Poesie di David Leto


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Esiste l'idea del niente, non il
blog: lisergico.maciste.it      
e-mail: davidleto@live.it

 

Agosto 14
Per colpa di mio padre che
M'insultò: "Poeta!"
Un giorno che guardavo il cielo
Vuoto azzurro
Con
Un
Binocolo

Avevo un capro da sacrificare
Adesso ho una notte che
Guardo nel
Pieno nero costellato
Cadere

Senza mai esprimere
Un desiderio

Stelle, asterischi, emblemi
Crollano
Come destini
Divagazioni, fortune
Stelle
Contarle
Impraticabile

Poche decine di morti lucenti dietro
Il limite della proporzione
Che già così mi appare
Sterminata

Occhi
Non sconfinerete probabilmente mai
Davanti

Dinanzi
Troppo cucciola
La mia mente non ancora
Smussata

Per colpa di mio padre che
M'insultò la crescita
Dentro
Senza volere
Nella lesione appena
Spalancatasi

Insinuandovi
L'ira tranquilla
La rabbia senza intenzione
L'irritazione sopita di
Non sapere
Dove termina il mio respiro e dove l'aria

Ma

Adesso
Non così intensamente convinta
La voglia furibonda di espiare
Come nel tempo del belare dei capri
Sgozzati e

Pensare
Che forse mai lui si
Chiese: "Dove

Inizia il mare e dove la sabbia?"

Esempio.
La noia
per i giocattoli desiderati
attraversa la mente filtrata da occhi strappati.

Finsi di perdere
nel cielo un giorno un orecchino d'argento
lo ritrovai nel mare
miliardi di secondi dopo come
se mai
me ne fossi disfatto
ancora gli appartenevo
forse
nelle acque spinte incaute dal vento
elevate ingenue dal sole
imbrigliato in qualche goccia si perse
cadde e fino a me si perse
davvero fino a me
quell'orecchino d'argento
si perse
mentre mentivo
solo io e io solo
sui motivi del suo casuale
tornare indietro.

Nell'ombra
cercando riparo dal sole
causa fredda invidia
del suo zenit.

Gettai senza recite
alle nuvole altri monili preziosi
li osservai tutti tornare
indietro
ai miei organi prigionieri
come infiniti gioielli
simbionti di chissà quale
credo.
Imbellettando meretrici adorate
che si sono fatte strade e fuochi
enormi
fuori e dentro di me.
Fu inutile ma all'ombra
in mia difesa mutilai altra carne in cancrena.

Versi volgari.
Come fossi io un amante
Parlami un poco di te
Senza peccato.
L’atroce emozione
Rendila viva
Parlane ancora.
L’angelo nero bruciato dal fuoco
Urla
Si aggrappa ai deliri del mondo.
Nostalgia dell’immemorabile
Attanaglia il suo sesso ma
Ruggisce il senso al suo sfamarsi di pallidi incanti.
Non potrebbe mai vendere a una scatola
Il suo corpo
Affitta già da tempo la sua anima.
Rigetta il negarsi
Dentro il vortice suo
Che è così ampio
Infinito
Come passare di sasso in sasso
In rassegna ogni roccia
Per poi scoprire tristemente che
Anche ciascun granello di sabbia
Andrebbe contato e
Poi
Oltre quello che vedi
I sogni vestiti di aria
Anche loro andrebbero catalogati
Sezionati
Numerati e mai dimenticati ma
L’angelo nero bruciato dal fuoco
Ha le chiavi della felicità che un folle gli ha donato
Si sussurra sia impazzito cercando
Le serrature sparse dai demoni antichi
In mondi che
Non hanno la dimensione dei suoi occhi
E forse mai l’avranno.

L’angelo divenuto codardo
Continua a latrare nella sua solitudine
Vestita solo della sua nudità.

(versi volgari omessi)

Vaneggiamenti ansiosi
Non mi fecero baciare il sonno
Non quella notte, in cui per la prima volta
Attesi l’alba
E rapì il mio corpo per decidere la sorte del mondo.
Nella natura umida del bosco, urlai al giorno che nasceva o
Uccideva la notte.
Provai dolore e rabbia e
Cedetti al più antico dei rancori
Quello dell’insana farneticazione contro Dio e contro
La mia insensata storia.
Pugnalai
Una, due, tre volte
Riempì la ferita di lacrime e sfoghi
Ma continuai incessante
Fino a che le mie grida esauste
Spensero la mia gola ardente
Che ogni bestemmia aveva sciupato.

E senza sorpresa, ancora ero vivo e folle
Su una terra che ai miei fendenti non era morta
E che pareva anzi ridesse del mio lungo
Vaniloquio, penetrando
Nelle mie mani bagnate di pioggia invernale
Piene di piaghe, sangue e carezze ormai arrese.

Silenzio, ore immobili.
Se solo la tenessi in mano e con esigua pressione potessi stritolarla.

I miei strani organi prensili, guardavo tremare
In ginocchio
Con i miei strani globi visivi fissi e incastrati
Su una maschera irrigata di fango
Con l’acqua incessante che cadeva dal cielo
Mentre respiravo con assurde sacche che
Senza motivo tornavano a riempirsi per poi
Inesorabilmente svuotarsi e cosi via
Sapevo avrebbero continuato
Per tutto il mio eterno vagare.

Tornai a casa ridendo come mai
Dimenticando il coltello conficcato nel ventre della madre
Forse come inconscio, inutile e presuntuoso monito.

Alieno Contro Predatore
Cosa mi doni cervello
Cosa mi hai comprato.
Rifiuto questo
Rifiuto il tuo scostarti.
Delle ridondanze inutili
Del tuo vocabolario stretto
Dei libri che non hai letto
Non mi importa e
Non importa
Ai folli e ai loro mondi
Al rossetto sul bicchiere
A una sigaretta quasi spenta.

Ridicolo tu che accozzi parole
Ridicolo che tu poi le rivenda.
Prendimi con il tuo digrignare denti
Nel sonno
Prestati a questo confuso
Specchio d’occhi.

Ero sul cesso seduto a fare altro che
Leggere Apollinaire.

Cosa mi doni cervello
Cosa mi hai comprato.
Stimoli e risposte
Scheletri e concezioni
Rifiuto questo
Rifiuto te stesso ed ogni gesto e verso.
Ma non vengo a conoscenza del pretesto
Del motivo di tale rigetto, lo cerco
Nel sogno ma
Quante cose anche voi tentate
Quanti torpori consacrate al sacro demone
Dell’ ambiguo negarsi. Di estasi inventate
Mi drogo l’anima o quello che è.
Ma
Non so come finire
Non ricordo di aver mai iniziato.

Viscere di uomini in un contiguo andare
Nel delirio tremendo
Dove tremo e per gioco scateno il tremare.

Ambrosia
Verso nei miei vestiti
Il mio corpo
Sperando che stanotte avrai sete.
Cosa se ne fa un sogno delle mie
Sterili mani gelide innevate di
Porzioni di un boato immenso,
Silente e umile e buio
Luccicante frastuono superbo.
Sono un simulacro di dubbio e
Certezza.
Basta con questo correre
Basta con questo affaticarsi
Io resto fermo mentre tutto
Come immaginerete, gira.
Non ho grandi parole, forse non le ho mai avute.
Sputatemi addosso vi prego.
Io e il mondo, che grande ossimoro.
Una volta ho ucciso una lucertola,
Per gioco. Per rabbia. Per
Non so cosa.
Verso nei miei sentimenti
Il mio corpo
Ed esco fra la gente che non ha bisogno di bere.
Cammino verso i tuoi fianchi
Immaginando le ore e i secoli scoppiare
Come le voci dentro la mente dei pazzi.
Verso nei miei impulsi
Il mio corpo e
Nient'altro.
Nient'altro avrai da bere
Tutta un anima potrai divorare.
Potrai ingozzarti, cibandotene avida
Non mi appartiene, io solo
Non me ne posso disfare.
Mangia.
Smantella. Disintegra. Devasta.
Inganna. Se esiste
L’anima velenosa, si morde di certo quando ancora è Cruda.
Il mio corpo liquido, nudo e smorto crea fiumi
Senza foce.
I miei vestiti sono caduti a terra
E si sono rotti.
L' ambrosia
Cresce sui terreni abbandonati e
Infesta gli argini dello scorrere degli ignavi.

Sono troppo intelligente per fare il Leader
Accontentatevi.

Luce di luna cenerina dalla tua finestra.
Luce di luna cenerina dalla tua finestra.
A volte mi chiedo se sia inutile
Il mio respiro
Poi lo incollo sul tuo e
Sarà banale
Io stesso pensavo lo fosse
Ma nient’altro adesso mi importa se
Non il mio braccio sollevato dal tuo
Ventre che vibra e vive.
A volte mi chiedo se la mia arte
Non sia scadente
Ripetitiva, fiacca
Poco cangiante o troppo
Se davvero sia arte o affine
Al sublime che vedo a volte e percepisco ma
Sarò in grado di renderlo?

Ma poi, serve davvero restituirlo al mondo ovattato?

Pensieri, molte persone ne sono schiave, io
Anche, forse anche tu.
Queste parole non hanno pretese scorrono
Senza che io gli dia indirizzo
Sono foce queste parole, mai sorgente.
Collassano nell’acqua avvelenata
Di gente stanca, vengono dalla mia atarassia
Si diluiscono in edonismi eretti
Impotenti, malati, oscuri.
Incomprensibili.
Chiedo perdono a me stesso a volte,
Le labbra di un poeta orgoglioso
Stupido & folle

Bacia.

Ieri ripensavo ai miei anni piccoli
Quelli fatti di gite al fiume
Con compagni tutti un po’ froci
Un po’ esausti
Un po’ vili
Come tutti i bambini.
Scoprivano il mondo ma io
Guardavo distaccato il loro immergersi
Nell’etichetta di un destino anonimo, perverso e
Normale.
Ma non ci badavo allora,
Allora badavo solo a masturbarmi.
Poco è cambiato adesso.
Sono una persona libera, spero.
Questo mi basta,
Se sono libero di donarti
Quello che potrò ricavare da un solco
Scavato dall’ignoto che
Comincia a starmi un po’ sul cazzo ma
Affascina e attrae
Non posso negarlo.
Seguo le correnti, conscio di
Essere stato inerzia,
Forza senza sforzo,
Desiderio senza dolore
Un giorno,
Un attimo in cui farò ritorno.
Stanotte mi sono svegliato
La luna piena filtrava dalla tua finestra
Riuscivo a vedere il tuo viso,
Illuminato di luce
Cenerina.
Ti ho baciato il collo, senza pensare.

Mi piace.
Hai sorriso.

Penso al caos e mi consolo
Cercandoti la piccola morte.
È il mio unico conforto.
Un giorno andrò lontano.
Non farò più ritorno.
Tu sarai con me.
Ricorda.
Le labbra di un poeta orgoglioso
Stupido & folle

Bacia.

Luce di luna cenerina dalla tua finestra
Ed era il tempo delle voglie, dell'eros &
Delle fiamme d'ombra.

Ero tuoni, ero vita
Un altra volta
Una
Ancora.

Furie.
Voglio un cuscino.
Le lacrime di mia madre.
Le maschere da gettare o custodire?
Anche se la vita di un Hob (creatura della mia fantasia)
E' brevissima
La memoria e la sapienza
In loro custodita
E' infinita.
Poi li distrussi.
Tornai al giaciglio di mare metallo
Il gioco era finito e niente più esisteva.
Sto perdendo stile
Cadendo, rialzandomi, urlando
Mistero, grande.
Una strana, indomabile sensazione.
Ora.
Ho eiaculato un pensiero profondo
Che venderò presto.
A volte ridondano
Le persone come i suoni e le parole.
Ero disteso su un mare metallo.
Sognavo.
Avere liberta di seguire un fiume.
Dalla nuvola
Alla neve
Alla nuvola.
Essere finalmente senza sapere.
Ma un giorno mi alzai dal mio giaciglio di perfezione
Volli essere dio sole e delirio.
Creai.
Creare vuol dire
Rincorrere una mancanza.
Mondi, cieli, paure
Figli
Rifuggi.
Il micro cosmo più bello
Vivevano gli Hob in esso.
Creature con poteri assoluti
Il loro ciclo vitale si esaurisce in un secondo.
Creai e loro un attimo dopo
Da tempo immemore già esistevano.
Riesci a capire il mio dolore?
Ho i capelli troppo crespi.
(per continuare a vivere)
Dimmi il modo più bello
Per continuare a vivere.
Raccontami le parole più sincere per dire
“io muoio”
Il mio pensiero compra.
L’erebo della mia mente è ormai un discount.
Come egresso a volte ridondano
Le persone come i suoni e le parole.
La penna, spesso il cazzo non si drizza,
Uguale.
Quasi mai la bocca
Si schiude ebbra di libera vertigine.
Incollo parole vegetative in versi miei veggenti.
C’è polvere ti sporchi
Potresti morirne, chiuditi fuori.
Perche non chiedi ciò che più desideri?
Una vagina dentata con la carie.
Ieri una strana indomabile angoscia.
Hai preso qualcosa per i miei capelli?
Guarda nello scaffale a sinistra dell’ippocampo
Ma non entrare in magazzino
È un buco nero.
Ho eiaculato un pensiero profondo:
Respiro!
Ero disteso su un mare metallo.
Sognavo.
Avevo la libertà di seguire il fiume
Dalla nuvola
Alla neve
Alla nuvola.
Ero e non sapevo di esserlo.
Un giorno però mi alzai
Dal mio giaciglio di perfezione
Volli essere un dio solo e in delirio.
Creai e uccisi.
Creare vuol dire rincorrere e io sono
Stanco e a volte
È come ridondassero le parole come note
Come pensieri
Come uomini.
Mondi, cieli, paure
Figli
Creai.
Rifuggi abitati da creature potenti
Oscure.
La loro vita era un secondo
Eppure era in loro custodita
La sapienza e la memoria
Dell’immortalità.
Li creai e loro già da sempre
Esistevano.
Poi li distrussi ricorrendo al suicidio di dio.
Il gioco sta finendo
Lo sento perché
Avverto la mia caduta di stile.
Cado dolce & urlo in silenzio
Nel mistero grande
Entrambe le cose.
Vieni furia strappami gli occhi.
Voi che leggete potete smettere
Adesso
In quest’istante
Perché
A nulla vi porterà continuare
A nulla vi porterà
Interrompere.
Non ha senso
È la cosa più importante che ho scritto.
Non ha stile e poi
L’inizio è la fine.
Vieni furia strappami gli occhi adesso
Voi che leggete potete smettere.

Schegge di non poesia.
Appunto:

Abbozzi Inutili Utilizzati Adesso.
La seduzione era mal celata dal grezzo dei tuoi occhi
Splendidi e vogliosi d’occhi come i miei.
Ma non abbiamo gli stessi occhi, non li avremo mai.

***
Libera associazione d’idee:

Pecore che scappano. Cavalli.
C’è Un Pony fuori della porta.
Un Nudo entra in casa.
Portacenere. Carri armati.
Compenso lavorativo in erba.
Ottico. Cantico. Giudice. Pazzo.

CHE LA STRADA CHE PERCORRETE
LUNGO IL CAMMINO DELLA VOSTRA VITA
SIA ANCHE QUELLA DELLA MIA E VOSTRA DISTRUZIONE.
E’ UN AUGURIO CHE NON CAPIRETE.

Mi chiedo:
Forse, altro non siete, che semplice menzogna agli occhi delle vostre anime.

***
E puoi ancora sentirlo
Nel suo mostrarsi sicuro
Nel pugno che si stringe
Trattenuto da qualcosa
Che crediamo scelta
E invece è offerta
All’uomo fittizio
Che si crede dio?

(L’urlo che c’impegniamo di soffocare
Si scioglie in gola in un sorriso
Che la faccia ci stritola in un falso viso.)

Canzone
L’urlo che c’impegniamo a soffocare
Si scioglie in gola in un sorriso
Che la faccia ci stritola in un falso viso.

E chi ci rinuncerebbe?

Erroneo nesso che ci collega
All’errato ingaggio di facili idee
Che ci proteggono da ciò che siamo
E ci fa male.

***
Conoscevo un bambino che non sapeva correre insieme ai sogni degli altri,
ma che ora si trova dove non si è più vivi, represso dentro se stesso,
in mari troppo agitatati,
in mondi di meraviglie che non riescono a cancellare le sue vergogne, le sue domande:

Perché mamma, non sono come gli altri?
Perché vedo? Perché sento?
Perché non trovo il mio posto?
Perché cerco?
Perché io so di sapere?
Perché mi sento già così
Vecchio?

Forse siamo
Mondi irreali ma tangibili
In un momento d’estraneità
Nell’aldiquà dei sogni
In mille realtà create
In un momento d’esitazione
Forse quando sei Dio
Mente creatrice
Al settimo giorno di creazione.

***
Nelle sfumature confuse mi confondo è naturale
In vaghe impressioni
In vacui & indefiniti sogni.

Senza contorni le foghe mie che ti sgusciano indosso.

Coi miei rimpianti e senza speranza
Sono triste e infelice
E d’esserlo sono felice.

Polvere
La polvere ti ricopre i mobili, la polvere ti ricopre gli abiti, sei pieno di polvere
e non puoi permetterti polvere migliore.
Non hai una donna con gli occhi caldi nel tuo letto disfatto,
e nel letto, neanche una donna dai piedi freddi.
Non hai più voglia di fare l'amore, né di parlare, né di andare a puttane,
ma resti lo stesso un uomo (che cos'è un uomo?) innamorato di un qualcosa che non conosce.
Non hai appigli per sollevarti dal suolo, né le palle per volare via come un Icaro Ubriaco.
La barba lunga, le occhiaie così scure, così profonde.
Il cuscino è sudato, la bottiglia vuota e non hai neanche un po' di fumo, hai i denti gialli.
Tu hai voglia di bere, ma ti accendi l'ultima sigaretta rimasta nel pacchetto.
C'è cenere ovunque. Puzza. Hai i capelli sporchi.
Hai in testa il mare, e la neve che cade sul mare.
Il tuo viso vecchio, senza volto.
Sei in mutande e sei a letto, con una gran voglia di bere, e sei solo.
Ma tu puoi davvero esser solo, con Te Stesso?
Hai vomitato sogni per tutta la vita. Ora ti vomiti addosso.
Sei bruciato, sei carbone senza sangue.
Col tempo sarai dimenticato o dimenticherai.
Anche chi ami, chi odi, chi ti odia, ti ama.

Piove.

Ricerca
Vorrei scrivere qualcosa di stupefacente e unico e raro.
Vorrei inventare uomini e donne e sogni diversi per ognuno di loro.
Vorrei scrivere d’elfi, boschi, stregoni e d’altre fiabe meravigliose.
Vorrei parlarvi dei samurai, della katana e della bellezza che si respira impugnandola.
Oppure parlarvi delle miserie dell’uomo o della forza del cosmo.
Vorrei fare davvero qualcosa del genere ma la forma mi comanda che qualcos’altro va trovato.
Ricerca perpetua.

Descrizione
Non chiama. Fuori della finestra c’è tempesta e buio, notte profonda mi scende sull’anima.
Il panico non tarderà a farsi potente padrone del tempo, le mie mani non tarderanno ad accusare i primi tremori disperati.
Lo specchio lo odio, mi guarda, mi fissa, odio sì, odio profondo in quegli occhi, mi accusano violenti.
Faccio una doccia, m’illudo di piangere ancora.
Non piango.
Mi siedo sul fondo della vasca e guardo in alto le gocce calde e rapide cadermi sul viso bruciandomi gli occhi.
Godo al pensiero di riuscire a possederti sotto quest’acqua tremante, poi dispero e lascio il tuo pensiero.
La mia vista piano si sfoca e trema, violentata dall’acqua di cui non può reggere gli sguardi bollenti.
Associo idee senza senso né connessione.
Mare, briscola, rimorsi, caccia, alieni, carezze, pinguini, Domodossola.
Per un po’il gioco mi diverte, poi torno a pensarti, amante senza volto dai mille corpi e sguardi.
Mi dispiace per non averti amata. Ma non è vero, mento come sempre, non m’importa di te.
Non m’importa di nulla, tanto meno di te.
Rido. Come ride bene la disperazione che mi appartiene.
Poi smisi di ridere
e quando scomparve il timore, presi la lama, tagliai e aspettai quello che non si può descrivere.

***
Non so minimamente cosa sia un fiore, eppure posso accarezzarlo,
ucciderlo, amarlo, ascoltarne la voce,
farne ciò che voglio.
Questo vale per molte altre cose..
Ma in ogni caso continuerò a non sapere cosa sia un fiore.
Le sensazioni non sono parole e solo in esse possono essere assolute.
Fosse facile descrivere un desiderio, una paura
Un mondo lontano.
Fosse facile smettere di mentire
Lasciare al vento le menzogne
Sedersi nel mare immersi nella vita come un corallo e Sorridere.
Ho nel volto la calma logora del saggio, negli occhi ho la Luce Sconosciuta.
Roccia, sempre roccia, bisogna apparire nelle mie Sembianze Mutevoli. Ricordo:
Ho dentro la vertigine che vomita inquieta &
Mi sporca l'anima di libertà e visione perchè siamo Bambini e Adulti e folli e
Dei immortali e fiori
& Sogni
Parole
Ma io non ho nessun giudice che catturi della vita solo il Diligente, il sufficiente, non ho niente
Che cancelli, che tagli, che laceri i miei tessuti, i miei Autoinganni.
Non ho strumenti per non impazzire, per questo io sono Fuga
Volonta di cambiamento
Sono un mostro
Sono un demone
Sembro sempre roccia nelle mie sembianze mutevoli
Ed è vero ma il magma ci scorre
Al centro.
La lava è roccia incandescente, fusa
Nè liquida nè solida, è
Iraconda vita di fuochi accessi per riscaldare una notte
Gelida fino al ricordo della morte. Il diamante che Amplifica la Luce, il prisma che la scinde.
Cambiare idea mille volte
Vivere nei miei ricordi, dei miei ricordi.
Io sono l'amore e non sono l'unico ma
L'amore è me e sono unico.
Venderò alla mia anima i tuoi sorrisi e la vedrò posarsi Quieta su un sasso ad ammirarli.
Poi sognerò la mia barba lunga e foreste vergini, erbe Allucinogene e danze fra i segni di antichi fasti.
E un giorno forse sarò in Pace.

***
Nella mia immobilità aspettavo.
Ascoltando il fragore dell'ira di un anima sola
S' impara il disvalore di una moltitudine di parole.
Credo che il vivere mio serva all'espiazione
Di peccati reincarnati
Vecchi quanto un cosmo
Morto mentre
Estirpo il cuore di Dio dal mio e non mi accorgo che
In vero
So che non servirà anche
Ad amputarene il dolore.

Blu fatuo
A parere del domani
Noi saremo vecchi e stanchi
Rideremo del nostro ego mentre fingeremo di piangere.
Potrei scherzare con gli abbagli del cielo
Ma che strana creatura è l’uomo
Imbellettata come una puttana delle proprie menzogne
Idolatrate.
Corro a perdifiato fra i campi di grano
Via dalla mia mente spenta dopo i grandi
Fuochi fatui.
Le piccole fiammelle che nei cimiteri credevano
Anime
Non solo negli autunni più morti, ma nei miei pensieri
Regnarono sovrane.
Ho mani adatte a toccare
Ho piedi
Ossa
Ricordi che non vorrei
Pensieri che tornano a sfiorarti.

Io creo stelle Maestro, sì
Le creo e insegno loro a danzare
Ma sono un Dio del Caos
Non della grazia, il passo sempre
Sarà sbilenco
Sarà distanza fra desiderio e
Sabbia:
*Il bosco delle fate appena oltre l’orizzonte incalcolabile*
Adesso faccio un risolino da pazzo
Mentre guardo morire ancora una volta
Le mie stelle elettriche blu opaco oscillante
Al centro dell’Alveo.
Voi uomini non capite l’animo umano
Ma

Se ugualmente vi farete domande
Io tutto questo mi chiedo:
Che ve lo dico a fare? 

Ciao, donna di fiamma
Ciao donna della fiamma.
Hai presente gli occhi di marmo
Una luna di cristallo, l'eterno auto/divorarsi dell'universo
Che si ciba e si alimenta di se stesso
S'espande
Figlio di un numero, l'uno.
Ciao, donna di fiamma.
No, non hai presente queste cose perché
Non hai immagini da abbinarci, puoi solo
Averne un confuso sentire nell'anima.
Ecco io che guardo il volto tuo nel meriggio
Sudato rifletter sorrisi e morte e vita e
Qualunque cosa possa lasciarmi con le fauci spalancate
Come interdetto fra l'ucciderti e il suicidarmi
Fra il divorarti o lo smembrarmi
Interdetto, fra la paura e il desiderio.
Fra il conservarmi e il darmi,
Fra l'esser liberi o il definirci tali.
La differenza è ampia.
La banalità è descrivere i tuoi capelli che coprono
Il tuo occhio smeraldo nel buio ugualmente accecante,
Perche tu sei emanazione indiana
Avatara dell'eros, del Dio.
Sei essenza purissima lisergica e folle come
Sangue di sogni innevati.
Sei
Figlia della sottile insoddisfazione
Che è come un tarlo nei tuoi pensieri.
E' il genio, semplicemente.
E' l'estraneo che ti circonda,
Pochi esseri sanno dell'unicità che li compone
Ancor meno non perdono la strada
Ancor meno vivono.
La pazzia è facile padrona
Di questi esseri antichi che trovano la loro unicità
Nell'inseguire la mancanza, nello scriver se stessi in Ogni Istante.
Cosa sai di te?
Cosa so di me per riuscire a contraddirmi?
Mi piace vivere, è doloroso.
Inutile negarlo, nel tormento
Noi risiediamo come nella dimora più confortevole, Come
Rondine nel nido, o meglio
Tormento come carcassa divorata dal condor.
Ridi non è vero?
Scommetto che le notti a volte
Da sola le passavi con le unghie a rigarti il volto.
Rido.
Lo voglio più rosso.
Cosa?
Il nostro destino è ovvio.
“Ah”
Se solo riuscissi a descriver quel che so.
Se riuscissi a intrappolare caso e destino in parole
Stupide
Perché adesso l’uomo ha perso la forza di render vero il Simbolo
Metterei dietro me grandi filosofi
Poeti e artisti
Saggi
Vari Budda e Bukowski.

Ciao donna della fiamma.
Sai che tutto quello ho detto

Prima e dopo i nostri scoparci

Potrò mai metterlo in poesia,
Però ricordalo sempre, è tutto vero, sai.
Ciao donna di fiamma.
Hai presente il vuoto e il pieno
Il tutto e il niente
La dolcezza e il dolore,
La vita e l'insofferenza,
Le ali e le ferite di morte?

Siamo esseri che si consumano presto.

Tu sei ombrosa, tu hai paura di far male.
La paura è evoluzione.
La paura serve al coraggio.
La paura.
Tu scappi, se inseguita, ma mi vedi
Io sto fermo
Sei tu che giri.
Sorridi
Ricorda che
A volte m'incanto nel guardarti ma
Se tu mi tocchi il volto, se lasci la tua mano
Sulla mia guancia e la riscaldi
Io devo chiudere gli occhi
Costretto
Dal tocco tuo a calar sugli iridi le palpebre e
Come non abbandonarsi al senso del tatto?
Non per questo, con gli occhi della mente, smetto di
Guardarti.
Ciao donna della fiamma.
Un aurea sensuale ti circonda e sento che è nostra.
E
Sento
Sento
Sentire
Che bella cosa, sentire te, sentirti ancora.
Ciao Donna di Fiamma.

Follia, nel vento
Odore
Odore di carta
Già questo basta.
Inebriante.
Odore di me
Di ventre e anima
Di vero
Di vento
Di mente
Di merda?
Punti
Interrogativi
Esclamativi
Contraddittori punti e basta e
A capo.
Amore vero
Vero amore
Parole.
Io ti amo a dismisura e
La parola dismisura
E' simbolo
Di ciò che mai se non nel
Verbo
Ha misura.
Segni,
Sotto questo filo.
Immagino di bruciare il fiore nato su una stella,
Nella notte.
Procedere per tentativi,
E' legge inviolabile
Io procedo, ma
Pensi davvero che il vento s'interessi al mio petare Parole?
Chissà cosa ne direbbe.
Chissà se mi vorrebbe fra le sue pareti.
Fantastico e
Mi vedo scappargli dentro
Sparso
Dileguato come luce, come fumo, come
Qualcosa fatto d'ineffabile,
Qualcosa d'inumana
Pura
Semplice follia di vento e
Nel vento come bellezza sui volti, sparirei.
Ma mi ritrovo a pensarti,
E' la prima volta.

(La mia mente) Scissa

Ricreo l'immagine.
non è facile.
mettevi quella notte
-le 3-
la voce di james douglas.
quello che -per intenderci-
apriva dei varchi nell'altro lato
quello oscuro e ignoto e
percettivo e diverso e
e
nulla è chiaro.
Uno specchio,
una ruga che lo attraversa
i miei occhi
moltiplicati a dismisura.
ridono alcuni e
altri odiano
tutto e tutto
amano.
Porta sfortuna specchiarsi nei cocci infranti?
chiedo al me, quello
che
mai mi risponde.
Quello a cui chiedo di dialogare coi sogni.

Schizofrenia
forma lieve credo si parli di
dissociazione della mente dal corpo
come se alla fine due persone diverse
collimassero in un corpo
linea di confine
-ai margini del corpo astrale-
l'uno dell'altro.
Altro me di altri universi
e altre sensazioni e altre scarse razioni di
reazioni mancate frustranti
paurose.
Respiro poi mi calmo con il solito metodo
schiacciare la testa fra le mani
i pensieri divisi
la mia mente scissa
contro un muro o
sì contro lo specchio rigato
rugoso
scheggiato
deformato dall'onda forte della
distorsione siderale
forza coraggio respiro
ora
chiudo gl'iridi
sempre smunti sempre stanchi
in ogni sfogo
in ogni caso
di cartapesta come
poesia/palliativo della grande dipendenza
la vita.
E il
suo veleno dolce ti consuma come
ogni cosa che rifulge di magia
nell'attimo ultimo della propria distruzione, è

il piacere perfetto, quello che non ti soddisfa.
Mai.

Un attimo
Odio.
è il sentimento che più ho repulso
perche odio vuol dire rabbia e
rabbia
dolore e
i codardi hanno paura dell'odio.
Avevo bisogno di parlarti
lo spasimo mio è grande, immenso
talmente libero da darmi paura
paura di esser troppo
troppo per lasciar libera qualunque cosa
forse anche me stesso e chi in me abita.
Vuoto
ti colmo d'abbandono, tormento e
maledizioni scagliate con una furia
ridicola forse.
Ho spiato dalla finestra le aste e le corse dei topi
chi vuol comprare un posto migliore chi
prima degli altri vuole arrivare e io

Perché? Perché?

Mai un attimo.
Che il dio tremendo che dentro mi abita
mi sia testimone:
Mai un attimo
che sia successivo a un altro sereno come
quello dietro e ancora &
ancora più indietro fino alle fasce fino al niente fino
all'energia della creazione che non esiste
come il tempo.
Combattere la mia insita follia insolita, non posso.
Ho fatto un sogno, io rubavo dalle tue cosce un po’ di sapore
e poi tu evadevi da me e
dai mille miei supplizi stanchi e logori
verso il mare e
quando mi guardi il viso, cosa vedi?
Rispondi.

Io oggi sono lontano dal cuore mio che pulsa vita e morte
e dal Tutto solo liberazione vorrei
nient'altro.
Ma se scomparirai nel mare, a volte
In notti di sogni inconsapevoli d’esser figli di menti dormienti,
sedurrò la mia memoria.
Nel ricordo dell’ombra di un amore
Troverò il mio guanciale.

L’abbraccio alieno al resto.
Verso l’oblio
è come un grembo e io prima di svanire
ti bacerò gli occhi
per farti trasognare per sempre i miei attimi
e ogni mio ricordo.
**
**************
*
******************************
***

Ho bisogno di un trip, Perdio
&
STELLE!
Stelline Colorate!
 

The vanishing .
Si compiaceva del suo riso
 Il mio Essere
 Con gli occhi iniettati di parole e
Mani, gesti e
La lingua come una poltiglia tritata
 Nella bocca incollata da pensieri e vortici
Inusuali per chi non crede
 Nel confluire dei sogni
 Nel nulla
 Nella stanchezza di un pomeriggio caldo
 Nell'acido di
Questo caffè che non sale
 Questo viaggio che non scende
  Questo corpo che vibra
   Questa mia gola asciutta.
Nella mia stanza a sistemare le cose logiche
Bugie mentre
 Ritornano immagini e suoni e
Soli spenti di freddo lontano, un Dio stupido che danza al
 Centro
Della mia anima.
 
(RadioPunkRock)
Lasciami Qui
              Lasciami Stare
Lasciami Così
                 Non dire una Parola
Che non sia d' amore.
 
& mentre camminavo per strada mi tornava in testa &
     Stringevo illusioni
   Si compiaceva del suo riso e
Delle spine conficcate nell'antico credo del mio ego
 Il mio Essere lieve
   Come un profumo quasi dimenticato dai miei ricordi
    Come un profumo
     Che sta ancora sulla pelle sudata di un fiore ma
 Appunto non ricordo
   Ho sempre sete &
Inesorabile, sparendo
Cerco un punto di fuga, nella prospettiva
 Ineluttabile.
   Annullando il gesto del piegare un maglione
            Svanendo nel tepore dell'attimo
                     Diventando zero
Ho sempre sete.
 Fuga furiosa
 Musa
 Trova il punto, dai, trovalo.
 
  Occhi spenti, vitrei
          Bruciati dall'aria
 
. (The vanishing point) 

Pensare obliquo
Mesi sinistri, destri
Mesi dritti, incauti, senza speranze.
Mesi di pioggia, di liberazioni.
Mesi storti
&
Anni e giorni e poi muori.
Ma se tu sapessi
I secoli dentro i millenni infiniti
Persi nel tempo.
Mentre collaudo il mio pensiero laterale
Rimuovendo i condizionamenti esterni
Scordando i linguaggi comuni
Lingua madre, civiltà madre, universo.
Silenzio, accesso illimitato alla biblioteca segreta
Posta fra una stringa e l'altra.
Tutto è panna montata, è acqua, cristallo di rocca.
Tutto è fermo e vibra nell' intuire e
Sprofondare.
Mantenere le costanti, variare le variabili.
Caos, ordine?
Cosa definiamo col nostro simbolistico inutile
Astrattismo?
Ispirazione, espiazione, espirazione.
Graffito primordiale, matrimoniale.
Vi prego di essere sinceri
Come io mai sono stato con voi
Mi lascereste vivere se io vi lasciassi liberi?
Meraviglioso e
Inebriante buon vecchio senso dell'umorismo.
Un bimbo appena nato ha davvero la mente vuota
O gli si atrofizza il cervello
Con le smorfie ciondolanti di genitori sudaticci?
Ma la natura si riproduce, non si fa domande.
La natura è modesta, è potenza.
Sappiate che prima di essere corrotta dalla scrittura
Una razza di semi dei dominò la terra e
Sempre ogni mio pensiero va a mischiarsi con l'essere tuo.
Non sono Nulla, non sono un Uomo, non sono Dio.
Ho camminato in sogno con Oduarpa, ho scalato le vette che
Adesso dormono giù nel profondo Abisso.
Non sono Sentimenti, non sono Pensiero corrotto.
Distanza
Dal logorio delle Parole, mi sposto un passo più in là
e
Vedo
.
(Io Sto Bene Credo)
 

Emicrania
Mi manchi adesso che Zeus e Ares sono vicini
e la testa mia deflagra lontana.
Sono nervoso
e altre cose che non ricordo.
Credo che basti per piangere sulle colpe
del mentire per diritto di nascita e
del naufragare dentro le fiamma del fuoco antico.
Solerte mi accingevo a superare i miei stimoli fasulli
ma che ho penato per creder di avere e poi perdere
anche quello che non credevo di possedere.
Le pupille del mio occhio conficcate negli occhi tuoi dentro
i miei ricordi o le mie visioni
e il senso trafitto dagli aghi di fumo vitreo.
Non ricordo quando lo sognai ma
gli aghi furono tolti il giorno della mia morte.
Il giorno della scelta
non decideremo noi il percorso
Il giorno in cui saremo scelti
non sapremo se seguire un simulacro di cammino
o restare confusi e vaghi.
Non vedremo le nostre mani propense sugli opposti del cosmo
a sgranocchiare i pezzi rotti delle nostre inutili arti.

Acquea e Subacquea
Com'è stanotte?
Si aprono spiragli di morte nell'oceano
per chi giace immemore
ad ascoltare le onde
bisognoso solo del niente, nessun respiro, nessun rancore.
Solo chi nuota col fervore dei folli che da soli s'ingannano
sarà comunemente salvo e avrà gli occhi svuotati di luce.
Non trovare, non cercare:
desiderare solo costante l'intuizione.
Ma capisco la domanda, capisco che ancora non si è pronti
il mare è l'ancestrale placenta in cui i sensi tornano atrofizzati.
In apnea ascoltare il buio, vedere il silenzio e i suoi
segreti colori, capisco questo ma
non capisco le parole di cui ci cibiamo ancora.
Non senti niente nel mare e
questo non è umano, non è divino
è solo maschera di ogni paura è solo
un volersi morti
uno svanire nel desiderio
nel narcisistico inganno di credersi dio
creandolo.
Dentro gli spergiuri, dentro i nostri sorrisi falsi.
Odio grande riempie anche piccoli vuoti e
ci devia, ci fa annegare impassibili nel mare o
ci fa nuotare furiosi inseguendo i sogni degli altri.
Dimentichi di se stessi scordare che
è bellissimo galleggiare.
La foschia risana i dubbi
lascia a un passato identico al domani
i nostri nodi
i tuoi smembrarti.
A volte
sono confuso ma poi mi ricordo che ancora
riesco a respirare ogni giorno quasi
regolarmente
e sento il cuore e il sangue pulsare
e il mio vivo essere desiderare e
non distinguete spirito e carne.
Non distinguete. Non fatelo.
Non
senti niente quando ti fanno male?
Il lavoro che facciamo è tagliare e scegliere e ricucire
non mentire, tu ami.
Tu odi.
Com'è stanotte?
La luna, resiste alla mia corte anche stanotte e
sono nervoso e altre cose che non ricordo.

Ovidio
Dove stanno Afrodite e l’Amore
Dove gli sfarzi idolatrati?

Dov’è Pigmalione, il nano, dove i suoi sassi di latte?

Ma
Come nasce Eros per il tuo respiro che si schiude
Muoiono i sogni dei falò antichi.

La regina
Delle tenebre sfolgoranti
Sedeva sul trono dei teschi scarni.
Il suo sorriso era sfocato, era
Spuma di mare calmo.
Entrò il primo dei tre e le chiese:
“Non ho forse sudato onestamente i miei simulacri?”
Senza luce alcuna
Il camminatore si dissolse in quel sorriso vago.

Gli occhi
Eran occhi di Gynèsfinge e nessuno né può raccontare.
Entrò il secondo e parlò avido:
“Tu sei nuda sciarada, sei enigma da me svelato”
Senza fretta e ben saldo
Il viandante si strinse il collo da quegli occhi Strangolato.

La bocca
Era nera di un profondo ignoto, infinito cielo stellato.
Entrò il terzo e silenzioso le baciò una mano.
Fu nei silenzi che la Signora lo invitò a continuare.
Con furia tremenda
Il poeta vagabondo le morse le labbra e si perse
Lontano
In una nuova alba.

Dov’è il cantico nuovo?
Dove
La fine di ogni ragione?
Dove il divenire
Dove
La trasformazione?

Ma
Come nasce Eros per il tuo respiro che si schiude
Muoiono i sogni dei falò antichi.
 


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