Di stagione in stagione
Stemmo ore
A scandire
Estirpare l'identità
Del nostro periodo
La nominammo
Stagione screziata
Delle prime mosche
Stemmo ore
A tracciare
La mappa
Del turbinoso addio
Infine
Valutammo di lasciarci
Ci promettemmo
L'agguato della fine
Sul venire
Della stagione
Di castagne roventi
Gioco di forme
Vivo
Allontanandomi
Dall'ordinato regno
Di una penombra
Che non cambia
Vivo
Agognando l'acqua
Che
Da sempre
Mobile
E volubile
Dalle mani
Sfugge
In
Forme
Infinitesimali
A nulla rispondere
Non chiedere
Di domestici usi
E quotidiani abusi
La materia è
Suono discordante
Convoglia l'anima
All'uso improprio
Della fatica
Non ha casalinghi
Quesiti
Il costante volo
Svagata
Io veleggio
Compagna del
Sommesso sentire
Accenno di gabbiano
In suadente picchiata
Nel notturno silenzioso
Altalene in movimento
Delle altalene
È l'infanzia
Agile
Di titaniche bugie
Forte
Di marcati odori
Debole
Di deboli castighi
Meritevole
Di premiate lodi
Matura
Di adulti trasformismi
Delle altalene
È l'infanzia
Femminile
Di persuasivi giochi
Maschile
Di immaginaria virilità
Ti pregusto
E l'immaginario
Diventa
Convulso
Febbricitante
Tachicardico
Anche il sole
Con raggi ansiosi
Fibrillerà
Nuovo
Nel vigore dell'attesa
Aumenterà
Il suo calore
Per grazia ricevuta
Entrerò
Impaziente
Nei lineamenti dell'amore
La stanza
Si farà policroma
Sto per svenire
Prima del
Morbido amplesso
Stupefacente girotondo
Su Orione
Prima dell'alba
E' notturna
La pace
Notte modellata
Su icona
Del perdono
Ricamate ali d'angelo
Adattano il silenzio
A socchiuse palpebre
Tacciono
Acconsentono
Riposano
Custodiscono
Al moribondo
Ancora non svelano
Il segreto
Del dopo
Della polvere
Che
Si appresta a far ritorno
Gigantesche ali
Battagliano
Con la falce
Oscurano il rantolo
Proteggono l'arrivo
Dell'alba
Offrendo all'uomo
Silente bontà
In un'unica essenza
D'abbraccio
La pelle profuma
Marchiati
A fuoco
Gli stessi caratteri
Uguali unguenti
Uguale storia degli aromi
Gentilmente sparsi
Il giorno
In cui nascemmo
Un giorno pulito
Vero testimone
Del nostro divenire
In ingenuo
Famigliare
Ceruleo candore
Le tue ceneri
Ti permetteranno
Di stare in un forno
Come un dolce a perdere
Dolce a bruciare
E dolce sarà
Depositarti
Sul mare
Di dicembre
Il freddo
La salsedine
Non porteranno piaghe
Né insetti
Sirene al tuo passare
I coriandoli
Berranno
L'odore del mare
Luna senza cuore
Come
Mai sarà
Il cuore della luna?!
Pupilla disinibita
Cadaverica
Si sdraia lemme lemme
Nella bara del cielo
Che pende
In direzione
Del nostro rimuginare
Biancaneve
Incinta di sogni
Durante il plenilunio
Capobranco dei licantropi
Fatina dei villani
Incompleta
Recita la parte
Della crudele falce
Stanca di
Arcaiche credenze
Innamorati
Oro
E
Argento
Nella nicchia
Stanno
A Silvio
A te il palcoscenico
Sarai giullare esuberante
Maschera di pioggia
E lustri arcobaleni
A te il palcoscenico
Sarai figura impenetrabile
Storia intrigante
Giornata uggiosa
A te il palcoscenico
Sarai artista senza artigli
Creatività compiuta
E insofferente
Diario di parole
Chiuse a chiave
Dagli occhi pronunciate
A te il palcoscenico
Sarai musicalità nomade
Uomo randagio
Candido lineamento
Da lusinghe sfamato
A te il palcoscenico
Sarai risata d'acciaio
Incendio purificatore
Suadente condottiero di sibille
A te il palcoscenico
Sarai vanità audace
Universo di giochi
E labirinto di conquiste
A te il palcoscenico
Sarai blocco di cemento
Sarai piuma che svolazza
Sarai bianco marmo
Da scolpire
Giallo messaggio
Brindo
Al buon occhio della luna
Alle giovani mani del vento
A riordinar le foglie
Brindo
Al risveglio di un'anima
Che dall'alto
Ne osserva di nascosto
l'involucro
Brindo
Al mio bandito
Nato per testarda
volontà d'amore
sia l'augurio
pozzo dei desideri
idillio amoroso
di speranze profondo
Breve abbraccio
Sciolgo
I capelli
Sopra la quiete
Del mio giardino
Attrae la rosa
Vezzosamente profumata
Perché
Di beltà
Recinge il pensiero
Attrae
Perché la rugiada
Ne fa parlare
I petali
Attrae
L'insegnamento
Del raggio
Che schiude il fiore
Mi abbraccia
Richiamando alla memoria
Lezioni di poesia
Dalla natura impartite
Lucciole d'asfalto
In estate
mille strade
ed altre ancora
mi invitano
ebbre d'azzurrità
ritrovate lucciole
dei sensi
invasive ammiccano
In estate
Mille strade
Ed altre ancora
Mi pizzicano
Sono pulci
Per orecchie nottambule
In estate
Mille strade
Ed altre ancora
Largheggiano
di stordimento vivono
feline
e accattivanti
pedinano
dispensatrici
di sregolata misura
Puntuali alle bramosie
Con me partono
Già odorando
L'eccentrico mare
Cento prolunghe
Dio
Fammi vivere
Quanto un elefante
Quanto una testuggine
E che la verità
Sia coriacea
Metallica
Duratura sempre
Dio
Dammi
Cento prolunghe
Vergini fogli
A larghe tovaglie
Inchiostro
A barili
Perché ancora
Devo scorgere
La morale
Della longeva favola
Ancora
Quando
intuisco
e denudo
gli occhi tuoi
penso
alla vastità del cielo
alla conciliazione
dell'essere
all'origine divina
dell'azzurro
alla pace
che plasma
rivela
mitiga il dubbio
Quando
intuisco
e denudo
gli occhi tuoi
penso
all'attonita
bellezza del tempo
sorpreso
nel saperci
ancora
saldi anelli
della stessa catena
Pioggia
Il suono
Della pioggia
Esulta elastico
E
Sull'asfalto
Rivaleggiano gli aloni
Di una limpida
Stravagante
cattiveria
Dal parrucchiere
Signore ridanciane
Dai capelli
Accuratamente mondani
Friggono
Nel loro grasso
E vanno giurando
Che scandalo ci fu!!
Invischiate
Nella trappola delle mediocri
Ciarlano di curiosità
Sguaiatamente cantano
L'inno
All'andante pettegolezzo
Ne diagnostico
Le inservibili miserie in fila
Hanno
Nella parte centrale
Del cervello
Ritagli di
Novella2000
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