Natale
Si rinnova tutti gl’anni
questo tempo così lieto
le persone son migliori
e si scambian baci e doni.
Le città sono addobbate
di colori, luci suoni;
e le chiese più affollate
a raccontar della novella
che bambin Gesù donò
con la sua cometa stella.
Sembra quasi un altro mondo
eppur le genti sono le stesse.
Io, lo vivo con piacere
questo magico momento.
Un augurio a tutti quanti
in questo tempo pien d’amore
per cambiare nel profondo
questo nostro,nostro mondo.
Mumble, Mumble
Camminavo lemme lemme, con la testa
all’insù
rimirando quegl’affreschi sulla volta,
pria del blu.
Mi chiedevo cosa fosse veramente la virtù
tra una scena celestiale e la massa che è
quaggiù.
Forse anche il bene e il male furon creati
per di più
a far sì che ci sentissimo ancor piccìoli,ancor
di più.
Ogni volta che sbagliamo la coscienza ci
richiama
nel morale ammonimento che ognuno tiene
dentro.
Pare fosse uno strumento impiantato per
controllo
poi alcuni, anche tanti, quella voce hanno
spento
non si fanno più chiamare,allor cresce lo
sgomento
ed è crisi esistenziale,sembra non esista
più morale.
Una parte arraffa e spazza l’altra crea e
ci sta male.
Ma la gente che conosco sembran tutti
brave genti
ma nell’umile retaggio l’occasione e sol
miraggio
ed allora mi domando se al lor posto avrei
fatto poi
l’opposto.
“Cicopalmo”
Allor che ero bambino giocavo nel cortile
con biglie colorate,avevo un bel
sacchetto.
Le belle a me donate stringevo nella mano
venivan da lontano e fiero me ne vantavo
Con altri bimbi felici insieme giocavamo
Ma poi ne venne uno, grande, smaliziato
mi sfidò a quel gioco che non conoscevo
colpire con la biglia quell’altra. sul
selciato
quando poi sol ti riesce le sfere sono
tue.
Nel gioco ero maldestro, lui invece era
lesto
puntava il mignolo roteando con la mano
tenendo la sua biglia tra il pollice e
l’incavo
“cicopalmo” lo chiamava quel gesto strano.
Le colpiva ad una ad una che tutte le
prendeva
Così persi quel dono a cui mi ero
affezionato.
Nel tempo poi cresciuto quel bimbo ho
rincontrato
vestiva in doppiopetto con la puzza sotto
al naso
espressione del concetto di quello più
furbetto
che crede che son tutti sol polli da
spiumare.
Seduto in quel tavolo dal panno verde
occaso
puntava quelle fish ,gran rilancio dal
passato.
Giocai sol di furbizia, la fortuna era
propizia,tra
bluff e punti ricamati, vinsi tutti i suoi
puntati
e quando andai all’incasso contento e di
me fiero
guardandolo dritto agl’occhi e voce da
gradasso
gli dissi –Cicopalmo? Ridammi i miei
balocchi-.
Primavera
Quando il giorno si colora
anche l’animo s’espande.
Le giornate son più liete
ed il sole ancor gentile
non ti brucia sulla pelle
ma carezza tra le stelle.
La vita, esplode intorno
nei colori, suoni in fiori
senti appieno i suoi odori.
Ed il canto è melodioso
puoi vedere i primi voli
basta solo che ti affacci
su quel prato,in quel verde.
Quattro passi tra natura
a raccoglier primavera.
Cercando
Scavando al fondo nell’umano sogno
cercai tra quelli che del lor credo fanno
il senso vero della ragion più pura.
che della logica ne fan natura
e nel divino cancellando il credo
già da Lucrezio e ancor più prima
che poi nel dopo,di queste menti
nel cammino, rimangono presenti
a ricercar quel filo tessuto allora
nel tempo mio ancora si colora.
Così mi spinsi là, dove i due mondi
fondano, a rinnovar ancor il gioco
che di vita, trasforma,muta, cambia
questa materia e n’è la causa vera.
Tra inferno e
paradiso
Ritorna dal profondo quello che hai
perduto
in questo girotondo, in tutto il tuo
vissuto.
Son conti che si fanno con la coscienza in
mano
la guardi , la rigiri,lei ti sussurra
piano piano.
Lo dici solo a te stesso, a qualche amico
caro
l’ascolti quando il mondo ormai non canta
più
arrivi a ricontare quei passi ad uno ad
uno
ti accorgi che il tuo tempo non basta più.
Vorresti riparare per quello che hai
sciupato
capisci da quel punto che cosa hai
sbagliato.
E' il gioco della vita,è per quello che
sei stato
poi.ti presenti al passo portando il tuo
peccato.
Sarà quel senso tuo che aprirà le porte
ad un nuovo Paradiso o per l’Inferno morte
sarà quello che hai creduto, che hai
cercato
a far la differenza tra il mondo e la tua
coscienza.
La Differenza Sta
Ma chi sono ancor costoro
che mi parlan tutti in coro
poi mi fanno la morale tra
un bicchiere e quel fumare.
Che mi vogliono aumentare
le medicine nel dosaggio.
Io le calo ,con coraggio
lor mi dicono: è un oltraggio!
Allor gli canto dell’olistico
del pensiero,di quel mistico.
Che l’umano sol non è, quel
che pensan ancor lor di te
Poi, morire da ammalato
non mi preme neanche un po’
voglio vivere beato per tutto
il tempo che ancor ho.
Che mi piace assaporare tutti
i gusti della vita, e ……
se si riapre la ferita
so di certo, che non è finita.
Prendila come ti
pare
Or che il tempo sa da fare
mi preme raccontare
una storia un poco strana.
Un dì, leggendo un tale
io, lo misi sull’altare.
Restavo alla finestra
aspettando una risposta
ma,da lui nessuna gesta.
Il mondo è molto strano
e a volte sol ti resta
quel sapor che sa d’amaro.
Di novella in
novella
La trovai su bancarella era sola e
rottamella
la comprai per poche lire ,ora vale le mie
mire.
Una scatola di legno,con la corda per
sostegno
nell’aprirla un ectoplasma si parò innanzi
a me
e parlando in modo strano prese forma
sulla mano.
-Io mi chiamo Calandrino detto anche sor
Pierino
Giovinnozzo è il mio casato,fui pittore e
scalpellino.
La mia fama è rinomata per novelle
Boccaccesche
che l’autore di sua grazia ci creò nelle
sue tresche
infilando tra le scene anco altri due
pittor, Sor
Brunaccio e Buffalmacco,gl’ho legati
dentral sacco
e quella pietra tutta nera ora è
propriamente vera.
Anco la morte ho pur gabbato che mi sono
elitropiato;
ma per te che m’hai trovato farti dono
sono obbligato
sei vuoi essere beato basta solo che tu
scegli
tra ricchezza e libertà ,agiatezza e
povertà.
Mi sembrava ancor più pazzo di quell’altro
Giovinazzo
e bastò quel mio pensiero a svampirlo come
un razzo.
L’ectoplasma se ne andò ma rimase quel suo
miasma
un odore zolferino ,quasi fosse, apparir
luciferino.
Aprii ben bene il finestrone per dar aria
al camerone
ma la scatola ancor tengo a ricordo di
quel ramengo
e la storia novellata giunga a voi………
elitropiata.
Giocare a Dio
Non so ancora
se tutti insieme formassimo il corpo di
Dio
e non ho ancora capito di quale Dio
parliate
se ebreo, musulmano, cristiano o
metropolitano
Ma so che la libertà di ognuno finisce là
dove comincia quella dell’altro, nel
rispetto
delle diversità, delle culture dei credi
nel rispetto della vita. La vita è
sacralità
per sua natura.La vita non muore mai si
trasforma
cambia, muta, e noi
viviamo in lei per tutto il tempo,
infinitamente
quindi toglierla o donarla è quasi,
giocare a Dio.
GianLuca
Ho comprato un bazooka, l’ho chiamato Gianluca
che di un Dio ha le due facce, in saggezza la luce.
L’ho puntato diritto con le ogive a conflitto.
Sono pronto alla guerra ,perché oggi m’assale
un istinto ferale.
Per quegl’orridi esseri ,che la vita si prendono
nel nome di un Dio che se solo ci fosse
cancellerebbe quegl’umani rifiuti.
Ho comprato un bazooka, l’ho chiamato Gianluca
perché il mondo abbia un senso nella buona ventura
a difesa dei giusti ,dei probi ed onesti
ma dove sono ?Dove sono, ancor questi?
Che paladini del mondo,nel vanto dicevan
or che l’eccidio avanza,nessuna presenza.
Ho comprato un bazooka, l’ho chiamato Gianluca
la parola più non conta a cambiare la sorte.
Canta, canta ancora
Ma non c’è un parangone
vuoi mettere con il Paolone
tra un swing che s’alza e un jazz che avanza
di base il suo orchestrone
fiati,violini e contrabbassi
il suo piano e l’Alabama Vest.
Tra caramelle Alaskane e rumbe Sudamericane
tra giornali che svolazzano e Francesi che s’incazzano
e tu mi fai andiamo al cine,ma al cine vacci tu.
Vuoi mettere ,ma non c’e un parangone
tra una fuga all’inglese e un motel alla francese
peut etre Lussac ,Balzac, Armagnac, Bergerac
magari accompagnati da un ottimo Cognac.
Lungo i viali di Vienna in quella chinatown
con Jimmy e due cinesi ,li vedi fin là?
Vuoi mettere. ma non c’è un parangone
con il suo swing le sue parole
ad ogni altra canzone.
Finalmente
Ho sentito un discorso sensato
il Papa l'ha pronunciato
non si uccide in nome di un Dio
non si deride i credi delle religioni.
È Natale
È un momento molto speciale
questo tempo che ritorna
si rinnova tutti gl’anni.
Le persone son più buone
e si fanno più gentili
poi si scambian baci e doni
e diventano migliori.
In questo tempo di letizia
le città sono addobbate
di colori,luci e suoni
sembra quasi un altro mondo
che si riempie nell’amore
che ognuno ha poi da dare.
Io lo vivo con piacere
e lo prendo tra le mani
non m’importa se domani
ancor lui non ci sarà
ma oggi sono un po’ migliore
e ,domani si vedrà.
Suona?
Suona? Suona minga. Bisogna tu la spinga
Poi non capisco mai quale tu sarai se una
foriera ,un cavalcante,o un improbabile
musicante.
Ma ancora torna sera e il buio già mi prende
e quel che rimane più non mi rende nessuna
primavera. Preferirei una serenata, vuoi mettere
con la musicata arzigogolata, cantar sotto alla
luna,raccogliere una stella ed ascoltar e rimirar
quella fortuna .
Suona? Suona minga. Bisogna tu la spinga.
Purtroppo
(abiurando Pavlov)
Quell’essere che sé perduto
affida la sua vita
a quel che è riconosciuto.
Racconta del suo triste arrabattare
di quel che non riesce a funzionare
consegna con speranza e cerca aiuto
se stesso e tutto quello che ha perduto
nelle mani di un dottore strizzacervelli.
che ha la comprensione tra gli anelli
del come sono fatti tutti quelli
tra circuiti ,sinapsi e i suoi modelli.
Di corpi che funzionan perché belli
propina quella chimica ai neuroni
che viaggiano dispersi negli androni.
Crede che tutto si risolva
cancellando il dolor dalla memoria.
E quell’essere si ritrova senza storia
vaga sperduto nel suo tempo
uno zombi
che ingarbuglia ogni momento
e di sé, sempre più, meno ricorda .
Si confonde tra pastiglie colorate
affonda sempre più e si consola
all’effetto di quelle avvelenate.
Alla ricerca del tempo perduto
(ricordando Marcel)
Arduo il sentiero che provo a infilare
ritorno con mente e tutto me stesso
a riviver il tempo che appare riflesso
memoria non basta mi devo sdoppiare.
Leggero, cammino con passi di bruma.
Ritrovo quegl’attimi di storie passate
rivivo quei tempi , quelle giornate
in quel manto ammantato tra spuma.
Raccolgo il perduto,quello lasciato
rivedo quei volti, quel che ho scordato.
Riscopro del tempo tutto l’arcano
ma lo catturo,lo stringo in mano
e le emozioni ritornano forti,sento
le voci, le parole scandite quelli
che erano, non sono orpiù morti;
restan sospesi in un tempo infinito.
Comprendo le cause, gli effetti
che han generato gesti negletti
mi ripulisco da quel negativo
una forza vitale riempie di nuovo.
Così del mio mondo ritorno padrone
il tempo trasformo, passato, presente
son solo momenti, li sposto con mente
allontano la fine e continua l’azione.
A Nicola Cheron
(un omaggio)
Lo ritrovo piacevolmente
quell’impavido istrione
si cimenta alacremente
tra le rime nell’ azione.
Mi novella della vita
nel sottile suo sentire
le profuma con ardire
quelle storie che sà dire.
Un magnifico istrione
dalla stoffa ricamata
io lo leggo con passione
già m’allieta la giornata.
Canta sempre,canta ancora
tu che sai come cantare
non importa qual sia l’ora
in cui ti vengo a ritrovare.
Se ci fosse da pagare
lo farei ben volentieri
perché oggi non è ieri
e domani è ancor da fare.
La mia
A volte
la scrivo su di un foglio
scorrendo con la penna
altre la batto su quei tasti.
Si riempion quegli spazi
la sposto, la cancello
cercando
di imprimere un modello
la infilo
più ad orecchio nel sentire
la vivo quasi fosse
quel mio cortile
la canto
come fosse una canzone
allora diventa una passione
che tengo stretta , è viva
pulsa dentro
e mai, non muore.
Un cinto d’ernia
Mi rimbalzava dentro la testa quella canzone
sudore ed antracite diventano un’ emozione.
quel cinto d’ernia restava un’interrogazione
E fù per caso o per destino che toccai con mano
quel sospensino.
Poichè il dottore lo ricettò
a sostenere quel mio sfottò.
Quel cinto d’ernia ora lo porto
e la pistola più non infilo
c’è poco spazio è quasi un chilo
e aspetto il giorno che poi sarà.
All’anno nuovo tutto verrà.
E mentre aspetto, ancora ascolto
quella canzone, tra Pavana
Arkans Tex Missouri e
l’Appennino
tra quei castagni,a ritornar bambino
e dal profondo mi nasce ancora
un’emozione.
Vecchio Mio
Il suono porti sulle tue labbra secche
sul viso scarno , canuto, dentro scavato
sull’ingiallita pelle,alle tue carni che da
quell’ossa sembran si stacchin, al penzolar.
Di sottil vita quel soffio stinge e inquieto
scende sugl’occhi tuoi il buio, a tenebrar
e non mi vedi,e non mi senti. Mi trema dentro
nelle mie membra, il rantolar tuo,quel tuo scemar.
Per non dimenticare.
Il mattino ha l’oro in bocca ,quando il sole s’alza
incomincia la tua danza e l’ora che hai perduto
di certo più non scocca, rimane un effimero saluto.
Ignaro del concetto e del risplendere del raggio
indagai a fondo per comprenderne il vantaggio.
Chiesi a quel vecchio che avevo lì davanti
quel che sia che fosse ad essere levanti.
Mi portò ad esempio la sua vita salutare:
-io sono centenario , vado per salpare
tutte le mattine mi alzo sempre all’alba
per sentire il gallo ancor cantare e guardo
giù alla fonda se è arrivata la mia barca-
E la morale? A volte può far male.
Se il tempo aspetti guardando alla finestra
che sia di notte oppure sia nel giorno
di certo lui ti prende,levandoti di torno.
Le mie belle
Hanno gl’occhi azzurri i capelli biondi
mossi al vento
gl’occhi neri i capelli crespi , profondi
più del mare.
Le mie belle mi prendono per passione
per amore,per una emozione.
Mi fan volare,sognare dimenticare
a volte, ancora ricordare.
Le mie belle vengono alla notte
quando nel suo silenzio,sono solo
guardo il cielo e ascolto l’assiolo
sotto a questa luna, al suo chiarore.
Le mie belle sono il mio amore.
Io e te
E così sono qui
a passeggiare insieme a te
a parlare delle nostre vite
tra erba e cemento
fra queste case
e mi piace questa nostra storia
nata, per caso?
tra le parole che amiamo
mangiamo,ridiamo e
ci ritroviamo.
Eulabeia
Graziosa al ciondolare, nel tuo piumaggio
che sul capo bianco, striato vien dal nero
d’ocra s’arrotonda quel becco pitturato
del giallo le tue zampe, alfine son palmate
per camminar sull’acqua a pascolar tra campi
nel cielo sei regina, in quel manto, cenerina.
E quando ottobre viene sui pascoli, più a nord
nell’aria che si fredda su quelle tundre siberiane
al viaggio ti prepari, per ritornare in fretta
tra campi d’orzo e riso ,sulle pianure indiane.
Il monte che t’aspetta più alto è del mondo
nell’etere le vette tra quell’aria rarefatta.
Di forza è quel tuo volo,sol potenza nelle ali
correnti ascensionali son conti a te inusuali
disponi gli elementi in formazione a freccia
sì meglio, taglia l’aria e nel cambio che s’alterna
riposa l’ala esterna.
Degli uccelli in volo tu sali ancor più in alto,e
quando arrivi in quota, clacsonando, chiedi strada
perché tu sei padrona del mondo che è lassù.
Quel tuo vestito blu
Quanto mi piaceva
quel tuo vestito blu
dalle spalle ti scendeva
cadeva un po’ più sù
sopra ai tuoi ginocchi
e dentro, c’eri tu
ti accarezzava i fianchi
quegl’occhi tuoi più grandi.
I tuoi capelli biondi
splendevano nel blu.
Lo cerco nell’armadio
frugo tra le cose
innaffio le tue rose
ma non lo trovo più.
Quanto mi piaceva
quel tuo vestito blu
e dentro, c’eri tu.
Arci San Lazzaro
Quasi un porto di mare, ne arrivano di tutti i tipi
col volto e il capo più canuti,alcuni brizzolati
pochi quelli ancora verdi.
Personaggi dal corso rinomato
tra un tavolo rotondo e l’altro più quadrato
ma guardando bene anche dolci compagnie
nere,rosse, bionde e…….. fantasie.
Tra una tarocco, uno scacco matto
tirare quattro bocce e contare il burraco
ci sono gli incapaci e i maestroni
sempre pronti alla battuta
a rimarcar la sistina
nella cappella dell’ultima giocata.
Poi ti siedi in compagnia tra una sagra e una lasagna
a parlar di nuove imprese per il fungo non trovato
il torneo che hai giocato, il burraco che hai centrato.
Spinti da umana comprensione un giorno all’anno
i volontari del girone
polenta e ragù donano col vino
a tutti quanti senza lesinar porzione
vedi volti nuovi mai più rivisti
son file gargantuesche ma loro
con certosina lena ti servono senza pena.
Ecco qua
che cos’è il posto espresso
liete ore in compagnia
nel comune senso del concesso
Domani
Non dirmi come ti vestirai
vorrei incontrare una sorpresa
un abito svestito dalla spesa
dei colori che tu sarai.
Sul tuo collo
una collana fatta di stelle
che risplendono, le più belle
sul tuo viso
una luna piena , nel tuo sorriso
e nei tuoi occhi
rivedere l’infinito.
Questa nostra società
La guardo dall’alto poi giù, fino in fondo
da quel transatlantico, in questo mio mondo
c’è il liberista l’avanguardista il comunista
il figlio del figlio dell’arrivista
contan quei soldi, forse son pochi?
c’è chi lo fà solo per Gloria
chi ama Vittoria .Chi è la più bella?
senz’altro la loro Memoria
ascolto il TI GI’, è un bollettino di guerra
cambio canale, cerco una nuova terra
dove le cose sono diverse e le persone
non sono perse
tra un Pifferaio e un Guerrafondaio
un Nano un Comico e un Giostraio
c’è l’Avvocato il Giudice il Notaio
poi c’è il Dottore il Professore e il… Salvatore
tutti indefessi,tutti connessi
in quella morale che vendono a ore
e le altre persone? non contano nulla!!!
li senti ogni tanto dispersi in quel quanto
pieni di guai a contar nei lor salvadanai,
arrivano corti col fiato alla gola
contano i morti,la speranza s’immola
e per dormire senza soffrire
prendon felici un bel Smemonire
così di mattino han già la voglia
di …Morire.
Wakan Tanka
Io di anni ne ho cinquanta senza quelli che mi avanza
compio il giorno tutti i giorni che son nato e son cresciuto
aspetto sempre che ritorni quel suo fiore che ho perduto
ma la differenza già mi stanca, per la netta discrepanza.
Di mattina ancora presto guardo il sole che s’albeggia
prima ancor di coricarmi su quei tetti a riscaldare
cardellini e passerotti son veloci a risvegliare
da quei rami un musicare, in quel canto che s’aleggia.
Cullato dal momento sento il tempo a me vicino
son persone che conosco già da anni nel confino
che mi dicono –Sai… Gianka- son tornato ragazzino
poi mi parlano di storie che han traviato i loro cuori
sono giovani Walkyrie che li riempiono di amori
gli prosciugano i danari, son carezze sublimali
che leniscono quei mali, con accenti gutturali
gli sospirono sul collo e gli asciugano il midollo
con pastiglie e meraviglie che sostengono quei pali
lor più giovani ritornano,son felici più ormonali
poi mi dicono –sai…. Gianka- gli rispondo
– Wakan Tanka -………. il mondo è tondo.
Di Settembre
Or che la stagione negl’anni miei s’accheta
vago ricordo riman in questa dolce brezza
quell’ardor che mi riempiva di giovinezza
e su questa pelle che ormai non è più seta
grinzosa , ad ogni giorno in più diviene
su questo corpo che ancora mi appartiene
con la mente torno a quei momenti andati
in cui sentivo il cuor mio nei battiti ritmati
possente , pien di vita pulsava nel torace
e di forza e di passione non mi dava pace
ora è soltanto un cavo tronfio,batte vano
scarabattola dicendomi che fai,vai piano
ma in questo tempo che di settembre viene
guardo bellezze al passeggiare assieme
ed un sorriso ancora mi appartiene sotto
questo sol che clina e nei suoi raggi speme.
Solo per te
Oggi
mi sono fatto bello
ma non ero quello
oggi ho vestito
il completo più bello
oggi
ho capito cos’è
quello che non c’è
ti volevo vedere
ti volevo amare
ma tu
tu non ci sei mai
vai sempre via
oggi
mi ero fatto bello
solo per te.
La gattina
Se il suo nome non hai ancora scelto
ascolta il mio, che è prediletto
un nome che mi è caro, un canto per amore
un suono agglomerato di forme e di stupore
se ancora io lo sento si riapre quel mio cuore
è un suono così dolce che riempie in un momento
è un augurio che ti faccio,perché lei vivi a lungo
portando nel tuo cuore quel tempo a me sì caro
così quando la chiami sarà un suono amato
che sentirò da qui, anche se son lontano
sarà una fortuna , sarà quella tua luna
chiamala ancora Beniamina
Parole vuote
Non amo le parole in cui non trovo un senso
celebrative del nulla,messe lì per sfizio
quelle che giro e rigiro e mi ritrovo all’inizio
che poi devo interpretare per capirne il nesso
create ad effetto giusto per riempire, per apparire
senza concetto, per continuare ancora a non capire
che viaggiano veloci, che si stagliano di netto
tra una realtà , una fantasia e un triste rigoletto
un’accozzaglia di interpretazioni senza ragioni
giusto per dire che eri là
io invece resto sempre qua
a guardarmi dentro per capire il fuori
a percepire ogni momento
e provo sempre emozioni .
Quando ti vedo
quando ti vedo non so mai
se prenderti diritta o di sbiego
sarà forse per il tuo diniego
o per tutti quei tuoi samurai
ma puta caso, non si sa mai
chissà,cosa farai, come sarai
saranno forse tutti quelli
che alla fine non hai mai
ma poi ,che fai ti trucchi?
vorrai mica, metti caso
esserti
un vaso pieno di fiori
pieno di te
e me , e me, e me
dove mi hai buttato
e io ,io che cercavo te
ah già,
ma tu sei piena di te
mi dici sempre e ancora
non mi và , non mi và
di chiamarti, di amarti
hai capito che non mi và
perche devo essere ancora
là.
Ecco qua
C’è arrivato quel trombone
da quel suono assai stonato
ora dice a tutti quanti
quali sono quei i suoi vanti
si nasconde dietro a un dito
a raccontare quel suo ardito
ci novella della grazia
fa la punta alla morale
niente comment a quel bambino
dalla faccia da Bettino
così critica chi vuole
senza mai rischiare sòle
poi la mette in poesia
- ma questa non è mia-
per favore non mi rughi
si allontani si profughi
che persone come lei
io le abiuro
e le affronto a muso duro.
La festa della donna
Ripenso in questa giorno
a tutte le donne
che ho avuto intorno
coi pantaloni .con la gonne
in una passione in un amore
in un sentimento,nel mio cuore.
Madri, Mogli, Amanti
e Amiche
nel loro infinito amore che
diventa vita nel loro essere.
In tutti quei volti
che mi accompagnano
che mi parlano di loro
e….
ritrovo un senso nel mio cammino
in questo amore che non finisce mai.
Taaak (alla Pozzetto…Renee) Chi è quel
nuovo volto che non m’appare s’infila tra le rime e ancor mi fa sognare
in quel volar dell’animo per poi spaziare in musica e sostanza mi
riempie nella danza
già sentii quelle parole piene e quel mio
cuor ancora mi sostiene a ricercar quel verso in quell’anfratto di
colui che persi durante quel distacco
così rinasce in me quel
ricercar che sento nel riscoprir quel verso in quell’armento che di
gioia e di dolor ne fa cimento
ed io sorrido ne son contento a
risentirlo è un giovamento.
E ti vengo a trovare
Ogni tanto
ti vengo a trovare
quando
il mio canto si alza
a spaziare
poi
mi ritrovo sempre con me
a ricordare
frugo tra gli attimi
tra quei momenti
a ricercare le cose
che ho perso
per non dimenticare
per continuare ad amare
non può essere
soltanto un andare
per luoghi sconosciuti
per attimi perduti
deve esserci un ritornare.
Brindo a voi
Orsù dunque miei signori
dove sono i vostri ardori
che celate giù nel fondo
in quell’animo rotondo
se parlate degli amori
che hanno preso i vostri cuori
io non so che viso hanno
se dolore ancor vi danno
so di certo che per me
un altro volto ancor non c’è
ma,se siete ricambiati
brindo ai voi miei fortunati
perché il tempo dell’amore
è quel cambia le tue ore
e ti riempie fino in fondo
di quell’altro amato mondo.
Giocando al Burraco
E’ una bionda assai capace
lei mi insegna con perizia
tutto il gioco con letizia
senza mai darsene pace
io la guardo con stupore
lei mi dice per favore
stai attento
non pensare allo Scopone
che io qui sono regina
nel Burraco sono fina
dò lezioni a tutti quanti
anche a quelli più ignoranti
poi mi aspetta sempre al varco
e io ormai abbasso l’arco
la mia freccia è un po’ spuntata
ma, passera questa nottata.
Giochiamo a Burraco?
E’ una bionda assai speciale
nel Burraco poi mi insegna
in quel gioco niente male
le finezze, che mi consegna
io la guardo con stupore
lei mi dice per favore
stai più attento
è arrivato il tuo momento
che io qui sono regina
nel Burraco sono fina
dò lezioni a tutti quanti
anche a quelli più importanti
poi mi aspetta sempre al varco
controllando la giocata
e io ormai abbasso l’arco
la mia freccia è un po’ spuntata
Tra me e magari… te
Magari, forse
e sono qui a scrivere
a scrivere un’emozione
ma così
cosi è la vita,la mia vita
e sono ancora qua
e tu
tu resti sempre là
a viverti di cosa
non si sa
ma so
che ti parlavo d’amore
che ti cercavo nelle mie ore
io
rimango sempre qua
e tu
magari forse chissà.
Parbleu
Il talento è cosa innata
ma se tu lo vuoi imparare
stai nell’ombra ad ascoltare
non si forma in caponata
di perfetti c’è qualcuno
s’arrabbattono ogni giorno
tra le lagne ed un ritorno
tutti gl’altri son nessuno!
poi le leggo attentamente
mai risuonon perfettamente
ed allora che cos’è
questo gioco che non c’è
è solo un’aria che si danno
un Botticelli a primavera
che non suona, si dispera
ed è un trucco con l’inganno
impostata con maniera
si dissolve nella bruma,
poi nell’acqua si consuma
quella vetusta tiritera
se quel verbo mai non canta
sai, di massa c’è né tanta
e se poi lo vai a incensare
è solo un vanto da abiurare.
La Mia Verità
Se maledire Dio e tutti i benpensanti
ti fa sentir leggero e giusto qui davanti
chiediti perché son sempre i lestofanti
a compiere misfatti ,a tradire tutti quanti
se mai ci fosse un Dio che tutto abbia creato
a noi comun mortali il mondo ha consegnato
noi ci portiamo dentro la gioia ed il peccato
perché siam figli suoi da quando è iniziato
lo scopo era sì alto ma è naufragato
per tutti i maledetti che alfin hanno giurato
di esser solo corpi e l’hanno rinnegato
per quelli che quel sogno hanno abiurato
se mai ci fosse un Dio, Lui non entra in giudicato
per poi contare corpi e sanare ogni peccato
è di quel mondo che noi abbiam lasciato
prima, tanto tempo prima che ogni momento
fosse contato
Tu ed Io
E allora ti ritrovo
sotto alla stessa luna
in questo tempo
che non porta più fortuna
il tuo sentire forse sarà
un divenire
in quello che verrà
forse, magari, chissà
ma da noi non dipenderà
ed è un piacere
per me
il tuo dispiacere
ma, non cambierà
e io, lo prenderò
per come sarà
perché Io
sono Io
e, son sicuro ne sono certo
tu sarai
come me
sempre Tu
Preghierina
E mi manca.
Quell’impavido guascone
or leggevo le sue muse
sorridevo alle sue accuse
m’incazzavo anche un po’
del suo stile rococò
stupefatto dal cimento
che metteva nell’armento
era vero, assai verace
mi cantava un dò di petto
solo lui ne è capace
padre nostro che sei nel cielo
lascia ancor che sia nel vero
in questo tempo che ci prende
tra questa gente che si arrende
se siam belli o siamo brutti
siamo tutti figli tuoi
Illusione
E’ appena incominciata ed è già finita
questa storia che fugge dalla mia vita
credevo di poter amare ancora
di essere quel lui che ti innamora
solo qualche bacio dalle tue labbra
qualche carezza in cerca di tenerezza
mi piace nel profondo la tua dolcezza
riempie l’anima mia che sen’ebbra
ti stringo ancora a me or che non ci sei
io amo,amo tutto quello che tu sei
stavo qui da solo, ma poi è arrivata lei
Un Pensiero di te
(dedicata a una persona speciale)
Dolce signora dai capelli del grano
squarci
i tuoi occhi di cielo azzurrino
mi chiedi sorpresa se veramente son io
sorrido e rispondo mi allieta il tuo tono
rimandi parole che dolce l’accento
risuona al mio attento ascoltare
poi, mi richiami nel tuo gioco di parti
riprendi quel senso che più ti appartiene
ti metto una nota
è stato un momento
un attimo intenso
che porto di te
Venerdì sera
Che carina che sei
questa sera
sei da vivere, bere, mangiare
sei d’amare
a volte mi perdo
nei tuoi occhi
nel tuo viso
tra le tue parole
in quel tuo sorriso
mi confondi ma
è un paradiso
e questa sera
la tengo stretta
dentro me
che carina che sei
Amore
Ti chiamo amore
anche se
forse non ti piace
o come me
quasi ne hai paura
ma ti chiamo amore
perché
quando sto con te
sei parte di me
e ti chiamo ancora amore
perché
quando non ci sei
ti vengo a cercare
Al mio primo amore
Mi ritorni alla mente
con i tuoi occhi scuri i capelli corvini
il tuo bel viso
mi ritorni alla mente con le tue dolci labbra
il tuo sapore il tuo calore , il mio desiderio
la gioia vissuta in quei momenti celati
il mio cuore scoppiava per te, per noi.
già madre donna irraggiungibile, poi un bacio
e ho sentito tutto il tuo amore.
e quando ti ricordo mi appari
in un vestito chiaro ,con la pelle un po' scura
coi tuoi occhi neri i capelli corvini
col tuo viso da ragazzina
calda accogliente
perdutamente mia.
Gl’Amori
Di tutte le donne che ho amato
nessuna di loro ho mai dimenticato
mi scorrono davanti,senza peccato
in quel momento, il primo che è iniziato
io ero giovane, titubante impacciato
ma lei mi colse in quell’amor appena nato
tra le sue braccia tra i suoi capelli
dentro di lei e fui beato
in quell’abbraccio che mai ho scordato
Tra Me e Te
La differenza sta
tra la tua natura e una stesura
tra una censura e la tua paura
la differenza sta
tra la tua conoscenza e un’impalcatura
tra una maggioranza e una malattia
e or che vuoi giocare torna ancora a cantare
io, ho altro da fare
mi son stancato di incensare
credo sia questo che vuoi ascoltare
la differenza sta tra corpi da usare
e donne da vivere ed amare
la differenza sta tra la tua conoscenza
e la tua ….coscienza
la differenza sta
tra me….. e te
Bim Bum Bam
Punti di vista così diversi
rimbalzano dagli universi
sono ancoraggi fermi baluardi
in cui puntelliamo i nostri bardi
canta ognun del suo, son filosofie
ragion di vita , elegie
o più semplicemente malattie
ascolto quella gente
qualcuno ancor di più, accuratamente
a volte mi succede inconvenientemente
di dire quel che pensa la mia mente
usando le parole, le stesse che riflesse
non trovano risposta, rimangon genuflesse
da uno che si lagna e l’altro che si chiede
quale sia la strada e quale quel suo piede
chi cambia le parole tra un Tanka e una mutanga
chi mi dice per favore ma chiudi quella stanga
allora mi diverto , ancora mi diletto
nel leggere quei simili dal cantar perfetto
con versi assai veraci che simil a carapaci
asciugano sul rivo e io di certo, non me ne privo
li colgo e con divin piacere, ancora me ne cibo
Fede e saggezza
In quella fede mai ho creduto
ma mi chiedevo fin da bambino
chi fossi io, così piccolino
in quel tempo son poi cresciuto
e nel mio corpo , nelle passioni
vivo e sospiro nel percepire
ma è solo un mezzo che và a finire
non chiedo a Dio quelle ragioni
perché quel passo ho varcato
prima che il tempo fosse contato
ed ho vissuto ,ed ho sognato
ma di quel mondo son sempre stato
e tutti i corpi che ho usato
sono finiti, ma son tornato.
Tra terra e cielo
Mettile in fila, mettile come ti pare
le genti sono come un baccanale
se le vuoi trovare, te le devi inventare
tra quello che si spera e un fortunale
io, a volte ci sto male
ma non le vado più a cercare
tra un’ideologia ,un’utopia e una malattia
del resto, non si fanno mai trovare
allora viaggio solo, in direzione opposta
la prendo un pò di striscio
e mi concedo, con piacere la mia sosta
guardo, ascolto e più non mi stupisco
che nell’umano anch’io mi concupisco
ammiro quelle stelle, ricerco le più belle
Se Vi Pare
Ascolto quegli agavi riportano nel lustro
quei nomi altisonanti, sorrido ancor di gusto
si scambiano fendenti,digrignano quei denti
nel passato di una storia bollata tra perdenti
così han visto solo quel lor saper aulente
nozioni e spiegazioni di un mondo decadente
non han cercato infondo a tutto questo immondo
per ritrovar l’enigma di questo sporco tondo
non sanno ancor chi sono, non sanno dove vanno
ma spero nel mio cuore che scoprano l’inganno
che trovino la strada che porta a quel sapere
che rompe le frontiere ,che brucia le bandiere
perché se sono rosse oppure sono nere
rimani sempre tu, con le tue chimere
Libertà,Libertà
Non so come l’han presa non so come l’han messa
di certo quel sant’uomo non voglio diventare
che prega alla mattina alla sera si confessa
ma ben dentro quel mio dito mi piace infilare
chissà che cosa passa a volte in quelle menti
che prendono pezzetti di quel che è stato detto
che vogliono ascoltare soltanto il lor diletto
calpestano le idee poi plagiano le genti
un sistema che controlla, al fianco ti s’incolla
tutto san di te, perfino se hai bevuto quell’ultimo caffè
e quell’anima ribelle rimane una chimera
che lotta contro tutti che dentro si dispera
che punta la sua prua in direzione opposta
contraria e al cuor suo non dà mai sosta
ma se il tempo non rimane e s’à da guastare
io, ti verrò a cercare per ascoltar quel mare
Tra un Bonus e Malus Uscivo
in retromarcia pensando che non dura colpii con disappunto quella nera
autovettura scrissi un bel biglietto col numero diretto lei mi chiamò
domani dicendomi.. diletto?
la vidi il giorno dopo sorpresa ed
allibita non gli era mai successo durante la sua vita che il nome
avesser dato per il danno procurato così le chiesi.. quanto? costava quel
suo tanto
mi disse che era lieta di aver trovato me persona assai
gentile che lascia il suo carnet perché per altre volte non seppe mai chi
è così trattai quel tanto senza alcun perchè
le misi sulla mano
quei fogli da cinquanta pagando quel mio danno per quello che mi vanta
sorpresa lei mi disse non gli era mai successo di incontrarne uno che
fosse ancor più fesso
ma io ero felice , contento e mosca bianca
volavo ancor più alto in quel che mi rinfranca ascoltavo tutti gl’altri
che ignari del ritorno mi dicevano…ma che fai? domani è un altro giorno
Il Prete e il Bambino Ricordo da bambino
quel padre tutto nero chiedevo a lui più grande chi ero io,davvero
mi disse con amore che ero quel suo cuore quell’anima forgiata che mi
era stata data mi disse che ero figlio di un Dio universale che
dopo il mio cammino avrei salito scale a rincontrarlo ancora dopo
quell’ultima mia ora riportando a Lui soltanto quell’anima donata
credevo di esser figlio di padre e di mia madre così crebbi nel dubbio
di essere un trovatello cercavo tra quei volti quell’altro mio fratello
pensavo che eran molti a portare quel fardello ma poi capii nel
tempo cercando nella vita che ad ogni volta non era mai finita
chissà dove poi è andato quel padre tutto nero spero nel mio cuore
svelato abbia quel mistero
Tra inferno e paradiso Ritorna dal
profondo quel che hai perduto in questo girotondo in quello che hai
vissuto son conti che si fanno con la coscienza in mano la guardi e la
rigiri lei sussurra piano piano
lo dici solo a te stesso a qualche
amico vano l’ascolti quando il mondo ormai non canta più e arrivi a
ricontare quei passi ad uno ad uno ti accorgi che il tuo tempo non basta
più
vorresti riparare per quello che hai sciupato capisci da quel
punto che cosa hai sbagliato è il gioco della vita è per quello che sei
stato poi ti presenti al passo portando il tuo peccato
speri nel
tuo cuore che tutto sia mondato ma sarà quel senso tuo che aprirà le
porte per un nuovo Paradiso o per l’Inferno morte sarà quello che hai
creduto quello che hai cercato a far la differenza tra il mondo e la tua
coscienza
Wakan Tanka Io di anni ne ho
cinquanta senza quelli che mi avanza la differenza già mi stanca ma è una
netta discrepanza compio il giorno tutti i giorni che son nato e son
cresciuto aspetto sempre che ritorni quel suo fiore che ho perduto
di mattina ancora presto io mi vado a coricare guardo il sole che
s’albeggia sento il canto che s’aleggia cardellini e passerotti che si
parlano dal ramo come è dolce quel concerto che io ascolto a cuore aperto
e cullato dal momento mi sovviene del mio tempo di persone a me
vicino sia di anni e di confino che mi dicono -Sai Gianca- gli rispondo
-Wakan Tanka- e mi parlano di amori che han traviato i loro cuori
sono giovani Valkyrie che gli asciugano il midollo con accenti gutturali
e carezze sublimali gli prosciugano i danari ma leniscono quei mali e
lor giovani ritornano son felici più ormonali con pastiglie e meraviglie
sostengono quei pali
Poi mi dicono –sai Gianca- Gli rispondo –
Wakan Tanka-
Di certo mi permette Allora è poi
tornato quel tomo scapestrato rileggo i suoi commenti che risuonano
gaudenti si veste di quel manto che dona di quel tanto per costruire
ponti che assemblano quei denti
e spingono la lingua a battere sul
vello poi infila bene dentro quel dito suo più bello per canzonar
l’ardire di chi vorrebbe dire poi spara di mitraglia senza alcun sentire
allora io sorrido mi piace riascoltare ancora quel suo grido e
ancora si diverte e ancora io ci rido
chissà come la prende chissà
come la mette ma almeno sia gentile di certo mi permette
Todo Modo Carino questo modo
di rispondere col verso una forma sublimale per quel che è andato di
traverso mi sembra di tornare a quel cappa e poi di spada che infila
bene dentro quel gladio o quella daga
ma credo più corretto
senz’altro è quel fioretto che sia a scoccar colpi ben dentro al nostro
petto che non sian mai ferali ma sempre esemplari perché dai cuor
rinasca ancora per quei mari
quel nostro navigar in queste acque
azzurre che a volte sono chete ed altre tempestose di certo come tutte
son fatte delle cose che mutano che cambiano l’umano concepire
e
forse il censurare ci porta a elucubrare un verso ed una rima che esce
per diletto il nodo viene sciolto in modo più perfetto si riempiono
quei fogli che stanno ad aspettare
carino questo modo di rispondere
col verso
Lo Scalatore Quei tuoi grandi bei
baffoni che vestivi con orgoglio quel tuo corpo magro e asciutto
che scattava come un gatto
eri svelto a rampicarti su pareti e
discoscesi mi dicevi vieni sù ma io restavo sempre giù
ti
guardavo in quella via tra quel fico e l’osteria preferivo un posto
caldo e un bicchiere di brulè
ma poi giunse la pazzia se così
si vuol chiamare e ti misero a dormire cancellandoti il sognare
con pastiglie e ..meraviglie non sapevi chi eri tu in quegl’occhi
così persi io non vidi più il tuo blu
era un altro che vedevo
certamente non più tu ma quel giorno che ricordo di un ottobre bigio e
grigio
rivedendo ancora il sole in quel cielo cupo e nero tu
prendesti la pazzia e di colpo l’hai gettata via
L’amore Se in quell’amor mai ti
perdesti e quel tuo cuor tu non donasti son come sassi quelle parole
che tu pronunci ma reston sole
perché l’amar a noi sorride nella
stagione del nostro aprile che pieno vive di quel sentire nel nostro
canto, nel divenire
perché l’amor è come un vento che ci rapisce,
che ci stupisce ed urla forte, rimane dentro
cambiando il tempo
che noi viviamo non è un’amplesso o solo sesso ma è quel mondo che noi
amiamo
L'amore perduto Di quell’amor
cercai nel tempo prima che tutto si cancellò quell’ infinito che persi
allora mai più trovai nella mia ora
scioglie il mio cuor nel
lievitare di quel ricordo che vive ancora di quei momenti così vicini
in cui eravamo sola persona
ma delle cose che son felici il tempo
piega le sue radici e di quel tarlo che dentro rode quel legno secca e
si corrode
Tra un BI e un SI Vieni meco nel
boschetto a cercare quel funghetto dopo l’acqua che è venuta
cambierà quella sua muta
sboccieran ancor le viole al primo caldo
al suo sole tra ginestre e biancospini in quella macchia sotto i pini
guarderemo attentamente a non prendere le Esculente prendi solo le
Morchelle e raccogli le più belle
ma non metterti a carponi che
i miei sensi sono proni ma se vedo quel tuo BI io m’accendo e dico SI
Non val la pena Ma che te lo dico a
fare di cosa vuoi parlare…di bambole?
parlerò di quello che sono
parlerò di quello che penso parlerò di quello che credo
ma che te
lo dico a fare di cosa vuoi parlare…di stronzate?
mi sembri un
vuoto a perdere uno zombi che mangia beve dorme e pensa solo se ce la
farà ancora a… scopare
ma che te lo dico a fare non val la pena
è tutto da azzerare e poi forse… ricominciare
Vorrei Riuscir vorrei ad entrare in
quelle teste frugar tra i lor mari e le tempeste per ascoltare dei lor
pensieri e desideri quel che nascondon dal chè son neri
a volte
uno sguardo sol mi basta per leggere quel buio che sovrasta
quell’animo perduto che riflette negl’occhi suoi offuscati, si perdette
mondare con un colpo sol di spugna sanare quei meandri tanto oscuri
il mondo è un posto che ripugna non basta un’idea o spessi muri
son tanti che la lor luce han perduto lascia che ancora venga e poi che
sia per il tuo amore per la tua via per quello che credevi e hai
venduto
Tra Rosolia e Maria Mia zia filava
la lana la lana filava mia zia un vento di tramontana la portò via
non mi ricordo se volò la lana o mia zia non mi ricordo se
fosse Maria o Rosolia
la lana filata divenne una maglia calda
fatata ancora la metto così quando è freddo mi sento protetto
non penso alle pene ascolto quel vento che porta il mio gene
forse chissà Maria o Rosolia
Per un’amore Fù un pazzo che mi
cantò del vanto portando il mio sentire a proferire parole pensieri e
tutto il mio dire ad allietar gli sposi e commensali
così da
bambino rincorsi quel che credea fosse il mio destino fiero di quel
che le genti per compassione o tenerezza mi donavan
non lasciai
mai quel mio cammino cercando sempre di colpire con parole argute e a
volte sprovvedute
ma ancora oggi io canto il mio sentire che dal
mio cuore sale per riascoltare le genti a commentare e a quel pazzo
m'inchino sempre tutte le volte che porto un fiore per un'amore
A Ogni Donna Per te amore mio
raccoglierò una rosa sono allergico alla mimosa
che sia di tutti i
colori gialla ,rosa,rossa che sia delle stagioni della vita tua
per te amore mio raccoglierò una stella che illumini per sempre
quel lungo tuo cammino
per te amore mio sarò quel tuo sorriso
che incontro tutti giorni e mi apre il paradiso
Avevo un sogno Avevo un mondo da
creare da bambino tutto era da fare pieno dei sogni miei ascoltavo
quelli più grandi e li ammiravo
ed io volevo ancor volevo esser
più grande e ancor più forte ma del mio sogno non fui importante mai
più di quelli che adoravo
ed io sognavo sempre sognavo un mondo
nuovo dove le genti si amassero davvero , ma le correnti gettarono via
, fantasticavo
e poi capii che era sol sogno che quell' amore
fosse per sempre la realtà mi prese allora e ancor più forte nella mia
ora
ma ancora oggi ricerco sempre quei sognatori che san di gente
e li ritrovo nella mia mente a rinverdir quei sogni miei
Caso Strano Non stringer la mia
mano è pericoloso a volte defibrillo la scossa può partire da quel
gingillo bluff puff deff un nome strano
che sarà mai è solo uno
strumento che han messo bene dentro lui legge quel mio cuore
a
volte fa le bizze balzano come me che son di umore strano
non
stringer la mia mano a volte defibrillo la scossa può partire con
quel gingillo
Alla ricerca del tempo perduto
Cammino leggero con passi di bruma in quel manto ammantato di spuma
arduo è il sentiero che provo a infilare memoria non basta mi devo
sdoppiare
ritorno con mente e tutto me stesso a riprender il tempo
che appare riflesso ritrovo quegl’attimi di storie passate rivivo quei
tempi ,quelle giornate
raccolgo i sorrisi rivedo quei volti di
quelli che prima erano molti sento le voci e rumori più forti
poi
riscopro del tempo tutto l’arcano è solo un momento un attimo intenso
che ci prende,ci rende quel che noi siamo
Nasce e Muore Mi sciogli come neve
al sole mi sciogli con le tue parole correre vorrei da te amarti
usurarti consumarti
il tuo nome invano pronuncio vivo profano
sotto quella stella che mi innamora sotto quella luna che ti implora
nessuno la prende nessuno la rende è una canzone una semplice
emozione
prendila di striscio prendila come ti pare ma prendila
per il suo amore
Viaggiando Ho preso un treno alla
stazione tutti salirono per concessione quella fermata l’ho chiamata
poi sento il grido della frenata
un portoghese senza biglietto
tutti cantavano, che confusione un professore con il colletto in quel
tumulto, che zibaldone
ho preso un treno alla stazione c’è chi li
perde ,chi si diverte tra un’ intervallo e un’emozione
poi sono
sceso, la mia stazione è una palabra , è un’alluvione e canta sempre,
è una canzone
Con me Che carina che sei ti
porterei là dove il sole non muore mai e quelle parole s’incontrano
nei sogni miei
ti porterei ad incontrar la mia città abbracciar la
piazza , a salir le scale di una torre medioevale a camminar quei
portici che per il colle salgono
che carina che sei ti porterei
là dove l’amore non muore mai
Ricordando In questo giorno di
dolore ascolto testimonianze di vite strappate finite violentate
vedo corpi usurati flagellati occhi di terrore, volti senza vita
ci sto male vorrei cambiar canale
poi ascolto ancora altre voci
una canzone che s’alza al cielo che stringe il cuore,un fumo nero
odore acre che brucia gl’occhi
ci sto male vorrei cambiar canale
e mi chiedo come sia stato che tanta gente ha macellato tutti quei
simili, pianificato e quell’orrore ritorna ancora ma guardo , mi
faccio forza è la giornata della memoria
Un Uomo Quant’è lunga quella strada
incomincia da lontano per poi correre più forte
poi cadere e
sbucciarsi le ginocchia nel calciare quella palla, cavalcare
quel
destriero poi baciare una ragazza sciare sotto il cielo con la neve
che ti abbraccia, aiutare quel bambino pulir culi e cambiare il pannolino
cucinare e poi lavare dar lo straccio riassettare riattaccare quel
bottone ago e filo son da usare veder crescere i tuoi figli ascoltarli e
poi capire poi trattare di milioni nella stanza dei bottoni
cavalcare ancora quell’onda e sentire la paura poi gioire e ancora dire
se ogni tanto qualche goccia scende piena da quel viso bevi ancora sà
di sale non fa male è sol sorriso
Momenti di tempo Ho messo il tempo
a ricontar minuti ticchettano lancette in spazi contenuti tra ore e
giorni di quelli miei vissuti ascolto gl’attimi di quelli che ho perduti
silenti ombre a ricercar frammenti che in un momento ritornano
presenti nei miei ricordi a volte sono assenti le dolci e liete ore
già passate
ascolto ancor quel vento,urla forte dentro e riempie
il vuoto tra quei due mondi che appaiono vicini ma pur così distanti
stringo allor con forza tra le mie mani tutti gl’amor vissuti e
quelli che ho perduti
La vita Allora cosa rimane cari
miei di tutti questi cercati apogei solo parole, che scrutano chi sei
un forse un se,un ma per dire che
per sempre poi casomai non sarà
ed io vorrei che sia ancor quel vento che gonfia le mie vele ad
affrontare il mare. infrange le sue onde le taglia
lo scafo poi si
flette e poi inclina contorce si ritorce, urla, grida lamenti che
sembran quasi un pianto
ma ancora un’altra da solcare quell’onde
in mezzo al mare son sempre lì ad aspettare
Vanità Perblau perblo perbloski
è un riverbero di swaroski lucicchiano sbrillocchiano goccie che
rugiada scintillano
bagnata,sudata trafugata barattata ai bordi di
una strada pensante urlante rindondante disattesa non cercata usurata
cantava urlava si dimenava sulle labbra sussurrava un nome cercava
ma non trovava
si copriva di panni dismessi, di umili cenci donati
si travestiva vanità, vanità si chiamava ma non sentiva
La Buona Novella Venne a parlare
d’amore Perché amava tutti nel cuore Diede la sua carne, il suo sangue
Non è il mio corpo che si è fatto vita Non è il mio sangue che placa
la ferita Ma è il mio amore che canterà per sempre
E tu che ancor
non sai quale sia il vero Risorgerai nello spirito che sei In quella
luce che non conosce buio
Il rovescio È tornata la maliarda
tutta prona ad ora tarda ha negl’occhi ancora il nero le si è sciolto
come un cero
le sue calze sono rotte e la gonna è stropicciata
e poi piange, mena botte
ha incontrato poi quel pazzo che brandiva
quel suo mazzo urla forte, le parole son dirotte
di ciliegia lui
sembrava e più dolce lo gustava poi d’un tratto come un matto
tutto quanto le ha strappato
così appare in quel suo pianto un pò
più umana e un pò più vera quella femmina da schianto prima ancor che
giunga sera
perchè al tramonto di quel giorno lei si veste e si
prepara poi indossa come sempre quella solita sua fiaba
Pare come appare Allieto poi
sorrido pensando a quel tuo viso sorpreso in quell’incanto che tu hai poi
deciso ricopri di premure quel volto sconosciuto lo copri di sverzure
nel tuo ultimo saluto
ti credi ancora avezzo a limonar il mezzo
che dalla mente espande quel tuo cercar di sesso ma nella sua ferita
ritorna con disprezzo quel che pronta concede con ribrezzo
per
ritornar in pari coi soldi della spesa son conti che si fanno col resto,
nell’attesa e lei rimane presa nel canto di una resa
in merce poi
si vende e quel che appare rimane un tuo sollazzo che triste e ricamato
diventa poi quel culo che tocchi col tuo mazzo
Femme fatal Con tacchi
a spillo e calze nere e quella gonna giusta al taglio le tue gambe fai
intravedere il mio sguardo è poi un abbaglio
nel guardare quei
tuoi occhi della notte, neri e sol da bere coi tuoi gesti mi
abbalocchi perdo il filo poi mi tocchi
Le mie mani poi infilare
tra le calze tue e strappare la passione è come un tarlo
e tu mi
turbi e tu sai farlo ma ci giochi e col tuo vanto ti chiedi se mai
oserò tanto
Cammino Leggero Son bombarolo
cammino leggero metto la miccia quando diparto son passi fugaci che
infilo nel vero mai non esplode aspetto quel botto
son sorde le
rime in questa mia noia ascolto gli agavi nominati con gioia squartano
il lemma che poi si comprime trasforma la gemma che muta in diamante
nel canto io sento un frastuono di versi ascolto anche gl’altri non
sono diversi di luce son squarci che vanno a cantare
parole che
sento nel dolce ritmare son bombarolo cammino leggero aspetto con
ansia quel botto sincero
questa mia è dedicata a un vecchio falegname ora non c’e più
amava il legno gl’alberi e altro e mi diceva: tu che vai per boschi a
cercar funghi non guardare solo al basso quando vedi un’albero grande alto e
bello abbraccialo lui ti parlerà
Non son
cesellatore ma falegname d’ascia e scure son fatte le mie mani
ritaglio pezzi che sono grossolani li piallo e li modello forme strane
ancora vedo il nodo con gli anelli cresceva e i suoi rami prolungava
di foglie si vestiva e di fuscelli riparo tra le fronde per gl’uccelli
e or che ti stringo tra le mie percorro con le dita le tue vene
sei liscio ma rugose son le mani sono schegge conficcate nel domani
in quel bosco o solatìo io ti ritrovo sempre abbraccio la corteccia
che di pelle ricopriva quel ricordo di quell’ultimo tuo sogno e anche il
mio
Notte mia Cammini leggera poi entri
sicura son nella notte i tuoi passi felpati arrivi silente in quella
più scura mi prendi nel sonno di tempi incantati
poi ti concedi sì
dolce e perduta nei mille colori dei miei giorni fatati son calde le
mani carezze di bruma dolce il respiro di tempi passati
poi mi
risveglio ancora domani ma tu solo un sogno rimani ricordo sì intenso
che appare confuso rimane momento che resta soffuso
Leggendoti Allor che tardi mi
accingo a conquistare il sonno frugo tra cose che prima di addormentarmi
voglio un segno una risposta a quel che vago nel ricercar quel senso
che non ritrovo ma ad allietar sovviene quella intensa e stupenda Eclissi
tua che in un momento preso per tempo riempie il mio sentir che dolce
mi accompagna nel lieto mondo
Onore Allor per te anche se sarai
nemico avrai da me il rispetto più sentito ho letto un senso nelle tue
parole che sa del vero anche se è nero
sei di quelli che si
affrontono guardandosi negl’occhi perché alle spalle non colpiranno
mai
sei di quelli che si combattono ma che si vorrebbe avere al
fianco per vincer la battaglia che di razioni non è mai grata per quel
che è dovuto nella conquista della sperata
se dalla riva opposta
tu guarderai ritroverai per sempre il tuo nemico che la sua mano ti
tenderà
Mercanti di morte Non spenderò un
kopeko bucato sei triste contaminato nel tuo presente nel tuo passato
non comprendi mai chi ha sbagliato la tua mano rimane in tasca a
contare il guadagnato
dell’umano appartieni a color che van
mettendo il prezzo in questo sporco gioco
che sia un bambino
un’uomo o un vecchio per te non ha importanza rimane merce che cresce
la tua sostanza
non spenderò un kopeko bucato per sanare il tuo
peccato
Eppur di te Tra le tue braccia
mi addormenterei perché sò come sei tra le tue braccia mi
abbandonerei perché sò chi sei eppur di te non sò chi veramente sei
Poesia Poesia poesia per
chiunque che tu sia sei sempre canto dell’anima mia la confronto e mi
diletto tra una rima un ritorno tra un nesso un connesso sento la
mia quella che tace la butto nella brace vorrei sentir il canto
dell’anima tua
Sostanza Comuni mortali che
nella lor vita han raccolto nozioni su informazioni cioccolatini al
sapore di bon bon vanno a sciorinare si sciolgono in bocca dolci da
succhiare diventano filastrocca
nella musica note ad effetto che
san suonare ma senza concetto non muta il lor spartito son toni sempre
uguali mai quello che ti cambia
ascolta e poi ammira chi parla di
un effetto prodotto dalla causa di chi la vita ha suonato con diletto
per poi capire la differenza tra la causa l’effetto e la sostanza del
concetto
Nera Signora Già ti incontrai
vecchia Signora prima del tempo che ancor rimane ritornai per
raccontare quel che io vidi varcando il passo che tra i due mondi è di
confine
trovai me stesso in quell’astratto sopra a quel corpo e
fui leggero di piuma fatto sentii il mio tempo che è senza fine senza
momento
avrai di me soltanto un corpo di carne ed ossa malta e
calcina a riempir buchi ti serviranno perché i tuoi conti son da tornare
nera Signora non disperare avrai altre teste ancor da mozzare
molte son vuote poche le piene di quel sapere che và e che viene in quel
trapasso poi và a scemare ritorna polvere nel suo cantare
vecchia
Signora ti aspetterò ancora ti incontrerò sarà un sorriso che troverai su
quel mio viso che il tempo adombra nelle mie membra sarà rimando e di
saluto perché il tuo volto conosco già
La nostra natura Siamo legati come
la formica e la cicala quando a qualcuno succederà sarà come lo
scorpione e la rana
siamo legati dalla nostra natura tra
qualcuno che viene e l’altro che và
siamo legati nel bene e nel
male e la natura a quel bivio sarà
Ode al saggio Camminando nell’Eden
l’Arturo dei miei sogni ho incontrato sfogliava petali di Loto cercando
risposte all’arcano mistero dell’uomo incontrato
che dimentico
della propria verità cadde nella putrida bolgia nello squallido mondo
rappresentato dalla stessa volontà
comuni mortali che barattano la
loro paura per corpi sempre più belli sempre più forti e…. per qualche
attimo in più perdendo ancora la voglia di essere
dalla più antica
conoscenza hai raccolto in quel loto di fiore di carne hai sfogliato
osservando ammirando contemplando per un’uomo migliore che cresce
rimani colui che tra tutti vide oltre il tempo di quel tempo
Demential dream A Perry Harbur
c’era la neve ad Orbetello c’era la neve e il grano cresceva piano
su quella neve ho camminato fino al West sono arrivato poi
dall’Ovest son ritornato
mi sono perso è stato un gatto l’ho preso
in braccio l’ho coccolato era buio, era pesto le fusa mi ha cantato
cippa lippa pucci pucci ma che fai mi ti strusci sento odor di
cristianucci
lo nero periglio vien da lu mare mamma li turchi vedo
arrivare torniam te ne prego nel lupanare
che sia reale o
demenziale non ha importanza me la canta Giovenale
Vedrai Vedrai passare il vento
il tempo e ancora le stagioni su da quell’alto che salirai ma poi come
sempre non ti ricorderai
vorrei tenerti il capo con la mia mano
aperta prima che ancor diparti per sussurarti non ti scordar di me
sarò quel punto fermo a cui potrai tornare per dirmi dal tuo cuore
quale colomba sei
A volte M’incanto a volte nel
risentir espressa grazia dalla natura che in meraviglia riempie
l’animo mio ammirato
vibro in corda suonata che nel musicar mi
espande a dimensioni e spazi immensi ed infiniti
Sempre vero Sempre vero ritorna
quel sentire che percepisco quando incontro il sorriso del mondo
Raggi di luna E mi addormento in
questa notte di luna piena entrano i suoi raggi nella mia stanza
apro ancora di più la finestra lei cullandomi mi accompagna tra le
braccia di Morfeo
al mio risveglio la nuova mattina è migliore,
singolare più viva
Dedicata a chi la percepisce Mi
sento sicuro nel volo che accingo protetto da ali più grandi che sono
di quello che dico di quello che sogno
mi sento più amato in quel che
risento son voci che amo son suoni che ascolto con lemmi di frasi che
toccano il cuore nel mio concepire rimango in attesa per poi partorire
un nuovo sentire
Il culto dei corpi Cosa hai
comprato coi soldi che hai guadagnato un libro un peccato o un
lastricato
cosa hai comprato coi soldi che hai intascato un
pollo un’insalata o un contaminato
e il loculo l’hai prenotato
un posto sicuro per garantirti il futuro quanto è costato
tanta
gente muore per molto meno
verranno amici parenti conoscenti a
portare un fiore che appassisce su una foto che sbiadisce
Dolce accoppiata Lui grande lei
piccolina erano belli giovani forti
sei così carina che ti
metterei sulla mia comodina così alla notte quando leggo ti avrò
sempre vicina
era un’amore d’altri tempi di quelli che più non
trovi nei nuovi argomenti
sei così bello che t’amerò per sempre
su un campo di grano ti ho incontrato là ci siamo presi per mano
eran mio padre eran mia madre erano belli giovani forti poi
…………………
Parole piene D’una poesia
l’intensità mi prende arriva poi se va
lasciandomi lì a pensare
a guardare a rimirare un ciel sereno che all’improvviso squarcia in
un lampo che mi illumina
Riluce l’alma tua Si lo pensero
inganna il tuo sentire e d’una coltre vela sì tanto lo vedere netta lo
vanto che ti accompagna e d’umil veste ricopri lo tuo intero.
dallo core espandi musica soave, così donar lo canto che sol suona
virtude e non malizia e tracotanza
e riscoperto diverrà tuo senso
alle genti che incontri ancor nel cammino tuo
e fu bestemmia detta
quello peccato inganno per non aver compreso lo senso di tua alma
Stella polare per l’isola che non c’è
Su questo nero mar che d’onde ci rinfrange la rotta scoprirai puntando la
tua prua diritta alla Polare stella che brilla nel suo luminare
alta su nell’azzurro cielo e che dall’Orsa un punto fermo lei rimane
per indicarti sempre l’isola a cui approdare
se perso lungo il
viaggio smarrito diventa il tuo cercare guarda sempre in alto la strada
puoi ritrovare ad arrivare all’isola che non c’è ma solo tu la puoi
creare
è fatta di emozioni parole poesie che diventano canzoni
un porto franco dove il sogno mai non muore e il tempo un momento da
plasmare
Una nuova primavera è freddo il
vento che vien dal nord gelido passa in quegli anfratti la mente
stringe ghiacciando il verbo nei suoi colori
muti al campo
muoiono i fiori eran d’aprile nel suo sbocciare ma sono morti col
nodo in gola
sarà nel maggio che vedrò allora un caldo manto
crescere ancora
saprà di odori della mia terra saprà del tempo che
sempre amo saprà di te che porto sempre insieme a me
Un deja vu sarà quel senso di
ricercato per poi scoprire un conosciuto che rimane incerto in quel
creato
sapessi ridere di quelle gioie ritroverei il filo di quel
perduto in quel mistero non svelato
sarà la strada del mio sentire
che parlerà di un divenire un foglio bianco su cui marcare parole
nuove da concepire
sarà in un volto in un sorriso un’attimo tra
inferno e paradiso
quel deja vu ritornerà da quel vissuto
che
ho cominciato ma che non ho ancora completato
Hannibal The Cannibal (un vento
d’africa)
un tempo caldo riempie gli spazi un vento d’africa
matura i frutti crescerà il grano sarà abbondanza saprà di pane di
marmellata
chiamalo ancora lui porta vita dalla sua terra da
quella crosta che non dà frutti
ma sarà un dono sarà un messaggio
sarà un senso di aggregazione che non si compra che non si vende
saprà di pelle di tutti gl’esseri sul pane caldo che stendi ancora di
marmellata coi suoi profumi sarà grido nella tua gola
Sempre
aspetto Sempre
aspetto quei bucaneve ma silenziosa e lieve si è sciolta
quell’ultima neve
sempre aspetto quelle parole ma sul quel foglio
non leggo mai
sempre aspetto ma tu per me non canti mai
Questa
notte piccolo
sgraziato col volto da bambino in faccia un po’ di barba capelli biondi
che cadono sul reclino
parlavi con tono un po’ francese per il tuo
bleso che nella erre non pronunciavi bene
figlio tra altri figli
di terra d’Altamura venuto su nel nord a cercar fortuna perduto e
prigioniero di un mondo troppo grande
e guardando tutti gl’altri
fratelli come te e figli di una madre che non riservò riguardo a uno
che diverso non giunse mai al traguardo
parlavi delle pene che
sentono i diversi per quello che è negato da una natura ingrata ad
essere più amati dai cari che ti tengono soltanto per avere quel misero
denaro
e quella notte che piangevi come un bimbo abbandonato
ti colsi come un fiore e ti portai con me
per darti da dormire in
quella notte fredda per darti un posto caldo e un po’ di umana
comprensione
a te che la vita non rise mai in quel tribolamento e
la parola fine cercasti fino a che non la trovasti e ancora ti ricordo
con la tua erre blesa in questa notte che non finisce mai
Era mio
padre Son Partigiano rosso come il fiore che nel campo
cresce sempre
pistol machine ho imbracciato alla gente ho anche
sparato ma in loro ho cercato tra il buon senso e le chimere anche
in quelle nere
son di razza che non molla a combatter contro i
forti per il senso del dovere verso i deboli indifesi
e fu un
vento di sinistra a cantare nel mio cuore che parlava di eguaglianza
tra le classi del sociale si chiamava socialista intonava
l’internazionale
era rosso come il fiore che nel campo sorge
sempre quando il vento porta ancora il suo seme di giustizia
Nome
strano Franzisca
Lisca nome strano sà di Spagnolo di Messicano sembra un cactus un
aeroplano
tette grandi fianchi stretti sembra un sogno sà di
carne culo alto cosce lunghe riempie il tempo tra uno e l’altro
senza impegno che la prende tra le spine lei ti punge sembra un
cactus un aeroplano sa di carne sussurra piano
poi ti prende per
la mano Franzisca Lisca nome strano ti porta via lontano
È tempo È tempo che spenda tutto il
mio avere È tempo che la mia rabbia vi venga a trovare
Sporcherò le mie mani di sangue di terra e sangue per coniare forme
nuove modellerò come più mi piace un mondo nuovo
che sia del
mio sangue che sia del mio tempo che sia della mia carne che sia di
tutto l’amore che non trovo in me
Comprendere Ora capisco il tuo sentire
ora capisco il tuo vedere
Quando sali lassù a toccare le stelle
Sei tu Poi ricadi nella putrida bolgia a sporcare di nuovo le tue
ali argentate che sanno di buono
son voli dell’animo che riempiono
sempre il nostro cammino che perso diventa pensando al bambino che
abbiamo tradito
per quel che vissuto scegliemmo di avere piuttosto
che essere ancor quel bambino che cresciuto diventa quel che non è
Quale tempo è Son sempre quei momenti
Che ritornano Per parlarmi ancora
Qual è il tempo che io vivo
Il presente Indefinibile nel momento che lo pronuncio nel momento
che lo assaporo svanisce in un passato che diventa ricordo l’attimo
stesso si trasforma in un infinito dilatato nel tempo che proietta
il futuro qual è il tempo che io vivo
Scelte le donne si innamorano di te
per quello che sei poi quando ti vogliono cambiare il loro cuore
non batte più
perché ritrovo sempre queste risposte che mi
riempiono di quello che è
ritrovo un senso al mio osservare che
non cambia mai per quello che non ho scelto per divenire ciò che
credevano io fossi
Il gioco della vita Ho visto bambini e
bambine giocare insieme felici Poi ho visto dividerli
Ho visto
Ragazzi e ragazze cercarsi Curiosi Qualcuno li ha uniti
Ho
visto Uomini e donne dormire sui prati qualcuno li ha separati
Ancora oggi guardando vedo bambini e bambine giocare insieme
felici
I poeti che strane creature
acchiappano la luna ma ti accorgi che è nel pozzo
sono nato sotto
un cavolo la rugiada mi ha allattato
mi ha portato la cicogna
nel suo volo tra le nubi
sono nato da un semino che la terra ha
maturato
sono figlio di me stesso che mi sono duplicato
I
poeti che strane creature ma tra tutte son quelle che più amo
Il mio piacere Che piacere il mio piacere
sentirti ancora
ti ritrovo in un tempo senza tempo ti ritrovo
nel momento ti ritrovo dentro me
allungo un verbo per parlarti
sono frasi che io amo son parole che io sento
son carezze che
protendo verso te
Rivendicazioni Più tra i figli tuoi non
sono diletto ma per il tempo che rimane ritorno sempre in libertà e
più perfetto
cantavo per sentire il suono di un tuo ritorno
non so cosa sia ma certo non sono io senz’altro un terzo a proferir l’
avverso
se fatto fosti di tale pasta meglio scoprirti ora nella
tua carta che giochi e dosi centellinando il brutto e il bello che ti
conviene
ma nulla vale il tuo sentire se dal cuor non è creato
rimanendo in un abuso per quel che non hai cercato
Guardandoti ti ho rivista coi capelli
nel tuo viso lunghi fino al fondo a vestirti da madonna
un
sorriso tra i tuoi occhi e le labbra che lo seguono celestiale appare
ancora quell’immagine di te
luminoso è il mio vedere nella
forma che ti veste
in una trama più celeste tra le nubi diradata
che mi inebria ancor di te
Bestialità Riempiono sempre i miei
pensieri fatti avversi dell’umano mai sincero nero diventa il mio
sentire per quella vita che dilata senza mai cercare di capire
mi tormenta nell' udire flatulenza dalle viscere venire per quel
marciume che porton dentro dal lor triste concepire
mondo infame
che ti riempi dell’aspetto nauseabondo di tal simili figuri ma per
loro son sicuro verrà il tempo dell’abiuro
per non aver mai
sentito il suo prossimo cantare nell’umana comprensione
La festa
della donna Ripenso in questa festa A tutte le donne della mia
vita Ritrovo il momento di un attimo in una passione in un amore
Immagini diverse nelle loro figure Madri mogli genitrici amanti e
amiche Nel loro infinito amore che Diventa passione nel loro essere
Ritrovo un senso nel mio cammino In tutti questi volti che mi
accompagnano che mi parlano di loro In una passione che non finisce
mai
Bologna
per Lucio Quanta gente oggi per te La chiesa era piena grande
ma non abbastanza E fuori sulla tua Piazza gremita Suonava la tua
canzone
C’erano tutti dal più umile al più grande Chi a portarti
un fiore chi un pensiero E il nostro Bologna ha spostato l’incontro
Per omaggiarti
Poi il nostro campione ha lasciato il campo E’
salito fino al tuo posto posando un pensiero Insieme a tutto lo stadio
Sembrava non volere entrare quella palla Sembrava stregata quella
porta Ma poi abbiamo vinto
C’erano tutti insieme a te Sai la
tua poesia e la tua musica Amava la gente con la tua grande umanità
Arrivederci Lucio
Ciao
Lucio Ero ragazzo 13 anni e ancora mi ricordo La prima canzone
che ascoltai di te Paff Bum un tuffo in fondo al cuore
La cantavo
e la ballavo in casa Con mia madre che mi rincorreva Per il troppo
rumore
Poi ogni tanto ti incontravo Per le vie del centro Era
un semplice ciao Lucio
Tante canzoni Parole di poeta sulle note
del cuore Paff Bum un tuffo in fondo al cuore Ciao Lucio
un omaggio a Piero
Per te mio capitano Di commenti e nuovi
armenti Sono sincero non trovo razio
ma in quella selva oscura
tutti passiamo In quel travaglio che ci accompagna Il timore del
finito ci guida ancora
Umano è il nostro sentire per quella luce
che diventa buio
ma sarà il verbo del nostro credo a darti il
senso del tuo compiuto
se pensi d’essere materia disperso verrà
il tuo sentire e nel tuo buio non troverai mai luce
ma se di quel
che veramente sei tu ne hai coscienza il tuo brillare sarà per
sempre
o capitano mio capitano
Notte di Luna Sorgi in questa notte così
buia Rischiara con la tua fioca luce Questo sentiero che io non vedo
Donami ancora un attimo il tuo chiarore qui su questo pendio da
cui non vedo il fondo
sento rumori portati dall’intreccio delle
foglie dai piedi che calpestano rami
avanzo a tentoni ti intravedo
tra pioppi tremuli e querce diradate e ancor più fitto il
biancospino mi lacera nel cammino
esci dalla nuvola che ti avvolge
in questa notte così scura cantami ancora illuminandomi il sentiero
su quel pianoro voglio arrivare là mi voglio adagiare assaporare il
tuo canto dolce signora mia
Un grido
per la Grecia
Questo popolo che ho conosciuto sui banchi di scuola antico e
fiero glorioso e saggio oggi l’ho visto morire
lì sulla piazza
gente comune a combattere per la sua razza
derubato della sua
identità calpestato ridotto alla fame da porci banchieri che conti
alla mano strozzini non sembrano ma sono ancor peggio appoggiati da
stati predoni portano via oltre alla vita la speranza finita
che sia un grido per la Grecia per i fantastici eroi da Achille a
Leonida da Platone a Aristotele risorgon nello spirito di quel popolo
fiero a riprendersi quel che gli vien rubato
che sia un grido per
la Grecia
Percezioni Guardo il vento Sento il
tempo Odoro il campo Raccolgo un fiore
Prendo l’autobus
Aspetto il giro Arrivo e scendo Cammino perso
Accendo un fuoco
Di legna e carta La fiamma sale Io mi riscaldo
Analisi Ma tu Tu che canti agli dei
Hai mai visto un sogno
e tu Tu che scrivi a Dio Ti sei mai
chiesto se fosti pio
E la pecunia L’hai mai presa con il
conto della spesa o hai pagato per veder la sorpresa
ritornano
senza essere chiamati gl’incubi del perduto mai vissuto
alla fine sempre il conto dovrai pagare saranno pezzi del tuo
sentito a saldare il consumato
Sensazioni son sceso sulla strada a
piedi scalzi nero l’asfalto mi tingeva
ho camminato sentendo il vento che mi portava poi dopo
sassi sbriciolati tra le dita conficcati e ancora più rotondi ho
calpestato
e infine l’erba mi sono inginocchiato
Ritrovarsi Ma lei Di che segno è?
Di quel che pulsa e vive
il suo cielo È un po’ sbiadito Se lo
lasci colorare
E il sorriso? L’ho perduto tempo fa Come potrà
Come farà Ormai è sul suo viso
Prenderò il suo cuore Per
mangiarlo a colazione e del suo amore indosserò la luce che risplende
Sindrome bisbetica comari senza razio
pronunciate parole per sollazzo spendete i vostri tempi a parlar di
melograno e giorni andati
proferito al vostro senso mai fù il
verbo del sentimento chinate il capo per la vergogna del vostro azio
per chissà quale abuso o strazio
brancicate compassione nei
vostri simili cercate chi vi dia commiserazione
e parlate parlate
di cose avulse senza senso e a chi ne ha del suo si ritrae con
sgomento per l’incompiuto del vostro inutile ciarlare
Come farò Come
farò a parlarti ancora di me come farò a dirti quel che io sento
prenderò un colore quello del tuo cuore per dipingere il mio
cielo col tuo nome
prenderò una stella che rimanga sempre accesa
ed illumini per sempre questo momento
che ci appartiene
La rondine di primavera
era il tempo del maggio in quel torrente cercavo una corrente tra
boscaglia e miraggio
il sole già alto riverberava sull’acqua che
fragorosa cantava un cinguettio disperato ruppe l’incanto sentivo che
mi chiamava
salii sul pendio ad entrare nel bosco e la vidi
imprigionata in una tela di bava sfinita la tenni sulla mano un
attimo forse più
sentivo il pulsare veloce quel piumaggio
accaldato stanca si riposò la mia rondine di primavera poi
salutandomi se ne andò
Spendersi Sentire
le tue parole che sembrano mie credere che quello che dici sia
tutto per me
mi turba
non voglio spendermi In questo
gioco In cui non trovo un senso
non ti leggerò non posso
rimanere in questo dubbio In ogni sillaba che ritrovo e che mi uccide
Il tempo dell’amore
la stagione che non muore mai
un volto nuovo un sorriso uno
sguardo il paradiso
cantano i versi nel rinnovato
In quel
groviglio di sentimenti un risentito che mi colpisce ancor
vago cercando il senso al mio concitato eterno sempre effimero rimane
nella stagione che non muore mai
Un nome da scoprire Porti il nome di un
amico a me caro All’inizio mi stavi un po’ su
conoscendoti ho
capito il senso Del tuo rimarcar sulla metrica
Non ho mai studiato
metrica Ma per un poeta che si voglia definir tale È una conoscenza
che diventa vitale
Ho sempre viaggiato in licenza di quel che io
non trovo per scelta
ma ho compreso il senso del predicato
riscoprendo con piacere un esperto cultore
vesti i panni di colui che
sa ascoltare il canto dell’animo altrui e con umiltà di chi sa
anche ringraziare
Un tempo
infinito Questo nostro mondo che dividiamo alla ricerca di una
rima di una metafora che illumini Questo percepire questo sentire di
emozioni vibranti intense sospese
ci carica nella nostra essenza
Nella forza e nella vitalità Nella comprensione in questi attimi che
consumiamo
in tutte le passioni che bruciamo Nella luce che ci
appartiene In questo tempo che diventa nostro Rinnovato all’ infinito
Un
momento di te Ora
che ti ascolto Credo di averti sempre sentita Ora che leggo le tue
parole penso di averle sempre ricercate
è strano trovarti nuova
immagine nella mia non ti conoscevo non ti sentivo e poi ti ho
ritrovato nelle cose che amo nelle parole in tutte quelle frasi che ci
accomunano
e un senso ritorna al mio per parlarti ora in
questo tempo che ci avvicina cercando il momento di un intenso che mi
parli di te
Natale Celebriamo questo momento
Ricordandoci il senso della sua nascita della sua venuta
Ci portò
la buona novella Che sia un credo o un eterno Venne per amore verso di
noi
E ancor oggi mi chiedo Quale fu il messaggio Quello che la
chiesa non chiarì mai Nelle sue incomprensibili congetture
Venne
per amare e nel suo viatico Resuscitò per dirci quello che era Figlio
di Dio sceso in terra Per indicarci la luce e accendere quella che è in
noi
Viviamo questo momento con semplicità Viviamo questo momento
nella Verità Nella Verità che invocava quando parlava Nello spirito
che assumeva la conoscenza Infinita
Questo credo che sia il messaggio
del Cristo Figlio di Dio
Affinità Quando senti che il tuo sentire
è particolare Il tuo percepire aumenta verso condizioni più alte E
riconosci che le persone non sono tutte uguali Ma alcune sono particolari
comprendi l’affinità
a volte la puoi riconoscere a pelle altre
con il tuo pensare che incontra l’universo altrui
ma sempre
l’affinità più alta e quella d’anime che si rincontrano con corpi
diversi nello stesso tempo
Giudizio Giunto al cospetto di Dio padre
Son sicuro ne sono certo Mi chiederà Cosa hai capito nella vita che
hai vissuto
Se fui creato a tua immagine e somiglianza Sarò nel
bene e nel male una tua proiezione
O avendo scelto il libero arbitrio
caddi nelle tenebre Abbandonato in questo oblio di piacere e perdizione
Dimenticandomi del tuo e perdendomi nel mio
Ritorna ancora a me
che ti creai per rimirar virtù e beltade nel tempo eterno ma ancor non
vedo segno nel tuo
E allor io con fiero appunto Ma se son figlio
tuo come potrai
mi mise all’angolo ad aspettar nel tempo Un nuovo
appuntamento che desse chiarimento Del conosciuto invano al mio imago
mundi
E non capii il senso del credo eterno all’essere infinito
Un vecchio Un vecchio dal volto
increspato Mi parlava della sua giovinezza Aveva 15 anni poco più che
un ragazzo vissuto nella guerra
Sfollato dalla casa in cui era
nato derubato delle cose che amava le lacrime che aveva erano finite
tra tribolazioni e avventure mi raccontava di quei tempi duri di
quando smise di piangere e cominciò a lottare
e mentre lo faceva un
luce tornava in quegli occhi circondati dalle rughe del tempo e un
sorriso lo riportò ai suoi 15 anni
La mia gattina La volle fortemente la
volle mio figlio un batufolino di peli e di pulci
crebbe ma
mai tanto era proprio di natura piccolina e la sua coda non c’era era
così
al mio ritorno alla sera mi aspettava e saltava sul pensile
della cucina venendomi incontro per salutarmi e strusciarmi a sentire
gli odori che gli portavo
cara dolce Beniamina con mio figlio non
fu un gran feeling ma con mia figlia si sentì madre e la proteggeva
come i gattini che non ebbe mai
a volte ancora oggi penso che gli
mancasse la parola cara dolce Beniamina la mia gattina
Tra tele e musei in cantiere tra follia e
amnesia rispolvero un modello della mia che sia una barca o un veliero
tra un Gottuso e Velasquez
armo l’albero del mio sentire e del mio
vedere scelgo il veliero tocco gli spruzzi dell’onda che infrange
odo lo stridire delle sartie e vele gonfie che inclinano e vedo un mare
turchino che sa del mio
rimango basito davanti a un Michelangelo
non celestiale ma che sia ferale nella tela del Merisi la luce appare
ricercata e proiettata nelle figure che sembra ritornino dall’ade
E in questo tripudio di arte e storia scelgo una tela del Goia
piuttosto che una Gioconda che là al centro del Louvre appare protetta
e minuscola nella sua gloria
che cosa provare davanti a questi
immensi quello che più ti colpisce è quello che ami nella tela che
vedi e che ti fa sognare
Ancora rimani ancora tu nei miei pensieri
quanti e quanti ancora per ritrovare un senso o solamente un grido che
sa del tuo umore che ritorna infinito nel tuo sospiro che dolce mi
scioglie
nel vederti oggi diversa e uguale agli occhi miei che si
riflettono nell’immagine che più non ti appartiene
un vago volto
mi ricorda lontanamente Il tuo che nel mio cuore porto per ricordarmi
sempre di quanto amassi allora quell’immagine che più non trovo
sfogliando il tempo del ricercato amor che mai non torna al mio mi
perdo in questo consumato Riveder di cose andate e mai più ritrovate
La casta Vecchi tromboni trombati
senza scorza e riciclati siete offesa del paese razza ibrida vi
ritrovo con spiacere
con le facce ormai gessate ritornate senza
macchia che vi prende in coscienza rinnegate
vi vendete e rimorso
non avete per misfatti già compiuti nella gloria che vendete
possa il tempo scoperchiare tutto il vostro sporco gioco per il senso
del dovere che abiurato avete sempre peculato
Andata e ritorno Risplendono ancora
sempre queste nuove virtù che abbiamo dimenticato
ritornano
copiose al nostro consumato giorno nel ritrovar il senso di una
andata e ritorno
lampi squarciano l’aria rischiarano la notte
sembra sia giorno in questa luce fotonica
il tempo rimane sospeso
nell’attimo intenso che ci appartiene per ritornare sempre
ricordandoci di ciò che siamo
possa contare ancora della gesta mie
in questo trafugato cammino in questa via scolorita e scarna che
traborda verso la rupe del mio desio
sulla sua cima ritorni ancor con
forza il mio sentito contemplante oblio che mi accompagna sempre in
questo dubbio intenso che sa del tempo mio
Comunicare Che ne faremo di tutte queste
parole Che ci riempiono e che viviamo Suoni familiari per trovare
Un punto un’affinità qualcosa che ci accomuna
Che ne faremo di
tutta questa comunicazione Intensa profonda sentita ascoltata rimandata
E’un senso che ritorna nel nostro mondo E’ una linea continua che ci
pervade
Questo nostro comunicare e sentire E’vivo nella tua
partecipazione Risplende ogni volta che lo emetti e lo ricevi Questo
nostro comunicare è la vita che è in noi
Più è forte più è viva
Nelle parole che usiamo nelle frasi che componiamo In tutti i pulsar che
brillano in noi dipende dalle parole che usi aumenta la tua
conoscenza per comunicare all’infinito e toccherai le stelle con un
dito
Ricomporre Ricomporre i pezzi di qualcosa
Che non c’è più Rimane nel mio cercare
Trovare un senso a qualcosa
Che mi ha ferito Rimane nel mio vedere
Ritrovo gioia in questi
impossibili E nel percorso vendo le mie virtù Facce diverse della mia
vita
Che traboccata e sbiadita Incontra in una parola il senso
della stessa
Prendo un sogno a piene mani Lo porto con me Per
rivederlo ancora sempre
Prendo il mondo dentro me Per viverlo
ancora sempre Insieme al tempo che non finisce mai
Non mescolarmi Non mescolarmi con gente
che non amo Non mettermi negli angusti spazi Sempre mi accomuni con il
profano
Razza ibrida senza scorza Che forma una rima per la gloria
Ma non conosce verità egoistica e spettrale riempie strofe che morte
sono nella loro empietà
il mio tempo è più reale vivo ancora col
mondo che mi appare passioni e amori son sinceri più del vero in
questo stupendo mistero
L’incompiuto Lo chiamavano breve Per
il tempo del suo sentire Non trovava pace nel cammino Che tortuoso e
infelice Gli ricordava la sua negazione
Produceva immacolati versi
nel suo concepire macchiato dal divenire
Razza chiusa senza gloria
Per il piacere di prevalere Vendette al buio il suo ego Scordandosi
del vero nella sua brevità divenne l’incompiuto
Un tempo lontano
L’infanzia mia la ricordo sempre Sopravvissuto a morta certa Mi fu
concesso tutto anche di disobbedire
Lì con mio nonno e mia nonna
Ritrovai la vita Altro che televisione altro che caroselli
Il
giorno cominciava presto Con mio nonno a insegnarmi di piante e a
raccontarmi di giungle
Là nell’africa nera dove lui era stato A
costruire villaggi e selciare il lastricato alla fine di ogni sua
fantastica avventura sempre gli chiedevo ma c’ero anch’io e lui con un
sorriso ma certo non ti ricordi ti tenevo nel taschino
La sera
Ero il primo ad andare nel loro lettone Alla destra il mio nonno che
dormiva E io che aspettavo la mia nonna che appariva
Vestita con
quelle camice bianche lunghe Immagine di altri tempi ancora oggi la vedo
con le sue fantastiche fiabe
Altro che televisione altro che
caroselli Erano quelli i momenti più belli
A melange
ritornare per poi partire ancora di nuovo sempre in questo mio
sconosciuto ma riprendo il senso in qualcosa che ritrovo
nell’odore di una cucina nel piatto che sa di buono in tutti quei
sapori della mia terra ricchi e grassi che riempiono il mio sentire
il mio piacere è un fumo un odore che sa di te e di me
in una
crepes in una kirsch lorraine in un bollito e un tortellino in una
frites aux le moules
che buoni sapori san di te e di me Il’ sont a
melange d’amour
Le brave persone
Le brave persone non muoiono mai Le brave persone rimangono sempre In
quello che hanno detto In quello che hanno fatto
Son quelle che
ricordi per tutta la vita per tutto il tempo
Son quelle che ti han
dato una mano Son quelle che ti hanno sorriso Son quelle che in un
momento buio Hanno acceso la luce
scorre l’immagine loro che
diventa vita nel mio cammino accompagnandomi per sempre
Ascoltare
Cantami ancora una canzone Tu che sai come cantare Fammi ancor sognare
Che te ne fai del silenzio Lascialo a quelli che parlano Di cose
vuote senza senso
Cantami ancora una canzone Fammi ancor volare
Col suono della tua voce
Quando ti ascolto Vibro come una corda
Sulla scala di tutte le note
Il tuo sentire e parlare è singolare
Cantami ancora una canzone Donami ancora un’emozione
Attrazioni
diverso seppure uguale questo tuo vivere e pensare ritrovo nel tuo
credo pensieri funesti e neri
fuggi dal tuo per rifugiarti nel mio
sei ombra nella notte che risplende in luna galeotta apparendomi soave
dimentico mi accosto ma poi sconvolto mi allontano incontro il
mondo che smarrito credevo perduto.
Sentire
sento il tuo grido l’odore della tua pelle sotto questo crepuscolo
che sa di schiuma e gente
scemano i ricordi del mio vissuto in
questo tempo nuovo che mi travaglia e nel mio che muto sempre non
emette suono
nel suo cammino incerto non trovo il mitigar in ora
lieta ricerco un colorito tono per risentirlo nel suo intenso accento
Compiuto
Risvegliato in questo oblio Mi ritrovo in vecchia carcassa Che
scadente e vetusta Mi accompagna fino alla cassa
nel passar delle
giornate felici umori delle mie ore passate mi rammentano del corpo
mio Scattante e lesto
Aspetterò con tiepido timore L’ora che
scaduta suona Al rintocco del mio momento Finito al compiuto senso
nel travaglio spero non lento sia Questo dipartir da cose amate Ma
veloce come lampo Che illumina il mio cielo Di stelle colorate
Un' alba
nuova Leggiadra e
effimera figura Che sorgi rigogliosa In questo spazio Di antica
vita
Proietta il tuo fotone Per rinsavir le menti Che perse
sono In questo buio anfratto
Cademmo perdute Traviate tra falso
e ipocrisia a brancicar fortuna Smarrendo la via
riporta col
tuo raggio speranza e gloria a noi umani che dall’ambito sogno ci
ritirammo senza coraggio
Sognando
Senza alcun controllo
Le rime che io sogno Dipartono Dal mio
anelato credo
Li cerco e li ritrovo In consumato sogno Che si
ripete ancor
Scalando ogni barriera Ritornano festose Per
raccontarmi sempre
Di gesta e di bandiere Che sventolan sicure e
vere Nell’aria che mi prese
In questo lungo arbitrio Che in un
tempo più sereno mi raccontò di gesta eroiche e fiere
Ritrovo
ancor me stesso
A sognar di capinere Nel mondo mio Cosparso di
chimere
Infinito
Qual paladino di velleità Perora la causa nostra
di verità e
giustizia speranza e conoscenza e di virtù riconquistata
Sorge
nuovo il suo frinire Da remota vita dimenticata Da universo ancor da
concepire
Brandendo lancia e spada Con mano ferma ci difende
Per rinfrancar lo spirito ed il cuor Da questo nero mar Che d’onde ci
ribatte
Sulla scogliera angusta Della vita nostra Mai flutto
seppur affranto Varcò lo spazio Del nostro ardito
Nel mio giardino Sbocciano così Coi suoi
colori Intensi e profumati Questi fiori Che nascono nuovi e
colorati
Riempiono il prato Verde di speranza Colorando Muri
e pareti della mia stanza
Son figli dell’amore Risplendono
Gioiosi e gai Nella loro infinita immensità
Contemplazioni
Tra pensiero e azione divento spettatore
amorfo in qualcosa che
sento non appartenermi
come può crescere in questo mondo così
perduto
il comune senso dell’amore È tradito e deturpato un
fiore non nasce perchè la sua terra Arida e secca Diventa la tomba in
cui muore
come posso morire e vivere In questo posto
abbandonato
mi rimane soltanto il ricordo del tempo amato e per
quelli che saranno lieto sia il loro cammino se lo ricorderanno.
Per scelta
parlando di quello che siamo ritroviamo noi stessi possiamo vederci
per quello che non abbiamo
possiamo scegliere di essere in un
cammino che non conosciamo
quando siamo felici il nostro mondo
sorride i nostri amori ci amano ricambiati da noi
se aiutiamo
un altro gli tendiamo la mano gli doniamo un sorriso il mondo sarà
un posto migliore.
Quello che non dico Nel silenzio di un
momento Non trovo più parole
Contemplo quell’attimo Senza
scandire suono
Percepisco il senso in particelle sospese
E’
cosi intenso Che diventa infinito
Proiettandomi nell’universo
parallelo Divento il mio cavallo alato
tra nuvole e orizzonti
ritrovo il mio tempo
che perdutamente smarrivo nel labirinto
della vita mia
Guardandomi allo specchio con parola
certa castigo i miei eccessi con il mio silenzio rimpiango i miei
recessi
risparmia la tua voce
trovandomi represso mi
tenderò la mano
per ritrovarmi ancora in veneranda età prima
della mia ora In strofe ritrovate ritmate e colorite
ma più del
tempo possa di quello che mi prese vedermi gioioso e gaio
raccoglier margherite
Un giorno d’estate
Spacca sotto il solleone
Raggi illuminanti Sprizzano sui colori
Che risplendono
Questi toni accesi così intensi Che
riverberarono
L’occhio a volte affatica stanco restringe la
pupilla
Ombre multiformi Si prolungano Al calar della sera
Ristora la mente Poter intravedere Il fresco
E nella notte
Anche le membra bevono gocce
I ricordi Alcuni li tengo nel cassetto
Altri in bella vista Sono sempre ricordi
Sono foto Fogli
scritti sono dediche
A volte ritornano Con rumore Con forza
Con fragore Senza essere chiamati
Sono così Sono ricordi che
riempiono il cuore Mi appartengono Li porto per sempre Anche quelli
che fanno male Sono solo ricordi
Alcune volte li sfoglio
Ricercando Quell’attimo quel momento Che è rimasto imprigionato
Rivedendolo Ritorna libero Come un volo di rondine Che da tanto
tempo non vedo più Nei cieli miei.
Nel tempo
oltre il tempo
Cuori senza amore Così Nati e morti nel buio
Si perdono in un
fotone Che risplende
Partoriti da una genia Che non conosce
sentimento
Dicotomica ci divide Nel frammento
la luce
che ci appartiene Risorgerà Per rinnovarci Oltre il buio
A chi mi sente
ci arrendiamo Inerti Per non avere scelto
Una città un tempo
che sia comune
barriere che sembrano infinite sono scadute
troviamoci in questo tempo che ci appartiene
viviamo dei
nostri amori con la passione che è in noi
incontrandoci
fermeremo il tempo in un momento
il tuo nome Sussurrare il tuo nome È
come un mantra una litania un rosario Sgranato nelle perle della
collana
Quando arrivo al capolinea Ritorno Per ripercorrere il
giro
Ritorno per scandire le stesse sillabe
Per sentirne il
suono variato Dall’eco della mia gola
Per un continuo che
ritorna vuoto Senza te
Momenti d’armonia Riscopro ritrovandovi
Sentimenti e passioni Momenti condivisi Percorsi comuni
Un’azzurro popolato da piacevoli compagni Che percorrono insieme La
via dell’essenza
In un attimo perduto In un momento ritrovato
Nella contemplazione dell’assoluto
E’ piacevole scoprirvi in ogni
giorno nuovo
In tutti quanti voi Ritrovo una parte di me Che
non muore mai
Un esperanto Un percorso nuovo Quale
strada è
Quella che porta a te Quella che scopre te stesso
La tua ricchezza Non è quello che hai La tua ricchezza è quello che
sei
Nella tua conoscenza fino in fondo Fino alla fine del mondo
Nei percorsi del conosciuto Dell’inconoscibile Per ritrovarti
Per amare per conoscere
Trovi perle di infinità Scoprendo chi sei
Molti sono i messaggi Sta a te Percepirli
Venimmo per
conquistare Venimmo per giocare Puri come bambini Ma ci perdemmo in
un vortice di oblio
Sia un vento nuovo Che rinnovi il tempo Sia
un amore per tutti gl’esseri Che perdendosi si sono ritrovati
Sia
un esperanto Che coniughi il mondo nuovo
Ciao
ciao a tutti sia a quelli belli che a quei brutti
a chi scrive
col cuore a chi scrive di pancia a chi brandisce la lancia
vi
ritrovo ogni tanto scandire un tempo che io risento
in
qualcosa che ho perso nel momento che mi circonda nel verso che non
ritorna in un pensiero che si rinnova in tutti i sentieri del mondo
ciao a tutti sia a quelli belli che a quelli brutti
Commemorazione dei defunti Il Culto dei
morti Non appartiene al mio credo
Oggi ho sentito il percorso di
tanti Sui selciati a portare un fiore
Per ricordarsi dei cari
Basta averli nei cuori
Gli epitaffi servono a coloro che non
conoscono la verità
Emozioni Riecheggiano dal profondo
Queste mie continue
Mi pervadono nella loro Intensità
Strappandomi una lacrima che sento salata sulla bocca mi riempiono
con la loro immensità
Momenti Espressioni che ti espandono
Intensità che ti riempiono Della vita Colori passioni percorsi finiti
Rimangono aggrappati ai tuoi ricordi
Quanta intensità ci riempie
In questo percorso che non vogliamo abbandonare
scorrendo il
nostro tempo ritornano a noi più care tutte le emozioni di un
momento infinito che ci accompagna per sempre
Ritorna Ritorna a me come Un raggio
di sole Come una nuvola di frontiera Come un’immagine fiorita Che
rinasce
Nel turbinio del tuo strale Gonfia della tua essenza
Mi riempi
Coniugandomi in un presente che mi rinnova Aprendomi
all’amore A cui perdutamente Non trovavo
Per quello che ero
per quello che sono stato Ritorna Per rinnovarmi
Il mio dolore Che dolore il mio dolore
Ti ho perso per tante volte E sò ora di certo che ti ho sempre ricercata
Che dolore il mio dolore Quanto tempo passerà prima che ti rincontri
Per sempre per sempre
Non sapevo non capivo non sentivo Quanto
eri dentro in me Che dolore il mio dolore
Nel tempo ti ho amata
nel tempo ti ho perduta Un’immagine ritorna E sei tu per sempre Amore
mio
A mia figlia Ho scelto il tuo nome tra
le fantasie dei miei ricordi. Nel piacere di crescerti ho vissuto i
tuoi primi passi i tuoi sorrisi,le tue parole. E poi, e poi...... così
dolce sensibile nell’essere un nome che ho sempre amato.
A mio figlio Nel mio cuore è nato un
fiore tutto colorato tutto profumato. Cresce ogni giorno che passa
guardandomi cercandomi. Giovane, gonfio di vita. Aspettando che lo
curi sicuro che lo ami. Nel mio cuore è nato un fiore tutto
colorato tutto profumato.
Nuova Domani mi apriran le mani
leggendo nel mio prossimo e futuro nel ricordo di un passato sperando
che lo curo Forse, senz’altro mi hai stregato perché non ho trovato
tra gl’altri volti ancora un nuovo amore m’accorgo che ti
sfuggo per non vederti in faccia Presto son già stanco vedrò di
coprirmi il fianco.
Italy Italy Perduta nell’abbraccio di una
casta
Scorre nel vergognoso lignaggio La sua razza parassita
Concorrono a deturparla frotte di politici prezzolati
Si
insidiano al potere per continuare a mantenere il loro gioco di
chimere
si attaccano l’un con l’altro ma alzano il bicchiere
tutti insieme alla fine del lauto pasto
Un turbinio Cavalcando il lampo ho
conquistato spazi Sulla cresta di un’onda ho navigato flutti
Riposando tra le tue braccia ho ritrovato me stesso Dolce compagna
della vita mia
Archiviarti Le mie paure si confondono
nel volto della gente. ma la mia follia si rivolta
Anche se ti
sento lontana anche se m’accorgo di esserti distaccato non riesco
senza te.
Tu che giacevi dove i nostri corpi vibravano alle
battute dell’amore
Tu che ascoltavi le mie poesie ora stai
appassendo i tuoi petali sfioriscono neve al sole.
Brucerò le
mie passioni canterò i miei tabù perché ho paura che non tornerai
mai più
Momenti di tempo In questo squarcio di
tempo Scopro i miei credi
Non vedo tra le onde Nuove schiume
Perigliando accozzano relitti
Nel girovagare Ritrovo
anime perse di un universo finito
rimango contrito in uno sforzo
non so leggere il responso
suoni confusi che non ti spiegano mai
leggiadre sono le forme che mi avvolgono in un vortice compio il
presente ritornando da un passato proiettato nel futuro
Un'uomo nuovo Venisti con gli amori tuoi
Per conquistarne altri
Cambiandoti Ritrovasti il mondo
I
tuoi baratti li vendi agl’angoli delle strade
Consumandoti nel
tuo tempo hai scoperto perle di vita
Percorri sereno il tuo
cammino Verso il mondo che ti appartiene
Un incontro Appari nel tuo essere per me
sconvolgente. Sei cinica e dura Ma il tuo profumo di donna mi
stordisce.
Ti rivedo in quella notte Con le tue lacrime Ti
rivedo in quella notte in cui ho sentito amore per te
Non so se
si ripeterà Non so se era solo un attimo fuggente . Ma so che
vorrei amare quella donna
Accarezzare i suoi capelli Toccare la
sua pelle baciare le sue labbra E stringerla
Stringerla tra le
mie braccia per sentirla perdutamente mia.
Non Non viziarmi non so stare lontano
da te. Non tenermi nel tuo letto se poi me ne fai andare via.
Sento la stanchezza raggrumata ma i miei occhi vagano spalancati
alle luci della notte la mia mente si contorce nell’attesa del domani
non viziarmi più
Che io possa perdermi nei tuoi occhi che io
possa stravolgermi in un tuo sorriso non ti dà il diritto di
beffeggiarmi.
Perché so anche morire piuttosto che appassire.
un momento che piacere entrare in questo
agone mi sento ancor più vivo a combattere sordi che non vogliono
sentire
che piacere il mio piacere a scorrere una rima che non
torna e sorda diventa muta
parole perse in un lamento
C’e bisogno Abbisogna che te lo ti dica
Mio caro censore
Erigerti a sputar sentenze La tua presa mi
sembra un po’ incerta
vorresti essere un colonnato
Ma hai solo
qualche mattone Pericolante in rime perse
Un pensiero Ho preso la penna Poi
guardandola mi sono detto
Ma ne vale la pena di scrivere versi
Saranno i più belli
O soltanto uomini persi Che vagano alla mercè
di quelli
Che non hanno più cuore
Un colonnato Tutte queste parole che ci
riempiono Ma poche sono quelle vere
Tutte queste parole che non
trovano mai Le tue passioni le tue virtù i colori del mondo
Mi raccomando la metrica la metrica E quello che hai dentro muore
In un commento.
la vita Quando tutto è iniziato non
avevo ancora la coscienza del pensare
Percorrendo strade anfose ho
scoperto il mio mondo
Condiviso in un prodigio scoperchiando Ho
trovato l’essere
Perdendomi in una spirale sono precipitato
Tempi lunghi mi avvinghiano Per ritornare ogni volta ripartendo
E
in questo continuo ritrovo Luoghi già amati Persone già conosciute
momenti già vissuti
Un canto di sirena Venisti scalza senza
parole vestita di stracci coi tuoi steli al sole
Fioristi in una notte di luna sotto un cielo stellato
ti raccolsi tra le mani ma i tuoi petali sbriciolanti volarano via
per cantare al mondo il tuo amore
La mia vita Cullato da questa brezza
Assaporo il mio sudore Che asciuga sulla pelle
il vento mi
ristora Scoprendomi dei fardelli della vita
Quanti fallimenti sono
in quel percorso guardandoli mi ritrovo più vecchio
così succede
con gl’anni
Da bambino ai un mondo da conquistare La tua vitalità
è la tua spinta che scema nell’avventura che ancora non conosci
e
mi ritrovo qui in questo momento infinito a rivedermi
Perduto Hai rubato la mia vita Mi hai
gettato via come un ferro vecchio sto arrugginendo
Cosa rimane
del mio mondo incespico su quello che resta precipitando nella putrida
bolgia
Non sono che un peso Ritorno in un presente che ne
diventa espressione Per poi cadere nella squallida quotidianità
Perduto prigioniero di quello che è morto Rivivo nel ricordo In una
fragilità che mi uccide
ma ritornerò per essere di nuovo
ora è
troppo il dolore che provo
Mercanti di paura Vampiri dell’umanità
Seminano il loro fardello di morte
Vivono per punire Vivono per
distruggere
Impara a conoscerli impara a combatterli
Propinandoti una pillola per ogni tuo male Cancellano i tuoi ricordi
Fino a renderti un automa
Per loro non sei altro che un circuito di
neuroni Che possono manipolare con la chimica
Non lasciano
crescere Tarpano le ali
Hanno il timore di restare soli Soli
con la loro paura Si attaccano alla altrui vita Fino a distruggerla
Vendono morte
impara a conoscerli impara a combatterli.
Incubo Se solo potessi capire come
veramente è potrei finalmente dormire. Se solo potessi aprirti per
vedere se veramente cerchi tra l’altra gente un’anima gemella
allora sparirei come una cometa anche se sei troppo bella.
Cercarti Se solo potessi ti rivivrei
fosti quella che più amai Il ghiaccio e la neve mi han rubato tutto
e le fatiche son finite al vento. La tua filosofia è più grande
della mia vigliaccheria o non sai nemmeno che ci sia vorrei aprirti
gl’occhi lo stomaco ed il cuore per vedere se c’è ancora amore
Dissacrante In questa bolgia di parole
Mi distacco da voi
Non sono cresciuto invano Per non capire
Tutti scrivono di tutti E rimangono genuflessi Alle virtù
degl’altri
Propiziandosi un posto al sole Vendono la loro nullità
Un grande amore Riscopro nel tempo in
sentimenti decaduti quale grande amore ci ha colpiti.
Rileggendo
le tue lettere. Ricordando le mie passioni.
Giovani pieni di vita.
Perduti in un lampo. Sfidando tempi, spazi ci siamo uniti in un amore
che continuando si è sbiadito scolorito ormai affievolito
Ma
sono nel futuro i suoi frutti guardali puoi vederli in un mixage di
noi stessi in un continuo perpetuo crescere scoprire la vita
fiorire prosperare figli del nostro grande amore
29/08/80
ti ho amato,ti amo al tuo fianco vivrei in assoluto
tu per me mi
apri il cielo con te o pensando a te vedo amore e libertà
vicino al tuo fianco mi son sentito libero ho avuto in te il mondo e
il mio cavallo bianco
non cambiare mai non contorcerti in viziose
espressioni
resta viva come sei ora e libera donna.
30/07/78
Tu che pronunci parole allegramente stonate Tu che col
colore della tua chioma Appari di un anno lontana Tu oggi sei parte di
me
Avrei voluto scoprirti Avrei voluto vederti Bagnata
nell’acqua salata Accarezzare i tuoi capelli Fino al fondo dei tuoi
piedi
Ma oggi tu te ne vai ancora non rimane altro che un sogno
pulito.
A mio padre Non ho mai scritto di te
eppure
Da bambino ti cercavo per capire Affascinato dal tuo
conversare Rispondevi sempre ai miei perchè Poi crescendo ho capito la
vita E ti ho visto così fragile
Mi hai lasciato che ancora ti
cercavo Con te non avevo barriere Come due amici che parlano insieme
Abbiamo condiviso emozioni Mi hai insegnato la strada del sapere
Ti ricordo in questa festa Dal profondo delle mie radici che mi
legano a te
Non controllo Precipitandomi Mi ritrovo
contrito in un sentimento compio il rituale
senza passione
divento espressione incompiuta
Rimango amorfo in un’attimo che
non ritorna perdendomi
Una partita a tarocchi Il tarocco che non
conosci La carta che non sai mai giocare Così Francesco cantava
Che bellissimo gioco quello che ti ritrovi tra le mani Quindici sono
le carte che tiene altre due le hai celate
la scartata nessuno la
conosce
La dea bendata la scopri Guardandole
Ad ogni
giocata comprendi l’arcano Dei tarocchi il segreto Ti svela la sua
mano
Una partita a scacchi Muovo il mio pedone
Quello di re La tua contromossa e di regina
Poi nel centro partita
Attacco per conquistare il centro
tu rispondi rintuzzando nel
finale le torri conquistano le colonne i cavalli non sai mai dove vanno
che bella partita vinci tu vinco io scacco matto caro
avversario mio
A Poetare Vi ritrovo a notte fonda
Quando nel suo silenzio Sono con me stesso
In quei momenti di
quiete Assaporo i vostri espressivi
Abbeverandomi alle fonti delle
vostre muse Percorro il sentiero dell’umano poetare
Riempiendomi
d’infinita immensità
Un mondo futuro Quando sarà che ogni
essere Di questo pianeta Potrà considerarsi tale
Quando sarà
che nella cultura dei popoli Vivrà la verità
Quando sarà che ogni
animo Si occuperà senza remore Dello spirito di ogni vita.
Volare Vorrei volare oltre oltre
fino a vedere questo universo
risposte vaghe.
Ma solo tu lo
puoi scoprire.
Apriti al vero, cerca il sentiero che porta fuori
da questo immondo impero. Scopri chi sei e finalmente volerai.
Sognando Sentivo , oltre la porta
quell’odore che piano piano mi portava la sporta che mia madre
stringeva in una mano.
Mentre sul mio letto fumavo una sigaretta
sognando un’altro tetto cercando di dimenticare in fretta.
Correvo
con la mente là dove il cuore sente. Mi guardavo con occhi nuovi
con occhi un po' smarriti ricordando che poi sarei dovuto andare
là dove il tempo veloce come un lampo mi sbatteva via lontano
dove gli aceri sfioravano le pozze in figure fuggenti di corpi
inanimati dalle linee rozze.
Avevi senz’altro gl’anni verdi
l’espressione un po’ insicura e toni ancora acerbi. Correvi fra quei
campi per ritornare poi guardando con stupore.
Ma ancora non
capivi.
Un’illusione vaga ci circonda è rimasta addosso come una
piaga. Fuori una nuova primavera ma la perdesti ancora sognando
un’altro inverno aspettando un’altra sera.
Mistero Dove sono tutti quei volti da
noi amati in quale misterioso paradiso sono precipitati.
Sorgono
alla mente in sogni strani percorrendoli in lineamenti vaghi in toni
confusi. tutti quei volti da noi conosciuti
Li ricerco nelle
immagini, nei suoni incubi persi speranze perdute. Dove sono andati
tutti quei volti da noi amati
Risposte confuse mondi paralleli
universi sconosciuti nel tempo nello spazio
Dove,dove tutti
quei volti.
Ricompaiano ad ogni notte ad uno ad uno stranamente
contorti in immagini bieche.
Poi rincorrendoli mi perdo
continuamente. nel mistero della vita.
Una vera giustizia Nella giustizia io
credo poco Confusa in vendette castrativa repressiva.
I
paladini del mondo colpiti nel cuore Vomitano tutta la loro onnipresenza
La loro giustizia decaduta e interessata È terminata.
Controllori
di popoli alfieri della libertà Hanno tradito tutti coloro che vi hanno
creduto.
Quale giustizia porterà il proprio verbo Quale sarà la
nuova ragione
Nel mondo ciò che è giustizia sia di tutti gl’esseri
Ciò che è lo diventi nella propria verità
Un passato È cosi viva la tua presenza in
me ma tu non capisci Immagini di tempi lontani ritornano
Dolcemente mi appari vestita in frange coi capelli ricoperti di fiori
Percorri il sentiero adornato di ginestre portandomi in dono il tuo
amore Tra le mie braccia ti addormenti al nostro calore
Ho
ritrovato l’esatto momento in cui ti ho perduta dove sei morta nello
sforzo di essere madre.
Ti ho ricercata per tanto tempo In ogni
angolo di mondo Tra morti e vite
E oggi oggi è cosi forte
l’averti rincontrata Ma tu non capisci Continui a perderti attratta da
corpi
Ascolta il tuo cuore Anche se non ti ricordi la verità
è dentro a ognuno di noi
Come potrei dirti tutto questo se non ti
avessi già Amata Come sapresti leggere in me se non fossi già stato
tuo
Amami con la tua dolcezza Amami con la tua tenerezza Amami
come era allora Liberi nel vento figli di un grande amore
Il dolore del mondo il dolore del mondo
Lo puoi sentire
Nella guerre nelle violenze Negli assassini nei
violentatori Nelle loro infinite vittime
nelle paure nelle angosce
nell’essere braccato torturato violentato nell’essere un corpo
martoriato
anche noi lo possiamo sentire tutto il dolore del
mondo.
In un arco flessuoso gemono vittime e carnefici
Scambiandosi nel tempo identità In una lunga guerra nel bene e nel male
In un continuo calvario
illudendosi che nel dolore ognuno impari
ad amare ma continuando ad essere corpi per punire o martoriare
A Mia Non ho più attenzioni Non ho
più tempo da dedicarti non ho più premure per ascoltarti
È così
triste il mondo popolato da moltitudini di idioti che non accettano
mai la verità dell’altro Cercando continuamente di cambiarlo.
Vorrei saper da quanto tempo non sono più nel tuo Cuore? Non porti
neanche più l’anello che ci univa
Non è la stessa cosa Io non ho
bisogno di un monile per averti nel cuore
Non è la stessa cosa Non
ho più tempo per ascoltarti Non ho più tempo per amarti.
Contrasti Il tuo mondo non l’ho mai
capito. Il tuo mondo non lo convivo. Il tuo mondo l’ho già vissuto.
Il tuo mondo l’ho già finito.
I tuoi capelli, ricordi, non son
mai stati veri. Le tue labbra, ricordi, non son mai state mie.
Il tuo mondo l’ho sempre rinnegato.
Nelle tue parole un sapore di
sibilla. Nei tuoi occhi un colore di passato. Nelle tue mani il
contrasto degli ambienti che hai sempre ricercato.
Tu ed io un
tempo ricordi lontani. Il tuo mondo ora l’hai incontrato..
Prigionieri Siffatti a immagine propria
Cosi malfermi e insicuri Perduti in cumuli di rovine Increduli alle
forme più alte gruppi sempre più numerosi Si infangano di bassezze
E’ dilagante la loro imbecillità Aleggia nell’aria la senti
nella pienezza del suo putridume
Il canto del cigno muore nel vento
a noi Rimane il vuoto di un lamento.
Ti rincontrerò Nulla di quello che è
stato ormai ci appartiene
È un grido un lamento una preghiera
Ti rincontrerò e ti chiederò di nuovo di amarmi
Ora ed altri tempi
saranno testimoni dei nostri amori In un oblio che ci avvolge
Ricompieremo il passato per poi Perderci ancora e rincontrarci
Nella nostra dannazione
Una pena Non son giunto,per colpa mia
,ma di farmene un calvario lo lascio agli altri che mi festeggiano per
quello che non sono o per un diverso tono.
La mia allegria ormai
la bevo tra un bicchiere e l’altro passando per qualcuno che
certamente ha perso il treno e si danna riempiendosi di veleno.
Tra le antiche case cerco un po’ di pace all’ombra di una strega
che mi ripari da questa mia pena.
Fuori gl’uccelli si rincorrono
volando in corti spazi disegnando la fantasia dei sogni ricamata come
arazzi.
Non per vergogna ho calpestato i vostri Dei. Non so
neanch’io perché non smetto di pensare alle Lei Abbandonato
m’accorgo di ciò che sento e non me ne pento.
Nel Tempo Passano gli anni ti guardi
intorno non vedi altro che affanni dimenticandoti anche del nuovo
giorno.
L’essere e l’avere ti rimangono in bocca con il sapore
amaro dell’alcool bevuto nelle uguali sere.
L’essere e l’avere ti
si riversano addosso abituandoti a vivere col corpo le storie più
vere.
Mi affaccio al davanzale cercando un po' di sole.
Anche se domani il più furbo ruberà la mia credulità nel mio viaggio
non getterò la mia verità.
Essere o avere In questo dilemma di
certo so che non brilla la vostra gemma.
Ormai lo leggo nei
vostri volti
O dall’essere son bruciato prima ancora di averlo
completato.
Al mio amore Dolcezza infinita ti
schiudi tra le mie dita
sfogliata dalla brezza di aliti d’amore.
Hai scardinato la mia serra
strappato radici grasse dalla mia
secca terra.
Ora ti guardo sarai quel che sarai forse colomba
al vento oppure rinchiusa in un convento.
Fra le tue parole si
schiude l’amore. Amarti significa vivere con gli altri
aspettami
ti prego non lasciarmi nel mio ego.
dedicata a
Cristina: l'amore è il vettore più grande dell'universo e non mi sento
asssolutamente un'ingenuo un abbraccio
Nuovi confini E parlate d’amore
rivendendovi assurdi e miseri nelle vostre piccole ore. Amore l’ho
perduto l’ho viziato. in questa cruda realtà Nella mia società
l’amore sbiadisce.
Amore grande,amore lo vedo solo tra le stelle
negli occhi di bimbo scalzo tutto ossa e pelle o tra le dune
alitate mosse da questo vento che le fa infinitamente belle.
dedicata a Cristina: l'amore è il vettore più grande
dell'universo e non mi sento asssolutamente un'ingenuo un abbraccio
Nella notte Frugar di notte fra i
miei ricordi celatamente silenziosamente ritrovarli.
Si
riempiono gl’occhi sento il loro sapore sento il loro odore.
Frugar di notte e sentirsi pieni di sentimenti perduti, lasciati,
bruciati.
Frugar di notte nelle menti altrui riscoprir
pensieri,trovar sentieri.
Frugar di notte.
Con te stesso Dolci sinuosi inebrianti
occhi trovano luci esplosive
lasciando dietro una parte di te
Il cammino diventa sempre più stretto. Poi riscopri di avere perduto
il mondo.
Senti ogni giorno che passa quando sei solo con te
stesso tutta la viltà e la crudeltà della tua razza.
Sogni mondi
nuovi orizzonti sconosciuti e l’odio che hai dentro ti trasforma
nella parte più oscura La tenebra ti avvolge fulmineresti col sol
pensiero
ma al nuovo giorno alla sua luce riscopri la gioia in
un bambino che sorride.
Amore perduto Perché io ti ricordi
domani dovrò attingere nella tua figura ripensandoti mi apparirai
fredda come il filo che portava distaccata la voce
come se in
quei pochi metri l’immensa lontananza del perduto.
Che stasera
non dimentichi di nulla e in un prossimo futuro:
non possa
confondermi dalla luce dei tuoi occhi dal calore delle tue labbra
dalla dolcezza dei tuoi seni.
Il Dubbio Quando le nostre anime se
caso mai lasceranno questi corpi per impadronirsi di altri io
canterò al Dio che non vedo.
Quando le nostre menti se ne andranno
per vagare nei mari dell’infinito io canterò al Dio che non sento.
Quando dopo la putrefazione nasceremo nello stelo di un fiore io
cantero al Dio che non credo.
Ricordi Un’estate ormai finita
Rimpiango il tempo già passato Rimane il tuo sorriso tra i ricordi
che mi porto L’inverno freddo e cupo si tinge ormai in un sospiro
Ho aperto il mio cuore a una donna che mi nega Le sembianze sono
strane eppure son sicuro Mi ha svelato il suo respiro
In un
gioco molto strano ho trovato la sua mano Poi come forse è già
accaduto mi respinge sempre invano.
Eppure io l’ho vista a ciel
sereno Ascoltare il mio baleno
Gratificata nel suo cuore mi
respinge senza amore
Non rimane che un ricordo tutto pieno di
passione.
Cantico Che io t’amo lo sanno anche
le farfalle che me l’han letto nel palmo della mano.
Che io t’amo
anche le strade l’hanno capito dal mio passo tremolato.
Che tu
occupi la mia mente lo sa tutta la gente che vede nei miei occhi ciò
che il cuore sente.
Che ti sogno anche la notte lo sapran tutti
comprese le bigotte.
Un pensiero Scrivendoti Aspetto
immagini Poi vedendoti Ti ho vicino
Corriamo verso lidi
sconosciuti Il cammino diventa sempre più incerto
Sulle orme di
altri Seguiamo Sperando di essere nel vero
Il tempo ci rende
sconosciuti ad entrambi
Oltre arriverò Oltre arriverai Là ci
chiederemo poi di nuovo il solito sbiadito ma primavere rigogliose
vorrei abitare estati fulgenti assaporare copiose di tutte le bellezze
in armonia con noi
La vita Parlare delle nostre vite ci
porta ad essere sequenziali
uscire dai ritmi ci rinnova nel
desiderio
la possibilità di conquistarla diventa più grande
poi fuggire poi lasciare poi morire
è tutto cosi lontano
ermetico rinchiuso in segreti
avere la forma avere la spinta
avere
E’ meglio essere che rimanere
Da bambino Maria Cristina dolce bambina
I tuoi occhi i tuoi capelli. Un sorriso uno sguardo
le tue
fossette le tue lentiggini il tuo essere Maria Cristina Dolce
bambina
Amico mio Vorrei poterti parlare ancora
di me come facevo allora. Vorrei poter sentire ancora di te come
era allora. Caro amico mio. Avrei voluto augurarti il Buon Natale oggi
Ho lasciato aperto il mio cuore quando vorrai potrai entrare.
Il Calvario Come vecchi bruciati
dal sole e salsedine si gonfiano i secchi riempiti di sangue e di spine
Quando finirà questo calvario? Quando cadrà la fine? Sulle tombe dei
morti sui corpi stravolti sulle piazze svuotate nelle case
bruciate. Quando finirà questo sudario? Quando cadrà la fine? Sulle
fabbriche vuote, nelle scuole piangenti sulle infinite ruote nelle
macchine ruggenti. Quando, quando, nei vostri occhi spenti.
Dall'orizzonte apparirà allora vi ricorderete dei vostri piagnistei
e pregherete soffocando a stento la saliva affidandovi ai vostri
ignudi Dei. Quando il cane che abbaia trasformerà i suoi latrati in
guaiti e i vostri cuccioli spaventati vi cercheranno con occhi
smarriti allora forse vi sentirete finiti. E per quelli che saranno
l'alba diventerà corallo e una nuova musica intonerà le note per un
diverso ballo.
Al mio primo amore Mi ritorni alla
mente in un vestito chiaro Coi tuoi occhi scuri Coi tuoi capelli
corvini Col tuo bel viso Mi ritorni alla mente con le tue dolci labbra
Il tuo sapore il tuo calore Il mio desiderio La gioia vissuta in quei
momenti celati il mio cuore scoppiava per te per noi. Mi ritorni alla
mente Già madre donna irraggiungibile Poi un bacio e ho sentito tutto
il tuo amore. E quando ti ricordo mi appari in un vestito chiaro Con
la pelle un po' scura Coi tuoi occhi neri i capelli corvini Col tuo
viso da ragazzina Calda accogliente Perdutamente mia.
A Nadine Ti ho cercata, di nuovo
nelle ore della giornata. La notte quando mi sveglio frugo nella mia
mente alla ricerca di una tua immagine che mi riparli di te. Amore
che te ne stai così lontana la tua essenza viaggia sopra a ogni confine
e ti riporta a me Vorrei volare e rubarti il cuore Nella tua dolcezza
ho riscoperto l'amore. In te la mia ipocrisia si sfalda frantumandosi
in piccole gocce . Non importa se mi si spezza il cuore. Non importa
se così poche sono state le ore ma sei tu che mi rimani dentro con il
tuo ricordo d'amore.
Libertà Vecchia e antica amicizia
la mia novità ti ha collocato nell'istmo della pigrizia. Quando il
vostro volto teso e contratto mi addita sento che qualcosa mi vien
tolto. quando dai vostri circoli chiusi io fuggo e dei pensieri più
stravolti mi faccio paladino mi sento rinato in questo cosmo meschino.
Lo so che ai vostri occhi appaio come naufrago di mare come straccione
affamato che chiede un po' di pane. Nella mia credulità aspetto
ancora il vento che mi aliti all'albero maestro e mi porti lontano
piuttosto che passare sui vostri avanzi e crogiolarmi piano. Vento che
gonfi il mio cuore fammi volare oltre i confini dell'amore strappami
da questa terra piuttosto che farmi appassire nella loro serra
Oltre Quel giorno strano che io
ricordo bene il mio cuore si è fermato. Lì al di sopra sentivo quel
silenzio . Per ben tre volte l'ho amato. In quel posto il tempo si
è fermato cercato, ritrovato. Poi quel corpo inanimato ho
riconquistato. Leggero come l'aria. In quella stanza l'ho provato.
Un bagliore poi se n'è andato
Il tempo Qual è il tempo qual è
il tempo per vivere qual è il tempo per morire qual è il tempo qual
è il tempo per amare qual è il tempo per capire Nel tempo ci perdiamo
nel tempo ci ritroviamo Tutto questo tempo che ci riempie e ci rende
così miseramente confusi Bugie nel tempo che sembrano verità la nostra
considerazione del tempo è così limitata. Nel tempo vorrei trovare le mie
vere radici per essere per sempre nel tempo Senza più perdermi.
Donna Non sei diversa Soltanto
tu Così bella inebriante mi appari Mirabile visione Soltanto tu
Così perversa così sensuale Nei tuoi giochi di essere corpi perfetti
sinuosi inebrianti. Soltanto tu.
Essere Se io fossi ciò che sarei
volerei. Se io fossi ciò che sarei capirei. Se io fossi ciò che
sarei sarei
L'essere donna Donna che riempi i
miei pensieri. Esseri sempre più affascinanti che ti inebriano.
Continuando a imprigionarti nel desiderarle. È cosi difficile per me
negarle Amore e indifferenza mi attraggono e mi respingono
gratificate da uno sguardo giocano col tuo cuore continuando a voler
essere sognate a voler essere anelate ogni donna che amerai sarà
l'altra parte di te che non conosci mai Sarà tutto quello che puoi
bramare per poi cadere nell'oblio credendo che possa anche finire E
tu lo rinnovi ogni volta che entri in lei per morire dentro e rinascere
poi di nuovo in una cornucopia che ti rimanda esattamente all'inizio
confuso azzerato pronto per un nuovo gioco Donna sarai sempre la parte
di me che non conosco mai
Una parte di noi Come pulcino che
esce dal guscio continua da tanti anni nel suo trambusto. Ecco
riapparirmi la condizione strana di essere già stato di sentirmi ancora
ciò che io sogno completamente libero volare in spazi aperti, in nuovi
universi. Ma poi per caso, quasi per gioco mi ritrovo tra voi in
nuvole, orizzonti a rinverdir speranze rinfrescando memorie tra
morti e vite perduto prigioniero ricercando identità che poi
rinnego.
Vuoti Vecchie case
ammassate, strofinacci consunti si vedono dalle inferiate. Fioche
luci, ricordano dell'infinito cammino lontani punti. Come ratti
infognati, ci appaiono i volti di sudore bagnati. A fianco il bel
giardino verde e rigoglioso a testimoniare l'ignoto. Per i curiosi il
senso diventa ricerca, tanti rimangono vuoti nei cuori e nei volti
sperando di trovare tra loro un suono nuovo che si elevi dal coro.
Menti bacate si scorderanno fra le cose del tempo la morte che come
falce ne farà scempio.
Mantenere Conoscere il proprio
destino mantenerlo oltre la tua amata vita. Alla riva spersa tra
scogliere con suo maleodorante lezzo tutto rimane inalterato così
appariscente, e tu perseveri continuando a perderti complice in
spirali interminabili affascinato da corpi sempre più belli sempre più
perfetti. coniugando alle parole sublimi sensazioni fino a venderti
l'anima
Conquiste Pensieri di ieri
pensieri neri. Correre in nuovi lidi cercarsi, trovarsi, amarsi.
Nei pensieri miei cupi e mesti si imbarcano marinai dai cuori scuri.
Così navigando in oceani scoprimmo terre nuvole orizzonti scegliendo
di essere ciò che cercammo d'avere. Nel nostro stupido rincorrere
trovammo nuove terre per seminare pensieri vecchi e continuare. Non
volammo sopra non cercammo oltre. perdendo ancora la voglia di essere
pensieri aperti.
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