Feste nere La furia di Nettuno lascia sul volto dell' umanità il solco profondo della disperazione: sui visi distrutti dal dolore scavano fosse le lacrime amare che troppo in fretta hanno preso il posto della spensierata allegria per mete raggiunte e lungamente desiderate. L' acqua violenta spazza via i Paradisi terreni devastando ancor più la povertà. Tanti, troppi bambini, ora non correranno più incontro all' occidentale per avere un dollaro: i loro morsi della fame sono svaniti dentro un' onda. I miracolati poco han da dire, ma nei loro occhi si legge la vittoria contro il Dio assassino che l' ha risparmiati. Poveri uomini invece, quelli che piangono su corpicini inerti, sulle strade distrutte, su un legno rimasto da una capanna sfasciata. E sul mare ormai tranquillo, galleggiano cose e persone che vengono restituite alla terra sconvolta da rifiuti, e pugnetti di riso macchiati di sangue. Vite sospese tra sogno e realtà Angeli spargono polveri dorate sul mondo; la notte bisbigliano dolci parole nei sonni d’ uomini sordi: dal rem, pochi rammenteranno provando un' indecifrabile sensazione. Gl' incanti notturni sopìti, provocheranno sogno nelle lucidità del desto. Invischiato nel bisogno, forse sfogherà fantasie miscelate a realtà, vivendo in un' assurda dimensione che niente potrà rimediare. Ma il fortunato che serberà il ricordo, non dovrà rincorrere le stelle. Buon Natale da Pisa Brindiamo senza scordare l' Uomo che soffre Ogni anno, ogni attimo Nella speranza che il Nostro fraterno Aiuto Tanto gli possa dare Auguri a chi n' ha più bisogno; Lieto diventi il suo avvenire E per almeno un giorno, Dimentichi d' Avere diversi Problemi. Insieme e con amore, Si troverà la soluzione. Auguri a tutti, anche a chi sta bene. Non ne valeva la pena... Penso all' affetto che potevi darmi, all' eterna compagnìa, al cuore appagato. Avevo inventato un mito che poi è crollato, frantumandosi come un vetro qualunque, non come il diamante ... Ho scoperto che di te, alla fine, ho amato solo l' idea d' amare. Ricorrenze E' stata la tua festa e me ne sono scordata. È stata la mia festa e te ne sei scordato. Amnesie da indifferenza. La solitudine Qual peggiore compagna di vita è la solitudine? La vecchia lo sa bene mentre incede lenta e incerta verso la casa vuota. Soffre e si dispera ma a niente servono lacrime, invocazioni. Nessuno vede o ascolta i suoi richiami. Un giorno qualcuno la troverà esanime, riversa sul pavimento e fingerà stupore per tanta indifferenza. Inutilità (Dedicata ad una diciottenne) Perché bagnare un cuscino di lacrime per chi non lo merita? Stupido e inutile è soffrire , rubando ore al giusto sonno. Se ci pensi, mentre ti disperi per una frase che t’ illuse, chi la pronunciò, ora, si sta divertendo con altra gente, fregandosene dei tuoi sentimenti. Credimi, ragazza mia, non esiste età per cambiare pagina. Il libro della vita non finisce col primo capitolo. E tu potrai scriverne mille e mille ancora. Andare avanti Un po’ di spirito lo tengo qui pronto per l’ insidie quotidiane. Il più è lontano insieme ai ricordi , trafitto dalle lunghe lance di certi guerrieri del male che andavano e venivano dal capezzale dei buoni. Spesso guardo attraverso i vetri del sogno e vedo stupendi viali dove m’ incammino senza fatica. Senza preavviso uno squillo riporta alla vita e catapulta ancora nel grigio. Mi chiedo il perché del risveglio improvviso, quando una voce mi sprona : riprendo allora, un po’ dell’ anima persa e la faccio scendere giù da sopra le nuvole. La notte di San Lorenzo Salirò su un tetto e guarderò sempre più in alto; sforzerò lo sguardo per cercare una stella cadente che sfrecci nel cielo nero disegnandolo con la sua luminosa scìa . Quando finalmente la vedrò, esprimerò il mio desiderio urlandolo nella notte. Non importa se i gatti che sono lì miagoleranno di disappunto o fuggiranno spaventati. Voglio gridarla a lei la mia speranza. Chissà se sarà la stella sbagliata, o, forse, quella giusta. Forse quella leggenda è solo leggenda. La bugìa Lo strano pavone mellifluo corteggia senza colori accesi. Trappola che stritola fantasiose convinzioni. Il fiasco Come ritratto scalfito nell' essenza, appare l' immagine ostinata dell' aspro impervio, che spoglio d' emozioni quieto insiste. Sì tanto afflitto l' animo trascurato indugia nel rimpianto di sprechi occorsi al probo contrappeso. 2 Novembre Lumini e fiori sono il segno del rispetto dei ricordi migliori di chi sotto marmo è costretto, e della nostalgia per delle vite volate via. La posa che commuove serve a chi vive e sente declìno per non averli più vicino. Non è il momento ricorrente che tanta gente porta alla preghiera: è la tristezza vera e l' ansia del futuro che schiaccia contro un muro eretto con il pianto e con il cuore affranto per la perduta pace che sotto terra giace. Quando leggi la poesia Quando prendi tra le tue mani un libro di poesie e cominci a leggerle una ad una, soffermati su quelle frasi banali o ricercate complicate o facili; non seguire quei versi solo con lo sguardo, ma riflettile nel tuo cuore perché con il cuore qualcuno le ha scritte. Se puoi, indugia con la mente: potresti scoprire immagini incantate. Quando prendi tra le tue mani un libro di poesie e cominci a leggerle una ad una, fallo con garbo e rispetto: stai sfogliando un'anima. Il misterioso 2 Torna il canzonatore: camuffa idioma nell' osceno vomito d' un attimo. Spenger l' oscura voce non basta; decide lagnoso scritto al diniego. Inutilmente ritenta. Stoltezza che un po' rallegra in caotica fase d' impegni che tregua non largiscono. Li l i a n a L o r e n z i L' Illusione Logora I nervi Ancora Nell' Attesa. L' Ora Ritarda E Nella speranza la Zazzera Imbianca. Illusione Il mio amore resterà nell’ombra della Tua vanità. La vita Opaca. Il buio nella tua mente Non vedrà la Sofferenza sul mio viso. Solitudine Una musica sorda Rimbomba nell’anima La voglia di amare Assale il cuore di una Donna infelice che cerca armonia Dentro il suo Petto che sanguina Note stonate. Un amore scomodo Hai trovato il coraggio e la sfrontatezza Di svelarmi l’amore proibito Mi hai dato quello che potevi Non mi hai donato che attimi di rimorsi Starti vicino mi ha impedito di sognare Mi ha costretto alla rinuncia Dovevo accettare i tuoi momenti rubati Ho detto tanti ‘No’ Ma riapparivi sempre Soffocata dal tuo amore Ora respiro la libertà. L’anima gemella E’ tanto ‘he ti cerco d’ogni parte Ma un ti trovo artro ‘he su libri d’arte Forse un esisti mia Sei solo frutto di fantasia Però io un mi dò per vinta Continuerò a guardà qua e là, su e giù E anco dovessi arrivà all’età quinta Ti rionoscerò, e stai siùro, un mi scappi più. Passato A vorte penso a quelli ‘he un ci sono più Mi ‘hiedo ‘ome mai gente ‘osì geniale ‘he tante ‘ose c’ha lasciato, per aiutà le future famiglie ‘ome invenzioni,e tante artre meraviglie sono andati a finì lassù. Passi per quella detta ‘normale’ che un ha dato nulla di speciale… Stai a vedè un è vero ch’è utopia Dì che solo nella morte c’è democrazia? La mì ‘agnetta M’ero detta, basta cani! Danno troppo da fà Forse un domani Se ne riparlerà. Come mi ritrovai senza nessuno dissi-fra me e me-però , E se ne pigliassi uno... Inviai a pensacci un po’. Andiedi in un negozio lì vicino. Roba da un crede: cani un ce n’era Varche cavia, un pappagallo, e un ber micino. Ni dissi alla ‘ommessa:”O com’è ‘he cani un se ne vede?” Vella tutta speranzosa ‘he di vende spera, Disse:“torni stasera, al mì ‘anile lo vado chiede”- Un era mìa vero, m’ha fatto aspettà un anno intero! Ma ormai l’avevo in mente E vando mi stava per passa l’ubìa, sonò il telafano e dì là m’urlonno:”Finarmente!! Gli s’è trovata, vìa!” -E’ una femmina, ma che vole ‘he sìa, anzi, è meglio ‘osì se vole, la fà figlià e ci pole anco guadagnà!”- Corsi di volata a vedè com’era, e se tante vorte m’avessero inventato una bugìa. Semmai la prima vorta un’era mìa! Arrivo trafelata e fori un vedo nulla in der la gabbia, mi si stava già per scatenà la rabbia, vando entrai,lo stesso speranzosa, e vidi una che un conoscevo, teneva in braccio varcosa. O quella in mano ‘osa cià? ”Chiesi alla padrona” “E’ la su ‘anina, come ‘osa? Un ha potuto fanne a meno di volella smantrugià! E’ così bellina!”. La’nquadrai un po’ alla vorta, per scoprilla Era un batuffolo dorce ‘ome il miele Vella creatura ‘he per avella ingozzai anco ir fiele. E d’istinto le diedi ir nome: la chiamai Camilla. Amico perduto Ti conobbi per bisogno, Piacesti subito a tutti. Affabile, premuroso, divertente Pianista di sogno Che facevi scorrere le tue dita sottili Sulla tastiera del male Fino all’ultimo respiro delle note Orrendamente perdute L’amore fraterno che nacque Per incanto e incomprensioni, morì La musica celeste Che usciva dal tuo cuore E m’inondava di lacrime Non la sentirò mai più. Come posso aver ancora tanto Affetto per la tua crudele ingratitudine? Perché mi mancano i tuoi buffi modi Di proporti? Mi manca la tua eterna miseria Non so odiarti, abile intrattenitore Con l’inganno della melodia. Mi manchi Fratello. Ai funerali Secondo chi è il morto Vedi di tanti lo sconforto Qualcuno addirittura si dispera Poi vieni a saper che era solo per quella sera. Poi man mano che la gente E’ più lontana Dalle prime file Senti ragionà di tutto “Come mi sta questa sottana? “Certo ha fatto presto, sembra incredibile” “Ma, io stasera un so cosa far da cena, metterò in tavola il prosciutto!” Si chiacchiera del più e del meno Senza un po’ di rispetto Per chi soffre davvero. E il familiare Sta dietro la bara a denti stretti Per non urlar contro quei gretti Che non si curano di mitigare Nel grave momento di lutto Dei sinceri che continuano a pregare Basta fare atto di presenza soprattutto Se no quello o quell’altro ci restava male Non si può sfigurare L’importante è essere formale Essere lì è sufficiente Con l’amico o il conoscente. Del resto, poi, che importa? Ormai il defunto non può Sentir più niente. Futuro Sorridere alla vita Non è cosa inaudita Anche per me delusa e dolorante Ancora son presa dalla costante ricerca di una nuova armonia Che aiuti a sollevar l’anima mia Un progetto che non conosco Mi sento come un bruco in un bosco. Forse un giorno troverò la giusta spalla Che mi farà diventar farfalla Un novo ami’o Da poo tempo ti ‘onosco Penso vesta vorta d’un sbagliammi Un ti vedo ‘ome vell’altro fosco Che mi si rivortò contro, per vestioni di vaini Siùro di fregammi, Vell’ipocrita ‘he comprottò tutto coi su ‘ugini. Te ti vedo differente. A parte ‘he se pòi, ti presti anco per niente, Mi dai l’idea ‘he un sei ‘ome vella ‘gente’. E anche se cita un vecchio detto a caso: “Un ti fidà di chi ha due bùi ner naso”, Voglio riprovà a crede in quarcuno. Tra l’altro, se intorno un c’hai nissuno, Per discute di varcosa, E a sta sola ‘ome una ‘agna rognosa, Un lo so dove m’andrebbe a finì ir cervello. Allora dìo ‘he un’amìo è meglio avello. Te me l’hai ‘hiesta senza pretende Cominciando a raccontà via via le tù faccende, Io l’accetto con piacè, e ri’ambio volentieri, Per scambiacci, varche volta, i nostri piccoli pensieri. Autunno Pioggia, rendi fertile il grembo inaridito dall’ estate. Lascia che il seme fecondo dìa la vita. Confondi le lacrime. Preludi, al tiepido sole autunnale che rischiarerà l’ azzurro del cielo, celato da nubi gravide e cupe. Lava i turbinosi pensieri degli infelici E scrolla rapida la polvere dal cuore, di chi non conosce amore. Perduto amore Come polvere disperso nell’ aria. Cancellerò il tuo volto con la gomma della ragione Annullerò il tuo ricordo con le piccole gioie della vita. Non busserò alla porta sprangata del tuo cuore. E tu, anima inquieta, Più non cercar l’indomita Passione. Ti smarriresti nelle stanze del mio castello di ghiaccio. Concentrazione Tedio in un piovoso giorno Mille e più pensieri vorticano all’unisono come particelle impazzite Convulso tumulto nella mente Svago d’idee intralciano Il raccoglimento. Possa aver presto fine l’abile volteggiare indugiando nella riflessione l’incomparabile necessità dell’essere. L’ età Come folgori passano i giorni Nulla si può contro l’evento Senile parvenza intristisci il cuore. Specchio non lasciar trasparir immagini alterate dal tempo! Niente da offrire al Faust cacciatore Verso altro creato l’anima andrà. Risoluzione che a noi non spetta. Poeta Vola la mente nello spazio dell’apparente e del tangibil mondo sulla carta macchie d’inchiostro prendono forma. Giochi di parole. Si rincorrono le frasi dal cuor dettate, fantasie di umani bisogni, desideri irrisolti Poeta qual evento sfugge al tuo rimare? Ogni vital istante traduci in sogni di china. Mai sazio, esterni pensieri svelando te stesso. Dedicato a Josep Limpida voce garbata e forte, accarezza l’ascoltatore appassionando il cuore . Sentimento sgorga dall’ ugola dorata. Gran dono custodito a caro prezzo . Fama e gloria meritate. Indotto all’altrui offerta, con nobil animo, ricordando il mal sconfitto. Speranza infondi a quanti percorron ora, il periglioso sentiero. Seguita ad ispirar sensibil meraviglie! Dall’ alto Cielo giunse divin voler ché cantassi ancora. Aspirazioni Annosi motivi rinverdiscono lontane tracce. Speranze compiute? Alcuna, in verità. Chimere resteranno, se non favorir capriccio, fidando nell’abile conquista. Vi penso Riconoscermi nel vostro idioma, nel gestire. Immediati sussulti nell’accorgimento. Triste cognizione a voi così simil essere. L’ovvia naturalezza pervade perenne lo spirito accorando i miei giorni Nella vita Battaglie vinte o perse E castelli in aria volteggiano nel cervello Se avessi…se fossi …se.. Val la pena l’arrovello? Mente che rischia l’avarìa Cuor che trasalisce L’ansia s’accanisce Resoconto di vita Talor accade fortuita Rimpianti da scrollare Rimorsi da scollare Ed iniziar nuovo cammino Senz’orme che consumino. Voglia di fare Perdersi nell’infinito vagar della mente nel contemplar l’esistenza. Fidar nel cambiamento dell’apatico momento che non dà felicità. Miglior sorte preme della passion che ingombra. Allo stoico filosofar non rendo omaggio, operosità richiedo finché ne avrò coraggio. La mì nonna Me la riordo come fosse ieri Secca ‘ome un chiodo, rigida ‘ome i 'arabinieri. S’era nervosa, guai a chi le stava ‘ntorno Schizzava ‘ome molla. Ma le passava in meno d’un giorno. Era ‘apace di sparpaglià ‘na folla La sua ‘un era ‘attiveria, ma la troppa miseria. Doveva ‘orre nelle ‘ase della gente a ripuligli ogni ‘osa per guadagnà poo o niente e allevà ‘na famiglia numerosa. Vand’era in bona, e un le giravano i ‘oglioni faceva divertì tutti ‘oi sù sfondoni. Ragionava a modo suo,’ome tutti fanno, ma ‘gnorante di’ore 'om’era, re’ava varche danno. Tutto sommato un’aveva i sù torti l’era riuscito anco ‘resce vattro figlioli forti. Di sìuro vello ‘he mi rammento era ‘he la volevo ‘on me ogni momento. Ero pòo più ‘he neonata ma se la sentivo uscì, frignavo disperata. N’ha passate dimorte, ma varcuna se la cercava anco se un era sorte. Senza marito stiede parecchio manco L’urtimo l’ha avuto vand’era già in su coll’anni e si trovò dimorto bene (senza più affanni), infino all’ urtimo momento ‘he se n’andò via ‘ome vando si placa ir vento. Giacomo Puccini Mi ‘hiedo ‘ome ha potuto avè quel magìo dono In fondo era un omaccio astuto. Un si ‘apisce: ‘ome sorprendono le stranezze umane, a vorte! Come persona un valeva nulla, ma se si schioccava al pianoforte al lume d’una fiaccola sembrava ‘he ai quei tasti gli ‘omandasse, e di mettessi a pestà tra loro l’obbligasse; o come ‘na forza misteriosa lo percorresse in lungo, e s’andasse a scarìà in su vei pezzi d’avorio, doventando musìa meravigliosa. N’ha fatte bigie vel Maestro: gli garbava tutto vello era proibito. Ma siccome non solo ‘ollo schioppo era destro, gliel’hanno perdonate tutte, al disinibito! Certo è che se mi metto a ascoltà un’opera valunque da lui scritta, mi sento il cuore intorcinà, e la lacrima vien giù dritta. Mi ‘ommovan tutte le su’ arie speciarmente velle storie di vigliaccherie ‘ome vella della nipponìa gabbata, ‘he fu fischiata, e poi riabilitata. Siei stato un grande operettista, lo posso sostenè a spada tratta. Hai avuto nella melodìa la tu’ virtù. Abbi pazienza se m’azzardo a datti il ‘tu’ ma siamo toscanacci, tra noi s’usa E se proprio un dovesse andatti giù, vorrà dì ‘he ti ‘hiederò scusa! Giorni uguali Il risveglio ti coglie ancor nella banal realtà e il consueto compito t’opprime. Passion diversa richiedi, da’l noioso quotidiano. Interna tensione rumoreggia. Fidi nella novità. Dell’ idoneo sogno percepisci il compimento, e il continuo rimbombar plachi. Tacito addio Ancor pensarlo e strugger di vederlo. Chiuso è ormai il conto, pagato con l’affronto. Come inseguir un aquilone nell’occhio d’un ciclone, giova al dolor provato per non esser mai stato amato. Un amante Celato amore, rubato per attimi. Mille e una volta abbandonato, mai disperò. Sempre tornava all’amata sua, con passional foga. Respinto e riaccettato. Sofferente e giulivo. Insegue ancor l’assurdo sogno della final unione. Il pio desiderio, giammai s’avvererà. Il disperso Come fumo dissolto. L’errante in Patria, procede nel pellegrinar latente. Verità a me sconosciute, armonizzano con il suo io. Preludi senz’opera. Viandante oscuro, forse ad altre porte mendichi insani amori. Una bella giornata Il sole illumina la città. Caldi splendono bei monumenti. Piazze e strade addobbate a festa, traboccano di felicità Ovunque allegria si spande. In vicoli eternamente bui uno spiraglio di luce oggi s’infiltra. Angeli hanno soffiato su nubi oscure liberando i vitali raggi. Ora ti riconosco, Pisa. Il rais Snidato come ratto nelle fogne, il dittator fuggiasco, per pecunia tradito. Speranza di miglior vita senton oggi l'iracheni oppressi dalla trivial tirannia. L'umano giudizio condannerà storiche pagine scritte con innocente sangue. Regali Nessun altro dono paragonar si può al Divin volere di terrena vita. Gratitudine al Creator devo, seppur privata d'affetti come aria necessari. Rinnegare universal bontà non posso. Coscienza e fede impongono il constatar fortuna, seppur da disgrazie màcera. Al nuovo presente adeguamento occorre. Cospicue domande restano insolubili. Verdetto al mio turno avranno. Un vizio Ieri sono ita dal dottore di ‘ondotta A fammi dà ‘na ‘ontrollatina Tutte le vorte la stessa musi’a rotta Siccome ‘he un ci vado spesso e volentieri Si dimentìa vello ’he ha detto la vorta prima. E ribatte sullo stesso ‘hiodo, per fammi venì i pensieri. “Dammi retta”,- dice -,”se voi ‘ampà e doventà vecchietta, posa la sigaretta!”. “E’ ‘na parola “,- ni rispondo -. ”N’ho provate mille, e un ne funziona una!” Ir cerotto,l’agopontura,la scingomma, acci ar mondo un risorvo nulla e in più spendo ‘na fortuna!”. Lo ‘apisco ‘he è un brutto vizio Ci pòi morì Più brutto di ‘osì Un tempo, ‘ome sfizio, Ho scerto tra i peggio, ‘he ci pòle avè dato la scienza. Un lo discuto mìa! E’ meglio sì, stanne senza! Ci ragiono sopra spesso, ma ci vagheggio Mi dìo tra me e me, nelle crisi di ‘oscienza “Vesto è l’urtimo pacchetto.Un ne ‘ompro più”. Finchè un n’ho urgenza. Ortretutto, rimugino nel cervello:”Guarda vaggiù, ‘hi un fuma e i novi decreti , ti fanno sentì ‘ome n’appestato. E ti schioccano in un angolo appartato”. Ir governo ‘he tanto propaganda la salute dalle ‘Reti’ Un gli par vero di piglià i vaini Di velli ‘he un sanno smette, poverini, e rincarano di ‘ontinuo con leggette, il prezzo delle sigarette. Ai mì tempi si diceva :”Predìi bene e razzoli male”, ma chi comanda un ‘è la gente in generale bisogna sta al voler di lor Signori, che, tra l’ altro, noi ciabbiamo messo ar posto di ‘omando, e sull’ allori Sicchè c’è pòo da fa, ci tocca sempre la parte del più fesso. Ragiono di ‘ontinuo la faccenda, senza fretta, e intanto mi c’accendo un' altra sigaretta. Vorrei Vorrei dimenticar stolide illusioni addormentarmi e più non rammentar, al risveglio, parole dolci e amare. Abbracci ingannatori, d’ energia caricavano il cuor mio che debole assorbiva, vibrando ad ogni gesto. Svilita e sconfitta rabbia ormai conosco, per il menzognero che catene non mise, ma l’anima turbò. L’ anno vecchio Il 2003 stancamente se ne va , ormai logoro; lascia dietro di sé, abbandonate promesse. Già idealizzato il nuovo che verrà. Auguri di pace e d’allegria sulla bocca del mondo. Scritture gaie per messaggi. Penne vorticanti su fogli bianchi, inchiostrano biglietti colorati, dichiarando nobil sentimenti. E miracoli chiesti, a scienza e religione. La storia si ripete. Ho deciso Voglio ‘ambià. Basta stassi a lamentà. Si doventa noiosi: la gente ti ‘omincia a scanzà. quasi fossi ‘ome i rognosi. Ti rifilano occhiate di ‘ompassione, e ti di’ano:” Poverina ! Hai ragione !”. Ti guardano di tre quarti , ner mentre inventano la gioia di ritrovarti, atteggiando la mimìa facciale. T’ ammiccano , malignoni con farsa aria ‘ordiale, e coll’ aspetto dei saputelloni. Tutti vesti modi di fa, m’ han fatto venì voglia di finilla di stammi a frignà addosso, e un sentimmi più tranquilla. Ricerco ir mì morale arto più che posso. Ripiglio in mano le redini della situazione, lasciata troppo a briglie sciorte… per via dell’accaduti repentini, ‘che ho inneggiato alla ‘attiva sorte. O anco lamentassi delle baggianate: d’esse magra o grassa , brutta, ‘apace; e fa le ‘ose ragionate, per un passà dalla padella in della brace. Meglio ritrovà la vecchia grinta del leone dei tempi seri o burloni, e fassi ‘ntende, si ‘apisce, ‘on le bone, dai tutti vei ci’aloni! Tramontana Il vento di tramontana più non gelerà il cuore accorto, che ben s’è riparato. Vestito con scorza d’acciaio, ormai non teme il rigido inverno del dolore. Il tepor della speranza lo riscalda. La seduta spiritica Il bicchiere segnala dello spirito il nome Balla il tavolino sotto mani a catena legate. Lampi, fumi e cavernose voci invadono la stanza. Perfetto scenario del mestator contro creduli astanti. Amore Inutil tentativo cercar di sfuggire da sensibilità innata Provare ad arginar sentimenti, come sponde d’un fiume in piena. Il cuor del nobile canta dolci melodie , e la sua voce vibra nel corpo come corde d’arpa abilmente suonate. Vi sento dì Se dall’arto dei Cieli vedete e giudi’ate ‘ome quando ‘on me eravate, chissà se lampi e tòni a gavettoni ‘he di lassù arrivan fitti, sieti voi a mandalli zitti zitti. Mi pare di sentivvi dì: “ Varda vella citrulla lì, ‘osa l’è versuto in mente! N’ha sempre una per la ‘hiorba! N’i s’è ito ir cervello in torba. Bei mi ‘vaini andati per falla studià, ‘he s’è speso a tutto tondo! E sette e più camicie sudà per vedè di falla’mparà a stà al mondo !“. Ci giurerei ‘he fate vei discorsi E no perché mi venga dei rimòrsi, ma perché so ver che vorreste: ‘he mettessi solo un po’ giudizio, sicchéa serena vita dagli inizio. E armeno, indove ora siete, pace avreste. Amore vero Forza, coraggio e volontà, e sensibilità, e amore. E ancora amore. Dato e mai rimpianto. E insegnante di pace, e d’umiltà. Immensa ed unica, sempre più m’accorgo ch’eri. Ah! Potessi a te simil essere! Chi mai potrà tagliar cordone, che a te legata ancor mi tiene? Anche sorella Morte nel tentar fallì. Il pino Fora la foschia un timido raggio di sole. Illumina un vecchio pino. Ed aghi e pigne da luce trapassati, risplendono. Godono al tepor che linfa vital riscalda. E gioventù riprova. Letìano in TV Il Ricci accusa il giusto, sputtanando le farsità del mezzobusto. La Rai il canone protende, mandando in onda roba ‘he t’offende. Ti rifila occultismi e tarocconi, poi minaccia d’ oscurà di Striscia le ragioni. E continua a fà pagà l’utenti, facendoli passà da bìscheri e dementi. Violino Sprigionata da legno e crine Celestial melodìa si sparge per l’aere E sublimi note L’animo elevano. Dal cantino, il trillo rabbrividisce il corpo; e poesia di note in cuor scritte. Il vigile Nello smog impalato sbracci e t’affanni, e fischi, e multi, e prendi insulti. Con l’acqua o col sole sempre lì ti vedo. come marionetta, manovrata da esperta mano, che fili nasconde. Ma nessuno ti dirige. Nuvole Volgo al ciel lo sguardo. Osservo delle nuvole il mutar forma: intravedo immagini. Cambiano ad ogni alito di vento. Continua mutazione. E contemplo ammirata, l’incredibil fascino. Il violino di ¾ Piccolo legno pregiato nella custodia, in brandelli ridotto. Da immemor tempo abbandonato, ormai sol a memoria utile. La bambina che ti ripudiò, è or la donna che ti rimpiange. L’ empia Dio cambiò E sé stessa illude. Tutto abbandona per religioso fanatismo. Dell’esser madre abusa scaricando ogn’onere al real succube di paterno amor. E Croci fa portar chi l’accosta. La vecchia La vecchia si riflette. Riflette sul tempo che fu. Che fu bella e liscia e ammirata. E ammirata riguarda l’album delle foto. Delle foto attiran più d’altre, lo sguardo. Lo sguardo volge al cielo. Al cielo chiede d’aver ancor futuro. La memoria I forni, dallo Shoà, spenti, ancor scottano nell' anima. L' imbianchino spennellò col sangue innocente, la coscienza del mondo. Nella memoria, resterà il ricordo. Modernità Basta schemi preconfezionati nelle teste inculcati! Non voglio chips nel cervello che mi rendano un modello, come macchina che amalgama e lo scibile declama. Non mi confonderai, con l' eccesso di progresso, società zeppa di guai! A Sergio (1960) Nascita - gioia - morte Uno - Due - Tre giorni. Virgulto reciso Germoglio interrotto Non immagini al ricordo Solo memoria d' un lontano attimo dell' Angelo bruno. Pittore Nelle narici, ancor sento, di trementina, l’acre odor. La stanzetta dove cornici, e quadri, pennelli e colori, ovunque sparsi, rivedo. E tu, davanti al cavalletto, seduto. Per ogni dipinto, agli ultimi ritocchi, t’ esaltavi. E gl’ incompiuti, ora, con malinconico orgoglio, mostro. La relazione Come aria respirata, con ardore tanto amata, dal fedifrago marpione. Quanti anni di passione consumati nella nebbia! E se mai sorgesse il sole a schiarire la foschia, forse allora le diresti: “Ormai è tardi, vado via”. Nonna Stenti di guerra e paura per numerosa prole. Mancata dei cari, all'affetto, in tempo di pace. E tanto rimpianta la giovane Orsola, di Dio timorata, che più non scese il letto, una mattina del '45. La presenza tua, tutt' oggi, alla figlia rimasta, manca. E si riempiono di lacrime al tuo pensare, i suoi occhi. L' impostore Nel crucial momento di gran disagio profitta ignorando un giuramento, illude derelitta. Diversa attenzion ottiene e verità previene. Poi scaltro si defila e per altre coltello affila. La pizzeria Giusto per spezzà la monotonìa Insieme a un mì amìo Si dice: “o perché un si va in pizzerìa?” S’è trovato un posticino dove poi sta tranquillamente, a chiacchierà ar tavolino. Se un c’è troppa gente, e un si strugge di lascià ir posto a chi aspetta, si pole restà a scambià dù parole senza fretta, anco ‘ol proprietario del lo’ale. ‘he gliè persona simpatìa e cordiale. C’eravamo anch’ieri sera, in una serata uggiosa, a “Le Terme” di San Giuliano di Pisa in provincia e tanto era bona vella pizza, ‘he fra un po’ si ri’omincia a mangià daccapo ogni ‘osa. Ma un po’ per non scoppià, e per un fa sta aperto oltre l’orario, il signor Umberto s’ andiede via dimorto ‘ontenti d’esse tornati lì a sgranà i denti. Tiziana Nell' immobil corpo, mi parlavi senza voce; e sorridevi all' ingrata vita, che t' abbandonò a dolenti anni, nei dopanti effluvi. Con un delicato sospiro, salisti in Cielo, per divenir stella tra le stelle. La caramella Crik, crak, crunk. ............. Sto sgranocchiando una caramella. ............. Crik, crak. .............. Lasciatemi in pace, mentre assaporo gusto d' albicocca! ............. Crik. ............. Si sta consumando piano piano... ............. Ciomp, ciomp. ............. E'' una piccola lastra vetrina, che s' assottiglia sempre più. ............. Glip. ............. S' è sciolta ! ............. Come finisce presto una gioia ! ............. Ho già l' amaro in bocca. Angela L’amica diletta oggi vedo, ai piedi del Gargano, tra mandorli in fiore. Serena e gaia, t’ immagino, come ai remoti tempi in compagnia trascorsi. Angela: come il nome tuo, protettiva e dolce. Gioia nel ricordo, triste il tuo mancar. I Modì Tutti intorno alla scoperta, come falchi predatori; pronti a prendersi la fama, d' un reperto al fosso estorta. Poi beffati dai provocatori, con lo storico proclama, i labronici plagiari, li ricacciaron tra i volgari. E così fu che i cervelloni, rimediaron la figura dei coglioni. Cade una foglia Tremante al tronco s’aggrappa preda di selvaggio vento che strapparla vuole. Non s’arrende a innatural violenza, che sforzo non ripaga. vitale linfa più non scorre. Per terra giace dall’orrore calpestata. Parenti Spalle voltaste al disperato bisogno, lasciandola del male alla mercé. Parenti serpenti, avvolgeste tra spire d’egoismo trofei di memorie. E avvinghio allentaste al consumar del pasto. Doppia tragedia 1) dalla parte del malato L' organo agognato in viaggio, placa smania , e gioia del futuro rinverdisce. In miriadi di pezzi d' acciaio e carne si frantuma la speranza. 2) dalla parte dei soccorritori. Concitati attimi: tutto è allertato. Come tempesta rapidi , col prezioso contenitore verso nuova vita da salvare, soddisfatti, vanno . Uno schianto improvviso: gl' intrepidi soccorritori , la loro missione vedono volare sempre più in alto, fino al cielo: mai più tra noi scenderanno. Maggio Colse una rosa come neve, bianca; d' ingenuità profumata. La più bella del giardino, inosservata non passò. Forte al cuor la strinse; le spine non lo ferirono. Placò, del possesso, il desiderio. In terra, sparsi, delicati petali profanati, lasciò. A Daniela Essenze di vita improvvisamente s' incontrano. Idee, risa e sentimenti, semplicemente scambiati. Come l' arcobaleno che si staglia all' orizzonte, prelude al buon giorno, così, per me sarai proemio di leal amicizia. Riflessione Labirinti di memorie nel cervello intersecanti, imprigionano volontà, che dal dedalo uscir non sanno. Fremono pulsanti sentimenti sprecati. Un giorno, d’ estate. Su spiagge cocenti, corrersi incontro e avvinghiati cadere giù. Tra risa e granelli illuminati, incontro la tua anima, che cerca la mia. In un frenetico gioco di muscoli, cuori s’intrecciano, e sensi stirati, straziano il cervello. Del vulcano, il rombo esplode violento, invadendo l’accogliente pianura con le sue segrete essenze. L’ acqua di montagna Limpida, dalla fonte, sgorga. Un roccioso pertugio, libera di scrosciar la lascia, e da mani, a conca poste, raccogliere. L’ arsa mucosa si rinfresca, e sete si sazia. Ricompensata fatica per averla raggiunta. Ricordo Amor presente come fosse ieri. Ah! Perché struggersi sì tanto al ricordo? Ma , come dimenticar felicità d' un attimo, che intera vita seppe colmar? Palpito ancor del remoto idillio; al dolce gesto, all' armoniosa voce, il mio pensiero tristemente vola. E segue d' un aeroplano la scìa, che nelle nuvole svanisce. Voglia di libertà Oppressi popoli da dispotico poter tiranneggiati. Altro non chiedono d’intenti, libertà. Proni come appassite corolle, quel sorso d’acqua, attendono, che ridìa lor , sì tanta forza , da sollevar debol stelo. E volger ancor i petali , d’ autonomìa odorosi, in faccia al sole. Incomprensione Quel felice giorno, un amico, cuore e casa l’aprì. Con timor entrò, piano piano, per non disturbare. Gli ospiti incontro, che con garbo e allegria., alleviarono la sua anima. Intensi momenti, di parole inchiostrate d’ amore. Improvviso spezzato e ferito, il volo di farfalla, che tormenta sciupò le sue ali. Impazzì e infuriò per dolor provato. Smarrita, su tenere foglie appena nate, col suo peso s’ accasciò. Disegnerà ancor in cielo cerchi di gioia? Se guarigion verrà, un raggio illuminerà ancora e ancora, gli splendidi colori della pace. Amor profano Una macchia spiccò, nel candor dell’ anima, colorando col nero di seppia l’ amor proibito. Anni spesi nel buio di un amor nato da repressi sensi, in mente esplosi una notte d’inverno, improvvisamente torrida. Scuse e rifiuti, or trascinano l’ idillio d’idee perdute. Un momento di fantasia Ascolta il sussurro della natura carezzata dal vento. Sprigiona la tua fantasia: lasciala seguire il corso del fiume finche sfoci nel mare. Osserva: i desideri son ora bollicine spumeggianti sperse che vibrano tra le creste delle onde. Un attimo di scintillio di mille colori donato dai raggi del sole. Poi s' infrangono sullo scoglio della realtà. E ragione torna cruda essenza, di consueti propositi. Amarsi Vicina a te ascolto il battito del tuo cuore: ritmo incalza. La tua forza cresce. Il fiume in piena straripa l' eccesso nell' ospitale ambiente. Placato il furor dell' evento, riargina i suoi umori, nell' alveo della quiete. Fine d' un amore Ultimi sospiri incerti e tristi del futuro insieme. Ingiurie di sconforto e preghiere non raccolte. Serberà il ricordo dei tuoi gesti, dell' amor che più non prova. Empatie sommerse nel buio avvilente di un'anima tortuosa proiettata verso altri universi di gioie immediate. Indomabile desiderio del nuovo. Ricerca di sensi perennemente gelidi come una tomba spoglia di fiori, e impediti nell' essenza come un rondone precipitato a terra, che ancor s' involerà, se una mano amica forte lo scaglierà in alto. E spiccherà quel balzo tanto atteso, seppur breve, ma ne varrà la pena per quell' attimo di libertà, Riscattando anni di noia. E se... Il vento sgombrasse dalla mente cupi pensieri, cupi come la notte più buia addensa l' anima; e se, un raggio prepotente irrompesse a far breccia nell' esistenza, e un canto sgorgasse dentro le tue vene e circolasse libero per il tuo corpo, addolcendo i malumori; e quel canto, lievemente t' insegnasse di me, poco a poco... il ritornello farebbe vibrare le corde del cuore, e allenterebbe il dado della vanità che strozza il volere del destino. A Gabriella Ferri La roca voce che gridò Roma s' è incrinata sull' asfalto d' una strada senza successo, macchiandola di fede ritrovata e nuova gioia di vivere, dal vuoto di tortuoso percorso. La serenità, l' ha vista volare senz' ali dal balcone dell' ingiustizia. L' augurio L' assenza vanifica or che ti leggo. Dietro quel display riconosco il tuo cuore, che ancor fa pulsare il mio. Il messaggero di chips e plastica dona vago sogno. L' auspicio pasquale infervora e tonifica. Il lungo silenzio è incrinato dall' inesistente suono di una scritta, che solo io intendo. Bisogno d' amore Garbato, t' avvicini, pronunciando miele. Mi circondi d' inebrianti profumi. Sensi all' erta, nell' abbraccio che schiaccia il chiodo del malessere. Martellante richiesta, induce alla resa delle affilate armi della resistenza. Oltre i confini del reale Gioca con la fantasia. S' immedesima d' esser pedina d' un' integra scacchiera, dove nessun' incrinatura e logorio appare. Una mossa falsa riporta alla realtà. E' bastato il rumore d' una torre caduta sul pavimento a spezzare l' incanto. La verità, di nuovo, mostra crudezze per un attimo dimenticate. La modella Luci psichedeliche sprazzano al ritmo di musica Applausi, elogi, ubriacano l' orgoglio. E tu, felide ancheggiatrice, mai paga d' attenzioni, ti scarnifichi di prelibate rinunce. Passeggi sulle tavole altezzosa e ammiccante. Sguardi famelici ti seguono per anni, finché scopri quant' era fatuo quel bisogno. Le paillettes non lustrano più di benessere, strutte dall' etere della vanità. La Ferrari Mangia l' asfalto rombando come tuono, rapida come saetta. Abitacolo di coraggio abilità e nervi, dello sciapito¹ inarrestabile mietitore d' allori e vittorie rosse. Il cavallino meccanico assordisce ed entusiasma appassionati cuori sportivi. ¹ Nel senso della mimica facciale Vado via Via... sull' isola onorata. Lontana dal lerciume cittadino e respirare limpide sensazioni bere miele semplice spezzare quella catena che strozza la gola del male terra deserta d' infezioni sono pronta aspettami. Alba strana nel mese di maggio Aspetto la luce. Verrà. Ma tarda. Non cinguettano gli uccelli. Le tenebre non si diradano. Infastidisce il rumore del silenzio. L' orizzonte è minaccioso. Gelido sentore intralcia oscuri pensieri. Perché non schiarisci? Ora è tempo. Rendimi le illusioni! Lasciami sognare un radioso mattino di primavera! L' anima è predisposta al consiglio delle protettrici muse. E finalmente... un timido rossore si delinea in lontananza. C’ è un domani? Passa... passa… vola via! Questo tempo assassino non si ferma. Giorno dopo giorno, toglie giorni d’amore. E sto qui.. e assisto... e penso. Penso allo scemare del futuro. E assale, incontenibile, urgenza di tutto. Il quadro è ancora incompiuto: non lo appenderò. L' ombra molesta Perseguitata : ovunque vado... mi segue, sempre. Insofferente agli insulti, resta. M' avvolge, m' impregna di nero. Mi toglie il fiato della libertà. Vattene, ora! Sono stanca: accenderò la luce. Sospiri rumorosi Freme, si dibatte, arpionata dal novello Achab. Non fugge la balena bianca: il suo suono possente rompe l’ aria. Non si ribella. Aspetta che spossatezza guadagni sulla furia. Il suo suono si affievolisce, confondendosi con l’ applauso oceanico Diviene sospiro rassegnato alla pace Si spengono i sensi nel chiarore dell’ alba. Partita a carte Stilli la carta, mentre tremano dita e cuore piano piano, spunta l' accenno del simbolo, che accresce i palpiti . Un sudorino freddo comincia a gocciare sulla fronte: schiarisci la gola con l' indifferenza che non hai senti che è quella buona un istante ancora e saprai se il bacio della dea bendata è solo per te Eccola: ora l' hai aperta.. è lì: in bella mostra, quello stupido pezzo di plastica colorato che può su destino umano è lei: stavolta la Donna di Cuori non t’ ha tradito. La mano è tua. La pulce nell' orecchio La insinua, sottilmente perfida, mettendoti in allarme, senza verità; gira e gioca sull' allusione. Ti tiene sulla corda; e la senti stringerti intorno al collo sempre più violenta: ti manca il respiro: il colore della faccia cambia d' istinto urli: vuoi toglierti quel cappio dal cervello, lei ride, perversa. Ti gira le spalle, e se ne va. L' imperioso Svetta sul mondo incartato in tessuti griffati Dall' alto giudica, sprezza e imbroglia, incauti e creduloni. L' attempato lampione lascia che si accostino peripatetiche oblatrici di vizi. Il suo ferro freddo non libera molecole di passione al tepore carnale. E immobile, al seducente richiamo, concede solo una fioca luce. La rassegnata Malinconia accompagna giorni senza un perché; trattiene cupi pensieri comparandoli a positiva realtà ; t’ adombri sotto lo zenit; dilegui passioni, sane gioie: punisce, il passato che torna … e ritorna … e schiaccia entusiasmi neonati. Scrolli la mente cercando risposte: t’ impegni al divagare celebrale… un istante poi passa il lieto vigore, schizza via come meteora, e porta con sé luce infuocata di speranze; tornano nembi ad oscurar sentore. Il segreto Vivi all' ombra d' un mistero che ti vide carezzare un addome gonfio dal peccato imposto. Eludi ignominia dell' adolescente ricordo, nascondendolo in un angolo del cervello. Ancor presente dentro di te ogni tanto affiora insieme ad una lacrima di rabbia per assurdo incompiuto. E la tua mente vola verso un campo lontano dove gramigna infesta i cuori. La preda Fortuito legame entusiasmò il bisogno. Circuìto con promesse d’agevoli proventi , irreale prese il sopravvento. Ora stringono sempre più le corde dell' usura saldamente impugnate dalla seduttrice. Messo con le spalle al muro, un giovane tormentato avvilisce ingegno in lecite paure; non vuole sensual baratto ad uguagliar il conto: e si divincola veemente, cercando scampo dalla presa. Piccolo sognatore d’ altri tempi: verrà giustizia a risollevarti il cuore? Antichi amori Vita sofferta rincorrendo un’ utopia, una sopita brama, che sempre più lontano fugge: straziarsi il petto turbarsi la mente. E guidare il galoppo della fantasia sulle ali del tribolo, imbrigliando redini d’ acciaio che lacerano umana sensibilità. E se infelici amori non fossero mai nati, come macigno che schiaccia inappagato desìo, legger non potremmo l' eccelsi carmi di cantori antichi, narranti un mondo che ruota intorno ai disperati intrighi dell' amore, e il magnificar perenne dell' infelice parte. Ancor s’ implora e grida… e secoli di storia non sembrano trascorsi. Vive emozioni Il filo di memorie che vorresti frangere è corona d' acciaio che t’ accerchia il cuore, e lo stringe allo spasimo. Il dolore avvisa la tua mente rievocando soavi parole. Senti scuotere cellule inerti alla gioia. Vorresti tornare indietro, e addolcire la gola dal fiele del rimorso Fidi che pensiero voli all' empireo. sicché riunisca anime scisse. La foglia Fragile e caparbia s' aggrappa e si rimpiatta; gioca con l' acqua e scherza col sole: abbraccia la luna, ride con le farfalle e si offre alle cicale. Col suo colore intenso. la vita, trionfale vanta, Ingiallirà nello stupore dell' incoscienza. Avvilimento Il cuore scoppia, e voglia di dissolversi sempre più forte. Chiedi a Dio perché perenne è il soffrire d' immeritate pene. E rinfacci una vita dispensatrice d' angosce. Non viene la voglia d' aggrapparsi a quel filo sottile appeso a un barlume di speranza, mentre inghiottisci lacrime disperate, cercando il coraggio di lottare ancora ... sola. Contro il mondo. Sola, contro il destino ostile che nulla risparmia e nulla dona. E dà l' inferno in vita. Debutto in società Blasonate damigelle in abiti sontuosi, aspettano che l' ora tanto attesa giunga. Prove di danza e galateo insegnati, impongono fierezza. Emozionate, cercano assensi dai cadetti schierati nel salone barocco Guadagnano l' ingresso leggere come volo di farfalla, arridenti al futuro. Ammiccano leziose inchinandosi all' invito del riverente cavaliere : primi passi di valzer verso una grande realtà. Sperare L' alba schiarisce le tenebre che avvolgono la terra, impedendo il fiato con la poderosa stretta. Le prime luci soffuse si riflettono nello specchio della vita e riaffiora il sorriso sulle labbra della speranza. Una sera diversa L' acqua del mare spuma gli scogli: ammiri entusiasta mentre languide lanterne rischiarano il fascino dell' onde perse sulla scura sabbia. Infine avvinta dall' atteso evento, diverso ambiente veemente avvolse fame d' emozioni nuove, celate dietro sciolti sorrisi. E musica e parole abbracciarono il cuore fiacco di triboli. La strage degli innocenti Infanzie distrutte dai sordidi giochi dei grandi che sporcano di sangue l' innocenza prigioniera d' una società guasta. Lo sdegno cosmico non vale a fermare mani assassine che stritolano esplosive flagellando coscienze inermi. La casa di campagna Riecheggiano dalle mura risa di beate compagnie, sogni di bambini, speranze nel domani. L' antica casa di campagna è ancora lì, nel bagaglio dei rimpianti. Vivida nel sole della memoria, preziosa gemma racchiusa nel calore degli affetti. Terra senza Dio Ultimi splendori del giorno che sfuma lasciano irrompere l' ala minaccci0sa d' avvolgenti tenebre che prepotenti calano su innevate coscienze macchiandole di vergogna. La terra succube di scriteriate volontà da sempre infamata con sacrileghe leggi, mai come oggi inorridisce e soffre accidia di celeste consiglio. Sete d’ assurdo Quotidiano dai sapori sciapi: incontri di volti sbiaditi. Inespressive maschere incolori indossate da corpi qualunque, s’ aggirano per la città. Tutto è nirvana senza quel brivido che prende giù lungo la schiena quando alla mente torna l’ impossibile. Bello e desiderato come nient’ altro quel ch’ è negato: struggente come neve al sole, l’ inarrivabile disillusione inaccettata, sparsa d’ amaro e dolce d’ attimi che memoria rifiuta di cancellare. E per fulgido istante avuto eterna pena al postumo diniego. Rimprovero Guardare il mondo da diversa prospettiva scegliendo di cambiare sconnesse sensazioni ed eludere nuovi incagli Sì che domani già sìa oggi, nell' animo rassicurato da esaurito fatto Facile rimprovero cosparso di veleno che tendenzioso persegue ferimento. Ma nessuna stilla può scorrere da secca piaga. 14 Dicembre 2004 Tempo rapido passi e non porti via niente con te; non una folata di vento seppur violenta che allontani anche il più tenue ricordo d’ immenso amore che solo mamma sa donare. I tuoi abbracci li sento tutti. Ancora. A quali fantasie dovrei lasciar volare il mio pensiero? Quale bisogno potrei colmare se il cesto dei desideri è logoro? Ho tentato d' inserirci qualche idea ma è scivolata via, come fosse acqua traboccata da una coppa. Ho rattoppato, allora, quella paglia , con il filo dei ricordi più belli che qualcuno mi ha lasciato, ma era troppo fragile e s' è spezzato nei miei sogni. Natale Torna ancora a rinverdir memorie a strappare amare lacrime. Divertirsi è controsenso; si va avanti, come è normale che un giorno segua l' altro e un seme germogli nel vaso della storia. Amari ricordi Pensi allo sguardo perso nel vuoto: speravi che dalla bocca uscisse suono di violini che scaldasse il cuore. Solo lava sgorgò dal cratere acceso, e pagine di vita arsero nel braciere della stupidità. L' aria L 'ansia affligge, irrita, blocca il fiato e rende più forte l' ansia; il circolo vizioso prende e trascina nel vortice dei perché. Non lo so se tutta la colpa è dell' asfalto che fodera vaghi respiri; non lo so se la parete di nebbia che a volte mi schiaccia, è così pesa come quella che franò addosso ad altri lasciandoli senza luce So solo, che quando vedo il sole, quel cerchio si chiude lasciando fuori ogni paura, e dentro, un paio di spugne si gonfiano come palloncini soffiati da bimbi felici. Ed è così bello quel momento, che viene da piangere per la commozione, e la speranza d’ avere anche domani un giorno così, fa tornare il sorriso. Chissà dove sarà Chissà dove sarà in questo momento, dov' era stamani o ieri o mesi fa: chissà se ogni tanto pensa a quella donna che s' illuse quando, riflettendosi in uno specchio, vide che non era sola. Chissà se in questo momento si sta chiedendo se quella donna lo vorrebbe ancora oppure, non ha tempo da perdere in un pensiero inutile. Forse sta leggendo un libro sfogliandolo delicatamente con le sue dita affusolate: quelle dita leggere che un tempo accarezzarono un viso incredulo e felice; forse sta dormendo senza sognare, o combattendo l' orgoglio che lo vuole solo. Chissà dove sarà in questo momento. Ancora tu Replay d' immagini incessante trabocca nella memoria. La voce che solo cuore sente incentra smania di ricordi alterati dall' invisibilità. Se incontro avvenisse, plache sarebbero sublimazioni raggiunte e svogliata attenzione che, assenza, eleva a chimera . Desideri ed ansie svanirebbero nell' aria del reale. La Luce M' illuminò intermittente. Infido gioco morto nel presente buio. La Terra della discordia Furori religiosi corrodono anime acide lasciando scie di sangue. Mai paghi di sadici malesseri in nome del Dio della pace si straziano corpi esplosivi di ragazzi che troppo presto imparano l' odio insegnato dai grandi. La millenaria catena dei tormenti poserà l' ultimo anello nella terra pretesa? Se sentito fosse quel Credo, ogni istante di vita sarebbe irrinunciabile divina grazia. La Commemorazione dei Defunti La festa s' avvicina e l' addobbo è d' obbligo per non sfigurare. Vanno da chi non è più ostentando virtù coi falsi lucciconi d' affetti scettici. Un giorno all' anno s' apre la gara alla tomba più fiorita. All' ospedale siamo numeri D' ogni altra cosa è più avvilente all' occhio e al cuore, l' essere, sdraiato nel letto di corsia costretto a tormento, scongiurante sensitiva umanità. Grato d' uno sguardo, schiavo per bisogno. Calpestata dignità dal misantropo sanitario. Il terrore che gela l' orgoglio. Resta nell' ombra della cifra che lo individua dall' altra e all' altro ancora. Quanto quel numero raccontar potrebbe! Sbagli, soprusi e perfidie, o gioie e prodigi. ..... Se solo potesse. Dopo cena E' entrato in casa: m' ha abbracciato, m' ha baciato come un vecchio amico. Ha parlato al telefono scordandosi dov' era: il mondo era dall' altra parte del filo. Io ascoltavo ...capivo. Dopo è tornato: ha mangiato del dolce ha bevuto un caffè poi m' ha abbracciato, m' ha baciato come un vecchio amico, e se n' è andato. E io ho sofferto. Da quella volta aspetto e aspetto... e mi chiedo perché. Oscuri trapianti Organi venduti all' asta della disperazione. Le vite disagiate indotte a macabra scelta. con annunci d' altri bisognosi raccolti. L' illecito accordo attraversa continenti messo in moto da un macchinismo nefando. Straordinaria povertà che raccapriccia i nostri giorni. Lacrime Tante ne ho versate Quanto un mare di amarezza E risa quante una boccetta di profumo Lo stesso che emanavi nei Momenti insieme Ora restano le gocce Del sudore Di un corpo che non hai avuto. Emozioni Prova anche tu l’indifferenza umana Cerca nella stanza Una gioia perduta Un sorriso che ti aiuta Un abbraccio che non esiste più Un bacio che ti scalda il cuore E dimmi Di rincorrere La speranza di una nuova virtù. Poeta A rimar non sono avvezza non ho dei veri poeti la dimestichezza Butto giù qualche frase che mi passa nel cervello Ma nulla di più A parte che mi sembra bello poter dire quel che penso Senza timore alcuno di svelare in un certo senso Il bisogno d'esser 'qualcuno'. Delusione Passano i giorni I mesi, gli anni Non torni Preso dagli affanni Dei tuoi interessi Che son sempre gli stessi Ti celi di falso perbenismo Rispettabile persona Nascondi bene il tuo egoismo Che niente dona E prende tutto Fingendo dispiaceri alla persona Che ha distrutto Il tuo mondo costruito con l’inganno Non ti crollerà addosso per darti danno Troppa cura hai messo Per rischiare adesso Di perder l’onore conquistato E l’importanza che ti sei sempre dato Chi ti conosce non è la tanta gente Ignara che frequenti assiduamente Ma chi t’ha smascherato E lo stesso aspetta Questa stolta persona retta Che non hai mai amato. Alighieri O Dante, te che ci volevi tutti morti Oggi l’avresti messi i Pisani Armeno in Purgatorio? E tanti artri tra i risorti? Forse ai tù tempi strani Un c’era un artro grande ‘apro espiatorio Oggi un lo potresti dì Ce n’è pieno‘osì Guarda ‘osa succede ai tempi nostri Ir mondo sembra pien di mostri. La gente‘he si sbudella : Chi ammazza, per vaini, i genitori o la sorella Il politìo ‘he decide ver che vole Pur d’un perde’l posto al seggiolone La religione ‘he ti fa capì Che a crede troppo mal ti po’ finì I tradimenti d’oggi son peggio assai credo proprio ‘he ne ‘onverrai. Vedè tutto vesto marciume ch’è esproso ‘ome una bomba Mi sa che ti rivorti nella tomba. Novembre Il sagittario ben scoccò la sua freccia Dritta verso il bersaglio inerme Lacerandone il centro Che credeva duro come acciaio Ma troppo aguzzo fu lo strale Sgorgarono sangue e lacrime Dolorose ferite inferte dalla mezza bestia Capace di mirar sì bene Guardando il danno Compiacque sé stesso e S’allontanò glorioso al galoppo Lasciandosi alle spalle polveri Del suo trofeo. Ai miei genitori Le Sante Ricorrenze in famiglia, i compleanni festeggiati. La felice attesa del dono. La sorpresa nei vostri occhi colmi di bontà. Il bacio che gratifica. La gioia di vedervi felici. Pochi, meravigliosi, scorci di vita. Troppo presto Dio vi ha chiamato a Sé. Ora, l' unico omaggio sono i fiori posati su un gelido marmo, dove cadono copiose lacrime amare di rimpianti. Senza tregua, nella mente e nel cuore, Vivete ancora, delicate colombe. Immenso l' amore resterà per voi, fino all' ultimo respiro. Volate miei Angeli, nell' immenso cielo. Danzate al suono delle arpe celesti. Cantate le sublimi melodie del Signore. Pregate per questo inutile corpo ancora vivo, che tanto avete amato. Dolci lusinghe Dolci lusinghe Sussurrate Dalla calda voce Inebrianti carezze donate all’anima assetata d’amore Ostinato il cuore Che spera di cibarsi ancor di quelle caste e calde frasi. Come un randagio aspetta trepidante il ritorno del guerriero stanco delle troppe battaglie. Non rimproveri o grida. Si udranno nell’aria melodiose parole e fluttuar di corpi come foglie sfiorate dal vento. Speranza Ostinato furore mi prende al ricordo dei dorati giorni Spazzati dal vento come inutili foglie. Vieni, raggio di sole a rischiarar le tenebre nella mente. Scalda il cuore, che più non pulsa amore. Destalo da questo grigio torpore, e torni, gioiosa, l’anima stanca del niente. Vieni, pioggia a lavar le ferite inferte dalla miseria d’emozioni. Vieni, Angelo mio, soccorri il debole spirito. Veglia il cammino del tuo protetto, sinché possa, riaver serenità. Sogno Pellegrino pensiero Abbandonarla non vuole. Contrastanti emozioni pervadono il cuore palpitante. Ostili e amorevoli sensazioni dettate dal silenzio. Ancor freme l’anima, vagando speranzosa. Un giorno squillerà quel muto telefono E tremante come giunco scosso da violento vento Riproverà la gioia d’udir l’amata voce. Un amico Il vento freddo nell’anima Gela la tua mente, lama tagliente che Tarpa le tue giovani ali Immobile nella tua gabbia Di paure Disperi nel domani Piangendo te stesso. Provi a vincere i timori Usando la ragione, il soccorso al farmaco. Inutile ricerca della felicità Represso per Troppo sentimento Forse il cuore parla A chi non sa ascoltarti. Confida nell’angelo che tiene la sua Mano su di te. Non farlo andar via. Ignoranza (satira) Apritevi cancelli dello scibile fatemi attingere al pozzo della conoscenza l’acqua del sapere e partecipare alla mensa di cultura cibandomi senza mai saziare la fame d’imparare. L’incolta vedrà fiorire l’indotta mente possa iddio darmi il necessario tempo per colmar lacune profonde come abissi e finalmente armonia di parole ed elegante stile nell’ultima mia parentesi di vita. Recita Miraggio infiacchito. Inutile rovello Vilipesa baldanza! Non verrà fatto il passo Più non pensar gabbato cuore! Il guitto alfin s’è palesato. Cala quella tenda! L’ attore più non sa citare la sua parte La commedia è finita. La vita Col pianto annunzi sbocciar alla vita Gioia subentra ai dolori patiti Immediati,commossi baci ricevi dalla madre spossata e felice Così cominci l’avventura non chiesta. Ringraziar Cupìdo? Le porte del mondo sono ora schiuse La rampa affaticherà il tuo incedere Inveir contro Amore? Tue saranno le scelte Nello sconforto non implorar sorella ‘Morte’. Mai rinnegar il Divino dono. L’ incontro Magico fu quell’attimo. Repentine fantasie: Camminar insieme sulla battigia senza immaginar meta, i piedi scalzi baciati dalla tiepida risacca Abbracciati teneramente immersi nel tramonto… Quadro incompiuto Racconto mai scritto Solo illusione d’un momento di svago Speranza mal riposta nella sfera della fantasia. Il mare d’ inverno Aria fredda e tersa nel buio che dilegua. Spettacolare fascino. Spumeggiar di fitte onde violento s’infrange sugli scogli. Altissima schiuma sputa zampilli salati. M’investono. La prima ovattata luce dell’alba arrossa il paesaggio silenzioso. Solo armonia della marea e grida di gabbiani. Pace sovrana regna e predispone al sogno. Eutanasia Senza scampo giace preda d’inumane sofferenza Macchinari e uomini inutilmente controllano l’atroce agonia. Esperimento che prolunga il terreno soggiorno. Sgomento del malato per l’ etica che infuria sul suo corpo. Impotente al crudele strazio della vita. Implora eterna liberazione. Nessuno l’ascolta. Vittime di pace Strazio dei congiunti e l' attonita Patria solidale si unisce. Giovani vite lasciate con onore, all' improvviso tuonar di bombe. Facili prede d' un infame agguato. Ritornate avvolti nel tricolore Accolti col suono grave d’una tromba, il triste elenco dei vostri nomi, il militar saluto al vostro martirio. Omaggi composti e commossi della silenziosa folla che mestamente vi accompagna. Giacete ormai sacrificati nel grande Regno e nei nostri cuori. La matita Anima di grafite Occorri per diletto e per dovere Nelle mani dell’artista, del professionista, della qualsiasi gente. Lasci la tua traccia su pagine di fantasia e di realtà Se non ci fossi stata, quante memorie parrebbe non aver! E quanto tramandato hai, perso sarebbe con chi ti usò, più o meno saggiamente. La separazione L’eterno amor a Dio giurato, con trepidante commozione, e tanta gioia in cuore. Ormai divisi, restano solo memorie, pentimento, e velata malinconia. Forse rabbia o nostalgia. Imprevedibil mutamento dal fato scelto, lascia indelebil traccia nell’umano essere. Ma ancor più forte dovrà trovarsi, speranza di un terso giorno. Imbroglio Confonder il pensiero per futuri fatti, muta in prigioniero. Immaginar ritratti non compiuti, è condizione di prevenuti. Il quadro terminato Rivelerà quanto sarai ingannato. Il dubbio Luce improvvisa irrompe nel buio della cupa giornata . Una figura amica consola le angosce. La palese calma placa l’ira e conforta l’anima. La pacata voce alletta e rassicura. Non più interno subbuglio e repressa rabbia. Lo sfogato dissapore ha scaricato il dubbio, e finalmente risollevato moral coscienza, dall’ombra maligna insinuata in cuore come velenoso strale. Dormire Sol fra le braccia tue, Morfeo alberga ristoro e indifferenza al cruccio. Rilassano fisico e psiche, tensioni e fatiche si allentano. Sentir progredir abbandono del lucido senso e cader nel dolce tuo torpore. Mirabile sensazione del giusto. Senza nubi il suo riposo che placa e tempra. E stimoli sopiti, proverà al risveglio. Il Natale La Festa s’avvicina. Malinconico periodo che i gai giorni rammenta. Tempi ormai passati. Nell’oggi desolato amara realtà memore di antichi vezzi eternamente spenti. Al cimitero Sotto battente pioggia Più tenebroso appare Il cimitero suburbano Nessun altro suono interrompe il ritmo incessante scandito su marmi e ottoni Sacre statue piangono lacrime senza sale, fiori appesantiti s’inchinano al voler del tempo Tristezza ancor maggiore profondamente pervade animo e mente, nell’osservar lo scarno scenario. L’Angelo Custode Ti sento vicino, mi tocchi una spalla. Conforti i miei guai, che non finiscono mai. Riuscirò a portarmi a galla, per te che m’incoraggi e segui i miei miraggi. Di chiara luce m’investi, muto celeste Spirito. Cambierò i miei gesti. E indosserò il verde vestito con refe di speranza ordito. Altruismo (per chi non lo meritava) Filantropo cuor, ti rechi danno per dar amor. Riscuoti inganno, ma sempre insisti. Per natural sentire, non desisti . E delusioni rischi, a non finire. 14 Dicembre 2000 Notte piena. Il malefico apparecchio squillò. Repentina percezione del tuo lungo viaggio intrapreso. Sgomento scosse il cuore, infrangendolo in miriadi di particelle per lo strazio impazzite. Poco prima, i tuoi ultimi baci ricevevo. Vuoto incolmabile accompagni i miei passi. Costante pensiero, fedelmente esisterà. MAMMA: "Come suona amaro per me, il nome più dolce!". Mamma (14 dicembre 2003) Come fosse ieri, ti ebbi accanto. Salva. Lucido il ricordo di quanto esultarono i nostri cuori, che più non sanguinavano ansie e timori. E dell’esito, follemente felici, gioimmo. Tra le stelle l’anime nostre volarono. …….. Dal tripudio al tormento. Un sol giorno bastò a rovesciar la sorte. Dio voltò altrove il suo sguardo. …….. Ombre nere oggi nello spirito. Della tua scomparsa eternamente afflitta, di rose, un triste cuscino, sul freddo marmo depongo. Festività Feste di riflessione vòlti al sofferente. E real sostegno. Doni di speranza d’umanitaria fonte. Cartoline dorate all' indigente inutil sono. All’ infermo disarmato contro malasorte, pugnaci e dolci parole al lenimento indispensabili. Amor e opere, magiche chiavi, saranno per aprir delle tenebre lo scrigno. Sognare Sognare d’ essere pensiero nella mente tua. Fantasie d’ un inconsolabile cuor senza certezze. Vivere all’ ombra d’un tempo passato. Come paziente ricamatrice, tesso illusioni con fili d’ emozione, sì deboli da trattener integra la trama. Più greve sicurezza del niente d’ irreal speranza. La musica Ad occhi chiusi ascolto. Gradualmente lo spirito si rasserena, poi, dalla melodia s’esalta. Magicità del bel suono che commuove e placa da ricorrenti pensieri. Solo sogni colorati d’astratte figure, nella mente prendono corpo e dolcemente aleggiano. Amore in cielo arriva, e casti sentimenti consegna. Mammona 1984 (una mia zia)
La veglia scorre tra preghiere e lacrime l’odor dei fiori si mescola all’acre di cera Nella penombra macabri giochi di luce si disegnano sul muro. Disperazione e speranza uniti in cuore Improvviso accaduto occorso a donna sana in spirito e corpo Timorata in Dio, in terra giaci, nel suo regno voli. Pomeriggio Mesto trascorre nell' uggia di un giorno di pioggia. Riflessione corre verso uno scorcio di vita passato. Ripenso allo squarcio che m'aveva spossato. Tiro la somma di fatti avvenuti affrontando i dilemma da tanto combattuti. La risposta è sempre quella: smetto per non perder le cervella. L' ultima volta Quando sarà l' ora, rivedrò la mia vita come fosse un film. Fotogrammi si susseguiranno in un intenso attimo, al preludio d'agonia. La mia mano stringerà ancora la penna della confessione. L' ultimo anelito, avrà il colore della speranza. La Morte, ghermendo la sua tagliente arma, troncherà i miei sogni terreni, e l'Angelo del perdono, mi porterà con sé. Babbo Quanto patimento l’ ultimo tuo decennio! Lo scattante corridore divenne larva inerme al movimento. Sempre in crescendo mali si aggiunsero a mali. Mente lucida di paure in un corpo spinto da ruote d’acciaio. Consiglio Accantonar orgoglio. Finger il niente capitato . Dice l’amico contrariato, al desìo che di rivalsa agogno. Fugar ogni memoria dello sfuggente abietto. Cercar in altro gioia, rimpiazzando il vil reietto. L’illusionista Toglie un po’ di tutto dal cilindro, il destro ingannatore, con maestrìa che ammalia. Sventola fazzoletti, sgargiante di chiasso e lustrini. Il bagattellière attrae l’occhio su innocenti trastulli, allietando un’ora di vita. Stizza Fonte ispiratrice di poetico sfogo, nato improvviso tra lacrime di rabbia e sconforto. Tu , perfida creatura vestita di serpi, avvinghi il pensiero dell’ illuso , tra avvolgenti spire d’egoismo. E decidi l’ impari lotta, che porta infamia al vinto. Voglio Voglio urlare la rabbia dell’ingiustizia, dell’ingratitudine, dell’indifferenza. Voglio gridare l’amore del buono, del martire, del santo. Voglio tacere i veniali peccati dell’irrequietezza e del desìo. Voglio respirare aria pulita E farmi illuminare dal sole. Struggimento Guardar l’ orizzonte e perdersi nell’irreale e naviga la mente nell’oceano dell’illusione, sentendoti accanto. Impalpabile presenza accompagni la finzione con reali sensazioni. E avverti assurdo calor dell’invisibil corpo. Vagheggio che contorta mente ingenera nel fisico impossibili stupori. Il violentatore Costrinta al bestial volere sotto torva lama, il satanasso domina, sprezzando urla e pianti. E prende l’ anima innocente, e consuma il vil desìo. Sazio, il predace, alfin minaccia inveisce, contro il fior reciso, a dimenticar infamìa. E lascia voragine in un’ anima di vetro. Demetra (sintesi della vita di una Dea) Coglieva fiori intenta, la Persefone desiderata. Agguato giunse dal rifiutato pretendente. E rapita fu dal Pluton demonio. Disperata madre che tardò al di lei richiamo e persa traccia in terra e cielo. Negli inferi sprofondata ella era, e strazio provò il cuor della Cerere dea. Ella vestì mortal sembianze e anatema inflisse alla feconda terra. Sì che arida divenne. E frutti più non furon agli Dèi sacrificati. Da Zeus, alfin , giustizia ebbe; e l’amata figlia dal carro d’oro d’ Ermes guidato, riabbracciar poté. Fertilità al mondo ridonò, ed all’Olimpo, col reso onor dalla Rea promesso ella risalì. La dissoluta So bene ch' è temibil ancor più di morte esser in balìa di figlia scapestrata, che non soccorre, e all’egoismo incentra il suo bisogno. Pover uomo che in lei vedevi la tua spalla! Nell’ultim’ore sacrifici per te, non fa, e non se ne duole. Imperturbabile prosegue vita che tu l’hai dato. E t’abbandona con fasulli pretesti, al consorte coscienzioso, che per tutti s’adopra. E non gratitudine, né maggior amor, dalla scellerata famiglia, trova. Vita Alba chiara. Dolce presagio di sereno giorno. Si alternan poi cirri a nembi. E fulmini folgorano l’ albero che in cenere vien rinvenuto. Poi il temporale lascia il posto al nuovo sole. Internazionale Il Moratti zitto zitto lascia l'Internazionale dando colpa allo sportivo un po' troppo irrazionale Al Facchetti sembra sia destinata presidenza ma chissà se quel Giacinto gran terzino laterale che prestigio all' Inter dette nel periodo che ci stette riscuotendo gran consensi dalla critica stampata e degli Ultrà fuor dei sensi, la patata che si prende dalle mani spendaccione che acquisti errati han fatto ingaggiando qualche broccone, riuscirà nell'ardua impresa. Al grand' ex corridore che segnava gol a iosa auguroni voglio fare per carriera dignitosa nel palchetto di tribuna destinato ai Presidenti che fortuna e pace porti in un clima di tensione per un Inter clamorosa. Il bolero In sordina inizia, come frusciar d' ali di farfalla. E in crescendo attanaglia in vibrante tensione. Sempre più ossessivo e martellante il tema, fino a spegnersi nell' orgasmico finale. S.O.S L’auto sfreccia. Il clacson squarcia l’aria. Un fazzoletto sventola come saluto impazzito Il freno blocca nervi stressati e cuori in tumulto. Riprende fiato la speranza. Gli auguri Col cuor in gola attendi. Volteggiando in aria la bottiglia dell’augurio, puntuale arriva. Entusiasmo che da beffardo squillo s’incrina. La tresca è scoperta. Testa in fiamme e scomposti palpiti. Un solo attimo e la storia cambia. Il dottore di famiglia (tra il serio e il faceto) Dell’Ippocrate giuramento, il dottore scellerato, se ne infischia bellamente. Per non dire con sgomento, che nemmeno s’è impegnato, alla cura del paziente. E montando per le scale, si ridice a ogni gradino: “Bon per te, se c’indovino!” Nonno E mentre chiodi appuntavi alle real tomaie, cantavi. La splendida voce per l'abitato si diffondeva. Martellate e collanti e romanze. La giornata del tenore ciabattino, così trascorreva. A Dio le tue preghiere, prima dell'umil lavoro. Nel fior degli anni peristi. Ma ancor sei nella mente, anche di chi non ti conobbe. La Vedova Nera Tesse di lodi vischiosa tela. Intrappola ingenuo insetto nella trama della lusinga. E il giovane maschio, nel tranello della vedova, rischia d’impigliarsi, e di lei cibo diventar. Incorrerà in paralisi d’idee dall' adulatrice puntura. Potesse ancor Atena intervenir, a stracciar mirabil ordito! Sì ch’ella in ragno si tramuti, spezzando la vorace voglia. La 'rifatta' Senza paura, e col portafogli pieno, va, con bramosìa, dall' estetico chirurgo, per rifarsi un nuovo seno. Un po' per rischio d' avventura e sprezzo per anestesìa, volerebbe anche ad Amburgo, purché valido il dottor sìa. E garante di successo, le fan far fotografìa, per riscontro del promesso. E si sente assai più bella, pensa già di farne ancora, e soddisfa quel Narciso, che si sa, quanto s' adora. Ir testamento Voleva assi'urassi dipartita, e quel pòo 'he aveva andasse a chi voleva. Per ottenè la 'osa, e fàlla finita, dal notaio andiede a firmà il documento, senza dubità della sù scerta, manco un momento. Ma siccome il tempo le 'ose 'ambia, dovette ritornacci 'olla rabbia. E mìa 'na vorta, fà, lo ridovette, bensì tre; per via di certa gente, 'he si dimostrò mòrto incosciente. All'urtima 'he il legale la ricevette, le disse alla criente: "Vardi vesto di fasselo durà, sennò qui ci finisce vello che ha!" Quella rispose ar libero docente: "Se ri'apita, farò 'na bella 'osa, e manterrò parola: li lascerò tutti a lei in una vorta sola!" Marco Emozioni in volata, incredibili traguardi. Poi solitudine, e infinita amarezza, conoscesti. Giovanissima vita dall' oblìo spezzata, esanime giace ormai, d' un gran combattuto il corpo. Il difetto Disperatamente tenta di celar neo. E soffre la vita, nel timor dei perfetti. Allusivi punzecchiano. Non mostran garbo, gli opprimenti vili. E l’ anima deridono, dell’oltraggiato inerme. Innocente d’ingrata natura. Amore Amore tutto il corpo pervade. Più del sangue scalda; poi, nell' anima s' addentra, e sovrano regna. Scende la sera Scende la sera sul cuor dolente. La mente naviga tra meandri celebrali. Non si placano i flutti dei rimorsi. Spiegar vorrebbe vele di seta, sulla nave della serenità. A Viareggio Si stanno preparando come ogni anno. Tra poco andranno in fila indiana per la Passeggiata. Coperti di coriandoli e stelle e mascherine, al frastuono della banda, l’allegorìa dei Carri e l’allegrìa della gente, trionferà, nell’ironia del Carnevale. Se tu volessi Se tu volessi per te sarei conchiglia che ti farebbe ascoltare il mare per te sarei matita che disegnerebbe cuori nel tuo cuore per te sarei musica che allieterebbe la tua anima per te sarei sole che illuminerebbe il tuo cammino. Se tu volessi. Sms Restrittivo, siglato informe senz' anima. Lettura di lacune che nelle tempie non pulsa come frasi appassionate ricamate su carta profumata del loro senso. Emozioni di remote importanze. L’ebete Spoglia d’ingegno agonizzante nel non senso dell’ essere. Inscenatrice di trame ignobili, manovrate da pupazzi senz’arti. Insana concezione celebrale incomprensibile all’ interlocutore stupefatto. Confronta mediocri realtà con primordiali istinti, ignorando basilari concetti. Infingardaggine venale e biasimevole tempesta, supreme logiche assimilate. Bambini d' oltreoceano. Piccoli uomini sbandati per le strade di La Democratia, sollevano polvere insanguinata. Solidarietà chiedono, alla mano del missionario, per placar fame d' imparare e di digiuno. Sicché penna, più leggera sia, dopo il duro lavoro nei campi. Anonimo Solo un nome appare nell' etereo messaggio. Che cela tal invio? Il tuo essere, mostrami! E ferisci la nebbia con quel raggio di sole, che le nostre essenze illumineranno. Esausta Insistente, lieve carezza esperta indugia fra le ginocchia. Poi sale.. Sempre più in alto.. Finché arriva in paradiso. Calde, le lacrime dell’eros, fluttuano sulle aride giunture. Sparsa da dolce umor la plaga, lento si placa, l’ansimo d’amor. Labilità Trasparente velo, fantasia da realtà separa. Fragile trama, resistenza porre dovrà, al desiderio di fughe coscienti. Ribelle Serena, nella fossa dei serpenti, incurante del morso che avvelena le tue vene. Sangue infetto scorre dentro di te, e ammala la ribelle di rassegnazione. Terrorismo in Spagna Affascinante, splendente, adorata Spagna; i tuoi tramonti son oggi color sangue, come scia lasciata dal toro nell’ arena. Sgomento iberico di consumato terrorismo. Tre giorni di lutto portati. Eterne, le lacrime, per corpi innocenti, da fanatismo straziati. Sono una Signora (dedicata a chi mi vuol male) Angariata, incompresa per invidie e miserie d' idee. Menti ottuse mi circondano per ambiziosi fini, che animo mio non toccano. Son pura e schietta, amo e perdono, gioisco e plaudo, all' onor ¹ che mi si fa. Sono una Signora. ¹ in forma molto ironica Il leone. Incauto e orgoglioso, di poderoso aspetto, il re della savana osserva i compagni; e si scaglia sul nemico che conquista del suo territorio vuole. Scontro di zanne e artigli violento sparge zampilli sanguinolenti che arrossano la terra. Il leone domato dal furore volge lo spento sguardo verso l’amico perduto. Il suo regno perso non ha, ma cieco, or vaga, in cerca di luce. Doni Scaltro cuor, tutto accetti e ostenti. Abbagli, intrappoli e scacci inquiete anime al tramonto della vita. D’ incoscienza sereno spedito incedi. Le tenebre dell’egoismo non inceppano l’ immorali passi. Franchezza Nuovo orizzonte s' intravede in fondo alla strada chiara e splendente di libertà ritrovata. Riecheggiano memorabili ricordi. La scarna felicità inappagava animo e intristiva sanguigno carattere. Meta alfin giunta, scarica tensione e imbriglio. Nessun rimpianto di pallide virtù. L’ addio Trema dimora sotto insistente squillo. L' uscio resterà sprangato al tuo bisogno. Conclusa vana storia, or posso respirar l’ agio di vero sentimento da troppo soffocato; e rinasce e vola leggero come una piuma piroetta con un sospiro. Abbandono Invaghito, implori di non essere lasciato. La voce è incrinata. Avvilito, minacci rimorsi, che lei non avrà. Invano tenti strategia dei sensi. T' aggrappi con mani insaponate su una parete vetrata; e scivoli, sempre più in basso, trovando il diniego che tormenta e corrode l' anima. Il disabile oggi Il disabile oggi mostra il bisogno di spiegare cos' intende per amare. Riferisce il sentimento, del rispetto esser degno, e dell' eros il lenimento. Come l' uomo detto 'normale' che fin ieri con disdegno gl' impediva d' esternare, come fosse innaturale. Tanti, adesso, ringraziando un po' il progresso, senza i soliti tabù, si dichiarano in TV. E non provano la vergogna di esibir la propria gogna, d' un aspetto assai straziato, che un' unione ha ripagato. Perché? Dolci parole rimbalzano nella mente Capacitarsi non sa d’improvviso mutismo. Mille e più ipotesi poste al vento. Dall’etere risposta attende. Apprezzamento Indelebile ricordo d' attenzioni dell' essere operatore di salute insegnata. Assiduo visitatore richiesto; consolatore di futuriste immagini d' impossibili realtà, che l' animo indusse ad improbabili speranze. Falsità inutilmente propinate, nel frangente, parevano dischiudere le porte del mondo rasserenando cieli cupi d' oblìo. Collagene Rughe colmate, risorgono morale pur se gioventù non torna, dall’ ago infiltrato nei solchi del tempo. Il castello sorretto da fondamenta acide si specchia nel lago della finzione. Supplica d’ amore Labirinti scavati nell' intimo; magica percezione d' insostituibile presenza, s' incunea nell' intreccio nervoso, scolpendoli nella mente come cesello adoprato da geniale artista. L’amore palesato, rincorre, primordiale desiderio d' unicità, che insiste nel cuore, e lo plasma, trasformandolo in ammasso di cera fusa riequilibrando sinergìa di remoti preconcetti. Infamia (Accusa agli Sciiti) Colpisce e devasta, tortura e sopprime spietatamente mietendo vittime in nome dell' odio. Aguzzi coltelli squarciano verità e ragione, dilaniando anime che urlano il proprio coraggio senza incrinar la voce. Inciviltà gratuita che fomenta formicai di terrore inveendo instancabile, ed incurante si pone contro il mondo intero che, esterrefatto, ed inerte, assiste. Ti riavrò Aspetto... Spero... Ricordo l' ultima volta insieme. L' addio dovuto. Il bacio di Giuda. L' attesa.. Un velo di speranza copre il gelo.. è troppo leggero per scioglierlo. Che diventi drappo di damasco Aspetto… Spero. Non cambi mai. Risentirti e rivivere un attimo. Come scheggia infiltrata nell' anima la voce amata. Fu percezione deformante credenza dell' essere. Gli abiti sono ancora lordi e spiegazzati. Diego Maradona Su campi mondiali milioni di cuori battevano dagli spalti Argentina alle stelle celebrava un nuovo mito Polvere di sregolatezze ti vede ora informe e vita pericolante invasa da tubi Lotti contro il tempo buttato in pasto al vizio respirando aria artificiale. Ingiurie Prepotenze indirizzate alla dolorante solitaria, che brama giustizia ed onestà, intollerate dai biechi profittatori morali. Rabbia repressa che urla fino a strappare le viscere, ed insano il cocente desiderio d' inutile vendetta ché non rischiarirà menti ottuse e vuote, come bicchiere di veleno appena trangugiato. Invani tentativi Neanche il vento riesce a portarmi il suono della tua voce neanche il sole riesce a sciogliere l' iceberg nel tuo cuore neanche il mare riesce a increspare le onde morte dei tuoi pensieri neanch' io riesco a risvegliare il tuo profondo pervaso dall' ignavia. Attesa Triste focolare spento Crisi interiori plasmano rivoli di sangue amaro Le viscere inviano miasmi che ristagnano velenosi. Oscenità Lucroso miraggio e vil proposta accetta, consacrandosi al re d' oro vestito. Soggiace al voler beffardo del fortunato immondo che grufola sbavando sulle prelibate carni. Lo scellerato mercanteggiante piaceri diversi scambia, in nome d' un odioso Dio che tutto soverchia. Ironia della sorte Momento clou improvviso arriva. ….. Pronta a verifica di fonte desiderata, già pregusta tripudio di prelibate ed inimmaginabili virtù. ….. Desolata assiste al funereo spettacolo d’ una bandiera a mezz’ asta All’ albergo a ore… Si guardano intorno… furtivi. L’ atrio anonimo è pregno della vergogna clandestina liberatrice di noia, di lascivi insegnanti d’ inganno. Lasciano dentro un lino grezzo di lussuria sgualcita insana voluttà. Poi, sdoppiano le loro essenze, incamminandosi su strade illibate. Cambiamento Idea bizzarra, come cavallo scosso al galoppo senza freno sé stesso guida, verso rara meta. Vacilla, in bilico, sul bordo della realtà. L' affare Vento caldo scompiglia il passeggiar leggero d' incauta faccendiera. Collage di sensazioni sparse. L' occhio arguto lentamente si stanca .. S' attenua confabulare ardito, repentinamente sterile. Sfumano in aria transazioni lasciando un terso vuoto. L’ avida Scovi Intrappoli Divori. Facili prede, alla tua mercé, si lasciano succhiare il sangue, divorare l' anima e saziano avidità di perfida stratega. Libera Libera di sbagliare, scegliere e pagare. Tutto m' è permesso. Anche vivere al riflesso della luce d' una candela, che piano piano, rivela, che il buio è lì in agguato, pronto a mozzarti il fiato. E accorgermi in ritardo, d' un mondo bastardo che sfrutta e sperpera anche l' ultimo baluardo, d' una nutrita schiera d' innocenti deliri, succhiati da vampiri assetati del sangue che distingue bestia dalle zampe, smorzando sterili vampe. Buon compleanno a Karol Wojtyla Profezie avverate e lunghi cammini di pace hanno costellato il crescendo, nelle tante primavere luminose di bontà e perdoni, del grande Fratello, bianco nelle vesti e nell' anima. E quando il buio... E quando il buio sorprende il sole, sento percorrermi il freddo nelle vene; e la pelle liscia comincia ad accartocciarsi, come pezzo di foglio che viene sgualcito perché inutile. M' accorgo del vano e cerco riparo. Vedo un angolo affollato ed accogliente... ...non bisogna bussare. Lì, tutti, sono sereni e non hanno fretta... Mi viene voglia di restare. Poi, un rumore qualunque scuote e distrae l' oblìo. La mente si ridesta nel terreno. Nebbie rarefatte Fili di luce incoraggiano timido sguardo. L' incrocio di passioni esplode dal nonsenso. Il turbinìo di sensi sconquassa un lungo attimo. L' uragano sopito niente ha travolto. Lucky M' inquadri a distanza e t' avvicini. Le tue mani hanno voce roca e voluttuosa. Accarezzi un' idea sfuggente mentre giochi con dei bottoni rosa, impellente e dolce. Guadagni l' abbandono dei sensi, e prende forma annoso disegno, immaginato nei tratti e nei colori. Poi esulti, liberato e scarico, del vibrante exploit. Canzone per te Senti... il mondo è addosso --------- e la gente urla voglio che l' ascolti: dicono di te: come è bello il suo sorriso, la sue labbra calde il suo corpo acerbo il suo cuore grande come l' universo... spazio senza fine in un cielo terso. Ma ti prego incrocia anche un solo istante questo mio pensiero che non sa fermarsi concentrato in te. Mancan le parole per colpirti il cuore sono troppo nuove: ancora non le sai ...... Senti... il mondo è addosso -------- ma non ti stancare di quel dolce peso che volar farà la tua vita in alto senza più paure. Solo questo amore ti darà le ali per salire sopra al tuo domani e ci vedrà insieme con la braccia tese verso un nuovo giorno caldo di passioni e felicità. La luminaria di S. Ranieri Milioni di fiammelle tremolanti illuminano i lungarni da ponte a ponte. Spettacolo che emoziona ed impregna l' aria frizzante della notte d' estate. Bagliori emanati dai palazzi si rispecchiano nel buio fiume che scorre lento. Anche il cielo si veste a festa tra lampi di fuoco colorato e scoppi d' allegria che cadono in Arno, a risvegliar timide onde. Applaude il cuore pisano ingrossato da orgoglio e commozione. Stanotte, Pisa, sei magica. La dieta Dolorose rinunce alla felicità d' imbandita mensa, rimettendo gioco di rebbi che attorcigliano su di sé succulenti desideri, in cambio di sciape brodaglie, che allagano il cervello. Tanto costa l' apparire minuti: triboli costanti con l' occhio assetato d' ansia rivolto all' ago spietato che emette inappellabili sentenze. Periodo di carestia imposto all' angoscia affamata, con disappunto osserva scarna gratifica. S' adombra, impreca e segue imperterrita sì tanto andazzo. Agogna premio dal languore d' acidi che mordono dentro il corpo, inseguendo splendori antichi o conquistarli una volta in vita. Come guerriero, procede, lancia in resta, contro spietato nemico di sé stessa. E sbandiererà trofeo d' ossa. Mini cronaca per Alda Merini Un appello angosciato per poetica dimora proveniva dall 'etere. E sullo schermo, collegamenti, interviste ed affannose ricerche di popolar consenso. Conduttori in ambasce, medici in fibrillazione; un' Italia unita nel solidale sociale. E l' appassionante storia della beniamina, sfrattata anche dagl' incisivi scritti, che epoca han già fatto. Racconto di vita intensamente vissuta nel talento dissacrato a provvisoria povertà, stimola teneri cuori e menestrelli dell’ amore. Il vecchio Appesantito dal fardello di memorie t' incammini verso ignota mèta Come fantasma t' aggiri in un regno sconosciuto alla scoperta dei tesori che non hai. Strascichi il corpo stanco per le vie dell' illusione E non perdi la speranza d' avvinghiare ori per una mente che vacilla in balìa d' onde disperate. Desiderio Non senti più squilli di tromba e campane che suonano a festa. Il mare è piatto, incolore. Non una cresta che voglia giocare col sole. Nessun prato in fiore calpestato dai giochi di bimbi. Neanche un grido di gioia o di dolore. Il cuore non batte i minuti, l' occhio non vede l' amore. Il desiderio s' è spento. Il rapace Il tempo divora le stagioni come avvoltoio s' avventa sul corpo ancor vivo. Mi dibatto per scacciarlo lontano… Ero solo incappata nel groviglio di rami secchi dei miei pensieri. Emersa dall' intreccio, si sono annientati in corpuscoli di polvere, affidandoli al vento del buon senso… Il rapinatore, persuaso, volteggia, ora, nell’ azzurro cielo, braccando altre spoglie. Telefonata muta Tre squilli bucano il silenzio della mente. Improvvisa luce desta la svelta mano. L' orecchio ansioso intristisce al mutismo. Sbaglio o bizzarro arbitrio? Ipotesi che molesta una pace forzata. Un ballo senza maschera Le luci soffuse che rischiarano la notte illuminano fiocamente volti semibui che sorridono alla vita. Squarciano le ombre denti di neve e lucciole negli occhi. Una melodia teneramente accarezza i cuori mentre passi leggeri percorrono la pista d' acciaio. I ritmi lenti accompagnano corpi abbracciati dalla felicità. L' incanto da fiaba penetra le essenze alleggerendo i pensieri che volano nell' Eden delle meraviglie. La goccia La pioggia sottile scivola sull' asfalto: si disperde ... Cerchi un raggio di sole .... lasci un cancello aperto dove non vuol entrare. Asciuga le gocce colanti col bianco del giglio, e cancella col senno sete d' assurdo. Un altro fiore, radioso si schiuderà. Il misterioso Dietro un numero segreto apprezzi, arruffi, senza scoprirti. Arcano scrittore, come novello Calaf rifiuti un nome e tuoni inconcepibili moniti. Quella glaciale regina strusse solo al fuoco dell' amore imparato. Parti invertite a sciogliere enigmi, ma non faranno cadere la mia testa nel cesto dell' ipocrisia. Venticello Sospira mellifluo sfiorando come tenero abbraccio. Alito coinvolgente sfiatato da bocca perversa intrigante e ammaliatrice. La larvata figura pusillanime d' infedele smania, rimediar dovrebbe in savio proposito. E mi piace ricordare... quando quei gabbiani s' avvicinarono al traghetto in cerca di cibo .... quando un bambino mi chiese i suoi perché .... quando le parole più dolci mi rivelarono l' amore .... quando...quando... quando rivivrò quei momenti? Quel bambino s' è fatto uomo: altri, sono ora i suoi perché. E ascolto in sogno, le calde voci. Mi chiamano: nitide come allora. Verrà il giorno che mi donerà la pace. Autunno I venti d'autunno sbuffano sui colori della natura sfumandoli nei toni. Foglie, albe, tramonti parlano d'un' estate ormai morta. L'umore già frena fatue emozioni accese su torride spiagge. Riprende il consueto viver dabbene fantasticando il nuovo avverarsi. |