con la natura
È d'obbligo raggiungere
La località della
Sierra Nevada,
Con il verde smeraldo delle
Sue stupende vallate.
Ed i paesaggi mozzafiato
E le montagne
Brulle e pietrose
Baciate dal sole primaverile
Che fa bene al cuore
Il Sasso Piatto
E' bello salire
Sulle propaggini
Del Sasso Piatto
Passo dopo passo,
Fino a raggiungere la
Vetta imbiancata
Di candida neve,
Dove regna la pace
E' il silenzio assoluto,
Ma che cos'è questo
Silenzio?
E' Un lembo di cielo
Che mi circonda-
E mi avvolge
Esso scende verso
L'uomo.
Viene dai grandi spazi
Interstellari,
Dalle marine senza risucchi
Dalla luna fredda.
Viene di là dei tempi.
Dalle epoche anteriore
Ai mondi,
Dai luoghi dove i mondi
Più non esistono.
Sono giunto fin qui
Guidato dalla forza
Dello spirito invisibile
Che governa
Il mondo come la vita
Oh si! La vita!
In un certo senso
La vita è come
Scalare questa montagna,
La montagna benedetta.
Sulla splendida cima
Mi attende una festa
Preparata per me,
Dalla mia Dea della montagna,
E che potrò vivere la fatica
Dell'ascesa.
Con gioia e speranza
Fino al profondo dell'anima,
In questo luogo,
Aspro e selvaggio
Regna una pace celestiale
Dove Dio
Riposa con noi.
Da dove si ammira un paesaggio
Metafisico e lunare
Dell'altopiano di Siusi
Illuminato da un raggio di sole
Un sorriso?
In questi giorni di feste
E di vacanze
Su strade linde
E spiagge assolate
Città storiche affollate,
In Musei e strade
Infreddolite,
Incontriamo gente
Distratta,
Che non sa sorridere
Alla vita.
Ma che cos'è
Il valore di un sorriso?
Mi sono chiesto!
Il valore di un sorriso:
E' meraviglioso donare
Un sorriso
E rendere felice il cuore,
Specialmente in un momento
Di dolore
Perché arricchisce chi lo riceve,
Senza impoverirne chi lo dona.
Un sorriso dura
Soltanto un istante
Ed è un istante di felicità,
Che non ha fine,
Ma il suo ricordo
Rimane eterno entro di noi
Nessuno è così ricco
Di poterne fare a meno,
Neanche così povero da non
Poterlo donare!
Spesso da un sorriso
Può nascere una simpatia
Che più tardi
Si tramuta in un amore.
Il sorriso crea gioia
All'interno della famiglia
E da sostegno per chi è triste,
E' sicuramente un ottimo
Antidoto!
Ma se poi incontri
Chi te lo offre,
Sii generoso
E porgergli il tuo
Nessuno ha bisogno
Di un sorriso
Come colui che non
Sa donarlo!
Eppure un sorriso
Non costa nulla
.Ma il sorriso è
La cosa più bella
Del mondo
A volte uno sguardo
Che ci incanta,
Altre volte una spina,
Tante volte una ferita
Da rimarginare,
Un sorriso da donare.
E' bello osservare
Un sorriso sulle labbra
Di una bella donna.
Il flamenco
Luci diffuse
Nella sala rosata
Dell'Hotel
Poi una luce in penombra
Fa risaltare i colori
E la bellezza di Rosita
La caliente e suadente ballerina
Di flamenco
Un amore infuocato che brucia dentro
Quel vortice che ti trascina
Dentro l'anima
E la strapazza
Sì, è così il flamenco!
E' una formazione
Culturale in bilico
Fra due paesi,
La Spagna e la Francia,
"Il flamenco è un ballo:
Un ballo caratteristico
E molto intrigante
Da scoprire piano piano -
Spiega l'artista ...
E' qualcosa che va
Oltre la lezione
Perché è canto,
Musica e danza insieme.
Un'evoluzione musicale
E nello stesso tempo poetica
Dell'universo di Jacques Prévert
Nella frenetica danza,
Si sprigiona
La bellezza,
La grazia e la maestria
Delle belle ballerine
Dell'Andalusia
Nel loro sangue c'è il fuoco
Della loro terra,
Che esprime grandi
Sensazioni
E' una musica etnica
Popolare e tradizionale
Della musica mediterranea
E' una poesia
Tratta da proverbi zingareschi
Che ti coinvolge
E ti fa vivere
In un mondo diverso
E' una musica fantastica
E passionale
Che esprime sentimenti
Del Mediterraneo
E una musica che ha
Cantato in tutto il mondo la
Libertà
Negata e ritrovata
E' una musica che ipnotizza
E coinvolge.
La donna della mia vita
In ogni momento
Della mia vita,
Sia triste che gioioso,
Penso sempre ad una
Persona stupenda
Che da sempre
Mi sta accanto
E solo per questo
Mi fa sentire bene.
E'una persona unica
E soprattutto
Speciale
Con la quale trascorrerò
Tutti i momenti sereni
Della mia vita!
Una persona
Che mi riempie il cuore
Di mille emozioni
E di mille attenzioni
E che con la sua allegria
Sa farmi gioire,
Questo vuol dire amore
Che poi altro non é,
Che un lembo di luce
Che viene di là dai templi,
E che scende nel profondo
Dell'anima:
Nel profondo del cuore
Ti voglio bene!
Il Camino acceso
Sono seduto
Davanti al caminetto acceso
Dell'Hotel
In una linda cittadina
Della Costa Del Sol
Dell'Andalusia,
Dove ci vengono serviti
Ricchi e succulenti
Pranzi.
Il mio ricordo
Corre
Nel tempo
Della mia fanciullezza
Quando nelle lunghe sere
Fredde d'inverno
La famiglia era riunita
Attorno al grande focolare
Con il ceppo d'ulivo acceso
E la zia Cristina
Con grande maestria
Ci raccontava le favole di Natale
Mentre sulla brace si
Arrostiva un pezzetto di lardo salato
Non era uno stufato,
Ma un semplice pezzo di lardo
Avuto con la carta annonaria
Il profumo delle castagne arrosto
Che scoppiettavano
Nella padella bucata
E le zeppole Calabresi
Di Teresa mia madre
Costituivano la cena e il pranzo
Della giornata di festa
Il profumo dei limoni
E degli agrumi
Si diffondevano
Nell'aria satura di fumo
E creavano l'atmosfera
Della vigilia di Natale,
Eravamo in piena carestia bellica
Mentre nelle vie del paese
Transitavano i carri armati
Dei tedeschi in ritirata.
Ma quella non era una bella giornata
Fuori faceva molto freddo
E fischiava la bufera
Che scendeva
Dall'Aspromonte
Mio padre aveva vicino
La fiasca di vino
E a noi ragazzi
Ci davano
Un pugno di fichisecchi
Che la zia conservava
Nel suo piccolo magazzino
Però attorno a focolare
C'era il caldo del fuoco
Il sorriso nel cuore
E dell'amore famigliare.
Don Chisciotte de la Mancia
In un borgo della Mancia
Viveva un famoso cavaliere
Con lo scudo e con la lancia.
Che si chiamava Don Chisciotte
De La Mancia,
Era un po' come il toro nell'arena,
Che non si arrendeva mai
E per questo veniva punito e castigato
E cavalcava un vecchio ronzino
Ed era accompagnato
Dallo scudiere Sancio Panza
Nelle terre aride e bruciate dal
Sole dell'Andalusia
Si trova il borgo de La Mancia
Del flamenco e della corrida
Eravamo alla ricerca del cavaliere errante.
Che combatteva con la sua lancia
I mulini a vento
Scambiati per mostri.
Era alla ricerca della sua Dulcinea
Il suo motto era:
Vai e non fermarti mai,
Perché la vita è soltanto un sogno
Che non si spegnerà mai.
Vai per queste montagne e bianchi villaggi.
Alla ricerca della tua fede
In sella al tuo ronzinante
E fantastico destriero
In questo mio viaggio ti ho cercato
Seguendo le tue orme,
O vagabondo!
Guidaci alla scoperta della fantasia,
In questo nostro tour
Abbiamo visto villaggi e città
Pitturate di bianco e baciati dal sole
Nella vita mi sono comportato sempre
Come il cavaliere errante
Le mie battaglie della vita
Li ho affrontate senza la spada
E non ho risparmiato neppure
I mulini a vento
E i mostri sacri del dolore
Che continuo a combattere
La Spagna di Don Chisciotte.
La Spagna del suo tempo
Non è quella della cavalleria
E nemmeno quella picaresca
E anche le avventure sono scarsissime
E rimasta la sua visionaria ostinazione
Che lo spinge a leggere la
Realtà di altri occhi
Scambiandoli per giganti delle braccia
Rotanti che li combatterà
Fino alla morte.
Preghiera
Oh vergine Maria,
Della Pena,
Siamo venuti da molto lontano.
Sulla possente ala
Del bianco gabbiano
E siamo sbarcati
Nell'antica terra
Dell'Andalusia
Terra di Canzoni,
Del flamenco,
Della musica
E della Poesia,
Per piegare il ginocchio
In questo Eremo,
Scavato nella roccia
Migliaia di anni fa,
Dove si venera la Vergine
E Padrona di Mjias
A Te rivolgiamo riverente
Una speciale preghiera,
E attendiamo un segno
Della tua benevolenza,
E della tua grazia.
La Plaza de toro
di Roda
Tra luci e ombre
Tra specchi vuoti
E'tripudio di colori
Labirinti bui
Muto fra la folla
Acclamante
Il ricordo dell'esuberante toro
La sabbia arrossata di sangue
Il cavallo che trascina fuori
Dall'arena il toro senza vita
Massa di muscoli morti
Una tromba che suona
La folla nell'arena che applaude
Manuelito e i bandarilleros
Mentre il sole incomincia a tramontare
Alle cinque della sera
Si percepisce un odore di morte
Nella grande Arena di Ronda
Gli aspetta fuori fanno festa
Come i tifosi di calcio
Lungo le vie del borgo antico
Di Ronda
Ed è subita sera.
La stella cometa
La stella cometa
Che apparve a Natale
Ci venne ad indicare ...
La nascita del bambino
E l'adorazione dei Magi
Si prova sempre una grande emozione
Ogni volta che nasce un bambino
Anche se questo si chiama
Gesù Bambino.
E che come tale viene da noi adorato
In un cielo azzurro
In un cielo stellato,
E le montagne ricamate
Di bianca neve
Fra tante stelle vere
Abbiamo visto la sua stella Cometa
Nel cielo colorato dell'Oriente
Che aveva lasciato una lunga scia
Come una pennellata
Di intenso colore.
Noi siamo venuti ad adorare. .
Quella stella luminosa
Che sta ad indicare
L'ascesa di Gesù in
In questa povera terra
Dove non c'è pace
Fra gli ulivi
Della Palestina
Che c'è sempre la guerra
Una continua guerra fratricida.
Che si combatte
Dalla notte dei tempi.
Io sono la stella che brilla di notte,
Per indicare la nascita
Di Gesù da Maria a Betlemme
Che segna l'inizio della nostra era ...
Cristiana!
Nel bambino di Betlemme
Sta questa nostra Salvezza
Che viene dall'Oriente:
"Come la folgore
Viene da Betlemme e brilla
Su tutto il mondo
Dove ci sono bambini
Neri , Bianchi Gialli
Ricchi e poveri
Notte stellata
Dopo una abbondante
nevicata
Una stella illuminava
La grande vallata
Dove scorre il fiume
Che va ad incontrare il mare
Della vita
Ma questa notte stellata
A cavalcioni
Sulla gobba della luna
Si cullava la mia Fata.
Lentamente muore
Chi non ama con il cuore
Non può neppure regalare
Una rosa o un fiore.
Ho preso un raggio di luna
Calante
E l'ho inviato a te
Chi non viaggia nella notte,
Stellata non può leggere,
Il mistero delle stelle
Scrivere, ad esempio:
La notte è stellata
"Accoglie nel cavo della mia
Infreddolita mano
Questa pallida lacrima ...
O Musa - ohimè! -
A chi può giovare loro il ritmo
Della mia voce?
Ho preso un raggio della
Pallida luna
E l'ho inviato a te
Che ramingo ti vado cercando
Sei nella mia vita
Per restarci
Per ammirare insieme
Le bellezze del creato
Tu sei come un'alba tropicale
Che non tramonta mai
Ecco perché ti amo
La bellezza della montagna
Per un momento provate
A chiudere gli occhi
E immaginate.
Di trovarvi in un prato
Verde di alta montagna.
Il profumo intenso
Dei fiori di campo
Che vi riempie le narici,
Sopra di voi, un cielo
Immacolato
Con qualche pennellata
Di nuvola rosa qui là
I vostri piedi in un laghetto
Con acqua cristallina
Da una brezza
Di alta montagna
Con l'amico rumore
Che vince il silenzio
Della montagna
E il fruscio degli alberi
Mossi dal vento
Della sera
No, non vi trovate in paradiso
Ma molto vicino.
Si! È proprio vero.
La montagna bisogna saperla amare
Come una bellissima donna
Dai lunghi capelli biondi e
Gli occhi azzurri
Come il cielo in alta quota
Ti accorgi subito che tutto
Attorno a noi,
E' fantastico
Come il paesaggio con le alte vette
Innevate che bucano il cielo,
Che davanti a noi si stagliano
In un cielo azzurro con grandi nuvole
Da dove si possono ammirare
Stupende montagne.
Dalle cime immacolati
Ma chi, normalmente
Non sarebbe in grado di avvertire
Tutto questo spettacolo?
Le luminarie di Natale
Non ha mai nevicato tanto
Come quest'anno
Anche il passero solitario
E' infreddolito sul
Davanzale
E' un anno eccezionale
Montagne, colline
E città sono bianche
Di candita neve,
Per la gioia dei grandi
E dei piccini
Da Bolzano,
Vienna e Milano
Via Monte Napoleone
A Piazza Duomo,
E' tutto un folgorio di luci
E Colori.
Le città sono vestite di festa,
Con le bancarelle gli Obei, Obei
Con mille luminarie colorate
Oltre alle città affollate
E le vie gelate
Vi sono i coloratissimi mercatini
Di Natale.
Con migliaia di statuine
Colorate
Ma non tutte le luccicanti vetrine
Sono lì per fare festa.
Molte di loro pagliette luccicanti
Attirano molti occhi speranzosi,
Verso le vetrine ricche di doni.
C'è chi spera sempre,
Ma la speranza è l'ultima
A morire,
Nessuno pensa a lui
In questo mondo sprecone e
Consumistico
Chi invece con sprezzo
Spenderà cospicue somme
Per arricchire una collezione
Di cose inutili
In questi momenti di crisi
Ma Natale è
Natale
Ovunque regna una
Calda atmosfera
Natale è la festa di tutti
La festa della speranza
La festa della pace e dell'amore….
E' la festa
Del Salvatore.
L'Albero di Natale
E l'arrivo dello zampognaro
Questa mattina per la strada
Ho sentito un suono particolare
Non era il vigile fischiettare
E neppure il clacson
Delle autovetture per le strade circolare,
Ma era il vecchi zampognaro
Con il mantello nero
E le galosce e il cappello di feltro
Che era ritornato
Per la novena del Santo Natale,
Ricordo che ogni hanno
Nel piccolo borgo
Per la novena di Natale
Arrivava puntuale
Lo zampognaro
Con la caramella e si fermavano
Davanti in ogni casa
Per riceve l'obolo della
Novena di Natale.
Sono molti anni che non si vede
Più questa simbolica figura
Da Presepe.
Oggi in ogni casa
C'è l'albero di Natale
Un' albero tutto illuminato
Di stelle dorate e di luci
Fantastici d'oro e d'argento
Dalla finestra guardavo
La gente infreddolita passare
E il passero che sulla neve
Del giardino zampettare,
Alla ricerca del cibo della vita
Ecco la città vestita
In grande festa
Con mille luminarie colorate
Che aspettano l'arrivo
Del Bambinello
Nella fredda grotta
Calda è l'atmosfera Natalizia
Al suono della caramella
E la figura antica
Dello zampognaro
Con calzature di pelle di bue
originarie della Ciociaria
Vi auguro che questo Natale
Sia il più magico
Che ci sia
Ma vorrei che i questa
Giornata di festa universale
"Nessun bambino al mondo
pianga il giorno di Natale
Che abbia lo stesso sorriso,
Il bianco, il moro e
Il giallo"
Buon Natale a tutti i poeti e scrittori
Della "Pagina Azzurra di Poetare
Unitamente al nostro prof Lorenzo
Un sogno di mezza estate
La notte scende silenziosa
Mentre la luna fa capolino
Dietro le nuvole colorate
Di mezza estate.
Il mio pensiero vola veloce
Fra le tenebre della notte
E s'immerge in un sogno
Fantastico.
È notte fonda nel silenzio
Della mia mente
Nei miei pensieri vola una fenice
Con la sua dorata chioma
E fra le nuvole leggiadre si muove,
Nei miei pensieri si disegnano fantasie
E cerco di mandarle via,
Ma la negatività che dentro incombe,
Nella notte ho bisogno del silenzio
Nella mia anima errante
Ho bisogno di sentire nel vento
Fresco della notte
La pace interiore,
Cerco la solitudine nelle tenebre
E dell'anima perché in essa trovo
La pace dei miei pensieri
Nella notte rivedo le orme dei miei passi
Sulla sabbia bagnata dell'onda del mare
E rivedo te
Che corre verso di me
Con la tua folta chioma al vento
I miei desideri sono come la pioggia
In un luogo solitario.
Fra le nuvole della notte
Vedo danzare la dea velata
Della bellezza infinita e misteriosa
Con la sinuosa rotondità dei seni
In un'esile vita
Con due gambe snelle e perfette.
Fra quelle nuvole che velocemente
Scompaiono nell'immensità
Del cielo stellato.
Mi sveglio da questo
Sogno onirico e trovo
Nel mio cuore un grande vuoto!
Incolmabile senza di te
La prima neve
dell'anno
L'inverno è arrivato silenzioso
E quasi alla chetichella
E in punta di piede
Per essere esatti direi all' improvviso,
Ci siamo svegliati e il giardino
Le strade e i tetti delle case era imbiancate.
Sulle montagne e le colline circostanti,
E' nevicato abbondantemente,
Creando un paesaggio astratto
E metafisico:
Un paesaggio lunare.
E' un gran barbone bianco
Ed ha il manto d'ermellino
Ed ha l'aspetto stanco
Di chi è sempre in cammino.
Un passo dopo l'altro
Tra una piccola bufera di neve
Ed un raggio di sole.
Siamo giunti al rifugio del cacciatore
Al centro c'era il camino acceso
E la polenta nel paiolo
Il sentiero che porta alla nuda siepe
Il fior del biancospino
E i Re Magi e il piccolo presepe
Ad ogni bravo bambino.
Porta la tramontana
Che gela ogni mattina
L'acqua corrente della fontana…
E il fuso della nonna Cristina
Nelle lunghe serate stellate
E dolce udir narrare
Storie di streghe vicino al focolare.
E nelle notti nere
Quando tra le gole e i rupi
Fischiano le bufere
Ed ulano i lupi
Contro le baite chiuse
Dell'altopiano delle Fuciade
Ti culla il cuore piano
Il suono di cornamuse
Che si perde lontano
Così passano i mesi
E il Mago Inverno invecchia
Fra i lieti ceppi accesi
E cristalline aurore
E intanto nell'ovile
Le addormentate gallinelle
Aspettano l'aprile
Sognando i prati verdi
E i caldi raggi di sole.
Mentre la valle del Passo di S. Pellegrino
Affonda
Nella penombra della sera.
Boccadasse
Dal piazzale
Del forte San Giuliano
Spesso mi fermavo a guardare
L'orizzonte colorato
E l'azzurro mare,
Ma poco lontano dal forte
Sorge il borgo marinaro
Di Boccadasse,
Con le sue case color pastello
E le barche ancorate.
Oggi è un quartiere come un altro
Inglobato fra ville e antichi palazzi
In mezzo della città di Genova,
Ma è rimasto come un'isola
Mantenendo le sue caratteristiche
Dell'antico Borgo marinaro
Come era tanti anni fa.
L'origine del nome è incerto
Boccadasse:
Che deriva da ( bocca d'asino
("böcca d'äse" in genovese).
Vi è rimasto intatto il Borgo.
I vecchi lupi di mare,
Con la pipa in bocca,
Che stanno l'orizzonte a guardare
Le barche e la spiaggetta.
Il tempo sembra essersi fermato
Non ci sono stabilimenti balneari
La vista però è eccezionale
Che si spinge
Nelle giornate limpide
Fin oltre la silhouette del promontorio
Di Portofino.
Il vento di mare
Oggi è una giornata
Grigia. fredda e senza sole
E come due innamorati
Senza amore
E'una giornata noiosa
Piovosa e sciroccale,
Soffia un forte vento
E gonfia pauroso il mare.
Le onde sono alte
E spinte dal vento maestrale
Che spazza via ogni cosa
Le imbarcazioni sono
Nel piccolo porticciolo ancorate
E i vecchi marinai
Stanno sulla riva a guardare,
Anche le ville sul litorale
Sono raggiunte dalle alte onde
Che s'infrangono sullo costone
Dove i bianchi gabbiani
Stanno a guardare:
E' bello sognare sul mare
E vedere come l'onda che si colora
E subito dopo scompare
Prima che la si possa sognare,
Vedere e comprendere
Scendere sul litorale e camminare
Sulla sabbia bagnata
Che cosa romantica:
Il Faro, il tramonto,
Le barche dei pescatori colorate,
Per prendere il mare mosso
E farne tempesta e rabbia di stelle
Qui sulla magnifica
E pittoresca baia di Portofino
Dove anche le sfortunate principesse
Sognavano un mondo diverso
Illuminato da quello spicchio di luna.
Con la gobba che si dondola nel cielo ......
Il contrasto con località come Portofino
E San Remo,
E la baia dei Poeti e ...
Il Monte Bianco
Il Monte bianco non è solo,
Con la sua cima glaciale
Di 4,810 m
Ma è la superba e solitaria montagna
Che domina lo scenario
Montano europeo.
E' un ambiente di sconfinata bellezza
Dove il cielo e la terra s'incontrano
Di lassù si ammira un paesaggio infinito
Che si fonde all'orizzonte.
Il Monte Rosa è ai suoi piedi
Con i suoi magnifici colori del tramonto.
L'uomo sale sul monte
Ha cercare la verità,
A meditare,
E contemplare
La sua meravigliosa
E stupenda bellezza.
E' un luogo dove senti soltanto
Il tuo affannoso respiro
E la palpitazione del tuo cuore
E il vento fischiare.
Lassù ti sembra di essere
Sospeso tra il cielo e la terra
E dove regna una grande pace
E il silenzio assoluto.
E ti domandi:
Da dove viene questo silenzio?
Una voce dall'etere ti risponderà che viene.
Di là dei tempi,
Dall'epoca anteriore ai mondi.
E' un lembo di cielo azzurro
Che scende verso l'uomo.
Viene dai grandi spazi interstellari,
Dove i mondi non esistono.
Quando raggiungi la sua altissima vetta
Senti aumentare il palpito del cuore
Soprattutto per l'emozione
E ti sembra di sognare.
Ma la sua visione é paradisiaca
Che viene dai luoghi primordiali
Con i suoi immensi ghiacciai
Che scendono nei suoi costoni e avvallamenti.
Siamo partiti dalla Val Veny
Con la teleferica
Abbiamo fatto una sosta intermedia
Per ossigenarci
Sotto di noi due ghiacciai,
Quello della Bremva,
Al suo imbocco,
E quello del Miage.
Il massiccio del Monte Bianco
E' lassù solitario
Che domina le alte cime
E' incastonato come una pietra
Preziosa
E' costituito da rocce magmatiche
Intrusive.
Dai verdi prati e pascoli
E' attraversato da modesti ruscelli
Che scendono dal ghiacciaio verso le
Le grandi valli.
E'definito un luogo "di contemplazione"
E di preghiera
Senza dubbio, si è vicino a Dio
Che ci osserva dal suo trono celeste.
Solo un mistico
Sale sul monte a cercare
La verità,
A meditare e contemplare.
Questi luoghi ci fanno emozionare
E nello stesso tempo anche turbare
Sì, è vero produce emozioni e anche
Un certo turbamento
La grande bellezza del paesaggio è tale
Da concedere a chi si avvicina
La magia delle sue forme
E dei suoi colori. ...
Sì, non è solo la cima più elevata delle Alpi.
(e dell'intera Europa continentale),
Ma è ... Ognuna delle sue quattro "facce"
Sono montagne a se stanti,
Per via della presenza delle vie normali
Dopo una sosta di ossigenazione
Sul quel piccolo balcone
Attaccato alla rupe
Della grande montagna
C'è un piccolo posto di ristoro
Che per la sua posizione
E' un vero tesoro.
Abbiamo superato l'ultimo tratto
Con l'ascensore.
Che per 100 metri emerge
Dalla montagna incantata
Lassù splendeva il sole
Sulle nevi eterne
Con il suo biancore accecante.
Abbiamo ammirato un paesaggio bellissimo
Un paesaggio lunare e metafisico
Che difficilmente possiamo
Dimenticare
E Tu Vergine Maria
Apri l'orizzonte dei giovani
Che un giorno salgono
Su questo gigante di pietra
Che è il tetto d'Europa.
Dove Dio è più vicino a noi.
Reggio e Messina
L'Italia disastrata,
L'Italia alluvionata,
Dalla Lombardia al Veneto
Case allegate
Case abbandonate
Laggiù dove l'Italia
Ha la forma della punta
Dello stivale
Ancor tende una mano.
Della Sicilia bella il richiamo.
E' terra di profumati e giardini
Martoriata dal nubifragio
Che ha sventrato
Villaggi e paesi
Come Giampileri, Scaletta
E Zanchea
Causando 24 morti e 39 dispersi.
Paesi e campagne
Di fango e pietre cosparsi
Fino all'azzurro mare
Fra il fiume di fango e le pietre
Sono scomparse
Tanti esseri umani,
Ma di quelle povere case
E' rimasto soltanto il ricordo
Dei superstiti
Le lacrime scendono copiose
E' le labbra han mordaci,
Ma i giardini ritorneranno a fiorire
Come del resto la vita.
Nel cuore della gente disperata.
C'é ancora il ricordo lontano e indelebile.
Del disastroso terremoto
Che distrusse le città
Che si affacciano sullo Stretto
Di Reggio e di Messina.
Con migliaia di morti e feriti
Questa è una terra antica:
Una terra di miti e leggende
Come le pericolose sirene di Scilla e Cariddi
Che cercavano di incantare Ulisse
Persino l'Etna è il nome
Di una dea della mitologia greca.
Ma quella terra é come quei profumi
Che sembra debbono subito svanire,
Eppure resistono al tempo
E penetrano di sé ogni cosa.
Il lento treno
Milano Mantova
Quando il treno si ferma a Marcaria
Una pace improvvisa l'aere inonda,
Vicino alle rotaie la brezza muore
Sfiorando l'erbe come fa coll'onda,
Le nube cui formò l'estivo ardore
Di Campitello il gran gioco circonda:
Mentre il fiume scorre lento verso il mare
E le rane continuano a gracchiare
Fischiano ugelli e cantano ragazze
Che domenica sera saran pazze.
Come il Capostazione di Marcaria,
Il berretto geranio, il corno in mano,
Mira superbo, con la faccia lieta,
Fuggire il treno vero l'aperto piano,
E poi riprende la sua vita quieta
Il passo strascicato, sguardo vano.
Gli occhi
di una mamma
Gli occhi tristi
Di una mamma
Che aspetta ogni notte
L'arrivo di suo figlio
Dalla discoteca
Le lacrime
Scendono copiose
In un pianto silenzioso
Che fanno male al cuore.
Ogni giorno che passa
Ti guarda, ti osserva
Molto attentamente,
Ma non riesce a riconoscerti
Assolutamente più
Sei sempre prepotente,
Sempre più arrogante,
Spesso indisponente
Spacchi tutto alla ricerca di soldi
Che non ti bastano mai
Il tuo abbraccio affettuoso
Non esiste più
Il tuo sorriso sincero
E' solo una chimera
La malattia?
Quale malattia?
No, Piuttosto vuoi dire la droga
Sì, Ti ha proprio rovinato,
Ti ha proprio maciullato
Sei una nullità.
Ma dove sei?
Chi sei?
Tu non sei più lo stesso,
Tu non esisti più.
Tu sei….
Sei un fiore di campo,
Una fragola,
Un cielo sereno,
Una musica arcana e misteriosa
Un uragano d'estate,
Una nebbia in cui mi rifugio,
Una calma piatta del mare,
Come il colore profondo
Dei tuoi occhi,
Sei una carezza
Del vento della sera,
Con la sua leggera ebbrezza
Come il rimbombo del tuono d'estate,
Sei nella mia vita
Per restarci,
Per ammirare insieme
Le bellezze della vita
Che ci circondano
E per tutto il tempo
Che ancora ci resta,
Sei come un'alba tropicale
Che non tramonta mai,
E per questo ti amo
Il bivacco sulle Tre
Cime di Lavaredo
Una traversata in mezzo alla roccia
E ai monti ameni e solitari
Inizia la scalata su quell'alta cima
Di Lavaredo con i lunghi ghiaioni
Che scendono fino a valle
Era stata molto faticosa,
Ma la visione panoramica
Era stata meravigliosa!
La cima era fissata alla roccia
Liscia e a piombo
Sotto di noi il baratro
Con il profondo canalone
Che finiva dentro il grande burrone,
Uno dietro l'altro si continuava a salire
Per raggiungere la meta
Il silenzio era profondo:
Un silenzio ideale
Interrotto del mormorio del vento.
Da lontano giungeva un suono
Soave, un suono argentino,
Era il suono di una campana,
Era l'Ave Maria.
L'ascesa della cima
Non era terminata,
Quando una leggera nevicata
Ci ha colti a metà strada.
Siamo rimasti bloccati tutta la notte
Avvolti nel sacco a pelo
Eravamo appesi come due pipistrelli
Infreddoliti
Era giunta l'alba di quel mattino d'estate.
I primi uccelli si erano svegliati
Il primo stormire del vento,
L'erba ed i fiori che nascono negli anfratti.
Erano ancora bagnati.
Dalla neve e la rugiata
Era l'alba e la luna nel cielo si dondolava.
Come una barchetta nel mare celeste
Non aveva più luce dal sole.
Fissavo la luce colorata all'orizzonte
Non mi rendevo conto di essere salito fin lassù.
E pensavo.
Mi smarrì nel respiro
Dell'alba e sognai
Una notte di luna che
Imbiancava una strada bianca
Che portava lontano,
Al di là dei confini
Del mondo.
Mi è venuta spontanea
Recitare una preghiera.:
Accogli, o Vergine Santa, affetti e
Trepidazioni
E suppliche che da sempre a Te
Rivolgiamo
Sostieni i nostri passi su questa aspra montagna.
E sulla via della fede
Serena e coraggiosa
C'era una volta
C'era una volta nel cuore delle Dolomiti
Che s'innalzano nel cielo del Trentino
Una baita strana e piccina
Dove viveva una bionda ragazzina
Che si chiamava Cristina
Lì nei pressi brucavano i camosci
E fiorivano le siepi in primavera;
E le stelle si accendevano ogni sera
Passava il tempo sopra gioie e affanni.
E la bambina aveva sedici anni.
E mentre l'acqua chiara dei ruscelli
Riempiva la riva garrula del monte
Ella aspettava il principe bel cuore
Che le avrebbe svelato il primo amore
Sono passate molte primavere.
Il vento spinge ancora le bufere
Sulle pendici logore del monte
Dove i camosci lasciano le impronte.
Sul sentiero panoramico
Che passavamo spesso noi escursionisti
Che raggiungevamo le alte vette
E nella baita piccina facevamo una sosta
Che era come il giocattolo di una bambina
C'è ancora una vecchia raggrinzita
Che raccoglie sul fuso la sua vita.
In lunghi filamenti interminabili
Come le sue speranze inesauribili
Non aspetta che venga, ma che torni
Il grande amore dei suoi verdi anni
Il tempo passa sopra gioie e affanni
E la vecchina ha più di novant'anni
La rondinella torna d'oltremare
Verso la gronda che non può aspettare:
Ma le stelle che ascoltan trepidanti
Le inutili promesse da marinaio
Sono bugiarde come chi le ha mentito
Giurando sulla fede che ha tradito.
Ma la nonna Cristina ha perdonato e piange
Sui giorni di passione che rimpiange;
E sospirando triste in fondo al cuore
Chiede: " Perché ha ucciso il nostro amore?
Questa poesia è tratta dal racconto di nonna Cristina.
Che abitava in quella piccola baita
Alle falde della montagna dolomitica,
Alla quale la dedichiamo.
L'autunno è tempo di emigrare
Una passeggiata lungo il fiume
Che nessuno riesce a fermare
La sua corsa verso il mare.
Sui fili dell'alta tensione
Una lunga fila di uccelli emigratori allineati
Come un reggimento di soldati
Sono pronti ad emigrare
In terre lontane.
Anche alcuni stormi di grigi aironi
Come una formazione
Di aeroplani illuminati dal sole
Che sorvolano il cielo.
Loro lo sanno che l'estate è finita
E si apprestano a partire
In terre tropicali
Dove possono nidificare
E la prole allevare.
Guardo estasiato
Il cielo e il creato.
Ammirare questo paesaggio
Bellissimo e colorato
Anche il prato è coperto
Di foglie morte
Noi oggi camminiamo su di un
Tappeto di foglie ingiallite
Dove è sepolta la storia
Di un nobile casato.
Di dame e cavalieri
I boschetti della golena che
Costeggiano il grande fiume
Placido e tranquillo
In questa stagione autunnale
Sono bellissime e colorate
Hanno i colori caldi e la magia
di questa stagione
Sono come la tavolozza del pittore
E sembrano un vero quadro
Degli impressionisti francesi
O dei macchiaioli toscani
E' meraviglioso ammirare il monte Amiata
Che si veste dai colori dell'autunno
E festeggia con il vino novello
Dappertutto sei annebbiato dal profumo
Del mosto che fermenta
Nei palmenti e nelle cantine
Intanto il fiume scorre placido
E ascolta richiamo degli uccelli
Che sono pronti a partire
Per affrontare un lungo e faticoso viaggio
Il viaggio della loro vita
Per la continuazione della prole
In questa giornata di sole
Che illumina questo paesaggio
Bellissimo e colorato
Non c'è 'acqua azzurra e pura
Di poetica linfa
Il profumo è prigioniero tra le foglie
Tremule rivolte verso il tramonto
Che cala silenzioso tra i boschi.
Il cielo cambia anch'esso colore.
Quasi per preparare
Una stupenda cornice all'alpe
Che sta cogliendo l'ultimo
Bacio del sole
Una dolce tristezza ti prende
Con il tramonto del sole
E con i petali che s'infrangono
Nei contorti gorghi
Dell' antico e misterioso
Fiume
Rose
Una rosa per te!
Povere rose del giardino
Che al mite raggio
Del sole ottobrino
Lievi sfiorite,
Come il ricordo di cose
Lontane nel tempo
Stessa han la sorte
L'amore, la vita e la morte
E le cose umane?
Come nelle tenebre che più
Si ispira alla luce
Anche l'amore
Come il dolore?
Oh fragili rose pallide
E' ingiallite del piccolo giardino
Che Adriana vi cura con amore,
Siete pronte a lasciare
Lo stelo e volare via
Come una farfalla spensierata.
La primavera è già passata
Sopra la lieve giornata breve
Che Dio v'ha data
E tu mio cuore?
Non può tornare
Chi non sa amare,
Domani sera
Tornerà a galla
Stecchita e gialla
La tua speranza:
Ogni chimera
E' passeggera
Presto verrà l'inverno
E sarà lungo,
Freddo ed eterno.
Anche il rosaio sotto la neve
Aspetterà la nuova primavera
Per regalarci nuovamente i suoi
Petali e boccioli profumati
Come il profumo della vita.
Dedico questa poesia ad Adriana mia moglie.
Per il suo compleanno.
Auguri Adriana.
In terre lontane
dell'Afghanistan
Sul polveroso stradone
Passa al trotto uno squadrone
Sono i nostri Carabinieri,
Mentre il cielo azzurro di Roma
E' sorvolato ripetutamente
Dalla Pattuglia Acrobatica
Della nostra valorosa
Arma Azzurra
Che tutto il mondo ci invidia.
Dietro di loro passano vecchi soldati
Alle battaglie abituate
Di un'altra guerra
Sono i valorosi Alpini
Con la penna nera
I vincitori di Caporetto
Passano anche giovani ardenti
Dai visi di adolescenti.
Che vengono da ogni parte d'Italia
Fra essi vediamo giovane e belle ragazze
Che si vogliono arruolare,
Con il cuore gioioso d'italiano
Vanno cantano l'inno nazionale
E vanno anche a morire
In nome dell'Italia
Sul polveroso stradone
Alla fine del funerale
Del Valoroso Tenente
Della Folgore
E' rimasto nel cielo una nuvola
Bianca delle frecce Tricolore
Per ricordare il dolore
Del lutto e della pietà
Che urge il pensiero profondo,
Come nelle tenebre
Che più si ispira alla luce,
Oggi le polemiche son fuor di posto,
Non fosse altro perché
La guerra stessa è polemica.
Ma quando l'ultima bomba
Fra le dune del deserto di Kabul
Scoppierà nessun italiano
Più ci sarà
All'Aeroporto di Ciampino
Saranno tutti accolti
Con tutti gli onori militari
E avranno l'abbraccio della folla
Unitamente al Presidente:
Della Repubblica Giorgio Napolitano.
Oggi i nostri figli migliori sono là,
Per portare pace
E' stabilità,
Dove i bambini muoiono di fame
Di stenti e di malattie
In quei villaggi sperduti
Fatti di fango e di sabbia
Che altro non sono
Che delle tane:
Sono i rifugi dei talebani.
Quelle terre arse dal sole
Dove fioriscono i papaveri
Che non sono soltanto.
Degli splendidi fiori,
Ma hanno il profumo della sorella morte
Vogliamo dedicare questa che vuol essere una poesia.
Al Tenente della Folgore, ai nostri bravi Carabinieri,
Agli Alpini e al personale Sanitario
Firenze sogna sotto
le stelle !
Da Ponte Vecchio
A Piazza dei Signori;
La luna si diverte
A fare la ronda
E il Battistero e il Davide"
Circonda
Di evanescente luce
Misteriosa
L'Arno racconta
E'raccoglie
Il nettare d'argento
Che perdono le stelle
Dietro il vento.
E' una notte tiepida d'ottobre
Con un cielo stellato
Un paesaggio colorato
Di foglie morte
Una chitarra romana
Fa la serenata
All'ombra Della fontana
Del Bargello.
Racconta storie d'epoca lontana
Al campanile di una
Torre antica
E mentre l'opra
Di ogni artista tace.
L'ombra di Dante vaga
Alla ricerca di Beatrice
Sospirosa e pia
Da S. Maria Novella a Piazza dei signori
A cercar pace .
Mentre l'Arno d'Argento
Con le sue acque limacciose
Che sembra addormentato,
Scivola lentamente verso
L'azzurro mare
Il mare della vita.
Sulle Ponte Vecchio a giorno illuminato
Due madonne Fiorentine
Aspettano il loro amore desolato,
Ammirano l'Arno dei loro sogni
Osservano la luna
Che si dondola nel cielo stellato
Volgendo al cielo lo sguardo
Stanco e desolato
Incontro i tuoi occhi
In un oceano di tenerezza
Nel fruscio del vento della notte
Che trasparente sfiora i miei pensieri
L'aria è satura del tuo profumo
Mentre in questa notte serena
Ottobrina profumata
Anche Firenze sogna!
Mentre l'ultima farfalla
Che era posata
Sopra un rosaio di Villa Boboli
E' volata via,
Come hai fatto tu!
Questa notte stellata,
Un suggestivo scenario di ricordi
E di pensieri, che solo loro
Riescono ad emozionarmi
Come la bellezza di Madonna fiorentina,
Mentre il grande fiume
Segue il suo corso verso il mare
Della vita.
Il nuovo giorno
sulla Costiera Amalfitana
E' un momento catartico
Il sorgere del sole,
Quando tutto il pianeta si desta
Per iniziare il nuovo giorno.
Contemplare è come osservare
Il primo mattino del mondo,
E' un'esperienza unica
Indimenticabile,
Mentre la sera si può assaporare
L'emozione del tramonto
Da una posizione elevata,
Nel momento in cui la terra
S'appresta al riposo.
Anche la contemplazione
Del cielo stellato
E' un momento di grande pace
E soprattutto d'intimità:
Un'occasione unica.
Che ci accingiamo ad ascoltare
La voce dell'universo,
Che ci racconta
L'immensità della creazione
Vediamo il mare che è di fronte a noi
Che ci fa sentire la sua voce,
Mentre le piccole onde
S'infrangono contro gli scogli
I carruggi del piccolo borgo marinaro
Con le sue stradine
E le case colorate
Protette dalle scoscese scogliere
Che s'innalzano sul mare
Case di sbiadita eleganza
Si stendono lungo la costa
Dove è piacevole ammirare.
E ancora buia,
La leggera brezza del mare
Muove le foglie degli alberi
Dei giardinetti
E increspa le acque del mare
Poi incomincia una luce venerea,
Opaca,
Che presto invade il cielo
Non è notte e non è giorno,
Ma un momento incerto e inquieto,
Tra la vita e la morte,
Fatto per accrescere l'effetto di quando,
Subito dopo,
Il cielo diventa un azzurro lucido,
Come quello dei cieli
Che sovrastano i presepi artistici
Di questo borgo antico
Abbarbicato sul costone,
Questo cielo si fa sempre più sferico,
Spazioso e leggero,
Finché il sole,
Chiama a raccolta tutte le sue risorse
E affronta il grosso dello spettacolo
Con la sua meravigliosa luce
Le pale di S. Martino
Dall'altopiano delle "Fuciade"
Punteggiato da antichi fienili
E da fiori splendidi
E profumati di montagna.
Dove regna il silenzio assoluto
E' quel lembo di cielo scende verso l'uomo.
E' un mondo primordiale
Dalle epoche anteriori ai mondi
Alti pinnacoli baciati dal sole
E lunghi ghiaioni bianchi
Che scendono verso la verde valle
Qui il silenzio incomincia con il far
Chiudere le labbra
E poi penetra fino al profondo
Dell'anima.
Si ammira un paesaggio lunare bellissimo
Da dove emergono grandiose e superbe
Le Rosse Pale di San Martino.
Che bucano il cielo.
Mentre il sole sta per tramontare
Finito il sentiero nel bosco
Che attraverso prati profumati
Di fieno appena tagliato
Dove scorrono i queruli ruscelli
E vanno abbeverarsi i simpatici caprioli,
Che sono come le caprette
Che timidamente si avvicinano
All'escursionista
Per prendere dalle mani
Un grano di sale.
Il sale della vita
Spruzzi d'acqua dalla piccola
Sorgente viene spruzzata qua e là
Sono gocce di linfa
Che generano la vita
E' dolce salire in questa frescura
Il pianeggiante sentiero
Dove le alte abetaie bucano il cielo
E si sentono gli uccelli cinguettare
E le taccole nere sorvolare il cielo
Nella grande valle emergono
Le meravigliose e superbe
Pale di San Martino.
Oggi li vediamo dall'alto
Baciati dal sole calante
Ma sono difficile queste cime conquistare
E' un luogo incantevole, un paradiso terrestre.
La vista sulle stupende Pale
Ci regalano ad ognuno di noi
Grandi emozioni.
Come le canzoni della montagna,
"La Montanara ohè
Che si sente cantare/
cantiam la montanara/
e chi non la sa?
E poi c'è la poesia estemporanea
Dei poeti montanari,
La danza tradizionale
Che si pratica nei villaggi
Ai piedi delle Pale
Di San Martino
E poi ci regala
Tanti scatti fotografici mozza fiato.
La lunga fila allegra e rutilante degli
Escursionisti del CAI
Segue il sentiero con passo spedito
Dovunque guardi:
A destra o a sinistra ti senti attorniato dalla.
Meravigliosa natura
Alte montagne brulle e innevate
Con le cime al vento
Prati, piante, sentieri, casette e fienili
Che hanno il sapore delle cose antiche.
Qualcuno del gruppo grida:
Ragazzi, il Rifugio delle Fuciade
E' aperto e forse si mangia!
Nell'aria si percepisce a distanza
Il profumo di polenta con funghi.
E le altre delizie del palato
Brindiamo all'amicizia e alla bellezza della vita.
Al cospetto di queste bellissime montagne
Che ci hanno dato la possibilità
Di vivere questa giornata meravigliosa
Un bicchiere quello buono
Del Trentino
Vuol dire allegria e gioia di vivere
All'ombra di queste stupende montagne
Che tutto il mondo ci invidia
La sera cala silenziosa
Tra le alte e superbe Pale di San Martino,
"I boschi diventano neri,
L'aria e il cielo cambiano
Anch'essi colore,
Quasi per preparare una stupenda
Cornice all'alpe che sta raccogliendo
L'ultimo bacio del sole".
L'autunno
E' tempo di vendemmia
Dalla bella Toscana
Al Friuli,
Al Monferrato,
Alle Langhe
Sono la culla dei pregiati vini
Ed il rinomato tartufo.
Le loro colline spioventi e colorate
Punteggiate di medioevali Castelli
Dai lunghi filari dalle foglie
Ingiallite da sole autunnale
Ricchi di grappoli dorati.
Con il Chianti e il Montalcini sono
La patria dei pregiati vini.
L'equinozio dell'autunno sotto le stelle
Ci rammentano antiche tradizioni legate
Alla tradizionale vendemmia.
Nelle cantine e nei rustici casolari
Dove si fa festa:
Si mangia, si beve e si sta in allegria
Festeggiando al Dio Bacco.
Ma soprattutto si brinda alla vita.
Sono tradizioni che dal Nord al Sud
Si tramandano con la gioia nel cuore.
Da generazioni a generazioni.
Mentre le foglie si tingono di rosso
E' tempo di vendemmiare
I grossi e succosi grappoli,
Essi sono grappoli di vita
Che il caldo sole di settembre
Abbraccia nella sua
Interminabile corsa nel tempo
Sì, è proprio tempo di vendemmiare
I succosi grappoli e deporli nel tino
Che a San Martino diventano vino
Dalle frizzanti bollicine
Da sorseggiare
E gustare in compagnia
Attorno al caldo e vecchio focolare
Con il ciocco che scalda la vita
E' sicuramente tempo di fare festa
Mentre fuori la neve scende lenta
In una sera lunga d'inverno.
Sono gocce di allegria
Che si accarezzano in compagnia
Per condividere la gioia e un momento
Felice da non dimenticare.
E' una gioia condividere questi momenti
Sublimi della via
Quando il bicchiere e mezzo pieno
Che scaturisce l'aroma del nettare
Che sa d'antico.
Mentre il palato e l'anima
Assaporano le dolcezze della vita.
Allora, su amici alziamo i calici
Con parsimonia
E' brindiamo all'amicizia,
All'amore e alla gioia di vivere
Mezzo bicchiere di meno
Ti fa arrivare a destinazione
Con la gioia nel cuore
Dimenticando le brutture del nostro tempo
E vivere in serenità
Il nostro domani.
Addio Maurizio!
La tua prematura scomparsa
Ci ha molto sorpresi,
E addolorati e commossi
Anche gli amici della Sezione
Ti hanno ricordato
Per la tua bontà, generosità
E grande professionalità
Di accompagnatore
Alpinista
Ci hai accompagnati su per gli impervi
Sentieri delle nostre montagne
Con la neve e con il sole.
Adriana ed io
Ti diremo grazie Maurizio!
Per la tua grande disponibilità
E gentilezza,
Eri sempre con il sorriso sulle labbra
E con la gioia nel cuore.
Anzi, per dire la verità, eravamo gli ultimi.
Della rutilante e lunga fila degli
Escursionisti,
Ma tu non ci ai mai lasciati soli
Perché ti collocavi spesso in coda
Al gruppo dei "caini" a fare
"La ramazza" come si dice in gergo alpinistico.
Sei sempre stato considerato una
Garanzia di sicurezza,
Per tutti i" lenti"come noi
Oggi che siamo qui riuniti al " Rifugio Fuciade".
Alziamo il calice,
Per onorare e ricordare degnamente
Il nostro caro Maurizio,
Che prematuramente ci ha voluto lasciare
Le alte montagne che fan corona
A questa solitaria e serena vallata
S'inchinano e piangono, per la tua dipartita!
Anch'esse ti ricorderanno
Come l'escursionista solitario
Ma tu non eri solitario
Ma ci seguivi ad una certa distanza
"Come dicono i cinesi"
Eri l'ultimo a chiudere la porta.
Per ricordare l'amico scomparso prematuramente
Maurizio Mottura
Camogli e San Fruttuoso
Scivola lentamente
Il bianco veliero
Sulle insenature di San Fruttuoso
Dove si trova il Dio degli Abissi
Alla ricerca dell'azzurro mare
Del Tigullio.
I viaggiatori del veliero
Hanno trovato momenti ludici
E ricreativi
Tuffandosi in quelle acque verdi
Alla ricerca del Dio degli Abissi
Lì regna pace e armonia
In quell'angolo dedicato alla preghiera
E alla meditazione
E' un angolo di mare
Sconosciuto nel mondo.
Di fronte a noi sorge il vetusto
Convento dei Benedettini
Nascosto da una folta vegetazione
Dei verdi uliveti
E della macchia mediterranea.
E' un paradiso terreste
Incontaminato
Alla ricerca della solitudine
E della meditazione.
E' un luogo solitario
Adatto alla preghiera.
Lì la montagna verde incontra il mare,
Dove le colline spioventi si tuffano
Nelle profonde acque color smeraldo
Dove s'incontrano le coste frastagliate
E le bianche insenature
Ammirando quei luoghi così belli
Mi sembravano una chimera
Le torri e le case stinte
Color pastello si crogiolavano
Agli ultimi raggi del sole calante
Ovunque colori e profumi di ginestre
Che suscitano fascino nell'animo umano,
Dove oltre alla preghiera
Sboccia anche l'amore
Squarci di cielo blu
E di angoli di mare verde
S'incontrano in quell'angolo sereno
Di quel paradiso colorato
Seguivano quella lunga scia bianca del veliero.
Uno stormo di bianchi gabbiani
Gracchianti
Lo spicchio di mare del golfo
Quel mattino era chiaro e silenzioso
Sentivi soltanto il muggito prolungato del mare.
Che altro non è che un prezioso gioiello
Una coppia di subacquei
Con la loro muta nera
S'immergevano nei fondali
Per portare un omaggio
Floreale al Dio degli abissi.
Una striscia colorata e azzurra
Aveva colorato il cielo
Di una luce nuova
Onde vibranti s'increspavano
E si allontanavano
E si rincorrevano
Veloci fra i bianchi scogli
Della rupe di Portofino
Sulla spighetta tanta gioiosa bambina
Si rincorrevano
E poi si rotolavano fra la poca sabbia dorata.
Mentre i miei pensieri vagavano lontano,
Sulle onde di quel mare azzurro
E cercavo di rievocare i giorni felici del verde età.
E della perduta fanciullezza.
Ogni volta che ritorno nel Tigullio
Ho un tonfo al cuore:
E fra il Golfo di Portofino colorata.
Oggi ammiro i flutti che lambiscono
Questi luoghi incantati.
La rupe tutta infiorata
Ma anche molto sfortunati
Che videro la bellissima contessa
Di bianca vestita
Ondeggiare fra le onde addormentata
In quell'ultimo viaggio
Verso l'eternità
Quel ricordo mi conduce per mano
Né tempo della bellezza
E mi fa ritrovare la fanciullezza amica.
Il passato è la memoria,
Quella memoria che cerchiamo di rievocare
Sulle sponde di questo spumeggiante mare,
Perché ci aiuta a vivere il nostro presente.
Fatto di tutto e forse anche di niente.
Ma che passa e vola via
Come il volo di un bianco gabbiano,
Che scopre la bellezza di librarsi nel cielo infinito.
" ... è d'azzurro, sopra la nave antica,
A tre vele latine,
Vogante sopra il mare verde
E il cielo plumbeo di una
Notte tempestosa
Verso una torre d'oro... "
Il mitico West
E'un continente primitivo
Un paesaggio spettacolare
Metafisico e lunare
Quando al mattino vedi il sole spuntare
Da dietro i monumenti naturali
In continua trasformazione.
La grande valle
Bruciata dal sole.
Ti devi assolutamente fermare
Non puoi non fotografare
Meditare e soltanto ammirare
Lo spettacolo più bello del mondo.
Improvvisamente ti sente
Trasportare in un mondo da sogno
Improvvisamente,
Dietro le torri vedi spuntare al galoppo
Su bai cavalli
I guerrieri con la penna fra i capelli
E la lancia fra le mani,
Seguiti dalle bellissime amazzoni
Avvolte in una nuvola rosa
Con i capelli sciolti al vento
Galoppare sui loro cavalli bianchi
Che sfidano il vento del West.
E' un paesaggio unico al mondo
Che è difficile con parole raccontare
La sua visione ti fa soltanto sognare
Un mondo fantastico e primitivo
Un mondo diverso
Che non potevamo neppure
Immaginare,
Lasciandoti senza fiato
In quelle grandi praterie bruciate
Dal sole.
Quello è il cuore mitico del vecchio West
Che ci ha fatto scoprire
La Terra di sogni e di chimere
Con le grandi mandrie di bisonti
Pascolare.
Lo scenario che fa da sfondo
Con le sue tipiche torri levigati dal vento.
Che tutto trasforma e modella
In veri monumenti naturali.
Sono luoghi storici e primordiali,
Che tutto il mondo occidentale
Conosci parzialmente.
Sono i luoghi della storia e della memoria
Dove sono stati girati
I grandi classici del cinema Western
Tuttora proprietà degli indiani Navajos
Il loro punto d'osservazione è il sole
Come ogni giorno che finisce,
Gli uomini trascorrono la loro vita
In groppa ai loro destrieri
E diventano vecchi e deboli e muoiono
Come ogni essere umano.
Se un uomo muore,
Si dice che abbia cominciato
Il lungo viaggio verso ovest
E sia scomparso come il sole
Sull'orlo del mondo.
Sono gli abitanti da sempre
Di quelle antiche terre
Che é una riserva naturale
Fin dai primi anni Sessanta:
Davanti a te c'è un'enorme prateria
Interrotta da mastodontiche formazioni
Rocciose dai contorni stravaganti.
Con cumuli,
Torrioni,
Ponti e archi:
Molti anni fa abbiamo attraversato
Tutto questo territorio,
Da oriente a occidente,
E non abbiamo visto altro popolo
Di un'altra razza
Come mai?
Non si conosce la loro provenienza,
Ma si conosce la loro saggezza
E il loro modo di vivere.
Uno dei capi guerrieri ci diceva:
" Gli uomini bianchi non scotennano
Fanno cose peggiori
Avvelenano il cuore: Non è puro il loro cuore.
I miei uomini saranno scotennati
Ma nel giro di pochi anni
Diventeranno peggiori:
Diventeranno come gli uomini bianchi"
Ci hanno accompagnati in pace
Per la visita della grande Valle
Dall'alba al tramonto,
Quando la luce si fa particolarmente
Suggestiva.
I punti più importanti sono:
" John Ford Poit, " The Three Sisters"
" E Totem Pole"
Che ti ricordano il Grande Sentiero
Di John Ford.
Arenzano
Moderna, linda e graziosa
Cittadina Rivierasca,
Che ti adagi tra i placidi
E contorti ulivi secolari
Che fanno la tua storia
Sulle tue verdi coline.
Nel centro del Parco
Troneggia l'antico maniero
Con i laghetti e i cigni
Che si troneggiano
Come vecchie dame addormentate
Che sono l'attrazione di vecchi
E bambini.
Pini marittimi
E mastodonti
Cedri del Libano
Ombreggiano i tuoi lunghi viali
Ed i ridenti giardini
Che sorridono alla Ligure Piagge
Sei come una vecchia signora
Serena che ti adorna di signoril grazia
Nell'ora del tramonto le tue ville
Punteggiano le ridenti colline
E i viali si popolano di chiassosi
Bambini che sorridono alla vita.-
Ho! Vecchia torre saracena
Che segni le ore da mattina a sera
Sei posizionata di fronte alla mia finestra.
E mi svegli a tutte le ore
Con i tuoi rintocchi argentini.
Qui sulle strade, nei giardini,
Nei Bar
E' una festa continuata
Si beve, si danza e si banchetta
Perché è una grande festa:
La festa dell'estate
E poi:" Perché di domani non c'è certezza".
La luce del deserto
Nel silenzio della notte
Del Sahara.
La brevissima notte è soffusa
Da una luce lattiginosa,
Nella quiete notturna,
Mi sporgo della tenda
Ad individuare l'impercettibile
Scorrere delle stelle
In un cielo azzurrissimo
E ad ascoltare il leggero alitare
Del vento della notte:
Ogni piccolo rumore pare pieno
Di echi
Che si diffondono nelle
Valli laterali e sabbiosi
E arrotondati a mo di tugidi seni
Accarezzati dal vento,
Che in pochi minuti
Tutto trasforma,
Alcuni massi cadono dal pendio
Instabile della montagna
Bruciata dal sole
Che ci sovrasta,
Trascinando con sé sabbia e pietre
Arroventate.
Guardandomi d'intorno,
Mi sembrava di essere solo
Con l'universo,
In quel paesaggio lunare
E metafisico.
La pioggia del deserto arriva
Improvvisamente
Come la vita che rinasce,
Gli animali frugano ovunque
Anche fra le rocce rosse della montagna.
Il resto dei nostri compagni
Di viaggio dormono ancora
Sotto le tende
Qui d'intorno che formano
Un ferro di cavallo.
Lunghi tratti nel nulla
Di un mondo che
Basta a se stesso,
Montoni di roccia gialla.
Poco prima che ricominciasse a
Piovere.
Le dune rosse
Zigrinate dal vento,
Rifletto su questa nostra avventura
In terre lontane
In terre invivibili,
Di uno sconfinato deserto
Tra cielo, sabbia è vento
In questa terra selvaggia
Che sta volgendo al termine.
Con Adriana torneremo
A Dio piacendo a casa,
Con il ricordo nel cuore
Di un affiatamento eccezionale
Con gli altri
Ed avremo negli occhi la visione
Di luoghi così particolari,
Spettatore di spazi che sfumano
Nell'infinito e testimone di
Eventi passati che si sono rivelati
Più grandi della nostra immaginazione.
Siamo arrivati fin qui,
In questo lembo selvaggio
Di deserto sperduto nel tempo.
Dove le creature del deserto
Vivono in simbiosi.
Una stella solitaria brilla
Ancora nel cielo lattiginoso
Di questo luogo primordiale
Aspro e selvaggio,
Dove nulla è cambiato nel tempo
I cammelli continuano a brucare
La poca erba secca del deserto,
Ma guardano sempre verso
Quella stella che brilla
Intensamente nel cielo.
Loro lo sanno che devono seguire
Quella luce che li guiderà
Verso l'Oriente-
Ancora nuvole e si va verso sud
In un paesaggio incantato,
Labirinti di roccia rossastra
Ovunque accecanti.
Nessuno, se non l'aquila in alto,
A scrutare gli scarsi movimenti.
Solo le Jeep incolonnati,
Improvviso la lavagna rosso fuoco
Dello Jebel Suweibit.
La pista è improvvisamente scomparsa,
Cielo plumbeo, sembra potersi
Scatenare l'inferno,
Ma per fortuna il vento si è placato
Ed è rispuntato il sole.
Ricordi di giorni felici fra le dune infuocate dal sole del Sahara.
Gazzuolo
I bagliori dell'aurora
Oscurano le ombre del passato
Per presentarci i magnifici
Colori del giorno.
L'orizzonte è infiammato
Presentandoci le bellezze del creato.
Si diffonde nell'aria questa mattina
Agostiniana
Il profumo dei fiori di loto
Che galleggiano in superficie
Su acque placide e tranquille
Del fiume Oglio
Con le sue fresche golene
Degli alti pioppi.
C'era una volta, ieri,
Vecchia canzone d'amore
Sulle alte cime dei pioppi
Del nostro placido fiume.
Acque serene ch'io corsi sognando
Nella dolcezza
Delle notti estive
Acque che vi allargate fra le rive
Con un occhio stupito, a quando, a quando
O! Nostalgiche acque di sorgiva,
Acque lombarde"
Ma tu, vecchia e bella signora
Da millenni addormentata
Dai muri di mattoni stinti e scrostati
Dell'unica Chiesa Romana di S, Pietro
Rimasto nel tempo
Che oggi è stata restaurata.
Dal trascorrere lento delle stagioni
Tu eri fiera nel tempo
Ti ergevi fiera nel passato
Sulle ridenti rive del tuo vecchio fiume
Senza argini
Che dilagava nella grande prateria
E sotto quel cielo così bello
Così splendido,
Così in pace
Quando è bello
Come scriveva Alessandro Manzoni
Nei Promessi Sposi
Sei sempre stato Capoluogo di Comune
E soggiorno di un ramo cadetto
Dei signori Gonzaga di Mantova
Che lo fortificarono munendolo di
Riguardevole rocca,
Circondata da grande fossa da riuscire
Inespugnabile Castello
Con le scorrerie dei cavalieri erranti
E dei mercenari
Lo rasero al suolo.
Di giovani principi innamorati
Grandi amori , dame, giullari,
E valenti cavalieri.
Oggi non esiste più nulla del tuo
Passato guerriero
E neppure le vecchie mura del tuo maniero
Distrutto nelle guerre intestine
Tra Gazzuolo e Belforte
Nonostante le sanguinose guerre
tra guelfi e ghibellini
Che ricordano quelle tra i Capuleti e i Montecchi
Narrate da William Shakespeare
Nel perpetuarsi nel tempo
Sei abbagliata dai lunghi portici
Gonzagheschi
Con i suoi mormorii colonne e
Capitelli di vari stili,
Nonché dei tuoi rossi tramonti
Dove una campagna verde immersa nel silenzio
Fervore delle opere contadine,
Riposa paesaggio d'argine
Dove scorre sereno il vecchio fiume Oglio
Con il mistero del Lago Gerundo,
Con la sua fauna e le sue bellezze naturali
Lungo l'argine e la campagna
Da dove si possono scorgere
Lontani profili di monti
Il Baldo e le prime cime delle Alpi
Discoste e nevose.
La notte delle stelle
cadenti
La notte di San Lorenzo
Una notte stellata
Fra mille stelle cadenti.
Nel firmamento
Fra milioni di stelle
Ti ho riconosciuta,
Perché brillavi intensamente
Della tua meravigliosa Luce
E poi,
Improvvisamente,
Come d'incanto
Sei sparita
Fra cielo e mare.
Sull'onda dell'anima
In quell mare di stelle cadenti
In quel silenzio, che altro non é
Che un lembo di cielo
Che scende verso l'uomo
Viene dai grandi spazi interstellari,
Dalle marine senza risucchi
Tra la luna fredda
E le stelle in ombra
Il mio sguardo fremente,
Disperato cercava te
Bellissima Dea del firmamento
Dove ti culli
Tra sponde lontane e stelle cadenti
E mondi alla deriva .
Ti cercavo o mia Dea del cielo.
Questa notte l'universo é
E' tutto soqquadro
Stelle che scoppiano
Altre che nascono
E mondi che vanno alla deriva
Su orizzonti colorati .
Io sono quì vicino alla riva
In attesa della tua apparizione.
Ti stò ad aspettare
Il mio animo é triste
E stanco
E prima o poi
Si addormenterà sulla riva del mare
Ma prima di addormentarsi
A te scrive sulla rena
Una dolce poesia
Che affido all'onda del mare
Che va e viene.
Anche questa notte tremolante
Con il cielo pieno di stelle
Ma una musica celestiale
Si diffonde nell'aria fresca
Della notte estiva.
I miei occhi tristi e stanchi
Intrisi di salsedine
Ma sono felici di guardare
Il cielo in attesa della
Tua venuta sulla vecchia
E martoriata terra piena
Di guai.
In attesa mandami uno sguardo
Di tenerezza
Della tua meravigliosa
Bellezza .
Il Sentiero
Dietro la rupe dirupata
Di Nardis è la cascata
Bianca e vaporosa
E' un sentiero già bagnato
Dalla brina della notte
Nel piccolo torrente
Guizzano le trote
E germogliano vigorose
Le felci primordiali
Lunga e la fila rutilante
Siamo tutti entusiasti e raggianti
Tu " Caino" imborghesito
Che vedi il mondo dietro d'un sipario
Credi che nel sentiero solitario
Crescono cardoni, felci, scriccioli e farfalle
Colorate
Bruchi verdi e scarabei dorati
Vivono tristemente rassegnati
Ma gli alberi, le felci e i cardoni
Sanno che tutti i giorni sorge il sole
E nei verdi prati sbocciano le viole,profumate.
Un fiore che nasce e uno che muore,
Come un felice tramonto di sole,
Il polline di stelle che dal cielo
Si disperde all'infinito sul sentiero
Quando attraversi il bosco civettuolo
Che s'ammanta di penombra al tuo passaggio
La montagna, la tua memoria e il retaggio
Mentre sugli alberi neri scende lenta
La coltre misteriosa della sera
Il mistero, si, il mistero e la preghiera
E anche il cielo cambia anch'esso colore
Con l'ultimo bacio del sole.
La formica e la rana
Una formica e una rana
Hanno diritto di vivere.
Come ha scritto
Il poeta
Walt Whitman .
Penso che una foglia d'erba
Non sia da meno
Fatica delle stelle
.E la formica?
E' altrettanto perfetta
Al pari di un granello
Di sabbia del deserto.
O dell'uovo di uno scricchiolo?
E la piccola rana?
E' un'opera d'arte!
Simili alle più famose
Creature.
E le api?
Con la loro operosità
Che saltano da mattina a sera
Da un fiore all'altro
Per succhiare il loro nettare
Impollinando le piante!
E per dare un po' di dolcezza
Alla nostra vita
Spericolata di ogni giorno
E il rovo rampicante?
Potrebbe ornare gli
Spazi celesti
E le vie infinite
Dei nostri pensieri-
Cattolica
la regina dell'Adriatico
Nei miei pensieri lontani
Sempre rivedo il mare
Liscio come una tavola
Le grandi spiagge e le persone care,
Dal mattino alla fine della giornata
Quando ti tenevo per mano,
Nella lunga passeggiata
Ad ammirare l'orizzonte,
Colorato nelle ultime
Luci del giorno
Ci sembrava di vedere il Canal
Grande con le candide nuvole
Quelle bianche
Con i riflessi di luce rosa
Del tramonto
Le colline circostanti e i monti
Fino all'annegar del giorno.
Rivedo il faro illuminato,
I vecchi pescatori pensionati
La loro tristezza e il mal di cuore:
Sempre raccontano le loro avventure
E le notti sul mare
Osservano spesso l'orizzonte
Con un nodo alla gola.
Con quello sguardo fisso nel mare,
Sono senza lacrime né parole!
E'significativo il ricordo d'allora
Con i ricordi nel cuore
Dei loro sogni felici
Sono sempre lì seduti ai bordi
Del faro ad aspettare
I loro amici ritornare,
I gabbiani sorvolano la baia
E planano sul porto
Con becco un pesce morto
Sembra un piccolo lago assorto.
I pescherecci in disarmo sono ancorati
Come una squadriglia di vecchi
Carri armati.
Sono arrugginiti dal tempo
Per la lunga sosta
I pescatori dopo due mesi
Sono ancora disoccupati
Per il fermo della pesca
Non è cambiato nulla
Oggi è come ieri
I pensionati dal faro continuano
A guardare
L'orizzonte e le barche
Ritornare
Il sogno
di una vergine
Nelle mie lunghe
Notti insonni d'estate
Sento uno strano
Turbamento,
Come se dentro di me
Si scalciassero
Forza e mare.
L'onda che va e viene
E poi s'infrange contro
La scogliera
Sento il fresco contatto
Di lenzuola pulite e candide,
Il mio corpo nudo disteso,
I miei occhi scuri che guardano,
La luce della finestra
Sono calmi e sereni.
Aliti di brezza
Mi giungono dall'esterno
Muovono i miei capelli lunghi
Biondi e stropicciati
Nel mio sogno
Non ci sono finestre,
E neppure porte
Non ci sono mura,
C'è il nulla e il tutto,
Un letto bianco di una vergine
Perlato di sogni.
Immagini riflessi qua e là
Il mio corpo viene toccato
Da qualcuno,
Non c'è nessuno vicino a me
Eppure due mani calde
E grandi mi sfiorano;
Il mio seno nudo
Viene dolcemente accarezzato,
Poi baciato,
I pensieri scoppiano,
La testa sembra un vortice,
Il mio corpo si sveglia
e si libera nell'etere.
Un bacio passionale,
L'unione di due corpi,
Una sensazione di vita.
Che non termina mai
Sento impeto e piacere,
Che lascia passare nelle vene
E nei polsi
Il bene e il male della vita.
Assaporo il piacere.
Che è dolce come il miele
Ma sogno che
Un'altra bocca cerca le mie labbra,
la mia bocca avvolge.
Due mani mi cingono la nuca,
Adoro la sensazione di quel gesto,
Essere sottomessa da quella forza virile,
Di un cavaliere errante.
Sentire l'eccitazione
Dentro di me
E' una cosa sensazionale
E la gioia di vivere
Il mio sogno è finito in un
Bagno di sudore
Con una palpitazione al cuore
Che segue
Un turbine di ricordi
Una rosa
sulla riva del mare
Col pensiero vorrei sempre ritornare
Ogni momento
A riveder le vele sotto vento
Quando il flutto corre verso la riva
E s'infrange contro la scogliera
Di Gabicce dopo la bufera
Sotto l'arcobaleno come un ponte
Scende lentamente la sera
Si spengono le luci del tramonto
La grande spiaggia
Abbandonata
Che ti da l'impressione di un
Un paesaggio metafisico e lunare
Fra cielo, spiaggia e mare
La vita ferve di giovani innamorati,
Dai chiari di luna illuminati
Di tanto in tanto un bacio
E una carezza
Nella delizia di una brezza
Ma i sogni belli passano via
Come l'onda che cancella la scia
E il vento, la sabbia dorata
E i ricordi del cuore
I ricordi di una sera d'amore
Vorrei tanto fermare il tempo
Che scolora
Il volto amato e i prati senza fiori
Col tempo tutto passa e vola via,
Ma rimane soltanto
Il ricordo di una fotografia.
E del nome scritto sulla sabbia
Là, sulla battigia
C'è una rosa scarlatta
Che la piccola onda sbatte
E ribatte
Anche questo ha un significato
Forse e non forse
D'un amore finito nel tempo
Di un cuore infranto?
Come il vento della sera
Che cancella ogni cosa sulla sabbia.
Preghiera alla Vergine Maria
Questa non vuol essere una poesia
Ma una semplice preghiera
Alla Vergine Maria
Ci succede spesso, quando raggiungiamo il vertice.
Di una cima dolomitica e guardando di lassù.
Le bellezze del creato
Di quel mondo a Te tanto amato
Ci rivolgiamo reverente all'Augusta Regina.
Degli Angeli
E Madre nostra pietosa
Madre e fedele sposa
Che sei bella come una rosa di maggio
Che rifulgente con i Tuoi
Splendori anche fra le solitudini di questi
Alti e suggestivi monti ancora innevati
E delle foreste sottostanti
Di questo paesaggio metafisico
E lunare.
Dove regna soltanto il silenzio
Con l'animo santamente commosso
Solleviamo a Te
I nostri sguardi, e nell'espressione più candida
Dei nostri affetti
Ti indirizziamo la nostra fervida preghiera.
Per ringraziarti di averci assistiti e guidati.
Nei momenti più difficili per molti anni
Nell'ascensione di queste superbe
Ed alte cime dolomitiche
Di queste meravigliose montagne
Benedette di cui sei Regina.
Il Girasole
La val Padana Colorata
Di giallo colore
Fra campi estesi di granone
E stoppie bruciate dal sole
Abbiamo ammirato
La lussureggiante valle colorata
Di gialla vestita
Di magnifici girasoli
Che dall'alba al tramonto
Seguono come un astro
Celeste
L'evoluzione costante del sole
Non importa se il cielo e coperto
La natura pensa al resto
Sono fiori gialli
Come il sole
Ma l'incanto è unico
Fra i vegetali
Che la natura ha saputo
Creare
E' un fiore magnifico
In questo fiore c'é
Una potenza magica
E meravigliosa
I loro inebrianti profumi
Assume vesti magiche,
Materia e spirito si fondono
In un'unica segreta musica.
Il profumo di questi fiori
Avvicinano,
Allontanano,
Eccitano,
Facilitano le azioni,
Ci emozionano
Dandoci un ricordo,
Stimolano le forze sopite
Che giacciono in noi...
.. Sono una sferzata di vita
Inviare un bouquet di girasoli
All'innamorata
E' il massimo
Il grazia di un profumo
Assume vesti magiche
Trascendentali,
Materia e spirito
Si fondono in un'unica
Segreta musica.
E poesia
L'emozione di un amore
Il ricordo di una donna
L'aroma del mattino
Una notte d'estate
Il mare
La montagna
Il primo giorno di scuola
L'annuncio della primavera
Una notte d'amore
L'amore vero
Lascia perdere quella storia
D'amore a lieto fine
Che ti raccontavano da bambina
Per farti sognare
I sogni sono una cosa e
L'amore è un'altra cosa
Sognare è una cosa bellissima,
Perché ti aiuta a vivere
Ma l'amore più vero è quello
Che ti fa soffrire,
Perché alla fine vince sempre
Il tuo cuore d'innamorata
Dell'altra parte del mondo
C'è un giovane spasimante
Che canta la sua canzone
D'amore:
"Va, canzone, vola rapida
Dinanzi a lei e dille
Che nel mio cuore fedele
Un raggio di gioia è brillato,
Dissipando - tanta luce:
Quelle tenebre dell'amore
Del vero amore!
Ed ecco, è venuto il gran giorno!
Per un lungo tempo timorosa e muta
E' giunta l'allegria
Con il canto di un usignolo
Tra le fronde umide di rugiada
Tra i verdi giunchi della cascata
Del fiume della vita
Questa è l'ora in cui gli amanti si sussurrano
Dolci parole d'amore
Portate dall'ebbrezza dell'acqua
Schiumosa della cascata
Che sono musica ignota
Per i giovani amanti.
Mentre gli ultimi bagliori del tramonto
Del sole riscalda i loro cuori
Ad oriente la luna spuntava
E l'usignolo continuava a cantare
Sul ramo dell'albero della vita
Va dunque, canzone amica
A tranquillizzare
Il mio amore lontano.
Il facile amore
Porta spesso alla separazione
Perché è finito il tempo
Dell'infatuazione.
Chi soffre sono spesso i bambini
Sbattuti da una parte all'altra
Del mondo.
Oggi il mondo è pieno di separati
E di divorziati, perché è finto
Il sogno,
Il grande sogno dell'amore.
Quindi, lascia perdere
Quella storia di amore a lieto fine
Che si verifica solo nei sogni.
La mietitura
A quell'ora nel mio piccolo borgo
Aspro montano
Il cielo già tenero dei colori dell'aurora
Si preparavano a partire le lunghe
File di donne
Mietitrici,
Con il fazzoletto colorato
In testa legato
Ed armate di falcetto
Per iniziare la mietitura
Del grano maturo.
Il primo sole del mattino
Illuminava le colline
Con le spighe dorate
I carri dei campi e le cavalcature
Scaricavano i primi covoni sull'aia
Si percepiva l'odor del fieno
Falciato fra la collina del tufo
E gli asini e i muli ruminavano
Gli anziani scaricavano le messi
E preparavano i grandi covoni
Rotondi come i Tucul
Che ci ricordavano i Covoni dipinti
Dal grande pittore Giovanni Fattori
Oggi, pensando alle verdi colline toscane
Punteggiate dai Covoni
Mi riportano indietro nel tempo
E mi rivedo bambino
A giocare sull'aia
Con gli altri ragazzi
Seduti sulla grande pietra
Che tiravano i buoi Maremmani
Dalle lunghe corna.
Mentre gli anziani e le donne
Nel metodo arcaico
Facevano volare la pula
Fino al mattino
Fino a quando le lucciole andavano a
Dormire
Sotto la delicata falce della luna
Sfruttando il venticello di tramontana.
In quel tempo lontano
Il giorno della trebbiatura era una grande festa.
Perché sull'aia si ballava,
Si beveva e si mangiava.
Per ogni contadino
Voleva dire che il pane era assicurato.
Per tutto l'anno
Quelli erano tempi che una fetta di pane
Significava un dono del cielo.
Oggi, alla fine della giornata,
I supermercati lo buttano via
Perché pochi sono quelli che
Mangiano il pane
Dopo la mietitura i vecchi curvi
Sulla zappa preparano il terreno
Per la nuova semina e fissavano il ponente
Ancora sole!
Al calar della sera l'ombra spaurita
Su quei lembi di stoppie deserti della vita.
Mentre i cavalli correvano sulle
Sponde del torrente
La sera scendeva e i contadini
Al cessar delle cicale ed il concerto delle rane
Con le prime lucciole
In groppa alla loro cavalcatura
Come un respiro della loro terra,
Al chiarore della luna e del cielo stellato
Rientravano al loro focolare.
Questi sono i ricordi del mio passato
Che sono anche i ricordi del mio presente
Sentimento
romantico di un fiore
Ogni persona romantica,
Regala un mazzo di fiori
Ma io che sono un modesto pittore
Innamorato dei fiori e della Vita
Regalo sempre un quadro
Che rappresenta
La magia dell'arte.
Che dura nel tempo-
Mentre i fiori recisi sfioriscono
Essi sono per ogni occasione
E per dare forza all'espressione
Di un sentimento.
Il giglio della Valle delle farfalle
Esprime grande dolcezza
Mentre quello
Del Girasole. Ha un significato
Particolare il ritorno alla felicità
Perduta
Il fiore di Lilla é della Viola
Esprimono le prime emozioni
Accompagnati dai palpiti
D'amore.
Tutti i profumi del giardino
Il vento della sera li porta via
Dal suggestivo scenario
Dei ricordi
Sei dolcissima
Sei la stella del mattino
Che oscura il cielo
Come se fosse coperto
Da nuvole di pioggia.
Le cime maestose bianche
Di neve,
S'inchinano al tuo passaggio
Perché sei dolcissima
Se l'arcobaleno dai mille colori,
osasse guardarti
I suoi colori sbiadirebbero
Come nuvole pallide
E smarrirebbero il suo splendore
Colorata tra cielo e terra
Perché tu sei dolcissima!
Se la luna desidera, tremula
Illuminare i tuoi sogni
Potrà farlo, solo, tenendo
Per mano le stelle
Perché tu sei dolcissima!
Il sole quando sfugge alle nuvole
é costretto a rubare la luce dai tuoi occhi.
Per risplendere ancora in cielo,
Perché tu sei dolcissima!
Il mare ti offre il suo splendore
Per specchiare la tua bellezza
Tutti ti vorrebbero in loro compagnia
Perché sei bella e gioiosa
Con la tua immagine angelica.
Perché tu sei dolcissima
Nei concorsi di bellezza
Le missi del mondo scomparirebbero,
Al tuo cospetto.
Perché tu, con la tua gaiezza
Fai oscurare persino la stella polare
Tu sei luminosa come Orione
La stella più brillante del mattino
Che sparisce dopo aver brillato
Per lo spazio di una notte
Ma tu brillerai per sempre
Meravigliosamente
Fra le stelle del firmamento.
Il bianco ruscello
La spumosa cascata
Che scaturisce dalla montagna
Incantata
Il vapore dell'acqua che sale
E si spande sul costone
Per dissetare l'abetaia
Il ruscello tutto spumoso
Scorre in un luogo fresco di un
Verde delizioso
Il cerbiatto pauroso
Si disseta.
Sul greto del ruscello
Cresceva in mezzo alle verdi felci
Un lenzuolo di profumate viole
Una voce celestiale mi diceva:
Cogli questo piccolo fiore
E prendilo! Non indugiare!
Temo che presto esso appassirà
O l'onda lo porterà via
Non so se potrà trovare posto
Nella ghirlanda della tua Dea fatata
Ma è un bel l'atto d'amore
Onorarlo con la carezza pietosa
Della tua mano, e coglilo!
Temo che il giorno finisca
Prima del mio risveglio
E passa l'ora dell'offerta
Anche se il colore è pallido
E tenue è il suo profumo
Serviti di questo fiore di campo
Bagnato dall'acqua del giovane fiume.
Per farne dono al tuo amore.
Finché c'è tempo- Coglilo!
Il sole era prossimo a tramontare
Dietro la bianca montagna innevata
E il cerbiatto mi stava a guardare
Mentre mi allontanavo.
Volgendo i miei occhi al cielo
Incontrai gli occhi della Dea incantata
E nella loro luce mi abbandonai
Ma una goccia di linfa
Che genera la vita
Sulla mia guancia si posò
Salutai il giovane torrente
Che cercava la via del mare della vita.
In quel paesaggio montano
Di violette profumato
Bello che ti fa mozzare il fiato
Ti rapisce la malia
Mi viene voglia di restare
Di non andare via.
Occhi dì stelle
Volgendo lo sguardo al cielo
Incontro i tuoi occhi
Incantevoli stelle
Nella loro luce mi abbandono
Come una goccia di pioggia
Caduta dal cielo su di una foglia
Del verde giardino.
Una goccia di linfa
Che genera la vita
In un oceano di tenerezza
Il mio cavalletto con la tela bianca
Sembra in silenzio mentre il vecchio
Fiume della vita continua a scorrere
Alla ricerca dell'azzurro mare
Il sole sta per tramontare
E la luce è meravigliosa
Mentre la notte mi racconta di te
Sento fra le fronde verdi del giardino
Che la notte mi racconta di te
Sussurra il tuo nome
Nel fruscio del vento della sera
Che trasparente sfiora i miei pensieri
L'aria e satura del tuo profumo
Della tua bellezza
E mentre la notte arriva
Dolcemente come un viandante
Nel buio
L'ultima farfalla
Che era posata sul ramo del pesco fiorito
E' volata via
Sì, come hai fatto tu!
E mentre il fiume prosegue il suo
Lento corso verso la vita
Osservo questo suggestivo scenario
Tra il profumo delle rose
E delle viole
Tutti questi profumi raccoglie il vento
Di quello che rasta di te.
Un suggestivo scenario di ricordi
E di pensieri che riescono ad
Emozionarmi occhi di Stelle
La vita
La luce sfavillante dell'aurora
E quella del sorgere del sole
Vede milioni di creature
Gioire alla vita che ci circonda
Perché la vita è la vita!
La vita è come una penna d'uccello
Ferita di valle in valle portata
Dal vento che tutto trascina.
E' come una nuvola piccina
Che piano piano sfuma e scompare
Nel cielo turchino
"La vita…. Una particella di eternità
Che all'improvviso, come un soffio,
In un giorno grigio di pioggia,
Silenziosa sfuma e se ne va
Poi, per chi crede, sarà vita eterna
In quel paradiso celeste ti accolgono
Gli Angeli per l'eternità
Per quelli senza la fede,
E' stato un regalo fragilissimo
Che sbiadisce e svanisce nel nulla
Chi rimane affranta, legato all'amore,
L'arduo cammino tra fiori e dolori.
Ma è pur sempre la vita !
Che va sempre vissuta con rispetto
Giorno dopo giorno,
Fino alla fine naturale
Perché in un batter d'ali,
Svanisce per l'eternità
Lasciando amarezza nel cuore
La voce della
sirena in fondo al mare
Quando tu sentirai
l'urlo del mare
Scuotere nella notte
di bufera
Vuol dire che sono
In fondo alla scogliera
Della bella Riviera
Tra Andora e Bordighera
Tra Capo Mele ,
E Capo Mimosa
Sono vestita con l'abito
Da sposa
Il faro è sulla cima
Che illumina quella striscia
Di mare
Dalla sera alla mattina
"Quando ai naviganti
Intenerisci il cuore."
La tua casa è arrampicata
Sulla scogliera
O amico marinaio
Ovunque tu sarai,
Non tremare!
Ti porterà il mio grido
Di dolore
M'hai fatto sanguinare
Il cuore
Ma non temere,:
Non ti so che amare
Ma quando l'onda
Ti verrà a baciare
Verde e sincera
Come gli occhi miei
Ricordati di me
Ovunque sei:
Il ti verrò ogni giorno
Ad accarezzare
Se un giorno mi
Dovessi ricercare
Oh non tornare alla mia
Antica sponda!
Chiedi all'azzurra
Immensità dell'onda
E ti dirà che sono
In fondo al mare.
Il papavero è anche
un fiore
Afghanistan terra bruciata
Dal sole
E montagne arrotondate dal vento
Villaggi fatiscenti
Fatti di fango e di niente
Bambini scalzi e affamati
Donne con il volto celato
Come mummie addormentate
Di giorno il sole beffardo
Continua inondarci d'un calore
Che non è in fondo al cuore
La notte, il bagliore delle bombe
Brucia anche l'ultima delle speranze
La pace è lontana, la morte e fra noi.
All'alba, le anime
Perché si muore in Afghanistan
Dopo il recente attentato
Che è costato la vita
A sei militari italiani in cerca di un
Mensile più favorevole
Ecco perché si continua a morire
In Afghanistan?
La storia magistralmente continua.
Al calar della sera
Si trovano attorno a un crepuscolo
Per attendere ancora il calore bugiardo del sole.
Gelida è la notte
E'come la morte
Che arriva improvvisa ed
Inaspettata-
Al calar del sole
Le pattuglie corazzate
Rientrano all'accampamento
I ragazzi sono stanchi
Affamati e anche spaventati
Ma felici di aver compiuto
La loro missione
Fra quelle popolazioni
Stanche e sfortunate
I Fanti Piumati, i Bersaglieri
E i Carabinieri
Oggi, come ieri
Hanno compiuto il loro dovere.
In quella terra arsa
E bruciate dal sole
Dove non c'è pace fra i kamikaze,
E i banditi Afgani stani
Che vigilano gli immensi campi coltivati
Di papaveri colorati
Guerriglieri e trafficanti di droga
Che seminano morte in quel deserto
Ed in tutto mondo
Con la collaborazione dei coltivatori
Poco pagati
Dei campi dei colorati papaveri.
Senza profumo di fiore
Le tessere dei mosaici
Amo i mosaici
Perché amo l'arte
La poesia
E la letteratura
I Mosaici
Sono come la vita
La vita è costituita da
Migliaia di cellule
E ogni cellula ha
Un suo compito specifico
Nel corpo umano,
Come ogni tessera
Che esce dalle mani dell'artista
E'situata al posto giusto
Per grandezza e colore
Milioni di piccole tessere
Di vetro colorato ed oro,
Materiali preziosi ...
Parlando di mosaici è doveroso,
E piacevole,
Citare la capitale italiana di sempre,
Il celeberrimo Giotto di Bondone
Che ha affrescato, tra le altre,
La Basilica di San Francesco d'Assisi e
E la Cappella degli Scrovegni di Padova
Milioni di tessere opache e colorate
D'oro, di vetro e di pietra
Compongono
Le meravigliose scene
Di un mosaico
Che rappresenta
La scena della vita vissuta
Da grandi personaggi
Politico militare e religioso del passato
E che ingloba ogni storia umana.
Passata e presente.
Al Museo di Tunisi conserva
Opere preziose
Del periodo della dominazione
Dell'Impero romano
Questa è l'arte, che come la poesia,
Ci da grande emozioni
Nell'ammirare la sua sapiente
Composizione artistica e poetica
Occhi Lucidi di pianto
Ci vorrebbe la penna scorrevole
Di un vero poeta
Per descrivere questi fuggevoli
Momenti di tenerezza.
E gli occhi attenti di un pittore
Per fare diventare la notte una culla
Colorata di stelle
Le rose profumate del giardino
Nel mese di Maggio
Portano il profumo dell'amore
Sul talamo dove nasce la vita
Invola l'amore e la gioia di vivere
Le azalee lo vestono di profumi
La tua anima fragile
Di gioiosi colori
Il Silenzio del vento della sera
La fresca ebbrezza marina
Gocce di rugiada
Sono i tuoi occhi lucidi di pianto
La tua tenerezza? un prato di viole
Il libro che tiene fra le mani
Profuma? La tua ispirazione!
Per grazia ricevuta
O Vergine Maria
M'inchino umilmente
Ai tuoi piedi
Per ringraziarti fermamente
Per la grazia ricevuta
E per lo scansato pericolo
Dell'incidente stradale
Subito giorni fa da Tiziana
Mia figlia
E' stata proprio la tua mano
Misericordiosa che ha deviato
La traiettoria della caduta
Sulla sede stradale facendola pesantemente cadere.
Sopra una boschina
Attenuando così fra le frasche
La caduta
Grazie a Te, Vergine Santa
Ha riportato lievi escoriazioni
E pochi giorni di degenza in Ospedale
Ed ora sono qui per ringraziarti
" Maria, Donna del sì,
L'amore di Dio è passato attraverso
Il Tuo Cuore
"Dio per la tua intercessione, l'ha presa per i capelli.
E la riportato sulla terra
Da morte sicura
Noi siamo legati profondamente a te
O Maria, Madonna delle Grazie
La tua bontà ci spira fiducia
E ci attira dolcemente a Te
Pronunciando la più bella preghiera
Quella che abbiamo appreso dall'Angelo
E che vorremmo non avesse mai fine
Ave Maria, Piena di grazia
Il Signore è con te"
Sto dipingendo un Ex Voto:
Un quadro rintroducente il luogo
Dell'incidente, per
Devozione.
Strade insanguinate
Da Sud al Nord
Da Est ad Ovest d'Italia
Le nostre strade
Sono tappezzate
Da croci bianche
E mazzi di fiori sbiaditi
Giorno dopo giorno
Vengono irrorate
Dal sangue generoso
Dagli utenti.
Non passo giorno
Che non leggiamo articoli
Impressionanti
Di morti e feriti
Al volante gli agenti dell'Ordine
Sorprendono gente distratta:
Ubriaca o drogata
Alla fine della giornata
Hanno commesso, minimo
Una bravata
Sono degli irresponsabili
Che non si rendono conto che guidano
Un mezzo di morte
Il fatto é che t'investono e poi
Scappano via
Tanto sanno che se li arrestano
Dopo qualche giorno ritornano
In libertà
Al massimo saranno denunciati
A piede libero
Per lesioni o omicidio colposo
Tanto c'è l'assicurazione che paga
Un ragazzo o un anziano
Non può attraversare un incrocio
Perché viene stesso orizzontalmente
Se procede in bicicletta
Non sa che cosa gli aspetta
Viene proiettato sullo stradone
O nella scarpata o nel burrone
L'altro ieri
Una giovane signora
Si concedeva una passeggiata distensiva
Con la sua Mountain Baik
Quando improvvisamente
Viene tamponata in uno stradone
Di campagna
Senza traffico
L'autista si giustifica:
" Non mi sono accorto"
A che cosa pensavi
Quando guidavi?
Sicuramente telefonavi
Tanto c'è sempre l'assicurazione!
Che paga
Per fare bella figura
L'uomo si trasfigura
Or diventa bambino
Oppure cretino
Or fa l'assassino o il pirata
Della strada
Cerca il mito nella velocità
Alza il gomito
Vuole il pianto
Padron del mezzo come della morte
Vede nell'oro le porte del dolore
L'uomo fa di tutto
Per non fare niente:
I colori che bella fan la vita
Radiar vede da una pepita
Prima "l'idolo del bambino innocente
Poi il ragazzo intelligente
Dal giovane intraprendente
Dal'uomo furbo e sapientone
Farabutto che fa il santo:
Che si giustifica:
"Non mi sono accorto",
Intanto il pedone, il ciclista o il ciclo motorista
Sta all'ospedale o al Camposanto.
Mondo contadino
In fondo all'aia
Un bianco canino
Spelacchiato abbaia
Da un rovo di spini
Con una famiglia
Numerosa di pulcini
Sbuca la sposa
Del re dei polli
Una gatta sonnecchi
Mostrando gli ossi frolli
In grembo di una vecchia
Nella traccia del solco
Facendo la scemetta
La gatta dal bifolco
Gioca un bimbo con niente
I
Giunge una nenia lontana
Coll'eco d'un singhiozzo
E di una campana
Cigolando scontenta
Scende la secchia al pozzo
Con le raganelle
Tra boschi e filari
Nei pian solitari
Cantan le villanelle
S'ode arrivar possente
Col muggito d'un bove
La voce del torrente
Che scorre non sa dove
II
Tra mille liete gole
Che trillano festose
Fra ghirlande di rose
Alto compare il sole.
Asciuga il bucato
Steso in mezzo al prato
E scherza giocando
Scalda le pietre nere
Sulla fossa del camposanto
E accarezza le sorti
Delle nuove chimere
Porta un po' di letizia
Nella vaga letizia
Di questo mondo aprico
Che sa dì antico.
Canto clandestino
Canta ribelle,
Che la notte è fonda
E la boscaglia e fitta
E tenebrosa.
La luna sugli abeti
Fa la ronda
E rende ogni ombra vaga
E misteriosa
Canta ribelle,
Che ogni lume è spento
Ed il silenzio
Domina la grande valle
Ovattata dalla bianca neve
E il fiume silenzioso scorre
E sé fermato il vento della sera
E dormono le mandrie
Nelle stalle
E il gallo dalla cresta rossa
Appollaiato sul trespolo
S'appresta a far l'adunata
Rivedi questa sera nel chiaror
Lunare
Il tetto rosso
Del tuo lontano
E antico casolare
Dove faceva
Il nido il pettirosso
Dove una madre
Siede al focolare
E suo figlio sta aspettare
Le castagne stanno a scoppiettare
Nella padella nel focolare
La Fiamma
Il sole quando muore la sera
Laggiù oltre l'orizzonte
Ci lascia una speranza nel cuore
E' non è mai triste, perché è sicuro
Che vinta la notte il giorno
Più gagliardo ritorna
Come la vita!
Riprenderà più serena.
Ma se un'anima si spegne,
Al calar della sera?
La mente non sa se risorgerà
E il povero cuore rimane
Triste e solo!
La luna che si dondolava
A mo di barchetta.
Fino al mattino
Con la sua corona di stelle
Vuole gettare un gancio
Di speranza!
I leggeri soffi del vento del grecale
Che fanno agitare le onde del mare
Facendo spaventando persino
I bianchi gabbiani che nidificano
Sulla scogliera di Porto Fino
Il tremolio delle foglie dei giardini
In una sera di primavera
Soffiano sul braciere della vita
Chissà forse se può risorgere come oggi
Chissà, che cosa farà il sole,
La luna e le stelle.
Nel firmamento?
Possono tutte riaccendere
La fiammella del creato.
E quella della speranza di una vita?
Passo Gavia
Fin dai secoli passai
Fu una via di comunicazione
Fra vallate e nazioni
Ed acquisì sempre più importanza
Essendo una via privilegiata
Tra la Serenissima Repubblica
Di Venezia
E il Ducato di Milano
Ai giorni nostri il nome del Passo Gavia
E invece indissolubilmente legato agli eventi
Bellici della Prima Guerra Mondiale
Fu teatro di numerosi scontri
D'importanza fondamentale
Di cui oggi vogliamo parlare
Le cui testimonianze si trovano
Ancora oggi sulla cima " Vallombrina"
Cui numerose imprese sono legate
Anche Al Giro d'Italia.
Il passo Gavia
Presenta l'ambiente
E la vegetazione tipica dell'alta quota
Oggi siamo qui ai margini del caratteristico.
Laghetto alpino
Chiamato Lago Bianco
Per la limpidezza delle sue acque
Da dove si gode una vista incomparabile
Sul Gruppo dell'Ortles e su
Quello dell'Adamello e del Tonale
Cime memorabili
- Videro nei loro domini eccelse
Imprese da leggenda.
Lassù gli alpini nostri
Stettero saldi come rupi quando,
In un'ora terribile,
La Patria poteva essere con loro travolta
E di lassù si lanciarono, primi,
Sulla rotta definitiva del nemico
Per le vie aperte
Verso i nuovi confini d'Italia.
Chi tornò dopo la vittoria
Nei quieti borghi della valle,
Chi pensa a quegli anni
Con fiero orgoglio,
Forse nostalgico,
Come erano nostalgiche
Lassù le canzoni di guerra.
E di canti di guerra risuonò
Trionfante il Tonale e sul Gavia
Quando fu liberata
Nella luce bronzea,
La grande immagine della
Vittoria bresciana,
Alta sulle sacre ossa dei Caduti,
A bandire nei secoli -
Come augurò il poeta-
Il diritto d'Italia
Sulle vette conquistate
E su ogni altra cima
A cui l'uomo ascenda
Nei domini della spirito.
L'Amore di Dio è passato attraverso
Il Tuo Cuore ed è entrato
Nella nostra tormentata storia
Per riempirla di luce e di speranza
O Vergine Maria delle Grazie
Ti preghiamo
La Valle Camonica
Ascende dagli ulivi del Sabino
Fino ai valichi eccelsi del Tonale
E del Gavia.
Dove le cime alte e maculate
Bucano il cielo
Ampia e ubertosa
Nei bacino inferiore,
Si fa più alpestre verso Edolo,
Dischiusa su valli laterali e su sfondi
di vette maestose
Come il Pizzo Badile
Nel centro della valle
Stanno la romanica Cividate
Con i suoi vestigi di templi
Di tombe, di lapidi,
Breno, feudale,
Con le poderose mura
Del suo castello medioevale
E in ogni luogo
Sono ricordi della storia camuna.
Antichi pievi, come le chiese romaniche
di San Siro a Gemmo
O del Monastero a Capodimonte,
Ovunque torri castelli,
Case ornate e forti
Delle famiglie potenti;
Scuri e tristi avanzi
Delle vecchie,
Famose fucine che battevano
Stupendamente il ferro
Con i magli mossi dalle acque,
Dopo Edolo la valle si fa tutta alpestre.
Vette altissime
Levano sugli sfondi
Il cristallino fulgore
Delle nevi eterne,
L'Adamello, il massiccio
Dominatore della valle
Che fin dal lago d'Iseo
Si scorge alto sulle cime
Quasi come una nube
Che tutta s'accende
Al tramonto
Dell'ultima bellezza del giorno,
E' la colla sua sovrana presenza:
Immensa massa granisca
E insieme visione fantastica.
Chi ascende a quelle solitudine,
Dove la vita tace
Nei silenzi dell'infinito,
Trova intatti,
Parlanti al cuore,
I ricordi della Grande Guerra
Che ebbe su quei baluardi alpini
l'altare più alto
Del sacrificio per la Patria.
Il valore dell'uomo
Ha un diverso sapore
Anzi è un suono:
Il sibilo del vento nel deserto
Il muggito delle onde del mare
Il fruscio intricante delle foglie dei boschi.
Il battito misterioso delle ali di un fringuello
E profondo della vita nel ventre materno.
E' il rimpianto di chi scopre,
Di chi guarda alla morte
Con la consapevolezza che tutto passa
Senza finire mai del tutto
Perché il valore dell'uomo è nel messaggio.
Che lo lascia ai figli
E nella memoria degli amici
E nella scoperta della poesia
Che è in ciascuno di noi
E che un soffio basta a risvegliare la pena.
Scrive Mario Luzi,
E durare oltre quest'attimo
Il grande attore Troisi
Ci è riuscito
Il Fiume Mincio
Il verde fiume cantato
Dal poeta Virgilio scorre
Attraverso un paesaggio che
Non colpisce al primo
Impatto, fatto di pochissimi
Elementi, ma dal sottile
Incanto: acqua, prati e cielo
E'come un lungo serpentone
Con le sue intricate volute
Forma un parco naturale
Con una varietà di uccelli stanziali
Che annoverano sono le gallinelle
Le Folaghe e i Germani reali
E non mancano le rane gracchiare
Tra Svassi e Tuffetti
Nelle zone si alternano i fitti canneti
E Spazi di acque aperte
Dove il pescatore con la sua
Barca va a pescare
I lucci e le anguille
Non poteva mancare li Martin pescatore
Della splendida livrea colorata
Le Valli del Mincio
Non possono mancare i Gabbiani
E i rossi Aironi
I Cigni bianchi che rincorrono
I bambini per cibarsi delle
Loro merendine
Rappresentano una nota caratteristica
Dei Laghi di Mantova
Ma non mancano i rapaci
Come il Falco di palude
E' anche presente il Nibbio bruno
Più a valle vi è Grazie di Curtatone
E sulla riva del fiume e il Santuario
Di Santa Maria delle Grazie
Eretto per volontà di Mantova i Signori
In seguito ad una pestilenza
La Chiesa è gotica lombarda
All'interno osserviamo una vera
E propria galleria di statue policrome
Raffigurante soldati e popolani
Imperatori e papi
Collocati nel posto d'onore
Con ex voto e testimonianze
Di grazie ricevute
Vi è un Mausoleo di Giulio Romano
Con le spoglie di Baldassarre Castiglione
Di fronte al Santuario speciale
Della Madonna delle Grazie
Dispensatrice di miracoli
Vie è il famoso laghetto dei canneti
Dove un tempo si aggirava
Il coccodrillo fluviale
La grande Piazza dei Madonnari.
Che ogni stagione richiama migliaia
Di fedeli
Oggi è come ieri
Siamo entrati a piegare avanti all'altare
Della Vergine Maria
Il ginocchio per devozione
Come fanno tutti i fedeli
La laguna
I fitti canneti della Laguna'
Dove l'orizzonte sfuma
E la città di Venezia appare
Come un sogno
In un paesaggio metafisico
E lunare.
La luce del lampione
E' fioca fra le calle,
I ponchielli e i canali.
E triste girovagare
Alla ricerca delle bellezze
Artistiche e naturali
Un presentimento:
La nebbia, l'umido della laguna
Malinconica d'inverno
L'orizzonte resta chiuso
Nello sguardo del turista
E del viaggiatore
In fondo alla piazza ritorna un sogno
Che s accentua appena
Il sottinteso della città,
E l'enigma delle forme notturne
Il suono smorzato delle campane
I campanili e le cupole
Delle chiese che scompaiono
E poi riappaiono in quel paesaggio
Diventato lunare
E' per questo è caratteristica Venezia
La nebbia di questi periodi che sale
L'acqua dei canali che sbatte
Contro le pietre dei ponti.
Contro le pietre bianche
Dove l'acqua sfuma
Nel verde delle alghe
Ma poi si calma e nella bruma
Emergono storie di oggi e di ieri
Storie della laguna
A Venezia di questi giorni brumosi
Nella sua meravigliosa bellezza
C'è una grande tristezza
Dove emerge il sogno della solitudine
E dove tutto improvvisamente sfuma
Ma poi si calma e nella bruma.
La storia prosegue, le voci morte si rincorrono. ...
Per raccontare le storie della Laguna
A volte sembra la vecchia Londra fumosa
Ma Venezia è
L'eterno sogno degli innamorati
Dopo tanto girovagare per calli
Chiese e campielli
Tra la nebbia e le schiarite
Abbiamo piegato per devozione
Il ginocchio davanti all'Altare Maggiore
Della Vergine della Salute.
Fuggire… Restare per sempre
Spesso mi sono detto:
" Adesso basta! Vado via
Poi, dopo poco tempo,
Ho trovato innumerevoli ragioni
Per rimanere
Mi venne subito in mente il paragone
Col paradiso e l'inferno
Tu puoi aprire la porta del paradiso?
O quella dell'inferno?
E là dietro troverai
Probabilmente ,
Un unico mondo
La tavolozza con tutti i colori
Tutte le sfumature,
Del più bel paesaggio marino
Al semplice angolo con giardino
Ogni domanda e risposta
Oppure soltanto un riflesso
Di Te stesso?
Tra vele che vengono dal nord
Trasportate dai venti
Realizzi finalmente il sogno
Quel sogno giovanile
Desiderato a lungo:
Vivere su un'isola
Il mio destino
Era quello di restare
Un piede in mare l'altro in terra
Qui vi è qualche cosa di magico
Voglio fuggire, voglio restare
Per sempre
Navigando sul vecchio
fiume della vita
Il fiume a maggio scorre silenzioso
E' bello passeggiare sul sentiero bianco
Sotto la frescura dei verdi
E contorti pioppeti
Afrodisiaci e sublimi.
E bello fare quattro passi all'alba
Quando il sole dai primi segni di vita,
Quando si percepiscono i primi cinguettii
Che man mano che il giorno cresce
Diventa un vero concerto di rane, uccelli
Stanziali e migratori.
Si percepiscono soavi e argentini
I primi rintocchi delle campane
Del paese che ci annunciano
L'ora della preghiera.
Mese di Maggio,
mese di Maria.
Rivedo le vecchiette che si avviano
A lento passo verso la chiesa
Per ascoltare la Santa messa del mattino.
Tra gli uccelli, le rane e le campane
Un concerto che tocca l'anima e il cuore
Quelli sono i richiami della vita,
Il richiamo dell'amore
E' un concerto che sembra una melodia,
Una preghiera e una dolce poesia.
Lo scorrere placido del fiume
E il suo silenzio, il grande tacere della natura.
E il venticello del mattino che trama
Fra le canne della Laguna.
Gli argini sono tutti fioriti di fiori speciali.
Le violette profumate che sanno di desiderio e.
Di giovinezza e d'amore.
Gli innamorati corrono sulle spiaggette
E poi si trovano a rotolare sull'erba
Umida della notte.
Mentre il nostro battello scivola lentamente.
Sulle acque limacciose
Del grande fiume della vita
Sulla tolda del battello c'è anche
Un momento per meditare,
E per contemplare quel paesaggio
Astratto, metafisico e lunare
Lambito dal vecchio fiume.
Dal serpentone dalle mille volute.
Fra non poco scompare.
Diventando un tutt'uno con la laguna
Salmastra e la boscaglia di canneti.
Quello è l'habitat naturale delle anatre.
Le folaghe e i trampolieri.
Le cupole delle chiese veneziane
Sono laggiù, sono ancora lontane
Ai primi raggi del sole di maggio.
Se osservi bene puoi identificare
I pinnacoli e la cupola orientale
Della magnifica Cattedrale di San Marco
Tutta bella dorata.
Più il nostro battello si avvicina
Verso la Città di Venezia
E tutto e più chiaro e vedi le barche
Dei gondolieri scivolare.
La Chiesa della Salute con le sue cupole,
Piazza San Marco
Ed il ponte di Rialto,
Sono lì di fronte immersi dalla Laguna
Si vedono persino lunghe file
Rutilanti di turisti.
Sotto i raggi del primo sole di maggio,
Piccolo mare del Garda
Qui nel piccolo"mare"
Di Garda,
Le barche scivolano via silenziose
Per non disturbare
I grandi poeti del passato
D'Annunzio definiva
Il Lago di Garda,
La forza della natura
E l'incessante opera dell'uomo
La natura ha creato un luogo di rara bellezza.
Le piccole baie azzurre,
Le colline ed i contrafforti rocciosi
Che emergono ora dolci
Ed ora ripidi e possenti
Dalle profondità delle limpide acque,
Le splendide ville neogotiche
O liberty
Che cingono le rive,
Le imponenti rovine romane
Che si ergono sulla marmorea
Penisola catulliana e
Sull'altra riva Romana,
Le aspre alture del Baldo
Incappucciato di candida neve
E dei monti a nord
Le tondeggianti colline moreniche
A sud,
Sono solo alcuni esempi
Dei mille volti e dei mille colori
Di una natura che qui dà il meglio di sé.
E fa incantare gli occhi
E la mente
Ogni tanto, nelle notti di luna piena
Si sentono echeggiare nell'aria le note
Poetiche catulliane che si disperdono
Sulla superficie del lago
E bello sognare
Sulla riva dei profumati
limoni.
Preghiera per la vita
Ogni sera prima d'addormentarmi
Guardo il cielo stellato
Alla ricerca nel firmamento
Della mia stella
Ma poi mi addormento con
Il profumo e il sapore di te.
Tu sei vicino al mio cuore
E nei miei sogni
Mi sembra che si sta cancellando
Il dolore che mi' impedisce di essere libero.
La notte ti cerco con tutta la mia anima
Mi perdo sul tuo cuore
Il dramma dentro di me era grande
Ma adesso si sta ridimensionando
La notte fissavo il soffitto
E guardava il cielo stellato
Dalla finestra
Sognavo che dovesse essere
L'ultimo ricovero
Oggi ho avuto la conferma che il mantice
Del vento che ti da la vita
E' perfetto
Adesso sento i battiti del cuore
Che sono fluidi e precisi
Fammi respirare il tuo respiro
Lega la tua anima alla mia
Fammi sentire che sono sulla giusta via
Di non aver paura
Che al risveglio i battiti del cuore
Sono allo unisono
E che non c'è nulla da temere
Perché l'amore di Dio è passato
Attraverso il Tuo Cuore o Maria
Lo so che sei entrata
Nella nostra tormentata storia.
Che ci perseguita da molto tempo
Maria, siamo figli della tua sofferenza
E veniamo a te, per riempirla di luce
E di speranza
Oh! stella del mattino
Che ti cercavo nell'infinito cielo
Nel cielo dell'umanità
Proteggi i tuoi figli che si affacciano alla vita.
Ma anche quelli dell'ultima riva
"Sentono il calore della famiglia unita.
Maria, la tua bontà ci spira fiducia.
E accompagna benevolmente
La nostra preghiera.
Luci e colori
delle nostre montagne
Oggi è una limpida giornata
Piena di sole e gioia di vivere.
Di fronte a me vedo le alte e bianche montagne.
Dove scorre lenta la Dora Baltea
E' una giornata di metà aprile,
Il paesaggio con la neve è bellissimo
Le primole sulle sponde del fiume
E i bucaneve sono tutte fiorite e l'aria
Profuma di violette
Molte piante sono fiorite.
Questo è proprio il luogo del silenzio
Ma che cos'è il silenzio?
E' un lembo di cielo
Che scende verso la verde valle
Viene dai grandi spazi celesti
Dalle marine della luna fredda.
Spesso questo silenzio viene interrotto
Dalla lenta corsa del fiume che lambisce
Le rocce granitiche.
In quest'angolo di paradiso dove c'è
Tanta pace e tranquillità
E dove dimora la luce
E l'escursionista può fermarsi un momento
Per riflettere sulla madre natura
E sulla vita
Un pettirosso si è posato sul mio cavalletto.
E continuava a cinguettare
Come se nulla fosse
Mi ha fatto tanta compagnia
Mentre dipingevo quel paesaggio
Struggente e meraviglioso
Più a valle un capriolo si abbeverava
Ed altri sulle nude rocce
Leccavano un briciolo di sale
Da queste montagne banche di neve
Nasce l'anima del grande fiume della vita
E tu pescatore di versi getta la tua rete.
Fra queste bianche montane.
I grandi fiumi e le montagne innevate
Sono sempre stati dai poeti ricercati
Come pure dei grandi pittori.
Forse per la bellezza dei luoghi
O per rimanere all'aria aperta.
Un tempo molto lontano
Oltre ad essere valenti pittori
Si preparavano da se anche le tele
E i colori
Per dipingere i loro quadri
Sì, oltre ad essere artisti
Erano anche alchimisti
L'alchimia è una disciplina
Fisica e chimica
Oltre ad essere una scienza
Implicava una certa esperienza
Furono gli artefici dell'esperimento
In quest'ottica la scienza alchemica
Era anche una conoscenza
Metafisica e filosofica.
Oggi gli artisti
E i pittori della domenica
Come me
Non hanno bisogno di essere
Alchimisti, perché ci pensa l'industria
A preparare tutto il materiale
Pittorico
Dai pennelli, alle tele ed ai colori.
I colori della mia tavolozza
Sono contenuti in tubetti cilindrici
E sistemati a raggiera
Altro non sono che un miscuglio
Chimico
Per molti artisti la scelta dei pigmenti
E'l'ordine in cui sono disposti
Sulla tavolozza
E' una questione personale
Di massima importanza
Baudelaire raccontava
Che il pittore francese Eugène De Lacroix
Disponeva i colori sulla sua tavolozza
Con la stessa cura meticolosa
Con cui una donna prepara
Un bouquet di fiori
Il termine si riferisce
Alla gamma dei colori
Caratteristica di un artista
Caravaggio aveva una tavolozza scura
O ristretta
Monet: una tavolozza
Ricca e luminosa
Come la nostra
Opalescenti, giallo di Napoli, verde
Rossi, azzurri ed alcuni sbiaditi
Pronti per essere usati
E scelti dalla nostra fantasia
Dei pittori
Che amano dipingere sotto il sole
All'aria aperta
O meglio dire
Come facevano i pittori francesi
Dell'Ottocento
"Il plein air"
Come i grandi. Renoir e Monet
Che dipingevano lungo la Senna
E i macchiaioli sulle rive dell'Arno
Questa mattina,
Dopo di aver sistemato
Il cavalletto Sulle sponde del fiume
Da dove si ammira l'immensa verde
Montagna piemontese
Dai grandi picchi
E degli infiniti orizzonti
Ma qualche diecina e più avanti di km
Scorre placito il grande fiume della vita.
Che attraversa la bellissima città di Torino.
Che è stata la prima capitale d'Italia
Nei suoi movimenti è molto
Evidente…in cui l'acqua
Rallenta il suo corso e forma dei
Piccoli stagni naturali
Il parco attuale, alla confluenza di tre fiumi, il Po,
La Dora Riparia e la Baltica
Ho deciso di dipinger quell'angolo fantastico.
Dove nasce il fiume della Vita
I miei vent'anni
Finalmente il mese di marzo
Pazzerello, che esci il sole
E prende l'ombrello
Ci ha lasciati definitivamente
Lungo i sentieri bianchi e i prati
Che costeggiano le verdi golene
E' ritornato il sole
E' ritornato il colore
E il profumo delle viole
Sul grande fiume è ritornata la vita
Il ciliegio, il pero e il pesco
Con i loro splendidi colori
Danno una nota allegra al cuore
E impreziosiscono i piccoli orti
Che si specchia nelle acque serene
Ch'io corsi sognando, nella dolcezza
Delle notti estive,
Acque che vi allargate fra le rive,
Con un occhio stupito, a quando, a quando.
E' ritornato a scorrere placido e sereno
Si è ripopolato degli uccelli
Stanziali e sono giunti quelli
Emigratori.
Tra le rane che si sono risvegliate
Con il loro gracchiare
Richiamano l'attenzione dei trampolieri
Che oggi come ieri iniziano la corsa
Per la riproduzione della vita
Sulla verde golena
E il placito fiume.
Fra il colore e il profumo dei campi di viole,
Volano nell'aria i baci con le parole d'amore.
Mormorate tra le verdi gelosie.
La sera è un incanto; con l'usignolo che
Gorgheggia la sua bellissima canzone
Filano via i ciclisti cantori fra le ombre della sera.
Incomincia la marcia dei violinisti
Che li accompagnano
A intonare la serenata sotto la finestra
Della camera degli sposi
Maledicendo la luna e la sua brillantezza
Sparisce prima che la vecchia canzone li fa innamorare.
E si stringono per la vita, dicono ancora:
Signore, come si vogliono bene, si stringono.
E si fermano: si guardano negli occhi; e fanno l'amore.
Oh! Cari i miei vent'anni dove sono andati?
Il tempo fugge via
Come il tempo e la bellezza
Come pure la giovinezza,
Che non ritorna più
Dai ricordi di gioventù
Rimangono soltanto il profumo
Dei fiori e dell'amore.
Il Paradiso
Il Paradiso può attendere
Dove si cerca di esorcizzare
Il male del mondo e si vede la luce
Quella luce che riesce a bucare le tenebre.
Che c'è qua sulla terra fra i poeti
Che resteranno per sempre
E che vedranno oltre il pensiero poetico.
E' un po' di tempo che non scrivo,
Ma non so perché!-
Ho restituito al Paradiso
Il mio angelo custode
E ne ho scoperto un'altra sulla
Vecchia e cara Terra.
No! Questo non è il solito titolo di
Un racconto immaginario o di un libro.
Ma vi siete immaginato che cos'è la vita?
Perché l'acqua del grande fiume
Della Vita scorre in continuazione?
Lo sfavillare di una lucciola
Nel buio della notte.
Birgil Kills Straight così scrive:
La donna é sacra.
Noi rispettiamo le madri,
Le sorelle, le mogli, le figlie, le nipoti.
Sono le donne che ci danno la vita,
Che ci nutrono e che ci insegnano a
camminare e parlare.
Gli uomini sono i loro occhi,
Le loro orecchie, la loro bocca.
Che cos'è il respiro sbuffante di un bisonte.
Nell'inverno della prateria.
La breve ombra che scorre sopra l'erba
E si perde nella luce del deserto
E dentro il sole cocente dell'Arizona
Mentre il guerriero galoppa
Sul suo veloce destriero
alla ricerca del suo angolo di
Paradiso e di serenità.
Lo sfavillare di una lucciola
Nel buio della prateria della notte.
Malinconia,
La triste malinconia
E' un sentimento agrodolce,
Che ti spalma un velo di pianto
Come la Dea con le ali
Che sorvola il cielo stellato
Che svolazza sulle onde del mare
Malinconia è una bellissima fanciulla,
Un'eterea e pallida compagna
Che rende fragili la mente
Dei giovani amanti
Che trascina con se
Nei suoi lunghi viaggi fra le nuvole
Bianche del cielo nei suoi viaggi!
Oh malinconia! Sei la mia costante compagna.
Che ti chiedo un attimo di tregua
Perché io possa sorridere
Al tuo passaggio
Ancora una volta
Nella vita, per un brandello di felicità
Per un pizzico di gioia
Questa notte ti ho visto volare nel cielo
Eri vicino alla pallida luna
Non ho osato di chiamarti
Perché avevo timore di disturbarti
Ma prima volevo un brandello
Di gioia-
Perché la donna e come una canzone
D'amore graziosa a prima vista
Orecchiabile al primo ascolto
Come quelle del festival della
Canzone di Sanremo
Ma presto il piacere,
Il gradimento svaniscono.
Nel cielo stellato.
Fra i meandri delle nuvole
Così la donna preferisce farsi corteggiare.
Ma si fa prima conquistare
Perché l'amore è l'amore
Non c'è gioia più bella,
Perché quella gioia e come la
Vita
Mentre le note di una canzone
Si perdono nell'aria
La donna fa vedere tutta la sua bellezza
Con la comprensione e la freschezza
La canzone piace è dura poco nel tempo
Quando scava un solco dentro la mente.
Ma la mia Dea alata nel cielo
Continua a volare
Per raggiungere la sua meta
Per raggiungere l'amore
In quell'angolo felice di paradiso.
"Alla Madonna delle Grazie"
Il tempo passa veloce
e noi siamo ancora insieme.
Nell'imbrunire della vita
soffia leggero il vento della sera.
Mentre si sentono i rintocchi argentini
di una campana lontana
che sembra che recita una preghiera.
O Maria delle Grazie, la tua anima è un limpido cielo,
dove Dio può disegnare l'Amore
e accendere la luce che illumina il mondo
O Maria, Donna del sì,
la tua bontà c'ispira fiducia:
vorrei domandarTi
di aiutarmi a invecchiare serenamente.
e di guarire da questo male subdolo e indolore
ma che fa male alla mente e al cuore.
Dignitosamente, senza amarezze.
Nulla mi é dovuto:
ma vorrei meritare
la grazia di vedere ancora
il mondo intero così com'è,
la grazia della verità, e dell'umorismo.
La pace: sì, ne ho bisogno,
e ho bisogno di qualcosa di più
vorrei la virtù più alta per un uomo:
la letizia delle fede.
La valle dei ciliegi
Oh, Sì, dopo un lungo inverno
Alla chetichella
E'giunta la primavera bella
Eppure sono passate solo due settimane
Dalle abbondanti nevicate e grossi temporali.
I primi raggi del sole
Illuminano le colline di Vignola
La collina dei ciliegi questa mattina
Era chiara, serena e a noi vicina
Dove regna il silenzio,
Ma il silenzio di questa collina
E' come l'infinito spazio
Siderale senza suono e
Senza dimensione.
Le bianche colline che ci circondano
Sono un impasto di vivo colore
Sulla tavolozza del pittore
Oggi non è il primo giorno di
Primavera con i
Ciliegi e il pesco in fiore
Il querulo ruscello scorre
Per dare vita e gioia
Ai prati e agli ospiti del bosco
In questo periodo di primavera
Quando è sera
Il sole illumina le colline dei ciliegi
E dei cedui castagneti
E' tutto come le rime dei poeti
E la tavolozza dei pittori
Con le tinte calde dell'amore
Che sprigionano dal cuore
I sospiri degli innamorati.
Oggi siamo stati molti fortunati
Di trascorrere e gioire sulle colline
Del mistero
Ma c'è riscatto in una voce amica
Che proviene dall'impervio sentiero
Dove nidifica e volteggia
Lo sparviero.
Ma il silenzio che domina la valle
In se non ha volto.
Chi era Morfeo?
Morfeo è una figura mitologica
Ed era uno dei tanti figli del Sonno
E della Notte ( detto anche Ipno)
E' figlio dell'Erebo e della Notte
Nonché anche gemello di Tanatos,
La Morte del quale era opposto;
Tanto spaventoso l'uno, quanto benevolo l'altro),
Possiede grandi e possenti ali
Che lo portarono rapidamente da una parte
All'altra della terra.
. E' il dio dei sogni, che provoca sfiorando.
Un mazzo di papaveri sulle palpebre di chi dorme.
Spesso è accompagnato da una cerchia
Di folletti che rappresentano le illusioni.
Il suo nome deriva da una parola greca
Che significa "forma":
Infatti, era solito assumere la forma
Degli esseri umani
Per mostrarsi agli uomini addormentati
Durante i loro sogni.
Orfeo, mitiche citare da Ridope,
Era figlio di Eagro, re della Tracia,
E della musa Calliope
(o secondo altri di Apollo e di Calliope).
Orfeo è più noto per la grande impresa
Che lo fece scendere nell'Ade,
Per cercare di riportare in vita la sua sposa, Euridice.
Egli, infatti, amò in tutta la sua vita una sola donna:
Euridice, figlia di Nereo e di Doride.
Il destino però non aveva previsto
Per loro un amore duraturo.
Infatti, un giorno la bellezza di Euridice
Fece ardere il cuore di Aristeo
Che si innamorò di lei e cercò di sedurla.
La fanciulla per sfuggire alle sue insistenze.
Si mise a correre ma ebbe la sfortuna
Di calpestare un serpente nascosto
Nell'erba che la morsicò,
Provocandole la morte istantanea.
Orfeo, impazzito dal dolore
E non riuscendo a concepire la propria vita.
Senza la sua sposa decise di scendere nell'Ade.
Per cercare di strapparla dal regno dei morti.
Convinse Caronte a traghettarlo sull'altra riva.
Dello Stige e circondato da anime dannate
Che tentavano in tutti i modi di ghermirlo.
Giunse alla presenza di Ade e Persefone.
Una volta giunto al loro cospetto,
Orfeo iniziò a cantare la sua disperazione.
E solitudine e nel suo canto
Mise tanta abilità
E tutto il suo dolore
Che gli stessi signori degli inferi
Si commossero;
Le Erinni piansero;
La ruota di Issione si fermò
Ed i perfidi avvoltoi
Che divoravano il fegato di Tizio
Non ebbero il coraggio di continuare
Nel loro macabro compito.
Anche Tantalo dimenticò la sua sete
E per la prima volta nell'oltretomba
Si conobbe la pietà
Come narra Ovidio nella Metamorfosi.
Fu così che fu concesso ad Orfeo
Di ricondurre Euridice nel regno dei vivi
A condizione che durante il viaggio
Verso la terra non si voltasse a guardarla.
In viso fino a quando non fossero
Giunti alla luce del sole.
Orfeo, presa così per mano la sua sposa
Iniziò il suo cammino verso la luce
Ma durante il viaggio,
Un sospetto cominciò a farsi strada
Nella sua mente pensando
Di condurre per mano un'ombra
E non Euridice.
Dimenticando così la promessa fatta si voltò.
A guardarla ma nello stesso istante
In cui i suoi occhi si posarono sul suo volto.
Euridice svanì
Ed Orfeo assistette impotente
Alla sua morte per la seconda volta.
Ho dipinto un quadro mitologico di una bellissima Dea nelle braccia di
Morfeo.
Ho voluto approfondire chi fosse Morfeo e ne è venuto fuori un bellissimo
racconto.
La Magica Mantova
La magia di una città
Che sembra il set naturale
Per un film sul Rinascimento
L'atmosfera fuori del tempo
Di un'isola protetta dai suoi laghi
Contro gli urti della società moderna.
Questa è la città storica di Mantova
Con le sue opere d'arte artistiche
E le sue bellezze naturali
E anche con le sue torri merlate
Dove sono stati per molti anni incarcerati.
I suoi figli migliori con le loro idee Risorgimentali
Questi eroi uno alla volta furono impiccati:
Enrico Tazzoli- Carlo Pomo a Belfiore sulle rive del lago
Superiore- con altri patrioti, nella famosa Dieta di Mantova
Che messe nell'insieme formano
Una pagina di storia Medioevale
Quella fu u'epoca imperniata sui valori.
E che è visitata ogni giorno da migliaia di turisti.
Stando fermi sul Ponte di San Giorgio
Nelle ore del tramonto oltre alla magia
Si ammira una visione da sogno fantasmagorica.
Di una città medioevale che si specchia
Nelle acque del suo lago inferiore
Con le sue luci e le ombre
Macchiata dai colori smaglianti
E profumati dei fiori di loto
Dove nelle notti chiare di luna piena
Emergono dalla profondità del lago
Le fate che si possono vedere danzare
Fra le foglie i caratteristici fiori di loto
Si dice che nel plenilunio delle notti chiare.
Si vede danzare una bellissima Principessa.
Sui grandi tappeti dei fioriti
Quella principessa si chiamava Fior di Loto.
Che aveva dei bellissimi e morbidi capelli biondi.
A boccoli attorcigliati
Era avvolta in morbidi e trasparenti veli
Da dove trasparivano le divine bellezze
La principessa fior di loto con le sue grazie
Era in cerca dell'amore perduto
Che anch'egli si aggirava
Fra le rive profumate del lago
E fra la magia di un fantastico maniero
Che vidi dame e cavalieri amoreggiare
Mentre la pallida e intrigante luna
Si dondolava nella notte stellata.
Di una sera d'estate.
Oh! Tellaro,
Borgo antico marinaro
Con le tue case colorate di pastello
Con le tue insenature pittoresche
Con la sabbia fine delle tue spiaggette
E il mormorio di questo splendido mare
Par di sentire il sussurro dolce
Delle tue parole
Sei un vero nido d'amore
Nascosto tra due mari azzurri,
Quello del cielo e quello del mare
Nessun bagno più bello è più poetico
Più fresco ed più adamantino
E'come tuffarsi nello zaffiro liquido
L'aria non è mai troppo calda nell'estate
Né mai fredda nell'inverno;
È un alternar sempiterno di freschi
Tiepide frescure che incanta,
che solletica e che innamora.
Le palme, i cedri e le rose
Vi crescono e vi prosperano
Come nel giardino di casa propria
Il Mare
Oh! Nel mormorio delle onde
Mi sembra di sentire
Il sussurro di dolci parole
Laggiù! In fondo vicino alla barca in secca
Di Baciccia sento la sabbia fine
Come una dolce carezza.
La brezza marina fa svolazzare
I fini, lunghi c dorati capelli di una Dea
Appena emersa dal mare
Sono seduto sui gradini scrostati
Che portano alla chiesa di Tellaro
Fiascherino e Tellaro
Sono due piccole perle perché
Dotate di piccole baie della Riviera
Tellaro è un borgo caratteristico
Incastonato nella roccia ricca di vicoli
Scalinate e sottopassi che seguono
La confermazione della costa.
In questi luoghi ameni
Il grande scrittore Mario Soldati:
Girava per questi carruggi
Che sbucano al mare
Poi sedeva in un angolo per ammirare
La bellezza del mare
Fischia il vento a Tellaro!
Tra le case scolorite dal tempo,
E i carruggi leggenda del popolo campanaro
Che ha salvato i telleresi
Dai pirati d'oltre mare
Caravaggio
Caravaggio è un piccolo
E lindo paese
Della Lombardia (Bergamo)
Dove esistono ancora le rogge a
Cielo aperto
Solo nel centro storico
Se li cerchi non li trovi
Ma oltre alle rogge c'è il grande
Viale che porta al Santuario:
Una Madonna molto miracolosa
Che si festeggia
Nel mese di Maggio
Bello il suo Viale
Con gli alti e ombrosi ippocastani.
Noi conosciamo questo simpatico paese,
Perché dal mare di Genova
Siamo giunti in quel mare
D'erba
Che ondeggia
Ad ogni alito di vento
Dove è nato Michelangelo Merisi
Da Caravaggio detto
Il pittore maledetto
Il 29 sett. 1571 e morto il 18 Lug. 1610
Lo precede la fama di grande pittore
Miscredente e trasgressore
Leggere i suoi dipinti
Avvalendosi di indagini scientifiche
Che vanno oltre la dipinta superficie
E ne rivelano la tecnica
E la sua sapienza da alchimista
Caravaggio ricorreva, infatti:
Anche al disegno,
E non soltanto alle incisioni.
Alla bottega del Cavalier d'Arpino
Caravaggio approdò nelle ore antilucane
Alla corte dei pittori più in voga negli ambienti
Della committenza romana.
Da questo maestro, come dice il Bellori:
Quei fiori e frutti
in realtà rappresentano l'inizio
Di quel genere pittorico
Che in seguito verrà definito.
Natura morta
Gli insegnamenti del Cavalier d'Arpino
Non appagavano il giovane pittore che
Si sentiva poco stimolato
E per nulla amato
Da ciò che il maestro gli proponeva.
Questa sua insoddisfazione,
Sommata ad un episodio che vide il pittore.
Ricoverato all'ospedale
Per il calcio di un cavallo infuriato,
Senza che il suo maestro gli facesse visita.
Fu motivo di litigio tra i due;
Il pessimo carattere dell'allievo caravaggino.
Portò alla rottura del rapporto
Con la bottega del Cesari.
Caravaggio spinto dalla voglia
Di affermazione
Decise così di mettersi
In proprio.
Durante questo periodo
E per tutta la sua vita ebbe una condotta
Piuttosto sregolata,
Viene spesso citato nelle denunce
Presso i Tribunali per vari fatti di violenza
Ma non ne voleva prendere proprio coscienza.
Nei quartieri più turbolenti della città,
Il che ha oltremodo alimentato il mito
Dell'artista bohémien
Che traeva ispirazione dalla vita
Di Strada e dai fatti di sangue
E di malaffare a cui era abituato.
Nel Bacchino malato:
Una delle sue prime opere compiute,
Che noi abbiamo anche copiato,
E' raffigurato il Caravaggio
Di quei primi anni romani,
Lo sguardo vivo ed intenso ha sempre
Contrasta con la malinconia
Provocata spesso dalla malattia
Che affliggeva il giovane pittore
Con atroci sofferenze e dolori
L'alcool e le donne
Lo accompagnarono fino alla morte
I personaggi:
Che posavano per i suoi dipinti
Venivano direttamente dalla strada,
Era gente umile e disperata
Che egli usava spesso frequentare
Quotidianamente;
Inoltre il grande Caravaggio
Dei modelli di professione,
Per via delle scarse committenze
Che l'artista faticava ad ottenere.
I successi degli anni
Romani (1595 - 1606)
L'amicizia con il cardinal Del Monte.
Le malattie, le prostitute e l'alcool
Fecero di un grande talento
Un barbone di marciapiede
Questo succede oggi e succedeva
Soprattutto ieri
La rosa
La bellezza di una giovane Sposa
E' paragonata ad un bocciolo di rosa
Come pure il suo smagliante sorriso
Il suo corpo armonioso
I suoi attributi turgidi e sinuosi
Che riccamente la ingioiellano
Per il talamo dell'amore
Le rose sono i fiori delle vergini spose
E' il primo fiore di cui si abbia conoscenza.
Che cresceva in Asia 5000 anni fa.
Ci sono tante leggende legate a questo fiore.
Tanto amato simbolo di bellezza ed amore.
Si narra che un giorno la dea greca Clori
Inciampò in una bellissima ninfa
Ormai morta e la trasformò in un fiore.
Afrodite aggiunse la bellezza e le tre Grazie.
Le diedero splendore, fascino e letizia.
Dioniso le donò il suo nettare fragrante,
Mentre Zefiro, il vento dell'ovest,
Soffiò via le nuvole così che Apollo
Potesse immergerla in un bagno di sole.
Il fiore venne infine dato ad Eros,
Il dio dell'amore, e chiamato "Regina dei fiori".
Secondo una leggenda romana,
Una certa Rodante aveva molti corteggiatori.
Pronti a sposarla, ma nessuno di loro la interessava.
Questi uomini erano talmente innamorati
Che arrivarono al punto di sfondare la porta.
Della casa di Rodante.
Il fatto indegno' Diana che trasformò
La donna in un fiore e i suoi innamorati in spine.
Questa storia è stata tratta da una leggenda.
Dell'antica Grecia
Sospiri lontani
Tengo un grande pianto
Dentro al cuore
Guardando da questa finestra
Tanto mare!
Tu sbatti eternamente e la mia
Vita muore
E non sono mai stanco di guardarti
Tu mi sbarcasti in queste terre
Australi assai lontane
Dove nessuno parla la mia lingua
O Dio!
Se avessi le ali sai che farei!
Fuggirei da questi luoghi malsani
Ti prego fammi ritornare,
In quel luogo dove sono nato
In mezzo alla mia gente che mi ha cresciuto.
Riportami dove misi il primo vagito
E dove il primo pianto hanno sentito
Le mille strade mi appaiono sconosciute
C'è né una sola che io conosco
E spero qualche giorno di trovare
Per fare ritorno al mio paese
E quante notti passo come il giorno
Appoggiato a questa finestra a guardare
Con nostalgia il mare
E sempre penso, chi sa se ritornerò
Per rivedere la mia mamma e per baciarla.
Ma chi sa se la trovo vecchia e rugosa
E dalle tante pene assopita
!Intanto mi consumo nell'annata
La vita mi s'accascia tramortita
E addirittura mi sembra di sentire
Della chiesa le campane
All'ora della messa e di vedere
Comparire la comare
Per la stanchezza e la mia buona sorte
Il sonno mi prende per la via
Mi pare di vedere avanti alla porta
Una vecchietta che mi aspetta,
Quella è mia madre.
Questa poesia in vernacolo è stata tradotta in lingua
Riviera dei limoni
Il Gabbiano ha ripreso a sorvolare
Le bellezze naturali
Del nostro Bel Paese.
Prima di spiccare il volo
Vogliamo parlare di un angolo
Felice
La punta di San Virgilio con la sua
Linda e caratteristica chiesetta
Che si specchia nel lago
Questa mattina brillavano le stelle
E la mezza luna si dondolava
Nel cielo.
Una vela bianca scivolava
Dolcemente sul placido lago
E i cipressi si specchiavano
Tutto era calmo e senza vento
Mi voltai indietro e nella piccola baia
Della chiesetta emergeva
Nella sua meravigliosa bellezza
Una Dea senza veli
Illuminata dai raggi selenici della luna
Sotto quel cielo stellato.
Dietro le colline moreniche ubertose.
Le linee del golfo erano meravigliose
E insieme grandioso
Tutto intorno era cosi lussureggiante
Nella vegetazione.
Da far pensare ai tropici
Con i gerani i buchenvil e le rose
Che emergevano dal giardino della chiesetta.
La vela bianca continuava
La sua corsa in mezzo al lago.
I primi raggi del sole illuminavano
Le torri del borgo antico di Sirmione
Un tempo lontano tra i residenti più illustri,
Il poeta Catullo
Che alla vetusta "Sirmio"
Dedicò alcuni dei suoi versi più lirici,
Allungata su un'esile penisola
Che si protende sul lago
Si entra nella cittadina rivierasca
Passando attraverso un ponte levatoio
E la porta aperta nella cinta muraria
Che stringe il compatto nucleo antico.
Sulla destra svettano le torri
Della Rocca Scaligera del XIII secolo.
Si sentivano nell'aria portati dal vento
Le ode del poeta latino Catullo
Che cantava la bellezza delle dame
E del borgo antico.
Il lago è uno specchio d'acqua
Stretto tra i monti,
Ma con l'anima rivolta al Mediterraneo.
Le Dolomiti sono lì, a nord,
Ma i verdi ulivi, i cipressi e le vigne
Testimoniano il dolce clima
E le giornate di tiepido sole
Che baciano queste antiche terre.
Basta cambiare la visuale,
Il punto di vista e lo scenario
Che tutto cambia
E si propone con i volti inattesi.
E allora le ripide rive lasciano il posto alle spiagge.
Le severe falesie accolgono le limonaie,
Ma, volti lo sguardo e vedi i tormentati
Dirupi montani
Che diventano spettacolari
Terrazzi naturali,
In passato più volte di lassù
Abbiamo ammirato il lago.
Sottostante brillare
I borghi rivieraschi sono lindi paesi rustici.
Ma anche ricchi d'arte e di splendore.
Dall'azzurro dell'acqua ai verdi ulivi
Ai chiassosi cipressi che bucano il cielo
Al giallo dei limoni:
E questa è la tavolozza degli splendidi colori.
Di un bravo pittore domenicale
Che il turista spesso può incontrare
Sulla Riviera Dei limoni
La sponda occidentale del Lago.
Il Garda si rivela così
Con le sue meravigliose bellezze
Naturali.
Un borgo eccezionale.
Sirmione che fosse incantevole
Lo avevano scoperto i romani
Come luogo di villeggiatura
Non solo per la sua bellezza,
Ma anche per il dolce clima
Nessuna anima viva circolare
Mentre il placido lago
Era rischiarato dai primi raggi del sole
La mezzaluna era vicina alla stella Orione.
Che era prossima a tramontare.
La vita
Che cos'è la vita?
La vita è come un alito di vento
Che si disperde nel firmamento
Ma è anche una minuscola particella
Di eternità nel cielo grigio
Nel cielo greve
E' come la piuma di un pettirosso
Ferito di vale in valle trascina
E si disperde nell'immensità
Del creato in un giorno di dolore
Che sfuma e se ne va.
Disperdendosi fra valli e montagne
Fra gole e ruscelli
Bianche di candida neve
Lasciando dietro il suo passaggio
Gocce di sangue e di dolore
Ma la vita è sicuramente un regalo
Prezioso che svanisce come
Un dardo infuocato nel cielo.
Nel suo difficile volo tra sofferenze
E fiori di campo
Questa è la vita
Ma la vita è come quei profumi
Che sembra debbono subito svanire
Eppure resistono al tempo
E penetrano di sé
Ogni cosa.
Folgaria
Alte montagne incappucciate
Colline spioventi e velate
Queruli ruscelli
E burroni profondi
Sono come il vento
Che soffia piano piano
Su quest'alto piano
Candido e innevato
Il sole riflette
La nostra immagine
Sulla neve
Come nei tempi lontano
I ricordi entrano nei miei pensieri
In questo mondo astratto e metafisico
In questo mondo lunare
Ovattato del grande silenzio
Dove ci siamo solo noi
Che riempiano la nostra vita
Essi mi fanno volare sempre più in alto,
fino a toccare il cielo;
Con le ali del bianco gabbiano
Ma questi sono solo i miei sogni di oggi!
E i miei ricordi di ieri
Che si confondano nel cielo
Dove siamo soli sulle nuvole bianche
Che si confondono con la neve
Sono qui al cospetto del creato
Che ti sto aspettando
Sono seduto su di un muretto innevato
Che osservo i bambini
Che corrono spensierati e felici
Sulla candida neve
Ma il tempo passa veloce
E noi siamo ancora insieme.
Nell'imbrunire della vita
Soffia leggero il vento della sera.
Mentre si sentono i rintocchi argentini
Di una campana lontana
Che sembra che recita una preghiera.
O Maria, la tua anima era un limpido cielo.
Dove Dio poteva disegnare l'Amore
E accendere la luce che illumina il mondo
O Maria, Donna del sì,
La tua bontà ci spira fiducia
Studenti monregalesi
Quando scoccano le otto al " Moro"
Di studenti gaia schiera
S'incammina assai ciarliera
Verso, la funicolare;
Urta, spingi, soffia e pesta
Fin che muove poco lesta
La carrozza traballante.
Altri a piedi per la " viotta"
S'incamminano soli o in frotta
Fino agli occhi intabarrati
Quando il gelo di gennaio
Ed ancora di febbraio
Di una squallida tristezza
Vesti i campi e la città
Fin che a marzo se ne va.
Anche quest'anno in tutto il Paese
Dalle superbe ed alte montagne Dolomitiche
Alle assolate spiagge Pugliesi
E' nevicato in più riprese
Abbondantemente anche sul Po cortese
La val Padana
E la laguna veneziana
Ovunque è successa la stessa cosa,
Anche oggi è nevicato
Sui monti molte slavine si sono verificate.
Con decine di morti ed altri assiderate
E ancora l'inverno non è terminato.
Con le sue bufere
Oggi ritorniamo a rievocare ieri
Dicendo che a Mondovì non c'è più la funicolare.
Che va su e giù da mattina a sera
A portare gli studenti a studiare
Ma poi quando a mezzogiorno
S'aprivano le aule tenebrose
Fuor irrompevano impetuose
Le falangi di " studiosi"
Scherza, ride, ognun sospira
Ed è allegro, fuori di mira.
Di un pedante professore
Che l'oppresse per quattr'ore
Tempi sereni e spensierati anche
Per un giovane come me uditore
Che si confondeva fra la massa
Omogenea della gaia schiera
Dagli studenti assai
Ciarliera..
Sanremo.
La città dei fiori
Sanremo antica Città di mare
Con le sue coste
E il suo magnifico Litorale
Le sue ampie piazze
I Grandi Hotel
La Chiesa Russa Ortodossa
Con le sue cupole abbaglianti
E'attorniata da magnifici
Palazzi risorgimentali
E l'eleganza e la magia
Del suo casinò
E' la città per antonomasia
Della Musica
Con il suo rinomato festival
Internazionale
Della canzone italiana
Con la città di Bordighera
Sono le due città dei fiori di Ponente
Della riviera.
Con i suoi poggi fioriti
E dalle sue verdi colline
Dove si coltivano le rose.
E germogliamo le mimose
Questa solare e antica città marinara
Con i suoi caratteristici carruggi
Che ricordano il suo passato
Di porto marinaro
E'il Paese del sole
Dove germogliamo anche i limoni
Gli ulivi, i garofani e le viole
Nonché i nuovi amori
Fra i vip delle canzoni
E del turismo internazionale
Che frequentano le sue spiagge e
L'azzurro mare
E' la città delle biciclette
Dove si svolge la prima corsa
Ciclistica dell'anno
Il giorno 21 marzo giorno di S, Giuseppe
La famosa Milano Sanremo.
Che richiama migliaia di tifosi
Che sui poggi stanno ad aspettare
Per assistere al rash finale
Città specchiante di mille serre
Dove regna l'armonia del colore
Di mille variazioni di fiori
Senza parlare della battaglia dei fiori
Con la sfilata dei carri
Di Carnevale
Partecipano a questa singolar tenzone
Colorata e caratteristica sfilata
Di carri fioriti
Da Ventimiglia a Bordighera
Tutte le città della Riviera
Camminiamo su di un tappeto di fiori
Recisi che coprono le piazze e il lungomare.
Il vento della sera
Li porta via verso il mare
Anche questa sera lungo la spiaggia
Le ragazze raccolgono le rose
Portate dal vento invernale
Che tutto porta via
Come questo turbine di foglie morte
Che con i garofani e le rose
Danzano sul viale le belle
Maggioret musicali
Il clima qui è ottimo e i fiori lo sanno bene.
Sanremo è stata definita "Città
del Festival della canzone e dei fiori.
grazie alle sue bellezze naturali,
E alla perfetta organizzazione.
Tutto è pronto per il Festival
E già scoppiano le prime polemiche
Del resto non è una novità
Da quando è nato il Festival
E' sempre stato così e sempre lo sarà
Come tutte le cose
L'importante è che si ne parli
Bene? Male?
Signori e signore, parlatene prima.
Nei dibattiti e negli Show televisivi
Dove ognuno potrà dire la sua
Oggi si sta parlando molto di Morgan,
Parlare di droga sì e di droga no
Basta che se ne parli
Parlate di sesso, di Rock n'rol
Parlate di Bill Clinton, che arriva con il Sassofono.
Parla del Principe Filiberto che esordisce.
Con una bella canzone
Parlate di compensi alla presentatrice
Antonella Clerici si parla di 500 mila Euro.)
Parlate della montagna di soldi
Che incassa la Rai. Con la pubblicità
Oggi, nel programma di Rai Uno
Condotto da Giletti
Si è parlato del cantante Morgan
Se farlo cantare o no
In merito alle sue affermazioni
Che la droga è curativa
I clinici dicono che è devastante
E il parere è stato negativo
E il cantante non canterà
La sua bella canzone
L'albero dei ricordi
Dopo tanti anni sono ritornato
Al piccolo paese abbarbicato
All'altopiano aspro montano.
Come un vecchio bastimento
Che ritrova il porto,
Ma ha perso nella rotta
Anche l'equipaggio.
E' primavera
E il mandorlo nell'orto
È un palpito di vita e di colore,
Ma con rammarico mi sono accorto
Che il borgo antico
Non è più risorto
E rimasto quello che un tempo era
Da quando andavo alle elementari
Per le sudice stradine malsane
Dove non riesce a penetrare il sole
Ho ritrovato le stradine sterrate
E i sentieri dei campi immacolati
Che mi hanno visto da ragazzo
Cercare i "bucaneve"
Con i pantaloni corti: e sembra ieri
Ed è lontano il tempo che ruzzavo
Con i gomiti sbucciati
E il belvedere tutto rifiorito
Come se festeggiasse il mio ritorno,
Scorgo da lontano
Il robusto tronco rinsecchito
Che non ha intorno tremolar di fronde
Sulla corteccia aperta e devastata
Domando a un vecchietto contadino
Ed egli mi risponde:
Ha fatto molto freddo quest'inverno
Quest'albero massiccio e secolare
E' predestinato a verdeggiare eterno
Il gelo di una notte l'ha schiantato"
Sul grande tronco ruvido e piegato
L'aprile passa senza rallentare,
Ma una rondine ha appeso il nuovo nido
Al vecchio ramo ove imparò a volare
Perché nessuno è cinico e spietato
Come chi ha sangue d'uomo nelle vene
Verso l'amico triste e sventurato.
Io guardo questa pianta rassegnata
E la scorza contorta e tormentata
Mi sembra carne viva martoriata.
Che cosa c'è di strano in questa storia?
Sa che le piante sentono il dolore
Perché soltanto l'uomo non ha cuore?
La notte se ne va
La notte sta per tramontare
Lasciando il posto al nuovo giorno
L'alba è ancora lontana
Ma si notano i primi bagliori
Del crepuscolo
La finestra è spalancata nell'immensità
Della natura
Ci giungono i primi rumori
I rumori incessanti della vita di ogni giorno
Guardando verso la strada
Ancora per poco vi è quella serena
Tranquillità
I bambini alla chetichella si avviano
Verso la fermata del Bus
Che li porta a scuola
La strada incomincia a ripopolarsi di persone.
Che freddolose vanno e vengono
Con il traffico stradale incessante
Che aumenta sempre più
Con il caos crescendo
Si!
Non c'è pace fra gli ulivi
Come recitava la parodia di un vecchio film
Ma, per fortuna, progressivamente sorge il sole
I suoi raggi incominciano a scaldare
L'aria e la vita sta riprendendo
Dolcemente
Si sente nell'aria il profumo del pane
Appena sfornato che giunge dal vicino forno.
Il crepuscolo, con lievi ali
Di stornelli che sfiorano
Le case di periferia
Senza luce di focolare
Mentre il vecchio fiume continua
La sua corsa verso il mare
Nell'aria ci sono i presupposti
Che qualcosa sta per cambiare
L'umanità
Siamo nel cuore dell'inverno
E in Val padana continua a nevicare
Sul davanzale un passero intirizzito
Aspetta le briciole del giorno di Natale
Ma tu potrai morire irrigidito
Povero passerotto, che a nessuno
Piangerà il cuor se tu lo hai freddo e hai fame.
Che importa se si muore di digiuno?
Ognuno pensa alle sue brame…
Oh quale e quanto son le vie del mondo!
Io le ho percorse tutte a
cercar una vita migliore
In cerca di un tozzo di pane
E so che l'uomo è un animale immondo
E che le bestie sono tutte umane!
La neve scende e imbianca lentamente
Il marciapiede e le mie rosse mani
La gente passa lieta e indifferente
Pestando le orme dei miei sogni vani
La gente corre e sospira felice
Come il giorno di Natale "
Domani, domani
Tornerò, domani!
Mi dice.
E intanto continua a nevicare
Inutilmente io cerco un sorriso
Di comprensione tra le frasi amare,
L'umanità non ha corpo né viso,
Ma solo artigli che sanno sbranare
La gente ha fretta
Rallenta il passo soltanto per dire:
" E' tardi, è freddo e nessun t'aiuta.
Passa un cane per via. Non è di nessuno
E la folla lo calcia e lo pesta,
Pare voglia cercare qualcuno
Che lo salvi e nessuno s'arresta
La signora vestita di raso
Con le labbra dipinte in corallo
Gli da dei colpi di tacco sul naso
Con le scarpe dorate da ballo-
Il signore educato e composto
Con occhiali, gardenia e cappello
E con il ventre ripieno d'arrosto
Lo minaccia col pugno e l'ombrello-
Se hai bisogno d'un tozza di pane
Vieni, vieni o fratello di sorte!
Ogni misero è un povero cane;
Siamo uguali di fronte alla morte.
La neve spegne il suono lontano
Delle campane del Redentore:
Cristo rinasce ancora, ma invano
Per questa turba che non ha cuore.
" Domani, domani, tornerò"
La gente è allegra e non vuole pensieri,
Ma domani non sarà un altro giorno,
Domani sarà simile a ieri,
Intanto scende lentamente la neve
Sulle strade e sui marciapiedi,
Gente che passa e ti deride
Questa è umanità che mente e ti respinge.
E intanto i barboni continuano a morire
Sul marciapiede e dietro i portoni
Sotto i ponti e sotto i cartoni
Di fame e di freddo
Per essere sinceri,
Mi domando: In che cosa aver fede?
In questo mondo?
Fatto di tutto e fatto di niente?
L'immensità dolomitica
L'altopiano di Siusi
E punteggiato dai piccoli fienili
Addormentati e coperti di neve
Qui non ci sono voci.
C'e quello che si vede
E il fruscio dei nostri passi
Camminiamo su di un bianco sentiero
Che attraversa la grande valle
Dell'altopiano di Siusi
Circondato dai grandi giganti di pietra
Se guardi sulla destra vedi innevato
Il Sasso Piatto
Seguito dal Sasso Lungo.
Poi c'è l'enormità del deserto bianco
O la vista di un piccolissimo fiore
Che sta spuntando fra la neve
Che si chiama bucaneve
Quassù si deve scegliere tra il minuscolo
E l'immensità dolomitica
Conosciamo da tempo queste sconfinate
Lande innevate
Paradiso degli sciatori
Dove regna il silenzio assoluto,
Interrotto soltanto dallo scricchiolio
Dei nostri passi sulla neve gelata
O del palpito del cuore
Qui non c'è nulla di parlare se non
Di paradosso dolomitico.
Non c'è un campo intermedio
Fra le grandi cime
Che si elevano superbe verso il cielo
E della grande vallata
Che sembra un grande catino assopito
Circondato della grande e bianca catena
Dolomitica all'orizzonte
Con le sue stupende cime colorate
E baciate dagli ultimi raggi del sole
Calante,
La sera cala silenziosa tra i monti
E le vallate
Quasi per preparare una stupenda
Cornice all'alpe che sta raccogliendo
L'ultimo bacio del sole.
Dove l'uomo trova il silenzio, la pace
E la serenità che invano ramingo
Va cercando
Sulle vie del mondo
L'Apocalisse.
La parola Apocalisse,
Che letteralmente vuol dire
"Rivelazione"
Ha assunto il significato
Di distruzione,
Catastrofe, fine del mondo.
La storia umana assumeva dunque
L'aspetto di una lotta cosmica
Tra Dio e il suo avversario:
Nella letteratura apocalittica
Si incontra, infatti, la figura di Satana
Questo dualismo poteva tuttavia
Mettere in dubbio l'onnipotenza di Dio?
Se Dio è buono e perfetto
Come può aver creato un Avversario?
E avergli permesso di dominare
L'altro'Eone presente.
E' bastato poco per distruggere
Quel meraviglioso paradiso
Terrestre tropicale.
Quelle bellezze naturali
Oggi sono diventate una massa
Di distruzione
L'inferno con migliaia di morti e feriti
Bambini che corrono fra le macerie
Come zombi, affamati e abbandonati
Non c'è più vita in quello che fu un vero
Un angolo di paradiso incontaminato.
Dove i soccorritori hanno trovato
Una totale distruzione
Gente disperate
Bambini affamati
Senza segni di vita in quell'antico Atollo
Che fu il paradiso tropicale
Per i turisti occidentali
E tu Dio! In quel momento di dolore dov'eri?
Porgi loro l'orecchio,
Va presto e liberarli
Sii per loro la rupe che li accogli
La cinta di riparo che li salva
Fai splendere il tuo volto su quella massa.
Di bambini abbandonati
Salvali per la tua misericordia
Lontano di quella natura devastatrice
Porta loro un po' di pace
E una degna sepoltura
A quella massa di cadaveri
Lungo le strade abbandonate
E fai ritornare il sorriso sulle labbra.
Dei fanciulli abbandonati
In cerca dei loro genitori
In quei luoghi tristi del dolore.
Venezia sotto la neve
Che cosa c'è dietro un bacio a Venezia?
Il Canal Grande
Il Ponte di Rialto,
Piazza San Marco con la Cattedrale
Con i chiassosi colombi
Che stanno a guardare
Eccoli, uno di fronte all'altra, avvinti,
Dimentichi del mondo intero.
Per loro esiste solo quel dolce bacio
Appassionante
Sotto gli occhi degli astanti
Difficile trattenermi dal chiedermi
E le cineprese, dove saranno mai?"
In questo mondo di guardoni
Che tutto vene documentato
Di lì a poco,
Considerando l' atto indiscreto
Di fissare una coppia abbracciata in un bacio.
Ho distolto lo sguardo.
E la felicità altrui,
Come succede a tutti in quel momento
Catartico dell'amore
Mentre stava nevicando a larghe falde
Creando un paesaggio silenzioso
Surreale e suggestivo
Un paesaggio metafisico e lunare
Una coppia si stava appassionatamente
Baciando
Due giovani, alti e affascinanti
Lui e lei.
In mezzo all'anonima folla
Incuriosita
Che ammiravano la bellezza della vita
E tutt' intorno ai quei dettagli architettonici
Che fanno di Venezia ciò che Venezia é
Chiese,finestre gotiche
Pinnacoli e quella luce morbida
E armoniosa del tramonto,
D' arancio e rosa.
Come l'abito di una sposa
La Befana
Son passati troppo in fretta
I ricordi della mia fanciullezza
Quando a mezzanotte aspettavamo
L'arrivo della vecchia Befana
Ai miei tempi aimè molto lontani
Come recita la filastrocca:
"La Befana veniva di notte
Con le scarpe tutte rotte
E il cappello alla romana
Viva viva la Befana"
Sulla scopa e già per via
Giungerà all'Epifania.
Nel cielo stellato con il sacco
Pieno di doni per i bambini buoni
In quella notte del 6 gennaio mi avevano
Detto; La Befana non è molto lontana
Sulla scopa era già per via
La calza vuota era già appesa vicino
Al vecchio camino per i regali
Ma la Befana era brutta vecchia e storpia
Non lo so e non me ne importa
So soltanto che al suo arrivo
Al massimo porterà due fichi secchi
I dolcetti e i mandarini
Quelli erano tempi critici dalla Seconda
Guerra mondiale d'occupazione e la fine del regime
Case , strade e ponti erano rotte
E neanche c'era la Befana
Quest'anno a Roma la Befana è arrivata
In Piazza Navona in mongolfiera
Lì si fermò con la sua gerla
Piena di bellissimi regali ai bambini .
Depositandoli sulle bancarelle illuminate
Dal carbone ai giocattoli ed al torrone!
A Venezia la Befana è arrivata
Sulla Gondola e in Piazza S, Marco, portò
I dolciumi e i giocattoli ai bambini
In una folla colorata, gioiosa e felice
Sulle bianche nevi di Madonna di Campiglio
La Befana è arrivata con il parapendio
Con la gerla sulle spalle piena di giocattoli,
Di dolci e anche di carbone
La Befana, ovunque è andata è stata
Gentile, ricca e buona che ha distribuito
Cavallucci, bamboline e telefonini
Tanti balocchi senza fine.
Ma non c'era fra la folla tanta allegria
Perché è stato un anno di carestia
Ai barboni sotto i ponti
cibi e bevande erano sempre pronti
Sussurrando lei dirà la Befana
il prossimo anno tornerà
Il chiassoso Cipresso
Oh mio solitario e chiassoso cipresso
Che svetti cupo sulla verde collina degli ulivi.
Sotto quel cielo azzurro e sereno
Sei l'unico testimone muto
Della mia giovinezza
Nel nostro borgo antico fra gli uliveti
Che sembra la prua di una vecchia nave
Oltre all'ulivo vi germoglia il fico
Ma in quel piccolo viale cimiteriale
Fra le tombe bianche ed i rossi gerani
Dove riposa Teresa mia madre
Svetta superbo il cipresso nero
Che rappresenta il limite estremo della vita.
Ai miei pensieri arditi mi neghi
Quella visione di fremiti rosa
Che accarezzano i rami
Di rivedere l'alba colorata
Il risveglio
Gioioso degli uccelli
Rinnova la speranza
Della resurrezione
C'è un altro luogo a noi caro
Dove germogliano i cipressi e le magnolie
Il lauro cantato dal poeta
Ed il mirto: i profumi del Garda
La luce mediterranea
I luoghi di Catullo e di Lawrence
Il paesaggio è dolce
Dominato dai caldi toni dal blu al verde
I boschi che sorgono lungo la sponda
Orientale del Lago di Garda
Appaiono avvolti in un'atmosfera
Quasi malinconica e sognante
Piccoli scrigni che conservano ancora
Tesori architettonici e artistici
Una terra che profuma di verde dei cipressi.
Dagli ulivi e dal giallo dei limoni
Paesaggio Toscano
Le colline del Chianti
Sono tutte imbiancate
Di candida neve
Come pure i tetti e i grandi cortili
Dei magnifici casolari
Con le rinomate cantine
Dove fermentano il Sangiovese
In grosse botte di rovere
Il Chianti e il brunello di Montalcino.
Nei grandi cortili
Dove svettano cupi gli alti cipressi
Nel cielo grigio e spento
E ovattato dalla grande nevicata
Nel silenzio di questi luoghi
La mia gioia e di ammirare questo
Magnifico paesaggio di grande
Bellezza
Mi da gioia e tenerezza.
Dove le galline sull'aia razzolano.
Queste splendide colline
Sono una dolce catena ondulata
A cavallo fra le province di Firenze,
Siena e Arezzo
E segnano il confine orientale
Di questa terra di secolare civiltà
Con il Valdarno e la Valdichiana.
La vetta più alta
E'quella di Monte San Michele
Nel comune di Greve
In Chianti in provincia di Firenze
Con le colline spioventi di. Fiesole
Il rimanente territorio risulta
Invece prevalentemente
Collinare e i comuni presenti
Borghi antichi immersi nella bellezza
Degli stupendi colli
Un percorso tra fortilizi
E splendide colline
Dove germoglia il vitigno di
Ottimi e pregiati vini
Un viaggio alla scoperta dei Castelli
Del Chianti
Alla scoperta della Toscana
"Più classica":
Un territorio poetico
Ricco di vigneti eccellenti
Ovunque siamo stati
Dalle Calanche
A Monte Oliveto
Abbiamo scoperto un grande segreto:
Il segreto della fede:
Oh Signore Gesù fai splendere il tuo volto.
Lontano dagli intrighi degli uomini
Percorrendo questi luoghi incantati
Abbiamo provato un'emozione unica
Da non dimenticare.
Il Chianti, il brunello Montalcino e il San Giovese
Con i suoi profumi di fruttati
Sono vini fra gli eccellenti
Che ti scalda l'anima ed il cuore
Sono prodotti in questa terra affascinante
Ricca di natura e di memoria
Di cultura e di preghiera
E' terra di pellegrini
Che nel Medio Evo
Percorrevano la Via Francigena
Per raggiungere Roma e Gerusalemme
In cerca della fede
L'Amore
Cos'è l'amore?
E' come un fiore profumati di campo
O come un soffio di vento
Che arriva improvvisante
E ti avvolge leggiadro
E' spensierato.
E' come l'aria che respiriamo:
Una fonte di vita
Di giovinezza e di bellezza.
"L'amore è anche fiducia
Ciò si ottiene mostrando
La gioia nel cuore
Perché l'amore è anche perdono
Perché è la dolcezza di un dono
Gli anni che passano
Per quelli che amano
Sono veloci come il tempo"
Che passa e vola via.
L'amore é come le onde del mare
Splendide e ribelli
Che s'infrangono contro
Gli scogli e la riva.
L'amore é come una farfalla
Colorata e sbarazzina
Tanto dolce e birichina.
E'come un gabbiano
Che s'innalza nel cielo
E poi si posa sugli scogli
Di Portofino pieno di sogni
Da fare arrivare sempre più in alto
Per farli cullare sopra le nuvole
Per poi farli realizzare.
L'amore è, come la vita,
Un'arte meravigliosa ed antica
Che richiede sforzo e saggezza,
E' difficile la definizione di amore
L'amore è la cosa più bella che esista,
Ti mette le ali e ti fa volare
Verso gli orizzonti lontani
Ma a volte ha anche il potere
Di rendere il cuore
In piccoli frantumi
Dopo l'ultima delusione
Di potersi innamorarsi
Veramente di un'altra persona
Per ora è troppo presto
Definirlo come un bacio
O come un fiore
Che da un bocciolo
Rilascia il dolce nettare
Alle api svolazzanti
Ma è come il colore della bellezza
Di due giovani amanti.
Il mio Natale
Unica fiamma nella notte
Infinita ed oscura.
Sospesa in aria vi è una sola stella
La stella più brillante del mattino
E' la stella cometa di Natale
E' bello raccontare
E rievocare la notte di Natale!
Ho, sì, il mio Natale!
Della verde età
Con il piccolo presepe
Il muschio, i pastorelli
Il pastore con le pecorelle
Voglio ancora ricordare
Così il mio Natale
Attendevo trepidante di gioia
Con tutta la famiglia riunita
Attorno al focolare
A mangiare i fichi secchi
Le castagne e i mandarini
Ed i natalizie dolcetti
Preparati dalla nonna
Mentre la zia Cristina
Continuava a narrare
Storie antiche che rievocavano
Il Natale
Questi sono ricordi
Che sfumano nel tempo
Ma che sono rimasti
Nel nostro cuore
Come un soffio antico
Di felicità e d'amore.
Presto nella notte buia
Dietro quella nuova luna,
Che muta scruta il cielo
E la gioia del segreto
Svelerà
Attorno al desco
Al focolare
Di tanti anni fa.
Fine della vacanza marina
Per quest'anno le nostre vacanze
Marine sono terminate,
In questa località da sogno,
In questa sera dell'arrivederci
Bisogna fare una
Pausa di riflessione
Quotidiana
Contemplarsi senza l'abitudine
Di esaminare il passato
Ma di pensare al presente e al futuro
Le menzogne che abbiamo avute
Sono veramente tanti
E cercare di vivere le giornate
Che verranno di pura felicità
In questa antica terra di Puglia
Con i suoi antichi sassi e gli ulivi
Contorti
Il suo clima stupendo come il suo
Fresco mare
Abbiamo visitato ed ammirato
I suoi magnifici monumenti
Le sue antiche città
Con il Barocco Leccese
Abbiamo appreso
La storia di Otranto
E Quella di Gallipoli
Abbiamo a lungo ammirato
La punta di Leuca che sembra
La prua di una nave protesa verso il mare
E pronta di salpare
Verso il mediterraneo mare
Con le sue Grotte eccezionali
Questa sera è da ricordare
E non è d'archiviare
Una sera di gala nel Ristorante
Dell'Hotel La Giurlita
Che ci ha voluto regalare
Per non dimenticare.
Lo chef ha superato se stesso
Con i suoi manicaretti
E i bravi camerieri erano veramente
Solleciti e svelti
Per allietare la serata c'erano gli artisti.
La cantante con il giradischi
Dulcis in Findus:
La grande torta con il lenzuolo bianco
E la finta sposa svolazzante
Con il lungo abito rosa.
Insomma, c'era tanta amicizia
Ed allegria.
Una serata da non dimenticare,
Ma non potevano mancare
I brindisi finali
Quando siamo a casa vicino
Al focolare
Nelle lunghe serate
Nelle feste di Natale
A rivedere le diapositive
Di quello splendido mare.
I magnifici giganti di pietra
Qui sulle Dolomiti nasce
Il paradosso
Di montagne sorte dal mare,
Di barriere coralline
Che,
Pur nelle loro forme
Ardite e verticali
Comunicano fra loro
Un'armonia
Di dolcezza
Senza pari.
Oggi siamo nella parte opposta
Sotto il dente del Gigante
Siamo a Courmayeur nella val d'Aosta
Dove la pista di fondo di val Ferret
È coperta da un manto di neve
Compatta e uniforme
Il sole riscalda
E illumina all'orizzonte
E una schiera di creste,
E cime superbe
Proprio nel cuore del massiccio
Del Monte Bianco
Dove scorre l'arco alpino
Si trova il Dente del Gigante
Che domina la vallata
Questo é il luogo del silenzio
Che avvolge
I magnifici giganti
Di pietra
Oggi in questa ampia valle si percepisce
Un silenzio ovattato dalla
Neve che copra ogni cosa,
Anfratti burroni e torrenti
Come pure i ghiaioni
Che scendono verso
La grande valle innevata
Siamo una piccola squadra
Che in fila indiana,
Un passo dopo l'atro stiamo percorrendo
Verso l'altopiano-
Durante la notte il manto nevoso
Si è gelato.
E si sente sotto i nostri passi
Lo scricchiolio della
Neve
E' bello camminare
In questo mondo bianco
Sotto i raggi del Sole
Che illumina
I magnifici giganti di pietra.
Il sentiero non esiste più
Perché tutto è livellato
Dal vento della sera.
Sul sentiero
Si respira un'atmosfera magica
Di un paesaggio
Lunare e metafisico
Quasi un surrealismo d'idillio
Del gelo trepidante
Sotto l'arcata solitaria
Illuminata dal cielo.
Mentre il sole sta per tramontare
Con i suoi stupendi colori autunnali
Dietro il grande gigante
Che domina la grande valle sottostante
La rugiada
La rugiada avvolge
Nel profondo silenzio
I primi tralci verdi
Della vite
Poi i colori caldi
Dell'autunno
Con i grappoli maturi,
Avremo ancora vino
Per il nuovo anno
Che verrà.
Da libro dei libri
La fiaba dell'inverno
Ha un gran barbone bianco
E il manto d'ermellino
Ed ha l'aspetto stanco
Di chi è tempre in cammino,
E' grinzoso e vegliardo
E più curvo del nonno:
Trasparente ha lo sguardo
E un sorriso di sonno.
Porta alla nuda siepe
Il fior di biancospino
E i Re Magi e il presepe
A ogni bravo bambino.
Porta la tramontana
Che gela ogni mattina
L'acqua della fontana
E il suo fuso alla vecchina.
II
Nelle sere stellate
È dolce udir narrare
Storie di streghe e fate
Intorno al focolare.
E nelle notti nere
Quando tra gole e rupi
Fischiano le bufere
Ed ululano i lupi
Contro le baite chiuse,
Ti culla il cuore piano
Un suon di cornamuse
Che si perde lontano
Così passano i mesi
E Mago Inverno invecchia
Fra lieti ceppi accesi
E cristalline aurore.
E intento nell'ovile
Le addormentate agnelle
Aspettano l'aprile
Sognando i prati e il sole.
Da quello che è rimasto di Mariella da Mondovì.
La Grande Battaglia
Di Solferino e San Martino
Sorge superba sull'alto colle
La famosa ed alta torre,
Di origine scaligera
Detta la " Spia d'Italia".
Per la sua posizione dominante
Strategica e molto importante
Che domina il territorio circostante,
E' attorniata da alti e superbi cipressi
Che bucano il cielo.
Nelle sue stanze racchiude il museo
Della battaglia di Solferino
Con interessanti cimeli e documenti.
Oggi è invasa pacificamente
Da migliaia di cittadini provenienti
Da tutta l'Europa
Per partecipare alla ricorrenza
Del 150° della battaglia
Di Solferino e San Martino.
Il sole del 25 giugno 1859
Illuminava uno degli spettacoli
Più spaventosi che si possono
Presentare all'immaginazione umana.
Molto tempo dopo la battaglia
Henri Duna
Quello scenario da lui descritto
Aveva toni apocalittici
Il vasto campo di battaglia
In ogni parte era coperto di cadaveri
Di uomini e cavalli,
Di soldati Piemontesi
Austriaci e Francesi
Zuavi
Moldavi
Sloveni e Slavi
Le strade e i fossati
Gli avvallamenti
Le macchie e i prati,
Erano cosparsi di corpi morti
Le strade, i sentieri e
Ne erano completamente coperti
Di tratto in tratto si incontravano
I campi devastati,
I frumenti e il grano turco calpestati
Le siepi rovesciate
E i frutteti saccheggiati.
Le zolle e i campi erano irrorati
Dal sangue generoso dei giovani soldati
Fu una grande battaglia
Questa di Solferino e San Martino
Ricordata come uno dei più grandi scontri
Armati dell'Ottocento
Erano schierati
Sotto le rispettive bandiere
Oltre 230.000 soldati.
Oggi tutti quei morti
Sono stati ricordati
Nell'anniversario dei 150 esimo
Della battaglia
Erano presenti l'Autorità civile e militare.
Con i rispettivi ambasciatori
E Capi di stato
Di tutta l'Europa
Nella Cappella dell'Ossario
E' stata celebrata la Santa Messa
Dal Vescovo di Mantova ;
Monsignore Roberto Busti,
Vi erano schierati i reparti Armati
E ha suonato la banda
Della Legione straniera.
Vi sono stati discorsi celebrativi
Da Sindaci e Ministri
Non poteva mancare la pattuglia
Acrobatica
L'Aeronautica Militare
Con le sue esibizioni acrobatiche
Che hanno concluso la festa commemorativa.
Dove 150 anni fa,
Dove si dispiegava il campo di battaglia
Ora vi sono le tende bianche
Su cui campeggia
Il simbolo della Croce Rossa
Quelle tende sono la casa comune
Per centinaia di giovani provenienti
Da 187 Nazioni
Tante sono quelle che nel mondo
Hanno firmato la Convenzione
Di Ginevra
I soldati che persero la vita
Nella grande battaglia.
Di Solferino e San Martino
Sarebbero stati oltre 20'000.
Il 10% circa dei combattenti.
Ieri, fra quella anonima folla
Il Gabbiano è andato sull'ex campo
Di battaglia per esplorare
Per poi raccontare
Agli amici di"Poetare"
La brina
C'era una volta….ieri",
Una vecchia canzone d'amore
Sempre viva, sentita su le cime
Dei pioppi alti su le verdi golene
Del nostro vecchio fiume
Che scorre silente
In mezzo alla grande
Brumosa e verde pianura
Un' unghia di luna
Che si culla a ponente
Un sole che s'alza a fatica
Di sopra la bruma che sfuma
Rintocco di campane nel villaggio
Un vocio tra voli di stormi
Trattori, carretti e cavalli
Coperti della prima e bianca brina
Aspiro l'odor dei campi appena arati
E di frumento seminati
Nebbia e freddo
Giorni lunghi e amari,
Mentre il seme muore.
Poi il prodigio
Antico e sempre nuovo.
Dal primo filo d'erba.
E nel vento dell'estate,
Ondeggiano le spighe
Avremo ancora pane
Il pane della vita.
Nel focolare della vecchia cascina
Col ciocco sempre acceso
"La risdrura" ( la padrona di casa)
Dopo una lunga giornata
Attorno al camino prepara la polenta
Ed il saporito cotechino
Mentre sulla tavola
Ha preparato un fiasco di vino
Attorno al camino
Si sente gracchiare uno stormo di corvi neri.
Che alti nel cielo stanno a volteggiare
Mentre il camino affumicato
Continua sbuffa fumo nero
Come la vecchia vaporiera
Del passato.
Torre Mozza
Era un villaggio di agricoltori
E di antichi pescatori
Oggi è un piccolo centro
Baciato dal sole.\
Un vero miraggio
Di un bianco paesaggio
Che si specchia nel suo azzurro mare
Un tempo molto lontano
Altro non fu che un trullo a mo di fortezza.
Attorniato da casette strane
Dai cappelli a punta con strani
Cupole dette Trulli
All'ombra della sua piccola spiaggia
Dove le onde s'infrangono contro gli scogli,
Si erge superba la sua Torre
Che da secoli sfida le guerre e le intemperie
Senza scalfirla.
E'come perla incastonata
In un anello di mare, rifulgi di bellezza
Ti cinge,
Il suo nome Torre Mozza è dovuto,
Probabilmente ad un errore di costruzione
Della sua originale cupola
Che in Greco significa trullo
La storia ci racconta
Che appena terminata la cupola.
Si è collassata
Sembra che fu costruita
Dai coloni Greci
Della civiltà Messapica
A difesa dei pirati o dai Saraceni,
Che come sciacalli e iene
Infestavano le coste del Mediterraneo
Specialmente quelli della Magna Grecia.
Tutti i villaggi di Ugento, del mare Ionio
E dell'Adriatico
Fu una vera roccaforte difensiva
Nei mari e lungo il litorale
Sfruttando le pietre delle
Cave e dei campi costruirono
Le loro belle città e monumenti
"Granelli di carparo, tua bellezza
Dall'ellenica fonte"
E ti bacia il vento del Salento
Geloso ti rapisce e porta con se.
Diedero vita ai primi
Raggruppamenti umani
Di casupole lungo il litorale
E sulle rive del mare
Il riverbero di civiltà,
Di storia
E d'arte si spande
Verso i mari e gli oceani
In altre sponde approda.
Nella Magna Grecia
Oltre alla vite
Piantarono l'ulivo della pace
Abbiamo ammirato dal battello
La punta estrema di Leuca,
Che sembra la prua di una nave
Protesa verso il mondo orientale
Questo paesaggio è disposto
In più piani,
Che sfumano e si fondono all'orizzonte,
Tra cielo, terra e mare
Tra preistoria e leggenda
Ispirata dai versi del poeta Aldino De Vittorio
Il sogno.
Che cosa è un sogno?
Che cos'è un pensiero?
E' il silenzio della notte
Stellata.
La mia penna scrive e racconta
Storie di vita da instancabile
Sognatore
Ma al risveglio la magia del sogno,
Ci porta a fantasticare.
Il sogno è un'immancabile
Accompagnatore delle nostre notti
Fra le lenzuola
Dove ci affascina il profumo di viola
Nei sentimenti e nelle emozioni
Alcuni ricordano i propri sogni
Ogni mattina
Altri invece molto raramente
Ricordano i significati
Che egli vive
Interiormente
E le esperienze che
Precedentemente ha avuto
Attraverso i sogni.
Altri fiori coglierai
Con le tue dita.
Nel giardino fiorito
Dell'amore.
Nel descrivere un paesaggio
Con la matita
Ho cercato una risposta
A queste domande
Nei libri di grandi autori che ho letto
Ma le mie parole caddero
Come una goccia
D'acqua dentro il pozzo del silenzio.
Solo il grande pittore Marc Chagall
Dipinse le sue opere immortali
Del suo sogno nello spazio
In una combinazione perfetta:
Tra sogno e immaginazione.
E tra sogno e magia
Sopra le stelle dipinse un poema
Le sue opere stilizzate
Che volano nel cielo stellato.
Spesso ci illudiamo che
Il sogno é il nostro presente e il nostro
Domani
Ma il tempo scorre ancora
E cerca qualcuno che ti faccia sorridere,
Perché ci vuole solo un sorriso
Per far brillante una stella
Nell'azzurro cielo
I nostri pensieri spesso sono
Ammantati di sogno, sospesi fra le nuvole
Rosa dell'aurora che illumina
L'universo.
Un vecchio saggio mi disse:
Cerca la risposta dei tuoi sogni
Nella totalità della psiche
Che viene così riconosciuta
Nell'articolazione dei valori
E dei significati della vita.
E nella varietà dei sentimenti
E delle emozioni che durante la notte
Sognando cerchiamo di dare un significato
Perché nel sonno puoi trovare
Quello che il giorno non ti può dare.
Non parlare mai di amore
Di sogni e di pace:
Perché un Uomo ci ha provato
E lo hanno crocifisso.
Perché il sogno è soltanto
Una dimensione onirica
Irreale come certi sogni
La via dell'amore
Nessuna strada carrozzabile
Manarola è unita al capoluogo
Da una spaziosa galleria
Ferroviaria
E da un caratteristico sentiero
A picco sul mare.
La via dell'Amore
Fantastica passeggiata
Tra Manarola e corniglia.
Una serie di corte gallerie
Tra una galleria e l'altra
Soltanto una sciabolata di luce
E poi ti appare un angolo verde
Di un paesaggio mozzafiato
Di un autentico paradiso terrestre
In successione ti appaiono
Riomaggiore, Manarola e Vernazza.
Dalla sommità dei monti,
Strapiombante quasi a picco sul mare
Fino alle falde che l'onda bagna gli scogli,
E le solitarie spiaggette
Quando improvvisamente
Ti appare un unico ubertoso vigneto
Allineato da piccoli muretti a secco
Che visti da lontano, prendono
L'aspetto di una gradinata immensa.
Dopo il Golfo dei poeti
Ecco il pittoresco villaggio marinaro
Di Tellaro, che sorge su di uno sperone
Roccioso che scende verso il mare
Ciò che rimane del borgo antico
Sono le antiche fortificazioni
E le mura che circondano le case
Dai caratteristici colori pastello
Al centro della piazzetta sorge
L'antica chiesa che s'affaccia
Sul glauco mare
Il piccolo centro di Fiascherino
Si estende lungo l'incantevole baia frastagliata.
Tra Lerici e Tellaro.
Nel 1913-1914 nel paese dimorò
Lo scrittore inglese David Herbert Lawrence
E la sua compagna Frida.
Ma anche il nostro grande scrittore e regista
Amico carissimo Mario Soldati.
Che l'ho conosciuto molti anni fa
Ad Alessandria.
Luogo scelto dal grande scrittore
Autore di tante opere,
Ammiravo il suo modo di narrare estroso,
Incalzante,
Capace di convertire il dato più realistico.
In un evento straordinario.
I suoi film erano pervasi da autentica poesia.
Da "Piccolo mondo antico"
Il colle di Nava
Il mio ricordo lontano
Nel tempo
Mi porta a rivisitare
Nei meandri
Della memoria
Ormea, un amore di borgo antico
Che si presenta a forma di cuore
Caratterizzato da un intricato
Labirinto di vicoli del centro storico
Impreziositi da antichi palazzi
E suggestive piazze
In principio del paese
Vediamo la chiesa di S. Martino
E le case stinti dal tempo
Nelle quali sembra che il tempo
Essersi fermato
E'un borgo chiamato città
Circondato dai monti
E dominato dai ruderi
Del vecchio castello
Una sola strada attraversa
Lo storico centro
Il castello è posto sulla collina
Che sovrasta l'abitato
Da dove si gode ottimo panorama
Sia per le montagne circostanti
Che per le verdi valli
Che si chiude in una conca
Il borgo è bagnato
Dal giovane fiume Tanaro
Che nasce sulle vicine montagne Marittime
Sulle sue sponde in primavera
Germogliano le viole
E nascono fra i giovani i primi amori
Con" Le tuse"
Le belle ragazze del paese
E le villeggianti provenienti dal Ligure mare
Ricordo di un piccolo treno a scartamento
Ridotto con partenza da Ceva
Percorre la val Tanaro
E termina a Ormea
Che era l'ultima stazione
E' fu anche la mia prima
Destinazione
Proveniente dalla città di Bari
Il territorio confinava
Con il colle di Nava
Dove germoglia la lavanda
Una rima pubblicitaria
Degli anni 30)
Così recitava la bella canzone:
" Sul Colle di Nava, vicino alle stelle
le cose son belle, le cose son belle.
Il Colle di Nava, profumo ci manda
Odor di lavanda, Odor di lavanda "
Il colle di Nava,
Svetta sul versante della
Val Tanaro dove confina
Con la Liguria
In certe occasioni si attende l'alba
Per vedere ancora una volta
Le montagne colorarsi di rosa
E di turchino
Ed il sole lento si affaccia
Dalle vette imbiancate.
Nei giorni sereni si può ammirare
L'azzurro e meraviglioso mare.
I platini di rosso colorati
L'acceso colore rosso
Dei platini del viale
Mi ricordavano
Il crepitio divertito delle foglie
Rosso giallo oro
Che volando dai platini sul viale,
Pure il piazzale era coperto di foglie
Rosse, di foglie morte
Che cadendo s'addormentavano
Fra lo stelo riverso:
Dalla vigna dietro casa
Ed anche dal vecchio ciliegio
Il vecchio castagno secolare
E la Magica Quercia
Che si stava spegnendo
Come la volta del cielo
Che volgeva verso il tramonto
Che aggiunse Rosso fuoco,
Rattristata …. Spoglia
Gli scoiattoli saltellavano
Sul ramo contorto
Mi guardavano….che osservavo
La magia della natura
In quella grande radura
In continua trasformazione
Rutilante
Non c'è 'acqua azzurra e pura
Di poetica linfa
Il profumo è prigioniero tra le foglie
Tremule rivolte verso il tramonto
Che cala silenzioso tra i boschi.
Il cielo cambia anch'esso colore.
Quasi per preparare
Una stupenda cornice all'alpe
Che sta cogliendo l'ultimo
Bacio del sole
Una dolce tristezza
Per i petali che s'infrangono
Nei contorti gorghi
Di quel querulo ruscello limpido
Che sgorga in un luogo fresco
Antico, misterioso
L'acqua!
Sì, è proprio così!
Un miracolo della vita
Ma il ruscello piange tra foglie e petali
Color rosso vivo
Come le labbra di una giovane donna
Innamorata
Nel cuore delle rose
Sul greto dimenticate probabilmente
Da una giovane donna
O di una Dea molto innamorata
La Langa
Mentre la nebbia sale
In quel mare di colline
Dove in autunno mi piace andare
Per ammirare i lunghi vigneti
E per vendemmiare.
Ma anche per ammirare
Le sue bellezze naturali
I suoi rossi tramonti
Di campi verdi o rossi d'autunno,
O velati di nebbia, o d'inverno innevato.
Dai vecchi borghi delle Langhe
Con le sue case sul costone arroccate
Nelle cantine a ribollir dei tini
E il nebbiolo sorseggiare
In questo fine ottobre di sole
Che fa nascere nei prati
Le profumate viole
E sotto i boschi di pioppi
E di nocciole
Si raccolgono i profumati funghi
E i bianchi ricercati tuberi
In tutto il mondo conosciuti
La città di Alba è la patria del prezioso tartufo.
La prima volta mi è stato servito
Sulla fonduta dei suoi saporiti formaggi
E sui piatti speciali
E il tutto di barbera innaffiato
Che deliziano i commensali il palato
Con la gastronomia locale
Oltre al tubero eccezionale
Sboccia un magnifico e raro fiore
Nel costone della roccia bianca.
Nell'ombra della sera
Il ricordo affiora intatto
Delle ragazze belle e innamorate
Che vedo nella penombra
A cavallo della mezza luna dondolare
Amica mia dei tempi lontani
Apri al vento le tue mani
E libera il tuo cuore triste
Nell'ebbrezza della sera
Le parole lasciale fluire
Piano piano, verso l'infinito
Orizzonte
Fra queste colline spioventi
Si diffondono nell'aria
Dalle corde musicali
Di una chitarra romana
Una canzone d'amore
Mentre al chiarore della luna
Danzano delle fate stilizzate
Nella penombra della sera
Così anche quelle parole d'amore
Diventate note musicali
Che si trasformano in poesia
Che nel colore del cielo
Dipingeranno una storia
Con la musica dei ricordi
E la forza dell'amore
Le favole
Le favole
Alle prime luci del mattino
Nell'atmosfera sognante
Che pervade il tutto
E contribuisce a darci la
Sensazione di un sogno.
Bastava alzarsi e sporgersi dalla finestra.
Aperta sul cielo stellato
Di quel mondo incantato
Per sapere che quello era il primo
Mattino del mondo
Ci sembrava di vedere la dea Siva
Che avevamo visto nei libri delle favole
Mi accosto alla finestra
Notando appena l'assenza
Del profumo di viola fra le lenzuola
Vi era la dea fenicia dell'amore,
Della fertilità e anche della morte:
In suo onore
Dice la Dea sognante
Alle sue ancelle dai lunghi capelli biondi
E una nuvola vaporosa di veli bianchi
Che fasciava le loro bellezze nascoste
In una delle sue rare apparizioni
Di aver sognato il grande amore
Visto nelle forme di un Angelo dalla finestra
Del Balcone
In una notte serena di plenilunio
Da dove si ammirava un monda nuovo
Un mondo fantastico
Dove esiste ancora l'amore,
Da quella finestra si ammirava inoltre
Un paesaggio fantascientifico
Con giardini di fiori rari e profumati
E la Dea sogante con il
Cuore gonfio di gioia
In questo mondo grigio,
Senza pace e il cuore sterile
E senza amore.
Oggi, non esistono più nell'immaginario
Collettivo le fate e i cavalieri
Erranti che facevano sognare
Adulti e bambini
E' terminato il mondo delle fate,
Dettate dalla grande fantasia.
Nelle lunghe sere d'inverno
Al tepore del focolare.
Oggi i nostri bambini
Non sanno più fantasticare
Perché sono finiti i tempi delle favole.
Ma s'interessano delle guerre stellari
Dimenticando le belle favole di Biancaneve.
E i Setti Nani
Ma per fortuna, qualcuno ci ha pensato
Di fare rivivere la storia di Pinocchio
Il Burattino di Collodi
Che sembrava dimenticata
Nocera Terinese
Poesia dedicata al Gabbiano
O Nocera!
Percorrere fino alla fine
Il tuo splendido litorale
Arido come l'oggi dei miei pensieri
Non fermeranno i miei piedi.
Stanchi il vento della sera
E neppure questa notte
Senza luna ne domani
I miei occhi si tuffano
Ancora nell'azzurro
Del tuo mare.
Vera
Grazie Vera per la bella poesia che mi hai dedicato
Il Gabbiano
Ricordo le ultime parole di
Teresa mia madre.
All'alba di quel lontano mattino
Quando sono partito per arruolarmi
Nell'Arma, tu mi dicesti:
Figlio mio prediletto
Ora che sei in principio
Dalla tua carriera militare
In provincie lontane
Dalla tua Old Calabria
Diventerai grande
Amatore di pace e di giustizia
Acqua cheta oggi tu sei
Ma oceano diventerai soccorrendo
Vecchi, bisognosi, donne e bambini
In principio ti sentirai triste ed inquieto.
In quel tuo quotidiano lavoro
Ma al termine della tua lunga giornata
Non potrai essere veramente felice.
"Fino a quando
Nel giorno che muore
Un solo uomo
In tutto il mondo,
Verserà in silenzio
Le lacrime amare
Della solitudine"
A chi ti chiede chi sei?
Da dove vieni?
Dove vai?
Così risponderai:
Il mio passato
E' ch'io sono stato
L'ho già dimenticato
Il mio futuro?
Credo ci sia nessuno
Capace di vedere oltre quel muro
Del nuovo presente
Mi spiace tanto, sono in servizio
Non posso dirti niente.
Ti sentirai felice di essere stato
Vai è torna vincitore
Mio piccolo cavaliere errante.
Si! Dopo una lunga carriera militare
Sotto le ali della grande Aquila della Benemerita
Ho raggiunto il massimo grado
Dei sottufficiali
E per coronare le mie aspettative
Mi è stata concessa la Croce
Di Cavaliere della Repubblica,
Come tu sognavi
Soltanto che tu non c'eri più
Per festeggiare
Perché il padre celeste ti aveva chiamata
Così in quel Paradiso
Dove c'è la vita, la Verità e l'Amore
Nell'unità del Figlio e dello Spirito Santo
Dove vivono i giusti
Ma quella croce di Cavaliere
L'ho dedicata a te, mamma Teresa.
Dedico questa poesia a Teresa mia madre , che ha sempre
Sognato di vedere un giorno il suo piccolo cavaliere errante
In sella di un baio destriero galoppare sui sentieri
del Bel Paese con la bandoliera bianca e il " Pennacchio Rosso Blù
I colori
La nostra tavolozza da pittore
Ci parla del colore, ci narra
La vita di un fiore ci dice
Il respiro del monte.
La tela appesa alla parete
Ci parla del colore dell'acqua di fonte
Che sgorga dal sasso profondo
Colore del mondo
Colore del freddo d'inverno
Che imbianca l'eterno profilo di roccia
Colore di goccia che cade
Colore di neve, talora più lieve
Tal'altra più forte, colore di foglie morte
Nutrici del fiore
Colore d'un giorno d'amore
Colore d un corpo di donna
Vestito di niente
Colore di ambiente montano
D'un bosco lontano
Colore di cime baciate dal sole
Di gigli e di viole.
Colore di caldo d'estate,
Colore di valli inondante
Del nostro stupore, del nostro pensiero
Colore del lungo sentiero che porta alla cima.
Che ora ti appare e prima
Pareva sparita
Colore di vita
Colore è vita.
Questa poesia è stata tratta dalla cassetta escursionistica 1997.
E la dedichiamo a Nello Zaniboni poeta,ex presidente del CAI di Mantova e
instancabile scalatore
Il Sassolungo
Il Sassolungo
Questa mattina é incappucciato
Di neve nera.
Dalla forcella si ammira un paesaggio
Che andrebbe riverniciato
Perché è tutto bruciato
Dall'inquinamento atmosferico.
Fischia il vento questa mattina
Sull'alta e dolomitica cima
Del gigante che sembra addormentato.
C'è tanta pace tra le cime dirupate
Da dove si ammira un magnifico
Paesaggio mozzafiato.
Siamo cinque o sei scalatori
Tutti in fila alla cordata
Sotto di noi c'è il canalone
Strapiombante e il grande ghiaione
Fischia il vento.
E' già Domenica:
La cordata come va?
Siamo fermi sulla forcella
E' ancor Domenica:
Ma la cima è sempre là
Forse alla fine della giornata
Si riesce a conquistar.
Come per incanto tutto ad un tratto
E' calato il vento
Le nuvole bianche si son diradate
E' ritornato a brillare il sole.
E il silenzio domina sul costone
E sulle cime innevate
Dove i rumori sono ovattati
Ad un certo punto ti viene
Da domandarti
Ma che cosa è il silenzio?
E' quel lembo di cielo
Dove si formano gli arcobaleni
Di tanti colori
Dove tutto è in sintonia
Con i mondi cosmici lontani
E le marine senza risucchi
Della luna fredda.
Mi mancherà il fresco fruscio del vento
In questi luoghi del silenzio
Che oggi accarezza il mio viso
E mi fa dimenticare le brutture della vita.
Questa pace silenziosa
Rallegrata dai colori vivaci
Del lungo sentiero
Che porta alla cima
Che si perde
E poi scompare fra le valli
Inondati di sole
Questa pace solatia
Penetra fino al profondo dell'anima
Dove Dio ci guida dall'alto dei cieli
Oggi è come ieri.
Buon Compleanno
Adriana,
Amore mio
Sono passate molti anni
Di quel 15 ottobre
Tanto che mi sembra ieri
Oggi si alza davanti a te l'intero sogno
Di quell'autunno fortunato
Del giorno che sei nata
Oggi è un giorno di pura allegria
Un giorno di festa
Di omaggi floreali
Di rossi ciclamini
Di pasticcini senza le candeline
Di brindisi e festeggiamenti
Spumeggianti
In compagnia di Tiziana
Di Mauro e i suoi parenti
Amici e conoscenti
Dedico questa poesia di compleanno
Ad Adriana mia moglie
L'insenatura
Seduto sulla piccola spiaggia
Con la bianca arena
Dove i flutti lambiscono lo scoglio
E terminano i terrazzamenti
Strapiombanti delle Cinque Terre.
Raggiungibile soltanto a nuoto
O con la barca la brughiera
Sono stato impressionato
Dalla bellezza dei luoghi
Solatie e isolati
Ma il sole è già da un pezzo
Che si è svegliato
Osservo ogni piccola cosa
Come il petalo di rosa
Che galleggia sull'onda spumosa
E l'immensità del cielo
Che si sposa con l'azzurro del mare
Sono attratto dagli sciacqui
Delle onde
Che leggere accarezzano
Le mie membra stanchi
Gli occhi sono arrossati
Ma non di pianto
Ma dalla brezza fresca del mare
Lo sguardo si perde nell'infinito orizzonte.
Tra mare, insenature, colline
Spioventi e monti
Uno stormo di aironi grigi
Sorvolano alti nel cielo
Mentre i miei bianchi e simpatici gabbiani
Che in picchiata si tuffano sulle mai
Prendere il cibo della vita
Mentre la mia mente contempla
Le bellezze del creato
Sento un senso di piacere
Le onde spumose si agitano
Rumoreggiano e si infrangono
Contro le scogliere
Il vento le accarezza i biondi capelli
E il corpo perfetto di giovane bellezza
Che solatia continua ad ammirare
Le bianche onde del mare
Il silenzio del luogo mi avvolge
Sussurrandomi verità assopite
Che il tempo non ha saputo cancellare
Io, e solo io,
E questa pace solatia
Che ha il sapore del mio animo
Il sapore della vita
E che la sfuma bianca del mare
Lambisce e sfiora
In questo universo infinito
Tra terra, cielo e mare
Il Caino Sogna
Dopo La festa il "Caino Sogna"
Non essere triste questa sera di festa,
Perché il sole risplenderà ancora
Sulle cime di questa foresta
Come pure l'oro dell'aurora
Colorerà le vette immacolate.
Caino, non guardare
L'ombra che offusca la collina,
Ma lassù la cima.
E se il sole sta morendo,
Non pensare
Che tutto è finito,
Sorgerà domani più invigorito
Per chiederti conto
Di quella pace
E di quel riposo
Che la notte ti ha portato
Oh pallida luna adombrata
Illumina il rifugio che domina
Lo strapiombo
E lascia stare questo strano mondo.
Una chitarra fa la serenata
All'ombra della luna,
Alla fine della giornata. Una fontana
Racconta storie d'epoca lontana.
L'eco nella notte mi ha risposto
Vicino all'albero del bosco
Con voce tenebrosa e vaga
"Eterna" e la leggenda dell'amore.
Questa poesia è stata tratta dal libro escursionistico
"Giro lungo dell'America. - 30 giugno 1997
Che dedico agli amici instancabili del CAI di Mantova.
La vendemmia
I ricordi della vendemmia
Dalle colline spioventi delle Langhe
A quelle del Chianti e del Montalcino
Dal Friuli alle colline Moreniche
Dove si produce il re dei vini.
Il profumo acre del mosto
Dei tartufi e il tripudio dei fiori
Di questa bellissima stagione
Questi sono i ricordi che sfiorano
E che invadono i nostri sensi
E la memoria
Questi sono i luoghi della storia
Che fecero grande il nostro Paese.
Aimè, sono tristemente passati
I ricordi del nostro passato prossimo
Ma nulla è da allora cambiato
E' una tradizione che continua nel tempo
La cultura della vite
Dai coloni greci ai tempi nostri.
Che collegato ad esso c'è il palmento:
Una vasca rettangolare per la pigiatura dell'uva
Che arriva direttamente dai filari
Con i carro o la cavalcatura.
Noi ragazzi eravamo impazienti
Di entra nel palmento
Di pigiare con i piedi l'uva
Negli anni da poco trascorsi
Quando con Adriana mia moglie,
Per diletto o per restare in allegria
Con i nostri amici vendemmiatori
Partecipavamo con la gioia nel cuore
Andavamo tutti gi anni ad aiutare a vendemmiare
Nei vigneti dei morenici colli
Di San Martino e Monzabano
In quelle colline spioventi
Prima che spuntassero i primi raggi del sole
Era bello ammirare
I grappoli maturi dell'uva nei filari
Con ancora le gocce di rugiada
Che impreziosivano i grappoli e gli acini maturi
Da un filare all'altro del vigneto
Si poteva anche ammirare
I paesaggi mozzafiato
Dove il sole sull'acqua placida
Del Lago di Garda danzare
Alla fine della vendemmia si festeggiava
Con una tavolata all'aperto sull'aia
Il vino vecchio spillato nei boccali
E il tipico coniglio alla cacciatora
Cucinato nel tegame di argilla,
I festeggiamenti talvolta proseguivano
Con danze e canti fino a tarda ora
Ma anche il giorno della pigiatura,
Sull' aia si suonava la fisarmonica,
Si ballava, si mangiava
E s' intrecciavano nuovi amori
Oggi con l'avanzare della
Meccanizzazione
Si sono perse le belle tradizioni
Ma si festeggia con altri riti
Anche qui nei paesi idillici di collina
Si percepiva ovunque un cambiamento
Non c'è quell'allegria di un tempo
Ma è rimasto ancora il profumo dei grappoli
E nel tino il mosto fermentare
Per le strade un via vai di trattori e rimorchi
Carichi di grappoli d'uva appena raccolti
Che li portano alla Cantina Sociale
Oggi, ci da l'impressione
Che tutto questo non accade più
Ma le tradizioni si ripetono
Dal tempo di re Bacco
La vendemmia è un rituale antico
Ma più che un rito è una festa
Nel passato di questa festa bucolica
Si sono interessati
Anche grandi Poeti come Catullo
Che hanno cantato con i loro versi
Le verdeggianti colline Moreniche
Dove germoglia la vite.
Vino e poesia
Nella storia del nettare di Bacco
E la figura del poeta
Hanno camminato sempre
Mano nella mano
Noi invece ci limitiamo
Ad ammirare la magia dei colori
Di questo paesaggio sfuggente
Incorniciato dai luoghi sognanti
La gente arrivava nello spuntar dell'aurora
Quando la guazza e la nebbiolina
Inerte vapora in cielo
E il cielo è sempre di un azzurro smagliante
Dai tramonti il Lago si colora,
Autunno sul Trentino
In questa stagione autunnale
E' meraviglioso camminare
Sui silenziosi sentieri
Oggi come ieri
Che ti portano sempre più su
Fino a farti raggiungere la
Meravigliosa cima
Il torpedone questa mattina
Si è fermato al Passo di San Pellegrino
E dopo una breve sosta
Ci siamo immessi
Nel sentiero in mezzo al bosco
Che gi ha portati
All'altopiano delle Fuchiade
E' meraviglioso attraversare
Il grande bosco ombreggiato
Dagli alti e chiassosi abetaie
In autunno in montagna,
E' un tripudio
Di colori, profumi e sapori
Di funghi, di more e di mirtilli
Mentre nella valle Rutiliana si era già
Vendemmiato
Mentre nell'aria si percepiva
Il profumo del mosto in fermentazione
Questa è una stagione
Da godere in campagna
Nelle vallate e in montagna
In basso, quasi nel vallone si ergono
Le arrossate Pale di San Martino
Illuminate dal sole
Che emanano una nota di allegria e di colore.
Attraversando l'altopiano punteggiato
Di casette di legno adibiti a fienili
Che parlano di tradizioni antiche
Ma noi oggi siamo nel cuore
Delle meravigliose Dolomiti
Questa è la zona che ci dà l'incanto dell'acqua.
Con i suoi queruli e chiassosi ruscelli
E' una montagna da amare
E soprattutto da rispettare
L'autunno è una stagione tutta
Da scoprire e da vivere,
Nella quale gli alberi e le viti si tingono.
Delle sfumature più calde e accese
Dal rosso, dal giallo e dall'arancione
Dopo di aver dato alla luce frutti eccellenti.
Castagne saporite, mele succulente
E le uve che danno eccellenti vini
Senza parlare dei suoi panorami incantevoli.
Da contemplare in rispettoso silenzio
Nella tranquillità della sua quiete
Una quiete ricca di gorgheggi di uccelli
Dai merli ai fringuelli
Dell'armonioso dialogo del vento
Con i suoi ruscelli
Tutt'intorno alle sue alte cime
Che si stagliano imponenti nel cielo
E le ampie vallate
Con i suoi immensi e verdi prati
Che profumano di fieno
Seduti per una meritata pausa
Su di una cima
Ti rendi conto che anche il tempo
Sembra farsi più indulgente,
Rallentano i ritmi dei nostri passi
E della vita.
Che appare ancora scandita
Dagli antichi rituali
Dalla montagna incantata
Che attende di essere dal'uomo amata
Solo così si può scoprire un mondo
Che forse sta per scomparire.
In seguito al dissesto geologico
Agli incendi selvaggi
E anche alla cementificazione
E all'abusivismo edilizio
Basta un piccolo temporale
Per causare un'inondazione
Per seppellire interi borghi e paesi
Montani.
Con persone morte e sepolte
Per l'incuria dell'uomo.
Come è successi in questi giorni sulle
Meravigliose colline di Messina
Con i suoi uliveti contorti
E in primavera i mandorli in fiore
Non bisogna dare sempre la colpa alla madre natura.
Ma spesso si verificano
Ad opere dell'uomo
Per negligenza, imperizia e in osservanza
Alle leggi dello Stato
In questo caso
E' meglio prevenire
Perché dopo è molto
Difficile reprimere.
Il Golfo del Tigullio
Dal promontorio di Portofino
All'estremità della penisola di Sestri Levante
Si ammira un paesaggio idillico
Un paesaggio paradisiaco,
Che ti avvolge con il suo profumo e
La sua bellezza.
Ma bello è ciò che è semplice, armonioso,
Armonioso e, unico.
Bello è il risultato naturale
Delle forze della natura,
Che mescolando i suoi tre elementi
Ha riprodotto l'essenza stessa
Della seduzione
Della bellezza estemporanea
Notevole del Golfo del Tigullio.
Impresa difficile rendere con le parole
Lo straordinario incanto di questi luoghi
Di queste bellezze naturali
Bisognerebbe viverle o visitare
Create nel tempo dalla meravigliosa natura.
E ancora è improbabile descrivere le sensazioni.
Dell'anima alla vista di questo conturbante
Incontro tra acqua, e terra
Tra macchia mediterranea e profumi
Il Tigullio è mare che bagna,
Torrenti che scavano valli, laghetti
Di montagna,
Con i suoi caratteristici pini marittimi
Contorti dal vento
E la scogliera aspra,
Montagna severa
E' vento che agita il mare
Le onde che sfumano sulla scogliera
E trasporta i profumi della macchia
E dei giardini delle sontuose ville
Di una sfortunata e bella principessa
Che in una notte di violenta tempesta
Sparì fra i flutti del mare.
Ma qualcuno dice che nelle notti
Di luna piena di bianco vestita
Appare
Fra la scogliera e il mare
Ma questo bellissimo promontorio
Si rende importante custode
Dei silenzi secolari
Ma anche noi in questa fine settimana
Settembrina, come un bianco gabbiano
Siamo approdati
Fra la scogliera e il mare
In questi importanti località del Tigullio
Dove si alternano specchiandosi
Nel blu intenso del mare
Caratteristici borghi marinari
Dall'identità straordinariamente semplice
Barbicati fra le scogliere e l'azzurro mare.
I Girasoli
Il campo di girasoli
Rotondi e colorati di un giallo intenso,
Così sono i meravigliosi fiori
Che ho appena ammirato.
Sono bellissimi fiori pieni di gioia,
Un po' come i grandi pittori
Che di luce e calore vivono,
Intensamente
I loro grandi momenti nel fissare sulla tela
Il loro splendido colore
Ieri non era un giorno di festa
Ma una giornata soleggiata e fresca
Che spirava una leggera brezza
Che scendeva dalle Alpi
Proseguendo in una campagna immersa
Nel silenzio fervore delle opere:
Dei campi nella grande Valle padana
Percorremmo il riposato paesaggio
Di cui per la gran distesa
Si possono scorgere lontani profili
Di monti e le prime cime
Delle Alpi discoste e nevose.
Nelle giornate limpide come oggi
Volgendo lo sguardo a mezzogiorno
L'Appennino si disegna domestico
E quasi confuso nella linea della
Immensa e splendida pianura
Mia moglie Adriana
Ha accostato la sua autovettura
E si è fermata in'ampia piazzuola panoramica.
Da dove si ammirava un vasto paesaggio
Con il contorno lontano
Delle Alpi e degli Appennini
Che serve a fondere insensibilmente
L'immensità verde del piano
Con l'immensità azzurra del cielo
In quel mare di gialli girasoli
Ho visto lei,con la sua allegria,
la sua voglia di fare,
Ma sopratutto la sua luce nei capelli
E nei suoi grandi occhi,
Laggiù in fondo alla grande valle
Dove terminavano i girasoli
Si intravedeva il "Torrazzo"
Di Cremona, che veniva
Paragonata dagli antichi
Ad una gran nave
Che solcasse un mare
Di smeraldo.
Il fiore così complesso del girasole
Che segue costantemente l'evoluzione del sole
Vuol dire estate e profumo di mare
Ma soprattutto vacanza e gioia di vivere
Ho chiesto al contadino
Di cogliere il mio colorato girasole
E per farne dono al mio amore.
Proseguendo il nostro viaggio
Nella pianura solcata dai lunghi fossati.
E dagli alti e chiassosi pioppi
Dove da poco i vasti campi di grano
Erano stati trebbiati
C'erano solo le secche stoppie
Che sembrava un paesaggio desertico
Un paesaggio morto.
Quel grande campo di girasoli
Ci hanno ispirato questi semplici versi
Riscaldandoci l'anima e il cuore
Ci hanno ricordato le grandi opere
Dei pittori impressionisti
Come Vincent Van Gogh e Claude Monet
Nonché i macchiaioli toscani
Grandi poeti e scrittori
Le loro opere più belle sono quelle
Ispirati dai magnifici girasoli.
Dentro l'alba del nostro fiume
Il fiume della vita
L'estate è già quasi finita
L'autunno è alle porte.
E sui prati ci sono le prime
Foglie morte.
Sulle rocce bianche di Leuca ho salutato
I simpatici e bianchi gabbiani
Che seguivano la scia del veliero bianco
Ma questa mattina li ho ritrovati
Lungo il Fiume della vita
Come pure i fagiani
Le folaghe svolazzare.
Dal velluto del verde delle golene
Ti veste i tuoi fianchi
Il sole che apre le ombre
Alla notte che ti ha fasciato
Con le piume più morbide
Del respir di luce
Al tocca dell'ala,
Su su che si fa più oscura
Sul tuo seno
O fiume delle Vita
Fiume del nostro cielo.
Ma nel gorgo delle ninfe
Che le nubi a mille
Hanno fatto un fiume,
Senti il ridere
Dell'ale del cielo
Che muovano a folle giro
Tra luci e colori e l'ombra
Che le labbra il sol
Lascia nel fiume.
E sugge da questa che è l'anima
'na ninfa che dà la vita.
L'uomo che cammina
Lungo il sentiero dell'argine
A sentire il fruscio delle voci
Che sanno di cielo.
E il morbido toccare
Dei colori e dei venti
E delle foglie appena che son mosse.
Fischio di vento a brividi
Dentro le canne che intonano
La marcia disperata di settembre
Percosse dalla pioggia sottile:
Che non cesserà oggi, domani, più.
La barca del pescatore scivola
Nel silenzio del crepuscolo
Con livide ali
Di stornelli che sfiorano
Le case degli agricoltori
Senza luce di focolare
L'infinito orizzonte
S. Maria di Leuca con il tuo
Rinomati Santuario sei come
Una perla incastonata
Fra le rocce bianche
Della falesia che ti cinge
Trepidante
E ti bacia il sole ed il vento,
Geloso ti rapisce porta con se.
Granelli di carparo,
La tua bellezza
Questo splendido mattino
Ci siamo imbarcati su di uno snello
E veloce brigantino
Dotato di due alberi maestri.
Con le vele bianche dal
Vento di maestrale gonfiate
Che ci ha fatto navigare
Su questo bellissimo e azzurro mare
Delle coste di S. Maria di Leuca
Dove felici furono
I nostri giorni settembrini
Facendoci vivere delle sensazioni visive
Che hanno suscitato in noi bellezza
E gioia di vivere
Navigando in queste frastagliate coste
Dove sono costellate da antiche e caratteristiche.
Grotte carsiche
Ammirando questo mare
Un pensiero continuamente mi assale:
Le voci si diffondono nell'aria
Come frullo di ali di bianchi gabbiani
Dalle zampe rosse
Che ci seguono gracchiando lungo il percorso.
Ogni tanto si tuffavano a picco sulla
Tolda del veliero
A prendere il cibo fra le nostre mani
Fra nuvole bianche e cirriformi
Nuvole colorate del tramonto della sera
Dove prima radioso folgorava il sole
Fra le bianche parete rocciose
Vi sono fichidindia abbarbicati
Con fiori rossi e frutti spinosi
Dalla prua del vascello vediamo
Leuca di bianca vestita
E baciata dal sole calante
Che sorge all'ombra del suo alto faro
Che è una guida sicura per i naviganti.
In alto mare
Mentre la selenica luna illumina le sue pareti.
Biancheggianti e rocciose
Mentre più a valle germogliano gli ulivi
Contorti portati dagli antichi Greci
Che in una notte al chiaro di luna sbarcarono.
In questa antica terra
E fondarono la Magna Grecia
Transitiamo fra i flutti del mare e le grotte.
Ove gli affluivi di campestre timo
Salgono al cielo vivido ed alle stelle.
.. Più a nord si trova Soleto,
Con la sua suggestiva ed alta
Guglia che buca il cielo
Forse un antico poeta Greco
Dorme fra le onde spumeggianti
Ed i lidi
Di questo bellissimo e antico mare
Mediterraneo
... Qui, dove alla pietra leccese
Si sostituisce il tufo carparo, tua bellezza.
Che verso i mari e gli oceani
In altre sponde approda
Tutta l'Italia piange.
Sono partiti baldanzosi
E con la gioia nel cuore
I nostri figli migliori
In una missione di pace
Fra le montagne desertiche
Dell'Afganistan
E oggi sono ritornati in una bara
I sei ragazzi della Folgore
Di legno naturale
Avvolti nel Tricolore
Oggi è il giorno delle lacrime
Tutto il popolo davanti al televisore
Davanti alle bare allineate
Dell'attentato del Kamikaze
Il silenzio funebre è stato interrotto
Dalle note toccanti del silenzio
Della cornetta del trombettiere
Con le lacrime agli occhi
La storia si ripete
Oggi è come ieri
Come sei anni fa quando piangemmo
Sulle bare dei nostri fratelli carabinieri
Nella strage di Nassiriya Iraq
Nel novembre 2003
Nell'ora del lutto e della pietà
Che urge il pensiero profondo,
Come nelle tenebre che più si
Ispira alla luce
Vedove, madri, fidanzate la via
Crucis delle donne
Sono tutte schierate
Nell'aeroporto di Fiumicino
L'attesa dell'atterraggio dell'aereo militare 130
Con le bare degli eroi
Morti nel vile attentato
Di Kabul
Il presidente Napolitano
Ha salutato commosso le bare
Schierate dei nostri figli
Migliori
In questa giornata di lutto
Nazionale e di Grande dolore.
Il Tacco dello stivale
Fra i due mari
C'è un posto vicino al mare
Di villaggi bianchi
Dal sapore orientale
Antichi uliveti contorti dal tempo
Filari di ficodindia fioriti
Tra fiori bianchi e blu dei curati giardini
Dove si vede il mare brillare
Sotto i pallidi raggi della luna che muore.
Ovunque si percepisci il sapore di mare
Il profumo di erbe aromatiche,
Rosmarino, finocchietto e peperoncino
Di eucalipto che risveglino i sensi
E i ricordi della passata gioventù.
E' un posto dove è tutto poesia, musica
Spensieratezza e allegria
Il Salento è una terra di miraggi
Ventosa e fantastica località,
Ma piena di dolcezze
E' conosciuta come il " Tacco d'Italia".
La splendida marina di Ugento
Tra Gallipoli e Santa Maria di Leuca
Con le sue coste forate di grotte
Con le sue spiagge lucenti
Un litorale splendido e sabbioso
Nel mare Ionico Salentino
Un luogo ricco di tradizioni
Con i bambini che giocano sulla battigia
A costruire i loro castelli di sabbia dorata.
Con i pescatori dalla pelle bruciata
Dalla salsedine e dal sole cocente
Che fanno ritorno all'alba semi addormentati.
Ma felici e con le reti gonfie di pesci
Questa é una terra sacra a Cerere
A Pallade e a Dionisio
Splendida di cattedrali maestose
Di castelli possenti
E dei caratteristici Trulli di Albero Bello
Che in greco antico significa cupola
Senza parlare
Dei palazzi, monumenti e cattedrali
Del Barocco leccese
Eccezionale
Abbiamo ammirato la bianca Gallipoli
Di visione orientale
La molle Taranto adagiata
Fra i due mari
Fra insenature e villaggi strapiombanti
" E come perla incastonata
In un anello di mare, rifulgi di bellezza
Ti cinge, trepidando"
E ti bacia il vento che geloso ti rapisce
E ti porta via con se.
Nei vari siti archeologici puoi ammirare
Colonne e capitelli spezzati,
E la loro bellezza quasi dimenticata
Dall'ellenica fonte
Il riverbero di civiltà di storia e d'arte
Si spande per le vie del mondo
Verso i mari e gli oceani
In altre sponde approda.
Nel silenzio della notte
Di San Lorenzo
Questa notte, la notte di San Lorenzo
E' una notte chiara è luminosa
Nella notte delle stelle
Anche la selenica luna risplende
E illumina la notte
Sono stato con il naso all'insù
E guardavo il cielo
Ed ho visto una stella
Cadente morire
E i suoi minuti frammenti
Disperdersi nella volta celeste
Anche i miei sogni della notte
Ho visto svanire
Nel desio del risveglio
Frantumandosi come la stella filante
Perché non era lei la bellissima
Principessa dei miei sogni onirici
Ma domani farò un altro sogno
Un sogno più bello
Perché farò un viaggio fra le stelle
In quel lembo di cielo che scende
Verso l'umanità sofferente
Che viene di là dai tempi,
Delle epoche anteriori ai mondi
Nel mio sogno percorrerò grandi
Spazi interstellari
Dove si percepisce
Soltanto il silenzio assoluto,
Di quelle marine senza risucchi
Dove domina e splende la selenica
Luna fredda.
Vagherò fra le sabbie infuocate del Sahara.
Alla ricerca della rosa del deserto
Per donartela a te amore mio
Scalerò le alte montagne dolomitiche
Per trovare la perla incastonata
Nella roccia calcarea
Che milioni di anni fa emersero
Dal profondo.
Di quel magnifico mare azzurro
Come il cielo
Per regalarla a te
Che ti darà un'infinita gioia
Ti regalerò il mio sogno migliore
Ti regalerò il mio povero cuore
E tu sarai per me
Una bellissima stella filante
Un bellissimo fiore d'agosto
Come quelli del tuo giardino
Profumato di zagara.
Il silenzio di questa notte
Di stelle cadenti
Comincia col far chiudere le labbra
E poi penetra fino al profondo dell'anima.
Nelle regioni inaccessibili
Dove regna
Quella grande pace
Che l'uomo non riesce mai a trovare
Sulla vecchia Terra dove germoglia
Anche il seme del male.
Signore insegnaci a vivere
E anche a volte a sognare
Ed a scoprire il senso della vita
Ed ascoltare, anche nel profondo
Del silenzio e della notte,
A combattere ogni cosa indegna
Ed avere il coraggio della verità
Il Laghetto Blu specchiante
Ai piedi del Cervino
Il Gabbiano vola sempre più alto
Fra le alte cime silenziose
Di questo paesaggio astratto
Alle pendici del Cervino
Da dove si ammirano le bellezze
Del massiccio del Monte Rosa
Vestito di festa.
La giornata è serena,
E lo sguardo spaziava
Sulle più alte e magnifiche cime
Della bellissima Valle d'Aosta
E del Vallese.
Con l'apertura estiva
Dei passi alpini che ha avuto inizio
Proprio nel mese di luglio
E' doverosa un'annotazione
Etimologica:
Il nome "rosa" non allude, come si crede
Comunemente, al colore rosato
Ma alle sue candide nevi
All'alba e al tramonto del sole
Bensì discende dal termine pre latino
"roise", "roja" che significa ghiaccio.
La lunga e rutilante squadra dei "Caini"
E' tutta riunita attorno al laghetto Blu
Era partita all'alba con partenza
Da Breuil Cervinia val d'Aosta questa mattina -
Per ammirare il Cervino ammantato
Di candida neve specchi antesi
Nel famoso laghetto Blu
Il nostro sentiero attraversa i
Boschi di castagni
E foreste di conifere
Dove pascolano indisturbati
Gli stambecchi e i caprioli
Che vanno ad abbeverarsi nella polla
Specchiante
Quando siamo giunti al vertice della montagna.
Il sole era già alto nel cielo
Il Lago Blu è situato a circa due ore
Di cammino da Breuil Cervinia.
E' un sentiero facile adatto
Ai bambini e alle persone anziane
Era una giornata fresca d'agosto
Lontani dalla Valle padana afosa e infuocata
Eravamo una lunga squadra d'amici escursionisti.
In cerca di pace, di fresco e di serenità
La nostra meta era il Laghetto Blu specchiante.
Che altro non è che un piccolo specchio d'acqua.
Contornato da larici secolari
Alimentato da acqua sorgiva
Che abbiamo chiamato la polla della vita
E' stato uno spettacolo ammirare
Quelle suggestive bellezze naturali
Del Gigante bianco con il suo vestito
Da sposa con i contorni dell'azzurro cielo
Quella è la montagna silenziosa.
Dove regna la felicità e la gioia di vivere.
Il laghetto è sempre limpido e consente
Al Monte Cervino di specchiarsi dentro.
Oltre che un luogo bellissimo
E' un luogo di riflessione e di preghiera
Beati coloro che, come l'apostolo Paolo
Si sentono scelti e amati da Dio
Prima della creazione del mondo
Beati coloro che, come Paolo,
Vivono con gioia il mistero della vita
E quello del Signore crocifisso risorto
Come questa meravigliosa e selvaggia
Natura che ci circonda
Queste alte cime silenti
Di questo paesaggio lunare
Che bucano il cielo
Mentre queste alte vette
Sembrano poi veleggiare nell'aria pura
Di questo silenzioso e infinito
Spazio.
Che fa apparire questa grande folla
Di escursionisti rutilanti
Come piccoli pigmei
Buffi e colorati
Nel grande silenzio della montagna
Si sente soltanto gracchiare
Uno stormo di corvi neri
Che alti nel cielo stanno a volteggiare
In quel mondo astratto e ovattato
Ma oltre al bianco si ammira un
Lembo di cielo azzurro come il mare
Che ci fa gioire e sognare
Un mondo migliore che l'uomo
Va cercando senza mai trovare
Ammirando i giganti della montagna
Il Monte Rosa ed il Cervino
E più discosto il Monte Bianco
Che sembra toccare con un dito
La loro cima bianca e baciate dal sole
Ma oggi in questo paradiso terrestre
Siamo come testimoni fedeli
Del Signore Gesù
Che ci ha chiamati a vivere
Questa esperienza unica
A contatto con la Madre natura,
Ammirando questo spettacolo surreale
Metafisico e lunare
Ma, scaturisce spontanea dal profondo
Della nostra anima.
Una semplice preghiera
Per gli amici deceduti
Fra le alte cime
I ghiaioni e gli impervi burroni
In questa omonima e calda estate
In seguito ad imperizia ed improvvisi
Temporali
Il loro ricordo è dentro di noi.
Questa poesia è dedicata ai tanti escursionisti incautamente caduti in montagna.
Il silenzio stellare
Questa notte la mezza luna
Si dondolava nell'immensità del cielo
Come una gondola solitaria in mezzo al mare
Fra i morosi spumeggianti
Di fronte alla Giudecca
Guardando l'immensità del cielo,
Ho visto una stella cadente
Un frammento di stella morente
I sogni svanire nel desio del risveglio
Andavo cercando nel cielo
Briciole di lacrime.
Ma ho trovato soltanto
Polvere di stelle
La dea sognata
Si era trasformata
In un'intensa luce
Una luce vigorosa,
Una luce d'amore
Non era lei la principessa bionda
Della favola che suonava con la cetra
Una canzone d'amore?
Ma era quella fanciulla eterea
Che gridava in silenzio
Nella notte stellata
T'amo, ho mio principe azzurro
Sono sempre qui ad aspettarti
Facendomi cullare nella barchetta
Sulle onde del mare
La toccai,
Ma era gelida la sua mano
E gli occhi azzurri come il cielo.
Era triste.
Ma quello era il vuoto del silenzio
Stellare che viene dalle grandi
Marine della luna fredda
Mi sono svegliato nel cuore della notte
Nel turbine dei miei pensieri
Ma quella fanciulla eterea
Evanescente velata di bianco
Era adagiata sul mio fianco
Vicino al mio cuore
Con il suo ardito e grande amore:
Era la mia fata.
Navigando nel periplo
dell'isola di Ponza
Il Gabbiano ha fatto un lungo viaggio
E si è andato a posare
Sui bianchi e frastagliati faraglioni di
Dell'isola di Ponza
I Faraglioni del Calzone muto
Sono un gruppo di due grandi scogli
E altri ancora che formano l'arcipelago
Che con i suoi 194 metri
E il più alto dell'isola
Che permette una vista a 360
Il capitano ponzese che sta al timone
E' orgoglioso di mostrare le bellezze
Della sua storica isola
Generoso nel partecipare la sua esperienza.
Ela profonda conoscenza dei luoghi
Le sue scoperte e i suoi piccoli segreti.
Prima di partire
Il marinaio cercherà di capire
Da dove spira il vento
Oltre che guardare il mare
E il sole
Perché dal vento che vengono
Le indicazioni del tempo
Un mare senza vento non si muove
Come fanno i vecchi pescatori
Cercare con le orecchie il vento
Per conoscere quando il sole e il vento
Sono allineati come un girasole
Solo allora è l'ora di partire per mare
Alla scoperta delle grotte di Pilato
Che si trovano appena fuori del porto
Si vedranno dei terrazzamenti
Dove si coltiva l'ulivo e la vite
E' un paesaggio come quello
Delle Cinque Terre
Spiovente e a picco sul mare
Le vite sono addossate ai muretti a secco
Da questa altura, portando
Lo sguardo verso il basso.
C'è una roccia grigia
Con delle aperture a mare,
Sono proprio queste le grotte
Di Ponzio Pilato
Il nome è lo stesso del famoso
Console romano implicato
Nella morte di Cristo
Le grotte risalgono all'epoca romana
Quando Ponza era un'importate porto
Di appoggio sulla rotta da e per
Roma ed anche una colonia penale
Dove venivano esiliati personaggi
Politici molto importanti
Che non potevano essere eliminati
In altro luogo.
Anche Benito Mussolini
Vi giunse il 27 luglio 43
Sbarcato da una motovedetta
Della Regia Marina
Nell'isola vi erano ancora
Tutti quelli che lui aveva mandato
Al confino,
Tra l'altro Pietro Nenni e Zaniboni
. La disadorna stanza della reclusione
Nella casa bianca
In cui aveva fatto
Rinchiudere il ras Immirù.
Sul tavolo la "Vita di Cristo".
La partenza nella notte del 6 agosto
Destinazione la Maddalena
E poi il Gran Sasso.
Proprio sulle'attuali grotte.
Era situata la villa così detta di Augusto.
Oggi messa in dubbio
Da recenti studi,
Il complesso delle grotte a mare
Era destinato all'allevamento delle morene.
Molto apprezzate dai romani
La Piana Bianca
La grotta e la spiaggia del cuore
La sua struttura a pinnacoli
Al momento di doppiare la punta
Est dell'isola superba ci appare
La Punta di Capo Bianco
Quel bianco abbacinante
Che accoglie i naviganti
Prima di doppiare la punta
Che gli apre l'ingresso alla rada
Di Chiari Di Luna,
E con poco sforzo di fantasia,
Capo Bianco,
La roccia vetrosa presenta al bordo superiore.
Un merletto di guglie e pinnacoli
Continuamente modificate dal vento
Che tutto sbriciola e porta via
Al livello del mare si aprono
Diverse grotte,
Alcune visitabili con la barca
Le più piccole, visitabili solo a nuoto.
Comunque è uno spettacolo eccezionale
Che attrae e invita il turista ad entrare
Nelle sue viscere naturali.
Il vento si era appena placato
E la barca con la vela bianca
Scivolava sulla cresta delle onde
Che si infrangeva dolcemente
Contro l'antica scogliera di quel mare
Arcaico solcato dagli Achei
E dal guerriero Ulisse
Prima di essere ammaliato
Dalla maga Circe
Una Divinità di origine solare
In luminose seducenti sembianze di donna
Che dotata di poteri magici e incantesimo
Trasformava gli uomini in animali
E li teneva nella sua grotta i prigionieri.
Venuta in Italia dalla natia Colchide
Abitava in uno splendido palazzo
Dell'isola Eca ( più tardi identificata
Con il promontorio Circeo.)
Durante le sue avventurose peregrinazioni,
La trovò Ulisse che con l'aiuto di Ermete
Riuscì a vincere i suoi sortilegi
Ed averne per un anno l'amore
E anche un figlio o due,
Secondo la tradizione)
La Maga Circe può apparire come
Il simbolo della natura selvaggia
Alla quale l'uomo per istinto cede
Perdendo il senso della dignità
E della coscienza.
Il nostro veliero sta navigando
Di fronte Il Monte Circeo
Che dall'isolotto di Gavi,
La sua bellezza magica si può Ammirare
Il vecchio lupo di mare
Con la canuta barba
La sua bianca pipa continuava a fumare
Dopo un sorso di vino dei suoi colli
Incomincia a raccontare
Le varie storie del suo mare
Ma improvvisamente ti accorgi
Che dietro la parete rocciosa
Un faraglione ti sembra emergere
Dall'onda del mare
Quella non è una visione, ma un
Gioco delle onde che salgono
E scendono con il vento di scirocco
Che fa gonfiare le vele bianche del vascello.
Stiamo effettuando il circo navigazione
Dell'isola di Ponza
Dove anche Ulisse subì l'incanto
Dell'impareggiabile paesaggio
Con i suoi fantastici faraglioni
E le limpide baie e sue grotte
Quella che abbiamo appena ammirato
E' la Pinna Bianca
Che emerge vigorosa dal profondo del mare
Con la sua bizzarra struttura
Che si eleva in ponente verso il cielo.
Di quell'arcaico mare
La Piazza Del Paese
Flash di memoria
Del tempo della giovinezza
Quando seduti sui gradini
Della Piazza Toselli
Dove sorge il municipio del piccolo borgo
Aspromontano di Cosoleto,
Dove la filosofia è dappertutto, come
Nelle città dell'antica Grecia.
Il borgo fu fondato dai primi coloni.
Scappati dopo la guerra di Troia
E sbarcati sulle Coste Ioniche
Dove si filosofava passeggiando.
Quindi recarsi in piazza
Per vedere che si dice,
Per parlare di sport
D'amori e di donne.
Il nostro è sempre stato un paese
Di emigranti
In ogni parte del mondo.
Nelle sere d'estate
Seduti davanti alla bottega di Pindilli
All'ombra del vecchio glicine
Per sentire le storie e i racconti
Degli emigranti che erano
A casa ritornati
Con i loro racconti ci facevano sognare
Quei lunghi viaggi per mare
Quelle grandi foreste fluviali
E i selvaggi deserti bruciati dal sole
Ci parlavano della California sognante
Di quel paese sempre in fiore
Di quella terra dei vecchi emigranti
Che dopo alcuni anni a casa erano ritornati.
Anche mio padre con i suoi fratelli,
Avevano fatto tale esperienza.
Molti sono quelli che non sono più ritornati.
E si sono dispersi nell'immenso continente.
Dove hanno fatto fortuna
Sognavamo anche noi ragazzi il sogno
Americano.
Ma eravamo in tempo di guerra
E fra qualche giorno sarebbero
Sbarcati gli Inglesi e gli Americani
Nel nostro Paese
Si! Quello è rimasto soltanto un sogno
Sfuggente che è rimasto soltanto
Nella nostra mente.
Abbiamo incominciato rievocando
La Piazza del piccolo paese
Che era per noi il salotto delle confidenze.
Ma la Piazza era anche il luogo di ritrovo.
Il luogo del passeggio,
Di noi ragazzi che guardavamo passare
Le belle signorine da marito
Quella era la piazza senza tempo, che
Ci cullava con la sua luce opaca
Del vecchio lampione
Che ci attirava
Come i mosconi o i paparazzi
Che vengono rapiti da quella luce
E dai cerchi del vento della sera
Che vorticosi trascinano
Via ogni cosa.
Nel frattempo, molti amici si sono fidanzati.
E poi sposati.
E alla fine del conflitto mondiale,
Anche noi ci siamo dispersi per il mondo
In cerca di fortuna
Portando dentro di noi il ricordo della
Perduta giovinezza e il sapore dei baci rubati.
I lunghi capelli delle ragazze
Accarezzate
Addio! Piccolo borgo aspromontano
Con le tue verdi colline spioventi
Verso la grande Piana ed il mare azzurro
Come il cielo.
Non posso dimenticare
Quella lunga striscia di mare
Che mi fermavo spesso ad ammirare
E con il pensiero fantasticare
Ora mi pare di sentire il suono
Argentino delle campane
All'ora della messa, e di vedere spuntare
Avanti alla porta della chiesa
Una vecchietta che mi aspetta ancora
Quella era Teresa mia madre
La Ferrovia che
Scala le montagne
Siamo saliti fin dove osano le aquile
Ai piedi della montagna del Bernina
Sulla riva del magnifico lago dove
Sorge la bellissima cittadina
Internazionale di Sant Moritz
Il Gabbiano dalla Valle padana
Bollente
Che opprime tanta gente
Ha spiccato il volo
Per trovare un po' di frescura e
Si è posato sulle rive fresche ed invitanti.
Di questo autentico paradiso
Terrestre.
Sulle cime più alte.
Proprio nel cuore delle Alpi orientali
Dove si ammira un paesaggio fantastico
Un paesaggio originale
Dove regna l'assoluto silenzio
Che da vita e un senso
All'animo umano
Oh, sì, il silenzio,
Che é tutto ciò che amiamo
Ed andiamo raminghi cercando
C'è riscatto solo in una voce
Ma il silenzio è infinito
In se non ha un volto.
Come il vento non ha un colore
Lassù, fra quello spicchio azzurro
Di cielo al cospetto della grande
Montagna innevata si percepiva
Soltanto il fruscio e il fresco alito del vento
Che ti avvolge e ti fa sognare
Che scendeva dai grandi spazi interstellari.
E si confonde con il fischio attutito
Del Trenino Rosso
Che ispira la mia poesia
In quel mondo particolare
In quella pace paradisiaca
In quella stretta valle fra il lago
E la montagna incantata da dove
Transita la ferrovia dell'Albula/ Bernina
Patrimonio mondiale dell'Unesco
Non è soltanto un
Importante collegamento
Tra Svizzera e Italia
E' il celebre Trenino Rosso
Che scala le montagne
Ma offre anche un viaggio nella storia
Attraversa le bellezze naturali dei Grigioni.
I paesaggi in partenza da Tirano
Si possono constatare
Sin dai primi minuti di viaggio
Che quello del Bernina
Non è un trenino come
Gli altri, ma è un treno speciale
Appena usciti dalla stazione
Valtellinese
Il treno lascia la linea ferrata
Per immettersi
Nel traffico stradale
E' attraversata da pedoni,
Biciclette e donne
Con la borsa della spesa.
La Piazza del Santuario della Madonna.
Più che di un convoglio ferroviario
Ci ha dato la sensazione che assomiglia
Oltre che ad un treno
Ci troviamo a bordo di un "tram"
Che accompagna i viaggiatori,
Che collega i villaggi della valle
A Sant Moritz
Anche qui a volte capitano incidenti
Stradali
Con veicoli e pedoni
Nulla di grave, a parte i ritardi
Sulla tabella di marcia
Come ci dice il Capo Treno
La storia e il paesaggio da Tirano
Il Treno Rosso sale
La Valle del Poschiavo
Accarezza laghi e ghiacciai
Supera due massicci montuosi
( Bernina e Albula)
Dove osano soltanto le aquile
Fa tappa in numerose e piccole
Località turistiche di montagna
Di giungere a Tirano
Il convoglio prosegue poi verso Coira
Capoluogo dei Grigioni
E' la città più antica della Svizzera
Con i suoi 106 ponti e viadotti
E 44 gallerie e 128 km di tracciato
La ferrovia retica è descritta
Come un miracolo della tecnica:
Un'opera che ha oltre un secolo
Della sua costruzione
Ancora oggi continua ad affascinare
Ingegneri e turisti e soprattutto bambini
Come noi, che stiamo attaccati al finestrino.
Per ammirare le bellezze naturali
Concepita da noti specialisti
Dell'epoca la linea sposa.
Con efficacia e senso estetico
La tecnologia della ferrovia
Di alta quota.
E la valorizzazione
Del patrimonio alpino
La vista che si gode dal finestrino
Dalla carrozza panoramica
È mozzafiato
E'il percorso è impregnato di storia
Quella è una vecchia postazione
Spiega il controllore
Indicando una costruzione conica
In pietra a lato dei binari
Con due fessure rivolte verso
La grande montagna
Utilizzata per sorvegliare le valanghe"
I ponti e i viadotti hanno mantenuto
La struttura originale
Fino a qualche mese fa c'erano
Addirittura i vecchi pali
In legno dell'alta tensione."
Quest'opera cosi originale
Più che all'Unesco
Dovrebbe appartenere
Al mondo delle favole
Viaggiando con il Trenino Rosso
E' come entrare nel mondo delle favole.
Attraversando montagne innevate
Queruli ruscelli, verdi ed alte pinete
Con i caprioli e le lepri
Che saltano gioiosi
Fra i sentieri e i prati.
Lungo le rive del Po
Camminando lunghe le golene
Ombreggiate da giovani
E verdi pioppeti
Che si specchiano sulle rive del
Vecchio fiume
Si sopperisce alla grande calura
Di questa bollente estate.
Proseguendo lungo il sentiero incontriamo
Spiaggette e bellissime insenature
Ideale habitat da anitre e folaghe
Che portano a spasso i loro pulcini
Dove svolazzano con le loro nidiate
Nei lunghi fossi con gli alti
Pioppeti che ondeggiano ad ogni
Alito di vento
Le rane si sono risvegliate del lungo
Letargo e si sono moltiplicate
Il loro gracidare dalla mattina alla sera
Nei fossati, nei canneti e negli stagni
E' un concerto a più voci
Le rane aprirono il concerto
Seguite dai passerotti
Dai grilli e le cicale
Per dare la sveglia al resto degli animali
Della valle silenziosa
Ci presentano il loro concerto
Umido gracidare di rane.
Tra fluttuanti canne
Ed alti pioppi
Proiettati verso il cielo
Il concerto è in crescendo
C'è quello delle rane
Mentre sopra i rami degli alti pioppi
Rispondono le cicale con il loro
Interminabile frinire
Lungo i fossati
Abbiamo incontrato
Alcuni pescatori di rane
Con il loro carniere pieno
Perché domani sarà la festa del paese
Ed è tradizione a tavola mangiare
La frittata di rane con il salame
Tra le rane, le cicale e i passerotti
Si diffonde nella valle
Una musica quasi celestiale,
Una musica che non ti fa addormentare
Nella verde e grande prateria
Alcuni cavalli stanno a galoppare
Sul dorso del dio aridanio,
I cavalieri rallentano le briglie
Dei bai cavalli al galoppo
Sui prati verdi che ti circondano
Trapunto di stille.
Nel silenzio profondo. La valle
Affonda con il peso
Dei suoi pioppi contorti
Occhi lucenti delle onde vicine
Con il fascino d'un canto
Intorno
Alle tue vecchie mura erette
Del cascinale dai mattoni rossi
Nera di fumo del suo
Camino sempre acceso.
Come lo scorrere del suo tempo
E' diventata il tempio del grande
Fiume della vita
Come dal cuore
Dei nostri ragazzi
Che corrono liberi e felici
Lungo la golena verde ed i prati fioriti
Dalle finestre di questo vecchio cascinale
Si vede il fiume con il vecchio battello
Scorrere silente
Diretto verso la laguna
Per poi attraccare nel molo di Venezia
Vicino a Piazza San Marco
Con il suo carico di allegri
turisti mantovani
Mentre il fiume
Che lontano movendo
A gocce ti rifluisce
Sulle tue mura
Come le guance dei tanti bambini
Che corrono felici lungo il sentiero
Verso il sole
Che scalda la vita.
La Valle delle farfalle
Nell'isola di Rodi
All'ombra di Pegaso,
Il cavallo alato
Della mitologia greca
A pochi chilometri del mare
Dove ci stavamo crogiolando al sole
In un momento di relax
Abbiamo scoperto un luogo da favola
Dove si trova la valle incantata
Con i suoi queruli ruscelli
Laghetti e ponticelli
Era così bello che rassomigliava
Al quadro del pittore impressionista
Claude Monet
Con piante esotiche profumate
Quello è l'habitat delle farfalle colorate.
Di ogni dimensione
Volano nel cielo terso e sereno
Vi sono farfalle grandi e piccole,
Bianche, macchiate e molto colorate
Sono dolci come le nuvolette sfilacciate,
Che volteggiano nell'aria pura
E volano come piume colorate nel cielo
Si posano sui rami e sui prati
Svolazzano allegramente
E si posano dolcemente anche
Sul palmo delle mani
Dei turisti divertiti come se fossero.
Bambini trastullati
Tra i fiori e i petali di rosa
Una farfalla colorata
Come se fosse addomesticata
Si posò sul nasino
All'insù della bella giapponesina
Dagli occhi a mandorla
Che Adriana l'ha fotografata
Le ali delle farfalle
Sono grandi ed i colori sono variopinti
E sfumati come i colori dell'arcobaleno.
Ciao farfallina bella e bianca
Che sempre vola e mai sei stanca
Voli qui voli là, senza che mai ti
Stancherai
Dove mai ti poserai?
Ecco! Sì, si è proprio posata
Sopra un petalo di rosa
Nel giardino fiorito vicino al laghetto azzurro.
Per suggere il suo dolce nettare
Come un giovane innamorato
Che assapora per la prima volta
I baci della sua bella innamorata
Che al suo fianco si è accoccolata
Sul magnifico prato verde
Dove assapora per la prima volta
Il sapore ed il profumo del suo amore
E piano piano si addormenta
Sul suo bianco e soffice seno
Ma come d'incanto
Al suo risveglio
Da quel soffice cuscino
L'innamorata come la farfalla è volata
Disperdendosi
Nel cielo azzurro delle fate
Ma il grillo canterino
Le fece un bell'inchino
E volò via come fece la farfallina
Colorata
Che sul petalo di rosa si era
Dolcemente posata
Ma la farfalla tutta giuliva
Con le ali a puà colorate
Si è dispersa nel cielo limpido
E sereno dell'isola incantata
Del mistero.
La Liguria
Riviera dei poeti
Portofino piccolo borgo marinaro
Fra gli ulivi e i roseti
Dove hanno vissuto le principesse
Sventurate che vagano
Nelle notti buie fra le onde
Ed i marosi nel vento di scirocco
In quei silenzi in cui le cose
Tradiscono il loro ultimo segreto
Portovenere
Con le sue rocce e le sue pietre
Dove sorge la chiesetta di San Pietro
Detta il tempio di Venere
Costruito dagli antichi Greci
Che nella mitologia latina
E' identificata della grazia
E della bellezza.
Della Dea
Marina di Andora,
C'è un proverbio che dice:
Chi la cerca e non la trova,
E' un piccolo borgo marinaro con la sua
Superba torre saracena
La chiesetta romanica fra gli ulivi
Il suo antico Castello medioevale
In questa serena località di mare
Nelle ore antilucane
In una notte di luna piena di giugno
E' nata la principessa Tiziana
Che per non tradire la tradizione
Oggi fa parte della schiera dei poeti
Sul sito " Poetare"
Magnifico è il suo golfo
Al tramonto del sole
Di un giorno d'estate
Siamo seduti su di un muretto
E guardiamo il mare azzurro
Mentre le onde s'infrangono
Sugli speroni rocciosi
Di questo istmo di terra antica
Che si protende verso l'azzurro mare
Laggiù in fondo
Un veliero scivola lentamente
Sulle piccole onde
Lasciando dietro di sé una scia bianca
Seguito dai bianchi gabbiani con il loro stridio
Continuo che si confondeva
E il gracchiare di uno stormo di corvi neri
Che volavano pacifici nel cielo
Appoggiato ad un parapetto
Della Statale
Isaia dipinge quell'angolo di mare
Per farne dono
Alla piccola Tiziana
Che la madre Adriana
Culla nella sua carrozzina
Mi sono seduto su di una pietra
A contemplare lo spettacolo della natura.
E ogni tanto scrivo sul vecchio
Taccuino le mie sensazioni
Che un giorno queste note
Tracciate con mano tremante
Sono diventate una poesia
Inebriata dalla brezza del mare,
Che abbiamo dedicata alla piccola Tiziana
Che continuava a "frignare"
Il sole riscalda le rocce di Capo Mele
Mentre scende dolcemente la sera
La luna incomincia a salire nel cielo
E il suo splendere luminoso
Si diffonde sul mare e nel cielo stellato
In una notte serena
D'estate.
Dedico questa poesia rievocativa a Tiziana mia figlia.
Il giardino di Adriana
Il gazebo in legno é sistemato
In un angolo del giardino dietro
La nostra casa
Che accoglie gli amici
In quell'esile verde smeraldo
Del prato che è stato appena trapiantato
Dove Adriana riceve le amiche
Nei lunghi pomeriggi di calura
Di questa anomala estate
Oggi c'è fresco nel giardino
Che rimane in tramontana
Vicino al Barbecue
E la fontana
Offre loro delle bibite fresche
E intanto fa vedere
Le varie qualità di fiori
Che sboccano ogni giorno
Tra azalee e viole
Le aiuole sono molto colorate
E intorno spandono aroma d'oriente
E' delle meraviglie del creato
E una gioiosa atmosfera
Che si crea ogni sera
Ascoltando musica leggera
Di autori eccezionali
Nell'aria si diffonde un atomo di magia
Che ti accarezza l'anima ed il cuore
In un angolo del Gazebo ho sistemato
Il cavalletto da pittore
Che di tanto in tanto mi accingo
A dipingere i profanati fiori
Del giardino delle meraviglie
Dove sboccia la vera poesia
Tra rose, gerani, petunie, viole e azalee
Ma ad un certo punto del pomeriggio
Adriana arriva con solita tazzina
Del buon caffè.
Che si diffonde nell'aria
L'intenso profumo e l'aroma d'Oriente
Mentre scende improvvisamente
L'ombra della sera
Gli amici se ne vanno
Uno alla volta.
A me rimane di imprimere le
Ultime pennellate
Nel mio piacevole quadro
Che oggi mi sono ispirato
Al famoso giardino di Claude Monet
Dove in profondità appaiono
Le due dame stilizzate
Di bianche vestite
E il tavolino rotondo preparato
Da mani esperte dell'eleganza
Dello stile francese.
La tela sul cavalletto è già terminata
Dai colori smaglianti
Che ricalcano l'impressionismo francese
Ma con la varietà dei fiori
Del nostro giardino
Il nostro cane Martino
Il navigatore
E' arrivato nella nostra casa
Che aveva appena
Quindici giorni di vita
Era stato appena svezzato
Ma Adriana ci preparava ancora
La pappa come si fa con
I bambini
Adesso è cresciuto
Ed è diventato un amico fedele
Che gioisce quando ti vede
E ti accompagna dappertutto
E non sa cosa farti
Per consolarti
Anche per telefono conosce
Il mio fischio
E quando lo sente
E si mette ad abbaiare
E mi cerca dappertutto
Senza potermi trovare
Con nostra figlia Tiziana
Condividi momenti felici
Ma quando andiamo a trovarlo
Vuole mangiare le banane
Martinello ha un cuore grande
E pieno di emozioni.
In passato ne ho sentito tanto parlare
Che un cane è un vero amico
Che scodinzola con il cuore,
Per comunicarti il suo amore
Per noi nonni è come un nipotino
Un angioletto serafino
Sceso dal cielo
L'uomo fin dal passato
È' sempre stato
Il vero amico del cane
Con il quale divideva quel pezzo di pane
E' una cosa meravigliosa sentirsi amati
E protetti
Avere un rapporto speciale
Senza parole
Ma basta un semplice fischio
Per comunicare.
Martino è un bellissimo cocker
Con le orecchie lunghe
Che quando mangia la minestra
Si sporca molto in fretta
Ma è un vero amico da amare
Perché ci piace molto viaggiare
Salta sulla macchina
Vicino al conduttore per osservare
E per questo lo abbiamo chiamato
Martino il navigatore
Il Sorgere del Sole
Il cielo si fa sempre più sferico,
Spazioso e leggero finché il Sole,
Che ha terminato i preparativi generali
Chiama a raccolta
Come fa il generale
Con lo stato maggiore e gli ufficiali
Mentre il trombettiere suona l'adunata
Per allertare il sottufficiale di giornata.
Chiama a raccolta tutte le sue risorse
E appronta in pieno il giorno
Lo spettacolo é eccezionale
Per prima lancia in campo
I carri delle nuvole cirriformi
Quelle bianche e quelle colorate,
Cariche d'oro e di porpora,
Poi sparge nel cielo dei colori
Come fanno i pittori sulla tavolozza:
Ecco il violetto,
Ecco il lilla, ecco il turchino,
Ecco il giallo di Napoli
L'arancione, il verde e
Il marrone,
Scaraventa i lunghi fontanoni
Di scintille di luci colorate
E, tenendosi ancora nascosto
Dietro le nuvole, inizia il lancio delle
Bombe dei fuochi d'artificio
Che in un battibaleno
Illuminano l'orizzonte ed il cielo
Là dove mezz'ora prima era notte
Profonda,
Non basta: sta col piede sulla soglia
Pronto ad apparire, come prima di fare
La grande entrata
Si prepara come il generale
Nel momento della grande parata.
E' magnifico ammirare
Le prime luci dell'alba
Quando ancora il sole
Non da nessun segno di vita
All'orizzonte.
Era a quell'ora che il nostro
Piccolo torpedone iniziava il suo
Breve viaggio che ci portava
Nel borgo antico di Sirmione
Intorno a noi si poteva solo notare
Quel mondo senza orizzonte della
Bassa padana
Quel paesaggio quasi liquido
E senza grandi picchi,
Un'immensa pianura verde
Si stendeva davanti a noi
Rattoppata da immensi campi di grano
Maturo, che ondeggiavano
Ad ogni alito di vento.
Man mano che il grande
Disco infuocato del Sole lentamente si alzava.
Eccoci percorrere quella strada
Serpentina dei Colli Morenici
Con i suoi rinomati vigneti e uliveti
Ma la macchia mediterranea la fa da padrona.
Con gli alti cipressi che bucano il cielo
A Solferino si decisero le sorti della
Cruenta battaglia che fu combattuta
Il 24 giugno 1859
Tre l'esercito austriaco di Francesco Giuseppe
E quello franco-piemontese
Di Napoleone III e Vittorio Emanuele II
Che decisero le sorti
Della Seconda Guerra d'Indipendenza.
Da quelle bellissime e ondulate colline
Si godono delle bellezze paesaggistiche
Della ricchezza storica e culturale.
Subito dopo di quelle dolci
E verdi colline
Illuminate dal sole nascente
Ci appare come d'incanto
Il magnifico Lago di Garda, sotto quel manto
Colorato dai primi raggi del sole
Che si specchiavano in quelle
Limpide e riposanti acque di Catullo
Con il suo medioevale
Maniero ed il suo borgo
Ancora addormentato
Mentre i primi albori del novello giorno
Da poco incominciato
Davano vita e vigore alla meravigliosa natura.
Che circonda il piccolo abitato.
Le rose nei giardini profumate
Si sono appena schiuse
E gli uccellini nel parco si sono
Messi a cinguettare
E da un ramo all'altro a saltellare
La vita tutt'intorno era ripresa
Con il sorgere del sole.
Il Tempo della mietitura.
Profumo di cose antiche
Si percepiva ieri nelle campane
Che fiancheggiano le golene
Del grande fiume della vita
È stata rievocata la trebbiatura secondo i riti.
E i costumi degli anni 70
Ho fatto una distensiva passeggiata
In bicicletta
Lungo quella strada bianca
Era veramente un giorno di festa
Attorno alla vecchia cascina dai mattoni rossi
Ed il camino fumante
Nell'aia antistante
Era tutto pronto per iniziare
Il rito tradizionale
Della trebbiatura del grano
Ho ammirato una vastità di campi
Coltivata a frumento
L'oro del grano maturo che ondeggiava
Ad ogni alito di vento.
Come era bello e pieno di gioia
Osservare quelle distese di grano maturo.
Arricchiti di rossi papaveri
Quel rosso vivo e quell'azzurro stupendo del cielo.
Sembravano voler inventare fantasie di colori.
Sul fondo d'oro.
Sembrava un quadro del grande
Pittore Claude Monet
Oppure di Vincent Van Gogh
" Il cielo è blu,
Di quel blu intenso,
Quasi indaco ed il sole
Copre la terra di spighe mature
Con un mare di papaveri rossi.
Era bella la natura,
Ed era bello il mondo contadino
Con quei gesti semplici, popolari,
Ricchi d'umanità
E di attenzione.
Vedendo quel quadro così bello
Mi venne in mente
La fatica della mietitura
Con il falcetto
E la successiva legatura
Delle spighe in piccoli covoni
Anticamente la mietitura del grano
Iniziava alle prime ore dell´alba
E terminava al tramonto,
Poteva durare anche una settimana o più
A seconda dei campi da mietere
Durante la mietitura,
Si pranzava tutti insiemi sotto gli alberi.
Dei verdi uliveti
Riposandosi nelle ore più calde.
Le ragazze portavano ad intervalli regolari.
L'´acqua ai mietitori con le " bumbili",
(Brocche di terracotta, )
Per rinfrescarli nelle ore afose dell´estate.
E poi il caricare questi fasci di grano
Sulla testa delle donne
O sulla groppa del magro asinello
Che li trasportavano sull'aia
Che si trovava su di un alto pianoro
Per formare il grosso covone
E che molto presto venissero trebbiati
Con i vecchi metodi tradizionali
I vecchi metodi arcaici:
Tramandati dagli antichi Greci
Che fondarono tanti piccoli paesi
Della fascia dell'Aspromonte
Due paia di buoi sull'aia
Che tiravano per ore la grossa pietra
Fino a triturare la paglia e le spighe dorate.
Dopo la tritatura
La paglia si faceva volare con il tridente.
E con l'aiuto del vento di tramontana
La paglia e la pula
Veniva scartata e messa ai margini dell'aia.
Ricordo che le donne con " un muccature" in testa.
Per ripararsi dal sole
Oltre che preparare il pranzo
Erano le artefici per l'azione finale
Armati di grossi setacci
Facevano volare la pula al vento
Ma insieme alla fatica
Al sudore, al caldo, alle mosche
Che sembravano arrabbiate
Nei confronti degli agricoltori
Sì, la mietitura e la trebbiatura
Era un rito, era una festa,
Ma c'era anche per farti compagnia
Il frinire continuo delle cicale
C'era la gioia e la felicità
Degli anziani
E soprattutto di noi bambini
Che si correva sulla paglia
Dei covoni come tanti birichini
Del buon raccolto,
Sbucava nel cuore dell'uomo
La presenza di Dio.
Al termine della giornata
Sull'aia si mangiava e si faceva festa
L'agricoltore preparava per tempo
Un grosso capicollo stagionato
Una damigiana del nettare di Bacco
E si ballava tutti sull'aia
Al suono della chitarra
E della fisarmonica
Fino a notte fonda
Poi stanchi si dormiva sulla paglia
Per essere pronti
Il mattino successivo
Per il piccolo agricoltore
Due sacchi di grano significavano
La sopravvivenza della sua famiglia
Per tutto l'inverno.
Sì, perché in quei tempi critici
Un pane casereccio
Significava tutto per la famiglia
Perché il pane era ed è sacro
Era ed è il Pane della vita
O Dio, che apre la porta del tuo regno
Agli uomini rinati dall'acqua
E dello Spirito Santo
Accresci in noi la grazia
Del battesimo
E non farci mancare mai
Il Pane della vita.
Teatri di roccia, nuvole ruscelli e ghiaioni
Bianchi e celesti orizzonti
Teatri di roccia,
Erba nuvole e ghiaioni
Terra d'incanti e di tramonti,
Dopo l'abete verde e nero
Visitiamo la grande valle del mistero,
Del mitico e del severo
Mondo dolomitico.
In centro alla valle scorre
Il piccolo torrente
Fonte vitale degli animali e delle genti,
Ma è soltanto un piccolo torrente
Con il muggito di un bove
Ma quella é la voce del torrente
Che scorre non so dove.
Tra mille liete gole
Dietro la grande rupe
Alto compare il sole.
In fondo alla valle dei Ladini,
Sul costone dirupato
S'arrampicano i " Caini",
Van cercando un po' di letizia
Nella vaga mestizia
Di questo mondo aprico
Che sa molto d'antico.
Dalla grande montagna scendono
I ripidi ghiaioni
E si fermano sul grande canalone
Ai piedi della montagna incantata
Dove regna oltre al rumore dei sassi
Che precipitano in continuazione
C'è il silenzio che altro non è
Che uno spicchio.
Che scende verso l'uomo,
Viene dai grandi spazi celesti,
Dalle marine senza risucchi
Illuminati da quello spicchio di luna
Con la gobba che si dondola nel cielo.
E che fa capolino da dietro i ghiaioni
Per comparire verso l'orizzonte
Della grande montagna dirupata
Ma questi sono i luoghi del silenzio
Che incomincia
Col fare chiudere le labbra
Ad ognuno di noi
Per poi penetrare fino nel profondo
Della nostra anima
In quelle regioni inaccessibili
Dove Dio riposa con noi
Per ascoltare la musicalità di questo
Silenzio assoluto bisogna
Amare e rispettare la grande
Montagna della vita.
Che tutto da
Senza nulla chiedere
Il piccolo borgo marinaro
Non c'era luogo migliore per festeggiare
Quest'anno con i miei cari
Il mio genetliaco.
Lassù sul colle degli ulivi
Dove sorge il piccolo borgo antico
Da dove il mare si tocca con un dito.
Da quel panoramico pianoro
Degrada dolcemente la collina
Fra piccoli avvallamenti terrazzati
Che da molto tempo non vengono
Più neppure coltivati
In mezzo agli ulivi e tanto verde
Sorge un piccolo alberghetto di collina
Che ci ha ospitati questa mattina
Tutto è delizioso nei dintorni
E il paesaggio è veramente splendido
Da dove si può ammirare la bellezza
Delle pinete e dei verdi uliveti
Ma soprattutto la profondità del cielo
Che si fonde all'orizzonte con il mare
L'Onda del mare che va e viene
Seguita da uno stormo di bianchi gabbiani
Che si tuffano fra le onde
Per pescare le sardine
Da portare ai loro affamati pulcini
Che sono fuori del nido ad aspettare
Gracchiando da mane a sera
In quel panoramico pianoro
Ho sistemato il cavalletto
Con il foglio di carta bianca.
Mi sono seduto su di un muretto
Sulla punta di Capo Mele
Ed ho iniziato a disegnare
E a dipingere quel profondo cielo
E le onde spumeggianti del mare
Che andavano e venivano
E poi s'infrangevano contro le rocce
E gli scogli, bianchi e levigati.
Dalle onde chiassose di quell'azzurro mare
Lieve e fresca era la brezza,
Bianca la spuma che si posava
Sulle brughiere della ripida costiera
Mentre la scia spumosa
Seguiva il bianco veliero
Che scivolava sulle increspature
Di quel mare silenzioso.
Ma improvvisamente cadde la brezza
E caddero pure le vele;
Del bianco veliero
Che navigava sotto vento
Sì, il silenzio dal mare.
Era interrotto dal lamento rauco
Dei bianchi gabbiani
Che facevano la spola tra il mare
E la ripida costiera
Tutto si svolgeva in un terso cielo di rame.
Il sole a picco di mezzogiorno
Si ergeva sul costone
Mentre con i pennelli ed i colori
Davo le ultime sfumature al mio acquarello
Per fare risaltare la profondità
Di quell'azzurro paesaggio di mare
Erano e ultime sfumature finali
Al mio quadro tra cielo e mare
In quel paesaggio silente
Della splendida Liguria di Ponente
Immersa in quel mare di verdi uliveti
Di pini marittimi e i giardini dei roseti
Dove la vita ha uno scopo particolare
Di essere vissuta.
Il mio breve e piacevole viaggio
Finisce in questa spiaggia lambita
Dalle onde del mare
Tra piccole spiaggette e insenature
Mentre il sole sta per tramontare
E la sera cala silenziosa
Tra le colline e i monti
Della bella e luminosa
Liguria.
La Carica di Pastrengo
Il 5 giugno di ogni anno
E' la ricorrenza della festa dell'Arma
Benemerita.
Che fu fondata il 14 giugno 1814
Quest'anno ha compiuto 195 esimo anniversario.
Della sua gloriosa fondazione
Al servizio del nostro Paese.
Nella magnifica Piazza di Siena
Nel verde di Villa Borghese in Roma
Che vede circa 145 cavalli
Lo squadrone a cavallo dei Carabinieri
Anche quest'anno ci ha deliziati
Con le sue ripetute cariche ed evoluzioni
Con cavalli e cavalieri
Oggi è come ieri
Con la rappresentazione
Della leggendaria
Carica di Pastrengo.
E' una meravigliosa rievocazione
Storica che si ripete nel tempo
Questa storica carica
Si verificò il 30 maggio 1848
Durante la prima Guerra d'indipendenza
Quando il maggiore Alessandro Negri di Sanfront
Che galoppava in testa al suo reparto di cavalleggeri.
Sulle verdi e meravigliose colline di Pastrengo
Notò una strana situazione
E ordinò al suo plotone
Di carabinieri a cavallo.
Che erano di scorta al sovrano Carlo Alberto.
Era al principio della giornata
Tra vigneti e uliveti e paesaggi mozzafiato
Quando improvvisamente
Ordino la carica
Ad una dozzina di carabinieri di avanguardia
Che si batterono in un'unità nemica
Non si capisce esattamente quale rischio
Abbia corso. Il sovrano Carlo Alberto
Ma in ogni caso,
La reazione fu rapida
San Front il comandante
Con la sciabola sguainata
Nell'incitare gli uomini all'avanzata
Galoppava in testa alla sua valorosa brigata.
Dello squadrone dei carabinieri
Che scortavano il sovrano.
Ordinò al trombettiere lo squillo di tromba.
Che accompagna la carica
(Nota come la carica di Pastrengo)
Eseguita dallo stesso Carlo Alberto
La famosa carica ruppe e spezzo il nemico
Da Le Bionde
Contemporaneamente si mosse
Il generale Broglia,
Che mandò in supporto
I Cacciatori delle Guardie del sovrano
Saliti dalla località dell'Osteria Nuova
Mentre il primo Reggimento di Fanteria
Aggredì il Monte San Martino
Ed entrò a Pastrengo dalla parte del cimitero.
Raggiunto il centro della Fanteria
Di Vittorio Emanuele
Scesa a sua volta da Monte Bolega,
Mentre sulla sinistra lanciò la brigata Piemonte.
E oltre le costiere si posizionò l'armata Austriaca.
A Piovezzano
La pugna fu cruenta fra gli entrambi
Reparti
E molti cavalieri e cavalli
Caddero sul campo
Mettendo in fuga il comandante austriaco
Gen Wocher, che sulla collina di Pastrengo
Aveva schierato 7.000 uomini
Tenne per quanto possibile il paese
Lanciando anche la cavalleria
La contro carica di alleggerimento
Ma ormai le posizioni erano
Compromesse
E l'obiettivo era tenere aperto il varco
Per il ripiegamento
Verso la città di Verona.
Cosa che avvenne verso le ore 18,30
Quando la divisione attraversò l'Adige
In disordine sui ponti di barche
A nord di Pastrengo.
E' sempre bello, scenografico
Ed emozionante il carosello dei Carabinieri
Con le loro antiche uniformi
Ed il famoso pennacchio
Rosso e blu.
Buongiorno Capri
In viaggio sulla barca con la vela bianca
Che scivolava in quel mare azzurro
Verso l'isola incantata di Capri
In direzione dell'isola degli innamorati
Il mare non era meno tranquillo
Del cielo;
Le linee del paesaggio si perdevano
Verso l'infinito orizzonte
In una luce vaga e indecisa,
Capri però ci appariva davanti imponente,
Grave, rocciosa, severa con i suoi monti selvaggi
Con le sue rupi rossastre di roccia
Calcarea, tagliate a picco.
Sull'altura si scorgeva un bruno castello
Rovinato
In cima svolazzavano i falchi di mare
Assuefatti al sole, come dice Eschilo
In basso caverne, grotte oscure
Misteriose,
Sul dorso del colle una piccola città
Di aspetto gaio
Con case bianche, mura alte
E una cupola di chiesa
E una linda piazzetta colorata
Con molti giovani innamorati
Sulla zona ristretta della spiaggia
Un piccolo porto per i pescatori
E una fila di barche tirate a secco.
In questo paradiso terrestre
Abbiamo vissuto un giorno intero
Nell'isola incantata del mistero
In un solo giorno abbiamo goduto
In tutta la sua pienezza,
La solitudine magica di quella
Marina deserta
Così potessi io produrre in poche
Parole le infinite sensazioni
Che ivi abbiamo provate!
E' soltanto impossibile descrivere
Con le nostre semplici parole
La bellezza e la tranquillità
Di quella romita solitudine.
Quella era per noi una giornata speciale
Un giorno solenne e particolare
Era una giornata da far rivivere
Da non dimenticare
Era la prima settimana della nostra luna di miele.
Il primo periodo della vita
Coniugale
Ed in particolare
Quello del viaggio di nozze.
Dopo Pisa con la torre pendente
Roma la capitale, con villa Adriana
E le cento fontane
Di Tivoli barbicata sul costone
Dove l'occhio poteva spaziare
Sulla splendida campagna romana
Napoli con Piazza Plebiscito
E il Castello dell'Ovo
E lo spettacolo pirotecnico di Fuori grotta.
Dopo una breve navigazione
La vista dell'isola di Capri
Ha sempre esercitato su me un vero fascino.
Per la sua conformazione monumentale,
Per la sua solitudine,
Per i cupi ricordi di quello strano
Imperatore romano.
Adriana la mia sposa
Che era vestita con un abito rosa
Era raggiante
Di essere nell'isola di Capri
Nell'isola degli innamorati
Molte coppiette abbiamo
Incontrato
Nella Piazzetta e all'ombra
Dei caratteristici Faraglioni
Ahimè! Molti anni sono passati
Ma mi sembra che è stato ieri
E' meraviglioso ricordare
Quei giorni spensierati e felici
Che ci fanno rivivere
Le gioie della vita
Tutto passa e si trasforma
Ma i ricordi no!
Essi restano incisi nella nostra memoria
Per la nostra futura storia
Di una lunga vita
Trascorso insieme.
Ed ora bella Capri dei nostri sogni
Non ti dico addio
Ma un arrivederci alla prossima
Occasione, per rivedere
I tuoi suggestivi scorci panoramici
E le tue acque poetiche
Senza posa.
Il Grande Respiro dell'Acqua
La sorgente
Sgorga nel cuore della montagna
Benedetta
Mi sono fermato per caso
Sulla sponda
Di questo chiassoso ruscello.
Mi sono seduto su di un sasso bianco
Lambito e levigato
Dall'acqua spumeggiante
Che mi ha ricordato
I versi dell'Intramontabile canzone
Petrarchesca,
Che celebra il luogo
Oltre che l'amata Laura.
"Chiare, fresche e dolci acque,
Ove le belle membra
Pose colei che sola a me perdona"
E' una fonte fresca
Che sgorga da una sorgente
Quasi miracolosa
Nel cuore del grande bosco
Di alte betulle e verdi abetaie
Mentre ascoltavo dal torrente
Il saggio parlare,
L'acqua si increspava
E mille bagliori inondavano l'aria
Frizzante della sera
Mentre i raggi del sole calante
Filtravano attraverso
Le fronde degli alberi verdi del bosco
Che giocavano con i fili d'erba bagnata
E i cespugli della ginestra profumata
Tutto ciò ci rammentava la nostra
Giovinezza e la verde età
Era quasi la fine di una lunga giornata
Al cospetto delle alte cime innevate
Mentre verso occidente
Il cielo era macchiato
Di una pennellata di rosso colore
Gli spruzzi delle piccole cascatelle
Creavano un fenomeno ottico
Con la rifrazione della luce
Trasformandola nei colori dell'iride
Che ornavano a festa
Quell'angolo colorato
Quell'angolo del silenzio e della pace
Squarciando la foschia del bosco
La nebbiolina piano piano si diradava
Lieve, per lasciare spazio
Ai riflessi cangianti
Dell'arcobaleno
Gli spruzzi dell'acqua baciavano
Tutte le creature del giovane fiume
Che ancora doveva affrontare
Il lungo percorso verso mare
Quello è un percorso imprevedibile
Come quello della vita.
Il nostro percorso è stato lungo,
Difficile, arduo e difficoltoso
Da superare
Ma oggi siamo giunti fin qui
In questa natura incontaminata
E selvaggia
In questo luogo di pace
Dove regna la tranquillità nel cuore
Un luogo per sognare
E per amare e ammirare
Le bellezze della vita
Che la natura ha saputo creare.
All'inizio del percorso
Il fiume mi ha preso per mano
Come se fossi un bambino
Spaventato Ricordo che mi ha raccontato
Le più belle favole
Che si possono raccontare
Ma mi sono convinto
Che la strada intrapresa è la vera
Strada della vita
Tra alberi e ruscelli c'è un bosco
Tutto da scoprire e tanti simpatici
Animali d'amare
Mentre il giovane fiume ha incominciato
A gorgogliare
Tanto che mi sembrava mi volesse parlare:
"L'amore è come la vita
Piena di riflessioni
Profonde come il cielo
Come il mare".
Il giovane e chiassoso torrente
Porta gioia e vita
Senza chiedere niente
Come il sole e le stelle
Reduce da una breve escursione in Trentino Alto Adige, del. Gruppo montuoso:
Alpi Venoste e con questo brano vorrei ricordare un dolce torrente che mi
ricorda i primi versi della famosa canzone petrarchesca, che celebra il luogo
oltre che l'amata Laura.
Il Tramonto della giovinezza
Signore insegnami ad invecchiare
A rivedere e raccontare
Ora le cose semplici d'allora,
di quei tempi lontani,
Che ti richiamano alla vita.
Non aspettare che venga, ma che ritorni
Il grande amore dei tuoi verdi giorni.
Il tempo passa veloce come il vento
Attraverso le infinite strade
Oscure interminabili del tempo.
Fra l'ondeggiar dei pioppi nel vento.
Sono passate molte primavere,
Oggi donami ieri,
Ma il vento spinge la bianca vela
Sulla superficie del grande fiume,
Ma il vento spinge la bufera
Di questo mondo senza foce.
Aborriamo la guerra
E amiamo la pace
Che è il sale della terra.
Il nostro sembra un modo triste, un mondo vorace.
Fai o Signore, che riesca ancora atto
Alla società e che colga, in questo distacco.
Delle cose unicamente alle Leggi del mondo
Amico, che vai spandendo con le mani
Dei tuoi ricordi lontani
Ma una stellina nuda del mattino
E' rimasta a far capolino
Fin quando si è nascosto dietro il sole
A rivestirsi d'ombra e di mistero
Di felicità e d'amore
Come un felice tramonto di sole.
Il Sentiero Solitario.
Dopo un lungo inverno
Siamo ritornati
Nella valle dirupata
Di Nardis è la cascata
Bianca e vaporosa
Come un abito svolazzante
Di una giovane sposa.
E' un povero sentiero già bagnato
Dalla brina della notte
Dove crescono in libertà cardoni
More felci e rovi
Nel piccolo torrente
Che scaturisce nella montagna
Guizzano i pesci e le trote
Di montagna
Lunga é la fila degli escursionisti rutilanti
Siamo tutti entusiasti e raggianti
Di raggiungere la meta
Ma tu " Caino"
Che sta per membro dell'associazione del CAI) Imborghesito.
Che vedi il mondo dietro d'un sipario
Credi che nel sentiero solitario
Crescono fiori di bosco, felci, scriccioli e farfalle.
Colorate
Bruchi verdi e scarabei dorati
Vivono tristemente rassegnati
Ma gli alberi, le felci e i cardoni
Sanno che tutti i giorni sul sentiero
Sorge il sole
E nei verdi prati sbocciano
Le margherite e le viole, profumate.
Un fiore che nasce e uno che muore,
Come un felice tramonto di sole,
Il polline di stelle che dal cielo
Si disperde all'infinito sul sentiero
Quando attraversi il bosco civettuolo
Che s'ammanta di penombra al tuo passaggio.
La montagna, la tua memoria e il retaggio
Mentre sugli alberi neri scende lenta
La coltre misteriosa della sera
I boschi diventano neri
L'aria ed il cielo
Cambiamo anch'essi colore
Per preparare una stupenda
Cornice colorata all'alpe
Che sta ricevendo
L'ultimo bacio del sole.
Le ombre e le ultime luci
Del giorno
Che avvolgono in un'atmosfera
Surreale la grande montagna
Dove regna il mistero della vita.
Ci giungono da una campana
Da un villaggio lontano
Sperduto nella grande valle
L'ultimo rintocco dell'Ave Maria
Che ci invita alla riflessione
E alla preghiera.
La Costa viola
La Costa viola è quella striscia di mare
Di fondamentale importanza è
Che attraversa
Le cittadine di Palmi, Bagnara, Scilla
Villa S. Giovanni e Reggio Calabria
Lì si svolge la tradizionale pesca del Pesce Spada.
Animale simbolo della costa reggina
Ma soprattutto della Costa Viola.
Qui, infatti, da secoli
Si pratica la pesca con le tradizionali imbarcazioni.
Costituite da alte torri per l'avvistamento.
E l'inseguimento dei grandi pesci e
Su lunghe passerelle
Che permettono di catturare il Pesce Spada.
Uno dei più pregiati piatti calabresi
Ma a Bagnara e Scilla
Vi è la mitologia
Con i due mostri di Scilla e Cariddi
Trasformati in due promontori
Aspri e rocciosi
Di forma arrotondata
Con rari vegetali
Ma quello che è meraviglioso
E' il paesaggio in se stesso
L'area deve il suo nome
Alla descrizione del filosofo Platone
Che, navigando lungo questo tratto di mare.
Secondo quanto riportato
Rimase colpito dalle varie tonalità
Che assumono al tramonto il mar Tirreno.
La montagna dell'Aspromonte
E tutto il paesaggio circostante.
Tutte le volte che transitai
Sullo Stretto di Messina
Non mi stancavo mai
Di ammirare il mare e gli effetti
Di luce sull'acqua speciali
Erano sempre stati per me
Soggetti importanti
E per questo sono sempre affascinanti
Da quella tipica luce
Del tramonto "su Lu Strittu"
Prodotto di una situazione ambientale
Straordinaria,
Tra acqua ,terra e mare
L'ultima volta che transitai
Il mare era calmo e tranquillo
Senza nebbia né nuvole
Prima del tramonto
Ma improvvisamente il cielo
Si è tinto di rosso
Ha assunto una colorazione eccezionale
Una visione paradisiaca
Che solo in quel luogo si può osservare.
La città di Messina
Era bellissima ed adagiata sul grande litorale.
Sormontata dalla grande montagna sagra
Del Dio vulcano
L'Etna era fumante
E le sue pendici di neve biancheggianti
Il cielo era di color azzurro come il mare.
Nuvole bianche e colorate all'orizzonte
Nell'ora soave del tramonto
Sullo stretto colorato
Eravamo tutti sul ponte della nave
Per ammirare
Lo spettacolo più bello del mondo
Che si ripete da milioni di anni
In questo luogo incantato
Dominato dalle Dee e delle fate
Da dove si ammira un paesaggio
Metafisico e lunare
Il sole stava per tramontare
Ma quel giorno ci ha voluto regalare
Quello spettacolo eccezionale
Dalla tolda della nave
Da dove si potevano ammirare
Gli albori del giorno
Che stavano per tramontare
Ma una nuvola ovattata e tinta rosa
Si faceva sempre più vicina
Con i colori radiosi dell'iride
I colori stupendi del tramonto
Della sera
Ma lentamente un vitreo e sottile velo
Nebbioso si stendeva sul placido mare
Era una foschia colorata
Che tingeva di rosso
Il cielo e la superficie del mare
In quel luogo dominava un silenzio assoluto.
E si sentiva soltanto lo sbatacchiare
Delle onde
Contro la prua della nave che lasciava
Dietro di noi una lunga scia bianca.
Seguita da uno stormo di simpatici gabbiani
In quel momento il cielo si è fuso
Con il mar bello e aurato
Creando uno spettacolo scenografico
Da quinta teatrale
Uno spettacolo da ammirare
Nel silenzio soave della sera
Ma il Silenzio in quel luogo è affinità
E c'è riscatto in una voce
Ma in se non ha un volto
Ci sembrava di sentire degli strani richiami
Provenire dai fondali del mare
Erano due grigi e giocolieri delfini
Che ci seguivano da molto vicino
Con il loro caratteristico richiamo
Qualcuno dei viaggiatori
Insinuava: dicendo che quel canto
Ammaliatore proveniva da Scilla e di Cariddi
Che da un lato all'altro del mare
Ci stavano ad osservare
Sì, è vero,
Questo è quello storico mare Omerico
Tra Scilla e Cariddi Ulisse
Si fece legare
Dai suoi valenti marinai
All'albero maestro
Della sua nave,
Voleva ascoltare e sentir
Quel canto sublime
Che ammaliava gli uomini
Per portarli alla perdizione,
Si fece legare per non cedere,
Per non lasciarsi trascinare
Da quel dolce richiamo,
Temendo di restarne vittima,
I suoi marinai perirono tutti
Perché ammaliati dal sublime canto,
Restò vivo lui solo Ulisse,
Tornò ad Itaca vivo
E vinse la sua guerra personale.
Sulla moderna motonave traghetto
"Garibaldi"
Non c'era il guerriero Ulisse
E neppure i marinai Achei
Ma un gruppo di allegri vacanzieri
Con il grande desiderio nel cuore
Di visitare questi luoghi leggendari
Mitologici e storici della
Trinacria profumata di zagara
E ricca di monumenti eccezionali
Navigavano per la prima volta su quella
Bianca e bellissima nave
Su quello spicchio di mare
Solo per sognare un mondo diverso
Un mondo con le sue cattedrali
I suoi monumenti eccezionali.
Di quella terra antica e meravigliosa
Che non si può fare a meno di visitare
E neppure di amare
Come questo meraviglioso tramonto
Colorato sul mare specchiante
E silenzioso.
Orione vera stella sicula,
Della quale Messina ha fatto un mito,
Sfolgorava su tutte le altre.
Era scesa la notte.
Prima di sbarcare.
Da quel meraviglioso mare
Lo Scricciolo
L'uccellino voleva volare
E non sapeva cosa fare,
Ma quello non era l'uccellino della comare
Che saltava su e giù
Per trovare il triangolo
Da esplorare.
Il triangolo della vita.
Tutte le volte al mattino
Transitando nel giardino
Abbiamo udito i canti
Degli uccellini
Questa mattina verso le ore 7
Salendo le scale
Che portano allo stabilimento
Termale di Sirmione.
Mentre il giardino del parco
Era illuminato da un tiepido sole
Come pure il borgo medioevale
I carruggi e le stradine erano ancora deserte,
C'era solo l'operatore ecologico
Che con la sua macchina elettrica
Puliva i vicoli del borgo antico
Mentre gli abitanti erano ancora addormentati
Ma nel parco gli uccellini
Da un pezzo si erano svegliati
Fra il tripudio dei fiori
C'era un vero concerto di gorgheggi
In quell'luogo del silenzio
Tra le rose e i gelsomini
Che si ripete ogni mattino
E' un vero concerto di canti
Dolce e ricco di melodie
Che fanno bene al cuore.
Superata la prima rampa delle scale
Che porta in una piccola veranda
Panoramica da dove si ammira
La bellezza del lago.
Dove vicino alla finestra a vetri che da
Sul parco in fiore
Vi è una pianta di limoni.
Guardando quella pianta a me familiare
Ho notato che un piccolo scricciolo
Cercava di arrampicarsi sui vetri
Ma sbatteva continuamente la testa e le ali.
Mi sono fermato un attimo ad osservare
Ma sono andato subito a chiamare
Due ragazze del personale
Che mi aiutassero a catturare
L'uccellino per poi nuovamente
Farlo volare
Anche Adriana mia moglie,
Ha cercato di collaborare
Lo scricciolo faceva fatica a superare.
L'ostacolo perché aveva paura
Per non trovare più il suo nido
Il suo habitat naturale
Dove poter volare
E trovare il cibo per mangiare
L'operazione di salvataggio
E' durato pochi minuti
E le bravissime infermiere
Con amore e gentilezza
Mi hanno consegnato il piccolo
E spaventato uccellino
Ma sono subito ritornato in giardino
E lo feci volare
Ha fatto un giro di ricognizione
E poi sulla mia mano si è venuto a posare.
Forse, mi voleva ringraziare.
Quello svolazzare di piccole piume
Bianche, nere e colorate
Sapevano di gioia e di libertà
Sì, perché riacquistare la libertà
Ciascuno di noi è, in verità,
Un'immagine del grande gabbiano,
Un'infinita idea di libertà, senza limiti
E' come quell'uccellino
Che con le unghie e con le ali,
Cercava la libertà
Cercava di ritornare nel suo mondo
Fra la natura che lo circondava.
Richard Bachm ci ricordava
Come il - Gabbiano Jonathan Livingston
Che non chiedeva di mangiare ma di volare
Ma che cos'è la libertà?
La libertà è un valore importante,
Per alcuni il più importante.
E quindi preservarli o rispettarli.
Un valore, per esempio,
E' la famiglia.
Chi è genitore sa benissimo cosa intendo dire.
E come queste dorate catene influenzino la nostra vita.
La libertà e una cosa grandiosa
Che non ha prezzo
Forse, anche quell'uccellino
Voleva fare ritorno nel suo nido
Per portare il cibo della vita
Ai suoi uccellini
Ho saputo che quello che abbiamo liberato
E' piccolo uccellino di montagna
E che di questo uccellino si narra
Che la sua storia
E' legata alla Grande Guerra
Sugli altopiani, all'emigrazione
In terre straniere lontane.
E fanno parte degli usi e costumi locali.
Del nostro Paese.
Sirmione addormentata
Bongiorno Sirmione
"Pupilla di penisole e isole",
Come la definì il poeta lirico
Latino Gaio Valerio Catullo
Ti protende come una lama nel cuore
Del lago di Garda
Su di un'esile penisola vegliata
Dalla possente Rocca scaligena
Addormentata
Castrum medioevale
Fu chiamata
A vigilanza del lago
E del bacino lacustre
Collegato da un ponte levatoio
Con le tue antiche torri
Da dove si ammira
Il borgo antico
Che sembra completamente abbandonato
Dopo un anno siamo ritornati
Per andare alle famose Terme
Con i suoi splendidi giardini fioriti
Che profumano di zagara
Il maniero schiude un percorso
Urbano inciso e stretto
Con viuzze affascinanti
Che guardano sulle acque del lago.
Sull'abitato svetta il campanile
Della parrocchiale di S Maria Maggiore
Che guida verso il lago di Catullo
Più avanti, proprio sulla punta
Della penisola
Là dove il verde argentato degli ulivi
Si confonde con l'azzurro cobalto delle acque.
Sotto un cielo turchino
E un raggio di sole appena spuntato
Che illumina le "Grotte di Catullo"
Così chiamate nel XV secolo
Ad indicare i resti di quello che fu
La sua meravigliosa villa.
E' un Luogo romantico
Per antonomasia,
Dove sboccia al par dei fiori
Dei giovani innamorati l'amore
Esso ha ispirato poeti e scrittori,
E affascinato intere generazioni
Ha sempre suscitato grande stupore
E ammirazione nei turisti di ogni epoca
Il grandioso complesso
Di epoche remote
Nelle quali è tradizioni
Vedere il rifugio del poeta
Cantore sincero
E appassionato di Sirmione.
Tra gli ambienti rimasti,
Che non è difficile immaginare
Di lussuosa fattura
Spicca il salone belvedere in cui si
Apre l'evocativa "Trifora del paradiso"
Una grande finestra aperta sul lago
Dalla quale la vista spazia fino alla sponda.
Veronese incorniciata dalle splendide
E verdeggianti colline
Dove germoglia la vite
Vino e poesia
Nella storia il nettare di Bacco
E la figura del poeta
Hanno camminato sempre,
Mano nella mano.
Noi invece ci limitiamo
Ad ammirare
Questo paesaggio sfuggente
Incorniciato da luoghi sognanti
Con al centro il suo meraviglioso Lago.
Cantato dai più grandi poeti
Del presente e del passato
Il fuoco della poesia
Riusciamo a salvare la poesia?
La nostra è un'epoca che sembra
Metterci in difficoltà,
Con le parole della politica
Tra poesia e cronaca
Come fecero tra gli altri
Pasolini e Testori
Santa Caterina del Sasso
Santa Caterina del Sasso
Il nostro ricordo recente
Risale a pochi anni orsono
Quando un mattino d'estate
Siamo sbarcati
Sulle rive del Lago Maggiore
Dove sorge su di un costone
L'Eremo di Santa Caterina del Sasso
E' un luogo di pace
E di preghiera
Possiamo dire che è attaccato
Alle rocce spioventi
Sulle rive del Lago Maggiore
Oltre alla preghiera sbocciano le rose
E i limoni.
E' come un grande balcone
Sospeso nel vuoto
Baciato da mane a sera dal sole
Che brilla sul Lago Maggiore.
Siamo arrivati su di un caratteristico battello.
Per ammirare questo raro gioiello
La sua costruzione risale
Come narra un documento
Conservato nel convento.
Si narra che nel 1170 un ricco mercante,
Un certo Alberto dei Bezzi di Barolo,
Recatosi con la sua imbarcazione sul lago
Fu colto da un nubifragio
Non sapendo cosa fare,
Si affidò alla protezione di Santa Caterina di Alessandria.
E come spesso succede, fece voto di penitenza.
Se fosse sopravvissuto
In questo modo sfuggi alla morte,
E una volta giunto sulla terra ferma,
Si ritirò a vivere da eremita
In questo luogo di preghiera e di pace
Nel 1195 Alberto intervenne per contrastare.
La peste che aveva colpito
Le zone circostanti e a seguito di una rivelazione
Angelica fece costruire un sacello simile
A quello che custodiva
I resti di Santa Caterina d'Alessandria sul Sinai
In una cappella votiva
Da dove si ammira un paesaggio fantastico.
Un paesaggio mozzafiato
Da dove si ammirano le bellezze del Lago
Alberto fu sepolto nel 1205
Dopo il fatto miracoloso
Che ha portato alla costruzione del monastero.
L'aiuto soprannaturale
Ha continuare la vita.
Questo fatto contribuì ad associare in modo.
Definitivo il luogo di preghiera con il miracolo
Oggi è un patrimonio artistico - storico
Ricchissimo di ville e castelli
Spesso edificati dalla famiglia Borromeo,
Oppure in stile Liberty,
Vi sono magnifici siti archeologici
Che testimoniano di un ambiente
Abitato fin dalla preistoria
vie sacre e siti religiosi che ci invitano.
A ripercorrere le strade dei pellegrini
Medievali.
Un "unicum" irripetibile
Che ha, infatti, attirato turisti d'eccezione:
Da Goethe a Stendhal, da Fogazzaro al Manzoni.
E poi c'è la magia del Lago
Che da solo crea
Uno spettacolo eccezionale.
Che incanta
E pensi a quando ritornare,
Per rivisitare
Quel luogo del silenzio
E della preghiera.
Ed entriam a piegare il ginocchio
Nel tempio della Madonna
Del Sasso
Dispensatrice di Grazie.
Le Dolomiti.
Non sono un bravo scalatore
Ma amo la montagna con i suoi segreti
Conosco uno ad uno da molto tempo questi
Profili sfumati di queste cattedrali dolomitiche
Che bucano il cielo
Che nascondono tra le nuvole la loro presenza possente.
Che sa di fatica, di sacrificio e di rinunzie.
Il lato che mi affascina degli scalatori
E' il loro silenzio
Il loro sudore nel freddo delle cime innevate
Tra i venti sprezzanti, che tagliano le mani.
E congelano la faccia
Portano dietro la corda a tracolla,
I chiodi e gli scarponi
La forza fisica e quella morale
Che fa si che non si perda nella paura dell'abisso.
Sotto le sue scarpe chiodate
Lo scalatore non è come un torero
Questi si giova di qualcuno che stanchi l'animale.
La ferisce
La indebolisce
E lui dal colpo finale.
L'alpinista non ha nessuno che l'aiuta
Nessuno che lo conforti nei momenti critici.
Della scalata della montagna
Immacolata
E' sempre solo con i suoi pensieri
E i sui lunghi silenzi
Su quelle cime che bucano il cielo
Nell'infinito spazio dove osano solo le aquile.
In quelle recessi cime del silenzio
Dove riescono ad arrivare solo i più pavidi.
Sente l'eco delle pietre che si staccano precipitando.
Giù per il costone
C'è una resa, comunque, anche nella vittoria.
Occorre cedere la propria ragione
Alla propria logica.
Stilo: La Cattolica
Dopo un lungo e meraviglioso
Viaggio dell'Italia lo Stivale
Il Gabbiano è giunto nella
Nella sua terra Natale
Da dove si ammira il meraviglioso mare
Turchino della My Old Calabria
Si è posato sulle cupole
Di questo splendido gioiello, d'aspetto
D'architettura orientale,
Tra i pochi al mondo per fortuna rimasti
Così armoniosi e intatti
Sopra le propaggini del paese del filosofo
Telesio, Tommaso Campanella,
Autore della celebre " Città del sole",
Nel fianco scosceso e rupestre
Del Monte Consolino,
E, quantunque di umile proporzioni,
Rievoca assai bene i fasti
Dell'arte basiliana in Calabria.
Dai primi monaci che seguirono la regola
Di S: Basilio
E chiamati i monaci greci dell'Italia
Meridionale del XVI
Monaci di rito bizantino.
Dopo le rustiche case,
Si vede il letto della fiumara di Stilo
Che scende al mare.
Come tutte le fiumare dell'Aspromonte
D'estate sono secche
E le rocce bianche e arrotondate
Che come teschi levigati
Sono in mezzo al letto del fiume abbandonato.
Sembrano i teschi delle persone sequestrate.
Più in basso la Verde Fiumara
Lungo la riviera ionica s'arresta,
E la strada statale attraversa
In piccoli corsi d'acqua
Amplissimi e ghiaiosi
Che nell'estate scorrono modesti
Rigagnoli argentei.
Da qui ammiriamo le suggestive
Vedute di una fiumara
Le cui scarse divise correnti
Riflettono la luce
Dei meravigliosi tramonti.
Ma se ti fermi sulla cima del Monte Pomanoro.
Si può ammirare un panorama bellissimo
Dei due mari:
Lo Ionio e il Tirreno.
Ma se l'occhio esperto fa attenzione
Fra la selva di boschi di uliveti e castagneti
Puoi vedere persino il borgo di Cosoleto
Che è il mio adorato paese,
Che mi vide crescere e giocare
Nei prati verdi
Di fronte a quella striscia azzurra di mare.
E' un piccolo paese che sorge su di un pianoro.
Che fu fondato dagli antichi Greci
Che erano scappati dalla città distrutta di Troia.
Per cercare una nuova patria,
Una nuova dimora.
Torre d'Oglio
Con il suo caratteristico ponte
Di Barche
Questi luoghi erano il mondo
Senza orizzonte della Bassa padana
Di Giovanni Guareschi
Quel paesaggio basso e senza picchi
Dove il fiume scorre silenzioso
Da mattina a sera
Scorre come il tempo
Senza fermarsi mai
Un solo momento
Il tic-tac-
Come le lancette dell'orologio
Che inesorabili
Scandiscono lo scorrere del tempo
un ritmo obbligato,
una necessaria cadenza
una misura per il tuo respiro,
per cogliere il pulsare dell'universo,
Come i battiti ritmici del cuore
Sul talamo dell'amore
Dove si assapora
il fremito della vita,
Ma il grande fiume con il suo
Lento procedere
Si avvicina verso la foce
Dove si sposa
Con l'immensità del mare
Ma quasi tutti pensiamo
Al suo puntuale progredire
Ma ci sbagliamo:
Il respiro del fiume è come ogni tic-tac
delle lancette dell'orologio
Che avanza
Che viene meno al segno del tempo
Che si raccorcia,
Che si contrae
Come la vita.
A volte mentre stai lì a guardare
Il suo lento procedere
te da la sensazione
Che recitasse una vecchia canzone
d'amore.
Veniamo spesso ad ammirare il vecchio
Fiume che scorre
Verso il mare
Verso i misteriosi luoghi della vita
Tanto che ci sembra di sognare
Seguiamo l'argine che è diventato
Un tappeto verde
Un tappeto colorato di margherite
Orchidee selvatiche e violette.
Di fronte a noi c'è
La penisola verde di S. Alberto
Altre al biancospino é fiorito
Anche il pesco
Sugli alti pioppi
Dove nidificano gli aironi
Si sente un cinguettio in continuazione
Sono i piccoli e affamati piccioni
Mentre i loro genitori continuano
A pescare nell'acqua torbida del fiume
Per ingozzare il pesce da portare dei loro pulcini.
Mentre il vecchio fiume
Continua a scorre cheto
Nella sua grande saggezza ed armonia
Per portare l'acqua verso il mare
Non c'è contrasto questo mattino
Con il pruno e il biancospino
Ma con il tiepido sole velato del mattino
Lungo la strada bianca
L'agricoltore di buon mattino
Con il fido cane legato alle stanghe del carrettino.
Porta i bidoni del latte appena munto
Alla fermata vicino al ponte
Dove il mena latte lo sta ad aspettare
Sulle ridenti sponde del fiume Oglio
In un area quasi mai salubre
Sotto un cielo così bello
Sorge il borgo medioevale
Di Gazzuolo che un giorno assai
Lontano fu sede di Marchesato
E lieto soggiorno d'un ramo cadetto
Dei Signori Gonzaga
Che lo fortificarono munendolo
Di riguardevole rocca
Ed inespugnabile Castello
Oggi rimane il nobile porticato
Gonzaghesco di antica memoria,
Che ha fatto in passato la sua storia
Con il suo esercito di mercenari
Dall'Andalusia fatta arrivare
Del grande Castello medioevale
Rimane solo un cubo
d'arenaria particolare.
Che fa bella mostra di se
Nella piazzetta principale.
Dalla cascina immersa
nella verde golena
Il vecchio camino affumicato
Sbuffa fumo nero come la vecchia ciminiera.
Del trenino del passato
Dopo gli eventi bellici abbandonato
Nel cortile della cascina dai mattoni rossi
Una miriade di galline padovane razzolano
Sull'aia di buon mattino
Mentre il gagliardo gallo canterino
Si da molto da fare con le sue comare
Il vecchio contadino ha scrollato il tabarro.
Impolverato di farina
Proprio davanti all'uscio di casa.
Mi piace molto l'odor di farina
Perché da fanciullo mi ricorda Teresa,
Mia madre, che nella madia
Preparava la pasta da fare lievitare
E nel vecchio forno a legna ad infornare.
Anche questa mattina
Da una stradina del piccolo paese
Mi giunge il profumo fragrante
Di pane appena sfornato.
Dal fosso che fiancheggia la stradina
Prima che spuntasse il sole
Era ancora tutto bianco di brina
Mi sembra di camminare
Nelle campagne morte.
Sotto un cielo azzurro
Con uno spicchio di luna
Che non è ancora tramontato.
Ma quello è uno spicchio
Di luna appena nato.
Sotto i filari dei pioppi e sul verde prato
Quando non c'è nessuno sul sentiero e sulle strade.
Della cascina e le strade del paese
Quando scendere invisibile il silenzio della sera.
Poi giungono nella notte i carrettieri
Che sostano vicino all'abitato
E portano davanti i lumi rossi accesi.
E' sereno di prima mattina
Quel quarto di luna illumina la via
Ma il sole ammalato che si è appena alzato
Illumina i prati e le case
Di sopra la stalla la bruma che fuma
Un rintocco di campane tra voli di merli neri
Tabarri affumicati, carretti, cavalli
Coperti di una leggerissima rugiada
Che copre le campagne e fossi fumanti
In questa campagna immersa nel silenzio
Fervore delle opere dei campi.
Da cui per la gran distesa
Si possono scorgere lontani
Profili di monti.
Il Baldo e le prime cime delle Alpi
Discoste e nevose
Gli anziani pensionati
Passeggiano lungo l'argine
Ammiravano quelle rive silenziose
E traendo dalla vista infallibile.
Presagi del tempo.
Ripetevano allora i nomi quasi misteriosi
Di vette che nessuno di loro aveva mai visto da presso.
Essendo, i più moderni viaggi, "robe da sior".
( Cose da signori)
Nei giorni limpidi e sereni,
Volgendo lo sguardo a mezzogiorno.
L'Appennino si disegna domestico
Nella linea dell'immensa
Pianura silente.
In quel tempo lontano
L'anima degli uomini era piena.
Solida, uniforme
Come questo paesaggio d'argine
Tutto conquistato alle acque,
Che il poeta cantava:
"Acque serene ch'io corsi sognando
Nella dolcezza delle notti estive
Acque che vi allargate fra le rive
Soffocate dalla nuvola bianca .
Che sopra la s'addensa.
I carretteri di vino
dei Colli Romani
"Er carrettiere a vino"
Con il brano di questa poesia
Dialettale
Bartolomeo Rossetti, fine poeta,
Romanesco e più nostalgica,
Ne rinnova così il ricordo di tempi lontani:
"C'era 'na vorta er carrettiere a vino
Cor carretto de quelli tanto belli,
Inzeppato de botti e cartelli
Che partiva la notte da Marino
Da solo, in compagnia der cagnolino
Pe' vini' a Roma giù da li Castelli
Co' quelo scampano de campanelli,
Che ye dava coraggio per cammino".
In quel tempo lontano
Le strada che portavano a Roma
Erano bianche e acciottolate
Oppure di pietre laviche lastricate
Che attraversavano villaggi,
Campagne e borgate
In principio delle prime case
Si trovavano ubicate
Le locande e le storiche osterie
Con la caratteristica frasca sulla porta
Dove di solito si fermava a pernottare
Ed anche a cenare
I pellegrini, i viandanti e le persone
Che si trovavano di lì a transitare
Ma quando scendeva invisibile
Il silenzio della sera.
Giungevano nella notte
"Er carrettiere a vino".
Provenienti da Marino
Che trasportano le botti di vino
Dei Colli Romani
Alle osterie della vecchia Roma
E portano davanti i lumi rossi accesi.
Del segnale stradale.
Sistemavano i cavalli e i muli nelle stalle.
Che prima di cenare andavano a foraggiare.
Si tratta di uno dei mestieri dimenticati.
Ma che un tempo animava la città
Ed aveva un ruolo molto importante:
Portare il vino dai Castelli a Roma.
Il mestiere del carrettiere
Nacque con la coltivazione della vite
Ai castelli e con Roma,
Così fin dai tempi della Roma antica,
Esistevano questi simpatici carrettieri
Nel medioevo divennero parte integrante
Della corporazione dei fabbri,
Che ferravano i muli e i cavalli
Del loro passaggio rimangono nella parete
Delle vecchie Osterie soltanto le insegne
Che il vento fa acicolare.
Nei campagne vediamo ancora
Carretti, muli e cavalli circolare
Coperti di una leggerissima rugiada
Che copre anche i fessi fumanti
Quando lasciamo la locanda -osteria
Del carrettiere per raggiungere Tivoli
Dalle cento fontane
E dalle rinomate cascate
Il cielo é' sereno di prima mattina
Ed il sole illumina la pianura romana
E la colline dove sorge l'antica città
Di Tivoli con le sue ville romane.
Ma come diceva un vecchio frate capuccino:
"Dopo la mistica viene la mastica".
Il tavolo della vecchia osteria
Era preparano a puntino
E facevano bella mostra una montagna di fettuccine.
Mente l'abbacchio era ancora nel forno
Il vino dei colli di Marino
Ci fece cantare gli stornelli romani
Il nostro torpedone prosegue
Lungo l'argine del vecchio fiume
Il Tevere scorre da mane a sera
E' attraversa i ponti storici
Della città di Roma
E a Fiumicino va a riposare
Ma un'unghia di luna verso ponente
Si appresta a tramontare
Un sole malato che si è appena alzato
Di sopra la bruma che dal fiume sfuma
Quel quarto di luna illumina ancora la via.
Illumina i prati, i ponti, i palazzi
E le vecchie case dai muri scrostati
Dalle intemperie dei lontani tempi passati
Ovunque ammiriamo vicino e lontano
Monumenti antichi e ville patrizie
Dove c'è scritta la storia di Roma
I vecchi barconi sul placido Tevere
Scivolano via verso il mare
Seguite da uno stormo di gabbiani
Quella romana è una campagna
Immersa nel silenzio fervore
Delle opere dei campi.
Da cui per la gran distesa
Si possono scorgere lontani
Profili dei monti Sabini
E dei colli romani
Arrotondati e lontani.
E' un paesaggio pittura
Di luoghi quasi misteriosi
Volgendo lo sguardo a mezzogiorno.
L'Appennino Romano si disegna domestico
Nella linea dell'immensa pianura silente.
In quel tempo lontano
L'anima degli uomini era piena.
Solida, uniforme
Come questo paesaggio d'argine
Tutto conquistato alle acque,
Che il poeta cantava:
"Acque serene ch'io corsi sognando
Nella dolcezza delle notti estive
Acque che vi allargate fra le rive
Soffocate dalla nuvola bianca.
Che sopra la s'addensa.
I campi, i boschi e i vecchi pioppi
Contorti
Che vanno a toccare il cielo
Abbaia il cane del pastore
Che rincorre il gregge al pascolo
Nella pianeggiante campagna romana
Circondata dalle verdi colli di Marino
Patria del nettare di Bacco
Il vento muove più fresca
Il flusso del fiume che innalza
Che l'acqua al ciel ritorna.
Si che l'onda non si sa
Se umore più senta
O di calor
Mentre l'ondulata pianura Romana
Sempre più sprofonda.
Il tramonto del sole
Ecco il momento più bello della
Giornata che sta per terminare
Mentre gli occhi stanchi
Stanno per ammirare
Lo spettacolo naturale
Che é quello del sole che s'accinge
A tramontare
E che dall'ultimo bacio d'amore
Alla Madre Terra ed al mare
E ai magnifici fiori che stanno
Per sbocciare
Il cielo si è macchiato di rosso
Sfumato dai mille colori
Dell'arcobaleno
In quell'angolo azzurro di cielo
Che si specchia sulle acque
Placide e Silenti
Del vecchio fiume
Che sembra addormentato
Nella piatta, verde e serena
val Padana dove lo sguardo
Si perde all'orizzonte
Fra cielo e monti
Mentre la sera scende silenziosa
Tra i riflessi del fiume della vita
E della grande e verde golena
Dagli alti pioppi contorti
Che a sera diventano neri
Mentre l'aria ed il cielo cambiano
Anch'essi colore,
Quasi per preparare una stupenda
Cornice all'alpe discosta e lontana
Che sta raccogliendo
L'ultimo bacio del sole.
E' un'espressione d'amore
Una riverenza
Un segno che tende a sfumare
Nel mare d'erba
Che ondeggia
Ad ogni alito di vento
Che fanno gonfiare la vela bianca
Che scivola dolcemente sull'acqua
Verso il grande mare della vita
Mentre le acque colorate
Del vecchio fiume
Ci stanno ad indicare
Che domani
Il grande disco infuocato
Del meraviglioso sole
Ritorna a risplendere
Più vigoroso
E regalarci il suo dolce tepore
E i suoi tramonti colorati
Che ci fanno sognare
Quel cielo incantato
Del tramonto
Dove anche le farfalle volano
Spensierate
Cercando le bellezze del creato
Nell'immensità dell'infinito
Nel cielo astrale
Fra le nuvole bianche e colorate
Dove vanno a danzare
Vanno alla ricerca della felicità.
Di quella felicità perduta
Le Tre Fontane Sacre
Tra un passo e l'altro
Su di un sentiero panoramico
Con allo sfondo le meravigliose cime
Incantate delle Odles, del Gruppo Sella,
Siamo salite fin lassù
Alle Tre Fontane Sacre
Per ammirare le cascate
Spumeggianti
Che esprimono bellezza
Eleganza ed energia.
Nella nostra escursione, abbiamo visto
Che i torrenti sono diventati
Improvvisamente fiumi
E i fiumi incominciano a straripare,
Allagando campi, villaggi e città
Prima di raggiungere il mare
Travolgendo strade e ponti
E causando ingenti danni
Al nostro martoriato Paese.
Non bastava il tremendo e disastroso
Terremoto dell'Aquila
Che ha distrutto un'intera regione
Con morti e feriti e
Migliaia di attendati
Oggi percorriamo
Le verdi vallate,
I luoghi delle cascate
Che sono veramente spettacolari
Sono un vero fenomeno naturale
Creati dalla Madre natura
Ma sono opere create soprattutto
Dal gioco scenografico dell'acqua,
Elementi responsabili sono:
Soprattutto del ghiaccio e della neve
Che pensano alla loro " alimentazione",
Ma anche alla loro creazione.
Ci sono volute miglia di anni
Per formarsi queste meravigliose le cascate.
Ma sono stati necessari uno o più
Avvallamenti nel terreno,
Creati dalla forza dell'erosione
Dei ghiacciai
Ma anche dai molti ruscelletti
Laterali che si sono formati
Da una piccola polla
Che sgorga in un luogo fresco,
Antico, misterioso
L'acqua!
Sì, è proprio così!
Un miracolo della vita
Un elemento che non cesserà mai
Di meravigliare
Gli escursionisti che si trovano
Di lì a transitare.
Tutto intorno è fresco,
Le rocce sono umide,
E la polla è il luogo dove si raccoglie
L'acqua delle nevi che si sciolgono.
La montagna attorno alla polla
E' arida e pietrosa
Dove non germoglia neppure
Un'esile pianticella verde
D'abete.
Ma quel rigagnolo d'acqua chiara
Nel tempo ha solcato le valli principali
Superando un ripido dislivello
Proprio in cui il ruscello
Precipita fragorosamente
Con un salto molto alto fra le rocce
E le foreste d'abetaie.
Camminando su questi sentieri
Ombreggiati dagli alti abeti
Dove bucano il cielo
Ci siamo fermati un momento,
Per riposare sul greto del querulo ruscello.
Che giorno dopo giorno
Si é ingrossato
Con lo scioglimento delle nevi
Più a valle si trovano le omonime
Cascate e la gola,
Una gola profonda circa 100 metri.
Più oltre l'abbiamo attraversato
Su di un tremolante ponticello
Che ci ha condotti alla prima cascata
Continuando a salire,
Si raggiunge il ponte sulla gola
Sotto della terza cascata
Da dove si ammira un paesaggio da sogno
Immersi fra il verde dei boschi
Fra l'odor dell'erba
E il profumo delle viole,
Il canto degli animali nascosti
In quel paesaggio primordiale
E il canto dei fringuelli e gli usignoli
Che svolazzano tra un ramo
E l'altro
" Ah, Dio immenso e infinito,
Come sai farti amare
Attraverso la voce della Natura.
Dopo un lungo cammino
Tra sassi e i sentieri scivolosi
Le fitte abetaie e i faggi colorati
Dove anche le pietre hanno gli occhi
E guardano nella profondità
Del cielo azzurro come il mare.
Al calar del sole
Mentre le ombre incominciano
Ad allungarsi nel bosco
Siamo giunti dove convergono
I queruli ruscelli
Formando il grande fiume:
Il fiume della vita.
" Festa degli anziani"
Le Beatitudini dell'anziano
Nell'anno ispirato a San Paolo
Beati coloro che, come Paolo,
Si sentono scelti e amati da Dio
Prima della creazione del mondo.
Beati coloro che, come Paolo
Vivono la novità dello Spirito
Che nel battesimo ci fa figli di Dio
Beati coloro che, come Paolo.
Odono il padre che in Gesù
Ci colma di tutte le benedizione
Beati coloro che, come Paolo,
Vivono con gioia il mistero
Del Signore crocifisso e risorto
Nella loro vita.
Beati coloro che, come Paolo
Si accosta al banchetto dell'Eucaristia,
Riconciliati con i fratelli e le sorelle
Beati coloro che, come Paolo,
Ringraziano il Padre
Che ci chiama a vivere
In comunione con i fratelli e le sorelle
E ci arricchisce della grazia di Cristo
Beati noi se ci impegniamo
A essere Paolo oggi;
Siamo come lui testimoni fedeli
Del Signore Gesù, e lo annunciamo
Con gioia e coerenza. Amen
Beatitudini ispirate alle Lettere di san Paolo.
Le Nostre mani
Scrivere una poesia
O un racconto
Non facciamo altro che affidare
Alla penna o alla tastiera
Del nostro computer
L'impressione che sentiamo dentro di noi
In un particolare momento
Della nostra vita creativa
Ma attendiamo una risposta
Che ci giunga dal profondo della
Nostra anima
E solo allora
Siamo felici e appagati
Di aver liberato questo nostro
Sentimento
Che si trovava
Inciso come in un nastro
Magnetico
Nei polpastrelli delle dita
Delle nostre mani.
Che sfiorando i tasti dell'alfabeto
Della tastiera
Trasmettono alla pagina bianca
Che sta aspettando
Per comporre il nostro pensiero
Dei ricordi di vari momenti
Felici della nostra vita
Solo allora
Sentiamo una gioia infinita
In un giorno, malato di luce
Nell'ombra della sera
Di questa incipiente e bizzarra
Prima/Vera
Che come una capinera
Ferita
Portata di valle in valle
Dal vento che tutto
Trascina
O sulle ali dipinte di una farfalla
Quando già la falce della luna
Tra il rosso porpora
S'infiltra,
Nemica del giorno
E attende le pallide luci della notte.
Quando le ultime rondinelle
A volo radente
Si recano
Nella loro piccola dimora
Fatta d'argilla
Sotto il cornicione di cemento
Solo allora possiamo dire
Che il nostro componimento
Poetico è terminato
Ed ognuno di noi è appagato
Perché incanta a parole
In una giornata di sole
Ed è circondato di tanti fiori
Colorati che sbocciano
spontanei sui prati.
Cosoleto: il piccolo borgo
Aspromontano
Paese natio
Che sorge sulla collina
Da dove si ammira
Quella striscia di mare
Azzurro del Tirreno.
E un borgo edificato
Nel lontano passato
Dai coloni dell'antica Grecia
Che sulle coste del mare
Ionio sono sbarcati-
Perché della patria natia
Sono scappati
Dopo la distruzione
Dalla città di Troia
Portando con sé
La vite, il mandorlo e l'ulivo
Le piante dell'amicizia
Che da quel lontano giorno
Germogliano vigorosi
Salve o terra natia
In cui ebbi le prime cure di vita!
Io t'amo patria mia,
Né d'altro il mio cuore desia
Che rimembrarti, e mi duoli
Rinnovellar il tuo limpido Sole
Spiccar soleva anche da giovinetto;
T'amo Natal mio tetto.
E' sorgo se a te penso
Qual sopra il fuoco nuvolo d'incenso.
Da sempre sei stato
Un borgo antico di emigranti
Che sono sparsi
Per i mondi australi erranti
In cerca di una vita migliore.
Anch'io me ne sono andato alla chetichella.
In una giornata serena e bella
Perché nell'Arma mi sono arruolato
Ma spesso sono sempre ritornato
Per rivederti o patria mia
Da quando mia madre Teresa
Se ne è andata,
Come pure il resto della mia
Famiglia.
D'allora molto tempo è passato
Ma di te non mi sono mai dimenticato
Dai giorni felici che ho passato
Nella mia fanciullezza
Oggi non c'è più nessuno da ricordare
Anche gli amici d'infanzia
Hanno chiuso dietro di loro
Il cancelletto della mera fanciullezza
E si sono dispersi
Nei vari paesi o villaggi del mondo
In cerca di una vita migliore.
Dopo cinquant'anni sono ritornato
Con le ali potenti di un bianco gabbiano
E ti ho sorvolato
Ma tu sei sempre lo stesso
Non sei affatto cambiato.
La solita piazza con il monumento
Ai caduti della Grande guerra.
La fontana barocca
Dove le donne vanno a lavare
E per attingere l'acqua
Nelle quartare
Mi sono identificato
Con i soliti ragazzi che giocano al pallone.
O che passeggiano lungo il corso
Per guardare le ragazze che ti sorridono
Aspettando una tua dichiarazione
D'amore.
Dall'alto s'ammira la verde collina
La piana degli uliveti
I giardini di limoni e agrumeti
Con i loro intensi profumi
Di zagara
Il suo fascino è lento e duraturo
E' come quei profumi,
Che sembra debbono subito
Svanire,
Eppure resistono al tempo
E è penetrano di sé ogni cosa.
Non ti dico addio o paese mio
Che stai sulla collina da dove
Si ammira quello spicchio di mare
E si vedono le navi transitare
Che portano i tuoi figli
Oltremare
Non vanno a diporto
Ma per studiare
E lavorare.
Lungo l'argine del Fiume
Oglio
Sì, adesso possiamo dire
Che é ritornata la sospirata
Primavera
Con i suoi profumi
E le sue bellezze naturali
E anche con le sue continue piogge
Stagionali.
Nel crepuscolo e le livide ali
Degli stornelli
Che sfiorano il cielo
E la superficie increspata
Del silente fiume.
Del fiume della vita
Dalla strada bianca si vede
Il profilo delle vetuste case
Dai mattoni rossi
Degli agricoltori
Ma non vediamo sotto i cornicioni
Le rondinelle amiche svolazzare
Neanche lungo il greto del fiume
Dove prendono la creta
Per fabbricare
Il loro caratteristico nido
Ma come recita una vecchia canzone,
A San Benedetto, ritorna sempre
La rondine sotto il tetto.
Ma quest'anno non si sa cosa pensare
Forse è un ritardo naturale
Per questi simpatici volatili?
Che sono la gioia dei grandi e dei
Bambini
Oppure sanno che l'aria,
Come il fiume e la campagna
Sono tutti inquinati?
Nell'insenatura dove si fonde l'Oglio
Con il Po
Le anitre continuano a
Gracchiare
E si rincorrono
Con il vecchio giochetto dell'amore
Fra qualche giorno vediamo
Ritornare la chioccia
Con la nidiata dei pulcini.
Per garantire alla specie
La procreazione
Ma si sente il fremito della vita.
Che si rinnova.
E' bello vederli nuotare
Sotto quel cielo azzurro
Come il mare.
Ma noi oggi stiamo ad osservare
Cavalli al galoppo
In questo paesaggio colorato
Sul dorso
Del dio eridanio
I pioppi giganti
Rallentano le briglie
Sul prato verde
Che ti circonda.
Trapunto di stille
Occhi lucenti delle onde vicine,
Con il fascino di un canto
Interno
Alle tue mura erette,
Come il suo tempio
Il tempio del grande fiume
Del fiume della Vita.
Ho visto transitare
Lungo il sentiero fiorito
Due giovani innamorati
Che mano nella mano
Si sussurravano parole d'amore
Perché con la venuta della
Dolce primavera sbocciano
Come i fiori anche nuovi amori.
Vivere - amare
Quello che conta?
Il vecchio fiume sprofonda
Nella grande valle verde
Punteggiata da fiori colorati
Di fiori profumati.
E' la passione
Per la vecchia e cara Terra
Per la bentornata primavera.
Sorvolando l'inferno
Dai Sassi di Matera,
Il Gabbiano nel viaggio di ritorno
Ha sorvolato mari, monti.
E paesi distrutti
Dal sisma inaspettato
Nel sorvolare quelle bellissime località
Abruzzese dell'Aquila
Irrimediabilmente ferite,
Terra amata del grande poeta
Gabriele D'Annunzio
Figlio prediletto
Lì ha scritto le sue opere
E le poesie più belle
Della sua martoriata terra
Mentre il Gabbiano sorvolava quelle località.
Aveva una strana sensazione!
Ma presto si rendeva conto che era successo.
Qualcosa di molto grave
La terra d'Abruzzo era tremata
Paurosamente nei giorni precedenti
Un forte terremoto l'ha messo in ginocchio.
La città dell'Aquila e tanti altri piccoli paesi
Tagliando le ali a tante vite umane
Dall'alto del cielo sereno e senza nuvole
Abbiamo visto che era successo
Un cataclisma e un'immane apocalisse
Interi quartieri della città dell'Aquila
Erano completamente distrutti
E rasi al suolo
Era una città deserta senza vita
La cattedrale delle anime sante
Monumento nazionale
Era parzialmente implosa
Il piccolo paese di Onna, che sorgeva
Alle porte della città dell'Aquila
Era completamente raso al suolo.
Quella desolazione, quella triste scena
Apocalittica e Infernale
Mi ha portato indietro nel tempo.
Quando per caso mi sono trovato nella città.
Di Napoli, sotto l'infuriare dei bombardamenti
Della Seconda Guerra mondiale:
Abbiamo visto gente che urlava, che si disperava.
Che correva senza una meta.
Ovunque macerie e cadaveri sui marciapiedi
Quella era una scena dell'inferno dantesco.
La stessa scena l'abbiamo vista dall'alto
Nella martoriata città dell'Aquila
Con le sue profonde ferite, con i suoi morti e feriti
Con i dispersi e le sirene dell'118 che sfrecciavano.
Sulle strade deserte e piene di macerie
Muri crollati,
Chiese squarciate
Campanili esplosi
Abbiamo visto all'opera i Vigili del Fuoco.
E i bravissimi ed infaticabili volontari della Protezione civile
Ed i nostri instancabili carabinieri
Una giovane è stata recuperata viva dopo 42 ore.
Sotto le macerie di una palazzina
E stata individuata grazie ai deboli lamenti che riusciva.
Emettere sotto le macerie
Era incastrata in una sorta di nicchia formata.
Di pilastri di cemento che le ha consentito di sopravvivere.
Ma sotto le macerie giacevano
Ancora centinaia di morti
Che aspettavano per essere sepolti
Noi non possiamo fare altro
Che pregare per tutti coloro
Che hanno perso la vita sotto le macerie
In quel momento buio della
Loro esistenza.
Con questa semplice preghiera
" O Maria, Donna del sì,
L'Amore di Dio è passato attraverso il Tuo Cuore.
Ed è entrato nella nostra tormentata storia.
Per riempirla di luce e di speranza.
Noi siamo legati profondamente a Te:
Sia figli del Tuo umile si!
Tu hai cantato la bellezza della vita,
Perché la Tua anima era un limpido cielo
Dove Dio poteva disegnare l'Amore
E accendere la Luce che illumina il mondo
Prega per tutte le persone
Vittime di quest'immane terremoto
Che ha distrutto
La bellissima regione
Dell'Aquilano.
La Gravina
e la citta' di Matera
Dai caratteristici Trulli
Di Alberobello, alla collina
Fiorita del Castel del Monte
E da qui alla Gravina.
Con i suoi caratteristici Sassi
Il Gabbiano ha continuato il suo volo
E ha raggiunto la città di Matera
Che è una delle città
Più pittoresche d'Italia.
Interessanti sono i suoi punti panoramici
Lucani sorvolati
Essa occupa uno sperono elevato
Sopra la gravina
Che è fiancheggiata da due avvallamenti:
I famosi e storici Sassi di Matera
Dove il popolo ha vissuto e vive ancora
In case scavate nella roccia.
Il Sasso Caveoso ha la chiesa di S. Pietro Caveoso.
Con un singolare campaniletto,
E su di una specie di cono
Sorge la chiesetta di S. Maria d'Ibris
Quasi interamente nel cuore della rupe
Il pittoresco e la viva singolarità
Di questa bella posizione
Di questo centro dalle viste
Mutevoli che cambiano in continuazione
Avanzando sul triplice sperone,
Coi suoi " sassi" ove le case
Si addentrano nella roccia.
In una delle orride valli gravine
Che la forza delle acque
Nei millenni hanno scavato
Erodendo il calcare e le cose.
Del versante delle Murge.
Sorvolando dall'alto
Questo paesaggio metafisico
E lunare:
E' un paesaggio astratto,
Un paesaggio particolare.
Che ti sembra veramente di sognare
Sono caratteristiche gli anfratti e le rocce.
Spioventi nell'ammirare
Caratteristiche sono le sue case
Scavate nella viva roccia calcarea.
E' un paese troglodita
Dove le persone hanno da sempre
Vissuto
Lavorato e gioito
Ora è un paese semi abbandonato.
Ci sembrava di essere ritornati
Nei villaggi rupestri della Cappadocia
Scavate anch'esse nella viva roccia
Con le bellissime chiese del IX sec. dai Bizantini affrescati
E gli animali ivi ricoverati.
Ma la Gravina non è la Cappadocia
Noi siamo giunti alle porte del presepio rupestre.
Dove la vita ha un altro significato
Di essere vissuta
Nel presente e nel passato.
Lassù sul costone sorge la città fantastica di Matera.
Dove in un punto elevato
Si erge la magnifica mole romanica- pugliese.
Il Duomo, discretamente conservato
Sebbene trasformato in forme barocche
Conserva la maestosa armonia
Primitiva con belle opere d'arte.
Dove si studia la paleontologia.
Ma noi siamo un popolo di poeti
E filosofi,
Ma anche di esterofili
Che non sappiamo apprezzare
Queste bellezze naturali
Che il nostro Paese ci sa offrire
Ma preferiamo i paesi caldi e lontani
Che oggi vanno tanto di moda
Perché fanno tendenza, fanno trend
Ma un paese come il nostro non esiste
Al mondo.
Perché ignorare tanta bellezza storica
Paesaggistica è naturalistica?
Non dico di non conoscere gli altri Paesi
Dei vari continenti, ma prima
Bisogna conoscere il proprio paese
Per apprezzare gli altri.
Dalai Lama ha detto:
"Ci sono solamente due giorni nell'anno
Nei quali non si può fare nulla:
Uno si chiama ieri e l'altro si chiamerà domani.
Pertanto, oggi è il giorno giusto per amare.
Per esplorare una località,
Conoscere, credere,
Fare e principalmente, vivere"
Il Castel del Monte
Sorvolando della Puglia
Il grande tavoliere
Le magnifiche spiagge
Dal mare turchese
I borghi marinari
Barbicati sulle rupi come presepe
Ammiravo le bellezze del Bel Paese.
Dopo un lungo volo
Finalmente
Il Gabbiano è approdato
Ai piedi delle sue alte pareti.
Come un'immane corona
Aurea scintillante al vivido sole
Pugliese
Dov' é deposta sulla volta
Di questo colle solitario
Essa domina in sublime regalità
L'orizzonte immerso
La collina era tutta impreziosita
Di mandorli in fiore.
Che sembrava di bianca vestita
Di prati e di alberi verdi
Della bella pineta
Che circonda il maniero
Illuminati dal tramonto del sole
Ho ammirato dall'alto quest'opera
Rappresentativa all'epoca Sveva.
Unica è perfetta in ogni sua parte
Ottagonale
Forse concepita dalla mente
Sovrana di Federico II
Il sole stava tramontando
E il cielo era macchiato di rosso
Quasi per preparare
Una stupenda cornice
Al colle solitario
Che con il suo Svevo Castel domina
In sublime regalità
L'orizzonte immenso.
Come puoi vedere,
Il Gabbiano,
E' approdato con la sua penna…
Per omaggiare Antonia e gli amici
Pugliesi
Di un angolo fiorito
Della vostra magnifica terra.
La Puglia
Dopo molti anni
In Puglia ci siamo ritornati
Per rivedere la città stupenda di Bari
Con il viale Nazario Sauro
Che costeggia il lungo mare.
Ci siamo inoltrati in quella vecchia
Con i suoi carruggi
E i vicoli contorti.
Magnifica la basilica di S. Nicola
Dove sono conservate le sue ossa
Trafugati da marinai baresi
Abbiamo rivisto le Casermette " Porcelli"
Dove nelle notti serene abbiamo sognato
Su le melodiose note del silenzio
Uscite dalla cornetta del bravo
Trombettiere.
Su quelle note
Abbiamo sognato un mondo nuovo
Rinato dalle proprie ceneri
Come Araba fenice
Il corso era finito
E toccavamo il cielo con un dito
Eravamo giovani carabinieri
Al servizio del Paese.
Con gli alamari d'argento e la fiamma
Che mai si spegne
Sul berretto e nel cuore
Questo avveniva ieri
E continua per tutta la vita
Sono sensazioni che non si possono spiegare
Come il vivere e l' amare
Nel nostro girovagare
Abbiamo rivisto il caratteristico
Paese dei Trulli di Alberobello
Con i tetti conici di pietra
Che é cittadina monumentale
Dichiarato monumento nazionale
Della Puglia questa è una località originale
La campagna circostante, gli orti
E i campi di grano seminati
E tra i bassi vigneti
Punteggiati di verdi uliveti
E i mandorli fioriti
Nei campi disseminati di pietra
Il sole violentemente riflesso
Della candida calce di quei muri
Che rende chiare e diafane
Le ombre.
Da generazioni di bifolchi e di pastori
Che raccolgono i sassi sparsi per
Liberare dal flagello i loro campi
Per farsene ripari
E copstruiscono l'antica capanna a forma di pigna
Dove il trascorrere del tempo non l'ha diroccata
Da questo scenario del tempo si stacca
Il volto della Puglia odierna
E' un volto vegetale di una terra antica
Della Magna Grecia
Con il suo storico passato.
L'industria e il commercio
Solo di recente si sono affermati
In questa regione tradizionalmente
Agricola e artigiana
La città di Bari con il suo moderno porto
E la Fiera di Levante
E il suo Castello Svevo.
Ci siamo fermati per ammirare il suo
Meraviglioso tramonto sul mare
Della città di Taranto con il suo arsenale
E il ponte girevole
Dove transitano le navi
Siamo stati anche noi a guardare
Quello spettacolo originale
Con le navi militari transitare.
Ogni giorno si ferma tanta gente
Sulle panchine del ponte
Per immortalare quel momento
Catartico da ricordare-
Il silenzio fuori ordinanza
e le drappelle
Il nostro passato
Ci aiuta a vivere il presente
Noi oggi camminiamo su di
Un tappeto di foglie morte
Dove è sepolta
La storia del nostro Pese.
Nel nostro ricordo militare emerge
La figura del trombettiere
Che con la sua cornetta
Dalle drappelle d'argento
Coordinava le attività didattiche
La libera uscita
La ritirata e il silenzio
Nella Scuola Allievi di Bari
Di Torino e di Roma
Nei lontani anni di giovane allievo
Mi sono sempre domandato
Che cosa erano le Drappelle
Che impreziosivano la tromba
Specchiante
Del bravo trombettiere.
Che nelle grandi ricorrenze
Suonava con gran passione
Il "Silenzio" fuori ordinanza
Erano note toccanti quelle che uscivano
Dalla cornetta con le drappelle
Che ci avvolgeva nell'armoniosa
E celestiale musicalità
Stava imperterrito sulla Piazza d'armi.
Mentre noi allievi ascoltavamo
In silenzio nelle proprie branda
Eravamo commossi da quella musica celestiale.
Che si diffondeva nella notte buia
E in tutto il vicinato
Ma la cornetta era impreziosita
Con questo ornamento
Che si addobbava nelle grandi ricorrenze
La cornetta del trombettiere dell'Arma
Dei Carabinieri nel mondo tradizionale delle stellette
Vi sono tanti simboli da decifrare
E da ricordare:
Come le " Drappelle"
E' un antico contrassegno di tanti
Gloriosi Reparti che hanno
Contribuito a scrivere le pagine più
Belle della storia d'Italia.
E continuano a distinguersi per eroismo
Ed impegno civile, in Italia e all'estero.
La parola "Drappella" deriva,
Come scrive Andrea Castellano
Nelle pagine " Le Fiamme d'Argento".
Il drappo è un pezzo di tessuto colorato
E d'argento e d'oro ricamato
Che nel tempo ha avuto tanti usi;
Da " Palio" per vincitori di una gara, a
E come"Tovaglia d'Altare".
Ma nel passato, queste piccole " banderuole"
E nastrini colorati
Servivano al riconoscimento dell'appartenenza.
Di uno schieramento di militare
Veniva legato ad un ferro traversale
Fissato alla punta dell'alabarda
Oppure ai corni o alle trombe.
Nell'Arma dei Carabinieri
Le " Drappelle" le poteva usarle solo
L o Squadrone Carabinieri Guardie del Re
Il cui atto di nascita risale
Al 7 febbraio 1868
Che si componeva di un piccolo rettangolo
Di stoffa rossa dove era riprodotta l'aquila Sabaudia.
Sormontata dalla corona reale
Ma la sua ricorrenza risale
Al 5 giugno 1925 del quinto anniversario
Della consegna della prima Medaglia d'Oro
Al Valor Militare
Alla Bandiera dell'Arma,
I Carabinieri che furono autorizzati,
Fino a livello Legione Allievi di Torino
Legioni Territoriali e Scuole,
A fregiare le proprie trombe
Con " Drappelle".
L'Arma fu autorizzata con decreto
Del Re Vittorio Emanuele. Il 5 giugno 1925.
Il tempo passa vertiginosamente
E pure la storia passa e si trasforma
Ma le tradizioni, per fortuna rimangono
Per farci ricordare,
Il nostro passato prossimo
Con la sua storia e la
Sua memoria.
Ma il silenzio fuori ordinanza
Ci faceva sognare mentre eravamo
Coricati nella branda
Militare
Notte infinita
La notte molto lentamente se ne va
E i miei occhi fissano ancora le tenui luci.
Che filtravano dai vetri della finestra.
E' la luce giallastra del lampione
Mentre face fatica a respirare il mio
Stanco polmone.
Un attacco di panico ho appena superato
Per le continue palpitazioni
Non volevo mia moglie svegliare
Per non spaventarla
Ma si è la stessa svegliata
E' andata in cucina per preparare
La solita camomilla naturale
Una bevanda calda con una fetta di limone
Che serve per alleviare
Ogni male di stagione
Non è stata sicuramente un toccasana
E' stata una coadiuvante
Del farmaco meta bloccante
Ma mi ha aiutato a superare quel momento critico.
Di disperazione
Penso allora che se ciascuno di noi
Anche se per un attimo
Potessimo soffrire
Ci si potremmo salvare
Con il vecchio antidodo della nonna
Che teneva la cuccuma vicino al focolare
Con visione le erbe aromatiche naturali
E medicamentose che erano il rimedio
Di ogni male.
Ci vuole poco per star meglio
In una notte di agitazione
Basta una bevanda calda con una spruzzata
Di limone
E un pizzico di cannella
E senti subito dentro di te
Che qualcosa stava volgendo
Al meglio e che incominciavo
A respirare
Mentre l'attacco di panico
Leggermente si normalizzava
Quindi non bisogna mai disperare
Bisogna essere ottimista
E pazientare.
Che passa presto la lunga notte
Che ti sembra una vita
Otto marzo lungo
Il fiume della vita
La vedi tu che cammina
Al cielo che le stende la luce,
Con un passo che non senti
Ovunque la terra si ridesta,
Ai sospiri che da primavera,
Ai primi ciuffi d'erba di smalto
E intorno al fosso e sotto le spine?
Che ho ammirato questa mattina
Sotto un sole pallido e leggero
Lungo l'argine del fiume,
Ma ancora non è primavera
anche se le violette e le margherite
Sono spuntate e fanno festa.
Come ieri otto marzo hanno
Fatto festa le ragazze, le donne e le spose
Con testa il mazzolino delle mimose
E' stata una festa di protesta
Contro gli abusi e i continui stupri
Che hanno sconvolto il mondo intero
Oggi come ieri.
Ma il ricordare è già un successo!
In attesa che diventa realtà
La legge dei pari opportunità.
I cinghiali in cerca di cibo
Sulle alture di Genova
L'inverno è stato lungo e freddo quest'anno.
Anche qui nella brumosa val padana
Come pure sulle alture della mite Genova
Sulle colline di S. Martino, monte Fasce e di Quezzi.
I boschi retrostanti sono ancora impraticabili e.
Di neve imbiancata
Gli animali che vivono allo stato brado
Nei boschi di ghiande e castagneti sono tutti affamati.
E tutti in branco sono scesi negli abitati.
E con i cuccioli vanno per le strade
Alla ricerca di qualcosa da mangiare
Sono alla ricerca di cibo come i bambini.
Del terzo mondo che nessuno si cura di aiutare.
Hanno lasciato i boschi innevati e sono scesi.
E si sono radunati attorno ai cassonetti
Attorno agli umani per raccattare un tozzo di pane.
Ieri abbiamo visto dal Telegiornale
Aggirarsi senza tema e senza paura
Gruppetti di cuccioli di cinghiali
Dentro gli abitati di periferia, vicino ai cassonetti
E avanti alle case
Seguivano le donne del paese che andavano
Con i pacchetti a buttare rifiuti nei cassonetti.
Sono scesi dai monti per sfamarsi e chiedevano.
Aiuto per la sopravvivenza
Sembravano cuccioli addomesticati
Che si aggiravano per i cortili senza paura
E ti corrono dietro come un cagnolino
Questi branchi di cuccioli di cinghiale
Scappavano dai freddi e impraticabili boschi.
Dove la neve è copiosa e le radici profonde.
Alla ricerca del pane della vita.
Con il loro grugnito incessante
Quella era una scena molto toccante
Mi è venuto in mente
Quando bambino
Ci correva dietro il nostro porcellino
Ci seguiva in cortile come un bambino
Lo stesso facevano l'altro ieri i cuccioli.
Affamati dei cinghiali
Ma in quei giorni ne sono stati abbattuti parecchi.
Di questi animaletti dalle guardie forestali
E parecchi sono finiti nelle mense sociali.
O negli ospizi comunali
La stessa cosa è successa sulle dolomiti
E nei paesi valdostani
Che si vedevano mandrie di caprioli affamati.
Di fronte alle baite e nel cortile delle case
Di uccelli rapaci morti o infreddoliti alla ricerca di cibo.
Sicuramente non è colpa di nessuno
E' solo colpa del cattivo tempo
Ma le autorità costituite potevano pensarci per tempo.
Per selezionare gli animali
E portarci loro da mangiare
Ma hanno lasciato che ci pensasse la selezionale naturale.
Per livellare le razze degli animali
Anche noi siamo usciti dal guscio
E sia pure per pochi giorni
Siamo stati sulle montagne del trentino
Proprio sulle falde delle Pale di S. Martino
Seguendo il solito sentiero
Del Passo di S, Pellegrino
Per respirare una boccata d'aria diversa.
La neve era abbondante e soffiava un vento.
Gelido di tramontana, ma passo dopo passo,
Con molta fatica e gioia di vivere
Abbiamo vissuto una giornata diversa
A contatto con la Madre natura.
Raggiungendo la meta agognata
Passo dopo passo
Si sentiva sotto gli scarponi scricchiolare.
La neve gelata delle fitte abetaie
Così ci è toccato ad ammirare
Molto da vicino una simpatica
Famiglia e affamati caprioli
Che dietro il rifugio le Fuchiade andavano.
Brucare una manciata di fieno
Mentre i cuccioli prendevano il pane
Dalle mani dei turisti
Almeno qui non c'erano i puzzolenti
E luridi cassonetti.
Capo Cervo
Da Andora a capo Cervo
E da qui a Diano Marina
Fra serre specchianti
Giardini e grigi uliveti
Ortaggi e roseti
Fra ghirlande di rose
Alto compare il sole.
Sono più volte transitato
E ogni volta mi sono commosso
E mi sono fermavo
Per ammirare
Quel paesaggio infinito
Che si fonde tra cielo e mare
Mentre il bianco gabbiano
Veleggia e planava sulle onde spumose
In quei luoghi del creato
Dove germoglia il cipresso, il pino marittimo
E la mimosa
Ma anche in quel golfo dianese
Che ha visto tanti gioiosi bambini
La loro infanzia balneare da ricordare
Sognare, vivere e amare
E' quello che conta.
E proprio di lì da quelle alte rupe
Che scaturisce il silenzio assoluto.
Che incomincia con il far chiudere le labbra
E poi penetra fino al profondo dell'anima.
Ricordo anch'io quando ero seduto
Sul muretto scosceso intento a dipingere
Quel paesaggio astratto e metafisico
E all'improvviso s'ode arrivar possente
Con il muggito d'un bove
E' soltanto la voce potente del mare
Con le sue spumeggianti e bianche onde
Che s'infrangevano contro le aspre e bianche Scogliere
Dove nidifica
Il Gabbiano reale dalle zampe rosse
Ma improvvisamente da un rovo di spini
Appare la giovane nidiata
Che aspetta la mamma tutta affamata
Che fa la spola dal mare alla rupe
Per essere imboccata.
L'allegra e chiassosa nidiata.
Ma a volte bastano poche cose
Per rammentarsi del mare
Come due rose in un giardino deserto
E un'agave gigante vicino al mare
E un vecchio e secolare ulivo
Dalle radici contorte
E un stormo di merli volare
Tra gli orti e il mare.
La vita è fatta anche di piccoli
Ricordi che a volte sfumano via
Come due farfalle innamorate
Che svolazzano fra i verdi prati
Il ricordo è come un antico gioco che non
Si dimentica mai.
Ricordando gli amici della montagna
Della loro prematura scomparsa
In qualsiasi modo si perde
E si allontana
Per sempre l'amicizia.
Delle persone care,
Ci si sente sempre più avanti nel tempo
Insediarsi nell'animo umano
Una grande tristezza,
Per quanto in parte noi vorremmo con il ricordo.
Ritrovare il senso felice
Ma perduto di quei giorni trascorsi in loro compagnia.
Sui lunghi sentieri dei Monti
Non ci rimane che una struggente malinconia.
Lasciata dal grande vuoto
Della loro assenza
Questo è quanto proviamo oggi nel ricordare.
Le figure a noi tanto care
Degli amici escursionisti scomparsi
Ma soprattutto valenti scalatori delle nostre meravigliose
Montagne dolomitiche
Adesso sono lassù
Circondati dall'ineffabile bellezza.
Di quel meraviglioso mondo
Fatto di tutto,
Fatto di niente, ma fatto di tanta purezza
E soprattutto di spazio e d'immensità
Avvertimmo come in nessun altro luogo
Quel sentimento profondo che nasce solo
Da quelle circostanze particolari della vita
Dalla quale si acquisisce quel senso più significativo.
Educativo che è la vera amicizia.
Oh si! L'amicizia, che significa comunanza
Nel pensare. e nel volere
E questa comunione di pensiero
Non è una cosa solamente intellettuale
Ma è comunione dei sentimenti e del volere.
E quindi anche dell'agire
Anche gli anni purtroppo, passano
Inesorabili e veloci
E rimane solo il ricordo vivo e sincero
Che sembra svanire nel tempo
Noi amanti della montagna
Oggi li vogliamo ricordare.
Forti e generosi
In questo momento li sentiamo vicini
A noi, risuscitati con il loro
Spirito di rinascita delle nuove
Generazioni in cammino sui sentieri
Impervi della vita
Degli amici della montagna scomparsi
La montagna è come la poesia
La poesia è per quanti sentono e continuano.
A sentire l'esigenza
Di provare cose come l'amore,
Il piacere, l'amicizia
E il gusto della conoscenza
Profonda e della vita
Mantova
I bagliori dell'aurora
Oscurano le ombre della notte
Per presentarci i magnifici
Colori del giorno.
L'orizzonte è infiammato
Prsentandoci le bellezze del creato.
Si diffonde nell'aria questa mattina
Il profumo dei fiori di loto
Che galleggiano in superficie
Sulle acque placide del Mincio
E dei suoi freschi laghi
Ma tu, vecchia e bella signora addormentata
Dai muri rossi di mattoni stinti e scrostati
Dal trascorrere lento delle stagioni
Ti ergi fiera nel tempo,
Il Mincio con i suoi laghi tranquilli
Rappresentano una trilogia lacustre
Dove si specchia un arcano maniero
Le torri merlate che evocano grandi battaglie.
Grandi amori con dame e cavalieri
E di giovani principi innamorati
Fra le tue vecchie mura si videro artisti, letterati.
Dame, giullari e cavalieri.
Nella visita guidata di ieri
Molto mi hanno impressionato i tuoi affacci.
Da dove si ammira un paesaggio da favola
I grandi saloni allineati e la camera da letto "pitta"
Dove l'artista ha dipinto gli amorini
Fra le rose dei giardini all'italiana.
Ma con le prime luci dell'alba
S'accendono i tuoi magnifici colori velati.
Di un velo trasparente di nebbia
Sottile. Grigia e avvolgente
Che delimita i contorni dei tuoi laghi.
Ma nelle lunghe notti di luna piena
Una leggenda dice che dalle acque lacustre.
Emerge una dama magnifica e velata.
Di bianco vestita
Che porta scompiglio e trafigge la pace e la.
Serenità notturna di giovani innamorati.
E sospirosi amanti ancora assonnati
Ma eternamente alle loro dame abbracciati
Per poi inabissati nelle acque fredde e profonde.
Nel perpetuarsi del tempo
Sei abbagliata dai rossastri tramonti
Dove una campagna verde immersa nel silenzio.
Fervore delle opere contadine,
Riposa paesaggio d'argine e lacustre
Dove scorre sereno il vecchio Mincio
Con la sua fauna e le sue bellezze naturali
Parlando di questi luoghi,
Soavemente scrisse il Poeta Virgilio:
"Qui è verde il Mincio,
E di verdi canne ... carici e salici,
Che sopravvive appena fuori Mantova,
A sud della zona ... La campagna "
Da dove si possono scorgere
Lontani profili di monti
Il Baldo e le prime cime delle Alpi
Discoste e nevose.
La Libertà
Oggi sei chiamato ad operare
Quale uomo di pace
In luoghi diversi e sconosciuti
In luoghi depressi e lontani
Dal nostro Paese
Là ti sembra di essere in solitudine
Fra popoli sconosciuti
Ma se darai un senso alla tua missione
E al tuo credo
Allora sarai un buon carabiniere
Un tutore dell'ordine
Al servizio di un popolo bisognoso
Di ogni cosa
Ma soprattutto della libertà
Ora sei in principio della tua missione
In terre a te sconosciute e lontane
Ma diventerai grande
Amatore della pace
Acqua cheta oggi tu sei
Ma oceano diventerai soccorrendo
Vecchi, donne e bambini
In principio ti sentirai triste ed inquieto.
In quel tuo movimento
Sconfinato e sperduto in terre lontane
Non occorre essere forte
Ma avere salde le idee
E grande il cuore
Perché non potrai cambiare il mondo
Ma la tua intelligenza farà il resto.
Non potrai essere
Veramente libero
Fino a quando in tutta
La terra
Ci sarà un bambino o un
Uomo tenuto prigioniero
In una caverna o in una grotta
Non potrai essere
Veramente felice,
Fino a quando nel giorno
Che muore
Un solo uomo in tutto il mondo
Verserà in silenzio
Lacrime amare.
I nostri fratelli hanno versato a Nassiriya
E hanno irrorato quelle zolle
Aride del deserto del Eufrate
Con il loro sangue generoso
Dove un brutto ricordo
Ci ha lasciati per via
Oggi sei anche in Afganistan
Dove germogliano i papaveri
E diffondono nel mondo la droga della morte.
Sei lì a portare il tuo contributo di pace.
Come anche in Libano
Sei schierato
Fra le varie fazioni
E fra non molto
Anche nella martoriata Strisca di Gaza
Sarai sicuramente destinato
Dove fino ad ieri
Ha tuonato paurosamente il cannone
E ha crepitato la mitraglia
Dove troppi bambini sono morti
In quegli anfratti
In quelle grotte.
Oh mio grande cavaliere
Via è ritorna vincitore
Con la pace nel cuore.
I
Ricordi che non sfioriranno
Camminando sulla passeggiata di Pinamare
Dove sulle rocce s'infrangono le onde del mare.
E sulla spiaggia dorata di Andora
Oggi è come allora.
Le onde del mare quella sera
Spinte da una leggera brezza grecale
Lasciavano sulle tue labbra rosse e assopite.
Gocce di rugiada.
I tuoi occhi celesti erano come il cielo
Che sembravano due perle incastonate
Illuminati dalla selenica e ruffiana luna
Che mi fecero innamorare
La luna faceva capolino
Dietro la nuvola solitaria nel cielo
E nella penombra
Sembrava che facesse la ronda
Ma quel giorno che mi sembra ieri
Quando camminavamo spensierati
Sulla sabbia e sul sentiero
Stretti e abbracciati
Ma il tempo non ha distrutto le mie emozioni.
Ha dato un senso e una ragione
Ai miei occhi
Perché tutto mi ritorna in mente
Perché tu sei ogni cosa nel tempo
Che trasvola
Haimè! Il tempo?
Che passa inesorabilmente
Come un sogno che non svanirà mai
Sei come una farfalla svolazzante
Nel vento della sera
Sei come un gabbiano che si innalza nel cielo
Pieno di sogni
Che voli sempre più in alto
Per farli realizzare
Sei come questo cielo azzurro
Fresco come una rosa di maggio
Che galleggia su questo
Specchio di placido mare
Che fa gli innamorati sognare.
Le notizie del giorno
Due belle notizie
Abbiamo letto stamane sul giornale
Che ci hanno rincorato
Ho vecchi carruggi scrostati dal tempo
Luce fioca e lontana
Dalla Lanterna de Zena ( Genova) amica
Che svettare alta e superba
Sullo scoglio
A picco sul mare
Ma questa notte il traghetto
Per Olbia ha rischiato di affondare
Per la negligenza
E l'imprudenza di un camion che
Non ha saputo il suo mezzo vigilare
Nel cuore della notte si è incendiato
E il panico fra i viaggiatori
E' scoppiato.
Ma per fortuna tutto si è risolto
Trasportando i viaggiatori nell'interno del porto.
Questa volta non è stata colpa della
Lanterna che guida da sempre
Le navi e i naviganti transitare
Bravissimo il capitato
E i marinai dell'equipaggio
Che con capacità e coraggio
Hanno risolto con perizia
Quella che poteva essere
Una gravissima disgrazia
Un applauso va anche non solo ai marinai
Del traghetto.
Ma Anche ai carabinieri di Guidonia
Che l'hanno rintracciati tramite il cellulare.
Alla coppia rubata
E' hanno arrestato in poco tempo i 6 romeni.
Che hanno violentato e ripetutamente e
Stuprato la giovane innamorata nel prato
Dal fango sporcato
Con crudeltà hanno sequestrando
E legato il fidanzato
Che dopo aver il rinchiuso e legato
Nel bagaglio della sua auto
L'hanno abbandonati tramite il cellulare
Alla coppia rubata.
La vittima: è la fine di un incubo
Non solo per lei ma per tutto per
L'intero Paese
La forza degli occhi ti senti trafitta
Ti sente colpevole
Sei al limite del silenzio
In questo mondo di dolore
E di tormento.
Passeggiata in solitaria
Sul Sasso Lungo: Ricordi
Un sentiero in Valle di Siusi sale
Lentamente quasi pianeggiante
Con mille volute
Come quelle del fiume della vita
Ai piedi del massiccio gigante
Un gradino dopo l'altro
Ci porta verso la cima immacolata
Di quel colossale blocco calcareo roccioso
Che culmina oltre due mila metri di quota
Dove l'occhio può penetrare fra le torri,
Campanili mastodontici e pareti scoscese
Che superbamente sostengono la sua poderosa mole.
Nonostante che questo piccolo mondo
Alpino si possa definire una palestra
Per provetti rocciatori
Ma si possono ugualmente effettuare
Incantevoli e distensive escursioni
Al fianco del sovrano Sasso lungo
Fanno elegantemente da corte una serie di satelliti minori.
Una serie di paurosi scivoli e camini
Ghiacciati la incidono all'interno
La rendono ardita
E di riflesso molto ambita
Da numerosi giovani alpinisti
Arrampicatori e professionisti
Di quella montagna apparentemente silenziosa
Ma alla fine della lunga giornata
Ci siamo fermati in un anfratto riparato.
Dove si percepiva il sibilo del vento
Delle stupende ed alte cime
Approfittando da quella sosta agognata
Tanto per tirare il fiato
E riposarci le membra un momento.
E rifocillarci con una tavoletta di cioccolata.
Eravamo imbracati con il moschettone
Al chiodo in ficcato nella calcarea roccia
In quella serie di canne d'organo
Che dritte bucano il cielo
In quell'angolo solitario di paradiso
Dove regna il silenzio assoluto del mistero.
Della creazione
In quel'anfratto a forma d'imbuto
S'alzava e si diffondeva nell'aria
Una nota musicale sconosciuta
E poi un'altra ancora
Formando un brano musicale di grande autore.
Ma nella gioia e nel dolore
Quella era una musica celestiale
Che come il silenzio penetra nel cuore
Si incomincia a far chiudere le labbra
E poi penetra fino al profondo dell'anima
In quelle regioni inaccessibili
Dove Dio riposa in noi.
Il silenzio che scende da quel lembo di cielo.
Attraversando valli e dirupi
Di quel gigante dolomitico
Viene dai grandi spazi interstellari
Dalle marine senza risucchi della luna fredda.
E con quelle vibrazioni
Creando musicalità e grande sensazione
E credo che un filo d'erba
A questa altitudine non sia di meno
Dalla quotidiana fatica delle stelle.
Addio gigante della montagna
Io mi fermo qui in questa forcella
Al confine tra cielo e terra
Il tuo ricordo sarà sempre con me
Che mi rammenta questa grande esperienza
Della vita.
Oggi la grande valle ondulata che sorge ai tuoi piedi
E' ovattata dall'abbondate nevicata
E' uno spettacolo surreale e metafisico
Dove trovano svago migliaia di sciatori e bambini
In quel luogo dove regna il silenzio
Interrotto dai tuoi passi sulla
Neve gelata
La Liguria:
Dove fiorisce la mimosa
L'inverno rende ancor più affascinante
Questo territorio come il sorriso di due giovani innamorati
Sul sentiero dell'amore
Raramente da queste parti c'è la grigia nebbia sui colli.
Ma a volte scende e avvolge con strani giochi di luce.
E di penombre i poggi assolati delle Cinque Terre
Un lembo di costa rocciosa
Che sembra sospesa sulla scogliera
E degradante verso l'azzurro mare.
Offrendo un panorama superbo
Di vigneti terrazzati.
E cosa dire della superba Bordighera
Dove il sole illumina le serre specchianti.
Dove germogliano i garofani e le rose.
Gli uliveti, i gelsomini e le mimose
I boschi delle verdi pinete
E le piantagioni di antichi uliveti
Avvolgono le ville e le modeste
Case sparse sulla collina
E quando si dilegua appare un paesaggio inaspettato.
Un paesaggio colorato e silente
Dove i bambini corrono e giocano con niente.
In fondo alla collina c'è il mare azzurro
Con le scogliere e l'azzurro del suo cielo
Dove volano i gabbiani tra la rupe e il mare.
Fra i grandi alberi e le colline,
Si intravede chiara e netta
La corona dei monti azzurri come il cielo
E quella lunga e sottile striscia di costa
Ai piedi di montagne coperte di vigneti
Qui case color pastello si crogiolano
Al caldo sole del Mediterraneo
Mentre i loro giardini
Fiorenti nel dolce clima,
Risplendono di piante colorate.
Il contrasto con località come Portofino
E San Remo, la baia dei Poeti e
Porto Venere dove i flutti lambiscono
Le soglie d'un cristiano Tempio
Dove il poeta Georg Byron sognava fra le rocce e il mare.
E la scrittrice francese Gorge Sand
Scrive pagine intramontabili dei suoi romanzi.
La laboriosa città di Genova
Per secoli uno snodo marittimo
Con il suo porto grandioso
Con i caratteristici carruggi e ristorantini della
Piazza Caricamenti dalle case arroccate
Le case colorate ed estinte dal tempo.
San Lorenzo con la facciata gotica
E il bellissimo rosone
A fasce bianche e nere
A far la guardia nella scalinata del Duomo.
Vi è il bellissimo leone del XIX
La bella Tellaro tutta un dedalo di piazzette e carruggi
E un grumo di case colorate tra le colline e il mare.
Dove il grande amico scomparso Mario Soldati
Passava le sue splendide giornate
A scrivere tra cielo terra e mare
Anch'io un giorno lontano fra i muretti e i gradini
Della scalinata alla chiesa mangiati dalla salsedine.
Mi fermai a guardare l'arco del cielo che si fondeva nel mare.
Nell'infinito silenzio della sera
Mentre un bianco gabbiano sorvolava
Gracchiando in quell'angolo solitario dove erano ancorate.
Le barche appena rientrate.
La notte.
Questa notte vi era un cielo stellato
Un cielo freddo e un suolo gelato
Ma una coppietta camminava sul sentiero
Addormentato.
Il vecchio fiume scorreva silenzioso
Mentre la timida luna, scivolava nel cielo
Verso l'occidente addormentato.
Era l'unica fiamma che illuminava la notte
Infinita ed oscura.
Ma il cuore dei due innamorati senza paura
Camminavano stretti con la mano
Nella mano nella notte quasi buia
La mezza luna era come una vecchia lanterna.
Sospesa al centro del cielo
L'argine del fiume e la campagna innevata
Era leggermente rischiarata
Dalla pallida luna
Nei campi qui e là vi erano ciuffi d'erba profumata
Il luogo era silenzioso e il fiume cheto
Le voci attenuate giungevano da lontano
Davano vita alla fragranza muta
Dolce e pallida luna schiusa a metà
Poiché suo fratello orizzonte mordeva già
Ma presto la selenica luna
Che sembra legata ad un filo di lana che presto
Scomparirà nell'infinito universo freddo e gelato.
Ma, fra non molto la notte buia sparirà e si schiarirà
Lasciando il cielo libero al tiepido e invernale sole.
Che muta e scruta dall'alto l'universo
Che con i suoi raggi scalderà la madre Terra.
Che dopo il profumo delle nevi nuove messe spunterà.
Ma questa notte cerco dentro di me i ricordi.
Del tempo passato che non sfioriranno mai.
Mentre il placito fluire del fiume
E i silenzi dell'animo si placano
E rimane soltanto il profumo della vita.
Il deserto del Sinai
Dalle sponde del Mar Rosso
Percorriamo la via dell'incenso
Sotto una bufera di sabbia e di vento.
Era una giornata calda ed afosa
E nel nostro sentiero abbiamo incontrato la sabbia rosa.
Si procedeva lentamente in un luogo silenzioso.
Incassato fra due vallate rocciose
Il Sinai é una penisola di forma triangolare
Appartenete all'Asia e politicamente all'Egitto.
Ed è bagnata a nord dal Mediterraneo
Su cui si affaccia con coste basse orlate
Di dune dal sole bruciate.
E' racchiusa su due lati dal Mar Rosso,
Dove nidifica il simpatico pettirosso
E pascolano tranquillamente le capre e le gazzelle.
E' una catena bassa e montagnosa
E' un prolungamento orientale
Ma é un bellissimo e tranquillo altopiano.
Per noi é' un mondo nuovo, un mondo diverso.
Separato dal nostro mondo depresso
Dove vivono i pastori nomadi erranti
Fra le dune solcate dal vento
Il Sinai, un nome che conosciamo sin da bambini.
Perché ricorrente in alcuni passi della Bibbia
Il monte che, in altri, è chiamato Horeb
Nei tempi antichi fu costruito un santuario.
Ad Hathor " Signora della terra del turchese"
Patrona del Sinai.
Divinizzato e con Sopdu, dio dei deserti orientali.
Nella Bibbia viene chiamato monte Sinai
Tra Dio e Israele.
Mose mediatore tra Dio e il popolo errante
Vi ricevette le " tavole della legge"
Il ricordo della parte determinante avuta da Mose.
Si perpetua nel nome attuale, Gebel.
Dato alla montagna della rivelazione.
Per raggiungere questa primitiva località
Il conducente del fuoristrada
Ha viaggiato per l'intera giornata
Tra sentieri, vallate verdi e deserte abbandonati.
Ha raggiunto verso sera la località agognata.
E' un mondo particolare tra dune infuocate dal sole.
Torrenti secchi e montagne sbriciolate
Dal sole e dal vento
In fondo alla grande valle brulla e desertica
Si erge la montagna brulla e rossastra
E dalla furia del vento arrotondata
All'ombra di questa depressione
Si erge piccolo accampamento di pastori
In quel paesaggio metafisico e lunare
Regna il silenzio assoluto
Che anche le rare voci sembra uscire da un imbuto.
Da dove si ammirava un paesaggio sublime
Astratto e grandioso
Laggiù lontano oltre l'orizzonte
Germoglia l'ulivo della pace
Nella Palestina infuocata
Dove tuona il cannone e crepita la mitraglia.
Sfrecciano i razzi e gli aeroplani
Fra il deserto, il mare e la strisca di Gaza.
Fra il mare e la città vi sono schierati
I pesanti carri armati.
Il politico Amas è ritornato bambino
Si è messo a giocare con i razzi Katiuscia nel giardino.
Che lancia in continuazione contro i villaggi.
E le città ebraiche del suo vicino
Ma la guerra è la guerra
E con le armi non si può scherzare.
Sì, oggi lì c'è la guerra che distrugge ogni cosa.
Uccide i bambini nei rifugi e nelle scuole.
Dove regna la paura la fame e il dolore
E' una guerra che si tramanda nel tempo
Una guerra senza fine.
Che logora e opprime l'anima e il cuore
La paura e il dolore
Inquieta e la tragedia avanza
Tra due etnie da millenni imparentate
Ma quella è la Terra Santa
Dove da sempre non c'è pace fra gli ulivi.
Per la terra e i confini
I grandi politici del mondo occidentale
Stanno alla finestra tranquillamente a guardare.
Che si consuma la tragedia universale
E intanto la gente muore e i vivi tirano a campare.
Noi quel giorno siamo saliti in quell'angolo.
Sperduto del deserto assetato per caso
Solo per cercare quella pace orientale
Che non esiste più.
Quella é terra primordiale dove vivono i beduini.
E' scorrazzano i predoni del deserto
Sotto una tettoia vi erano le moto assordanti.
Che sfrecciano come siluri fra le dune
Mentre i cammelli silenziosi stavano all'ombra a ruminare.
Ed erano pronti nel deserto a galoppare
I beduini erano avvolti nei loro bianchi mantelli.
Pronti a partire per farti vivere un'esperienza unica.
Fra le dune del grande deserto bruciato dal sole.
Sono genti semplici, cortesi e ospitali
Le ragazze sono belle ad abbronzate
Con il fazzoletto a scacchi blu sul capo
Sotto la grande tenda ci hanno servito
La caratteristica bevanda calda del deserto
Il te con la schiuma e i dolcetti
Per loro era una giornata gioiosa di festa.
In quel triangolo desertico del Sinai dove
L'ospitalità per i beduini del deserto é sacra.
E' bello viaggiare su quelle motorette a quattro ruote.
Che vanno dappertutto sulle dune e nei fossati.
In quel mondo fatto di cielo e di sabbia
Di tramonti colorati e di notte i cieli sono freddi e stellati.
E' un'esperienza unica che correre fra quelle dune.
Infuocate e tra montagne dal sole sbriciolate.
E' già sera!
E col'imbrunire il selvaggio deserto ti regala.
Un meraviglioso tramonto macchiato di rosso e di giallo.
Di quel mondo che solo avevi sentito parlare.
E forse avevi anche invano sognato.
Uno di quei tramonti che solo il Sinai sa regalarti.
Ti fermi un attimo per osservare
E rimane subito ammaliato
Di quel mare di sabbia infuocato
Quell'immenso e profondo paesaggio lunare
Con il vento che spazza via le nuvole e le dune.
E più avanti li rimodella
Ammirando questo spettacolo eccezionale
Provi una grande felicità
La felicita di un poeta o di un folle!
All'aria rischiarata,
Quando già la falce della luna
Verde tra il rosso porpora del tramonto
Invidiosa s'infiltra:
Nemica del giorno
Nell'aria persino si sente una musica lontana.
Ma ti sembra il fruscio di una fontana
Ma è soltanto il "Silenzio" del deserto
Che si proietta all'infinito
Ma in quell'angolo del mondo
Manca da sempre una cosa: manca la pace
Fra gli ulivi
Le Piramidi
Il Gabbiano era stanco di ospedali
Di mareggiate, nevicate e temporali
Ed al Cairo voleva andare
E sull'azzurro Nilo a navigare
Ed al sole d'inverno di Sharm el Shaikh per riscaldare.
E sue stanche membra riposare
Ma soprattutto per scoprire ed ammirare
I suoi monumenti eccezionali
Le sue bellezze naturali, come le sue spiagge
Bagnate da un mare multicolore
Con la magia di un mondo sottomarino
Che supera ogni immaginazione
Con l'affascinante deserto montagnoso
Il Sion con i suoi tramonti rossi
E soprattutto con i suoi mistici silenzi
Nella barriera corallina
E' un tratto di mare tra i più interessanti.
Con i due torrioni colorati
Che sprofondano nel blu del mare
Ribalzano fino alla superficie
Il loro splendore.
Dalle sponde rocciose di questo paradiso terrestre
Il Gabbiano esploratore
Ha spiccato il volo
Per sorvolare il deserto infuocato dai raggi del sole.
Per ammirare l'antica città di Petra che è uno splendore
Scolpita interamente nella viva roccia con tanta fatica
E' bellissima ed é una città troglodita
Spingendosi verso ovest, si giunge in un altopiano
In uno spazio dove sorgono il Teatro romano
La Tomba del palazzo ed altre opere minori
Oggi è considerata la città storica perduta
Con le sue opere d'arte e i suoi spettacolari tesori
Che si presenta agli occhi del visitatore
Come qualcosa di davvero spettacolare:
Illuminata dai raggi colorati del sole calante
Che era il tesoro del Faraone
I suoi tesori scavati nell'arenaria rossa
Con le venature policromie che danno
La sensazione di contemplare
Uno spettacolo surreale
Di luci e di colori.
Dopo di aver ammirato tanta deliziosa bellezza
Il Gabbiano ha ripreso il suo volo verso il verde Nilo
Dove ha ammirato gli antichi faraonici splendori
Le piramidi di Giza e la grande Sfinge,
Distesa ai loro piedi, che era considerata nei. tempi antichi
Una delle sette meraviglie del mondo
Posate su una piattaforma di sabbia compatta è rossa.
Le piramidi offrono uno spettacolo impressionate.
E nello stesso tempo meraviglioso
E' l'interno della Grande Piramide,
Detta di Cheope, che uno stretto corridoi
Ci conduce ad una vasta camera chiamata"
" La camera del Re"
Dove abbiamo ammirato un sarcofago in granito.
Che non potevi toccare neppure con un dito.
Poi viene quella della regina con le pareti affrescate
Da valenti artisti del tempo
E successivamente la Sfinge: una statua gigante
Di 20 metri d'altezza e 70 di profondità
Che rappresenta il corpo di un leone
Dal volto umano.
E' la più colossale statua che sia stata scolpita dall'uomo.
Il sole nel deserto era rosso e abbagliante.
Con i suoi raggi cocenti e colorati
Era un sole splendente e magnifico
Era un sole quasi irreale e metafisico
In quel paesaggio astratto e lunare
Le colline basse, brulle e rossastre
Del deserto ondulato e spazzato dal vento
Dove è sepolta la storia faraonica antica
Racchiusa in quelle sontuose tombe millenarie.
E dai saccheggiatori più volte profanate
Asportando i magnifici tesori
Sotto la sabbia rossa sotterrati
Fin da lontano in mezzo alla grande valle
Brulla e desolata
Si vedevano i tre giganti di Gizia
Erano privati di quello che un tempo erano.
Circondati dal verde dei prati che era la Vita.
E' un paesaggio bruciato dal sole
Dove il creatore
Ha dimenticato di metterci gli alberi.
Le ombre sono proiettate sulla dorsale
Dove il sole brucia la terra e frantuma le pietre.
Mentre il pullman s'addentra fra le dune del deserto
All'orizzonte si ammirano montagne brulle
Levigate e arrotondate dal vento.
Dove scorre il silenzioso e azzurro Nilo
Mentre i battelli e le barche con la vela bianca
Scivolano lentamente sullo specchio dell'acqua
Spinti da una leggera brezza della sera.
Ma subito dopo come per magia scompaiono
Fra terre bruciate e montagne arrotondate
Dove regna la pace assoluta nella valle dei morti.
E dell'anima dei faraoni erranti.
Veleggiare sul vecchio Nilo
Ti sembra di essere sospeso in quella striscia blu.
Tra il cielo azzurro e l'acqua cheta del grande fiume
Fiancheggiato da lunghi filari di papiro e palme verdi
In quel mare di sabbia infuocata
Si va avanti spensierati e ci s'immerge lentamente
Nella bellezza di una natura rigogliosa
E all'orizzonte piatta , aspra e selvaggia
E ci si avvicina in punta di piedi
Alla maestà dei millenari e sacri templi
Faraonici, greco, romanici e tolemaici
Con i loro eterni segreti.
Che ti avvolgono nel silenzio della sera
In un tramonto dove il cielo è macchiato di rosso
E lentamente ti avvolge nel suo manto colorato
Per coloro che voglio vivere e amare la natura.
E la vita dolcemente assaporare
In questi paesaggi fuori dal tempo
E ricchi di fascino e di bellezza naturali.
Il lungo e vecchio e placido Nilo deve andare.
E' una cosa indescrivibile
E' un paesaggio di una grande bellezza paesaggistica.
Con i riflessi fantastici d'oro sull'acqua
Placida e tranquilla che ti fa costantemente innamorare.
Era un'ideale scenografia per lungo tempo sognato.
Fu l'idillio di Giulio Cesare e Cleopatra
Che trovarono la loro ideale scenografia
Navigando su di una barca di papiro
Sul vecchio e romantico Nilo
Sempre ed eternamente innamorati.
Dopo la tempesta il sereno
Siamo tutti sotto il grembo
Minaccioso di questo cielo brumoso
Che dopo molti giorni di pioggia battente
Grandi nevicate e temporali
Che ha messo in ginocchio l'intero Belpaese.
Da nord al sud e isole comprese
Anche il romantico Tevere
Si è paurosamente ingrossato
Danneggiando i suoi storici ponti
Dando preoccupazioni alle popolazioni
Distruggendo i caratteristici barconi
E straripando lungo il suo corso
Verso la sua foce, verso il mare
Ma per fortuna ha causato
Soltanto tanta paura all'isola Tiburtina
Con il suo antico Ospedale
Anche il vecchio e meraviglioso Po
Si è comportato da grande signore
Contenendo i danni e non le preoccupazioni.
Ha resistito alla grande piena
Ma ha allagato la campagna e la golena
Risparmiando le città e paesi rivieraschi
Senza provocare inondazioni
Le alte onde hanno spazzato i litorali
Le spiagge e i porti in generale
Ma la città di Venezia era più bella
Con l'acqua alta in Piazza San Marco
E i turisti scalzi e in gonnella.
Sulle Alpi e le Dolomiti in generale
Si sono verificate 78 ore di nevicate
Con tre metri di neve sui tetti delle case
Con il rischio di frane e valanghe
Ma oggi vi è stata una tregua
E come per incanto
E' spuntato un raggio di sole
Ma oggi quanto per cambiare
Siamo stati a Santa Margherita
E Portofino sul lungo mare
Per trascorrere un attimo di pace
Fra quelle colline verdi e spioventi
Fra le ville principesche e cipressi
Svettanti
Mentre i gabbiani chiassosi fanno la spola
Fra i sassi e il mare
E sulla piccola banchina del porticciolo
Vengono a beccare sulle nostre mani
Le briciole di pane.
Dopo la grande mareggiata
Che ha spazzato la costa e la contrada
Di quell'angolo romantico
Con i sui caratteristici carruggi
E la stupenda passeggiata.
E di quella località ombreggiata
Di uliveti, palme e roseti
Che giunge fino alle case a schiera
Le case stinte e colorate
Dal vecchio borgo addormentato
Dal vecchio castello alberato
Si ammira un panorama meraviglioso
Di Portofino, antico borgo di pescatori,
Oggi elegante sito turistico.
Un piccolo villaggio che si allarga
Come un arco di luna
Attorno ad una larga insenatura naturale
Le case strette l'una all'altra,
Hanno ancora le forme e i colori di un tempo
Ed offrono uno spettacolo
Incantevole e pittoresco.
Ma oggi è un giorno speciale
C'è il sole e non soffia il vento
Siam seduto davanti al barretto
Senza il cappotto e neppure il berretto
Stiamo qui a sorseggiare
Una tazza di caffè speciale
E intanto ammiriamo il mare
E i gabbiani felici a svolazzare
Fra le rocce e il mare.
La Nebbia
Guardavo da dietro i vetri stamattina
Della mia camera asettica d'ospedale
E cosa vedevo?
Vedevo un paesaggio grigio e ovattato
Un paesaggio brullo
E un sole pallido, un sole malato.
La nebbia copriva inesorabilmente ogni cosa.
La valle della torbiera addormentata
Con i suoi lunghi fossati gelati
Le gazzoline nere che svolazzavano
Fra i campi, la strada
E gli alberi delle boschine contorti
Di tanto in tanto si posavano
Sulle alte cime dei chiassosi pioppi
Quasi a fare la sentinella
Alle autovetture parcheggiate
Si vedevano poche persone circolari
Nel grande spiazzale dell'Ospedale
Ma quei pochi s'incamminan soli e in fretta
Fino agli occhi intabarrati
Per il gelo di dicembre
Ed ancora di gennaio
La fitta nebbia biancastra
E'di una squallida tristezza che ti opprime.
Vesti i campi e le strade
Di Mantova la città
Fin che prima o poi scomparirà.
Quel paesaggio biancastro e silente.
Che causa disagi e gravi incidenti
Sì, oggi non è come ieri
Una campagna immersa nel silenzioso
Fervore delle opere contadine
Un riposante paesaggio d'argine di cui per gran distesa
Si possono scorgere lontani profili di monti.
Non si osserva più quel paesaggio di ieri soleggiato.
Quel paesaggio di sole splendente
Si vedevano persino le colline spioventi
Dell'Appennino Tosco-Emiliano
Imbiancato di candida neve
Il Monte Baldo e le cime delle Alpi
Discoste e nevose.
Con le sue cime splendidamente
Belle e deliziose
Si ammirava un paesaggio pittura,
Un paesaggio gioioso e solenne
Che sicuramente era la gioia della grande massa.
Dei vacanzieri spensierati
Sui pianori e sulle cime dei monti innevati
Che hanno sognato quel momento tutta un'estate.
Quel paesaggio alpestre coperto di candida neve
Ma oggi si percepisce un grande cambiamento.
Il sole è pallido e sembra legato ad un filo di lana.
Sembra che da un momento all'altro debba precipitare.
In quel mare di nebbia
E' un sole fermo, statico e immobile
Sembra appiccicato alla massa nuvolosa
Forse più tardi questa massa brumosa
Si dileguerà ed il sole ritornerà a brillare.
In quel paesaggio fragile e sommesso,
Di carta e di gesso
Uscita quasi per regalo da una scatola natalizia
Tutto brina di mica e bambagia
Forse anch'io come il sole
Domani farò ritorno a casa mia
Per accendere l'albero di Natale
E farò felici i miei cari.
A tutti Buon Natale!
Escursione notturna in battello
Le poche stelle sopra di noi,
Gettavano una luce fioca e lontana
Sulle leggere onde del mare d'oriente
Mentre il battello scivolava lentamente
Sulle piccole onde.
Del golfo di Hammamet a Nebeul
Lenta si spegneva la luce
Senza alcuni barbagli sull'acqua,
Con una striscia di luce solitaria
Che perforava un'atmosfera tornata in fuliggine.
Era qualcosa che non avevo mai osservato prima.
Non vi era segno alcuno della direzione del vento.
Un possibile mutamento del tempo?
Fra non molto sarebbe giunta
Una minaccia che ci stringeva
Sempre più in ogni lato nel golfo
Le onde si susseguivano in continuazione
Non c'era un attimo di sosta per il nostromo.
Il vento le spingeva verso la costa
La luce fioca delle stelle si rifletteva
Tra un'onda e l'altra
Creando un quadro irreale
La pallida luna lentamente spuntava
E seguiva la stella d'Orione.
Che illuminava l'intero firmamento
Mentre all'orizzonte spuntava progressivamente.
Un chiarore arancione
Era il nuovo giorno che stesse nascendo
Sotto l'infuriare del grecale il vento
Trasformato in leggera brezza
Che ci sfiorava il viso come una carezza
Ecco, la vita stava rinascendo
Mentre sparivano le poche stelle nel cielo.
E vigoroso stava risorgendo il sole
Quella notte silenziosa e pregna di rugiada
Sfavillante di stelle
Mi impegnava a un'interrotta veglia
Aveva un non so che di definitivo
Ma il sole nascente la tramutò
In un'alba radiosa e bella
In un semplice vapore acqueo rossastro
Un'ombra incerta
Tremolante sull'accesso riverbero di una luce nuova.
Era iniziato un nuovo e magnifico giorno.
Dove tutto ci sorrideva
Mentre dall'alto minareto ci giungeva
La voce del muezzin che chiamava i fedeli
Alla preghiera dell'aurora.
L'Inverno
L'inverno si avvicina a lenti passi
Arriva prima la nebbia e poi la brina
Che ristagna nella valle
Fra il fiume e la golena
Ma ieri mattina ci siamo svegliati
Con le strade ed i tetti imbiancati
Dalla prima neve
E bello vedere i bambini che si rincorrono.
Gioiosi e in allegria con le palle di neve
Sui prati del quartiere.
Ma l'inverno rende ancor
Più affascinante questo territorio padano
Con la prima nevicata che spesso vien di notte.
Come la vecchia e simpatica befana.
Ma la nebbia avvolge con strani giochi di penombra.
I poggi e i silenziosi boschi
Le ville e le baite fumanti
E quando si dilegua improvvisamente dietro la curva.
Appare un paesaggio primordiale
Bellissimo e inaspettato
I deboli raggi del sole mattutini che riescono.
A penetrare fra un albero e l'altro
Man mano che il sole si alza e fa capolino.
Dietro le poche nuvole solitarie del mattino
Illumina le valli e le praterie e i grandi alberi.
Del bosco e le sottostanti colline
Se l'escursionista fa attenzione si intravede chiara.
E netta sul fondo la corona dei monti
Spruzzati di neve
Sì, di neve!
La prima neve della stagione gelata che scricchiola.
Sotto i nostri lenti passi sul sentiero
Ma passo dopo passo,
Curva dopo curva
Eccoci giunti sull'altopiano delle Fuchiade
Da dove lo sguardo si perde all'orizzonte
Da dove si ammirano le sottostanti e splendide
E maestose Pale di S. Martino
Immersi in un colore speciale
Un sole rosso cardinale
I camini delle baite nell'alto piano innevato
Emettono un fumo denso e nero
Come le taccole che volano nel cielo
Quando arriviamo al " Rifugio delle Fuchiade".
Siamo tutti stanchi, affaticati e anche affamati.
Mentre il sole nella sua lenta discesa
E' quasi rimasto dalla grande montagna quasi oscurato.
Ci sediamo sulla veranda della baita solitaria.
Che sorge sotto le pendici della montagna incantata.
Ma dal vano dalla cucina sottostante
Con la gioia di tutti gli astanti
Si diffonde nell'aria circostante
Il profumo gradevole e invitante
Dello squisito capriolo con polenta.
Quando ci alziamo dalla tavola lenta
Discende la penombra della sera
In quel paesaggio fragile e sommesso
Rischiarato dalle splendide luci del tramonto.
I grandi boschi d'abeti tutti'intorno
Diventano subito neri
L'aria e il cielo cambiano anch'essi colore.
Quasi per preparare una stupenda
Cornice alle alte e stupende Pale
Di San Martino
Che stanno raccogliendo
L'ultimo bacio del sole
Sul cimitero dell'autunno e della sera
Noi mettemmo una macchia lieve
Scendiamo sul sentiero alberato
Sul sentiero ovattato dalle prime e soffici nevi della stagione.
Da una campana di un villaggio lontano
Ci giungono i rintocchi soavi dell'Ave Maria.
Mentre la valle affonda
Nella penombra della sera.
La Poesia
La poesia la troviamo anche nella "corsia".
Degli Ospedali dove l'animo umano è
Riflessione, che scaturisce da un'attenta analisi.
Dal mondo interiore
Ed Esteriore
Questi sentimenti
Hanno molto in comune con i degenti
Di questo Ospedale
Ma soprattutto con l'umanità
Degli "Angeli" con il camice bianco
Che sono i nostri angeli custodi che ci conducono.
Spesso alla completa guarigione
Che hanno grande professionalità e cuore
Ma i lavativi li troviamo dappertutto
Nelle caserme militari
E nelle corsie degli ospedali
Senza volerlo fanno i capricci
Come i bambini
Per ottenere le caramelle e i cioccolatini.
Le corsie sono affollate
Dagli " Over 65/85 che son seduti sul letto disperati.
Guardano il soffitto della corsia di notte.
Perché non possono dormire
Stringendo spesso i denti per il dolore
Ma tengono sempre viva la luce accesa
E la speranza nel cuore
Aspettando l'agognata guarigione
Molti ammalati sono da poco giorni operati.
Dalla valvola mitralica.
E dei vari "Bay passi" innestati nel cuore.
Sono qui giunti per la riabilitazione,
Spesso di notte li abbiamo incontrati
A camminare nei corridoi
Dove si fermano spesso a pregare
Davanti alla Madonna Immacolata
Depositando spesso un fiore
Perché desiderano presto ritornare a casa
Di ritornare fra la gente.
Per vivere il loro presente
Ed il loro prossimo futuro
Ma i pazienti devono stare al proprio posto.
E fare i pazienti
Ubbidire agli ordini superiori
Che fa rima con il "dolore"
E la "Poesia con la cortesia"
E persino con la "Corsia"
La poesia spesso si accosta
A questi valori dei sentimenti alla parola poetica
Ma non pochi sanno del resto,
Che le antologie che riportano cenni scritti.
Dai pazienti e dai dottori
Che esprimono la loro adesione
Ai più alti valori della vita.
Il Silenzio di Eluana
Con rispetto e in punta di piedi
Tento di avvicinarmi a questa tragedia della vita.
Oh,si, la vita!
La vita è fragile e leggera
Come la piuma di una capinera
Portata dal vento che tutto trascina
E come una nuvola rosa
Che si disperde nell'infinito orizzonte
Sorvolando mari e monti
Ma per rompere questa fragilità
Bastano poche ore alla Cassazione
Per sospendere l'alimentazione
Che da molti anni fornisce attraverso un sondino
La linfa vitale al giovane corpo.
Quella vita concepita non aveva mai sognato.
Tutto ad un tratto, giunge la condanna a morte.
Ma l'appello disperato
È stato lanciato
"Salvate la vita di Eluana!!"
Nel giorno del verdetto,
che consente al padre d'interrompere la vita vegetativa
E dare degna sepoltura
Alla sua amata bambina.
Nell'ora del tramonto dipinto di rosa.
Con grande rispetto, abbiamo ricordato
Una giovane vita che se ne va
Fragile e leggera
Come la piuma di una capinera
Di valle in valle portata
Dal vento che tutto trascina.
Autunno colorato
Cadono dagli alberi le foglie
E sciabolate di luce attraversano
La golena del nostro fiume
Una vecchia canzone d'amore,
Sempre viva, sentita
Su le cime degli alti pioppi
Faceva innamorare le coppiette solitarie
Lungo il sentiero dell'argine del fiume
A raccogliere le profumate violette
La strada sterrata che attraversa la valle.
E' tappezzata di foglie colorate
E' un vero tappeto di fine estate
Noi oggi camminiamo su questo tappeto
Di foglie morte, dove è sepolta
La storia grama contadina
Da lontano si sente arrivare
Un vecchio carro trainato da un baio cavallo.
Con il carrettiere fischiettare una vecchia
Canzone d'amore.
Lungo la strada bianca
Le case e le stalle di Sant Alberto
Rievocano tempi passati
Un pallido sole che s'alza a fatica
E sopra la brina che sfuma la bruma
Vocio di capanne tra voli di fagiani
Cacciatori in attesa e con i carnieri vuoti
Di tanto in tanto si sentono i tonfi delle fucilate.
Che arrivano lenti - smorzati dalla nebbia brumosa.
E i cani son pronti a saltare e
La selvaggina sull'acqua afferrare
Il vecchio fiume della vita
Corre veloce verso il mare.
Dove con l'acqua salmastra si va a sposare.
Mentre la valle affonda con il peso
Dei suoi pioppi contorti
La golena e gli alberi morti
Nell'ora del crepuscolo si percepisce
Un grande e assoluto silenzio
Il silenzio della sera
Che s'appresta ad arrivare
Vivere e amare la vita
Quello che conta!
Tutta la valle è morta.
E nella nebbia e la brina s'affonda.
Cartagine
Sopra la ripida scogliera
S'infrangono le onde dell'azzurro mare
Che sembrano che recitano una preghiera
Al calar del sole
Il sole illumina ancora la spiovente collina
Dove sorge il parco della memoria
In quel sito dell'antica storia
Tra lo sbatacchiare
Fra le rocce il mare
Emergono antiche mura, archi e capitelli
Di quella che fu l'immagine
Dell'antica Cartagine
La gloriosa e superba città del Mediterraneo
Non è rimasto quasi nulla.
I resti sono disseminati su di una vastissima.
Aria compresa tra Le Kram e Amilcar
Alla periferia di Sidi Bou Said
Il parco archeologico si sviluppa sia lungo.
La costa, sia nell'entroterra,
Dove sorgeva la città eterna
Per una visita completa
Bisogna seguire due tracciati:
Il primo è compreso tra il mare e la strada
L'altro lungo una fascia profonda
Tra la strada e l'entroterra
In quel parco rinomato e bello
Seguendo il tracciato
Si arriva alle terme di Antonio
Dove sorge la fiabesca presidenziale villa di Bourguiba
Dove si trovano i reperti più significativi.
Dove tutto parla dell'immagine
dell'antica e meravigliosa Cartagine
La Città stato potente
Fondata dai Fenici d'oriente.
Attorniata dai porti fortificati
Che non furono mai espugnati
Fu grande potenza marinaresca invidiata
Dai Greci più volte assediata
Per la sua ricchezza e potenza marinara
Dominatrice del bacino del Mediterraneo
Fu più volte distrutta e saccheggiata
Dal potente Annibale con i suoi elefanti
Dalle Legioni romane assediata
Distrutta e umiliata
Che la riportarono agli antichi splendori
Dai grandi e potenti colonizzatori
La storia ci racconta che da queste continue invasioni.
Nacquero le famose guerre puniche
Che sconvolsero l'intero Mediterraneo
Ed in seguito a queste lotte atroci
La potente Cartagine venne completamente distrutta.
Quello che abbiamo ammirato oggi,
Sono le rovine del suo nobile passato
Che ci stanno ad indicare la sua storia
La storia di una ricca e grande potenza marinara
Che ha dominato per secoli i mari orientali.
Le colonne alte e perfette, che bucano il cielo.
Indicano ai naviganti e ai turisti stranieri.
Il suo oggi e il suo ieri
In passato con le sue potenti navi
Avevano superato di Gibilterra lo stretto
Ed erano guerrieri e navigatori senza paura.
Che persino avevano scoperto la scrittura
Navigando nel Mediterraneo avevano scoperto.
La stella polare che li guidava
Nel loro continuo navigare
Con le loro potenti e indistruttibili navi
Anticipando la scoperta della bussola.
Che è attribuito all'italiano Flavio Gioia.
Nel 1300 di Positano
Ma il Console Scipione Emiliano
Dopo un assedio durato tre anni,
Rase al suolo completamente
La città stato di Cartagine
Dopo la vittoria
Con un gesto simbolico
Sparse sale sulle sue rovine
Per indicare ai posteri
Che mai alcuna città
Dovesse sorgere in quel luogo.
Fra il rudere e le colonne spezzate
Si vedono oggi soltanto
Turisti alla ricerca
Della storia
Alla ricerca della memoria
Di un popolo e di una città
Che non esistono altro che pochi
Resti di quella che fu
La capitale del Mediterraneo.
La fortificata ed inespugnabile
Città stato di Cartagine
"Catone concludeva ogni sua arringa
In senato con la famosa frase:
Cartago, delenda est!"
La traversata dell'Oasi
Dopo il primo giorno di euforia
Alla scoperta di un modo sperduto in un mare di sabbia
Un mondo nuovo colorato di rosso
Un mondo fatto di cielo e di sabbia infuocata
Senza alberi, né ceruli ruscelli e prati verdi
Ma incontri una desolazione infinita
Un mondo senza il sapore della vita
Ma anche in quell'infinito deserto
Abbiamo scoperto
Che vivono piccole creature
Come il piccolo passerotto delle dune
E il serpente che striscia e lascia sulla sabbia.
I segni del suo passaggio, come le volute di un fiume
Della vita
Ma all'improvviso si alza il vento della sera.
Che presto si trasforma in una violenta bufera.
Vedi in lontananza il vento che alza la sabbia.
Che con i suoi mulinelli si confonde all'orizzonte.
Tra il cielo violaceo le gole scolpite e rose dal tempo
Non puoi fermarti con il fuoristrada.
Deve proseguire altrimenti dal vento viene spostata.
Il vento arriva danzando vertiginosamente
Distruggendo quelle effimere opere naturali.
Costruiti dal vento
Che hanno la durata di un solo momento
Come i castelli costruiti sulla spiaggia
Fatti dai bambini del mare la sabbia
Mentre nell'aria si sente una musica lontana.
Ma quello è soltanto il "Silenzio" del deserto.
Che si proietta all'infinito. In quel lembo di cielo
Che scende verso l'uomo.
Viene dai grandi spazi interstellari
Dalle marine senza risucchi
Della luna fredda.
All'improvviso vedi il massiccio monte
Arrotondato dal vento.
L'isolamento dell'altopiano infuocato
Consente la sopravvivenza di tutte le creature.
E dai nomadi erranti
In quel paesaggio metafisico e lunare
Tanto che ti sembra di sognare
E di essere in un nuovo mondo da scoprire e da amare.
Di cui ti rendi subito conto che ormai fai parte integrante.
Come il respiro di due amanti
In quella natura selvaggia e meravigliosa
Ma quello non è soltanto un sogno!
E' la realtà indiscussa che ti offre la selvaggia natura.
Che ti fa vivere l'incanto di un momento
In quel paradiso terrestre senza confine
Che subito dopo sparisce e vola via
Come il passerotto solitario della duna.
Che il vento del deserto porta via
Disperdendosi oltre l'infinito orizzonte
Fra l'incantevole deserto, il cielo e i rossi tramonti
Seguendo sulla pista infuocata
A bordo del nostro fuoristrada
Incontri un territorio segnato da profonde.
Gole, grandi cascate d'acqua e da un canyon
Che ci ricorda in miniatura quello del Colorado.
La posizione elevata ci consente di ammirare scorci.
Panoramici ad effetto sui Chott e
E sull'intero immacolato deserto.
Queste oasi della montagna incantata
Dove sorgono a non molta distanza l'una dell'altra.
Al confine con l'Algeria in un territorio astratto
Aspro e selvaggio, ma d'incomparabile bellezza
Paesaggistica.
Raggiungiamo in mezzo al deserto
Una piccola valle verde incantata
Dove pascolano indisturbate
Una dozzina di gazzelle che brucano
Le erbe indisturbate.
Il nostro viaggio della durata
Di una sola giornata
E'terminato nel villaggio troglodita
Dove trovano sollievo dal caldo cocente
Le popolazioni berberofana
Ci sembrava di essere ritornati
Nei villaggi ripresti della Cappadocia
Con le bellissime chiese del IX sec.dai Bizantini affrescate
Ma eravamo giunti alle porte del paradiso
Dove la vita ha un altro significato
Per essere vissuta.
Gli Over 75/85
Passeggiano a passo lento nel corridoio
Della corsia dell'ospedale
E fanno fatica persino a espirare
E hanno di notte persino la tosse
E fanno fatica a dormire di notte
Stanno tutto il giorno seduti sulla sponda del letto.
A pensare e rievocare
A riposare la stanchezza della loro anzianità.
Si mangiano i sospiri e un po' di mele cotte.
Sono gli over senza neppure un corpo
Sono gli over senza una carezza
Sono gli over che non li vuole più nessuno.
Sono gli over dimenticati in corsia
Sono gli over da buttar via
Che grande tristezza e malinconia
Questa mattina passava nel corridoio
Un over claudicante senza meta
Si affacciava nella stanza nr.22
Dicendomi: "Perché hai occupato il mio letto?"
No signore, lei si è sbagliato
Questo è il posto letto a me assegnato
Cercava la stanza nr.25, aveva detto
Paola, l'infermiera di servizio
Lo prendeva sottobraccio e amorevolmente
Lo riaccompagnava nella sua stanza
E lo metteva a letto come un bambino
Che fa i capricci fin dal mattino
Questi sono gli over 75/85
Senza più la memoria
Questa è la loro storia
La storia di una vita che se ne và
Che il vento di tramontana porta via
Facendo dimenticare persino dell'ospedale la corsia.
Ma ci rimane la malinconia nel cuore
Che forse han dimenticato tutto
Persino il loro primo amore.
La tempesta nel Sahara
Le prime cose che saltano agli occhi
Appena si raggiunge l'altopiano del Sahara.
Non è la tempesta di vento
Che incomincia ad avanzare e spazza via le nuvole e le dune.
Ma sono le sterminate immensità di sabbia rossa.
Del Deserto Tunisino infuocata dal sole
E le lunghe carovane dei cammelli in marcia indiana
Seguiti dai baldi beduini sulla pista del deserto
Che trasportano il sale della vita
Queste montagne presentano
Un marcato carattere subdesertico
Con paesaggi dominanti da guglie scoscese e spoglie,
Separate tra loro da profonde valli
Sono aspre gole, un tempo percorse da fiumi e queruli ruscelli.
E valli verdi
Verso est le montagne cedono il posto
Alle pianure rocciose,
Sostituite poco a poco da terreni sabbiosi.
Anfratti, dune e vallette
All'improvviso senza che ti accorgi
Molto veloce arrivano le tempeste di sabbia rovente.
Quando arrivano improvvisamente
Che spaventano le capre, i turisti gli indigeni e la gente.
C'è poco tempo per pensare
Sotto un cielo scuro e violaceo
Che si confonde all'orizzonte
Vedi i mulinelli di sabbia velocemente avanzare.
E il vento che spazza via le piste,
Le dune e le nuvole rosate
E le raffiche diventano violente
Che sferzano il volto e le mani della gente.
La vigoria del vento è smisurata,
Che può durare un'intera giornata
Ma poi arrivano le prime gocce di pioggia
Dapprima rade e poi copiose
Ti rimangono pochi secondi per pensare
E vai subito alla ricerca di ripari
Quando il vento aumenta il paesaggio
E' avvolto da una polvere fine
Che danza vertiginosamente
Fra le dune.
E ti sembra una bellissima ballerina bruna.
Dai lunghi e sciolti capelli
Avvolta negli spumeggianti veli
Nelle evoluzioni sinuose del ballo erotico
Della danza dei setti veli
Nelle lunghe notti fredde sotto le tende
Ci hanno rallegrare assieme
Ai Cavalieri del deserto.
Oltre alle eccitanti danze, ci sono rimaste.
Impresse le note di quella musica soave
Che i Beduini del deserto sanno suonare
Ma appena esci fuori della tenda
Il vento penetra dappertutto: occhi, capelli.
E persino penetra sotto la pelle
E la senti anche scricchiolare
Persino sotto i denti a masticare
Ma dopo pochi minuti di paura
In quel disagio generale
Diventa una cosa semplice e normale
Che la puoi facilmente domare
E soprattutto dimenticare.
Questa tempesta violenta di sabbia,
In un certo senso, la puoi paragonare
Alla bufera di neve
Sì, la tempesta di sabbia è proprio
Come la tempesta di neve.
Che ti avvolge sul sentiero.
Ma sulle montagne innevate ti orienti
Con il rintocco delle campane del villaggio.
Ma sull'altopiano del Sahara si sente solo il sibilo del vento.
Che spazza la sabbia infuocata del deserto.
I cavalieri Berberi che troviamo sull'aspro sentiero.
Che attraversano il deserto del mistero
Sono due baldi cavalieri
Che cavalcano i loro cavalli bai con la criniera nera
Avvolti nei loro bianchi mantelli
Si fermano e cercano di darci dei suggerimenti.
Ci mostrano il sentiero che porta
Al vicino accampamento
Dei pastori nomadi dell'altopiano del Sahara
Che ci accolgono in amicizia ed allegria.
Ma dopo la tempesta scende il silenzio assoluto.
E ritorna la pace e il sereno
E ti regala un tramonto bellissimo e colorato di rosa.
Di quel mondo astratto che avevi sempre sognato.
Uno di quei tramonti che solo il Sahara sa regalarti.
Ti fermi un attimo per osservare e sulla pellicola immortalare.
Quello spettacolo naturale
L'immenso e profondo paesaggio metafisico e lunare
Con il vento che spazza via le nuvole e dune.
E più avanti li modella.
Vorreste essere uno scultore come il vento.
Che non si ferma neppure un solo momento
Per scolpire o modellare
Quelle stupende opere naturali
Ma improvvisamente nell'aria si sente
Una musica celestiale che ti avvolge
Fin nel profondo dell'anima
E'una musica divina
Ma quello è soltanto il "Silenzio" del deserto che ti coinvolge.
E che si proietta all'infinito orizzonte
In quel paesaggio astratto e lunare
Di cui ormai fai parte integrale
Con quella natura selvaggia e naturale
Che altro non è che un sogno
Che ti fa vivere l'incanto di un momento
E poi scappa via come una farfalla colorata
Disperdendosi oltre l'infinito orizzonte
Tra cielo, sabbia e monti
Tra il deserto, vulcani spetti e montagne arrotondate.
Cieli limpidi
E pianure roventi.
Al risveglio di questo sogno onirico
Ti ritrovi in un giardino incantato
Che il deserto ti ha regalato
Le rose del deserto
Dopo un lungo viaggio
Faticoso e lontano
Il bianco Gabbiano
Si è posato su di una duna infuocata
Su di una duna dalla sabbia rossa e colorata
Al termine di una bellissima giornata.
Abbiamo assistito al tramonto del sole
Questo è il racconto di un viaggio nel deserto
Del Sahara in trasformazione.
Di là della "facciata" moderna
Trapelano ancora e
Scendendo lungo i sentieri,
Le strade e le piste del deserto.
Con le lunghe file di cammelli uno dietro l'altro
Ruminando a passo cadenzato
Da lontano ci appaiono
Le strutture antiche dei Romani
Le tende dei beduini nel deserto.
Nei villaggi e nelle città imperiali
C'é ancora un mondo fertile
Di nuove sensazioni da scoprire
Non basta la prosa semplice
E chiara di un modesto narratore
E osservatore come noi, per descriverle
Per far riflette un'osservazione diretta
Della realtà di ogni giorno.
E di quella meravigliosa
E selvaggia natura Sahariana
Che si compone
In un quadro efficace,
Dipinto dalla mano esperta
Di un bravo pittore impressionista del nostro tempo.
Con i colori delicati di pastello
Sulla tavolozza
Oppure di un bravo acquarellista
Con i colori tenui e sfumati
Come i pensieri di un semplice turista
Per immortalare con le sue sfumature
Le luminose albe e gli spettacolari tramonti colorati
Del grande deserto del Sahara che ci offre ogni giorno.
Dove si possono ammirare
Appena coperte dalla sabbia finissima
E dal vento gelido della notte le rose del deserto
Che altro non sono che silicio e cloruro
Normalmente sono color di sabbia.
Queste sono terre lontane, ricche di fascino
Dove il sole infiamma le dune,
E colorando la selvaggia natura,
Mentre la notte cala fredda e silenziosa
Con il cielo a cupola traboccante di stelle
Invita la fredda luna a contemplarsi;
Dove il silenzio non è silenzio,
E dove ti perdi e poi ti ritrovi,
Dove ogni uomo
Ogni essere umano trova
Il proprio spazio per meditare
O magari anche per sognare
Ma soprattutto per pregare
E riflettere sui valori della vita.
Il fuoristrada traballante ci porta lontano.
Dal nostro mondo così preciso e pur caotico,
Con le sue strade affollate
Con i cadaveri ai margini delle strade
Le file interminabili agli sportelli
Le notizie di cronaca allucinati che ci propina la tv.
E dai quotidiani specializzati
Mentre qui fra le dune infuocate
Che al mattino sono dal vento spostato via.
Cullano i nostri sogni onirici
Sotto la piccola tenda canadese
Qui in questa grande radura desertificata
Ci allontaniamo dalla nostra vita quotidiana e caotica.
Per dare inizio a qualcosa di diverso,
Che ci farà riflettere sulla vita di ogni giorno.
E resterà per sempre dentro di noi un ricordo.
Incancellabile come una lezione di vita
Ammirando sulla scrivania
La meravigliosa rosa del deserto che abbiamo raccolto
Sulla duna di sabbia rossa e infuocata
Al termine di una bella giornata
Il ricordo di questo mistero
Ci riporta indietro col pensiero
In quella terra selvaggia e benedetta
Dove la vita ha un altro significato
Perché incontri sempre la pace dell'anima
Nel grande deserto dagli infiniti orizzonti
Dalle montagne levigate dal vento
E dagli agenti atmosferici
Creando uno spettacolare monumento
Dove regna la legge del grande mistero
Del deserto del Sahara.
Di questa terra antica e misteriosa
Dove germoglia nel deserto la rosa.
Hammamet
Al caffè dell'angolo di Rue- Bettino Craxi
Era solito passeggiare nella Medina
Dalla sera alla mattina
Si fermava spesso a colloquiare con la gente locale.
Nei Bar lussuosi della Nuova Medina si fermava a leggere.
I giornali nazionali
Lungo il porto e la banchina del golfo
Dove era solito ammirare il mare
Ma il presidente Bettino non era un turista normale.
Era un politico, un fuoruscito socialista
Perseguitato dalla giustizia
Già chiacchierato in Italia
Negli anni 80
Per via di una residenza estiva
Di Bettino Craxi,
Sulla quale favoleggiavano
Le maggiori riviste di gossip politico
Nostrano,
Hammamet deve la sua maggiore fama
Al fatto che all'inizio degli anni 90
Quest'uomo, già potentissimo
Segretario del suo partito
E presidente del consiglio dei ministri,
Braccato da polizia, carabinieri e guardia di finanza.
Come un pericoloso criminale,
Esponente di punta della cosiddetta tangentopoli,
Da assicurare alla giustizia
A seguito dell'operazione mani pulite,
Vi si rifugiò
Potendo godere di una sorta di asilo politico.
Assicuratogli dalla sua personale amicizia.
Con il presidente tunisino.
Spesso guardava verso l'orizzonte
Per individuare la sua Sicilia bella
Che appariva nella sua mente come una stella.
Passeggiando nel suo giardino e l'orto
Non aveva mai pensato che non sarebbe ritornato.
Nella Patria bella neppure da morto.
Sulla sua tomba di fronte al mare
C'era un fiore rosso
Era un segno d'amore e un pettirosso
Svolazzava sulla tomba e beccava quel fiore.
Depositato da una mano pietosa con amore
Anche noi quella notte settembrina
Siamo qui ad ammirare le poche stelle sopra di noi.
Che gettavano una fioca luce
Sulle onde di quel placido mare
Non c'era un attimo di sosta
Il vento li spingeva verso la costa
I raggi del sole nascente
Illuminavano il meraviglioso cielo turchese.
Di quel Paese del Nord'Africa.
Piccoli versi
Affidiamo alle possenti ali
Del bianco Gabbiano
Jonathan
Che è un gabbiano diverso dagli altri
Il suo desiderio più grande
Non è mangiare
Ma imparare a volare
Sulle onde del suo meraviglioso mare
A questo simpatico gabbiano dalle zampe
Rosse che nidifica sulle rupi di Portofino.
Affidiamo
I nostri poetici pensieri
Quelli di oggi e quelli di ieri
Per portarli in giro per il mondo
Per diffonderli fra la gente
Disseminati nei vari continenti
….Oh miei piccoli versi ed io
Con fronte vergognosa
Oggi mi affretto a dirvi addio!
Ma l'amicizia antica
Che vi lega alla nostalgia della vita
E che mi permetta e dica
Che siete accettati.
Oh! Gabbiano solitario
I tuoi occhi sereni vagheranno
Nell'infinito e azzurro mare
Che navighi in libertà
Tra nuvole basse e colorate
Alle ricerche della bellezza
Nell'infinito orizzonte
Nell'orizzonte della vita.
Con questi piccoli versi si conclude il nostro primo libro di poesie,
pubblicate sul sito "Poetare".
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Sospiri da terre lontane
quando gli Albanesi eravamo noi
Suscpiri da terre luntane
Cchi granne chiantu tiegnu 'ntra stu core
Guardannu 'e sa finestra tantu mare!
Tu schatti eternu e ra mia vita more.
E nnu' mmi stancu mai de ti guardare,
Tu mi scprajàsti a sse luntane terre
ddruve la lingua mia nissuna parre;
o Ddiju, s'avesse il'ale cchi facerre!
fujérre de si lùeghi e dde se scharre,
Fammi turnare ddrà,ddre sugnu natu,
mmienz'ora gente mia chi m'ha ccrisciutu,
riportemi dre misi u primi jàtu,
mmienz'ara gente mia chi m'ha ccrisciutu,
riportemi dre misi u ormi jàtu
e ddrue lu primu chiantu hanu sentuto,
De mille strade 'mppare e ttantu care
cci m'è ssul'una chi conosci iju.
e secpieru 'anccuno juerno da trovare
ppe rriturnare aru paise miju.
E quantu notte passu cumu u jùernu
puggiatu ara finestra e guardu u mare,
e ssempre pienzu, chin'u sa si tiernu
a rrivedere mamma e ra vasare!
Chi sa s'a trùevu vecchia e cchijù rrugata
E da le tante pene ammozzupita!
Intantu, a cchiuru strusciu de l'unnata
'a vita mi s'accasse stramurttita.
E ddintr'u sùennu pare de sentire
Da gghiesa patrunale le campane
All'ura de la missa, e dde vidire scpuntare
De vinéddre le pacchiane.
Ppe ra stancchizza e poe mmia bona sorte,
u sùennu mi s'allonghe, e da la vita
mi pare de vidire avanti 'a porta
na vecchia chi m'ascpette, è mamma mia..
Scritta In vernacolo calabrese
Traduzione
Sospiri da terre lontane
Paese mio che svetti come un pino
Sulle splendide colline
Di quel paesaggio lussureggiante
Sei il paese degli emigranti
Ricordo quando correvo scalzo nei prati
A primavera.
Ricordo ancora la piccola strada sterrata
Che a Dante Alighieri era stata intitolata.
Era tutto un buco quella contrada
Lì sorge una piccola e rustica casa
Con un grande focolare sempre acceso
Il vento che soffiava sulla strada
Di fronte alla casa un piccolo giardino
Una pianta di limoni e quattro rose
Era magnifico il paesaggio collinare
Da dove si ammirava quello spicchio di mare.
Che ci faceva sempre sognare
Terre lontane
E si vedono persino i bastimenti navigare
Son partito con un piroscafo da Napoli
Sbarcando in queste terre aride australi
Mi sento un rimpianto nel cuore
Mi sento un gran dolore
E più cerco di cacciarlo via,
E più mi gonfia il cuore e mi ritorna la malinconia.
Gli occhi sono gonfi di lacrime
E mi solcano il viso
E dico fra me: che non esiste un altro paradiso.
Più splendido di te
Ogni giorno guardo da questa finestra il grande mare.
E mi dico. Tu stai qui da un'eternità e la mia vita muore.
E non mi stanco mai di guardarti
Tu mi separasti in queste terre lontane
Dove nessuno sa parlare la mia lingua
O Dio, se avessi le ali che farei?
Fuggirei di questi luoghi nemiche
Fammi ritornare là dove sono nato
In mezzo alla mia gente che mi ha cresciuto.
Riportami dove ho respirato la prima volta.
Riportami dove misi il primo vagito
E dove il primo pianto hanno sentito
Le mille strade mi appaiono tanto care
Me c'è né una che conosco
Seppure qualche giorno la ritrovi
Per ritornare al mio paese
E' quante notti ho trascorso come il giorno.
Appoggiato alla finestra a guardare il mare.
Ma sempre pensando al mio ritorno
A rivedere la mamma mia e baciarla!
Chi sa se la troverò più vecchia e rugosa
Dalle tante pene che ha subito
Intanto con gli anni
La vita si accorcia tramortita
E dentro mi sembra di sentire dalla chiesa.
Padronale suonare le campane
Nell'ora della messa e la vedo spuntare
Mi pare di vedere davanti alla porta di casa
Della rustica Casetta abbandonata
Nel piccolo giardino dei limoni
Una vecchia che mi aspetta, è mia madre.
Kalimera
Borgo Antico di Nocera Terinese
Il sole è da poco spuntato
Sulle colline incolte e le brughiere deserte
Dove sorge il nuovo cantiere autostradale
Avanza la nuova autostrada fra la montagna e il bosco.
In quella montagna che sta per essere violata.
Fra gli antichi ulivi, piccole vigne e fragili pini
In fondo alla valle vi è il segreto:
La lunga spiaggia arida in parte addormentata
Con la sua meravigliosa marina quasi deserta
In passato, ahimè molto lontano,
Dal finestrino del treno l'ho a lungo ammirata.
Che precedeva a passo di lumaca
Un mondo di fantasmi che ignorava la vita
Guardando la vita che stava là
I profughi nell'irta città di Nocera
Che camminavano con aria smarrita
Invano l'empio futuro addita
O l'eguaglianza o la libertà
I profughi nel mondo che va
Guardavano indietro la loro vita.
Dopo tanti anni siamo ritornati
Per vivere questo mare in libertà
Da Dio e dagli uomini, per molto tempo dimenticato
E' un posto meraviglioso
Una località incontaminata dove la vita merita di essere vissuta.
Da dove nei giorni sereni si possono ammirare.
Le Isole Eolie e lo Stromboli fumante.
Oh Nocera bella terra di immigrati
E di disperati uomini dispersi per il mondo.
Alla ricerca del pane della vita
Terra di navigatori e di briganti
Oggi vivi il tuo momento di rinascita
Ma molto c'è ancora da fare
Un lungo passato da dimenticare
Terra scoperta dagli antichi guerrieri Greci.
Dopo di aver distrutto la città di Troia
Ed invasa dai Romani, saccheggiata da Attila.
Dai briganti e dai Saraceni.
La grande spiaggia del golfo è stata invasa dai Greci dai Tedeschi.
E dagli angloamericani.
Ma oggi sono sbarcati pacificamente i vacanzieri Mantovani.
Che sono felici di ritornare ancora
Per vivere in pace i tuoi meravigliosi tramonti.
Il tuo cielo, il tuo mare coni i meravigliosi.
Colori del tramonto e dell'aurora.
A Teresa mia madre
Silenziosa,
Dolcissima femminilità
Dolce e indifesa
Umile e attenta.
Madre. Un nome.
La dove il mistero si fa creazione
Nella semplicità di una madre
Che ha lavorato tutta una vita
Iniziando dalle ore antilucane
Per portare a casa un pezzo di pane
Il pane della vita
Teresa mia madre faceva la fornaia
Non c'era un giorno di sosta
Né d'estate e neppure d'inverno
Non c'era stagione che potesse riposare
La notte nella madia ad impastare
E poi mettere la pasta nelle tavole a lievitare
Ma c'era anche il forno da preparare e da scaldare
Con le fascine secche del bosco
Era sempre davanti al forno per assicurare.
Il pane alla popolazione che dove andare a lavorare.
Donne e bambini
Eravamo tutti lì ad aspettare
Davanti alla bottega che arrivasse la zia Teresa
Con la cesta colma di pane.
Erano tempi tristi che non c'era altro da mangiare.
Al di fuori di quel pezzo di pane della vita
Era il tempo della disastrosa seconda guerra mondiale.
Quasi tutti i ragazzi della scolaresca del paese
Eravamo lì ad aspettare
La solita pagnottella da mangiare
Teresa, quasi sempre riusciva a recuperare.
Dai ritagli delle pagnotte
Un pezzetto di pasta per infornare
Per dare il panino caldo da mangiare
Eravamo ancora innocenti
E del conflitto non capivamo niente
Ma andavamo alla scuola felici
Con il panino caldo nella cartella
Che con le castagne secche era la merenda
Teresa, a te dedico questa
Piccola poesia per la tua forza di vita
Mentre vorrei la tua culla e
Il tuo seno all'infinito.
L'Aurora
Prima del sorgere del sole
La stella d'Orione era splendete nel cielo.
Che illuminava il cammino della vita
Il cielo sopra il mare era puro e stellato!
Profondo attimo di pura luce!
Ho osservato tutto questo spettacolo con l'occhio dell'artista.
Con l'occhio del pittore innamorato della vita
Quando ho dipinto l'alba ed il tramonto
Quando lo guardo rabbrividisci di desideri divini.
La sua bellezza vela il cielo e il mare:
Così tu nascondi le meravigliose stelle come Orione.
Tu non parli: così annunci la tua saggezza.
Questa mattina dai bordi della piscina
Del Village Temesa
Guardavo il cielo stellato
Ho visto che ti stavi gradualmente alzato
Silenzioso sul mare spumeggiante
Il tuo amore parlano al tuo pudore
E alla tua rivelazione
Alla mia anima ansiosa della luce
Sono venuto sulla riva del mare a contemplarti.
E con te colloquiare:
Sei bello e avvolto nella tua bellezza di colori.
I colori dell'aurora e dell'arco baleno
Ma tu sei venuto a me il più solitario degli uomini.
Prima che sorgesse il Dio Sole
E si specchiasse sull'immensità del mare
Non sei tu forse la luce per il mio fuoco e per il mio domani?
Non sei tu l'anima gemella della mia stella preferita?
Il cielo sopra di me è silenzioso e puro!
Tu sei la luce della vita!
Tu sei l'abisso di luce che illumina il mio cammino.
Il mare e la natura che progressivamente si stanno svegliando.
Tutto vibra intorno a me come la meravigliosa natura.
Con la loro meravigliosa stella mattutina
Anche la mia anima vibra di gioia ad ogni soffio di vento.
E' come un semplice filo d'erba nella fragilità di un momento.
E' come la vita.
La luna sul mare
Quando ieri sera spuntò la luna
Da dietro il monte degli ulivi: argentati
Nel cielo azzurro come il mare
Per un momento m'illusi che stessi
Per partorire un sole:
Tanto grande era che mi sembrava
Gravida e all'orizzonte.
Proprio sopra le colline e i monti
Dei secolari ulivi e de pini di Nocera Terinese
Il sole era da poco tramontato
E il mare azzurro era completamente macchiato.
Da una pennellata di rosso colore,
Tanto che sembrava lo sfondo del quadro del mio amico pittore.
Poi silenziosa vagava sui tappeti di stelle.
Mi dicevo tra di me, guarda, la luna avanza.
Come un innamorato e smarrito gattino,
Fino alle prime luci del mattino.
Essere felice nel contemplare
Il cielo, le stelle e il mare.
Guardate gente!
Colta di sorpresa e pallida sta qui
Dinnanzi all'aurora!
Poiché arriva, l'incandescente;
Arriva il suo amore per la Terra e per la vita!
Tutto l'amore del sole è l'innocenza
E la luna creatrice!
Guarda un po' come sorge impaziente sul mare!
Non sentite la sete dell'alito scottante
Del suo amore?
Intanto la grande stella luminosa di Orione
La prima stella luminosa del mattino
Stava per tramontare all'orizzonte
Mentre le onde una dopo l'altra
S'infrangevano contro la piccola scogliera.
E uno stormo di gabbiano si alzava in volo.
Per seguire il veliero con le vele colorate.
Che scivolava dolcemente sulle onde placide del mare.
Lasciando dietro di se una lunga scia bianca.
La nostra è stata una lunga passeggiata serale.
Sul bagnasciuga e l'arida spiaggia,
Dove i miei piedi affondavano nell'umida sabbia.
Quando i raggi della luna vengono ad inargentare.
Le piccole onde spumeggianti di quell'antico
Omerico Mare.
La cima degli alberi e gli elfi cominciano a danzare.
Come le vergini velate sulle onde di quel meraviglioso mare
I riflessi dorati della luna fredda
Che sta per tramontare.
Ci rammentano che la notte e finita
Come un giorno finirà anche la vita.
E con il mare anch'essi vanno a riposare.
Il silenzio himalayano.
Salivano baldanzosi, passo dopo passo,
I tre scalatori alti atesini
Erano in cordata e stavano vicini,
Uno dietro l'altro
In fila indiana sul grande costone
Himalayano
Sul grande costone del Narega Parbet del Tibet
Alla conquista del grande gigante bianco
Con la gioia nel cuore
Ma il campione italiano Karl Unterkircher
Improvvisamente è precipitato nel profondo burrone.
Lassù è sceso definitivamente il grande silenzio tombale.
Sulla montagna più alta del mondo
Dove soffia la gelida tormenta ed il vento micidiale della sera.
Dopo la tragedia i compagni di cordata
Hanno proseguito a malincuore la scalata
Adesso è proprio sceso definitivamente il silenzio assoluto.
Nel crepaccio ghiacciato a forma d'imbuto.
Nella montagna crudele più alta del mondo.
La grande montagna immacolata.
Ora egli è là, è rimasto solo con la sua montagna incantata.
Sì, spesso è crudele quella montagna inviolata.
Dove regna il sibilo del vento della solitudine
Che non si ferma neppure un solo momento.
Amico scalatore, sì, perché tutti gli scalatori
Sono amici nella gioia e nel dolore.
Rimarrai brinato e forse anche col tempo dimenticato.
Forse un giorno non molto lontano.
Raccoglierà i tuoi resti una pietosa mano.
Recupererà sicuramente le tue spoglie.
E le porterà nella tua meravigliosa terra del Trentino.
Dove tua moglie e i tuoi figli ti stanno vicini.
In quella terra dove germogliano le stelle alpine.
Le primole, le violette e le rose canine.
La principale dote di un grande alpino,
Soprattutto delle grandi quote himalayane.
Avevano spesso parlato fra loro dei rischi della montagna.
E delle responsabilità verso chi resta a casa.
Sapevano che la posta in gioco era alta,
Soprattutto nella sua ultima sfida.
Il 28 giugno egli scriveva dal campo base:
" Siamo nati e un giorno moriremo
In mezzo c'è la vita.
Io la chiamo il mistero, dal quale nessuno di noi ha la chiave.
Siamo nelle mani di Dio… e se ci chiama ….
Dobbiamo andare. Sono cosciente che l'opinione pubblica
Non è del mio parere, poiché se veramente non dovessimo più ritornare.
Sarebbero in tanti a dire:
" Cosa sono andati a cercare là?
Ma chi glielo ha fatto fare?
Una sola cosa è certa,
Chi non vive la montagna, non lo saprà mai.
Hai ragione nel dire, caro amico scalatore solitario.
Che chi non vive la montagna, non lo saprà mai.
Noi non siamo scalatori della tua portata
Ma amiamo la montagna incantata
Ora sei la nella bara di ghiaccio.
Eroe della montagna maledetta dove soffia il vento della sera.
Dove vive la grande aquila bianca.
Che porta sulle sue potenti ali per te una prece.
E noi rivolgiamo una preghiera alla Vergine Maria:
Accogli, o Vergine Santa, affetti, trepidazioni.
E suppliche che da sempre a Te rivolgiamo noi peccatori.
Affinché l'amico Karl possa contemplare un giorno.
Il volto glorioso di Cristo nostro Signore
Il Figlio Tuo crocifisso risorto e asceso al cielo.
Per noi fatto via, verità e vita.
Il vento della sera
a Venezia
Il tempo non scorre sempre
Allo stesso ritmo.
Ci sono delle lunghe sere d'estate
O d'autunno in cui sembra quasi immobile.
Ci sono degli istanti di felicità
Che svaniscono così in fretta
Che sembrano appena sfiorati dalla
Sua corsa ansimante.
Come i sospiri degli innamorati
E gli eterni amanti.
Che giungono ogni giorno
Dal resto del mondo
Per vivere il giorno più bello
Navigando lungo ultimi canali del Torcello.
Ma Venezia è Venezia!
Dove il tempo non passa mai.
Con le sue bellezze e le sue luci folgoranti
E' il paradiso degli eterni amanti.
I suoi colori. Sono un incanto.
Da Piazza San Marco
Al Canal Grande e il Ponte di Rialto
La luna si diverte
A fare la ronda.
Di evanescente luce misteriosa
Raccoglie il nettare d'argento
Che perdono le stelle dietro il vento
Della sera.
Sul mare della Laguna
Luccica l'astro d'argento
Mentre sembra addormentato il firmamento.
Al chiarore della pallida luna.
Quando il mare s'increspa e le barche
Scivolano via silenziosamente
Sotto lo sguardo stupito della gente
E' lo spettacolo più bello del mondo.
Le gondole addobbate di nastrini colorati
E i gondolieri che sembrano di un artista stilizzati.
Che portano a spasso gli eterni innamorati.
Per le Cale e le Calette
E le pittoresche isolette di Burano e il Ghetto.
Mentre il leggero movimento del mare
Li fa cullare.
E cercano di fermare l'attimo fuggente.
Una tipica e storica fontana racconta
Storie d'epoca lontana
Dal campanile di San Marco
Che domina la città e la laguna.
Si sentono i rintocchi di una campana
Mentre sulla Piazza tutto tace
Ma dal Ponte dei sospiri.
Giunge un fremito ansimante.
Che va cercando amore
Ed un attimo di pace.
Sulle sponde del lago
Quando eravamo fanciulli,
Quando cioè eravamo più vicini alle Bucoliche.
E delle Georgiche di Virgilio,
Allora i nostri paesi erano tanto più belli.
Vivibili e più cari:
Quando appunto era così comune e piacevole.
Da giocare.
Tirare i sassi per una prova istintiva, di forza.
Di precisione, di rabbia magari contro un cane cattivo
O una biscia strisciante.
I sassi che abbondano dappertutto sulle colline.
Del nostro Bel Paese.
Che Virgilio rispecchia.
Oggi sono ritornato alle Grotte di Catullo.
Per osservare la grandiosità e la bellezza del Lago.
Seduto all'ombra di un secolare ulivo
Che sorge nel mezzo del giardino.
Ho osservato un pettirosso volare
Da un ramo all'altro del ciliegio.
E poi i frutti maturi beccare.
E di tanto in tanto fa una scappatella
Vola via fra i chiassosi cipressi e l'acqua bella.
Son venuto a Sirmione,
Perché domani c'è un temporale;
Son venuto in fretta da Virgilio,
Perché lui sente il mio bisbiglio.
Qui la serpe ancora mi fa correre veloce
E i rovi e le canne mi fanno la croce:
Mi butto in acqua, sopra ve sghiribizzo.
Qui le api intorno fanno il fruscio,
Sguazzano le anitre dentro il rio.
I trampolieri sono belli e allineati
Come giovani soldati.
Vengono da luoghi lontani
Per mangiare e svernare.
Con la testa giù fino al collo.
Per setacciare il fondo del lago
E i pesciolini pescare.
Per portare la cena ai loro pulcini.
Tra i cespugli e l'erba ammucchiata nei giardini.
Vi sono le caprette e le capre
Mentre il caprone
Sta su due piedi da padrone.
Sotto, giù dentro una fossa
Senza l'acqua, sopra la terra rossa.
Nelle luci tra le acque e i colli
Voci si sentono di versi molli,
Che portano in giro i pettirossi
Le allodole e i cardellini
Che nidificano nei Gardini.
Le vigne sono coltivate sulle splendide colline.
Mentre nelle fresche cantine
Vi sono colme le tazze di folli vini.
Oggi i ragazzi non tirano più i sassi
Per una prova istintiva, di forza
Ma preferiscono fumare gli spinelli.
E guidano le moto follemente.
Sui bordi delle strade vi sono tante croci.
Bianche e allineati.
E piccoli mazzolini di rose.
Quelle rose sono bagnate dalle lacrime
Versate
Dalle mamme e dalle spose disperate.
Il farabutto è sempre esistito.
Il farabutto è sempre esistito
Si può indicare fra la folla
Con un semplice dito.
Si mette in mostra,
Per far bella figura
Ma spesso l'uomo si trasfigura;
Or diventa bambino.
Or fa l'assassino:
Cerca il mito e si fa santo;
Alza il dito,
Vuole il pianto.
Padron del ferro come della morte,
Vede nell'oro le porte
Che schiudono in stanze stupende,
In terra e in ciel, le prebende.
L'uomo fa tutto
Per far niente: Tu distrutto,
Ei s'accende.
I colori che bella fan la vita
Radiar vede da una pepita,
Uno dopo l'altro
E ora insieme,
Sempre scaltro,
Pien di speme:
Prima l'idol del bambino innocente,
Poi del ragazzo forte e intelligente,
Del giovane intraprendente,
Dell'uomo furbo e sapiente,
Sfruttatore e delinquente
Farabutto
Che fa il santo
Ruba tutto
Vuole il vanto.
Dai racconti del maresciallo
In silenzio sul lago.
Sta albeggiando e fra non molto
Sorgerà il sole.
Con il sorgere del sole si risveglia.
Come da un lungo sogno.
La meravigliosa natura che ci sta attorno.
E' la vita che riprende il suo normale ritmo di ogni giorno.
Come è successo da miliardi di anni.
Da allora non è cambiato nulla,
Tutto è come allora.
Come è successo in quel'attimo fuggente.
Che passa e vola via
Lasciando una grande gioia, ma anche un poco di malinconia.
Solo gli uomini siamo completamente cambiati.
Con le nostre invenzioni e tecnologie.
Non abbiamo più rispetto
Per tutte le creature e le cose del creato.
Navigando silenziosamente tra i canneti.
Verdi e distese di castagna di lago ci sorprende.
.La presenza di aironi rossi in volo,
Svassi, sgarze ciuffetto e gazzette immobili
Sulla meravigliosa vegetazione galleggiante
Dove sulla barca si cullano i sospirosi amanti.
Sotto i raggi della pallida luna.
Nel mese di Luglio e Agosto si può ammirare.
L'esotica fioritura del loto che ci regala uno spettacolo insolito.
E di grande suggestione galleggiante
Che accarezza i sospiri prolungati
Dei giovani innamorati.
Nel chiarore del plenilunio di Agosto.
La barca silenziosa scivola dolcemente sull'acqua.
E si percepiscono strani suoni.
Ombre misteriose, come fate velate danzano.
Sulle acque placide del lago.
Frulli d'ali accompagnano la danza delle fate.
Mentre la barca nel suo silenzioso percorso scivola via.
Avvicinandosi nella penombra echeggiano nell'aria i versi.
Immortali della Virgiliana poesia.
Che agli amanti intenerisce i cuori.
Avvicinandosi lentamente alle ampie distese.
Dei fiori di loto in piena fioritura.
Si rivela ai nostri occhi la stupenda natura.
E si rimane avvolti dalla leggera fragranza.
Che si diffonde dai fiori bagnati dalla rugiada della notte.
"Lunaria"
E' proprio questo: un profumo che riporta ad un'emozione.
Mai provata e forse nel tempo dimenticato.
Suoni misteriosi si diffondono nella notte serena.
Mentre scende su di noi la brezza profumata e leggera.
Ma soprattutto percepiamo quel silenzio astratto e profondo.
Come se la città illuminata all'orizzonte fosse lontana.
Lontana mille miglia, ma è vicina ed é proprio di fronte a noi.
Quello che stiamo ammirando questa notte sul lago.
Nel silenzio assoluto é la volta celeste.
Punteggiata da mille stelle del firmamento.
Il lago, la barca, i canneti: gli uccelli notturni che sguazzano.
Un punto d'osservazione insolito.
Al riparo delle luci della città,
Per scoprire stelle, pianeti, costellazioni del cielo estivo.
E le stelle cadenti nella notte di S. Lorenzo.
Ma quello che ci sorprende é soprattutto il silenzio lunare.
E metafisico
Che solo il Lago ci sa donare.
In questa meravigliosa notte da non dimenticare.
Anniversari di matrimonio
(25 -30-35-40-45 e 50 esimo)
Non c'era data più appropriata
Per festeggiare e celebrare spiritualmente.
Questa felice giornata.
Che la solennità di Santo Pietro e Paolo.
Di Domenica 29 giugno 2008.
Si è associato a questa piccola brigata di campitellesi.
Per festeggiare questa ricorrenza anche l'officiante.
Il nostro parroco Don Enrico Castiglioni
Che celebra il 36" anniversario della sua
Consacrazione sacerdotale.
Al quale auguriamo una lunga carriera
Ecclesiastica e spirituale.
Dopo tanti anni di convivenza matrimoniale.
Oggi, siamo ritornati a ripiegar il ginocchio.
Davanti all'Altar Maggiore.
Nella parrocchia di San Celestino
Per ringraziare nostro Signore.
E per confermare alle nostre mogli il nostro grande amore.
Con questo "si", ci siamo nuovamente risposati.
Per l'eternità.
Oh sì, quanto tempo è passato!
Mi sembra ieri che camminando con la mano fra la mano.
E che con quel bacio abbiamo
Suggellato quel grande amore.
Che dura ancora nel tempo.
Sono trascorse molte stagioni
Con intemperie e tuoni,
Ma siamo rimasti aggrappati a quella roccia della Fede.
Quella prodezza, oggi è più forte di ieri.
Oggi come ieri echeggiano nell'aria e nei nostri orecchi le note.
Dell'Ave Maria di Schubert, che si diffondevano oltre il sacrato.
Di questa e di quella antica chiesa romanica di Santa Maria di Castello.
Fra i banchi allineati nella Chiesa di Campitello
In questo giorno meraviglioso e bello.
Rivedo gli stessi amici di alcuni anni fa, che ci siamo ritrovati.
Per festeggiare questa magnifica festa.
Che non è una ricorrenza qualunque.
Ma la conferma di una vita trascorsa insieme.
Nel bene e nel male.
Oh si! Ogni coppia qui presente
Ha avuto sicuramente degli alti e bassi.
Ma quello che conta è la riconferma di quel "si".
Pronunciato con labbra tremanti e la gioia nel cuore molto tempo fa.
Quando il matrimonio aveva un significato profondo.
Che ci legava per la vita.
Oggi i matrimoni fra i nostri figli sono di breve durata.
Si divorzia per futili motivi.
Piantando in aria baracca e burattini.
Poi si fa ritorno dai vecchi genitori.
Perché è finito il tempo dell'infatuazione.
Senza più ricordi né amore.
Lasciando a se stessa la donna amata.
Perché non esiste più né l'amore e neppure l'amicizia.
Rimane soltanto l'odio e il rancore.
Oh sì! L'amicizia che significa comunanza nel pensare.
E nel volere.
E questa comunione di pensiero
Non è una cosa solamente intellettuale.
Ma è comunione dei sentimenti e del volere.
E' quindi anche dell'agire,
Come ha detto poco tempo fa il Papa Benedetto XVI.
Parlando dei giovani che si dividono e che vedono.
Nel divorzio facile la vera via d'uscita che é la panacea ed.
Il rimedio per tutti i mali.
Quindi, cari amici vecchi e nuovi.
Oggi siamo qui riuniti in questo convivio, per fare festa.
Ed è anche giusto che così sia.
Stiamo dunque in allegria.
Alziamo quindi il calice e brindiamo.
Alla nostra festa di anniversario.
Perché, come recita un bellissimo verso
Di Giovanni Boccaccio:
"Chi vuol esser lieto, sia:
/Di doman non c'è certezza".
Prima di congedarci, rivolgiamo un sincero e caro saluto.
A tutti i partecipanti a questa magnifica festa.
E un ringraziamento sincero a Don Enrico e agli appartenenti.
Del " Coro polifonico parrocchiale.
Diretto dal bravissimo" Maestro Mantovani.
Villa Medici del Vascello
La Val padana anche con la nebbia opprimente.
Ha le sue caratteristiche.
Anche con la nebbia opprimente
Che mette in pericolo automezzi e conducenti
Ma per fortuna siamo in estate e questa stupenda pianura
Con il contorno lontano lontano delle Alpi.
Delle Alpi e degli Appennini che serve a fondere insensibilmente.
L'immensità verde del piano con l'immensità azzurra del cielo.
Il territorio mantovano con i suoi laghi e i suoi fiumi che ci richiama
Alla poesia di virgiliana memoria.
Che con le sue bellezze e la sua storia
Quello cremonese dove ci troviamo noi oggi.
Era paragonato dagli antichi
Ad una gran nave che solcasse un mare smeraldo.
E il paragone era suggerito dalla forma oblunga della città.
Al centro il grand'albero del Torrazzo che in certi giorni.
Brumose scendono ad ornare
Di fantastiche vele.
L'immagine della gran nave solcante un mare fecondo.
Era invece felice rivelazione dell'intima virtù cittadina.
Vibrante d'attività senza stanchezza e rivestita di sogno.
Da quel sogno che regna ancora sovrano
Stiamo percorrendo una strada interna che ci porta.
A San Giovanni in Croce.
Incorniciato da un paesaggio irreale
Che ha le caratteristiche del mare
Con l'immensità verde e azzurra del cielo.
Splende un sole caldo e magnifico che ci fa dimenticare.
Le brumose giornate autunnali.
E'bello fermare l'autovettura in una piazzola.
Per ammirare con calma questo meraviglioso paesaggio.
Padano
E' un paesaggio meraviglioso di campi verdi smeraldo.
Tappezzato da riquadri di frumento dorato.
E' il tempo della messe che quest'anno si presenta copiosa.
C'è nell'aria un profumo di pane che ci porta lontano.
Nel tempo e ci fa rivivere la nostra fanciullezza.
Quando il pane era il solo alimento e la nostra esclusiva salvezza.
E' un paesaggio rigoglioso attorniato dai fossati odorosi di fiori di campo.
Che fanno da cornice i lunghi filari di pioppi chiassosi.
Le macchine operatrici sono in azione,
Per trebbiare le lunghe estensioni di fasce di grano maturo.
Procedendo sulla statale che ci porta al borgo antico di Solarolo.
Si presenta sulla nostra destra un gran parco.
Che serve alla gran pianura da polmone.
In fregio a questo meraviglioso e antico parco.
Di piante ricercate sorge un antico e meraviglioso maniero.
Trasformato nel 1400 in una Villa principesca.
Da sessant'anni abbandonati
Che prende il nome di Villa Medici del Vascello
Dove soggiornarono principi, principesse
Poeti, scrittori e grandi artisti
Visitiamo questo maniero abbandonato
Mentre la storia ci racconta:
Che nella seconda metà del'400, dopo il passaggio al ducato di Milano,
Viene meno la vocazione difensiva,
E incomincia quel processo di trasformazione.
Che porterà la rocca a trasformarsi in villa.
Ciò avviene dal periodo in cui fu la dimora
Di Cecilia Gallerani,
La celebre Dama con l'Ermellino
Ritratta da Leonardo da Vinci.
(dipinto conservato a Cracovia presso il Museo Czartoryski)
Amante di Ludovico il Moro.
E moglie del Conte di San Giovanni in Croce
Ludovico Carminati.
. Con il passare dei secoli
E con il succedersi dei diversi proprietari.
La Rocca subisce una radicale trasformazione che ne modifica
La destinazione iniziale
Trasformandola in dimora nobiliare.
La vasta loggia a Serliane
Sul lato meridionale risale al tardo '600,
Voluta dal Marchese Francesco Cesare Soresina Vidoni,
Mentre l'ampliamento del fronte settentrionale della Rocca
Mediante l'inserimento di due grandi ali rettangolari
Che inglobano le torri difensive.
Il parco è unico nel suo genere con piante vetuste,
Ma è da anni abbandonato.
Come tanti monumenti dello Stato.
Apprendiamo che la provincia di Cremona.
Fra non molto inizierà i lavori
Di ristrutturazione.
Con l'introito dell'otto per mille devoluto dai cittadini.
Il nostro cagnolino Martino.
Un cocherino detto il cavallino.
Che ogni giorno con la nostra principessa.
Si fa un giro nella frescura dell'antico parco.
Ma al momento a casa ritornare.
Non c'è nulla da fare.
Si corica davanti al cancello con la scusa di riposare.
Anche gli animali sanno apprezzare.
I luoghi ideali dove abitare.
E il polmone verde dove riposare.
La prima notte in cresta allo Stromboli
Nulla di più romantico
Che l'armonia di queste rocce incandescenti
Ed abissi infernali.
Dal cielo comparabile al mare omerico
E di questo vento che spira veloce
Che porta con se la voce
Delle divinità morte
La prima notte in cresta allo Stromboli.
Quella notte c'era la luna piena.
Lassù in alto che disegnava netti
Ed oscuri orizzonti.
Tra terra, cielo, mare e monti.
Sulle stradine del borgo marinaro di Stromboli.
Sulla spiaggia nera e la Piazzetta mesta.
Ovunque però, c'era profumo di ginestra
Di limoni e gelsomini
Nelle notti di plenilunio in quei profumati giardini.
Vaga lo spirito senza pace dell'infelice Annarella.
Una donna deliziosa , sensuale e bella.
Che va cercando disperatamente il suo Rossellini.
Ma egli e la bellissima Ingrid Bergman.
Erano eternamente felici.
Sotto la montagna fumante.
E le sue scoscese pendici.
Avevano dimenticato persino tutti gli amici.
Quello che contava era il loro grande
Ed infinito amore.
Che era sbocciato fra le verdi.
Riposanti scoscesi colline stromboliane.
Che chiudono la testata del cono fumante.
Con i suoi bordi ammaccati di quel enorme cratere.
Mi sembrava una ciminiera abbandonata.
Che emanava un odore nauseabondo di zolfo fuso.
Che usciva copioso da quella specie d'imbuto.
Che persino ti portava via il respiro.
Nelle vicinanze dalla bocca del vulcano.
Dove schizzavano le bolle di fango bollente.
Che risplendeva nel chiarore lunare di quella luce diafana.
Sopra le nostre teste le cime appuntite della montagna nera.
Con il dirupo e i contorni rocciosi
Di quelle piccole cime a noi note.
Tra neri strapiombi.
E camini fumanti di quel luogo infernale.
In quella notte calma e serena.
Di quella incipiente primavera.
Sotto un cielo punteggiato di stelle.
Eravamo quella notte tanta gente.
Nei momenti di calma del vulcano nero.
Assaporammo la voce del silenzio.
Ma, lassù sulla montagna della fucina degli dei.
Le eruzioni devono essere d'inverno,
Con il cattivo tempo.
Molto più imponente che in primavera,
Col cielo tranquillo come questa notte serena.
Ai tempi in cui gli antichi poeti facevano di questa montagna.
Eruttante fuoco la dimora di Eolo.
Il vulcano serviva da barometri agli abitanti di Stromboli.
Secondo la direzione del fumo che si innalzava da lui.
Essi profetizzavano quale vento avrebbe soffiato e annunciavano.
Come dice Solino ogni imminente cambiamento di tempo.
Con tre giorni di anticipo.
Plinio dice la stessa cosa con parole simili:
Diodoro afferma inoltre che Eolo ha in ciò una grande esperienza.
E che le sue profezie sui venti che egli li domini.
Come re.
La notte allungò su di noi la sua ala e diede occasione.
Al maestoso Stromboli di offrirci.
Una serie di stupende e favolose immagini.
Dalla mia posizione dietro una trincea fatta di pietre.
Potevo vedere chiaramente come esso buttasse fuori.
Ogni dieci, quindici minuti, pietre infuocate che in raggi.
Divergenti in parte ricadevano nel cratere.
E in parte sul mare calmo e sereno.
Ogni eruzione era accompagnata dall'accendersi.
Di una scarica fiammeggiante, che a volte
Durava alcuni minuti, altre volte si spegneva.
Di nuovo improvvisamente.
Il canalone di fuoco che cadeva in mare.
Si sentiva sempre un rombo cupo, non dissimile alle esplosioni
Di alcune batterie degli obici sul Carso.
Altre volte si spegneva improvvisamente.
Ma,ogni tanto una breve pausa e poi calava il silenzio
Poi riprendeva lo spettacolo pirotecnico.
Che illumina il mare e le scarpate sottostante.
Nella frescura della placida notte.
Che saliva dal mare.
Onde altissime si infrangevano contro la montagna di fuoco.
Ma, che cos'è il silenzio nella pausa delle esplosioni.
Dello Stromboli?
Il silenzio è un lembo di quel cielo infuocato.
Che scende verso l'uomo e porta con sé la serenità dello spirito.
Solo in questi luoghi estremi della natura.
Si percepisce il vero significato del silenzio.
Che viene di là dei tempi
Dalle epoche anteriori ai mondi,
Dai luoghi dove i mondi più non esistono.
Il silenzio che si percepisce in quel luogo.
Che assomigliava all'inferno dantesco,
Che infondo altro non è che la fucina degli dei.
Dove si forgiavano le armi per i guerrieri.
Dell'Olimpo e per gli antichi Achei.
Lassù il silenzio ha un significato più intrinseco che viene.
Dai grandi spazi interstellari,
Dalle marine senza risucchi della luna fredda.
E si fondono con i rumori assordanti che scaturiscono.
Dalle viscere dell'antica terra.
Le ultime ore sono state caratterizzate
Dal lancio di scorie incandescenti
Crolli di materiale lavico,
Anche di notevoli dimensioni.
In prossimità della "Sciara del Fuoco".
Il sentiero impervio e scivoloso
Scende ripido fra le ceneri grigi e impalpabili.
Che formava un corridoio al limitare della montagna nera.
Che senza soluzione di continuità si chiudono in un abbraccio.
Intorno alla piccola conca dove sorge il cratere.
Che divide le ripide scarpate sabbiose
Che scendono a picco dalla montagna
E si fondono con il mare e la spiaggia nera.
All'albeggiar del giorno abbiamo visto sorvolare
Con il loro caratteristico gracchiare.
L'isolotto di Strombolicchio uno stormo di bianchi gabbiani.
Che ci venivano ad aspettare.
Mentre nella baia una coppia di meravigliosi grigi delfini.
Con le loro simpatiche volteggiamenti
Ci davano il benvenuto fra la gente
Semplice di quest'isola sul mare.
Che il dio Eolo ha saputo creare.
La Riviera Ligure.
Lembo di mare e di terra,
Striscia eterogenea di profumi
Di luci , di tramonti e di colori,
Case colorate pastello si crogiolano al sole.
Del Mediterraneo.
Mentre i loro giardini
Fiorenti nel dolce clima.
Risplendono di piante colorate da sera a mattina.
In contrasto con le località
Come Portofino e San Remo e San Fruttuoso.
Che influenza nei modi più disparati
Gli eterni innamorati.
Di questo lembo di mare.
Tanto da affascinare
Con i suoi paesaggi marini.
I borghi antichi con i suoi affacci e le stradine.
Un pittore, uno scrittore o un poeta errante.
Un amorevole amante.
La Liguria è bella, ma la Liguria è dura
Come la sua gente è anche difficile.
Forse proprio per questo suo ultimo aspetto.
Più che ogni altro, crea il bisogno di esprimersi.
Più chiaramente con la gente.
Che conoscono molto bene questa antica terra.
Di marinai, pescatori e emigranti.
"Nero sul bianco" di un poeta o scrittore
Che della LiguriaVuole
Offrire un ritratto emotivo/
Emozionale di una terra che nella contemporaneità.
Con il suo fascino continua a suscitare forti sensazioni.
E fa rinascere fra i giovani nuovi amori.
Tra principesse fallite e quelle della nuova generazione.
Che fanno la spola
Tra la Costa Azzurra, Portofino, Nervi e San Fruttuoso.
Che con i bianchi velieri scivolano
Dolcemente sulle onde di questo azzurro mare.
Seguiti da un stormo di simpatici e grigi aironi
Da questi simpatici uccelli emigratori.
Un omaggio vogliamo fare con una rosa.
E un mazzetto di mimosa
Alle giovani donne eternamente innamorate
Di questa terra di sirene.
Di fiori e di fate.
Sirmione
Il borgo antico di Sirmione.
Era ancora addormentato.
Le strade sembravano fossero abbandonate
Nessun anima viva circolava
Mentre il placido lago
Era rischiarato dai primi raggi del sole
E la mezza luna era vicina alla stella Orione.
Che era prossima a tramontare.
Si, era prossima per tramontare.
Dietro le colline moreniche ubertose.
Le linee del golfo erano belle
E insieme grandiose.
Vi era solo un giardiniere che innaffiava
Le variopinte aiuole di gerani e delle rose
Tutto intorno era così lussurioso nella vegetazione.
Da far pensare ai tropici.
Sulla spiaggetta solitaria camminava
Con i capelli sciolti al vento.
Avvolta in un velo bianco di tulle
Mettendo in evidenza le sue forme perfette.
Senza fermarsi un solo momento.
Sembrava una dea uscita dalle acque del lago.
Ma evidentemente mi sbagliavo.
Ma quello non era un sogno, era la realtà della vita.
Pochi scenari hanno la grandiosità immacolata.
E l'austera imponenza che racchiude e vigila il Garda.
. Pochi, anche, hanno per cornice una sì mutevole aureola.
Di colori,
Un respiro più ampio,
Un'armonia così perfetta,
Come è quella che intorno al lago si rinnova.
Ad ogni ora del giorno.
La natura ci dischiude qui uno di quei panorami italici.
Dove la bellezza è così solenne che diventa regalità.
Con il nascere del sole che rinnova la vita dell'universo.
Ovunque in questa striscia di terra benedetta.
Ancora aleggia l'amorosa strofa del poeta Caio Valerio Catullo
Poeta latino e l'ode carducciana dove tuttora vigila il turrito castello.
Degli Scaligeri, e le terme famose.
Anche nei fossati attorno al castello - fortezza la vita
Incominciava con il gracchiare
Dei bianchi cigni e dei germani reali.
Ma la luna stava per tramontare
E con essa i nostri sogni volavano via
Ritornando alla realtà della vita.
La Cappadocia: Il paese delle fate.
Il nostro pesante torpedone per il grande tour
In Turchia é partito dal centro storico
Della stupenda città Stata di Istambul.
Da dove si ammira il paesaggio più bello del mondo.
Dalla visione stupenda del Corno d'oro.
Al Mar di Marmora, che è un vero tesoro
Di bellezza.
Sulla spianata delle Moschee
Oltre ai monumenti romani
Che ci danno una mano
A capire questa antica e storica città di confine.
Si ammira la Basilica di Santa Sofia
E la Moschea Azzurra con gli alti minareti.
Che bucano il cielo.
Oggi è come ieri.
Nulla è cambiato.
Questi spettacolari monumenti
Sono costantemente sorvolati
Da stormi di uccelli di mare.
E di bianchi gabbiani.
Dopo migliaia di chilometri
Il torpedone si è fermato
Sul piazzale.
Di quel paesaggio metafisico e lunare.
Con le migliaia di chiese rupestri scavate nel tufo.
Sui pinnacoli a forma d'imbuto
Per sfuggire alle persecuzioni
Dei predoni e dell'esercito Romano.
Questa è la Cappadocia!
Terra antica di vulcani spenti
Sita nell'altopiano tra l'Europa e il Medio Oriente.
E'una Regione dell'Asia Minore.
Dove non germogliano alberi e neppure fiori
In quel paesaggio astratto e metafisico.
Fra la massa tufarica che forma pinnacoli di grande bellezza.
Però si ammira un panorama incantevole di grande bellezza.
Come il paesaggio dei "Camini delle fate".
Ma non sono solo queste le attrazioni della Cappadocia.
All'interno dei profondi chanyon
Alte formazioni laviche coniche si ammirano.
Un labirinto di torri, crepacci, canyon, pinnacoli e castelli rupestri:
E' un paesaggio fiabesco quello che si presenta ai nostri occhi.
Che ammiriamo per la prima volta.
Tanta bellezza.
La stupenda e antica terra di Cappadocia:
Quella magica regione con centro le città di Nevsehir.
Avanos e Urgup.
Non sono forse degni di un libro di favole?
Con i suoi enormi funghi di pietra.
Che sfidano il tempo , la storia
E fanno parte della memoria e dell'umanità.
Guarda caso, qui tutti chiamano "camini delle fate"?
Non si tratta però di una visione astratta.
E neppure di un incantesimo irreale:
E' stato il corrugamento della superficie terrestre.
Nel bel mezzo di un altopiano a 1. 000 metri di altitudine.
Nell'Anatolia centrale.
Tutto questo é il risultato della paziente opera.
Durata qualche milione di anni)
Della Madre Natura.
Complici due vulcani assopiti da millenni.
Come è successo con il Vesuvio che ha distrutto la città.
Romana di Pompei ed i villaggi limitrofi.
La Cappadocia che fu dapprima rifugio di anacoreti
Di eremiti e cristiani.
Poi di intere popolazioni
Pagane.
Che scavarono le loro abitazioni
Nel tufo prodotto dall'erosione.
La zona si è trasformata in epoca bizantina
In uno straordinario universo rupestre.
La più popolata era la valle di Goreme.
Dove sono state censite 365 chiese bizantine.
Alcune delle quali splendidamente affrescate.
Abbiano inoltre visitato
Una decina di misteriose città sotterranee:
Derinkuyu è la più grande.
Nove piani sovrapposti sotto il livello del suolo,
In cui ci si rifugiava in caso di incursioni nemiche.
Con questi villaggi, case e chiese rupestri.
Dominata dalla Galazia e dalla Frigia.
La Cappadocia divenne il focolare dell'impero ittita
Ma conquistata dai Lidi, poi dai persiani.
Fece parte dell'Impero di Alessandro Magno.
Fu compresa nel regno di Antigono e dei Selucidi
Fu provincia romana sotto il crudele Tiberio
Che combatté quei popoli erranti.
Il cui centro più prospero era Cesarea
Che fu uno dei primi centri del cristianesimo.
Diede alla Chiesa tre dottori, poi santi: Basilio di Cesarea
Gregorio di Nissa
Il panorama é incantevole dei "Camini delle fate"
Non è la sola attrazione
Di questa regione.
All'interno delle formazioni
Laviche coniche delle valli di Goreme, di Zelve,
Di Soganli, si celano chiese rupestri e cappelle decorate
Con suggestivi affreschi di epoca bizantina.
Si dice che le chiese siano circa tremila.
Tra quelle più famose, la chiesa del Serpente,
Quella di Santa Barbara, le chiese di Carikli, Elmali e Yianli.
La chiesa della Fibbia e quella di Tokali,
La chiesa di Cavusin e quella di San Teodoro.
Ma c'è di più,
Qui, per secoli e secoli, le popolazioni locali crearono
I loro rifugi sotto il livello del suolo.
Per sfuggire alle persecuzioni e ai saccheggi
Dei predoni.
Gli abitanti scavarono sottoterra intere città,
Dotate di pozzi di aerazione e articolate in zone dormitorio,
Refettori, depositi di grano,
Magazzini, stalle, cucine comuni e luoghi di incontro.
Per chi non soffre di claustrofobia,
Kaymakli, Mazi, Derinkuyu e Ozkonak
Sono un buon motivo per una visita.
I dipinti bizantini del (secolo X-XIII )delle sue chiese rupestri
Sono ammirati giornalmente
Da una moltitudine di fedeli e non credenti.
Per la sua grande bellezza artistica, cromatica e religiosa.
Oggi forma una località importante per l'arte e per la storia.
Della cristianità d'Oriente.
L'Isola di Capri.
L'isola di Tiberio
Un giorno intero abbiamo vissuto nell'isola di Capri.
Ed abbiamo goduto, in tutta la sua pienezza.
La solitudine magica di quella marina.
Per noi erano giorni euforici di dolcezza
Immersi in cotanta bellezza:
Eravamo in viaggio di nozze attraverso
Le più belle località del Bel Paese.
Così potei riprodurre le sensazioni ivi provate!
Ma è impossibile descrivere con parole semplici la bellezza.
E la tranquillità di quella romita solitudine.
Contemplandola dalla terra ferma,
Quel giorno paragonai Capri ad una sfinge;
La bella isola a noi è apparsa simile ad un sarcofago antico.
Fiancheggiato dalle Eumenidi scarmigliate.
Su cui campeggiasse la figura di Tiberio.
La vista dell'isola ha sempre esercitato su me un vero fascino.
Ogni volta che vi sono stato.
Per la sua conformazione monumentale,
Per la sua solitudine e per la sua grande bellezza.
E per i cupi ricordi di quel imperatore romano.
Che fu signore del mondo intero,
Considerava quello scoglio come una sua unica e vera proprietà.
Maltrattando persino il popolo e l'umanità.
Era una domenica settembrina di stagione finale.
Quando giungemmo di buon mattino, con un tempo stupendo.
Salpammo da Napoli e andammo a Capri, sul veloce aliscafo.
Il mare non era meno tranquillo del cielo;
Le linee del paesaggio si perdevano all'orizzonte.
Fra cielo, mare e monti.
Tutto appariva in una luce vaga ed indecisa.
Come in certi momenti della vita.
Capri però ci appariva imponente,
Grave, rocciosa, severa come la luce della sera.
Con i suoi monti colorati e selvaggi,
Con le sue rupi rossastre di roccia calcarea.
Come i suoi superbi Faraglioni tagliati a picco sul mare.
Sull'altura si scorgeva un bruno castello rovinato:
Qua e là avanzi di batterie e di gole aperte e cannoni abbandonati.
Solitari, già quasi ricoperti dalle ginestre dai fiori gialli;
Dai cedri e dai limoni profumati.
Scogli aspri e ripidi, che scendevano a picco sul mare azzurro.
E terrazzi infiorati dove amoreggiano gli innamorati.
In cima ai quali svolazzavano falchi di mare e bianchi gabbiani.
Assuefatti al sole, come dice Eschilo; in basse caverne oscure, misteriose.
Come la grotta azzurra dove vivevano le sirene;
Sul dorso del colle una piccola e bianca città di aspetto gaia.
Con case bianche, mura alte e una cupola di chiesa con la Piazzetta.
Più in basso ancora, sulla zona ristretta
Della spiaggia un piccolo porto.
Per i pescatori ed una fila di barche tirate a secco.
Dopo la spiaggia di barche colorate e piccoli ristorantini.
Di turisti tutti affollati.
Prima di salire sulla Piazzetta, che è il salotto bene di Capri.
Ci siamo fermati sulla terrazza fiorita da Zia Cristina;
Un piccolo e modesto ristorantino dove si cucina.
Il pesce fresco e la spigola alla caprese.
Un vinello leggero e inebriante.
Completava la digestione dei giovani innamorati.
Dopo 50 anni ci siamo ritornati.
Il paesaggio era lo stesso di allora,
Ma gli acciacchi del tempo ci aveva trasformati.
Ma quello che conta è la gioia di vivere insieme.
Oggi come ieri.
Martino il corridore
Corre su e giù dalla mattina alla sera
Fra un cancello e l'altro
Del giardino il nostro piccolo cagnolino
Che si chiama Martino.
Mi sferza, mi avvinghia e m'invita a giocare.
Mi provoca
Mi toglie oltre ai lacci
Anche il respiro e le scarpe.
Mi strappa la giacca
E infila la testa nella tasca,
Per prendere il fazzolettino
E poi felice scappa via.
E' giocoso questo Martino
E' ancora un cucciolo
Molto birichino.
Fra il bello e l'uggioso del tempo
Di questo maggio capriccioso.
Egli corre come se fosse un bambino.
Fra le aiuole del giardino.
Adriana si dispera
Dal mattino alla sera.
Eppure lo lascia fare
Fino l'ora di pranzare
Ma subito dopo con gli occhi chiusi
Corre in brandina
Per la siesta mattutina,
Per sognare
Di afferrare un piccione che non sa ancora volare.
Che si affianca alla ciotola ad abbeverare.
Ma lui sornione lascia fare.
Striscia nell'erba del giardino
Facendo il passo silenzioso del gattino.
Quatto, quatto con molto tatto
Alla fine afferra il povero uccellino
Ma dopo aver giocato un pochino lo lascia andare.
E così ritorna a volare
Verso il cielo infinito.
Affiancato dalla colomba la sua mamma
Verso il nido a forma di capanna,
Che si trova nel cuore del vecchio pino.
Il volo dei gabbiani in Versilia
"Voglio ringraziarti ,Signore,
dono della vita.
Nelle mie letture quotidiane, fra l'altro, ho letto.
Che gli uomini sono angeli con un'ala
Soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati.
L'autore del brano, che é mons. Tonino Bello.
E che a volte, osava pensare che anche il Signore
Avesse un'ala soltanto".
Ma io non sono un monsignore e so poco pregare.
E mi rivolgo benignamente a te, o Signore dell'universo.
Per ringraziati, di avermi dato il bene della vita e la forza
Di salire sempre più in alto sulle nostre meravigliose montagne.
Ancora una volta, passo dopo passo.
Fino a raggiungere la vetta parzialmente innevata.
Di questa montagna bianca.
Dei monti Apuani.
Su questa montagna aspra e amara.
Che contiene nelle sue viscere il marmo di Carrara.
In passato anche Michelangelo è salito fin quassù.
Per scegliersi i blocchi di marmo pregiato.
Per immortalare le sue opere religiose.
Alla fine della lunga scarpinata.
Mi sono fermato.
In un luogo bellissimo fra questi monti.
Da dove si ammira l'infinito orizzonte
Nell'ora della quiete e del tramonto della sera.
Che t'invitava alla riflessione e alla preghiera.
Anche il mare era spennellato con i colori acquerellati
Dell'arcobaleno splendente.
Ero lontano dalla folla della gente.
E stavo per abbandonarmi come un gabbiano
All'ebbrezza del vento.
Per vivere e assaporare in ogni momento.
L'avventura della libertà e della vita.
Oh si, la libertà!
Che cosa meravigliosa è vivere.
Sognare e di essere libero.
E librarsi come un bianco gabbiano sulle onde del mare.
E vivere e stendere l'ala,
L'unica ala con la fiducia di chi sa di vivere.
E di amare la vita.
Volteggiare nello spazio dell'infinito.
Dove il silenzio si può anche ascoltare.
Viverlo e assaporarlo fino in fondo.
Come l'avventura della libertà.
"Vivere è stendere l'ala,
L'unica ala con la fiducia di chi sa di vivere.
Nel volo un partner grande come te, Signore.
Perché il silenzio è un lembo di cielo
Che scende verso l'uomo.
Per aiutarlo e confortarlo.
" Ma non basta di saper volare con te, Signore.
Tu mi hai dato il compito di abbracciare
Anche il fratello
E di aiutarlo a volare.
Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali.
Che non ho aiutato a distendersi.
Nell'azzurro del cielo.
Che in fondo altro non è, che il sentiero
Impervio della vita.
Che è rimasto con l'unica ala inesorabilmente.
Impigliata nella rete della miseria e della solitudine.
E si è persuaso di non essere più degno che volare.
Con te.
Soprattutto per questo fratello sfortunato.
Dammi, Signore, un'ala di riserva.
Per portare a compimento ciò che nella
Vita non ho potuto fare, perché ero soltanto.
Un esecutore di ordini.
Imposta dalla legge dell'uomo.
Ma mi sono accorto.
Che vivere la vita di ogni giorno è un'altra cosa.
La preghiera in vetta.
Siamo partiti presto questa mattina
Dal villaggio padano addormentato.
Dai lunghi fossati dove corrono appaiati
I verdi e chiassosi pioppi
Dove una vecchia canzone d'amore.
Sempre viva, sentita su le cime dei pioppi.
Alte su le verdi golene del nostro placido fiume.
L'orizzonte era appena rosato
Dai colori dell'aurora
Che macchiava il cielo e le cime dei monti.
Siamo saliti fin quassù per pregare e per assistere.
Allo spettacolo celeste più bello del mondo.
Al sorgere del sole.
Dopo una lunga scarpinata ci siamo fermati
Nella forcella dell'alta montagna solo per prendere fiato.
Eravamo anche stanchi e affamati.
I primi raggi del sole di maggio erano tiepidi.
Carezzevoli, splendenti e ristoratori.
Ci sono fermato su quel balcone panoramico.
E naturale, dove l'occhio poteva spaziare all'infinito.
E la cima dei monti si potevamo toccare con un dito.
Per riposarmi e anche per pregare.
Dalla roccia viva della montagna sgorgava
L'acqua pura e miracolosa.
Ci siamo dissetati, ma prima ci siamo rinfrescati.
Gli occhi stanchi.
Da molto tempi malati.
Anche San Francesco era ricorso.
Nelle sue peregrinazioni di fede.
A quelle cure con l'acqua benedetta
Della fonte miracolosa lassù sui monti Umbri.
Signore, vorrei domandarti
Di aiutarmi a invecchiare serenamente.
E di guarire di questo male subdolo e indolore.
Ma che fa male alla mente e al cuore.
Dignitosamente, senza amarezze.
Di lasciarsi aiutare, di lasciarsi amare.
Vorrei guarire la mia sofferenza.
Condividendo la loro.
Aiutarli con la mia esperienza.
Chiedere loro ciò che ancora ignoro.
Si crede facilmente che tutto
Ci abbia dovuto presente, avvenire…
Nulla mi é dovuto:
E' questa che debbo ripetermi.
Signore, che non ti renda responsabile
Di non aver realizzato i miei desideri.
Vorrei meritare
La grazia di vedere ancora la cima di queste meravigliose.
Montagne e il mondo intero così com'è.
La grazia della verità, e dell'umorismo.
Una grazia voglio domandarti:
La pace; sì, ne ho bisogno,
E ho bisogno di qualcosa di più;
Vorrei la virtù più alta per un uomo: la letizia.
Martino il cavallino.
La Befana quest'anno ci ha portato un bel regalo.
Ci ha portato un bellissimo cagnolino
Che ci è stato imposto il nome di Martino.
E' un cucciolo Cocher di razza inglese selezionata.
Che nessuno voleva comperare.
Perché era il più piccolino della cucciolata.
Che piace il latte con i biscotti e la cioccolata.
Ma non disdegna il riso, la carne, le carote e la pastasciutta
Col pomodoro.
Ma mangia pure la pastina in brodo.
Martino,é un giocherellone per natura
Che vuole sempre giocare, correre e saltare.
Porta persino via le scarpe dai piedi
Con la scusa di stimolarti a continuare a giocare
Le porta via pure alla gente che ci viene a trovare.
Corre tutto il giorno sul prato e in cortile.
E si rotola sull'erba come un barile.
Mangia tre pasti il giorno
E negli intervalli Adriana gli da pure i croccantini.
Ha la cuccia bella, nuova e imbottita,
Ma preferisce lo zerbino avanti all'uscio di casa.
La sera quando va a letto sulla brandina
Si porta dietro pure il cuscino e la copertina.
Corre, salta, perché ha tanta voglia di crescere e di giocare.
Ma che fa finta di morsicare.
Non è cattivo Martino, è come un bambino.
Egli é soltanto un piccolo cagnolino detto cavallino.
Per le caratteristiche corse che fa
Iniziando dal mattino alla sera, poi crolla sfinito
E non muove più neppure un dito.
Dorme sogni sereni tutta la notte, sognando i biscotti.
L'osso da masticare e i giochi nel prato da fare saltare.
L a luna sulla collina
Di Scilla e Carriddi
Sulla spiovente, rossastra e brulla rupe
Quasi timida si affacciava la pallida luna.
Un filo di luce si dipanava,
Sorridevo alla luce bambina.
Al sibilo del vento della sera
Lungo la fresca spiaggia di Scilla marina.
Da dove si ammira lo Stretto meraviglioso di Messina.
Oh! Bellissima selenica luna che sei lontana.
Ti sognavo e già questa sera mi sei quasi vicina.
I tuoi raggi d'argento si specchiano
Sulle placide onde di questo bellissimo mare.
Della costa Viola.
Degli antichi Achei e di Ulisse solcato.
E dalla bellezza del canto delle sirene attirato
Ma che fu attratto e ammaliato
Anche questa mattina un legno è transitato.
Con una vela bianca.
E l'albero spezzato.
Una vela quasi scolorita dal tempo.
Sta scivolando sulle onde placide
Di questo azzurro e antico mare Omerico.
Uno stormo di bianchi gabbiani dalle zampe rosse.
Seguivano la lunga scia del bianco veliero.
Che si disperdeva verso l'orizzonte colorato.
Dagli ultimi raggi del sole calante.
Che portava letizia ai due giovani amanti:
Abbracciati:una stretta al cuore e una carezza.
E ancora un bacio dal sapore della brezza.
Che dal senso della vita.
Ma questa è la regia delle Serene, degli dei e degli amanti.
E' terra antica di popoli erranti,
Ancora oggi vaga sulle onde del mare dello Stretto, nelle notti di plenilunio,
Il canto armonioso e lo spirito delle bellissime sirene
Che ammalia i pescatori calabresi.
Ma questa è anche la terra della My Old Calabria.
Qui termina il nostro fugace viaggio nella leggenda e nella memoria.
Concluderlo in una sintesi non è facile.
Come tutte le cose veramente forti, e, pure la Calabria.
Ha bisogno di spiriti profondi per essere compresa.
E di anime vergini per essere amata.
Terra di meditazione, di Santi, di buona gente
E di briganti.
Che si apre intera con le. Sue luci abbaglianti.
E le sue cupe ombre in solitudine.
Questa è terra dei poeti e dei viaggiatori silenziosi.
Pensosi della bellezza.
Il suo fascino, lontano dai soliti allettamenti preparati.
In altri luoghi, è lento ma duraturo;
E' come quei profumi, che sembra debbono svanire.
Eppure resistono al tempo e penetrano di se ogni cosa.
Il poeta così immortala questo momento di vita fuggente
Di una terra antica e meravigliosa).
Ode in vetta
Le Odi in vetta
In uno sfolgorante pomeriggio di febbraio.
Con un cielo azzurro e un sole splendente
In valle cera molta gente
Dopo la prima ascensione invernale
E' coronata con le note musicali
De l'onore a Dio di Beethoven.
Ancora un brivido a Pod Stena, nelle Giulie.
In quel cielo notturno azzurrissimo
Che si riempie, come per magia
O miracolo che sia.
Dalla Passacaglia di Bach,
Ma i monti hanno oltre che la loro bellezza
Il loro fascino.
Anche e soprattutto la loro propria musicalità.
Il loro suono e la loro bellezza.
L'Isonzo, che vi nasce, dà il tono alla Val Trenta.
Chi lo ha udito una volta,
Se lo sente nell'anima, quando ripensa
Alle superbe valli dolomitiche, e se ritorna dopo di una.
Generazione,
Lo ritrova sempre uguale,
Nella sua forza primordiale.
Sia negli anni del VI grado
E di quella visione nietzschiana
Dell'alpinismo,
Viva è soprattutto oggi nel mondo tedesco.
Che troverà la sua massima espressione
Nella corsa alla Nordwand
Al profeta ( l'aneddoto è riferito)
Alle sue memorie-
Ma noi, quel giorno, abbiamo soltanto
Commemorato.
E con il pensiero sfiorato
Quelle superbe cime.
Bianche di neve.
E dei raggi splendenti del sole.
E abbiamo compreso che resistessero al tempo.
E ad ogni intemperie con la sua musicalità
Delle depresse vallate alle cime
Superbe e di neve bianche
Dai lunghi ghiaioni ascendenti.
C'è quel infinito silenzio, che stordisce.
Che non è musicalità, ma la più alta
Espressione della bellezza e, della grandiosità della musica.
E della gioia i vivere.
Ma il silenzio è qualcosa di più di diverso.
Perché viene di là dai tempi, dalle epoche anteriori ai mondi.
Dai luoghi dove i mondi più
Non esistono.
Il silenzio comincia lassù in vetta.
Col fare chiudere le labbra molto in fretta.
E poi penetra fino al profondo dell'anima.
Come le note musicali che viaggiano nell'etere.
Poi si disperdono nelle regioni inaccessibili, dove il Creatore.
Riposa in noi.
Lo stazzo del pastore.
E' situato in mezzo al bosco fra il querulo ruscello.
Che sgorga dalla roccia della montagna e lo spiazzo,
Qui sorge lo stazzo
O l'ovile del pastore.
Un uomo amante della brughiera, delle pecore e dei fiori.
Alla finestra vi ha piantato anche le primule gialle.
E i ciclamini e il geranio rosa
Come l'abito della sua sposa.
Fin da lontano si vedeva il fumo grigiastro che.
Si diffonde nella radura dell'altopiano e dei nuraghi.
Salendo sul sentiero sdrucciolevole un po' veloce.
La brughiera, i rovi e la serpe mi fanno la croce:
Da lontano si sente l'argentina campana
Che ci annuncia la bella novella.
Era nata una nuova stella.
Affacciato dallo stazzo si ammirava la gigantesca Perda Longa.
Arbatax e le Rocce Rosse
In fondo al costone c'è S. Maria Navarrese.
Il mare azzurro con i suoi rossi faraglioni.
L'orizzonte era sereno,
Come pure il cielo.
Ci giungeva dallo stazzo un profumo eccezionale.
Non era di salsedine del mare,
Ma di siero e di ricotta col miele e il pane carasau.
Pronta sul tavolo per mangiare.
Qui le api intorno fanno il fruscio,
Bévono le pecore dentro il piccolo rio,
Intanto che saltellano i capretti
Tra i cespugli e l'erba ammucchiati,
Intanto che il buon caprone
Sta su due piedi da padrone,
Appoggiato al tronco di un antico olivastro.
O di un nodoso faggio
A guardare forse che sta per nascere Maggio.
Sotto, giù, la dentro una fossa,
Senza l'acqua, sopra la terra rossa.
Nelle luci tra le acque limpide del mare
Voci si sentono e versi molli,
Che portano in giro gli storni, i gabbiani e.
Di pastori, di venti e cardellini,
Sotto la cenere stava cocendo il porcellino.
Abbiamo pranzato con il pastore
E brindato all'amicizia antica
Con le tazze di folli vini "Cannonau"
Che ti fan girare la testa,
Ma oggi è un giorno di festa.
I giocatori di carte.
I quattro amici incalliti
Del gioco della briscola e del tressette.
Gli amici da sempre
Che sono presenti nel cuore degli amici e della gente.
Severino il gestore era solo e pensieroso,
Seduto dietro il bancone di mescita,
Era molto afflitto
E guardava intensamente il soffitto.
Non si è neppure accorto che un avventore era lì ad aspettare.
Il suo solito caffè da degustare,
Seduti al tavolo vicino al bancone due reduci anziani
Che raccontavano le loro avventure militari.
Da Cima 12, al Carso, al Piave e alle grandi battaglie.
Della Cirenaica e della steppa sul Don, nonché.
Alla campagna della Grecia e dell'eccidio di Cefalonia.
Oltre a questi ricordi, non ci è rimasto altro nella loro memoria.
Tutto questo fa parte della nostra e della loro storia.
Sono sempre lì ha ricordare.
E non giocano neppure alle carte la Notte di Natale.
Seguono il passato che non ve più come una chimera.
Nel bar della Cooperativa alle cinque della sera
Non ci sono più i vecchi bevitori di vino
Di un tempo lontano, ma adesso bévono soltanto un bicchiere di spuma
Colorata, un caffè o un crodino.
Ricordando invano l'enorme stoltezza
Del genere umano.
Sono vecchi reduci delle mille battaglie
Che portano cucita sulla pelle le preziose medaglie.
In compenso ci sono i giovani che son diventati rissosi
Che non bévono più come un tempo le gazzose,
Ma i liquori a quattro stelle e fumano i micidiali spinelli.
Per passare poi alle altre droghe.
Ahimè! Per sognare i paradisi perduti.
O per passare una serata in discoteca
Allo sballo.
Nella camera del biliardo.
Ci sono i soliti accaniti giocatori.
Di briscola e tressette,
C'è un nostro conoscente agricoltore,
Detto l'Ammiraglio, che fu anch'egli.
A Mogadiscio ed è affetto dal mal d'Africa
Era lì a fare l'osservatore militar e guardava le navi passare.
In compagnia della mambrucca e del caporale.
C'era anche un signore che non faceva altro che urlare.
Giocare, picchiando le nocche sul tavolo soltanto.
Per comunicare e segnalare al compagno
Le carte da giocare.
Un vecchio incallito giocatore diceva:
Ognun gioca come sa:
Sono pochi i giocatori che conoscono
Le vere regole del gioco del tressette.
Molti giocano così per giocare,
Tanto per fare qualcosa,
Per passare il tempo e trascorrere qualche ora fra la gente.
Ho compreso che fossero pochi i veri giocatori.
Che giocano secondo i canoni e le regole del gioco.
Del vero gioco della briscola e del tressette.
Giocano per divertirsi.
Per cercare di dimenticare.
Gli acciacchi e le brutture della vita.
Il ricordo
Anche se gli anni passano
Inesorabilmente ed il ricordo vivo
E sincero degli amici alpinisti scomparsi
Sulle crode e sui sentieri,
Dove la bellezza affascina e rapisce e
Che sembra svanire nel tempo.
Noi semplici escursionisti e amanti della montagna.
Li vogliamo ricordare
Forti e generosi.
Oggi siamo saliti fin quassù sul poggio
All'ombra delle rosee Pale di San Martino.
In questo limpido mattino di primavera
E li sentiamo molto vicini
Resuscitati dall'amore per
La Montagna a riconsacrare con il loro spirito.
Alla rinascita delle nuove generazioni
In cammino verso le crode e le alte e bianche vette.
Che oggi a lungo ci siamo fermati per ammirare.
Come tante bellezze preziose per Amare.
Il pianoro è parzialmente innevato,
I ruscelletti chiassosi scendono verso gli anfratti.
Per incontrare il fiume della vita.
A fianco ai piccoli argini e nell'alto piano.
Sono nati le primule gialle e gli azzurri bucaneve.
Che impreziosiscono il sentiero
Oggi come ieri.
A valle i camini delle vecchie baite continuano a fumare.
Mentre i corvi neri sorvolano la valle alla ricerca.
Del cibo della vita.
Un capriolo bello dignitoso ed elegante
Sul costone appuntito si è fermato.
Ma non era affatto spaventato
E al nostro passaggio a continuato a brucare.
Mentre il sole stava per tramontare
In quel paesaggio incantato,
Dove l'occhio poteva spaziare all'infinito orizzonte.
E dai vecchi alpini molto amato
E io, che cosa dovevo fare? Mi sono inchinato di fronte
Alla magnificenza di tanta bellezza di questi Monti.
"Ovunque io l'orme imprima
Sempre il mio cuore è dei monti in cima.
Quasi le alte Montagne
Sono per me un sentimento
Perché chi sale su queste bianche Cime
Può avvicinare le altezze dei Cieli".
Il Silenzio.
Che cos'è il silenzio?
Non ci vogliamo riferire sicuramente al silenzio
Militare,quello fuori ordinanza, che ogni volta
Che ascoltiamo quelle melodiose note ci fa
Accapponare la pelle, é a noi molto.
Congeniale.
Perché ci ricorda l'attaccamento alla disciplina
E alla vita militare.
Ma noi spesso ci siamo domandati che
Cos'è il silenzio assoluto?
Ovvero l'assenza di comunicazione e,
Perciò, di vita,
E' la cosa che ci fa più paura,
Perché sappiamo di essere ancora immuni
Dalla sorella morte
Soltanto quando possiamo udire
Una voce amica, sia pure la nostra.
Per questo il silenzio è come l'infinito,
Senza suono, senza volto
E senza dimensione,
Un concetto che possiamo descrivere
Soltanto in negativo,
Come assenza di un qualcosa di concreto
Di astratto e di metafisico
Riconoscibile soltanto da noi stessi.
Questo è il silenzio?
Il silenzio è un lembo di cielo che
Scende verso l'uomo.
Viene dei grandi spazi interstellari,
Dalle marine senza risucchi
Della luna fredda.
Il silenzio viene di là dei tempi.
Dai luoghi dove i mondi più
Non esistono.
O é quella cosa che sta dentro di noi
E che si chiama il silenzio dell'anima?
Molto spesso ci soffermiamo a pensare
Al mondo che vorremmo
Invece di osservare le bellezze
Che a fatica ci fanno spazio
In quello nel quale viviamo
Ogni giorno.
Noi siamo sempre alla ricerca
Del silenzio,
Della bellezza e della vita
Una Poesia, in questo mondo dove tutti sembra abbiano imparato a leggere solo
romanzi.
Una Poesia per te affinchè comprenda che l'Anima di chi scrive non si dissocia
da quella di chi legge
e si rispecchia in quei brividi che solo la Poesia è ancora in grado di far
provare.
Una cartolina illustrata di Nervi
E' un angolo quasi nascosto del dolce clima
Rivierasco del Golfo del Tigullio in fiore.
Che favorisce la perpetua fioritura di una vegetazione.
Di tipo mediterraneo.
Per un giorno siamo evasi dalla brumosa Val Padana.
Per godere un po' di sole e i fiori di primavera.
La primavera non è ancora,
Ma presto lo sarà.
Oggi siamo felici di veder rifiorire la natura:
Le grigie e verdi colline degli ulivi che scendono.
Quasi a picco sul mare turchese
E il giallo delle mimose e delle rose.
Il mandorlo e il pesco con i fiori rosa
Come l'abito da sposa.
Sono già fioriti.
Passeggiando nei sentieri del parco,
C'è un sole splendete.
Un sole che non è lo stesso.
E un sole più chiaro, come il suo cielo e il suo mare.
Questo è un angolo preferito dai i poeti e dai pittori
Che hanno immortalato le sue bellezze naturali e i suoi colori.
Per il verde dei giardini e l'azzurro del suo meraviglioso mare.
Nervi è un angolo felice con le sue passeggiate lungo le scogliere.
Oggi é come ieri frequentati dagli eterni innamorati
Nei verdi parchi di Nervi.
Ogni anno si svolge il festival estivo del balletto.
E la manifestazione estiva del Cinema nel Roseto.
Dove sbocciano le primule chiuse
Che s'aprono
Al primo sole di marzo.
Le sue passeggiate sono le più famosa del mondo,
Dove poeti, viaggiatori e scrittori
Si sono più volte fermati,
Per, ammirare quel paesaggio da favola
Quel paesaggio incarnato
Dove spesso hanno trovato ispirazione.
Onde spumeggianti s'infrangono negli scogli rossi.
Dove germogliano fiori rari e profumati.
Al limitar del parco c'è una targa, dove vi è scritto
Che la scrittrice George Sande scrisse pagine bellissime.
Ispirandosi appunto alle bellezze naturali e del.
Dolcissimo mare turchese
Di Nervi, svelando i suoi segreti:
Gustando la dolcezza del suo dolce clima- E.
Il soave profumo dei giardini lussureggianti.
E l'ebbrezza del glauco mare degli amanti.
E'un paradiso terrestre colorato
Dall'innamorato molto amato.
Qui termina il fugace viaggio
Sulla costa splendente di Nervi.
Concluderlo in una sintesi non è facile.
Il suo fascino, lontano dai soliti allettamenti preparati.
Per altri luoghi
E' lento ma duraturo:
E' come quei profumi, che sembra debbono svanire.
Eppure resistono al tempo
E penetrano di sé ogni cosa.
Montagna che passione!
Cari " Sitani."
Se fosti saliti con noi sul vertice innevato.
Di questo gigante della montagna dolomitica.
Che con la ua cima buca il cielo avresti gioito con noi,
Ma voi avete preferito rimanere a casa,
Ma provate a chiudere gli occhi e immaginate:
Vi trovate in un prato di alta montagna.
Dove regna il profumo intenso dei fiori.
Che vi riempie le narici, l'anima e il cuore.
Con l'arcobaleno del colore.
Sopra di voi, vi é un cielo azzurro e immacolato.
Vi è qualche pennellata di nuvola rosa qua e là.
Mentre il sole sta per tramontare
Nell'immenso, nordico e gelido mare.
Ai vostri piedi un laghetto con acque cristalline.
Appena increspate da una brezza d'alta montagna.
L'unico rumore che vince il silenzio profondo.
E' il fruscio degli alberi mossi dal vento della sera.
Mentre si diffonde il canto di una capinera.
Non vi trovate in Paradiso ma molto vicino.
Questo è l'altopiano di Siusi innevato
Dove stanno spuntando i bucaneve
Mentre riceve
L'ultimo bacio dal sole.
Riflessioni sulla scogliera
Di Portovenere
Appena sbarcato dal bianco traghetto
Diretto alle Cinque Terre,
Proprio là mi sono fermato
Dove fuoriesce il Tritone
Dalle onde del mare che lambiscono la scogliera.
Dove sorge un cristiano tempio, e dove il poeta.
Eugenio Montale scriveva i suoi immortali versi.
"… Ed ogni ora prossima
E antica. Ogni dubbiezza
Si conduce per mano
Come una fanciullezza amica…
Su quella scogliera di sassi appuntita.
Me ne stavo nel nulla sul confine fra terra e mare.
Ad osservare quel paesaggio infinito delle bianche scogliere.
!Dove volavano e gracchiavano i bianchi gabbiani.
Dove volano incessantemente i grigi colombi.
Mi accingevo a dipingere appunto un angolo della baia dei colombi.
Dove un tempo il grande poeta Gorge Byro si crogiolava al sole.
E spesso nuotava con i grigi delfini
E qualche volta sorrideva alla serenità di quelle creature.
Che lo circondavano gioiosamente
Fra i bagnanti e fra la gente.
Il giorno e la notte vengono e se ne vanno.
Le stagioni trascorrono con il loro ritmo
E noi viaggiatori dell'infinito.
A volte ci domandiamo il perché della vita
La risposta al perché di tante cose si può leggere.
Nelle bianche scogliere che lambivano.
Quel cristiano tempio, oppure.
Nei piccoli occhi di un bianco colombo.
O di un passero solitario che raccoglie le briciole.
Sparse fra le erbe secche e i sassi.
Nella sottostante scogliera in eterno conflitto con il mare
Al calar della sera.
Non ci vuole molto ad esseri felici.
Il bacio del tramonto, il cinguettio
Di una vita che nasce, il tremolio
Di un fiore che si schiude sullo stelo.
Il polline di stelle che dal cielo.
Disperde l'infinito sul ripido e sassoso sentiero.
Ma qui sulle rocce della scogliera
Non c'è rumore.
L'unico rumore è soltanto.
La voce delle onde di questo mare azzurro
E meraviglioso,
Dove il viaggiatore trova pace
Ispirazione e riposo.
Il Tempo
Per quanto l'orologio da polso segni
Con precisione che sono le sei e mezza del.
Pomeriggio, ci sarà un segnale più mirabile.
Che indichi il giorno appena trascorso,
Del contemplare il saluto dell'astro
Ne, in un magnifico tramonto?
Siam saliti sino al vertice di questa
Montagna benedetta per ammirare le
Bellezze del creato nella montagna
Silenziosa e nera,
Dove s'ode la voce del vento della sera
E in lontananza il rintocco malinconico
Di una campana come il sibilar del vento.
Una triste melodia si diffonde nell'aria
Che agli alpinisti porta malinconia
Ma le ultime luci del tramonto portano
Gioia nel cuore del giorno che muore.
Tutti a torno al focolare acceso del Rifugio.
Per mangiare, raccontare e brindare
Alla bellezza del cielo stellato
Che è una dimensione magica
Alla quale l'uomo moderno è
Ormai disabituato.
E' la giovinezza dell'anima che si ripete.
In questi luoghi meravigliosi e lieti.
Il Golfo dell'isola di Santorini
C'è un posto vicino al mare, tra fiori
Bianchi e blu, dove si vede il mare brillare.
Sotto i pallidi raggi della luna nella sera.
Che muore.
L'isola di Santorini per la sua bellezza
Fu definita dai guerrieri veneziani
L'alcova dell'amore
Dove andavano dopo la battaglia
Per godere di quelle infinite gioie
Del piacere.
Noi abbiamo ammirato villette splendide sul costone.
Di bianco colorate e le finestre dipinte di verde.
Come le piante grasse dei giardini,
I gerani giganti variopinti.
Odori di erbe aromatiche e di buchenville.
Piccoli stradelle di eucalipto inalberati.
Dove scendevano gli asinelli addormentati.
Tutti quei profumi risvegliano i sensi e i ricordi della gioventù.
E' un posto dove tutto è poesia,
Colore musica e allegria
Spensieratezza e gioia di vivere.
Sembrava di essere ritornato ragazzo, a giocare.
Fra le cose perdute nel tempo.
E' un posto di fronte al mare tra i fiori bianchi e di amaranto.
Nell'aria fresca della sera, ritrovi il dolce incanto.
Di una felicità che credevi perduta.
Ma immerso in questo paesaggio da favola
Lunare e di grande bellezza.
Rischiarato dalla selenica luna
Che augura agli innamorati buona fortuna.
In quella notte fresca e silenziosa.
Si sentiva soltanto sotto di noi,
Il muggito del mare l'aria fresca che ti sfiorava
Il viso come una dolce carezza
Le onde bianche si susseguivano
Con regolarità dal grande mare "Nostrum"
Che ci ricordava gli eventi storici de la Patria lontana.
Cantorini e l'isola di Crissi, Sono di una Meravigliosa bellezza.
Guardando bel profondo orizzonte
Si vedono transitare le bianche nevi e i colorati velieri.
Seguiti da stormi di chiassosi gabbiani
Questi sono stati momenti che non possiamo dimenticare.
Momenti di gioia e di felicità momenti creativi.
Che ci hanno ispirato pensieri e semplici
Riflessioni sulla vita
L'isola di Chrissi, è stata definita un angolo dei Caraibi.
Un angolo molto amato dagli eterni innamorati.
I miei Giganti fumanti
Il monte di S.Elia sovrasta la cittadina di Palmi.
E il suo splendido mare della Costa Viola
Dove volano i bianchi gabbiani.
Quel mare di smeraldo nel passato
Era attraversato.
Dai marinai Achei e dal leggendario Ulisse.
Che si faceva legato all'albero maestro.
Perché attratto dal canto delle sirene dello Stretto.
Che separa Scilla e Carriddi.
Un giorno sereno della mia fanciullezza,
Scoprì la bellezza indiscussa
Di quel paesaggio lunare e metafisico dei miei.
Giganti fumanti,
Che altro non sono che le leggendarie isole Eolie.
E devono il loro nome ad Eolo, signore dei venti
Che secondo Omero, lì aveva il suo regno.
Le"Isole vaganti": nel corso dei millenni
Che le eruzioni vulcaniche le hanno più volte modificate.
Ma sono le isole delle bellezze
Dell'amore e della freschezza
Della mia immaginazione non sapevo se fossero.
Demoni fumanti o antichi dei dell'Olimpo,
Ma erano soltanto le perle preziose che il dio Evolo
Ha seminato in quel mare azzurro, profondo e meraviglioso.
Volevo sempre spiccare il volo da quella rupe
Ma non avevo le ali di un bianco gabbiano.
Per scoprire il mistero di quel isola fumante.
Che impegnava la fantasia di un curioso fanciullo.
Stromboli, Strobolicchio, la spiaggia nera e la sciara di Fuoco.
Il vulcano, il costone di ginestre colorato è continua meta di scienziati
Moltissimi anni sono passati da quel giorno lontano.
Ma finalmente ho ritrovato la luminosa alba colorata.
Che ho sempre sognato dello Stromboli infuocato
Stando sulla tolda della bianca nave
A fotografare il mare e le bellezze naturali.
E le isole Eolie, molte volte sognate.
In quella notte serena, mentre tramontava la pallida luna-.
Che con i colori dell'arcobaleno si susseguano a tempo ritmato.
Gli scoppi di lapilli colorati.
Abbiamo percorso un ripido sentiero, da dove si ammira.
Un paesaggio mozzafiato d'infinita bellezza.
Da dove si sentiva il muggito del vulcano e del mare la brezza.
La frequenza eruttiva del vulcano è sempre accompagnata.
Da forti detonazioni ed emissione di bombe di lapilli.
Che nella notte si trasformano in uno spettacolo pirotecchino.
Di meravigliosa bellezza .
Il gigante nero" dello Stromboli
Si staglia in tutta la sua imponenza sul mare blu
Intensissimo.
E' un vulcano a 5 stelle, è il vulcano più bello
Nell'immaginario collettivo di un bambino.
Ma lo spettacolo dei delfini che saltavano ai fianchi della nave
Sicuramente non si possono dimenticare.
"Voglio restare…. Voglio fuggire,
Io fuggo,io resto…. per sempre".
Il golfo del Tigullio
Dove la Montagna incontra il Mare.
E le colline verdi si tuffano nelle acque color smeraldo.
Dove s'incontrano le coste frastagliate
E le insenature mi parevano una chimera.
Mentre le case color pastello si crogiolano.
Al sole della dolce primavera,
Ovunque colori, profumi e suggestioni
Nei giardini fiorenti nel dolce clima
Dove sboccia anche l'amore.
Squarci di cielo blu incorniciano quel angolo sereno.
Di paradiso terrestre colorato
Una lunga scia bianca lasciata dal peschereccio.
Era seguita da uno stormo di simpatici gabbiani.
Gracchianti
Lo spicchio di mare del golfo
Quel pomeriggio era chiaro silenzioso e bello.
Si sentiva solo il muggito prolungato del placido.
Mare che altro non è che un meraviglioso gioiello.
Mi sono seduto sul muretto di fronte alla riva.
L'ambito dalle onde alte e spumeggianti
Che s'infrangevano contro la rupe sporgente.
Di quel mare molto amato della sfortunata contessa
Accompagnata dalle sue dame di compagnia
E dei suoi amanti. Che in una notte tormentosa
Tutta vestita di rosa
Spariva fra i flutti della tempesta che la portava via.
Creando un vuoto, una grande malinconia
Negli abitanti del luogo.
Una striscia chiara d'azzurro
Aveva colorato il cielo da una luce nuova
Completamente estranea a quella tradizione.
Oppure al ceppo della storia nasceranno nuovi amori.
Capaci di rinnovare la vita della vecchia generazione?
Onde vibranti s'increspavano
E si allontanavano
Si rincorrevano veloci fra i ripidi scogli
E il giardino delle rose e degli amori.
Sulla spiaggetta tanti bambini felici si rincorrevano.
E poi si rotolavano sulla sabbia dorata
Fino alla fine della giornata.
Mentre i miei pensieri vagavano lontano,
Sulle onde di quel mare azzurro e cercavano.
Di rievocare i giorni felici della verde età.
E della perduta fanciullezza.
Ogni volta che ritorno qui sulla spiaggetta
Di Portofino colorato.
Fra i flutti che lambiscono questo luogo incantato.
Il ricordo mi conduce per mano,
E mi porta lontano nel tempo,
E mi fa ritrovare la fanciullezza amica.
Ma se il passato e il presente non esistono.
Il presente del passato è la memoria.
Quella memoria che cerchiamo di rievocare
Sulle sponde di questo spumeggiante mare,
Perché ci aiuta a vivere il nostro presente.
Fatto di tutto e forse anche di niente.
Ma che passa e vola via
Come il volo di un bianco gabbiano,
Che scopre la bellezza di librarsi nel cielo infinito.
Cattolica:
La regina dell'Adriatico
Sempre rivedo il mare,
La spiaggia e le persone care,
Dal mattino alla fine della giornata
Quando ti tenevo per mano,
Nella lunga passeggiata
Ad ammirare l'orizzonte,
Le colline circostanti e i monti
Fino all'annegar del giorno.
Rivedo il faro illuminato,
I vecchi pescatori,
La loro tristezza e il mal di cuore:
Osservano l'orizzonte con un nodo in gola.
Con quello sguardo fisso nel mare, senza parola.
Con i ricordi dei loro sogni felici,
Sono sempre lì che aspettano i loro amici.
I gabbiani sorvolano e planano sul porto,
Che sembra un piccolo lago assorto
I pescherecci in disarmo sono ancorati
Come una squadriglia di vecchi carri armati.
Dopo la battaglia allineati.
Col pensiero vorrei sempre ritornare ogni momento.
A rivedere le vele sotto vento,
Quando il flutto corre verso la riva a sera.
E s'infrange contro la scogliera
Di Gabicce dopo la bufera
Sotto l'arcobaleno come un ponte.
Nella grande spiaggia che sembra un paesaggio metafisico e lunare.
Fra cielo e mare.
La vita ferve di giovani innamorati,
Dal chiaro di luna illuminati
Di tanto in tanto un bacio e una carezza
Nella delizia d'una brezza.
Ma i giorni belli passano via,
Come l'onda che cancella la scia.
E il vento, la sabbia e i ricordi del cuore.
I ricordi di una sera d'amore.
Vorrei tanto fermare il tempo che scolora
Il volto amato e i prati senza viole.
Col tempo tutto passa via,
Ma rimane soltanto il ricordo di una fotografia.
Il profumo della neve
Gennaio passa senza rallentare.
Una cincia si è posata sopra un ramo,
Forse è il vecchio ramo che imparò a volare.
Il pensiero corre come il vento
Sui sentieri di oggi e di ieri
E si è trovata a lottare con il tempo
A ricordare il profumo della neve
Guardo questa pianta invecchiata
Dove la capinera si è posata,
Mentre il bosco s'ammanta di penombra
E sugli abeti neri scende lenta
La coltre misteriosa della sera.
Ecco, la luna sugli abeti fa la ronda
E la boscaglia è alta e misteriosa,
Questo è il profumo di neve e di mimosa:
E' il profumo dei ricordi lontani,
Della giovinezza sfiorita,
Della bellezza e della vita.
Non ci vuole molto ad essere felice:
Il profumo della neve, il bacio dell'aurora.
La fragranza del pane appena sfornato,
Il profumo di bucato,
Ma il polline di stelle che dal cielo
Si disperde all'infinito sul sentiero.
Le Gole verdi del Verdon
Vorrei essere il vento nel silenzio infinito.
Che soffia in queste gole profonde
Per poter accarezzare i tuoi capelli,
Ma, mi accorgo che in questo lembo
Di terra e di cielo che scende verso l'uomo.
Altro non è che il ricordo indelebile di te.
Vorrei essere il sole che illumina l'universo.
Per poter scaldare il tuo cuore
Oggi, in questa giornata serena e splendete.
Di luce e di calore mentre il mio cuore
Rievoca tempi lontani dove e conservato il mio amore.
L'amore e la vita sono l'eterna pace infinita dell'uomo.
Ed io non smetterà mai di amarti in questa vita,
Perché tu sei il mio vento, La mia pioggia ed il mio sole.
Mentre il mio passo si affretta a percorrere.
Questo tratto orrido dove il vento del Verdon
Che viene di là dai tempi,
Dalle epoche anteriori ai mondi
Dai luoghi dove i mondi più non esistono.
Ma esiste l'aria che respiro
Ma mi accorgo che non mento al mio cuore
Che batte in questo lembo orrido del mondo sperduto
Da dove giunge fino a noi questo eterno silenzio
Il silenzio comincia col far chiudere gli occhi stanchi
Che penetra fino al profondo dell'anima.
Sognando lungo la battigia
Sognando sotto la selenica luna,
Attorniata da una miriade di stelle,
Che rischiarono il mio cammino.
Camminando lungo la sabbia dorata
Che fiancheggia la battigia e le
Piccole onde increspate sfumano
E si arrestano fra i miei piedi accaldati.
Sarà un vero sogno o l'incontestabile realtà?
Questa notte ho deciso di volare lontano con la.
Mia fantasia su le ali del bianco gabbiano.
Sulle onde spumeggianti del chiassoso mare
Come un solitario amante.
Sono solo su questa roccia bianca lambita dal mare.
Che sembra che le onde la vogliono accarezzare.
Come le mani di una fata.
E sto sognando insieme con te
Ma nella luce della notte,
Senza pensare mi appaiono i tuoi occhi
Oh sì la notte! Con loro sogno!
Come un bambino e ogni cosa mi appare
Come un incanto.
Tutto mi sembra in reale.
Tra realtà e fantasia io ti vedo!
Vedo tutto di te!
Nei miei ricordi tutto parla di te,
Tutto è profumato del tuo profumo.
Come pure la rosa rossa che galleggia
Sul mare azzurro.
I miei occhi guardano al presente
Come al passato e vedono i tuoi
Ma davanti a me vedo soltanto l'immensità.
La grandiosità del cielo e del mare.
Le stelle ci aprono il cammino!
I pianeti come la luna e le stelle
Si colorano con i colori della mia
Tavolozza!
E' con l'alba dorata che arriva puntuale
La mattina è tutto finito!
Aspetto la notte, aspetterò tutta la vita
Per sapere se é tutto un sogno
O se è la realtà amica.
Paesaggio innevato
Il camoscio sul costone.
Il sibilo della valanga nel canalone
Interrompono il silenzio solenne
Della grande montagna indifferente,
Ma passo dopo passo
Siamo giunti in questo mondo astratto
In questo paesaggio metafisico e lunare
Dove tutto assume un'altra dimensione di grandiosità.
E di bellezza.
Anche i colori e la luce si confondono
E subito si fondono
Con i colori chiari e rosati dell'acquarello.
La candida neve non è bianca ma aurata
Dal sole che muore all'orizzonte,
Al confine siderale dei monti.
La neve scricchiola sotto i nostri stanchi passi.
Ma chiara è la tua parola Signore
Fra i cieli le montagne e i sassi
Che guida i nostri passi su questo paesaggio incantato.
Di questo paesaggio da noi tanto amato.
Chiara è la sorgente di quest'acqua viva
Che sgorga dalla piccola fessura incastonata.
Nella roccia che mi ristora.
Chiara è la luce amica del sole nuovo
Che mi riscalda,
Chiara era anche la notte tramontata,
Mentre la pallida luna illuminava
Il nostro cammino verso la luce e la libertà.
Verso la bellezza della vita e del creato.
Non andrò lontano da Te,
E canterò la vita che ogni giorno mi dai
Seguirò la strada che Tu fai
Ed amerò le creature che incontrerò
Sul mio lento cammino della vita.
La Befana
La Befana viene di notte,
Con le scarpe tutte rotte,
E il cappello alla romana
Viva, viva, la Befana
In questa notte di magia
Passeggiavo per la via,
Immerso nei miei pensieri e nella mia fantasia.
Quando all'improvviso scorsi nel cielo colorato di rosa.
Qualcosa che sembrava una stella luminosa.
Era un insolito viso, era un'ombra assai strana.
Non ci credevo, ma era proprio la vecchia e cara Befana.
Che sulla scopa a calcioni volava
Ed il sacco sulle spalle portava
Mi sentii assai sperduto, solo e molto confuso.
Fino a quando lei con la mano non mi feci un saluto.
Vedendomi sorpreso e incuriosito mi portò con lei con un dito.
E mi feci volare nel cielo infinito.
La curiosità mi rodeva il cervello e allora le chiesi:
Per te che cosa aveva?
Ma mi bloccai perché lei non rispondeva.
Ma con molta lentezza il sacco mi porgeva
Per un attimo non capivo perché il sacco di doni era privo!
E fu a quel punto che la vecchia mi parlò:
"Tutto il bene che le vuoi io questa notte le porterò"
Gentile con me si è voluta mostrare
Ma non ho voluto approfittare!
Sarebbe stato troppo pesante anche per lei.
Troppo il bene che ti darei!
O6 gennaio 2008
(Dalle antiche fiabe de la Befana)
Firenze sogna
Ed ora, non dico addio,
Ma soltanto arrivederci
Bella Firenze addormentata
Sotto il chiarore della pallida luna
errante.
Arrivederci rive dell'Arno d'argento,
Che le tue acque scendono da
Impetuose montagne
E sono placide come la piuma colorata di un assiolo
Che sfida il vento
Che fa sognare le bellissime madonne fiorentine.
Innamorate senza tempo
Avvinghiate ad una freccia di Cupido
Pronte a colpire il bersaglio appeso ad un fragile.
Cuore traboccante d'amore
Dai poeti che decantino la bellezza
Con alte lodi, che fanno rinascere
Agli innamorati la gioia nei cuori
Sotto il chiaror della pallida luna
Intricante
Che ascolta sorniona il respiro e
Affanno degli amanti.
Quante volte ho passeggiato
Lungo le tue sponde
E come tutti gli innamorati
Ho ascoltato il palpito del cuore
Sognando un grande amore.
Ahimè!Molto tempo è già passato,
Ma oggi ci sono ritornato,
Per rivedere scorrere volgenti
Quelle acque poetiche
Senza posa e senza tempo!
Fra i boschi di Zocca
Una leggera cortina
Di nuvole grigiastre e colorate
Coprivano la collina
Dei boschi di castagne
Questa mattina
Per il bosco l'autunno distribuiva fortuna.
Di ori scoloriti
Negli argini sgualciti
Gramaglie violette addobbavano gli sfondi.
Ma tu spaccasti i ricci col piede.
Le castagne guizzavano vivaci
Occhi da palpebre tenaci
Felice, ridevi del riso che aveva ceduto
I tuoi denti anticipavano il bucaneve
Sul viale dell'autunno e della sera
Noi mettemmo una macchia lieve
Di primavera.
Novembre
Nella valle e nelle golene
Un tremendo silenzio si diffonde
Si sente solo il fruscio del vecchio fiume
Che scorre lentamente entro gli argini.
La nebbia copre gli anfratti e la valle
Affonda con il peso
Degli alti pioppi contorti
Soffocata dalla nuvola grigiastra
Delle nebbia che sopra si addentra.
Solo opachi crepuscoli, con lividi ali
Di colombi e di aironi grigi sfiorano le case
E le cascine del villaggio.
Muri stinti e porte impregnati d'alacre odor
Delle stalle e degli armenti che perennemente ruminano.
Scivolano i siluri e le carpe a pelo d'acqua.
Afferrano i pesci gatto incauti
E calano giù.
Vivere - amare
Che conta?
Tutta la valle è morta. S'affonda.
La prima brina
Questa mattina
E' comparsa la prima Brina
Sulla Val Padana.
Mi piace vedere la brina,
Di prima mattina,
Che copre il tetto del gazebo
E i gerani ancora in fiore del giardino,
Mentre le campagne circostanti sono morte
Sotto uno spicchio di luna che tramonta
Verso ponente,
Mentre un sole pallido che fa fatica ad alzarsi.
Sopra la bruma del fosso che sfuma.
La Brina! Che nessuno se ne avvede,
Sulle tombe dei cimiteri
E del seminato attorno al quartiere
Per le strade del paese e le case del mondo.
Che quel scendere invisibile, tacito, bianco.
Sereno di prima mattina
Vocio argentino di campane
Tra voli di storni e gabbiani.
Aironi grigi e gazze nere
Nella campagna e sopra i bianchi pioppi
Coperti di brina
Oh! Sì, la brina!
Esco nel giardino per aspirare l'odor della brina.
Mentre il ricordo mi porta lontano nel tempo.
Mi porta al focolare domestico col ciocco
Che la zia Cristina,
Ogni mattina,
Ci raccontava la favola degli animali
Nel bosco. Che correvano
Sopra la brina
Come le tortore nell'orto
Sereno di prima mattina.
Questa nostra società
In questa nostra società
Abbiamo compreso che in fondo ognuno di noi.
E' una pietra a suo modo.
Infondo ogni vita lo è.
Le vite sono come i sassi bianchi
Delle fiumare in piena dell'Aspromonte.
Che rotolano una accanto all'altra,
Cozzano, si rompono in frammenti;
Come succede ogni giorno
Con la malavita organizzata:
'Ndrangheta, camorra e cosa nostra.
Che con i loro tentacoli hanno terrorizzato.
E terrorizzano il mondo.
Quassù, fra queste verdi montagne.
Dove scorrono le fiumare dai sassi bianchi
C'è un posto dove si spegne la malinconia.
Come il sole nel mare
E ti senti libero come un bianco gabbiano
.e ti sembra di essere ritornato ragazzo a giocare
Fra le cose perdute nel tempo.
Ma ti si accorge, che esiste ancora
Il malsano sentimento umano.
Della criminalità che avanza.
Non c'è mai stata pace fra gli ulivi
Di questa antica, meravigliosa e bella
Che é la mia martoriata terra.
Il Sentiero
Camminando nel bosco
Ingiallito d'autunno
Tra case lontane che si perdono
Nella corsa dei campi
Tra i colori gialli,
Rossi e verdi dei prati
Scoscesi delle colline spioventi,
Si percepisce il gemito del vento
E il gorgogliare dei queruli ruscelli,
E subito ti assale la malinconia
Ch'è antica come il mondo,
Come le foglie d'autunno che risplendono
Cangiando ogni attimo i riflessi della luce.
Di quella luce
Calda e luminosa del tramonto
Che accarezza il volto
Con l'ultima luce della sera.
La Valle dei ciliegi.
I primi raggi del sole
Illuminavano le colline di Vignola
La collina dei ciliegi questa mattina,
Era chiara, serena e a noi vicina,
Dove regnava il silenzio,
Ma il silenzio dei luoghi
E' come l'infinito spazio
Siderale senza suono e senza
dimensione.
Oggi non è primavera con i
Ciliegi in fiore,
Ma avanza l'autunno
Cangiante di colore,
Che porta una certa tristezza
Al cuore.
Ma anche l'autunno è come la
Primavera.
Quando a sera
Il sole illumina la collina dei ciliegi
E dei castagni.
E' tutto come le rime dei poeti
E la tavolozza dei pittori
Con le tinte calde dell'amore
Che sprigionano dal cuore
I sospiri degli innamorati.
Oggi siamo stati fortunati
Di vivere e gioire sulle colline
Del mistero,
Ma c'è riscatto in una voce amica
Che proviene dall'impervio sentiero.
Dove volteggia lo sparviero.
Ma il Silenzio è infinità
In se non ha volto
Castello di Labro
Muri sgretolati,
Stradine acciottolate
dove germoglia l'origano e altre erbe aromatiche.
Case stinte dal tempo
Dove è sepolta la storia e la memoria
Di antichi popoli guerrieri
Case stinte "Come lucertola alla luce del sole.
Distesa in un'estasi di cui non vuole distrarsi.
Arrampicata in un cielo turchino, come a toccarlo.
In un tepore di pace che vive da tempi remoti.
Anima che cerca la luce,
Scivolando sulle pietre dei muri,
Salendo più in alto che può.
Anche, se ha voglia, sul palazzo del Re".
Fermai lo sguardo sulle piccole finestre
Impreziosite dai gerani colorati,
Mentre il vento dei carruggi
Li accarezzava avido di dolci carezze.
Dalle sue balconate
Si ammira un paesaggio da sogno
Fra vallate verdi e ripidi monti
In un infinito orizzonte
Dove regna una pace solinga
Nei suoi sperduti romitori
Della fede,
Oggi come ieri.
Una Giornata settembrina
In Val Nerina
Mentre ascolto il gorgogliare
Del ruscello che presto diventerà un fiume.
Il fiume della vita.
Il suo saggio parlare,
In una luce senza ombra,
L'acqua fuoriesce dalla viva roccia
E scorrendo si increspa e sembra
Che mi voglia parlare.
Con il suo continui rumoreggiare.
Fra i sassi del torrente.
Mille bagliori inondano l'aria,
E una sinfonia di profumi inebria
La mia mente,
Sono ricordi della passata giovinezza
Che passano e volano via.
Come una farfalla colorata
Che salta giuliva e gioiosa da un fiore all'altro.
Come una ragazza innamorata.
Il sole gioca con i fili d'erba bagnata.
Ma mi accorgo che è gia giunta la fine della giornata.
Il vento si è rinforzato e porta via
Quel ricordo quel flebile soffio di vita.
E porta con se anche il profumo dei fiori
Dei prati aridi e del bosco verde e chiassoso.
Il mio cammino si è fatto lento
Sul sentiero che porta a valle
Mi fermo solo un momento,
Per ascoltare il rumore assordante
Delle cascate delle Marmore
Vaporose e biancheggianti
Sotto i raggi del sole calante
E il cinguettio degli uccelli,
Mentre in alto nel cielo volano gli stornelli.
Sento delle voci lontane e impercettibili
E' il richiamo della natura
Che si diffonde nella valle scura.
Il fiume che prima era rimasto silenzioso.
Ora ha ripreso a parlare, è un gorgogliare continuo.
Chissà che cosa voglia veramente dire.
Il vento durante il mio cammino è sempre presente.
Non cessa neppure un momento di soffiare.
A volte le sue lente e leggere volate,
Si trasformano in dolcissime cantilene
Che attraversano le vallate,
I boschi verdi della Val Nerina
Dalla quiete e dell'incanto della natura selvaggia.
Le cime degli alberi si piegano al suo passaggio.
Mentre a valle i fiori rossi dei papaveri.
I girasoli e i campi di granoturco
Ondeggiano al suo passaggio.
Oggi è una bella giornata,
Una giornata settembrina
Un soffio di vita serena,
Si disperde nel vento della sera,
E nell'incanto
Della meravigliosa natura
In questo paesaggio pittura.
Preghiera alla Vergine Maria
Questa non vuol essere una poesia,
Ma una semplice preghiera
Alla Vergine Maria
Ci succede spesso, quando raggiungiamo il vertice.
Di una cima dolomitica e guardando di lassù.
Le bellezze del creato,
Di quel mondo a Te tanto amato,
Ci rivolgiamo reverente all'Augusta Regina.
Degli Angeli
E Madre nostra pietosa,
Madre e fedele sposa
Che sei bella come una rosa di maggio
Che rifulgente con i Tuoi
Splendori anche fra le solitudini di questi.
Alti monti e delle foreste sottostanti.
Con l'animo santamente commosso
Solleviamo a Te
I nostri sguardi, e nell'espressione più candida
Dei nostri affetti
Ti indirizziamo la fervida nostra preghiera.
Per ringraziarti di averci assistiti e guidati.
Nei momenti più difficili per molti anni
Nell'ascensione di queste superbe
Ed alte cime dolomitiche,
Di queste meravigliose montagne
Benedette di cui sei Regina.
E' gia sera
E' già sera.
Il grande disco infuocato del
Sole sembra legato ad un filo di lana
E da un momento all'altro precipiterà
Dietro le montagne brulle e pietrose
Al limitare dell'immensità dell'azzurro mare.
Stava per terminare di distribuire
I suoi deboli raggi di calore
Che altro non erano che baci d'amore
Dove scorazzavano solitari una coppia di
Candidi Gabbiani
Che al tramonto ritornano sulla scogliera
Nel momento della preghiera.
L'orizzonte si stava dipingendo di rosso
Mentre il sole continuava a precipitare
Nell'antico mare
Che vide navigare
L'impavido Ulisse,
Egli andava ha raggiungere e scaldare gli altri.
Mondi freddi e lontani dell'universo.
Davanti a me un paesaggio liquido,
Chiassoso e astratto
Mentre le pietre vulcaniche della scogliera.
Bagnati dell'onda che moriva sulla battigia.
Guardavano nella profondità del cielo,
Per aspettare l'aurora.
Dove il cielo e il mare si fondono
In un abbraccio
Fraterno.
Una vela colorata, lasciava dietro di se
Un lungo solco di schiuma bianca e vaporosa.
Come le crespe di un abito da sposa.
Una nuvola bianca oscurava il sole
Mentre s'inabissava verso i grandi spazi interstellari.
Delle marine della luna fredda.
Il Meriggio.
Dalla veranda sul mare
Ci giungono dalla pianta alta e chiassosa
Dell'eucalipto del giardino
Il frinire incessante delle cicale
Che era lo spasimo
Del raggio che tripudia
Del sole d'estate.
Mentre dal piccolo laghetto del giardino
Il gracchiare delle rane
Dalla piscina davanti al mare.
Ci giungevano il chiacchiericcio
Gioioso dei bambini
Che correvano e sguazzavano come
Tanti pulcini.
Nell'acqua fresca delle piscine.
Il bagnante che cammina
A sentir il fruscio delle voci
Che sanno di cielo,
Che sanno di mare
Che sanno di sale
E il morbido cambiare dei colori del mare
Delle brezze marine
Ti sembra di ritornare nuovamente
Bambini.
Kalimera pelaghos
Il " Gabbiano" ha sorvolato
Pianure infuocate senza picchi e senza orizzonti.
Per posarsi sulle scogliere e sulle fresche onde.
Del mare omerico, solcato dagli antichi legni.
Degli achei, dai saraceni e dai gozzi
Dalla Serenissima Repubblica veneziana.
E' giunto fin qui per ammirare le bellezze artistiche e naturali
Ma soprattutto per godere di questo placito azzurro mare.
Creta è terra antica di filosofi, di marinai e di impavidi
guerrieri.
Che sbarcarono e colonizzarono i paesi italici.
Partirono da qui, dai lidi Cretesi
E fondando la Magna Crecia.
Dopo millenni sugli altopiani bruciati dal sole,.
Sono emersi resti di grandi palazzi del grande re Minos.
Cantato dal divino Dante:
"Stavvi Minos orribilmente, e ringhia;
Esamina le colpe nell'entrata,
Giudica e manda, secondo chi avvinghia".
E' l'alba ed il cielo si era da poco
Rischiarato dai colori pastello e rosati dell'Aurora,.
Il vento si era levato e le onde del mare si
Erano rinforzate.
Una dopo l'altra, come scandite dal tempo.
Andavano ad infrangersi contro la scogliera.
Provocando una cascata di brillanti che subito.
Ritornavano nel ciclo continuo dell'onda.
Uno stormo di gabbiano si era appena levato in volo.
E si sono posati sull'onda in mezzo al mare
E si facevano cullare.
Erano vicini uno all'altro e stavano pescando le sardine.
Per ritornare sulla scogliera
Dove li attendevano i loro pulcini.
La luna anch'essa colorata,
Stava tramontando dietro la colonna
Del tempio di Zeus spezzata.
Mentre all'orizzonte una vela colorata
Gonfiata dal vento grecale si allontanava
Lasciando una scia bianca all'orizzonte.
Il profumo di mare inebria il cuore,
Mentre l'onda trascina via
La rosa rossa che continua a galleggiare
Su quello specchio di mare.
Lo scoglio
Seduto su di uno scoglio a meditare
Ho guardato l’immensità del cielo
E del mare
Di fronte agli aridi monti
Una vela bianca scivolava dolcemente
Verso l’infinito orizzonte
Guardavo il creato con gli occhi di un gabbiano.
E con le sue ali
Ho librato lontano
I lunghi ghiaioni.
Nelle ore antilucane
Lasciammo ancora addormentati
Come due amanti innamorati,
Il rifugio de Tre Scarperi,
Ricordi di oggi che sono anche quelli di ieri.
Scorreva silenzioso il sentiero
Fra i folti boschi, i dirupi e gli anfratti.
Della montagna addormentata,
Degli alpinisti temuta e tanto amata.
Si sentivano anche i canti degli animali nascosti.
Negli anfratti, fra le rocce e le case matte.
Dove è sepolta la storia e la memoria del passato.
Mentre la luna in cielo era grande,
Rotonda e perfetta,
Circondata da nuvole biancastre,
Da nuvole sfilacciate dal vento che
Illuminava i grandi ghiaioni
Che scendevano a picco nel canalone.
Avanti a noi un paesaggio astratto e metafisico.
Rischiarato dal chiarore della
Selenica luna fredda.
Una miriade di pietre arrotondate
Come teschi bianchi e allineati
Avevano gli occhi profondi ed arrossati
Che guardavano nella profondità del cielo stellato.
Per aspettare
Il bagliore dell’aurora.
Al vertice della grande montagna,
Che veleggiava nel cielo
Come aquile e capinere,
Ma quelle erano le Tre Cime di Lavaredo,
Fascino e magia delle scogliere alpine
Delle scogliere coralline.
Una vecchia leggenda dice che
Tiziano intingeva i suoi pennelli
Nell’arcobaleno di questi Monti Pallidi.
Ci siamo seduti un momento per ringraziare,
Il divino creatore e la grande montagna appuntita.
Dagli alpinisti temuta e tanto amata.
Grazie montagna!
Per averci dato lezione di vita,
Perché faticando sullo scosceso ghiaione,
Abbiamo imparato a gustare il riposo,
Perché sudando abbiamo imparato
Ad apprezzare un sorso d’acqua,
Perché stanchi ci siamo spesso fermati
Ed abbiamo potuto ammirare
Le meraviglie del creato e il profumo di un fiore.
Che solitario sboccia su i bianchi ghiaioni.
La libertà di un volo di aquile reali
Che volteggiano nel cielo infinito.
A respirare il profumo della semplicità,
Perché immersi nel tuo silenzio,
Ci siamo guardati allo specchio
Del piccolo laghetto alpino,
E spaventati abbiamo ammesso
Il nostro bisogno di verità, di pace e d’amore.
L’Altopiano delle Fuciade
Il Gabbiano vola sempre più lontano,
Dagli infiniti orizzonti marini
Alle insenature di Portofino.
Si è posato sulle guglie dei minareti
Di Istanbul con i suoi millenari segreti
E sulle cime dal tempo arrotondate
Della cristiana Cappadocia.
Ma oggi siamo qui sul Trentino
Per ammirare le superbe Pale di S. Martino.
Non sentiamo più sotto i nostri passi
Lenti e ritmati
Lo scricchiolar della neve nei prati
Sull’altopiano delle Fuciade.
Ci sono i verdi pascoli fioriti
Con i papaveri rossi e i fiori colorati.
Nel cielo limpido e sereno
Dove regna letizia e silenzio
Interrotto dal gracchiare delle taccole
Che come i gabbiani di Portofino
Si posano sulle mani per ricevere
Le briciole di pane.
E poi volano via e si posano
Sul tetto delle baite scolorite dal tempo
Dove d’estate vivono i pastori
Con il loro gregge.
Nella grande valle é già quasi sera,
La luna è già spuntata dietro le vette
Dolomitiche innevate,
Ma il silenzio altro non è che un lembo di cielo,
Che scende verso l’uomo innamorato
Delle bellezze del creato.
In questo grande giardino naturale
Tra i fiori gialli e l’aria della sera.
Guardiamo il cielo immacolato
Con qualche pennellata di nuvola qui e là,
Ai nostri piedi un piccolo laghetto con acque cristalline
Appena increspate da una brezza fresca e leggera.
Il fruscio dei chiassosi abeti mossi di un venticello serotino.
Che sollecita il nostro lento cammino.
Camminando in questo paesaggio alpestre
E lungo il sentiero ci sono i fiori di campo profumati.
Il loro profumo è intenso riempie le narici.
E inebria il cuore e fa bene all’anima.
No. Non siamo alle porte del paradiso,
Ma ci siamo molto vicino.
Il Silenzio della notte
Sul poggio di Castellaro
Il silenzio della notte
Nel giardino del parco degli ulivi,
Al chiarore della selenica luna,
Ho colto un piccolo fiore della fortuna.
In una siepe sparuta,
Un fiore azzurro come il cielo,
Come il mare,
Che profuma d‘aria pura e di salsedine
Di questo piccolo mondo
Incontaminato.
Da questo pianoro dove degradano
Dolcemente due colline basse
Che s’incontrano formando
Un imbuto dove scorre un querulo
Ruscello dove si forma
Un triangolo di mare azzurro
Come il cielo stellato.
Nuvole basse e sfilacciate
Incorniciano questo paesaggio
Sfuggente
Di questo mondo amato
Dagli Dei dell’Olimpo e decantato
Si è alzato il vento e la luna fredda
Che si nasconde dietro le sparute
Nuvole pallide e colorate,
Ma la notte scende serena
Dopo la tempesta di stelle
Che scendono da lontano,
Dai luoghi dove i mondi più non
Esistono
Ma il silenzio che percepiamo
In questa notte serena e stellata
Ci sembra di sentir una voce amica,
Una voce lontana.
“Ma il silenzio non ha voce
Perché il silenzio è infinità e
In se non ha né voce né volto”.
Percepiamo un debole sussurro
Delle onde del mare che si agitano,
S’increspano, rumoreggiano, s’infrangono
Contro la piccola scogliera
Nera.
In questa notte placida e
Serena.
Quello del mare non è un lamento,
E’soltanto una preghiera
Che il mare recita ogni sera
Al ritorno del suo lungo viaggio
Dagli abissi marini
Per ringraziare gli dei dell’Olimpo
Per il suo lungo vagare
Nelle profondità di questo meraviglioso
E splendido mare
Anche noi siamo giunti da lontano
Per ringraziare il creatore del mondo
Per averci dato la vita
Perché questa notte ricorre il nostro genetliaco.
E come tutte le creature del mondo
Adesso facciamo festa.
“ Perché di domani non c’è certezza”
Santuario della Corona
Entriam a piegar
Reverente il ginocchio
Nel tempio della Madonna
Della Corona.
Sulla soglia della rupe alpestre
Dove tutto è riflessione
Gioia di vivere e preghiera.
Ammiriamo le montagne e la
Valle che si distende ai tuoi piedi
Dove Tu hai cantato la bellezza
Della vita,
Perché la tua anima era un limpido cielo
Dove Dio poteva disegnare l’Amore
E accendere la Luce che illumina il mondo.
In questo luogo di pace e di preghiera
Dove il sibilo del vento della sera
Ci invita alla riflessione
E alla preghiera.
Questa rupe alpestre e le montagne
Azzurre e lontane
Si distendono ai tuoi piedi
Nella pace solinga
Che porta gioia e serenità.
A tutta l’umanità intera.
Che sale la lunga e interminabile
Scalinata per pregare fino al tramonto della sera.
La tua bontà ci spira fiducia
E ci attira dolcemente a Te
Pronunciando la più bella preghiera
Al calar della sera
Quella che abbiamo appreso dall’Angelo
E che vorremmo non avesse mai fine.
Come il fruscio degli alberi
Che crescono negli anfratti
Di questo sacro monte, dove
Crescono bellissimi fiori di varie specie e colore.
Il profumo è intenso,
Inebria il cuore come la preghiera
E fa bene all’anima e porta
La pace e la serenità dello spirito
A tutti quelli come noi
Che chiudono gli occhi per un momento
Non solo per sognare,
Ma per pregare.
Nella penombra della sera.
Scorribanda poetica.
Terra, prosa e poesia
Una cosa il dirla perché si sa;
Un’altra il dirla perché si fa.
La prima è l’imbuto,
Una fiasca è l’altra
Che tiene il vino
E lo rinserra.
Questa è la terra che rifiuta la guerra
Senza tutta la carta straccia
Che critica e scarta,
Così come la prosa,
Infedele sua sposa.
La poesia è la terra
Senza la melma e senza
La carta che critica e scarta,
Così come la prosa,
Infedele sua sposa.
La poesia è la terra,
La madre terra che dà quello che ha
E far male mai non sa.
Non si mette il cappello, perché è
Nata nel fiore che nel sole cerca l’amore.
“Mi faccio piccolina:
Sono nata bambina, non so chiacchierona,
Nemmeno una burlona,
Non mi cresce il baffo né so dare lo schiaffo.
Perché tanta insolenza?
Prosa povera sposa,
Troppo fai la volgare
In quel tuo parlare”.
La Vita
Che cos’è la vita?
La Vita è come una piuma di allodola
Ferita
Di valle in valle portata
Dal vento che tutto trascina.
È come una nuvola
Bianca, leggera e piccina
Che si disperde dietro i monti
E sparisce in un baleno all’orizzonte.
E’ come le ali colorate
Delle farfalle fortunate
Che si posano a succhiare il nettare
Sui petali delle rose, ma
La vita è fragile e leggera come
Il velo di una vergine che gioisce
Sul talamo dell’amore
Dove germina quel seme miracoloso
Quella gemma, quello splendido fiore
Che è la vita.
“La vita che da barlumi
È quella che sola tu scorgi.
A lei si sporgi da questa
Finestra che è il mondo
Che l’aspetta”
Ma la vita è come un bocciolo
Di rosa
Fragile come un fiore di mimosa
Che basta un alito di vento
O il volo di una farfalla colorata
Per sperdersi nell’infinito
Orizzonte
Tra cielo, mare e monti,
Ma la vita è bella per essere vissuta
Serenamente fino in fondo,
Per sognare non occorrono
Gli allucinogeni o lo sballo
Del sabato sera
Per fare sesso.
L’effetto della droga é micidiale,
Ti fa perdere la testa
E ti induce a buttarti dalla finestra
Ed è la fine della festa.
La tua vita è legata da un filo di lana
Ed é come la piuma dell’allodola
Ferita.
Di valle in valle portata
Dal vento che tutto trascina.
La vita é un eterno mistero,
Come i misteri della fede
E della madre natura.
Noi viviamo da milioni di anni
In quel eterno mistero
Che nessuno ha codificato, ma
Che ha chiamato:
La Vita.
Memoria
Gocce di memoria che ci richiamano
Alla storia e ci fanno rivivere il nostro presente.
Fra questa massa eterogenea di gente
Mi soffermavo ad ammirare fra le foglie
Dell’erba la brina
Che brillava serena ogni mattina
Mentre i raggi pallidi della luna silente
Si apprestavano a tramontare verso occidente.
Strisce colorate dell’aurora filtravano
Fra i rami contorti del vecchio e nodoso ulivo.
Che da sempre è stato considerato l’albero della pace.
Che dalle nostre parti ha sempre germogliato.
Dove si vedono i segni del suo passato.
Mi domandavo e mi domando ancora.
Chi l’ha portato?
Sicuramente i coloni della Magna Grecia
Che migliaia di anni fa su queste terre sono approdati.
Per trovare una vita migliore
E dimenticare la miseria e il dolore
Di un popolo perseguitato
Sfidando il mare tempestoso.
Sui legni fragili del tempo.
Portando con loro le arcaiche conoscenze
Che ai nostri giorni nulla è cambiato.
Dove rimangono le loro arti
E le loro tradizioni.
Rivedo l’aia con i biondi covoni
allineati
A forma di cono in quel mattino sereno e bello.
Che assumevano la forma dei trulli di Alberobello.
Uno dopo l’altro quasi assonnati
Arrivavano indaffarati
Gli addetti alla tritatura delle spighe dorate.
Lassù sull’aia vicino alla radura
Tra ulivi contorti ed opulenti vigneti.
Gli asini e i muli ruminavano ancora
Prima di incominciare a girare e girare
All’infinito sull’aia a frantumare le spighe dorate.
In quel metodo arcaico e tradizionale
Dai greci o dai romani tramandati
Gli uomini con i tridenti a separare
La paglia della pula
Mentre le donne con i grossi setacci
Completavano la pulitura
Del grano biondo e dorato,
Che ci ricorda il nostro passato.
Era una festa per grandi e bambini
Ma soprattutto per i contadini
Che avevano per un intero anno lavorato
Per riportare a casa
Le messi del loro operato.
Rivedo cavalli al galoppo
Sul dorso
Del lungo sentiero,
Del bosco e degli ulivi giganti
Rallentano le briglie
Sul prato
Di stoppie bruciate
Dal sole che ti circonda
Trapunto di stille,
Occhi lucenti del torrente
chiassoso
Dove giocavano tanti bimbi
In quella frescura
Di pace e di serenità.
Oggi camminiamo su di
Un tappeto di foglie morte,
Dove e sepolta la storia del nostro
Passato.
La Voce del fiume
Nulla di più romantico
Che l’armonia di queste rocce,
Di queste acque verdi e ombre
Di porpora,
Del cielo comparabile
Al mare omerico
E di questo vento
Che parla con la voce
Della divinità morta,
Ma io sono creato per agire
Per vivere e non morire
Per cui nessun altro è creato.
Dai tempi primordiali
Io occupo un posto mio
Nei consigli di Dio,
Un posto che nessun altro
Occupa come il mio.
Poco importa che le mie acque
Sono chiare o verdi
Disprezzato o stimato per gli eventi naturali.
Dio che mi ha creato mi chiama per nome
Egli mi ha affidato un compito importante
Che non ha affidato a nessun altro
Quello di scorrere in eterno
Per portare la sorella acqua
In ogni parte del creato.
In quella terra arsa che egli ha pregato
Prima di essere alla croce
Inchiodato.
Ho la mia missione
In qualche modo sono necessario
Ai suoi intenti
Ha portare conforto alle genti
Egli non ha creato me inutilmente.
Io farò del bene a milioni di gente
Sarò un angelo di pace
Un portatore di vita e felicità
E continuo a scorrere in quel luogo che mi ha assegnato.
Fra queste montagne a cono rovesciato.
Anche senza che io lo sappia
Io devo eseguire soltanto i suoi comandamenti
E non importa se l’acqua che scorre
Fra i sassi é chiara o verde
Basta che disseti tantissima gente
Qui tutto è così romantico,
E’ come un’eterna poesia
Che scorrere fra questi sassi,
Fra queste rocce ed abissi
Dove il suo fruscio crea tanta
Pace, armonia e musicalità
E perché no! Tanta felicità e allegria
Dove gli uccelli recitano
Ogni giorno la loro eterna poesia.
Della vita.
Ma la luce che ci accompagna fa capolino
E si specchia fin dalle prime ore del mattino.
Fra i sassi e l’acqua cheta
E ha bisogno solo d’amore,
Di un grande infinito amore,
Per non spegnersi
Perché la vita è come
La luce e l’acqua di questo fiume.
Valle scura
La Valle Scura
E’ un sentiero abbandonato,
Che sale nella penombra in Val Scura,
E’ il sentiero nr. 233, non fa più paura.
Tra i sassi scorre l’acqua cheta del torrente.
Con la sua caratteristica musicalità nota
E con i distinguibili rumori del bosco
Lungo quel Canyon, lungo quel torrente
Che vede transitare tanta gente.
Dove crescono in libertà robinie e sterpi
E guizzano leste fra l’erba le serpi.
I dirupi passi, le pareti scoscese,
Le scalette, le ferrate a sentinella,
Voci si sentono di versi scialbi
Dai visi stanchi il sudore scorre.
Nel vuoto della valle rimbomba,
Sembra di essere in una tomba,
E’ una voce amica, sembra lontana e sola,
E’ la voce di Luciano Messora.
Sembra che dica:
Su coraggio amico, la cima sì tocca con le dita!
Amico del Cai,
La fatica è finita.
E bello raggiungere la cima,
Ammirare le bellezze del creato
In un paesaggio mozza fiato
E contemplare il cielo
Azzurro e sereno
Dove la grande luce che ci accompagna
Non finirà mai
La luce ha bisogno solo d’amore.
Come le creature del creato
Per non spegnersi mai
La grande luce è lassù
Sulla grande cima appuntita
L’alpinista è come l’acqua di questo ruscello:
Non può ritornare sui suoi passi,
E’ come la vita
Bisogna andare sempre avanti fino a
Quando non si raggiunge la meta.
Dove Dio riposa con noi.
Solo allora puoi dire,
sì, quel giorno c’ero anch’io
Istambul
Il Gabbiano, con le sue grandi ali,
Ha spiccato il volo
Alla scoperta di terre lontane.
Siam partiti da Venezia bella
Con le sue lagune specchianti
Che è il paradiso degli amanti.
La nostra meta?
Era proprio la via della seta.
Che nei tempi remoti
Percorse il grande navigatore
Marco Polo
Terre di bellezza che danno sensazioni
Descritte sapientemente nel libro
Il “ Milione”
Ma prima di scoprire quelle bellezze
Il “Gabbiano” si è posato sulle rive
Della Marmara e del Corno d’Oro
Per ammirare le bellezze artistiche e naturali.
Di quella città del passato
Che il mondo Bizantino e Romani anno colonizzato
Una miriadi di moschee e minareti
Bucano il cielo con i suoi segreti.
Santa Sofia è d’un’eleganza suprema
In questo principio di primavera
Il sole d’occidente alla fine della giornata.
Illumina la Torre di Galata
Dei genovesi con la sua bellezza e i suoi segreti,
Specchiandosi nel Bosforo e il Corno d’Oro.
Per far risaltare quel meraviglioso tesoro.
Un piede in Asia e l’altro in Europa
Dove vive tanta gente a cavallo di due continenti.
Il Bosforo riunisce il Mar Nero,
Il Mar di Marmara ed il
Corno d’Oro
Oggi è come ieri
Come nel tempo dei Sultani e dei Cavalieri.
Siamo tutti ad ascoltare la musica
Intrigata d’oriente.
Veli vaporose avvolgono
Le danzatrici come farfalle colorate e
Le odalische nella danza
Dei setti veli.
Le rondini
Le ultime luci del giorno
Che sfumano all’orizzonte.
Tra cielo terra e fiume.
E’ una rondine, è arrivata una rondinella,
E’ venuta a fare una scappatella
In quest’angolo di terra rossa e bella
Vola tra tetti e sull’acqua dell’Armella
Al crepitio dell’antica novella.
Sono venuta da molto lontano
Dai paesi arsi e bruciati dal sole
Per trovare la pace e l’amore,
Perché domani c’è un temporale
Qui nel fiume volo veloce
Tra le canne e i pioppi e i ragazzi
Mi fan la croce:
Mi butto nell’acqua, sopra vi guizzo
Che è sempre festa, e faccio lo sghiribizzo.
Qui a sera quando cala il silenzio
Ovattato dai monti, le boschine diventano neri.
L’aria ed il cielo cambiano colore
Questo è il tempo degli amori.
La capretta bruca il foraggio
E guarda il cielo, perché fra non molto
Dopo aprile arriva maggio.
Nelle ultime luci della sera fra le acque e i colli.
Voci si sentono di versi molli.
Che portano in giro le rondinelle
Dove svolazzano i cardellini,
Le cince e gli stornelli.
Colme le tazze di folli vini.
E il profumo dei vigneti e dei giardini.
Questa è la nostra terra
Nella pace e nella guerra
Con i colori profumati dei campi
I papaveri rossi e colorati
Con le farfalle sopra appollaiate
Che fan bella la vita
Di tutti gli innamorati
Lungo il sentiero
Del fiume a cercar le carezze
E i sospirati baci.
L’Aspromonte
L’Autunno in Aspromonte.
Sto aggrappato
ad un ramo del vecchio castagno.
Dalle foglie
Autunnali e caduche
E con la memoria cerco.
Di rievocare la sanguinosa battaglia
In quest’immensa pianura insanguinata,
Sognando una primavera
Gravida di grandi promesse .
Lo sguardo al cielo
Con la preghiera
Di non cadere troppo forte
E il colore delle foglie
Che muta inesorabilmente
Al giallo e al rosso .
Del passar dell'estate
Non mi sono
Neanche accorto,
E fra poco,
Sarà inverno che copre.
Ogni traccia del passato
In quella terra che ho tanto amato
I miei ricordi sfumano
Come la nebbia ai raggi del sole
Ma rimane a ricordo un semplice
Cippo d’onore
Circondato dal velluto dei boschi
Il sole che apre le ombre
Alla notte che ti ha lasciato
Con i ricordi del passato.
Il forte Verber
Di Monte Rovere
Là, in fondo alla pineta nera,
Crepitava una mitragliera,
Il piccolo forte bombardato
Dagli obici al calar della sera.
Non sventola più sul pennone
La bandiera straniera
Si ode uno squillo di tromba,
Il trombettiere annuncia l’avanzata,
La pugna è greve,
Come pure il rumore della accozzaglia,
Incerte le sorti,
O la vita o la morte.
I fanti piumati son all’attacco:
Sono avvolti nell’anfratto
Dall’odore agro della battaglia
Alla fine della giornata
Il nemico è in ritirata.
E’ sera, il fante depone il fucile
Nella rastrelliera,
Dopo la battaglia,
Il dolce canto di una capinera.
Sul pennone del vecchio fortino,
Risale la nostra bandiera.
La sera cala silenziosa tra i monti
I boschi d’abeti diventano neri
E cambiano anch’essi colore,
Quasi per preparare una stupenda
Cornice all’Alpe che sta raccogliendo
L’ultimo bacio del sole.
Oggi fioriscono i papaveri
Intorno al forte
E gli operatori sono tutti morti
Erano vivi, sentivano l’alba
Vedevano il fulgore del tramonto
Amavano ed erano amati
Ed ora son distesi
Nei piccoli cimiteri in mezzo ai boschi
A voi la fiaccola di levarla in alto
Se romperete il patto con noi moriamo due volte.
E non nasceranno più i papaveri
A torno al forte
Ricordi che non sfioriranno
Era settembre in un giorno feriale
Giorno felice
Di stagion finale.
Il tempo sembra che si sia fermato,
Eppure son passati cinquanta anni,
Al ballo dei canottieri ci sì siam trovati.
Ma sembra proprio che sia successo ieri
Perché fino ad oggi nulla è cambiato
Il fiume galeotto con le sue luci
Abbaglianti e colorate
Nel viale degli oleandri e nel
Giardino di viole
Ho cercato e ho trovato l’amore
Quell’amore sincero,
Quell’amore che non ha confini,
Quell’amore di ieri
Che è durato felicemente nel tempo.
La luna inondava quel sentiero di viole
Mentre ascoltavamo il mormorio del vento
E il fluire placido e lento
Del fiume colorato,
Con passione ti ho baciato.
Musica arcana nella notte scura
Avvolse di mistero i due
Giovani innamorati
Ed io ho gioito di questa promessa notturna.
E’ stata troppo simile ad un lampo
D’autunno che è ancora acceso.
Questo germoglio d’amore, al fecondo alito d’estate.
E’ stato uno splendido fiore
Che dura nel tempo
Il Colorado.
Immense praterie bruciate dal sole
Cime alte e colorate
Come coni di gelato
Dove si ammirano grandi orizzonti
Cieli azzurri e montagne alte e rotonde
In quella terra bruciata dal sole dove
Vivono in simbiosi aquile, indiani e bisonti
Al cospetto della loro terra, dei loro monti
Meravigliose cascate, il Gran Canyon con le
Sue cime superbe e invidiate
Laghi abbaglianti
Laghi bianchi e salati
Che invitano ad esplorare
Quel in vivibile e antico mare
Di sale
Senza l’onda
Con 57 gradi all’ombra.
Una cosa il dirla perché si sa;
Un’altra il dirla perché si fa.
La prima è l’imbuto di un torrido,
Una fiasca è l’altra
Che tiene fresca l’acqua
E la rinserra.
Questa è l’antica terra che rifiuta la guerra
Senza tutta la carta straccia
Che critica e scarta,
Così come la prosa,
Infedele sua sposa.
La poesia è la terra
Senza la melma e senza
La carta che critica e scarta,
Così come la prosa,
Infedele sua sposa.
La poesia è la terra,
La madre terra che dà quello che ha
E far male mai non sa.
Non si mette il cappello, perché è
Nata nel fiore che nel sole cerca l’amore.
Galoppa solitario nella prateria senza meta.
Il Navajo con la penna bianca
Con il suo destriero baio,
Per cercar l’acqua cheta
Quella è la sua terra
Odorosa e bella.
La polla
Un lembo di cielo avvolge
La polla sulla montagna
benedetta.
Oh bello ancor che la natura
Al suo dono si presta:
Il mughetto il fior dei peschi
E l’erba tutta e tanta sparsa
Nei bordi della foresta,
E il vento e la pioggia le nubi vaporosi e bassi.
A levigare i bianchi e puntiti
Dalla montagna i sassi.
Sale ripido il sentiero.
Sembra che sian saliti ieri,
Su per la montagna benedetta.
Ecco la polla, è qui sotto di noi,
Sgorga in un luogo freso,
Antico, e misterioso. L’acqua!
Un miracolo della vita,
Un elemento che non cesserà
Di meravigliare chi l’ammira.
Ma, le nuvole basse,
Sono gonfie e sono biancastre
Che vanno a riposarsi dentro,
Come pure la pioggia e il vento
Su tra le mani i nostri pensieri,
Sono gli stessi di ieri
Nei rifugi e nelle spelonche,
A riposar le nostre stanche membra!
Tu plasmi sulle tele,
E tu sull’ara per la tua preghiera
E tu col canto e la bella armonia,
Tu del verso lo spirito che s’eterna,
Non trovate il solo diletto
All’estroso scandir di voci amiche
Oh, piuttosto portate insieme
Nuovi i colori della pace bella,
Lottate contro l’atroce guerra.
La fiamma portate nel fuoco del sole
Dove regna la pace e il silenzio,
Che altro non è che un
Lembo di cielo che scende verso l’uomo.
Viene dalle grandi montagne e marine
Senza risucchi della luna fredda.
Dove regna il grande amore per la vita e
Dove Dio riposa in noi.
Aprile.
Sulle montagne provenzale,
In questa nicchia ecologica
Fioriscono le lavande profumate
Le rose e le mimose.
E il folletto se ne va per la montagna
Sulle sue pupille porta l’amore
come
L’azzurro porta il cielo.
E intanto che sgroppa dal monte
La valanga
E che s’imperla il ghiaccio
Di gocce, di mille gocce
Che fanno i fiotti
E poi i torrenti
Via tra sbalzi
E un fluir
Di strani scrosci,
Tornando ognora più limpide
Al gioco tra il sasso
Sulla lucente vernice
Della primavera,
Quando gli versa
Il pianto del monte
Che dà più smania
Alla ninfa della valle.
Corsa intrepida io sono:
Ti apro il ciel
Al pianto
Delle stelle;
Il cielo ti sospendo al fiore.
All’acqua fino in fondo,
Al pane che rompi in mano,
All’occhio che vede più lontano.
E intanto che par che tu dorma,
Or sento che ora della veglia)
Faccio che il gallo
Empia d’orgoglio
Il suo canto.
Or già sì presto
Pur tu mi vai cercando?
Statua più bella giammai non sei:
Via sui piedi i ginocchi e gli omeri,
Arcuando le braccia,
Più in alto le mani,
Le dita più in ancor.
Ma pur la mia sorgente
È più grossa il mattino:
Ti riempio la tua brocca;
Al più piccino intanto
Affonda la culla
Che sia più morbida,
Mentre il Verdon
S’ingrossa e nella montagna rovesciata che.
Sempre più sprofonda.
Sulle rive del Po
C’era una favola vera
In principio della primavera,
Quando fioriscono le viole e
Nascono i primi amori.
Vecchia canzone d’amore
Sempre viva, sentita su le
Cime dei pioppi alti su le
Verdi golene del grande e
Vecchio fiume Po.
Oh vaga riva benedetta,
Quanti ricordi mi ridesti in cuore!
Vicino a te si rivelò l’amore
Di una bella ragazza tanto carina,
Dolce e sbarazzina.
L’azzurro attorno, sulle are in fiore,
Ma il cuore mio pulsava violento in petto
Quando le parlai con intenso ardore.
Me la strinsi fra le braccia al petto
La bocca baciai, essa si tacque.
Quando l’anima aprii tutto ansante.
Tu ne udisti i sospiri, quel che nacque
Mentre un raggio di sole giocava con le acque.
O vago Po,che in quel istante
Si confuse con il mormorio dell’acque
Serene ch’io corsi sognando
Nella dolcezza delle notti estive
Acque che vi allargate fra le rive
Come un occhio stupito, a quando, a quando
O! nostalgiche acque di sorgiva
Acque piemontesi e lombarde.
La primavera.
L'arcobaleno colorato
Abbraccia il fiume e la terra,
Mentre il cielo si specchia
Sulle acque limacciose del vecchio fiume.
Scivola lentamente la vela bianca
E l'onda s'infrange contro la chiglia
Del vecchio veliero.
Sì ! E' arrivata la primavera
Con la viola, tenera e profumata
Con le punte ad imperlar dolce la mano
Che trepida del bambino gioioso,
Che ognun fa più festa
Come il gorgogliar
Più via si estolle
Degli uccelli, al ritorno,
Nel seno delle erbe più folte
E dei rami negli intrichi,
Velati dall'ombra.
Delle coltri più fitte
Delle foglie innumeri,
E di mille gocce pinte
Che l'ombra di sotto
Il vento muove più fresca.
Nell'arco di un giro
Che si ricompie,
Al flusso che innalza
Dall'acqua che al ciel ritorna,
Per che il sol s'imbarchi
Sì che l'onda non si sa
Se umor più senta
O di calore di primavera.
Polvere di stelle
Cappa di nero cristallo
Ricolma di fulgide gemme
Il cielo.
Mentre dal camino del rifugio continua
Ad uscire un fil di fumo grigio che si disperde
Nella notte sulla montagna incantata!
Innumerevoli occhi
Cui vibrano ciglia infuocate
Ci sussurrano – fissi – dall’alto.
Forse, attraverso il loro palpito
È Dio che ci guarda.
Nel buio della notte trascorre un messaggio.
Di pace per questo pianeta
Remoto, sperduto ai margini
D’una fiumana di luce.
Fra tanti mondi corruschi
Di cui la divina potenza
Lo spazio cosparse, infinito,
Quest’atomo opaco fu oggetto
Di predilezione ed attrasse
Il verbo incarnato, onde l’uomo
Di Dio poté dirsi fratello.
Se il male come onda di limo
Minaccia; se l’odio, serpente
Nascosto, i cuori avvelena;
La speme non muore. Desio
Di pura bellezza, d’amore,
Rinasce nell’animo al mite
Bagliore degli astri. Esse sono lampade
Accese dal vigile cuore
Di un Padre che i figli lontani
Attende sereno ed eterno.
Mentre la pallida luna
Continua at attraversare l’universo
Con il suo messaggio di pace. |